INFO RIONERO - ottobre 2010

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Info RIONERO Info RIONERO Presentazione del libro “Cumbare e Cumbaridde” Sabato 18 Settembre presso la Biblioteca “G. Fortunato” Francesco Ramunno ha presentato il suo libro “Cumbare e Cumbaridde”: Poesie, filastrocche, dialoghi e proverbi in dialetto Rionerese. Sono intervenuti alla presentazione Vito D’Angelo – Vice Sindaco di Rionero - , Michele Pinto - Dirigente Scolastico -, Patrizia Del Puente - Docente dell'Università degli Studi della Basilicata -. Moderatore della serata Armando Lostaglio - Giornalista e critico di cinema. Durante la presentazione intermezzi musicali Sissi Casale - Violino e Valeria Pinto – Pianoforte. Inoltre gustose letture delle poesie da parte dell’Associazione Rivonigro. Francesco Ramunno, nato il 22 Dicembre 1940 a Rionero in Vulture, giunge alla pubblicazione di questo libro dopo numerose citazioni e premiazione per le sue poesie un dialetto rionerese. Basti ricordare nel 1988; premiato con la poesia “La Nevicate” nel recital “L’Impegno” dei poeti dialettali del Vulture Alto Bradano”. Nel mese di Maggio 2010 è stato premiato con la poesia “La Case re Lu Cafone” nel premio regionale di poesie in dialetti lucani. Nel mese di Agosto 2010 il suo libro “Cumbare e Cumbaridde”: è stato premiato nel concorso nazionale di poesie in lingua dialettale, organizzato dall’associazione Magna Gracia lucana Albino Pierro di Torino. Nelle pagine seguenti alcune delizie di Francesco in dialetto. Per avere il libro o contattare l’autore: Francesco Ramunno, Via Colonnello 33, Rionero in Vulture. Tel. 3471704042. Pino Di Lucchio La serata di presentazione del libro è possibile vederla su www.siderurgikatv.tk informazione sugli eventi culturali e sociali della nostra città

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informazione sugli eventi culturali e sociali della nostra città

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Presentazione del libro

“Cumbare e Cumbaridde” Sabato 18 Settembre presso la Biblioteca “G. Fortunato” Francesco Ramunno ha presentato il suo libro “Cumbare e Cumbaridde”: Poesie, filastrocche, dialoghi e proverbi in dialetto Rionerese. Sono intervenuti alla presentazione Vito D’Angelo –Vice Sindaco di Rionero - , Michele Pinto - Dirigente Scolastico -, Patrizia Del Puente - Docente dell'Università degli Studi della Basilicata -. Moderatore della serata Armando Lostaglio - Giornalista e critico di cinema. Durante la presentazione intermezzi musicali Sissi Casale - Violino e Valeria Pinto – Pianoforte. Inoltre gustose letture delle poesie da parte dell’Associazione Rivonigro. Francesco Ramunno, nato il 22 Dicembre 1940 a Rionero in Vulture, giunge alla pubblicazione di questo libro dopo numerose citazioni e premiazione

per le sue poesie un dialetto rionerese. Basti ricordare nel 1988; premiato con la poesia “La Nevicate” nel recital “L’Impegno” dei poeti dialettali del Vulture Alto Bradano”. Nel mese di Maggio 2010 è stato premiato con la poesia “La Case re Lu Cafone” nel premio regionale di poesie in dialetti lucani. Nel mese di Agosto 2010 il suo libro “Cumbare e Cumbaridde”: è stato premiato nel concorso nazionale di poesie in lingua dialettale, organizzato dall’associazione Magna Gracia

lucana Albino Pierro di Torino. Nelle pagine seguenti alcune delizie di Francesco in dialetto. Per avere il libro o contattare l’autore: Francesco Ramunno, Via Colonnello 33, Rionero in Vulture. Tel. 3471704042. Pino Di Lucchio La serata di presentazione del libro è possibile vederla su www.siderurgikatv.tk

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UN ECCIDIO NAZI-FASCISTA

NEL SUD. RIONERO IN VULTURE 24 SETTEMBRE 1943

Ricostruire la vicenda dell’eccidio di Rionero in Vulture del 24 settembre 1943 significa, innanzitutto, per poterlo meglio comprendere, collocarlo all’interno della situazione storica della Basilicata all’indomani dell’8 settembre, giorno dell’annuncio dell’armistizio con gli Alleati. Proprio in quella serata di fine estate anche i lucani apprendono dalla radio l’annuncio dell’armistizio. La notizia del proclama di Badoglio fa velocemente il giro di tutti i paesi della Lucania mentre la popolazione manifesta la propria gioia ed i propri dubbi sul futuro, volgendo il pensiero ai tanti cari che stanno per tornare a casa. I tanti lucani sotto le armi, infatti, dopo essere stati messi di fatto in libertà dai propri comandanti, si apprestano a compiere il lungo viaggio di ritorno, spesso senza mezzi, a piedi, ed evitando di percorrere strade per sfuggire ai rastrellamenti dei tedeschi in ritirata. Potenza stessa, nei giorni 8 e 9 settembre, subisce un duro bombardamento aereo ad opera delle forze alleate con morti e feriti.

La guerra continua ad avvicinarsi sempre più. I bombardamenti alleati colpiscono Pisticci, la ferrovia Foggia-Potenza, Maratea, Lauria, la stazione ferroviaria di Metaponto, Nemoli, provocando morti e feriti. Viene anche mitragliato, tra lo scalo ferroviario di Grassano e quello di Grottole, un treno proveniente da Napoli e diretto a Taranto. La situazione economica è intanto peggiorata. I centri rurali, ma anche gli stessi capoluoghi Potenza e Matera, sono ormai chiusi in una povera autarchia alimentare. I prezzi sono alle stelle per la rarità delle merci e le difficoltà dei trasporti, la speculazione e il contrabbando imperversano. Oltre a Potenza anche Matera viene occupata. Fra il 10 ed il 20 settembre le truppe tedesche incendiano carri e littorine delle ferrovie calabro-lucane e distruggono il deposito ferroviario. Il 18 settembre si ha l’assalto dei magazzini materani da parte di contadini e braccianti che vengono facilmente dispersi dai tedeschi. Il 20 settembre le truppe germaniche lasciano la città: restano soltanto pochi tedeschi con tre camionette. Il 21 settembre, primo centro del Mezzogiorno, Matera insorge contro le truppe germaniche le quali assistono all’allargarsi della rivolta che coinvolge non solo professionisti, studenti, artigiani e militari ma anche gli stessi contadini dei Sassi, pronti a sfogare una rabbia a lungo repressa. La lotta si conclude con la fuga dei tedeschi che, però, prima di ritirarsi verso Altamura, fanno saltare in aria il palazzo della milizia dove sono rinchiusi i prigionieri rastrellati proprio nelle campagne. I morti sono 11 in aggiunta ad altri 10 periti negli scontri a fuoco o fucilati. Un altro episodio che merita di essere citato è quello di Maschito, dove nasce una “Repubblica

Contadina e Antifascista” dopo la partenza dei tedeschi. Ma il 23 settembre le truppe alleate, entrando in paese, arrestano i promotori della rivolta, liberandoli solo dopo 15 giorni. Anche Irsina si ribella dopo la partenza delle truppe germaniche, sfogando la rabbia popolare contro i fascisti locali. La mattina del 22 settembre la popolazione scende in piazza. Ad un proprietario terriero, accusato di mantenere i contatti con i tedeschi, viene mozzato un orecchio, mentre viene ucciso il segretario comunale. Il pomeriggio viene assalito l’ufficio del dazio e solo l’intervento di alcuni antifascisti evita altri danni alle persone. Il giorno dopo la calma viene ristabilita con la costituzione di una “Commissione del Popolo” che regge la cittadina fino al 26 settembre, giorno dell’arrivo degli Alleati. In questo contesto di aperta confusione, di assenza di qualsivoglia autorità istituzionale, di rinnovato protagonismo della rabbia popolare, pronta a sfogarsi contro i simboli del vecchio potere, si svolgono i tragici fatti di Rionero che hanno portato la cittadina a conseguire recentemente la medaglia d’argento al valor civile. Già dall’11 settembre si era fermato in paese un reparto tedesco in ritirata insieme ad un manipolo di paracadutisti italiani. Il 16 settembre la popolazione rionerese, per paura della distruzione da parte tedesca dei magazzini viveri dell’Intendenza della VII Armata (cosa che avvenne in seguito), assalta gli stessi magazzini ubicati nei pressi delle casette asismiche del Rione Sant’Antonio, portando via sacchi di farina, di riso ed altri generi alimentari. I tedeschi intervengono sparando sulla folla. Alla fine sul selciato resta Antonio Cardillicchio, di 17 anni, colpito mentre

tenta di trascinare un sacco di farina. Perdono la vita anche due donne: Maria Petroso ed Elisa Giordano Carrieri che resta intrappolata nei magazzini e perisce nel successivo incendio di essi. Pochi giorni dopo, il 24 settembre, nei pressi del Calvario, alla periferia del paese, un contadino, Pasquale Sibilia, svegliato di soprassalto dalle grida della figlia, esce di casa imbracciando un fucile. Vede un sergente dei paracadutisti che sembra gli stia rubando una gallina e gli spara, ferendolo di striscio. Il militare risponde al fuoco colpendo all’inguine il Sibilia. Parte la dura rappresaglia. Il capitano dei paracadutisti, autorizzato dall’ufficiale tedesco, fa rastrellare 16 giovani che, insieme al Sibilia, portato su una barella, vengono trucidati a colpi di mitragliatrice. Uno soltanto, Stefano Di Mattia, creduto morto perché svenuto, sfugge al massacro giacendo sotto i corpi dei compagni. I morti furono: Emilio Buccino, Antonio Di Pierro, Pasquale Di Lucchio, Pietro Di Lucchio, Marco Grieco, Michele Grieco, Donato Lapadula, Giuseppe Libutti, Angelo Mancuso, Donato Manfreda, Giovanni Manfreda, Pasquale Manfreda, Antonio Santoro, Gerardo Santoro, Giuseppe Santoro e, naturalmente, Pasquale Sibilia. Sul posto venne, poi, eretta una stele monumentale sormontata da una fiaccola bronzea a perenne memoria. Michele Strazza - tratto da www.tuttostoria.net La manifestazione del 67° ANNIVERSARIO ECCIDIO | Giornata dello Statuto è possibile vederla su www.siderurgikatv.tk o su www.youtube.com/rioneroinvulturetv

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Poesie tratte dal libro ”Cumbàrë e Cumariddë” di Francesco Ramunno

La nëvëcàtë

Bén prèstë rë matìnë së auzë zijà Rësinë e tròvë la surprésë! Ngé la prëvërenzë, è la névë! Nèvëchë ròcë ròcë e tùttë së mèttë nghiànë sia sòpë i tìttë, ca mièzzë a rë vìjë; e ngìrë e tùttë n’allëgrìë. Còrrë tàtë a la vijë rë lu cëddàrë, a fa lu rëfurnëméntë, rë vìnë e rë rëspènzë, mèndrë all’accuvùnë, Chëlùccë e Ndunèttë chë la névë prëparënë la zëlëbrèttë. Lu sòlë iènzë, la névë Së squàglië e së në vaië, e miézzë a rë vìjë restënë rë strònzëlë ra fòrë. La Nevicata Ben presto di mattina si alza Rosina e trova la sorpresa! C’è la provvidenza, è la neve! Nevica con dolcezza e tutto si mette in piano sia sopra i tetti che in mezzo alla via e in giro è tutto un’allegria. Corre papà alla cantina a fare il rifornimento di vino e di vinello, mentre di nascosto

Michelaccio e Antonietta con la neve preparano il sorbetto. Il sole esce, la neve si scioglie e se ne va, e in mezzo alla strada restano gli escrementi in evidenza. Lu Natàlë rë i cafùnë A Natàlë i cafùnë së màngënë i scùmmërë e i pupùnë, chë lu scërùppë rë cëddàrë e la càrnë rë masciàlë. Zëtùnë e purpëtièddë saràchë e ulìvë salàtë, accë e fënucchièllë pë tùttë i tënërìllë. Frìttë so i sënàpë chë lu pèscë arrahanàtë, assàggënë lu capëtònë e attònnënë lu cuzzònë. Làhënë cu lu mëgliëlatièddë trìglië fattë a la vràscë, cupètë e fascënèddë pë uagliùnë e fugliulèddë. Stavòtë lu baccalàië Së màngë senzë pàrtë, e po’, tra na pèttëlë e nu cavëzunciéddë rumbìmë pùrë lu carësìddë

Comune di Rionero in Vulture www.comunedirioneroinvulture.pz.it

Numero Verde 800-604444 www.youtube.com/rioneroinvulturetv

www.worldtv.com/rioneroinvulture

Associazione Vibrazioni Lucane, Via Ortilizi, Rionero (Pz) [email protected]

Tel: 349.6711604 www.siderurgikatv.tk

Maria davanti alla “mia” chiesa

Sono giorni che si parla insistentemente degli zingari che il Presidente francese intende allontanare dalle proprie città, dai propri confini. Una quasi deportazione, ammonisce qualcuno. Giudizi favorevoli, contrastanti, carità cristiane e ordine pubblico. Diversificate e mai unanimi sono le posizioni. Il pensiero va a Maria, giovane mamma macedone; se ne sta lì da anni ogni domenica, davanti ad una chiesa di Rionero, a farci sentire il senso di colpa di essere nati in una nazione che loro, nonostante tutto, invidiano. Siamo agiati noi, sebbene trasciniamo addosso tutti i problemi atavici che la storia ci ha destinati. Se ne sta lì Maria, spesso col suo giovane marito e un bambino.

Il parroco offre loro sollievo, vivande e vestiario provenienti da parrocchiani di buona volontà. Loro parenti presidiano altre chiese e il cimitero, più affollato di domenica. Con la mano tesa. Proprio non riescono a mettersi in “regola” per un lavoro. Per questo, devono andar via da noi. E poi l’accattonaggio mette a nudo la nostra (presunta) civiltà. Infine, rubano. “Gli zingari rubano, è vero, però io non ho mai sentito dire - non l'ho mai visto scritto da nessuna parte - che gli zingari abbiano rubato tramite banca. Questo è un dato di fatto.” E’ l’asserzione che Fabrizio De André lanciava provocatoriamente una ventina di anni fa, lui che ai Rom in particolare dedicava canzoni struggenti. Nel suo ultimo album Anime Salve dedica agli zingari una delle liriche più ricche di valori: Khorakhané. E’ vivo e solidale l’interesse del poeta verso il mondo dei diseredati, degli ultimi, degli zingari. Il pezzo è fondato sulla vita nomade dei Khorakhané, nome di una tribù Rom di provenienza serbo-montenegrina. De André, durante un concerto affermò persino che “i Rom sarebbe un popolo da insignire con il Nobel per la pace per il solo fatto di girare per il mondo senza armi da oltre 2000 anni.”

Ottobre 2010 – Periodico di cultura e tradizioni

Piccola Città, Autorizzazione Tribunale di Melfi n.2/91, Direttore Responsabile Armando Lostaglio

CineClub Vittorio De Sica Stampato in Proprio: Associazione Vibrazioni Lucane, Via Ortilizi, Rionero (Pz)

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Parole coraggiose, dure verso la nostra modernità, eppure loro sono lì, da prima del Muro di Berlino, oggi persino comunitari, come i Rumeni. In quella canzone i Rom vengono rappresentati come individui senza una vera casa e per questo assolutamente liberi e privi di condizionamenti economici e sociali. Il viaggio degli zingari non ha una meta, anzi, gli zingari non si preoccupano neanche di averne una. Il loro eterno peregrinare non ha uno scopo, ma fa parte da millenni del loro Dna. Nel film di alcuni lustri fa, presentato a Venezia da Mario Soldini Un’anima divisa in due, si evidenzia la impossibilità di una integrazione sociale nonostante l’amore fra un giovane italiano ed una zingara. Vige il disagio di non saper lavorare o di rispettare un impegno di lavoro, ovvero sentire più dignitoso quell’allungare la mano e chiedere un aiuto, soldi magari. Tutto questo ci rende impotenti e forse a disagio con quella cultura del prendere-senza-dare. In quelle realtà urbane dove maggiormente si avverte la presenza di nomadi, ogni discorso pretestuosamente umanitario non attecchirebbe affatto, perché la sicurezza sociale è un valore ed una conquista che non andrebbero mai sminuiti, né patteggiati. Eppure Berthold Brecht ci ricorda questi versi, scritti nel 1938: ogni commento è superfluo. Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare. Armando Lostaglio

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PARROCCHIA SS. ANNUNZIATA,

Festività in Onore dei Santi Medici 17 - 26 SETTEMBRE 2010

In occasione della Festa dei Santi Medici Cosma e Damiano il Comitato della Parrocchia SS. Annunziata a organizzato sei giorni, tra il 17 e il 26 Settembre, ricchi di eventi, intrattenimento, ludici, e spirituali. Tra gli eventi più importanti il 18 Settembre dopo la

Fiaccolata della Pace; Ferdy Sapio ha presentato il suo nuovo Cd dedicato a

Giovanni Paolo II “Non Abbiate Paura”. Per i più piccoli il 25 Settembre lo spettacolo di Burattini “La Casa di Pulcinella”. Ultimo giorno di festeggiamenti il 26 settembre con la Processione dei Santi Cosma e

Damiano per le vie principali della Parrocchia. In serata l’esibizione dello Show di Uccio De Santis.

Grande successo di pubblico con atrio parcheggi di Villa Catena strapieno, con l'esibizione delle ballerine dell'Associazione "Meteora"

(Rionero), il rapper MC GERRY che ha presentato tra i suoi brani anche "In questa vita" (canzone presentata a

Sanremo Giovani 2010) e "Tragica poesia"

(canzone dedicata ai

terremotati dell'Abruzzo), il

cantante pugliese Gianni Rutigliano (la voce calda del Sud) che di solito apre gli spettacoli del Mudu' e l'applauditissimo show di cabaret con gags esilaranti e coinvolgimento del pubblico del famoso eaffermato Uccio

De Santis, che tra l'altro ha annunciato le fasi di

preparazione del film dal titolo "Non me lo dire"

con lui stesso protagonista e inoltre ha promesso un sopralluogo prossimamente al Palazzo Fortunato a Rionero per prendere in considerazione la possibilità di girare alcune prossime scene della nuova serie televisiva del Mudu' (che andrà in onda su Telenorba).

Tutti gli eventi della Festa in onore dei Santi Medici li potete rivedere su:

www.siderurgikatv.tk