Il Bollettino Domenicani n.5, 2008

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DOMENICANI Anno XLII - n. 5 - novembre - dicembre 2008 - sped. A.P. comma 20/C - art. 2 - Legge 662/96 - Cagliari Anno XLII - n. 5 - novembre - dicembre 2008 - sped. A.P. comma 20/C - art. 2 - Legge 662/96 - Cagliari

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DOMENICANIbimestrale d’informazionedella Provincia Romana di S.Caterina da Siena

Anno XLII – n. 5novembre-dicembre 2008

c/c postale n. 41482894int. Convento S. Domenico

Padri Domenicani 09127 Cagliari – Italia

Autorizzazione delTribunale di Firenze del4 gennaio 1967 - n. 1800

DirettoreP. Eugenio Zabatta o.p.

Responsabile P. Fausto Sbaffoni o.p.

Direzione e Redazione: piazza S. Domenico, n. 5

09127 CAGLIARI

Tel. 070 65 42 98 cell. 339 18 22 685

e.mail [email protected]

CON APPROVAZIONE ECCLES. E DELL’ORDINE

SPED. A. P. Comma 20c Art. 2 – Legge 662/96 - CA

copertina: PARMA. Pinacoteca Nazionale. Madonna con Bambino e Santi. Beato Angelico (sec. XV).

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EditorialeNel primo dei nove anni….

p. Eugenio Zabatta o.p.

EventiUna novena d’anni

La redazione.Convegno di studi sul Rosario.

sr Angelita Roncelli op.L’Associazione del Rosario perpetuo.

SpiritualitàL’Apostolo Paolo…

p. Alfredo Scarciglia op.“Impiantare la Chiesa fra le genti”

p. eugenio zabatta op.La nostra Missione in Guatemala

Giorgio RiniGiornata pro orantibus.

N. N.

NotizieConvegni, Studi, Iniziative.Dalle Fraternite Laiche domenicane.Brevi dal Mondo domenicano Testimonianza di una laica.

Auguri natalizi

SOMMARIO

Maria, Vergine Madre, sembra essere a colloquio con il suo figlio divino. La presenza dei santi ci la- scia pensare che la Madre intervenga quale media-trice della loro missione di annuncio del Vangelo.

San Giovanni Battista e San Paolo, ai lati, sem-brano presentare i nuovi apostoli:san Domenico e san Francesco, al centro.so

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“Nel pluralismo religioso, che è or-mai solido anche in Italia, tutti siamo chiamati a fare la nostra parte, a non ri-manere solo spettatori. L’Italia vive una sua dinamica pluralistica e i settori più vivaci del mondo cattolico lo hanno capito da tempo.

I numeri? In Italia vivono 400/500 mila evangelici di varie denominazio-ni, 100 mila ortodossi, 35 mila ebrei, circa 70 mila buddisti, almeno 400 mila testimoni di Geova e, anche se è difficile dare una cifra esatta, si stimano almeno 600 mila i musulmani.

Ormai è un dato culturale e giuri-dico che nel nostro Paese il panorama religioso sia più variegato di quanto si pensa: accanto ai cattolici, in varie co-munità italiane, militano molti stranieri di altra fede, destinati ad aumentare a

motivo dei loro figli e i nipoti che ac-quistano la cittadinanza italiana.

Inoltre ci sono italiani che, senza aderire ad altre confessioni di fede, non si dicono cattolici tout court.

Ma a parte il numero crescente dei non-cristiani, il problema si sposta sul-la identità di fede, cioè non è questio-ne di numero ma di qualità. In questa “invasione” di altre religioni si può in-travedere chiaramente un movimento a danno o a distruzione delle radici cat-toliche che tanto influsso hanno avuto nella civiltà europea.

Oggi in Italia sono emergenti radici “protestanti”, “ebree”, “islamiche” e in generale “orientali”.

Come cristiani cattolici non possia-mo rimanere passivi se con responsa-

verso l’ottavo centenario dell’approvazione dell’Ordine

Nel primo dei nove annicon la riscoperta del Rosario

un novenario d’anni consacrato ad un serio rinnovamento della propria vita e missione di predicatori (CG di Bogotà, n. 51).

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bilità riconosciamo per noi il comando di Gesù di “istruire e fare sue discepole tutte le genti” (Mt.28,19).

Un impegno di testimonianza, di di-fesa del nostro “credo” si fa più urgente oggi e va saputo fare in certo modo.

È maturata in noi la coscienza che non si difende la propria radice negan-do le altre, ma evidenziando la propria nella consapevolezza che si deve cre-scere insieme con le altre. La presenza massiccia di queste altre radici non co-stituisce solo un “piccolo incidente di percorso”! Va quindi provveduto, pena la propria fine.

Il confronto inevitabile deve costi-tuire per noi come un risveglio, una spinta a muoversi al largo, a riscopri-re la soprannaturalità del cristianesimo che, per le sue origini divine, sa di es-sere la vera religione.

Si tratta cioè di qualità e quindi del-la maggiore conoscenza che dobbiamo acquisire e della più profonda riflessio-ne che dobbiamo saper fare sulla no-stra fede.

Non a caso il Papa, proprio nell’en-ciclica sul rapporto tra fede e ragione,

ha insistito sul dovere di “pensare”, ri-flettere la propria fede, perché “la fede se non è pensata è nulla” (Fides et Ratio, n. 79). È questo “pensare” che, d’altra parte, porta alla conoscenza indispen-sabile della propria fede per professarla e al superamento dell’ignoranza che è la radice di tutti i mali.

Una “conoscenza”, si rileva ancora per un quadro completo, che si riferisce non solo alla propria fede, ma anche ad un’ordinata conoscenza delle altre fedi, dato che il problema ecumenico e interreligioso non è periferico, ma cen-trale, direi strategico.

Ancora una volta, e proprio per pe-netrare le verità cristiane, ci è di prezio-so aiuto il Rosario. Questo, oltre a farci aderire, in un assenso libero e coscien-te, ci avvantaggia, con la meditazione, a “dire” e a “vivere” tutto il condensato della nostra fede (cf. Ivi, n. 79).

Disponendoci a dire il Rosario, do-po aver preso la nostra corona, da soli o insieme ad altri, in effetti ci muoviamo per adempiere ciò che è più urgente ed essenziale. Riportiamo la nostra men-te ai quadri della vita di Cristo: men-

I Padri Capitolari di Bogotà (Colombia), 2007

Bogotà (2007). Padri capitolari.

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tre li pensiamo, diciamo la nostra fede. Leggiamo: “Chiunque crede pensa, e credendo pensa e pensando crede. Lo stesso credere null’altro è che pensare assentendo”.

Queste parole di sant’Agostino (PL 44,963) mentre ci dicono la profondità della sua intuizione di fede, ci mettono in evidenza la preziosità del nostro Ro-sario e l’efficacia di questo sulle anime. Con il Rosario assolviamo a ciò che è più proprio del cristiano: riflettere e vi-vere la propria fede. Una fede che sal-va noi e salverà il mondo.

Circa un’anno fa, in preparazione alla celebrazione ottocentenaria del-l’approvazione del nostro Ordine (nel 2016), il Padre Maestro, P. Carlos A. Costa, indiceva “l’Anno del Rosario” proprio nel primo dei nove anni che ci separano da quella data (cf. IDI gen-naio 2008, pp. 5-8). La “nota Ordinis” (LCO, 129), qual è il Rosario per noi Domenicani, ci accompagni perché più santamente viviamo il nostro cari-sma della predicazione ordinato alla salvezza delle anime.

p. eugenio zabatta o.p.

Una Novena d’anniin preparazione al Giubileo del-

l’ottavo Centenario dell’approva-zione dell’Ordine dei predicatori:

1216 - 2016

primo anno della novena: 2008

Impegnarsi, per la rinnovazione della nostra vita di predicatori, attra-verso la riscoperta del Rosario come mezzo di contemplazione e stru-mento di predicazione profetica.

“Giunto a termine l’anno giubi-lare di azione di grazie al Signore per gli 800 anni di vita delle mona-che del nostro Ordine … ci propo-niamo di cominciare una novena di anni che culminerà con il giubileo del 2016: gli 800 anni della con-ferma papale dell’Ordine dei Pre-dicatori.

Nel recente capitolo generale di Bogotà, i capitolari hanno chiesto di approfittare di questa data per avviare un serio rinnovamento del-la nostra vita e della nostra missio-ne di predicatori (cf Atti, 51).

Per concentrare la riflessione co-mune su di uno stesso centro di in-teresse, durante l’anno che inizia, propongo di cominciare a rinnova-re il nostro modo di vita di predi-catori riscoprendo il rosario come mezzo di contemplazione e stru-mento di predicazione profetica.

Il rosario è il contributo domeni-cano alla vita della Chiesa e resta un’esperienza quanto mai vivente nell’Ordine”.(cf. IDI, n. 458, p. 5).

(Per la lettera del Maestro del-l’Ordine sul Rosario vedi “Domeni-cani, 2008, n. 1). • • •

… i credenti si convincano più da vicino che la profondità e la ge-nuinità della fede è favorita quando è unita al pensiero e ad esso non rinun-cia. Ancora una volta, è la lezione dei Padri che ci guida in questa con-vinzione: “Lo stesso credere null’al-tro è che pensare assentendo {…}. Chiunque crede pensa, e credendo pensa e pensando crede {…}. La fede se non è pensata è nulla” (S. Agosti-no, De praedestinatione, 2,5: PL 44, 963).“Se si toglie l’ assenso, si toglie la fede, perché senza assenso non si crede affatto”(cf. Fides et Ratio, n. 79).

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Convegno di Studi

IL ROSARIOTeologia,

Storia, Spiritualità

6-8 ottobre 2008

S. Domenico Bologna

Il Rosario è caratterizzato dalla gioia che irradia dall’evento dell’Incarnazione.Colui che è generato nell’eternità nel seno del Padre è generato nel tempo nel

grembo di Maria. Attraverso Maria Dio diventa l’Emmanuele: Dio con noi.Il mistero dell’incarnazione è la più grande realtà a noi rivelata. Il Cristo, Verbo

incarnato, viene tra noi e ci manifesta quanto Dio, nostro Padre, ci ami. Con il Figlio che si fa carne, presenza, tenerezza di Dio, non siamo più soli,

non più affidati al caso. Gesù, dono del Padre, si è fatto uno di noi e ci ha assicu-rato che possiamo consegnare la nostra fragilità a un Dio che ha premura per noi e ci mette a parte della Sua vita

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Presso il Convento Patriarcale San Domenico di Bologna, si è tenuto, dal 6 all’8 ottobre 2008 un convegno di studi dal titolo “Il Rosario. Teologia, Storia, Spiritualità”. Questo convegno si colloca tra le iniziative dell’anno 2008 che il Maestro dell’Ordine, fra Carlos Azpiroz Costa OP, ha dedicato alla ri-scoperta del rosario come “mezzo di contemplazione e strumento di pre-dicazione profetica” (cf. IDI gennaio 2008, pp. 5-8).

Hanno organizzato l’evento la Pro-vincia San Domenico in Italia e la Fa-coltà Teologica dell’Emilia-Romagna (FTER), Dipartimento di Teologia Siste-matica.

La preparazione del convegno è stata curata da fr. Antonio Olmi OP, coordinatore del Dipartimento di Teo-logia Sistematica della FTER, coadiuva-to, quale responsabile della segreteria, dalla prof.ssa Elisabetta Molè, laica do-menicana che da tempo collabora con il Centro Culturale San Domenico e con lo Studio Filosofico di Bologna.

Gli incontri si sono tenuti presso il convento San Domenico di Bologna nella Sala della Traslazione. Questa sala è stata chiamata in questo modo per ricordare l’ultima traslazione dei resti mortali del nostro padre san Do-

menico, avvenuta nel 1946. In quella data il corpo di san Domenico, che era stato riposto in un rifugio blindato per sottrarlo alle distruzioni della Seconda Guerra Mondiale, fu riportato nell’arca a lui dedicata all’interno della Basilica adiacente al convento.

I lavori sono stati aperti lunedì 6 ot-tobre nel pomeriggio da p. Riccardo Barile OP, priore provinciale della Pro-vincia San Domenico in Italia.

Padre Barile ha illustrato le finalità di questo incontro di studio e lo ha fatto soprattutto spiegando la composizione grafica del manifesto del convegno nel quale sono riportate, alle estremità dei bracci della Croce, l’immagine della Madonna del Rosario, realizzata dallo scultore Anton Maria Maragliano (Ge-nova 1664-1739), e un bassorilievo di avorio di epoca carolingia raffigurante la crocifissione, attorniata dai principa-li misteri della nostra redenzione.

La frase Dalla Madonna del Rosa-rio verso il Mistero Pasquale secondo le Scritture spiega l’accostamento di queste due immagini attraverso cui si suggerisce la necessità di un itinerario che parta dall’affetto e dalla devozione ispirate dalla statua della Madonna e arrivi al Mistero fondamentale della fe-de cristiana: la Crocifissione di Cristo,

CONVEGNO DI STUDI SUL ROSARIO BOLOGNA

CONVENTO PATRIARCALE SAN DOMENICO6-8 ottorbre 2008

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strettamente legata ai misteri della Sua Incarnazione, Risurrezione e Ascensio-ne al cielo.

La prima giornata del convegno è stata dedicata agli aspetti più stretta-mente teologici del rosario. Moderato-re di questa prima parte è stato fr. Anto-nio Olmi OP, che ha iniziato dando la parola a mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, il quale ha parlato di Motivazione, contesto, spunti innova-tivi della Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae (16.10.2002) di Gio-vanni Paolo II.

È seguito poi l’intervento del biblista don Guido Benzi, docente presso la Fa-coltà Teologica dell’Emilia-Romagna a Bologna e recentemente nominato Di-rettore dell’Ufficio Catechistico Nazio-nale. Don Guido ha parlato di Formule litaniche dall’uno all’altro Testamento. Il Salmo 135 ed il Magnificat (Lc.1,46-55).

Dopo una breve pausa è stata la vol-ta di fr. Giuseppe Barzaghi OP, docente di teologia fondamentale e sistematica

presso la FTER di Bologna, che ha svolto il tema Il Salterio della beata Vergine e la consumazione teologale del tempo. È intervenuto poi il preside della FTER, don Erio Castellucci, che ha trattato de Il Rosario, richiamo al mistero della maternità di Maria e della Chiesa.

Il giorno 7 ottobre, festa della Ma-donna del Rosario, si è svolta la se-conda parte del convegno, dedicata alla Teologia e alla Storia del Rosario. Moderatore della mattinata è stato fr. Massimo Mancini OP, docente di Sto-ria della Chiesa presso lo FTER.

Padre Mancini ha dato la parola a fr. Vincenzo Battaglia OFM, presiden-te della Pontificia Accademia Mariana Internazionale di Roma, il quale ha af-frontato il tema de I misteri della vita di Cristo contemplati alla scuola della Beata Vergine Maria.

C’è stata poi la relazione di Marcello Neri SCJ, docente di Teologia Sistema-tica e di storia della teologia presso la FTER, che ha parlato di Teologia e de-vozione: la fede, gli affetti, le pratiche.

Sempre in mattinata hanno relazio-

BOLOGNA, Basilica di S. Domenico. Arca marmorea che custodisce le reliquie di san Domenico. Santi di Nicolò dell’Arca e Michelangelo.

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nato fr. Stefano Cecchin OFM, segre-tario della Pontificia Accademia Ma-riana di Roma, su La corona dei sette gaudii e dei sette dolori: altre forme di preghiera del Rosario, e il prof. Mario Rosa, docente emerito di storia moder-na presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, che ha parlato de I trionfi del Rosario nella letteratura religiosa della Controriforma.

Il pomeriggio di martedì 7 il conve-gno è stato dedicato invece alla Storia e Spiritualità, con la moderazione di fr. Tommaso Reali OP, docente di Teolo-gia Morale presso la FTER.

Egli ha dato la parola a fr. Luciano Cinelli OP, direttore della rivista Me-morie domenicane edita a Firenze, il quale ha riportato interessanti e inedite notizie riguardo Le Confraternite del Rosario tra XVI e XVII secolo.

Lo ha seguito fr. Fausto Arici OP, direttore della rivista “Sacra Doctrina” e docente di teologia morale presso la FTER, con una relazione dal titolo La mitografia del Rosario tra il Concilio di Trento e Lepanto. Fr. Gianni Festa OP, insegnante di Storia della Chiesa presso la FTER e l’Antonianum di Bologna, ha illustrato il poema Pietà de le Rose. Il Rosario di Maria Vergine di Francesco de Lemene (1634-1674).

Un’analisi ragionata della tradizio-ne della preghiera ortodossa ci è stata offerta da sr. Maria Benedetta Artioli, del Monastero di Bonifati (CS), con la sua conferenza La preghiera del Nome nella spiritualità ortodossa:dai Padri a Gregorio Palamas.

Ha concluso i lavori della giornata dom Giovanni Spinelli OSB, dell’Ab-bazia di San Giacomo, Pontida (BG), il quale ha illustrato La preistoria del Ro-sario nella tradizione monastica bene-dettina, cistercense e certosina. >

L’ultima parte del convegno, quella della mattina di mercoledì 8 ottobre è stata dedicata in modo particolare a Domenicanesimo e Spiritualità. Mo-deratore è stato fr. Gianni Festa OP, il quale ha introdotto la relazione di sr. Angelita Roncelli OP, monaca dome-nicana presso il Monastero Matris Do-mini di Bergamo, che ha affrontato la questione di San Domenico e la nasci-ta del Rosario nell’opera di Alano de la Roche.

È seguito poi l’intervento di fr. Ric-cardo Barile, che ha parlato dei libri dedicati alla preghiera del Rosario nel XVI secolo nel suo intervento dal titolo Dal Rosario della gloriosissima Vergine Maria di Alberto da Castello (1521) in

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Venezia al Compendio dell’Ordine e la Regola del Santissimo Rosario di Nico-lò Strata.

Ha analizzato aspetti dello stesso periodo storico la prof.ssa Erminia Ar-dissimo, docente di Letteratura Italiana presso l’Università di Torino, che ha parlato de Il Rosario nella predicazione mariana tra Cinque e Seicento.

Infine fra Alberto Ambrosio OP, do-cente di teologia spirituale presso la FTER, attualmente a Istanbul, ha ana-lizzato il senso della preghiera ripeti-tiva islamica presentando la relazione Molteplici modi di pregare il Dio Uni-co: tra dhikr e tasbih.

Le conclusioni del convegno sono state affidate ancora alle parole riassun-tive di fr. Riccardo Barile OP, il quale ha sottolineato il carattere ormai pretta-mente “personale” della preghiera del Rosario, anche se ciò non esclude una recita in comune.

Significativa è stata l’affluenza del pubblico e l’attenzione degli organi di informazione locale e nazionale. Il convegno è stata una buona occasione per riscoprire le radici storiche e i fon-damenti teologici di questa importante preghiera della tradizione cattolica, per poterla inserire in modo organico nel quadro della fede e della devozione cristiana del XXI secolo.

Sr Angelita Roncelli op. [email protected] •••

CAGLIARI. San Domenico.Cripta dell’antica Chiesa (sec. XIV).

Il Beato Alano de la Roche predica il santo Rosario.

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Era il 1° aprile. Papa Giovanni Pao-lo parlò della nostra Associazione del Rosario Perpetuo. In piazza S. Pietro a Roma, erano presenti “a decine di mi-gliaia” i pellegrini, tra cui numerosissi-mi domenicani con gli iscritti al Rosario Perpetuo, provenienti da tutte le regio-ni italiane.

Le parole del Papa, indicatrici di un attivo e chiaro programma per tutti noi, chiamati ad essere cultori e propagatori del Rosario, le riportiamo per un appro-fondimento, dato che sono state pro-nunziate per tutti. Le trascrivo per voi:

“Cari membri dell’Associazione i-taliana del Rosario Perpetuo, giunti a Roma per il pellegrinaggio giubilare, vi ringrazio per la vostra visita. Mi com-piaccio con voi e con i padri domenica-ni che vi guidano nel vostro cammino spirituale. Il vostro benemerito sodali-zio, fondato un secolo fa dal P. Costan-zo Becchi, dell’Ordine dei Predicatori, intende promuovere un’intensa devo-zione a Gesù Eucarestia e alla Madre del Signore, mediante l’adorazione del Santissimo Sacramento e la dolce pre-ghiera del Rosario.

Continuate a diffondere l’amore per il Signore Gesù, che nell’Eucarestia ri-mane sempre tra i suoi nella Chiesa.

Recitate il santo Rosario e diffonde-tene la pratica negli ambienti che fre-quentate. È una preghiera che introduce alla scuola del Vangelo vissuto, educa gli animi alla pietà, rende perseveranti nel bene, prepara alla vita e, soprattut-to, vi fa cari a Maria Santissima” (Oss. Romano, 2.IV.2000, p. 5). •••

l’Associazione del Rosario Perpetuonella provincia romana s. Caterina. Ricordiamo quanto raccomandò,

il Papa Giovanni Paolo IIdurante l’anno santo del duemila:

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“ci attendiamo che l’Anno Paolino sia

veramente un grosso benefi-cio per tutta la

cristianità”

Papa Benedetto XVInel bimillenario della

nascia di san Paolo

“Paolo servo di Cristo Gesù, Apostolo per vocazione”. Così san Paolo inizia la lettera indirizzata “a quanti sono in Roma”, cristiani di vari popoli.

“Io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo”. Così santa Caterina si presenta nelle sue 381 lettere.

La visione a Damasco, fonte della sua teologia, insegna all’apostolo Paolo che il “corpo di Cristo” sono i cristiani. “Perché mi perseguiti? gli dice Gesù”. Pertanto i cristiani e Cristo sono una cosa sola.

Anche per Santa Caterina da Siena la Chiesa e Cristo si identificano: “La Chiesa è Cristo stesso”, soleva dire.

Si perseguita la Chiesa? Si perseguita Cristo! Si ama la Chiesa? Si ama Cristo! •••

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Una sera del 1353, Caterina da Siena, tornando a casa col fratelli-no Stefano, dopo aver fatto una visita alla sorella Bonaventura, dalla torre di Sant’Ansano verso Fonte Branda, ebbe una dolcissima visione che la segnerà per tutta la vita. Improvvisa-mente vide la monumentale Chiesa di San Domenico avvolta da un serafico tramonto e su, su, in alto in una luce purissima Gesù, maestoso, seduto in trono. Vestiva abiti pontificali, in testa poggiava un’aurea tiara, e ai suoi lati si trovavano Pietro, Paolo e Giovanni. Gesù la guardava e le sorrideva.

Caterina era afferrata dal suo dolce sguardo e Gesù compiaciuto, la bene-diceva in un incendio d’amore infinito. Caterina non aveva che sei anni.

La visione di Cristo con i paramenti pontificali le dice lo stretto rapporto col suo vicario: Pietro, infatti, è colui che lo rappresenta qui, sulla terra. Pertanto, per lei il Papa sarà il dolce Cristo in ter-ra. San Giovanni il “teologo dell’amo-re”, l’aiuterà a penetrare il mistero di Dio – amore e l’impegno costante della carità. Paolo, “l’apostolo delle genti”, il grande San Paolo, sarà il suo Maestro e sarà amato dalla nostra santa senese in modo singolare. Questi le sarà tanto fa-miliare da chiamarlo confidenzialmen-te “Paoluccio“.

Il 25 gennaio del 1377, durante la

Il Santo Padre Benedetto XVI, il 28 giugno scorso, a San Paolo fuori le mu-ra a Roma, con una toccante cerimo-nia ha inaugurato solennemente “l’an-no paolino”. Alla cerimonia, hanno partecipato il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I° e anche un rappresentante dell’arcivescovo di Canterbury (Inghilterra).

Conoscere e far conoscere sempre più San Paolo e aprirsi, sul suo esem-pio, alla dimensione ecumenica: sono questi gli scopi principali di questi do-dici mesi, dedicati al bimillenario della nascita dell’apostolo delle genti. Ci attendiamo che l’Anno Paolino sia ve-ramente un grosso beneficio per tutta la cristianità.

La redazione di Domenicani, rin-grazia il padre A. Scarciglia, parroco di san Domenico di Siena, per il fraterno

contributo che ci offre. In questo anno - 2008 - dedicato

all’apostolo e al suo insegnamento, non possiamo che ringraziarlo per l’al-

tissimo modello che ci presenta in santa Caterina da Siena.

Imitare e vivere, almeno in parte, la devozione e l’amore che Caterina nutrì

per l’apostolo - “l’ottimo Paolo” - co-stituisca il nostro ardito proposito che, solo con l’intercessione dei due santi,

saremo capaci di mantenere.

L’APOSTOLO PAOLO nella venerazione e nell’amore di Santa Caterina da Siena

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Messa della festa della conversione di San Paolo, in estasi, Caterina rivolse all’Apostolo una bellissima preghiera, della cui trascrizione siamo debitori al Beato Raimondo da Capua, il suo con-fessore.

“Tu, o Paolo ottimo, ( … ) da poi che per esso Verbo sei stato converti-to dall’errore alla verità - ella prega - e dopo che hai ricevuto il dono di essere rapito dove vedesti la divina Essenza in tre Persone, spogliato di quella visione, ritornando al corpo ovvero ai sensi, ri-manesti vestito solo della visione del Verbo incarnato. Nella quale, consi-derando con attenzione che lo stesso Verbo incarnato sostenendo continue pene ha operato l’onore del Padre e la salute nostra, tu per questo sei fatto si-tibondo e desideroso di sostenere pene accioché, dimentico di tutte quante le

altre cose, confessassi di non sapere al-tro che Jesu Cristo, e questo crocifisso” (cf. Oraz. XXIII)

E struggente e determinata come sempre, Caterina, nell’orazione VIII, invoca da Dio la luce che salva. A Dio sono proprie misericordia e pietà: “Tu ci desti al tempo del bisogno la luce degli apostoli; ora in questo tempo, che maggiormente abbiamo bisogno del lume, risuscita un Paolo che illumini tutto il mondo”. Questo ci dice quan-to amore, ammirazione e devozione la Senese nutrisse per san Paolo.

San Giovanni Crisostomo definiva San Paolo “Voce di Dio”; Dante lo di-ce “Gran vascello dello Spirito Santo”; sant’Agostino lo chiama “Vaso d’ele-zione e Maestro del mondo”. Per santa Caterina è: “Paolo ottimo”.

Nella lettera 226, indirizzata al Bea-

A Siena, nella Chiesa domenicana, si conserva

il Capo di S. Caterina, meta di continui pelle-

grinaggi; mentre il corpo si venera nella basilica

romana di S. Maria sopra Minerva. “La Patrona

d’Italia e d’Europa” è la rivista che i domenicani

di Siena stampano per far conoscere la santa. Ci si può abbonare

scrivendo a:Padri Domenicani

53100 Siena

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to Raimondo da Capua, per spronarlo all’amore di Dio e del prossimo, espri-me tutta l’ammirazione per l’Apostolo: “Così fece il dolce banditore Paolo, che si vestì di Cristo crocifisso e spogliato del diletto della divina Essenza. Ve-stesi di Cristo uomo, cioè delle pene, obbrobri di Cristo crocifisso; e in altro modo non si vuole dilettare; anzi dice: “Io non mi glorio se non nella Croce di Cristo crocifisso”.

Per Caterina l’apostolo Paolo è fatto “vasello di elezione, pieno di fuoco a portare e a predicare la parola di Dio”. E perciò raccomanda: “Dunque non più negligenza, né dormire nell’igno-ranza, ma con acceso e ardito cuore distendere i dolci e amorosi desideri ad andare e dare l’onore a Dio e la fatica al prossimo; non partendovi mai dal-l’obietto nostro, Cristo crocifisso”.

Chiunque si accosti agli scritti della nostra Mistica, si accorge subito che ci-ta l’Apostolo per evidenziare meglio la centralità di Cristo Crocifisso.

Il Papa Benedetto XIV, lodando la mirabile dottrina di Caterina, ricca di sapienza, dice che, a somiglianza di quella di san Paolo, la sua è dottrina “accesa del fuoco della carità”.

A Benedetto XIV, nel 1995, fa eco Papa Giovanni Paolo II, quando nella Lettera Apostolica inviata all’Arcive-scovo di Siena scrive: “Infiammata dal-lo stesso ardore di san Paolo, Caterina non sa che predicare Cristo e Cristo crocifisso, nel cui sangue si sente a lui sposa e nel cui sangue scrive, da madre e sorella, il suo epistolario”.

Per Caterina il Cristo Crocifisso “stà in su la croce beato e doloroso, perché è amante dell’umanità ed è il redento-re nostro”. Cristo Crocifisso è, altresì, l’Agnello svenato e consumato d’amo-

re, ed è dato a noi in cibo nel sacra-mento dell’Eucaristia.

Nelle sue lettere, Caterina, mette bene in evidenza la centralità di Cristo Crocifisso che ha redento l’umanità: le inizia sempre “nel nome di Cristo Crocifisso” per terminarle “nel nome di Gesù dolce, Gesù amore”.

È fuor d’ogni dubbio, che Caterina ami d’amore singolare “l’ottimo Paolo” soprattutto per la sua scelta che possia-mo definire “preferenziale”: amore a Cristo Crocifisso; scelta, cioè, di soffe-renza per amore, fino a conformarsi in tutto a Lui.

Caterina come l’apostolo Paolo può dire: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. (Galati 2, 19 – 20).

P. Alfredo Scarciglia o.p.

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In forza del nostro carisma

La cura di tutte le Chiese, per le quali S. Paolo, apostolo delle Gen-ti, si sente responsabile e costituisce per lui l’assillo quotidiano, (IICor, 11,28) lo fa esclamare: “Guai a me se non evangelizzassi” (ICor 9,16).

Lo stesso anelito per la salvezza delle anime, per le quali prega, si flagella e predica, spinge san Dome-nico di Guzman, nuovo apostolo del secolo XIII, a desiderare di recarsi presso i Cumani nel lontano Orien-te, per portarli alla fede in Cristo.

Domenico che aveva lungamen-te predicato tra gli eretici Catari, nel sud della Francia, consegnando ai frati il carisma della predicazione, li lanciò egli stesso per tutta l’Europa. Ben presto essi avrebbero superato quei confini per raggiungere i lonta-ni popoli che egli aveva “sognato” di evangelizzare.

Al suo Ordine, all’Ordine dei Pre-dicatori, egli affidava non solo il ca-risma della predicazione, ma il cari-sma di una predicazione dottrinale, volta ai lontani dalla fede.

Coscienti di questo impegno, i Domenicani, sensibili all’insegna-mento della Chiesa, seguono e so-stengono ogni Suo sforzo ordinato all’evangelizzazione. Sarà utile, se i Laici delle nostre Fraternite avranno premura di preferire, nelle loro riu-nioni, i documenti della Chiesa sul-la predicazione, ad altre tematiche meno importanti, secondo il dettato del n. 12 della loro Regola, che ab-biamo riportato nel titolo.

Quanto assidua e costante è, da parte cattolica, la ricerca del dialo-go! In forza del nostro carisma, sia-mone promotori attivi!

Nella data significativa del 6 ago-sto, festa della Trasfigurazione e nel bel mezzo dell’anno giubilare del 2000, veniva pubblicato da parte della Con-gregazione per la dottrina della fede e approvato da Giovanni Paolo II, il do-cumento dottrinale “Dominus Jesus”1.

Il testo del documento, mentre sot-tolineava l’unicità e l’universalità salvi-fica di Gesù Cristo e della sua Chiesa, metteva in guardia contro il diffuso re-lativismo religioso.

Nonostante le reazioni che seguiro-no alla pubblicazione, da parte orto-dossa2, più che “ferita al dialogo inter-religioso” – come qualcuno l’ha vista – la Dominus Jesus costituì, da parte cattolica, una nuova occasione, nella sincerità, di viva apertura al dialogo.

Dialogo condotto in piena rego-la, con soddifacenti risultati d’intesa e sempre tenendo conto del principio della natura missionaria della Chiesa3.

Rifacendoci anche solo agli ultimi

Sull’esempio di san Domenico, che fu pieno di sollecitudine per la salvezza di tutti gli uomini e di tutti i popoli, sappiano i frati che sono inviati a tutti gli uomini, di ogni categoria e nazionalità, credenti e non credenti, e specialmente ai poveri, affinchè volgano il loro animo a evangeliz-zare e a impiantare la Chiesa fra le genti, e a illuminare e confermare nella fede il popolo cristiano” (LCO, n. 98).

“Rientra nella vocazione domenicana promuovere l’unità dei cristiani e il dialogo

con i non cristiani e non credenti”. Regola delle fld, n. 12.

“IMPIANTARE

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LA CHIESA FRA LE GENTI”

vent’anni, si può vedere come assidua e costante è stata ed è da parte catto-lica la ricerca di comunicazione, del dialogo non solo ecumenico, tra cri-stiani cioè, ma anche del dialogo inter-religioso4, con le altre religioni.

È un dato positivo, del secolo appe-na finito, la più viva coscienza, da par-te dei cattolici, della propria missione nella Chiesa. Questa coscienza è stata riconosciuta come il frutto dello svi-luppo dell’Ecclesiologia e quindi della comunicazione.

È significativo anche il fatto che gli Istituti laicali, dei quali da dopo il Concilio c’è stata come un’esplosione, sono visti come “un dono dello Spiri-to alla Chiesa”5, cioè ordinati alla sua missione di evangelizzazione. Anche nei laici battezzati – si evidenzia - è ri-flessa l’identità di tutta la Chiesa (tema proprio del Concilio).

E questo sta ad indicare l’unione stretta che c’è tra la Chiesa e il laico

stesso per cui i suoi compiti sono im-pegnativi per la vita e per lo sviluppo della Chiesa.

L’opera del laico “quasi all’interno a modo di fermento… implicata negli af-fari del mondo6, tocca sì il campo cul-turale come quello sociale ed economi-co, il campo politico e la famiglia, ma l’opera dei laici è pure necessaria nelle varie strutture della Chiesa ordinate al-l’evangelizzazione per cui: “l’annuncio evangelico – affermò Giovanni Paolo II – dipende in modo notevole dall’ap-porto generoso del laico” 7.

Al primo Convegno missionario na-zionale, tenuto a Verona dal 12 al 15 settembre 1990, per rifarsi alla situa-zione di qualche anno fa, si convenne nel notare che a fronte dell’offerta dei grandi aiuti economici c’è una scarsa attività pastorale.

Tuttavia anche oggi si può libera-mente affermare che l’attività missio-naria “ai popoli” è ciò che continua a

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“Chiesa missionaria” significava, secondo la Redemptoris Missio, “Chiesa volta prioritariamente ai non cristiani”, al dialogo, per riuscire a comunicare sempre più con essi.

L’enciclica segnava una «svolta storica nella Chiesa» e i titoli degli articoli dei giornali la additavano come “il manifesto del Duemila”.

Di conseguenza l’evangelizzazione non va concepita come lotta tra la re-ligione vera e quelle non vere, ma più come “dialogo” sulla base di valori comuni di fratellanza, libertà, sottomissione a Dio.

Veramente significativa l’espressione di Paolo VI nell’indimenticabile discor-so ai non-cristiani a Bombay: «Si tratta di incontrarsi non solo come turisti, ma come pellegrini … alla ricerca di Dio” • • •

Le consorelle domenicane del S. Rosario di Iolonella loro missione in India.

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stare più a cuore alla vita della Chiesa e delle Chiese locali.

Segno della validità di questa affer-mazione siano le imponenti strutture e forze di animazione missionaria che promuove la Chiesa, e la numerosa stampa missionaria. Per convincersene è sufficiente uno sguardo ai dati del-l’Annuarium Statisticum Ecclesiae pub-blicato in questi ultimi giorni 8.

Se qualcuno ha parlato allora di po-ca incidenza9 nell’evangelizzazione, nonostante le numerose iniziative, ciò è dipeso, forse, piuttosto dalla crescita tumultuosa e disordinata del movimen-to missionario in Italia che ha impedito alla Chiesa di dare un messaggio forte e unitario e di unire le forze per iniziative comuni che fossero più incisive nella Chiesa stessa e nella società italiana e dare un maggior contributo all’evange-lizzazione del mondo10.

In effetti, a superamento di varie esperienze negative, sorgeva nella Chiesa, più forte, l’esigenza di una mi-gliore conoscenza di coloro ai quali la stessa Chiesa si rivolge: da qui il Dialo-go interreligioso!

Un documento di svolta e veramen-te centrale.

In questo contesto, e quale rispo-sta allo sforzo di comunicazione tra i popoli, veniva salutata dall’opinione pubblica mondiale la “Redemptoris Missio”11 che richiamava i cristiani al-l’annuncio evangelico in tutto il mon-do e mobilitava le forze ecclesiali per la “missione ai non cristiani” .

Giustamente questo documento, la Redemptoris Missio, veniva definito «il più rappresentativo del pontificato di Giovanni Paolo II°». Si era nell’an-no 1991, al documento ne sarebbero

seguiti altri ugualmente importanti, ma questo raccoglieva tutti gli sforzi già fat-ti e gli aneliti ben definiti per orientarli decisamente al Dialogo interreligioso, secondo una verità centrale nel magi-stero conciliare e pontificio che cioè, come si è già rilevato, «tutta la Chiesa è missionaria».

Esprimendo tutto il cammino fatto, l’Enciclica diceva la nuova presa di coscienza che nel frattempo la Chiesa aveva di sè stessa. “Chiesa missionaria” significava, secondo la Redemptoris Missio, “Chiesa volta prioritariamente ai non cristiani”, al dialogo, per riusci-re a comunicare sempre più con essi.

L’enciclica segnava una «svolta sto-rica nella Chiesa» e i titoli degli articoli dei giornali la additavano come “il ma-nifesto del Duemila”.

Nella generale e unica “missione della Chiesa” emergevano gli innu-merevoli orizzonti della missione ad Gentes, cioè ai popoli che ancora non hanno ricevuto il primo annunzio di Cristo, particolarmente al “Continente asiatico”12: missione o attività certa-mente primaria nella Chiesa.

Nella enciclica vi sono preziose pre-cisazioni biblico-teologiche che hanno vera forza di convinzione per aiutare a superare la “mentalità indifferentista” largamente diffusa e il “relativismo re-ligioso” che porta a ritenere che «una religione vale l’altra»13.

Nella riflessione post-conciliare.

Nel volgere di questa quarantina d’anni dal Concilio Vaticano II, i Catto-lici hanno già compiuto un vero cam-mino verso una più concreta ed effica-ce comunicazione con altre chiese e con le altre religioni. >>>

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I documenti conciliari prima14 e i documenti emanati dopo la Redemp-toris Missio15 sono stati, a nostro avviso, mezzo e segno dell’ avvenuto sviluppo di relazioni sia sul piano teologico, sia su quello pastorale nella Chiesa.

Si pensi al nuovo clima ecumenico che ha attraversato tutta la Chiesa e che ha portato a riconoscere la possibilità di salvezza e di autentica santità anzi-tutto all’interno del cristianesimo stes-so, tra gli aderenti alle altre confessioni cristiane, per passare poi ad applicare lo stesso principio16 anche agli apparte-nenti ad altre religioni.

Nei documenti conciliari, due affer-mazioni particolarmente sembrano sia-no stati la “molla” per il nuovo orien-

tamento della Chiesa e per il suo “stato di urgenza” nel volere il dialogo.

La prima, è della Lumen Gentium. Dice: «tutti gli uomini, appartengono alla Chiesa o sono in relazione con essa, anche se in diversi modi»17. La seconda, della Gaudium et Spes: «lo Spirito Santo, in un modo noto solo a Dio (modo Deo cognito), offre a ogni uomo la possibilità di essere associato al mistero pasquale» .

E veramente indicative di questa svolta del Vaticano II° verso i credenti di altre fedi sono le chiare parole del-la Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le Religioni non cristiane (Nostra Aetate): «Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno

Al suo Ordine, all’Or-dine dei Predicatori, San Domenico affidava non

solo il carisma della pre-dicazione, ma il carisma

di una predicazione dottrinale, volta ai lontani dalla fede.

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in giorno più strettamente e cresce l’in-terdipendenza tra i vari popoli, la Chie-sa esamina con maggiore attenzione la natura dei suoi rapporti con le religioni non cristiane».

La Chiesa, per sua vocazione, si è sempre rivolta alle persone apparte-nenti ad altre religioni, svolgendo la sua missione evangelizzatrice, ma ora il Concilio aveva creato le premesse e fornito più di uno spunto perché il col-loquio della Chiesa con i non-cristiani assumesse dimensioni nuove: la Chiesa non si rivolge più ai singoli ma ai grup-pi religiosi e alle denominazioni eccle-siali in quanto tali20.

I traguardi raggiunti nei rapporti interreligiosi.

Oggi si va sempre più scoprendo la dimensione sociale dell’uomo e perciò anche il messaggio evangelico viene trasmesso non più solo su scala indivi-duale ma anche su scala sociale, col-lettiva.

È evidente che la trasmissione del messaggio evangelico ha ormai varato la forma nuova che Paolo VI definì, per primo, con la parola: “Dialogo”.

Inoltre più chiaro e più preciso è lo stesso concetto di “evangelizzazione”: il cristiano sa che anche chi appartiene ad altra religione possiede elementi di santità e di verità. Non si può non no-tare che la posizione cattolica è decisa al dialogo con tutte le religioni.

Già nella Dichiarazione “Nostra Ae-tate” si leggeva: «La Chiesa Cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni»21.

Di conseguenza l’evangelizzazio-ne non va concepita come lotta tra la religione vera e quelle non vere, ma più come “dialogo” sulla base di valo-

ri comuni di fratellanza, libertà, sotto-missione a Dio. Veramente significativa l’espressione di Paolo VI nell’indimen-ticabile discorso ai non-cristiani a Bombay: «Si tratta di incontrarsi non solo come turisti, ma come pellegrini … alla ricerca di Dio»22.

In armonia con il concetto di dialo-go, l’Evangelizzazione è concepita al-lora non come proselitismo, ma come una testimonianza ed un servizio reso alla verità e agli interlocutori23.

I presupposti che hanno portato a questi risultati, tenendo conto delle regole della comunicazione, a nostro avviso si possono ritrovare: in una più profonda coscienza della dignità, del valore e delle prerogative della perso-na umana; nel rifiorire della teologia interessata al legame della Chiesa con il mondo; nell’accentuazione sulla li-bertà di coscienza e di conseguenza sul diritto alla libertà sociale e civile in materia di religione; nel riconosci-mento che la Chiesa ha dato ai valori spirituali e morali delle religioni non-cristiane.

Questi elementi manifestano via via, quasi cronologicamente, in modo sempre più chiaro la natura dei rap-porti che la Chiesa cattolica ha saputo maturare con le religioni non-cristiane: rapporti all’insegna della sincerità e dell’autenticità.

La Costituzione pastorale su “La Chiesa nel mondo contemporaneo” (Gaudium et Spes) riportava al suo tra-guardo lo sforzo di ricomporre il “divor-zio” tra Chiesa e mondo riconoscendo alla società umana i suoi valori senza rinunziare ai propri e ritrovando nella promozione terrestre dell’uomo la mi-gliore premessa per portarlo a Dio.

Nel discorso di chiusura del Conci-

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1. “Dominus Jesus”, dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della fede (6.VIII.2000).2. Cf. Ortodoxia, ed. Aris Terzopulos, pp. 17-303. «La Chiesa, che vive nel tempo, per sua natura è missionaria, in quanto è dalla mis-sione del Figlio e dalla missione dello S. Santo che essa, secondo il piano del Padre, deriva la propria origine» (Ad Gentes, 1). 4. Per i due tipi di dialogo vedi il decreto

del Conc. Vat. II sull’Ecumenismo (1964) (UR, n. 4).5. cf. Lineamenta, n. 17.6. Lumen Gentium, n. 317. Udienza del mercoledì, 21 sett. 1994.8. Cf. L’Osservatore Romano, 18 maggio 2008, p. 6. 9. Cf. 30 GIORNI, n. 2 - feb. 1991, p. 46.10. “Ma una delle ragioni più gravi dello scarso interesse per l’impegno missiona-rio è la mentalità indifferentista…” (RM, n. 36).11. L’enciclica Redemptoris Missio (22 gennaio 1991) di Giovanni Paolo II.12. Ivi, 40 e 31.13. Ivi, 36. Sul tema specifico risponde la dichiarazione “Dominus Jesus”. 14. Tra questi si ricordi la Lumen Gentium (1964), Unitatis Redintegratio (1964) No-stra Aetate (1965) Ad Gentes (1965). Si ricorda anche l’ enc. Ecclesiam Suam di Paolo VI (6 agosto 1964).Nel 1984, del Segretariato per i non-cristia-ni: “L’atteggiamento della Chiesa di fronte ai seguaci di altre religioni”. Il 25.V.1995, Giovanni Paolo II emanava l’ Enciclica “Ut Unum Sint”. 15. “Dialogo e Annuncio (1990), che a 25 anni da Nostra Aetate, sottolineava l’im-portanza del dialogo e il dovere di annun-ciare Cristo.16. Il principio a cui si allude è che “Dio vuole tutti salvi”. È questa la verità solen-nemente riaffermata dal Concilio per cui si ammette di conseguenza la possibilità di salvarsi anche fuori dei confini visibili della Chiesa. (Cf. Rassegna di Teologia 3. 1994 p. 262).17. Lumen Gentium, 16.18. Gaudium et Spes, 22. 19. Cf. Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa catto-lica e la Chiesa Ortodossa (Balamand, 23 giugno 1993). Dichiarazione congiunta tra la Chiesa Cattolica e la federazione Lutera-na mondiale sulla dottrina della giustifica-zione (Ausburg, 31 ottobre 1999).20. E. FORTINO, Cattolici e Ortodossi ver-so la piena unità, C. Nuova (1981) p. 81.

lio Vaticano II° un altro pontefice, Papa Paolo VI, poteva a ragione affermare: «Anche noi, più di tutti, siamo i cultori dell’uomo».

Qualcuno ha parlato, allora, di con-ciliazione della teologia con l’antropo-logia.

Al di là del significato più proprio e più profondo di questa ultima espres-sione, si può vedere più semplicemen-te la precedenza (da ritenere vero pro-gresso nella comunicazione pastorale) data alla libertà di coscienza in campo religioso rispetto alla verità oggettiva24.

Ed infine, un presupposto importan-te che spiega la nuova coscienza della Chiesa, è il valore dato dal Concilio Vaticano II° alla dimensione sociale dell’uomo. Questa dimensione sociale la troviamo affermata nella Costituzio-ne “La Chiesa nel Mondo contempo-raneo”, come nella Costituzione dog-matica “Lumen Gentium” e nel decreto “La Sacra Liturgia”.

In questi documenti la Chiesa vi è presentata come “comunione di fede-li”. Comunione che non è impedita da razze, costumi o mentalità varie da cui il cristianesimo può essere rappresenta-to ma non esaurito esclusivamente: ma questo è l’ideale a cui tende la piena evangelizzazione.

p. eugenio zabatta op. • • •

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Documenti preparatori alla“Redemptoris Missio”.

L’appello forte e urgente dell’En-ciclica Redemptoris Missio per l’evangelizzazione dei non-cristiani risuonava nuovo nella Chiesa del nostro tempo. In effetti, anche se segue cronologicamente agli appel-li di Pio XII (Fidei donum) e di Paolo VI (Africae terrarum) ed ai nume-rosi discorsi di Giovanni XXIII per gli aiuti alle Chiese d’America Lati-na, essa apre orizzonti veramente nuovi nella formazione cristiana, specie delle giovani generazioni, ri-spondendo in modo preciso agli in-terrogativi che ancora oggi molti si pongono: «È ancora attuale la mis-sione fra i non-cristiani? Non è forse sostituita dal dialogo interreligioso? Non è un suo obiettivo sufficiente la promozione umana? Il rispetto della coscienza e della libertà non esclude ogni proposta di conversio-ne? Non ci si può salvare in qualsia-si religione?

I primi tre capitoli dell’enciclica Redemptoris Missio non ripetono quanto già rilevato nell’“Ad Gen-tes” sui fondamenti che devono re-golare i rapporti con i non-cristiani ma puntualizza, rilevando una co-scienza più chiara dell’urgenza del dialogo interreligioso da parte cat-tolica, i temi che sono stati più trat-tati oggi dagli esperti di “teologia missionaria”, quali: «L’azione dello Spirito Santo fuori dei confini della Chiesa visibile; la natura del dia-logo interreligioso e relazione con l’evangelizzazione; Cristo unico e universale Salvatore; la necessità del battesimo; la natura del manda-to a fare discepole tutte le genti». •

21. Nostra Aetate, 2. Cf. Ecclesiam Suam, 110-111.22. L’ OSSERVATORE ROMANO, 4 dicem-bre 1964, p.4. In un discorso dello stesso Paolo VI, qualche giorno dopo, 9 dicem-bre 1964, citava l’ espressione di S. Ago-stino: «Non si deve dubitare che anche i gentili hanno i loro profeti» (L’OSS. ROM., 10.XII.1964).23. Nostra Aetate, n. 1. Cf. Ecclesiam Suam, n. 81 (di Paolo VI - 6.8.1964)24. È oggi affermato il diritto dell’ uomo a vivere religiosamente secondo i dettami della propria coscienza, per cui nessuno può essere costretto ad una determinata religione. Rimane, tuttavia, l’obbligo per ciascuno di andare alla ricerca della verità oggettiva religiosa o della vera fede. Cf. Di-chiarazione su la Libertà Religiosa: Digni-tatis Humanae, n. 2.Il Decreto conciliare “Ad Gentes” (7 di-cembre 1965) sottolinea e approfondisce il carattere essenzialmente missionario della Chiesa.

Predicazione di S. Vincenzo Ferreri.

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Si rimane stupiti a guardare i pae-saggi che si perdono a vista d’occhio, le tracce dell’antica cultura Maya dis-seminate nel territorio e nel cuore della gente guatemalteca.

Guatemala, Il canto del Quetzal di Lorenzo Grimaldi è un DVD che per-mette di cogliere perfettamente questi aspetti insieme a quelli che riguardano le condizioni economiche, politiche e sociali del Guatemala.

Ad accompagnare gli spettatori nel-la rievocazione e nel racconto della storia tormentata del Paese è per gran parte del DVD la voce di Doña Maria Teresa, portavoce dei rifugiati guate-maltechi in Messico, che racconta con sofferenza, consapevole che ricordare è necessario, affinché la verità storica non scritta sui fatti di cui è stata una dei protagonisti venga tramandata.

Il racconto si snoda veloce agli oc-chi di chi guarda il DVD, ma lento nel cuore e nella memoria di chi ha vissuto in maniera diretta eventi come il geno-cidio e l’etnocidio ad opera dei gover-ni dittatoriali di Lucas García e di Rios Mont, i numerosi villaggi distrutti inte-

LA NOSTRAMISSIONE IN GUATEMALA

è a disposizione vostra un “DVD” per conoscerla.

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ramente, i 200 mila morti e le torture subite da coloro che appartenevano ai gruppi di opposizione.

Il DVD è stato realizzato dall’asso-ciazione “Amici del Guatemala”, per ripercorrere le tappe della storia del Paese e per rendere conto delle testimo-nianze di chi ha vissuto quegli eventi. Alla realizzazione del DVD ha dato il suo contributo il Comune di Caccamo, nel quadro delle iniziative promosse dal “Triangolo della carità: Caccamo-Chicago-Dolores”, che prevede an-che l’adozione a distanza di bambini bisognosi e delle loro famiglie e borse di studio per i giovani studenti, per fre-quentare il Collegio S. Martino dè Por-res dei PP. Domenicani, per conseguire il diploma in ecoturismo, diretto da p. Giorgio Pittalis, o.p. .

Fra le testimonianze ricordiamo ciò che raccontano Rony, portavoce della comunità degli ex-guerriglieri di Nue-vo Horizonte e Padre Ottavio Sassu, missionario nella missione domenica-na di Dolores nel Petén, sul saccheggio della terra degli indigeni. Le persecu-zioni religiose e sociali, le repressio-

ni, i massacri, quelli che rientravano nell’operazione “tierra rasata”, la vita degli indigeni costretti a rifugiarsi nel-la foresta per sfuggire a questo orrore, affrontando condizioni di vita estrema, la comunità popolare della Resistenza del Petén sono le tappe più importanti di una storia che fa rabbrividire e riflet-tere al tempo stesso.

Nel Guatemala ci sono oggi 3 milio-ni di persone sotto la soglia di povertà, il 75 % della popolazione vive in con-dizioni di indigenza e il 48 % dei bam-bini al di sotto dei 5 anni è denutrito. In Guatemala c’è chi continua a battersi per ottenere una promozione agricola adeguata e soprattutto per ottenere la certezza giuridica della terra. C’è chi lotta per l’affermazione dell’identità sociale della popolazione.

In questo contesto ricordiamo l’in-sieme delle comunità che fanno parte dell’Alleanza per la vita e per la pace e l’iniziativa della creazione di una “banca dei semi”, una risorsa indispen-sabile per un’autosussistenza che non è volta solo al debellamento della fame

A lato e nella pagina 200 alcune

istantane nella missione del

Guatemala dove lavorano

i nostri confra-telli Ottavio e

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. 5in senso fisico, che è il problema grave che affligge il Guatemala, ma è volta a sconfiggere anche la fame emotiva di preservare o di vedersi restituire la possibilità di portare avanti le proprie tradizioni, la propria cultura e con esse la propria dignità.

Si parla infatti di autosussistenza secondo il proprio sentire, perché nei semi che si piantano nel terreno, nel-la coltivazione della propria terra sono racchiuse le radici di un intero popolo. Non dobbiamo dimenticare che c’è chi lontano da noi muore ancora di fame, che c’è chi non ha una scuola come l’abbiamo noi; non ha una casa come la nostra, non ha città come quelle in cui viviamo; non ha le comodità di cui ci serviamo ogni giorno, ma soprattutto rischia di sparire come membro di una comunità.

La multiculturalità e la globalizza-zione non sono e non possono essere solo delle parole, ma si esplicano in gesti concreti di solidarietà, come il progetto “Mucche da latte in Guate-mala”. I confini tra i popoli si posso-no abbattere se non dimentichiamo un insegnamento datoci secoli e secoli fa, ma ancora attuale: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Solo così potremo sentirci membri di una comunità mon-diale che ci comprende tutti: vecchi e giovani, poveri e ricchi, forti e deboli, bianchi e neri, Italiani, Statunitensi e Guatemaltechi.

Giorgio Rini.

Per contatti a favore della missione, e per acquistare il DVD (euro 11 inclusa la spedizione) rivolgersi a.

[email protected], oppure al cell. 328 4097118.o rivolgersi anche a:

[email protected].

GIORNATA PRO ORANTIBUS

presso il monastero della

Madonna del Sasso di Bibbiena

La sera del 21 novembre, alle ore 21, nel nostro coro, si è svolta una solenne ora di preghiera, organizzata dal nostro Parroco di Bibbiena, con la partecipazione dei sacerdoti, i Novi-zi francescani della Verna con il loro P. Maestro, il laicato domenicano, un gruppo di rappresentanti della Caritas, benefattori, medici, infermiere, cate-chisti, cantori, fedeli. È stata una bella riunione fraterna.

Il Rev. Padre Giuseppe Serrotti, Ret-tore del Santuario, ha esposto il Santis-simo e ha ricordato, tra l’altro, che dal 1927 le monache, con la loro continua presenza orante, sono qui nel Santua-rio. Hanno fatto seguito le testimonian-ze, inerenti alla vita claustrale, di alcu-ni laici, e la testimonianza della priora del Monastero, Suor Candida, che ha ricordato l’esemplarità di suor Petra Giordano, morta in questi ultimi anni.

Ringraziamo tutti per la partecipa-zione a questa ricorrenza, nella quale la Chiesa mette in risalto la presentazione al Tempio della Vergine Maria, prima ed eccelsa contemplativa. >>>

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TESTIMONIANZA DELLA MA-DRE PRIORA.

A nome di tutte le consorelle del Monastero S. Maria del Sasso, la priora, Madre Candida Monterumici, ha indi-cato il loro proprosito di consacrazione e di preghiera, con parole tratte dagli scritti della loro cara consorella, Sr Pe-tra Giordano:

“Santo Natale 2000. Signore mio Dio, col cuore colmo di riconoscenza voglio dirti ancora il mio grazie senza fine per tutte le grazie con le quali hai “infiorata” la mia vita, dal mio battesi-mo fino ad oggi.

La grazia più bella e più santa è il dono straordinario e meraviglioso che mi elargisti nel fiore della mia giovi-nezza e che cambiò fino alle radici il mio essere e che mi rese impossibile il possesso di altre cose del mondo fuori di Te.

Provai una gioia che non è di que-sto mondo e mi ha seguita fino ad oggi insieme al desiderio di poterne far par-te a tutti i cuori perché tutti si rivolges-sero a Te solo.

Così mi facesti sentire il desiderio di consacrarmi a Te nel silenzio, nel-la preghiera e nella implorazione per tutte le anime. Mi apristi la Famiglia del Santo Patriarca Domenico che mi aveva attirata, mi conducesti a Santa Maria, in questo luogo santo e placido, luogo che ho amato con fervido e rico-noscente amore e con amore grande e sincero tutte le mie sorelle.

Dono tuo grande è stata anche la croce che accolsi sempre unita al Cuo-re di Gesù Redentore, e a Maria Cor-redentrice, la Mamma mia cara, dalla cui intercessione riconosco di avere ri-cevuto ogni grazia. Rivolgo anche al S. Padre Domenico il mio grazie. • • •

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Ha continuato poi un’anziana signora, ascoltata da tutti con vivo interesse:

“Personalmente vi ringrazio tutte, poiché da ciascuna di voi ho ricevuto tanto per la crescita nella fede. Ritengo che, con le vostre continue preghiere siete un grande dono per noi, i nostri parafulmini. Siete chiamate ed elette da Dio.

In questo giorno di festa, voglio da-re la mia testimonianza con un ricordo di bimba, che mi passerete. Io sono na-ta nella collina qui di fronte, a Pollino, e fin da bambina, guardando lungo il ruscello Vessa, vedevo nello sfondo il Santuario: bellissimo, bianco, che mi attirava. Lo sentivi amico.

Con la mia mamma venivo spesso qui per la Santa Messa, per le proces-sioni o al mese di Maggio: sempre tan-ta gente.

Arrivate al santuario guardavamo il muro di recinzione del monastero e dell’orto delle monache e allora sì che la nostra fantasia di bambini spaziava.

Dicevamo: “Di là ci sono le suore di clausura, sono tante, sono domeni-cane, vestite di bianco e di nero; hanno tagliato i capelli, la testa sempre fascia-ta, non escono mai e… sono bellissi-me”.

Molti bimbi tentavano di arrampi-carsi lungo il muro per spiare. A quel tempo questo coro non era aperto e per vedere o parlare con le monache dove-vamo andare alla grata, in parlatorio.

Sì! Erano belle, lo siete sempre, ca-re sorelle, perché parliamo della vostra bellezza interiore da cui traspare la lu-ce dell’Amore di Dio, una bellezza che non può mai svanire.

Ora, alla presenza di diversi gio-vani, qui presenti, vorrei fare a loro un messaggino, un SMS, come si dice

LA BELLA TESTIMONIAN-ZA DI ALCUNI LAICI.

C’è stato poi una testimonianza concorde è unanime di stima per lo sta-to di vita scelto dalle nostre consorelle, da parte di presenti, assidui al Santua-rio. Varie persone con molta stima e na-turalezza hanno colto l’occasione per dire il loro pensiero.

Ne riportiamo alcuni:

“Care sorelle, desideriamo espri-mervi la nostra riconoscenza, il nostro affetto e amicizia, e la profonda ammi-razione per il vostro sacrificio quotidia-no di offerta al Signore. Siete parte es-senziale della nostra vita e delle nostre famiglie. Per questo motivo ci sentiamo particolarmente vicini in questo gior-no: 21 novembre, per la giornata ‘’Pro Orantibus’’.

Dott. Minelli Rizieri, Bruno Pianti-ni e Ubaldo Giannini, insieme alle loro famiglie.

“Un ringraziamento particolare va alle nostre Monache del Santuario di Santa Maria del Sasso in Bibbiena alle quali, per tanti loro meriti e per tanti motivi, dobbiamo sempre molto.

Le Claustrali, oltre che per le pro-prie anime, pregano per tutti. Sappia-mo che i benefici della preghiera non sono sempre evidenti, ma certamente producono un enorme beneficio; non si spiegherebbe altrimenti come queste donne, chiuse alla vita del mondo, ven-gano frequentemente chiamate a dare consiglio, conforto spirituale e non di rado un vero e proprio aiuto materiale a chi si rivolge a loro. Alessandro Erco-lani”. (Fra Luigi Maria Grignon, appar-tenente alla F.L.D. di S. Maria del Sasso in Bibbiena).

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Riportiamo volentieri anche la bre-ve meditazione sulla vita contemplati-va che fr Girolamo ha suggerito a tutti i presenti per l’occasione:

“San Tommaso d’Aquino nella sua monumentale Summa ci insegna che la vita contemplativa consiste principal-mente nella contemplazione della Veri-tà e che questa presuppone atti quali l’ascoltare, il leggere, il pregare e il me-ditare. Dal possesso della Verità da par-te dell’intelletto, deriva poi alla volontà, compiacenza e amore.

Insegna, inoltre chiaramente, che la

oggi. Ecco, così: “cercate di conoscere meglio le nostre monache, andate in parlatorio, parlate con loro… non po-trete che ricevere luce spirituale che vi arricchirà veramente”.

TVB, una nonna.

vita attiva, non in sé, ma in quanto ci occupa nelle azioni esteriori, risulta es-sere piuttosto d’impedimento alla vita contemplativa.

Queste parole, del grande S. Tom-maso, sono ai più, oggi, incomprensibi-li. Una parte della cattolicità, addirittu-ra, auspica che la vita monastica venga riformata in senso “più attivo e social-mente più utile”.

Si affaccia così una nuova mistica che capovolge gli stessi fondamenti e le ragioni della grande e millenaria misti-ca cristiana, minacciandone il primato della preghiera sull’azione esteriore.

Noi, però, sappiamo che la vita con-templativa è la più alta “opera” umana ed è guida e luce della vita attiva. Que-st’ultima cesserà del tutto nella Visione beatifica del Paradiso.

Le nostre consorelle Monache, pur tra purificazioni e mortificazioni quoti-diane, difatti, si sono prese come la so-rella di Marta, Maria, “la parte miglio-re”, e questa “non sarà loro mai tolta”.

Dobbiamo sentirci orgogliosi della loro fedeltà e della loro perseveranza. In clausura, sono a ricordarci, ogni gior-no, che solo dalla conoscenza della Ve-rità può procedere la carità.

La loro è una rinuncia al “mondo”… non alla “vita”.

Una rinnovata vita contemplativa sia al fondamento anche delle nostre azioni.

Sono esse il vero “sale della terra” perché, con la loro vita, ripropongono all’uomo, ad ogni uomo, la vera nascita in Cristo.

Esprimo per tutti cordiali saluti e au-guri per le prossime festività natalizie e annuali.

in Cristo e in san Domenico”.

Fr Girolamo (Mauro Rivi),Laico domenicano.

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La comunità dei frati domenicani di Cagliari ha fondato, su suggerimento dell’Avv. Rosalia Pacifico, il Centro cul-turale per il Matrimonio e la Famiglia “Oltre la Porta”, con sede nel Chiostro del Convento.

L’associazione culturale, composta da persone consacrate e laiche, si im-pegna per la promozione di una cul-tura nuziale e familiare nella Chiesa e nella società, alla luce del documento conciliare Gaudium et Spes.

In quest’ottica, ogni terza domeni-ca del mese è dedicata ad incontri su temi inerenti ai valori matrimoniali e familiari con momenti conviviali, ani-mazione per i bambini e celebrazione della santa Eucaristia insieme alle fami-glie. Inoltre, l’associazione organizza un corso di formazione per fidanzati e coniugi.

Il 20 dicembre u.s. c’è stato un Con-vegno su: “… Passato… Presente… Verso quale Famiglia?”

Riportiamo le tematiche trattate e i nomi dei relatori per dare un’idea del valore dell’iniziativa che ha goduto di molta partecipazione.

Santità come luce dell’amore nuzia-le, la coppia beata Beltrame Quattroc-chi, Mons: Giuseppe Mani, arcivesco-vo di Cagliari,

Il matrimonio nel diritto antico, prof. Francesco Sitzia, della Facoltà di Giuri-sprudenza-Cagliari;

Il matrimonio nel diritto canoni-co dell’Altomedioevo ad oggi, prof Gianluigi Falchi, preside Istituto Utriu-sque Juris, Università Lateranense, Cit-tà del Vaticano;

CAGLIARI - Centro Famiglia “oltre la porta”.A san Domenico Convegno sulla Famiglia

Vita familiare: preparazione e cura – Il Centro di preparazione alla Fami-glia con Consultorio di Sassari, prof. Alessandra Piras, vicepresidente CPF, prof. Angiolina Motroni, direttrice Con-sultorio;

La spiritualità coniugale dopo il Concilio Vaticano II, Stafania d’Ago-stino ed Emanuele Usala, responsabi-li dell’Uffcio Famiglia della diocesi di Cagliari;

Il Matrimonio fonte inesauribile di vita, Filomena Cappiello e Mauro Led-da, responsabili regionali dell’Ass. Fa-miglie numerose.

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Ci parla dell’iniziativa, che ormai si ripete da alcuni anni, il p. Alberto Fazzini op., che ne è stato l’ideatore.

cari amici,gli Artisti del Coro del Teatro Lirico

di Cagliari ci fanno un grande regalo di Natale: animeranno la veglia di prea-parazione.

Questi momenti stupendi di pre-ghiera e riflessione nell’ascolto della Parola e del canto, risveglieranno pro-fondi echi nel nostro spirito e divente-ranno, grazie alla vostra generosità, pa-ne, vestiti, attrezzi di lavoro per i nostri fratelli poveri del Guatemala.

Nell’ottobre del 2005 venne a tro-varmi Giampaolo Ledda, giovane teno-re del Coro del Teatro lirico di Cagliari.Abbiamo ricordato i suoi anni di studio passati a Cagliari insieme a tanti amici della Diocesi di Nuoro e come studen-te fuori sede, impegnato nella testimo-nianza cristiana, in un gruppo intitolato a Maritain e guidato dal padre Ottavio Sassu con il quale era nata una bella amicizia.

Anni belli, tutti da incorniciare. Poi abbiamo parlato del Padre Ottavio, del-la sua missione in Guatemala ed è nata la voglia di aiutarlo e sul come aiutarlo. È nata così l’idea del Concerto di Na-tale che quest’anno giunge alla quarta edizione.

Il primo anno (2005) parteciparono

quattro Artisti, amici di Giampaolo e ben contenti di poter mettere al servi-zio della condivisione il dono della loro voce. Ci fu un discreto pubblico, quella sera, nella Cripta, adiacente al Chiostro di san Domenico.

L’anno successivo gli artisti erano due in più. L’anno scorso erano una de-cina e sono stati presenti altri cantanti, tra il pubblico, invitati dai loro amici.

Questi cantanti, a fine Concerto, hanno mostrato il dispiacere per non essere stati chiamati, anche loro, a cantare. E così, quest’anno ci saranno trenta Artisti che cantano e vari stru-mentisti: uno splendido coro! Il fatto di cantare a beneficio della missione domenicana del Guatemala, fa sentire tutti missionari.

CAGLIARI - Cripta di san Domenico.

In preparazione al Natale con gli Artisti del Coro del Teatro Lirico. Essi cantano e pregano con noi a favore delle

Missioni domenicane in Guatemala.

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In occasione dell’anno paolino la Comunità dei Domenicani ha organiz-zato una catechesi (settimanale) sulle lettere di San Paolo, avvicendandosi al-la cattedra nella biblioteca del conven-to per un discreto numero di persone interessate alla Sacra Scrittura.

Dopo una presentazione storico-cronologica e ambientale delle lettere da parte di uno dei religiosi, seguiva l’esposizione del contenuto, lettura di qialche brano e dibattito.

A sostegno dell’iniziativa è stata ri-chiesta la partecipazione di padre Paolo Garuti, domenicano, docente biblista all’École Biblique et Archeologique di Gerusalemme e alla Pontificia Univer-

CAGLIARI-Biblioteca e Cripta di san DomenicoUn corso di Catechesi per “l’Anno Paolino”

sità San Tommaso d’Aquino di Roma. Il 13 dicembre, nella cripta della

Chiesa, P. Paolo Garuti ha tenuto una conferenza sul tema: “La buona batta-glia: fede, teologia ed esperienza per-sonale nella vita di S. Paolo.

Il padre Garuti, noto per varie pub-blicazioni scientifiche sulla S. Scrittu-ra, e già apprezzato anche a Cagliari per altre conferenze sulle lettere degli Apostoli e sui Vangeli, è stato seguito attentamente da molte persone.

Anche le parrocchie di Sinnai e di Settimo S. Pietro lo hanno voluto per una conferenza su S. Paolo. (dal Il Por-tico, n. 45 (7.XII.2008), p. 13. Settima-nale della diocesi di Cagliari).

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ROMA - CENTRO INTERNAZIONALE DI STUDI CATERINIANI

Mercoledì Cateriniani - 2008

Il tema dei “Mercoledì Cateriniani 2008” verteva su: “Caterina da Siena a Roma”.

Il Centro ha ripreso l’annuale ciclo di conferenze in una sala propria, ade-guatamente attrezzata. La sala si trova in quello stabile di Via del Papa (poi Piazza di S. Chiara, 14), che ospitò Ca-terina con una ventina di discepoli.

La scelta del tema è stato suggerito dai 630 anni dall’arrivo della Senese a Roma, chiamatavi da papa Urbano VI, agli inizi del doloroso scisma – lo Sci-sma d’occidente (1378-1417). Il Ponte-fice volle al suo fianco Caterina, per-ché lo aiutasse con il suo consiglio e lo sostenesse con la sua preghiera.

Si sono succeduti alla cattedra per il ciclo di conferenze la prof. M. Ge-rarda Schiavone, delle Missionarie della Scuola; P. Antonio Cocolicchio, domenicano, P. François-Marie Léthel, carmelitano, che hanno esposto alcune Orazioni romane di S. Caterina.

Il 28 novembre, 630° anniversario dell’arrivo della santa a Roma, è stato celebrato nella Basilica S. Maria sopra Minerva con “evento scenico e orante, e intermezzi d’organo.

Ha concluso il ciclo di conferenze la S. Messa presieduta da S. Em. Rev.ma Card. George Cottier op, nella basi-lica di S. Maria in Trastevere.

Hanno contribuito alla manifesta-zione: l’Associazione Internazionale

dei Caterinati; il Convento di S. Maria sopra Minerva; la Federazione Italiana Pensionati – Cisal; l’Unione per la dife-sa dei Consumatori e la Ven. Arcicon-fraternita di S. Caterina da Siena.

La finalità del centro Studi cateri-naiani – ricordiamo ai nostri lettori -, “e suo motivo di essere, e suo impegno costante, è l’approfondimento e la di-vulgazione del messaggio di s. Cateri-na da Siena negli scritti e nel vissuto”. Per chi desiderasse divenirne socio si rivolga a: Tel e fax: 06.68 64 408

Piazza santa Chiara, 14 – Roma.

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Per il 24-25 gennaio 2009, è stato organizzato, presso l’Hotel Sacro Cuo-re di Perugia, un Incontro dei Laici Do-menicani sul tema: “Domenicani a Pe-rugia tra storia, arte e fede”.

L’inizio dell’Incontro è previsto per le 11,30. Al saluto del presidente delle FLD, seguirà subito la relazione del P. Alberto Viganò, Promotore Nazionale delle Fraternite Domenicane.

Dopo il pranzo, alle 14,30, visita in pullman all’Abbazia di S. Benedetto, al-l’Osservatorio Sismico e Orto Botanico, Cattedrale e Centro storico di Perugia.

Notizie dalle fraternite

PERUGIA. Incontro dei laici domenicanidella provincia romana di santa caterina

foto perugia PANORAMA CON SAN DOMENICO

Il giorno dopo è prevista la visita gui-data della Basilica di S. Domenico e del grande Chiostro. Dopo la celebrazione della S. Messa presieduta dal padre Da-niele Cara, provinciale. Quindi il pran-zo (ore 13), incontro per le conclusioni e saluto. Un pulman è a disposizione per partecipanti che li accompagnerà alle Stazioni FFSS e Autolinee.

Per la conferma di partecipazione scrivere a: Consiglio Provinciale FLD – Via Cesare Beccaria, 23 – 00196 Roma. Opp. Fax n. 06/3611311. Contributo complessivo di partecipazione: € 77.

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Per impegno della Fraternita Laica di Empoli e del suo Assistente, P. An-gelo Belloni op, è stata lanciata da due anni l’iniziativa del “Vangelo in fami-glia” con incontri mensili presso le fa-miglie di Empoli e dintorni. Questi in-contri serali, rappresentano il momento di annuncio e di testimonianza esterna della Fraternita laicale e hanno come fine più specifico quello di raggiungere persone ai margini della vita ecclesiale o in ricerca.

Dopo i primi comprensibili mo-menti di difficoltà, che sono comun-que serviti a perfezionare il metodo, si è ripresa quest’anno l’attività con risul-tati soddisfacenti e un buon numero di partecipanti.

Al centro dell’annuncio e della ri-flessione c’è la liturgia della parola della Domenica con un momento di preghiera iniziale, a volte anche con un mistero del S. Rosario. Un membro della Fraternita o l’assistente introduce la meditazione che è partecipata da parte dei presenti. La risposta ai vari problemi emersi e una preghiera con-cludono l’incontro.

Indubbiamente il metodo si ispira a quello della tradizionale “Lectio di-vina” con gli adattamenti propri della tradizione domenicana che sottolinea l’importanza della comprensione sto-rico-letterale della parola. Soltanto con questa premessa il lettore-orante, è correttamente guidato al suo approfon-dimento rivelativo e teologico che fa emergere un messaggio centrale (medi-tatio) a cui si risponde con la preghiera

e con l’impegno dell’esistenza (oratio) fino a rendere partecipe l’esistenza in-tera dello sguardo di Dio sulle realtà umane (contemplatio). E tutti sanno che l’autentica missione domenicana può nascere solo dalla consuetudine alla contemplazione.

Il compito di animare gli incon-tri è stato affidato in particolare a tre terziarie che hanno esteso l’invito alla cerchia dei conoscenti desiderosi di approfondire la conoscenza della S. Scrittura.

Si pensa che, una volta interioriz-zata questa esperienza, i membri della Fraternita saranno in grado di creare altri gruppi e di estendere così l’annun-cio a numerose altre famiglie.

EMPOLI. La Fraternita organizza la lettura del Vangelo in famiglia.

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Come altre nostre Fraternite dome-nicane, che in questi ultimi anni non hanno più la presenza dei padri, anche quella d’Arezzo sta santamente rea-gendo e organizzandosi per conservare viva nell’ambiente la presenza e la spi-ritualità domenicana.

A favore dei nostri confratelli laici di Arezzo c’è sempre la sede nel chio-stro e la Chiesa a loro disposizione e richiamo. Essi, come ci scrivono, “so-no animati da un gran desiderio ed entusiasmo per poter migliorare la situazione della Fraternita stessa” e ul-timamente informano che è stato rin-novato il priore e il consiglio in data 11.10.2008. Volentieri ne segnaliamo i nomi: Gastone Dragoni, priore.

Consiglieri: Clotilde Zelli, Tita Cial-dea, Rita Albiani, Adriana Seggi, Rita Caporalini, Rita Cutini, Giuseppina Pernici, Franco Rienzi.

Il nuovo Consiglio ha già fatto al-cuni incontri per la progettazione di

AREZZO. Una Fraternita che si rinnova. Iniziative varie.

possibili attività ordinate alla vita della fraternita e al progresso spirituale dei membri che la compongono.

Chiedendo la collaborazione della nostra preghiera ci manifestano quan-to, nel loro programma, vorrebbero al più presto realizzare data la nuova si-tuazione che ormai da sei anni, dalla partenza dei frati da Arezzo, si è venuta a creare. Tra l’altro si propongono: mi-gliorare logisticamente la sede; colla-borazione con la parrocchia; program-ma degli incontri con l’Assistente; fon-do cassa; Nomina di due persone de-legate a rappresentare la Fraternita nel Consiglio Pastorale della Parrocchia di San Domenico (possibilmente persone della Parrocchia). Si aggiungono altre varie ed eventuali.

Problemi simili a quelli di tutte le fraternite, si direbbe! Iniziative e pro-blemi che, comunque, servono per crescere, per dare la propria testimo-nianza, per comunicare. E quel che è non solo bello, ma veramente utile, è sentirsi in comunione con tutte le altre comunità della Famiglia domenicana e attraverso questa, nello stile di questa, con tutta la Chiesa.

Si augura ai nostri laici di Arezzo di non scoraggiarsi, ma continuare a col-laborare con le fraternite vicine e con quelle di tutta la Provincia, secondo il loro stile e proposito.

Si ringrazia il priore, di nuova ele-zione, Sig. Gastone, per la corrispon-denza con questa redazione di Dome-nicani, con l’augurio di un fecondo lavoro apostolico. • • •

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“Sono lieta d’inviarle la cronaca che si riferisce alla festa della Madonna del Rosario che ultimamente abbiamo ce-lebrata. A questa festa siamo particolar-mente legate.

Con l’occasione, abbiamo celebra-to, come può notare dalle fotografie allegate, il rito di accoglienza di tre nuove consorelle che, con entusiasmo, sono entrate a far parte della nostra Fra-ternita che ne è risultata arricchita, con nostra grande soddisfazione.

Le tre consorelle sono: Fermilia La Capruccia (sr Caterina), Anna Di Ciccio ( sr Caterina), Dora Di Sano (sr Marghe-rita). Un’altra consorella, Anita Colella, ha emesso la professione temporanea.

Toccante la cerimonia, grande la gioia di tutte, affettuoso l’abbraccio delle consorelle alle quali auguriamo di fare un buon cammino di fede, se-

guendo il nostro meraviglioso carisma domenicano.

La festa del Rosario che, per la sua ottima riuscita, ci ha donato tanta gioia, si è conclusa con il tradizionale ed emozionante omaggio floreale alla Madonna.

Questi giorni sono stati molto inten-si: al mattino ci siamo ritrovate in san Domenico per la recita delle lodi, a cui hanno fatto seguito delle belle e inte-ressanti considerazioni del P. Luciano Santarelli op. riguardanti il Rosario e nel pomeriggio abbiamo partecipato alla recita del Rosario e alla celebra-zione della S. Messa.

Maria, a cui, in questi giorni, abbia-mo aperto il nostro cuore ed elevato le nostre preghiere, vegli dal cielo su tutti noi e ci aiuti a incontare Gesù.

Emilia Lattanzio, segretaria.

POPOLI. La Fld di san Domenico celebra con particolare solennità la festa del Rosario.

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Dal 2007 la Famiglia Laicale Dome-nicana di Teramo si è interrogata sulla propria identità, dopo la chiusura del Convento di San Domenico.

Nelle riunioni che facciamo ogni lunedì sono emersi il desiderio e la volontà di continuare nella nostra spi-ritualità domenicana leggendo e rileg-gendo le note biografiche del libro: “Domenico, la grazia della parola” di P. G. Bedouelle e pregando insieme durante l’incontro e ritrovandoci nella Cappella del Rosario, in San Domeni-co, durante l’Adorazione di Nostro Si-gnore Gesù Cristo.

Ogni primo lunedì del mese c’è l’incontro con P. Maurizio Carosi OP,

che ci ha chiarito e commentato alcuni passi del libro da noi studiato, alla luce della Regola della FLD.

Lo scorso 8 agosto 2008 abbiamo celebrato la solenne festività del nostro amato Padre Domenico partecipando all’Eucaristica che S. E. Mons. Miche-le Seccia, nostro vescovo, ha celebrato proprio in San Domenico.

Nel corrente Anno Paolino (28 giu-gno 2008 – 29 giugno 2009), pensato dal Santo Padre Benedetto XVI per ce-lebrare il bimillenario della nascita di San Paolo l’Apostolo delle Genti, noi 18 Terziari Domenicani, tra consorelle e confratelli, abbiamo organizzato in-contri di preghiera e attività di studio e comunicazione, con argomenti vera-mente interessanti e attuali.

Ci ritroviamo insieme per l’Ora di Guardia e abbiamo cura delle Missioni e non manchiamo di far visita alle con-sorelle ed ai confratelli anziani.

Il primo lunedì di dicembre 2008 abbiamo fatto il Ritiro spirituale con P. Maurizio, e pensiamo di ripeterlo il pri-mo lunedì di aprile 2009.

E stiamo già pensando alle solenni ricorrenze di Santa Caterina, il 29 apri-le, e di San Domenico, l’8 agosto del-l’anno 2009.

Preghiamo la Santissima Vergine Maria e il nostro Padre Domenico di farci crescere spiritualmente, secondo la Volontà del Padre Nostro, nell’amore di Cristo Risorto al servizio dei nostri fratelli e delle nostre sorelle nella Fede. In Corde Christi.

La Famiglia laicale domenicana.

TERAMO. La Fraternita si organizza per mantenere viva la presenza domenicana.

Duomo di Teramo.

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I DOMENICANI ALLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ.

A “evento” compiuto, il vescovo au-siliare, Anthony Fisher, (domenicano) di Sydney, dove ha avuto luogo la giorna-ta della gioventù, ha scritto al Maestro dell’Ordine, P. Carlos, per ringraziarlo del “contributo domenicano” per la sua riuscita. Cogliamo da IDI (novem-bre, n. 466, p. 251), che ha pubblicato la lettera, alcune gradite notizie:

“… la Famiglia domenicana ha datto un contributo importante. Alcune Pro-vincie hanno mandato frati più giova-ni come pellegrini o come leaders dei gruppi di giovani pellegrini, ed hanno fatto altrettanto le suore…

I frati e el suore sono stati molto impegnati sia nel viaggio della Croce della GMG, sia nei programmi delle

Diocesi durante l’anno e la settimana che precedevano la GMG.

I nostri fratelli e sorelle hanno orga-nizzato delle esposizioni (come hanno fatto più di 200 altri Ordini) e più di 2500 giovani vi hanno partecipato du-rante ogni ora della settimana! Speria-mo e preghiamo che ciò porti vocazio-ni all’Ordine negli anni a venire.

Anche i laici domenicani più giova-ni hanno ospitato e partecipato a nu-merosi eventi. Ieri sera ho partecipato ad una catechesi post GMG, organiz-zata da un capitolo di laici domenicani ed incentrata sulle università” (…).

SETTIMA ASSEMBLEA EUROPEA delle FRATERNITE LAICHE.

La settima Assemblea Europea delle Fraternità Laiche Domenicane ha avu-to luogo a Trencianske Teplice (Slovac-chia), a 150 Km a nord di Bratislava, dal 29 maggio al 3 giugno 2008 sul tema: “predicare in un mondo secolarizzato. I Paesi partecipanti sono stati 19. Oltre a fr David Kammler, promotore gene-rale per i laici domenicani, ha parteci-pato all’assemblea anche fr Chrys Mc Vey, promotore generale della Famiglia domenicana e socio del Maestro per la Vita Apostolica. >>>

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SASSARI. FLD DI S. AGOSTINO

Ritorno alla Casa del Padre di:CONCETTINA STEFANOPOLI

Il 6 ottobre 2008, a Sassari, Concet-tina Stefanopoli ha concluso la sua fer-vente esperienza di laica domenicana.

In Fraternita aveva preso il nome di sr Immacolata. Priora decana della FLD di Sant’Agostino per 50 anni, guidò e sostenne i membri della fraternita e i frati domenicani negli anni intensi del-la loro attività in parrocchia.

Portò con gioia il nastro bianco-nero dell’ordine e la Croce per amore verso san Domenico. Per Concettina, essere domenicana costituiva la più grande fortuna ricevuta in dono da Dio. Ci ha lasciato un grande esempio di umiltà e di fedeltà all’Ordine.

La segretaria della FLD, Elisa Carta.

Dell’omelia fr D. Kammler ripor-to solo alcune parole che spronano a lavorare insieme per realizzare la vo-lontà di Dio: “Noi ci rivolgiamo gli uni agli altri come fratelli e sorelle e come famiglia: siamo orgogliosi delle struttu-re “democratiche” delle nostre Costi-tuzioni e auspichiamo che all’interno dei rami dell’Ordine, le suore e i laici vengano sempre più considerati come uguali compagni nella predicazione… ci sono infatti differenti carismi, ma uno solo è lo spirito”.

IDI, novembre, n. 466, p. 254).

ROMA È LA SEDE DEL PROSSIMO CAPITOLO GENERALE.

Il prossimo Capitolo generale del-l’Ordine si terrà a Roma dal 1 al 28 settembre 2010. L’ha comunicato a novembre scorso il padre Maestro del-l’Ordine. Il motivo del cambiamento del luogo è la difficile situazione crea-tasi in varie zone dell’India per i recen-ti, violenti attacchi ai cristiani e alle istituzioni che fanno capo alla Chiesa.

La decisione del Maestro con il suo Consiglio è stata presa in seguito alla informazione ricevuta dal Consiglio Provinciale indiano. Il P: Carlos rac-comanda di essere solidali con i nostri fratelli e con tutti i cristiani dell’India. (IDI, novembre, n. 466, p. 241). •••

CAGLIARI. S. Domenico. La Fld lo-cale ringrazia.

La Fraternita ringrazia il P. Provincia-le e il Promotore delle Fld, insieme al Presidente provinciale per aver provve-duto al nuovo assistente per la Fraterni-ta, nella persona del P. Alberto Fazzini. Mentre la FLD saluta e ringrazia il pa-dre per aver accettato l’incarico, anche da queste pagine ringrazia il P. Luciano Santarelli per il fraterno servizio presta-to con zelo e premura. •••

Cari amici, nel consegnarvi questo numero di “Domenicani”, l’ultimo dell’anno 2008, abbiamo il piacere di ringraziarvi per la stima e il sostegno: ci hanno accompagnato e incoraggiato durante tutto l’anno. Sappiamo di qual-che disguido postale per la consegna: non mancate di farci presenti eventuali cambiamenti di indirizzo. E speriamo di aver adempiuto, almeno in parte, il nostro impegno. Da parte vostra, vogliate continuare a sentire vostra “Dome-nicani”: rivista di collegamento delle varie realtà della famiglia domenicana e a non trascurare di sostenerla anche economicamente. Grazie e Auguri! •••

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L’ho sentito dire da più d’uno, a vol-tre con espressioni brevi, spontanee, a flasch; a volte con frasi complete e sempre gioiose, che ci siamo sentiti veramente in famiglia, che abbiamo trascorso delle giornate belle… l’acco-glienza, il luogo meravigliosi e il con-tenuto dei vari interventi pienamente condiviso.

Sono felice, anch’io, dell’esperienza vissuta in questo incontro di Fraternite: mi ha arricchiata spiritualmente e mi ha dato forza per superare alcune mie difficoltà e incomprensioni.

Respirare quell’aria di famiglia fa veramente bene; aria che si desidera e quando la si può respirare pienamen-te si diventa subito gioiosi, contenti e capaci di apprezzare di più il dono di Dio. Allora si dice che questi incontri vanno fatti più spesso; che vale la pe-na fare per essi qualunque sacrificio. Certo! Non si può stare a lungo sen-za rivedersi e senza parlare di “quelle cose” che fanno parte della nostra vita, che sentiamo conformi al nostro spiri-to, che fanno la nostra ricchezza e il nostro valore.

Si! Abbiamo vissuto, in quei due

giorni, con fecondità e gioia – mi sento di dire – la nostra appartenenza all’Or-dine di S. Domenico; abbiamo sentito di vivere, quasi palpandola, la spiritua-lità domenicana.

Così riflettevo tra la gioia e la mera-viglia di un’esperienza che mi accorge-vo che non era solamente la mia. E mi chiedevo a quali cause nascoste avrei potuto attribuire quell’attenzione da parte di tutti, quella serena giocondità dei volti, l’indiscussa sicurezza nell’ap-provare quanto ci veniva ripresentato da coloro che si sono alternati al mi-crofono, in quella modesta sala adia-cente al chiostro conventuale.

Le parole più pronunciate erano quelle di Fraternita, Famiglia Domeni-cana a cui facevano eco quelle di im-pegno e di sacrificio. E alcune espres-sioni usate, per di più, risuonavano veri rimproveri per non esserci “sacrificati abbastanza”.

Perché? Perché - si diceva - se noi non siamo abbastanza famiglia, è per-ché abbiamo trascurato di fare, di im-pegnarci, di dare a sufficienza ….

Lo strano – così mi sembrava – era

IncontriCi è pervenuta, senza riferimento a luoghi o a tempi e semplicemente siglata,

la seguente testimonianza che è molto sentita e tutt’altro che anonima. La pubbli-chiamo volentieri per invogliare anche altri a dare la loro testimonianza.

TESTIMONIANZA DI UNA LAICA DOMENICANA

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che nessuno si è opposto a questo modo di ragionare a cui tutti i discor-si potevano essere condotti e anzi, se ci sono stati degli interventi, lo erano per ribadire, con esempi ed esperienze personali, che era necessario muoversi con maggiore sacrificio e con impegno più coerente e costante.

Non era proprio il caso di “sentirsi in regola”. Eppure conosco, tra le pre-senti, alcune che da anni – il Signore le benedica – si sono sacrificate generosa-mente, così attaccate a questa Famiglia Domenicana, così a loro incarnata che ne è diventata la loro stessa anima.

È per la loro fede e costanza; è per la loro umiltà che, nonostante la de-bolezza di un’età “veneranda”, hanno saputo tenere in vita molte Fraternite, sicure della loro scelta; sicure che è stata la scelta migliore per la loro vita spirituale … là dove la speranza viene fortificata, non indebolita.

Speranza e sicurezza che possono andare bene insieme alla coscienza og-gettiva dell’essere pochi o essere deboli e agli occhi del mondo essere nulla.

Qualunque inesperto, che fosse ca-pitato alla nostra riunione, si sarebbe reso subito conto che solo la piena convinzione, da parte nostra, di “sa-perci famiglia”, poteva dar ragione dei nostri discorsi e del cordiale e fraterno rapporto che ci legava e ci animava.

Si sarebbe detto che ci si conoscesse da sempre e che era davvero da molti anni che non ci si rivedeva, tanta era la gioia di parlarci, evidente il desiderio di ascoltarci e di renderci dei servizi gli uni gli altri.

Forse, ma per me è una convinzio-ne, proprio perché sappiamo di avere alle spalle o meglio proprio perché sappiamo di essere una Famiglia, co-sì gloriosa come quella domenicana,

che ci proviene tantà serenità ed en-tusiasmo. Entrando tra i “Domenicani” sappiamo di non aver perso la nostra identità di “laici” e sappiamo di avere un ruolo tutto nostro, con nostri “mez-zi”, nel realizzare la “missione e fina-lità domenicana”; ma sappiamo, nello stesso tempo, di aver acquistato molto attraverso la “nostra professione” di vi-ta evangelica, propria dei religiosi.

Ci rimangono, certo, le nostre re-sponsabilità, ma a queste condizioni siamo ben liete di averne. È facile, anzi, comprendere come l’essere in questa Famiglia, “riuniti dallo spirito apostoli-co di S. Domenico”; l’essere anche noi “Domenicani”, “Predicatori” è “uno speciale dono di Dio” (LCO, 149).

Evidenziata così la nostra identità, nella possibilità, da laici, di essere par-te integrante della Famiglia e “indispen-sabili” per il raggiungimento pieno del carisma dell’Ordine: “la salvezza delle anime”, tutto rivestiva una luce diversa e …meravigliosa.

Ho pensato con nostalgia di non aver compreso prima tutto questo e – se devo dire tutto – mi chiedevo co-me mai anche tante altre persone del-la mia Fraternita non l’avevano ancora capito. In quel momento in cui veni-vano ricordate queste realtà, con vero disagio interiore, consideravo, come mai le nostre adunanze diventano rare, disertate e piatte e non ci si ritrova più spesso insieme per la preghiera e per le altre numerose e possibili opere di carità. Eppure è lì in Fraternita “il luogo che prepara a parlare di Dio” (Reg. 12 e Dir. 23,I).

Ringrazio i padri e i laici domeni-cani per averci regalato delle giornate tanto ricche e per un’esperienza così santa.

C.E. laica domenican

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Ritorna il Natale con il suo fascino, con le sue luci e la sua poesia. A noi cristiani è chiesto di andare in profondità per cogliere dall’evento del Natale la ricchezza e la preziosità dell’Incarnazione e per decifrare lo “stile” di Dio che usa nel suo venire a noi con i suoi doni e le sue grazie.

Tanti dolci ricordi suscita questa festa e sprona a migliorarsi!Mentre ringraziamo per la fiducia e la stima ricevuta da

parte dei nostri gentili lettori, li invitiamo a voler continuare ad accompagnarci anche con il loro sostegno, perchè la rivista corrisponda sempre meglio alle finalità che le sono state assegnate. Domenicani ringrazia in particolare i Superiori ed è con loro che augura a tutti Buon Natale e Buon Anno.

AUGURI Buon NataleFelice 2009

BOVES (Cuneo). Santuario della Madonna

dei boschi.Natività (affresco XV sec.)

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ridi

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“DOMENICANI” n. 5 / 08novembre-dicembre

PROVINCIA ROMANA DI S. CATERINA DA SIENApiazza S. Domenico, n. 5 - 09127 CagliariTel. 070-65 42 98 - cell. 339 18 22 685

fax 070-662837 - ccp. 41 48 28 94

Preparandoci all’ottavo centenario dell’Ordine:

rinnoviamoci nella nostra vocazione di predicatori

“Chiediamo al Maestro dell’Ordine e alle Provincie di preparare

adeguatamente la celebrazione dell’ottavo centenario dell’approvazione dell’Ordine dei predicatori nel 2016, in modo che questa celebrazione,

iniziata nel 2006 a Fanjeaux dove si è aperto il decennio

della Famiglia domenicana, possa essere un’occasione di rinnovamento

della nostra vocazione di predicatori”.

“Idealmente iniziamo una novena (di anni) che ci porterà a celebrare

nel 2016 gli ottocento anni dell’approvazione dell’Ordine.

Il Capitolo generale potrà trattare e definire ispirandoci e incoraggiandoci

a riformare ciò che deve essere riformato, a restaurare quello che dobbiamo restaurare, a rinnovare ciò che esige di essere rinnovato,

a rifondare quanto dev’essere rifondato per confermarci nella

nostra vita e missione come Frati Predicatori”.

(Capitolo generale di Bogotà, nn. 51, 208).