TEMPO PRESENTE 400-402 apr-giu 2014

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N. 400-402 aprile-giugno 2014 euro 7,50 TEMPO PRESENTE s. caretti p. gobetti g. matteotti a.g. sabatini f. turati GIACOMO MATTEOTTI a novant’anni dalla morte 1924 - 2014 Spedizione in abbonamento postale: comma 20, lett.B, art.2 legge 23 dicembre 1996, numero 662, Filiale di ROMA

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Rivista di cultura diretta da Angelo G. Sabatini - Giacomo Matteotti a novant'anni dalla morte 1924 - 2014

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N. 400-402 aprile-giugno 2014 euro 7,50

TEMPO PRESENTE

s. caretti p. gobetti g. matteotti a.g. sabatini f. turati

GIACOMO MATTEOTTI

a novant’anni dalla morte1924 - 2014

Spedizione in abbonamento postale: comma 20, lett.B, art.2 legge 23 dicembre 1996, numero 662, Filiale di ROMA

CONSIGLIO DEI GARANTIhans ALBERT - Alain BESANçON - Enzo BETTIzA

Karl Dietrich BRAChER - Natalino IRTI - Bryan MAGEEPedrag MATVEjEVIC - Giovanni SARTORI

REDAzIONECoordinamento: Salvatore NASTI

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IMPAGINAzIONE E GRAFICASalvatore NASTI

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L’abbonamento non disdetto entro il 30 novembre dell’anno a cui si riferisce si intende tacitamente rinnovato.

Spedizione in abbonamento postale: comma 20, lett.B, art.2, legge 23 dcembre 1996, n.662, Filiale di Roma

DIRETTORE RESPONSABILEAngelo G. SABATINI

COMITATO EDITORIALEAlberto AGhEMO - Angelo AIRAGhI - Giuseppe CANTARANO

Antonio CASu - Girolamo COTRONEO - Teresa EMANuELEAlessandro FERRARA - Corrado OCONE - Gaetano PECORA

Luciano PELLICANI - Angelo G. SABATINI - Attilio SCARPELLINI

TEMPO PRESENTE

Rivista mensile di culturaN. 400-402 aprile-giugno 2014

GIACOMO MATTEOTTI

a novant’anni dalla morte

1924 - 2014

ANGELO G. SABATINI, Perché ricordare Giacomo Matteotti, p. 3

STEFANO CARETTI, Matteotti. Il mito, p. 9

GIACOMO MATTEOTTI, Il discorso del 30 maggio 1924, p. 16

FILIPPO TURATI, La commemorazione del 27 giugno 1924, p. 31

PIERO GOBETTI, Matteotti, p. 36

Cronologia di Giacomo Matteotti, p. 53

Le immagini riprodotte nelle pp. 5, 8, 13 e 37 fanno parte della"Collezione Gobettiana e Antifascista Massimiliano Tropeano"

che ringraziamo

Le immagini riprodotte nelle pp. 10, 11 e 12 rappresentano lecopertine di tre pubblicazioni della Collana “Opere di GiacomoMatteotti” a cura di Stefano Caretti (Edizioni Nistri-Lischi di Pisa)

L’edizione di questo numero di “Tempo Presente” è a cura di Salvatore Nasti

Ricordare Matteotti in occasione della ricorrenza delnovantesimo anno dalla morte è un dovere per chi crede allademocrazia, specialmente quando essa è sottoposta ad attacchicritici fino a mettere in dubbio che possa ancora valere comeancora di salvezza di fronte alla marea montante del relativismopolitico. Così come vi credono gli amici che qui in occasione dei90 anni dalla morte offrono qualche riflessione sul significato delsacrificio che il Martire antifascista offrì alle generazionisuccessive. E’ un dovere ricordare, specialmente alle nuovegenerazioni, che 90 anni fa Giacomo Matteotti venivabarbaramente ucciso dai nemici della democrazia e delsocialismo. La logica della dittatura nascente, attraverso lo squadrismo,

spingeva i nuovi barbari a compiere sull'altare della forza e dellaviolenza il rito sacrificale di un nemico considerato un ostacoloall’affermazione piena di un regime che allo strumento dellaragione ha preferito quello della violenza. Per questa via, che èestranea allo spirito della civiltà moderna ma che è dura a morirenella prassi istitutiva delle dittature di ogni tempo, si compiva ildestino di uno degli uomini più puri e rappresentativi dellademocrazia, in generale, e del socialismo riformista, inparticolare.Il suo martirio, il cui significato per la storia politica italiana va

oltre ogni ambito più strettamente ideologico, è posto al croceviadelle diverse strade da cui è stato attraversato un Paese, comel'Italia, proiettato alla realizzazione, in chiave moderna, delcompito civile e politico che il Risorgimento aveva affidato allenuove generazioni.Un crocevia difficile, dove i problemi e le anomalie di un Paese,

fortemente caratterizzato da spinte politiche contrastanti e daconsistenti spinte anarcoidi, venivano ingigantiti ed esasperati dalclima di inconciliabile e incomprensibile diversità di cui si nutrivaanche il socialismo italiano che si trovava a rappresentare lasperanza e lo strumento di una trasformazione che si sarebbeforse potuta guidare e promuovere costruttivamente, qualora

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Angelo G. SabatiniPerché ricordare Giacomo Matteotti

sulla differenza avesse prevalso l’affermazione dell'unità eall'immagine di un socialismo tutto occupato a trovare nelproprio seno le motivazioni di conflitto ideologico e strategicosi fosse sostituita quella di una forza politica organicamentestrutturata e armonicamente proiettata verso la realizzazione diuno Stato moderno.Entro la vita di questo socialismo tormentato, matrice e

sostegno dell’impegno del socialista Matteotti, si è consumata inItalia gran parte della vitalità pratica insita in una idea cosi caricadi promesse, ma anche la più estrema scommessa tra due deisuoi figli diversi: Benito Mussolini e Giacomo Matteotti. Ironiadella sorte: la storia della democrazia italiana trovava nel 1924schierati in campo e combattenti a loro modo vigorosi, l'uncontro l'altro armati, due figli del socialismo.

A noi spetta il dovere diintendere appieno il significatopolitico della partecipazione diMatteotti alle vicende delmovimento socialista e dei suoicontributi alla vita e ai problemi delnostro paese. Perciò noi dobbiamorestituire alla sua figura dicombattente per la democrazia ladimensione storica che gli compete,facendo convergere il nostrosentimento di venerazione versouna puntuale ricostruzione del suopensiero e delle sue azioni politiche.Ciò servirà a diffondere lo spiritoetico della politica e il peso che lui

ha avuto, in sede politica, nell’identificare lucidamente la naturareale del fascismo. Le vicende legate a questa lotta sono ormai note. Gli storici

ci hanno fornito risultati soddisfacenti anche se ancorabisognosi di ulteriori approfondimenti. Risultati che ciconsentono di superare il gusto pernicioso del revisionismo peraccentrare l’attenzione sul valore simbolico di una vita dedita allapolitica per depurarla di tutte le scorie che un presentetumultuoso ne inficiava il pregio gettandola nella palude di unaconfusa e tendenziosa corsa verso un nazionalismo sterile econflittuale. Quel lavoro storiografico ha anche dato fruttipreziosi nella comprensione della figura del più autorevolemartire della violenza fascista. Cosicché l'immagine eroica di unMatteotti sacrificato e nobilitato dal martirio è andataacquistando contorni ben definiti, estendendosi il terreno della

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sua ricchezza morale, politica e intellettuale in un'ampiezza cheva oltre il ritratto agiografico che il lavoro storico dominato dallapassione politica tende a favorire. Forzati dalla tragedia della sua morte gli estimatori, politici o

cittadini qualunque, hanno trasferito la orgogliosa personalità inun'aura di mito che ne offusca i contorni precisi, facendo, talora,dimenticare che Giacomo Matteotti era un uomo vissuto dauomo e morto da uomo.Oggi quel ritratto è più asciutto, purificato da quella

elaborazione simbolica, il cui autentico valore sta nel contributofornito a noi posteri per cogliere lo stato d’animo di un’opinionepubblica travolta dall’evento della morte del deputato polesanoe propensa a trasferite la vita di lui nella regione del mito. Oggi la ricerca storica ha restituito a Matteotti l’identità di un

“operaio” della politica, di un attivista intransigente destinatosialla costruzione di una società equae giusta, governata dal diritto controle tentazioni autoritarie che ormaidominavano nei progetti enell’opera un Paese disorientato eprostrato dopo il conflittomondiale. Un Matteotti più vero edabbiamo l’immagine di un uomoche, sospinto dall’ideale riformista,quell’ideale ha cercato di incarnarlonegli scritti e nell’azione. Alla politica indirizzò il suo

interesse e la sua attivitàgiovanissimo. attiratovi dalla vivasensibilità umana e dal fervidoentusiasmo delle prospettive di rinnovamento dell'arretratasocietà contadina del suo Polesine, che agli inizi del secolo eraafflitta da povertà estrema, con disoccupazione, analfabetismo emalattie carenziali a livelli oggi inimmaginabili.Organizzatore instancabile, ricco di fermenti e di idee,

apostolo sempre a fianco dei poveri e degli sfruttati, traducevain esperienza concreta gli ideali che il suo socialismo gli offriva.Temperamento battagliero (i suoi compagni lo chiamavano

"Tempesta"), non si arrendeva mai non solo nel dibattitopolitico ma anche di fronte alla violenza allora alimentoconsistente dell’idea dalle mille teste del fascismo.Particolarmente coraggioso, intuì il grave pericolo dell'ascesafascista e non esitò a combattere il partito di Mussolini a visoaperto, in Parlamento e nelle piazze, affrontando dimostrazioniostili e violenze, la dialettica degli squadristi, con animo

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indomito e senza tentennamenti.La sua morte fu il punto d’arrivo di un percorso costruito nel

temperamento umano del politico integerrimo che sembravacon la sua azione volersi costruire un destino inevitabile,conseguenza di un sentimento morale che nella fedeltà a principiprescelti sublimava l’avversa sorta. La sua uccisione fu la conseguenza di un comportamento

ispirato alla costanza con cui gestiva la sua missione e almartellamento degli interventi contro il fascismo dilagante. Lasua azione non aveva tregua. Egli rappresentava quella categoriadi politici che dedicavano la propria vita a individuare i problemidel Paese e a indicarne le soluzioni.

L’impressione che si ricava dalla lettura e dall’analisi deidiscorsi parlamentari di Matteotti è prima di tutto quella di undeputato fagocitato dalla conoscenza e da una mole imponente

di attività. Appare perciò del tuttoconvincente l'immagine che diMatteotti ha tracciato OddinoMorgari su «Rinascita socialista»(Parigi 1-15 Maggio 1930): “Era unanalizzatore ed un documentatore:specie rara in Italia... Passava ore edore nella biblioteca della Camera asfogliare libri, relazioni, statistiche,da cui attingeva i dati che glioccorrevano per lottare, con laparola e con la penna, badando arestare sempre «fondato sulle cose».Credeva che il fare così fosse undebito di probità intellettuale verso

se stesso ed anche verso le masse, le quali hanno diritto dipretendere che i loro condottieri non le illudano... Era unlavoratore instancabile onnipresente... Compulsava e sforbiciavalibri, giornali, pubblicazioni ufficiali per ricavare il materiale dafar servire alla lotta; scriveva lettere ed articoli, correggeva bozzedi stampa. Diramava circolari; accorreva nascostamente neiluoghi dove più imperversava il fascismo; alla Camera parlava inriunioni, in commissioni e nell'aula...”.In Parlamento si impose dunque subito: forse ancor più che ai

compagni, agli avversari nel Governo. I suoi discorsi eranosempre ascoltati e suscitavano contrasti e polemiche. Nellequestioni di finanza, di economia, di politica interna il suoimpegno sembrava operare all'interno dello stato «borghese»liberale, perché la gestione della cosa pubblica fosse ispirata dacriteri di rettitudine, di efficienza, di tutela dell'interesse della

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collettività contro gli assalti avidi dei gruppi privati. Ma, in mezzo alle argomentazioni rigorosamente logiche e

documentate fondate sullo studio e sulla padronanza dellamateria trattata, viene sempre allo scoperto l'animo del socialista,il senso profondo della lotta di classe, la sollecitudine, l'amore perle masse, per i contadini nel suo Polesine, il grido di ribellionecontro la sopraffazione e l'ingiustizia. Il ritratto di un Matteottipiù pragmatico che ideologo, grazie proprio agli approfondimentie alle analisi degli orientamenti critici degli ultimi anni, si èarricchito di spessore e di consistenza. Nella storia della democrazia italiana e del socialismo

riformista, nel bene e nel male, Matteotti si colloca come unpreciso riferimento: per il socialismo rappresenta l'assertorecostante, anche se a volte con qualche oscurità, della lineariformista; una collocazione che non abbandonerà mai, anchequando alcune situazioni particolari(per esempio l'esplodere dellaesasperazione delle masse popolarinell'immediato conflitto mondiale)lo avrebbero spinto in taledirezione.Per la democrazia italiana ha

rappresentato di fatto, per unaspecie di felice paradosso, il puntocritico del valore delle istituzionidemocratiche. Queste sopportava-no l'attacco maggiore incoincidenza con la morte diMatteotti; ma questo atto decisivoera anche l'emergere di unriferimento ideale insopprimibile. Entro il peso e la scorza di unarealtà repressiva che mortificava le istituzioni democratichequell'evento circolò come una tacita maledizione nel cuore delfascismo e come una implicita forza morale in quanti, nell'esilio ein patria, attendevano l'ora della ripresa. La morte di Matteottidiede vigore interiore a molti che la prepotenza del fascismoandava fiaccando.Si comprende, allora, la verità contenuta nelle affermazioni più

volte riportate dagli studiosi di Matteotti, che furono di RobertoBracco: “Il suo martirio ha salvato l'Italia“, e di MicheleSaponaro: “La morte di un uomo che restituirà la vita spiritualead una nazione”. Al di là dello spirito misticheggiante e forseretorico di tali affermazioni c'è la verità della fede in un valoresupremo.Ricordare Matteotti oggi serve non solo per capire la statura

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politica del personaggio, ma anche per fornire incitamento acoloro che ancora credono al riformismo come ad una formuladi corretta organizzazione e di soddisfazione dei bisogni e deidiritti umani. Cosa possiamo oggi fare perché la memoria di questo grande

antifascista non venga offuscata o offesa da atti poco nobili,come quello espresso da un sindaco fascista, di volergli togliereil nome da una piazza?Se si pensa a quale triste condizione di crisi ideale la politica

oggi versa, guardare a Matteotti può significare la ripresa di unimpegno forte verso la costruzione di una societàautenticamente democratica. L’entusiasmo con cui oggi loricordiamo è il segnale di una disposizione palese in molti di noia ricercare esempi nobili di uomini che agendo in Parlamentoper la libertà e la democrazia hanno affrontato difficoltà epersecuzioni fino al martirio. E Matteotti è il capostipite di ungruppo molto ampio di coloro che offrendo la propria vitahanno contribuito a fare dell’Italia un Paese moderno e civile.Ad essi va la riconoscenza di tutti coloro che alla indifferenzaper la politica e alla barbarie della dittatura preferiscono ilprogresso della civiltà nella libertà.

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Nel giugno del 1924 il rapimento e l'assassinio di GiacomoMatteotti suscitarono come è noto, sia per la forte personalitàdell'ucciso che per l'efferatezza inaudita dell'evento delittuoso,sdegno e raccapriccio nelle coscienze della maggior parte degliitaliani. Sul piano, infatti, della già agitata vita parlamentare, quelsilenzio, imposto con brutale cinismo alla piu battagliera e irri-ducibile voce del dissenso antifascista, radicalizzò lo scontropolitico e indusse le opposizioni a roventi condanne e quindi all'abbandono dell' aula di Montecitorio, da cui dovevagenerarsi l'Aventino; mentre, sul versante dell'opinione pubblicae dei sentimenti popolari, quel crimine, consumato proprio neigiorni del maggiore fervore intellettuale e morale della vittima, eselvaggiamente eseguito giusto all'ombra protettrice dellemaggiori autorità governative, sconvolse gli animi di moltitudinidi persone di ogni ceto e classe sociale e ne provocò subitaneereazioni di costernazione profonda e di rabbia impotente.Testimonianze di questo diffuso dolore sono rintracciabili oltreche negli interventi o memorie di autorevoli uomini politici,anche in innumerevoli forme private di protesta e di solidarietà,di commossa partecipazione al lutto della madre, della vedova edei figli, di riconoscenza e di ammirazione per ciò che Matteottiaveva rappresentato durante tutta l'esistenza, come assertoreinflessibile di libertà e di giustizia, e soprattutto per la sua ultimacoraggiosa battaglia parlamentare culminata nella sfida aperta alregime e infine nel sacrificio della vita. Da questi accesi stati d'animo, dal fascino del personaggio d'eccezione, dai suoi idealisociali e dal suo alto rigore etico, è nato allora il mito di Matteottimartire1 del suo carismatico olocausto. Di questa mitografia,largamente diffusa oralmente ma anche fissata in canti popolarie presente nel culto clandestino delle immagini, esiste una vastadocumentazione cui avevo da tempo posto mano e che ho dataora alle stampe in questa raccolta organica di testi epistolari e di messaggi vari: un materiale che è rimasto sinora, per la più parte,

* Matteotti. Il mito, a cura di Stefano Caretti, Nistri-Lischi, Pisa 1994, pp.15-21.

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Stefano Caretti

Introduzione a

Matteotti. Il mito *

sconosciuto2 e che merita sicuramente di essere tratto alla luce eadeguatamente presentato3.Ma restando per ora tra le testimonianze dei compagni di

fede, e degli estimatori delle convinzioni e delle azionimatteottiane, varrà la pena di riesumarne almeno alcune tra lepiù significative, politicamente e storicamente, da allineare allemolte altre già conosciute, e ripetutamente divulgate, comela ormai famosa 'commemorazione' di Filippo Turati4. Daqueste testimonianze, alcune immediatamente vicine al delittoed altre invece piu tarde, emergono evidenti l'intensa emozionee lo sconcerto determinati dalla improvvisa e crudele scomparsadi Matteotti, l'indignazione per i modi stessi della sua ferocesoppressione, la consapevolezza drammatica del grande vuotopolitico da lui lasciato. Vi si confermano insomma l'eco grandeche ebbe in Italia (e fuori d'ltalia, aggiungiamo) quell'

avvenimento cruento e il segnoindelebile che esso lasciò neicoetanei e nei più giovaniconibattenti per la liberta, cosìcome poi ancora, a distanza ditempo, negli antifascisti dellagenerazione a lui successiva. Inproposito si possono prendere lemosse dalla prontissima e risolutadenuncia di Piero Gobetti ("Hoconosciuto Matteotti al discorsoTurati a Torino. Ci si intese subitonell'antifascismo. Anche lui losentiva d'istinto. Nella frontecorrugata a serietà, negli occhi

fermi e pensosi, nelle labbra atteggiate a tagliente ironia avvertiiun vero stile di oppositore. ll suo assassinio deve dunque farparte di un piano raffinato che non può non esser stato dettatodall'alto... Ci vuole un'intelligenza fredda e calcolatrice perscoprire l'avversario vero in Matteotti, l'oppositore piùintelligente e più irriducibile"5), e quindi procedere con giudiziformulati gia in prospettiva storica da Pietro Nenni ("Di fronteal fascismo degli anni Venti Giacomo Matteotti era stato piùpreparato di altri nel capire che cosa era e da dove veniva ed erastato in ogni caso il più deciso a combatterlo ad ogni livello...Giacomo Matteotti era così prescelto non tanto dal destinoquanto si potrebbe dire da una innata vocazione al sacrificio adimpersonare il delitto di Stato del 10 giugno 1924 che siinscriveva nella storia del paese come una svolta: la svolta delfascismo più o meno spontaneo in un regime dittatoriale"6), da

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Rodolfo Morandi ("Risalgono alla memoria le giornatedrammatiche e convulse, che seguirono l'annunzio dato alpubblico dello sciagurato evento, che macchiava il regime, findal suo sorgere, di vergogna incancellabile e mortificava lanazione... Chi vi parla, dopo giovanile milizia studentescanell'antifascismo, fu attratto per ribellione al socialismo dall'assassinio di Matteotti. Tanti altri furono, sotto la suggestione diquesta epica tragedia, come me, ad eleggere a disciplina dellaloro vita la milizia socialista"7) , da Lelio Basso con la perentoriadefinizione data al sacrificio di Matteotti come "momentoselezionatore e catalizzatore nelle file dell'antfascismo", dopo ilquale si fece chiaro "presso tutti gli spiriti migliori e presso lagiovane generazione ... che ormai il terreno della Lotta dovevaessere ricercato non entro la legalità del regime ma fuori econtro di essa"8 e infine da Ferruccio Parri che legava queldelitto allo spirito della Resistenza("il sangue, il ricordo del sacrificiodi Giacomo Matteotti, è all'originedella Lotta di liberazione nazio-nale"9).Accanto a queste testimonianze,

già edite e sufficientementeconosciute insieme a molte altre10saranno opportunamente dacollocare alcuni documenti assaimeno noti o pressoché dimenticati:uno è di mano di un uomo politico,altri invece sono dovuti a scrittori didiversa fama. L'uomo politico èSandro Pertini, il quale all'indomanidell'assassinio scriveva all'avvocato Diana Crispi, segretario dellafederazione del Partito Socialista Unitario di Savona: "Ho lamano che mi trema, non so se per il gran dolore o per la troppaira che oggi l'animo mio racchiude... La sacra data suonerà perme ammonimento e comando. E valga il presente dolore apurificare i nostri animi rendendoci maggiormente degni deldomani, e la giusta ira a rafforzare la nostra fede, rendendolimaggiormente pronti per la lotta non lontana. Raccogliamocinella memoria del grande Martire attendendo la nostra ora. Solocosì vano non sarà tanto sacrificio"11. Gli scrittori sono il ligurePiero Jahier, il triestino Umberto Saba, lo spagnolo Miguel DeUnamuno e il viennese Stefan Zweig, oltre il siciliano LeonardoSciascia e il veneto Goffredo Parise. Jahier in una intervista haavuto modo di rammentare un episodio della sua vita legatoappunto ai giorni che immediatamente seguirono la morte di

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Matteotti: "Dopo il delitto Matteotti avevamo organizzato unacerimonia di espiazione... io portavo una immensa corona dialloro, legata con nastro rosso, che avevo fabbricato nelgiardinetto di un amico, e mi ero fatto bastonare dai fascisti chestavano lì di guardia. Costoro mi bloccarono e mi domandaronocos'ero venuto a fare; io, in risposta, gridai che ero lì per onorareil martire Giacomo Matteotti"12. Saba, dal canto suo, inserì nellasua Sesta fuga, che leggiamo nella raccolta sabiana Preludio e fughe,due versi ("Lo uccisor non v'è, né ucciso, e non torbidademenza") che egli stesso chiarì in seguito, crollata la dittatura,nel modo seguente: "... l'ucciso era Matteotti, l'uccisore Dumini,e torbida demenza il fascismo"13. Unamuno, il grande Unamuno,rivolgendosi a Turati evocò l'ombra di Matteotti e il suosacrificio in un testo troppo a lungo dimenticato: "... Sereno esolo, in riva all'Atlantico sonante, Unamuno saluta la grande

ombra di Matteotti! O mio fratello!insieme ci ergemmo control'ignominia. Tu irrorasti del tuonobil sangue l'inaridito cuor delpopol tuo: e da questo cuore, daltuo sangue, adesso fioriscono ivirgulti imperituri / Tu sei l'Italia, omio grande fratello ... No! Tu seimolto più: sei la protesta dell'animadel mondo. Ave, fratello!"14. lnfineStefan Zweig nel suo libro Il mondodi ieri, sollecitato a intervenire afavore di un medico italianoantifascista, Giuseppe Germani,condannato a dieci anni di

reclusione per avere tentato di fare espatriare la famigliaMatteotti, così rievocò quell'episodio rimettendo in luce il"brutale assassinio di Matteotti" e la rivolta della coscienzamondiale contro il delitto: "Un giorno ricevetti un espresso daun amico di Parigi per annunciarmi che una signora italianasarebbe venuta da me a Salisburgo per cosa di molta importanzae per pregarmi di riceverla subito. Essa venne infatti l'indomanie quel che mi raccontò mi fece molta impressione. Suo marito,eccellente medico venuto da famiglia povera, aveva potutostudiare per l'aiuto di Matteotti. La coscienza mondiale, ormaigià molto stanca, si era ancora una volta scossa e ribellata controun singolo delitto in occasione del brutale assassinio da parte deifascisti di questo capo socialista. Tutta Europa era insorta consdegno. Quel medico e fido amico [...] boicottato e minacciato,aveva lasciato l'Italia. Ma il destino della famiglia Matteotti non

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gli dava pace: ricordando il benefattore, voleva riuscire a farpassare all'estero i suoi figliuoli. Durante tale tentativo eracaduto in mano di spie o di agenti provocatori ed era statoarrestato. Dato che il ricordo di Matteotti era pur semprescabroso in Italia, un processo con quella motivazione non sisarebbe risolto troppo male per lui; ma il giudice istruttore avevaabilmente abbinato il suo caso ad un altro processocontemporaneo per la preparazione di un attentato controMussolini. Il medico, che si era meritato nell'altra guerra altedecorazioni, venne condannato a dieci anni di reclusione". Inquelle circostanze, considerati inutili gli appelli degli intellettualie riusciti vani i tentativi di trovare appoggio in amici italianibenevoli e influenti ("... vidi a quel punto che la paura aveva giàcorroso le anime. Bastava che nominassi quel nome, perchéognuno fosse imbarazzato"), Zweig decise di scriveredirettamente a Mussolini, mai da lui incontrato, e proprio perquesta via ottenne la trasfor-mazione del carcere in confino e piùtardi addirittura la grazia15. Diminore rilievo, e tuttavia signi-ficative per quanto riguarda lapersistenza del culto matteottiano,appaiono le testimonianze diSciascia e di Parise. Il primo,rievocando i primi anni della suainfanzia, rammenta una "zia che siteneva il ritratto di Matteotti dentroun paniere in cui c'erano aghi,forbici, matassine di filo ... Ognitanto mi mostrava il ritratto e mi diceva che l'aveva fattoammazzare 'quello'. Non faceva mai il nome di Mussolini; ma ioda Totina (si chiamava così la cameriera) sapevo bene chi fosse'quello' "16. Il secondo nel suo Il prete bello fa riferimento ad unmodo singolare ma probabilmente diffuso di tener vivo ilricordo di Matteotti da parte socialista: "Mi accorsi che vide inme, come un bagliore, il nipote di quello della custodia biciclette,un miserabile pericoloso socialista con i bottoni dei polsi cheraffiguravano la testa di Matteotti"17.Di segno diverso è invece la testimonianza deducibile da

alcune pagine del romanzo giovanile autobiografico di ElioVittorini Il garofano rosso, dove c'è l'eco dei furori di giovanifascisti al tempo della marcia su Roma e del mito della violenzafisica come virtù virile, onde l'uccisione di Matteotti si venne perloro a identificare come una presunta affermazionerivoluzionaria nei confronti di un membro autorevole dei

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partiti non violenti. Cosi scrive, del resto, lo stesso Vittorini nellaprefazione alla prima edizione del romanzo apparsa solo nel1948, superate le censure fasciste e quando lo scrittore aveva datempo preso le distanze rispetto ai confusi sentimentidell'adolescenza: "... Si parla del ricordo d'infanzia che viene,nelle prime pagine, attribuito al ragazzo protagonista. E ricordod'un desiderio, conosciuto nella prima infanzia; di ucciderequalcuno... A sedici anni egli è ancora posseduto da una vagaimpressione che, per affermare se stesso, 'entrare nella vita degliadulti', essere riconosciuto uomo, occorra 'forse' ucciderequalcuno o, comunque, versare sangue. Tutti i ragazzi intomo alui si comportano come se fossero, tutti, posseduti più o menovagamente, dalla stessa impressione. C'è in loro, verso il mondocostituito, una diffidenza che li accomuna e un atteggiamento dirivolta... per cui sono portati a credersi rivoluzionari e sono

pronti a simpatizzare conqualunque movimento politicoappaia loro rivoluzionario ... Sono igiorni del delitto Matteotti... Ilfascismo ha ucciso Matteotti: vale adire ha ucciso, come ciascuno diessi ha l'impressione d'aver bisognodi fare, qualcuno. Agli occhi di loro,che vedono gli altri partiti nonuccidere, il fascismo è forza, e comeforza è vita, e come vita è rivolu-zionario"18. Ma questi giovani, cosìcome il giovanissimo Vittorini,avevano anche sentito parlare disocialismo ed erano quindi indotti a

mescolare fascismo e socialismo con una equivoca ma resistenteambivalenza, che si troverà piu tardi al fondo del così detto'fascismo di sinistra' e che porterà molti di quei giovani, tra cuilo stesso scrittore, fuori dell'ideologia fascista verso ilcomunismo. A dimostrazione che la figura e il sacrificio diMatteotti agirono in qualche modo, se pur per iniziale contrasto,come efficace reagente anche nello spirito e nelle menti degliavversari primieramente piu riottosi.

1 In proposito cfr. almeno C. Treves, Luce di martirio, "Critica Sociale". a. XXXIV, n. 12,16-30 giugno 1924, p. 178 ("...tu, Matteotti, per tutti noi, per il popolo tutto, sei andantoincontro al Martirio, il più orribile") e R. Mondolfo, in AA.VV., Giacomo Matteotti. Nel IAnniversario del suo martirio, a cura del Comitato Centrale delle Opposizioni, Roma, Morara,

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1925, p. 69 ("La coscienza collettiva, espressa nel linguaggio, ha consacrato col nome dimartiri, testimoni, coloro che hanno voluto e saputo, col sacrificio supremo della lorostessa vita, dare testimonianza della sincerità e profondità di una fede veramente vissuta...E testimone fu anche Giacomo Matteotti: testimone della nobiltà del proprio spirito,testimone dell'altezza della sua idealità. Una fede, che sa inspirare il sacrificio supremo, hain sé stessa una potenza immortale, e consacra all'immortalità i suoi martiri").2 Per una parziale anticipazione di alcuni di questi testi, cfr. ll delitto Matteotti sessant' annidopo: il cordoglio negli inediti 1924-1929, a cura di S. Caretti, "Nuova Antologia", a. CXIX, fasc.2151, luglio-settembre 1984, pp. 5-32.3 "La vicenda politica dell' Aventino e sufficientemente nota. Non è stata invece maitentata una ricerca, difficile ma possibile, sulle ripercussioni nella coscienza del paesedell'assassinio di Matteotti" (G. Arfè, Giacomo M atteotti uomo e politico, "Rivista StoricaItaliana", a. LXXVIII, 1966, fasc. I, p. 101).4 L'orazione di Turati, "Critica Sociale", a. XXXIV, n. 13, 1-15 luglio 1924, pp. 196-198. Lacommemorazione di Turati del 27 giugno 1924 fu poi raccolta in un opuscolo e ristampatain diverse edizioni. Fu inoltre inserita in un'antologia (Umanità Nuova), curata daFerdinando Schiavetti nel suo esilio, e pubblicata a Zurigo nel 1933 per i figli dei lavoratoriitaliani in Svizzera (cfr. E. Signori-M. Tesoro, Il verde e il rosso, Firenze, Le Monnier, 1987,p. 379).5 P. Gobetti, Matteotti, "Rivoluzione Liberale", a. Il, n. 25, 17 giugno 1924, p. 100 (ora conil titolo Ho conosciuto Matteotti, in P. Gobetti, Scritti politici, a cura di P. Spriano, Torino,Einaudi, 1960, p. 707).6 P. Nenni, Dal delitto di Stato alla questione morale, "Avanti!", 9 giugno 1974.7 R. Morandi, L'antesignano della resistenza, in AA.VV., Matteotti, pubblicazione edita sottol'alto patronato dell'ANPPIA, Roma, 1957, pp. 311-312.8 L. Basso, Dal delitto Matteotti alle leggi eccezionali del 1926, in AA.VV. , Trent'anni di storiaitaliana: 1915-1945, a cura di F. Antonicelli, Torino, Einaudi, 1961, pp. 85-86.9 F. Parri, Scritti: 1915-1975, a cura di E. Collotti-G. Rochat-G. Solaro Pelazza-P. Speziale,Milano, Feltrinelli, 1976, pp. 485-486.10 Da segnalare almeno quelle di Fausto Nitti ("Il fatto che più notevolmente influì su dime e segnò certamente l'inizio di una nuova turbinosa epoca della mia vita, fu 1'assassiniodel deputato Giacomo Matteotti"; F.S. Nitti, Le nostre prigioni e la nostra evasione, Napoli,Edizioni Scientifiche Italiane, 1946, p. 26), di Aldo Garosci ("...ad avviarmi sulla stradadella opposizione fu, inizialmente, come per molti altri, il delitto Matteotti ... Il colpo chericevetti, e che in generale si ripercosse nella mia famiglia come nell'opinione media, fugrandissimo, proporzionato alla gravità della tragedia, pur se la nostra era una famiglia ditradizioni mediamente liberali"; AA.VV., Carlo Levi, Roma, De Luca Editore, 1983, p. 6),di Gaetano Arfe ("Io sono stato educato al culto di Matteotti"; AA.VV., Matteotti dal Polesinea Montecitorio, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1990, p. 17), di Vittorio Foa ("Ildiscrimine politico della mia adolescenza fu... certamente l'assassinio di Giacomo Matteotticon tutti i suoi risvolti politici e umani... Attraverso la vicenda appassionata del delittoMatteotti il fascismo mi appariva adesso come la negazione assoluta della razionalità nellavita sociale. E quindi assoluta, incondizionata, doveva essere la nostra opposizione alfascismo"; V. Foa, II Cavallo e la Torre. Riflessioni su una vita, Torino, Einaudi, 1991, pp. 18-19).11 "Idea Nuova'', 28 giugno 1924, p. 2.12 In P. Briganti, Jahier, Firenze, La Nuova Italia, 1976, p. 5.13 V. Saba, Prose, Milano, Mondadori, 1964, p. 559. 14 II testo integrale di Unamuno ("Idea Nuova", 12 luglio 1924, p. 1) reca in testa "Parala gran alma joven del anciano Turati, adalid del Socialismo Italiano y maestro de JacoboMatteotti" e in calce la data Junio 1924. Giusto allora Unamuno era confinato nelle Canarie(a Fuerteventura) per la sua opposizione alla dittatura di Primo De Rivera. Questoomaggio a Matteotti non figura nelle Obras completas di Miguel De Unamuno, a cura di M.G.Blanco, Madrid, 1966-1968. 15 S. Zweig, Il mondo di ieri, Milano, Mondadori, 1980, pp. 349-352. Da notare che ilframmento riportato non figura nella prima edizione italiana del libro di Stefan ZweigIl mondo di ieri. Ricordi di un europeo, Roma, De Carlo, 1945. 16 L. Sciascia, La Sicilia come metafora, a cura di M. Padovani, Milano, Mondadori 1979, p. 3.17 G. Parise, Il prete bello, Milano, Mondadori, 1983, p. 24.18 E. Vittorini, Il garofano rosso, Milano, Mondadori, 1989, p. 209.

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Presidente "Ha chiesto di parlare l'onorevole Matteotti. Ne ha facoltà".

Matteotti "Noi abbiamo avuto da parte della Giunta delleelezioni la proposta di convalida di numerosi colleghi. Nessunocertamente, degli appartenenti a questa Assemblea, all'infuoricredo dei componenti la Giunta delle elezioni, saprebbe ridirel'elenco dei nomi letti per la convalida, nessuno, né della Camerané delle tribune della stampa (Vive interruzioni alla destra e alcentro)".

Lupi "È passato il tempo in cui si parlava per le tribune!".

Matteotti "Certo la pubblicità è per voi un'istituzione dellostupidissimo secolo XIX. (Vivi rumori. Interruzioni alla destra eal centro) Comunque, dicevo, in questo momento non esiste daparte dell'Assemblea una conoscenza esatta dell'oggetto sulquale si delibera. Soltanto per quei pochissimi nomi che abbiamopotuto afferrare alla lettura, possiamo immaginare che essirappresentino una parte della maggioranza. Ora, contro la loroconvalida noi presentiamo questa pura e semplice eccezione:cioè, che la lista di maggioranza governativa, la qualenominalmente ha ottenuto una votazione di quattro milioni etanti voti... (Interruzioni)".

Voci al centro "Ed anche più!".

Matteotti "... cotesta lista non li ha ottenuti, di fatto eliberamente, ed è dubitabile quindi se essa abbia ottenuto queltanto di percentuale che è necessario (Interruzioni. Proteste) perconquistare, anche secondo la vostra legge, i due terzi dei postiche le sono stati attribuiti! Potrebbe darsi che i nomi letti dalPresidente sieno di quei capilista che resterebbero eletti anche se,invece del premio di maggioranza, si applicasse la proporzionalepura in ogni circoscrizione. Ma poiché nessuno ha udito i nomi,e non è stata premessa nessuna affermazione generica di tale

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Il discorso di Giacomo Matteotti alla Camera dei deputati del 30 maggio 1924

(resoconto stenografico)

specie, probabilmente tali tutti non sono, e quindi contestiamoin questo luogo e in tronco la validità della elezione dellamaggioranza (Rumori vivissimi). Vorrei pregare almeno icolleghi, sulla elezione dei quali oggi si giudica, di astenersi perlo meno dai rumori, se non dal voto. (Vivi commenti - Proteste -Interruzioni alla destra e al centro)".

Maraviglia "In contestazione non c'è nessuno, diversamente siasterrebbe!".

Matteotti "Noi contestiamo...".

Maraviglia "Allora contestate voi!".

Matteotti "Certo sarebbe maraviglia se contestasse lei!L'elezione, secondo noi, è essenzialmente non valida, eaggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni. In primoluogo abbiamo la dichiarazione fatta esplicitamente dal governo,ripetuta da tutti gli organi della stampa ufficiale, ripetuta daglioratori fascisti in tutti i comizi, che le elezioni non avevano cheun valore assai relativo, in quanto che il Governo non si sentivasoggetto al responso elettorale, ma che in ogni caso - come hadichiarato replicatamente - avrebbe mantenuto il potere con laforza, anche se... (Vivaci interruzioni a destra e al centro Movimentidell'onorevole presidente del Consiglio)".

Voci a destra "Sì, sì! Noi abbiamo fatto la guerra! (Applausi alladestra e al centro)".

Matteotti "Codesti vostri applausi sono la conferma precisadella fondatezza dei mio ragionamento. Per vostra stessaconferma dunque nessun elettore italiano si è trovato libero didecidere con la sua volontà... (Rumori, proteste e interruzioni adestra) Nessun elettore si è trovato libero di fronte a questoquesito...".

Maraviglia "Hanno votato otto milioni di italiani!".

Matteotti "... se cioè egli approvava o non approvava lapolitica o, per meglio dire, il regime del Governo fascista.Nessuno si è trovato libero, perché ciascun cittadino sapeva apriori che, se anche avesse osato affermare a maggioranza ilcontrario, c'era una forza a disposizione del Governo cheavrebbe annullato il suo voto e il suo responso. (Rumori einterruzioni a destra)".

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Una voce a destra "E i due milioni di voti che hanno preso leminoranze?".

Farinacci "Potevate fare la rivoluzione!".

Maraviglia "Sarebbero stati due milioni di eroi!".

Matteotti "A rinforzare tale proposito del Governo, esiste unamilizia armata... (Applausi vivissimi e prolungati a destra e grida di"Viva la milizia")".

Voci a destra "Vi scotta la milizia!".

Matteotti "... esiste. una milizia armata... (Interruzioni a destra,rumori prolungati)".

Voci "Basta! Basta!".

Presidente "Onorevole Matteotti, si attenga all'argomento".

Matteotti "Onorevole Presidente, forse ella non m'intende;ma io parlo di elezioni. Esiste una milizia armata... (Interruzionia destra) la quale ha questo fondamentale e dichiarato scopo: disostenere un determinato Capo del Governo bene indicato enominato nel Capo del fascismo e non, a differenzadell'Esercito, il Capo dello Stato. (Interruzioni e rumori a destra)".

Voci a destra "E le guardie rosse?".

Matteotti "Vi è una milizia armata, composta di cittadini di unsolo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere undeterminato Governo con la forza, anche se ad esso il consensomancasse. (Commenti) In aggiunta e in particolare...(Interruzioni), mentre per la legge elettorale la milizia avrebbedovuto astenersi, essendo in funzione o quando era in funzione,e mentre di fatto in tutta l'Italia specialmente rurale abbiamoconstatato in quei giorni la presenza di militi nazionali in grannumero... (Interruzioni, rumori)".

Farinacci "Erano i balilla!".

Matteotti "È vero, on. Farinacci, in molti luoghi hanno votatoanche i balilla! (Approvazioni all'estrema sinistra, rumori a destra e alcentro)".

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Voce al centro "Hanno votato i disertori per voi!".

Gonzales "Spirito denaturato e rettificato!".

Matteotti "Dicevo dunque che, mentre abbiamo vistonumerosi di questi militi in ogni città e più ancora nellecampagne (Interruzioni), gli elenchi degli obbligati alla astensione,depositati presso i Comuni, erano ridicolmente ridotti a tre oquattro persone per ogni città, per dare l'illusione dell'osservanzadi una legge apertamente violata, conforme lo stesso pensieroespresso dal presidente del Consiglio che affidava al militi fascistila custodia delle cabine (Rumori). A parte questo argomento delproposito del Governo di reggersi anche con la forza contro ilconsenso. e del fatto di una milizia a disposizione di un partitoche impedisce all'inizio e fondamentalmente la libera espressionedella sovranità popolare ed elettorale e che invalida in bloccol'ultima elezione in Italia, c'è poi una serie di fatti chesuccessivamente ha viziate e annullate tutte le singolemanifestazioni elettorali. (Interruzioni, commenti)".

Voci a destra "Perché avete paura! Perché scappate!".

Matteotti "Forse al Messico si usano fare le elezioni non conle schede, ma col coraggio di fronte alle rivoltelle (Vivi rumori.Interruzioni, approvazioni all'estrema sinistra). E chiedo scusa alMessico, se non è vero! (Rumori prolungati) I fatti cui accenno sipossono riassumere secondo i diversi momenti delle elezioni. Lalegge elettorale chiede... (Interruzioni, rumori)".

Greco "È ora di finirla! Voi svalorizzate il Parlamento!".

Matteotti "E allora sciogliete il Parlamento".

Greco "Voi non rispettate la maggioranza e non avete diritto di essererispettati".

Matteotti "Ciascun partito doveva, secondo la legge elettorale,presentare la propria lista di candidati... (Vivi rumori)".

Maraviglia "Ma parli sulla proposta dell'onorevole Presutti".

Matteotti "Richiami dunque lei all'ordine il Presidente! Lapresentazione delle liste - dicevo - deve avvenire in ognicircoscrizione mediante un documento notarile a cui vannoapposte dalle trecento alle cinquecento firme. Ebbene, onorevoli

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colleghi, in sei circoscrizioni su quindici le operazioni notariliche si compiono privatamente nello studio di un notaio, fuoridella vista pubblica e di quelle che voi chiamate "provocazioni",sono state impedite con violenza. (Rumori vivissimi)".

Bastianini "Questo lo dice lei!".

Voci dalla destra "Non è vero, non è vero".

Matteotti "Volete i singoli fatti? Eccoli: ad Iglesias il collegaCorsi stava raccogliendo le trecento firme e la sua casa è statacircondata... (Rumori)".

Maraviglia "Non è vero. Lo inventa lei in questo momento".

Farinacci "Va a finire che faremo sul serio quello .che non abbiamofatto!".

Matteotti "Fareste il vostro mestiere!".

Lussu "È la verità, è la verità!...".

Matteotti "A Melfi... (Rumori vivissimi - Interruzioni) a Melfi èstata impedita la raccolta delle firme con la violenza (Rumori). InPuglia fu bastonato perfino un notaio (Rumori vivissimi)".

Aldi-Mai "Ma questo nei ricorsi non c'è! In nessuno dei ricorsi! Ho vistogli atti delle Puglie e in nessun ricorso è accennato il fatto di cui parla l'on.Matteotti".

Farinacci "Vi faremo cambiare sistema! E dire che sono quelli chevogliono la normalizzazione!". Matteotti "A Genova (Rumori vivissimi) ifogli con le firme già raccolte furono portati via dal tavolo su cui erano statifirmati".

Voci "Perché erano falsi".

Matteotti "Se erano falsi, dovevate denunciarli ai magistrati!".

Farinacci "Perché non ha fatto i reclami alla Giunta delle elezioni?".

Matteotti "Ci sono".

Una voce dal banco delle commissioni "No, non ci sono, liinventa lei".

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Presidente "La Giunta delle elezioni dovrebbe dare esempio dicompostezza! I componenti della Giunta delle elezioni parleranno dopo.Onorevole Matteotti, continui".

Matteotti "Io espongo fatti che non dovrebbero provocarerumori. I fatti o sono veri o li dimostrate falsi. Non c'è offesa,non c'è ingiuria per nessuno in ciò che dico: c'è una descrizionedi fatti".

Teruzzi "Che non esistono!".

Matteotti "Da parte degli onorevoli componenti della Giuntadelle elezioni si protesta che alcuni di questi fatti non sonodedotti o documentati presso la Giunta delle elezioni. Ma voisapete benissimo come una situazione e un regime di violenzanon solo determinino i fatti stessi, ma impediscano spesse voltela denuncia e il reclamo formale. Voi sapete che persone, le qualihanno dato il loro nome per attestare sopra un giornale o in undocumento che un fatto era avvenuto, sono stateimmediatamente percosse e messe quindi nella impossibilità diconfermare il fatto stesso. Già nelle elezioni del 1921, quandoottenni da questa Camera l'annullamento per violenze di unaprima elezione fascista, molti di coloro che attestarono i fattidavanti alla Giunta delle elezioni, furono chiamati alla sedefascista, furono loro mostrate le copie degli atti esistenti pressola Giunta delle elezioni illecitamente comunicate, facendo ad essiun vero e proprio processo privato perché avevano attestato ilvero o firmato i documenti! In seguito al processo fascista essifurono boicottati dal lavoro o percossi (Rumori, interruzioni)".

Voci a destra "Lo provi".

Matteotti "La stessa Giunta delle elezioni ricevette allora leprove del fatto. Ed è per questo, onorevoli colleghi, che noispesso siamo costretti a portare in questa Camera l'eco di quelleproteste che altrimenti nel Paese non possono avere alcun'altravoce ed espressione. (Applausi all'estrema sinistra) In seicircoscrizioni, abbiamo detto, le formalità notarili furonoimpedite colla violenza, e per arrivare in tempo si dovettesupplire malamente e come si poté con nuove firme in altreprovincie. A Reggio Calabria, per esempio, abbiamo dovutoprovvedere con nuove firme per supplire quelle che in Basilicataerano state impedite".

Una voce dal banco della giunta "Dove furono impedite?".

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Matteotti "A Melfi, a Iglesias, in Puglia... devo ripetere?(Interruzioni, rumori) Presupposto essenziale di ogni elezione èche i candidati, cioè coloro che domandano al suffragioelettorale il voto, possano esporre, in contraddittorio con ilprogramma del Governo, in pubblici comizi o anche in privatilocali, le loro opinioni. In Italia, nella massima parte dei luoghi,anzi quasi da per tutto, questo non fu possibile".

Una voce "Non è vero! Parli l'onorevole Mazzoni! (Rumori)".

Matteotti "Su ottomila comuni italiani, e su mille candidatidelle minoranze, la possibilità è stata ridotta a un piccolissimonumero di casi, soltanto là dove il partito dominante haconsentito per alcune ragioni particolari o di luogo o di persona.(Interruzioni, rumori). Volete i fatti? La Camera ricorderàl'incidente occorso al collega Gonzales".

Teruzzi "Noi ci ricordiamo del 1919, quando buttavate gli ufficiali nelNaviglio. lo, per un anno, sono andato a casa con la pena di morte sullatesta!".

Matteotti "Onorevoli colleghi, se voi volete contrapporci altreelezioni, ebbene io domando la testimonianza di un uomo chesiede al banco del Governo, se nessuno possa dichiarare che cisia stato un solo avversario che non abbia potuto parlare incontraddittorio con me nel 1919".

Voci "Non è vero! non è vero!".

Finzi, sottosegretario di Stato per l'interno "Michele Bianchi!Proprio lei ha impedito di parlare a Michele Bianchi!".

Matteotti "Lei dice il falso! (Interruzioni, rumori) Il fatto èsemplicemente questo, che l'onorevole Michele Bianchi con altriteneva un comizio a Badia Polesine. Alla fine del comizio cheessi tennero. sono arrivato io e ho domandato la parola incontraddittorio. Essi rifiutarono e se ne andarono e io rimasi aparlare. (Rumori, interruzioni)".

Finzi "Non è così!".

Matteotti "Porterò i giornali vostri che lo attestano".

Finzi "Lo domandi all'onorevole Merlin che è più vicino a lei!L'onorevole Merlin cristianamente deporrà".

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Matteotti "L'on. Merlin ha avuto numerosi contraddittori conme, e nessuno fu impedito e stroncato. Ma lasciamo stare ilpassato. Non dovevate voi essere i rinnovatori del costumeitaliano? Non dovevate voi essere coloro che avrebbero portatoun nuovo costume morale nelle elezioni? (Rumori) e, signori chemi interrompete, anche qui nell'assemblea? (Rumori a destra)".

Teruzzi "È ora di finirla con queste falsità".

Matteotti "L'inizio della campagna elettorale del 1924 avvennedunque a Genova, con una conferenza privata e per inviti daparte dell'onorevole Gonzales. Orbene, prima ancora che siiniziasse la conferenza, i fascisti invasero la sala e a furia dibastonate impedirono all'oratore di aprire nemmeno la bocca.(Rumori, interruzioni, apostrofi)".

Una voce "Non è vero, non fu impedito niente (Rumori)".

Matteotti "Allora rettifico! Se l'onorevole Gonzales dovettepassare 8 giorni a letto, vuol dire che si è ferito da solo, non fubastonato. (Rumori, interruzioni) L'onorevole Gonzales, che è unostudioso di San Francesco, si è forse autoflagellato! (Si ride.Interruzioni) A Napoli doveva parlare... (Rumori vivissimi, scambiodi apostrofi fra alcuni deputati che siedono all'estrema sinistra)".

Presidente "Onorevoli colleghi, io deploro quello che accade. Prendanoposto e non turbino la discussione! Onorevole Matteotti, prosegua, sia breve,e concluda".

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Matteotti "L'Assemblea deve tenere conto che io debboparlare per improvvisazione, e che mi limito...".

Voci "Si vede che improvvisa! E dice che porta dei fatti!".

Gonzales "I fatti non sono improvvisati! (Rumori)".

Matteotti "Mi limito, dico, alla nuda e cruda esposizione dialcuni fatti. Ma se per tale forma di esposizione domando ilcompatimento dell'Assemblea... (Rumori) non comprendo comei fatti senza aggettivi e senza ingiurie possano sollevare urla erumori. Dicevo dunque che ai candidati non fu lasciata nessunalibertà di esporre liberamente il loro pensiero in contraddittoriocon quello del Governo fascista e accennavo al fattodell'onorevole Gonzales, accennavo al fatto dell'onorevoleBentini a Napoli, alla conferenza che doveva tenere il capodell'opposizione costituzionale, l'onorevole Amendola, e che fuimpedita... (Oh, oh! - Rumori)".

Voci da destra "Ma che costituzionale! Sovversivo come voi! Sieted'accordo tutti!".

Matteotti "Vuol dire dunque che il termine "sovversivo" hamolta elasticità!".

Greco "Chiedo di parlare sulle affermazioni dell'onorevole Matteotti".

Matteotti "L'onorevole Amendola fu impedito di tenere la suaconferenza, per la mobilitazione, documentata, da parte dicomandanti di corpi armati, i quali intervennero in città ...".

Presutti "Dica bande armate, non corpi armati!".

Matteotti "Bande armate, le quali impedirono la pubblica elibera conferenza. (Rumori) Del resto, noi ci siamo trovati inqueste condizioni: su 100 dei nostri candidati, circa 60 nonpotevano circolare liberamente nella loro circoscrizione!".

Voci di destra "Per paura! Per paura! (Rumori - Commenti)".

Farinacci "Vi abbiamo invitati telegraficamente!".

Matteotti "Non credevamo che le elezioni dovessero svolgersiproprio come un saggio di resistenza inerme alle violenze fisichedell'avversario, che è al Governo e dispone di tutte le forze

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armate! (Rumori) Che non fosse paura, poi, lo dimostra il fattoche, per un contraddittorio, noi chiedemmo che ad esso solo gliavversari fossero presenti, e nessuno dei nostri; perché,altrimenti, voi sapete come è vostro costume dire che "qualcunodi noi ha provocato" e come "in seguito a provocazioni" i fascisti"dovettero" legittimamente ritorcere l'offesa, picchiando su tuttala linea! (Interruzioni)".

Voci da destra "L'avete studiato bene!".

Pedrazzi "Come siete pratici di queste cose, voi!".

Presidente "Onorevole Pedrazzi!".

Matteotti "Comunque, ripeto, i candidati erano nellaimpossibilità di circolare nelle loro circoscrizioni!".

Voci a destra "Avevano paura!".

Turati Filippo "Paura! Sì, paura! Come nella Sila, quando c'erano ibriganti, avevano paura (Vivi rumori a destra, approvazioni a sinistra)".

Una voce "Lei ha tenuto il contraddittorio con me ed è stato rispettato".

Turati Filippo "Ho avuto la vostra protezione a mia vergogna!(Applausi a sinistra, rumori a destra)".

Presidente "Concluda, onorevole Matteotti. Non provochi incidenti!".

Matteotti "Io protesto! Se ella crede che non gli altri miimpediscano di parlare, ma che sia io a provocare incidenti, miseggo e non parlo! (Approvazioni a sinistra - Rumori prolungati)".

Presidente "Ha finito? Allora ha facoltà di parlare l'onorevoleRossi...".

Matteotti "Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il miodiritto di parlare! lo non ho offeso nessuno! Riferisco soltantodei fatti. Ho diritto di essere rispettato! (Rumori prolungati,Conversazioni)".

Casertano presidente della Giunta delle elezioni "Chiedo di parlare".

Presidente "Ha facoltà di parlare l'onorevole presidente della Giuntadelle elezioni. C'è una proposta di rinvio degli atti alla Giunta".

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Matteotti "Onorevole Presidente!...".

Presidente "Onorevole Matteotti, se ella vuoi parlare, ha facoltà dicontinuare, ma prudentemente".

Matteotti "Io chiedo di parlare non prudentemente, néimprudentemente, ma parlamentarmente!".

Presidente "Parli, parli".

Matteotti "I candidati non avevano libera circolazione...(Rumori. Interruzioni)".

Presidente "Facciano silenzio! Lascino parlare!".

Matteotti "Non solo non potevano circolare, ma molti di essinon potevano neppure risiedere nelle loro stesse abitazioni, nelleloro stesse città. Alcuno, che rimase al suo posto, ne vide pocodopo le conseguenze. Molti non accettarono la candidatura,perché sapevano che accettare la candidatura voleva dire nonaver più lavoro l'indomani o dover abbandonare il proprio paeseed emigrare all'estero (Commenti)".

Una voce "Erano disoccupati!".

Matteotti "No, lavorano tutti, e solo non lavorano, quando voili boicottate".

Voci da destra "E quando li boicottate voi?".

Farinacci "Lasciatelo parlare! Fate il loro giuoco!".

Matteotti "Uno dei candidati, l'onorevole Piccinini, al qualemando a nome del mio gruppo un saluto... (Rumori)".

Voci "E Berta? Berta!".

Matteotti "... conobbe cosa voleva dire obbedire alla consegnadel proprio partito. Fu assassinato nella sua casa, per avereaccettata la candidatura nonostante prevedesse quale sarebbe -stato per essere il destino suo all'indomani. (Rumori) Ma icandidati - voi avete ragione di urlarmi, onorevoli colleghi - icandidati devono sopportare la sorte della battaglia e devonoprendere tutto quello che è nella lotta che oggi imperversa. loaccenno soltanto, non per domandare nulla, ma perché anche

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questo è un fatto concorrente a dimostrare come si sono svoltele elezioni. (Approvazioni all'estrema sinistra) Un'altra delle garanziepiù importanti per lo svolgimento di una libera elezione eraquella della presenza e del controllo dei rappresentanti diciascuna lista, in ciascun seggio. Voi sapete che, nella massimaparte dei casi, sia per disposizione di legge, sia per interferenzedi autorità, i seggi - anche in seguito a tutti gli scioglimenti diConsigli comunali imposti dal Governo e dal partito dominante- risultarono composti quasi totalmente di aderenti al partitodominante. Quindi l'unica garanzia possibile, l'ultima garanziaesistente per le minoranze, era quella della presenza delrappresentante di lista al seggio. Orbene, essa venne a mancare.Infatti, nel 90 per cento, e credo in qualche regione fino al 100per cento dei casi, tutto il seggio era fascista e il rappresentantedella lista di minoranza non poté presenziare le operazioni.Dove andò, meno in poche grandi città e in qualche raraprovincia, esso subì le violenze che erano minacciate a chiunqueavesse osato controllare dentro il seggio la maniera come sivotava, la maniera come erano letti e constatati i risultati. Perconstatare il fatto, non occorre nuovo reclamo e documento.Basta che la Giunta delle elezioni esamini i verbali di tutte lecircoscrizioni, e controlli i registri. Quasi dappertutto leoperazioni si sono svolte fuori della presenza di alcunrappresentante di lista. Veniva così a mancare l'unico controllo,l'unica garanzia, sopra la quale si può dire se le elezioni si sonosvolte nelle dovute forme e colla dovuta legalità. Noi possiamoriconoscere che, in alcuni luoghi, in alcune poche città e inqualche provincia, il giorno delle elezioni vi è stata una certalibertà. Ma questa concessione limitata della libertà nello spazioe nel tempo - e l'onorevole Farinacci, che è molto aperto, me lopotrebbe ammettere - fu data ad uno scopo evidente:dimostrare, nei centri più controllati dall'opinione pubblica e inquei luoghi nei quali una più densa popolazione avrebbe reagitoalla violenza con una evidente astensione controllabile da partedi tutti, che una certa libertà c'è stata. Ma, strana coincidenza,proprio in quei luoghi dove fu concessa a scopo dimostrativoquella libertà, le minoranze raccolsero una tale abbondanza disuffragi, da superare la maggioranza - con questa conseguenzaperò, che la violenza, che non si era avuta prima delle elezioni,si ebbe dopo le elezioni. E noi ricordiamo quello che è avvenutospecialmente nel Milanese e nel Genovesato ed in parecchi altriluoghi, dove le elezioni diedero risultati soddisfacenti in confrontoalla lista fascista. Si ebbero distruzioni di giornali, devastazioni dilocali, bastonature alle persone. Distruzioni che hanno portatomilioni di danni... (Vivissimi rumori al centro e a destra)".

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Una voce a destra "Ricordatevi delle devastazioni dei comunisti!".

Matteotti "Onorevoli colleghi, ad un comunista potrebbeessere lecito, secondo voi, di distruggere la ricchezza nazionale,ma non ai nazionalisti, né ai fascisti come vi vantate voi! Si sonoavuti, dicevo, danni per parecchi milioni, tanto che persino unalto personaggio, che ha residenza in Roma, ha dovutoaccorgersene, mandando la sua adeguata protesta e il soccorsoeconomico. In che modo si votava? La votazione avvenne in tremaniere: l'Italia è una, ma ha ancora diversi costumi. Nella valledel Po, in Toscana e in altre regioni che furono citate all'ordinedel giorno dal presidente del Consiglio per l'atto di fedeltà chediedero al Governo fascista, e nelle quali i contadini erano statiprima organizzati dal partito socialista, o dal partito popolare, glielettori votavano sotto controllo del partito fascista con la"regola del tre". Ciò fu dichiarato e apertamente insegnatopersino da un prefetto, dal prefetto di Bologna: i fascisticonsegnavano agli elettori un bollettino contenente tre numeri otre nomi, secondo i luoghi (Interruzioni), variamente alternati inmaniera che tutte le combinazioni, cioè tutti gli elettori diciascuna sezione, uno per uno, potessero essere controllati ericonosciuti personalmente nel loro voto. In moltissimeprovincie, a cominciare dalla mia, dalla provincia di Rovigo,questo metodo risultò eccellente".

Finzi "Evidentemente lei non c'era! Questo metodo non fu usato!".

Matteotti "Onorevole Finzi, sono lieto che, con la suanegazione, ella venga implicitamente a deplorare il metodo cheè stato usato".

Finzi "Lo provi".

Matteotti "In queste regioni tutti gli elettori...".

Ciarlantini "Lei ha un trattato, perché non lo pubblica?".

Matteotti "Lo pubblicherò, quando mi si assicurerà che letipografie del Regno sono indipendenti e sicure (Vivissimi rumorial centro e a destra); perché, come tutti sanno, anche durante leelezioni, i nostri opuscoli furono sequestrati, i giornali invasi, letipografie devastate o diffidate di pubblicare le nostre cose.(Rumori)".

Voci "No! No!".

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Matteotti "Nella massima parte dei casi però non vi fubisogno delle sanzioni, perché i poveri contadini sapevanoinutile ogni resistenza e dovevano subire la legge del più forte,la legge del padrone, votando, per tranquillità della famiglia, laterna assegnata a ciascuno dal dirigente locale del Sindacatofascista o dal fascio (Vivi rumori interruzioni)".

Suardo "L'onorevole Matteotti non insulta me rappresentante: insultail popolo italiano ed io, per la mia dignità, esco dall'Aula. (Rumori -Commenti) La mia città in ginocchio ha inneggiato al Duce Mussolini,sfido l'onorevole Matteotti a provare le sue affermazioni. Per la mia dignitàdi soldato, abbandono quest'Aula. (Applausi, commenti)".

Teruzzi "L'onorevole Suardo è medaglia d'oro! Si vergogni, on.Matteotti. (Rumori all'estrema sinistra)".

Presidente "Facciano silenzio! Onorevole Matteotti, concluda!".

Matteotti "lo posso documentare e far nomi. In altri luoghiinvece furono incettati i certificati elettorali, metodo che inrealtà era stato usato in qualche piccola circoscrizione anchenell'Italia prefascista, ma che dall'Italia fascista ha avuto l'onoredi essere esteso a larghissime zone del meridionale; incetta dicertificati, per la quale, essendosi determinata una largaastensione degli elettori che non si ritenevano liberi di esprimereil loro pensiero, i certificati furono raccolti e affidati a gruppi diindividui, i quali si recavano alle sezioni elettorali per votare condiverso nome, fino al punto che certuni votarono dieci o ventivolte e che giovani di venti anni si presentarono ai seggi evotarono a nome di qualcheduno che aveva compiuto i 60 anni.(Commenti) Si trovarono solo in qualche seggio pochi, maautorevoli magistrati, che, avendo rilevato il fatto, riuscirono adimpedirlo".

Torre Edoardo "Basta, la finisca! (Rumori, commenti) . Che cosastiamo a fare qui? Dobbiamo tollerare che ci insulti? (Rumori - Alcunideputati scendono nell'emiciclo). Per voi ci vuole il domicilio coatto e non ilParlamento! (Commenti - Rumori)".

Voci "Vada in Russia!".

Presidente "Facciano silenzio! E lei, onorevole Matteotti, concluda!".

Matteotti "Coloro che ebbero la ventura di votare e diraggiungere le cabine, ebbero, dentro le cabine, in moltissimi

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Comuni, specialmente della campagna, la visita di coloro cheerano incaricati di controllare i loro voti. Se la Giunta delleelezioni volesse aprire i plichi e verificare i cumuli di schede chesono state votate, potrebbe trovare che molti voti di preferenzasono stati scritti sulle schede tutti dalla stessa mano, così comealtri voti di lista furono cancellati, o addirittura letti al contrario.Non voglio dilungarmi a descrivere i molti altri sistemi impiegatiper impedire la libera espressione della volontà popolare. Il fattoè che solo una piccola minoranza di cittadini ha potutoesprimere liberamente il suo voto: il più delle volte, quasiesclusivamente coloro che non potevano essere sospettati diessere socialisti. I nostri furono impediti dalla violenza; mentreriuscirono più facilmente a votare per noi persone nuove eindipendenti, le quali, non essendo credute socialiste, si sonosottratte al controllo e hanno esercitato il loro dirittoliberamente. A queste nuove forze che manifestano la reazionedella nuova Italia contro l'oppressione del nuovo regime, noimandiamo il nostro ringraziamento. (Applausi all'estremasinistra. Rumori dalle altre parti della Camera). Per tutte questeragioni, e per le altre che di fronte alle vostre rumorosesollecitazioni rinunzio a svolgere, ma che voi ben conosceteperché ciascuno di voi ne è stato testimonio per lo meno(Rumori) ... per queste ragioni noi domandiamo l'annullamento inblocco della elezione di maggioranza".

Voci alla destra "Accettiamo (Vivi applausi a destra e al centro)".

Matteotti "[...] Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilirel'autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora intempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l'intimaessenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate piùoltre a tenere la Nazione divisa in padroni e sudditi, poichéquesto sistema certamente provoca la licenza e la rivolta. Seinvece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessimomentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, hadimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. (Interruzionia destra) Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare chesolo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deveessere governato con la forza. Ma il nostro popolo stavarisollevandosi ed educandosi, anche con l'opera nostra. Voivolete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità delpopolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamodi rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioniinficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni. (Applausiall'estrema sinistra - Vivi rumori)".

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"Vorrei che a questa riunione non si desse il nome logoro,consunto - specialmente qui dentro - di "commemorazione".Noi non "commemoriamo". Noi siamo qui convenuti ad un rito,ad un rito religioso, che è il rito stesso della Patria. Il fratello,quegli che io non ho bisogno di nominare, perché il Suo nome èevocato in questo stesso momento da tutti gli uomini di cuore,al di qua e al di là dell'Alpe e dei mari, non è un morto, non è unvinto, non è neppure un assassinato. Egli vive, Egli è quipresente, e pugnante. Egli è un accusatore; Egli è un giudicatore;Egli è un vindice. Non il nostro vindice, o colleghi. Sarebbetroppo misera e futile cosa. Egli è qui il vindice della terra nativa;il vindice della Nazione che fu depressa e soppressa; il vindice ditutte le cose grandi, che Egli amò, che noi amammo, per le qualivivemmo, per le quali oggi più che mai abbiamo, anche sestanchi e sopraffatti dal disgusto, il dovere di vivere. E il doveredi vivere è anche, e soprattutto, il dovere di morire quando l'oralo comanda. Di morire per rivivere; di morire perché tutto unpopolo morto riviva; di morire perché il nostro sangue purifichile zolle, le sacre zolle della Patria, che alla Patria - se le fecondisudore di servi - procacciano messi avvelenate. E questo vivo,che è qui accanto a me, alla mia destra, ritto nella sua sveltafigura di giovane arciere, di cui voi vedete il sorriso, di cui voiscorgete il cipiglio - perché non è un'allucinazione, perché livedete, perché non vi inganno - questo vivo, questo superstite,questo ormai immortale e invulnerabile, fatto tale dai nemicinostri e d'Italia; questo vivo, nell'odierno rito, è trasfigurato. ÈLui ed è tutti. È uno ed è l'universale. È un individuo ed è unagente. Invano gli avranno tagliato le membra, invano (come sinarra) lo avranno assoggettato allo scempio più atroce, invano ilsuo viso, dolce e severo, sarà stato sfigurato. Le membra si sonoricomposte. Il miracolo di Galilea si è rinnovato. A che le vane

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Filippo TuratiLa commemorazione di Giacomo Matteottidel 27 giugno 1924

Il 27 giugno del 1924 Filippo Turati pronunciò un commosso discorsodurante la riunione delle opposizioni parlamentari, in ricordo dell'amicoassassinato. Queste le parole dell'anziano leader socialista.

ricerche, o farisei d'ogni stirpe? A che gli idrovolanti sul lago, ache il perlustrare la macchia, il frugare nei forni? L'avello ci hareso la salma. Il morto si leva. E parla. E ridice le parole sante,strozzategli nella gola, che furono da uno dei sicari tramandatealle genti, che son Sue quand'anche non le avesse pronunciate,che son vere se anche non fossero realtà, perché sono l'animaSua; le parole che si incideranno nel bronzo sulla targa chemureremo qui o sul monumento che rizzeremo sulla piazza amonito dei futuri: "Uccidete me, ma l'idea che è in me non laucciderete mai... La mia idea non muore... I miei bambini siglorieranno del loro padre... I lavoratori benediranno il miocadavere... Viva il Socialismo!". È qui trasfigurato, o colleghi. Edi ciò il mio egoismo si duole, il mio piccolo egoismo diindividuo, di fratello maggiore, di anziano, di padre; ché Egli nonè più soltanto il mio figliolo prediletto. L'uomo di parte,l'assertore nobile ed alto di un'idea nobilissima, quegli che fu, pernoi socialisti, tutto in una volta, il filosofo, il finanziere, l'oratore,l'organizzatore, il commesso viaggiatore, l'animatore sovra tutto,il pensiero insomma e l'azione congiunti - anche l'azione piùumile che altri sdegnava - l'unico, l'insostituibile; colui che, comegià Leonida Bissolati pel Cremonese, travolto dalla sublime folliadell'amore dei suoi contadini, del suo proletariato polesano, peresso aveva rinunziato indifferente agli agi e alla tranquillità dellavita, alla seduzione degli studi cari in cui più eccelleva, e di sé edella sua giovinezza poteva dire, col poeta della Versilia "e tuttociò che facile allor promettono gli anni,/ io 'l diedi per un impetolacrimoso di affanni,/ per un amplesso aereo in facciaall'avvenir" e per questa sua passione divorante, gelosa, eral'esule in patria, il bandito dalla sua terra, il maledetto daiparassiti della sua terra, il profugo eterno, sempre presentesoltanto dove l'ora del periglio battesse la diana; quest'uomo,questa figura così staccata e viva su lo sfondo verde e bigio diquesto singolare paesaggio politico, non sparisce, no, nonscolora, ma si riaffaccia oggi in troppo più ampia cornice. Quelloche era cosa nostra, è divenuto anche la cosa vostra, l'uomo ditutti, l'uomo della storia. E, ingrandito così, quasi è tolto a noi,come alla famiglia dolorante, perché è divenuto un simbolo. Ilsimbolo di un oltraggio che riassume ed eterna cento e centomila altri oltraggi, tutti gli oltraggi fatti ad un popolo; la figurache compendia tutti gli altri trucidati e percossi per lo stesso fine,da Di Vagno a Piccinini, agli infiniti altri oscuri; il simbolo di unastirpe che si riscuote; il simbolo di un passato che si redime, diun presente che si ridesta, di un avvenire che si annunzia; dellaimmortale democrazia, della indefettibile giustizia sociale, che sirimettono in cammino; dell'Italia che, dopo una parentesi di

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spaventoso Medio Evo, risale nella luce dell'età moderna, rientratra le genti civili. Il simbolo e la Nemesi: la Nemesi augusta, osignori, che è della storia. Cerchi il Magistrato le colpe e le ferociesecondarie e minori; incalzi gli esecutori codardi e i mandantiimmediati; compito anche questo, altamente rispettabile enecessario. Frughi e tenti di sventare la congiura degli intrighi, disnodare il groviglio dei silenzi comprati o ricattati, le mendicateomertà, e il tagliaborse che si annida nell'assassino. Tutta questa èla cronaca. La Nemesi vola più alto. Essa addita il grandemandato; il mandato che erompe da più anni di violenze volute,di violenze inanellate alla frode, di consenso cercato ed irriso; dalsarcasmo di una pacificazione, proclamata a parole e impedita eviolentata nei fatti; dall'incitamento perenne alla soppressione delpensiero libero e di chiunque lo incarni, la quale è soppressionedella vita, della Patria, della civiltà. Addita il mandato che scesedall'istrionismo bifronte, che adesca insieme e minaccia, che offreil ramo d'olivo ed affila nell'ombra i pugnali. Addita il mandatoche salì dalle viltà incommensurabili, dalle fughe abbiette, dagliobliqui fiancheggiamenti, dai silenzi complici, dalla corruzionedemagogica esercitata su anime semplici, talvolta generose ederoiche, persino di combattenti insigni od oscuri, i quali in buonafede hanno creduto che un regime di minaccia e di prepotenzapotesse essere ricostruttore, che la più immonda curée potessegermogliare la rigenerazione del Paese, che gli errori e le colpefugaci di una massa illusa (e non cerchiamo illusa da chi; e nondomandiamoci se veramente esistano le colpe di un popolo)dovessero espiarsi, non col richiamo severo alla ragione, ma conla catena dei delitti, con la tregenda delle sopraffazioni esercitatesu quel popolo; col dileggio di ogni umana dignità; con la tragediadel terrore, accoppiata alla coreografia di vetusti trionfi malredivivi. Lo credettero in buona fede; alcuni - sempre più radi - locredono ancora. Ma per poco, ormai. L'oscena leggenda è sfatata.Giacomo Matteotti l'ha dispersa; l'ha dispersa per sempre.L'edificio dell'iniquità e dell'ipocrisia crolla da ogni parte. Ah! sì. Imasnadieri avevano bene scelto, avevano mirato giusto,sopprimendo il nostro migliore. Mirando al suo cuore, sapevanodi mirare al nostro cuore. Ma ignoravano la sanzione inesorabileche fu sempre nelle vicende del mondo. Ignoravano - fuconfessato - che il delitto era soprattutto un errore. Che la vittimasarebbe stata il giustiziere. Che la coscienza di un popolo, che hamillenni di storia e di gloria, si assopisce, si comprime, ma non sispegne. Che i morti non pesano soltanto, ma sopravvivono.Giacomo Matteotti vince morendo e ci accompagna e ci guida. Secommemorazione è questa, se questo è un lugubre rito, non èl'epicedio del suo tumulo ignorato, non è la riconsacrazione di

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una salma che non può riapparire e che più è presente quantopiù è assente e celata. Altro è oggi il funerale. Altri sono i morti.L'edificio dell'iniquità e dell'ipocrisia crolla da ogni parte.Neppure la speculazione ultima e più scaltra ed audace - quellasulla nostra speculazione - ha alito e ali per reggersi. Lo sguardovitreo della vittima illumina un panorama d'infamia che i più nonsospettavano ancora. Ove la sua ombra si leva, ivi si stendeattorno la solennità del deserto. Noi parliamo da quest'aulaparlamentare, mentre non vi è più un Parlamento. I soli elettistanno sull'Aventino delle loro coscienze, donde nessunadescamento li rimove sinché il sole della libertà non albeggi,l'imperio della legge non sia restituito e cessi la rappresentanzadel popolo di essere la beffa atroce a cui l'hanno ridotta. Le futilicontese tacciono fra essi, e una grande unità si costituisce fra essitutti e fra essi e l'anima della Nazione. Quella che fu lamaggioranza, è ridotta a un reparto di milizia, cui è intimato diobbedire in silenzio, perché ogni sua parola la disgregherebbe. Idue tronconi non si saldano. E i politici già si domandano se visia più un Governo, se vi possa essere più un Governo. Se vi èper l'Italia; se vi è per il resto del mondo. Ma un paese modernonon vive senza queste due cose che vennero meno: unParlamento rispettato e libero; un Governo legale e nonsospettato. Signori, dall'eccidio di Giacomo Matteotti la nuovastoria d'Italia incomincia. A noi un solo compito: esserne degni.Eppure, neppure questo ci consola. Perché, se un eccidio, e il piùbrutale degli eccidii, era necessario, una cosa non era necessaria:che colpisse Lui. E, se parve, come ho detto, ch'egli fosse il piùdesignato perché era il più forte e il più degno, dice l'effetto chenon sempre è profetessa la malizia dei masnadieri. Lui giovane,Lui forte, Lui armato di tutte le armi civili, Lui temerario nelcoraggio, Lui che si fece volontario della morte - questofanciullo dagli occhi pieni di bontà, che tutti ci rimbrottava ed atutti indulgeva, perché tutti sapeva comprendere e sapeva lainanità delle prediche contro la umana fralezza -; Lui, figlio diuna madre antica, che geme; Lui, sposo di una sposa giovane,che paventa di smarrire il senno; Lui, padre di tre teneri bimbi,virgulti inconsci che un giorno metteranno le spine, verso i qualiEgli aveva tenerezze di madre, come, nell'intimità della casafelice, pareva un figlio alla sposa. No! inferocire su questo idillionon era necessario! Altrove poteva la sorte cieca e malignaeleggere il suo strumento di pace e di giustizia. E questa vecchiacarcassa di chi oggi vi parla, che la vita ha tutta ormai spesa e cheil proprio inverno avrebbe barattato con gioia per salvarvi laprimavera superba del nostro eroe, è oggi dilaniata dalrammarico, direi dal rimorso, di non averlo vigilato abbastanza,

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di non essersi imposto, col peso della anzianità a cui forse Egliavrebbe obbedito, alle sue gagliarde imprudenze... Lasciate, ocolleghi, ch'io cessi queste parole, così ìmpari, e che il singhiozzominaccia di rompere; ch'io dimentichi dove siamo e dondeparliamo; ch'io mi inginocchi idealmente accanto alla salma delfigliuolo prediletto, e gli carezzi la fronte e gli chieda perdonodella mia, della nostra indegnità e gli dica tutta la gratitudinenostra, la gratitudine di tutto un popolo. E gli giuri, a nome di voitutti, che la Sua ombra, presto, sarà placata".

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L'intransigente del "sovversivismo"Il 2 maggio 1915, tre giorni prima della sagra dannunziana di

Quarto, ci fu a Rovigo un comizio contro la guerra, oratori ildottor Giacomo Matteotti e Aldo Parini che vi sostenne,esempio unico in una pubblica riunione, la tesi missiroliana dellaGermania democratica. Invece di un discorso si ebbe un dialogocon la folla, scontrosa e diffidente per gli oratori. Matteottiparlava contro la violenza con un linguaggio da cristiano: nellafolla fremevano fascisticamente spiriti di dannunzianismo e dipiccolo cinismo machiavellico.Matteotti parlò contra la guerra. Lo interrompevano in

dialogo acre ma si dovevano riconoscere di fronte una fedeinvece di un progetto. Quel giorno Matteotti previde la guerralunga, difficile, disastrosa anche per i vincitori; e portò la sua tesiin sede metafisica: inutilità della guerra, facendosi tollerare dauna generazione nietzscheana per la severità della sua solitudine.Ripeté il suo discorso, quando non c'era più pacifista che

* Riproduciamo integralmente l'opuscolo (uscito dopo l'assassinio diMatteotti da parte dei fascisti) di Piero Gobetti, Matteotti, Gobetti editore,Torino 1924, pp. 38; le ultime quattro pagine riportano dei cennibiografici su Matteotti, non scritti da Gobetti; al termine è infatti scrittauna nota (che riproduciamo come nota) nella quale viene affermato che i"cenni" sono dovuti "alla cura di un compagno di lotta di GiacomoMatteotti" (p. 38 dell'opuscolo gobettiano). Secondo la ricostruzione diMarco Scavino i "cenni biografici" furono stesi da Aldo Parini in un primomomento per il saggio di Gobetti su Matteotti uscito ne "La rivoluzioneliberale" n. 30 de! 22 luglio 1924; successivamente essi furono "ripresi etrasfusi anche nel fortunatissimo, omonimo pamphlet, che Gobetti volle faruscire subito, tra la fine di luglio e i primi di agosto" (cfr. Marco Scavino,Gobetti, Parini e il delitto Matteotti, in Aldo Parini, La vita di Giacomo Matteotti.Manoscritto inedito conservato presso ii Centro studi Piero Gobetti di Torino, a curadi Marco Scavino e Valentino Zaghi, con un intervento di MatteoMatteotti, Minelliana, Rovigo 1998, p. 38) [N.d.r.].

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Piero Gobetti

MATTEOTTI(*)

parlasse, a guerra iniziata, al Consiglio Provinciale di Rovigo.Processato per disfattismo, condannato in ripetute istanze,trattò da sé la sua causa in modo radicale, senza rinnegare nulladel suo atto, anzi ostinandosi a farne riconoscere la legittimità.La protesta contra la guerra come violenza non era disfattismo,ma un atto di fede ideale: bisogna saper vedere in Matteotti,giurista, economista, amministratore, uomo pratico, questepregiudiziali di disperata utopia, di assoluto idealismo, direazione assurda contro la grettezza filistea dei falsi realisti.Sicuro come un apostolo, Matteotti si fece assolvere inCassazione sostenendo la tesi dell'immunità dell'oratore in sededi Consiglio Provinciale.La protesta valse per qualche risultato: fecero attenzione a

lui, che era riformato per la stessa causa di cui morironogiovanissimi i suoi due fratelli, e lo arruolarono per i servizisedentari. Lo costrinsero alle fatiche del corso allievi ufficiali,rifiutandogli poi il grado per i suoi reati di disfattista.Comandato a Messina lo volevanospedire al fronte, nonostantel'infermità, in una di quellecompagnie di pregiudicati che siconducevano alla decimazionesotto la sorveglianza dei carabinieri.Rifiutò, protestando che sarebbeandato al fronte come soldato, noncome delinquente al macello. Alloralo internarono a Campo Inglesedandogli compagno il figlio delbrigante Varsalona che losorvegliasse. Tra la solitudine, ilsospetto e le persecuzioni il carattere di Matteotti si rivela nellasua impassibilità. Assisteva alle conseguenze delle sue azionicome un buon logico.Conviene mettere a confronto l'esempio di Matteotti

pacifista con la condotta degli uomini tipici del pacifismoitaliano, pavidi e servili per non essere presi di mira, nascosti esilenziosi nei Comandi o negli impieghi, emuli dei nazionalistinel rifugiarsi nei bassi servizi. Matteotti non disertava, non sinascondeva, accettava la logica del suo “sovversivismo”, leconseguenze dell'eresia e dell'impopolarità: era, contro laguerra, un “combattente” generoso.

L'aristocratico del "sovversivismo"Matteotti non fu mai popolare. Tra i compagni era tenuto in

sospetto per la ricchezza: gli avversari lo odiavano come si odia

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un transfuga. Invece Matteotti era un aristocratico di stile, nondi famiglia. Il suo socialismo non è la ribellione avventurosa delconte Graziadei che abbandona una famiglia secolare e,rompendo le tradizioni, accetta la vita dello studente spostatocon l'amante intellettuale che diventerà la moglie inquieta dellafamiglia piccolo-borghese, come succede ad ogni buon nihilista- fedele al programma demagogico di andare al popolo.lnvece Matteotti si iscrisse al Partito Socialista a 14 anni,

probabilmente senza trovare grandi ostacoli in famiglia, forseanche ignorando la fortuna del padre - che del resto non era piùche mediocre. Era socialista già il fratello Matteo, che loprecedette negli studi di legge e pare che lo iniziasse, conqualche influenza, nonostante la morte precoce, a trent'anni.Il padre, di una famiglia di calderai, era venuto a Fratta

Polesine dal Trentino 50 anni fa, quasi povero. S'era data alrisparmio con la costanza e il sacrificio di un emigrante. Lasignora Isabella lo secondava dietro il banco del piccolo negoziodi commestibili. I guadagni venivano investiti in terreni conl'avidità del profugo che s'aggrappa alla terra per istinto comeper incominciare delle tradizioni. La fortuna della famigliaMatteotti prima della guerra era valutata a 800.000 lire di beniimmobili, tutti sparsi nella provincia, in piccoli lotti, compratid'occasione d'anno in anno. Era il frutto di anni di lavoroassiduo, di speculazioni oculate. Bisogna tener conto di questatenacia provinciale per spiegarsi il carattere del figlio. Giacominocrebbe con questo esempio, con l'opinione di non essere ricco,con l'istinto della lotta dura, con la dignità del sacrificio. Alginnasio e al liceo bisognava essere tra i primi; non perdertempo, non dissipare.Su questo fondo solido di virtù conservatrici e protestanti

nacque il sovversivismo di Matteotti e nacque aristocratico perla solitudine. Le sue preoccupazioni iniziali erano esclusivamentescientifiche: ai facili successi avvocateschi preferì subito gli aridistudi di procedura penale e benché già socialista militanteseguiva con predilezione la scuola dell'on. Stoppato, uno degliuomini rappresentativi del clericalismo moderato. Procedevanella propria educazione per esigenze interiori.In un partito che si ricorda dei paesi stranieri soltanto per la

frettolosa rettorica dei congressi internazionali era tra i pochiche conoscessero la Francia, l'Inghilterra, !'Austria, la Svizzera, laGermania per viaggi di gioventù e aveva studiato l'inglese perleggere direttamente Shakespeare.Preso nella lotta politica, quasi nascondeva gelosamente

questi istinti di filosofia che non erano troppo vicini allo stiledell'ambiente misoneista e grettamente parziale in cui gli toccava

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agire. Ma il segreto della vitalità di Matteotti era proprio questo:che si poteva sentire in lui, al di là delle sue azioni, chi gli parlassea lungo e per scrutarlo, una vita interiore di impulsi vari eprofondi, non messa in gioco mai per le poste troppo piccoledella vita quotidiana, ma perpetua e segreta ispiratrice. Onde quelsuo agire con riserbo e con fredda energia che incutevasoggezione ai compagni. La maschera rigida di Matteotti inpubblico nascondeva pensieri deliberati in solitudine, giàsottoposti a tutti i tormenti dialettici del suo intemperanteindividualismo: era naturale che egli sentisse di doverli farprevalere impassibilmente, quando si incontrava nell'atmosferafacile della demagogia dei congressi, dove c'è sempre unimprovvisatore capace di escogitare tesi medie e concilianti.Matteotti cominciava a non essere conciliante per il suo sorrisobeffardo e per la sua ironia perversa e spietata. Aveva sempre inmente delle conclusioni, non dei passaggi oratori o degli artificidi assemblea. Chi conosce in quale atmosfera di loquacitàprovinciale, di fiera della vanità e di consolazioni da descopiccolo-borghese, sia venuto crescendo il socialismo italiano, daEnrico Ferri a Bombacci, da Zanardi ad Arturino Vella, puòveder chiaro come l'intransigenza di Matteotti - il quale inun'adunanza giunse a far sprangare le porte perché voleva che siterminasse la discussione prima che i convenuti se ne andasseroa banchetto - doveva costituire un oltraggio ai tolleranti costumidei buoni compagni e uno strappo a tutte le tradizioni sagraioledel tenero popolo italiano, felice e buontempone. E lochiamarono "aristocratico" credendo di isolarlo.

La lotta agraria nel PolesineUna famiglia di risparmiatori inesora bili; una provincia

tormentata con un'economia complessa e incerta, terra storicadi esperimenti di sovversivismo, spesso piu servile che violento,sono toni sufficienti per determinare l'opera di un uomo.Nel Polesine la democrazia era stata viva, durante il

Risorgimento, nelle forme più accese: anticlericalismo egaribaldinismo, Marin, Alberto Mario, Bernini, Piva. Nel 1882 visi compie il primo sciopero di contadini d'Italia al gridoesasperato la boie, e il governo per reprimerlo deve mascherare isuoi sentimenti di reazione e mandare i soldati a mietere il granoin luogo degli scioperanti.La situazione economica del territorio presenta tutte le varietà

piu interessanti dalla cultura famigliare all'industrializzazioneagricola delle terre bonificate; dal riso del basso Polesine allacanapa del Polesine settentrionale, al regime di piccola proprietàdi Rovigo. Ci sono gli elementi obbiettivi per le soluzioni

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politiche estreme. L'industriale della terra bonificata deve seguirela logica dei costi sempre più bassi con la naturale avidità favoritadalla miseria del proletariato; dove incontri il fittavolo o ilpiccolo con duttore di terre, trovi insieme all'arrivismo dellospostato il siste ma di cultura di rapina, con la crudeltà che vaoltre tutti gli esem pi. Non bisogna dimenticare che lo schiavismoagrario dei fascisti nacque in Polesine con la complicità deifittavoli. In queste condi zioni, acuite dal dopo guerra, mentre ipopolari furono subito il sostegno della piccola proprietà, isocialisti pensarono a difendere i lavoratori con le Cooperativedi lavoro, con l'assistenza alla mano d'opera. In Polesine leagitazioni per l'aumento dei salari s'erano già da parecchi annidimostrate insufficienti perche i conduttori di fondiaumentavano i salari e diminuivano le ore di lavoro. I problemisocialisti da risolvere erano: l'imponibilità della mano d'opera(ossia attribuzione di un carico di mano d'opera per ciascunfondo), e il collocamento, che si voleva libero dagli agrari e daisocialisti invece affidato agli uffici di collocamento. Intorno aquesti problemi con creti la lotta fu incerta nel dopo guerra. Gliagrari tutti, nel 1920 - quando si riuscì a sostituire uno schemaunico di patto agricolo, variabile solo nelle applicazioni, ai 70prima vigenti nei 63 Comuni della provincia - reagirono conl'ostruzionismo e prepararono i fasci per dominare i lavoratoricon la violenza.Matteotti è stato uno dei protagonisti di questa lotta. Egli cercò di

regolare le direttive politiche sulla base di queste premesse eco nomiche.Quindi l'ostilità contro tutti i declamatori del generico massimalismo. Aicinquantamila lavoratori organizzati della provincia bisognava indicare deipassi progressivi, non dei programmi di inquietudine e dirivoluzionarismo inconcludente. Per dare il senso della lotta occorrevanon compromettersi in una catastrofe. Era la tattica opposta, già allora,del sindacalismo isterico, da caffe concerto, di Michelina Bianchi che daFerrara aveva esercitata la sua allegra influenza . . . rivoluzionaria anche inprovincia di Rovigo. Gli elementi piu accesi della sinistra sindacalista edanarchica, nemici di Matteotti sin dalla prima ora, da W. Mocchi a EnricoMeledandri al comm. Marinelli, che ora sarà al banco degli accusati per ilsuo omicidio, furono poi tutti a fianco degli agrari nella reazione fascista:essi avevano esercitato il sovversivismo come una specie di professionedella malavita politica per trovare un posto a Montecitorio. Nell'odio perla società portavano soprattutto le loro delusioni di politicanti1.Il politicantismo faceva le sue pessime prove nel Polesine

1Un sindacalista rivoluzionario nel 1913, a Donada, arrivò a proclamare l'a stensione del Sindacatodalle urne per far votare sottomano a favore dei radi cali che gli avevano dato i quattrini. Costui è oranel partito fascista. Questi erano gli avversari di G. Matteotti nella lotta agraria! [N. di P. Gobetti].

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socialista soprattutto attraverso i Circoli (in buona partemassimalisti) e durante il periodo elettorale. Il mercato dei voti si praticava mediante i piu allegri banchetti. I deputati socialistidella provin cia, da Badaloni a Soglia, trescavano coi radicali:Gallani, medico, s'era addirittura fatto commesso viaggiatore dise stesso e in tempo di proporzionale percorreva in bicicletta lecampagne offrendo specifici ed esortazioni: - Votate per me!L'opera di Matteotti trascurava quasi deliberatamente i Circoli

e si svolgeva nelle Leghe. Consulenza alle Cooperative agricole,aiuto nella creazione delle Cooperative di consumo, tendenza afare in tutte le sedi questioni pratiche di realizzazione. Le sue pre dilezioni per le scienze giuridiche ed economiche trovavano quil'opportunita di inserirsi nella sua fede di socialista, e non fu soloil piu dotto dei socialisti che scrivessero d'economia e di finanza,ma il piu infaticabile nel lavoro quotidiano di assistenza ammini strativa.Dovendo fissare dei rapporti bisogna avvertire che l'intransi

genza di Matteotti in Polesine, che fu accusata ora di estremismoora di riformismo, era equidistante dal massimalismo anarchico esindacalista come dall'opportunismo dei sindacali riformisti. Lasua posizione nel '19 e chiara nel manifesto che citiamo, scrittoda lui in occasione dei tumulti per il caroviveri. Senza rinunciarealla necessita della rivoluzione che dovd nascere dallo spirito dilotta di masse aristocratiche e differenziate, Matteotti trasportavala dis cussione su un terreno concreto di capacita e di iniziativa.11 suo buon senso rivoluzionario sembra un atto di accusacontro il sovversivismo apolitico dei varii spostati tipo M.Bianchi, che allora provocavano tumulti per pescare nel torbido.

"Lavoratori!Noi non possiamo condannare la reazione del popolo contro

gli esercenti e i rivenditori che si sono arricchiti speculando sullevostre miserie nel tempo di guerra; e non potremmo condannarela imposizione punitiva di calmieri straordinari e di requisizioni.Ma vi avvertiamo che esse non sono che palliativi i quali si rivolgono

a una sola categona di sfruttatori creando buone illusioni e lasciando anzisussistere o aggravando forse le cause del caro-viveri".Le quali cause sono ben maggiori e profonde, e risalgono alla

guerra anzitutto che ha distrutto ricchezze e caricato lo stato di debiti e dicarta senza valore; allo stato di guerra che continua sottraendo i militari ailavori produttivi della civiltà; e alla societa borghese, che - frapponendotra consumatore e produttore i capitalisti, i dazi, le dogane etutti i parassiti intermediarii, che non producono e sfruttano - eormai incapace di uscire dal viluppo in cui s'è cacciata e disollecitare le energie produttive.

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Quindi una agitazione socialista non può che rivolgersi allecause prime; imponendo l’immediata smobilitazione e il disarmo,l'abolizione di tutti i dazi e le dogane, la conftsca totale dei profttti di guerrae I'espro priazione capitalista. E non può essere condotta che dailavoratori organizzati e socialisti coscienti, ripugnando da ognicontatto con tutti coloro (borghesi, clericali, democratici e falsiapolitici) che a quelle cause hanno contribuito; e quando essilavoratori avranno forza e capacità sufficienti per imporre la lororivoluzione.Per ora una piccola cosa sola suggeriamo; ogni Comune costi -

tuisca Enti collettivi di consumatori per l'acquisto e rivenditadelle merci al minimo prezzo di costo, boicottando ogniintermediario e requisendo i prodotti necessari al popolo egiustamente calmie rati, specialmente dai grandi capitalistiagricoli che li sottraggano.Dimostrino intanto i lavoratori organizzati di saper fare

questo. Poi indicheremo i passi progressivi conforme la loro capacità socialista.

Rovigo, 9 luglio 1919.

La Federazione Provinciale Socialista. La Camera del Lavoro del Polesine.I Comuni Socialisti

II socialista persecutore di socialistiEretico e oppositore nel Partito Socialista, poi tra gli unitari

una specie di guardiano della rettitu dine politica e dellaresistenza dei caratteri: sempre alle funzioni più ingrate e allebattaglie piu compromesse. Combatté tutta la vita ilconfusionismo dei blocchi, la massoneria, l'affarismo dei partitipopolari. Era implacabile critico dei dirigenti e si ricorda chegiovanissimo in una riunione socialista, un nume del sociali -smo locale, aveva dovuto interromperlo:

- Tasi ti che te ga le braghe curte!

In Polesine l'uomo di tutte le transazioni e di tutte leconfusioni era Nicola Badaloni, che passava per il Prampolinidella provincia, un vero santone del partito che rappresentò ilcollegio di Badia ininterrottamente dall' '82 al 1919. Era venutodalle Marche, medico condotto, poi libero docente. Nella lottacontro la pellagra que sto medico diligente e affaccendato fuscambiato per un apostolo. Chi non conosce il tipo del medicosocialista umanitario che con l'assistenza e i consulti gratuiti ai

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lavoratori si guadagna un colle gio? Eppure non era detto che imassimalisti di Rovigo non si adattassero a ripresentare anche nel1919 questo vecchio tipo di massone intrigante, neppure iscrittoal Partito Socialista: lo dovette liquidare Matteotti minacciando dicontrapporgli la candidatura di Turati! Nicola Badaloni, eroe dipurezza, che volevano proclamare degno di Prampolini, sostennepoi nel '21 le candidature filofasci ste e ne ebbe in premio daGiolitti il laticlavio. In questi esempi Matteotti imparava il suoruolo di persecutore di socialisti!Per la sua energia eccessiva, invadente, per il suo spirito critico

lo accettavano senza troppo entusiasmo; il suo disprezzo per ilquieto vivere e per le abitudini di sopportazione gli alienava i tantifurbi che se ne sentivano umiliati: lo accusavano di ambizione,non lo capivano. Invece nel momenta dell'azione aveva il con -senso di tutti, e riusciva a far sacrificare anche i più vili mostrandocome sapeva sacrificare se stesso.Anche di questa apparente arroganza e severità la spiegazione

è nella sua ascetica solitudine. La sua difficoltà di conoscere lepersone e di essere conosciuto per quel che valeva rientrano in unaustero culto del silenzio, in una ferrea sicurezza di sé. In lui erafondamentale la difficoltà di comunicare, il disagio di esprimersiproprio di tutte le anime fortemente religiose; che si traduceva inuna indifferenza per le opinioni correnti, audace sino ad assalirele fame piu inconcusse. In realtà l'audacia della sua criticadissolven te era piuttosto indifferenza e impassibilità verso lecontingenze.Nel 1916 al Congresso dei Comuni socialisti che lo rivelò a

tutto il socialismo italiano, stupì per la sua completa mancanzadel senso dell'opportunità cosi indispensabile per i mediocri e perle furbizie piccolo-borghesi! Matteotti ebbe la bella idea dismontare tutta la relazione Caldara, come dire i titoli di unprofessore uni versitario di Comuni socialisti, e di imporsi contanta evidenza che il socialista milanese venuto per trovare i lauridell'unanimità dovette salvarsi con un ordine del giorno diconciliazione. lnfatti Caldara aveva fondata tutta la suacostruzione, in materia di rapporti finanziari tra Stato e Comuni,sull'esperienza milanese: Matteotti in una deliberazione cheriguardava i Comuni di tutta Italia portava la esperienza delpiccolo Comune, i bisogni sorpre si nella sua opera diamministratore di almeno 10 piccoli Comuni del Polesine: era larivoluzione federalista contro il pericolo del l'accentramento! Maè facile dedurre da un tal gesto lo spavento e la diffidenza dei variBentini, Modigliani, Zanardi! Credo che sol tanto Nino Mazzoni,Treves e Turati lo capissero e lo amassero seriamente; gli altrierano offesi della sua scortesia e della sua superiorità.

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II nemico delle sagreIl Partito Socialista in Italia, durante trent'anni, continua gli

storici costumi dei congressi, dei comizi, col culto delbell'oratore come Enrico Ferri, con l'abitudine ai convegni cheterminano in una formidabile pappatoria. Era anch'esso italianosebbene il freno naturale del proletariato e della stessa lottaintrapresa non lo lasciassero giungere mai, nemmeno quando loguidò un romagnolo come Mussolini, alle raffinatezze e aicapolavori sagraioli di entusiasmo e di devozione gaudente chedovevano essere la caratteristica e l'essenza del movimentofascista.In realtà il tipo in cui si mostrò il nostro socialismo è più il tri -

buno che il politico, e ne venne una classe dirigente di avvocatipenalisti, oratori facondi invece che dottori di diritto,accomodanti per vanità e per odio della politica. Formarono unaspecie di classe che esercitava professione di assistere il popoloe di "discutere la situazione" e perciò si scusava di non avertempo di legge re libri e di farsi una cultura politica realistica.Dovevano rispondere alle lettere degli elettori e trovarsi a caffèper scambiarsi le impressioni e inventare nuove tendenze.Anche dopo che fu deputato, Matteotti repugnò sempre a

questi compiti demagogici; rifiutava le raccomandazioni e tutti icasi personali che non implicassero questioni generali diingiustizia dichiarando: - Per queste cose rivolgetevi a Gallani ea Beghi!Sino al '19 aveva data tutta la sua opera alle amministrazioni

locali (era consigliere di una decina di Comuni, dove possedevale sue terre disperse) e all'organizzazione di sindacati e dicooperative.Matteotti organizzatore: l'ossessione della semplicità, della

chia rezza, della praticità. Esemplificava nei particolari,proponeva modelli di statuti, di regolamento, parlando coicontadini come uno dei loro. Trattandosi di fondare unaCooperativa pensava a tutto, consigliava, disponeva, daval'esempio, dai modi di servire al banco alla contabilità deiregistri. La sua severità di amministratore era addiritturaparadossale in un socialista: sentivi in tanta rigidezza il padreconservatore. Cosi era diventato - pur senza mandati precisi,l'ispettore volontario di tutte le Cooperative e di tutte le Leghe,l'incubo degli amministratori per la sua implacabileincontentabilità di spulciatore di conti e di bilanci, il carabinieredei facili e tolleranti impiegati. Così era il suo stile di giornalista,prima che scrivesse gli articoli magistrali su temi di bilancio nella"Critica sociale". lnfatti anche nella sua educazione economicanon ebbe la disinvoltura italiana del progettista: prima di studiare

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il bilancio dello Stato aveva lavorato per anni ai bilanci deiComuni. Nella "Lotta" di Rovigo, diretta da Parini e da Zanella sipossono scorgere le sue preferenze di scrittore: articoli brevi, faci -li, semplici. Un'idea sola, con dati precisi, con numeri evidenti,preferibilmente senza polemiche, senza scandali. Un giornaleilleggibile per i pettegoli e per gli svagati che si dirigeva al sensoprati co e alla pazienza del contadino. C’era infatti del contadinoin que sto signore che dovette assistere un giorno in Rovigo dopoun comizio a una manifestazione violenta dei cittaclini che gligrida vano: - Via da Rovigo! Va a Fratta!Anche i socialisti si lamentavano, a Rovigo e ad Adria, che egli

non parlasse mai in città. Sembrava un insulto il fatto che egliavesse preferito parlare a pochi contadini invece di tenere unaconferenza con ovazioni sicure al bel pubblico di città. Ma eglinon voleva essere l'oratore delle grandi occasioni. Non si esaltavamai. Cominciava pedestremente. Poi l'argomento - preparatosem pre con accuratezza su un foglietto di carta magari in ferroviacon la celebre matita che teneva appesa per una catenellaall'occhiello della giacca - lo prendeva e la voce urtante, irritante,energica e rude squillava come per dominare. Allora parlava dapadrone, come chi non improvvisa mai.Ma il suo posto era nei contraddittori. Si presentava, spesso

solo, non preceduto da soffietti, alieno da ogni coreografia.Severamente elegante, senza distintivi, senza cravatte rosse alvento: Enrico Ferri trovava in lui il phisique du rôle delconservatore. Ma piuttosto appariva subito come il combattentepronto, energico, sempre a posto, ragionatore freddo e sicuro,sempre. Nessuno l'ha mai battuto in un contraddittorio. Erasempre l'ultimo a replicare. In Polesine ricordano ancora comesmontò Pozzato, deputato repubblicano, principe di oratoriaforense. Tra il 1919 e il 1921, con le masse insofferenti, Matteottiesigeva che si lasciasse libertà di parola a qualunque avversario,altrimenti non interloquiva, ritenendo che si fosse recata offesaa lui. A Lendinara, in un comizio essendosi levati i bastonicontro l'on. Merlin, Matteotti gli fu scudo e s'ebbe lui le legnate.Temevano tuttavia gli avversari la sua audacia dialettica epreferivano la fuga, come successe a Michelino Bianchi,candidato per gli agrari nel '19 per la circoscriziome di Ferrara-Rovigo che rifiutò coraggiosa mente il contraddittorio aMatteotti presentatosi solo in un comi zio del blocco.Sdegnava le parate, la febbre degli scioperi. Ma a Boara durante

uno sciopero, quando si decise contro il suo parere di cacciare icrumiri dell'Alto Veneto, ad affrontare la forza pubblica che liproteg geva non si videro più i rivoluzionari, ma primo tra tuttiMatteotti, che pagava di persona anche in quel caso, disciplinato

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e audace. Perciò la sua autorità fu sempre grande tra le masse chesento no d'istinto il valore del sacrificio. I contadini dei paesisperduti che egli visitava la domenica invece di partecipare allefeste ed ai banchetti di città non se ne dimenticavano più. Gentesemplice, ma che sa discernere dove si nasconde una serietàinteriore e dove risuonano soltanto discorsi d'obbligo.Ripugnava alle sagre per quello stesso riserbo che portava in

tutti gli atti della vita privata. Nel '19 a un organizzatore chevole va il suo ritratto di deputato mandava tranquillamente ilritratto d'un amico, che per poco non venne pubblicato: valgaquale prova di come egli considerasse gli esibizionismi piùconsueti. Sapeva far rispettare la sua solitudine e pochi ebbero lesue confidenze o conobbero la sua vita intima. Si sapevasoltanto che era rigidissimo, sobrio, rettilineo, senza vizi - comedicono -: e cosi si rispettava la sua severità verso gli altri, il suofanatismo protestante contro chiunque avesse avuto unadebolezza colpevole. Questa sicurezza non era sostenuta da unacredenza religiosa, ma solo da una fede di stampo austero epessimistico, nei valori di individualismo e di libertà. Del suorispetto di ateo per tutte le forme religiose si ha la prova nelcattolicismo fervido di sua moglie: e in questa repugnanza dilaico moderno verso l'anticlericalismo grossolano dei primisocialisti si rivela una spiritualità conscia dei motivi più delicatidi tolleranza e di autonomia.

II suo marxismoNon ostentava presunzioni teoriche: dichiarava candidamente

di non aver tempo per risolvere i problemi filosofi ci perchédoveva studiare bilanci e rivedere i conti degli ammini stratorisocialisti. E così si risparmiava ogni sfoggio di cultura. Ma il suomarxismo non era ignaro di Hegel, né aveva trascurato Sorel e ilbergsonismo. E’ soreliana la sua intransigenza. La concezioneriformista di un sindacalismo graduale invece non era tantoteorica quanto suggeritagli dall'esperienza di ogni giorno in unpaese servile che è difficile scuotere senza che si abbandoni aintemperanze penose.Egli fu forse il solo socialista italiano (preceduto nel decennio

giolittiano da Gaetano Salvemini) per il quale riformismo nonfosse sinonimo di opportunismo. Accettava da Marxl'imperativo di scuotere il proletariato per aprirgli il sogno di unavita libera e cosciente; e pur con riserve poco ortodosse nonrepudiava neppure il collettivismo. Ma la sua attenzione era poitutta a un momento d'azione intermedio e realistico: formare trai socialisti i nuclei della nuova società: il Comune, la scuola, laCooperativa, la Lega. Così la rivoluzione avviene in quanto i

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lavoratori impara no a gestire la cosa pubblica, non per un decretoo per una rivoluzione quarantottesca. La base della conquista delpotere e della violenza ostetrica della nuova storia non sarebbestata vitale senza questa preparazione. E del resto, troppo intentoalla difesa presente dei lavoratori, Matteotti non aveva tempo perle profezie. Più gli premeva che operai e contadini si provasserocome amministratori, affinché imparassero e perciò nei variiConsigli comunali soleva starsene come un consigliere di riserva,pronto a riparare gli errori, ma voleva i più umili allo sperimentodelle cariche esecutive.Non ebbe mai in comune coi riformisti la complicità nel

protezionismo, anzi non esitò a rimanere solo col vecchioModigliani ostinato nelle battaglie liberiste, che per lui non eranosoltanto una denuncia delle imprese speculative di sfruttatori delproletariato, ma anche una scuola di autonomia e di maturitàpolitica concreta nella sua provincia.Così procede tutta la cultura e tutta l'azione di Matteotti, per

esigenze federaliste, dalla periferia al centro, dalla cooperativa alComune, dalla provincia allo Stato. Il suo socialismo fu sempreun socialismo applicato, una difesa economica dei lavoratori, siache proponesse sulla "Lotta" di Rovigo o nella Lega dei Comunisocialisti dei passi progressivi, sia che parlasse dall' "Avanti!" odalla "Giustizia" a tutto il proletariato italiano, sia che comerelatore della Giunta di Bilancio portasse nella sede piùdrammatica e travolgente il suo processo alle dominantioligarchie plutocratiche.Tanta si dimostrò la sua passione per il concreto, per il

particolare, per i fatti che nel 1921 preferi esercitare la sua operadi assistenza e di difesa in una situazione difficilissima per ilproletariato in provincia di Ferrara, piuttosto che andare aLivorno a raccogliere i successi rumorosi di una accademia di"tendenze" e di "frazioni".

II suo antifascismoGiacomo Matteotti vide nascere nel Polesine il movimento

fascista come schiavismo agrario, come cortigianeria servile deglispostati verso chi li pagava; come medioevale crudel tà e torbidooscurantismo verso qualunque sforzo dei lavoratori volti araggiungere la propria dignità e libertà. Con questa iniziazioneinfallibile Matteotti non poteva prendere sul serio le scherzoseteorie dei vari nazionalfascisti, né i mediocri progettimachiavellici di Mussolini: c'era una questione più fondamentaledi incompatibilità etica e di antitesi istintiva.Sentiva che per combattere utilmente il fascismo nel

campo politico occorreva opporgli esempi di dignità con

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resistenza tena ce. Farne una questione di carattere, diintransigenza, di rigorismo.Così s'era condotto contro tutti i ministerialismi, senza

piegarsi mai. Nel '21 al prefetto di Ferrara che lo chiamava in unmomento critico della lotta agraria aveva risposto per telefono:"Qualunque colloquio tra noi è inutile. Se lei vuole conoscere lenostre intenzioni non ha bisogno di me perche ha le sue spie. Edelle sue parole io non mi fido". Non fu mai visto cedere allelusinghe degli uomini del potere costituito né salire volentieri lescale della prefettura.S'era così creata intorno a lui un'atmosfera di astio pauroso da

parte degli agrari: mentre lo stimavano capivano che l'avrebberoavuto nemico implacabile.Il 12 marzo 1921 Matteotti doveva parlare a Castelguglielmo.

La lotta si era fatta da alcuni mesi violentissima; s'era avuto inPolesine il primo assassinio. Quel sabato egli percorreva lastrada in calesse e Stefano Stievano, di Pincara, sindaco, gli eracompagno. Ciclisti gli si fanno incontro dal paese per metterlo inguardia: gli agrari hanno preparato un'imboscata. Matteottivuole che lo Stievano torni indietro e compie da solo il camminoche avanza. A Castelguglielmo si nota infatti movimento insolitodi fascisti assoldati; una folla armata. Alla sede della Lega loaspettano i lavoratori e Matteotti parla pacatamente esortandolialla resistenza: ad alcuni agrari che si presentano per ilcontraddittorio rifiuta; era di costoro una vecchia tattica quandovolevano trovare un alibi per la propria violenza: parlareingiuriosamente ai lavoratori per provocarne la reazionefacendoli cadere nell'insidia. Matteotti si offre invece di seguirlisolo e di parlare alla sede agraria: così resta convenuto e dailavoratori riesce ad ottenere che non si muovano per evitareincidenti piu gravi.Non so se il coraggio e l'avvedutezza parvero provocazione.

Certo non appena egli ebbe varcata la soglia padronale -attraverso doppia fila di armati -, dimentichi del patto gli sonointorno furenti, le rivoltelle in mano, perché s'induca a ritrattareciò che fece alla Camera e dichiari che lascerà il Polesine.- Ho una dichiarazione sola da farvi: che non vi faccio

dichiarazioni -.Bastonato, sputacchiato non aggiunge sillaba, ostinato nella

resi stenza. Lo spingono a viva forza in un camion; sparando inalto tengono lontani i proletari accorsi in suo aiuto. I carabinieririmanevano chiusi in caserma. Lo portano in giro per la campagna con la rivol tella spianata e

tenendogli il ginocchio sul petto, sempre minacciandolo dimorte se non promette di ritirarsi dalla vita politica. Visto inutile

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ogni sforzo finalmente si decidono a buttarlo dal camion nellavia.Matteotti percorre a piedi dieci chilometri e rientra a

mezzanot te a Rovigo dove lo attendevano alla sede dellaDeputazione pro vinciale per la proroga del patto agricolo il cav.Pietro Mentasti, popolare, l'avvocato Altieri, fascista, inrappresentanza dei piccoli proprietari e dei fittavoli; GiovanniFranchi e Aldo Parini, rappresentanti dei lavoratori. Gli abiti unpoco in disordine, ma sereno e tranquillo. Solo dopo cheuscirono gli avversari, rirnproverato dai compagni per il ritardo,si scusò sorridendo: - I m'ha robà. Aveva riconosciuto alcuni deisuoi aggressori, tra gli altri un suo fittavolo a cui una volta avevacondonato l'affitto: ma non volle farne i nomi. Invece assicuròche mandanti doveva no essere il comm. Vittorio Pela diCastelguglielmo e i Finzi di Badia, parenti dell'ex sottosegretariodi Mussolini.Poiché si parlò e si continua a parlare di violenze

innominabili che Giacomo Matteotti avrebbe subito in questaoccasione è giu sto dichiarare con testimonianza definitiva che lasua serenità e impassibilità, di cui possono far testimonianza inominati interlocutori di quella sera, ci consentono di escludereil fatto e di ridur lo ad una ignobile vanteria fascista.La storia di questo rapimento è tuttavia impressionante e

perciò abbiamo voluto raccoglierne da testimonianzeincontestabili tutti i particolari. Finché non ci sarà descrittal'aggressione di Roma il ricordo di questa prova può dirci conquale animo Matteotti andò incontro alla morte. Ne aveva ilpresentimento.A Torino il giorno della conferenza Turati, un profugo veneto

gli chiese: - Non ti aspetti una spedizione punitiva da qualcheFarinacci?Rispose testualmente cosi: - Se devo subire ancora una volta

delle violenze saranno i sicari degli agrari del Polesine o la bandaromana della Presidenza.Come segretario del Partito Socialista Unitario aveva

condotto la lotta contro il fascismo con la più fermaintransigenza. Rimane il suo volume Un anno di dominazionefascista, un atto d'accusa completo, fatto alla luce dei bilanci, einsieme una rivolta della coscien za morale. E fu Matteotti astroncare non appena se ne parlò ogni ipotesi collaborazionistadella Confederazione del Lavoro: non si poteva collaborare colfascismo per una pregiudiziale di repugnanza morale, per lanecessità di dimostrargli che restavano quel li che non siarrendono. Come segretario del partito pensava al collegamento,animava le iniziative locali, le coordinava intorno a questo

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programma. Compariva dove il pericolo era piu grave, incognitosuo malgrado, a dare l'esempio. Talvolta osò tornare in Polesinetravestito, nonostante il bando, con pericolo di vita, a rincuorarei combattenti.

II volontario della morteEgli rimane come l'uomo che sapeva dare l'esempio. Era un

ingegno politico quadrato, sicuro; ma non si può dire quel cheavrebbe potuto fare domani come ministro degli interni o dellefinanze: ormai è già nella leggenda.Ho una lettera di un lavoratore ferrarese, scritta il 16 giugno:«Come puoi figurarti qui non si parla d'altro e i giornali non fanno in

tempo ad arrivare in piazza perché sono strappati ai rivenditori e lettiavidamente. La deplorazione è unanime e il risveglio non più nascosto. Pareche l'incantesimo della paura sia infranto e la gente parla senza titubanze.La perdita però porterà i suoi frutti di libertà e di civiltà che renderannoallo spirito eletto del nostro Grande la pace e la gioia per il sacrificiocompiuto. Matteotti era un uomo da affrontare la morte volontariamente sequesto gli fosse sembrato il mezzo adatto per ridare al proletariato la !ibertàperduta». Non si può immaginare una commemorazione più

spontanea e più generosa. Come se i lavoratori abbianosentito in lui la parola d'ordine. Perché la generazione che noidobbiamo creare è proprio questa, dei volontari della morte perridare al proletariato la libertà perduta.

Cenni biograficiNacque a Fratta Polesine il 22 Maggio 1885 da farniglia di

ricchi borghesi oriunda del Trentino. Studiò al ginnasio -liceo «Celio» di Rovigo poi all'Università di

Bologna laureandosi in giurisprudenza. Continuò gli studi didiritto sotto la guida dell'onorevole Alessandro Stoppato delquale praticò lo studio legale. Pubblicò un grosso vohune (« Larecidiva » - Saggio di revisione critica con dati statistici) e scrissealtri studi penali e di procedura su « La Rivista di diritto eprocedura » diretta dall'on. Eugenio Florian, ed altrove. Era suaintenzione conseguire la libera docenza in diritto penale e stavapreparandosi da lungo tempo, come le sue molteplicioccupazioni gli consentivano, per sostenere la tesi per ladocenza.Non esercitò mai l'avvocatura, però sostenne brillantemente

le ragioni dell'on. Galileo Beghi presso la Giunta delle elezioni incontraddittorio con illustri avvocati del foro romanoottenendone la convalidazione a deputato per il collegio diRovigo (Legislatura XXV) invece del comm. Maneo già

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proclamato eletto.Fin da giovanetto si sentì attratto alla politica e si inscrisse nel

partito socialista. Era già socialista il fratel suo maggiore dott.Matteo - uno studioso di problemi sociali, autore di opere sulladisoccupa zione, ecc. - il quale, insieme a Tullio Maniezzo e adEmilio Zanella lo iniziò alla vita politica ed ebbe su di lui qualcheinfluenza.Giacomo Matteotti fondò Sindacati operai, Cooperative,

Circoli socialisti, riorganizzò in diverse riprese la Camera delLavoro del Polesine. La sua assistenza alle organizzazioni operaiefu assiduissima per oltre vent'anni.Giovanissimo, esordì come amministratore comunale a

Villamarzana nelle funzioni di Sindaco e fu poi, prima e dopo laguerra, Consigliere comunale e Assessore a Fratta Polesine ed inun'altra decina di comuni della provincia: Rovigo, Lendinara,Badia, San Bellino, ecc. Partecipò assiduamente ai lavori delConsiglio Provinciale di Rovigo come Consigliere per ilmandameuto di Occhiobello: leader della minoranza socialista.Ricoprì la carica di presidente della Deputazione provinciale nelbreve periodo di ammini strazione socialista nel 1914. AlConsiglio provinciale pronunciò un discorso contro la guerra il 5giugno 1916 che gli valse la denunzia e la condanna perdisfattismo. Fu poi assolto in Cassazione dove col patrocinio diG. Guarnieri-Ventimiglia sostenne la tesi della immunitàdell'oratore in sede di Consiglio Provinciale.Escluso dal Consiglio provinciale per sopraggiunte sue incom -

patibilità, vi ritornò con le elezioni dell'autunno 1920 che diederoai socialisti 38 seggi su 40.I problemi scolastici furono oggetto di suo assiduo studio.

Opera diligente ed assidua diede in favore della scuola nelConsiglio provinciale scolastico di Rovigo.Il Congresso dei Comuni Socialisti - tenutosi in Bologna il 16-

17 Gennaio 1916 - gli diede occasione con due discorsi di farsiconoscere ai compagni di tutta Italia per la profonda competenzaed esperienza dei problemi amministrativi nelle Amministrazionilocali.Fu quindi nominato segretario del Comitato direttivo della

Lega dei Comuni socialisti. Pubblicò parecchi saggi sulla finanzacomunale, e un piano completo di riforma. La "Critica Sociale","L'Avanti!", "La Giustizia", "La lotta", di Rovigo, lo ebbero a col -laboratore assiduo.Durante la guerra fu per tre anni soldato semplice,

perseguitato ed internato a Campo Inglese per i suoi precedentipolitici.Nel 1920 egli istituì l'ufficio di consulenza legale e di ispezione

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amministrativa per i 63 Comuni del Polesine allora tutticonquistati dai socialisti, facendone affidare la direzione aldeputato provinciale Enea Ferraresi, già sindaco di Stienta,competentissimo in materia.Fu appassionato dei problemi della pubblica istruzione. La

fondazione di biblioteche popolari e scolastiche, e ilriordinamento delle scuole primarie dei comuni rurali delPolesine è precipua opera sua.Fu eletto deputato al Parlamento per la prima volta nel 1919

per il collegio di Ferrara-Rovigo e rieletto nel 1921 per il collegiodi Padova-Rovigo. Nelle elezioni di quest'anno era stato eletto indue circoscrizioni (Veneto e Lazio).Alla Camera frequentò i lavori legislativi pronunciando

apprezzati discorsi in materia finanziaria. Come membro dellaGiunta del Bilancio e della Commissione di Finanza steseparecchie relazioni. Rigido difensore dell'Erario in materia dispese e della liber tà in materia doganale. Fu Segretario dellaCommissione per la riforma burocratica e relatore dellaminoranza contro la conces sione dei pieni poteri al Governo diMussolini.Fu tra i deputati più combattuti dal fascismo, oggetto di

dimostrazioni ostili e di violenze a Ferrara nel gennaio 1921,quando in momenti difficili vi soggiornò per assistere quelleorganizzazioni operaie e le Amministrazioni locali; aCastelguglielmo, a Siena, a Varazze, a Palermo, ecc.Gradualista, militò sempre nell'ala destra del partito socialista.

Era Segretario del Partito Socialista Unitario fin dalla suafondazione (Ottobre 1922). Come tale partecipò anche aCongressi internazionali a Berlino, a Bruxelles ecc. inrappresentanza dei socialisti italiani.L'on. Matteotti aveva sposato la signora Velia Titta, sorella del

celebre baritono Titta Ruffo, ed era padre di tre bambini.

Questi cenni biografici sono stati aggiunti per opportunità e son dovuti alla cura diun compagno di lotta di Giacomo Matteotti.[nota di Piero Gobetti. Per una migliore comprensione di questa nota gobettiana

cfr. quanto ripor tato supra, nella nota iniziale di questo saggio (n.d.r.)].

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CRONOLOGIA DI GIACOMO MATTEOTTI

22 maggio 1885Nasce Giacomo Matteotti • Giacomo Matteotti nasce a Fratta Polesine, nel Rovigiano, una delle aree

più povere d’Italia. Nell’inchiesta Jacini sulle condizioni della classe agricolain Italia, conclusa un mese prima, le case del Polesine sono definite «tane etopaie» dove «si piange la vacca morta e ci si rassegna per la moglie perduta».Il padre di Giacomo, Girolamo, 46enne originario del trentino, gestisce duegrandi botteghe, dove vende di tutto: attrezzi per la campagna, casalinghi,pentolame, tessuti. Ha fatto fortuna comprando negli anni ’60 i terreniespropriati alle parrocchie, oggi è un possidente con 156 ettari di terrenofrazionati in 12 comuni e guadagna bene prestando soldi ad interesse e conipoteca. A Fratta lui e sua moglie, Elisabetta Garzarolo (ma tutti la chiamanoIsabella), non sono amati: dicono che i due sono una coppia di usurai.Giacomo è il loro sesto figlio. Solo il primogenito, Matteo, 9 anni, è ancoravivo, gli altri sono tutti morti prima di compiere un anno. [Romanato 2011]anno 1887Nasce Silvio Matteotti • Nasce Silvio Matteotti il fratello più piccolo di Matteo e Giacomo.

[Romanato 2011]anno 1901Giacomo Matteotti firma il suo primo articolo su La Lotta • «La proprietà è la cagione di tutti i mali» scrive il 16enne Giacomo

Matteotti nel suo primo articolo su La Lotta, il periodico del socialismopolesano. Lo stile è didascalico, le idee chiare: il socialismo è l’unica speranzadi cambiamento. È stato il fratello Matteo ad avvicinarlo alle idee socialiste,condivise, con meno passione, anche dal padre Girolamo. [Romanato 2011] anno 1902Muore Girolamo Matteotti• Aveva 63 anni. Lascia la moglie Isabella, 50enne, e i tre figli Matteo,

Giacomo e Silvio. giugno 1903Giacomo Matteotti si diploma• Giacomo Matteotti ottiene la licenza classica al liceo Celio di Rovigo,

con una votazione molto alta. Negli ultimi anni di studio ha vissuto apigione presso una famiglia della città, frequentando la ben fornitabiblioteca dell’Accademia dei Concordi, la più antica e rinomata istituzioneculturale di Rovigo, fondata nel Cinquecento. Lo studente vuole percorrerela carriera umanistica. La madre accetta. Il padre, fosse ancora vivo,probabilmente non approverebbe. Aveva detto una volta: «Mi no so ’sti fioi.I vol tuti studiar economia politica. Xela na roba che se guadagna i bezzi?»(Io non so questi figli, vogliono studiare tutti economia politica. È una cosache fa guadagnare i soldi?). [Romanato 2011] Giovedì 7 novembre 1907Giacomo Matteotti si laurea• Giacomo Matteotti ottiene il voto di 110 e lode alla facoltà di Legge

dell’Università di Bologna, la scuola giuridica più vivace del Paese. Il temadella tesi, scritta con il prof. Alessandro Stoppato, è la recidiva, cioè laricaduta nel reato da parte di chi ha già subito una condanna. È uno dei temipiù dibattuti di questi anni. Per realizzare la sua tesi ha viaggiato inGermania, Austria, Olanda, Belgio, Francia e Inghilterra. Il laureato parlabene francese, inglese e tedesco. A Bologna alloggiava all’hotel Baglioni.[Romanato 2011]Domenica 26 gennaio 1908Giacomo Matteotti consigliere comunale• Alla sua prima candidatura, Matteotti è stato eletto con 86 voti per il

consiglio di Fratta Polesine. [Romanato 2011]

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Giovedì 18 marzo 1909Muore Matteo Matteotti• Matteo Matteotti muore a Nervi, in Liguria, dov’era per curarsi dalla

tubercolosi che lo aveva colpito l’anno precedente. [Romanato 2011]

anno 1910Giacomo Matteotti pubblica La recidiva• Matteotti pubblica a Torino, con la casa editrice Fratelli Bocca, il

volume La recidiva. Saggio di revisione critica con dati statistici. È il fruttodella rielaborazione della sua tesi di laurea, dove sostiene che nella tendenzaa ripetere il reato contano sia fattori innati che sociali. Il libro lasciaperplesso Filippo Turati, guida dei socialisti riformisti, perché Matteottinon insiste a sufficienza sul «fattore sociale della criminalità». [Romanato2011] Lunedì 8 agosto 1910Giacomo Matteotti consigliere provinciale• Il Consiglio della Provincia di Rovigo respinge la richiesta di Matteotti

di rinuncia all’incarico. È stato eletto a luglio, mentre è a Oxford per alcunesue ricerche sul sistema penale britannico. In crisi per la morte del fratelloMatteo, aveva rinunciato alla campagna elettorale. Ha vinto lo stesso,perché la lotta fra socialisti e repubblicani ha fatto convergere sul suo nomegran parte degli elettori. Dalla Gran Bretagna aveva scritto al Consiglio cherinunciava alla sua elezione. [Romanato 2011] Sabato 24 dicembre 1910Muore Silvio Matteotti• Nel giorno della vigilia di Natale muore Silvio Matteotti. Si trovava sul

lago di Garda per curarsi dalla tubercolosi. Giacomo Matteotti a questopunto è figlio unico di madre vedova. Isabella Garzarolo, che parla solodialetto, resta sola ad amministrare i negozi di famiglia e le proprietà aFratta Polesine. [Romanato 2011]luglio 1912Giacomo Matteotti si innamora• In vacanza a Boscolungo, nell’Abetone, Matteotti conosce Velia Titta,

22 anni. Abbandonata dal padre e orfana di madre, è la sorella del celebrebaritono Ruffo Titta, in arte Titta Ruffo, grande interprete del Rigoletto diVerdi. Velia è molto religiosa, ha un’educazione raffinata e una fedeprofonda. In passato ha pensato anche di farsi suora. Nel 1908, diciottenne,ha pubblicato una sua raccolta di poesie, È l’alba. I due si innamorano einiziano a scriversi lettere. [Romanato 2011] Mercoledì 10 luglio 1912La scissione del Partito socialista• Al congresso nazionale socialista di Reggio Emilia su proposta di

Benito Mussolini, direttore de L’Avanti, sono espulsi i rappresentanti delladestra riformista guidati da Ivanoe Bonomi e Leonida Bissolati. GiacomoMatteotti, che si sente un riformista come il più esperto Turati, non seguei compagni espulsi e rimane nel Psi la cui guida è affidata a CostantinoLazzari, vecchia conoscenza della sua famiglia. All’interno del Psi lacorrente socialista passa in minoranza a vantaggio dei massimalisti.[Romanato 2011]Giovedì 3 ottobre 1912Giacomo Matteotti sindaco di Villamarzana• Alle elezioni amministrative, Matteotti ha ottenuto la guida del piccolo

comune di Villamarzana. La legge elettorale, che permette di votare edessere eletti in tutti i comuni dove si pagano le tasse, gli consente di entrareanche nei consigli comunali di Villanova del Ghebbo, Fratta Polesine (doveè anche vicesindaco), Frassinelle (dov’è assessore), San Bellino,Castelguglielmo, Lendinara, Badia Polesine, Fiesso Umbertiano, Pincara,Boara Polesine. [Romanato 2011]

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agosto 1913Giacomo Matteotti deluso da Courmayeur• Matteotti non trascorrerà le vacanze a Boscolungo, dove anche questa

estate villeggerà Velia, ma a Courmayeur. Passa un mese all’hotel Union trapasseggiate, letture e riposi serali. Questa vita lo delude, la trova «oziosa esenza scopo». [Romanato 2011] anno 1914Giacomo Matteotti prende la patente• Matteotti prende la licenza di guida, la diciottesima rilasciata nella

provincia di Rovigo. Possiede anche un’automobile, un lusso che pochihanno in città. [Romanato 2011] Sabato 24 gennaio 1914Giacomo Matteotti preoccupato per la calvizie • «Tu non devi perdere i capelli così» gli scrive la fidanzata Velia, che

consiglia al giovane Matteotti pomate e lozioni che il ragazzo si applicadiligentemente e costantemente ma, sembra, con modesti risultati.[Romanato 2011] Martedì 7 luglio 1914Gli elettori confermano Giacomo Matteotti• Alla nuova tornata di elezioni amministrative, Matteotti viene rieletto

consigliere provinciale ad Occhiobello. Il Partito socialista conquista lamaggioranza in 32 comuni, la metà della provincia. [Romanato 2011]Martedì 28 luglio 1914Inizia la Prima guerra mondiale• L’Austria consegna la dichiarazione di guerra alla Serbia. Venerdì 2 ottobre 1914Giacomo Matteotti leader del socialismo rovigiano• La prima seduta del Consiglio provinciale di Rovigo è infuocata per

l’atteggiamento di intransigente neutralità del gruppo socialista, guidato daGiacomo Matteotti. È eletto presidente della deputazione provinciale ma sidimette subito perché, spiega, «con le forze con le quali è sorta questaamministrazione non potrò compiere il mio mandato». Il Consiglio èimmediatamente sciolto. [Romanato 2011] Sabato 19 dicembre 1914Giacomo Matteotti attaccato da Il Popolo• Il settimanale cattolico Il Popolo attacca il consigliere Giacomo

Matteotti, che sta conducendo una campagna contro le Casse rurali.Nell’articolo titolato «Giacomino Matteotti! Il socialista impellicciato» ilsettimanale allude alle origini della sua ricchezza: «Quando voi ritireretel’onesto frutto dei vostri numerosi crediti con o senza ipoteca, quantacompassione vi sorgerà in cuore se penserete ai miseri che un giornodovevano lasciare la casetta, il campicello, la magra armenta, i pochi mobilidi casa in mano di certi strozzini...». [Romanato 2011] anno 1915Estate 1915: Giacomo Matteotti si ammala di tubercolosi• Un violento attacco tisico costringe Giacomo Mattetotti a letto per

settimane. Si teme che possa morire. Il suo collaboratore Aldo Parini, che lova a trovare, lo vede debolissimo, incapace di reggersi seduto sul letto.[Romanato 2011]Domenica 28 febbraio 1915Giacomo Matteotti confermato consigliere• Viene eletto per la terza volta consigliere provinciale di Rovigo, sempre

nel collegio di Occhiobello. Alla prima riunione Matteotti tiene una duraarringa contro tre consiglieri del blocco cattolico -libeale la cui elezione eraritenuta incompatibile coi loro incarichi nella esazione dei tributi nellaprovincia di Rovigo. Il consigliere cattolico Umberto Merlin, suo compagnodi liceo, ricorda però che Matteotti è fideiussore della Banca del Polesine per

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il servizio di esazione dei tributi nel comune di Badia Polesine, e quindi sitrova nella stessa condizione dei tre inquisiti. Sia socialisti che cattolicipresentano un ricorso contro l’elezione dei quattro consiglieri. [DizionarioBiografico degli italiani Treccani]aprile 1915Velia Titta va a Fratta per conoscere Isabella Garzarolo• La fidanzata di Matteotti visita Isabella, sua futura suocera. La giovane

borghese romana che scrive poesie e l’anziana commerciante di Fratta cheparla solo in dialetto e veste sempre di nero si scoprono molto diverse.[Romanato 2011]Domenica 23 maggio 1915L’Italia entra in guerra. Giacomo Matteotti non arruolato• L’Italia dichiara guerra all’Austria-Ungheria ed entra nel conflitto.

Giacomo Matteotti può non andare al fronte, perché ha una congenitadebolezza polmonare, confermata dalla morte dei fratelli Matteo e Silvio,ed è anche figlio unico di una madre vedova. [Romanato 2011]novembre 1915Giacomo Matteotti guarisce• Va a Stresa per riprendersi dalla malattia. Le sue condizioni di salute

migliorano. [Romanato 2011]

Sabato 8 gennaio 1916Giacomo Matteotti e Velia Titta si sposano• La cerimonia avviene a Roma, in Campidoglio, alle 16, con il solo rito

civile. Fino al giorno prima le nozze sono state a rischio, perché lei vuole ilrito religioso e lui non è d’accordo. Sono a Roma entrambi, ma comunicanoscrivendosi delle lettere. «È bene che ci lasciamo, il parroco ha avutoragione» le scrive lui davanti all’evidente incompatibilità. Lei cede e all’unadi notte gli risponde: «No, no, vieni, saremo felici lo stesso, tu continueraila tua vita, e io non posso in questo giorno mentire e dirti cosa non vera onascondendo il mio cuore. Sarò religiosa lo stesso, ci vorremo bene lostesso, vivendo uniti in qualsiasi lotta». A Rovigo la notizia resta riservata.Il biglietto di partecipazione è stringato: «Il dottor Giacomo Matteotti e laSignorina Velia Titta partecipano il loro matrimonio. Roma-Villa Ruffo. 8gennaio 1916». [Romanato 2011]Lunedì 5 giugno 1916Giacomo Matteotti antimilitarista• Le truppe austriache stanno scendendo verso Vicenza. Il Consiglio

provinciale di Rovigo invia un messaggio alla città in pericolo.Nell’occasione Giacomo Matteotti pronuncia un violento discorsoantimilitarista. «A noi non importa che il nemico sia alle porte, siamo deisenza patria» dice, e agli avversari: «Siete degli assassini, dei barbari inconfronto agli austriaci». Nell’aula piovono insulti, ne nasce un tafferuglio,la seduta viene sospesa. Il presidente chiede che le parole di Matteotti nonsiano messe a verbale perché inqualificabili. Il prefetto, presente in aula,chiede di arrestare il consigliere. La richiesta giunge al procuratore del Re,che però si rifiuta di arrestare Matteotti. [Romanato 2011]Mercoledì 9 agosto 1916Giacomo Matteotti al “confino”• Le autorità militari richiamano alle armi Matteotti, nonostante il diritto

all’esenzione dal servizio, e lo mandano il più lontano possibile dal fronte,per impedirgli di continuare nell’attività di sobillazione antibellicista.Scrivono nella motivazione dell’allontanamento dalla città che essendoRovigo «in Stato di guerra» è «assolutamente pericoloso» che questo«pervicace, violento agitatore, capace di nuocere in ogni momento agliinteressi nazionali» continui a rimanere in una zona tanto delicata. Lapratica è stata aperta il 6 giugno, il giorno dopo il suo discorso sulla guerra.Lo mandano a Verona, poi a Cologna Veneta. Quindi a Messina, prima incittà poi a Campo Inglese, sulle montagne. [Romanato 2011]

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Lunedì 21 agosto 1916Giacomo Matteotti decaduto da consigliere• La III sezione della Corte d’Appello di Venezia lo dichiara

definitivamente decaduto dal suo incarico di consigliere provinciale dandoragione al ricorso dei cattolici per il suo doppio ruolo di esattore econsigliere. [Romanato 2011]gennaio 1917Giacomo Matteotti a Messina• Velia Titta raggiunge il marito a Messina. Matteotti in Sicilia legge,

studia, pubblica alcuni saggi sulla Rivista penale e la Rivista di diritto eprocedura penale, tenta di fare scuola ai soldati analfabeti. Sta bene, ma noncapisce i siciliani: «Peccato però perché sarebbero intelligenti e guidati benepotrebbero essere buoni». [Romanato 2011] Mercoledì 24 ottobre 1917La disfatta di Caporetto• Tedeschi e austro-ungarici sfondano la linea italiana sull’Isonzo, fra

Tolmino e Caporetto. Domenica 19 maggio 1918Nasce Gian Carlo Matteotti• A Roma Velia partorisce il primogenito Gian Carlo. Matteotti è in Sicilia

e non può muoversi. [Romanato 2011] Lunedì 11 novembre 1918La guerra è finita• Gli Alleati e la Germania firmano l’armistizio. La guerra è finita. marzo 1919Giacomo Matteotti ottiene la licenza• Le autorità militari consegnano a Matteotti un foglio di licenza illimitata

col quale può tornare a Fratta. [Romanato 2011] Domenica 5 ottobre 1919Matteotti “equilibrista” • Al congresso del Psi a Bologna, il partito è diviso tra l’ala massimalista

rivoluzionaria e quella riformista. Giacomo Matteotti si allinea con leposizioni riformiste di Turati (che condanna la violenza e la voglia didittatura del proletariato) ma nel suo intervento si sforza di non escludere imassimalisti dal partito, e quindi giustifica la violenza senza adottarla. Colrisultato di scontentare tutti. [Romanato 2011] Domenica 16 novembre 1919Giacomo Matteotti deputato• Alle elezioni politiche, le prime con il sistema proporzionale invece che

il maggioritario, al collegio di Rovigo-Ferrara è un trionfo dei socialisti.Prendono il 70,1% dei voti, contro del 32,3% della media nazionale,mandando a Roma sei parlamentari. Il Polesine si rivela la provincia piùrossa d’Italia. Matteotti, secondo nella graduatoria delle preferenze, entra inParlamento. [Romanato 2011] Domenica 28 marzo 1920L’on. Giacomo Matteotti contro il governo Nitti• A Montecitorio si discute la fiducia al governo Nitti, che punta a mettere

assieme una maggioranza per poi disegnare un programma. I socialisti sonocontrari. Interviene anche l’on. Matteotti, che parla per oltre un’ora,frequentemente interrotto dallo stesso Nitti, dal vecchio Giovanni Giolitti,dal ministro delle Finanze Carlo Schanzer. La spavalderia del giovanedeputato proveniente da una provincia senza importanza stupisce molticolleghi. Matteotti parla già come un veterano, alterna ragionamenti e ironie,analisi delle cifre e battute. Dice della strategia di Nitti: «Codesta teoria ecodesta tradizione sono conformi alla teoria di quel costruttore di cannoniche voleva prendere un buco e poi metterci attorno il bronzo». [Romanato2011]

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Sabato 26 giugno 1920Matteotti rieletto consigliere provinciale• Il mandamento di Lendinara elegge nuovamente Giacomo Matteotti

nel consiglio provinciale di Rovigo. [Romanato 2011] Domenica 27 giugno 1920Giacomo Matteotti minaccia l’assalto della piazza• Colpisce l’aula di Montecitorio il minaccioso discorso con cui l’on.

Matteotti attacca il nuovo presidente del Consiglio, Giovanni Giolitti,ormai ottantenne, a capo del suo quinto gabinetto. Parla per un’ora, in granparte improvvisando, la sua è una filippica dai toni ciceroniani. Se la prendecon Giolitti come massimo esponente della vecchia politica. Lo avverte chenel Paese potrebbe esplodere una rivoluzione: «Ma è a voi costituzionaliche incombe in questo momento l’obbligo di conservare l’ultimorimasuglio del Parlamento, l’ultima prerogativa costituzionale, che puòdifendere il vostro regime dall’assalto finale della piazza». [Romanato 2011]Venerdì 1 ottobre 1920Giacomo Matteotti salva Merlin dalle bastonate• I socialisti, fuori da un seggio di Lendinara, bastonano il cattolico

Umberto Merlin. Matteotti li vede ed interviene energicamente perfermarli. [Romanato 2011] Venerdì 15 ottobre 1920Trionfo dei socialisti alle elezioni amministrative • Al rinnovo dei consigli locali, tutti i 63 comuni di Rovigo vanno ai

socialisti, che in Provincia ottengono 38 seggi su 40. I cattolici denuncianoviolenze dei socialisti, che ai seggi avrebbero costretto gli elettori a deporreschede prevotate e pestato chi si ribellava. [Romanato 2011] Lunedì 22 novembre 1920Matteotti a Benedetto Croce: «Voi non pensate a niente»• A Montecitorio discorso lunghissimo dell’onorevole Matteotti contro

Benedetto Croce, il filosofo napoletano ministro della Pubblica Istruzione.Dice che le scuole sono abbandonate. «Ma invece di fare qualcosa, ilministro non fa nulla. Voi non pensate a niente, voi studiate i problemidell’altro mondo, onorevole Croce, voi state speculando filosoficamentesulle nuvole». E ancora: «Qui non si viene con i libri di estetica, ma con deiprogrammi pratici, e questi si ha il dovere di assolvere quando si sta albanco del governo».Lunedì 20 dicembre 1920Guerra a Ferrara • Scontri armati a Ferrara tra fascisti e socialisti. In una sparatoria

muoiono il fascista ventunenne Franco Cozzi e l’infermiere socialistaGiovanni Mirella. Le guardie rosse appostate sulla rocca Estense sparanosui fascisti e uccidono lo studente sedicenne Natalino Magnani e ilbracciante venticinquenne Angelo Pagnoni. Un secondo socialista morirà,più tardi, in ospedale. [Franzinelli1]Martedì 11 gennaio 1921Fascisti nel mirino nel Polesine• A Badia, nel Polesine, due rivoltellate (andate a vuoto) contro i fratelli

Gagliardo, agricoltori fascisti. È il terzo episodio di attacchi ai fascisti inpochi giorni: il 31 dicembre scorso il diciassettenne Giuseppe Gianesini èstato ucciso con un coltello a Gavello, quattro giorni dopo coltellate, nonmortali, a un certo Lionello Tamassia, fascista di Badia. Sabato 15 gennaio 1921Il congresso di Livorno• Giacomo Matteotti va a Livorno, per partecipare, al Teatro Goldoni, al

XVII congresso nazionale del Psi. Vuole combattere la correntemassimalista dei comunisti puri, guidata da Antonio Gramsci, UmbertoTerracini e Amadeo Bordiga.

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Martedì 18 gennaio 1921Giacomo Matteotti aggredito a Ferrara• Mentre è ancora a Livorno, dove il congresso dei socialisti prosegue, gli

comunicano che a Ferrara sono stati arrestati il sindaco socialista e il capodelle leghe rosse, in seguito agli incidenti avvenuti un mese fa, quando sonostati uccisi tre fascisti e un socialista. Si precipita in città per assumere infretta e furia la direzione della Camera del Lavoro. Le camicie nere loaspettano. Viene aggredito, insultato e coperto di sputi, si prende qualcheschiaffo. Le forze del’ordine non intervengono. [Romanato 2011] Martedì 25 gennaio 1921Fuoco e morte nel Polesine• Un centinaio di fascisti ferraresi bruciano a Pincara (Ro) la sede

dell’ufficio di collocamento socialista, quindi si recano a Lendinara doveincendiano la Lega contadina, irrompono nell’abitazione del capolega LuigiGhirardini e lo uccidono con due colpi di moschetto; nella notte tra il 25 eil 26 febbraio muore lo squadrista sedicenne Edmo Squarzanti, raggiuntodal fuoco incrociato dei suoi compagni durante le concitate fasi dell’assalto.[Franzinelli1] Lunedì 31 gennaio 1921Giacomo Matteotti denuncia le violenze fasciste• Per la prima volta alla Camera l’onorevole Matteotti pronuncia un duro

attacco contro le violenze fasciste. Prima riconosce che il Psi non teme laviolenza in sé («Siamo un partito (...) che prevede necessariamente laviolenza, sa che, ledendo un’infinità di interessi, avrà delle reazioni più omeno violente, e non se ne duole»); poi ammette che anche dalla sua parteci sono stati episodi violenti («può essere avvenuto che la teorizzazione dellaviolenza rivoluzionaria, che mira a sopprimere lo Stato borghese, e asostituire lo Stato socialista, possa avere indotto taluni nell’errore di azioniepisodiche di violenza»; e conclude con l’attacco al Partito fascista: «Oggi inItalia esiste un’organizzazione pubblicamente riconosciuta e nota nei suoiaderenti, nei suoi capi, nella sua composizione e nelle sue sedi, di bandearmate, le quali dichiarano (hanno questo coraggio che io volentieririconosco) dichiarano apertamente che si prefiggono atti di violenza, atti dirappresaglia, minacce, violenze, incendi, e li eseguono non appena avvengao si pretesti che avvenga alcun fatto commesso dai lavoratori a danno deipadroni o della classe borghese. È una perfetta organizzazione della giustiziaprivata; ciò è incontrovertibile». Accusa il presidente Giolitti, che lointerrompe seccamente, di essere «complice di tutti questi fatti di violenza».

Giovedì 17 febbraio 1921Nasce Matteo Matteotti • A Roma Velia partorisce il secondogenito Matteo. Il padre Giacomo è a

Rovigo, al congresso delle leghe, impegnato in uno sforzo di mediazione perindurle a moderare le loro rivendicazioni nei confronti degli agrari. È dagennaio che si adopera perché le richieste dei contadini polesani «chepretendono ancora il doppio e capiscono nulla» non siano esorbitanti.[Romanato 2011] Giovedì 10 marzo 1921Matteotti denuncia ancora le violenze fasciste• Alla Camera l’onorevole Matteotti tiene un altro lungo discorso contro

le violenze fasciste nel Polesine. Cita tutti gli ultimi episodi, frazione perfrazione, racconta come avvengono le cose: con i camion dei fascisti che,accompagnati dall’Agraria, arrivano alla casa del capolega, lo fannoscendere, lo sequestrano e lo torturano. Se non scende, lo avvertono, glibruceranno la casa. [Romanato 2011]Sabato 12 marzo 1921Giacomo Matteotti aggredito a Castelguglielmino• Matteotti va a Castelguglielmino, nel rovigiano, per una riunione con le

leghe, accompagnato dal sindaco di Pincara. Lì si erano concentrati i fascistidella provincia, che impediscono la riunione e devastano l’ufficio della lega.

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Matteotti viene portato nella sede dell’Agraria, trattenuto per molte ore,minacciato e insultato. Quindi caricato su un camion e portato in giro perle campagne, ripetutamente minacciato di morte. Forse stuprato. Lorilasciano a Lendinara a tarda notte e lo obbligano a tornare a Rovigo apiedi. Gli dicono che se non vuole problemi maggiori è meglio che lasci laprovincia. [Romanato 2011] Domenica 15 maggio 1921Giacomo Matteotti eletto di nuovo deputato• Alle elezioni viene eletto di nuovo deputato nel collegio di Padova-

Rovigo. Con oltre ventimila preferenze è il primo degli eletti. Ma i socialistihanno perso quasi due terzi dei voti che avevano ottenuto due anni fa,scendendo al 24,9%, addirittura sotto la media nazionale (al 25%). Il bloccosupera la maggioranza assoluta (55%). Le amministrazioni rosse hannoperduto consensi, dicono gli osservatori, a causa del loro inconcludentemassimalismo e delle violenze. [Romanato 2011] Lunedì 18 luglio 1921Giacomo Matteotti possibilista sul governo Bonomi• In un discorso alla Camera, il deputato socialista dice che sarebbe quasi

favorevole a votarlo, perché «almeno diventi meno ingiustamente complicedei fasci». [Romanato 2011] Domenica 8 gennaio 1922Il sesto anniversario di Matteotti e Velia Titta• Nel sesto anniversario del loro matrimonio marito e moglie sono

distanti. Giacomo Matteotti è a Verona, Velia Titta a Fratta. Le scrive a lui:«Sono passati alcuni anni e li abbiamo trovati spesso seminati più di doloreche di gioia. Quando abbiamo creduto di ritrovare la tranquillità di là da ungiro di tempo, abbiamo trovato talvolta un nuovo sconvolgimento. Iprogetti migliori non si sono potuti attuare e quasi si teme di propornealcuno nuovo. Ma, nonostante tutto, la speranza e l’amore nondiminuiscono (...). Ed è forse questo sentimento profondo e spontaneo cheallevia ogni più grave pensiero e aiuta a superare il presente». Ma sente chela moglie gli sfugge: «Forse in te non è così». [Romanato 2011] febbraio 1922Giacomo Matteotti pone il veto su Giolitti• Condivide con don Sturzo il veto a Giolitti, che continua a considerare

il rappresentante del peggio della vecchia politica italiana. [Romanato 2011] Giovedì 18 maggio 1922Segni di crisi tra Velia Titta e Giacomo Matteotti• Velia Titta scrive al marito una lettera dura e amara. «Io dalle tue lettere

vedo una vita priva di ogni luce, da qualunque parte essa venga; eppurepenso che se in un momento manca da una parte c’è sempre dal’altra; dovecade una speranza ne sorge un’altra, più grande, più piccola, sia inconclusasia irraggiungibile, sia pure vana. Veramente io ti perdo di vista o tu manchidi tenacia, o di qualche sostegno che io non so darti; ma anche qui io nonso dire se io sia a non saperti dare, o la vita che hai creduto migliore e ti seiscelto. (...) Non ti ritrovo più come eri, non rispetto a me, ma alla vita e ate stesso». Il marito risponde difendendo le sue scelte. «Tu consideri la cosadal punto di vista personale; ma allora dovrei propormi dei fini esclusivi dicarriera, o di miglioramento economico, o di altri onori; e per questi dovreibattere sempre tutt’altra strada. Nella strada e nelle aspirazioni mie, che nondipendono da me ma da tutta una massa di persone e di avvenimenti, è tuttauna rovina giorno per giorno più grave». [Romanato 2011]agosto 1922Nasce Isabella Matteotti, la prima figlia• Nasce la primogenita di Giacomo e Velia Matteotti. La chiamano Isabella,

scelgono il nome della nonna paterna. Velia è in villeggiatura a Varrazze. Scrive aGiacomo che è preoccupata: «Sono venuti in casa a dirci che se ritorni nongarantiscono neanche de le famiglie più. Non so altro perché fuori non vado. Insultanosu la strada come se fossimo la peggiore gente da spregio». [Romanato 2011]

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Domenica 1 ottobre 1922Giacomo Matteotti segretario del Psu• È tra i protagonisti del congresso socialista di Roma che sanziona il

distacco della corrente riformista da quella massimalista e la nascita delPartito socialista unitario, del quale è nominato segretario. Lo scelgonoperché occorre un uomo nuovo, non compromesso con le vecchie battagliama abbastanza rigido da garantire la compattezza del partito. Nel Psuconvergono 61 deputati, circa la metà di quelli del Psi. [Romanato 2011] Martedì 10 ottobre 1922La famiglia Matteotti trova una casa a Roma• Velia Titta e Giacomo Matteotti avranno finalmente una casa “loro”

dove stare con i bambini. Lei spera che questo li aiuti a capirsi di più. «Poveravita anche la tua, e più che altro senza nessuna cara consuetudine, senzanessun conforto materiale, mai. Sei arrivato così all’età che hai, e neanche ioho potuto darti questo fin d’ora. Ma adesso finirà, saremo uniti per sempreanche se le cose ti dovessero fare assente, e avremo un letto nostro, un lumenostro, un angolo un po’ cado dove passare insieme un’ora di riposo e dovepoter dire con serenità, ti ricordi?». [Romanato 2011]Sabato 28 ottobre 1922La marcia su Roma• Alcune decine di migliaia di militanti fascisti sfilano per le vie di Roma

come prova di forza per ottenere dal re Vittorio Emanuele III la nomina delsegretario del partito fascista, Benito Mussolini, a presidente del Consiglio.Il re acconsente. Sabato 2 dicembre 1922Giacomo Matteotti: «I fascisti sono bande criminali» • Altro duro discorso contro i fascisti alla Camera tenuto dall’onorevole

Matteotti. A un certo punto li definisce «bande di criminali». Gli gridano ditacere. «Non ingiuriare» gli intima il fascista Cesare De Vecchi. «Credevo chericordare ai professionisti la loro professione non fosse un’ingiuria» replicaMatteotti, continuamente interrotto. [Romanato 2011] Domenica 3 dicembre 1922Finzi: «Matteotti è inaffidabile»• Gli replica Aldo Finzi, suo coetaneo, polesano anche lui, ebreo,

neodeputato fascista. Lo conosce bene. In Aula gli rinfaccia la suainaffidabilità, perché lo definisce «ultracollaborazionista» a Montecitorio e«internazionalista e rivoluzionario in Polesine». Era stata proprio la sua«propaganda d’odio», dice, a fare esplodere il Polesine. [Romanato 2011] gennaio 1923La famiglia Matteotti a Roma• Trovano una casa in via dei Mancini, dove può vivere anche Velia con i

bambini, dato che fino ad oggi è rimasta sempre a Fratta. Giacomo Matteottiperò è sempre in giro per l’Europa: a Londra, Berlino, Parigi. Ormai vive unavita semiclandestina [Romanato 2011] febbraio 1923Ritirato il passaporto dell’on. Matteotti• La polizia ha ritirato il documento a Giacomo Matteotti con cui poteva

recarsi all’estero. maggio 1923Velia Titta e Giacomo Matteotti si dividono di nuovo• Velia Titta si trasferisce di nuovo a Fratta, con i bambini, dove deve

andare a dare una mano alla suocera, donna sempre più anziana che da annigestisce da sola il patrimonio della famiglia. Scrive al marito GiacomoMatteotti che non può durare: «Mamma pensa quasi con sicurezza chepassiamo qui l’estate; ma se è come questi primi giorni non ci potreiresistere». [Romanato 2011]

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Lunedì 2 luglio 1923Giacomo Matteotti aggredito a Siena• Giacomo Matteotti è a Siena, dove conta di passare in incognito. Va a

vedere il palio. Ma un gruppo di fascisti lo riconosce e inizia a malmenarlo.Il deputato socialista deve lasciare in tutta fretta la città. [Romanato 2011]Venerdì 25 gennaio 1924Giacomo Matteotti rifiuta un’intesa con i comunisti• Al comunista Palmiro Togliatti, che gli propone un accordo per creare

un «fronte unico di opposizione proletaria al fascista» in vista delle elezioni,ponendo però tra le condizioni l’esclusione di un ritorno alle «libertàstatuarie» come obiettivo politico, Matteotti risponde sdegnato che laproposta è irricevibile, e che i comunisti hanno la responsabilità di avere«diviso e indebolito il proletariato italiano nei momenti di più graveoppressione e pericolo». [Romanato 2011] febbraio 1924Il dossier di Giacomo Matteotti sul fascismo• Pubblica il dossier Un anno di dominazione fascista, stampato a Roma

e distribuito in forma semiclandestina. Nel dossier scrive dei fallimenti delfascismo sul piano economico e finanziario, della restaurazione dell’ordinee dell’autorità dello Stato, accusa il governo di avere asservito lo Stato aduna fazione e di avere diviso il Paese in dominatori e sudditi. [Romanato2011] marzo 1924Giacomo Matteotti aggredito a Cefalù• Fra un mese si vota, Matteotti è in Sicilia per fare campagna elettorale.

Mentre cena al ristorante Domina di Cefalù con alcuni socialisti, unasquadra di fascisti inizia a urlare che se ne doveva andare. Qualche socialistaesce per trattare, i fascisti sparano in aria. Arrivano i carabinieri, checonsigliano a Matteotti di uscire dalla porta secondaria. Lui rifiuta: «Io nonesco dalle porte secondarie, esco dalle porte principali». Così, mentre sidirige verso la stazione coi compagni socialisti, i fascisti li seguono e vicinoal Calvario il camerata Giuseppe Miceli gli strappa il cappello. Il gesto dicostringere qualcuno a “scappellarsi” è considerato gravissimo. [Pietro Saja,Rep. 4 marzo 2005] aprile 1924Giacomo Matteotti esce clandestinamente dall’Italia• Giacomo Matteotti esce dall’Italia clandestinamente, passando dalla

Svizzera. Viaggia in Belgio, Inghilterra e Francia. A Londra ottiene leinformazioni che cerca riguardo alle compromissioni di uomini del regimenelle forniture di petrolio all’Italia. [Romanato 2011]Domenica 6 aprile 1924Giacomo Matteotti rieletto deputato con il Psu • Con la legge Acerbo viene rieletto deputato nella lista del Psu, che

ottiene il 5,9% dei voti e 24 deputati, superando il Psi, che ottiene il 5%, ei comunisti, con il 3,7%. Solo i popolari, tra i non fascisti, hanno fattomeglio, ottenendo un 9%. [Romanato 2011] Domenica 11 maggio 1924Giacomo Matteotti ai funerali di Eleonora Duse• Giacomo partecipa ai funerali di Eleonora Duse ad Asolo. Per tornare

a casa approfitta spavaldamente del passaggio su un camion di un gruppodi camicie nere, che non lo riconoscono. [Romanato 2011] Venerdì 30 maggio 1924Mussolini: «Questo rompic... di Matteotti?»• È la prima riunione della nuova Camera, chiamata ad approvare il

risultato delle elezioni. Il neopresidente, Alfredo Rocco, propone asorpresa la convalida in blocco dei deputati eletti per la maggioranza. Leopposizioni sono spiazzate. Matteotti interviene a braccio, raccoglie le suepoche carte e chiede di parlare. Contesta la validità delle elezioni, dice che

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si sono svolte sotto la minaccia «di una milizia armata» al servizio del capodel governo. Partono gli schiamazzi, le interruzioni, gli insulti. I deputatifascisti scendono dall’emiciclio, il presidente li fa sgombrare. «Va a finire chefaremo sul serio quello che non abbiamo fatto» intima Roberto Farinacci aMatteotti. «Fareste il vostro mestiere», risponde lui. Conclude dopo un’ora,chiedendo di rinunciare alla violenza. A un collega che si congratula perl’efficacia del discorso replica amaro: «Però adesso preparatevi a fare la miacommemorazione funebre». E qualcuno ha sentito Mussolini dire: «Quandosarò liberato da questo rompic... di Matteotti?». [Romanato 2011]Domenica 1 giugno 1924Giacomo Matteotti riottiene il passaporto• Matteotti richiede il passaporto e stavolta, a sorpresa, glielo danno. Gli

serve per andare in Austria, alla Seconda internazionale. Ma rinunciaall’ultimo momento. Non vuole mancare alla discussione parlamentaresull’esercizio provvisorio, ha lungamente preparato il suo discorso, fissatoper l’11 giugno, i compagni prevedono che sarà di fortissimo impatto. Vuoleparlare delle concessioni che il regime sta facendo alla società petroliferaSinclair Oil in cambio di finanziamenti. Una storia di tangenti chetoccherebbe personalmente esponenti di primo piano del partito fascista.[Romanato 2011] Martedì 10 giugno 1924L’assassinio di Giacomo Matteotti• Alle 4 e mezza del pomeriggio l’onorevole Giacomo Matteotti viene

aggredito sul Lungotevere Arnaldo da Brescia mentre si reca da casa aMontecitorio. A colpirlo è un gruppo di cinque fascisti: lo statunitenseAmerigo Dumini, che li guida, Albino Volpi, Giuseppe Viola, AugustoMalacria e Amleto Poveromo. Lo caricano su un’auto, una Lancia nera, chesi allontana a forte velocità. Lui si difende disperatamente, getta dalfinestrino la sua tessera di deputato. Non riuscendo a tenerlo fermo, Violaafferra un pugnale e colpisce Matteotti tra l’ascella e il torace, uccidendolo.L’auto col cadavere del deputato gira a lungo nelle campagne romane, finchéil corpo non viene scaricato e sepolto in qualche modo nel comune di Riano,nel bosco della Quartarella. Venerdì 13 giugno 1924Dimissione di 4 ministri dopo il rapimento Matteotti - Dimissioni dei

ministri A. De Stefani (Finanze), Federzoni (Colonie), A. Oviglio (Giustiziae Affari di culto) e Gentile (Pubblica istruzione) per ottenere una«riconciliazione nazionale» a seguito del rapimento di Matteotti. Sabato 14 giugno 1924Giacomo Matteotti è morto• «L’on. Matteotti non è stato ancora ritrovato, ma niun dubbio ormai

sull’esecrato delitto» titola la Stampa. La speranza di ritrovare vivo GiacomoMatteotti è ormai svanita. Il presidente del Consiglio, Benito Mussolini,riceve la moglie e la madre della vittima. Dice loro che sta facendo di tuttoper trovarlo, che teme che qualcuno voglia far fuori anche lui. Mussolinitiene poi un discorso alla Camera: «Solo un nemico che da lunghe nottiavesse pensato a qualcosa di diabolico, poteva effettuare il delitto che oggici percuote d’orrore e ci strappa grida d’indignazione». [La Stampa,14/06/1921; Stefano Lorenzetto, Gior. 29/8/98]Mercoledì 18 giugno 1924Arrestato Marinelli per l’omicidio Matteotti• G. Marinelli, segretario amministrativo del Pnf, è arrestato in relazione

alle indagini sul rapimento di Matteotti. A Milano è sciolta dal prefettol’organizzazione degli arditi fascisti.luglio 1924Isabella e Velia Matteotti dal cardinal Gasparri• La madre e la moglie del deputato chiedono un incontro al Papa. Pio XI

le dirotta sul segretario di Stato cardinal Gasparri, per non correre il rischioche l’udienza potesse essere interpretata come un suo sbilanciamento a

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favore dei socialisti. Isabella Matteotti, la madre, rifiuta sdegnata il rosarioche le regala il Pontefice: «Ho già il mio – dice in dialetto –, non cosafarmene di quello del Papa». [Romanato 2011]Sabato 12 luglio 1924Arrestato Amerigo Dumini• A due settimane dalla scomparsa viene arrestato lo squadrista Amerigo

Dumini, 30 anni, nato a St. Louis da padre fiorentino e madre britannica.Stava cercando di prendere un treno dalla stazione Termini verso Nord.Giovedì 14 agosto 1924Ritrovata la giacca di Giacomo Matteotti• Il cantoniere interprovinciale Alceo Canteri, perlustrando un trullo di

strada tra Sacrofano e Riano, nel fossato che serve allo scolo delle acquetrova una giacca a fondo grigio chiaro, macchiata di sangue e mancantedella manica sinistra. Lo viene a sapere il capitano dei carabinieri Pallavicini,che sta cercando il corpo di Matteotti in quella zona. Interroga il cantonieree si fa consegnare tutto. I suoi uomini trovano nei paraggi la manicamancante, macchiata di sangue. Mostrano tutto a Velia Matteotti, checonferma: è la giacca di suo marito. [Sta. 15 agosto 1924]Sabato 16 agosto 1924Ritrovato il corpo di Giacomo Matteotti• Nei boschi della Quartarella, in provincia di Riano, nelle campagne

romane, è stato trovato il cadavere di Giacomo Matteotti. Il corpo era giàin avanzato stato di decomposizione, ridotto ormai a uno scheletro. Lo havisto un carabiniere che faceva la ronda lungo la via Flaminia, è servita unaperizia odontoiatrica per identificarlo. Mercoledì 20 agosto 1924La salma di Matteotti arriva a Fratta• La cassa con i resti di Matteotti viene portata a Monterotondo, quindi

caricata su un treno e trasferita a Fratta di notte, per impedire nelle stazioniogni manifestazione di cordoglio popolare. La mattina del 20, vienedeposta nella sala di ingresso dell’abitazione del parlamentare, a pochecentinaia di metri dalla ferrovia. [Romanato 2011] Giovedì 21 agosto 1924Il funerale di Giacomo Matteotti • Ai funerali di Matteotti, a Fratta Polesine, partecipano circa diecimila

persone, cioè il triplo degli abitanti del paese. Tra loro anche duemilafascisti, ma non in camicia nera, come chiesto dalla vedova. Il corteo sicompone con la corona del Partito socialista unitario, poi quella dellaCamera dei deputati, quella del Comune di Fratta e poi tutte le altre.Seguono i soldati del battaglione del 3° genio, poi il feretro, quindi lavedova. Al camposanto i contadini scavalcano le mura superando il bloccodei carabinieri. Gridano invettive contro il governo. La vedova li invita allacalma. Grida tra i socialisti: «Vendetta!... Viva Matteotti!...Viva ilmartire!...Viva la libertà!...». La vedova li manda a casa: «Andate a casa. Siatebuoni, ed amatevi come insegnò Gesù Cristo».

(La Cronologia è a cura di Pietro Saccò che qui si ringrazia)

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