Il Fatto n. 052

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pagina 6 Approfondimento Da Molfetta ben 22 progetti presentati per il bando Principi Attivi. pagina 9 Attualità Sono già 800 e vogliono salvare… il loro volo! pagina 20 Recensioni Torna l’appuntamento con i consigli per la lettura. pagina 21 Sport Tutte le news dai campi sportivi molfettesi. Pericolo lame, ordini del giorno presentati dalle opposizioni, Autorità di Ba- cino e nuova Zona Artigianale. E per completare il tutto una indagine della magistratura ed oltre 20 indagati. Cosa accade nell’Ufficio Tecnico. Ne parla il responsabile Rocco Altomare. pag. 3 La storia di Rosa e di sua figlia Melania. Tra disagio sociale, malattia e soli- tudine. Una vita in quotidiana emergenza tra privazioni e voglia di ricomin- ciare. Ma, soprattutto, con il desiderio di essere aiutati a costruire una vita migliore. pag. 10 Parla l’ingegnere Altomare Disperazione e povertà. Nel 2010. n° 52 giovedì 21 gennaio 2010 Molfetta Quindicinale gratuito di informazione. www.ilfatto.net Tra storia e mare

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ApprofondimentoDa Molfetta ben 22 progetti presentati per il bando Principi Attivi.

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AttualitàSono già 800 e vogliono salvare… il loro volo!

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RecensioniTorna l’appuntamento con i consigli per la lettura.

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Sport Tutte le news dai campi sportivi molfettesi.

Pericolo lame, ordini del giorno presentati dalle opposizioni, Autorità di Ba-cino e nuova Zona Artigianale. E per completare il tutto una indagine della magistratura ed oltre 20 indagati. Cosa accade nell’Ufficio Tecnico. Ne parla il responsabile Rocco Altomare.

pag. 3

La storia di Rosa e di sua figlia Melania. Tra disagio sociale, malattia e soli-tudine. Una vita in quotidiana emergenza tra privazioni e voglia di ricomin-ciare. Ma, soprattutto, con il desiderio di essere aiutati a costruire una vita migliore.

pag. 10

Parla l’ingegnere Altomare Disperazione e povertà. Nel 2010.

n° 52giovedì 21 gennaio 2010Molfetta Quindicinale gratuito di informazione.

w w w . i l f a t t o . n e t

Tra storia e mare

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Le vicende legate alle lame, vere o pre-sunte, con il sequestro cautelativo da parte della magistratura di diversi fascicoli del Comune, le indagini su oltre 20 tra tec-nici, funzionari e dirigenti e l’Ordine del Giorno dell’ultimo Consiglio Comunale ci spingono a tentare di fare chiarezza su tutta la questione. Per far ciò abbiamo ri-volto alcune domande all’ingegner Rocco Altomare, Dirigente del Settore Territorio del Comune di Molfetta.Ingegner Altomare, la questione am-bientale sta interessando Molfetta da diversi mesi: tra lame, il PIP, il PAI, l’autorità di Bacino, il PUTT/P , i ri-corsi e tanto altro è difficile districarsi e venire a capo di una matassa sempre più ingarbugliata.Il problema ambientale in generale e quel-lo delle acque in particolare, non è mate-ria di facile comprensione e assimilazione atteso che le leggi che nel tempo si sono succedute, a partire dal lontano 1865 con la legge n. 2248, sono state quasi tutte di emergenza e mai organiche. Il primo vero anello di congiunzione tra cultura urbani-stica e cultura di tutela ambientale è stata la cosiddetta legge Galasso (n.431 del 1985). Solo l’ultimo Decreto Legislativo n. 152 del 2006 – chiamato anche Testo Unico Ambientale – ha tentato di fornire una lettura organica e di indicare regole e norme per il “governo delle risorse”. A questo D.Lgs si deve la prima definizione del Piano di Bacino come “lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-opera-tivo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo e alla cor-retta utilizzazione delle acque”. Lo stes-so D.Lgs prima e la L.R. n. 19 del 2002 poi istituiscono l’Autorità di Bacino che dovrebbe ispirare “la propria azione ai principi della leale cooperazione… con gli enti locali operanti sul territorio,… e in particolare… indirizza, coordina e con-trolla le attività conoscitive di pianifica-zione…”. Finora la cooperazione è stata difficile e a intermittenza, ma confido che nel futuro possa esserci maggior collabo-razione tra gli enti. Le autorità di Bacino

redigono e approvano il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) per l’intero bacino (Puglia, parte delle Campania e parte del-le Basilicata) o per stralci funzionali per territori più limitati come Molfetta. Il Pia-no Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio (PUTT/P) è invece il piano che disciplina gli ambiti che hanno va-lenza paesaggistica. Tutto il sistema do-vrebbe essere interconnesso ma la distinta competenza a legiferare tra lo Stato e la Regione porta spesso – come nel nostro caso – a sovrapposizioni e incongruen-ze difficili da comprendere. Dover poi applicare le norme diventa un’impresa ardua. Le lame, argomento principale, si presentano come linee di scorrimento preferenziale superficiale dell’acqua per eventi meteorici statisticamente poco fre-quenti ma molto intensi; generalmente esse risultano idraulicamente “inattive”. Le lame solitamente presentano un pro-filo a “U” definito da fondo piatto e pa-reti sub-verticali. I fianchi possono essere articolati su ampi terrazzamenti, porzioni di antichi fondi valle e testimonianza di una fase di scarsa erosione. Nel territorio di Molfetta secondo lo studio commis-sionato al Dipartimento di Architettura e Urbanistica di Bari (DAU) nel 2000 erano presenti tre lame importanti: Lama Martina, Lama Marcinase, Lama Pulo. Con i nostri studi abbiamo completato la mappa delle lame e ne abbiamo studiato le possibili opere di mitigazione ben un anno prima della perimetrazione AdB dell’aprile 2009. Per la zona artigianale abbiamo individuato e cartografato come elemento idraulico non significativo la co-siddetta Lama Scorbeto che nasce come ramo secondario delle Lama Pulo. Questa lama è riportata solo nel PUTT/P secondo il quale non ha rilevanza morfologica né consistenza orografica e non è sottoposta ad alcune prescrizioni ambientali. Fino al 2009 per l’AdB questa lama non esiste-va. Solo il nostro studio idraulico allegato al progetto PIP si era occupato di questa lama e ne aveva previsto un’opera di miti-gazione alla quale abbiamo recentemente aggiunto l’opera per mitigare i fenomeni della lama principale (Pulo) che interessa

anche gli altri comparti produttivi, la zona portuale e la Madonna dei Martiri.In questo caos legislativo e normativo è possibile commettere errori di valu-tazione?Chi è incaricato dell’applicazione del-le leggi e delle normative, sia esso diri-gente comunale o funzionario regionale, potrebbe essere indotto in errore. È stato sufficiente, ad esempio, non riuscire a comprendere che le lame non sono “corsi d’acqua” secondo la definizione che i te-sti scientifici danno di questa emergenza, per far nascere sospetti, indagini, seque-stri cautelativi di documenti su presunte opere prive di autorizzazione ambienta-le, ecc. Nessuno si è preoccupato di far notare che il Comune sta semplicemente eseguendo un Piano regolatore approvato dalla Regione con tutte le sue componenti comprese quelle paesaggistica e idrogeo-logica. Il Comune non ha, e non avrebbe mai potuto farlo, modificato alcuna dispo-sizione o norma regionale essendosi limi-tato semplicemente a rilasciare atti dovuti. Basterà annotare che persino la Regione, che è ente sovraordinato al Comune e che esprime parere paesaggistico sui piani, ha regolarmente rilasciato pareri favore-voli per quasi tutti i comparti della nuova zona di espansione e si è inspiegabilmen-te fermata non rilasciando alcun parere, dal lontano giugno 2006, (comparti 3, 5, 10, 11 e 13) senza alcuna comunicazione o motivazione. La polemica sulle lame che interesserebbero la zona artigiana-le è infatti figlia di queste incongruenze tutte interne alla Regione e alla Autorità di Bacino. Per l’approvazione del PRG il Dipartimento di Architettura e Urbanisti-ca di Bari, alcuni professori universitari nel 2000 – su incarico retribuito da parte del Comune – fornirono uno studio sulle lame che diventò parte integrante e so-stanziale del PRG approvato dalla Regio-ne; gli stessi professori entrati nell’AdB, nel 2006, hanno dimenticato il lavoro fat-to e hanno approvato una perimetrazione nella quale alcune lame – esistenti secon-do loro nel 2000 – non esistevano più. Poi, sempre gli stessi professori, nel 2009 fanno riapparire le lame scomparse e ne

“scoprono” altre. Per l’ente locale è dif-ficile emanare provvedimenti validi con questi continui ripensamenti succedutesi in nove anni! Uno stesso terreno che nel 2000 è stato incluso nell’area annessa a una lama e quindi dichiarato inedificabile, è stato successivamente liberato dal vin-colo nel 2006 tornando edificabile per poi ritrovarsi nel 2009 di nuovo vincolato e sempre per mano degli stessi professori.Lei ci vuol far credere che tutta la pole-mica di questi giorni sulla lama del PIP e sull’Ordine del Giorno della mino-ranza è pretestuosa?Tralasciando ogni riferimento ai giornali “di parte” e a quei “dottori” che si sono improvvisamente scoperti esperti ambien-tali, dico quel che penso su quell’OdG. Molto è stato già detto dall’amministra-zione in Consiglio e sulle motivazioni po-litiche non mi avventuro perché non mi competono. Tento di fare chiarezza tecni-ca per i lettori affinché non debbano leg-gere e credere alle “artificiose inesattez-ze” che sono state riferite in quella sede. In Commissione consiliare ho definito quel documento “carente sotto il profilo giuridico, urbanistico e scientifico”.Eppure era stato sottoscritto anche da due avvocati oggi consiglieri di mino-ranza!Guardi, ogni individuo decide se dare priorità alla propria professionalità e all’onestà intellettuale oppure alla carica e alla situazione del momento alterando le conoscenze, gli insegnamenti e gli stu-di per piegarli alla ragione dell’apparte-nenza politica. Conoscendo la loro pro-fessionalità devo desumere che, in quel giorno e in quel momento, hanno scelto di mortificarla per una ragione politica; hanno fatto credere di non essere in gra-do di comprendere gli aspetti giuridici (su quelli urbanistici e scientifici è com-prensibile una carenza) tentando di far passare quel documento come atto per una corretta e saggia amministrazione. E la scelta dei consiglieri di maggioranza di non rispondere a una simile incredibile provocazione dimostra che l’argomen-to non meritava più del tempo speso dai

Il responsabile del Settore Territorio tenta di fare chiarezza.

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Comune, Autorità di Bacino, PIP, PAI, Lame e... altro.

giovedì 21 gennaio 2010 3Esclusivo

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Esclusivo giovedì 21 gennaio 20104

consiglieri stessi ad ascoltarli. Ai firma-tari potrei fornire un buon testo di diritto urbanistico – per il paragrafo sulla “fase d’efficacia”–, un testo commentato sulla pubblica utilità e procedura d’esproprio e la raccolta delle leggi, della dottrina e della giurisprudenza sui Piani di Bacino. Per la parte scientifica, per la quale hanno dimostrato di avere solo “ripreso” e ri-portato la maggior parte degli strafalcioni apparsi sui giornali e sulle dichiarazioni e interrogazioni o interpellanze dei soliti ambientalisti di comodo, mi piacerebbe intrattenermi volentieri con loro quando sono fuori dal ruolo politico.E gli allagamenti della città nelle ulti-me piogge?Attribuire gli allagamenti per le piogge nella parte urbanizzata e quindi imperme-abile, alla mancata regolamentazione e regimentazione delle lame è demenziale. L’allagamento può ascriversi al ruscel-lamento su superfici impermeabili, alla mancanza o cattivo funzionamento delle fogna bianca, in generale all’inadeguatez-za del sistema di drenaggio urbano, alla particolare e inusuale intensità dell’even-to ma mai alle lame che al verificarsi degli stessi eventi risultavano prive di qualsiasi tipo di ruscellamento superficiale, dimo-strando dunque una sconnessione tra que-ste ed i problemi registratisi in città.Anche i sequestri della documentazio-

ne comunale è frutto di incomprensio-ni e errate valutazioni?Ad oggi la Procura di Trani ha sequestra-to diversi fascicoli riguardanti comparti edificatori, singoli interventi, ristruttura-zioni, permessi in zona urbana, in zona di espansione, in zona artigianale e in zona ASI, portando via ogni tipo di documen-to. Tentare di capire il filo conduttore di questa attività di indagine giudiziaria è impossibile per noi. Il PM certamente ne avrà chiara l’idea. Mia unica preoccupa-zione è la possibilità di lasciarsi influen-zare, in buona fede, dal polverone che i mass media con l’appoggio di altri enti e istituzioni, hanno in questi mesi solle-vato o da posizioni assunte nell’ambito giudiziario nei confronti di quest’ufficio per altri fatti precedenti dove, a dire il vero, il sistema ha mostrato qualche cedi-mento. Io credo comunque nella corretta conduzione delle indagini e sull’onestà intellettuale dei magistrati; esprimo solo alcune comprensibili perplessità in me-rito all’articolo di legge per il quale sa-rebbero scattate alcune informazioni di garanzia e cioè il n.181 del DPR 42/2004 (Codice Urbani) che prevede responsabi-lità per opere realizzate senza la prescritta autorizzazione paesaggistica. Non mi ri-sulta siano mai stati consegnati permessi per i quali era prevista l’autorizzazione paesaggistica che non sia stata rilasciata. Attenderemo l’esito delle indagini per

tentare di capirci qualcosa.Ma crede che dietro a questo procedi-mento ci possa essere un disegno poli-tico?Non sono in grado di certificarlo. Posso solo annotare strane cicliche contempo-raneità.Si spieghi meglio, se può.È solo la valutazione di un cittadino di questa meravigliosa città. Siamo alle soglie della più importante campagna elettorale per la Puglia con quale si po-trebbe disegnare il futuro di questa ter-ra per almeno dieci anni, e il possibile cambiamento di rotta potrebbe non es-sere condiviso da alcuni anche a livello locale. Prenda ad esempio il Comune di Molfetta che non ha mai messo in cam-po contemporaneamente tanti progetti e piani come in questi anni per disegnare la città dei prossimi vent’anni! Da Diri-gente del Settore Territorio registro stra-ne e inquietanti coincidenze: il continuo, assillante e duro attacco alla costruzione e gestione del nostro porto commerciale da parte dell’attuale compagine regiona-le (vedi l’ultima esclusione del porto dai pur modesti fondi del Piano Strategico per “lesa maestà” nei confronti del Porto di Bari); il continuo disinteresse, quando non è diventato aperto conflitto con que-sta amministrazione per i suoi ambiziosi piani urbanistici, da parte degli uffici re-gionali (vedi pareri paesaggistici sospesi

dal giugno 2006); l’incredibile univoca perimetrazione delle aree a diversa peri-colosità idraulica che bloccano ogni atti-vità economica da parte di un ente, l’AdB, nominato e gestito dalla stessa Regione; l’esclusione dai fondi PIRP per la riquali-ficazione del quartiere Madonna dei Mar-tiri, sul cui progetto ancora una volta gli stessi firmatari del su indicato OdG e il loro assessore regionale avevano senten-ziato che avevamo sbagliato il progetto; la magistratura ha obbligato la Regione a rimettere in graduatoria Molfetta; l’attri-buirsi poteri e diritti sul demanio maritti-mo da parte della Regione con una discu-tibile interpretazione della legge regiona-le che prevede invece il trasferimento di tutti i compiti ai Comuni; l’esclusione da parte della Regione dai finanziamenti per i progetti del Piano Strategico Bari 2015 anche per quelle opere di mitigazione – vedi progetto Lama Martina di 9 milioni di euro – tanto richieste. Non le sembra quanto meno singolare la contemporanei-tà di tanti “ostacoli” per questa città?Se il nostro periodico dovesse organiz-zare un dibattito pubblico sul problema ambientale o anche sulla programma-zione urbanistica lei parteciperebbe?Sì, a patto che i partecipanti siano persone qualificate o che almeno conoscano l’ar-gomento.

segue da pag. 3

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Si complica la vicenda dell’amplia-mento della zona artigianale di Mol-fetta. L’Amministrazione ritiene che ve ne sia un gran bisogno e procede nell’assegnazione dei 104 lotti disponi-bili, con richieste che arrivano giusto da un centinaio di aziende; progetta pure un’opera che riduca nell’area il rischio di alluvioni. Atti che si intersecano con un’indagine della Procura della Repub-blica di Trani che coinvolgerebbe circa venti persone tra tecnici, funzionari del Comune di Molfetta oltre che altri pro-fessionisti, proprio per aver rilasciato autorizzazioni e concessioni edilizie per la realizzazione di immobili in zone del territorio comunale a rischio idroge-ologico. Ricapitoliamo le puntate pre-cedenti, per chi le avesse dimenticate. La giunta Azzollini decide di allargare l’area destinata agli insediamenti arti-gianali in una zona fra Molfetta e Bi-sceglie che, per la presenza di lame, l’Autorità di Bacino ha indicato nel

PAI (Piano per l’Assetto Idrogeologi-co) come area a emergenza idrologica; di qui l’invito a subordinare la conces-sione per gli insediamenti delle aziende alla costruzione di opere a riduzione di tale rischio. Un’indicazione rispetto alla quale il Comune ha giocato su più ta-voli, facendo ricorso al Tribunale Supe-riore delle Acque di Roma, procedendo comunque, come detto sopra, all’esame delle richieste pervenute da parte del-le aziende e ai relativi provvedimenti di assegnazione provvisoria dei lotti e contemporaneamente accogliendo l’idea di rischio idrogeologico, proget-tando una specie di gigantesco canale di scolo – e ci perdonino i tecnici per la definizione grossolana – lungo 584 m, con sezione di 2,7 m per 3 e portata pari a circa 400 mila metri cubi, che dovreb-be scongiurare ogni rischio di inonda-zione a valle della lama, convogliando le acque fino alla depressione Gurgo, una dolina naturale nei pressi del Pulo.

Per dirla ancor più semplice, a ridosso del Pulo, verrebbe costruita al costo di 1 milione di euro una struttura destinata in caso di piena a raccogliere le acque e ad evitare, quindi, che allaghino gli in-sediamenti industriali, comprese le due torri di 100 m previste nella nuova zona artigianale.Si intuisce che l’Amministrazione, pur proseguendo la sua azione giuridica contro la Autorità di Bacino, intenda ri-solvere così la faccenda, vale a dire, co-struire il canale e permettere così pure che lì si insediano le aziende che ne hanno fatta richiesta, posto che l’opera ottenga tutte le autorizzazioni del caso e che non ci si mettano di mezzo i tri-bunali. Rimarrebbe comunque in piedi la questione politica, la necessità di fer-marsi a riflettere sullo sviluppo possibi-le. Se passa davvero attraverso le cento nuove aziende pronte ad insediarsi nella nuova zona artigianale, se queste pro-durranno ricchezza e lavoro e migliora-

mento della qualità della vita per tutti o solo per pochi, magari i progettisti e i proprietari di terreni e gli speculatori che sempre allignano in queste situazio-ni. E se la riposta è sì, rimane sempre da risolvere la questione del prezzo da pa-gare. Un milione di euro, devastazione di altra porzione di territorio, per cosa? Per proteggere la città da un rischio che la città stessa ha creato? Non proprio la città, quanto chi la governa. È proprio necessario che la zona artigianale occu-pi un’area che per caratteri morfologi-ci, paesaggistici e per l’identità stessa di Molfetta è tanto importante? E poi, ce lo immaginiamo questo canalone, per di più in una zona che il Comune stesso nel Prg ha posto sotto tutela, chi ne garantirà la manutenzione e che non diventi una discarica a cielo aperto? Va bene lo sviluppo, ma ci dicano se è svi-luppo della ricchezza di pochi o dell’in-tera comunità.

Lella Salvemini

Ci dicano se è sviluppo della ricchezza di pochi o dell’intera comunità.

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Qual è il prezzo dello sviluppo?

5L’opinionegiovedì 21 gennaio 2010

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Sarà sicuramente capitato a tutti, pri-ma o poi, di sentir parlare di Bollenti Spiriti e Principi Attivi in relazione ai giovani pugliesi; per i neofiti, si è lontani da “strane idee” o non identi-ficati miscugli di sostanze. Come già anticipato nello scorso numero de “il Fatto”, Bollenti Spiriti si pone come una grande macchina sempre in mo-vimento, un insieme d’intervento e d’azione che costituisce una fitta rete di progetti nell’ambito delle politiche giovanili promosse dall’Assessorato alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva della Regione Puglia. In questo sfac-cettato apparato, ruotano svariati pro-getti tra cui ritroviamo proprio Principi Attivi, “finalizzato alla promozione delle capacità progettuali, creative e d’intraprendenza dei giovani pugliesi attraverso la concessione di contributi per la realizzazione e sperimentazione di idee innovative”. Come ci viene il-lustrato dai responsabili dell’ufficio tecnico del progetto, Principi Attivi na-sce sulla scorta dell’indagine di respiro regionale sui giovani pugliesi, “Cosa Bolle in Pentola”, realizzata dal Dipar-timento di Scienze Storiche e Sociali dell’Università degli Studi di Bari e finanziata dalla Regione Puglia. Per un anno, un gruppo di ricercatori ha son-dato il territorio pugliese alla ricerca di esperienze significative, di singoli e collettività, di attivazione e partecipazi-one giovanile, rilevando l’importanza di quell’apprendimento non-formale, di quella stessa esperienza pregressa

che spinge i giovani a intraprendere nuove attività. Questo, quindi, il senso del progetto, mettere i ragazzi di fronte alla possibilità di agire, di aprire final-mente quel cassetto e realizzarne i sog-ni, traducendoli dal mondo delle idee a quello delle cose. E la novità dove sarebbe? Nell’idea più semplice, dare i finanziamenti direttamente ai giovani, senza la creazione di enti, uffici, agen-zie di consulenza e supporto capaci di dispensare alla fine solo parole.Il primo bando di Principi Attivi, pub-blicato sul “Bollettino Ufficiale della Regione Puglia” n. 85 del 2008 e scaduto il 31 luglio 2008, ha posto i giovani vincitori di fronte alla costituz-ione di un nuovo soggetto giuridico ca-pace di aggregare persone dai medesi-mi intenti, alla stesura di uno statuto, a relazionarsi con le banche per la richi-esta di una fideiussione, aprendo così le porte a quella “cultura” burocratico-amministrativa, che talvolta potrebbe intimorire se vista dall’esterno, e che risulta carente o totalmente assente nelle nuove generazioni. 424 i progetti vincitori che hanno potuto accedere al contributo massimo di 25.000 euro (per un totale di 10.500.000 euro), e che hanno saputo rispondere ai criteri di valutazione richiesti, tra cui qual-ità dell’idea, innovazione, impatto sul territorio. Anche la città di Molfetta, o meglio le sue giovani forze, è riuscita a ritagliarsi una sua significativa parte in questo scenario, risultando uno dei comuni più attivi con la presentazione

di ben 22 progetti. Variegati i contenuti dei progetti vincitori che coinvolgono il territorio molfettese, diversificati gli ambiti, dal sociale alla valorizzazione territoriale, dal culturale al tecnologi-co. Eccone alcuni esempi. Il progetto primo classificato in graduatoria, pre-sentato dal gruppo MiNiBeCa, pur essendo di Bari ha indicato Molfetta come uno dei luoghi di realizzazione grazie alla presenza della sede locale della Lega del Filo d’oro, e s’incentra sull’innovazione tecnologica di un guanto capace di migliorare la comu-nicazione con persone cieche e sordo cieche. All’ambito della tutela e valo-rizzazione del territorio sono rivolti i progetti delle seguenti associazi-oni: Dinosauria Adriatica, indirizzata allo studio della orme di dinosauro ritrovate sul nostro territorio e la con-seguente creazione di un geosito vis-itabile dal pubblico; Movida propone la web fiction a episodi “Chiamami” con la formula del “made” in Puglia; l’associazione Mediterranea ha incen-trato il proprio lavoro sulla creazione di un sistema informativo geografico per l’analisi ambientale delle lame di Molfetta. Ricco d’idee e iniziative l’ambito riguardante l’inclusione so-ciale e cittadinanza attiva. Il gruppo Farfa ha proposto un corso di alfabet-izzazione mediatica confluito nella realizzazione di un cortometraggio, progetto entrato già nella fase conclu-siva; l’associazione Rete 32 offre su Molfetta e Terlizzi assistenza socio-

sanitaria alle popolazioni immigrate del nostro territorio; Alzheimer Proj-ect mira a creare una rete assistenziale domiciliare per i malati di Alzheimer; il progetto dell’associazione In Cerchio pone la propria attenzione verso i pro-cessi di crescita, relazioni affettive e self-empowerment.Tante le iniziative che animano tutta la Puglia grazie a Principi Attivi. Una “palestra”, così definiscono il progetto gli organi responsabili, quell’occasione che pone nelle mai dei giovani la chiave per rendere efficace il proprio poten-ziale, incanalando e valorizzando così tutte quelle giovani forze desiderose di agire, senza però trascurare la sfera del vantaggio economico.Nel corso del prossimo Bollenti Spiriti Camp, che si svolgerà a Bari nei pa-diglioni della Fiera del Levante il 6 e 7 febbraio, tra le varie attività in pro-gramma sarà ufficialmente presentato il nuovo bando di Principi Attivi che sarà pubblicato prima delle imminenti elez-ioni regionali. Una mossa questa che, a detta degli organizzatori, non andrà a intaccare l’efficacia dell’iniziativa, as-sicurando comunque correttezza nella valutazione dei progetti concorrenti la cui graduatoria sarà resa nota solo dopo la chiusura dei giochi politici nel quadrante regionale. L’augurio, natu-ralmente, è di lunga vita per tutto il sistema Bollenti Spiriti, qualunque sarà la parte politica eletta.

Isabel Romano

Approfondimento giovedì 21 gennaio 20106

I ben 22 progetti presentati fanno della nostra città uno dei centri più “attivi” della Regione.

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I Principi Attivi a Molfetta

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Cronaca giovedì 21 gennaio 20108

Negli ultimi giorni in città la notizia del-la approvazione del nuovo regolamento di Polizia Municipale e il conseguente armamento degli agenti ha suscitato non poche reazioni fra la gente e fra le forze politiche. Reazioni che non hanno ri-sparmiato critiche al corpo e all’Ammi-nistrazione Comunale, rei di aver attuato un simile provvedimento. Si tratta di una soluzione del tutto giustificata e norma-le a detta del comandante della Polizia Municipale dottor Mauro Giuseppe Ga-daleta. Tutto ciò si è reso necessario per adeguare il corpo alle esigenze di una città in costante crescita. Ecco perché si è deciso di rivedere il vecchio rego-lamento risalente al 1995. Con l’entra-ta in vigore del nuovo verranno inoltre regolamentati figure e ruoli all’interno della Polizia che sinora sono esistiti soltanto per consuetudine. Un regola-mento, secondo Gadaleta, più che utile che metterà i suoi uomini in condizioni di svolgere il proprio dovere in migliori e più sicure condizioni. Adesso la palla passa alla Regione Puglia che dovrebbe

finalmente decidersi a modificare la leg-ge regionale n. 2 del lontano 24 gennaio del 1989 per adeguarsi alla modifica del titolo V della Costituzione circa l’auto-nomia e i compiti delle regioni. Se la nuova legge venisse emanata, in Puglia si potrebbero finalmente istituire scuole di formazione per i vari corpi di Polizia Locale (seguendo il modello della regio-ne Lombardia), cosa che aumenterebbe il livello e le competenze dei poliziotti.In città il corpo ha il dovere di assolvere

a diversi compiti, dovere che presta in maniera impeccabile. Invece e parados-salmente, da sempre il vero ruolo della Polizia Municipale è troppo spesso sotto-valutato dai più. Purtroppo è inutile dire che il numero di agenti è ridotto all’osso e ogni volta questi uomini si trovano a fare i salti mortali per poter coprire una città in costante crescita. Una coperta corta che l’Amministrazione Comuna-le dovrebbe allungare con l’immissione di nuovo personale attraverso un con-

corso pubblico. Ma si tratta soltanto di indiscrezioni. La realtà dei fatti mostra invece una Polizia Municipale presa di mira da cittadini, politici e a volte anche dai media. Quante volte sentiamo fra i cittadini domande del tipo: “Ma i vigili stanno dormendo?”, “Ma che cosa fanno tutto il giorno?”. Domande che non me-riterebbero nemmeno una minima rispo-sta dato che comunque la Polizia Muni-cipale non ha il dovere di andare dietro a questo o a quell’altro cittadino per evitare che questi compia il suo abitua-le atto di inciviltà. Inciviltà che essendo all’ordine del giorno rende sempre più difficile il lavoro degli agenti. Anzi c’è di più. Quando in giro si intravedono i poliziotti intenti a fare multe alle solite auto parcheggiate in maniera scandalo-sa c’è qualcuno che non esita a fare la classica domanda: “Ma questi vigili non hanno nulla da fare oggi?”È quindi evidente che in città più di uno predica bene ma non razzola per nulla!

Francesco Tempesta

Approvato il nuovo regolamento del Corpo. Non sono mancate le polemiche. Il oomandante Gadaleta difende la scelta dell’Amministrazione.

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Armi ai Vigili: “Una necessità”

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Attualitàgiovedì 21 gennaio 2010 9

La nostra è città di pendolari, che sia per necessità di studio o di lavoro, i molfettesi sono abituati a sottostare ai capricci dei mezzi di trasporto o a sottoporsi allo stress e ai costi del tra-sferimento in auto. Solo che il mondo

cambia e soprattutto s’è trasformato il mercato del lavoro, così che, soprattut-to i giovani, debbono fronteggiare qual-cosa di più che i disservizi del locale Foggia-Bari. Sono sempre di più quel-li, soprattutto neolaureati, che per tro-vare occupazione si spostano su Roma e Milano, trovano casa, costruiscono una nuova rete di relazioni, ma non per questo intendono perdere il legame con Molfetta. Così eccoli prendere l’aereo per tornare, un week end sì ed uno no, e cercare in qualche modo di non sentir-si sradicati, approfittando dei voli low cost, fino a quando questi ci sono, men-tre sarebbe praticamente impossibile se questi venissero soppressi. È il senso dell’appello “Salvate la tratta Easyjet Bari-Roma” lanciato da una nostra giovane concittadina che da un anno lavora a Roma: “Grazie a questa com-pagnia ho avuto la possibilità per tutto il 2009 di viaggiare e poter usufruire di una tratta a basso costo – racconta – per cui con pochissimi euro ho passato un anno comunque felice, col vantaggio

di vedere spesso la famiglia, gli amici e la mia terra stupenda, senza dover regalare letteralmente lo stipendio ad aziende succhia-soldi come Alitalia o Ferrovie dello Stato”. Una storia comu-ne a molti altri molfettesi: “Nonostante qualche piccolissimo disagio creato da Easyjet, posso garantirvi – continua nel suo appello – che grazie a questa com-pagnia abbiamo avuto la possibilità di poterci sentire davvero con un pezzetto del nostro cuore a casa”. Una maniera positiva di affrontare la difficoltà di in-serimento nel mondo del lavoro, pecca-to che dal 22 febbraio 2010 la tratta di Easyjet Roma-Bari sarà eliminata. “In questo modo – prosegue l’appello – noi poveri ragazzi dobbiamo non solo subi-re la sventura di procacciarci il lavoro onestamente andando fuori dalla nostra regione d’origine tanto amata, con tutti i disagi in più (affitto da pagare, spe-se, tristezza e malinconia annesse) ma siamo anche costretti a non tornare a casa se non ogni tanto. La mia è una protesta perché spero che qualcuno al-

meno una volta dia voce a questo forte disagio e dia ascolto a quei giovani che qui in Italia sono così snobbati e che invece sono l’anima del nostro paese”. La nostra concittadina è combattiva, ha scritto ai responsabili della compagnia aerea, la loro spiegazione è che la trat-ta non sarebbe remunerativa, mentre la sua esperienza è che i vettori partono sempre al completo, più probabile che in paese in cui il libero mercato è spes-so solo apparente, a qualcuno dia fa-stidio la concorrenza fatta all’Alitalia. Ha scritto anche al Sindaco Azzollini, che evidentemente non ha lo stesso suo problema nello spostarsi verso Roma e non le ha riposto; fondato anche un gruppo su Facebook, cui hanno aderito circa 800 persone che si chiama “Save the easyjet route from Rome to Bari”. “Siamo in un paese democratico? Sia-mo dalla parte dei giovani o no? Che futuro questo dannato paese vuole dar-ci?”. Così si conclude il suo appello, buone domande, avere riposte concrete e sensate sarebbe ancor meglio. l.s.

L’appello di una giovane molfettese che vive a Roma e che da febbraio rischia di dover spendere un sacco di soldi in più per tornare a casa di tanto in tanto.

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Salvate quell’aereo!

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Attualità giovedì 21 gennaio 201010

Certe storie difficili di vita hanno inizio da altre e in altre facilmente confluis-cono, con intrecci lunghi, complicati, a volte inenarrabili: si somigliano, si ripetono, appaiono infinite e pare che nulla possa interromperle, modificarne i contorni, l’epilogo quasi mai felice. Per fortuna non è sempre cosi e rac-contarle, ascoltarle, portarle adeguata-mente alla luce, può servire a creare at-tenzione, a svegliare gli animi di chi è intorno, a sensibilizzare coloro che, in qualche modo, molto o poco possono e devono fare per evitarne la pericolo-sa deriva sociale ed umana. Quella di Rosa, di sua figlia Melania e dell’intera famiglia è una storia di forte disagio economico, ma non solo, e si consuma da tempo nella nostra città, come tante altre che non conosciamo o, forse, sì, nel silenzio e nell’indifferenza gen-erali, a non molta distanza dal centro cittadino, sfavillante di musica e luci, ad un tiro di schioppo da centri com-merciali, outlet e multisale gremitis-sime, dove sembrano disperdersi, con-

fondersi, anestetizzarsi le vite irrisolte di molti di noi, in un delirio collettivo fatto di corse e acquisti frenetici, di riti edonistici e ludici, di occhi chiusi su realtà abnormi che, tutto sommato, pensiamo non tocchi a noi indagare, denunciare o risolvere. La raccontia-mo su richiesta dell’interessata, non per cercare consensi o per fare del giornalismo spicciolo ed accattivante

ma per ricordarla a noi stessi e alle is-tituzioni che, pur conoscendola, non le hanno, forse, prestato finora la dovuta attenzione.L’appuntamento con Rosa è alle 17.15 di un sabato grigio e ventoso, nei pressi del liceo scientifico a Molfetta. Parcheggio l’auto vicino alla Parroc-chia di Sant’Anchille e penso che, visto il tempo avverso, resteremo a

parlare proprio qui, nella mia Cinque-cento, ma quando la incontro (non la conoscevo eppure la individuo imme-diatamente) mi dice di andare a casa sua, che è un po’ più distante, in via Vico Palmiro Togliatti, perchè vuol farmi vedere dove abita, mostrarmi le condizioni di estremo disagio del suo alloggio. Da circa due anni oc-cupa abusivamente un locale condo-miniale di 40 metri quadrati dove ha innalzato piccole pareti di cartongesso e ricavato un minuscolo bagno in cui è difficile entrare, muoversi, lavare e ve-stire la piccola Melania, sua figlia di 9 anni, affetta da emiparesi ed epilessia, costretta su una sedia a rotelle ed im-possibilitata ad usare persino il girello a causa dello spazio ristretto. Melania frequenta la seconda elementare alla scuola Manzoni dove, accompagnata quotidianamente dal pulmino del cen-tro disabili cittadino, non arriva mai in perfetto orario a causa della seduta di fisioterapia che le ruba parecchio

L’assessore Roselli: “C’è la volontà e l’intenzione, da parte delle istituzioni preposte, a seguire, in tutti i modi possibili la vicenda di Rosa e della sua famiglia”.

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Storia di Rosa, di Melania e di tutti gli altri

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giovedì 21 gennaio 2010 11Attualità

tempo per motivi organizzativi; è nata con tre mesi di anticipo e per tre mesi è stata in incubatrice, forse deve le sue condizioni di salute ad una mancanza di ossigeno avuta al momento della nascita. È figlia del secondo marito di Rosa, Felice, presente anch’egli all’intervista, di 41 anni, intonachista, senza un lavoro fisso, alla ricerca di un’occupazione stabile. Vivono, in pratica, con l’assegno di accompag-namento della bambina (480 euro al mese); i Servizi Sociali, che lamentano perenne scarsità di risorse finanziarie, hanno loro erogato, in via straordinar-ia, un assegno di 250 euro che da no-vembre scorso non sono ancora riusci-ti ad incassare. Rosa, 46 anni, ha altri due figli, uno di 19 e l’altra di 15 anni, Alessio ed Annamaria, avuti dal primo marito, un uomo con altre storie diffi-cili alle spalle, scomparso tre mesi fa; vive nello stesso stabile della mamma con cui ha difficili rapporti così come difficili, sporadici e quasi inesistenti sono quelli con fratelli e sorelle (sei in tutto). Durante l’incontro vedo che Melania si contorce e capisco che, come i neonati, ha bisogno di essere cambiata così dico alla madre di prov-vedere, di non badare a me; nell’attesa provo a parlare con Annamaria, che finora ha ascoltato in silenzio, le chie-

do cosa le piace studiare, se ha amici, cosa fa durante il giorno. Mi dice che frequenta l’IPSIAM, che ama il diseg-no e vorrebbe fare la stilista, che non ha amicizie e frequenta solo qualche parente (“sono molto timida”); del rapporto con il padre, che deve averla profondamente segnata, confessa “non lo vedevo, né lo frequentavo, perché non si faceva mai trovare”. Rosa ha alle spalle una storia di violenze e per-cosse familiari che, come spesso suc-cede, ha tentato, a sua volta, di ripetere sui figli; è stata seguita per un po’ dalla psicologa del Consultorio familiare ed

ora è convinta di potercela fare, sos-tiene di aver capito quanto sia impor-tante parlare, discutere con i ragazzi che, a suo dire, non le danno problemi. Squilla il cellulare (ne ha uno ma lo usa solo per ricevere), è un’offerta temporanea di lavoro per Alessio che ha studiato fino al terzo anno delle superiori ed è ora, anch’egli, alla ric-erca di un’occupazione (idraulico, o qualunque altra cosa). Mi mostrano i pochi pacchi di pasta avuti dalla par-rocchia, la stufa a gas spenta, una perdita d’acqua sui muri, le medicine di Melania, le reti piegate con i mat-

erassi che ogni sera, in quello spazio claustrofobico, sono costretti ad aprire per poter dormire, tutti segni esteriori di vite al margine, di esistenze sof-focate dalla mancanza di occasioni, possibilità, denaro (“è soprattutto questo il nostro problema principale” ribadisce Rosa). È l’unica a parlare, a raccontare il dolore, i problemi, le dif-ficoltà burocratiche, ma non si piange addosso, sembra piena di energia, in questa piccola stanza allietata da qual-che suppellettile e rischiarata dai sor-risi dei ragazzi che, nonostante tutto, hanno sguardi aperti e speranzosi, solo a tratti venati da una leggera preoccu-pazione, una vaga perplessità. Fuori un piccolo stendipanni, alcuni vasi di fiori, una tenda all’ingresso che si mu-ove al vento, piccoli sogni domestici da realizzare, sospesi nell’aria e nelle parole di questa sera così simile a tante altre, eppure diversa. Melania mi scruta e ride, quando le accarezzo una guancia andando via: proprio come quel giorno in cui, accompagnata dai volontari dell’Unitalsi, ha visto liber-are in acqua due tartarughe recuper-ate dal WWF. Le tartarughe portano addosso il loro eterno rifugio, la loro piccola casa, Melania lo sta ancora cercando.

Beatrice De Gennaro

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Attualità giovedì 21 gennaio 201012

Per la scuola c’è sempre tempoAl “Fornari” saranno attivati corsi di studio

pomeridiani. Iscrizioni ancora aperte.

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Un giovanotto di 95 anniÈ festa per il Cav. Uff. Onofrio Bufo, simbolo vivente della storia della città. E non solo.

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È sempre tempo per ricominciare, per riprendere a studiare e arrivare al diplo-ma, anche da grandi, se si cerca un la-voro o si vuole migliorare la posizione in quello che già si ha. L’opportunità la offre l’Istituto Magistrale Statale “Vito Fornari” di Molfetta con il PON “Pronti a rientrare”, in pratica un corso pomeri-diano, in partenza da febbraio, del tutto gratuito, finanziato dalla Comunità Eu-ropea, che permette ad adulti che hanno interrotto gli studi di scuola superiore o non li hanno mai cominciati, maga-ri perché dopo le medie hanno dovuto mettersi subito a lavorare o si sono de-dicati alla famiglia, di essere preparati da docenti qualificati in lezioni intensi-ve pomeridiane della durata complessi-va di 120 ore, in modo da poter affron-tare a settembre gli esami di qualifica al terzo anno del Liceo delle Scienze Sociali. In questo modo potrebbero es-

sere ammessi, qualora ritenuti idonei, a frequentare nel prossimo anno le classi conclusive del corso serale attivo pres-so lo stesso Istituto Magistrale e poter prendere, quindi, un regolare diploma, avendo però abbreviato l’usuale iter di cinque anni. Il percorso formativo si articola in due moduli: area delle com-petenze matematico-scientifiche e area delle competenze storico-socio-econo-miche. Per favorire la partecipazione dei corsisti è previsto un servizio gra-tuito di assistenza rivolta ai bambini, in età prescolare e scolare, o ad anziani, rispettivamente figli o genitori dei cor-sisti, svolto da personale qualificato. È ancora possibile iscriversi, per chiari-menti rivolgersi alla segreteria della scuola in Via Gen. Amato n. 37 a Mol-fetta, tel. 080-3344902. Ulteriori infor-mazioni sono reperibili consultando il sito www.vfornari.it.

Il 4 gennaio scorso, il Cav. Uff. Ono-frio Bufo ha compiuto 95 anni fra la gioia di sua moglie Isabella Azzolli-ni dei suoi sette figli, sedici nipoti e cinque pronipoti. In città è conosciu-to come il presidente dell’Associa-zione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, sempre presente in tutte le manifestazioni. Le vicende belliche hanno segnato la sua vita da quando nel 1936, imbarcato sull’incrociatore Montecuccoli, prima di tante avven-ture che lo portarono anche in Cina e in Albania sul fronte greco-balcanico subendo gravi ferite. Nel 1943 ven-ne deportato nel campo di concen-tramento di Lipsia dove rimase pri-

gioniero fino al 1945 e purtroppo, in seguito ad un bombardamento anglo-americano sul campo dove lavorava, persero la vita tutti i suoi compagni di avventura. Finita la guerra e tornato dopo molti anni di assenza a Molfet-ta, partecipò attivamente alla nascita del nuovo partito della Democrazia Cristiana e in generale alla vita po-litica locale. Moltissimi sono i rico-noscimenti avuti per la sua laboriosa carriera, tanto da meritare l’onore-ficenza a Cavaliere Ufficiale. Oggi è presidente i carica dell’ANMIG, carica che ricopre dopo la morte del Cav. Uff. Mauro Raguseo; nel 2000 partecipa alla nascita della Fondazio-ne ANMIG, sodalizio che raccoglie i soli eredi in linea diretta dei mutilati di guerra per mantenere vivo la me-moria e il sacrificio di quegli uomi-ni. Ebbe allora l’idea di creare anche un’associazione che raccogliesse inizialmente tutti gli eredi di combat-tenti, e decorati al valor militare per non escludere tutti quei giovani che volevano condividere gli ideali; nel 2001, con l’aiuto di molti volontari eredi di quegli eroi, fondò l’associa-zione Eredi della Storia fra il plauso e l’orgoglio di tanti valorosi anziani che vedevano immortalato il sogno di consegnare la loro storia amando l’Italia.

Biagio Stoia

In nome e per conto della Magliafil Srl, nonché dei signori Nanna Miche-le, Nanna Claudio e de Robertis Co-stanza Vi significo quanto segue: nel-la pagina 8 Cronaca de “il Fatto” di giovedì 10 dicembre 2009, avete pub-blicato nell’ambito del quale è stata data una rappresentazione non cor-retta dei fatti. Preme evidenziare che Magliafil Srl ha avviato in danno del-la Banca Popolare di Bari un giudizio risarcitorio di € 3.000.000,00 per aver costei segnalato all’Uic di Roma (id est Banca d’Italia) l’operazione come sospetta e di provenienza illecita. Con la presente segnalazione all’Uic da parte della BpB in data 11.10.2006, la banca precisava che Magliafil Srl aveva regolarmente dichiarato che il bonifico estero pervenutole dal-la corrispondente estera Hsbc Bank Plc e disposto dalla banca ordinante Dresdner Bank-Swiss era da “riferi-re alla vendita di opificio industriale

in Olbia di proprietà della Magliafil Srl e relative incombenze e pagamenti parcelle a professionisti per procedi-menti civili e penali”. La segnalazione all’Uic comportava il sequestro delle somme, che la banca ha remunerato a tassi quasi pari a zero, anziché nel-la misura concordata del 5% lordo, e un’attività investigativa durata oltre tre anni, al termine della quale il P.m. presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Trani richiedeva al Gip l’archiviazione per “totale infon-datezza della prospettazione accusa-toria formulata dalla Banca Popolare di Bari, non avendo le somme seque-strate alcuna provenienza illecita. Per la ipotesi di truffa non vi sono elemen-ti sufficienti a ritenere ipotizzabile tale reato”. Il Tribunale di Trani, con sentenza 4.12.2008 (presidente Rus-si), liberando parzialmente le somme colpite da sequestro civile ad impulso del “sir inglese”, che rimaneva nella

disponibilità dei miei assistiti, ribadi-va che “il collegio reputa davvero ar-dua la qualificazione giuridica della condotta del Nanna in termini tali da integrare un’ipotesi di truffa; invero la stessa sostanzialmente sull’omes-sa indicazione da parte dell’ammi-nistratore della società promittente venditrice di un’ulteriore trascrizione pregiudizievole, oltre quelle già cono-sciute dalla controparte, debitamente inserite nel contratto preliminare (re-datto per notar Campi da Ruvo di Pu-glia ndr) tanto impone di escludere la sussistenza anche del mero fumus boni iuris dell’azione risarcitoria prospet-tata dalla ricorrente con riferimento alla responsabilità aquiliana dei resi-stenti per una condotta omissiva tale da non integrare in alcun modo gli estremi del delitto di truffa”. Il Gip di Trani ha invitato il Pm a riformulare l’accusa, non già perché sia convinto dell’ipotesi di truffa, ma perché venga

chiarito in dibattimento se gli indaga-ti abbiano o meno “lucrato sulla base di una prospettazione infondata, ov-vero l’acquisto di petrolio nella loro presunta disponibilita’”. Al riguardo, sempre il tribunale di Trani, a propo-sito dei citati barili di petrolio, ha an-cora precisato che “ferma l’asserita responsabilità della Banca per non aver consentito la libera disponibili-tà del danaro, non possono certo ri-cadere su Sidney Phillips Limited le conseguenza delle iniziative assunte dall’autorità giudiziaria… Invero dalla scrittura privata del 26.10.2006 si evince chiaramente che la causale del bonifico eseguito dalla società e costituito dal prezzo dell’opificio in-dustriale” (e non già per i barili di petrolio, come è stato erroneamente segnalato dalla Banca Popolare di Bari, ndr).

avv. Rocco Nanna

Dall’avvocato Rocco Nanna riceviamo e pubblichiamo la seguente precisazione in merito ad un articolo da noi pubblicato in altro numero del nostro periodico. Tanto si deve in ossequio al diritto dovere di replica.

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giovedì 21 gennaio 2010 13Inchiesta

Da sempre adagiata sul suo Mare Adriatico, la città di Molfetta non ha mai smesso di avere un rapporto sim-biotico con lo specchio d’acqua in cui si riflette. Il mare, da sempre una ri-sorsa unica e insostituibile per chi da esso trae sostentamento. Ed è proprio questo concetto che ha contraddistinto i molfettesi che da secoli e per secoli hanno avviato un profondo rapporto con il loro mare. Non a caso il primo nucleo della città è nato proprio all’in-terno dell’antica isoletta di Sant’An-drea, zona che offriva una particolare protezione dalle avversità esterne. Il mare che dava e il mare che toglieva. Quanti attacchi pirateschi sono arriva-ti da qui? E quante mareggiate hanno spazzato via ogni cosa? Nonostan-te tutto il rapporto dei molfettesi con l’Adriatico è rimasto inalterato come quello fra padre e figlio. Odio e amore, infatti, si sono susseguiti nel corso dei secoli dando vita a strutture e innova-zioni sempre più evolute. Ed è proprio

l’amore che fece sorgere le prime strut-ture portuali e successivamente i can-tieri. Le dighe e gli antichi moli furono dettati dall’odio, dalla paura nei con-fronti di chi in certi periodi dell’anno si dimostrava un padre davvero crudele nei confronti dei propri figli. Figli del mare che hanno imparato nel corso de-gli anni tantissimo dal proprio padre. Ed è proprio questo che i molfettesi sono, cosa che è a pieno testimoniata dai numerosissimi reperti della “Mo-stra Etnografica Permanente del Mare”. Ospitata nei suggestivi ambienti della “Neviera”, presso la settecentesca Fab-brica di San Domenico, la mostra è uno scrigno preziosissimo di testimonianze che ricostruiscono perfettamente l’anti-co rapporto di Molfetta con il mare fra il Medioevo e l’Età Contemporanea. Tale rapporto si fece particolarmente vitale a partire dal XIX secolo quando un sensibile sviluppo della cantieristi-ca navale fu favorito dallo sviluppo del nuovo porto e dal conseguente aumen-

to dell’attività peschereccia. I maestri d’ascia e i calafati molfettesi erano particolarmente abili e ambiti in tutto il territorio nazionale.All’interno dell’esposizione sono do-cumentate in maniera precisa, accurata e straordinaria tutte le fasi che hanno contraddistinto lo sviluppo dell’attivi-tà portuale e cantieristica della città. Il tutto sotto l’accurata cura e gestione dell’Archeoclub che l’ha realizzata nel 2005. La maggior parte dei materiali in esposizione sono stati e continuano ad essere donati dagli artigiani del mare alla città di Molfetta. Gli oggetti, dopo essere stati attentamente restaurati dai soci dell’Archeoclub, sono stati messi in mostra. Ognuno di questi cimeli è correlato di schede tecniche, pannelli didattici e un dettagliato apparato ico-nografico. Il museo può essere definito uno dei fiori all’occhiello della città di Molfetta sia per il suo contenuto, sia per la sua gestione. Si divide in diverse sezioni. La prima è dedicata a Vincenzo

Estere Uva, importante maestro d’ascia molfettese, e alle sue realizzazioni. La seconda sezione ospita una vasta espo-sizione di reti, di produzioni del funaio, di strumenti per la navigazione nonché testimonianze circa la storia dei punti di ancoraggio e dello sviluppo del Por-to di Molfetta. Le tecniche antiche a attuali delle varie fasi del processo co-struttivo di un’imbarcazione in legno sono l’argomento della terza sezione del museo. La quarta sezione è compo-sta da una serie di collezioni di attrezzi di maestri calafati della prima metà del Novecento. La quinta e ultima è com-posta invece da numerosi documenti. Fra questi vi sono gli originali di an-tichi libretti d’immatricolazione per la pesca, patenti di sanità e atti di nazio-nalità. Un viaggio unico, attraverso il tempo, fra le meraviglie che l’uomo e la natura hanno saputo creare a testi-monianza del loro splendido rapporto.

Francesco Tempesta

Decine di reperti, testimonianze e documenti per raccontare il rapporto tra Molfetta, i molfettesi e il mare.

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Un viaggio nel tempo

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Inchiesta14

La nostra storiaTra contenuti e contenitori...

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Un viaggio che comincia dove tutto ha origine: dagli storici cantieri navali molfettesi che hanno visto “nascere”

decine e decine di imbarcazioni pronte a solcare i mari.

Tanta la storia, la cultura e le opere d’arte che talvolta giacciono in attesa di essere riscoperte, legate alla città di Molfetta; carenti e dal destino altalenante e incerto i contenitori che potrebbero permettere un reale accesso e una facile fruibilità di questo patrimonio. Facendo una rapi-da carrellata dei musei cittadini, si nota come accanto a spazi museali ed espo-sitivi funzionanti e liberamente visitabi-li – ad esempio la raccolta civica d’arte contemporanea “Leonardo Minervini” presso Palazzo Giovene (con più di ses-santa opere tra artisti molfettesi e maestri di fama internazionale), la Sala dei Tem-plari, la Chiesa della Morte, il museo del-la Pietà Popolare presso la Basilica della Madonna dei Martiri, la Gipsoteca della Fabbrica di San Domenico contenente sculture e lavori preparatori del maestro Giulio Cozzoli – ve ne sono altri dal de-stino finora infelice. Uno di questi esempi è sicuramente il Museo Archeologico del Pulo, ospitato nell’ex Lazzaretto Casina Cappelluti, il museo che “c’è, ma non c’è”. Ormai da due anni si sono conclusi i lavori di allestimento del progetto: sono stati selezionati e accuratamente schedati i reperti da esporre, posizionati gli arredi, la pannellistica con percorsi illustrativi per facilitare il contatto col visitatore, tutto sembra essere pronto, ma le porte del mu-seo rimangono inspiegabilmente chiuse. Date fittizie dell’inaugurazione si susse-guono, mentre l’ex Lazzaretto cade inevi-tabilmente nelle mani dell’incuria e di atti vandalici che richiedono di conseguenza ulteriori lavori di ripristino. Un museo che sembra invece scomparso nel nulla è quel-lo archeologico del Seminario Regionale, nonostante compaia in rete tra i complessi museali visitabili nella città di Molfetta. La raccolta di monete antiche, dipinti, ce-ramica locale, vasi di Gnathia e a figure rosse sembra essere stata accantonata per consentire l’ampliamento delle sale dedi-cate alla biblioteca dello stesso Seminario. Infine, come non parlare di quel contenito-re che è stato quasi annunziato come una “rivoluzione” per la cultura locale, quella che avrebbe dovuto essere la punta di dia-mante sia per Molfetta, sia per un sistema museale capace di valicare i confini regio-nali e nazionali: il Museo Diocesano “A. Salvucci”. Inaugurato il 18 giugno 2009, dopo alcuni mesi in cui è stato possibile accedervi solo attraverso prenotazione, il museo in questo periodo non è visitabile, in attesa della tanto agognata apertura pre-vista, a detta dei responsabili, per la fine di questo mese, mantenendo sempre il siste-ma di prenotazioni. Con gli occhi rivolti al cielo, si spera questa sia la volta decisiva.

Isabel Romano

Fonti storiche documentano l’esistenza dei cantieri navali mol-fettesi già a partire dal lontano 1353, anno in cui vengono datati alcuni reclami riguardanti diritti di riscossioni dell’Università di Molfetta nei confronti di maestri lavoranti vascelli e nei con-fronti di ormeggi e ancoraggi di diverse imbarcazioni. A par-tire da tale data si susseguono negli archivi storici documenti che testimoniano una sempre più vivace attività cantieristica in città, attività svolta prevalentemente nella zona di “Cala dei pali” e nei pressi del Largo della Porticella. Il periodo d’oro per la cantieristica molfettese arrivò nel XIX. In questo periodo in città erano registrati 25 calafati residenti e 3 lavoranti fuori città; le città limitrofe richiedevano manodopera specializzata e Molfetta all’avanguardia nel settore poteva tranquillamente offrila. Nel frattempo i cantieri si spostarono presso la spiaggia della Maddalena (attuale collocazione) che nel 1892 risultava interamente occupata dalla sempre più fiorente attività. Nella zona sorsero inoltre alcuni caseggiati adibiti a deposito di at-trezzi. Nel 1903 il Rapporto dell’Ufficio Circondariale Marit-timo di Molfetta riportava la presenza di ben 200 barche da pesca, 164 fra maestri d’ascia e calafati 2 operai addetti alla costruzione in ferro. A partire dagli anni ’20, l’avvento della propulsione meccanica favorì un incremento della produzione e della grandezza dei natanti a Molfetta. Il periodo della Secon-da Guerra Mondiale portò nuovi tipi di specializzazioni per i cantieri navali molfettesi che subirono in seguito un netta crisi a causa della loro requisizione da parte degli Alleati. Dopo la guerra l’attività si riprese fiorendo nuovamente e continuando a progredire seguendo le orme del veloce sviluppo tecnologico sino ai giorni nostri. f.t.

Sapernedi più

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Ospitata presso la Fabbrica di San Domenico, la Mostra Etnografica Permanente del Mare è presente a Molfetta dal 2005. Il progetto, for-temente voluto dall’amministrazio-ne guidata da Tommaso Minervini, è nato grazie alla donazione della famiglia di Vincenzo Estere Uva di disegni e strumenti utilizzati durante la sua vita, è in continua espansio-ne. Autore di numerosissimi disegni e progetti esposti nella mostra, Vin-cenzo Estere Uva nasce ad Alessan-dria d’Egitto l’11 ottobre del 1907 da genitori molfettesi lavoratori del mare emigrati nel continente afri-cano. Nel corso della sua breve ma intensa vita Vincenzo fin da giova-nissimo si afferma per le sue inna-te doti di grafiche di disegno, nella progettazione e nella realizzazione di barche di diversi tipi. Muore il 18 marzo del 1947 e può essere tran-quillamente collocato fra gli “illustri e sconosciuti molfettesi” che hanno lasciato una profonda impronta du-rante la propria vita.

I “genitori” della mostra.

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Le prime tracce di attività portua-li nella città di Molfetta risalgono al lontano XII secolo data a cui gli archivi storici fanno risalire l’inse-diamento dell’antichissimo porto presso Cala San Giacomo. Il luo-go, distante circa 2 km dalla città, si prestava parecchio all’attività di scalo dato che, oltre alla sua col-locazione in un’insenatura ben ri-parata che all’epoca era assai più ampia, si trovava vicino a strutture di accoglienza di pellegrini e vian-danti quali S. Cosma, SS Filippo e Giacomo, S. Maria dei Martiri e S. Margherita. Nel corso dei secoli il piccolo porticciolo fu dotato di due colonne per favorire l’approdo e l’ormeggio dei vascelli. Con ogni probabilità il piccolo porticciolo fu utilizzato fino al XVIII secolo, se-colo in cui lentamente cadde in di-suso. In tale epoca i “lavoratori del mare” avevano preso ad ormeggiare le proprie paranze presso un altro luogo denominato “Cala dei Pali”.

Si trattava di una vecchia rada ben riparata dalle intemperie utilizzata anche come cantiere navale. La zona infatti pullulava di postazioni di ma-estri d’ascia, di calafati ed era sede di un canapificio. Il toponimo “Cala dei Pali” deriva quasi certamente dal fatto che all’epoca per tirare in sec-ca le imbarcazioni si piantavano dei pali che più tardi furono sostituiti da dei pilastri in pietra. Attorno alla fine del XIX secolo la cala divenne poco utilizzabile a causa dell’azione di riempimento del mare che conti-nuava a depositare detriti. Nel 1893 la Capitaneria di Porto dispose l’ab-bandono di tale zona e la costruzio-ne di un nuovo approdo presso lo scoglio di San Domenico assieme ad uno scalo d’alaggio sulla spiag-gia via Crucis. La Cala dei Pali fu completamente interrata e appianata (da qui il nuovo toponimo Secca dei Pali) a causa del deposito dei detriti provenienti dallo scavo del sotto-passo di via Terlizzi. f.t.

giovedì 21 gennaio 2010 15

La nostra storia

Gli antichi ormeggi molfettesiI “lavoratori del mare” avevano preso ad ormeggiare le proprie paranze presso un luogo denominato “Cala dei Pali”. Si trattava di una vecchia rada ben riparata dalle

intemperie utilizzata anche come cantiere navale.

Cos’è l’Archeoclub

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Si tratta dell’associazione che gestisce il museo.

L’Archeoc lub d ’ I t a l i a , s ede d i Mol fe t t a “G.M. Giovene” è un’as soc iaz ione a t t i va da o l t r e ven t ’ ann i su l t e r r i t o r io c i t t a -d ino ne l l a s a lvagua rd ia e ne l l a va lo r i zzaz ione de l pa t r imon io s to r i co -a r t i s t i co e ambien ta l e . Da l 2005 cu ra e ges t i s ce , ne l l a Fabbr i ca d i San Domenico , l a Most ra E tnogra f i ca Pe rmanen -t e de l mare , un ’espos i z ione che documen ta in modo o r ig i -na le l a s to r i a d i Mol fe t t a mar i -na ra e de l l a can t i e r i s t i ca nava -l e a t t r ave r so a rnes i e u t ens i l i da l avoro de i maes t r i d ’a sc i a , d i segn i e mode l l i d i imbarca -z ion i , documen t i de l l a v i t a d i bo rdo . La co l l ez ione , un ica ne l suo gene re in tu t t a l a r eg ione , con t inua ad a r r i cch i r s i con nuove donaz ion i , p roven ien t i da un indo t to un t empo f io ren -t i s s imo ne l l a c i t t à , l a can t i e -r i s t i ca nava le , ogg i pu r t roppo in c r i s i p ro fonda . E in s i eme a l co l l a s so economico s i r eg i s t r a anche l a pe rd i t a p rogres s iva d i t u t to un pa t r imon io d i co -noscenze , t ecn iche , l i nguagg i , che pe r s eco l i sono s t a t i un t r a t to d i s t in t ivo de l nos t ro pa -t r imon io .

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Inchiesta16 giovedì 21 gennaio 2010

Nel XVI secolo fu realizzato un pic-colo molo nei pressi del Duomo per proteggere l’ansa naturale a ponente della città dal vento Greco-Levante. Nel 1824, viste le incessanti richieste della marineria locale, il Comune di Molfetta dispose a Francesco Spinel-li, il quale si avvalse della consulenza del grande uomo di scienza Giuseppe Maria Giovene, la progettazione del nuovo porto. Il progetto prevedeva la costruzione di due bracci, uno inter-no e l’altro esterno. Su quest’ultimo

era prevista l’edificazione di un faro e di alcuni locali adibiti a lazzaretto per la quarantena dei marinai in caso di epidemie. Il progetto fu modifica-to nel 1825 dall’architetto de Tomasi e fu approvato definitivamente nel 1841. Tre anni più tardi, il giorno dell’onomastico dell’allora sovrano Ferdinando I (30 maggio), fu posta la prima pietra. I lavori si protrasse-ro sino al 1846 ma ripresi nel 1848. Questo perché il re Ferdinando II di passaggio a Molfetta, compiaciuto

dell’opera, ordinò il completamento definitivo del porto. Dopo la realiz-zazione il flusso commerciale a Mol-fetta crebbe a tal punto da prendere in considerazione un possibile am-pliamento. Ampliamento che scattò nel 1882 alla presenza dell’allora Ministro dei Lavori Pubblici Alfredo Baccarini che inaugurò i lavori per il congiungimento dei due moli e la costruzione del nuovo molo foraneo. Successivamente il porto fu ulterior-mente completato dal molo Pennello

nel 1890, dallo scalo d’alaggio nel 1900, dalla banchina S. Domenico (anni ’20). Un fortunale avvenuto nel gennaio del 1949 accrebbe l’idea di una nuova diga di protezione. Diga che fu realizzata, a partire dal 1951, nella zona compresa fra l’antica Cala S. Giacomo e la basilica della Ma-donna dei Martiri. Attualmente è in corso la fase per la costruzione del nuovo porto che muterà in manie-ra considerevole la conformazione dell’attuale scalo. f.t.

Una infrastruttura decisiva per lo sviluppo economico e sociale della città. Le prime opere risalgono al XVI secolo. In corso le opere per la realizzazione dei nuovi approdi.

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Storia del porto di Molfetta

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giovedì 21 gennaio 2010 17In Città

Se insostenibile e immensa è la soli-tudine di certi anziani, altrettanto può esserla quella degli adulti, i loro figli, costretti spesso a lasciarli e a non po-terli accudire così come vorrebbero, perché ingabbiati in vite rigide e sche-matiche, fatte di lavoro-casa-doveri, tracciate su ruoli, ritmi e percorsi ben definiti, che poco spazio lasciano alla fantasia, alla creatività ed alle emozio-ni. È quanto è emerso dagli interventi di alcuni parenti degli utenti del Cen-tro Anziani Polivalente di Molfetta durante una sera dedicata alla musi-ca, al ballo, ma anche alla riflessione, all’autoconsapevolezza, alla ricerca di sé e del proprio vissuto che può raf-fiorare, rafforzarsi o essere superato grazie a questi momenti di gioia ed entusiasmo collettivi. Liberare ansie e paure, riscoprire il proprio corpo, considerato spesso portatore di distur-bi e malattie, viverlo così com’è ora, accettarlo con i segni del tempo e di quanto si è vissuto, muoverlo al ritmo dei ricordi ma anche di nuove energie serve a genitori e figli, li avvicina e li

accomuna, fa nascere in essi una nuo-va solidarietà e comprensione. Sono intervenuti l’assessore alla Socialità Luigi Roselli, il nuovo dirigente Giusi De Bari, il sindaco Antonio Azzollini a testimoniare “l’attenzione delle au-torità cittadine verso questa parte del-la popolazione che aumenta sempre di più ed è costretta quotidianamente ad affrontare problemi di ogni tipo, di certo non ignorati dall’Amministrazio-ne comunale”. Per il presidente della cooperativa Gea, Giuseppe Maiora-no, che gestisce il Centro, “numerosi ed importanti sono quelli correlati, come l’assistenza domiciliare che va senz’altro potenziata” mentre portare gli anziani fuori, farli uscire dal loro guscio e dallo stesso centro, per ac-compagnarli in gite, escursioni, viaggi , serate in pizzeria e all’aperto al fine di favorirne l’integrazione e l’inclu-sione, pare essere uno degli obiettivi dell’amministrazione, più volte solle-citata, sotto questo aspetto, dagli uten-ti in sala che hanno anche richiesto, a gran voce, ancora una volta, “una

struttura più grande, idonea e capien-te”. Il sindaco ha conversato e ballato amabilmente, si è lasciato fotografare, è stato vigorosamente abbracciato e baciato da alcune ospiti che non vo-levano lasciarlo, lo toccavano, gli re-citavano poesie con voci da bambine. L’assessore Roselli ha riso parecchio ma timidamente, educatrici e volonta-rie si sono trattenute dall’invitarlo, lo guardavano di continuo. Non si è man-giato né bevuto, anche se si sarebbe giurato il contrario, alcuni cantavano e si agitavano sulle sedie, altri stavano per addormentarsi, coperti di corian-doli, fili e strani cappellini luccicanti. Una signora, dall’andatura incerta, ha rischiato di cadere ma ha continuato imperterrita a danzare, la figlia l’ha trascinata a forza su una sedia ordinan-dole di non alzarsi più; un’altra, stretta in un paio di jeans a vita bassa, con cintura di strass, andava di continuo in bagno ma non voleva dire perché; un’altra ancora, scorgendo il figlio che l’aspettava fuori, ha finto a lungo di non vederlo poi è uscita nervosamen-

te, lo ha sgridato, quasi malmenato e mandato via: come si era permesso di venire a prenderla così presto? I po-chi giovani presenti non credevano ai loro occhi, si chiedevano se fosse tutto vero. Molti tacchi alti, vecchie colla-ne, pesanti orecchini, pose ed occhiate allusive durante i balli di gruppo. A chi telefonava una signora con un cellula-re che ha immediatamente nascosto all’arrivo della nipote? Chi aveva pet-tinato un’ospite di oltre ottanta anni con un vestito aderentissimo che le im-pediva di camminare? Scarseggiavano ma ancheggiavano anche gli uomini, le signore hanno ballato tra di loro, teneramente allacciate, scambiandosi carezze e frasi d’amore: impossibile capire se facessero sul serio o no. At-traverso i vetri alcuni passanti guarda-vano attoniti. La “Blues men band” ha suonato e cantato fino allo sfinimento. È successo davvero, sabato 9 gennaio, nel centro anziani di Via Fremantle, e non è la prima volta.

Beatrice De Gennaro

Una serata tra allegria e spensieratezza. Perché chi ha i capelli bianchi vuole ancora divertirsi.

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Anziani scatenati al Centro Comunale Polivalente

Page 18: Il Fatto n. 052

In Città18 giovedì 21 gennaio 2010

Non esistono più le mezze stagioni. Pare che il tempo sia impazzito, fa caldo, fa freddo. Non si sa se stendere la bian-cheria al balcone oppure in casa. Il diso-rientamento si fa strada, non si capisce quali indumenti indossare. Incombe la paura di essere contagiati dall’influenza H1N1. Tutti interessati a seguire le pre-visioni del tempo. Cosa sta accadendo? Il professor Giuseppe Masciopinto, già docente di chimica e scienze naturali al Liceo Classico di Molfetta, ha cercato di chiarire il problema delle trasforma-zioni subite dal clima, durante la video-conferenza sul tema “Meteorologia e Cambiamenti Climatici”. L’incontro si è tenuto presso l’Università Popolare Mo-fettese lo scorso 12 gennaio. “Molfetta, grazie alla sua posizione geografica, è da ritenersi una città vivibile e fortunata, il cui clima è ottimo”, ha sottolineato la professoressa Ottavia Scherza Altoma-re, presidente dell’Università, aprendo il dibattito. Interessanti, dettagliate e mi-

nuziose le spiegazioni del relatore, che ha precisato che la meteorologia è una materia scientifica complessa, che cerca di interpretare i vari fenomeni atmosfe-rici. Con la “climatologia” – dottrina giovanissima – i ricercatori, facendo leva sulle memorie storiche, studiano gli eventi che si sono verificati e succeduti nei tempi più remoti. La parola clima vuol dire propriamente “inclinazione”: il clima infatti è in massima parte in funzione dell’inclinazione dei raggi so-lari sulla superficie della Terra al variare della latitudine, ed è in relazione ai due movimenti del nostro pianeta di “rota-zione”, che dà vita al giorno e alla notte e di “rivoluzione” intorno al Sole, che dà origine alla formazione delle quattro stagioni. Le stagioni influenzano le atti-vità economiche, le abitudini, la cultura, lo stato di salute e benessere delle po-polazioni. Masciopinto ha precisato che il primo servizio meteorologico italiano nacque nello Stato Pontificio. Ritenuta

poi la meteorologia materia strategica militare e civile, passò sotto la direzio-ne dell’Aeronautica Militare, che tuttora gestisce e trasmette quotidianamente le condizioni meteo. “In passato nelle cre-denze popolari molfettesi vigeva l’idea che bastava osservare il colore del tra-monto o dell’aurora – rosso di sera buon tempo si spera – per pronosticare la re-alizzazione di una bella o cattiva gior-nata. La luna coperta da alone, il gatto che si lecca il pelo, il ragliare dell’asino, le rondini volare basse e male – cielo a pecorelle… – erano segni che annuncia-vano l’arrivo di piogge, burrasche…”, ha ricordato il professor Masciopinto. Il parametro che determina lo stato di sa-lute della Terra è la temperatura; da essa dipende l’equilibrio, il sistema bio-eco-logico degli esseri viventi. In ogni caso ci sono gli ottimisti che affermano di sta-re tranquilli perché i cambiamenti nella storia ci sono sempre stati. “Io ho udito dire a mio padre, che in sua gioventù, a

Roma, la mattina di Pasqua di Resurre-zione, ognuno si rivestiva da estate…”, scriveva il Magalotti nel 1683. I possi-bilisti invece pensano che le cause dei mutamenti sono del tutto naturali e l’uo-mo non può intervenire sul magnetismo terrestre, sull’eruzione dei vulcani, sui terremoti sull’effetto Sole. Gli ambien-talisti, i no-global spiegano che la colpa è nostra, è dell’industria capitalistica, che continua ad emettere CO2 nell’at-mosfera. I “margini di incertezza ci sono e permangono e questa incertezza va colmata con la scienza’’. Così Fran-co Prodi, climatologo, docente di fisica dell’atmosfera all’Università di Ferrara. ‘’In Italia non c’è rispetto per la ricerca – ha sottolineato il professor Prodi – ma il rispetto per la ricerca è gratis’’. “È dal dubbio che nasce la soluzione’’, ha ag-giunto ricordando che ‘’siamo di fronte al destino del pianeta”.

Pantaleo de Trizio

Se ne è discusso in un incontro organizzato dall’Università Popolare Molfettese.

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Che tempo fa?

EnotecaDesserteria Pizzeria

Ristorante

Page 19: Il Fatto n. 052

giovedì 21 gennaio 2010 19Cultura & Spettacoli

La storia da sempre ci insegna che, no-nostante il costante avanzare del pro-gresso, essa trova sempre il modo e il tempo di far parlar di sé e far sentire la propria antica voce nel rumoroso e disattento presente. È il caso dei ritro-vamenti archeologici all’interno della chiesa della Morte, della basilica del-la Madonna dei Martiri e del Pulo. Ma come non ricordare anche le continue e casuali scoperte storiche all’interno del centro storico e del rione Catecombe? Negli ultimi mesi ulteriori testimonian-ze di un passato che continua a vivere sotto i nostri piedi e la nostra quotidiani-tà sono venute fuori durante alcuni lavo-ri comunali presso via Domenico Picca, dove è emersa un’antica cisterna, nei pressi della chiesa del Purgatorio, dove

è riaffiorato un antico muro, e all’inter-no di piazza Minuto Pesce in cui sono venuti alla luce numerosissimi resti ossei. Lo scorso mese invece ecco che d’improvviso in piazzetta Giovene due basole spariscono, inghiottite dalla terra, e viene fuori un passaggio molto pro-fondo che sembra uscito da uno di quei film di Indiana Jones. Si tratta dell’en-nesima cisterna, ambiente sotterraneo di cui il sottosuolo molfettese è veramente ricco. Essa con ogni probabilità risale al XIX e, opera del noto architetto Corra-do de Judicibus, ha una profondità poco inferiore ai dieci metri. Sono parecchi i libri e i documenti storici che attestano e descrivono la loro esistenza il più delle volte in luoghi alquanto inaspettati. La “Piscina Comune” si trovava e si trova

ancora in largo Domenico Picca mentre la Piscina Nuova è nascosta sotto piaz-za Vittorio Emanuele II. Altre grandi e profonde vasche si trovano al di sotto di piazza Paradiso, piazza Immacolata, piazza Municipio, sotto le chiesa di San Domenico e della Madonna dei Marti-ri e nei pressi della villa Comunale. A quelle elencate è necessario aggiungere numerosissimi altri ipogei presenti in città e altri localizzati in campagna. Ma a cosa servivano? La funzione princi-pale era naturalmente quella di raccolta dell’acqua piovana. In un territorio poco piovoso come la Puglia, infatti, queste cisterne erano indispensabili per la so-pravvivenza dei cittadini data la man-canza di un vero e proprio sistema idrico che sarebbe arrivato soltanto nel ’900

con l’Acquedotto Pugliese. Le piscine venivano prese d’assalto durante i duri periodi di carestia dal popolo esausto. Per raccontare gli sfondi, i retroscena e le vicende legate a queste antiche co-struzioni non basterebbe un libro, dato che gli intrecci storici sono molteplici e costellati di numerosi accadimenti. Fatto sta che dopo la costruzione dell’Acque-dotto Pugliese le cisterne cominciarono lentamente a perdere la propria funzione principale e le più volubili furono adatta-te ad altri utilizzi. Alcune invece finirono nel dimenticatoio collettivo e di tanto in tanto vengono fuori come funghi quasi a rivendicare i propri meriti ad una società con una memoria corta ed ingrata.

Francesco Tempesta

Una cisterna di notevoli dimensioni sotto piazza Giovene. E non è la sola nel territorio di Molfetta.

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La storia nascosta dal sottosuolo

Il debutto per l’Ensemble Melphicta1706Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

Vito Vilardi e la sua chitarraUn altro giovane talento con un

grande futuro davanti.

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Il concerto dell’Epifania tenutosi presso il teatro San Filippo Neri ha rappresentato il debutto per una for-mazione di archi composta da studenti del Conservatorio caratterizzati dalla giovanissima età. L’Ensemble Mel-phicta – questo il nome della forma-zione – si è esibito offrendo al pub-blico un repertorio eterogeneo: dal classico al contemporaneo, quest’ul-timo arricchito della partecipazione nelle insolite vesti di cantante della dottoressa Annalisa Altomare, che af-fianca alla sua attività di medico, un appassionato impegno nel capo musi-cale. Sebbene sia composto da giova-ni di età compresa tra i 17 e 24 anni, l’Ensemble Melphicta ha dimostrato una preparazione e professionalità eccezionali: questi giovanissimi mu-sicisti sono un esempio positivo per i giovani molfettesi perché, come ha sottolineato il parroco don Vincenzo Di Palo, hanno compiuto delle scel-te importanti, studiano ogni giorno, compiono uno sforzo quotidiano e silenzioso nella solitudine delle loro

stanze, non inseguono i modelli vuoti che troppo spesso abbagliano i gio-vani. L’incontro dell’ensemble con la cantante Annalisa Altomare ha dato origine ad una performance originale e frizzante, con la proposta di brani come White Christmas, Eye in the sky e Silent night che hanno ricondot-to il pubblico nel pieno dell’atmosfe-ra natalizia. L’Ensemble Melphicta è composto dai primi violini Gabriella Cipriani, Antonella Altamura, Mari-na Sciancalepore; dai secondi violini Vito Donato Pansini, Flavia Cara-bellese, Mariateresa Piumelli; dalle viole Saverio de Robertis, Emanue-la Dell’Olio; dai violoncelli Paola Damiana de Candia, Vincenza Rai-mondi e da Orazio Saracino al piano; l’ensemble è stato accompagnato dal chitarrista Alessandro Grasso per il brano Eye in the sky ed ha accolto, per l’esecuzione di un’opera, anche un suonatore di triangolo, scelto di-rettamente dal pubblico.

Katia la Forgia

Continua il nostro viaggio alla scoperta dei giovani talenti molfettesi. Imbrac-ciando la sua inseparabile chitarra da concerto del 1981 appartenuta al suo maestro, Vito Vilardi inizia a raccon-tarci la sua carriera. Diplomando in chitarra classica presso il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari sotto la guida del maestro Pasquale Scarola, incomincia giovanissimo lo studio dello strumento rilevando ben presto particolari doti e sensibilità musicali. Da subito ha par-tecipato a numerosi concorsi interna-zionali classificandosi sempre nei pri-mi posti. Grazie all’associazione “De Falla”, frequenta regolarmente Master Class e corsi di perfezionamento tenuti da alcune della più importanti persona-lità del panorama chitarristico interna-zionale. Ha tenuto numerosi concerti in Italia ed all’estero come di solista e in formazioni di musica da camera per importanti associazioni e istituzioni musicali tra le quali la Camerata Mu-sicale Barese. È da sempre impegnato

in svariate situazioni artistiche che lo hanno portato anche alla realizzazione di alcune performance musico-teatrali abbracciando diversi generi musicali. In questa stagione invernale è impegna-to in un progetto in duo con il violinista Marco Misciagna, docente di violino e viola presso il “Conservatoire Italien” di Parigi, che lo porterà all’ interpre-tazione di alcune delle più importati opere dei grandi virtuosi italiani come M. Giuliani e N. Paganini. Vito Vilardi insegna inoltre chitarra classica presso l’Accademia “Martucci” di Bari e l’as-sociazione “Domenico Sarro” di Trani e tiene laboratori musicali in scuole statali di ogni ordine e grado. Prossimo appuntamento per viaggiare sulle note della sua musica il 31 gennaio alle 20 presso la sala San Felice a Giovinazzo in cui si esibirà in un duo con Marco Misciagnia sulle musiche dei composi-tori N. Paganini e M. Giuliani.

Marilena Farinola

Page 20: Il Fatto n. 052

Recensione20 giovedì 21 gennaio 2010

Il Meeting dei Giovani che si è tenuto a Bari dal 19 al 21 gennaio con l’obiet-tivo di perseguire uno sviluppo soste-nibile è inserito nell’ambito dell’ini-ziativa “Ni, mondlokaj civitanoj-Noi, cittadini globali-locali” (NMC), che mira a promuovere la partecipazione dei giovani nei processi decisionali su scala globale e locale. Nel corso del meeting 500 giovani delegati, prove-nienti da 90 Paesi e più di altri 1000 partecipanti sono stati coinvolti nella ricerca di idee innovative e di promo-zione del cambiamento. Le attività del meeting sono state suddivise in cinque macroaree tematiche: educazione, cit-tadinanza/impegno civico, ambiente, sicurezza umana e sviluppo, lavoro ed economia. In preparazione a questo

evento martedì 12 gennaio si era tenu-to a Molfetta un convegno a cui hanno preso parte il Liceo Ginnasio “L. Da Vinci” e l’Istituto Tecnico “G. Salve-mini”. L’incontrro è stato promosso dall’associazione Cittadinanzattiva che si propone in primo luogo di far prendere consapevolezza soprattut-to ai giovani di vivere in una realtà, quale quella della propria città, in cui tutti sono importanti alla stessa ma-niera e in secondo luogo Cittadinan-zattiva sprona i giovani a farsi avanti per emergere dalla massa e apportare un contributo significativo, seppure piccolo, per migliorare le condizioni culturali, sociali e ambientali della cit-tà in cui si vive. All’incontro è stata invitata in qualità di relatrice anche

una docente universitaria che insegna presso la facoltà di Scienze politiche di Bari, la dottoressa Gabriella Sfor-za, che ha proposto all’attenzione dei ragazzi presenti alcune tematiche inerenti la società, quali le differen-ziazioni, attuate quotidianamente tra gli appartenenti a dei ceti sociali diffe-renti, l’instabilità della vita e il valore di identità sociale dato dal lavoro ed anche dall’istruzione. Insomma degli argomenti che sono “all’ordine del giorno” nelle discussioni dei giovani a scuola, in famiglia e, perché no, an-che tra gli amici. Dopo la relazione si è aperto un breve dibattito, concluso-si troppo presto, tra i giovani presenti e la docente universitaria. Da alcuni giovani è emersa una considerazione

importante e sicuramente in attinenza con l’obiettivo dell’incontro: iniziare dal proprio piccolo, dalla cerchia degli amici e dal mondo circostante a dire di no a certi comportamenti classisti e stereotipati che sono proposti dalla società in cui si vive. Una cosa è certa: se i giovani devono costituire la parte attiva della cittadinanza, è necessario che ne abbiano anche la possibili-tà, perché i giovani solo discutendo e confrontandosi con i giovani e per i giovani che saranno i cittadini del futuro potranno maturare la consa-pevolezza che dopotutto non bisogna essere necessariamente dei supereroi o dei folli, come recitava un noto spot televisivo, per cambiare il mondo.

Gianfranco Inglese

A Molfetta un incontro in preparazione del Meeting dei Giovani tenutosi a Bari.

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“Solo i folli possono cambiare il mondo”

Abbandonate le vostre più esotiche fantasie sulla terra del Sol Levante a base di sushi fresco e profumato, aro-matico e terapeutico tè verde, geishe ammalianti e giardini di pietre e sab-bia dove arrendersi alla perfezione: un anno di lavoro alla Yumimoto, impor-tante multinazionale giapponese, può diventare l’esperienza zen più inferna-le di tutta la vita. Lo racconta Amélie, giovane occidentale di origine belga, che l’8 gennaio 1999 avvera il suo so-gno di tornare a vivere nel Paese dove è nata. Assunta come interprete con un contratto annuale, Amélie diviene ben presto vittima di una lenta, inarrestabi-le e quanto mai surreale retrocessione,

fatta di umiliazioni e soprusi. Così lei, che da piccola voleva diventare Dio poi crescendo ha limitato le proprie ambizioni e si sarebbe accontentata di essere Cristo, decide più pragmatica-mente di diventare martire. E mentre i suoi superiori, appollaiati su una scala gerarchica retta da onore e ossessione, le affidano via via compiti sempre più degradanti, dal servizio del tè all’ag-giornamento dei calendari degli uffici, Amélie penetra con disincanto nella so-cietà giapponese, descrivendone i co-stumi, l’etica e le contraddizioni in un crescendo di acuto umorismo, invettive divertenti ed esilaranti riflessioni. La mente occidentale di una ragazza con

sangue nipponico svela come il codice etico dell’umiliazione e del disonore abbia segni e convenzioni spesso an-titetiche che neanche l’amorfo mondo degli affari – “non luogo” per antono-masia – riesce ad avvicinare. Romanzo con notazioni autobiografiche, Stupore e tremori è una prova di scrittura sola-re e caustica, un divertissement ironico e originale che in tempi di denunce di mobbing e precariato lascia un sapore amaro a beneficio del benessere di cor-po e mente. Come il tè verde.Amélie Nothomb nasce a Kobe in Giappone il 13 agosto del 1967. Figlia di un diplomatico belga, ogni tre anni cambia Paese, a seconda delle desti-

nazioni stabilite dal ministero degli Esteri belga. Pechino, New York, poi il Bangladesh, la Birmania, il Laos. A Bruxelles mette piede solo a 17 anni. È perfettamente bilingue – francese e giapponese – e ha scritto più di ven-ti libri (il 1° settembre di ogni anno in Francia esce puntualmente il suo nuovo romanzo), tradotti in quasi 40 lingue. In Italia per i tipi di Voland, Robin e Guanda sono usciti “Libri da ardere”, “Biografia della fame”, “Sabotaggio d’amore”, “Antichri-sta Metafisica dei tubi”, “Mercurio”, “Ritorno a Pompei”, “Le catilinarie”, “Igiene dell’assassino” e “Acido Sol-forico”.

“Certo, puoi anche non suicidarti. Ma allora, prima o poi, non reggerai e in un modo o nell’altro cadrai nel disonore: ti troverai un amante, o ti metterai a mangiare, o diventerai pigra – tutto può accadere. È stato notato che gli esseri umani in generale, e le donne in particolare, faticano a vivere a lungo senza cadere in uno di quei piccoli vizi legati al piacere carnale. Se diffidiamo di quest’ultimo non è per

puritanesimo: lungi da noi questa ossessione americana. A dire la verità, si deve evitare la voluttà perché favorisce la traspirazione. Non c’è niente di più vergognoso del sudore. Se mangi a quattro palmenti un bel piatto di fettuccine, se ti abbandoni alla rabbia del sesso, se passi l’inverno a dormicchiare vicino al camino, suderai. E nessuno avrà più dubbi sulla tua volgarità. Tra il suicidio e la traspirazione, non

esitare. Versare il proprio sangue è ammirevole quanto è immondo versare il proprio sudore.” Amélie Nothomb, Stupore e tremori, trad. italiana di Biancamaria Bruno, Le Fenici Tascabili, Guanda, 2006, pp. 128.

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Il SegnaLibro. Stupore e tremori.

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HOCKEY BASKETSerie A1 Serie A dilettantiValdagnoFollonicaBassano 54LodiViareggioBreganzeSarzanaGiovinazzoForte dei MarmiSeregnoMOLFETTAR. BassanoCorreggioTrissino

33282725232120191817151354

BarcellonaOstuniFerentinoSienaPerugiaSan SeveroPalestrinaTrapaniSant’AntimoRuvoMateraAgrigentoMOLFETTAPotenza

26242018181818181614141244

PALLAVOLOSerie B1 Maschile Serie B2 Femminile

SarnoNapoliSan Pietro V.MOLFETTAArzanoBattipagliaA. BeneventoL. PotenzaA. PotenzaL. AltamuraV. BeneventoTarantoOriaAcquavivaV. AltamuraSalerno

3938363433323123201919181714110

E. GelaAtripaldaMOLFETTATuriBroloChietiReggio CalabriaH. GelaPotenzaOrtonaGalatinaCasoriaBlue CollegeCataniaAlberobello

37352828262321212019151161

rit.

CALCIO A5 CALCIOSerie B Eccellenza

NardòMOLFETTATraniTerlizziCopertinoCastellanaLuceraBisceglieSoglianoManduriaCoratoCerignolaTaurisanoTricaseMassafraMaglieLocorotondoAltamura

484443403836333232312822221817151512

PescaraMOLFETTALoretoBisceglieD. MateraT. MateraOrtonaModugnoBarlettaVenafroAltamuraManfredoniaGiovinazzo

38332928262524231313131211

giovedì 21 gennaio 2010 21Sport

Si vince e si perde Ultime settimane in chiaroscuro per le compagini

molfettesi.

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Vanno certamente presi con filosofia gli ultimi, inattesi stop, della Liber-ty Molfetta. La compagine di patron Nicola Canonico riesce a godere della vetta della classifica del campionato di Eccellenza solo all’indomani della gara esterna del 6 gennaio stravinta contro il Trani per 3 a 1. Il Nardò ha però approfittato già dalla giornata successiva della marcia a ritmo len-to di capitan Suarez e compagni. Il doppio 0 a 0 raccolto prima nella gara casalinga contro il Sogliano (con gol regolare di Suarez annullato al 93’ e il censurabile tentativo di aggressione alla terna arbitrale) e poi sul neutro di Putignano “in casa” del Manduria, ha scavato un solco di 4 punti tra il Molfetta e la testa della classifica. Certamente bisogna ritrovare la strada della vittoria nella gara interna del 21 gennaio contro il Tricase e poi negli appuntamenti del 24 a Locorotondo e del 31 contro il Copertino. Senza per-dere di vista la coppa dopo che la se-mifinale di andata disputata a Corato si è conclusa sul risultato di 1 a 1.Anche nel campionato di serie B di calcio a 5 il distacco tra il Real Mol-fetta secondo e la capolista Pescara è aumentato a 5 punti. Nelle ultime uscite il Molfetta è riuscito nell’im-presa di battere gli abruzzesi sul par-quet del “PalaPoli” per 8 a 1. Risul-tato di prestigio che ha fatto il paio con la vittoria a Modugno per 6 a 5 ma che non si è ripetuto il 16 gennaio nella sfida interna al Team Matera che ha fermato sul 2 a 2 i padroni di casa. Prossimi appuntamenti il 23 gennaio a Barletta e il 30 in casa contro il Man-fredonia.C’è tanto da dire anche sul mondo del volley. A ritmo alternato le due mol-fettesi impegnate nei campionati di B1 maschile e B2 femminile. I ragaz-zi allenati da Alessandro Lorenzoni hanno inaugurato il 2010 con l’inat-tesa sconfitta interna per 3 a 1 contro l’Heraclea Gela. Dopo il turno di ri-poso osservato il 17 dovranno provare a rifarsi il 23 nella gara interna contro

il Chieti. Poi il 29 e 30 gennaio arrive-ranno a Molfetta le Final Four di Cop-pa Italia. Si sfideranno oltre alla Pal-lavolo, il Brolo, il Genova e il Cantù. Si comincerà venerdì 29 alle 18 con la gara Genova-Brolo, poi alle 20.30 toccherà a Pallavolo Molfetta-Cantù. Sabato 30 alle 17 finale per il 3° e 4° posto e alle 19 la finale che assegnerà la Coppa.Le ragazze di Annagrazia Matera si dividono tra gioie e dolori. Le gioie del 10 gennaio per il 3 a 1 conquistato lontano da casa contro il Volley Alta-mura e i dolori per la confitta per 3 a 1 del 17 a Battipaglia. Si torna in campo il 23 per ospitare la Living Potenza.Nel basket la cura Russo non por-ta ancora punti anche se qualcosa di diverso nel gioco della squadra si co-mincia a vedere. Ma continuando di questo passo sarà davvero dura arri-vare a fine campionato. Nel giorno dell’Epifania Virtus fermata in casa dal Matera con il passivo di 58 a 56. Altro stop, più largo e senza opporre reazione all’avversario, il 9 gennaio a Perugia. In Umbria i molfettesi hanno realizzato solo 57 punti a fronte degli 82 subiti. Ultimo risultato dal campo quello del 17 gennaio con il derby ca-salingo contro Ostuni conclusosi solo all’ultimo secondo con il risultato di 85 a 83 per i brindisini. Andrea Maggi e soci proveranno a tornare a vincere il 23 ad Agrigento e poi il 31 nel derby interno contro il San Severo.Chiudiamo con l’hockey su pista dove arriva clamorosa la notizia dell’eso-nero di mister Josè Vianna, sostituito in panca da Nico Caricato, già tecnico del Matera e in passato straordinario giocatore tra le fila del “magico” Gio-vinazzo. Caricato ha avuto il battesi-mo del fuoco nella gara esterna del 19 contro il Viareggio. Prima Vianna si era congedato con la vittoria del 5 gennaio per 5 a 2 contro il Sarzana e la sconfitta a Breganze con lo stesso identico risultato.346/0184987 o in-viando una mail per essere contattati a [email protected].

Page 22: Il Fatto n. 052

Benessere e Salute giovedì 21 gennaio 201022

Studio Radiologico Lovero: rinnovarsi nella tradizione.-

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“L’orto è un laboratorio dove noi dovremmo servirci più spesso”

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Lo Studio Radiologico Lovero s.r.l. accreditato con il S.S.R., operativo a Molfetta sin dagli anni ’60 e che eroga prestazioni specialistiche di diagnosti-ca per immagini, medicina fisica e ria-bilitazione, ha trasferito la sua sede da via Dante Alighieri 78 alla III Trversa via Caduti sul Lavoro 2 sempre a Mol-fetta. La lunga esperienza nel settore di diagnostica strumentale e terapia fisica, il patrimonio strumentale ade-guato all’evoluzione tecnico-scientifi-ca, il personale altamente qualificato: medici specialisti in radiologia ed eco-grafia, in fisiatria, medici specialisti in diverse branche che si occupano degli esami d’interesse internistico, ginecologico, cardiaco, vascolare ed osteoarticolare e tecnici di radiologia e di fisioterapia specializzati, fanno sì che lo Studio sia in grado di offrire un qualificato servizio di diagnostica per immagini e terapia fisica. Il continuo aggiornamento tecnologico dello Stu-dio è stato affiancato da un percorso di continuo miglioramento della qualità del servizio offerto, fino ad arrivare nel 2007 al conseguimento della cer-tificazione di qualità UNI EN ISO 9001:2000, in seguito confermata annualmente. La nuova sede, a pochi passi dal Parco di Ponente e dalla sta-tale 16 Adriatica, è ottimamente servi-ta dai mezzi pubblici, si trova infatti a circa 500 m dalla stazione ferroviaria e a circa 200 m dalle fermate delle li-

nee urbane ed extraurbane. Nella zona sono inoltre presenti ampi parcheggi. Lo studio è quindi facilmente raggiun-gibile dai pazienti che abitano non solo in città e nell’hinterland, ma an-che nell’intera area del Nord Barese. L’attività sanitaria è svolta all’interno della nuova struttura articolata su due piani: al piano terra sono ubicati il ser-vizio di accettazione, una sala d’atte-sa ampia e confortevole, una sala di diagnostica radiologica digitale e di ortopantomografia, una sala di ecogra-fia, box per fisioterapia e palestra per riabilitazione .Al primo piano, servito da ascenso-re, sono dislocate una sala d’attesa, le sale per la diagnostica ecografica ed elettromiografica, una sala per l’ese-cuzione della densitometria ossea e mammografia, una sala per la risonan-za magnetica aperta osteoarticolare .L’attività del centro si esplica con il seguente orario: lunedì - venerdì ore 8:00-12:30 e 15:30-20:00. Sabato ore 8:00-11:00.È possibile effettuare le prenotazioni: recandosi presso gli sportelli dell’ac-cettazione, telefonicamente ai numeri 080-3971546 o 338-4616553. In en-trambi i casi i pazienti sono agevo-lati dall’ampio orario per l’attività di prenotazione nelle ore di apertura all’utenza. È possibile chiedere infor-mazioni anche scrivendo all’indirizzo mail [email protected].

Il giardino è un laboratorio, i prodotti ele-mentari del giardino si trovano in cucina e nella dispensa. A mio avviso una sana alimentazione e quindi una sana dieta consisterebbe nel guardarci intorno, es-sere curiosi delle possibilità che i mercati ci offrono e lasciare lavorare la fantasia in cucina. Guardando tra gli scaffali di un market ho visto lì, verde, di forma strana, un ortaggio che mi osservava speranzoso in mezzo a noci e nocciole: l’avocado. Ho così scoperto che è un alimento quasi completo, molto digeribile, equilibratore nervoso, è indicato in caso di crescita, superlavoro, nervosismo, gravidanza ol-tre che per aumentare l’acidità urinaria e nelle affezioni gastriche, intestinali ed epatobiliari. Molto povero di minerali, contiene aminoacidi, precursori delle proteine quali cisteina, triptofano, tirosi-na, ed vitamine A, B e C, oltre che acido folico. Attenzione al potere energetico: 100g forniscono 218 Kcal. Un modo veloce di impiego: ottimo in insalata che piace sempre, con lattuga, pomodoro, pe-perone, arancio, aceto di vino, olio, sale e pepe. Un altro ottimo alimento è la borra-gine, una verdura con foglia medio-larga, leggermente spinetta, a ciuffi. Dotata di discrete quantità di calcio e potassio, oltre ad altri sali minerali, vitamine del grup-po B, mucillagini ed un precursore di un composto importantissimo nel corretto svolgersi delle funzioni ormonali femmi-nili e nei processi di apprendimento che risultano seriamente compromessi nei

malati di Alzheimer. Inoltre è dotata di proprietà antinfiammatorie, antipiretiche, anticatarrali, tipiche dell’apparato respira-torio sofferente nei mesi invernali. Lessa e condita con i pinoli è utile nelle forme de-pressive, in frittata è gustata dai bimbi che non stanno mai fermi, mentre nei pazienti e non, con morbo di Alzheimer le foglie fritte in pastella di farina ed acqua, sotto forma di involtini con mozzarella ed alici sono un tono di vitalità al sistema nervoso e al palato. Vorrei concludere questa car-rellata di curiosità ortobotaniche di buona salute con due giorni di dieta per donne in menopausa: Sono importanti alimenti ricchi di calcio come le noci, i broccoli, verza e rucola appartenenti alla famiglia delle crucifere, ricchi inoltre di iodio, at-tivatore del metabolismo, i ceci e tra la frutta menzionerei la fragola, ricca di vi-tamina C, povera di sodio ma ricchissima di magnesio ad azione sedativa. I° giorno: alici infarinati e fritti con una buona quo-ta dei grassi w3, insalata verde a volontà, 50g pane ed ¼ ananas, per cena riso bol-lito con 2 cucchiai di parmigiano, cavolo cappuccio crudo con olio e limone, 50g pane e fragole; II°: petto di pollo con sal-via, fondamentale per le donne in carenza di estrogeni, insalata di sedano e carciofi, 50g pane ed 1 pompelmo.

Dott.ssa Sagliano AmeliaStudio BioNutrizione tel.fax.0803340920 cell. 3495791015www.studiobionutrizione.net

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“Al termine della quinta era tutto ciò che siamo e che conosciamo verrà distrutto”, sono le terribili parole che compongono la misteriosa profezia Maya prevista per il 21 dicembre 2012. Verità o leggenda? Catastrofe o evolu-zione spirituale? Vissuto in America Centrale fra il Messico meridionale e l’Honduras, il popolo dei Maya ha con-servato da sempre un alone di mistero. Si sa poco delle sue origine, colloca-te attorno al 1500 a.C, e molto meno della sua scomparsa avvenuta qualche decennio dopo lo sbarco di Colombo (1492). La sua storia è un enorme rebus ancora da risolvere pieno di compor-tamenti inspiegabili. Attorno all’800 d.C. i Maya cominciarono inspiegabil-mente ad abbandonare i grandiosi edi-fici da loro costruiti proprio al culmine del loro splendore e scomparvero len-tamente nei successivi sette secoli. Le loro conoscenze astronomiche e mate-matiche andavano oltre ogni immagi-nazione mentre la loro ossessione per il tempo li portò ad una assidua osser-vazione dell’ordine cosmico e ciclico dei pianeti e delle stelle. Avevano pro-gettato ben 17 precisissimi calendari. Fra questi vi era il calendario “del lun-go computo”, il più temuto. Il calen-dario teneva il conto di 26000 anni di storia suddivisi per cinque ere cosmi-

che della durata di 5125 anni ciascu-na: “Era dell’Acqua”, “dell’Aria”, “del Fuoco”, “della Terra” e “dell’Oro”. At-tualmente ci troviamo nell’ultima era, quella dell’Oro che, cominciata il 13 agosto 3114 a.C, terminerà proprio il 21 dicembre del 2012. Secondo alcu-ne interpretazioni ogni era al proprio termine era scossa da violenti catacli-smi che sconvolgevano ogni volta la Terra. Ma come facevano i Maya con i loro poco sofisticati mezzi ad osser-vare le stelle e a formulare calendari tanto precisi? Ricordiamo che il loro calendario ha previsto persino la data e l’ora precisa dell’ultima eclissi di sole; qualcosa che farebbe sobbalzare anche il più scettico. Secondo gli studiosi la profezia del 21 dicembre si riferisce ad un rarissimo allineamento che avverrà proprio in tale data. La Terra, infatti, fra meno di tre anni si troverà allineata perfettamente con il centro della Via Lattea. Questo fenomeno avviene ogni 26000 anni che per una inquietante coincidenza corrispondono al nume-ro degli anni riportati dal calendario. 26000 anni è anche la durata di uno dei moti della Terra detto “precessione” che si concluderà secondo la maggior parte delle fonti scientifiche proprio il 21 dicembre 2012. Un’altra coinciden-za? Tralasciando queste supposizioni

legate all’antico calendario Maya pro-viamo a fare luce circa la faccenda in maniera un po’ più scientifica e astro-nomica. Ed ecco arrivare l’ennesima coincidenza: il 21 dicembre 2012 è guarda caso la data in cui è previsto il passaggio del testimone fra l’Età in cui viviamo, quella del Leone, e quella dell’Acquario. La ripetizione zodiaca-le è un fenomeno ciclico e naturale che interessa la Terra: ogni Età ha la durata di circa 2160 anni. Rappresentazioni dell’avvicendarsi delle varie età po-trebbero essere secondo gli esperti la Sfinge in Egitto e un particolare rosone della ex cappella dei Templari (chiesa S. Agostino) a Trapani. Rappresenta-zioni che probabilmente sono nate allo scopo di ricordare ai posteri un impor-tante evento avvenuto durante il pas-saggio fra un’Età e l’altra. La Sfinge, per esempio, dal corpo per metà leone e per metà umano che guarda verso la costellazione del Leone, raffigurerebbe le due età avvicendatesi all’epoca della sua costruzione: quella della Vergine e quella attuale del Leone. Si tratta dun-que di un’altra coincidenza il fatto che la fine di un’Età zodiacale e quella di un’Era cosmica nel 2012 vengano a coincidere? Alcune illustri fonti hanno dichiarato negli ultimi anni di aver rile-vato qualcosa di strano proprio al cen-

tro della Via Lattea. Una serie di emis-sioni radio ad alta energia, quasi dei brontolii. Questi proverrebbero dalla nube di particelle ad alta energia rile-vata nel 2008 dal “Fermi Gamma-Ray Space Telescope”. Una nube di parti-celle che si comportano come lampi in un temporale. Che si tratti di Unab-Ku, la farfalla cosmica raffigurata simboli-camente dai Maya che secondo l’anti-co popolo si celava proprio al centro della nostra galassia? Fra meno di tre anni la nostra Terra si troverà alline-ata perfettamente con il centro della Via Lattea e di sicuro almeno capire-mo qualcosa circa la nostra esistenza e circa i meccanismi dell’Universo. Fatto sta che anche il noto settimana-le “Famiglia Cristiana” si è scomodato per l’argomento che non ha nulla di religioso, invitando comunque i Cri-stiani ad essere pronti perché la venuta di Gesù potrebbe essere improvvisa e questa profezia incerta non sarebbe che un solenne avvertimento per i fe-deli. Per il momento non ci resta che attendere e sperare che per una volta i Maya nella loro incredibile precisione nel conteggio del tempo abbiano preso per una volta un granchio.

Francesco [email protected]

giovedì 21 gennaio 2010 23Oltre la Realtà

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2012: verità o leggenda?

Page 24: Il Fatto n. 052

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presentazione delle domande si rimanda alle versioni integrali degli avvisi disponibili a partire dal 30/12/2009 sul sito del Mi-nistero del Lavoro e delle Politiche Sociali www.lavoro.gov.it, su quello istituzionale www.italialavoro.it, sezione bandi, e suwww.servizilavoro.it nella sezione riservata al “Programma AR.CO.” Fonte: Italia Lavoro

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In arrivo nuove opportunità di forma-zione nella nostra regione. Questa vol-ta i percorsi formativi sono riservati ai lavoratori somministrati (ex lavoratori interinali). In molti si chiederanno: ma quando possiamo definire un lavoratore “somministrato”? Questa tipologia di lavoratori riguarda quei casi in cui la la-voratrice o il lavoratore vengono assunti da un’agenzia di somministrazione (ex interinali) offrendo, così, tale prestazio-ne presso e a favore di un’altra impresa (o altro datore di lavoro non imprendi-tore). Questi percorsi formativi deten-gono un importante obiettivo: attuare politiche attive per il lavoro riservate a migliorare l’accesso e l’integrazione nel mercato del lavoro dei lavoratori sopra-citati. Tutto questo viene realizzato at-traverso la partecipazione dei lavoratori a percorsi formativi professionalizzanti che consentono di acquisire altre com-

petenze da impiegare durante lo svolgi-mento di altre occupazioni. Tutti i corsi sono gratuiti in quanto finanziati dalla Regione Puglia, POR Puglia 2007-2013 Fondo Sociale Europeo, Avviso n. 13/2009 – Ob. 1 Convergenza – Asse II Occupabilità. Ogni allievo percepirà una quota di 5 euro per ogni ora di cor-so frequentata (per un totale massimo di 1.300 euro).Entriamo ora, però, nei dettagli di que-sta nuova proposta di formazione. Sono disponibili, quindi, per questi corsi 90 posti, riservati ai lavoratori, per l’appun-to, in somministrazione (18 allievi per singolo corso) in possesso dei seguenti requisiti maturati tra l’1 gennaio 2008 e fino all’inizio delle attività formative:• in possesso di almeno 78 giorni di la-voro in somministrazione a partire dal 01/01/2008;• risultino disoccupati da almeno 45 giorni;• non siano beneficiari di alcun sostegno al reddito;• non siano beneficiari di interventi di politica attiva definito dall’accordo na-zionale del 13/05/2009;• non devono possedere i requisiti per poter accedere al trattamento di disoc-cupazione o che abbiano presentato la relativa domanda nei termini previsti.I percorsi formativi sono i seguenti: Addetto reparti freschi GDO – sede di Alberobello; Addetto settore turistico

ricettivo – sede di Alberobello; Opera-tore settore fotovoltaico – sede di Bari; Programmatore C++ Java – sede di Bari; Operatore Call Center in bound e out bound – sede di Bari.Ogni singolo percorso di formazione avrà una durata di 260 ore, concluso il percorso formativo i partecipanti conse-guiranno un attestato di aggiornamento, i corsi si svolgeranno presso le rispetti-ve sedi di Bari e Alberobello dell’ente attuatore Ifoa. Per poter essere ammessi alla frequentazione dei corsi bisogna, ol-tre a possedere i requisiti sopra descritti, far pervenire la domanda completa del-la documentazione richiesta nel relativo bando entro le date di scadenza. Si pro-cederà ad ammissione delle domande basandosi sull’ordine cronologico di arrivo (con rilascio di ricevuta di con-segna). A seguire vi indichiamo le date di scadenza relative alla consegna delle domande:- 1° scadenza ore 12.00 di venerdì

29/01/2010: per i corsi in partenza nel mese di febbraio- 2° scadenza ore 12.00 di lunedì 19/02/2010: per i corsi in partenza nel mese di marzo.Per chi vuole ricevere informazioni più dettagliate in riferimento ai progetti for-mativi, ai bandi dei singoli corsi e alle relative domande di iscrizione , requisi-ti ecc., consigliamo di rivolgersi presso l’Ufficio Informagiovani o Centro per l’Impiego presente nella propria città di residenza.

Marco Roberto Spadavecchia

Guardando bene, ci si rende conto che ne disprezzo v’è poco di segreta invidia. Considerate bene ciò che disprezzate, e vi accorgerete che è sempre una libertà che non vi concedete, un coraggio, un abilità, dei vantaggi che vi mancano, e della cui mancanza vi consolate con il disprezzo.

Paul Valery

Lavoro in chiaro24 giovedì 21 gennaio 2010

Page 25: Il Fatto n. 052

IL FATTO è disponibile in questi esercizi ogni 15 giorni,puntuale come sempre il giovedì.

w w w . i l f a t t o . n e t

Bar Arcobaleno - Banchina San DomenicoBar Astoria - Corso Umberto I, 16Bar Caffetteria Paninoteca Grease - Via Molfettesi d’Argentina, 75Bar Camera Cafè - Via XX Settembre, 43Bar Cavour - Corso Fornari, 47Bar Cin Cin - Corso Dante Alighieri, 30Bar Degli Artisti - Via Gesmundo, 4Bar Del Ponte - Via Ruvo, 18Bar Fantasy - Via Pio La Torre, 33Bar Fausta - Corso Umberto I, 150Bar Football - Via Ugo La Malfa, 11Bar Giotto - Corso Margherita di Savoia, 91Bar Haiti - Via San Domenico, 42Bar Ideal - Via TerlizziBar Kennedy - Via Edoardo Germano, 49Bar La Caffetteria - Via A. Salvucci, 46Bar London - Via Terlizzi, 6Bar Mary - Corso Umberto I, 122Bar Mezzina - Via Luigi Einaudi, 6Bar Miramare - Via San Domenico, 9Bar Mirror - Via Capitano Manfredi Azzarita, 124Bar Mixer Cafè - 6^ strada ovest Lama MartinaBar Mongelli - Via Baccarini, 35Bar Peter Pan - Via Vincenza Alma Monda, 48Bar Rio - Via Bari, 92Bar Settebello - Via A. Salvucci, 28Bar Seven - Via Edoardo Germano, 33Bar Seventy - Via Tenente Michele SilvestriBar Sottocoperta - Piazza Giuseppe GaribaldiBar Stazione - Piazza Aldo MoroBar Sweet - Piazza Giuseppe Garibaldi, 32Bar Universo - Corso Umberto IBetty Paige - Largo Municipio, 6Biglietteria regionale FS - Piazza Aldo MoroBlues Cafè - Corso Dante Alighieri, 49Buffetti - Piazza G. Garibaldi, 60Caffe Al Duomo - Banchina Seminario, 10/12Caffè Colorado - Via Guglielmo MarconiCaffè Metropolis - Via Cap. G. De Gennaro, 16Caffè Silver - Via Framantle 19/i

Caffetteria Gonzaga - Via Piazza, 23/25/30Caffetteria Manhattan - Viale dei CrociatiCaffetteria Roma 2 - Banchina San DomenicoCaffetteria Venere - Via Martiri di Via Fani, 6Calì Caffè - Via Giacomo Puccini, 7Coffee Room - Viale Pio XI, 9Comune Di Molfetta - Piazza Vittorio Emanuele, 9De Pinto - Via Edoardo Germano, 39Edicola - Viale Pio XIEdicola - Via Tenente Michele SilvestriEdicola - Via Palmiro TogliattiEdicola - Piazza Giuseppe GaribaldiEdicola - Corso Dante AlighieriEdicola delle Rose - Via Gen. C. A. Dalla ChiesaEdicola Gigotti - Via Bari, 74Edicola Grosso - Via Don Pietro PappagalloEdicola L’Altra Edicola - Via TerlizziEdicola Sciancalepore - Via Madonna dei MartiriEdicola Sciancalepore - Piazza CappucciniEuro Caffè - Via San Francesco d’AssisiFarmacia Centrale - Via Annunziata, 91Farmacia Cervellera - Via Tenente Damiano RagnoFarmacia Clemente - Via Guglielmo Marconi, 1Farmacia De Pinto - Via Baccarini, 14Farmacia De Trizio - Via Terlizzi, 2Farmacia Dott.Ssa Viola - Via Roma, 135Farmacia Dr. Caputo - Via Baccarini, 89Farmacia Dr. Lovero - Piazza Garibaldi, 38Farmacia Dr. Mastrorilli - Piazza Immacolata, 56Farmacia Dr. Minervini - Corso Umberto I, 54Farmacia Egidi - Via Giuseppe Di VittorioFarmacia Fiore - Viale Papa Giovanni XXIII, 8Farmacia Grillo - Via S. Angelo, 37Farmacia Pesca - Via Papa Montini, 20/22Farmacia Poli - Via Nino Bixo, 89Farmacia Tatulli - Via Sergio Pansini, 14Flory’s Caffè - Via Poli Generale Eugenio, 3Giotto Cafè - Corso Margherita di Savoia, 91Green Bar - Via Baccarini, 111Gruppo FAMM Immobiliare - Via De Luca, 15Guardia di Finanza - Madonna dei Martiri

Istituto Professionale Alberghiero Di Stato - Corso FornariIstituto Professionale Di Stato Per Le Attivita Marinare - Via GiovinazzoIstituto Professionale per i Servizi Turistici “A. Bello” - Viale XXV AprileIstituto Tecnico Industriale Di Stato “G. Ferraris” - Via Palmiro TogliattiLe Chic J’Adore - Via Tenente Michele Silvestri, 69Le Mimose - Viale Pio XILiceo Ginnasio Di Stato “L. Da Vinci” - Corso Umberto ILiceo Scientifico Di Stato - Via Palmiro TogliattiLiceo Sociopsicopedagogico “V. Fornari” - Via Generale Luigi AmatoMarilù Cafè - Via Tommaso Fiore, 38/40Mattia’s Cafè - Corso Dante AlighieriMondocasa - Piazza Effrem, 12Note & Book - Via Tommaso Fiore, 24Off Street - Piazza Giuseppe Garibaldi, 15Panificio Annese - Via Cappellini, 28Panificio Biancaneve - Via Molfettesidel Venezuela, 41Panificio Biancaneve - Via De Luca, 59Panificio Cangelli - Via Cap. T. De Candia, 49Panificio Centrale - Via Respa, 40Panificio D’Oro - Via Madonna dei Martiri, 51Panificio de Gennaro - Via Cap. T. De Candia, 155Panificio Don Bosco - Corso Fornari, 67Panificio Don Bosco - Via Raffaele Cormio, 36Panificio Europa - Via Rattazzi, 41Panificio Il Cugino - Via Massimo D’Azeglio, 91Panificio Il Cugino - Via Alessandro Manzoni, 91Panificio Il Forno - Via Fremantle, 42Panificio Jolly - Viale Pio XI, 9Panificio La Sfornata - Via Enrico Fermi, 19Panificio Mulino Bianco - Via C. Giaquinto, 46Panificio Non Solo Pane - Via Paniscotti, 44Panificio Non Solo Pane - Via Gen. Poli, 13Panificio Petruzzella - Via Bovio, 18Panificio Posta - Via Ricasoli, 29

Panificio Rinascente - Via Nino Bixo, 25Panificio Sant’Achille - Via Martiri di Via Fani, 15Panificio Trionfo - Via Ten. Fiorino, 71Parrocchia Della Cattedrale - Corso Dante AlighieriParrocchia Di San Corrado - Largo Chiesa VecchiaParrocchia Immacolata - Piazza Immacolata, 62Parrocchia Madonna Della Pace - Viale Xxv AprileParrocchia Madonna della Rosa - Via Gen. C. A. Dalla ChiesaParrocchia S. Achille - Via A. SalvucciParrocchia S. Bernardino - Via TattoliParrocchia S. Gennaro - Via Sergio PansiniParrocchia S. Giuseppe - Via Aurelio Saffi, 1/dParrocchia Sacro Cuore Di Gesù - Via Sella QuintinoParrocchia San Domenico - Via San Domenico, 1Parrocchia San Pio X - Viale Antonio Gramsci, 1Parrocchia Santa Famiglia - Via Papa Innocenzo VIIIParrocchia Santa Teresa - Piazza V. Emanuele, 3Place Blanc Cafè - Piazza Margherita di Savoia, 4Qbo Interior Design - Via Federico Campanella, 24Stazione di rifornimento AGIP - Via TerlizziStazione di rifornimento AGIP - Via GiovinazzoStazione di rifornimento API - Zona IndustrialeStazione di rifornimento Madogas - Strada Provinciale Molfetta-Terlizzi, Km. 2.050Stazione di rifornimento Q8 - Via dei Lavoratori – Zona ASISwing Pub - Viale Pio XI, 21Tabaccheria - Viale Pio XI, 55Tabaccheria - Corso Dante AlighieriTabaccheria - Via Madonna dei Martiri, 2Tabaccheria - Via Baccarini, 67Tabaccheria – Piazza G. GaribaldiTabaccheria Edicola - Via Raffaele CormioTabaccheria Pansini - Via Roma 32Tabaccheria Spaccavento - Via Bari, 68Tabaccheria Veneziano - Via L. Azzarita, 65Tabaccheria Veneziano - Via Madonnadei Martiri, 67

giovedì 21 gennaio 2010 25Rubriche

Page 26: Il Fatto n. 052

Sudoku (giapponese: su-doku, nome completo: Su-ji wa dokushin ni kagiru) è un gioco di logica nel quale al giocatore o solutore viene proposta una griglia di 9×9 celle, ciascuna delle quali può contenere un numero da 1 a 9, oppure essere vuota; la griglia è suddivisa in 9 righe orizzontali, nove colonne verticali e, da bordi in neretto, in 9 “sottogriglie”, chiamate regioni, di 3×3 celle contigue. Le griglie proposte al giocatore hanno da 20 a 35 celle contenenti un numero. Scopo

del gioco è quello di riempire le caselle bianche con numeri da 1 a 9, in modo tale che in ogni riga, co-lonna e regione siano presenti tutte le cifre da 1 a 9 e, pertanto, senza ripetizioni.Fonte:(it.wikipedia.org)

SOLUZIONI

FACILE DIFFICILE

Consigli per una sana alimentazione L’olio extravergine di oliva

1715Invia un sms sull’articolo al 3471136778 inserendo il codice

L’olio extra-vergine di oliva è uno dei prodotti fondamentali dell’agricol-tura mediter-ranea, di alto

valore nutrizionale: può avere benefici sull’organismo e costituisce il condimen-to migliore anche nelle diete ipocalori-che. È stato dimostrato che riduce il co-lesterolo LDL (quello cattivo) e aumenta la frazione HDL, diminuisce la glicemia, ha un’azione antiossidante, previene le malattie cardiovascolari, protegge da alcune forma tumorali, limita gli effetti dell’invecchiamento cellulare, consente l’assorbimento delle vitamine liposolubi-li, l’assunzione di acidi grassi essenziali e la lubrificazione del colon favorendo le funzioni intestinali. Inoltre ha una digeri-bilità più elevata rispetto a qualsiasi altro condimento. Queste proprietà derivano dalla sua composizione: 99% di grassi, prevalentemente insaturi e una serie di componenti minori come i polifenoli, la protovitamina A (beta-carotene), la vita-

mina D e la vitamina E che con il loro potere antiossidante hanno un effetto be-nefico sulla nostra salute e migliorano la stabilità dell’olio. Ricordate poi che gli oli si differenziano tra di loro per il tipo di acidi grassi (saturi o no), ma sono costi-tuiti dalla stessa percentuale di trigliceridi apportando tutti 9 calorie per grammo. Non esistono oli leggeri o magri ed è as-solutamente falso che l’olio extravergine di oliva sia il più grasso: è semplicemente più viscoso al palato rispetto a quello di semi. Inoltre è il miglior grasso da frittura in assoluto: infatti il suo punto di fumo (quella temperatura a cui cominciano a rompersi le molecole e si producono so-stanze dannose per la nostra salute) è alto. Tra quelli di semi, solo gli oli di arachidi e di palma hanno un punto di fumo alto, ma dovete essere certi che siano puri. Comunque fritti e soffritti solo nelle oc-casioni e preferite sempre l’olio crudo. Vietati i grassi trans come margarine e grassi vegetali idrogenati: fanno male. E sappiate che la dicitura generica oli vege-tali non significa olio di oliva!

dott.ssa Annalisa MiraBiologa Nutrizionista

Rubriche26 giovedì 21 gennaio 2010

Page 27: Il Fatto n. 052

w w w . i l f a t t o . n e t

Zuppetta di lenticchie con frutti di mare e croste di pane raffermo

Ingredienti per 10 persone:

Procedimento

300 gr lenticchie piccole1,500 kg fra cozze e vongole1 seppia di 300 gr3 dl di olio extra vergine di oliva100 gr di passata di pomodoro1/2 bicchiere di vino bianco secco1 piccola cipolla

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ARIETE LEONE SAGITTARIO

In queste settimane il vostro principale scopo sarà quello di controllare che tut-to vada per il verso giusto, soprattutto a lavoro, in cui applicherete tutta la vostra diligenza e tutta la vostra professioanli-tà. Nessuno potrà quindi rimproverarvi e voi tornerete a casa molto soddisfatti.

Dovreste essere più concentrati per po-ter capire di cosa avete bisogno. Ci po-trebero essere delle persone pronte a soddisfare tutte le vostre esigenze, ma se non permetterete loro di avvicinarsi, difficilmente potrete gioire della loro pre-senza.

Dovrete fare i conti con i vostri senti-menti, poiché è probabile che non siate stati sinceri ultimamente con una perso-na che invece prova qualcosa per voi. Se non ricambiate fareste bene a farlo presente.

TORO VERGINE CAPRICORNO

Qualcuno vi inciterà ad essere maggior-mente intraprendenti e anche più attivi, soprattutto sul fronte del lavoro, in cui vi applicate già abbastanza secondo il vostro punto di vista. Questi inviti vi cau-seranno un po’ di noia.

Avrete sicuramente modo di prendere in considerazione più lati dal carattere di una persona che vi piace e che vi sta vicino, poiché avrete molto tempo a di-sposizione e dovreste spenderlo proprio in sua compagnia.

Finalmente deciderete di dare una oc-casione all’ambiente che vi sta intorno e quindi fare un passo fuori dall’uscio di casa. Qualcuno griderà al miracolo e voi sapete bene perché.

GEMELLI BILANCIA ACQUARIO

In questo periodo diventerete particolar-mente sospettosi nei confronti di chi cer-cherà di nascondervi le proprie sensazio-ni e forse ne avrete ben donde.

È giunto il momento di rilassarsi per voi, poiché vivete con troppa ansia le ultime giornate e credete che niente possa an-dare per il verso giusto quando si parla di voi. Ed invece dovrete ricredervi poi-ché anche voi avete diritto a sperare nella fortuna.

Anche se in questo momento non vi piacciono le persone con cui dovete avere a che fare, mandate giù il boc-cone amaro e continuate per la vostra strada, poiché dovete giungere ad un obiettivo per il quale sarà necessario qualche sforzo e qualche sacrificio.

CANCRO SCORPIONE PESCI

Sarebbe meglio dare spazio a qualche argomentazione in più se volete che tutto sia perfetto e vada secondo i vo-stri piani. Dovreste essere più espliciti nei vostri sentimenti e nei vostri modi di fare.

Le persone che vi saranno intorno avranno delle serie difficioltà ad essere in accordo con voi e con le vostre idee, poiché farete di tutto per andare contro a qualsiasi parere venga dato e contro ogni opinione non vi sembri abbastanza trasgressiva.

Preferirete di gran lunga attendere che qualcosa accada spontaneamente, piuttosto che sporcarvi le mani in prima persona. È tipico da parte vostra, ma le persone che vi sono intorno potrebbero al contrario prendere la palla al balzo ed anticiparvi.

I CONSIGLI DELLO ZODIACO

Rubrichegiovedì 21 gennaio 2010 27

IL FATTOQuindicinale gratuito di informazione

EDITOREActiva S.r.l. con unico socio

PRESIDENTEGiulio Cosentinoe-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILECorrado Germinario

COLLABORATORIAngela Teatino, Pantaleo de Trizio,Isabel Romano, Lella Salvemini,Marco Roberto Spadavecchia, MarilenaFarinola, Francesco Tempesta, AnnalisaMira, Giordano Germinario, Beatrice DeGennaro, Gianfranco Inglese.

Registrato presso il Tribunale di Trani · aut. del 19 ottobre 2007 n. 17/07

REDAZIONEVia degli Antichi Pastifici,Zona Artigianale A/8 · [email protected]

PROGETTO GRAFICO Vincenzo de Pinto

IMPAGINAZIONEMarcello Brattoli

STAMPAMASTER PRINTING S.R.L.VIA DELLE MARGHERITE 20/22 MODUGNO BA

CONCES. DELLA PUBBLICITA’Ufficio Commerciale · tel. 080.3382096

1/2 costa di sedano1 piccola carota2 spicchi d’aglio1 peperoncino1 mazzetto di prezzemolosale quanto basta

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Lavate bene le vongole e lasciatele immerse per alcune ore in abbondante ac-qua salata leggermente tiepida. Sciacquate le lenticchie, mettetele in una casse-ruola e copritele di acqua fredda che sopravanzi di due dita. Unitevi la cipolla, il sedano e la carota mondati quindi salate, incoperchiate e lasciate cuocere a fuoco lento per circa un’ora finché le lenticchie saranno tenere. Raschiate le cozze con un coltello e passatele con uno spazzolino sotto l’acqua. Pulite le seppie, lavatele e tagliatele a pezzettini. Scaldate leggermente un poco d’olio in una padella larga, unitevi le cozze e le vongole, quindi coprite e lasciatele aprire sulla fiamma. Sgusciatele e conservate il liquido di cottura dopo averlo filtrato. Scaldate un poco d’olio in un tegame e lasciate imbiondire i due spicchi d’aglio spellati e il peperoncino; quindi unitevi i pezzettini di seppia, salate poco e fateli insaporire a fuoco vivace. Quando prendono colore, unite il vino, fatelo sfumare, aggiungete il passato di pomodoro e lasciate cuocere per 10 minuti a fuoco lento. A questo punto unite le lenticchie ben scolate dal liquido di cottura, aggiungete il liquido dei molluschi, lasciate insaporire il tutto e infine aggiungete i molluschi. Servite ben caldo con una spolverata di prezzemolo finemente tritato e croste di pane raffermo saltate all’olio d’oliva. Chef: Michele d’Agostino

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