Il Fatto n. 060

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pagina 4 Primo Piano La città attende il nuovo Piano del Commercio. pagina 6 Politica Il “neo” assessore Guglielmo Minervini racconta il suo futuro. pagina 20 Cultura A giugno una settimana dedicata alla “Mistica”. pagina 24 Sport Liberty: una delusione dopo l’altra. In due distinte operazioni gli uomini del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Molfetta e i finanzieri della locale Tenenza hanno individuato nelle cam- pagne di Terlizzi degli appezzamenti di terreno in cui degli insospettabili avevano piantato numerose piante di marijuana. pag. 8 Come ogni anno torna di attualità il tema delle aperture festive delle attività com- merciali. Se da una parte i centri commerciali premono per alzare le saracinesche nel maggior numero possibile di giorni, dall’altra i commercianti tradizionali fan- no le barricate. pag. 10 Fiori di... marijuana Apro o non apro? Questo è il problema! n° 60 giovedì 13 maggio 2010 Molfetta Quindicinale gratuito di informazione. www.ilfatto.net Il Santo del Popolo Inchiesta

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pagina 4

Primo PianoLa città attende il nuovo Piano del Commercio.

pagina 6

PoliticaIl “neo” assessore Guglielmo Minervini racconta il suo futuro.

pagina 20

CulturaA giugno una settimana dedicata alla “Mistica”.

pagina 24

Sport Liberty: una delusione dopo l’altra.

In due distinte operazioni gli uomini del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Molfetta e i finanzieri della locale Tenenza hanno individuato nelle cam-pagne di Terlizzi degli appezzamenti di terreno in cui degli insospettabili avevano piantato numerose piante di marijuana.

pag. 8

Come ogni anno torna di attualità il tema delle aperture festive delle attività com-merciali. Se da una parte i centri commerciali premono per alzare le saracinesche nel maggior numero possibile di giorni, dall’altra i commercianti tradizionali fan-no le barricate.

pag. 10

Fiori di... marijuana Apro o non apro? Questo è il problema!

n° 60giovedì 13 maggio 2010Molfetta Quindicinale gratuito di informazione.

w w w . i l f a t t o . n e t

Il Santo del Popolo

Inchiesta

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Intervistato nel suo forzato esilio post-isola lo scrittore Aldo Busi ha di recente dichiarato ad un giornale, con una frase ad effetto ma non del tutto condivisibile, che “le parole, in fondo, servono soprattutto per na-scondere, non per rivelare”: se così fosse, osserviamo, non esisterebbe il problema della libertà di stampa e non sarebbe stata istituita dall’ONU nel 1993 la giornata che la celebra in tutto il mondo, promuovendo dibatti-ti, varando iniziative e campagne di sensibilizzazione, commemorando i giornalisti che hanno perso la vita nell’esercizio di una professione ba-sata proprio sulla forza e sul potere delle parole, utilizzate per comunica-re ma anche per svelare, raccontare, smascherare. A Milano il 3 maggio scorso l’UNCI (Unione Cronisti Ita-liani), oltre a ricordare quelli vittime della mafia, del terrorismo ed i mor-ti all’estero per le corrispondenze di guerra, ha fatto il punto sulla situa-zione critica e allarmante del nostro Paese, inserito, secondo il Rapporto di Reporters Sans Frontieres, tra i

40 “Predatori della Libertà di Stam-pa”, lista che racchiude gli stati più inclini alla censura, dove le organiz-zazioni malavitose ma anche la poli-tica esercitano un’azione di control-lo e condizionamento sulla libertà di espressione e di informazione. Sul sito di Rsf, la cui sezione italiana è nata a Milano nel 1999, si legge che “i commercianti, gli imprenditori, i magistrati, non sono le uniche vit-time delle organizzazioni criminali come Cosa Nostra, la Camorra, la Ndrangheta e la Sacra Corona Unita ma che, nel mirino di questi ultimi, ci sono anche giornalisti e scritto-ri che rendono note al pubblico le loro azioni”. Chiaro il riferimento a Roberto Saviano e ad altri come Livio Abbate, corrispondente ANSA da Palermo e Rosaria Capacchione, cronista del “Mattino” di Napoli che vive sotto scorta perché minacciata dal clan dei Casalesi. Sul sito è pub-blicato anche l’elenco, aggiornato al 2010, dei “nemici di internet, pa-esi che limitano l’accesso on-line e minacciano i cittadini della rete”. È

bene ricordare che l’azione del Con-siglio di Europa a favore della liber-tà di stampa e d’informazione si basa sull’articolo 10 della Convenzione Europea sui diritti dell’uomo, che lo riconosce come pietra angolare della democrazia, da qui l’invito accorato dell’Unesco a governi, società civili, media e persone comuni a promuo-verla e sostenerla in tutto il mondo. Invito che accettiamo anche noi de “il Fatto”, piccoli e volenterosi ope-ratori dell’informazione, mossi solo dalla passione, dalla voglia di co-noscere e far conoscere, di capire e denunciare i vari aspetti di una città che tende abitualmente ad occultare se stessa per ostracismo ed inerzia

ma chiede anche di essere ritratta, così come le piace, nelle occasioni e celebrazioni ufficiali. Un invito che va esteso agli uomini della politica, delle istituzioni, della vita pubblica, imprenditoriale ed economica, affin-ché comprendano l’importanza della trasparenza nella gestione della città e, consapevoli del loro ruolo, possa-no, anche con il contributo della in-stancabile stampa locale, instaurare rapporti produttivi ed efficienti con la cittadinanza. Sono questi i casi in cui, a differenza di quanto afferma Busi, le parole servono a spiegare e, perché no, anche a costruire.

Beatrice De Gennaro

3Corsivogiovedì 13 maggio 2010

A cosa servono le paroleSicuramente a spiegare. Forse anche a costruire.

1944Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

A causa di un errore tecnico, nel-la intervista a firma di Beatrice De Gennaro pubblicata a pagina 16 del numero 59 de “il Fatto” non è stato pubblicato il nome del dottor Erne-sto Tajani, primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospe-

dale Michele Sarcone di Terlizzi, tra i pionieri in Italia di una tecnica di diagnosi prenatale d’avanguardia che attira pazienti da varie regioni. Per l’involontaria omissione ci scu-siamo con la persona intervistata e l’autrice dell’articolo.

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Primo Piano giovedì 13 maggio 20104

Lo scorso 18 aprile è scaduto il qua-driennale Piano del Commercio. Da quella data in poi tutti gli ambulanti sparsi sul territorio di Molfetta risul-tano nuovamente illegali. Occorre co-munque precisare che in città quando si parla di ambulanti non ci si riferisce a quei tipi di attività commerciali no-madi ma ad un nuovo tipo di negozio fisso all’aperto fra le automobili, il traffico, le polveri sottili e l’assoluta mancanza d’igiene. Questa è la conce-zione di ambulante che nel corso de-gli ultimi quattro anni ha preso piede in città in barba a tutti i regolamenti e al rispetto delle normative. In virtù di queste nuove e “moderne” abitudini molti spazi destinati alla sosta dei vei-

coli sono stati occupati da enormi ban-carelle di frutta e verdura così come sono stati resi off-limits marciapiedi trasformati in “piazze”. Naturalmente i negozi, ovvero le vere attività com-merciali stanziali, non è che abbiano accolto calorosamente la decisione dell’amministratore di tollerare e in alcuni casi incentivare l’inconsueta attività. Probabilmente perché i com-mercianti a fine mese si trovano a dover pagare tasse che gli ambulanti non devono pagare. E guai se qualche ispettore dovesse scoprire qualche ir-regolarità fiscale, amministrativa e sanitaria all’interno del loro negozio. Chi controlla invece che gli ambulanti rispettino tutte le norme specie quel-

le sanitarie? Probabilmente i controlli se ci sono non sono così approfonditi dato che non è impossibile aspettarsi un livello d’igiene accettabile da una bancarella situata fra due auto. Adesso la palla passa al Comune di Molfetta che dopo quattro anni e dopo aver an-nunciato all’inizio dell’anno un nuovo Piano del Commercio stranamente alla scadenza non ce l’ha pronto. In tutto questo tempo si sarebbe potuto fare senz’altro qualcosa di più vista la de-licatezza della questione. Dal Comune arriva comunque l’indiscrezione che rivela come il nuovo Piano sia pron-to ma necessità degli ultimi accorgi-menti. Con il nuovo progetto l’Am-ministrazione si porrà come obiettivo

quello di razionalizzare il problema dell’ambulantato utilizzando come modello quello del piccolo mercato di quartiere. Prerogative principali sa-ranno quelle di di realizzare delle aree attrezzate dal punto di vista igienico-sanitario e delle strutture, esteticamen-te adeguate al contesto, che possano permettere la vendita di una gamma maggiore di prodotti. Sono stati de-finiti inoltre i luoghi in cui effettuare questi interventi ma il tutto rimane ancora un “segreto”. Non resta che attendere gli eventuali sviluppi e le si-cure e indubbie reazioni di ambulanti e commercianti.

Francesco Tempesta

Quello vecchio è scaduto lo scorso 18 aprile.

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Piano del Commercio: ancora in attesa

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Tempo sospeso in questa capriccio-sa primavera. La politica, lontana da scadenze elettorali, prova ad or-ganizzarsi, guardando lontano, alle amministrative che si terranno fra tre anni. L’opposizione, rinfrancata dal voto delle regionali, convinta che con questo sia iniziata la ribellione al “pa-dre padrone”, Antonio Azzollini, si mette di buzzo buono ad organizzare un’alternativa di governo credibile. Il centrosinistra pensa ad una volata lunga, ad un progetto da avviare con largo anticipo, che abbia il tempo di farsi conoscere, di proporsi non come insieme raccogliticcio di partiti, ma come schieramento che condivide un’idea di città. E qui le cose si fanno difficili, perché fra partiti e movimenti e soggetti vari dell’area non è che ci sia chiarezza su cosa fare di Molfetta e per Molfetta, nel 2013, quando pre-sumibilmente voteremo per il rinnovo del Consiglio Comunale, ma anche per i prossimi dieci o venti anni. Sarà pur vero che siamo prigionieri del pre-

sente e a chi ha bisogno della casa, del lavoro o anche solo di trovare facil-mente un parcheggio, interessa l’oggi, se non proprio l’adesso, ma la politica ha il compito di allungare lo sguardo, di formulare proposte che trasfor-meranno la città nei tempi lunghi. Si prova a capire se ci sono le condizioni per stare assieme, non come matri-monio di convenienza, ma per libera scelta, e già cominciano i distinguo. Ci sono i fini pensatori, i quali si ar-rovellano sulle architetture dell’ipo-tetica e futura coalizione; quelli a cui pare vincente di questi tempi pensare non tanto a quello che concretamente c’è da fare, ma alla costruzione di una nuova narrazione, che sarebbe a dire che non è importante che cambino le cose – strade, palazzi, istituzioni, re-gole, cacche di cane – ma il racconto che ce ne fanno e a cui siamo dispo-sti a credere. Gruppo sparuto quello dei concreti, chi ricorda che poi bi-sognerà trovare i voti e chi domanda se c’è intesa sulle scelte cruciali: da

un’eventuale nuova Zona Industriale ad uno sviluppo alternativo a quello del mattone. Anche perché di vicen-de che urgono una discussione, una proposta, addirittura una soluzione ce ne sono e molte. Stanno sotto i nostri occhi, eppure non le vogliamo vedere. Solo per dirne una, non da poco, quel-la del ripensamento del centro cittadi-no. Interi quartieri, considerati poco appetibili ormai, rispetto alle periferie con i palazzoni, orrendi, ma dotati di doppio servizio, garage e possibilità di parcheggio, progressivamente abban-donati. Non solo, lo svuotamento del centro impone la necessità di avviare una riflessione sulla destinazione di decine e decine di locali a piano terra, attualmente utilizzati come abitazioni. Ci sono quartieri i cui piano terra sono dimora prevalentemente di anziani, con la bella stagione, sia pure capric-ciosa, è facile trovarli sistemati davan-ti alle porte a vetri, a supplire alla soli-tudine, che spesso è anche abbandono, guardando alla vita in strada, una sorta

di surrogato di socializzazione. Cosa verrà dopo di loro? In altre epoche, l’alternativa all’abitazione sono stati i negozi, oramai in migrazione verso la periferia commerciale, oppure gli studi professionali, che trovano già più comodi gli appartamenti e ce ne sono a disposizione in grandi quantità. Quando la generazione di molfettesi disposti a vivere in due stanze a livello della strada non ci sarà più aumente-rà il numero delle serrande abbassate, avremo strade deserte e un tessuto urbano desolato. Se, a destra come a sinistra, qualcuno si chiede su cosa fondare l’identità del suo progetto di città, questo potrebbe essere un pun-to da esplorare: cosa fare del centro, ora che la città è cambiata. Non per ricamarci sopra una narrazione, ma una proposta, di riqualificazione e di nuovo disegno per interi quartieri, che sono quelli, poi, con cui si identifica la nostra immagine mentale di Molfetta.

Lella Salvemini

giovedì 13 maggio 2010 5L’opinione

Quando la serranda sarà abbassataBisogna ripensare il futuro di questa città.

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Politica giovedì 13 maggio 20106

Alla fine è arrivata la nomina all’As-sessorato alle Infrastrutture Strategi-che e alla Mobilità. Come mai questo cambiamento?Il presidente della regione Nichi Ven-dola ha ritenuto che, dal punto di vista dell’economia complessiva del governo che stava elaborando, fosse opportuno che io presiedessi un ambito nevralgi-co per il futuro della Puglia, quello con la doppia dicitura di trasporti e mobili-tà e infrastrutture strategiche, temi che consentono di riconoscere da un verso il bisogno, attualmente radicato e forte, delle persone di spostarsi liberamen-te all’interno del territorio attraverso servizi efficienti, e dall’altro il bisogno d’introdurre la Puglia come cosiddetta piattaforma logistica nel Mediterraneo, all’interno dei grandi traffici delle merci e che consentono d’intercettare pezzi di nuova economia. Si è trattata di un’in-dicazione indubbiamente diversa dalle cose di cui in passato mi sono occupato e che ha sorpreso anche me.Con la non riconferma all’Assesso-rato alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva ha dovuto un po’ abbandonare quella che si potrebbe definire la sua “creatura”, Bollenti Spiriti.Non credo di averla abbandonata. La struttura del progetto è destinata a rima-nere immutata, semplicemente cambie-rà la responsabilità politica. Lo staff di Bollenti Spiriti garantirà continuità col lavoro già svolto, ed anche l’attenzione subito dimostrata dal mio successore (l’assessore Nicola Fratoianni, ndr) sarà

una garanzia di innovazione, perché non ci si può limitare a ripetere le esperienze già fatte ma bisogna mettere in cantie-re nuove idee. Abbiamo anche comin-ciato a cercare possibili intersezioni tra Bollenti Spiriti e l’ambito di cui ora mi occupo, per quanto riguarda la mobilità dei giovani, soprattutto studenti, sul ter-ritorio e la problematica della sicurezza giovanile sulle strade. In aggiunta, attra-verso l’esperienza accumulata nell’am-bito dei processi partecipativi nella co-stituzione delle politiche pubbliche con la cittadinanza attiva, m’intriga l’idea di provare a costruire uno scenario in cui si mescolano sia gli strumenti di pianifi-cazione regionale, sia i suggerimenti dei

cittadini e degli utenti pugliesi per capi-re le esigenze e ciò che non funziona.Nel suo assessorato dovrebbe rientra-re il problema della frana sulla linea ferroviaria Roma-Foggia…Parzialmente, perché il tema ristretto alla frana riguarda la Protezione Civile Nazionale e i due Assessorati ai Lavori Pubblici pugliese e campano, nelle mie competenze ricade solo l’effetto della frana, cioè l’interruzione del servizio di trasporto ferroviario.Come si spiega, secondo lei, il ritardo degli interventi e quali potrebbero es-sere i tempi di risoluzione del proble-ma?Non ho alcun dubbio che se la frana fosse

avvenuta in Lombardia o Veneto, avrem-mo avuto una mobilitazione tempestiva del governo centrale. Le quattro lun-ghissime settimane che sono intercorse tra la frana, il riconoscimento dell’emer-genza e l’inizio effettivo di un’attività esecutiva sono la dimostrazione che questo governo destina al Mezzogiorno solo i residui della sua attenzione, sia in termini politici, sia in termini finanziari. Da quando la Protezione Civile ha preso in mano la situazione con un’adeguata mobilitazione, i tempi si sono drastica-mente ridotti e diventati realisticamente sostenibili. Noi come Regione stiamo monitorando l’operato della Protezione Civile, perché mantenga la prospettiva dell’impegno che si è assunta di rimuo-vere l’ostacolo nel giro di un mese.La Corte d’Appello ha confermato il numero di consiglieri regionali a 70, mentre quelli esclusi “minacciano” ricorso; cosa ne pensa di questa situa-zione?È una questione di serietà. È solo il pa-sticcio della politica fatto in modo con-sociativo, nell’ambito della redazione della legge elettorale ad aver introdotto delle deroghe possibili rispetto al rigido limite assoluto stabilito dallo statuto. Penso che la legge debba essere rivista, anzi è mia opinione che il numero dei consiglieri regionali possa essere ridotto a 60 unità, per trovare un giusto punto di equilibrio tra riduzione dei costi politici e buona rappresentanza dei singoli ter-ritori, dato il carattere composto di una

A colloquio con il neo assessore regionale alle Infrastrutture Strategiche e alla Mobilità.

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Minervini: nuove competenze e nuovo entusiasmo

continua a pag. 7

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regione come la Puglia.Cosa ne pensa del nuovo porto di Molfetta?Io penso che il nuovo porto di Molfet-ta sia un’infrastruttura che completa il lavoro iniziato proprio durante la mia esperienza amministrativa a Molfetta di infrastrutturazione produttiva. Ne ero convinto e ne sono convinto perché i pi-lastri economici di Molfetta erano ormai assolutamente erosi all’epoca. Pesca e agricoltura che fanno parte del gene, dell’identità culturale prima ancora che produttiva di Molfetta avevano uno spa-zio di sviluppo estremamente ridotto. Se durante il mio mandato da sindaco non avessimo fatto quell’investimento ardito e ambizioso di potenziamento delle infrastrutture produttive di Mol-fetta in questo momento la città sareb-be a piangere. Ne sono esempio la zona ASI, le zone Artigianali, le infrastrutture di comunicazione con la 16 bis, l’asse di collegamento che prevede di mettere in comunicazione il porto con le zone produttive. Il porto è un ulteriore leva per potenziare le risorse di sviluppo del territorio della città. Considero invece gravemente sbagliato il governo che si è fatto di questa infrastruttura nell’ambito della gestione del procedimento ammi-nistrativo che è discutibile se non addi-rittura censurabile. Ne sono prova i con-trolli da parte dell’Autorità di Vigilanza delle Opere Pubbliche, della Corte dei

Conti e l’indagine attualmente in corso da parte della Procura della Repubblica di Trani; tutto questo rispecchia una ge-stione che dal mio punto di vista sta as-sumendo contorni inquietanti anche per gli oneri che sta producendo alle case comunali che finiranno per diventare di conseguenza degli oneri per le tasche dei cittadini molfettesi. I 7,8 milioni di euro pagati dal Comune di Molfetta come oneri aggiuntivi sono solo l’ac-conto di un contenzioso di lunga durata che la CMC ha solo avviato dato che probabilmente entro il 2011 lo smina-mento non sarà completato e gli oneri si moltiplicheranno. Contesto e considero gravemente sbagliata anche la scelta po-litica che l’amministrazione molfettese ha fatto di autarchia e di isolamento del porto di Molfetta rispetto alla strategia inerente all’attività portuale che la Re-gione Puglia sta portando avanti con tut-ti i porti della Puglia. Infatti è in atto un procedimento che prova ad unire tutte le disponibilità portuali della Puglia al fine di intercettare i grandi flussi di merci e di persone. Un sistema dal quale il por-to di Molfetta si è autoescluso volendo operare per conto suo.Con la sua nuova carica di Assessore alle Infrastrutture Strategiche e Mo-bilità lei avrà un occhio più critico nei confronti del nuovo porto di Molfetta e nei confronti di chi ne detiene la de-lega?Io so ben distinguere la battaglia politi-

ca dal corretto rapporto con le istituzio-ni. Per questo nell’esercizio delle mie funzioni conosco bene le competenze che spettano alla regione nell’esercizio dell’attività di controllo vero di chi è possessore di deleghe. Negli scorsi gior-ni io ho annunciato che ho intenzione di esercitarle tute queste funzioni di con-trollo senza preconcetti e senza pregiu-dizi nei confronti dell’Amministrazione Comunale di Molfetta considerando solo e soltanto la validità del procedi-mento amministrativo.Il sindaco di Molfetta ha minimizza-to sulle indagini della Procura che lo vedono indagato assieme ad altri 46 funzionari comunali, fra cui molti po-litici, proprio sulla gestione dei lavori del nuovo porto. Secondo Lei avrebbe dovuto seguire l’esempio del Ministro Scajola e quindi rassegnare le dimis-sioni?Io penso che è bene che l’attività giu-diziaria della Procura si svolga nella massima serenità ma penso anche che quando i contenuti di questa attività sa-ranno resi pubblici sarebbe bene che la città cominci ad interrogarsi così come la politica intera. Fermo restando l’inda-gine della magistratura dal punto di vista politico io dico che questa Amministra-zione Comunale ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza circa la gestione di un progetto importantissimo. Se fossimo di fronte ad un’amministrazione sensibile a questo giudizio politico che io avverto

crescere sempre più fra i cittadini è chia-ro che le azioni politiche sarebbero già dovute arrivare ma questo non accadrà. A questo punto io auspico che tutte le forze politiche di opposizione presenti in città assieme a tutte le associazioni inte-ressate si ritrovino coese per scongiurare il pericolo di perdere un’occasione unica come quella del nuovo porto, sciupata in malo modo da chi la sta gestendo.Dove ha sbagliato l’amministrazione nella gestione del nuovo porto?Sono evidenti gli errori nel procedi-mento amministrativo già evidenziati dai vari enti di competenza. Inoltre, a mio avviso, il sindaco Azzollini ha er-roneamente sponsorizzato il porto come sua “creatura”. Per non parlare delle affrettate inaugurazioni frutto dell’uso propagandistico del porto testimoniate dal fatto che l’aggiudicazione e la con-segna dei lavori sono avvenute durante il periodo elettorale. In termini pratici il porto di Molfetta era indispensabile per il sindaco ai fini elettorali e questo l’ha spinto, incurante di alcuni cavilli pro-cedurali, fra cui un’attenta ricognizione dello stato dei luoghi risultati poi inade-guati per la presenza di ordigni bellici, ad affrettare il processo. Mai come in questo caso “la gatta che ha avuto fretta ha partorito figli ciechi” e chissà quanti ne partorirà.

Isabel RomanoFrancesco Tempesta

7Politicagiovedì 13 maggio 2010

segue da pag. 6

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Cronaca giovedì 13 maggio 20108

Aveva trasformato tre celle frigorife-re in vere e proprie serre, dotandole di lampade alogene, convogliatori d’aria e termostati per accelerare il proces-so di maturazione delle 550 piante di marijuana di varie dimensioni (da 50 a 170 centimetri) rinvenute all’inter-no delle stesse, unitamente a tre chili di piante in fase di essiccazione, poste in un soppalco creato in una di esse. È la scoperta fatta ieri mattina a Terliz-zi dai Carabinieri della Compagnia di Molfetta, che hanno tratto in arresto un insospettabile agricoltore 58enne del luogo, F.T. le sue iniziali, accusa-to di produzione e detenzione ai fini

di spaccio di sostanze stupefacenti. I militari, che da alcuni giorni aveva-no rivolto le loro attenzioni verso un fondo rustico sito in contrada Ciurci-tano, al fine di vederci chiaro hanno deciso di farvi irruzione, identifican-do così l’agricoltore trovato all’in-terno. La perquisizione dell’area ha permesso di rinvenire, all’interno di tre vecchie celle frigorifere, l’enorme quantitativo di piante di marijuana di varietà white e skunk, tra le qua-li diverse piantine pronte per essere travasate. Particolare curioso è l’aver riscontrato l’allestimento delle tre celle, dotate di tutto il necessario per

agevolare la crescita delle piante. Nel vano cucina di un edificio rurale insi-stente nell’area, i Carabinieri hanno rinvenuto invece 7 dosi di marijuana, pari a circa 10 gr, 170 bustine vuo-te in cellophane trasparente, simili a quelle contenenti le dosi di stupefa-cente rinvenute, un bilancino elettro-nico di precisione e duecento euro in contanti. Inevitabile, a questo punto, l’arresto per il 58enne, poi rinchiuso nel carcere di Trani, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.Anche le fiamme gialle della Tenenza Guardia di Finanza di Molfetta hanno messo a segno una importante ope-

razione anti droga, ancora una volta nelle campagne della vicina Terlizzi. Questa volta a finire in manette sono stati marito e moglie, lui di 51 lei di 49 anni. Nel loro appezzamento di terreno avevano messo su una col-tivazione di marijuana. I finanzieri hanno rinvenuto circa 250 piante an-cora nei vasi e quasi due chili e mez-zo di sostanza già pronta per essere smerciata. Nell’ambito della stessa operazione sono stati posti sotto se-questro 63mila euro in contanti, rite-nuti provento dell’attività illecità ol-tre a un fucile ed una pistola provvisti di relativo munizionamento.

Due coltivazioni scoperte da Carabinieri e Guardia di Finanza.

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Dai fiori alla marijuana

Page 9: Il Fatto n. 060

giovedì 13 maggio 2010 9Cronaca

L’estate è alle porte e puntualmente in città riesplode la paura per la presenza di iprite in mare. Negli scorsi giorni infat-ti un pescatore è rimasto ferito al volto dopo essere entrato in contatto con una sostanza sconosciuta presso la Prima Cala. Inequivocabile è stato il referto medico che ha evidenziato ustioni di I e II grado dovute ad esposizione chimica. Questa volta non si può assolutamen-te imputare l’accaduto alla famigerata alga tossica dato che questa germoglia a cavallo fra i mesi di giugno e luglio quando la temperatura dell’acqua supera i 20 gradi. Un episodio che getta inquie-tanti ombre sulla prossima e imminente stagione balneare visto che comunque il luogo teatro dell’incidente è proprio la Prima Cala che con i primi calori co-mincerà a riempirsi di bagnanti. Se real-mente qualcosa si trovi in acqua sarebbe bene capire meglio di cosa si tratti per scongiurare eventuali pericoli alla sa-lute pubblica. Pericoli che molti sono abituati a sottovalutare rimanendo fede-li alla diffusa e infausta pratica italiana che prevede la grande mobilitazione

soltanto dopo che il fatto si sia consu-mato e mai prima in maniera preventiva. Nel frattempo la Capitaneria di Porto di Molfetta nella persona del comandan-te Enrico Cincotti, dopo aver appreso soltanto dai giornali quanto accaduto al

giovane pescatore, ha immediatamente inviato una richiesta all’ARPA per ri-chiedere dei chiarimenti sul reale stato di salute del mare invitando l’ente ad effettuare dei controlli. L’Amministra-zione Comunale di Molfetta, invece, è

in attesa degli esami stagionali effettuati proprio dall’ARPA prima di poter stilare l’annuale ordinanza balneare che non è altro che l’elenco delle spiagge che sa-ranno fruibili ai bagnanti. Pertanto non resta che attendere i consueti sviluppi amministrativi e burocratici fermo re-stando che in questi casi occorrerebbe fare un po’ da parte la burocrazia visto che è in gioco l’incolumità pubblica. Probabilmente tutti sarebbero più tran-quilli se l’Arpa effettuasse nelle acque molfettesi, oltre agli abituali esami di routine anche altri moto più specifici vi-sta la gravità della situazione. È senza dubbio una questione di difficile gestio-ne da parte di tutte le autorità competenti visti gli interessi in gioco. Mettiamo il caso che il nostro mare risulti davvero avvelenato, chi andrebbe a spiegare ai pescatori molfettesi che non potranno più utilizzarlo per la loro attività? E ai bagnanti che non potranno più utilizzare la spiaggia? Difficile trovare un volonta-rio che lo faccia!

Francesco Tempesta

Si è in attesa delle analisi dell’Arpa.

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Un pescatore “ustionato”

Pochi giorni e sarà estate. Verrà il tempo della bella stagione, del sole, della tinta-rella, delle nottate in spiaggia, del mare. Ma quale mare? Lo specchio d’acqua in cui cercare un po’ di refrigerio duran-te il tempo libero? O quello salito alla ribalta delle cronache per i suoi mille veleni? Tutti sanno cosa c’è nel nostro mare ma la cosa certa è che nessuno lo sa esattamente. Ogni anno nonostante i

vari allarmi per la presenza di iprite, di alga tossica e di altre presunte sostanze pericolose, i molfettesi continuano a frequentare le spiagge quasi incuranti dell’ipotetico rischio a cui vanno incon-tro. Un rischio che in molti casi ipotetico non si è rivelato dato che vi sono stati reali problemi per l’incolumità pubblica. Vecchi libri e innumerevoli documenta-zioni storiche alla mano, si potrebbe so-stenere con tranquillità che l’intero tratto meridionale di costa cittadina in passato è stato sicuramente interessato della pre-senza di ordigni bellici e di fusti conte-nenti sostanze nocive. Imponente è stata la bonifica effettuata con il recupero di centinaia di migliaia di bombe sparse in fondo al mare e risalenti alla Secon-da Guerra Mondiale. Nonostante tutto però i dubbi sui reali rischi per la salute pubblica permangono e ogni volta si ri-accendono casualmente alla vigilia della nuova stagione balneare. È l’ennesimo frutto del caso l’incidente capitato ad un pescatore che ha subito gravi danni ad un occhio in località “Prima Cala”? Cosa conteneva realmente l’acqua mari-na che è entrata in contatto con il volto del povero malcapitato? A queste do-mande si aggiunge inoltre il fatto che il sinistro è avvenuto in una zona che fra

breve sarà presa d’assalto dai bagnanti. Che cosa potrebbe accadere se il mare fosse davvero infestato da qualche so-stanza chimica? Chi ne sarebbe respon-sabile in caso di eventuali incidenti? Tornando indietro nel tempo e spulcian-do qua e la fra i vari documenti, alcuni dei quali all’epoca resi top secret dal segreto militare, è possibile individuare proprio nei pressi della Prima Cala, ed in particolare in località “Colonia”, la pre-senza di un deposito bellico. Questo era strettamente legato all’edificio Stacchi-ni, sito presso Torre Gavetone, in cui ve-nivano sconfezionate le bombe risalenti al secondo conflitto bellico. Ciò dimo-strerebbe come la spiaggia dichiarata da sempre balneabile e sicura abbia i suoi scheletri nell’armadio. Voci non ufficio-se confermerebbero la presenza in ma-niera più o meno massiccia di un depo-sito di armi sorvegliato nel dopoguerra dagli Alleati a ridosso dello stadio Paolo Poli. Per il momento è difficile stabilire se la notizia abbia dei fondamenti storici perché, sempre a causa del segreto mili-tare, alcuni documenti non sono fruibili. Di conseguenza non esistono nemmeno prove circa le modalità di smaltimento di questo grosso deposito bellico. Le cattive abitudini dell’epoca sicuramente

avrebbero previsto l’abbandono in mare degli armamenti, dato che quest’ultimo era visto sempre come una pattumiera. Alcune volte, come è capitato a Torre Gavetone, i residuati bellici venivano addirittura cementati negli anfratti. E se presso la Prima Cala si fosse utilizzato lo stesso sistema? Si tratta soltanto di ipotesi ma la verità è che le voci sulla reale pericolosità del nostro mare si rin-corrono sempre più velocemente con il passare degli anni. Non è un caso che Molfetta proprio per questo motivo sia apparsa più volte in documentari inquie-tanti che non hanno fatto altro che de-nunciare una questione “fantasma” che in città viene fuori soltanto quando ci scappa la vittima. A tutto questo si ag-giunge uno spettatore interessato che si chiama “Alessandro I” che dalle profon-dità dei fondali molfettesi aspetta ancora di rivelare al mondo la reale natura del suo dubbio carico. Intanto ne passerà di tempo prima di ottenere delle valide ri-sposte ai tanti interrogativi sollevati. Nel frattempo però le estati si susseguiranno cosi come i referti medici e le tante de-nunce in merito fatte attraverso le pagi-ne di giornale.

Francesco Tempesta

Si torna a parlare di iprite e ordigni bellici.

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Torna l’estate. E torna l’allarme.

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Non è piaciuta a sindacati, associazioni di categoria e agli stessi commercianti l’ordinanza con la quale il sindaco An-tonio Azzolini ha disposto a Molfetta l’apertura domenicale dei negozi per i mesi di maggio e giugno, compresi sa-bato 1° maggio e mercoledì 2 giugno, “per sostenere”, a suo dire, “lo sviluppo sociale ed economico locale e favorire la ripresa in un momento di crisi che in-veste particolarmente i consumi”: per i più si tratta di una misura “tampone”, che non risolve né aiuta a risolvere le numerose difficoltà del settore messo in ginocchio dalla congiuntura econo-mica ma anche da una serie di problemi strutturali lamentati a gran voce dagli operatori che non trovano da tempo va-lidi interlocutori nelle amministrazioni e nella politica locali. L’impoverimento e la desertificazione del centro urbano, un tempo zona di acquisti ma anche di passeggio, incontri e convivialità, degradato dalla mancanza di decoro e arredi qualificati, la non regolamenta-zione del traffico e dei parcheggi, l’in-sufficienza della segnaletica stradale

che non intercetta né convoglia i flussi dei visitatori dalle periferie espropriate dai colossi della distribuzione, l’al-to costo dei canoni di affitto e quello per il pagamento del personale, la con-correnza dei nuovi e piccoli negozi “improvvisati” che offrono prodotti e merci di qualunque tipo a basso costo, l’enorme diffusione del franchising e del commercio cinese, la forte tenuta dei centri commerciali che hanno divo-rato terreni, aziende ed acquirenti fun-gendo anche da intrattenitori, sembrano essere allo stesso tempo cause e conse-

guenze di una crisi senza precedenti in un comparto che fatica a sopravvivere perché non sostenuto né incentivato da adeguate politiche regionali e comuna-li in grado di rivitalizzarlo anche con la diminuzione della pressione fiscale, la semplificazione normativa, l’innal-zamento della soglia del credito, l’ela-borazione di progetti integrati tra ope-ratori ed istituzioni. È convinzione di molti che la tutela delle micro e piccole imprese e del commercio in generale a Molfetta si debba e si possa realizzare non con soluzioni emergenziali e pal-

liative ma attraverso una rete di con-nessione ed interazione tra interventi in difesa di luoghi, territorio, storia, am-biente, risorse e serie programmazioni economiche, di respiro ampio e dure-vole in un mercato attento al profitto, agli investimenti e alla redditività ma non solo in senso finanziario. Occorre non trascurare anche i fattori identitari e rappresentativi di una scena urbana che tenga conto del patrimonio cultu-rale della città e lo valorizzi con scelte precise, promuovendo iniziative che non durino un giorno e coinvolgano più attori, che vadano al di là della sagra, degli assaggi e delle serate a tema, che motivino profondamente una categoria non propensa all’associazionismo, di-sgregata e poco compatta, e le consen-tano di operare nel sistema distributivo cittadino modulando il proprio ruolo nel miglior modo possibile. Noi abbia-mo fatto un giro per la città in orari e giorni diversi: questo è quello che ab-biamo visto e sentito.

Beatrice De Gennaro

Anche quest’anno torna la polemica dopo l’autorizzazione alle aperture nei mesi di maggio e giugno.

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Aperture domenicali: scettici i negozianti a MolfettaAttualità giovedì 13 maggio 201010

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giovedì 13 maggio 2010 11Attualità

Così hanno definito alcuni commer-cianti del centro l’ex “salotto buono” della città, un tempo luogo esclusivo di acquisti, incontri, passeggio domeni-cale e serale. È difficile spiegare, a chi non abbia conosciuto e vissuto Molfetta negli anni ’70 e ’80, il fascino di questa città che toglieva il respiro con i suoi tramonti, le poche e piccole spiagge im-pervie ma pulite, le campagne assolate e le stradine del centro storico, ma anche con le vetrine accattivanti dei negozi più prestigiosi, sempre pieni di merce nuova e all’ultimo grido: ci si soffer-mava a lungo a guardarle, si entrava per chiedere prezzo e taglie disponibili, si parlava con gestori e commesse, a volte si aspettavano con pazienza i saldi per poter comprare ciò che si voleva, per-fettamente consapevoli del fatto che, così facendo, si sarebbe dovuto rinun-ciare a quel colore o ad un particolare modello. Allora si era clienti, oggi si è più semplicemente voraci consuma-tori, si acquista un po’ dove capita ed il capo di abbigliamento, l’oggetto per la casa, l’attrezzo da giardino possono essere reperiti ovunque, magari pro-prio lì dove si spende meno. “In quegli anni, ma anche prima – conferma il si-gnor Giovanni Paparella, titolare del negozio di abbigliamento e calzature Bottier – veniva gente dai paesi limi-trofi a fare acquisti qui, soprattutto in centro, oggi sono i residenti a scappar via da una città che ha perso quel senso di accoglienza che l’ha sempre contrad-distinta. Non si tratta solo di una crisi economica, Molfetta si è svuotata per tante ragioni, è diventata ostile. Mi dica lei – continua – perché dovrei aprire di domenica o nei giorni festivi, se qui c’è il deserto totale. Ho sempre la mia

clientela fidata, persone che servo da anni, attente al marchio e alla qualità ma gli incassi sono molto lontani da quelli di un tempo”. Dello stesso parere è la signora Filomena Mastropasqua, proprietaria del negozio di oggettistica Mauro Panunzio, al lato opposto della strada, che dice: “Considero inutili le aperture domenicali e festive: a che ser-vono? Sono spese in più, ulteriore fatica per i dipendenti che devono recuperare, motivo di amarezza per noi che consta-tiamo, anche in quei giorni, quanto sia difficile continuare ad esercitare que-sta attività. Preferisco dedicarmi alla mia famiglia, evitare lo stress, pensare ad altro”. Da Salmoiraghi&Viganò responsabile e dipendenti dichiara-no all’unisono che “la domenica è un giorno sacro, ma siamo pronti ad aprire se l’azienda ce lo impone” mentre Da-niele Pendinelli di Glamour afferma: “Gestisco questo negozio da otto anni ma è soprattutto negli ultimi due che la situazione è precipitata, anche per il problema dei grattini e del parcheggio: la gente si lamenta del fatto che non sa dove lasciare l’auto e preferisce andare all’Outlet dove passeggia, trascorre il tempo, mangia una pizza o un gelato, va anche a cinema. Secondo me biso-gnerebbe ripristinare il traffico qui in centro”. Intuiamo contrapposizione tra i proprietari dei negozi storici della cit-tà e i gestori degli affiliati o punti ven-dita in franchsing: questi ultimi paiono non prendersela più di tanto ed alcuni, come da Intimissimi, affermano: “Non apriamo di domenica ma siamo aperti al centro commerciale dove la gente si reca volentieri anche nei giorni di festa, quindi vendiamo lo stesso” mentre il responsabile di Terranova sembra non

pensarla così e dice: “Nel 2006, quan-do abbiamo aperto, le cose sono andate alla grande e si guadagnava anche nei giorni festivi, soprattutto nel periodo di Natale, poi le cose sono cambiate, centri commerciali e Outlet hanno as-sorbito gran parte della clientela che preferisce comprare lì la stessa merce che troverebbe in città. In poco tempo il centro ha cambiato totalmente volto, oggi è frequentato solo da anziani ed extracomunitari, seduti sulle panchine o davanti a qualche bar. Alcuni entrano solo per curiosare”. Corrado Binetti di Bicò, lunga esperienza nel campo dell’abbigliamento, non ha alcuna in-tenzione di aprire nelle domeniche di maggio e giugno perché anch’egli pre-ferisce “dedicarsi alla famiglia” mentre il titolare di un altro famoso negozio (non vuole essere citato ma ascoltato sì) sottolinea: “Dove sono i commer-cianti qui a Molfetta? Dovrebbero fare altro, non tutti sono capaci di vendere. Io considero il mio negozio come la mia casa, chi entra qui è il benvenuto, scegliamo insieme le cose che vuole o gli occorrono, stabilisco con lui un rap-porto di fiducia e duraturo che lo farà ritornare”. Sì, ma per tornare occorre prima trovare, come si è già detto… un posto dove parcheggiare l’auto. In via Baccarini la situazione è leggermente diversa: qui alcuni negozianti, come l’ottico Rella che vi si è da poco tra-sferito, ammettono che la zona è più frequentata forse proprio perché acces-sibile agli automobilisti. L’abbondan-za di macellerie, negozi ortofrutticoli, salumerie e supermercati ma anche agenzie immobiliari e del credito, par-rucchieri e ferramenta, casalinghi ed elettronica offre un altro spaccato della

città, e ne rivela i bisogni primari in un contesto diverso ma, in fondo, uguale perché anche qui si parla solo di “crisi”, di vendite diminuite, di tasse e di eser-cizi commerciali che stanno ormai per chiudere. Lamentele, critiche, insulti all’Amministrazione Comunale e al governo da parte di cittadini e commer-cianti rivelano malcontento ma anche una certa rassegnazione e indifferenza, la mancanza di atteggiamenti proposi-tivi che possano indicare soluzioni pos-sibili e attuabili. Molti i fan del mercato settimanale che, affermano, “fa togliere gli sfizi a poco prezzo”. Ritorniamo nel tardo pomeriggio in centro dove c’è più animazione e folla ma i negozi sono sempre semivuoti e le braccia conserte di molti negozianti all’ingresso confer-mano la paralisi di una città che paga in termini economici lo scotto di certe vicende sociali e politiche, l’incapacità della classe dirigente, la mancanza di sicurezza, l’allarme ambientale, il de-grado delle strade e dei quartieri. Fac-ciamo una puntata al bar San Marco, un tempo meta di appuntamenti e ritrovo per molti di noi che vi si attardavano piacevolmente ma, seduti fuori, notia-mo solo anziani annoiati o pensierosi, famiglie vocianti, pensionati in attesa della cena, frotte di adolescenti tatua-ti e giovani diretti altrove, che, forse, inizieranno a vivere più tardi e non qui. Allora scendiamo giù, arriviamo fino in fondo, attraversiamo la villa gremita, ci dirigiamo verso il lungomare tra le luci e i rumori di una sera che ha già il sapore dell’estate, per provare a ritro-vare, di Molfetta, almeno uno di quei tramonti che tanto ci affascinarono.

Beatrice De Gennaro

Cosa è rimasto della Molfetta che fu? Degli anni ’70 e ’80? Di un centro che viveva...

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Corso Umberto: parcheggio per pensionati,disoccupati ed extracomunitari

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I marittimi molfettesi sono in rivolta, si sentono ingannati per la crisi del setto-re, mortificati per la situazione lavorati-va che stanno vivendo. “Sono arrivato all’età di 50 anni, telefono ripetutamen-te alle compagnie di navigazione e tutte mi rispondono che non hanno bisogno di personale, sono stanco di aspettare un imbarco che non arriva”. “Per tutto il 2009 ho lavorato appena 43 giorni, in famiglia siamo in 5 e non mi vergogno a dire che tra poco non avrò nemmeno da mangiare”. “Chiedo ai potenti delle istituzioni, e in particolare al senatore Azzollini, di fare qualcosa, di trovare soluzioni in Parlamento”. “Navigo dal 1974, in questo momento vorrei cambiare lavoro per assicurare una vita dignitosa alla mia famiglia. Ma dove vado alla mia età? Noi che con le nostre paghe abbiamo contribuito a dare sviluppo e benessere ai molfettesi. In tanti si sono arricchiti. Ora invece siamo stati dimenticati”. Sono dichia-razioni che hanno fatto Giovanni, Cor-rado e altri marittimi presenti il 23 apri-le scorso nella sala stampa di Palazzo Giovene, durante l’incontro con il sin-daco Antonio Azzollini, incontro orga-nizzato per cercare una soluzione alla grave crisi occupazionale che ha colpi-to i marittimi molfettesi. Il sindaco ha cercato di rassicurare i presenti: “Non voglio illudervi, il sindaco di Molfetta non ha il potere di cambiare le leggi. Mi dovete vedere solo come vostro allea-to, non come controparte. Trovate degli obiettivi, dei punti concreti e io sarò al vostro fianco per realizzarli”. Intanto, i cantieri navali costruiscono navi con gran parte delle risorse dei contribuenti. La Compagnia di Navigazione Costa ha investito 66 milioni di euro per ristrut-turare le navi da crociera. La Moby Li-nes ha stabilito di raddoppiare il traffico dei traghetti tra Genova e Bastia, così come le società Almi Tankers e D’Ami-co che hanno ordinato la costruzione di nuove navi. È il segno che il settore dei trasporti marittimi produce ricchezza. Mentre per i marittimi la situazione è diversa. Una delle cause è che il merca-

to del lavoro è condizionato dalla nor-mativa vigente che con la legge 30/98 del 27/02 ha istituito il doppio registro. Significa che la chiamata obbligatoria da fare presso l’ufficio di collocamento viene meno. Quindi la società di arma-mento acquista la facoltà di effettuare la chiamata diretta in base alle tabel-le di armamento della nave, le quali stabiliscono il numero del personale, i gradi gerarchici e le varie qualifiche che formano l’equipaggio. Forma e caratte-ristica di ogni tabella viene stabilita da accordi tra le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dei la-voratori: CGIL - CISL - UIL e dai rap-presentanti della Confederazione Italia-na Armatori. Poiché l’articolo 318 del codice della Navigazione consente di fare imbarcare su navi battente bandiera nazionale, tramite agenzie private, ma-rittimi di nazionalità diversa da quella italiana e poiché questi costano meno in termini fiscali e contributivi, agli ar-matori conviene tenere a bordo questi ultimi. Di conseguenza i marittimi ita-liani sono stati un po’ alla volta esclusi dagli imbarchi. Giuseppe Adesso, gran-de invalido del lavoro e presidente del Comitato Seagull, in un comunicato del 28 aprile ha invitato le Capitanerie di Porto ad intervenire, a controllare qualsiasi natante, sia in arrivo che in partenza. E avvisa con una nota che, “ormai i marittimi sono imbarcati per brevi periodi. Si ha notizia di navi equi-paggiate ed armate regolarmente in Italia le quali, appena giunte nel primo porto estero compiacente, sbarcano i lavoratori italiani ed imbarcano, sen-za necessario intervento dell’Autorità Consolare, solo lavoratori stranieri… questo regime di illegalità consente poi alle stesse navi di gettare in mare rifiuti ed anche acque di lavaggio cisterne”. I marittimi chiedono più controlli a bor-do e che il sindacato firmatario operi secondo giustizia, rispettando tutte le norme che disciplinano le assunzioni e i licenziamenti.

Pantaleo de Trizio

Attualità giovedì 13 maggio 201012

I marittimi molfettesi chiedono maggiore tutela.

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È il tempo del “mal di mare”

Cos’è il Comitato Seagull1955Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Il Comitato Seagull ha sede a Roma. Lo scopo principale è dare assisten-za legale ai marittimi. È attivo nella ricerca scientifica in materia di antin-fortunistica marinara connessa alle cause che provocano naufragi. La sede decentrata di Molfetta conta oltre 50 iscritti con altrettanti simpatizzan-ti di età media tra i 50 e i 30 anni. Ultimamente i soci hanno deciso di dar battaglia ai responsabili che hanno provocato la crisi nel settore marittimo facendo leva sul rispetto dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e del decreto del Presidente della Repub-blica, n. 231 del 18 aprile 2006, nato con lo scopo di migliorare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro per i marittimi. Il decreto ha fissato le modalità per l’arruolamento dei lavoratori extracomunitari sulle navi iscritte nel “Registro internazionale italiano”; ha istituito la “borsa del la-

voro marittimo” per favorire maggiore efficienza e trasparenza. Con questo decreto gli armatori e le società di ar-mamento possono arruolare la gente di mare mediante assunzione diretta. Ai sindacati è stata data la prerogati-va di sottoscrivere i contratti collettivi che stabiliscono le condizioni econo-miche, salariali e assicurative minime che devono essere osservate per tutti i lavoratori. L’art. 319 del Codice della navigazione stabilisce che le navi na-zionali nei porti della Repubblica de-vono essere interamente equipaggiate da cittadini italiani o di altri paesi ap-partenenti all’unione europea. Solo in caso di particolari necessità le autorità competenti possono autorizzare l’im-barco di personale di bassa forza in parte straniero, in misura non superio-re a un quarto dell’intero equipaggio. Il rispetto delle normative sono affida-te alle Capitanerie di Porto. p.d.t.

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Papa Benedetto XVI nella sua ultima Enciclica “Caritas in Ve-ritate” afferma che “accanto all’impresa privata orientata al profitto devono potersi radicare organizzazioni che perseguano fini mutualistici e sociali”. Nel passato mutualità e cooperazio-ne sono stati strumenti di cui si sono avvalse le Società di Mutuo Soccorso per combattere la disu-guaglianza, madre dell’infelici-tà sociale. Le Società di Mutuo Soccorso, enti di tipo associativo senza scopo di lucro costituite con la Legge 15 aprile 1886 n. 3818, nell’Ottocento, in assenza dello stato sociale, hanno dato una risposta di solidarietà e di auto difesa sociale ai propri asso-ciati. Con la crescita delle espe-rienze assistenziali e sanitarie integrative al servizio pubblico, la mutualità ha assunto nuova-mente un ruolo sussidiario e so-lidaristico. Molte Società di Mu-

tuo Soccorso si sono organizzate in forma moderna per rispondere ai bisogni assistenziali offrendo servizi per la salute, il benessere e la sicurezza sociale perché de-siderose di continuare a sostene-re il valore della solidarietà in-tergenerazionale e intereddituale a differenza di altre che non han-no ritenuto adeguarsi per soddi-sfare tali esigenze. Molti Comu-ni applicano in modo perverso il principio di sussidiarietà perché tendono a fare tutto direttamen-te, chiedendo aiuto alle associa-zioni solo nei momenti particola-ri. Il modo corretto dovrebbe es-sere quello di sostenere in modo serio e sistematico le azioni di pubblica utilità di chi è sul cam-po, vicino ai problemi e ai biso-gni. Pertanto le associazioni, che operano nel sociale come le So-cietà di Mutuo Soccorso, non de-vono essere considerate intruse nel sistema del “welfare-state”,

che è molto oneroso, ma sogget-ti sociali attivi nel sistema del “welfare-community”. Gli enti locali dovendo assicurare a livel-

lo territoriale l’accesso ai servi-zi, dovrebbero far nascere una rete sociale che possa permettere la condivisione di esperienze, il confronto su tematiche specifi-che, la raccolta di materiale in-formativo e formativo. Operando in tal senso la rete diventerebbe un “club di innovatori nel socia-le” e permetterebbe alle Società di Mutuo Soccorso di riscoprire lo spirito fondante di aiuto e di assistenza sociale di tipo quasi previdenziale ai più bisognosi. Molfetta è sede di una Società di Mutuo Soccorso che potrebbe of-frire diversi servizi agli associati in un prossimo futuro quando il territorio sarà considerato punto di partenza per la determinazio-ne dei bisogni e l’individuazione delle risorse. La conoscenza dei servizi che attualmente offre agli associati permetterebbe la parte-cipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica e alla promozione di processi relazionali all’inter-no della comunità.

Francesco Andriani

Il suo ruolo nel sistema integrato dei servizi sociali.

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La Società di Mutuo Soccorso di Molfetta

giovedì 13 maggio 2010 13Attualità

Page 14: Il Fatto n. 060

I Lions Club per la vista1957Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Sul piano della solidarietà Molfetta riesce a dare di sé un’immagine posi-tiva che, pur lontana dal vuoto clamo-re, emerge sempre e a dimostrazione dell’afflato di umanità che pervade il tessuto sociale della città. Infatti, con il patrocinio dell’amministrazione co-munale e la disponibilità della dire-zione del centro Commerciale Gran Shopping Mongolfiera, domenica 25 aprile si è tenuta, su iniziativa dei Lions Club di Molfetta, Bitonto-Palo del Colle, Bisceglie, Ruvo di Puglia Talos e Bari Drivers of Old Cars, una manifestazione di beneficienza dal ti-tolo dal titolo “Due Occhi per chi non vede”. Titolo emblematico, perché i soci dell’Associazione Internaziona-le dei Lions Club, che sono “paladini della vista” da oltre un novantennio, e quelli italiani da oltre cinquant’an-ni, con due attività di servizio quali il “Servizio raccolta occhiali Usati” (13 centri nel mondo) e la “Scuola Nazio-nale Cani Guida” che – unica in Ita-lia – si adoperano per fornire supporti per prevenire e combattere la cecità e Cani Guida (i “due occhi per chi non vede”) a coloro che sono totalmente privi della vista. La direzione della Mongolfiera già dalla settimana pre-

cedente aveva dislocato lungo il per-corso del Centro alcuni contenitori per la raccolta di occhiali usati. È questo un “service” che il Lions International annualmente svolge a favore delle po-polazioni dei paesi in via di sviluppo raccogliendo gli occhiali dismessi af-finché, dopo un opportuno trattamento di disinfezione e catalogazione ven-gano inviati a quelle popolazioni ed assegnati – su indicazione dei medici volontari dell’Associazione operanti in loco – a coloro i quali in varie parti del mondo soffrono di patologie della vista ma non hanno i mezzi per curarle adeguatamente. Domenica 25 aprile, invece, ha avuto luogo l’evento “clou” della settimana che si è svolto nell’ar-co dell’intera giornata presso la Piaz-za Ottagono della Mongolfiera. Nel corso della mattinata si è protratta la raccolta degli occhiali usati; il pome-riggio, poi, è trascorso tra momenti di spettacolo musicale alternato ad inter-venti di divulgazione e di informazio-ne sul Servizio Nazionale Cani Guida e sulle attività dei Lions in generale. Il presidente del Lions Club di Molfetta Michele de Palma, illustrando le fina-lità del servizio, ha spiegato che l’As-sociazione Lions ha creato nel 1959

a Limbiate (Milano) un centro dove i cani vengono addestrati per diventare guide dei non vedenti. Sulla base delle richieste ricevute i cani vengono as-segnati con procedure meticolose che tendono ad accertare principalmente l’indispensabile compatibilità fra la persona e l’animale. Alla presenza di un folto pubblico si sono alternati al microfono gli Officer Distrettuali Pa-olo Salerno Mele, presidente del Co-mitato distrettuale Cani Guida, Mim-mo Pagliata, membro del consiglio di amministrazione del Centro occhiali usati di Chivasso, Francesco Barrac-chia, OTI Distrettuale, i presidenti dei Lions Club Bitonto Palo del Colle Gianni d’Elia, Ruvo di Puglia Nico-la Tedone, Bisceglie Ida Musci, Bari Drivers of Old Cars Angelo Goffredo. Tutti hanno illustrato, ciascuno per il proprio ambito di competenza, le at-tività che i Lions da oltre novant’an-ni svolgono a favore dei non vedenti, invitando il pubblico a sostenere tali attività, tramite la consegna di occhiali usati o donando il 5 x mille a favore del Servizio Nazionale Cani Guida. Grande emozione ha suscitato l’inter-vento di due giovani Marco Maenza e Vincenzo de Bari i quali, affiancati dai

rispettivi cani Orazio e Mich, hanno spiegato come la loro vita abbia subito una svolta positiva dopo l’assegnazio-ne di un cane guida con cui ciascuno di loro vive ormai in perfetta simbio-si. Molto apprezzate sono state anche le eleganti performance artistiche e musicali degli allievi della Scuola di Spettacolo “Teatrarte” di Molfetta, di-retti da Annamaria Muti e Floriana La Forgia, che, esibendosi in una parodia musicata de “I Promessi Sposi”, in quadri di balletti a due e in una per-formance di danza artistica tratta dalla scena finale del film “Chorus Line”, hanno piacevolmente intrattenuto il pubblico intervallando e sottolineando i vari interventi e attirando l’attenzio-ne sulle qualità artistiche dei giovani talenti. Ha concluso la serata un mo-mento di grande attrazione ed interes-se: introdotta dalla presentazione del capitano Domenico Del Prete, Coman-dante della Compagnia dei Carabinieri di Molfetta, l’Unità Cinofila dei Cara-binieri di Modugno si è esibita in si-mulazioni di casi in cui i cani svolgo-no un ruolo determinante nell’opera di tutela dell’ordine pubblico che l’Arma svolge quotidianamente con dedizione e alto valore umano.

Attualità giovedì 13 maggio 201014

Manifestazione organizzata presso il Centro Commerciale Mongolfiera.

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giovedì 13 maggio 2010 15Inchiesta

1.500 persone ad affollare l’interno del-la Cattedrale di Molfetta, forse altret-tante nella piazza antistante la Chiesa del Purgatorio, ed ancora 350.000 col-oro che hanno seguito la diretta tele-visiva. Questi i numeri stimati dalla Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi per la solenne celebrazione del 30 aprile scorso, della Prima Sessione Pubblica del Processo di Canonizzazi-one del Servo di Dio Antonio Bello, l’indimenticato vescovo della città dal 1982 al 1993, anno della sua scom-parsa; una Sessione, questa, prevista dall’Istruzione “Sanctorum Mater”, che regola l’andamento della fase diocesana dei processi di canonizzazione. In ques-ta occasione le mura barocche della cat-tedrale non hanno solo contenuto e av-vicinato persone, fedeli, autorità civili e militari (presenti i presidenti Vendola e Schittulli, i sindaci dei comuni della diocesi ed il sindaco di Alessano, città natale di don Tonino), ed ancora luci e telecamere; su tutto e tutti un’atmosfera carica di positiva tensione, un intenso sentire comune che mescolato ai fumi

dell’incenso saliva verso le volte. Du-rante la Messa, presieduta da Sua Eccel-lenza Monsignor Angelo Amato, eccle-siastico molfettese e da due anni prefet-to della Congregazione per le Cause dei Santi in Vaticano, ogni gesto del normale rituale celebrativo sembrava pregno di solennità ed ogni parola risuonava più

forte in un silenzio quasi surreale. Nella sua omelia monsignor Amato, davanti ai sui fratelli Trifone e Marcello, ha sot-tolineato il dinamismo apostolico e la grande capacità comunicativa di don Tonino, la cui fama di santità è già forte e radicata. Al termine della celebrazione ha avuto luogo l’insediamento del Tri-

bunale Ecclesiastico, composto dal Pos-tulatore S.E. mons. Agostino Superbo, i due vice postulatori mons. Domenico Amato e la dott.ssa Silvia Correale, il delegato episcopale don Antonio Neri, il Promotore di giustizia mons. Luca Murolo, il notaio don Nunzio Palmiotti, il notai aggiunti don Fabio Tangari e la dott.ssa Franca Maria Lorusso, chiama-to a prestare giuramento di adempiere ai propri uffici sulla vita, virtù e santità del Servo di Dio, mantenendone il segreto. Nell’arco di un tempo che sembrava sospeso, con i presenti in piedi ed i volti protesi verso l’altare, il Tribunale ha ac-quisito tutti gli scritti editi, inediti e per-sonali di don Tonino Bello, accettando inoltre la lista dei circa 80 testimoni. Ed infine è giunto un applauso libera-torio che ha rotto quella cappa di silen-zio, un’esplosione di gioia; mani che si muovevano insieme, come se da quello scontro potesse sprigionarsi un ringra-ziamento per essere presenti e testimoni di un miracolo moderno.

Isabel Romano

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Testimoni di un miracolo modernoPer il popolo don Tonino è già Santo.

Page 16: Il Fatto n. 060

Inchiesta16

I ricordi di Don ToninoL’iter di Canonizzazione

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1959

Ricordato per la sua umanità e per il suo grande impegno sociale.

La cerimonia dello scorso 30 aprile è stata solo una della tappe del comples-so Processo di Canonizzazione intrap-reso e che si divide essenzialmente in due grandi fasi: la prima è l’Inchiesta Diocesana, la seconda è invece la Fase Romana. La Fase Diocesana, quella che si sta appunto attraver-sando, è finalizzata alla raccolta di informazioni sul Candidato, denomi-nato all’occasione Servo di Dio; tali informazioni riguardano la condotta di vita, le opere compiute pervenute attraverso gli scritti, le testimonianze di chi ha assistito in prima persona all’espressione genuina delle virtù del Servo di Dio, tutti elementi che an-dranno a comprovare la sua fama di santità definita non con la semplice “notorietà”, ma con la capacità che il candidato ha dimostrato di vivere profondamente lo spirito cristiano e la sua fede, in modo quasi esemplare. Con l’insediamento di un Tribunale Ecclesiastico ha luogo un vero e pro-prio processo per l’acquisizione della testimonianze sia a favore, sia contro la causa di Canonizzazione. Con la chiusura di questa prima fase, il mate-riale raccolto e sigillato secondo tutti i crismi del caso sarà inviato presso la Congregazione per le Cause dei Santi in Vaticano, dove un membro stesso della Congregazione, assieme al pos-tulatore nominato, dovrà estrarre le prove della santità redigendo una “Positio”, una sorta di dossier cor-relato da una biografia documentata. Qualora l’esame della commissione risultasse positivamente concorde, sarebbe emesso dal Papa un Decreto di Venerabilità. Per quanto concerne la proclamazione di santità o beatitu-dine, la Chiesa richiede che si sia veri-ficato un avvenimento straordinario, per l’appunto un miracolo, attraverso l’intercessione dello stesso Venera-bile; per verificarne l’autenticità viene aperto un altro processo in cui periti ne confermano l’inspiegabilità sec-ondo una logica scientifica. Anche in questo caso, qualora l’esito fosse posi-tivo, il candidato sarebbe proclamato beato o santo. C’è infatti una sottile differenza tra le due condizioni: lo stato di beatitudine presenta un culto maggiormente legato ad un territorio, come potrebbe essere quello region-ale; il culto legato invece allo stato di santità è universale, non presenta quindi confinamenti territoriali.

Isabel Romano

Dopo circa diciassette anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 20 aprile 1993, la figura di don Tonino Bello rimane sempre lì, scolpita nelle rocce delle memorie dei molfettesi e non solo, mai scalfita dal tempo. Un ricordo senza fine di colui che è stato sì vescovo, ma soprattutto uomo, nel suo significato più profondo. Ed è pro-prio l’umanità, quella sfera spirituale che racchiude virtù quali la benevolenza, la comprensione, la generosità, unitamente alla cor-dialità, all’affabilità, a quella singolare familiarità, a confermare la sua vicinanza alla gente; come durante la sua vita, accanto ai fedeli, ai bisognosi, agli ammalati, ai lavoratori incontrati per caso per strada. Come riferisce anche don Domenico Amato, in questa occasione vice postulatore del Tribunale Ecclesiastico per la causa di Canonizzazione, tanti sono coloro che possono affermare di aver incontrato il Servo di Dio, anche solo per un saluto, rimanendo af-fascinati dalla sua persona e carpendone il messaggio evangelico; “Molfetta non si è mai dimenticata di don Tonino, contrariamente a quanto affermato da alcuni; in molti ne custodiscono il messag-gio intimamente, sono persone discrete che non hanno bisogno di viverlo con clamore”. Lo stesso don Amato tende a porre su due livelli diversi le persone che hanno direttamente conosciuto don Tonino, e quelle che invece lo hanno conosciuto attraverso i suoi numerosi scritti, o anche con ricordi narrati, ad esempio le nuove generazioni affezionate alla figura del compianto vescovo. E forse è proprio lì nel mezzo, tra queste due grandi espressioni del “po-polo di don Tonino Bello” che si annida la sua forza, proprio lì tra il “vissuto” e il “percepito” che il ricordo riesce a perpetrarsi lim-pido. “Il suo messaggio colpisce sempre e spinge poi a vivere un cristianesimo evangelico autentico, come direbbe lui “sine glossa”, senza commenti”, una fonte che ha ispirato e segnato il cammino anche di molti enti e associazioni umanitarie. Forse è proprio questa la “fama di santità” che il Tribunale Ecclesiastico sta cercando di confermare con la raccolta degli scritti e delle testimonianze; prove che certamente non servono a chi continua e continuerà a rivolgersi a don Tonino.

Isabel Romano

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giovedì 13 maggio 2010 17

I ricordi di Don Tonino

Un cuore umano che, l ibero da -gl i inut i l i ed eccessivi affanni , fedele e servo del la parola del Signore, bat te secondo i r i tmi del cuore di Gesù per t rascina-re tut t i g l i uomini in un vort i -ce di amore, bontà , tenerezza e generosi tà . Così r icordano don Tonino Bel lo i tant i fedel i ac -corsi a Molfet ta da ogni par te d’I ta l ia in occasione del la ce-r imonia rel igiosa del Processo di Beat i f icazione del lo s tesso, ma soprat tut to chi lo ha ama -to , lo ama e tut t ’oggi cont i -nua a seguire i l suo cammino di uomo r ivoluzionario che va avant i con la voce del Vange -lo . È ancora vivo t ra la gente più o meno giovane i l r icordo di questo sacerdote che ha sa -puto par lare a l cuore del la gen-te con la forza del la speranza e più di ogni a l t ra cosa col l in-guaggio del l ’esempio. Vescovo di Molfet ta e presidente nazio-nale del la Pax Chris t i , don To -nino s i è fa t to portavoce degl i

umil i , del povero, del la gente “che non ha” in un mondo dove la povertà morale è più inoppu-gnabi le del la povertà mater ia-le , in un mondo dove non c’è mai tempo per “accogl iere” un pianto, la paura o la t r is tezza di chi ha bisogno. Oggi sono pochi i le t tor i di quest i audio -visivi , perché questo è quel lo che circonda l ’umanità , i l re -s to prefer isce r imanere cieco o sordo al la ver i tà , a l la parola di Dio, a l la r icchezza del la gioia . Numerosi r icordano, con sorr i -so compiaciuto e occhi r ivol t i al c ie lo pieni di inconfutabi le commozione, lo scr i t to di mon-signor Antonio Bel lo che così r icorda ai suoi f ra te l l i : “Non c’è più tempo per la carezza, oggi da noi non s i carezza più, s i consuma solo, anzi s i con-cupisce. Le mani incapaci di dono, sono divenute ar t igl i , le braccia t roppo lunghe per am -plessi oblat ivi s i sono r idot te a rostr i che uncinano senza pietà .

Gli occhi prosciugat i di lacr ime e inabi l i a l la contemplazione, s i sono fat t i rapaci . Lo sguar-do t rasuda l ibidine di possesso e i l dogma “del l ’usa e get ta” è divenuto i l cardine di un cini-co s is tema binar io che regola le ar i tmet iche del tornaconto e gest isce l ’uff ic io ragioneria dei nostr i comportamenti quot i -diani” . Questo era don Tonino. Questo è don Tonino.

Marilena Farinola

In centinaia a Molfetta da tutta Italia.

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Il ricordo dei tanti pellegrini

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Inchiesta18 giovedì 13 maggio 2010

“È un’esperienza di grande commo-zione pensare di aver conosciuto un uomo, un prete, un vescovo di una ricchezza spirituale tanto grande da poterne, perfino, avvertire l’odore di santità”. A qualche giorno dall’inizio della fase pubblica del processo di beatificazione del Servo di Dio, don Antonio Bello, sono queste le paro-le di un sacerdote molto affezionato al ricordo del defunto vescovo, don Girolamo Samarelli, parroco presso la Parrocchia Madonna della Rosa. “Io credo – afferma don Girolamo – che il vescovo debba incarnare per noi preti la figura di padre spirituale, pertanto, andato via monsignor Aldo Garzia, decisi di scrivere una lettera che avrei consegnato al successore in cui lo appellavo padre e gli chiedevo

di comportarsi da padre, di avere nei miei confronti la stessa attenzione che ha un padre buono e misericordioso verso il figlio. Ma già dal suo arrivo in diocesi mi accorsi che non sarebbe servito a nulla consegnare quella let-tera, infatti non gliel’ho mai data ma la tengo ancor oggi con me ed ogni tanto vado a rileggerla”. Don Tonino, durante il suo apostolato ha dato pro-va in maniera eroica del suo amore per i più piccoli, per i più emarginati dalla società, riuscendo bene ad in-carnare in sé le molteplici sfaccetta-ture di uomini e donne che piangono, ridono, soffrono e crescono seppure con le loro contraddizioni e proble-matiche. Ed è proprio ai giovani, alla parte di comunità in continua crescita ed assestamento non solo spirituale

ma anche sociale, che don Tonino ha guardato con grande impegno e per la quale si è rivelato un padre. “Egli in-fatti – continua il sacerdote – costitu-isce la testimonianza di un uomo che voleva bene ai giovani, i più piccoli, i più fragili. Non stigmatizzava i loro errori, passando come il moralista di turno, ma aveva gli occhi dei giova-ni furbi, scaltri, a volte maliziosi ma pur sempre innocenti”. Contestualiz-zare oggigiorno don Tonino rimane un’impresa alquanto ardua perché egli era imprevedibile grazie alla sua novità interiore e spirituale. Sicura-mente avrebbe guardato ai giovani di oggi con lo stesso amore con cui ha guardato a quelli di ieri: don Tonino li amava e, dunque, riusciva ad entra-re nei loro cuori. “I vescovi succes-

sori e tutta quanta la diocesi hanno ricevuto un eredità dal Servo di Dio, don Antonio Bello che permettereb-be di vivere di rendita non sempli-cemente riproponendo le sue parole o le sue canzoni bensì guardando al suo esempio di Chiesa moderna, adulta, piena di speranza, che si fida, che non ha sospetti. In questo il frut-to maturo di quello che don Tonino ci ha lasciato” . Con queste parole don Girolamo Samarelli vuole augurare e al tempo stesso esortare ciascuno ad un processo di crescita della fede che su esempio di don Tonino Bello renda ognuno, laici e religiosi, fidu-cioso e non sospettoso nella popola-zione giovanile.

Gianfranco Inglese

Nel ricordo del sacerdote Girolamo Samarelli.

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Don Tonino, il padre dei giovani

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giovedì 13 maggio 2010 19In Città

Non c’è sufficiente spazio nelle circo-lari per tutti gli studenti che ne usufru-iscono. Aumenta quotidianamente il tasso di pendolari che, per raggiungere la propria scuola, deve fare ricorso ai mezzi pubblici cittadini, le circolari. Sembrano andare quasi di moda per i più pigri o per gli esclusi dalla fa-scia “guidatori”. Più nello specifico: il “servizio speciale” è una circolare isti-tuita appositamente per accompagnare i ragazzi a scuola, una circolare che quindi si avvicina per quanto più pos-sibile a tutte le scuole molfettesi. Que-sta, però, è in servizio saltuariamente, cosa non da poco se si considerano le conseguenze: sovraffollamento della circolare numero 1, quella cioè che percorre un giro simile alla “specia-le”, frequentata anche da non studenti; molti ragazzi sono costretti a percor-rere della strada a piedi dalla fermata alternativa alla loro scuola, pagando quindi un servizio non completo ac-compagnato da un ritardo di entrata in classe. Questi i disagi maggiormente sentiti dai giovani che ogni mattina devono affrontare questa realtà. Il dis-servizio è causato anche dalla preca-rietà dei mezzi ormai invecchiati. Nel

2003 furono infatti acquistati tre mez-zi dall’azienda “Autodromo”, succes-sivamente fallita, ad un buon prezzo. Ora gli stessi iniziano a dare segni di cedimento riportando quotidianamen-te problemi. Come se non bastasse – ha dichiarato Silvio Binetti, direttore della MTM – la mancanza di fondi non contribuisce alla risoluzione dei

problemi, partendo dalla manutenzio-ne delle circolari”. Per questo diven-ta complicato poter acquistare nuovi veicoli da sostituire a quelli di vecchia data, mettendoli a disposizione della clientela, in secondo luogo l’istituzio-ne di un nuovo mezzo in circolazione richiede numerose autorizzazioni co-munali non sempre facili o veloci da

ottenere. “Siamo consapevoli del disa-gio che stiamo causando e, nonostante i bastoni tra le ruote, cercheremo di ri-solvere al più presto la faccenda”. Così rassicura Silvio Binetti. Simile è la questione del controllore, figura riap-parsa sulle circolari da qualche mese. “Erano anni che non vedevamo il con-trollore sulle circolari”, commentano gli anziani, i veterani, quelli a cui non importava se piovesse, se ci fossero 40 gradi, se fosse giorno o buio, era-no sempre lì a cercare compagnia e a commentare i passeggeri. Il controllo-re mette all’erta molti, soprattutto i ra-gazzi che per abituarsi alla sua inaspet-tata presenza e per disciplinarsi hanno impiegato qualche tempo. Il direttore ha precisato che “il controllore è stato reinserito dopo la registrata discordan-za tra numero di passeggeri e numero di biglietti timbrati, alcuni dei quali anche falsi, fotocopiati su un cartonci-no”. Pertanto, quindi, i dieci dipenden-ti dell’azienda M.T.M, Mobilità e Tra-sporti Molfetta, sono stati organizzati in modo da riservare un posto a questa figura altrettanto importante.

Maria Sancilio

Spesso in ritardo, si viaggia su mezzi datati e si rischia di arrivare tardi a scuola.

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Una circolare per gli studenti

“I servizi igienici sono inagibili”. Ecco la motivazione che ha portato i ragaz-zi del Liceo Classico “Leonardo da Vinci” di Molfetta ad astenersi dalle lezioni lo scorso mercoledì 5 maggio. La sede storica, sita in corso Umberto I, recentemente ristrutturata grazie ai fondi stanziati dalla Provincia, presen-ta un grave disagio per gli studenti che la frequentano: in maniera sempre più ricorrente si otturano i bagni, non per-mettendo loro, dunque, di soddisfare i propri bisogni fisiologici. Pertanto il preside dell’istituto, Giuseppe Can-nizzaro, ed i suoi collaboratori sono stati costretti più volte durante l’anno, in particolar modo in questo periodo, ad autorizzare l’interruzione dell’atti-vità didattica, anticipando l’uscita dei ragazzi a mezzogiorno. In un primo momento si è pensato che la causa dell’otturazione fossero fazzoletti più spessi rispetto alla normale carta uti-lizzata e quanto altro le ragazze potes-sero usare, poiché inizialmente le pri-me otturazioni riguardavano i bagni delle ragazze. In realtà, successiva-mente, dopo aver cambiato più volte

gli utenti del bagno da ragazze a ra-gazzi e poi docenti, si è osservato che non erano né le ragazze né i ragazzi e neppure i docenti a causare il disagio. Tuttavia il problema dovrebbe essere provocato da una sorta di “difetto di fabbricazione”, ovvero, secondo alcu-ni, ci sarebbe stato un errore nel calco-lare la pendenza dei tubi. Pareri questi tutti ancora da accertare con un’ade-

guata analisi tecnica. Bisogna che la Provincia intervenga al più presto per-ché è l’unica che, avendo finanziato i lavori, ha diretti contatti con l’impresa dei manutentori idraulici, ed è l’unica tenuta a rimediare al disagio, perché in questa faccenda né il preside né gli studenti e neppure i docenti hanno col-pa. Gli studenti, quindi, all’ennesima volta che il problema si è ripresentato

e soprattutto dinanzi al temporeggia-re da parte delle autorità competenti hanno deciso di interpellare due noti avvocati molfettesi per essere aiutati a esporre una denuncia per convocare un ispettore sanitario che controlli e vigili le condizioni igienico-sanitarie della struttura al fine di sollecitare un intervento repentino. Si è fiducio-si che sicuramente nel periodo estivo ci saranno dei lavori di riparazione in quanto la garanzia copre l’arco di tem-po di un anno. Ma nel frattempo che fare? Ai liceali non rimane altra scelta che decidere di fare lezione di pome-riggio presso qualche altra sede. Op-pure dovrebbero cercare di adeguarsi per queste ultime settimane di scuola, rimanendo nella sede storica di corso Umberto, “sperando – come afferma qualche ragazzo fuori dall’istituto – che il preside decida di ridurre le ore da 60 minuti a 50 per permettere ai cinque insegnanti giornalieri di fare lezione e agli alunni di andare a casa prima”.

Gianfranco Inglese

Accade nella sede storica del Liceo Classico.

1964Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Bagni otturati: gli studenti protestano

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Cultura & Spettacoli20 giovedì 13 maggio 2010

Dopo aver ripercorso le orme che par-lano la lingua del tempo accanto agli antichi pellegrini su “La Via di Geru-salemme”, l’associazione culturale Di-gressione Contemplattiva torna in sce-na, dal 1 al 5 giugno, con un evento di grande spessore artistico e soprattutto spirituale, “La Mistica”, che quest’an-no inaugura ufficialmente l’avvio di una rassegna dal significativo nome “Sulle ali della Bellezza”. Una ras-segna, come ci spiega l’ideatore don Girolamo Samarelli, che intende ripor-tare l’attenzione di una società ormai distratta e persa nel turbinio della quo-tidianità, su tematiche quasi dimenti-cate o per lungo tempo accantonate, cercando di individuarne i punti deboli e facendo così scaturire una riflessione personale e collettiva edificante. Par-tendo con e dalla mistica, pratica co-mune a molte religioni attraverso cui si cerca di stabilire un diretto filo con-duttore tra il mondo umano e la sfera divina, in questo primo appuntamento i riflettori sono puntati sul delicato e talvolta precario binomio società-spiri-tualità, una società che spesso guarda alla religione più come strumento di divisione che come collante tra i po-poli. “La mistica in fondo non è altro che un tentativo di andare oltre la reli-gione da noi intesa e quasi privandosi del culto, poter accedere ad una via e una dimensione altra, un percorso spi-rituale non moderno, bensì ancestrale”, le parole di don Girolamo Samarelli. Tale percorso toccherà tre sensibilità spirituali differenti, quelle musulma-na, cristiana ed ebraica, tre grandi re-

ligioni in fondo vicine al nostro vivere anche quotidiano, e che daranno vita a tre spettacoli suggestivi e di forte im-patto sul pubblico. Le arcate e le pareti barocche della Cattedrale di Molfetta ospiteranno il primo spettacolo dedica-to alla mistica musulmana, in cui sarà possibile apprezzare la più raffinata tradizione sufi del mondo turco. L’En-samble Hazineler, proveniente diretta-mente da Istanbul, reciterà il Sama’, un momento di vera preghiera musulmana accompagnata da un repertorio di mu-sica religiosa tanto caro all’esercizio della spiritualità musulmana. A rende-re prestigioso ed unico l’appuntamento sarà sicuramente l’esibizione dei Se-mazens, un gruppo di Dervisci Rotan-ti, ovvero figure tipiche nelle pratiche ascetiche mistiche che attraverso la ce-

lebre pratica della “danza turbinante” tentano di raggiungere l’estasi mistica, una forma di “rapimento divino”. La pietra viva del Duomo risuonerà prima della mistica cristiana con la più squi-sita tradizione del canto gregoriano interpretata dall’Ensamble Calixtinus, unita alle tensioni melodiche dei tipici canti popolati sardi, eseguiti da Gavino Murgia e i Tenores Goine, nella “Mes-sa di Nôtre Dame” di Gauillaume de Machault. Per la terza mistica, quella ebraica, don Girolamo Samarelli, attra-verso una ricerca personale, ha voluto interpretare un antico testo apocrifo, il testamento di Enoch, personaggio biblico e al tempo stesso mitologico, rapito da Dio ancora vivente e ricon-segnato agli uomini con i Libri della Saggezza Divina, in uno spettacolo in

cui al testo è data la forza della narra-zione, mentre la recitazione di Agnese Nano e le musiche di Mirko Signorile, EraSer e Ape5 diventano pregne di en-fasi spirituale. Tre momenti differenti in luoghi che risuonano di una forte carica spirituale, e a tale proposito il ringraziamento di don Girolamo a i parroci del Duomo e della Cattedrale; tre spettacoli dall’alto contenuto arti-stico che non possono essere recepiti esclusivamente sotto un’ottica di pura rappresentazione: da qui la speranza di chi crede in questa ambiziosa rassegna, di accompagnare il pubblico verso alti momenti di meditazione, verso la con-templazione di ciò che gli occhi terreni non possono cogliere.

Isabel Romano

Una serie di eventi organizzati dall’associazione culturale Digressione Contemplativa.

1965Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

La Mistica, quando lo spirito incontra l’arte

Gli appuntamentiIl calendario degli eventi

1966Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Ad aprire la rassegna martedì primo giugno, presso la Biblioteca monumen-tale del Seminario Vescovile alle ore 20, sarà una conferenza dal titolo “Nel nome di Dio, cento meno uno”, in rife-rimento ai novantanove nomi attribuiti nel Corano a Dio, e che vedrà come relatore Valentino Cottini, esegeta e direttore di “Islamochristiana”, rivista del PISAI. Il 2 giugno la Cattedrale di Molfetta ospiterà alle ore 11 rivolto agli studenti e alle 20.30, il concerto “‘Il Sama’, danza e musica come sorgente d’estasi”, con Ensamble Hazineler, can-tori della cultura sufi, e i Semazens, tre Dervisci Rotanti, una sicura immersio-ne nella profonda e intima spiritualità turca. Andrà in scena il 3 giugno, pres-

so il Duomo, la “Messa di Nôtre Dame” di Gauillaume de Machault, eseguita dall’Ensambre Calixtinus, gruppo caro a Digressione Contemplattiva, assieme a Gavino Murgia e i Tenores Goine, in-terpreti della sensibilità sarda. A chiu-dere la carrellata di appuntamenti il 5 giugno nel Duomo, la rappresentazione “Enoch, alle radici della mistica ebrai-ca” curata personalmente da don Sama-relli, che si concluderà con una tipica canzone in lingua Yiddish,con Agnese Nano, Mirko Signorile, Giovanna Ca-rone, EraSet, Ape5 e Pippo D’Ambro-sio, il tutto arricchito dai costumi di Bianca Gervasio. Una manifestazione da non perdere. i.r.

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giovedì 13 maggio 2010 21Culutra & Spettacoli

Ciccolini inaugura“Luci e Suoni a Levante”

1967Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Il maggio molfettesetra suoni e confetti

Per raccontare la tradizione del “matrimonio”.

Davvero imperdibile il primo appunta-mento della rassegna di spettacoli per la primavera-estate 2010 “Luci e Suoni a Levante”. All’apice della sua ottantenna-le carriera, Aldo Ciccolini offrirà al pub-blico molfettese un’esibizione straordi-naria il prossimo 24 maggio nel mistico scenario della Cattedrale. Ripercorriamo velocemente la sua apprezzatissima car-riera: Aldo Ciccoliniè nato a Napoli nel 1925, è un pianista italiano naturalizza-to francese. Dal 2007 cittadino onorario di Cesano Maderno (Monza e Brianza) e di Galatina (Lecce) dal 2009. A Napoli ha studiato pianoforte con Paolo Denza e composizione con Achille Longo. Suc-cessivamente completa i suoi studi pia-nistici con Marguerite Long ed Alfred Cartot a Parigi. Eredita, da professori interposti, gli insegnamenti di Ferruccio Busoni e di Liszt. Debuttò al Teatro San Carlo nel 1941 all’età di 16 anni. Nel 1949 vinse il concorso internazionale Marguerite-Long-Jacques-Thibaud a Parigi. Collabora con Wilhelm Furtwän-gler, Ernest Ansermet, André Cluytens, Dimitri Mitropoulos, Charles Münch, Lorin Maazel, Carlos Kleiber, Georges Prêtre, Jean Martinon, Pierre Monteux, Elisabeth Schwarzkopf. Divenne cit-tadino francese nel 1969 e insegnò al Conservatoire de Paris dal 1970 al 1988 dove forma con rigore e generosità le

nuove generazioni, Akiko Ebi, Géry Moutier, Jean-Yves Thibaudet, Artur Pizzaro, Marie-Josèphe Jude, Domeni-co Piccichè, Nicholas Angelich, scopre la vocazione di pedagogo alla quale non ha mai rinunciato. Ciccolini è un inter-prete celebre e promotore della musica per pianoforte dei compositori francesi Maurice Ravel, Claude Debussy e Erik Satie, così come di compositori meno conosciuti come Déodat de Séverac, Jules Massenet, Charles Henri Valentin Alkan, Mario Castelnuovo-Tedesco e Alexis de Castillon. È anche conosciuto per le sue interpretazioni della musica di Franz Liszt. Ha effettuato più di cento registrazioni per la EMI-Pathé Records ed altre case discografiche, tra cui le integrali delle sonate per pianoforte di Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven, l’opera per pianofor-te di Claude Debussy, di Leos Janacek (Abeille Music), i Notturni di Frédéric Chopin e opere per pianoforte solo di Edouard Grieg (Cascavelles) Prix Edi-son del Académie Charles Cros, Premio della National Academy of Recordings Arts negli USA, tre volte Grand Prix du Disque in Francia e Medaglia d’Oro all’Arte ed alla Cultura ricevuta dal Pre-sidente della Repubblica Italiana. Il 23 novembre 2005 a Roma ha ricevuto il Premio Vittorio De Sica.

La tradizione popolare, patrimonio pre-zioso da salvaguardare, è un materiale in trasformazione che rivive in ogni raccon-to che ne viene fatto e subisce le contami-nazioni della narrazione. La tradizione è ricordo ma non immobilità: nei passaggi attraverso il tempo e le generazioni, le tradizioni vengono “tradite” e “contami-nate”, perché nell’atto stesso del narrare e del tramandare avviene una trasformazio-ne che ne cambia le forme e i significati. Un giorno, i racconti che la signora Ani-ta Abbattista ha riportato a sua figlia sul matrimonio a Molfetta negli anni Trenta e Quaranta, hanno incontrato, in uno stra-no connubio, la curiosità di un gruppo di musicisti e i testi di Saverio La Sorsa, per dare luogo all’iniziativa “Suoni e confetti: tradizioni, musiche e matrimoni di Mol-fetta”. L’iniziativa prevista all’interno del-la rassegna “Il maggio molfettese”, mani-festazione promossa dalla F.I.D.A.P.A. e AS.SO. ARTE, con il patrocinio del Co-mune di Molfetta, in collaborazione con l’Associazione Fabulanova, si terrà in via Piazza, il 15 maggio, alle 20.30. Le tradi-zioni popolari, in particolare il rito della preparazione al matrimonio, e le tradizioni musicali dell’intera provincia di Bari per una sera si incontrano, si contaminano e si raccontano, con una nuova veste che fonde il ricordo della tradizione con una lettura contemporanea del rito. Il filo conduttore dell’iniziativa è il concetto di festa: il ma-trimonio visto come una festa prolungata nel tempo: con preparativi e rituali spe-cifici; la musica come celebrazione della festa: momento di sospensione del lavo-ro, di riflessione e, a volte, di liberazione. L’iniziativa, una performance-concerto, avrà come filo conduttore il racconto di una sposa molfettese, appartenente ad un passato non identificato storicamente, ma dalle sembianze di un passato ideale, nel quale il rito e la celebrazione sono impor-

tanti, che condurrà in un viaggio musica-le all’interno delle musiche della terra di Bari. Il gruppo di musicisti, Umberto At-tanasio, Menico Copertino, Nico Marsan, Giuseppe Volpe, provenienti da Molfetta, Terlizzi e Bari, si è riunito intorno alla passione nei confronti di musiche tradi-zionali e proporrà un repertorio molfette-se, canzoni popolari i cui testi si ispirano alle filastrocche raccolte dallo studioso molfettese Saverio La Sorsa, e un reperto-rio appartenente alla tradizione dell’intera provincia di Bari. Le voci recitanti (Anna Paola Mongelli e Maria Paola Marzoc-ca) racconteranno, (con un testo di Katia la Forgia ispirato all’opera di Saverio La Sorsa: Il rito nuziale in Puglia), le attese di una sposa di Molfetta. Come ogni vero matrimonio del passato durante la perfor-mance si eseguiranno danze, condotte da Vincenzo De Pinto, alle quali il pubblico è invitato a partecipare: un momento per ricordare e riflettere sui riti perduti perché schiacciati dalla velocità del vivere con-temporaneo.

Katia la Forgia

Bisceglie in dialetto romanesco1969Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Ancora un riconoscimento per il polie-drico artista molfettese Francesco Bi-sceglie che lo scorso 24 aprile presso il Centro Socio Culturale di Terni ha ritirato il “Premio San Valentino” per la sezione “libri editi di poesie, narrativa e saggistica”. Bisceglie è stato premia-to per il suo lavoro intitolato “Roma nel cuore” un bel libretto con presentazione di Marco Ignazio de Santis che propone numerose poesie in dialetto romanesco.

Ma perchè un autore molfettese decide di dedicarsi alla poesia in romanesco? A spiegarlo è proprio Marco Ignazio de Santis nella sua presentazione: “Il romanesco risulta accessibile alla mag-gior parte dei lettori e apre più facil-mente le porte alle incursioni dell’ita-liano, senza snaturare troppo il dettato e il taglio dialettale” e poi “non biso-gna sottovalutare l’ascendente di poeti come Belli, Pascarella e Trilussa, che si

ristampano costantemente e si trovano facilmente nelle antologie scolastiche”. E per finire, “va tenuto nel giusto conto il fascino della Città eterna, come testi-moniano anche due poesie dell’autore dedicate espressamente a Roma”. E poi c’è la motivazione più strettamente personale: i due anni vissuti proprio a Roma da Francesco Bisceglie. Un li-bretto da leggere tutto d’un fiato, per riflettere, sorridere ed interrogarsi.

1968Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Il maestro si esibirà con il suo pianoforte nella Cattedrale il 24 maggio.

Un altro premio per l’artista molfettese.

Page 22: Il Fatto n. 060

Londra, qualche tempo fa. Il giorno del suo 41° compleanno, un agente israelia-no incontra su un autobus una ragazza, Thea, la cui bellezza lo folgora all’istan-te. Da quel momento, l’uomo misterioso, grazie alla conoscenza dei trucchi del suo mestiere, riuscirà, senza mai rivelarsi, a seguire, controllare e influenzare la vita di Thea, divenendo una presenza nasco-sta, ossessiva e, in ultimo, essenziale nella sua vita. Questa la cornice narrativa di una spy story intrigante, una originale storia d’amore epistolare, ma anche un thriller ricco di colpi di scena, un prisma di storie raccontate da prospettive differenti che, in ultimo, ricompongo il puzzle iniziale.

La corrispondenza epistolare tra Thea e lo sconosciuto getta le basi di una relazio-ne morbosa costruita dalle parole e sulle parole: di desiderio, speranza, illusione, ossessione, amore. Una storia struggente ed estenuante che si complica negli anni e si slega su piani narrativi molteplici. La vicenda si snoda tra Occidente e Oriente e lo scrittore sapientemente mescola note storico-biografiche dei protagonisti attin-gendo dalla mitologia e dalla storiografia arabo-mediterranea con riferimenti cultu-rali all’Inghilterra della seconda metà del XX secolo. Scritto in uno stile essenziale, con poche descrizioni e azioni narrate a vantaggio dell’esplorazione dell’interioo-

rità dei personaggi, Il Minotauro è un rac-conto spionistico tinteggiato di rosa senti-mentale, dal forte gusto post-moderno.Benjamin Tammuz è nato in Russia nel 1919, e all’età di 5 anni raggiunge la Terra d’Israele. Dopo studi in Legge ed Economia a Tel Aviv, studia storia dell’Arte alla Sorbona. Per molti anni è stato capo-redattore della pagina lette-raria del quotidiano Haaretz, portando avanti parallelamente la sua attività di scrittore. È morto nel 1989. In Italia per i tipi di Edizioni E/O sono stati pubblicati i suoi romanzi Il Frutteto, Requiem per Naam, Londra.

A cura di Angela Teatino

“Thea, questa lettera battuta a macchina non reca alcuna firma, ed è probabile che non ci incontreremo mai, anche se io ti ho vista e ho fatto in modo che anche tu mi vedessi. È stato circa sei settimane fa. Ti sono passato davanti, fissandoti, e tu mi hai guardato come si guarda uno che ti passa davanti per strada. Non mi hai riconosciuto. Ma anche se non mi hai riconosciuto, tu mi appartieni. Non avrai mai l’occasione di farmi delle domande, ma la mia voce ti giungerà nelle lettere, e io so che le leggerai. Come faccio a saperlo? Non posso darti altra spiegazione se non quella che sto per dirti: da quando ho memoria di me, io ti ho cercata. Mi era chiaro che tu esistevi, ma non sapevo dove. Il mio lavoro mi ha portato nella città dove vivi. Il mio lavoro è tutto un susseguirsi di supposizioni, ipotesi, rischi. Ho scelto questo lavoro perché non ho mai amato nessuno – tranne te – anche se per tutta la vita ho cercato di amare, cioè di tradirti. Ho legato la mia vita a un lavoro duro e brutale poiché mi sentivo costretto ad amare. Ebbene, io amo il paese che servo, i monti, le valli, la polvere, la disperazione, le strade, i sentieri. L’ho fatto perché non avevo altra scelta, non sapevo se ti avrei mai incontrata. E ora che ci siamo incontrati, è troppo tardi: c’è stato un errore. Deve esserci stata qualche confusione nelle date di nascita, di passaporti; anche in cielo c’è disordine, come in tutti gli altri uffici. In ogni modo, ormai è tardi e impossibile.” Tammuz, B., Il Minotauro, traduzione italiana

dall’ebraico di Antonio di Gesù, Edizioni e/o, 2008, pp. 192.

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Il SegnaLibro. Il MinotauroRecensioni22 giovedì 13 maggio 2010

Tommaso (Riccardo Scamarcio), fi-glio minore dei Cantone, ricchi fab-bricanti di pasta a Lecce, torna a casa deciso a fare due rivelazioni alla fa-miglia: è gay e a Roma non studia economia come i suoi credono, ma lettere, vuole diventare uno scrittore. Tommaso è un ragazzo riflessivo e si-lenzioso, preferisce osservare da una

posizione di distacco piuttosto che lasciarsi coinvolgere dagli eventi. Ora, finalmente, sente essere giunto il momento di rivelare la sua identità sessuale e il disinteresse per gli affa-ri di famiglia. Sa che si tratta di una bomba, ma è deciso a farlo. Il fra-tello maggiore Antonio (Alessandro Preziosi), quello che tutti considera-no un uomo con la testa sulle spalle, stravolgerà i suoi piani e lo costrin-gerà a rimanere a casa più tempo del previsto. La famiglia Cantone è una famiglia numerosa e stravagante. Un ensemble di mine vaganti. Il padre Vincenzo (Ennio Fantastichini) è un uomo dalla visione oscurantista, molto legato alle apparenze, la ma-dre Stefania (Lunetta Savino) è una donna che si lascia soffocare dalle convenzioni borghesi, zia Luciana (Elena Sofia Ricci) è la single di fa-miglia, un po’ folle e perennemente alticcia, la nonna (Ilaria Occhini, Ca-rolina Crescentini negli inserti oniri-ci che riconducono alla sua gioventù) è colei che racchiude il senso della storia: nonostante il peso delle con-venzioni abbia schiacciato anche la

sua esistenza, non ha mai rinunciato a pensare che nessuno ha diritto di dire all’altro cosa fare, ciascuno deve sbagliare per conto proprio, solo così ci si può sentire davvero liberi. Ener-gia, entusiasmo, cast indovinato e una trama intrigante sono gli ingre-dienti che hanno determinato il suc-cesso dell’ottava pellicola del regista turco Ferzan Özpetek. Liberato dalle regole di compostezza e dalle paure di scorrettezza, forse anche grazie alla presenza del co-sceneggiatore Ivan Cotroneo, Özpetek si butta alle spalle il cupo e poco convincente “Un Giorno Perfetto”, sua pellicola pre-cedente, e si lascia andare alle esa-gerazioni e agli eccessi, mettendo in scena situazioni quasi farsesche che travolgono lo spettatore e lo conqui-stano attraverso un gusto umoristico esilarante. Gli attori danno il meglio di sé, diretti dalla sapiente mano di Özpetek, Riccardo Scamarcio decol-la definitivamente, Ilaria Occhini ed Ennio Fantastichini si sono aggiudi-cati il David di Donatello 2010 come miglior attrice e miglior attore non protagonista.

Mine Vaganti (2010)Un film di Ferzan ÖzpetekGenere CommediaProduzione ItaliaDistribuzione 01 Distribution, Fan-dangoDurata 116 minuti circa

Ferzan Özpetek nasce a Istanbul nel 1959. Nel 1976 si trasferisce in Italia per studiare Storia del Cinema a La Sapienza di Roma. Dopo aver lavorato come aiuto regia di Massimo Troisi e Ricky Tognaz-zi, nel 1997 firma la sua prima regia con il film Il bagno turco (Hamam) che ottie-ne grande successo di critica e pubblico, presente alla 50° edizione del Festival di Cannes, nella sezione Quinzaine des Réalisateurs. Tanti i premi ottenuti nel corso della sua carriera. Dal 4 dicembre al 12 dicembre 2008 il MoMa di New York gli ha dedicato una retrospettiva, proiettando tutti i suoi sette film. È uno dei pochi registi italiani ad aver avuto questo onore. È uno dei pochi artisti in-ternazionali a gestire personalmente il suo sito web ferzanozpetek.com.

A cura di Alessandra Recchia

“Non farti mai dire dagli altri chi devi amare, e chi devi odiare. Sbaglia per conto tuo, sempre”.La nonna (Ilaria Occhini)

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MovieNote. Mine Vaganti

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giovedì 13 maggio 2010 23Spazio Giovani

La “top four”Le occupazioni preferite per l’estate.

L’estate è imminente, la chiusura delle scuole anche. E i giovani si ritrovano “disoccupati” da un giorno all’altro. Ecco che, per occupare le loro gior-nate, racimolando qualche soldo, e per fuggire dalla monotonia quotidia-na, si impegnano in qualche lavoretto estivo. La capolista delle occupazioni, quella a grande richiesta, la più quota-ta è senza dubbio quella da animatore: un’esperienza giovanile ritenuta senza paragoni poiché permette di evade-re dalla realtà cittadina, di conoscere gente nuova e di mettere alla prova se stessi. Sì, sono vere e proprie prove quelle a cui vengono sottoposti i ra-gazzi che optano per questa strada. Ore ed ore di prove, spettacoli, organizza-zione di giochi per la clientela, mini club, acquagym, palestra, sala bellez-za, tornei. Tutto questo pacchetto per circa 300 euro mensili, per un totale a stagione di poco più di mille euro. Al secondo posto nella classifica si posi-ziona il lavoro del cameriere: richiesto

soprattutto, ma non solo, da ragazzi che frequentano un istituto alberghie-ro, quindi, già educati a certe attività, che però non spaventano i meno esper-ti, coloro che quindi “improvvisano”. Segue l’attività prettamente femminile di baby sitter. Un lavoretto part-time che permette una paga adatta a soddi-sfare a malapena la ricarica al cellula-re e qualche uscita con gli amici. Un po’ fuori moda, forse sarebbe il caso di dire fuori commercio, il commesso. Un tempo era il lavoro a portata di tutti poiché non richiedeva di allontanarsi dalla propria città, disobbedendo al permesso di mamma e papà e garantiva uno stipendio accettabile. Oggi invece il calo registrato è dato dall’incom-bente crisi e dal fatto che è un’attività a tempo pieno, che porta via l’intera giornata, sacrificando la libertà della vita adolescenziale e la spensieratezza delle tintarelle balneari.

Maria Sancilio

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Sudore e spensieratezza:giovani a lavoro

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D’estate si possono scorgere qui a Molfetta, visi stanchi dietro banconi di bar, scontrini registrati da mani senza calli, mance donate a volte solo per te-nerezza o ancora fiori e torte ricevute mediante ragazzi la cui età va dai 15 ai 17 anni. È questa la realtà che un po’ ovunque contraddistingue il periodo estivo di quasi ogni città meridionale. Bar, pub, fiorai, pasticcerie, macellerie son sempre più colme di giovani che vanno lì “per cercar fortuna” come di-cevano gli emigrati italiani. Spesso i soldi chiesti per le ricariche ai cellu-lari, per il sabato sera, per le feste o i compleanni o ancora per l’acquisto di un motorino si ammucchiano e vanno a

sommarsi a spese a cui pensano esclu-sivamente mamma e papà, gli stessi mamma e papà per cui avere un po’ più di soldi in tasca non è tanto un’esigen-za, come per la maggior parte di coloro che mandano i figli a lavoro, ma è quasi un modello educativo affinché il figlio possa capire quali erano i “loro tempi” e come era difficile viverli, come se in qualche modo servisse ad avvolgere il nastro della loro vita. Solo pochissi-mi dei giovani coinvolti sono coperti da assicurazione e dunque la maggior parte lavora “a nero” perché altrimenti per il proprietario ci sarebbero ulteriori spese da dover affrontare. Forse i sol-di non comprano la felicità, ma acqui-stano tutto il resto, dunque cercare di capire da dove pende, in questo caso l’ago della bilancia è davvero difficile. Guadagnare qualcosa in giovane età per poter capire “il valore” dei soldi fin da piccoli, magari per poi adoperarli nell’acquisto di libri e non di sigarette è qualcosa da valorizzare ed, anche se è vero che tutti quei piatti rotti o quei bicchieri riversati servono all’inizio a far esperienza, è giusto capire che la spensieratezza dei sedici, non ritorna più ai cinquant’anni. Che sia giusto o no, questa questione rimane una realtà ogni estate.

Gaetano de Virgilio

Chiudono le scuole e tutti sono a caccia della occupazione estiva.

Sono sempre di più i giovani che col sopraggiungere della stagione estiva ri-escono a sfatare lo stereotipo della gio-ventù fannullona e senza preoccupazio-ni. Infatti i ragazzi iniziano ad informarsi per trovare degli impieghi estivi che consentano loro non solo di racimolarsi un gruzzoletto per soddisfare le spese quotidiane ma anche di potersi dedicare alla movida estiva fatta di danze sfrena-te, bevute e bagni a mezzanotte. Ed ecco che le strade si affollano di ragazzi e ra-gazze che entrano ed escono dai nego-zietti di abbigliamento, gioiellerie, bar, pub, pizzerie e quanti possano assicurare una paga più o meno soddisfacente. Tal-volta il responso del datore di lavoro è positivo, altre volte no, però i giovani risollevatisi dalla delusione e, con fare ti-picamente giovanile, ritentano e provano al negozio accanto: alla fine si riuscirà a

trovare qualcosa! Sicuramente non tutti i giovani hanno questa voglia matta di lavorare ma da un sondaggio è emerso che la buona parte dei giovani desiderosi di un impiego appartengono alla classe medio bassa e, magari, più che soddi-sfare bisogni personali, sono animati dal pretesto ben più nobile di contribuire alle entrate della famiglia. Alcune volte, però, l’intraprendenza e la voglia di es-

sere autonomi dei giovani viene tradita da fantasmi con una faccia, un nome, un cognome e un negozietto o un’attività ben identificati. Questi sono i piccoli o grandi commercianti, i borghesi di turno che riescono a farla in barba a dei lavo-ratori inesperti. Infatti durante il periodo estivo a crescere non è solo il numero di assunzioni, quelle fatte legalmente, ma anche il numero di licenziamenti alcune

volte ad opera degli stessi giovani, altre volte ad opera degli “innominabili fanta-smi”. I pretesti più ricorrenti utilizzati dai datori di lavoro sono “non era portato per questo mestiere”, oppure “non attirava la clientela”; per non dire che hanno pro-messo l’impiego a qualcun altro o, ma-gari, per negare la richiesta dei giovani di essere regolarmente assicurati. Il motivo, invece, per cui molti giovani abbandona-no il loro lavoretto è che questo la mag-gior parte delle volte anziché lavoretto si rivela un vero e proprio lavoraccio este-nuante e pesante tanto che sembrerebbe che le rivendicazioni sindacali non ci fossero mai state. Alcuni giovani, pertan-to, si ritrovano nuovamente senza lavoro, con una brutta reputazione di nullafacen-ti e un’estate da affrontare gravando sulle finanze di mamma e papà.

Gianfranco Inglese

Cosa faranno tra poche settimane tanti giovani molfettesi.

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Un’estate al mare? No meglio lavorare

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Sport24 giovedì 13 maggio 2010

Divertirsi tifando “City”Nasce a Molfetta una nuova società di calcio a 5.

L’entusiasmo è già a mille eppure il fischio d’inizio ancora non c’è stato. Non si sa ancora su quale campo e contro quali avversarie, ma di certo si sa che al via del prossimo campionato regionale di calcio a 5 Serie C2 ci sarà una nuova compagine molfettese: la Molfetta City Futsal Club. A presiede-re la neonata società sarà Leo Binetti, più noto come Leo “Bicò”. Accanto a lui due veri innamorati del pallone ol-tre che esperti giocatori: Nico “pizza” e Nico “smilzo”. E poi il segretario Fabio Tavella e il preparatore atle-tico Nicola Furio. Insomma tutti gli ingredienti per fare bene e divertirsi ci sono. E pian piano la “ricetta” as-sume sapori ben più marcati. È degli ultimi giorni la notizia dei primi arri-vi in maglia “biancorossoblu”: oltre a Nico “pizza” e Nico “smilzo”, infatti, vestiranno la maglia della Molfetta City anche Luigi Minervini che dopo l’esperienza nel Real si rimette in gio-co da molfettese tra i molfettesi e, cla-moroso ritorno al calcio giocato, An-

tonio Mezzina che dopo anni vissuti a bordo campo in qualità di massag-giatore della Molfetta Calcio prima e del Liberty poi, torna ad indossare pantaloncini e scarpette per far vedere a tutti che lo stile e la qualità non sono certo passati con il passare del tempo. La Molfetta City punterà sulle risorse locali ed anche su un vivaio che si ap-presta a costruire grazie ad una scuola calcio che accoglierà i più piccoli che verranno affidati ad esperti del setto-re. Insomma l’avventura è partita: non resta che divertirsi assieme alla Mol-fetta City Futsal Club.

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Domenica 18 aprile si è svolto presso il palazzotto dello sport di Santa Ma-rinella, in provincia di Roma, il terzo Campionato Italiano di “grappling”, manifestazione organizzata dalla Fe-derazione Italiana di Grappling ormai riconosciuta dalla Federazione Olim-

pica Fjlkam. Sulla “materassina” si sono dati battaglia circa 200 atleti, tra questi alcuni rappresentanti della Li-bertas Molfetta, settore Ju Jitsu, alle-nati dal maestro Giovanni de Ceglia. La società molfettese ha ottenuto due ottimi risultati grazie all’atleta Flavia-no Crelli, quarto posto nella catego-ria 80 kg e Cosimo Petruzzella anche lui al quarto posto nella categoria 90 kg. Soddisfazione è stata ovviamente espressa per i risultati raggiunti dal direttore tecnico de Ceglia. Sempre nella stessa giornata, questa volta nel palasport “Giosuè Poli” di Molfetta, si sono svolti i campionati regionali di stile libero. Ottime le prestazioni degli atleti molfettesi. Da segnala-re i lottatori categoria “Esordienti”, Dario de Ceglia, medaglia di bronzo, Antonio Scherza, medaglia d’argento, Marco Palombella, medaglia di bron-zo e Michele Sigismondo, medaglia di bronzo. Soddisfazione è stata espressa da parte dei due maestri Maruo Scian-calepore e Tommaso Cilardi.

Brillanti risultati per la LibertasAtleti medaglisti a Roma e Molfetta.

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Un finale di stagione amaro per le com-pagini sportive molfettesi ancora impe-gnate nei rispettivi tornei. La delusione minore è quella che arriva dall’Azzurra Volley di patron Vincenzo Giancaspro. Le ragazze impegnate nel campionato di B2 nazionale, per la prima volta nel-la storia del giovane sodalizio, hanno a lungo fatto sognare i tifosi che vedeva-no ad un passo la qualificazione per i play off promozione. Un traguardo che avrebbe trasformato in stratosferica una stagione che invece è stata “solamente” straordinaria. Nelle ultime due gare le “azzurre” hanno comunque portato a casa cinque punti frutto della vittoria al tie break conquistata il primo maggio a Taranto e del 3 a 1 centrato in casa contro la Volley Altamura. Archiviata questa entusiasmante stagione i ver-tici societari sono già impegnati per programmare la prossima, partendo da buona parte del gruppo di atlete che si sono distinte quest’anno e provando a migliorare ulteriormente lo spogliatoio magari per centrare la promozione in B1.In B1, sponda maschile, dovrà invece restare la Pallavolo Molfetta. La squa-dra biancorossa partita con i favori del pronostico e con l’ambizione di ricon-quistare un posto in A2 non è riuscita

nemmeno ad approdare agli spareggi promozione. Troppi punti persi per strada in un campionato che bisogna dimenticare al più presto per tentare di centrare l’obiettivo nella prossima sta-gione. Nelle ultime due uscite i bianco-rossi hanno vinto altrettante volte: sem-pre per 3 a 0, prima nell’ultimo incontro casalingo della stagione giocato contro il Casoria, poi nell’ultima di campiona-to facendo visita all’H. Gela.La delusione più cocente giunge in-vece dalla Liberty (Bari) Molfetta. La corazzata del presidente Nicola Cano-nico, costruita nella scorsa estate per vincere tutto, alla fine non ha vinto pro-prio nulla. Una vera disfatta anche in considerazione dei denari che il patron venuto da Palo del Colle ha distribuito a destra e a manca. Magari premiando

più delle semplici comparse dal nome altisonante che coloro che per la maglia biancorossa hanno sofferto e lottato in ogni momento.Nella doppia finale dei play off regiona-li contro il Trani, la Liberty ha fatto tut-to da sola: inferno, paradiso e di nuovo inferno in soli 180 minuti. A comincia-re dalla gara di andata (al temine della quale si sono registrati gravi incidenti tra le tifoserie con un tifoso del Trani e due carabinieri rimasti feriti) vinta per 2 a 1 dopo essere stati in svantaggio fino a pochi minuti dalla fine. Una ma-gia di Corrado Uva, l’ennesima della stagione, e un colpo di fortuna di Pablo Suarez avevano consegnato la vittoria ai molfettesi. Sette giorni dopo, nella sfida di ritorno (disputata a Mandria, in campo neutro e a porte chiuse) la Liber-

ty poteva così contare su due risultati utili su tre: vittoria o pareggio e le porte degli spareggi nazionali si sarebbero spalancate. Ed invece niente è andato per il verso giusto anche per colpa di un allenatore, il “tranese” Nicola di Leo, che nelle settimane di permanenza a Molfetta non si è fatto notare in nessun modo. Il mister nella gara di ritorno ha avuto la geniale idea di provare a non prendere gol… e anche a non farne. E così ecco la brillante idea di tenere in panchina l’unico vero attaccante che questa squadra abbia avuto quest’anno: il molfettese Corrado Uva. Lui a soffri-re mentre in campo i fenomeni argenti-ni non facevano nemmeno il solletico al portiere tranese. Anzi, erano proprio i traesi che riuscivano a segnare il gol che valeva il superamento del turno al 92’ sfruttando una dormita generale della difesa biancorossa. Si chiude così il sipario su una stagione in cui tutto poteva essere e nulla è stato. Adesso bisognerà capire cosa deciderà di fare il presidente Nicola Canonico: trasferirsi armi e bagagli in un’altra città oppure restare a Molfetta e costruire una squa-dra che sappia veramente essere la co-razzata invincibile? Una domanda che molto probabilmente troverà risposta nel giro di poche settimane.

Biancorossi fermati dal Trani nella doppia sfida valida per la finale play off.

1975Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Delusione Liberty

Page 25: Il Fatto n. 060

PALLAVOLOSerie B1 Maschile Serie B2 Femminile

SarnoSan Pietro V.NapoliBattipagliaMOLFETTAArzanoL. PotenzaA. BeneventoV. AltamuraA. PotenzaV. BeneventoOriaL. AltamuraTarantoAcquavivaSalerno

757169646262474538363433322824-3

E. GelaAtripaldaTuriMOLFETTABroloChietiPotenzaReggio CalabriaOrtonaCasoriaH. GelaGalatinaBlue CollegeCataniaAlberobello

635756554945413935322725193

rit.

Cha cha cha... della segretaria...1978Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Il cha cha cha è una danza nata già nei primi del Novecento a Cuba, ricono-sciuta però sotto altri nomi, come ad esempio “mambo-rumba”, perché nei primi anni di formazione non presen-tava uno stile ben definito. Erano gli anni del danzon, del son, della rum-ba, che influenzarono notevolmente il cha cha, sia nella sua forma musicale che in quella danzante. Come già per atre danze, anche in questo caso, fu l’oppressione politica, la dittatura che suscitò nei cubani una gran voglia di divertirsi e ballare, quasi per allevia-re la sofferenza interiore. Nel giro di pochi anni l’isola era piena di locali e anche gli stili di danza aumentaro-no notevolmente. Arriviamo così agli anni ’50, periodo in cui si ha la reale formazione e codifica del Cha cha cha, grazie anche all’apporto musicale di Enrique Jorrin, violinista e direttore dell’orchestra America. Ispirandosi alla sensualità e alla bellezza delle ra-gazze cubane, il maestro compose nel 1951 il brano “La Engañadora”, con-siderato in assoluto il primo Cha cha cha della storia. In realtà il violinista cubano quando creò questo nuovo rit-mo, non sapendo che nome dargli, lo battezzò provvisoriamente “mambo-rumba”. Solo due anni più tardi de-cise di chiamare la sua creazione Cha cha cha, ispirandosi probabilmente al suono onomatopeico che provocava-no i ballerini nel marcare con i piedi la caratteristica sequenza sincopata del triplo passo (chassé). Un altro ramo

di studiosi attribuisce la denomina-zione di questa danza al ritmo di sot-tofondo creato dal “ghiro”, uno stru-mento utilizzato tipicamente nei ritmi latini. Per quanto riguarda il ballo, i ballerini cubani solevano entrare sul quarto tempo, per marcare la sincope cha cha cha tra i tempi quattro e uno (questo nel conteggio da uno a quat-tro). Il movimento ritmico era quindi: quatro y un-dos-tres, mentre nella tra-dizione americana diverrà popolare la maniera di entrare direttamente sul primo tempo e marcare la sincope sul terzo e il quarto tempo (un-dos-tres y quatro). Tutto ciò a dimostrazione di come il ballo, cambiando latitudine, si trasforma adattandosi al gusto e al co-stume locale. Il Cha cha cha ebbe una grandissima popolarità fra i ballerini dell’epoca. Un enorme successo l’ot-tenne anche negli Stati Uniti, grazie alle innumerevoli incisioni dei porto-ricani Tito Rodriguez e Tito Puente, che seppero fare di questa danza una delle preferite di quella generazione. Si trattava di un ballo piuttosto sem-plice che si eseguiva prevalentemente in linea, con figure essenzialmente a “specchio”, composte da semplici giri a destra o a sinistra. Il suo ritmo allegro e contagioso alimentò però la creatività dei ballerini che comin-ciarono ad inserire figure sempre più fantasiose che spinsero i più virtuosi a riunirsi in circolo per eseguire la co-siddetta ”rueda de cha cha cha” dalla quale deriva quella che in futuro fu chiamata “rueda de casino”.Anche in Italia questo ritmo cubano seppe conquistare l’onore delle cro-nache e attorno ad esso si scatenò la stessa febbre che in passato aveva sa-puto suscitare il mambo. Brani come il “Cha Cha Cha della segretaria”, fa-vorirono anche il nascere di un Cha Cha Cha nostrano che ci regalò nu-merosi successi discografici durante i favolosi anni ’60.

Alberto Tridente

Il Fatto Danza.

giovedì 13 maggio 2010 25Sport

Motoclub: divertimento su due ruoteLa sede di Molfetta pronta ad accogliere nuovi soci.

1979Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

In sella alle due ruote verso una nuo-va e avvincente realtà da scoprire all’insegna dell’aria aperta, del di-vertimento e dell’avventura. È que-sto quello che propone il “Motoclub Molfetta” a quanti vorranno avvici-narsi al mondo adrenalinico e senza confini della moto. Un mondo che va ad abbracciare ogni angolo cono-sciuto toccando terra, mare e monti e che si pone come forma di evasio-ne dalla noiosa e sistematica routine quotidiana. La moto è un mezzo che permette di andare ovunque, di fon-dersi con la natura, di sentire la forza del vento sul proprio volto, di vola-re con la fantasia, di socializzare, di sognare, di sentirsi liberi. La meta non è fondamentale ma importante è andare e basta. Le prerogative del Motoclub Molfetta partono proprio da questi invidiabili presupposti. Il club si trova in via Palmiro Togliatti all’interno del “PalaPoli”. Per tutto il periodo estivo sono previste scampa-gnate in moto fuori porta e numerosi raduni a Molfetta come in altre città. Il tutto all’insegna del buon diverti-mento giornaliero e delle spensierate

serate che contraddistinguono la bella stagione. Uno di questi il “3° LA.S.E. Angels”, della durata di due giorni, si svolgerà fra il 26 e il 27 giugno pres-so le piscine dell’agriturismo Garde-nia a Molfetta. Le finalità di tutti gli eventi collegati al Motoclub Molfetta sono senz’altro quelle di approfondi-re l’amicizia e la solidarietà, princi-pi strettamente legati al mondo delle due ruote. L’associazione è inoltre af-filiata alla Federazione Motociclisti-ca Italiana e al C.O.N.I. Ai suoi soci il Motoclub è in grado di offrire un considerevole abbattimento dell’assi-curazione R.C. siglata per una moto o per uno scooter da persone che ab-biano compiuto almeno vent’anni, la riparazione e il traino del veicolo in viaggio verso moto raduni fede-rali, una rivista mensile dedicata, un portachiavi federale e la ricezione di SMS informativi circa gli imminenti raduni e le uscite. Le iscrizioni sono aperte a tutti senza limite di età e pos-sono essere effettuate presso la sede del Motoclub.

Francesco Tempesta

Page 26: Il Fatto n. 060

il Fatto Tour26 giovedì 13 maggio 2010

Con l’ottava tappa effettuata venerdì 7 maggio presso il Blues Cafè si conclu-de l’itinerario de Il Fatto Tour, versione invernale ideato e realizzato da Buena Vida Events che dal 4 dicembre 2009 è stato ospitato nei “melting pot” ovvero nei principali luoghi di incontro gio-vanile a Molfetta. Ogni serata è stata caratteristica per il clima che si è crea-to, per la suggestività del luogo, per le caratteristiche del locale, per l’ospita-lità di tutto lo staff che ha fatto gioco di squadra con risultati ben evidenti.

Parlare di numeri sarebbe riduttivo e significherebbe sminuire un “diario di bordo” intenso e il valore di chi ci ha creduto fino in fondo contro l’idea che nella nostra città non si può far mai nulla perché non ci sono strutture, le persone vanno nei paesi limitrofi, qui ci si annoia; possiamo quindi confermare l’esistenza di giovani schegge intelli-genti che fanno della loro passione una community reale e non virtuale che sia da propulsore per altre iniziative. Non pochi sono i ringraziamenti che vanno

in primis a tutti coloro che non ci han-no creduto perché hanno dato la forza di fare sempre meglio, a tutti coloro che hanno presenziato anche ad una sola tappa e quelli che le hanno presen-ziate tutte anche dai paesi limitrofi, gli intervistati, i partecipanti al concorso fotografico “Mi piace”, gli ideatori del tour, tutto il collettivo Buena Vida, la redazione del giornale con presentatori e presentatrici, il d.j., le animatrici, i ti-tolari dei locali con i loro staff, gli abi-tanti di Molfetta. Fatto il bilancio, ci

sono tutti gli ingredienti e i presupposti per nuovi progetti che sono in cantiere e allora: Buena Vida, Buena Vida a tut-ti, Buena Vida! A tra poco…Hanno collaborato attivamente nel tour anche: Luigi “Spenk” De Gennaro, Claudio Nappi, Francesco Racanati, Gianni Gadaleta, Donato Colasante, Marcello Brattoli, Pasquale Sasanelli, Marilena & Mariagrazia, Marilena Fa-rinola, Danilo Sancilio, Giulio Cosen-tino, Davide Mezzina, Enrico Giovine, Antonio Mastromauro.

1980Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Buena Vida con Il Fatto Tour, 8 +!

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La vita ha mai popolato Marte? E se mai lo avesse fatto potrebbe esserci ancora? Sono quesiti a cui ancora nessuno, no-nostante le numerose e costosissime ri-cerche, riesce a dare o non vuole dare una concreta risposta. Da quando il Pia-neta Rosso è diventato oggetto di studio di noi terrestri, sono state tante le prove catalogate, tangibili e non, della reale presenza sulla sua superficie di una sor-ta di forma di vita. Fra gli scienziati sol-tanto in pochi si sono esposti sostenendo la tesi della vita su Marte e per una serie di coincidenze tutti sono stati destituiti dal proprio incarico. Al giorno d’oggi annunciare al mondo che non siamo gli unici abitanti dell’Universo, come molti egocentricamente pensano, sarebbe un duro colpo per tutti i falsi miti racconta-ti dai libri di scuola e da quelli univer-sitari ma sarebbe soprattutto una botta tremenda per tutte le religioni del Pia-neta che ne vedrebbero minate la basi delle proprie origini. Ma ci sono mol-tissime altre motivazioni per cui non verrà mai ammessa la presenza di razze diverse da quella nostra nell’immenso Universo, ragioni complesse che vanno al di là di ogni immaginazione. La cosa certa sta nel fatto che è molto ma mol-to più probabile avere dei fratelli alieni che vivono su qualche altro pianeta a centinaia di migliaia di anni luce dalla Terra che non averne affatto. Veniamo a Marte. Il 25 luglio 1976 veniva foto-grafato per la prima volta dalla sonda spaziale Viking 1 uno strano rilievo sul

Pianeta Rosso. Si trattava del celeberri-mo “Volto su Marte” detto anche “Volto di Cydonia” (Foto 1). La particolarità di questo altopiano sta nel fatto che raf-figura un volto umano. Naturalmente i pareri degli scienziati sono discordi nel giudicare quest’anomala formazione che a prima vista non avrebbe nulla di naturale in quanto sembrerebbe essere stata manipolata artificialmente. Uno dei tanti esperti di Marte Ennio Picca-lunga, nel suo libro “Ossimoro Marte”, pone in stretto collegamento il Volto di Cydonia con alcune tavolette su-mere tradotte dall’assirologo Zecharia Sitchin. Secondo i Sumeri il popolo ter-restre discenderebbe direttamente dagli Annunaki, una civiltà proveniente dal pianeta Nibiru che decine di migliaia di anni fa sarebbe transitato molto vicino alla Terra. Sulle tavolette sumere in que-stione è narrato il processo al deposto Re di Nibiru Alalu, condannato all’esi-lio su Lamhu, altro nome con cui veniva definito Marte. Sul Pianeta Rosso Alalu trovò la morte nonostante l’assistenza del suo fedele servo Anzu. Il corpo de Re venne tumulato in una grotta all’in-terno di una collina. Quando dopo mol-tissimi anni gli Annunaki tornarono su Marte trovarono il servo Anzu moribon-do e lo rianimarono. Successivamente in onore del Re Alalu, sepolto sotto la collina, gli Annunaki scolpirono il suo volto sull’altura stessa. Il servo Anzu fu proclamato Re di Lamhu (Marte) e suc-cessivamente fu creata una stazione di

passaggio sul Pianeta Rosso. Che sia di Alalu il volto su Marte? Nel 2002 è sta-to reso pubblico che su Marte sono stati rilevati tramite lo spettrometro grandi quantitativi di idrogeno, segno inequi-vocabile della presenza di ghiaccio sot-to il terreno. Nel 2004, invece, durante l’esplorazione dei due rover Opportu-nity e Spirit la Nasa ha annunciato che sono state fotografate alcune rocce che sicuramente in passato erano immerse in un bacino d’acqua salata, probabil-mente un mare. La presenza di acqua è inequivocabilmente un importante sin-tomo della presenza di vita sul Pianeta. Gli stessi rover nel 2007 hanno immor-talato un’immagine, diffusa nel gennaio del 2008, abbastanza inquietante (Foto 2). Si tratta di una formazione rocciosa molto simile ad una statua dalle sem-bianze umane. La figura in oggetto ha naturalmente suscitato reazioni più o meno discutibili nel mondo della scien-za ma finora nessuno ha mai fatto chia-rezza sulla sua reale origine. Si tratta comunque di un’anomalia della roccia che continuerà a far discutere sino a che non si sbarcherà materialmente su Mar-te. Continueranno a far discutere anche le immagini del presunto teschio alieno presente sul terreno (Foto 3). A prima vista sembrava una normale roccia ma con i dovuti ingrandimenti le cose sono cambiate. Di cosa si tratterà real-mente? Negli ultimi mesi invece sono state diffuse le incredibili immagini in cui compaiono sulla superficie di Marte

quelli che dovrebbero essere i resti di antiche Ziggurat (Foto 4) molto simili a quelle Sumere. Secondo un normale calcolo delle probabilità è impossibile una simile conformazione naturale e spontanea senza un evidente intervento artificiale. Ancora un collegamento con i Sumeri, un popolo che nonostante la distanza temporale dalla nostra epoca ne sapeva quanto noi se non più di noi dell’ignoto e immenso mondo al di so-pra delle nostre teste: lo spazio. Alcuni giorni fa è arrivata l’alquanto shoccante notizia che la sonda spaziale europea ha fotografato su Marte un’enorme minie-ra a cielo aperto (Foto 5). L’immagine mostra chiaramente una zona rocciosa le cui pareti sono lavorate in maniera simmetrica e diversi terrazzamenti che non hanno nulla di naturale. Ma la cosa che ha lasciato sbalorditi gli studiosi è stata la scritta visibili nella stessa imma-gine composta da caratteri simili a quel-li di una scrittura utilizzata sulla Terra nell’antichità (Foto 6). Dopo le analisi di alcuni semiologi il risultato emerso è stato quello che i caratteri si avvici-nano molto a quelli tipici della scrittura sumera. Molti particolari confermano come le storie incise sulle tavolette mi-gliaia di anni fa dai Sumeri non sono affatto infondate. Si tratta di scoperte che se confermate potrebbero riscrivere la storia ma gli uomini propensi a farlo sono troppo pochi.

Francesco Tempesta

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I segreti di Marte

giovedì 13 maggio 2010 27Oltre la Realtà

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Il fatto.net ha selezionato per voi dai motori di ricerca alcuni annunci di lavoro. Alcuni annunci saranno ripetuti ma vale sempre la pena consultarli tutti. Negli annunci diretti troverete gli annunci fatti direttamente alla nostra redazione. Il servizio di annunci è totalmente gratuito e la radazio-

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L’Arma dei Carabinieri recluta 1552 allievi

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cerca operai specializzati e/o da formare previo regolare periodo di apprendistato. Per info inviare CV all’indirizzo S.P. Terlizzi/Mariotto 7, 70038 Terlizzi, o a mezzo fax al numero 080-351229. Per info chiamare lo 080-3542837 o recarsi presso la sede all’in-dirizzo sopra indicato.

PLAYA DEL SOLRicerca personale qualificato con esperienza per la nuoca stagio-ne: pizzaiolo, cuoco, aiuto cuoco, cameriere e factotum.Per info: telefonare al 348/9354757

IL CIBO DEGLI DEIIl ristorante “Il Cibo degli Dei” - Molfetta seleziona personale di cucina e sala per la stagione estiva.Per info contattare al numero 392 99 68 233 o inviare il curricu-lum vitae all’indirizzo: [email protected]

Lavoro in chiaro28 giovedì 13 maggio 2010

In questo periodo tanti grandi aziende del calibro di Chiesi, Auchan, Coop, Il Gigante, Dompè, J&J, e Medtronic sono in fase di selezioni di personale ricercando ben 1500 laureati in far-macia, Ctf, ingegneria ed economia. Grazie alla liberalizzazione della ven-dita dei farmaci da banco all’interno di supermercati e nei grandi centri di distribuzione oggi i laureati in farma-cia e discipline simili possono con-tare su un certo aumento di offerta lavorativa in questo settore. Anche grazie alle nuove formule universi-tarie, i neolaureati hanno la possi-bilità di inserirsi in altri ambiti come quelli del marketing e delle vendite in alternativa alla tipica professione del farmacista. La Coop ne inserirà 10 per organizzare nuovi punti della sa-lute. Anche aziende come Auchan e il Gigante si apprestano, dopo aver ef-fettuato una prima inclusione di 120

nuove unità lavorative, ad effettuare altre 20 nuovi ingressi. Di grande rilievo le assunzioni per la Dompè, inerenti i settori di direzione medica, marketing e manageriale. Altre im-portanti aziende sono Medtronic che procederà all’inserimento di 20 unità tra laureati in farmacia, economia e ingegneria. Queste figure collabore-ranno con il personale medico. Anche il colosso Johnson&Johnson Medi-cal ricerca nuovo personale, creando numerose opportunità di stage e as-sunzioni nell’ambito delle vendite. Un altro colosso farmaceutico come Chiesi Farmaceutici, invece, è alla ricerca di 13 laureati in farmacia, ctf, per inserirli nella ricerca e sviluppo. Nei prossimi numeri de “il Fatto” vi forniremo ulteriori dettagli sulle mo-dalità di candidatura per tutte le po-sizioni di lavoro ricercate da queste singole aziende.

Tante nuove assunzioni per laureatiin farmacia, Ctf e ingegneria economica.

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Nuova possibilità di lavoro nell’Ar-ma dei Carabinieri. Pubblicato, infat-ti, sulla Gazzetta Ufficiale - 4^ Serie Speciale, n. 34, del 30 aprile 2010 il Bando di Concorso per il reclutamen-to di 1552 Allievi Carabinieri Effetti-vi in ferma quadriennale riservato ai volontari delle Forze Armate in ferma prefissata di un anno. Questo concor-so pubblico, che si svolgerà per esami e titoli, vedrà il reclutamento di 1552 allievi carabinieri effettivi in ferma quadriennale è sarà rivolto ai volon-tari in ferma prefissata di un anno (VFP1) ossia in rafferma annuale, in servizio o in congedo, con le seguen-ti modalità: n. 1232 sono le unità da inserire direttamente nell’Arma dei Carabinieri dopo aver concluso la fer-ma di un anno in qualità di volontario nelle Forze Armate (VFP1); n. 320 sono le unità da inserire nell’Arma dei Carabinieri dopo aver terminato la ferma di quattro anni in qualità di vo-lontario nelle Forze Armate (VFP4). Uno dei requisiti principali, indicati nel bando di concorso, è il seguente: essere volontari in ferma prefissata di un anno delle Forze armate (VFP1) in servizio da almeno 6 mesi, ovvero in rafferma annuale ovvero collocati in congedo a conclusione della prescrit-ta ferma. Attenzione: le domande di partecipazione al concorso dovranno essere presentate on-line andando sul

sito www.carabinieri.it, area concorsi. La possibilità di procedere con la mo-dalità di partecipazione on line è atti-vata dal 1 maggio 2010 al 31 maggio 2010, bisogna seguire attentamente le istruzioni fornite dal sistema informa-tizzato (questo metodo di presentazio-ne delle domande non comporta più, quindi esclude, la spedizione delle medesime tramite lettera raccoman-data con ricevuta di ritorno). Atten-zione: solo nell’eventualità di un’ava-ria del sistema informatizzato e/o per indisponibilità di una connessione ad internet, si avrà la possibilità di in-viare la domanda di partecipazione al concorso anche in forma cartacea compilando il modulo allegato al ban-do e spedita, con raccomandata A/R, al “Comando Generale dell`Arma dei Carabinieri - Centro Nazionale di Se-lezione e Reclutamento - Ufficio Re-clutamento e Concorsi - viale Tor di Quinto n.119, 00191 Roma”. Si rac-comanda la consultazione del bando di concorso sul sito ufficiale www.carabinieri.it al fine di realizzare una corretta formulazione della domanda di partecipazione.

“Quel che rende l’uguaglianza una questione così difficile è che la vogliamo solo con chi realmente ci è superiore.”

Henry Becque

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IL FATTO è disponibile in questi esercizi ogni 15 giorni, puntuale come sempre il giovedì.

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Antica Salumeria del Centro - Via De Luca, 7Bar Arcobaleno - Banchina San DomenicoBar Astoria - Corso Umberto I, 16Bar Belvedere - lungomare Marcantonio ColonnaBar Caffetteria Paninoteca Grease - Via Molfettesi d’Argentina, 75Bar Camera Cafè - Via XX Settembre, 43Bar Cavour - Corso Fornari, 47Bar Cin Cin - Corso Dante Alighieri, 30Bar Degli Artisti - Via Gesmundo, 4Bar Del Ponte - Via Ruvo, 18Bar Europa - Via F. Cavallotti, 33/35Bar Fantasy - Via Pio La Torre, 33Bar Fausta - Corso Umberto I, 150Bar Football - Via Ugo La Malfa, 11Bar Giotto - Corso Margherita di Savoia, 91Bar Haiti - Via San Domenico, 42Bar Ideal - Via TerlizziBar Kennedy - Via Edoardo Germano, 49Bar La Caffetteria - Via A. Salvucci, 46Bar La Favola Mia - Via Baccarini, 35Bar La Fenice - Corso Umberto IBar London - Via Terlizzi, 6Bar Mary - Corso Umberto I, 122Bar Mezzina - Via Luigi Einaudi, 6Bar Miramare - Via San Domenico, 9Bar Mirror - Via Capitano Manfredi Azzarita, 124Bar Mixer Cafè - 6^ strada ovest Lama MartinaBar Mongelli - Via Baccarini, 35Bar Peter Pan - Via Vincenza Alma Monda, 48Bar Rio - Via Bari, 92Bar S. Marco - Corso Umberto IBar Settebello - Via A. Salvucci, 28Bar Seven - Via Edoardo Germano, 33Bar Seventy - Via Tenente Michele SilvestriBar Sottocoperta - Piazza Giuseppe GaribaldiBar Stazione - Piazza Aldo MoroBar Sweet - Piazza Giuseppe Garibaldi, 32Bar Toto - Corso Fornari, 73Bar Universo - Corso Umberto IBetty Paige - Largo Municipio, 6

Biglietteria regionale FS - Piazza Aldo MoroBlues Cafè - Corso Dante Alighieri, 49Buffetti - Piazza G. Garibaldi, 60Caffe Al Duomo - Banchina Seminario, 10/12Caffè Colorado - Via Guglielmo MarconiCaffè Metropolis - Via Cap. G. De Gennaro, 16Caffè Silver - Via Framantle 19/iCaffetteria Gonzaga - Via Piazza, 23/25/30Caffetteria Manhattan - Viale dei CrociatiCaffetteria Roma 2 - Banchina San DomenicoCaffetteria Venere - Via Martiri di Via Fani, 6Calì Caffè - Via Giacomo Puccini, 7Casa di riposo “Don Grittani” - Via Don MinzoniCoffee Room - Viale Pio XI, 9Comune Di Molfetta - Piazza Vittorio Emanuele, 9De Pinto - Via Edoardo Germano, 39Edicola - Viale Pio XIEdicola - Via Tenente Michele SilvestriEdicola - Via Palmiro TogliattiEdicola - Piazza Giuseppe GaribaldiEdicola - Corso Dante AlighieriEdicolandia - Via Principe Amedeo, 45Edicola delle Rose - Via Gen. C. A. Dalla ChiesaEdicola Gigotti - Via Bari, 74Edicola Grosso - Via Don Pietro PappagalloEdicola L’Altra Edicola - Via TerlizziEdicola Sciancalepore - Via Madonna dei MartiriEdicola Sciancalepore - Piazza CappucciniEuro Caffè - Via San Francesco d’AssisiFarmacia Grillo - Via S. Angelo, 37Flory’s Caffè - Via Poli Generale Eugenio, 3Giotto Cafè - Corso Margherita di Savoia, 91Green Bar - Via Baccarini, 111Gruppo FAMM Immobiliare - Via De Luca, 15Guardia di Finanza - Madonna dei MartiriIstituto Professionale Alberghiero Di Stato - Corso FornariIstituto Professionale Di Stato Per Le Attivita Marinare - Via GiovinazzoIstituto Professionale per i Servizi Turistici “A. Bello” - Viale XXV Aprile

Istituto Tecnico Industriale Di Stato “G. Ferraris” - Via Palmiro TogliattiLe Chic J’Adore - Via Tenente Michele Silvestri, 69Le Mimose - Viale Pio XILiceo Ginnasio Di Stato “L. Da Vinci” - Corso Umberto ILiceo Scientifico Di Stato - Via Palmiro TogliattiLiceo Sociopsicopedagogico “V. Fornari” - Via Generale Luigi AmatoMarilù Cafè - Via Tommaso Fiore, 38/40Mattia’s Cafè - Corso Dante AlighieriMondocasa - Piazza Effrem, 12Music Cafè - Via Ten. Silvestri, 11Note & Book - Via Tommaso Fiore, 24Off Street - Piazza Giuseppe Garibaldi, 15Panificio Annese - Via Cappellini, 28Panificio Biancaneve - Via Molfettesidel Venezuela, 41Panificio Biancaneve - Via De Luca, 59Panificio Cangelli - Via Cap. T. De Candia, 49Panificio Centrale - Via Respa, 40Panificio D’Oro - Via Madonna dei Martiri, 51Panificio de Gennaro - Via Cap. T. De Candia, 155Panificio Don Bosco - Corso Fornari, 67Panificio Don Bosco - Via Raffaele Cormio, 36Panificio Europa - Via Rattazzi, 41Panificio Il Cugino - Via Massimo D’Azeglio, 91Panificio Il Cugino - Via Alessandro Manzoni, 91Panificio Il Forno - Via Fremantle, 42Panificio Immacolata - Via Cappellini, 28Panificio Jolly - Viale Pio XI, 9Panificio La Sfornata - Via Enrico Fermi, 19Panificio Mulino Bianco - Via C. Giaquinto, 46Panificio Non Solo Pane - Via Paniscotti, 44Panificio Non Solo Pane - Via Gen. Poli, 13Panificio Petruzzella - Via Bovio, 18Panificio Posta - Via Ricasoli, 29Panificio Rinascente - Via Nino Bixo, 25Panificio Sant’Achille - Via Martiri di Via Fani, 15Panificio Trionfo - Via Ten. Fiorino, 71Parrocchia Della Cattedrale - Corso Dante Alighieri

Parrocchia Di San Corrado - Largo Chiesa VecchiaParrocchia Immacolata - Piazza Immacolata, 62Parrocchia Madonna Della Pace - Viale Xxv AprileParrocchia Madonna della Rosa - Via Gen. C. A. Dalla ChiesaParrocchia S. Achille - Via A. SalvucciParrocchia S. Bernardino - Via TattoliParrocchia S. Gennaro - Via Sergio PansiniParrocchia S. Giuseppe - Via Aurelio Saffi, 1/dParrocchia Sacro Cuore Di Gesù - Via Sella QuintinoParrocchia San Domenico - Via San Domenico, 1Parrocchia San Pio X - Viale Antonio Gramsci, 1Parrocchia Santa Famiglia - Via Papa Innocenzo VIIIParrocchia Santa Teresa - Piazza V. Emanuele, 3Petito Cafe - S.S. 16 Molfetta-GiovinazzoPlace Blanc Cafè - Piazza Margherita di Savoia, 4Qbo Interior Design - Via Federico Campanella, 24Stazione di rifornimento AGIP - Via TerlizziStazione di rifornimento AGIP - Via GiovinazzoStazione di rifornimento API - Zona IndustrialeStazione di rifornimento Madogas - Strada Provinciale Molfetta-Terlizzi, Km. 2.050Stazione di rifornimento Q8 - Via dei Lavoratori – Zona ASISwing Pub - Viale Pio XI, 21Tabaccheria - Viale Pio XI, 55Tabaccheria - Corso Dante AlighieriTabaccheria - Via Madonna dei Martiri, 2Tabaccheria - Via Baccarini, 67Tabaccheria - Via Rossini, 12Tabaccheria - Piazza G. GaribaldiTabaccheria Edicola - Via Raffaele CormioTabaccheria Pansini - Via Roma 32Tabaccheria Spaccavento - Via Bari, 68Tabaccheria Veneziano - Via L. Azzarita, 65Tabaccheria Veneziano - Via Madonnadei Martiri, 67Totoricevitoria “Del Cuore” - Via Baccarini, 77

giovedì 13 maggio 2010 29Rubriche

Page 30: Il Fatto n. 060

Sudoku (giapponese: su-doku, nome completo: Su-ji wa dokushin ni kagiru) è un gioco di logica nel quale al giocatore o solutore viene proposta una griglia di 9×9 celle, ciascuna delle quali può contenere un numero da 1 a 9, oppure essere vuota; la griglia è suddivisa in 9 righe orizzontali, nove colonne verticali e, da bordi in neretto, in 9 “sottogriglie”, chiamate regioni, di 3×3 celle contigue. Le griglie proposte al giocatore hanno da 20 a 35 celle contenenti un numero. Scopo

del gioco è quello di riempire le caselle bianche con numeri da 1 a 9, in modo tale che in ogni riga, co-lonna e regione siano presenti tutte le cifre da 1 a 9 e, pertanto, senza ripetizioni.Fonte:(it.wikipedia.org)

SOLUZIONI

FACILE DIFFICILE

Consigli per una sana alimentazione A tavola in età avanzata

1984Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Giuste scelte a tavola hanno un effetto benefico sull’organismo e possono migliora-re la qualità della vita per chi non è più giovane. Con

il passare dell’età, a causa dell’invecchia-mento e delle modificazioni dello stile di vita, il nostro stato nutrizionale può cam-biare: diventando anziani la massa magra si riduce, il metabolismo basale rallenta, il gusto si affievolisce così come la per-cezione degli odori e il senso della sete. Tutto questo può determinare uno stato di malnutrizione in un momento della vita in cui è particolarmente importante l’azione di tutti i nutrienti per ridurre il rischio di infarti, ictus, arterosclerosi, osteoporosi, ecc. A tutte le età è necessario prendersi cura del proprio corpo e in particolare nel momento in cui le sue difese naturali pian piano si riducono. E allora: anche a 70 anni è importante controllare il pro-prio peso regolarmente per non affaticare apparato respiratorio, cuore e ossa non più giovani; un’attività fisica moderata

come camminare, andare in bicicletta, fare giardinaggio o ballare porta ulteriore beneficio per il corpo e per la psiche; l’in-troito calorico rispetto a quello degli anni precedenti deve essere ridotto perché ci si muove di meno e si accumula più gras-so; le 2 porzioni di verdura e 3 di frutta al giorno consigliate a tutti diventano ancora più importanti per controllare la glice-mia e i livelli di colesterolo nel sangue in un’età in cui spesso risultano alterati; latte e derivati 1-2 volte al giorno perché l’as-sorbimento di calcio è ridotto; non più di un cucchiaino di sale da cucina al giorno per contrastare l’ipertensione; non sotto-valutate l’importanza di almeno 1,5 litri di acqua al giorno, soprattutto ora che fi-siologicamente avvertite meno lo stimolo della sete. Infine non dimenticate che se doveste avere problemi di masticazione basterà cambiare un po’ le ricette e prepa-rare gli alimenti in modo adeguato: tritati, frullati, minestre e purea sono d’aiuto, nu-trono lo stesso e facilitano la digestione.dott.ssa Annalisa Mira Biologa Nutri-zionistaStudio di Nutrizione e AlimentazioneTel. 080.335.45.29- 338.27.87.929

Rubriche30 giovedì 13 maggio 2010

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Ingredienti

Procedimento

4 filetti di rombo4 fettine di salmone fumè 600 gr di pomodori ramati200 gr di spinaci

••••

ARIETE LEONE SAGITTARIO

In queste giornate siete stati molto im-pegnati e ciò non vi è affatto dispiaciuto, in quanto lo avete trovato molto interes-sante. Avere una vita frenetica non vi dispiace insomma, l’importante è che troviate anche il modo per coltivare i vo-stri hobby.

Non dovrete colpevolizzarvi eccessiva-mente se nei giorni scorsi non siete riu-sciti a mantenere fede ad un progetto o ad un piano da voi stessi messo in piedi, poiché non sempre siete voi gli artefici di un insuccesso.

Potreste incontrare un vostro amico che avrà delle novità per voi che vi faranno piacere an-che se non riguarderanno direttamente la vo-stra persona. Gioire per gli altri è un qualcosa che vi riesce e che fate con sincerità, per que-sto le persone che vi circondano, se hanno una buona notizia, corrono da voi per primi.

TORO VERGINE CAPRICORNO

In questi giorni vi sentirete particolar-mente riflessivi e tutto ciò andrà a disca-pito di coloro che vorranno da voi delle risposte celeri, ma che non potranno quindi ottenere. Rallenterete il vostro lavoro. Non abbiate paura di seguire il vostro istinto.

Sarà importante dare spazio anche ai dettagli e cercare di capire per quale motivo essi siano necessari al fine della riuscita dei vostri progetti. In questo pe-riodo tutto vi riesce più semplice, quindi sforzarsi per rendere tutto perfetto non sarà troppo complicato.

Dovrete essere molto propositivi in quan-to potreste riuscire a portare a termine un progetto con successo e questo soltanto per merito del vostro impegno e la vostra tenacia. Un atteggiamento favorevole, però, darà ancora più risalto al’accaduto.

GEMELLI BILANCIA ACQUARIO

Dovrete essere molto abili sul lavoro, soprattutto nei rapporti con i clienti, poi-ché sono questi che devono essere al centro della vostra attenzione. Se siete dei commercianti non potete non anda-re a loro favore, quindi cercate di essere gentili.

Dovrete cercare di essere molto più ra-gionevoli del solito. Anche se ritenete che qualcuno intorno a voi abbia com-messo un errore, probabilmente non c’è necessità di evidenziarlo, non tanto perché non sia vero, quanto piuttosto perché non ce n’è motivo.

Sarete molto propositivi e questo farà in modo che le persone che vi sono intor-no si sentano anche loro più portate a dare il cento per cento, sia per ingraziar-si i vostri favori e la vostra complicità, sia perché la vostra vicinanza è come una cura.

CANCRO SCORPIONE PESCI

Dovrete essere più concentrati del so-lito, in quanto nel vostro lavoro preten-derà maggiore lucidità e più prontezza di riflessi. Se volete ottenere dei buoni risultati, quindi, non dovete permettere a nessuno di intralciare i vostri piani.

È possibile che qualcuno non si com-porti nel modo giusto con voi e che vi deluda. Tuttavia, non dovete dispera-re, in quanto dovete dare la possibilità a questa persona di rendersi conto del proprio errore e di tornare sui propri passi, chiedendovi anche scusa.

Non tutti vi sentirete allo stesso modo, in quanto alcuni saranno estremamen-te confusi, altri invece, estremamente positivi, anche non avendo chiaro quale sia il proprio futuro. Ovviamente è sem-pre meglio il secondo atteggiamento.

I CONSIGLI DELLO ZODIACO

Rubrichegiovedì 13 maggio 2010 31

IL FATTOQuindicinale gratuito di informazione

EDITOREActiva S.r.l. con unico socio

PRESIDENTEGiulio Cosentinoe-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILECorrado Germinario

COLLABORATORIAngela Teatino, Pantaleo de Trizio,Isabel Romano, Lella Salvemini,Marilena Farinola, Francesco Tempesta, Annalisa Mira, Giordano Germinario, Beatrice De Gennaro, Gianfranco Inglese.

Registrato presso il Tribunale di Trani · aut. del 19 ottobre 2007 n. 17/07

REDAZIONEVia degli Antichi Pastifici,Zona Artigianale A/8 · [email protected]

PROGETTO GRAFICO Vincenzo de Pinto

IMPAGINAZIONEMarcello Brattoli

STAMPAMASTER PRINTING S.R.L.VIA DELLE MARGHERITE 20/22 MODUGNO BA

CONCES. DELLA PUBBLICITA’Ufficio Commerciale · tel. 080.3382096

200 gr di finocchio50 gr di patata1 gamberonePepe e sale q.b.

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Per il rollè: sfilettare, lavare e asciugare il rombo. A parte, stendere le fettine di salmone fumè e sovrapporre il filetto di rombo, gli spinaci e il gamberone prece-dentemente sgusciato. Formare un rollè. Avvolgere il tutto prima in pellicola e poi in carta stagnola e bollire per 15 minuti circa.Per la crema: bollire finocchi e patate in mezzo litro di acqua e a termine cottura frullare il tutto.Per i pomodori canditi: bollire i pomodori per due minuti circa e raffreddarli in acqua e ghiaccio, successivamente spellarli e tagliarli in quattro parti.Adagiare su una teglia da forno e cucinarli a 60° per un’ora circa.

Chef: Raffaele de Pinto

Rollè di rombo e salmone fumè su crema di finocchi e pomodori canditi guarnito con vegetali croccanti

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