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COSA ATTENDIAMO DAL GIUBILEO DELLORDINE Riflessione delleditoriale (p. 47).

EVENTI & CELEBRAZIONIChiuso il processo diocesano di Sr Petra Giordano (p. 60).

a Bologna il Capitolo generale dellOrdine dei Predicatori (p.48).

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DOMENICANIbimestrale dinformazionedella Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Anno L n. 2aprile-giugno 2016

c/c postale n. 41482894int. Convento S. Domenico

Padri Domenicani 09127 Cagliari Italia

Autorizzazione delTribunale di Firenze del4 gennaio 1967 - n. 1800

DirettoreP. Eugenio Zabatta o.p.

Responsabile P. Fausto Sbaffoni o.p.

Direzione e Redazione: piazza S. Domenico, n. 5

09127 CAGLIARI

Tel. 055-2656453 cell. 339 18 22 685

e.mail [email protected]

CON APPROVAZIONE ECCLES. E DELLORDINE

Sped. Abb. Postale D.L. 24/12/2003, n.353,

conv. in L. 27/02/2004 n.46

copertina: BOLOGNA. Basilica San Dome-

nico. Abside ad architettura circo-lare (1228-1240).

Anno L - aprile-giugno 2016 - n. 2.

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SOMMARIOEditoriale. Cosa attendiamo dal Giubileo

P. Eugenio Zabatta op.Capitolo Generale dellOrdine.Domenicani: 800 anni di predicazione

G. Carbone.Dallo studio alla missione.Pentecoste. Lazione dello Spirito Santo.

Card. Mauro Piacenza.Il processo diocesano di Sr Petra Giordano.

Toscana Oggi. AR.Convegno sul Beato Capucci op.

Clara Egidi.La Chiesa di S. Cristina di Pisa

Franco Guidi.Fraternite laiche domenicane: Roma (Im-brighi), Firenze (Bedini), Popoli (Lattanzio), Teramo (Scuccimarra).

La Redazione.Iniziative dellottavo Centenario.Figure domenicane: P. R. Santilli op.

LOsservatore Toscano.In Memoria: P. Angelo Caprara

P. Vincenzo Caprara op.Pubblicazioni domenicane.La Famiglia domenicana a 800 anni.

La basilica di San Dome-nico (1228-1240 con ristrut-ture del 1732) uno dei pi importanti luoghi di culto di Bologna e sede affettiva pri-maria dellOrdine dei frati predicatori. Nellinterno della basilica c la stupenda Arca di san Domenico con le sue reliquie. Lopera di Nicola Pisano e suoi allievi, con con-tributi di Niccol dellArca, Michelangelo Buonarroti, Al-fonso Lombardi e Jean-Bapti-ste Boudard).

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editoriale

Cosa attendiamo dal Giubileo dellOrdine: Ci che i nostri capitoli generali augurano e raccomandano

Quale frutto pi essenziale ci atten-diamo dal giubileo dellOrdine?

Partendo dalla felice coincidenza dei due giubilei (della Chiesa universa-le e dellOrdine) che stiamo celebran-do, il frutto atteso quello formulato in una lettera dal Maestro dellOrdine: rinnovare il nostro ministero della Pa-rola, innestato nella missione specifica della Chiesa, in modo da essere sem-pre pi i Predicatori della Misericor-dia (Roma, 21 settembre 2015).

Con questo chiaro intento e desi-derio dellanimo, abbiamo fatto no-stro lassillo dellapostolo Paolo: guai a noi se non predichiamo il vangelo (cf 1Cor. 9.16). Assillo espresso come tema generale che ha presieduto ai te-mi annuali (dal 2009) che ci siamo dati in preparazione al giubileo che stiamo celebrando: cio quello degli ottocen-to anni dallapprovazione dellOrdine da parte di papa Onorio III.

Nel celebrare questo evento, siamo certi che la memoria del passato, che stiamo facendo questanno, pu ani-mare il nostro oggi e pu orientarci a discernere il futuro.

La tradizione contemplativa dei domenicaniCon un programma simile, il primo

istinto naturale il richiamo alla nostra identit che, come ereditata da san Do-menico, stata sempre caratterizzata da: studio, preghiera, predicazione, in armonica osmosi tra di loro.

Dalla nostra tradizione, infatti, sap-piamo che san Domenico era un pre-dicatore appassionato e un uomo di preghiera, gi dedito allo studio fin da ragazzo. Dagli Atti di canonizzazione sappiamo che spesso Domenico si ri-volgeva al suo compagno di viaggio di-cendo: Va avanti, pensando al nostro Salvatore e rimaneva dietro per stare da solo e trovarsi nella migliore condi-zione per pregare.

Sullesempio di san Domenico an-che noi dobbiamo trovare uno spazio per noi stessi. Ci ancora pi impor-tante dellattivit apostolica (D. Byrne, Lettera La vita comune, I. La preghie-ra). Anche noi abbiamo bisogno di pre-gare incessantemente, o parlando con Dio o di Dio, e imparare larte di vive-re alla presenza di Dio, per cui la no-

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. 2stra preghiera fortifica i nostri vincoli fraterni e rafforza la comunit (ACG 2004, Cracovia, 222).

Nel contesto delle nostre vite pie-ne di impegni e di un mondo assordato dal rumore, abbiamo assolutamente bi-sogno di silenzio e preghiera. respon-sabilit della comunit stabilire un luo-go adatto e un orario appropriato per quella contemplazione che il cuore della nostra vita. Siamo una famiglia chiamata a stare insieme per lodare, benedire e predicare, dato che dialo-ghiamo con persone di diverse religioni che hanno in stima la vita di preghiera autentica (ACG 2007, Bogot, 190).

Il programma di Domenico sap-piamo il medesimo che si propose-ro gli Apostoli: noi ci dedichiamo alla preghiera e al ministero della parola (AT. 6,4). La vita propria dellOrdi-ne si legge nella nostra Costituzione fondamentale lautentica vita apo-stolica: una vita in cui la predicazione,

linsegnamento sgorgano dallabbon-danza della contemplazione (Costitu-zione fondamentale IV).

La contemplazione e il cambiamento del cuoreNella contemplazione noi stessi

siamo chiamati a una trasformazione e al cambiamento del cuore. Come mi riconcilio in comunit con il fratello che ho offeso, prima di predicare agli altri il perdono? Come viviamo, come comunit di fratelli, ci che predichia-mo? Fino a che punto contempliamo le parole della nostra predicazione? La nostra predicazione la testimonian-za principale della qualit della nostra preghiera: in essa si integrano tutti gli elementi della nostra vita. Il Capitolo di Providence (ACG 2001, Providence, 211) ha sottolineato che oggetto es-senziale della nostra contemplazione Ges di Nazareth, il Verbo incarna-to: con lui dobbiamo avere unintima

BOLOGNA. CAPITOLO GENERALE DELLORDINE(Convento San Domenico luglio-agosto 2016).

Nel calendario di attivit dellAnno Giubilare occupa un posto centrale la celebrazione del Capitolo Generale. Un centinaio di frati in formazione iniziale (due frati per ciascuna entit dellOrdine) percorrer il Cammino di San Domeni-co in compagnia del Maestro dellOrdine e parteciper alla cerimonia di apertu-ra del Capitolo Generale di Bologna.

Una delle ricchezze che San Domenico diede al suo Ordine fu un sistema di governo comunitario basato sui capitoli che promuovano la missione dellOrdine e il suo rinnovamento. Per questa ragione celebrare gli 800 anni dellOrdine celebrare anche una tradizione centenaria di governo comunitario e democratico

Il Convento Patriarcale di Bologna conserva i resti del nostro Padre San Dome-nico, nellArca meravigliosa: scontata la scelta del luogo in questo giubileo.

Congresso per la predicazione dellOrdine:A Roma, lAnno Giubilare si concluder con un Congresso, dal 18 al 20 gen-

naio 2017, che riunir domenicani e domenicane di diverse regioni del mondo, provenienti da diversi contesti culturali ed ecclesiali, per riflettere e condividere esperienze sulla missione dellOrdine davanti al futuro.

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relazione. Inoltre, la contemplazione influenza la nostra predicazione, quan-do sgorga dalla profondit della nostra esperienza e del nostro ministero con le persone del nostro tempo, special-mente i sofferenti, i poveri e gli emar-ginati. Quando non accade cos, la no-stra predicazione diviene un cembalo che tintinna o un bronzo che risuona (ACG 2007, Bogot, 191).

Le nostre Costituzioni ci provocano quando affermano che lunanimit del-le nostre vite dovrebbe essere esem-pio vivo di quella riconciliazione uni-versale in Cristo che proclamiamo con la nostra predicazione (LCO 2,II).

indubbio che la mancanza di ri-conciliazione nelle nostre comunit causa scandalo e indebolisce la cre-dibilit della nostra predicazione che sgorga dalla nostra contemplazione (ACG 2007, Bogot, n. 192).

La predicazione dalla contemplazionePossiamo ancora aggiungere che

lapostolato domenicano della predi-cazione non un apostolato qualun-que: lo zelo per le anime sgorga da una fede alimentata dallo studio, dalla contemplazione, dai doni dello Spirito Santo e da un volontario e deciso di-stacco da s e dal mondo.

Lapostolato domenicano uno zelo illuminato che mira alla salvezza, co-me quello di Cristo, fatte le dovute pro-

porzioni, come quello di Cristo, Verbo di Dio la cui umanit santa immol per la salvezza del mondo. Il domenicano contempla, studia, prega, per dare e non per contenere (E. Rigon, fondatri-ce del Cenacolo domenicano).

Per lattenzione devota e amorosa alla figura di Maria, come modello e archetipo dei predicatori della Parola, che lOrdine ha sempre avuto, avven-ga a tutti noi che contemplando nella Madre di Dio unesistenza totalmente modellata dalla Parola, ci scopriamo anche noi chiamati ad entrare nel mi-stero della fede, mediante la quale Cri-sto viene a dimorare nella nostra vita. (Benedetto XVI, Verbum Domini, 28).

A questo proposito, sappiamo riva-lorizzare il mezzo di contemplazione e strumento di predicazione profetica, tutto nostro, il Rosario. Ne siamo chia-mati custodi e propagatori (Paolo VI, Marialis cultus, 43). Esso ci pone nel-la migliore e pi collaudata tradizione della contemplazione cristiana (RVM, 10; LCO 129).

Ricordando ai nostri gentili lettori questi insegnamenti e richiami dellal-ta autorit della Chiesa e dellOrdine, questo fascicolo della nostra rivista Domenicani, si premura di comu-nicare le varie iniziative giubilari che sono state fatte, lodevolmente un po dovunque, alla luce del carisma che abbiamo ereditato da san Domenico.

(P. Eugenio Zabatta op).

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Il 22 dicembre 1216 papa Onorio III approva la forma di vita religiosa i-niziata da Domenico in Linguadoca e assegna a questa comunit di religiosi il nome: Ordo Prdicatorum, cio Or-dine dei Predicatori.

La sfida dei CatariDomenico era nato intorno al 1170

nella Vecchia Castiglia a Caleruega, era sacerdote e membro del Capitolo della Cattedrale di Osma. In questa qualit nel 1203 accompagna il suo vescovo, Diego, in una missione diplomatica al di l dei Pirenei. Giunti nella zona di Tolosa, Domenico e Diego fanno co-

noscenza dei catari, chiamati anche albigesi. Questi sono uomini e donne che vivono in comunit, in povert e in castit, che conoscono a sufficienza alcuni libri della Bibbia e con lesem-pio e la parola fanno presa sul popolo e sui notabili. Ma c un particolare: i catari non credono nella divinit di Ges Cristo. Conducono una vita che apparentemente si ispira ai Vangeli, ma per loro Ges non il Verbo, il Figlio di Dio incarnato, tuttal pi un maestro di vita, ma in ogni caso non il Salva-tore. Per di pi i catari ritengono che le creature visibili siano il risultato della-zione di una divinit malvagia. Cos

NELLOTTAVO CENTENARIO GIUBILAREDELLORDINE DEI PREDICATORI

DOMENICANI800 anni di predicazione

Importante traguardo per lOrdine fondato da San Domenico! Tutto inco-minci con la lotta alleresia catara. Dopo otto secoli la finalit che si proposto

sempre la stessa: la salvezza delle anime seguendo le orme di Ges Cristo.

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disprezzano tutto ci che materiale. E quindi qualsiasi sacramento cristia-no, comportando sempre un elemento della creazione visibile, come lacqua, lolio, il pane, lunione coniugale, deve essere disprezzato.

La predicazione apostolica organizzata.Davanti a questo deragliamento del-

la fede, Diego e Domenico non sono presi da sdegno o disprezzo, piuttosto si accende in loro il fuoco della miseri-cordia e della compassione fattiva: san Domenico spesso passa le notti a fare penitenza e a pregare non solo per la propria salvezza, ma anche per quella del suo prossimo. Perci essi non rien-trano in Castiglia, ma anche per invito di Papa Innocenzo III si fermano nel Tolosano e in Linguadoca. Organizza-no delle vere e proprie campagne di missione per annunciare il vero volto di Ges Cristo.

Nasce cos una piccola comunit di sacerdoti che, ispirandosi alla vi-

ta degli apostoli con Ges, vivono e pregano insieme, sono poveri e casti, sono obbedienti al vescovo e al papa, studiano a fondo le Sacre Scritture, per annunziare con la massima libert pos-sibile la Persona di Ges Cristo e i fatti di salvezza della sua vita, cio la sua passione, morte e risurrezione.

Questa Comunit nota gi nel 1207 e ha un nome gi significativo: Sacra Prdicatio.

Per alcuni anni questi religiosi pre-dicheranno nel meridione della Francia dove era diffusa leresia catara. I vesco-vi di Tolosa sostengono le loro iniziati-ve missionarie e assegnano alla Sacra Prdicatio delle rendite finanziarie. Una parte cospicua di queste rendite, per volont esplicita di san Domenico, sar usata per consentire ai religiosi di frequentare dei corsi di teologia e per acquistare dei libri di studio: segno che la povert evangelica non consiste nel disprezzare la materia e il denaro, ma significa usare le ricchezze del creato per annunciare Ges Cristo.

RIETI. Antica immagine dellAtto di canonizzazione di S. Domenico (1234).

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. 2Ma solo nel 1216, cio ottocen-

to anni fa, questa comunit religiosa acquista una prospettiva universale, quando Onorio III lapprova e le asse-gna il nome di: Ordo Prdicatorum.

Gli elementi costitutivi della vita del frate predicatore

Spesso siamo chiamati frati dome-nicani. Ma il nostro nome proprio Ordine dei Predicatori. E siamo lunico Ordine che desume il proprio nome, non dal fondatore come ad esempio i Benedettini che formalmente si chia-mano Ordo Sancti Benedicti non dal luogo di fondazione come ad es. i Certosini da Chartreuse o i Cistercensi da Citeaux ma dalla missione che la Chiesa mediante il papa assegna, cio la predicazione di Ges Cristo.

La nostra Costituzione fondamenta-le ricorda che lOrdine stato istituito in modo specifico per la predicazione e la salvezza delle anime. Perci i frati, secondo linsegnamento del fondatore,

ovunque come persone che desiderano procurare la propria e laltrui salvez-za, si comportino onestamente e reli-giosamente da uomini evangelici che, seguendo le orme del loro Salvatore, parlano con Dio o di Dio al prossimo.

Sintetizzando la Costituzione fon-damentale, gli elementi costitutivi es-senziali dellOrdine sono:

1. La vita comune, cio il tendere ad essere un cuor solo ed unanima sola, come la primitiva comunit apostoli-ca, mediante la misericordia fraterna, laccoglienza del confratello, dei suoi carismi e dei suoi limiti, il governo col-legiale o comunitario;

2. Losservanza fedele dei consigli evangelici, cio della povert, della ca-stit e dellobbedienza. Limpegno a vi-vere i tre consigli evangelici, cio i tre voti, ci libera dalla sollecitudine delle cose terrene e ci d la libert di aderire in modo pi pieno a Cristo, dedicarci totalmente a lui e al suo corpo mistico e di parlare con maggiore coraggio;

BOLOGNA. Basilica di San Domenico. Cappella dellarca di san Domenico.

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3. la celebrazione comunitaria del-la liturgia, specialmente della Messa e della Liturgia delle Ore, e dellorazione segreta;

4. Lo studio assiduo della Parola di Dio, della tradizione patristica e teo-logica, specialmente del magistero di Tommaso dAquino.

La perseverante osservanza regola-re, che prevede tra laltro il silenzio e labito religioso. Questi vari elementi, per quanto siano essenziali e dei be-ni in s, non sono fine a se stessi, ma sono finalizzati alla gloria di Dio, alla nostra santificazione e a prepararci alla predicazione.

Quindi volendo schematizzare, il fine ultimo della nostra vita manife-stare la misericordia che Dio stesso il che equivale alla sua gloria e in particolare la salvezza di noi stessi e del nostro prossimo che realizzata mediante la missione della predicazio-ne di Ges Cristo.

Da questi diversi elementi salda-mente connessi tra loro, armonicamen-te contemperati e che in mutuo rappor-to si fecondano a vicenda, costituita la vita propria dellOrdine, cio la vita apostolica nel suo significato integrale, in cui la predicazione e linsegnamen-to devono sgorgare dallabbondanza della contemplazione.

Perci lOrdine dei Predicatori abi-tualmente classificato come un Ordine contemplativo-attivo: la contemplazio-ne di Dio e del suo disegno salvifico, compiuta nella liturgia, nella preghiera personale e nello studio come forma di ascesi, non fine a se stessa, ma a funzionale alla predicazione.

San Tommaso dAquino, di questo Ordine, ne sintetizza il carisma con queste parole: Contemplare e trasmet-tere agli altri le realt contemplate.

La predicazione sboccia dalla contemplazioneLa vita domenicana, il progetto di

san Domenico lannuncio del mes-saggio evangelico, in quanto effusio-ne della contemplazione; oppure la contemplazione, che si effonde per la salvezza degli uomini.

Per il domenicano la contemplazio-ne qualcosa di fortemente dinamico, una forza che spinge. Dante direbbe lalta vena che preme; e gi san Paolo aveva detto che la carit di Cristo che urge; la carit della verit, per sua na-tura effusiva.

La contemplazione nella vita del frate predicatore non un atto, un si-stema di vita. Non solo preparazione allapostolato, come generalmente si pensa, ma la linfa che alimenta conti-nuamente lazione apostolica.

La vita dellapostolo una preghiera continua. Realizza quel pregare inces-santemente, voluto dal Cristo, fatto dai santi. Quando si dice che san Dome-nico dedica al prossimo il giorno e la notte a Dio o che parlava con Dio o di Dio, non bisogna pensare a una ripar-tizione del suo tempo o ad una divi-sione netta dei suoi impegni. Giacch anche quando era con i fratelli, la sua mente rimaneva legata a Dio e quan-do era con Dio nella preghiera, non si allontanava dai fratelli per i quali sup-plicava misericordia.Sia quando prega, sia quando predica o avvicina i fratel-li, egli mette sempre Dio al primo po-sto. Dio la ragione della sua contem-plazione e della sua azione. Lazione sempre guidata dalla luce della con-templazione. (A. Amato, Il progetto di S. Domenico).

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Quale predicazione oggi?Nel 1200 solo i vescovi avevano

il diritto-dovere di predicare. Quindi, lOrdine aveva una attivit distintiva ti-pica. Oggi invece tutti predicano, non ci sono riserve e quindi sembrerebbe che lOrdine dei Predicatori abbia per-so la propria specificit.

Ma non cos! Primo, perch quan-do nellOrdine si parla di predicazione non si intende solo il predicare durante la Messa. NellOrdine predicare signi-fica annunciare dovunque il Vange-lo di Ges Cristo, con la parola e con lesempio, tenendo conto delle diverse condizioni di persone, di tempo e di luogo, perch nasca la fede o perch questa pi profondamente compenetri tutta la vita per ledificazione del Cor-po di Cristo, edificazione che trova il suo compimento nei sacramenti della fede (Costituzione fondamentale, 5).

Quindi si tratta di annunciare la mi-sericordia di Ges ai battezzati, ai cre-denti e ai non credenti. In altri termini,

una predicazione che non limitata allambito di una parrocchia o di un movimento, ma mira ad incontrare tut-ti. una predicazione che affonda le proprie motivazioni e la propria linfa nella contemplazione e nellesperien-za di ricevere adesso la misericordia di Ges Cristo per essere poi a nostra volta in grado di donarla.

anche dottrinale, perch oltre che dalla preghiera contemplativa, nasce dallo studio assiduo del mistero di Cristo. condotta con le modalit pi disparate: in particolare oggi lOrdine sta investendo energie per predicare mediante la rete, i social-network, oltre che mediante la radio, la televisione e la carta stampata.

Ma anche attraverso le missioni tradizionali, le lezioni universitarie di filosofia e di teologia, le conferen-ze pubbliche, ricordando sempre che lannuncio della verit salvifica, che la persona di Ges Cristo, inizialmen-te pu essere anche virtuale, ma deve

FIRENZE. S. Maria Novella. Giovani studenti domenicani e domenicane in preghiera.

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condurre il proprio interlocutore a gio-ire e commuoversi sperimentalmente della misericordia di Dio.

San Domenico nelle sue preghiere notturne invocava la misericordia di Dio per s e il suo prossimo.

Santa Caterina da Siena, laica disce-pola spirituale dei frati predicatori, nel Dialogo della divina Provvidenza scri-ve con efficacia che Domenico assun-se su di s lufficio del Verbo.

la convinzione che san Dome-nico e i suoi frati con la predicazione prolungano nella storia la missione di Ges Cristo: essi vogliono offrire la propria esistenza per annunciare con compassione e schietta verit lamore misericordioso di Dio.

(G. Carbone da Il Timone giugno 2016 pp.47-49).

DALLO STUDIO ALLA MISSIONELo studio la grande novit creatrice e geniale di san Domenico: per la

prima volta, nella storia della Chiesa, si presenta un Ordine religioso fonda-to sullo studio come elemento costituzionale. Trattandosi di una nota essen-ziale essa riflette anche sulle fraternite, cio sulle comunit secolari domeni-cane (D. Abbrescia, Laici Domenicani, p. 75).

Lo studio, nellottica di san Domenico, non era un episodio, una fase di preparazione in vista di unattivit, ma uno stato di vita: voleva i suoi frati sempre intenti nello studio e cio - diremmo oggi - sempre in forma-zione (). E lobiettivo pi alto del nostro studio, certamente, la Sacra Scrittura. Alla conoscenza di questa deve portare ogni altro studio. Lo studio domenicano ha come finalit diretta la contemplazione del mistero della salvezza e lannuncio di questo mistero agli uomini con la predicazione.

San Domenico esortava e persuadeva, con la parola e per scritto, i frati del suo Ordine affinch studiassero sempre il Nuovo e lAntico Testamento (cf. Atti di Bologna, 29). questo studio - notiamo - che porta alla contem-plazione, cio ad una esperienza assaporata della salvezza: la predicazione, infatti, deve attingere abbondantemente non solo allo studio ma alla con-templazione (De Romans, De vita regulari I,58) (E. ZABATTA, Per una Via migliore, pp. 145ss.).

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La solennit di Pentecoste segna lo zenith del meraviglioso e misericor-dioso disegno divino che si attua lungo il dipanarsi di tutta la storia: perch la Pasqua di Cristo, che il cuore della storia, ha nello Spirito Santo il suo frut-to supremo. come se, con la morte di Cristo in Croce, si fosse spaccata una diga; cos la vita divina, prima raccolta nella sua umanit, uscita dalla ferita del Cuore SS.mo di Ges ed ha invaso il mondo.

La sera di Pasqua Ges si presenta agli Apostoli raccolti nel cenacolo e con un gesto profetico alita su di loro dicendo: Ricevete lo Spirito Santo. Non possiamo non andare col pensie-ro allalba della creazione quando Dio alita sulla creta che ha plasmato e le infonde la sua vita: e cos balza fuori luomo vivente. Ora il Risorto che a-lita sui suoi per una nuova creazione. E lalito del Risorto lo Spirito Santo. Do-po cinquanta giorni lo stesso Spirito in-veste gli Apostoli sotto forma di lingue di fuoco e ne fa gli iniziatori del nuovo

LO SPIRITO SANTO, MARIA, LA CHIESA

Se non c Chiesa senza Pente-coste, non c neanche Pentecoste senza la Madre di Ges, perch lei ha vissuto in modo unico ci che la Chiesa sperimenta ogni giorno sot-to lazione dello Spirito Santo la Chiesa di Cristo l dove viene pre-dicata lIncarnazione di Cristo dalla Vergine e, dove predicano gli apo-stoli, che sono fratelli del Signore, l si ascolta il Vangelo (S. Cromazio di Aquileia, Sermo 30,1- SC 164, 135).

Il Concilio Vaticano II ha sottoli-neato il legame che si manifesta vi-sibilmente nel pregare insieme di Maria e degli Apostoli, nello stesso luogo, in attesa dello Spirito Santo: vediamo gli apostoli prima del gior-no della Pentecoste, perseveranti dun sol cuore nella preghiera con le donne e Maria madre di Ges e i suoi fratelli (At. 1,14) e vediamo anche Maria implorare con le sue preghiere il dono dello Spirito che allAnnunciazione laveva presa sot-to la sua ombra (LG 59).

Convinti di queste verit, parti-colarmente in questo anno giubila-re, nel quale mettiamo in evidenza il nostro carisma del ministero della Parola da rinnovare e consolidare impossibile senza il dono dello Spi-rito - siamo grati del testo omiletico sullo Spirito Santo che ci stato con-diviso dai padri del Santuario di Bib-biena, dove il card. M. Piacenza ha presieduto la S. Messa nella cornice delle celebrazioni giubilari, sotto lo sguardo di Maria, l venerata con il duplice titolo di Madonna del Sas-so e Madonna del Buio.

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popolo. Certo la Pasqua il vertice del-la vita di Cristo, ma senza la Pentecoste essa sarebbe un avvenimento lontano, incapace di afferrare la nostra vita. Se la Pasqua oggi e non un sempli-ce avvenimento passato, grazie allo Spirito Santo. Lui che attualizza il Cristo; lo rende contemporaneo a tutti i tempi, e rende perennemente attuale anche la sua opera.

Senza lo Spirito Santo, Dio lonta-no, il Cristo resta nel passato, il Vange-lo lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, il culto un arcaismo, i ministri sacri dei funzionari Ma nel-lo Spirito Santo il cosmo mobilitato per la generazione del Regno, il Cri-sto risorto si fa presente, il Vangelo si fa potenza e vita, la Chiesa realizza la comunione trinitaria, la liturgia me-moriale e anticipazione, i sacri ministri sono altri Cristi.

Lazione dello Spirito Santo si di-spiega anzitutto in ogni singolo cre-dente: e l appare come principio di in-teriorizzazione. Penetrando nel cuore

vi accende il fuoco del suo amore. Di-venta il principio vitale che agisce inti-mamente, ma potentemente nel cristia-no e lo modella ad immagine del Cri-sto. Cos la storia sacra continua nelle membra di Ges; ma ad una storia fatta di tanti eventi esterni che si susseguono ne segue unaltra fatta di eventi interio-ri, di cui lo Spirito Santo lagente. Ba-sti pensare ai Santi, basti pensare anche alle rivelazioni private approvate dalla Chiesa.

Lazione dello Spirito si dispiega poi nellintera Chiesa: con un influsso mol-teplice che si pu, in sintesi, ricondurre a tre punti:

a) Vivifica e ringiovanisce la Chiesa: lo Spirito fa nuove tutte le cose. bello vedere dopo venti secoli di storia che pu ancora produrre frutti di santit no-nostante il male galoppante nel mon-do. In certe zone si presenta stanca e ferita fra le spine delle eresie mortali dei primi secoli che ritornano, sempre le stesse, seppur insipientemente pre-sentate come modernit quando so-

Santuario di Santa Maria del Sasso di Bibbiena, Domenica 15 maggio 2016

LAZIONE VIVIFICANTEDELLO SPIRITO SANTO

Omelia del Cardinale Mauro Piacenza: ricopre lincarico di penitenziere maggiore

presso il Tribunale della Penitenzieria Apostolica.

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. 2no invece polverose di plurisecolare vecchiezza. In altre zone si presenta in giovanile vitalit e, talora, nelle ar-sure di certi territori desertici ci dato di scorgere con gioiosa sorpresa delle oasi di freschezza evangelica e ci av-viene dove c fedelt alla continuit del cammino ecclesiale, dove non si riscontrano fratture, dove si prega, si a-dora, dove lEucarestia al centro, do-ve si recita il santo Rosario, si sente la compagnia dei Santi, la carit vicende-vole ardente e il ministero pastorale risulta essere serena conseguenza della sana dottrina.

Creiamo noi stessi delle oasi, a-prendoci allazione dello Spirito, con-segnandoci fiduciosi a Lui tramite il no-stro affidamento, la nostra consacrazio-ne al Cuore Immacolata della Madre, di Colei che la mistica Sposa dello

Spirito Santo e che, con la prima co-munit apostolica radunata nel Cena-colo, ha implorato la grande effusione dello Spirito e il dinamismo missiona-rio. Mettiamoci in questo atteggiamen-to cos che lo Spirito ci apra alla cono-scenza della Verit tutta intera. Se sa-premo camminare con la Santa Vergine per i sentieri davvero accidentati della storia contemporanea, potremo sperare nelle sorprese dello Spirito Santo.

b. Lo Spirito poi per la Chiesa e per il mondo una forza di coesione. Egli riempie luniverso e tutto unisce. Col moltiplicarsi delle tensioni, mentre tante diversit tendono a degenerare in conflitti dentro e fuori della Chiesa, da chi andremo se non dallo Spirito di Cri-sto, che venuto a raccogliere i figli di Dio che erano dispersi, da chi ci at-tenderemo larmonia e la composizio-

BIBBIENA:S. Maria del Sasso.

Dinanzi allimmagine della Madonna

S. Em. Il cardinale Mauro Piacenza

con i padri Giuseppe e Giovanni Serrotti,

sacerdoti domenicanidel Santuario.

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ne nella carit e nella verit? proprio mostrandoci capaci di unit che noi testimoniamo lo Spirito. Ma lunit si pu fare soltanto quando il primato della verit nella consapevolezza che la verit una persona, la persona del Signore Ges. attorno a Lui che si ge-nera e si sviluppa la comunione.

c. Lazione dello Spirito si dispiega altres come potente forza di espansio-ne, che apre alla Chiesa gli orizzonti del mondo intero. Se per assurdo la Chiesa primitiva si fosse chiusa come Israele, sarebbe stata la sua fine. E in-vece lo Spirito fa uscire gli Apostoli dal Cenacolo e li mette a contatto con u-na popolazione cosmopolita. Da allo-ra la Chiesa si lancia per le strade del mondo, mostrando con chiarezza che tutte le culture sono fatte per Cristo e trovano il loro armonico compimento in Cristo Via, Verit e Vita. La Chiesa nella sua storia bimillenaria non si mai ripiegata su se stessa e ha sempre prodotto Santi in ogni continente, Santi appartenenti a qualsiasi tipologia come a qualsiasi strato sociale, senza distin-

zione, ciascuno con la propria fisiono-mia e le proprie caratteristiche ma tutti uniti nella stessa dottrina e nella stessa carit, ciascuno una pennellata diversa dello stesso grande affresco che Cri-sto. Santi sovrani e Santi mendicanti, Santi insigniti della dignit sacerdotale fino al sommo pontificato e Santi laici, Santi artisti e Santi operai, Sante vergini e Sante madri di famiglie, Santi bambi-ni e Santi anziani.

La santit opera mirabile dello Spirito Santo e il suo capolavoro la Beata Vergine Maria, Regina degli An-geli e dei Santi, tanto alta in dignit e splendore quanto a noi vicina come te-nerissima Madre di Misericordia e dol-ce Rifugio per noi peccatori. A Lei, pie-na di grazia, e quindi piena di Spirito Santo, ricorriamo in modo particolare in questa solennit chiedendoLe di vol-gere il suo sguardo pietoso sulla Chie-sa, sui popoli smarriti, sulle famiglie, su noi stessi. Santa Maria prega per noi peccatori adesso e nellora della nostra morte. Amen!

Mauro Piacenza, Card.

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Nella lunga causa di beatificazione, una volta terminata listruttoria dioce-sana gli atti e la documentazione pas-sano alla Congregazione delle Cause dei Santi. Qui viene confezionata la copia pubblica che serve per lulte-riore lavoro. Il postulatore, residente a Roma, segue sotto la direzione di un relatore della Congregazione, la prepa-razione della positio cio della sintesi della documentazione che provi leser-cizio eroico delle virt.

La positio viene sottoposta alle-same teologico dei nove teologi che esprimono il loro voto. Se la maggio-ranza dei teologi favorevole la causa passa allesame dei Cardinali e dei Ve-scovi membri della Congregazione. Se il loro giudizio favorevole il prefetto della Congregazione presenta il risulta-to di tutto liter della causa al Santo Pa-dre che concede la sua approvazione ed autorizza la Congregazione a redi-

TOSCANA OGGI (Cronaca della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro3 LUGLIO 2016

TERMINA IL PROCESSO DIOCESANODI BEATIFICAZIONE DELLA SERVA DI DIO

PETRA GIORDANO monaca domenicana

Si chiusa la fase diocesana del processo di beatificazione di Sr Petra Giordano. Latto avvenuto allinterno del Santuario di Santa Maria del Sasso, a Bibbiena, alla presenza dellar-

civescovo Riccardo Fontana, del Postulatore della causa e del Promotore di giustizia.

BIBBIENA (AR). S. Maria del Sasso. Istantanee della cerimonia della chiusura del processo

diocesano della Serva di Dio, Petra Giordano.

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gere il decreto relativo. Segue la lettura pubblica e promulgazione del decreto.

Per la beatificazione di un confes-sore (cio colui che ha testimoniato la propria fede senza subire per il mar-tirio) occorre un miracolo attribuito allintercessione del servo di Dio, veri-ficatosi dopo la sua morte. Il miracolo richiesto deve essere provato tramite unapposita istruttoria canonica. Pro-mulgati i due decreti (cio circa le virt eroiche e circa il miracolo) il Santo Pa-dre decide la beatificazione.

Il processo diocesano era stato a-perto nel gennaio 2015, dopo la rac-colta di documenti e testimonianze. La comunit domenicana sta seguendo da vicino il lungo percorso: Fin qui il processo andato avanti senza intop-pi. Pregheremo perch si arrivi sino al finale pi atteso. La nostra consorella monaca, la serva di Dio Petra Giordano ha trascorso 72 anni di vita in mona-

stero. Nei suoi scritti il legame intenso con la preghiera e lEucaristia.

Si chiusa la fase diocesana del processo di beatificazione di Sr Petra Giordano. Latto avvenuto allinterno del Santuario di Santa Maria del Sas-so, a Bibbiena, alla presenza dellarci-vescovo Riccardo Fontana, del Postu-latore della causa e del Promotore di giustizia.

Il processo diocesano era stato a-perto nel gennaio del 2015, dopo che erano stati raccolti i diversi documenti e le testimonianze relative alla vita di Sr Petra.

Anche noi suore del Monastero di Santa Maria del Sasso spiega Sr Can-dida, priora siamo state interrogate nel corso del processo ecclesiastico. Il sentiero seguito stato regolare e libero e questo un fatto positivo. Le virt eroiche di Sr Petra sono state rico-nosciute. Ora ci sat la tappa pi im-

TOSCANA OGGI (Cronaca della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro3 LUGLIO 2016

TERMINA IL PROCESSO DIOCESANODI BEATIFICAZIONE DELLA SERVA DI DIO

PETRA GIORDANO monaca domenicana

Si chiusa la fase diocesana del processo di beatificazione di Sr Petra Giordano. Latto avvenuto allinterno del Santuario di Santa Maria del Sasso, a Bibbiena, alla presenza dellar-

civescovo Riccardo Fontana, del Postulatore della causa e del Promotore di giustizia.

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. 2portante in Vaticano. Noi, pregheremo perch anche in questo caso tutto vada nella giusta direzione.

Sr Maria Petra (al secolo Nicoletta) morta il 21 giugno 2006, allet di 94 anni. Monaca domenicana, ha trascor-so in monastero tutta la vita. Unesi-stenza al servizio del Vangelo

Nacque Napoli il 4 luglio 1912, pri-mogenita di nove figli. Il padre, Luigi, aveva unazienda con 350 operai; fu costretto ad abbandonarla, nel 1927, dopo il rifiuto di iscriversi al Partito Na-zionale Fascista.

Le testimonianze ricordano come Nicoletta in famiglia fosse sempre ob-bediente, non litigava con i fratelli e non parlava mai male degli altri. Sin dalla tenera et inizi a suonare il pia-noforte e le piaceva cantare. Di fronte allinfermit della madre, dovette prov-vedere a fratelli e sorelle pi piccoli; non trascurava per limpegno cristia-no e la cura della propria spiritualit tanto che divent Figlia di Maria e

poi Terziaria domenicana presso la Basilica domenicana di Santa Maria sopra Minerva di Roma. Giovanissima, veniva spesso chiamata al capezzale di moribondi.

Inizi ben presto a maturare una forte attrattiva per la vita religiosa e, in particolare, per la spiritualit domeni-cana. A 22 anni, il 4 novembre 1934, entr nel monastero di Bibbiena, pres-so il Santuario Santa Maria del Sasso per darsi alla vita di contemplazione. Cos annotava il Marted Santo, 12 a-prile 1949, nel suo Diario: Alle ore 9 ho fatto la mia Professione semplice e ho rinnovato il voto della mia offerta al Sacro Cuore per tre anni. Per la grazia del mio Padre celeste, per la sua gloria, per la sua gioia e in unione con Ges io sono consacrata a Dio, sono in ma-no di Dio, Gli appartengo senza divi-sione, in ogni cosa e per sempre.

O Ges, per vivere in un atto da-more perfetto che mi sono offerta vit-tima dolocausto al Tuo Cuore miseri-

BIBBIENA (AR). S. Maria del Sasso. 23 giugno festa per le apparizioni della Madonna qui avvenu-te (1347). Il coro Vox cordis del Mo Donati di Arezzo ha eseguito dei canti in suo onore.

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cordioso. Ti supplico di consumarmi incessantemente perch divenga marti-re del Tuo amore.

Ed proprio nei suoi Diari che si ritrovano le testimonianze pi vivide del legame intenso che univa la serva di Dio Sr Petra alla preghiera e allEu-caristia. Cos, ad esempio, scriveva in alcuni appunti: Questo essere presa continuamente dalle mille cose del mio ufficio (era economa della Comu-nit, n.d.r.), dallessere chiamata da tutte le parti, senza avere un momen-to da dedicare a me: questo spesso mi rende triste, ma Ges mi ha fatto comprendere che non me ne devo pi rammaricare, ma darmi a tutti, in tutti i momenti, con generosit e gioia, tra-ducendo cos in pratica, senza timore dillusione, quella offerta che ogni mat-tina rinnovo nella Messa, al momento della consacrazione, per fare una sola cosa con Ges, per la gloria del Padre e la Redenzione di tutti. Ho sperimenta-to dentro di me una pace profonda, ho sentito che rinunziando a tutto si trova tutto. (Toscana Oggi, 03/07/2016).

BIBBIENA (AR). S. Maria del Sasso. Atto della chiusura del processo di Sr Petra.

NOTA. Si ricorda che per la chiusura del processo diocesano stato pubbli-cato un nuovo volumetto di 110 pagi-ne, sulla Serva di Dio Petra Giordano. Il volume si aggiunge alle precedenti pubblicazioni: il Diario (Attratta da Cristo divina bellezza pp. 210) che ha avuto gi una terza ristampa; le Lette-re (Lettere dalla Clausura pp. 258), che includono le Testimonianze di co-loro che lhanno conosciuta e infine Il Giardino della Vergine, pp.115, un vo-lumetto sulla vita di Sr Petra.

Lautore Giorgio Innocenti Ghiac-cini, uno storico e archivista che ha potuto accedere al ricco archivio del Monastero e offrirci il frutto delle sue pazienti ricerche.Dopo il processo dio-cesano che si chiuso il 21 giugno 2016 con vero successo, si ringraziano le monache, i frati, lArcivescovo Mons. Fontana e i suoi collaboratori.

E un grazie allautore di questo libro che ci introduce, pi che nella clausura di un monastero, nel mistero di una vi-ta santa: meraviglioso mistero di miseri-cordia divina. (vedi pag. 87).

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Il 7 novembre 2015 si inaugu-rato lanno giubilare dellOrdine dei Predicatori (domenicani) per lottavo centenario della sua fondazione. Il Ma-estro dellOrdine, fr. Bruno Cador, ci invitava, con una sua lettera, a coglie-re la felice coincidenza tra il giubileo dellOrdine e il giubileo straordina-rio della Misericordia indetto da Papa Francesco.

In occasione del duplice Giubileo, la Fraternita dei Laici domenicani di Cortona, Beato Pietro Capucci, con il supporto della famiglia Gnerucci, in memoria del bibliologo e collezionista cortonese Paolo Gnerucci, ha promos-so la ristampa anastatica di un libro ormai pressoch introvabile: Vita del Beato Pietro Capucci e cenni storici dellantico convento dei Domenicani in Cortona.

Lopera, pubblicata per la prima volta a Siena nel 1893 dalla tipografia San Bernardino, oggi ristampata da F&Cedizioni, fu scritta dal canonico ed erudito cortonese Narciso Fabbri-ni, che a suo tempo si occup dei vari beati cortonesi, perch non se ne per-

Beato PIETRO CAPUCCI

1390-1445

Pietro nacque a Citt di Castello (AR) nel 1390; quindicenne entr nel locale convento domenicano. Studi a Cortona, a Foligno e a Fiesole. Ebbe come maestro di novi-ziato il beato Lorenzo da Ripafratta e come compagni santAntonino di Firenze e il beato Angelico. Mirabile incontro di santi!

Il Beato Pietro cerc la perfezio-ne evangelica per tutta la vita, senza mezze misure. Assegnato a Cortona, vi svolse fino alla morte unintensa attivit apostolica, operando conver-sioni, lenendo sofferenze e dimo-strando, insieme alle pi alte virt cristiane, anche doti profetiche e taumaturgiche.

La sua umilt era desempio ai confratelli e quando si rese neces-saria la costruzione di una nuova chiesa, egli, il dotto frate di origine nobile, si fece questuante per le stra-de della citt, conquistando stima e affetto. Fu padre, maestro e consi-gliere apprezzato in tutto il territorio di Cortona.

Fu religioso integrale, predica-tore genuino: nutrito alla medita-zione dei misteri e formato nella penitenza, alieno da ricercatezze e leziosit, annunciatore convinto ed efficace della Parola di Dio. Nella sua predicazione insisteva partico-larmente sui novissimi (morte, giudizio, inferno e paradiso).

Mor il 21 ottobre del 1445 e le sue reliquie sono venerate in san Domenico di Cortona. Pio VII ne concesse il culto l11 maggio 1816.

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desse la memoria. Interessante anche la ricostruzione delle notizie che, sulla base di fonti, Fabbrini ci offre dellan-tico convento domenicano cortonese, affermatosi fin dal 1230, con una pri-ma chiesa che, nella parte alta, funge-va anche da dormitorio, fino a giungere alle vicende ottocentesche.

La presentazione della ristampa alla civitas cortonese avvenuta nel pome-riggio del 27 Febbraio 2016, di fronte ad un nutrito pubblico, nella cornice istituzionale, ovvero nel salone me-diceo di Palazzo Casali, sede dellAc-cademia Etrusca, ad opera di figure i-stituzionali: padre Alberto Vigan, cui ogni anno viene affidato dai Cortonesi il compito di ricordare con un triduo (in preparazione della festa che cade il 21 Ottobre, giorno della morte) le virt cristiane e domenicane del bea-to Pietro; il direttore della Biblioteca civica e dellAccademia Etrusca, prof. Sergio Angori; la Bibliotecaria, dott.ssa Patrizia Rocchini; e infine la presiden-te della Fraternita Laica Domenicana Cortonese, dott. Clara Egidi. Fraternita, questa, gi esistente in passato e che si ricostituita in Cortona grazie al soste-gno spirituale e formativo offerto dal promotore p. Alberto Vigan.

P. Vigan, ha aperto la serie degli interventi, offrendo un quadro detta-gliato delle complesse componenti sto-riche che fanno da sfondo al periodo in cui si svolse la vita del Beato Capucci

CORTONA- AR - Salone mediceo di Palazzo Casali 27 febbraio 2016

Convegno sul beato Pietro Capuccidomenicano

in occasione dellanno giubilare dellOrdine dei predicatoriviene presentata la ristampa anastatica della vita del beatopromossa dalla Fraternita laica e dalla famiglia Gnerucci.

CORTONA. Prof. Sergio Angori, direttore dellAccademia etrusca e Biblioteca civica.

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. 2(1390-1445), soffermandosi in partico-lare sulla Riforma domenicana affidata in Italia al beato Giovanni Dominici, che fin per riguardare il carattere non solo spirituale-religioso, ma, giocofor-za, anche quello politico-economico, dovuto allo Scisma dOccidente, ov-vero ad una confusione spirituale e Vicaria nei vertici della Chiesa (si eb-bero fino a 3 papi), che influenzava in modo non del tutto cristallino lintento riformatore dellOrdine domenicano in Europa, voluto a forza da Raimondo da Capua, sulle orme di santa Caterina da Siena, ben pi ispirata alla Verit al-la quale lOrdine doveva essere, come oggi, votato come suo principale fine.

La Riforma fu accolta nei suoi in-tenti migliori dal Convento cortonese, che allepoca era governato da spiriti eletti, quali il beato fr Lorenzo da Ripa-fratta o lo stesso Dominici e che, grazie anche al pieno sostegno della Signoria dei Casali, diede vita ad una nuova e pi imponente chiesa-convento, alle

cui pitture contribu lo stesso fr Gio-vanni da Fiesole (Beato Angelico), cui si deve la prima raffigurazione della citt di Cortona, rappresentata nella predella dellAnnunciazione come uno spazio verticale e spirituale su cui deve sempre troneggiare il sacrificio perfet-to dellunico Redentore. Il convento fu prescelto come luogo di noviziato, de-finito dal Dominici di dilezione.

La vita del beato Capucci, presenta-ta dal prof. Sergio Angori, ha offerto a tutti i presenti lopportunit di cogliere le peculiarit di unesistenza svoltasi precipuamente a Cortona, dove Pietro Capucci, rampollo di una nobile fami-glia tifernate, giunse da novizio allet di quindici anni, condividendo lespe-rienza formativa con santAntonino Pierozzi, seguito poco dopo da colui che era stato suo maestro, nel conven-to domenicano della nativa Citt di Ca-stello, Lorenzo da Ripafratta.

A Cortona visse al servizio degli altri, nellesercizio dellumilt e nella

CORTONA. Salone mediceo di Palazzo Casali. Presentazione della ristampa anastatica del libro: Vita del Beato Pietro Capucci. Pubblico partecipante.

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CORTONA. Interno della Chiesa di S. Domenico. Sullaltare Trittico di Niccol Gerini.

pratica costante del pulpito e del con-fessionale.

A seguire, la bibliotecaria ha illu-strato le vicissitudini storiche del con-vento, vittima delle idee illuministiche e gianseniste del granduca dAsburgo-Lorena, Pietro Leopoldo, che soppres-se in Cortona i vari ordini religiosi; ma anche vittima del giacobinismo napo-leonico affermatosi nella municipalit cortonese verso i primi dell800, che

decret labbattimento del Convento per dare spazio ai giardini pubblici e alla passeggiata fuori le mura.

Lultimo intervento, affidato a Clara Egidi, ha ripercorso a grandi linee la fortuna del culto riservato nel tempo al Beato, e rinnovatosi via via, fino ai nostri giorni.

Prof. Clara Egidi o.p. presidente della fld cortonese

CORTONA. Salone mediceo di Palazzo Casali. Cattedra dei relatori.

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Con grande solennit si tenuta la celebrazione in onore di Santa Caterina da Siena, patrona dItalia e compatrona dEuropa nella chiesa di Santa Cristina, proclamata santuario cateriniano, per-ch in questa chiesa la santa ricevette le sacre stigmate il 1 aprile del 1375.

Hanno concelebrato la Messa Sua E. Mons. Giovanni Paolo Benotto, nostro Arcivescovo e don Salvatore Glorioso, in una chiesa gremita di fedeli e di rap-presentanze di Associazioni che hanno santa Caterina come loro Patrona.

Delle varie rappresentaze si ricorda-no: i Caterinati, il Laicato Domenica-no (TerzOrdine) e il CIF oltre la nutrita rappresentanza della Parte di Mezzo-

giorno del Gioco del Ponte guidata dal Generale Paolo Orsucci e dal Luogote-nente Generale Francesco Bizzarri.

Durante lomelia Mons. Arcivesco-vo ha sottolineato la grandezza dello-perato della santa senese che sempre riuscita, grazie alla sua grande fede nel Signore, a ben operare e a portare pace e concordia. Caterina riuscita a paci-ficare i grandi della sua epoca e a ri-portare il Papa, da Avignone, nella sua sede pi propria di Roma.

Alloffertorio vi stato lomaggio floreale alla santa, a nome della citt, da parte del rappresentate del Sinda-co, la consigliera Mariachiara De Ne-ri; della nobile contrada dellOca da

La Chiesa di S. Cristina di Pisa proclamata santuario cateriniano

la citt di Pisa e la nostra Fraternita presenti ai festeggiamenti.

Sopra e pagina accanto: PISA. Lomaggio floreale della citt e della Contrada dellOca. La benedizione con la reliquia della santa - Mons. Arcivescovo con mons. Cei.

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parte di Umberto Moschini consigliere; dellonorando governatore e della no-bile Parte di Mezzogiorno, fatto dal ge-nerale Paolo Orsucci.

Al termine del sacro rito, mons. Ar-civescovo accompagnato dal parroco, mons. Franco Cei, e dalle autorit, ha impartito dal sacrato della Chiesa la so-lenne benedizione alla citt con la reli-quia della santa.

Rientrati in chiesa mons. Cei ha de-siderato ringraziare tutti gli intervenu-ti, in particolare mons. Giovani Paolo Benotto, per aver cos solennemente e devotamente onorato Santa Caterina.

Inoltre, mons. Cei ha ricordato i mo-menti pi rappresentativi, gi vissuti in ordine a questo evento, quale il Con-vegno nazionale dei Caterinati e la vi-sita del Santo Padre Giovanni Paolo II che si era voluto soffermare per onora-re S. Caterina, quando si celebrava il 50 della sua proclamazione a patrona dItalia. Eventi che certamente hanno segnato ancora una volta il cammino della storia della nostra citt di Pisa.

Erano presenti i valletti con il gon-falone del Comune di Pisa, i vice-pre-sidente della Fondazione Pisa, arch. Mauro Ciampa, il presidente della Fra-ternita di Pisa del Laicato domenica-no Franco Guidi, il consigliere anzia-no Maurizio Nerini e lAmbasciatore del SMOM in Nambia S. E. prof. Mar-cello Bandettini . (Franco Guidi).

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Il Consiglio provinciale1 delle Fra-ternite laiche di S. Domenico, ha con-cluso il suo mandato quadriennale ed ha proceduto al rinnovo dei Consiglieri il 21 maggio u. s. con una numerosa partecipazione dei presidenti e dei de-legati delle nostre Fraternite e alla pre-senza del P. Promotore Alberto Vigan.

Sono stati eletti: Giovanna Borgo-gni, Gianni Pinna, Gastone Dragoni, Edoardo Mattei, Paola Bedini, Daniela Corveddu, Alessandra Talmone, Giulia-no Mignini, Giuseppe Pavone e Nicola Facciolini, appartenenti a dieci diverse Fraternite della nostra Provincia.

Come previsto dal nostro Direttorio, i nuovi membri del Consiglio hanno eletto Gianni Pinna, della Fld di Sassa-ri, quale nuovo presidente per il qua-driennio 2016-2020.

Lieto della sua nomina, confermata dal P. Provinciale, P. Tarquini, il 14 giu-gno 2016, sono certo che vorr valida-mente proseguire nella guida e coordi-namento del Consiglio con la collabo-razione del Padre Promotore e la guida del P. Provinciale.

Per indicazione dello stesso Diretto-

1. Lettera circolare del Presidente emerito delle Fld della Provincia Romana, P. G. Im-brighi che ringraziamo per la collaborazio-ne, a Domenicani, durante il suo incarico di due quadrienni.

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ROMA. Convento Santa Maria sopra Minerva Consiglio Elettivo Provinciale della FLD21 maggio 2016.

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rio anchio continuer a far parte del nuovo Consiglio.

Pensando al lavoro che in questi ul-timi quattro anni stato portato avanti con impegno, prendo occasione intan-to per ringraziare anzitutto la Presiden-te di Popoli, Paola Gagliardi, alla quale auguro presta guarigione; Francesco Spada, prezioso segretario del Consi-glio; nonch Letizia Martoriati; Guido Costa e Franco Guidi; Sr Antonina Cor-daro, Maura Cocci e Horst Seidl per la loro fattiva collaborazione al Consiglio.

Con loro saluto e ringrazio i Presi-denti di tutte le nostre Fraternite dome-nicane, sempre attivi e disponibili.

Fraternamente uniti, in Santa Cateri-na nostra patrona,

aff.mo Pier Giorgio Imbrighi.

LA FAMIGLIA DOMENICANA

Che cos e chi ne fa parte?

Il Documento di Bologna (del 1988) continua, ancora oggi, ad indicarcelo.

Gli Atti di Bologna, al Capitolo V trattano, infatti, della Famiglia Dome-nicana: famiglia in generale, mona-che, movimenti e gruppi affiliati e i rapporti fra loro e con lOrdine.

Ma - ci domandiamo - sono ancora sinonimi i termini Ordine dei Predica-tori e Famiglia Domenicana oppure sono distinti con significato diverso?

Nuova luce sembra offrirci quanto di recente ha scritto fr Bruno Cador, attuale Maestro dellOrdine, nella lette-ra Il Laicato domenicano e la predica-zione: come in ogni famiglia, ci sono anche gli amici che, senza aver fatto lopzione esplicita di questa apparte-nenza, condividono la missione, sia per la loro collaborazione professiona-le che vogliono ancorare nello spirito di S. Domenico (per esempio dei profes-sionisti dellinsegnamento, delledito-ria, della comunicazione), sia per delle scelte di evangelizzazione (come per e-sempio di numerosi laici impegnati nel-la predicazione del Rosario secondo la tradizione domenicana).

Il concetto di famiglia domenicana, di comunione domenicana, permette di riunire tutte queste dimensioni, con le monache, i frati, le suore di vita a-postolica, i membri degli Istituti secolari e delle Fraternite sacerdotali, nel nome dellevangelizzazione, missione comu-ne per il Regno, nel rispetto e nellau-tonomia della vocazione propria di cia-scuno (cfr. Documento di Bologna).

FRATERNITE LAICHE DI S. DOMENICO

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Ci sono giorni che segnano il ca-lendario della vita di ciascuno di noi in modo indelebile. Uno di questi stato, per me, la festa della traslazione di San Domenico celebrata in Santa Maria Novella. Bellissima celebrazione, pre-sieduta dal vescovo di Firenze, il car-dinale Giuseppe Betori e solennizzata nella cornice dellAnno Santo della mi-sericordia e del giubileo dellOrdine.

Presenti alla Messa, oltre ai nostri frati, cerano i Francescani e il Gon-falone del Comune di Firenze portato da alcuni rappresentanti. Riguardo a questultimo confido che, come fio-rentina, mi emoziono sempre al suono delle trombe del Gonfalone. Vogliate scusare il campanilismo: limportante notare che il mondo civile riconosce, nellevento celebrato, un momento im-portante per la nostra citt di Firenze e la sua interessante storia.

I Domenicani, infatti, sono presenti qui a Firenze gi dal 1219, appena do-po tre anni dalla fondazione dellOrdi-ne, come il nostro cardinale ha sottoli-neato durante lomelia. Facilmente San

NELLOTTAVO CENTENARIO DELLORDINE DEI PREDICATORI

Festa della traslazione di San Domenico (24 maggio 1233).Celebrata a S. Maria Novella Firenze

SEPPELLITO SOTTO I PIEDIDEI SUOI FRATI

FIRENZE. S. Maria Novella. Celebrazione in onore di S. Domenico per lanno giubi-

lare dellOrdine. Alcune istantanee.

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Domenico visit pi volte Firenze; uno dei suoi primi seguaci, Giovanni da Sa-lerno, vi stabil una prima sede presso la chiesa di San Proclo.

Nel 1221 i Domenicani si spostaro-no nella piccola chiesa di Santa Maria delle vigne. Questa chiesa (poi diven-tata S. Maria Novella) era situata nel-la seconda cerchia muraria della citt,

come a dire nella periferia. Vi erano, nella zona, campi e vigne, da cui il no-me delle origini.

Tuttora ci sono strade che con i loro nomi lo ricordano: Via delle vigne, Vigne nuove. Allora, diremmo, non sembrava un luogo raccomandabile, dato che circolavano nella zona anche delle prostitute. I nostri frati scelsero le

NELLOTTAVO CENTENARIO DELLORDINE DEI PREDICATORI

Festa della traslazione di San Domenico (24 maggio 1233).Celebrata a S. Maria Novella Firenze

SEPPELLITO SOTTO I PIEDIDEI SUOI FRATI

FIRENZE. S. Maria Novella. La concelebrazione in onore di S. Domenicopresieduta da S. E. il card. di Firenze, Giuseppe Betori.

Il coro che ha accompagnato la liturgia. frat

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. 2periferie per la loro predicazione, sia perch offrivano lo spazio necessario per il gran numero delle persone che andavano ad ascoltarli, e sia perch volevano favorire lo sviluppo di quelle zone in fase di recupero.

Pure oggi, la nostra splendida Basili-ca, giacch situata vicino alla stazio-ne ferroviaria, come in un crocevia che vede affluire gente da ogni dove e di ogni estrazione sociale e religio-sa. Da questo luogo, per tanti secoli da quellinizio, quanta cultura e quanta spiritualit, caratteristica del nostro Or-dine, stata elargita con solerte carit.

Anche il laicato domenicano sta-to presente qui a Firenze fin dai primi anni della vita dellOrdine (1258), gi preceduto da altre Societ gravitanti attorno alla Comunit dei Frati, parti-colarmente dalla Societ della Vergine, fondata da S. Pietro martire (1233).

Tra le beate del Laicato, voglio ricor-dare Villana delle Botti (1332-1361), fi-glia di un ricco mercante e sposa di un uomo frivolo. Rimasta vedova a venti-

cinque anni diede inizio ad una con-versione esemplare che caratterizz con lintensa preghiera e con la carit verso i bisognosi. Alla scuola di S. Do-menico, di cui era devotissima, avan-z nella vita di configurazione a Cristo che amava invocare cos: Cristo Ges, amor mio crocifisso.

Il suo corpo, rivestito dellAbito do-menicano, riposa qui in S. Maria No-vella, sotto un altare laterale.

Sempre qui a S. Maria Novella, con la beata Villana, come ho gi accenna-to, veneriamo anche il beato Giovanni da Salerno, qui inviato con altri undici frati da S. Domenico nel 1219 per fon-darvi una Comunit.

Se vero che la vita della nostra citt segnata da tali eventi, voglia il Signore trasformare tutto con la verit delle nostre opere perch possiamo di-re anche noi: S. Domenico sepolto sotto i nostri piedi, valga a dire: le nostre radici sono in lui.

Paola Bedini, presidente della FLD Beato Angelico di Firenze.

FIRENZE. S. Maria Novella. Una delle pi belle basiliche dellOrdine e si direbbe nata con lOrdine: fu iniziata dai primi frati, inviati qui da San Domenico.

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Stiamo vivendo il Giubileo straor-dinario della Misericordia, fortemente voluto da Papa Francesco, perch, cia-scuno di noi, contemplando il mistero della divina misericordia, rifletta e de-cida di intraprendere quel cammino che porta ad aprire il proprio cuore al perdono e ad essere vicini ai fratelli che sono nelle necessit e chiedono a-iuto.

Il predetto cammino non certo privo di difficolt, perch richiede il superamento dei nostri egoismi e tanta umilt; in compenso, per, ci avvicina maggiormente a Dio, ci permette di en-trare nella Sua ottica e quindi arrivare a comportarci come Lui.

In questo percorso, pu esserci di

guida e sostegno, lesempio di una Santa straordinaria quale Caterina da Siena che, in virt della sua fede forte e salda, e con la sua profonda sensibilit ed umanit, ha compiuto grandi opere di misericordia spirituali e corporali.

Come un angelo, infatti, animata da sapienza, energia, forza di volont e senza alcun timore, ha frequentato gli ospedali, curato i malati, ha avvicinato poveri ed emarginati; a tutti ha saputo dire una parola di conforto e speranza.

Rendendosi conto, inoltre, dellin-gratitudine umana, tramite Ges, che definiva Suo Sposo, invocava la mi-sericordia di Dio, non solo per s, ma anche per tutti i peccatori; addirittura chiedeva che le pene, dovute ai peccati

POPOLI. CHIESA DI S. FRANCESCO La Fraternita laica domenicana festeggia Santa Caterina da Siena.In occasione dellanno della Misericordia e del giubileo dellOrdine,la partecipazione stata pi numerosa, unanime e devota.

POPOLI (PE). Chiesa S. Francesco. Alcuni rappresentanti della Fraternita con la Presidente e il Parroco Don Luigi, dinanzi al quadro di S. Caterina da Siena.

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. 2degli uomini, ricadessero su di lei: of-friva se stessa per la redenzione di tutti, cosi come il Figlio di Dio aveva dato, cio offerto la sua vita per riscattare il genere umano.

Tanti sono gli insegnamenti concre-ti che possiamo trarre dalla vita di S. Caterina e dal suo intenso operato; in-segnamenti che, per quanto nelle no-stre possibilit, cercheremo di metterli a frutto. In particolare, S. Caterina ci ha dimostrato con la sua vita che, quando facciamo il bene e aiutiamo gli altri, il cuore si riempie di gioia e lanima tro-va la pace che cerca.

Quanto pi conosciamo questa Santa speciale, tanto pi cresce in noi, per lei, lammirazione e la devozione. Queste le abbiamo espresse parteci-pando con viva gioia alla festa in suo onore: con le lodi celebrate al mattino e di sera con la recita del S. Rosario se-guito dalla S. Messa solenne, celebrata da Don Luigi che, nellomelia, ha mes-so in evidenza lamore di Caterina per la Verit: ella non ha avuto timore di proclamarla a tutti.

Emilia Lattanzio - Presidente FLD - Popoli.

Celebrata, come sempre il 29 aprile, la festa di S. Caterina ha avuto, per noi della Fraternita, anche carattere orga-nizzativo. Data limpossibilit, per mo-tivi molto gravi di salute del Presidente in carica, la sig.ra Paola Gagliardi, di portare avanti il suo incarico, la Frater-nita ha dovuto riunirsi per procedere alla votazione del nuovo Consiglio e questo ha poi fatto lelezione del Presi-dente della stessa Fraternita (art. 29,III).

Alle ore 16.00, nella sala delle ri-unioni, presente lAssistente Don Lui-gi, sono avvenute le votazioni. Questi sono i risultati ottenuti a scrutino se-greto! Presidente: Emilia Lattanzio; Vi-ce Presidente: Maria Antonietta Villa; Maestra di formazione: Luciana Pinna; Segretaria: Nunzia Martocchia; Consi-gliere: Elide Di Giovanni, Nina Forcuc-ci e Luigina Villa.

Ad elezioni concluse, si sono alter-nati, in ciascuna di noi, momenti di gioia e di commozione, ai quali sono seguiti gli auguri di buon lavoro, con la promessa di aiutarci vicendevolmente.

Molto suggestivo stato il momento in cui, in chiesa, il nostro Assistente ha presentato anche alla Comunit par-rocchiale la nuova Presidente e quan-do abbiamo letto la formula di rinno-vazione della nostra professione. Tutta

POPOLI (PE). LAICATO DOMENICANO. POPOLI (PE). LAICATO DOMENICANO

LA FRATERNITARINNOVA

IL CONSIGLIO E IL PRESIDENTE

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POPOLI (PE). LAICATO DOMENICANO. POPOLI (PE). LAICATO DOMENICANO

la giornata, cos piena, ha contribuito beneficamente a suscitare in noi il de-siderio di impegnarci maggiormente nella nostra missione di laiche dome-nicane.

ll nostro grazie a don Luigi che tut-to ha predisposto nel migliore dei mo-di; e spontaneamente, come per tacito accordo, tutte insieme ci siamo recate da Paola, la Priora che ci ha guidato davvero per molti anni, per dire anche a lei il nostro grazie e augurarle salute. Impedita nella parola, ha risposto con il sorriso e con tanta emozione.

Emilia Lattanzio - Presidente FLD - Popoli.

Un invito per te

ENTRA ANCHE TUIN UNA FRATERNITA

LAICA DOMENICANA

necessario entrare in una Fra-ternita? Certamente utile e aiuta maggiormente ad agire secondo lo spirito di san Domenico. Seguire lesempio dei santi gi un ottimo partito e lo specifico di arrivare a offrire agli altri ci che necessario per la salvezza.

Ma entrando in Fraternita, prima di tutto riceviamo: godiamo delle ottime amicizie e si partecipa - qua-le dono ricevuto - al carisma della predicazione proprio dei figli di san Domenico.

In forza di questo dono, entran-do in Fraternita, acquisiamo un nostro proprio stile o caratteristica agendo nellorganismo della Chiesa. Con la professione che viene emes-sa in Fraternita, infatti, esprimiamo in modo pi pieno e funzionale la nostra vocazione battesimale; ci radichiamo maggiormente nella nostra stessa vita cristiana.

Il laico domenicano pratica pi integralmente il Vangelo e potenzia pi largamente le istanze del pro-prio battesimo, andando oltre ci che comandato per toccare pi da vicino il consiglio di Ges: se vuoi essere perfetto (Mt 19,21).

Fare qualcosa di pi e meglio, aiutati da coloro che fanno lo stesso proposito, quanto ci offerto dal-la Fraternita. Un invito da accoglie-re: Vieni anche Tu e avrai scelto una via preferenziale. POPOLI. Al centro la Presidente della Fld.

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Lemissione della professione e la funzione dellaccoglienza delle nuove consorelle in seno al nostro Laicato do-menicano di Teramo, stato un vero e-vento e come tale labbiamo celebrato. Ne partecipiamo volentieri la notizia, tramite la nostra rivista Domenicani

Il 23 maggio, in S. Domenico, qui a Teramo, durante la S. Messa celebra-ta da Padre Simone Bellomo, assisten-te spirituale della nostra Fraternita, la consorella Augusta Tiberii ha emesso la professione permanente e le conso-relle, Maria Cerolini e Maria Rovidotti sono state accolte nella Comunit.

La cerimonia stata molto sentita e commovente, ricca com di quei se-gni che riportano facilmente lanimo a considerare gli elementi pi essenzia-li e confortanti della nostra spiritualit domenicana. Nello stesso tempo, quei segni, ci fanno sentire pi vive le re-sponsabilit che abbiamo preso entran-

do nel Laicato Domenicano (TerzOr-dine). Linvocazione ai nostri cari santi domenicani, con a capo S. Domenico, e soprattutto i loro esempi di generosit verso il Signore, sono di vero stimolo a continuare con coraggio nella via in-trapresa. Voglia il Signore renderci tutti sempre pi strumenti della sua grazia per il bene delle anime.

Abbiamo come riletto nel volto del-le consorelle festeggiate, il personale e iniziale slancio, che a suo tempo ab-biamo avuto noi tutte e che rinnoviamo durante il Giubileo dellOrdine.

In questa atmosfera di famiglia po-tete immaginare con quanto affetto, al termine della Messa, nel chiostro della Chiesa, la Fraternita si riunita intorno alle consorelle per unagape fraterna, condivisa a parenti e ad amici.

A tutti fraterni saluti. Antonietta Scuccimarra (presiedente della FLD di Teramo).

TERAMO. CHIESA DI S. DOMENICO Accoglienza e professioni nella Fraternita laica domenicana

TERAMO. La Fraternita laica Domenicana con le novizie e la professa.

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CAGLIARI - Convento S. Domenico VI Settimana domenicana per fami-

glie - dal 4 al 8 agosto 2016 - Gli in-contri si svolgono nel chiostro alle ore 17. 30 - Ecco i temi: 4 agosto: Amore come letizia - invito alla lettura di Amo-ris laetitia : Rel. fr. Christian Steiner, O.P.

5 agosto: Nella buona e nella cattiva sorte - Relatori: Ilaria Delicati e France-sco Maiorca.

6 agosto: Samaritano oggi... in fami-glia e per la famiglia - Relatori Barbara e Stefano Rossi.

7 agosto: La bussola dellamore - Rel. Filomena Capello e Mauro Ledda.

8 agosto: Festa di san Domenico (Per Informazioni: tel. 3337468785.

FIRENZE. Santa Maria Novella: 27 settembre 1 ottobre 2016.Convegno internazionale di studi sto-

rici Il tema: I Domenicani nelle citt dellItalia Centrale (secoli XIII-XIX). Sede del Convegno: Firenze, Salone Multimediale del Comune di Firenze.

Comitato scientifico: fr. Luciano Ci-nelli OP e F. Franceschi (Universit di Siena).

ROMA. Santa Maria sopra Minerva: 14 al 18 novembre 2016.

Un corso di Esercizi spirituali per i sacerdoti diocesani che fanno parte delle fraternite sacerdotali di San Do-menico.

Per informazioni e contatti: fr. Anto-nio Cocolicchio op - tel. 3393832922

E.mail. [email protected] /

PRATOVECCHIO (AR). Annunciato gi da 15/XI/2015 in apertura del no-stro giubileo - dal 29 agosto al 4 set-tembre 2016 si terr la Missione della Famiglia Domenicana presso la parroc-chia di Pratovecchio dove presente il Monastero delle consorelle domenica-ne contemplative. Parteciper tutta la famiglia domenicana: frati, monache, laici, giovent domenicana, etc.

Per informazioni: fr. Antonio Coco-licchio, O.P. Cell: 3393832922

Email: [email protected]

ROMA. Santa Maria sopra Minerva: 23 - 27 gennaio 2017.

Convegno internazionale di studi storici - ROMA I Domenicani nella letteratura. Comitato scientifico: fr. Luciano Cinelli OP e A. Bartolomei Ro-magnoli (Pontificia Universit Grego-riana). Il Convegno organizzato dalla rivista Memorie Domenicane e dalla biblioteca domenicana di S. Maria No-vella Jacopo Passavanti.

Informazioni: tel. 055 287038.

In occasione dellanno giubilare OPIniziative varie in programma

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. 2A 35 anni dalla morte un convegno sul Domenicano che ha lasciato a Firenze un segno profondo.

PADRE SANTILLI E I SUOI RAGAZZI- DAL VANGELO ALLA VITA -

A 35 anni dalla sua morte, si svol-to a Firenze, il 27 maggio u. s., un Con-vegno dal titolo Padre Reginaldo San-tilli Il domenicano che ha lasciato un segno.

E si pu ben dire che il principale segno lo ha lasciato, questa grande fi-gura di religioso, nella coscienza e nel-la vita di intere generazioni di uomini e di donne, che nella loro et giovanile hanno avuto la grazia di incontrarlo, frequentarlo e lavorare con lui nelle tante attivit fiorite per sua iniziativa.

Dopo aver dato il suo intenso e pro-ficuo contributo alla lotta di resistenza e alla ricostruzione di una realt de-mocratica nel nostro Paese, alla fine degli anni quaranta del secolo scorso, Padre Santilli fond il Centro Cattoli-co di Studi Sociali, invitando a farne parte soprattutto gli studenti che egli frequentava presso lIstituto Tecnico di via Giusti, dove insegnava Religione e successivamente le ragazze della Scuo-la per Assistenti Sociali dellOnarmo di Pisa, nonch gli studenti del Liceo del-le Mantellate di Firenze, dove ha inse-gnato storia della filosofia.

Ragazzi e ragazze portavano poi lo-ro amici e ogni pomeriggio si poteva-no ritrovare nei locali del Centro in Piazza Stazione 4a , per parlare , gio-

FIGURE DOMENICANE

Si svolto venerd 27 maggio alle 15,30 nella Sala del Turismo (gi Centro cattolico di studi socia-li) in piazza Stazione 4/A il Con-vegno su Padre Reginaldo Santilli, il domenicano che ha lasciato un segno, promosso da Collegamento sociale cristiano Amici di Supple-mento danima.

Ha introdotto e coordinato le relazioni Antonio Lovascio, diret-tore dellUfficio diocesano delle comunicazioni sociali. Hanno fat-to seguito gli interventi di mons. Gastone Simoni, vescovo emerito di Prato; lo storico Pierluigi Ballini (cattolici toscani tra antifascismo e Repubblica); P. Vincenzo Capra-ra, superiore del convento San Do-menico di Fiesole, Angelo Passaleva presidente di Csc-Sda, che ha ricor-dato il Centro cattolico di studi so-ciali, modello educativo e di im-pegno civico.

Hanno aderito alliniziativa mol-te sigle dellassociazionismo catto-lico. Un convegno ben riuscito!

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A 35 anni dalla morte un convegno sul Domenicano che ha lasciato a Firenze un segno profondo.

PADRE SANTILLI E I SUOI RAGAZZI- DAL VANGELO ALLA VITA -

P. REGINALDO SANTILLI op

la vitaIl P. Reginaldo (al battesimo era

stato chiamato Guido) Santilli nac-que a Segni (Roma) il 4 novembre 1908. Dopo il corso ginnasiale, a quindici anni ricevette labito do-menicano e nel convento di Santa Maria della Quercia (Viterbo) fece il noviziato. Fu ordinato sacerdote il 4 aprile 1931 e nel pontificio ate-neo Angelicum consegu il letto-rato e la laurea in teologia. Qualche anno dopo, nelluniversit statale di Firenze, si laure in filosofia.

Per quasi cinquantanni il Padre Santilli si dedic con passione allattivit didattica. Insegn filoso-fia nello studio provinciale a San Domenico di Pistoia; sociologia nel seminario maggiore di Firenze; storia della filosofia presso il liceo delle Mantellate.

Stimato dagli arcivescovi di Firenze, venne nominato assistente della Fuci (Federazione Universi-tari Cattolici Italiani) e delle Acli (Associazione cattolica Lavoratori Italiani), revisore ecclesiastico della stampa, vicario episcopale per lapostolato dei laici, teologo della curia arcivescovile, membro del consiglio presbiterale e pastorale e direttore del settimanale diocesano Osservatore toscano. Per il lavoro svolto con dedizione e competen-za, il cardinale Giovanni Benelli - nellomelia delle esequie - pot affermare che P. Santilli stato un

care, pregare nella Cappella al piano superiore con la quotidiana presenza del Padre Santilli in mezzo ad essi.

Ogni domenica celebrava per loro la Messa nel Cappellone degli Spagno-li (nei Chiostri monumentali, adiacenti alla Basilica e al Convento domenica-no al quale egli apparteneva) e il Cap-pellone era sempre pieno!

Il simbolo del Centro era unincudi-ne sulla quale stavano un libro e una fiaccola, con il motto Scientia-Labor-Fides: non era raro, entrando, trovare il Padre con lo scapolare girato sulla spalla e la granata in mano per tene-re pulito il locale! stato un uomo di grandissima fede, di grande cultura, ma non ha mai indossato la veste di-staccata dellintellettuale, svolgendo e incitando sempre allazione concreta anche se umile.

Al Centro cera unaggiornata bi-blioteca di libri e riviste (anche stra-niere) sui temi di sociologia e il Padre svolgeva ogni anno un Corso su que-stioni sociali, ispirato allinsegnamento sociale della Chiesa e ad un libro da lui scritto (Problemi di vita sociale), con una notevole presenza di giovani e con partecipate discussioni. Non si trattava, tuttavia, di una mera sollecita-zione intellettuale o culturale, perch, segue a pag. 82

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. 2contemporaneamente, era costituito un Gruppo Caritas e i ragazzi che ne facevano parte, andavano settimanal-mente a due a due a visitare famiglie povere, talvolta con persone anziane e inferme, della Parrocchia di S. Maria Novella, delle cosiddette Case Minime di Rovezzano, nonch del Centro sfrat-tati di via Guelfa, ed altrove, portando come aiuto materiale un pacco di vive-ri e soprattutto una parola di conforto e amicizia. In una riunione settimanale si faceva poi tutti insieme, con la presen-za del Padre, il punto della situazione per ognuna delle famiglie assistite.

Ed ecco, allora, che la teoria socio-logica si fa concreta ed il valore della Persona umana non rimane unidea a-stratta, ma si incarna nella condivisio-ne di problemi e povert reali, talvolta anche di persone decadute e dimenti-cate dalla societ, specialmente in un tempo in cui non cerano ancora molte iniziative e aiuti come oggi

Ma ai giovani e poi alle loro fami-glie, Padre Santilli ha offerto anche una grande occasione della Casa Alpina Firenze (in Val dAosta), frutto di be-nefattori e sacrifici, dove con un costo modesto, si poteva soggiornare per un paio di settimane, ovviamente con turni di lavoro per la tavola e la pulizia del-la casa, e con stupende escursioni che hanno cementato amicizie perenni.

Lascensione notturna della Testa Grigia (altitudine 3315 m., Gressoney) con la Messa celebrata dal Padre allal-ba sulla vetta un evento che tantissi-mi, oggi anziani, si portano negli occhi e nel cuore come fatto indimenticabile.

Sul piano della divulgazione e dif-fusione della cultura sociologica per una societ pi giusta e rispettosa della Persona e della Famiglia, il Padre cura-va ledizione mensile della rivista Vita

dono speciale per tutta la Chiesa fiorentina... Nessun religioso ha servito tanto quanto lui la diocesi.Un particolare ricordo meritano le opere che P. Santilli fece fiorire allombra del convento di Santa Maria Novella (di cui fu anche prio-re dal 1939 al 1942). Nel luglio del 1944, con un gruppo di amici fon-d la rivista Vita Sociale, che diresse per pi di un trentennio. Con i pi validi collaboratori di tale rivista e altri qualificati pubblicisti, nel 1946 istitu una scuola di giornalismo, cui successe nel 1949 il centro cattoli-co di studi sociali. Per alcuni anni organizz le settimane sociali dei cattolici fiorentini.

Ai giovani del Centro cattolico di studi sociali, P. Santilli dette le sue migliori energie. Cur la loro formazione culturale e spirituale e li guid nellattivit apostolica (mis-sioni volanti, messa dello studente), li impegn nellassistenza ai poveri (gruppo charitas), per loro apr in Val dAosta, a Rhmes Notre-Dame, la casa alpina Firenze. E qui, la mattina del 13 agosto 1981 mor per infarto cardiaco. (Esordio della relazione di P. Vincenzo Caprara op).

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Sociale da lui fondata e diretta, cui e-rano chiamati a collaborare diversi gio-vani, anche con mansioni pi semplici come recensioni di libri, correzione di bozze, ecc.

Inoltre, pressoch annualmente, il Centro organizzava, sempre con no-tevole partecipazione e successo, le Settimane sociali dei cattolici fioren-tini, con la partecipazione di figure emblematiche come Igino Giordani, don Primo Mazzolar, don Esterino Bo-sco (prete operaio e cappellano della Fiat), don Giovanni Barra e tanti altri. Infine i ragazzi del Centro (gi un po cresciuti) erano spesso inviati presso parrocchie o centri Acli o altre Asso-ciazioni a svolgere riunioni sempre su temi sociologici e prevalentemente a commento di Encicliche Sociali, dalla Rerum Novarum, alla Quadragesimo Anno, alle encicliche di papa Giovanni Mater et Magistra e Pacem in Terris.

Inoltre la carit della parola veni-va talvolta portata dal Padre, con alcuni

giovani del Centro, anche in aree ester-ne alla citt di Firenze, con le cosiddet-te Missioni Volanti, che consistevano in serate allaperto, spesso in piazze gremite di persone, con la meditazione dei misteri del Rosario e delle Stazioni della Via Crucis. Questo si faceva an-che, su richiesta dei parroci, in chiese fiorentine e in particolari occasioni li-turgiche. La preghiera comune era par-ticolarmente curata dal Padre sia nella Cappella del Centro, sia talvolta, con la recita del Rosario sul sagrato di S. Ma-ria novella o nelle strade del quartiere, a testimonianza semplice della fede cristiana.

Insomma Padre santilli ha sempre insegnato ai suoi ragazzi che il Van-gelo non una teoria, ma una vita da vivere per s e per gli altri nella fede di Cristo Risorto, senza il quale, come lui stesso dice, non possiamo fare niente! E questo insegnamento di quelli che non si dimenticano,neanche da vecchi!

(LOsservatore toscano, 22/V/2016).

SEGNI. La tomba di P. Reginaldo Santilli op. (1908-1981).

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IN MEMORIA DI

Raccomandandolo alle nostre preghiere e ai nostri suffragi,

il P. Provinciale, Aldo Tarquini, nella mattinata del 14 giugno 16

comunicava che intorno alle ore 10,00 morto a Fiesole

il nostro confratelloP. Angelo Caprara.

Il funerale stato celebrato a S. Domenico di Fiesole lindomani

15 giugno alle ore 17,00. Erano presenti per la S. Messa

una diecina di confratelli, che hanno concelebrato,

e molti parenti e amici che, durante la sua lunga vita,

lo hanno conosciuto e stimato.

Il P. Vincenzo Caprara, priore del Convento di Fiesole e suo nipote,

ha tenuto lomilia di commiato che riportiamo qui accanto.

Il P. Angelo Caprara, come viene detto di Abramo, spirato ed morto in felice canizie, vecchio e sazio di giorni, e si riun ai suoi antenati. Era nato a Terranova di Pollino in provincia di Potenza il 24/04/1917 da Vincenzo e da Teresa Guida.

Terminato la scuola elementare segu il suo fratello Antonio ed entr nel piccolo seminario di Gubbio dove termin le scuole medie. Trasferito ad Arezzo concluse il ginnasio, a Pistoia per il noviziato, a Roma per gli studi filosofici e teologici.

Ammalatosi per gli stenti della fame subiti a causa della seconda guerra mondiale fu inviato ad Arezzo presso il fratello P. Raimondo, Parroco di San Domenico. Qui, ad Arezzo fu ordinato sacerdote e gli fu affidato lincarico di insegnare nel nostro seminario minore la lingua latina e greca, matematica e geometria, musica e canto. Gli piaceva giocare a calcio e andare in bicicletta.

Padre ANGELO GIUSEPPE CAPRARA domenicano

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Questa celebrazione eucaristica vuo-le essere un rendimento di grazie per tutto il bene che il Signore ha operato per mezzo di P. Angelo. Oggi vogliamo ripetere con San Girolamo: un grande dolore averlo perduto, ma Ti ringrazia-mo, o Dio, di averlo avuto, anzi di averlo ancora, perch chi torna al Signore non esce di casa.

Siamo certi, come credenti che come dice S. Agostino non si perdono mai coloro che amiamo, perch possiamo sempre amarli in Colui che non si pu perdere.

Nel vangelo abbiamo ascoltato da Ges che la proclamazione delle be-atitudini sono linno alla gioia che si compie in Ges e nei suoi discepoli, chiamati a partecipare al suo mistero pasquale. Pu sembrare strana la procla-mazione delle beatitudini in una liturgia funebre. Ma esse ci dicono che per P. Angelo, che ha seguito Ges povero, mite e umile di cuore, misericordioso, pacificatore, puro di cuore, arrivato il tempo della vita eterna, che caratte-rizzata dalla gioia piena derivante dalla visione di Dio, dallincontro con Ges Cristo e dalla riunione degli eletti.

Le beatitudini che ci presentano la vita eterna con le immagini del regno dei cieli, del banchetto, del possesso della terra promessa, vogliono essere un messaggio di consolazione fondato sulla certezza della misericordia di Dio. La giaculatoria che ripeteva pi spesso era: Ges mio, misericordia, pensaci Tu!

Ora che pu contemplare il volto di Dio - lui ossessionato da tanti scrupoli - finalmente potr contemplare il vero

volto di Dio che misericordia infinita.Noi oggi in questa celebrazione eu-

caristica nella quale si rende presente il mistero pasquale di Cristo morto e risorto, crediamo che la potenza della risurrezione di Ges opera in Lui, per cui siamo sicuri che Egli lo porr accanto a s nella gloria e lo far abitare eterna-mente nel suo Regno di luce e di pace.

Noi che oggi siamo tristi abbiamo la ferma speranza che egli accolto tra le braccia del Padre celeste ricco di mi-sericordia, ha raggiunto la beatitudine promessa dal Signore ai suoi servi fedeli, e siamo sicuri per la fede nella comu-nione dei santi che P. Angelo partecipa alla nostra liturgia anzi siamo noi che partecipiamo alla liturgia celeste nella quale egli esulta dal cielo.

Caro P. Angelo Ti chiedo e ti chiedia-mo, anche una preghiera per la nostra provincia Religiosa che tanto hai amato e servito.

(P. Vincenzo Caprara O.P.).

Padre ANGELO GIUSEPPE CAPRARA domenicano

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NELLA BIBLIOTECANuove pubblicazioni

CESARE MASALA, Il Rosario in Sarde-gna, nei secoli XVI e XVII. Indagine pre-liminare per la storia del culto di Nostra Signora del Santo Rosario in Sardegna. Comunit domenicana, Cagliari. (21 x 15, pp. 410).

Con vivo desiderio di portare un contributo al Giubileo dellOrdine e per esprimere viva gratitudine ai do-menicani che hanno divulgato il culto di N. Signora del Rosario in Sardegna, lautore, Cesare Masala, ci offre un otti-mo lavoro che documenta, oltre al cul-to del Rosario anche il ricco patrimonio artistico, costituito da retabli, statue, te-le, arredi, che lha accompagnato.

Lo studio si basa su fonti custodite negli archivi parrocchiali, diocesani, statali e nelle biblioteche domenicane. un volume, di oltre quattrocento pa-gine e si compendia in tre parti.

La prima, lintroduzione, tratta del-la origine della preghiera del Rosario e sua divulgazione nei secoli XVI e XVII.

La seconda, in quattro capitoli, presen-ta i propagatori e le Confraternite del Rosario che sono sorte nel tempo. La terza offre le schede di ben 185 localit sarde dove il culto si affermato.

Mentre ci complimentiamo con il nostro autore per il lavoro di ricerca, che tanta luce riflette sulla religiosit popolare di quei secoli, ci uniamo a lui nellincoraggiare le Confraternite a ri-offrirci vive testimonianze di fede.

Molto curata lindicazione delle fonti e della bibliografia.

* * *GIORGIO INNOCENTI GHIACCINI, Sr

Petra Giordano, Un lungo Cammino verso il Cielo - Cronologia dei fatti della vita di una monaca domenicana. Mo-nastero di S. Maria del Sasso - Bibbiena 2016. Il volume si aggiunge a quanto gi stato pubblicato sulla serva di Dio, Petra Giordano, in occasione del-la chiusura del proce