Messaggero 2009-06 Apr-Giu

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I sacramenti: il Battesimo Dieci minuti per te Messaggio dalla Madonna del Sasso Le pagine dell’Ordine Francescano Secolare Aprile Giugno 2009 Rivista trimestrale - anno 99 6

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Trimestrale di formazione e spiritualità francescana

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I sacramenti: il Battesimo

Dieci minuti per te

Messaggio dalla Madonna del Sasso

Le pagine dell’Ordine Francescano Secolare

AprileGiugno2 0 0 9

Rivista trimestrale - anno 99

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Sommar

io MESSAGGERORivista di cultura ed informazione religiosa fondata nel 1911 ed edita dai Frati Cappuccinidella Svizzera Italiana - Lugano

Comitato di Redazionefra Callisto Caldelari (dir. responsabile)fra Ugo Orellifra Edy Rossi-Pedruzzifra Michele RavettaClaudio Cerfoglia (segretariato)E-Mail [email protected]

Hanno collaborato a questo numero fra Agostino Del-PietroGino DriussiClemens Della CasaFranca HumairAlberto LeporiFernando Leporifra Riccardo Quadrifra Andrea Schnöllerdon Sandro Vitalini

Redazione e AmministrazioneConvento dei CappucciniSalita dei Frati 4CH - 6900 LuganoTel +41 (91) 922.60.32Fax +41 (91) 922.60.37

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CopertinaVetrata realizzata da fra Roberto nella cappella Casa Sorriso a Tenero

Fotolito, stampa e spedizioneRPrint - Locarno

Intervista a don Sandro Vitalini 4

I genitori devono prepararsi 6al Battesimo dei loro figli

La cerimonia del Battesimo 11

Messaggio dalla Madonna del Sasso 14fra Agostino Del-Pietro

Il nostro santuario, come e perché? 16fra Callisto Caldelari

Terziari francescani, cosa fanno 18nelle nostre parrocchie?

La “discrezione” di Francesco 20fra Riccardo Quadri

Essere e agire insieme 22fra Andrea Schnöller

Messaggio biblico 24

Appunti di vita ecclesiale 26Alberto Lepori

Prete - pastore: quali differenze? 28Gino Driussi

«Fogli», il periodico della Biblioteca 31Fernando Lepori

Abbiamo letto... abbiamo visto… 32

Note importanti

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in tutte le copie di questo numero.

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Con questo numero iniziamo la spiegazione dei sacramenti illustrando il primo degli stessi, il Battesimo.Apre un dialogo con il nostro teologo don Sandro Vitalini, che ringraziamo per le sue risposte precise econvincenti; è indispensabile conoscere la natura di ogni sacramento, ma soprattutto del primo che risulta

la porta degli altri. Don Sandro risponde con chiarezza ed offre degli elementi di riflessione che invitiamo, nonsolo a leggere, ma a meditare.

Segue la spiegazione dei riti e un “racconto” che vuole illustrare come questo sacramento debba essere prepa-rato da coloro che lo chiedono (i genitori), anche se parecchi di loro sono ancora riluttanti ad accettare questapreparazione e qualche parroco si accontenta di un colloquio personale. A nostro avviso la preparazione al Bat-tesimo dovrebbe avvenire a gruppi, sul tipo di quella introdotta da qualche anno per il sacramento del Matri-monio, durante la quale, oltre all’istruzione sul significato e alle spiegazioni del rito, è possibile il confronto elo scambio di esperienze. A questa preparazione dovrebbe seguire un’amministrazione comunitaria dei Batte-simi; quella privata dovrebbe essere un’eccezione. La Comunità parrocchiale ha il diritto di accogliere festosa-mente i suoi nuovi figli e non può sentirsi rappresentata dai soli genitori, padrini e madrine, provenienti magarida lontano senza nessuna rapporto (per parenti e padrini) con la stessa Comunità. Inoltre dovrebbe esserechiaro – e queste pagine hanno lo scopo di convincere - che la richiesta del sacramento del Battesimo per unneonato, comporta il rinnovo dal Battesimo dei suoi genitori; altrimenti con quale convinzione gli stessi pro-metteranno di educare cristianamente (da battezzato) il figlio?

Da qualche tempo – specie in città - si assiste ad un aumento di richieste di Battesimo da parte di fanciulli che,non avendo ricevuto il primo sacramento subito dopo la nascita, non possono ricevere la Prima Comunione chedesiderano, ma non è loro possibile perché non sono cristiani. Non mancano nemmeno richieste da parte diadulti; sembra che in Francia siano più numerosi gli adulti che domandano il Battesimo che non i genitori di neo-nati. Queste pagine non hanno la pretesa di risolvere questi problemi ma di offrire delle indicazioni ai catechi-sti che assumessero l’impegno di preparare i fanciulli al primo sacramento per poi ricevere gli altri. Anche inquesto caso sarebbe opportuna una spiegazione comunitaria ai bambini – per esempio di terza elementare –battezzati e non; i primi scoprirebbero quel sacramento che hanno ricevuto quando non erano in grado di com-prendere, ma chiesto quale dono di fede dai loro genitori. I fanciulli non battezzati avrebbero una preparazioneil più possibile adeguata al sacramento. Per tutti bisognerebbe terminare l’anno di preparazione con una solennecerimonia durante la quale, davanti all’intera Comunità, i già battezzati rinnovino – secondo le loro limitate ca-pacità – il Battesimo, accompagnati dai genitori e dai loro padrini, i non battezzati ricevano il primo sacramento.In questo caso l’amministrazione dell’Eucaristia dovrebbe essere portata un anno più tardi (quarta elementare),per dare lo spazio sufficiente alla preparazione dei due fra i più importanti sacramenti. Esperienze in corsostanno dando dei buoni risultati.

Nell’attuale numero seguono le solite rubriche sempre utili per il loro respiro francescano, ecclesiologico ed ecu-menico, con un invito particolare a chi non avesse ancora visto la sacra rappresentazione “Il nostro Francesco”a non lasciarsi scappare l’occasione della messa in atto della stessa, la sera del 3 ottobre prossimo nella chiesadei Cappuccini di Lugano.

la redazione

Lettera della Redazione

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Continuiamo l’esposizione dei sacra-menti con alcune domande al nostroteologo don Sandro Vitalini.

1. Il Battesimo esisteva già prima del Battista?

Il Battesimo, come rito di purifica-zione, è noto in molte religioni precri-stiane, come segno di una volontà diavvicinarsi più puri alla divinità. Nellacomunità essenica di Qumrân i lavacriavvengono spesso, sia per tutta la per-sona sia per una parte di essa (mani).Questi segni precristiani sono ritenutidalla teologia come dei sacramentaliche cooperano a donare il perdono ela vita divina a coloro che li ricevonocon fede. Questo dice un fatto troppotrascurato: la vita divina è offerta adogni uomo, illuminato fin dalla con-cezione, dal Verbo creatore (Giovanni1, 4.9).

Quella che noi chiamiamo “salvezza”,e che sarebbe più esatto chiamare “di-vinizzazione”, è proposta all’Adamo-Eva di ogni tempo. Anche primadell’incarnazione, la luce del Verbo hainteressato ogni uomo. Così Ciro (cherappresenta come Re tutto il suo po-polo) è definito “Cristo”, “Messia”(Isaia 43, 1) per il bene che compie,riparando violenza e ingiustizia; cosìil Re di Tiro, finché opera il bene, ècontemplato come uomo perfetto nel-l’eden, nel giardino di Dio (Ezechiele28, 12-13).

Il Signore raduna “tutti i popoli e tuttele lingue” (Isaia 66, 18). L’acqua, oanche la luce o la fiamma, sono i sim-boli dell’azione del creatore, che vuolepurificare e attrarre a sé ogni creatura.E’ questo lo scopo della creazione.

2. Differenza tra i “battesimi” e quello voluto da Gesù

I vari battesimi avevano tutti un scopopurificatorio. Gesù invia i suoi apostoli

a “immergere” (battezzare, dal grecobapto) tutte le genti nel nome delPadre e del Figlio e dello Spirito Santo,trasmettendo loro il suo Vangelo. Silegga la conclusione del cap. 28 diMatteo. Il Battesimo voluto da Gesùinserisce i credenti nella vita stessadella Trinità perché ne siano i testi-moni. La vita della Trinità ci ricordache l’essere creatore, Dio, è triperso-nale, non è solitudine inaccessibile,ma comunione di persone, famiglia,scambio d’amore, dialogo. Lo scam-bio eterno è così perfetto che una per-sona va nell’altra, è nell’altra ed èl’altra. Questa unità comunionale èl’amore infinito. I battezzati sonodunque associati all’opera del Cristo eannunciano, incarnandolo, l’amoredelle divine persone. Il cristianesimosi riassume nel comandamento mas-simo di amare il prossimo come séstessi (Romani 13, 9). E’ nel prossimovisibile che si ama il Dio invisibile (1Giovanni 4, 19). I cristiani sono chia-mati a prolungare l’opera del creatoree del Cristo, annunciando un’era di li-berazione e di pacificazione per l’uni-verso. La realtà dell’incarnazione èattestata là dove ai poveri si apre unasperanza per il domani, là dove la li-bertà è data ai prigionieri, dove i ciechi(in tutti i sensi) vedono, si sollevanogli oppressi, si abolisce la schiavitù, sirimettono i debiti e si visibilizza quellafraternità che fa del mondo quel giar-dino voluto dal creatore. Si entra in unanno giubilare che non avrà mai fine(Luca 4, 18-19). Anche se siamo an-cora lontanissimi dall’aver realizzatoquesto ideale, dobbiamo perseguirlocon tutte le forze. Altrimenti il nostroannuncio non è credibile.

3. Battesimo e peccato originale

Agostino, in polemica coi pelagiani(che affermavano l’uomo buono pernatura), per proclamare la necessità

della redenzione per tutti inventa un“vizio” che sarebbe trasmesso colseme maschile.

Questa strana dottrina non è oggicompatibile con il buon senso: gli uo-mini non derivano da rapporti ince-stuosi tra fratelli e sorelle, ma il ceppo(supposto che sia unico) è formato damigliaia di coppie che evolvono dauna vita di ominidi a una vita di uo-mini nel corso di milioni di anni. Il ca-pitolo 5 della Lettera ai Romani ciammonisce sul fatto che tutta l’uma-nità è una in Adamo e una nel Cristo.

Tutti siamo solidarmente Adamo: lanegatività del singolo incide su tutti.Ma tutti siamo solidarmente Cristo:ogni gesto di bene viene dallo Spiritodi Dio e influenza positivamente ognicreatura: “Come per la disobbedienzadi uno solo tutti sono costituiti pec-catori, così per l’obbedienza di unosolo tutti sono costituiti giusti” (Ro-mani 5, 19).

Il Battesimo immerge esplicitamentenella Tinità e ci fa dei salvatori nel-l’unico Salvatore, Gesù. Ma già dallaconcezione ogni uomo è avvolto dallaluce del Verbo. Possiamo parlare di unpre-Battesimo, di un orientamentopositivo che apre alla Trinità. Pertantoanche i bambini che muoiono senzaBattesimo si trovano già nell’orbita di-vinizzatrice del Verbo creatore, che liaccoglie in Paradiso. L’errore dei pela-giani è stato quello di considerarel’uomo autonomo, mentre tutto ilbene in lui, anche minimo, è prodottodallo Spirito del Padre e del Figlio.

Dobbiamo acquisire quella mentalitàdi divinizzazione universale che avevala chiesa primitiva: “Tutte le cose sonostate create per mezzo di Lui e in vistadi Lui. Egli è prima di tutte le cose etutte sussistono in Lui” (Colossesi 1,16-17).

Intervista a don Sandro Vitalini

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4. I non battezzati non sono Figli di Dio?

Si è detto e ripetuto che il Verbo Crea-tore illumina ogni uomo. Tutti gli uo-mini, dal primo istante della loroesistenza sono amati infinitamente daDio e sono figli dell’Abbà nei cieli. “Dio,Padre di tutti, agisce per mezzo di tuttied è presente in tutti” (Efesini 4, 6).

5. E un Battesimo a tappe?

Là dove i genitori sono credenti, essistessi devono desiderare che il loro fi-glio prolunghi, ricevendo il Battesimo,

l’opera di divinizzazione inaugurata daGesù. Là dove i genitori, esitando nellafede, non volessero far battezzare ilbambino, si potrà loro accordare unsacramentale che ricordi loro il doveredi educare il figlio nella bontà trinita-ria. La Chiesa primitiva ci dà questa in-dicazione: i bambini dei credentivengono battezzati da piccoli. Chinon è credente, se desidera il Batte-simo, viene iniziato in una prepara-zione triennale che culmina con ildono del Battesimo-Cresima-Eucares-tia nella notte di Pasqua. Un catecu-meno è assistito da un padrino, che lointroduce alla visita dei malati, dei car-

cerati, all’aiuto capillare ai poveri.Questa idea del padrino “personaliz-zato” (evocata dal Cardinal Martini)potrebbe essere ripresa se i nostri can-didati alla Cresima fossero in grado discegliere un padrino o madrina che liporti a visitare malati, anziani, fami-glie povere, così che la conferma delBattesimo avvenga da parte di per-sone che hanno capito che la vita cri-stiana è amore incarnato per ogniprossimo.

E’ da questo servizio che sgorga nelcristiano la vera gioia, che poi tra-bocca sul mondo.

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C hi mi ha fatto capire l’importanza della preparazionedei genitori al Battesimo dei loro figli è stato CarloCarretto, il monaco-scrittore di Spello. Andato ad As-

sisi forse con il primo gruppo di catechiste della Prima Co-munione della mia Comunità agli inizi degli anni ’80, cirecammo a trovarlo. Ricevuto con l’abituale cortesia,chiese alle signore cosa facevano in parrocchia. Avuta larisposta, disse: “Ma c’è bisogno di catechiste per la PrimaComunione?”. L’interrogativo era provoca- torio, ma ag-giunse: “Preparate bene i genitori al Battesimo dei loro figli,seguiteli nel compito di primi educatori alla fede e vedreteche diventeranno loro i catechisti della Prima Comunione”.Un bel sogno! Ma ritornato in parrocchia organizzai su-bito gli incontri comunitari tre volte all’anno.All’inizio ci fu resistenza: “Che cosa sono queste novità?”.Quindi infinite spiegazioni per far capire l’indispensabilitàdi quegli incontri. Poi, per non dovermi ripetere tante voltequanti erano i genitori che chiedevano il primo sacramentoper la loro prole, stesi questo racconto che consegnavo aloro ed in un secondo colloquio personale se ne discuteva.L’effetto è stato positivo, anche perché il racconto racco-glieva fatti realmente capitati. Ora non riscontro resistenzada parte di nessuno; vengono ai corsi/incontri oltre ai ge-nitori anche padrini/madrine e quindi il racconto, che ri-porto qui sotto, non lo uso più ma forse a qualcuno puòancora servire. Buona lettura.

I Battesimi ieri e oggiNonna Carolina è incaricata dal nipote Andrea di provve-dere al Battesimo della nipotina Francesca. Viene mandataalla chiesa dei frati e, dopo un colloquio nel quale le ven-gono spiegate le modalità per il Battesimo dei bambini,porta a Claudia, moglie di Andrea, una lettera “in bustabianca” della Comunità del Sacro Cuore dove si esortanoi genitori – fra l’altro – a degli incontri di preparazione alBattesimo. Claudia dimentica la “busta bianca” sul como-dino di Andrea che, prima di addormentarsi, la legge. Mala proposta non gli piace e, arrabbiato, nel pieno della nottedice: “Non battezzerò mia figlia”. Claudia che dormiva alsuo fianco si sveglia tutta spaventata e domanda:

- Cos’hai?... Non stai bene?...- Sto benissimo e ho deciso… Non battezzerò mia figlia!...- E che me ne importa… - rispose Claudia arrabbiata vol-

tandosi dall’altra parte. Era buona e brava Claudia manon disturbatela durante il sonno

Anche Andrea, calmato da quella sfuriata, dormì tutta lanotte e la mattina, dando luogo alla solita corsa a ostacoliper diminuire sempre di più il tempo fra la levata dal lettoe l’entrata in ufficio, evidentemente non si ricordò dalla di-chiarazione notturna. Claudia dimenticò il problema.

Ma c’era chi attendeva l’esito della lettura di quella “bustabianca” e del suo contenuto e non era solo nonna Caro-lina. La buona vecchia aveva informato donna Luisa, mo-glie di Giaco- mo, madre di Andrea e quindi nonna diFrancesca.Donna Luisa accettava tutti questi titoli di moglie, madree nuora, eccetto l’ultimo, quello di “nonna”; a chi avevatentato di cambiare l’onorifico epiteto di “donna” (affib-biatole dagli amici per la sua maestosità non solo fisica maanche comportamentale) in quello più umile di “nonna”,aveva seccamente risposto che, nonna si diventa quandosi è vecchi, prima si è due volte madre.

Ecco dunque che quella mattina non-na Carolina e donnaLuisa arrivarono da Claudia, ancora intenta a lavare Fran-cesca. La nonna si informò se la bambina aveva dormitobene, perché le era sembrato di sentirla piangere, dato cheabitava nell’appartamento di sotto, e donna Luisa offersea Claudia di tenerle compagnia nel solito giretto che fa-ceva con Francesca nel pomeriggio. Claudia accettò dibuon grado, anche se era meravigliata, perché era la primavolta che la suocera si scomodava così vistosamente.

- Sai, tua madre mi ha detto che oggi mi accompagnanella passeggiata che faccio con Francesca… - disse almarito durante il pranzo.

- Come mai?... – rispose Andrea – Avrà certamentequalche cosa da chiederti…

- Non saprei – disse Claudia. Ma poi ricordandosi delproblema Battesimo aggiunse: - Stai a vedere che midomanderà del Battesimo!...

- Vedi che avevo ragione, mi sembrava che c’era nell’ariaqualcosa. E ci scommetto – aggiunse Andrea – che tifarà l’interrogatorio per sapere se, come e quando bat-tezzeremo nostra figlia.

- Vuoi dire?... Ma se con lei non ne abbiamo mai par-lato!...

- E tu credi che nonna Carolina non la tenga informatadi tutto quello che facciamo. Ci scommetto che è piùinformata di un’agenzia investigativa!...

- E io che cosa le rispondo? – soggiunse Claudia.- Che non intendo battezzare mia figlia, perché io a

scuola da quel frate non ci andrò mai…- A scuola?...- Sì, a scuola, non hai letto quella lettera che mi hai

messo sul comodino?... Parla di corsi, di incontri, di for-mazione… Quante storie, se la Chiesa vuole battezzarei bambini, lo faccia senza tante storie… Può ancora dircigrazie, se trova dei genitori come noi che, per princi-pio, sarebbero anche disposti. Ma non ci chieda di più…

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Claudia lasciò cadere il discorso; prima di tutto perché nonera molto interessata, per lei il Battesimo era solo una festain più da preparare, quindi un fastidio, e poi perché quandoAndrea insisteva su un argomento sapeva benissimo cheprima bisognava lasciarlo sbollire e poi si sarebbe potutoragionare.E non ne avrebbe parlato nemmeno con donna Luisa, sepasseggiando in viale Giuseppe Motta non avessero in-contrato la signora Armida che, fermandosi ad ammirare labambina, fece dei calorosi complimenti alla nonna (cioèdonna Luisa).

- Che bella bambina… È tutta Andrea – disse la vecchiacompagna di scuola di donna Luisa con poca soddi-sfazione di Claudia…

- Come si chiama?...- Ateina… - rispose immediatamente la nonna facendo

trasecolare la madre.- Ateina… - riprese Armida che aveva spento sulle lab-

bra la normale continuazione del dialogo, “che belnome”… È il nome che mi hanno obbligato ad inven-tare questi sposini moderni che non vogliono battez-zare i loro figli. E chi non è battezzato è un ateo, nonè vero Armida, tu che di cose di Chiesa te ne intendi?...

- Non proprio; ateo è chi non crede in Dio. Ma perchéla mia bella sposina – disse rivolgendosi a Claudia –non vuol battezzare la sua bambina?...

- Per me… - rispose monosillabicamente la mamma giàstufata da questo discorso…

- E allora?... – soggiunse Armida.- E allora è Andrea – replicò Claudia – non accetta que-

ste modernità di corsi ed incontri che bisogna fareprima del Battesimo…

- Corsi e incontri?... Ma cosa mi dici?...- Sì – intervenne Luisa – pare che il frate del Sacro

Cuore, a cui nonna Carolina si è rivolta per chiedere ilBattesimo di Francesca, questo il suo vero nome, bello,neh, Armida?

- Bellissimo…- Dicevo, il frate del Sacro Cuore ora vuole obbligare tutti

a fare un corso prima di battezzare un bambino…- Novità!... Novità!... – aggiunse Armida – ecco a cosa

portano le novità… Ma se è per questo, Luisa, non co-nosci la signora X… quella che abita non lontano dallachiesa, la cui madre era amica di tua madre?...

- Ah sì!... Ma per la verità donna Luisa non si ricordavaproprio di niente e di nessuno…

- Telefonale, sembra che sia una colonna di quella par-rocchia, domanda informazioni a lei, spiegale il caso evedrai che se lo dice lei il frate battezzerà ugualmente

questo angioletto…- Ma quale signora?... Ah sì… - disse Luisa mettendosi

una mano alla fronte, perché in quel momento si eraeffettivamente ricordata di che persona si trattava –grazie Armida…

- Di niente Luisa… Ciao Claudia… e questo piccolo an-gioletto-ateino, guarda come ride…

La sera donna Luisa prese il telefono e chiamò la “colonna”della chiesa… La conversazione fu lunga, iniziò alla largaper arrivare a circoli concentrici fino al nocciolo del pro-blema, presentato come domanda: “Perché oggi bisognafrequentare un corso prima di battezzare il bambino?”.L’interlocutrice era davvero ben informata e diede a Luisatutte le spiegazioni del caso, insistendo che non si puòfare un gesto senza conoscerne il significato, che il Batte-simo era una scelta ed un impegno per i genitori e primadi scegliere, prima di impegnarsi, bisognava sapere cosascegliere e in che cosa impegnarsi.Donna Luisa era poco convinta, ma ciò che la tranquillizzòfu la notizia che a questo corso avrebbero partecipatoanche Sonia e Corrado, una giovane coppia che Andreaconosceva bene…

- Ma non hanno già avuto il bambino da almeno dueanni?... E non è ancora battezzato?...

- Sì, sì e l’hanno già battezzato, ma partecipano ancoraal prossimo corso in qualità di animatori… Vedrà si-gnora… - aggiunse la “colonna” (che non si sarebbemai permessa di dare del tu ad una donna della mae-stà di Luisa) – i suoi ragazzi saranno contenti e poianche il frate sembra severo, ma non è così burberocome pare.

Luisa il giorno dopo telefonò a Claudia e, mentre questasperava che le comunicasse il nulla osta per un Battesimosenza corsi ed incontri, le disse invece che al prossimocorso avrebbero partecipato Sonia e Corrado.

- Sai, al prossimo corso ci saranno anche Sonia e Cor-rado – annunciò Claudia ad Andrea appena finita lacena.

- A che corso?...- A quello sul Battesimo… A proposito, tua madre ha

telefonato a quella persona tanto di Chiesa di cui tiavevo parlato, ma sembra che non ci sia niente da fare,se vogliamo battezzare Francesca la condizione èquella, il corso…

- Ma ti ho detto che piuttosto non faccio battezzare miafiglia…

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- Senti Andrea, fai come vuoi; ma tu sai che tua nonnae tua madre ci tengono…

- Vadano loro al corso…- Che modo di ragionare… Ma prova a chiedere a Cor-

rado cosa si fa effettivamente a questi corsi… Mi sem-bra così strano che lui e Sonia ci vadano… Non ho maisaputo che sono dei bigotti…

- T’immagini… Corrado bigotto non è di certo e Soniami sembra una ragazza moderna… Ma certamentenon sono loro… Comunque, Corrado qualche volta lovedo al bar per l’aperitivo e gli domanderò.

Andrea cominciava ad essere infastidito da questo Batte-simo, non perché ci pensasse spesso, ma perché sapevache se della cosa si era impossessata sua madre, certa-mente sarebbe ritornata alla carica finché non avrebbe ce-duto.

Casualmente, il giorno dopo, incontrò Corrado e sorseg-giando l’aperitivo gli chiese notizia di quei corsi.Corrado fu esplicito. Gli disse che anche lui non era statod’accordo con questa iniziativa, ma che aveva accettatoperché Sonia, ragazza tutta d’un pezzo, vero S. Tommasoche crede solo a quello che vede, gli aveva detto che primadi giudicare dovevano provare… Ed erano andati per di-verse volte prima del Battesimo di Ettore.

- E come ti sei trovato? – chiese Andrea ormai incurio-sito.

- Bene, veramente bene; compagnia buona, ambientefamiliare e spiegazioni facili. E poi… sai… si può par-lare. Ognuno può dire la sua idea e nessuno lo con-traddice… Il frate alla fine espone il pensiero cristianosul quale si apre una discussione…

- E adesso perché torni?- Perché il frate ci ha chiesto di animare il prossimo

corso,. Quando ce lo ha domandato abbiamo fatto in-finite obiezioni: ma noi non siamo capaci… E lui: chinon è capace impara… E noi: ma cosa dovremmodire… Quello che avete vissuto voi, come vi siete pre-parati al Battesimo di vostro figlio… Ma poi ci siamoincontrati qualche sera, abbiamo rivisto insieme ed ap-profondito delle dispense che discuteremo con i par-tecipanti. In altre parole siamo ora un po’ più sicuri…e curiosi di come andranno le cose.

- Ma allora sarai tu che tieni il corso… Tu e Sonia?...- Non esattamente, ci sarà anche il frate, ma noi ani-

meremo soprattutto la prima parte, quella della di-scussione… sai forse è meglio così… i partecipanti, sesono soli con una coppia della loro età forse sonomeno imbarazzati a dire le proprie opinoni… E poi –

soggiunse Corrado – se venite voi ci conosciamo e ciaiuterete…

- Ne parlerò con Claudia… Ma…- Dì a Claudia che, se venite, faccia una torta…- Una torta?...- Sì, quella buona di carote che sa fare lei – (per la ve-

rità era nonna Carolina che faceva le torte che passa-vano come opera di Claudia, ma questo Corrado nonlo sapeva) – perché a metà riunione c’è lo spuntino…

- Ma quando iniziano i corsi?...Corrado prese l’agenda e comunicò all’amico le date, di-cendogli che s’incaricava lui di iscriverlo, raccomandandosolo puntualità.

Fu così che un lunedì sera Andrea e Claudia, dopo averconsegnato alla baby sitter Carolina la loro pargoletta, s’av-viarono a piedi verso la chiesa del Sacro Cuore.Abitavano vicino, ma sembravano persone che venivanoda molto lontano e, per la verità, una certa distanza fraloro e quel centro parrocchiale esisteva… Ad attenderli nel

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porticato ecco Sonia… La distanza diminuì di colpo e quasisparì quando, entrati in una sala del convento, trovaronoCorrado che stava parlando con un’altra coppia, che…

- Ma noi ci conosciamo?...- Ah sì – disse Andrea – lei è il signor Y…- Ma che signore… Sì, sono io; le presento mia mo-

glie…- E questa è Claudia… mia moglie – Aggiunse Andrea

visibilmente soddisfatto di aver incontrato un’altrapersona nota.

- Buona sera; anche voi avete un bambino?...- Una bambina – disse la giovane sposa del signor Y

con evidente femminea soddisfazione.

Intanto erano arrivate altre coppie e all’invito di Corradotutti si sistemarono attorno ad un ampio tavolo. Corradosi presentò e così pure Sonia. Dissero che non erano dei“maestri” ma dei genitori come loro che avevano già vis-suto l’esperienza di un corso e di un Battesimo. Loro com-pito era quelli di aiutarli a discutere su alcuni punti poi,

dopo una pausa durante la quale si sarebbe servito un rin-fresco (e qui Andrea, morsicandosi la lingua, si ricordò diaver dimenticato di dire a Claudia della torta), il frate…avrebbe sentito le loro idee ed avrebbe approfondito il temadella serata: Che cos’è il Battesimo.

Ma per il momento, continuò Sonia, discutiamo insieme suqueste domande (distribuì un foglio). Ognuno dica la pro-pria opinione senza paura… Non c’è la risposta giusta o larisposta sbagliata… solo la propria risposta… giusta per-ché personale… Domanda prima, continuò la fervida ani-matrice:1. Perché avete deciso di battezzare il vostro bam-bino? Cosa rappresenta per voi il Battesimo?

Claudia disse piano ad Andrea: “Abbiamo deciso?...”. Edil marito, che era un falso burbero, la strinse gentilmentea sé dicendole sottovoce: “Rispondo io”. Infatti disse cheloro non avevano ancora deciso… erano venuti al corsoper prendere appunto la decisione… e che non era scon-tato che quella decisione sarebbe stata positiva… (e siguardò attorno per leggere sul viso dei partecipanti l’ef-fetto delle sue parole, ma vide solo Corrado che assen-tiva). In quanto a dire che cosa era per loro il Battesimo,si meravigliava della domanda, perché era proprio venutoper sentirselo spiegare e non per sentirselo richiedere, pro-prio la prima sera.

Un’altra coppia rispose che loro avevano già deciso per ilsì, l’avrebbero battezzato, perché i bambini vanno bat-tezzati subito, come lo sono stati loro…Una terza non era d’accordo con questa fretta, erano piut-tosto sulla linea del signore (“Andrea” disse l’interessato,“… il signore – soggiunse – è a casa che dorme già).Intanto Corrado scriveva le varie opinioni e Sonia, qualeperfetta anfitrione, distribuiva segnali e sorrisi per dare laparola all’uno e all’altro, dato che gli interventi erano in-calzanti.

La seconda domanda chiedeva:2. Avete pensato di non battezzare il vostro bam-bino e di lasciar scegliere a lui, se poi ricevere ono questo sacramento, quando sarà grande?

Nuova e vivace discussione: parecchi erano d’accordo sulBattesimo nell’infanzia, altri erano contrari. Claudia fecenotare che i genitori avevano una responsabilità educativae, questa sua affermazione, suscitò la generale approva-zione e la meraviglia del marito che non sapeva di avereuna moglie così lucida nelle sue idee… “Gli uomini – di-ceva lui spesso – pensano, le donne chiacchierano…”.

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Alla terza domanda:3. Il Battesimo è un sacramento: che cosa significaper voi questa parola?

Andrea ribadì il suo primo intervento, che era venuto pro-prio per imparare. Ma Corrado gli rispose che era anchebello conoscere quali idee circolavano su termini che siorecchiano ma che difficilmente si approfondiscono… Eper tutti, sacramento risultò qualche cosa di “sacro”.“Zuppa e pan bagnato” pensò Andrea che volutamentenon aveva preso parte a questa discussione.Il quarto interrogativo invece scatenò un dibattito anima-tissimo che Sonia difficilmente riusciva a contenere. La do-manda era:4. Secondo voi è giusto che la Chiesa domandi dellecondizioni ai genitori che chiedono il Battesimoai loro figli?... E che condizioni?...

Dopo un’ampia diatriba di una coppia che non accettavanessuna condizione e dopo un altro intervento che am-metteva qualche impegno anche prima del Battesimo per-ché, se chiediamo qualche cosa alla Chiesa questa hadiritto di sapere perché lo chiediamo, intervenne Claudia.Il suo lungo intervento meravigliò Andrea, Corrado, Soniae parecchi presenti. Si sarebbe detto che stava parlando la“teologa” del gruppo. Il marito ad un certo momento ledisse: “Ma chi ti ha insegnato tutte queste cose?...”.E lei tutta infervorata: “Con Dio non si scherza, o si am-mette che i nostri figli diventino anche figli di Dio, o gli sidice di no!... E la famiglia di Dio è la Chiesa”. E qui fece ungrande punto, tirando un sospiro di sollievo.

A questo momento entrò il frate… Per la verità Andrea eClaudia si erano posti la domanda dove fosse, dato chefino ad allora non lo avevano visto, ma si erano guardatibene dal chiederlo agli animatori che, da parte loro, eranocosì spigliati da non far sentire la mancanza del religioso.Il frate salutò tutti gentilmente, chiese scusa se non avevapotuto riceverli (Corrado e Sonia sapevano che la cosa eravoluta) e, invece di sedersi fra loro, disse che sarebbe ri-tornato per la pausa, chiedendo a Sonia se c’era la torta(“Quella benedetta torta” pensò Andrea).Avutane l’assicurazione disse che il suo compito venivadopo, per il momento continuavano gli animatori.

Dopo più di un’ora ecco la pausa, ecco la torta, ecco il frateed ecco i partecipanti alzarsi e continuare a crocchi a di-scutere sugli argomenti presentati, ma per poco, perché lemamme iniziarono subito a scambiarsi notizie sui lorobambini, mentre Corrado approfittò della presenza del si-gnor Y, tifoso del Bellinzona, per augurarsi la salvezza gra-nata…

Alla ripresa dei lavori, dopo una breve relazione sulla di-scussione precedente data dagli animatori, il frate esposeil pensiero della Chiesa sul Battesimo, insistendo soprat-tutto sulla pratica antica che dava questo sacramento agliadulti e solo dopo un lungo tempo di preparazione. Ora,col Battesimo dato ai bambini, questa preparazione non èpiù possibile esigerla dal battezzando stesso, ma incombesu chi chiede il Battesimo, quindi sui genitori. Sono loroche, in occasione del Battesimo dei loro figli, devono con-fermare il proprio Battesimo così da promettere di essere“educatori alla fede cristiana” dei loro bambini.A queste parole Andrea e Claudia si guardarono e, in quellosguardo, vi era la stessa opinione: credevamo di venire perFrancesca ed invece siamo qui per noi…

Per rendere ancora più esplicito il suo discorso, il frateconsegnò una dispensa con l’esortazione di leggerla in-sieme durante la settimana.Per la verità, dopo le sue parole, non ci fu grande discus-sione… la sua esposizione era facile, la dispensa avrebbeaiutato ad approfondirla ma, comunque, un certo rispettoreverenziale aleggiava nell’aria togliendo un po’ di quellaspontaneità che aveva caratterizzato la prima parte dellaserata.Corrado se ne accorse e, prima di concludere, disse chenon si doveva aver paura a porre domande al frate…, macomunque era comprensibile che la prima sera si manife-stasse un certo imbarazzo; la settimana prossima ci si sa-rebbe ritrovati per continuare il dialogo.

Andrea sembrava aver fretta di partire ma, quando vide chenessuno intendeva lasciare la sala anche se tutti erano inpiedi, si soffermò a chiacchierare del più e del meno con di-verse persone.Claudia, a Sonia che un po’ incuriosita le domandava:“Com’è andata?” – rispose laconicamente: “Non mi aspet-tavo tanta familiarità”.La stessa risposta la diede al marito quando, a letto, ledisse: “Cosa ne pensi?”.

Ma la mattina quando prese Francesca in braccio la strinseforte e le disse: “Dì poi a tua nonna che non sei un’ateina,ma solo un angioletto… anche se non sei ancora battez-zata. L’ha detto il frate…”.

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Uno dei modi migliori per comprendere il Battesimo eprepararsi all’amministrazione dello stesso, è cono-scere i riti. Diamo alcune indicazioni partendo dal

Battesimo comunitario (durante una celebrazione contutta la Comunità parrocchiale), facilmente applicabili seil Battesimo è amministrato con la presenza dei soli geni-tori e parenti.Il Battesimo infatti viene amministrato attraverso un ritoche sottolinea i vari significati:1. l’introduzione dei bambini nella Chiesa-Comunità;2. l’annuncio di una Parola di salvezza sui bambini che

contemporaneamente è continuazione d’istruzione percoloro che sono responsabili del loro Battesimo (Co-munità e genitori);

3. la preghiera affinché Dio liberi i bambini dal male fisicoe morale (il peccato);

4. preghiera ed invocazione sull’acqua, comunque già be-nedetta nella Veglia Pasquale;

5. il rinnovo da parte dei genitori, dei padrini e di tutta laComunità delle promesse battesimali, rinunciando almale e credendo in Dio;

6. il lavacro nell’acqua con la formula battesimale;7. la consacrazione dei bambini a Dio;8. ultimi segni e preghiere con l’augurio, ai bambini, che

la loro vita sia luminosa e immacolata e che presto pos-sano ascoltare la Parola di Dio e annunciare il suoamore;

9. riti di conclusione e benedizioni.Ma vediamo ad uno ad uno questi momenti.

1. L’accoglienza

I genitori, qualche tempo prima, hanno accolto il bambinonella loro famiglia, ora chiedono che venga accolto nellaChiesa-Comunità. I riti ed i gesti di accoglienza sono:u il sacerdote riceve i bambini nella chiesa presente tutta

la Comunità, che li accoglie cantando. Se il Battesimo èprivato il bambino viene ricevuto alla porta della chiesa;

u il celebrante, come prima cosa, domanda ai singoli ge-nitori che nome danno al bambino. Dare il nome signi-fica riconoscere il proprio diritto-dovere di essere padree madre, con tutto ciò che questo fatto comporta anchedal profilo religioso;

u il celebrante, domanda ancora ai genitori, che cosa chie-dono per il loro bambino; la risposta è ovvia: “il Batte-simo”. Così viene espressa davanti a tutta la Comunitàla volontà dei genitori d’introdurre il figlio nella Chiesa diDio.

Dopo aver ricordato ai genitori gli impegni che questa ri-chiesta comporta e dopo aver chiesto a padrini e madrine

se sono disposti ad aiutare i genitori nell’opera d’educa-zione cristiana del bambino, il sacerdote saluta il battez-zando con il segno cristiano della croce (fatto sulla frontedel bambino), saluto ripetuto dai genitori, padrino e ma-drina. È bene ricordare ai genitori che, essendo questosegno il primo gesto religioso sul bambino, dovrebbe es-sere ripetuto tutte le sere. Se l’accoglienza è stata fatta alleporte della chiesa, il bambino viene introdotto nel tempiopossibilmente con segni, canti e suoni di gioia.

2. L’annuncio della parola di Dio

Abbiamo detto che anticamente si battezzavano solo gliadulti e che questo sacramento veniva concesso dopo annidi preparazione, fatta specialmente attraverso lo studiodella Bibbia. Ammessi al Battesimo anche i neonati, similepreparazione non è più possibile, ma deve aumentare l’im-pegno della famiglia e della Comunità ad istruire i battez-zati. Dopo il ricevimento da parte della Comunità (oappena entrati in chiesa), si leggono dei brani biblici (la Li-turgia della Parola) per l’istruzione dei presenti e annunciodelle verità in cui il bambino dovrà essere istruito.Terminate le letture e relativo commento (omelia o predica),si formuleranno delle preghiere a cui tutti risponderanno:“Ascoltaci, Signore”. Le preghiere possono essere seguiteda una breve litania in cui s’invocano i santi protettori deibambini e delle loro famiglie.

3. Il Signore ci liberi dal male

Il male è annidato all’origine stessa della nostra naturaumana. Chiamiamolo come vogliamo: peccato, mancanza,satana, ecc. .… Il male spirituale è in noi e attorno a noi,perciò viene chiamato anche “peccato originale”; non staall’origine della storia umana, ma della natura umana.Il Battesimo, essendo promessa ed impegno di vivere ilbene, ed essendo un sacramento cioè segno sacro chedona grazia (vita divina), è mezzo per chiedere a Dio cheliberi il battezzando dal male, infondendogli la sua stessavita divina. La richiesta viene fatta attraverso questa pre-ghiera (esorcismo): Dio onnipotente, tu hai mandato il tuounico Figlio a dare all’uomo, schiavo del peccato, la libertàdei tuoi figli; umilmente ti preghiamo per questi bambini,che fra le seduzioni del mondo dovranno lottare contro ilmale; per la potenza della morte e della risurrezione deltuo Figlio, liberali dal potere delle tenebre, e rendili forti conla grazia di Cristo, per proteggerli sempre nel camminodella vita. Per Cristo nostro Signore. Amen.Seguono le unzioni con un apposito olio, detto olio dei ca-tecumeni (battezzandi), segno medicinale di fortificazione

La cerimonia del Battesimo

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atico fisica e spirituale. Il celebrante, ungendo ogni bambino,

dice: Vi ungo con l’olio, segno di salvezza; vi fortifichi conla sua potenza Cristo Salvatore che vive e regna nei secolidei secoli. Amen.

4. Preghiera e invocazione sull’acqua

In questo momento, e per questo scopo (liberare del pec-cato originale e donare grazia), viene benedetta l’acqua cheservirà al Battesimo.Il bambino si forma nell’acqua (nel ventre della mamma) ela sua nascita è anche un uscire dall’acqua. Anche la sua ri-nascita spirituale avviene attraverso l’acqua. Ma come?Tutti i popoli, specialmente orientali, riconoscono nelbagno un segno di rivitalizzazione e purificazione. I cri-stiani hanno preso questo segno dagli ebrei. Perciò antica-mente il Battesimo era amministrato attraverso un bagnovero e proprio, per significare morte alla vita pagana (im-mersione) e nascita alla vita cristiana (emersione).Per i neonati tutto è ridotto ad alcune gocce d’acqua versatesul capo del battezzando, piccolo gesto, ma di profondosignificato!

5. Le promesse: rinuncia al male e professione di fede

I bambini non sono in grado di comprendere né il Batte-simo che ricevono né gli obblighi che comporta. Coloroche per loro chiedono il Battesimo devono sapere cosa do-mandano e promettono. In particolare:promettono di rinunciare al male. Alla richiesta: “Rinun-ciate...” ognuno dei presenti risponde: RINUNCIO;rinnovano la propria fede. Alla triplice domanda: “Credetein Dio Padre, nel Figlio, nello Spirito Santo e nella Chiesa”,ognuno risponde: CREDO.A questa professione di fede, il celebrante dà il suo assensoinsieme con la Comunità presente dicendo: Questa è la no-stra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci gloriamo diprofessarla in Cristo Gesù nostro Signore. Amen.Il celebrante fa un’ultima richiesta: Volete che N. riceva ilBattesimo nella fede della Chiesa che tutti insieme abbiamoprofessato?. Risposta: SI, lo vogliamo.Attraverso queste domande e risposte, la conferma del Bat-tesimo dei genitori, padrino e madrina e di tutti i presenti.

6. Il lavacro dell’acqua

Genitori, padrino e madrina si collocano attorno al batti-stero e pongono la testa del bambino sopra l’acqua. Il ce-lebrante versa sul capo di ogni battezzando alcune gocce

dicendo: N. io ti battezzo, nel nome del Padre, del Figlio edello Spirito Santo.A questa formula non si risponde Amen (che significa: cosìè, così sia). Tutta la vita del battezzato deve essere l’Amendel suo Battesimo.

7. La consacrazione

Il bambino battezzato è un essere sacro, cioè consacrato aDio. Per consacrare si usa l’olio profumato (crisma) che an-ticamente serviva per consacrare i re, i profeti, ed ancheoggi serve per consacrare i vescovi, i sacerdoti. Questa un-zione è una parte del sacramento della Confermazione cheanticamente, quando si battezzavano gli adulti, veniva am-ministrato subito dopo il Battesimo, unitamente all’Eucari-stia (i tre sacramenti dell’iniziazione cristiana). Questaprassi è ancor oggi mantenuta per il Battesimo degli adulti.Il celebrando ungendo i bambini appena battezzati dice:Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, vi haliberato dal peccato e vi ha fatto rinascere dall’acqua edallo Spirito Santo, unendovi al suo popolo egli stesso viconsacra con il crisma di salvezza, perché inseriti in Cristo,sacerdote, re e profeta, siate sempre membra del suo corpoper la vita eterna. Amen.Il celebrante segna la fronte dei bambini col crisma, perchéogni battezzato è sacerdote, re ed profeta.

8. Ultimi segni e preghiere

Il battezzato è diventato una nuova creatura, per signifi-care questa realtà si pone su ogni bambino una veste can-dida, da cui la parola “candidato” alla vita cristiana, al regnodi Dio. Segue l’augurio che la sua vita sia luminosa come laluce che promana dal cero pasquale (simbolo di Cristo), eche viene consegnata al padre accendendo una candela-ri-cordo dicendogli che spetta ai genitori alimentare la fiammadella fede nel nuovo cristiano.Ultimo segno: il celebrante tocca le labbra e le orecchie delbattezzato augurandogli che “il Signore Gesù gli concedapresto di ascoltare la sua Parola e di annunciare la suafede”.

9. Riti di conclusione

Davanti all’altare il celebrante esorta a imprestare la voce aibattezzati per chiamare Dio loro padre invitando tutti i pre-senti a recitare insieme il Padre nostro.

Seguono alcune benedizioni: alle mamme, ai papà e a tuttii presenti.

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“È giusto renderti grazie ed esaltare il tuo nome,

Padre santo e misericordioso,

per Cristo nostro Signore e Redentore.

Noi ti lodiamo e ti benediciamo, ti glorifichiamo,

per il sacramento della nostra rinascita.

Dal cuore squarciato del tuo Figlio,

hai fatto scaturire per noi il dono nuziale del Battesimo,

prima Pasqua dei credenti, porta della nostra salvezza,

inizio della vita in Cristo, fonte dell'umanità nuova.

Dall'acqua e dallo Spirito,

nel grembo della Chiesa vergine e madre,

tu generi il popolo sacerdotale e regale,

radunato da tutte le genti,

nell'unità e nella santità del tuo amore.

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Sessantesimo anniversario della Madonna Pellegrina

Uno dei sacerdoti che componevano il gruppo dei mis-sionari della Madonna Pellegrina vive ancora e abitanel convento di Orselina. Si tratta di padre Alberto

Weingand, cappuccino, classe 1911. Due anni fa la ricer-catrice Veronica Carmine ha avuto modo di intervistarlo inmerito allo storico evento del 1949. La testimonianza dipadre Alberto concerne soprattutto la Grande Visita nelleCentovalli ed è pubblicata nel volume Inattesa memoria1.La presentiamo ai lettori di Messaggero, convinti che anchea due anni di distanza non abbia perso nulla della sua au-tenticità e della sua freschezza.

La Madonna giunse in ogni parrocchia del Cantone, portatain automobile e sulla portantina a piedi. Fu un grandeevento, tanto che riuscì ad amplificare la devozione ma-riana e commosse gli animi lasciando traccia indelebile nel-

l’esistenza di numerosi uomini, donne, bambini chepoterono assistere al suo arrivo. Se la festa della Ma-donna nei propri paesi era particolarmente sentita comemomento di festa e di comunanza, una Madonna pel-

legrina per città, paesi, borghi, villaggi destava neglianimi maggiore accoramento. Toccata, presa, ve-nerata, pregata in ogni paese. Ogni luogo di arrivoe di partenza accolse questa statua della Madonna

del Sasso (divenuta Madonna Pellegrina perl’occasione) come una regina, una figura ul-

traterrena materializzatasi dopo settimane,giorni, ore di attesa. Madre degli uomini aspet-tata con tanta devozione, su di essa venivanoproiettate speranza, potenza e suggestione.

“La Madonna Pellegrina come tale è unica. Riguardo al-l’entusiasmo era qualche cosa di veramente grandioso. Eraveramente conosciuta, ricevuta, onorata come la mammadella Diocesi. Tutto nasce dall’esigenza di far rivivere unpo’ lo spirito cristiano dopo l’avvenimento di terrore dellaseconda guerra mondiale. In Italia avevano cominciato indiverse Diocesi, anche in quelle qui vicine. Naturalmentequesta cosa ha interessato alcuni, tra i quali specialmentei preti, e in modo particolare il direttore del Giornale delPopolo, don Leber”.

In accordo con il vescovo Jelmini, don Leber decise di or-ganizzare il pellegrinaggio, proponendo la statua della Ma-donna del Sasso, visto che appartiene al Santuariocantonale e “perché è amata da tutti i ticinesi, da tutti i cri-stiani cattolici ticinesi”. Ci fu un incontro con il guardianodel Santuario di allora, padre Pietro da Ascona, il quale,dopo aver discusso con i frati, diede il consenso.Un evento simile implicava ovviamente dei costi. Per evitarele spese alle parrocchie povere furono chiamati dei missio-nari che si accontentavano di avere vitto e alloggio. La seradel 3 marzo iniziò in modo solenne il pellegrinaggio dellaMadonna:

“Io ho tolto la statua per prepararla e poi l’abbiamo messasulla portantina che è stata adornata. Poi la processione apiedi fino sopra la strada dove ci aspettava la macchinadella Madonna per andare a Morbio Inferiore. Seguivano lamacchina del vescovo e tante altre. Io ero nella terza,quindi immediatamente si vedeva la popolazione, tantagente in ogni paese, prima di tutto qui a Locarno gridavano“arrivederci Madonna” con un gran battere di mani. Eracommovente, molti si inginocchiavano. Da parte mia si ècapito in modo molto visibile la differenza del popolo traSopraceneri e Sottoceneri. Quando siamo arrivati verso Lu-gano hanno cominciato a battere le mani, “evviva la Ma-donna”. Gioia. Mentre qui era piuttosto il silenzio e ladevozione”.

In quei mesi padre Alberto fu attivo per parecchie setti-mane, scandite da alcuni giorni di pausa e sostituito daaltri a turni di circa tre giorni ciascuno, perché, occorre ri-cordare, che la “breve missione” implicava molte ore di at-tività e pochissime di riposo:“Don Leber con il vescovo erano d’accordo di fare una set-timana con due missionari. Leber e altri preti venivano lasera per le confessioni, mentre i missionari facevano unasettimana. Ma neppure la prima settimana si è resistiti, al-lora si è ridotto a tre giorni e poi il cambio. Era tanto da fare,da predicare, si arrivava la sera, poi le funzioni verso mez-

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Madonna Pellegrina, Ronco sopra Ascona 1949

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zanotte, la predica iniziale non lunga per spiegare il perché diquesta Madonna Pellegrina, la meditazione, il rosario medi-tato per il popolo. Non si riposava se non alcune ore, se c’erada riposare. Io nell’insieme ho fatto quasi un mese. Molti sisono stancati prima, i preti in particolare. Invece i cappuc-cini sono abituati. Per loro questo lavoro non ha inciso cosìcome per i preti che non erano abituati”.

Nelle Centovalli il percorso si presentò lungo e, per certi trattidifficile. Così ricorda:

“Siamo arrivati ad Intragna come era solito verso tarda oradi sera. Venivamo da Golino e già la gente di Intragna eravenuta incontro al confine con la propria parrocchia per ac-coglierci. Arrivati ho fatto come il solito. La prima era la me-ditazione, poi il rosario, mentre gli altri confessavano, e poic’era la messa che si inoltrava quindi fin verso la una o ledue, a seconda. Le sere, quando erano finite le funzioni c’erano dei devotiche rimanevano di notte senza che dovessi predicare o rac-comandare per le devozioni. Era sentita oltre ogni modo didire. Le chiese erano zeppe. Anche gli uomini giovani eranoin grande numero. Questo bisogna dire, sempre. E poi è co-minciata con la Quaresima, quindi il tempo della penitenza,anche nella predicazione si richiamava la penitenza e il ri-torno alla buona vita cristiana. Quindi, ero lì ad Intragna, siamo andati a dormire dopomezzanotte, e al mattino alle sei era già piena la chiesa,c’era così la messa e poi il congedo per portare la Madonnaa Palagnedra attraverso la Rasa. La macchina è andatasenza Madonna a Palagnedra ad aspettare. Quindi siamoscesi a Corcapolo per fare il sentiero. Volevano togliere laMadonna dalla portantina, che erano in quattro e prenderlain spalla. Io non ho acconsentito. Ero solo perché il prete cheera con me non era in forze per fare questo sacrificio a piedi,era un po’ scarso di salute. Quindi lui è andato a Palagne-dra con la macchina ad aspettarmi. Ero solo, siamo saliti, iopregavo il rosario, si cantava. Siamo arrivati alla Rasa versole undici. Si è fatta la funzione, la spiegazione del perché laMadonna, anche lì il rosario intorno alla chiesa e poi lamessa; e dopo la Madonna è rimasta esposta. Noi siamoandati in casa parrocchiale per un po’ di riposo e pranzo epoi abbiamo fatto la via crucis come il solito, poi il congedoe avanti dalla Rasa verso Palagnedra. Mi ricordo che eralunghissima, tanto che alla fine ho detto “ma quando finiràquesta strada”, dicendo il rosario, ho interrotto per dire “maquando finirà”! E siamo arrivati finalmente in serata. Quindiquelli di Palagnedra sono venuti incontro come al solito alconfine della parrocchia a riceverci e siamo entrati in chiesaper ricominciare la funzione, quindi la predica. C’era il ro-

sario all’aperto ma questo bravo prete che mi aveva aspet-tato mi dice: “Io questo non lo posso fare, predicare all’apertonon lo posso fare”, e quindi ho dovuto continuare io. Poi sisaliva verso qualche casa, che stava un po’ fuori, per predi-care.Dopo siamo partiti in processione per dare la Madonna al-l’altra parrocchia dall’altra parte, a Borgnone. Siamo arri-vati con il rosario adagio adagio in modo che a mezzanottec’era la messa e tutto quanto; c’erano quattro o cinque bam-bini che avevano fatto la prima comunione, questo mi ri-cordo. Il fatto sta che io da Intragna fino a quel punto lì holavorato ininterrottamente, eccetto quel momento delpranzo. Allora, quando c’è stata la messa e dico “eccol’agnello di Dio”, ecco, io quasi mi addormento. È mancatopoco che cadesse la pisside. Ero talmente stanco, per dav-vero.Poi abbiamo visitato anche le altre frazioni, e poi al confine,alla dogana svizzera le guardie hanno preso la Madonna el’hanno consegnata alle guardie italiane e siamo andati oltreil confine per dire due parole di benedizione. Quello è statoil compimento della Madonna Pellegrina nella valle. Poi èstata caricata in macchina e l’abbiamo portata fino ad in-contrare la parrocchia del primo paese dell’Onsernone. Eccoquando sono arrivato lì il mio turno era finito”.

1 Carmine V., Inattesa memoria, Storie di vita nelle alte Centovalli,Fondazione Museo Regionale delle Centovalli e del Pedemonte,Intragna, Tenero 2008, pp. 201-4.

Dal 3 marzo al 3 luglio 1949 la Chiesa Luganese ebbe lagrazia di vivere un’esperienza di particolare intensità at-traverso il “passaggio della Madonna Pellegrina” nelle di-verse parrocchie del Ticino, con un forte coinvolgimentodel nostro popolo. Fu una proposta di preghiera, diascolto, di conversione, che segnò il cuore della nostragente e delle nostre comunità. A 60 anni di distanza propongo ai fedeli del Ticino di ri-cambiare con gratitudine quella visita attraverso un pel-legrinaggio diocesano alla Madonna del Sasso, previstoper domenica 6 settembre nel pomeriggio. Per quel-l’occasione la venerata effige verrà portata in PiazzaGrande a Locarno, dove presiederò la ConcelebrazioneEucaristia alle ore 15.00.

Pier Giacomo Grampa, Vescovo di Lugano

Pellegrinaggio diocesano di domenica 6 settembre

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Mentre fervono i lavori di restauro della Madonna delSasso mi viene spontaneo un augurio: che riman-gano entro i tempi stabiliti, i già due lunghi anni,

perché spesso lavori del genere si prolungano, aumentandoi consuntivi. In questo caso bisognerà ritornare in GranConsiglio per un aggiornamento della cifra e si risuscite-ranno inutili polemiche.Ora vorrei riflettere sulla funzione di un Santuario Marianoin questa epoca scristianizzata. Questi pensieri li ho colti-vati, ed anche maturati, nel triennio che passai alla Ma-donna del Sasso, tra il 1979 e il 1982.

Quando, mio malgrado, fui destinato in quel luogo perchébisognava preparare il quinto centenario del Santuario edaltri lavori di restauro non procedevano solertemente, laprima cosa che feci fu quella di chiedere allo Stato di met-tere alla testa dei lavori già in atto un architetto, facendo ilnome di Luigi Snozzi. Perché questa scelta? Perché Snozziera l’unico architetto che aveva studiato il fenomeno deiSacro Monti. Ci fu qualche resistenza da parte delle Auto-rità governative, per il colore politico del personaggio, maalla fine accettarono e, con Snozzi, si lavorò meravigliosa-mente bene. Il problema allora mi interessò parecchio. Vi-sitai tutti i Sacro Monti dell’alta Italia dove vi sono deisantuari con questa struttura. Grazie agli studi dell’amicoVirgilio Gilardoni cercammo di approfondire il senso di unSacro Monte a Locarno. Si constatò che fu un’opera in-compiuta. Già si sapeva che alcune cappelle che ornavanola cima del Sacro Monte, per esempio quella della Crocifis-sione, erano state distrutte. Il tema dei Sacro Monti mi in-teressò al punto che intitolai un numero del Messaggero

“Eremo, Sacro Monte e Santuario della Madonna delSasso”, stabilendo un rapporto tra le tre fisionomie che illuogo nella storia aveva accettato. Inoltre fu organizzatadall’architetto Fontana di Torino una mostra sui SacroMonti alla Madonna del Sasso. Ma ciò che più mi interes-sava era la funzione che un Santuario poteva avere già inquell’epoca. Notavo che molte persone lo frequentavano,soprattutto in caso di cattivo tempo. Venivano dai cam-peggi di Tenero ed evidentemente erano turisti. Pochi eranoi veri pellegrini, ed in piccoli gruppi. La stessa devozionedella Madonna del Sasso, che era ripresa in Ticino dopo lavisita della Madonna Pellegrina (1949), andava scemando.Con il Vescovo di allora mons. Ernesto Togni si pensò dipreparare i festeggiamenti del Quinto Centenario attraversouna settimana di presenza dell’effige di Maria nelle Chiesevicariali del Ticino.

L’anno dopo (1981/82) vi fu il ritorno dei vari Vicariati alSantuario, ma non mi sembra che la devozione ripresecome era nei tempi antichi stando alle cronache. Per que-sto, quando si trattò di restaurare il convento, l’idea difondo fu la seguente: perché non aprire un piano del con-vento, piano inferiore, a gruppi, a parrocchie, che volesseropassare e organizzare una giornata di ritiro spirituale allaMadonna del Sasso? I Cappuccini avevano già aperto Bi-gorio per questo scopo, ma lassù era possibile pernottare,ciò che alla Madonna del Sasso non sarebbe stato pensa-bile. Ma per una giornata, che poteva iniziare la mattina diun sabato o di una domenica, furono approntate diversesale del piano inferiore, mentre i frati salirono al piano su-periore con il refettorio e le varie celle. Fu inoltre arredata la

cripta sotto l’altare maggioredella Basilica, per permettere aquesti gruppi di poter racco-gliersi in un momento di pre-ghiera e di meditazione,lontani dall’afflusso dei visita-tori, anche se la Messa conclu-siva di un ritiro poteva esserequella serale in Santuario, ani-mata dai gruppi stessi. Questoera il progetto. Ritenevo perso-nalmente che avrebbe avutosuccesso se si fosse propagan-dato nelle Parrocchie, invi-tando gruppi vari,confraternite, corali, catechisti,cresimandi, gruppi di fidanzati,a usufruire di questa struttura,

Il nostro santuario, come e perché?

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avvicinandoli così al Santuario principale della nostra Dio-cesi. Nel settembre 1982, mentre desideravo ritornare a Lu-gano dove dirigevo a tempo parziale il consultorio diComunità Famigliare, fui invece pregato di recarmi a Bel-linzona a impiantare nel quartiere nord della città unanuova parrocchia. Lasciai Locarno, ma non lasciai il mio af-fetto alla Madonna del Sasso, anzi prima di partire feci unapromessa alla Vergine: se la parrocchia si fosse sviluppata,mi impegnai a ritornare tutti gli anni con un pellegrinaggioparrocchiale, invitando soprattutto i bambini della PrimaComunione e le loro famiglie. Cosa che sempre abbiamofatto, eccetto quest’anno, dato che la statua forzatamentesi trova in una piccolissima cappella provvisoria, che nonconterrebbe il gruppo dei pellegrini che dal Sacro Cuore an-nualmente scende un venerdì sera di una settimana di mag-gio alla Madonna del Sasso.Ho presentato queste idee rispolverate da oltre 25 anni per-ché credo che se non si progetta un futuro di spiritualità, diraccoglimento, di vita comunitaria, in un Santuario comequello di Orselina. si arrischia di diventare e di potenziaresoltanto l’aspetto turistico. Tutti gli elementi ci sono: pa-norama e arte, ma tutto passa attorno a un Convento che– invece - come negli altri Sacro Monti, potrebbe diventareun luogo dello spirito.

fra Callisto Caldelari

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Terziari francescani, cosa fanno nelle nostre parrocchie?

Siamo complessivamente 20 membri che hanno fattola promessa di vita evangelica (o Professione) nel-l’Ordine francescano secolare, preceduta, natural-

mente, da un periodo di necessaria preparazione.Ci troviamo una volta al mese con il nostro Assistente lo-cale fra Piero Bolchi di Milano per la formazione france-scana, seguendo un apposito testo (lo stesso che vieneusato anche in Italia) che ogni anno offre spunti semprediversi sulla spiritualità, gli insegnamenti e la storia fran-cescana. Gli incontri sono sempre ben frequentati e sonopreceduti dalla recita del rosario in parrocchia.

Abbiamo inoltre, durante l’anno, tre incontri di forma-zione a Bellinzona, assieme alle altre fraternità del Ticino,con il nostro Assistente regionale fra Michele Ravetta:

quest’anno sono stati trattati i temi dei Sacramenti dellaRiconciliazione e dell’Unzione degli infermi e una cate-chesi sullo Spirito Santo.

Tutti gli anni, in primavera, partecipiamo a un breve ritirospirituale al Bigorio: quest’anno fra Martino Dotta ci hacoinvolti parlando delle sue iniziative caritative verso i piùpoveri e gli stranieri.Facciamo riferimento anche al Consiglio regionale, da cuipartono belle iniziative.

Come fraternità sosteniamo tutti gli anni un Padrinato inAfrica e varie opere caritative, nonché i restauri della no-stra chiesa, e commemoriamo con le S. Messe le ricor-renze francescane, come pure i terziari defunti.

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Nella cornice francescana del Bigorioiniziamo il nostro ritiro con la guidadi fra Martino che ci introduce nel-l’area francescana con la “Preghieradi S. Francesco” per eccellenza:

“Onnipotente, santissimo, altissimo sommo Dio,

ogni bene, sommo bene, tutto bene,

che solo sei buono,a te rendiamo ogni lode, ogni gloria, ogni grazia,

ogni onore, ogni benedizione e ogni bene.Fiat, Fiat.”

Questa preghiera ci indica l’espe-rienza di credente di Francesco: con-formarsi sempre più a Cristo. Lapresenza di Dio è annunzio, perFrancesco, di tutto il bello, il buononel mondo: tutto è Dio. E’ la rivolu-zione portata da Francesco nelmondo. Segue la sua spogliazione ela sua rimessa al “Padre mio nelcielo”. Un interrogativo per noi: lanostra vita evangelica, fraterna, è te-stimonianza autentica del vangelo?La risposta la troviamo ancora in

Francesco. La sua ammirazione, me-ditata e umile, non per un scelta per-sonale appagante, ma la scelta di Diofino all’esperienza mistica, consape-vole sempre di dover restituire tuttoa Dio. Siamo solo amministratori,non possessori. Perciò ci deve essereil radicale cambiamento dei valori,dalla carità alla condivisione, al per-dono, al dono all’altro, alla fratel-lanza. Questo per essere lievito nel

mondo, come ci richiama la nostravocazione (Regola). Essere cristianiumani (Bonhöffer).

La seconda testimonianza di France-sco è centrata nel commento del“Padre Nostro”. Francesco, illumi-nato dal Vangelo, riproduce la vitaapostolica nella propria vita. Le sueenergie, sensibilità, corporeità, tuttol’assieme è una corrente che trascina

Ritiro spirituale regionale OFS al Convento del Bigorio

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Alcune nostre aderenti collaborano assieme ad altri vo-lontari alla pulizia della chiesa parrocchiale, altre al buonfunzionamento e preparazione della chiesa di S. Pietroper le sacre funzioni, al catechismo della Prima Comu-nione e della Cresima e attività varie, ognuno secondo leproprie possibilità.Per la “Giornata mondiale del malato”, voluta da GiovanniPaolo II l’11 di febbraio, inviamo un biglietto con la Be-nedizione di S. Francesco e portiamo un dono ai malatidella nostra parrocchia, sia a domicilio, sia negli ospedali,visite che sono molto apprezzate. Offriamo inoltre undolce a tutti gli ospiti dell’Istituto S. Filomena.

Da poco abbiamo rinnovato, secondo le nostre Costitu-zioni, per il prossimo triennio, il Consiglio di fraternità

composto dalla ministra (ministro: colui che serve), lavice-ministra e tre consiglieri.Inoltre, la giornata della “Preghiera perenne”, affidata al-l’Ordine francescano secolare del Ticino, sarà tenuta que-st’anno nella nostra parrocchia il 14 giugno.Le fraternità locali sono punti di partenza, per una fratel-lanza che va dagli aspetti semplici della vita, fino a rag-giungere impegni di più vasta portata, ovunque ci sianodei fratelli ai quali donare la propria testimonianza di fedee di amore.

Auspichiamo l’entrata di nuovi membri, anche maschili,per il bene e il futuro della Fraternità.

Clemens Della Casa

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gli altri, convince e testi-monia (FF 1178). La po-vertà, la sua MadonnaPovertà, non esclude ilmateriale, il cuore, lospirito, la dipendenzadagli altri, ma semprenella restituzione deibeni a Dio in una formacompleta, di umiltà conDio Padre. I rapporti conle creature vengonocambiati, i messaggisono di perdono, di ele-menti positivi, favore-voli, fraterni (frate sole,sorella acqua, ecc.).Tutta la creazione ci ac-compagna nella salitaverso Dio.

Il concetto della solidarietà france-scana non è solo distribuire i beni,ma il riconoscimento dapprima delfratello e della sorella, il vedere in loroil volto di Cristo. Esperienza spiri-tuale profonda: Cristo nell’altro, inchiunque altro (il lebbroso). Incon-tro umano, spirituale, di credente,per mantenere l’equilibrio, per amare

con il “metodo di Dio”. Non conforme devozionali. Dimenticare sestessi non vuol dire lasciarsi schiac-ciare, ma stabilire nuove scale di va-lori. Francesco incontra il lebbroso elo bacia (FF 110). Misericordia michiede il Signore! Esperienza essen-ziale di fede anche per noi (FF 1408).Il lebbroso è il Cristo sofferente:

comprende sia l’impegno spiritualema anche quello umano, con l’im-patto affettivo con l’altro, ciò chenon è sempre scontato, facile. Il fran-cescanesimo ci offre un’opportunitàrealistica, anche difficile, ma il soste-gno è Dio.

Franca Humair

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La ‘discrezione’ di Francesco

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nces

co Il brano che voglio presentare proviene dalla raccoltanota come “Specchio di perfezione”, scoperta e pub-blicata nel 1898 dal pastore protestante Paul Sabatier.

Egli riteneva molto importante quest’opera, che datava al1227 o 1228, anche perché – secondo lui – essa riflettela preziosa testimonianza di frate Leone, compagno diFrancesco, contrariamente all’opera del Celano, il qualesi era fatto fin troppo cassa di risonanza di papa Grego-rio IX e di frate Elia. Il merito del Sabatier resta comun-que intatto, anche se oggi si sa che la data propostadallo studioso francese è frutto di un’errata trascrizionedi un copista, che scrive una X al posto di una C(MCCXXVIII invece di MCCCXVIII).

Leggiamo innanzi tutto il testo, nella traduzione di Ver-gilio Gamboso e Simpliciano Olgiati.

“Come rimproverò i frati chevolevano seguire la via della lorosapienza e scienza, e predisseloro la riforma dell’ordine e ilritorno allo stato primitivo”

Trovandosi il beato Francesco al ca-pitolo generale presso Santa Mariadella Porziuncola – questo capitolofu chiamato delle stuoie, perchénon vi erano abitazioni se nonquelle fatte di stuoie, e in esse fu-rono presenti cinquemila frati, mol-tissimi frati sapienti e istruiti sirecarono dal cardinale di Ostia, chesi trovava là, e gli dissero: “Signore,vogliamo che voi persuadiate frateFrancesco perché segua il consigliodei frati sapienti e consenta talvoltadi essere guidato da loro”. E cita-vano la regola del beato Benedetto,quelle di Agostino e di Bernardoche insegnano a regolare la vita re-ligiosa così e così.

Tutte queste cose riferì il cardinaleal beato Francesco in tono di am-monizione. Il beato Francesco,senza rispondere nulla, lo prese permano e lo condusse tra i frati riu-niti a capitolo, e così parlò ad essiin fervore e forza di Spirito Santo:“Fratelli miei, fratelli miei! Il Signore

mi ha chiamato per la via dellasemplicità e dell’umiltà, e questavia mostrò a me nella verità per mee per quelli che intendono credermied imitarmi.

Di conseguenza, non voglio che minominiate nessuna Regola né disan Benedetto, né di sant’Agostino,né di san Bernardo, né alcun’altravia e forma di vita, se non quellache dal Signore mi è stata miseri-cordiosamente mostrata e donata.Il Signore mi ha detto che io dovevoessere come un novello pazzo inquesto mondo, e non ci ha volutocondurre per altra via che quella diquesta scienza. Dio vi confonderàproprio per mezzo della vostrascienza e sapienza. Io confido neicastaldi del Signore: per loro mezzoDio vi punirà. E allora tornerete alvostro stato, lo vogliate o no, convostra vergogna”.

Molto rimase stupito il cardinale, eniente rispose; e tutti i fratelli furonopieni di grande timore.” (FF 1761)

La proposta dei frati dotti

Non possiamo ovviamente sapere se il fatto raccontatosia realmente avvenuto o no, ma senz’altro esso è moltosignificativo per capire il travaglio di Francesco di frontealla crescita, forse eccessiva, del numero di frati, ma so-prattutto di fronte alla clericalizzazione o monasticizza-zione (mi si consenta il brutto termine) della primitivafraternità.

Difatti – come dice il testo – “moltissimi frati sapienti eistruiti” si recano dal cardinale di Ostia, protettore del-l’Ordine, per cercare di persuadere Francesco ad accettareil nuovo corso in atto dell’Ordine, ed a seguire “il con-siglio dei frati sapienti”, e consentire “talvolta di essereguidato da loro”.

Se realmente avvenuto, il cosiddetto Capitolo “dellestuoie” può essere datato o nel 1219 (con la presenzadel cardinale Ugolino), o nel 1221 (presente il cardinale

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Capocci). Ma appare alquanto diffi-cile pensare che fossero già presenti,in queste date, così tanti frati, purse alloggiati in povere stuoie.

La risposta di Francesco

Alle proposte del cardinale, pur seesposte “in tono di ammonizione”,Francesco non risponde, ma invita ilprelato a recarsi con lui dai frati riu-niti in Capitolo. La lezione che rice-vono sia il cardinale sia i cosiddettifrati sapienti o istruiti, appare moltosecca e dura. Francesco è consape-vole di aver dato l’avvio ad unanuova “forma di vita” religiosa, e at-tribuisce questa scoperta al Signorestesso, che lo ha chiamato “per lavia della semplicità e dell’umiltà”.

Egli, quindi, intende seguire questavia, anche a costo di essere ritenutoun pazzo, anzi un “novello pazzo”nel mondo dei cosiddetti benpen-santi. Per lui, allora, la nuova viadella perfezione spirituale non puòessere né quella dei monaci di sanBenedetto o di san Bernardo, néquella dei canonici di S. Agostino.

Francesco – davanti al cardinale e aifrati ammutoliti per questa sua de-cisa presa di posizione – rincara an-cora la dose minacciando, se delcaso, l’intervento dei demoni, pre-sentati quali “castaldi del Signore”.

Cosa concludere? Francesco, per-suaso di aver dato origine ad una“fraternità”, avrebbe forse preferitoche il gruppo dei suoi fratelli se-guisse la strada evangelica di unavera fraternità. Ma purtroppo, pur sea malincuore, avrà dovuto accettareche i suoi sogni sfociassero in unOrdine di carattere più giuridico chefraterno.

fra Riccardo Quadri

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Essere e agire insieme

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i pe

r te Mi sono proposto di offrire anche ai lettori del «Mes-

saggero» questa breve riflessione sull’essere e sul-l’agire insieme. E’ un tema che affronto regolarmente

nel contesto dei gruppi di meditazione, per evitare il frain-tendimento di chi interpreta la meditazione come un mododi chiudersi in sé stessi e di isolarsi dagli altri. Del resto, giài padri del deserto conoscevano questo pericolo, e ne met-tevano in guardia i loro discepoli. Il loro ritirarsi nel desertoera sicuramente un «fuggire» il mondo, ma per ritornareverso i fratelli carichi di nuova luce ed energia. Gesù stessosi ritirava in luoghi solitari, solo con il Solo, per attingereforza e luce alla sua missione nell’incontro col Padre. AncheFrancesco conosce periodi d’intensa solitudine e silenzio,ma poi ritorna verso i fratelli con la parola di Dio in mano:«il Signore mi ha detto», «l’Altissimo mi ha rivelato».L’essere e l’agire insieme è parte integrante del mistero dellavita. Anzi, è il fondamento stesso su cui la vita si costrui-sce. Fin dal suo concepimento, il bambino è insieme e in-teragisce con la madre. Cresce nel suo grembo in virtù diuna relazione vitale con lei. Poi c’è la famiglia, ci sono i ge-nitori, i fratelli, le sorelle, i nonni, gli zii. In seguito arrivanoi compagni di scuola, il quartiere, la parrocchia, il paese, igruppi di svago e d’interessi condivisi, gli amici, il lavoro.Ma ci sono anche gli alberi, gli animali, il cielo stellato,l’universo che ci circonda, nel quale ci muoviamo e respi-riamo. La vita è questo processo di relazione interdipen-dente, nei confronti del quale siamo tutti debitori. E’un’esigenza che s’iscrive nel processo stesso della vita.Siamo creature e, fin dal nostro apparire in questo mondo,viviamo, agiamo e cresciamo in virtù di un costante rap-porto d’interdipendenza con i nostri simili e con l’infinitamolteplicità del creato. L’interazione e l’interdipendenza sono costitutive dell’uni-verso nel quale viviamo. Nella tradizione buddhista, questoaspetto viene talmente sottolineato da indurre qualcuno acredere che il buddhismo neghi l’esistenza stessa del-l’anima. In realtà, ciò che il buddhismo nega è l’esistenzadi un’anima indipendente. In termini affermativi, anatta –il «non-sé» – significa che tutto esiste in virtù dell’interdi-pendenza. L’anima esiste, ma nasce e sopravive grazie a unprocesso ininterrotto di relazione con le infinite compo-nenti dell’universo. Il motore che pone in essere e muovetutte le cose è l’interdipendenza. Scrive il monaco buddistaThich Nhat Hanh: «Il buddismo ci insegna a guardare lecose nella loro natura di inter-essere e di co-originazione di-pendente. Facendolo, ci liberiamo da un mondo in cui ognicosa sembra avere un’identità separata». Il frutto che nenasce è prezioso. Infatti, «la mente che vede le cose nellaloro natura di inter-essere e di co-originazione dipendente èchiamata la mente della comprensione non discriminante».

Questa mente non si attacca morbosamente alle proprieopinioni, perché «comincia a vedere in trasparenza che laverità si trova nella vita e non nella semplice conoscenza in-tellettuale».1

Non abbiamo, dunque, un’identità separata. Il nostro «io»,la nostra personalità, è una realtà generata dall’interazionecon gli altri e con le cose. Cambiamo e ci rigeneriamo incontinuazione. Viviamo e ci costruiamo in virtù di un pro-cesso d’interdipendenza che chiama in causa tutto ciò cheesiste. Di conseguenza, tutta l’arte del vivere e del viverebene dipende essenzialmente dalla nostra capacità di as-sumere consapevolmente e di fare nostra questa dinamicadella vita. E’ in virtù di questo processo che oggi siamo ciòche siamo, ossia diversi da ciò che eravamo ieri, e domanisaremo diversi da ciò che siamo attualmente.Se l’interdipendenza è il fondamento di tutto ciò che esisteallora, per vivere bene, dobbiamo aprirci con gratitudine econsapevolezza agli altri e a ogni cosa. Questo è il sensodell’incontrarci con gli altri, dell’aprirci ad essi con simpa-tia e gratitudine. E’ anche il senso dell’ascoltarci reciproca-mente, del condividere e dell’agire insieme. Cosa tutt’altroche scontata o facile, perché ogni incontrarsi è anche un va-lido motivo per scontrarsi e per escludersi a vicenda. Civuole molto tatto, agilità e consapevolezza se vogliamo evi-tare lo scontro che mortifica, per favorire, a partire dalloscontro, l’incontro che ci arricchisce, dotandoci di nuovecapacità di comprensione, intelligenza e amore. E’ sempre in questa prospettiva che Thich Nhat Hanh parladi un dialogo compassionevole. Il dialogo compassione-vole nasce dalla simpatia per l’altro. In virtù di questo at-teggiamento cerchiamo di entrare nelle ragioni dell’altro edi capirle. Scrive Thich Nhat Hanh: «L’atteggiamento diapertura e non attaccamento alle opinioni crea rispetto perla libertà altrui. La libertà è un diritto fondamentale di ogniessere umano; di tutti e non solo di qualcuno. Per poter ri-spettare la libertà altrui, dobbiamo liberare noi stessi dal-l’attaccamento e dal fanatismo e aiutare gli altri a fare lostesso. Come possiamo aiutare noi stessi e gli altri? Col dia-logo compassionevole. Il dialogo compassionevole è l’es-senza dell’azione non violenta, ossia di ahimsa. Ahimsacomincia con l’energia della tolleranza e con la gentilezzaamorevole, che si esprimerà con la parola gentile, compas-sionevole e intelligente, l’unica che può commuovere i cuoridelle persone. Poi si sposta nel campo delle azioni, percreare una pressione morale e sociale verso il cambiamento.La comprensione e la compassione devono essere la baseper l’azione non violenta. Le azioni provocate dalla rabbia,dall’impazienza e dall’odio non si possono chiamare nonviolente».2

Le parole di Tich Nhat Hanh sono tanto più pregnanti e si-

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gnificative se si pensa al contesto nel quale furono scritte.Esse risalgono agli anni ’60, ossia al periodo in cui la guerrainfuriava nel Vietnam, seminando divisioni, odio e vio-lenza. In quegli anni, Thich Nhat Hanh fondò l’Ordine del-l’Inter-essere, Tiep Hien. Con riferimento alla guerra delVietnam e alla nascita dell’Ordine dell’Inter-essere, scriveva:«I peggiori nemici del buddhismo, ma anche di ogni altrareligione e dell’umanità, sono il fanatismo e la chiusuramentale. La distruzione delle vite e dei valori morali du-rante la guerra del Vietnam è stata davvero il frutto del fa-natismo e della chiusura mentale. L’Ordine del Inter-esserenacque in quella situazione di estrema sofferenza, come unfiore di loto che nasce in un mare di fuoco. Inserito in que-sto contesto, esso è sorto come la voce compassionevole

del Buddha in un oceano di odio e di violenza».Ma non c’è bisogno della guerra del Vietnam o di altreguerre per capire l’importanza dell’inter-essere. La vita cifornisce continue occasione per allenarci nell’arte del dia-logo, dell’apertura all’altro, della simpatia e della non vio-lenza. Le occasioni di scontro non mancano mai, ma sesiamo consapevoli della legge dell’interdipendenza di tuttele cose, questi stessi scontri diventano occasione per cre-scere e imparare. E’ così che ci armiamo di sentimenti digratitudine, di simpatia e di stima reciproca, invece di chiu-derci gli uni agli altri e al senso più genuino della vita. Perarrivare a questo, però, occorre anzitutto capire che noi cre-sciamo, sì, in virtù delle qualità, della comprensione e dei

talenti altrui, ma anche in virtù della loro diversità, dei lorolimiti e delle loro imperfezioni. Se sappiamo accostarci aessi con attenzione e rispetto, ci rendiamo conto che, inrapporto alla nostra crescita, i limiti e i difetti altrui pos-sono risultare addirittura più fecondi delle virtù che ammi-riamo negli altri. Spesso, poi, i limiti e le imperfezioni deglialtri fanno da specchio a noi stessi. Se evitiamo il giudizioaffrettato e la critica superficiale, finiamo per conoscere me-glio noi stessi. Allora, i limiti e i difetti degli altri sono pernoi un’occasione e un aiuto per crescere e migliorare. Certo,ci vuole umiltà, semplicità e concretezza. Per questo Gesùci esorta, in Mt 7,3-5: «Perché stai a guardare la pagliuzzache è nell’occhio di un tuo fratello, e non ti accorgi dellatrave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello:

“Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre neltuo occhio hai una trave? Togli prima la trave dal tuo oc-chio: allora ci vedrai bene e potrai togliere la pagliuzza dal-l’occhio del tuo fratello»? Sono parole di estrema saggezzache, ricordate e vissute, non solo qualificano il nostro rap-porto con gli altri, ma ci portano a vivere da persone sem-pre più adulte e concrete, ma anche serene e felici.

fra Andrea Schnöller

1 Thich N. Hanh, Respira! Sei vivo, Ubaldini, Roma 1994, pp. 153-154.

2 Ivi, pp. 154-155

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In principio... Dio!

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Mes

sagg

io b

iblico Quando a scuola iniziavo a spiegare la Bibbia mi di-

vertivo con questa piccola indagine: scrivevo sulla la-vagna alcuni nomi biblici: Davide, Mosè, Enoc, Noè,

Giuditta, Salomone, Adamo, Paolo, Abramo, ecc... e poichiedevo ai miei allievi di scuola superiore (liceo, magi-strale) di metterli in ordine secondo la loro apparizione nelSacro Testo. Normalmente tutti riuscivano a scegliereAdamo come l’apripista, ma dietro a lui, il caos; per gli altrinomi era ben difficile che allievi, pur del liceo, sapesseroformare una lista cronologicamente esatta. Vorrei fare que-sta prova anche con voi che mi leggete, evidentemente nonper rimproverarvi se non sapete ordinare questi nomi se-condo la data della loro apparizione nella Bibbia, ma peresortarvi a perseverare in questa lettura, perché al terminedi questa serie d’articoli (non so nemmeno quanti sarannoperché la Bibbia è un Libro immenso) forse sarete in gradodi poter far ordine nella vostra testa riguardo a questi per-sonaggi.

Quando noi parliamo di Bibbia subito ricordiamo coloroche furono chiamati i pro-genitori, Adamo ed Eva. Maprima di loro la Bibbia, nel libro chiamato Genesi (che vuoleappunto dire generazione iniziale), ci parla della creazionee, dopo di loro, di Caino ed Abele, del diluvio universale,della torre di Babele, ecc. Tutte queste pagine formano gliundici capitoli che contengono il cosiddetto “racconto delleorigini” e precedono la nascita del popolo ebreo che av-verrà con Abramo.

Questi primi testi hanno evidentemente un significato spe-ciale; ma quale?Il racconto delle origini intende situare questo popolo nellastoria universale dell’umanità vista fin dai suoi inizi. Nonpretendono sicuramente di essere una storia come la scri-veremmo oggi, questi quadri sulla formazione del modo esui primi uomini descrivono la nostra vocazione e anchel’essenziale del nostro dramma, ciò che vi è nel più pro-fondo degli esseri e della loro storia.Nella “Bibbia della Civiltà Cattolica” (uno dei commentiche useremo per questi articoli, testo purtroppo esaurito),si legge infatti: “questi undici capitoli descrivono il nostrolegame con Dio, proveniente dalla creazione, un legameche non potremmo mai perdere, descrivono il peccato e lamorte, lo scandalo delle nostre divisioni, la nostra respon-sabilità e la nostra libertà, il nostro essere chiamati alla sal-vezza”.La tradizione, lo sappiamo, ha composto questi raccontiutilizzando immagini ricorrenti nella mitologie dei popolicircostanti ma ha saputo trasformarle profondamente permettere in rilievo, ed è qui la sua originalità, la fede in un

Dio unico e il vero ritratto dell’uomo che esce dalle Suemani.Ma come inizia questo libro della Genesi?Inizia con questa frase grandiosa: In principio Dio creò ilcielo e la terra.Siamo ributtati indietro, alle origini del tempo e della sto-ria! E chi vi troviamo? Una persona, Dio. Ma questo Dionon è inerme, non è beato nella sua immensa solitudine.Ma opera, crea, dà vita, dona quell’esistenza che Lui pos-siede, la dona ad altri, al cielo e alla terra e tutto quello chein essi si contiene.All’inizio di un grande Libro, una grande presenza! La pre-senza stessa di Dio creatore.

Poi il “racconto” continua con un cantico di sei strofe, fa-cilmente riconoscibili perché tutte terminano con questoversetto: Venne la sera poi venne il mattino: primo giorno(secondo... terzo... sesto giorno).Questa disposizione, certo non casuale, ha un carattereevidentemente pedagogico: si propone infatti di aiutare lamemoria del narratore e degli ascoltatori.La cosa è talmente chiara che non è davvero il caso di osti-narsi sulla questione dell’ordine in cui si succedono le sin-gole opere della creazione, altrimenti il raccontodiventerebbe assurdo e ridicolo; infatti - per esempio - ilprimo giorno Dio crea la luce e solo il quarto giorno il solee la luna e le stelle.

Allo scrittore sacro non interessava affatto di presentare unaesatta successione delle varie ere geologiche, ma c’eranomotivi religiosi e pedagogici che lo spingevano a raccoglierela molteplicità dell’opera creatrice di Dio in un schema in-tuitivo e facile a ricordarsi. Non bisogna perciò desumeredal racconto della creazione più di quanto l’autore stesso havoluto dire.Una legge fondamentale per una sana esegesi è di non cer-care mai nella Sacra Scrittura una risposta ai problemi chelo scrittore sacro ignorava, o che per lui non presentavanoun interesse.

Ma perché si parla di cielo e terra e non si usa la parola“mondo”? A noi sarebbe suonato meglio in principio Diocreò il mondo o l’universo. Nell’antico ebraico non si co-nosce un termine che equivalga alla parola “mondo” equindi si usano delle parafrasi quali cielo e terra, oppurecielo, terra, mare e ciò che è in essi.Quello che noi chiamiamo mondo dunque è creato da Dio,in principio; ciò significa che l’essenza del mondo sta nel-l’essere creatura divina; questa affermazione è valida perogni tempo.

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E che cosa significa “creare”? Il catechismo di un tempo ri-spondeva: “creare vuol dire fare dal nulla”. Ma fare checosa? Tutto quello che esiste.Oggi questa spiegazione è forse fuorviante.

Creare non significa che un giorno Dio si mise a fare tuttoquello che esiste, così come oggi esiste, ma che Dio, dopoaver dato l’impulso iniziale e dopo aver stabilito le grandileggi naturali, ancora oggi continua a sorreggere, attraversoil suo amore, e a portare a compimento lungo i secoli tuttoquello che c’è. Nella parola “creare” vi è dunque un con-cetto molto ampio che comprende quello che noi oggi chia-miamo provvidenza, destinazione, sostentamento.

Soltanto così, ampliando il concetto ed arricchendolo dimolti impegni, noi possiamo capire la grandezza dell’operadivina.

Inoltre non dimentichiamo mai che l’uomo è stato da Diochiamato ad essere pro-creatore con Lui, cioè corresponsa-bile di tutta la creazione, accompagnatore del creato versoil suo ultimo fine.Tre sono dunque i concetti che in questa frase In principioDio creò il cielo e la terra vanno valorizzati.Il concetto tempo: in principio, noi piccoli uomini dalla vitadi breve durata siamo invitati a ritornare alle origini stessedel tempo, quasi per farci capire che l’esistenza del creatonon va misurata con i nostri anni, i nostri secoli, ma siperde nell’ “inizio delle cose”.

Parlare di milioni, miliardi di anni.... è ancora un parlare ditempo! La Bibbia parla più semplicemente, ma anche piùprofondamente di un principio, spiegando la struttura diquesto cantico che è registrato nel primo capitolo della Bib-bia e sconfina anche nei primi versetti (1-4a per esattezza)del capitolo secondo.

Questo inno è diviso in sette strofe corrispondenti ai settegiorni che poi formano la base della nostra settimana.Nel primo giorno viene creata la luce, nel secondo giornovi è la separazione delle acque superiori dalle acque infe-riori, nel terzo giorno la separazione del mare e della terracon le piante, e questi tre giorni formano una prima terna.Il quarto giorno vengono creati sole, luna e stelle, nelquinto giorno uccelli e pesci, nel sesto giorno gli animalidella terra e l’uomo; seconda terna.Da questa disposizione ternale vediamo subito che vi sonodei rapporti fra i giorni della prima e i giorni della secondaterna.La prima terna possiamo chiamarla la terna della prepara-

zione dell’ambiente: nel primo giorno si crea la luce perpermettere di fare tutte le cose, nel secondo giorno si creala separazione delle acque superiori dalle acque inferiori se-condo la mentalità del tempo, nel terzo giorno la separa-zione dal mare della terra con la creazione delle piante.La seconda è la terna del riempimento degli spazi prepa-rati, della decorazione; nel quarto giorno lo spazio prepa-rato nel primo viene occupato dal sole, dalla luna e dallestelle.

Nel quinto giorno nelle acque superiori volano gli uccelli enelle acque inferiori guizzano i pesci.Nel sesto giorno sulla terra vengono creati gli animali e in-fine l’uomo.Dopo le due terne vi è una strofa tutta dedicata al settimogiorno, giorno importante, che Dio dichiara “mio”.

E come le prime note di questa sinfonia introducono me-ravigliosamente a tutto il racconto della creazione, le ul-time note del cantico formano un finale maestoso, d’unfascino tutto particolare. Leggiamo rispettando gli a-capo:

Così Dio completòil cielo e la terrae ciò che vi si trova:tutto era in ordine.

Il settimo giornoterminata la sua opera,Dio si riposò.

Il settimo giornoaveva finito il suo lavoro;Dio benedisse il settimo giornoe disse: “E’ mio!”Quel giorno si riposò dal suo lavoro;tutto era creato.

Questo è il raccontodelle originidel cielo e della terraquando Dio li creò.

Notate in queste strofe il bel intercalare di concetti che siripetono per sottolineare dei messaggi: “settimo giorno”,“completò - creò” , “cielo e terra - la sua opera - il creato”,ed infine per due volte “si riposò”.Dunque, Dio, il settimo giorno, dopo aver creato e com-pletato la sua opera, dopo aver dichiarato “il mondo èmio”, si riposò.

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Accordo finanziario tra le chiese vodesi

La Federazione ecclesiastica cattolica romana del can-ton Vaud (FEDEC-VD) e la Chiesa evangelica riformatadel canton Vaud (EERV) hanno concluso un accordo,approvato dalle rispettive assemblee e valido per gli anni2009-2014, per fissare i contributi finanziari versati dalCantone di Vaud alle Chiese e che per motivi storicierano squilibrati a danno della comunità cattolica. Conla nuova Costituzione cantonale, approvata il 14 aprile2003, il popolo vodese ha attribuito lo stesso statutogiuridico alle due Chiese storiche, ponendole su unpiede di eguaglianza: l’accordo tra le Chiese prevede cheil sussidio statale alla EERV sarà progressivamente ri-dotto a favore della FEDEC-VD. Per l’anno 2009, il con-tributo statale alla comunità cattolica è stato fissato infr. 23,3 milioni e per la massima parte serve alla retri-buzione del personale (preti e laici). In una dichiara-zione comune le Chiese vodesi osservano che “ilcammino non si ferma qui. Dobbiamo ancora conti-nuare e aumentare la collaborazione sul terreno per ilbene di tutti. Non si tratta tanto di preservare i nostri di-ritti quanto di dare il nostro contributo quali compo-nenti attive per la società vodese del XXI secolo. (…) Leleggi che ci regolano prevedono per il futuro una ne-cessaria collaborazione, attraverso compiti esercitati incomune. E’ un riconoscimento pubblico di una colla-borazione antica. Ma è anche un allargamento di essacon la istituzione di consigli ecumenici dove agenti pa-storali cattolici e ministri riformati lavorano assieme, insussidiarietà, nell’adempimento della missione fonda-mentale delle Chiese cristiane che è di portare la luce diCristo a tutti”.

Preparare al pluralismo religioso

Le edizioni ENBIRO (Enseignement Biblique et Interre-li gieux Romand) di Losanna, da anni prepara testi e sus-sidi per l’insegnamento religioso nelle scuole deiCantoni ro mandi, tenendo conto del pluralismo religiosoormai dif fuso in Romandia. Lo scorso dicembre hannopresentato una nuova collezione, dal titolo “Alla sco-perta delle reli gioni” che si propone di aiutare i giovania capire la com plessità religiosa e sociale per la presenzadelle diverse confessioni cristiane, l’aumento della pre-senza musulmana e dei nuovi gruppi religiosi (indù,buddisti, ecc.) o di chi non appartiene ad alcuna. Se-condo i compilatori dei testi, pre sentare la pluralità delfenomeno religioso permette anche di rendere più vivala memoria della tradizione giudeo-cri stiana e prepara i

Appunti di vita ecclesiale

Vedremo, quando commenteremo le “Dieci Parole” (i co-mandamenti) come sono registrati nel libro dell’Esodo,che nel terzo di questi precetti Dio stesso dirà: Io, il Si-gnore, ho fatto in sei giorni il cielo, la terra e il mare etutto quello che contengono, ma poi mi sono riposato ilsettimo giorno; per questo ho benedetto il giorno di sa-bato e voglio che sia consacrato a me.

Questo racconto “della creazione”, evidentemente, nonè un racconto scientifico; se lo credessimo tale - lo ab-biamo già detto - cadremmo nel ridicolo: viene infattiprima creata la luce e poi il sole, la luna e le stelle che lasprigionano.È un inno, un canto, una poesia che ha dei fini ben pre-cisi, il primo fra tutti quello di dimostrare che il sole nonè Dio, la luna non è una dea, che nessun albero può van-tare di essere una divinità, nessun animale può essere ado-rato come idolo, nemmeno l‘uomo, anche se assomiglia aDio, ma tutto è stato creato, voluto, tutto viene conser-vato e guidato da l’unico Dio.

Quindi il vero scopo del cantico della creazione è unagrande confessione monoteistica: Adorerai un solo Dio,Creatore e Signore del cielo e della terra, scopo che cipermette di capire l’attualità di questa prima pagina dellaBibbia.

All’uomo moderno che è tentato di ateismo, il richiamo al-l’unicità di Dio può tornare utilissimo; anche se di veri ateiforse non ce ne sono più, perché coloro che non adoranoun Dio spirituale e trascendentale arrischiano di adorareparecchi altri idoli materiali.

Infatti anche nel linguaggio comune l’aggettivo “divino”quanto viene sprecato!

E al di là di un immeritato elogio questo spreco denunciache l’uomo vuole attribuire ai suoi “divi” e alle sue “dive”quel culto e quell’adorazione che la Bibbia chiede di ri-servare a l’unico vero Dio.

Vincere questo divismo vuol dire rimettere le cose al pro-prio posto, vuol dire assumersi la propria responsabilità difronte al creato senza l’esaltazione pericolosa per nessunacreatura, ma senza nemmeno degradare gli animali e lepiante ad esseri di infima categoria sui quali l’uomo puòpremere con tutto il peso del suo autoritarismo.Aveva ben compreso questo primo capitolo della GenesiFrancesco d’Assisi che ce ne ha lasciato uno dei più beicommenti nel suo meraviglioso Cantico delle Creature.

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esagiovani a vivere il confronto con le persone di diverso

credo in un clima di tolleranza e di accoglienza. Per orasono disponibili due mezzi didattici per allievi e inse-gnanti per le classi del primario, dal titolo “Un monde encouleurs” e “Au fil du temps”. “Il mondo colorato”comprende due volumi per gli alunni di 7-9 anni e mettel’accento sui racconti biblici di Giacobbe e Giuseppe, ilibri di Ruth e di Ester, e sui racconti della nascita diGesù e della sua missione con alcune parabole. Il testo“Lungo lo sviluppo del tempo”, per gli scolari di 9-11anni, tratta principalmente dei personaggi fondatori dellatradi zione giudaico-cristiana, come Mosè, Davide, Gesù,Sara, Rebecca e anche dei fondatori di altre religioni,come Mao metto per l’lslam e Budda per il Buddismo.Per gli allievi di 11-13 anni ENBIRO propone la pubbli-cazione “Le reli gioni in Svizzera” che offre una visionesocio-culturale e storica del paesaggio religioso svizzero.Altri testi propon gono un approccio trasversale di temicomuni alle diverse tradizioni religiose, come i raccontidella creazione, i ca lendari, le feste, ecc. Per gli studentidi 13-16 anni, ven gono proposti testi sulla attualità dellereligioni, sia informativi sia di approfondimento, che per-mettono di ca pire l’influenza delle religioni sulla società.ENBIRO pub blica annualmente anche un calendario chesegnala le principali feste delle diverse religioni: così oltrealle prin cipali feste cristiane, gli scolari imparano a co-noscere e ri spettare (e magari festeggiare) anche quelledei loro compagni non cristiani. Tra ENBIRO e le auto-rità scolasti che esiste una buona collaborazione, basatasulla preoc cupazione costante di garantire una informa-zione corretta che tenga conto dei risultati della ricercacontemporanea sul fenomeno religioso e sulla storiadelle religioni (da APIC Friburgo).

I cappuccini in Svizzera tedesca

I cappuccini vogliono regalare gli edifici del vecchio con-vento lucernese di Schüpfheim, fondato nel XVII secolo,alla fondazione Sonnehügel per essere certi che sarà an-cora destinato a scopi sociali. Dal 1993 una associazionegestisce nel convento una “Casa di ospitalità”, offrendoun ricovero a persone in situazioni difficili. Tuttavia glistabili necessitano di investimenti calcolati in circa duemilioni di franchi per mantenere la struttura primitiva;un aiuto da parte del canton Lucerna sembra essere ga-rantito. Il convento di Altdorf, primo convento cappuc-cino a nord del San Gottardo, fondato nel 1581 perindicazione di san Carlo Borromeo, è stato chiuso: pec-cato! Attualmente i cappuccini di lingua tedesca attivi inSvizzera sono 150 e vengono concentrati nei sette con-

venti più importanti (Appenzello, Briga, Mels, Rapper-swill, Olten, Soletta, Wil e Zurigo); inoltre 18 frati sonoattivi come missionari in Africa e in Asia.

Nuovi luoghi di preghiera

Sulle autostrade svizzere esiste solamente la cappella dipreghiera nell’area di servizio, direzione sud, prima delSan Gottardo: è stata costruita dieci anni fa, da una fon-dazione, ed è aperta ogni giorno dalle 7 alle 20. Recen-temente è stata dotata di un impianto che permette diascoltare musica, di proiettare immagini e di ricevere in-formazioni religiose. In Germania si contano 32 luoghidi culto lungo le autostrade e sono visitate da almeno unmilione di persone ogni anno. Un nuovo luogo di pre-ghiera e di meditazione è stato recentemente realizzatoall’aeroporto di Kloten, per essere a disposizione nellazona “non-Schengen”, dove molte persone in transitodesideravano un luogo di silenzio e di solitudine. Nellarealizzazione sono state coinvolti, oltre che rappresen-tanti cristiani (che gestiscono lo spazio) anche rappre-sentanti ebrei e musulmani; sul pavimento sono indicatele direzioni della Mecca e di Gerusalemme e natural-mente è presente una croce. Numerosi sono ormai i luo-ghi di meditazione e di preghiera in stazioni ferroviariee grandi magazzini, specialmente nella Svizzera tede-sca, mentre sono rari nella Svizzera romanda, dove leChiese protestanti preferiscono specializzare, con atti-vità particolari, edifici ecclesiastici già esistenti.

Centro Cattolico Radio e Televisione (CCRT)

Il Centro Cattolico Radio e Televisione (CCRT) è statofondato nel 1958 per produrre i servizi religiosi presso laRadio e la Televisione della Svizzera romanda, in colla-borazione con l’istituzione analoga protestante Médias-Pro; ha lo statuto di una associazione riconosciuta dallaChiesa cattolica che ne assicura la metà del fabbisogno(nel 2009 di 1,18 milioni di franchi) e occupa una doz-zina di collaboratori che lavorano nelle radio e televi-sione pubbliche. André Kolly, direttore dal 1988, sarà afine anno sostituito da Bernard Litzler, teologo e gior-nalista di 53 anni, attualmente redattore capo del setti-manale “Echo-Magazine”. Oltre alle trasmissioniradiofoniche o televisive delle Sante Messe, il CCRT curadiversi servizi R-TV e la rubrica “Juste ciel” e rappresentaun luogo di riferimento per la riflessione e di formazionesui media.

Alberto Lepori

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Prete - pastore: quali differenze?

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ico Isemplici fedeli hanno tendenza adassociare il ruolo del prete cattolico

e del pastore evangelico. In realtà,come vedremo, vi sono notevoli diffe-renze tra i due ministeri, tanto che laChiesa cattolica non riconosce quelloprotestante. Conseguenze: Roma ri-tiene che le Chiese nate dalla Riformanon siano tali ma “comunità eccle-siali” e non permette ai cattolici di ac-costarsi alla santa cena.

Per la Chiesa cattolica, contrariamentea quelle riformate, quello dell’ordine èun sacramento. Come si legge nelCompendio del Catechismo, è grazieal sacramento dell’ordine che la mis-sione affidata da Cristo ai suoi apo-stoli continua ad essere esercitatanella Chiesa sino alla fine dei tempi. Eancora (n. 323): “Ordine indica uncorpo ecclesiale, di cui si entra a farparte mediante una speciale consa-crazione (ordinazione), che, per unparticolare dono dello Spirito Santo,permette di esercitare una sacra pote-stà a nome e con l’autorità di Cristo aservizio del Popolo di Dio”. Nettaanche, nel cattolicesimo, la distin-zione tra il sacerdozio universale ditutti i fedeli battezzati e il sacerdozioministeriale ordinato, che si componedi tre gradi: il diaconato, il presbite-rato e l’episcopato.Nel protestante-simo, invece, non è così. Come scriveEmidio Campi in un interessante arti-colo intitolato “Uno solo è il mae-stro”, pubblicato nel numero di marzo2009 di “Voce evangelica” e dal qualeci siamo ampiamente ispirati, per i ri-formatori non c’è differenza tra laicatoe clero, in quanto tutti i battezzatisono sacerdoti. Ad essi è affidato ilmandato di esercitare le funzioni diammaestramento, di consolazione, diliberazione dei peccati che prima diCristo erano esercitate dai sacerdoti(termine – rileva Campi – che nelNuovo Testamento non è mai riferitoa una singola persona, bensì sempre

al solo Cristo o all’intero suo popolo.Nuovo Testamento – aggiunge - chenon conosce l’esistenza all’internodella comunità di un gruppo specialedi persone incaricate di svolgere lefunzioni cultuali). Secondo il pensierodella Riforma, credenti, e quindi sa-cerdoti, si diventa non mediante l’or-dinazione sacerdotale o una qualsiasicerimonia ecclesiastica ma soltantoper grazia, a motivo di Cristo, all’attodel Battesimo, che è il fondamentodella vita cristiana. Ma allora non vi èuna contraddizione, nel protestante-simo, tra l’affermazione del sacerdo-zio universale di tutti i battezzati el’esistenza di un ministero ecclesialeordinato (per diventare pastori ci vo-gliono anni di studi teologici)? EmidioCampi spiega che i riformatori distin-guono tra esercizio del sacerdoziouniversale sul piano personale e suquello comunitario o pubblico.

Quest’ultimo consiste nel serviziodella predicazione e dei sacramenti epuo’ essere esercitato soltanto da per-sone che sono state ritenute idonee asvolgerlo e che ne abbiano ricevuto ilmandato dalla comunità e a nomedella comunità, cioè i pastori, chevengono ordinati tramite l’imposi-zione delle mani. Quindi la conce-zione che la Riforma ha del ministeronon è più sacramentale ma funzio-nale. I pastori non sono dispensatoridel sacro e il loro ministero si fondanon sull’appartenenza all’ordine sa-cerdotale per effetto della consacra-zione, ma, come abbiamo visto, sulmandato conferito dalla comunità disvolgere il servizio della predicazionedella Parola e dell’amministrazione deisacramenti e un’ampia serie di dovericonnessi a questo ufficio, come adesempio la responsabilità della con-duzione spirituale della comunità cri-stiana loro affidata, l’insegnamentoreligioso e la celebrazione dei matri-moni e dei funerali.

Il documento di Lima

I fondamenti teologici della conce-zione protestante del ministero sonodunque molto diversi rispetto a quellacattolica. Un tentativo di trovare undenominatore comune a tutte legrandi tradizioni cristiane era statofatto con il famoso documento diLima “Battesimo, eucaristia, mini-stero”, pubblicato dalla Commissione“Fede e Costituzione” (della quale faparte a pieno titolo anche la Chiesacattolica) del Consiglio ecumenicodelle Chiese nel 1982 come apprododi uno studio e di un dialogo duratipiù di 50 anni. Sebbene si sia indub-biamente trattato di un risultato diun’importanza senza precedenti nellastoria del movimento ecumenico mo-derno, il documento di Lima non haperò avuto alcuna conseguenza pra-tica nei rapporti tra la Chiesa cattolicae le altre Chiese cristiane.

Vorremmo ora evidenziare, in que-st’ultima parte, altre differenze – pra-tiche, quindi molto visibili – tra ilministero cattolico e quello evange-lico. Una di esse è che nella stra-grande maggioranza delle Chiese natedalla Riforma (ma non in tutte), il pa-storato è aperto anche alle donne, maprima che ciò avvenisse si sono dovutiattendere quattro secoli, poiché leprime donne pastore risalgono al ven-tesimo secolo, prassi acceleratasi e di-venuta normale però solo dopo glianni ’50, con peraltro notevoli diffe-renze tra i vari paesi. Nella Chiesa cat-tolica, invece, nella famosa letteraapostolica “Ordinatio sacerdotalis”del 22 maggio 1994, Giovanni PaoloII scrive testualmente: “al fine di to-gliere ogni dubbio su di una questionedi grande importanza, che attiene allastessa divina costituzione dellaChiesa, in virtù del mio ministero diconfermare i fratelli dichiaro che laChiesa non ha in alcun modo la fa-

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coltà di conferire alle donne l’ordina-zione sacerdotale e che questa sen-tenza deve essere tenuta in mododefinitivo da tutti i fedeli dellaChiesa”.

La questione del celibato

Un’altra differenza che si nota tra pretie pastori è che per questi ultimi il ma-trimonio non costituisce un impedi-mento all’esercizio del loro ministero,mentre nella Chiesa cattolica di rito la-tino (ma non in quelle orientali), ichierici sono vincolati al celibato,come prescrive il Codice di diritto ca-nonico del 1983 al n. 277. Ma se laquestione dell’ordinazione delle donneviene considerata di ordine dottrinale(quasi un dogma), quindi – come ab-biamo appena visto – non è riforma-bile, quella del celibato si situa invecea un livello inferiore, cioè quello disci-plinare, tanto è vero che sono abba-stanza numerosi gli ex-pastoriprotestanti o preti anglicani che, con-vertitisi al cattolicesimo, hanno potutoe possono ricevere l’ordinazione sacer-dotale sebbene sposati.

Quindi non è escluso che un giornoanche la Chiesa cattolica – l’unica cheprescriva l’obbligo del celibato a chivuole diventare ministro ordinato –cambi questa prassi, anche se sia Gio-vanni Paolo II sia Benedetto XVIhanno più volte sottolineato il valoredel celibato presbiterale e fatto capiredi volerlo assolutamente mantenere.Tuttavia, all’interno stesso dellaChiesa romana, si alzano di tanto intanto alcune voci, anche autorevoli,che vanno in senso contrario, senzacontare che l’opinione pubblica catto-lica sembrerebbe abbastanza favore-vole a un cambio di rotta. Tra i vescoviche negli ultimi tempi si sono pubbli-camente dichiarati a favore di unapossibile revisione della legge sul celi-bato dei preti figurano l’arcivescovo diFriburgo in Brisgovia e presidente dellaConferenza episcopale tedesca RobertZollitsch e il vescovo di NottinghamMalcolm McMahon. Anche il cardi-nale brasiliano Claudio Hummes,poco prima di partire per Roma, neldicembre 2006, per assumere l’inca-rico di prefetto della Congregazioneper il clero, si era dichiarato abba-

stanza possibilista, salvo poi rettificarele sue dichiarazioni appena giunto inVaticano, quando si sentì in dovere diprecisare – dopo l’ampia eco media-tica suscitata dalle sue parole – che“la questione dell’abolizione del celi-bato sacerdotale non è attualmente al-l’ordine del giorno delle autoritàecclesiastiche”.

Intanto però, nel febbraio 2008, in oc-casione dell’incontro nazionale deipresbiteri tenutosi nello stato di SanPaolo, i 430 rappresentanti dei 18.685preti delle oltre 9.000 parrocchie delBrasile hanno sottoscritto un docu-mento, inviato proprio al cardinaleHummes, nel quale chiedono chevengano trovate alternative al celibatoobbligatorio (in pratica l’ordinazionedi uomini sposati ritenuti degni, i co-siddetti “viri probati”) e che venganoreintegrati nel sacerdozio quei pretiche sono stati costretti ad abbando-narlo per sposarsi.

Gino Driussi

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Il legame tra la popolazione della Capriasca e il “proprio”convento del Bigorio è sempre stato molto forte. Unaprova ne è stata la straordinaria partecipazione di ener-

gie e di aiuti, finanziari e non, che hanno permesso il re-stauro e la ripartenza dell’attività del Convento dopo lospaventoso incendio di più di vent’anni fa. Un’altra provaè la sempre grande affluenza di pubblico che arriva al con-vento ogni anno per l’Ascensione per festeggiare insiemeuna festa che da tantissimi anni è anche la festa del Con-vento stesso.

Questo stretto connubio tra gente comune e frati del Con-vento è raccontato anche in diverse cronache e leggendeche riguardano la sua storia secolare, alcune delle quali si ri-feriscono alle sue origini. In particolare vi è una leggenda,riportata sul libretto di P. Giovanni Pozzi “Santa Maria delBigorio”, che accompagna la scelta del luogo e la costru-zione del primo rifugio da parte dei frati giunti viandanti inqueste parti remote nel 1535: dopo esser stati conosciuticome servi di Dio, ebbero in dono la calce per edificarsi unadimora in un posto vicino od a Sala od a Tesserete: ma lerondini «si misero a portar col becco, come portano il fangoper li suoi nidi, parte di quella calcina bagnata nel beccoove ora è fabbricato il convento presso alla chiesa predetta,dando ad intendere a quelle genti, che la volontà del Si-gnore e della Vergine santissima era che quei suoi fedeli an-dassero a lodarli e benedirli sul monte».

La volontà di Dio, della Madonna, delle rondini e della Ca-priasca insieme unite costituiscono un nodo tenace che ciobbliga ancor oggi, depositari di quella tradizione, a restarefuori del mondo e insieme a trovare delle formule di voltain volta adatte al mondo, il quale, pur restando una cosa diDio e delle rondini, tuttavia muta continuamente.

Nel programmare l’attività per il prossimo anno, è natal’idea, come già fu nel passato, di offrire l’opportunitàdi un periodo di vacanza al Convento del Bigorio perquelle persone che non hanno la possibilità di partireper luoghi diversi e tipicamente turistici o che nonhanno grosse disponibilità finanziarie. Informazionipiù dettagliate saranno pubblicate nel programma delleattività del Bigorio per il 2010.

Vacanze in Convento

Una leggenda con radici profonde

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È uscito lo scorso mese di aprile, secondo l’abituale sca-denza annuale, il numero 30 di «Fogli», la rivista del-l’Associazione “Biblioteca Salita dei Frati”. Apre la

sezione Contributi un articolo di Rossana Morriello dal ti-tolo L’editoria digitale nelle scienze umane, nel quale ven-gono presentate le più importanti risorse documentarieofferte oggi in formato elettronico: vi si illustrano soprat-tutto banche-dati di periodici e monografie, dimostrandocome molti libri e riviste siano ormai leggibili sullo schermo.Segue un contributo di Daniele Pedrazzini, che presental’archivio della famiglia Gallacchi di Breno, un preziosofondo di carte familiari di Oreste e Giovanni Gallacchi, at-tivi in ambito sociale e politico tra gli anni Ottanta del se-colo XIX e gli anni Venti del secolo XX. Jean-ClaudeLechner descrive i libri antichi della Facoltà di teologia diLugano: il Fondo di Riva San Vitale, conservato negli ar-chivi della Facoltà, il Fondo Davack e il Fondo San Carlo, en-trambi attualmente depositati alla Biblioteca Salita dei Fratie catalogati nel catalogo elettronico della biblioteca stessa.Nel riordinare i fondi il Lechner ha scoperto che un fogliomembranaceo che avvolgeva la copertina di un volume del1592 era parte di un codice del secolo XII contenente i De-creta di Burcardo di Worms (965-1025): vi si leggono pec-cati e penitenze nell’ambito della morale sessuale. CallistoCaldelari, infine, descrive gli scritti di Antonio Rosmini pub-blicati a Lugano e conservati alla Biblioteca Salita dei Frati:le celebri Cinque piaghe, una lettera sulla nomina dei ve-scovi (un tema caro al filosofo di Rovereto), una raccoltapoco nota di opuscoli su vari argomenti e diversi articolipubblicati dal Rosmini su “Il Cattolico”, l’importante pe-riodico pubblicato dai Veladini tra il 1833 e il 1850. Nella sezione Rara et curiosa, nella quale vengono pre-sentati libri di particolare interesse e rarità posseduti dallaBiblioteca Salita dei Frati, Luciana Pedroia descrive un in-cunabolo recentemente giunto in dono: un volume con la‘pars secunda secundae’ e la ‘pars tertia’ della Summa theo-logica di Tommaso d’Aquino, stampato a Norimberga nel1496. Le particolarità dell’esemplare sono segnalate ed esa-minate con attenzione, con preziose osservazioni sui pos-sessori che consentono di gettare qualche luce sulla storiadell’incunabolo.Segue la sezione In biblioteca, dove Alessandro Soldinidescrive le esposizioni allestite nel porticato della biblio-teca nell’ anno sociale 2008-2009. Chiudono la rivista, nellaCronaca sociale, le informazioni sull’attività dell’Asso-ciazione e, nell’ultima sezione, la lista delle Nuove ac-cessioni, dove sono elencate le pubblicazioni acquisitedalla Biblioteca Salita dei Frati nel 2008.

Le prossime conferenze

Diamo ora alcune essenziali informazioni sulle conferenzeche si terranno in biblioteca nel prossimo autunno. Trametà settembre e fine ottobre è previsto il consueto ciclo diletture bibliche, che quest’anno verteranno sul tema dellaResurrezione. La prima lezione (14 settembre) svilupperà iltema della “resurrezione dei morti” nella cultura giudaica esarà tenuta da Roberto Vignolo; successivamente (21 set-tembre) Rinaldo Fabris analizzerà i racconti della Resurre-zione di Gesù nei Vangeli; nella terza lezione (8 ottobre)Lidia Maggi parlerà delle donne testimoni del Risorto, inparticolare attraverso l’analisi dell’incontro fra Gesù e Mariadi Magdala nel Vangelo di Giovanni; in una quarta lezioneverrà esaminata l’iconografia della Resurrezione nelle artifigurative fino al Rinascimento; nell’ultima, infine, verràproposta una riflessione filosofica sui concetti di “resurre-zione” e di “immortalità dell’anima” (relatori e data delle ul-time due lezioni devono ancora essere definiti).Sono inoltre previsti, in novembre-dicembre, un incontrodi studio su Dante Isella e la Svizzera, la presentazione delvolume Metodi e temi della ricerca filologica e letteraria diGiovanni Pozzi e la presentazione del saggio La Madonnadi Sigirino di Ottavio Besomi.

Fernando Lepori

L’Associazione “Biblioteca Salita dei Frati” conta at-tualmente 326 soci. Vi può aderire chiunque approvilo statuto e versi la tassa sociale annua (almeno 40franchi i soci individuali; 10 franchi studenti, appren-disti, pensionati; 100 franchi le istituzioni). Chi èmembro dell’Associazione è informato di ogni attivitàche si tiene in biblioteca, riceve gratuitamente la rivi-sta «Fogli» e partecipa alle scelte dell’Associazione nel-l’assemblea. Chi fosse interessato a diventare membro si rivolga alsegretariato, Salita dei Frati 4, CH – 6900 Lugano, tel. +41 91/923 91 88, e-mail [email protected].

Adesione all’Associazione

«Fogli», il periodicodella Biblioteca

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Anselm GrünIl battesimo. Celebrazione della vita(Ed. Queriniana)

La celebrazione del battesimo, per i cristiani dei primi secoli, era unevento di grande incisività che arrivava a cambiare totalmente la loroesistenza. Essi si sentivano "rivestiti di Cristo" e incorporati allaChiesa, comunità di salvezza, sentivano di avere in sé gli stessi pen-sieri e sentimenti di Cristo Gesù.Anche oggi molte persone vanno alla ricerca di un approccio a questoantico rito cristiano che consenta di riscoprire il significato più auten-tico e più profondo. In queste pagine l'autore spiega in maniera chiaral'essenza del battesimo, introduce il lettore al simbolismo dei riti (aiu-tando a personalizzare la celebrazione) e dà ottimi suggerimenti su comecalare nel vissuto la realtà del battesimo, confrontando la proprio vita aCristo Signore.Un libro per i genitori dei battezzandi e per i padrini, per gli adulti che oggi– sempre più numerosi – chiedono di ricevere il sacramento che rende cri-stiani, e per tutti coloro che vogliono tornare ad attingere forza e luce daquesta celebrazione della vita.

Il Battesimo: segno della vita nuova(Edizione Cipielle – Studio audiovisivo - Vicenza)

Si tratta di due videocassette, una per fanciulli ed una per adulti, conguida per i catechisti, nelle quali si presenta il primo sacramento comel'inserimento nella vita nuova di Cristo, l'ingresso nella comunità cri-stiana, dono dello Spirito e della luce che sono i contenuti fondamen-tali del Battesimo. Queste spiegazioni sono trasmesse attraverso suonie immagini suggestive, anche se prendono in considerazione il batte-simo per un solo bambino e non una cerimonia comunitaria alla pre-senza di tutta l'assemblea liturgica parrocchiale. La scheda è una piccolaguida per l'approfondimento e l'utilizzazione della videocassetta, conspiegazione della stessa e suggerimenti didattici per la sua utilizzazione.

Abbiamo letto...abbiamo visto...