Il Bollettino Domenicani n. 4, 2009

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DOMENICANI DOMENICANI Anno XLIII - n. 4 - Settembre - Ottobre 2009 - sped. A.P. comma 20/C - art 2 - Legge 662/96 - Cagliari. Anno XLIII - n. 4 - Settembre - Ottobre 2009 - sped. A.P. comma 20/C - art 2 - Legge 662/96 - Cagliari. SPIRITUALITÀ Insegnamento all’Unità: “Siete tutti Fratelli”. EVENTI Riunione capitolare e 7 nuove Vestizioni. SPIRITUALITÀ Insegnamento all’Unità: “Siete tutti Fratelli”. EVENTI Riunione capitolare e 7 nuove Vestizioni.

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SPIRITUALITÀInsegnamento all’Unità: “Siete tutti Fratelli”.

EVENTIRiunione capitolare e 7 nuove Vestizioni.

SPIRITUALITÀInsegnamento all’Unità: “Siete tutti Fratelli”.

EVENTIRiunione capitolare e 7 nuove Vestizioni.

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DOMENICANIbimestrale d’informazionedella Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Anno XLIII – n. 4settembre - ottobre 2009

c/c postale n. 41482894int. Convento S. Domenico

Padri Domenicani 09127 Cagliari – Italia

Autorizzazione delTribunale di Firenze del4 gennaio 1967 - n. 1800

DirettoreP. Eugenio Zabatta o.p.

Responsabile P. Fausto Sbaffoni o.p.

Direzione e Redazione: piazza S. Domenico, n. 5

09127 CAGLIARI

Tel. 070 65 42 98 cell. 339 18 22 685

e.mail [email protected]

CON APPROVAZIONE ECCLES. E DELL’ORDINE

SPED. A. P. Comma 20c Art. 2 – Legge 662/96 - CA

copertina: FIRENZE.Museo di S. Marco, B. Angelico

Annunciazione (part.)

A. XLIII - settembre-ottobre - 2009 - n. 4

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SOMMARIO

«Nel l ’annuncia-zione, il saluto di Ga-briele alla Vergine di Nazareth si riallaccia all’invito alla gioia messianica: “Rallegra-ti, Maria”. A questo annuncio approda tutta la storia della salvezza, anzi in certo modo, la storia stessa del mon-do» (RVM, 20)

Editoriale.p. eugenio zabatta op.

Spiritualità.Predicazione: insegnamento all’unità.

p. eugenio zabatta op.“Voi siete tutti fratelli”.

dalla lettera del MO.Pensiamo un po’ al nostro Fondatore.

emilia lattanzio ld.

Eventi.Il Capitolo della Provincia Romana di SC.Pagine di Cronaca …

p. luciano cinelli.Abbiamo goduto della loro scelta:le vestizioni dei novizi a Chieri.

La redazione.Giubileo sacerdotale di P. Serrotti op.

le claustrali del santuario di bibbiena.

Notizie.Dalle Comunità di Empoli e di Bibbiena.Riprendere il progetto di formazione.

nara coradossi ld.Convegno delle Fld e notizie varie.In memoria…Biblioteca domenicana • • •

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editorialeDopo il periodo estivo, si riprende

la pubblicazione di “Domenicani”. La rivista è ben determinata a mantenere il suo impegno di informazione e forma-zione all’interno della Provincia Roma-na di S. Caterina e a cercare di contri-buire maggiormente, per le notizie che dà, a farci sentire famiglia.

Possiamo elencare vari eventi im-portanti che sono avvenuti in quest’ul-timo periodo, ma ne evidenziamo par-ticolarmente tre che, pur interpellando-ci in modi e ambiti differenti, ci hanno coinvolto tutti: il capitolo provinciale, l’anno sacerdotale, la novena d’anni in preparazione all’ottavo centenario del-l’Ordine che portiamo avanti.

Soprattutto il capitolo provinciale che ha “mobilitato” tutti i domenicani italiani per l’elezione o il rinnovo del mandato dei provinciali e degli altri re-sponsabili delle tre Provincie.

A tutti questi confratelli, special-mente ai provinciali, promettiamo la preghiera per l’assistenza del Signore nell’alto e delicato compito che è stato loro affidato e che si sono assunto con grande carità fraterna.

Esplicitiamo, anche da queste pagi-ne della rivista, sentimenti di affetto e di gratitudine per le loro fatiche.

Per tutte le comunità della famiglia domenicana i capitoli celebrati hanno costituito un passo in avanti. Sono stati manifestazione tangibile della vocazio-ne universale dell’Ordine e della sua unità. In tutte e tre le assisi capitolari ci sono state rappresentanze dei vari rami e con determinazione sono state considerate le possibili collaborazioni apostoliche tra di loro.

Le riunioni sono state vivificate dal-la preghiera e impregnate di fraternità, conforme allo spirito e alle intenzioni di S. Domenico.

La lettera «Voi siete tutti fratelli» del Maestro dell’Ordine, inviata a tutta la famiglia, ha dato molto impulso a in-tensificare con frutto la nostra prepa-razione all’ottavo centenario. “Stiamo vivendo un tempo fecondo di speranza - scrive il Maestro – mentre andiamo verso la celebrazione degli 800 anni della conferma dell’Ordine da parte di Onorio III (22 dicembre 1216).

Non minore importanza, per il no-stro cammino spirituale e per la nostra missione, è la celebrazione dell’anno sacerdotale indetto da Benedetto XVI. Nel suo messaggio del 15 agosto, il Papa, innestando la solennità dell’As-sunta nell’anno sacerdotale, ci ha in-dicato Maria quale “modello perfetto del sacerdote” e ci ha suggerito anche il senso che dobbiamo dare a questo anno particolare.

La nostra grande, filiale devozione “domenicana” alla Vergine e l’impegno apostolico della predicazione ci muo-vano “a ravvivare l’amore e la venera-zione per Lei”.

Ancora in attesa della pubblicazio-ne degli Atti, il presente fascicolo ci dà la cronaca del capitolo celebrato a Montecompatri e assieme a una parte della lettera del Maestro, offre numero-se notizie di famiglia all’attenzione dei nostri gentili lettori.

p. eugenio zabatta op. • • •

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E v a n g e l i z z a z i o n e

Il problema dellaEvangelizzazione, la funzione più

alta e più sacra della Chiesa, è legato a quello dell’Unità

della Cristianità, secondo l’insegnamento di Cristo.

Strumento eccellente e primo nella potente mano di Dio per il

raggiungimento dell’Unità è la sacra Scrittura a cui si

accompagna la Predicazione che la spiega e la diffonde.

La Scrittura costituisce uno strumento eccellente per il

raggiungimento di quella unità che il Salvatore Gesù

offre a tutti gli uomini.

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Sono trascorsi ormai quarant’anni da quando è stato pubblicato il “Voca-bolario Biblico” dall’edizione A.V.E., ma ancora sovente mi ritrovo a sfo-gliarlo per le varie voci che riporta e che trovo sempre arricchenti. Questo vocabolario è l’opera di una “équipe” protestante, ma la presentazione è del benedettino Dom E. Lanne. La pubbli-cazione fu salutata come un segno di unità e come il frutto di un movimen-to modesto, ma costantemente vivo in tutta la cristianità, che si proponeva la diffusione della Bibbia come testo indi-spensabile per la rinascita cristiana1.

Conosciuto esempio, nel mondo non cattolico, in questo movimento biblico con orientamento all’ecumenismo, è la “Società Biblica” fondata in Inghilter-ra nel 1804. Ad essa si interessò anche la Chiesa Cattolica ed ebbe filiazioni e imitazioni in diversi paesi. L’interes-sante è rilevare che queste società: 1°. Si formano in un periodo di risveglio ecumenico – o revivalismo in termini anglosassoni – in cui sono evidenti la ricerca di autenticità e il riesame delle limitate strutture della propria chiesa; 2°. Queste società uniscono, per un innato istinto di unità e di cattolicità, gente di denominazione diversa.

Ora questi ed altri elementi ci fanno supporre come il problema di un’uni-

tà di tutta la cristianità sia stato sempre sentito, anzi questo problema è appar-so in pratica come quello più impor-tante e corrisponde all’espressione più naturale in ogni ricerca di autenticità, e non solo in ambito cattolico. Come l’occhio, per usare un’immagine, attin-ge la sua più naturale espressione nel vedere, così il cristiano attinge la sua nel ritrovare la propria unità con gli al-tri in Cristo.

E questo perché?Perché, ci viene spesso ripetuto dal

magistero della Chiesa, i cristiani, co-me ci ha insegnato il Signore, “si carat-terizzano dalla dilezione scambievole” (Gv 13,35). L’unità è la caratteristica, meglio ancora, è la natura propria dei cristiani, il loro unico modo di presen-tarsi al mondo; anzi sono essi stessi – in certo modo - l’annuncio per il mondo.

Anche se è e rimane poco, possia-mo essere contenti per quanto si è fatto in campo ecumenico perché, se non

PREDICAZIONE: INSEGNAMENTO ALL’UNITÀ

“perché il mondo creda”

“Quasi tutti, però, anche se in modo diverso, aspirano alla

Chiesa di Dio una e visibile, che sia veramente universale e man-data a tutto il mondo, perché il mondo si converta al Vangelo e così si salvi per la gloria di Dio

(UR, 1).

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altro, ormai è vittoriosa, cioè è ritenuta da tutti la verità che il cristianesimo è uno solo. Ritenere questa verità non è solo un punto di partenza, ma significa aver mirato all’essenza stessa dell’ecu-menismo, perché nella Chiesa tutta, l’unità non è un attributo secondario.

L’unità è un’esigenza vitale, che riguarda l’essenza. Un cristianesimo unito avanza, si diffonde, poiché il pro-blema dell’unità della Chiesa è intima-mente connesso con l’evangelizzazio-ne dei popoli2.

La Chiesa intera si estenderà fino ai confini della terra nella misura che la sua unità è affermata e si realizza. Non

dobbiamo dimenticare l’insegnamento del Cristo! Ogni missiologia cristiana, se non vuole essere proselitismo e va-nità in questo mondo, deve tenerlo pre-sente. Dice Gesù: “Che essi siano uno affinché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21).

Il credere in Cristo come l’inviato del Padre (in questo consiste la vita eterna) è, infatti, la conseguenza (in dipenden-za causale) dell’unità irradiata dai cri-stiani. Dall’unità dei discepoli del Si-gnore rifulgerà, sarà certa, la presenza del Signore stesso, in mezzo a noi.

Ora il predicatore, il missionario non è colui che insegna a credere in Cristo? Ma il credere è frutto, conse-guente nel tempo, ad una già stabilita unità. Il missionario, quindi, insegna, porta a credere, in quanto operatore di unità, e i cristiani stessi, per il fatto che sono costituiti in unità, indicano Cristo, annunciano la sua venuta, la sua pre-senza nel mondo.

Il dovere, perciò, di ogni cristiano è di riscoprire se stesso “uno” con gli al-tri credenti e che in questa unità trova la sua identità, la sua vita di vero disce-polo. In ragione di questa unità, anche se non ancora visibilmente totale, ha cominciato a credere; in questa unità è stato ricevuto ed è sempre in grazia di questa unità che egli farà sì che altre persone credano in Cristo.

È l’unità “che Cristo donò, fin dal-l’inizio, alla sua Chiesa e che crediamo sussistere, senza possibilità di esser per-duta, nella Chiesa Cattolica” (UR, 4).

Il missionario o il predicatore è colui che insegna a credere in

Cristo; egli porta all’eroismo la propria vocazione di cristiano.

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Così possiamo dire che il cristiano, come ogni missionario che porta al-l’eroismo la sua vocazione di cristiano, ha come chiamata di annunciare nien-t’altro che la propria unità con i fratelli, poiché attraverso questa unità il mondo crederà in Cristo.

Rileggiamo il testo! “Che essi, Pa-dre, siano uno perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21).

Sappiamo, tuttavia, che se da una parte questa unità è essenzialmente esistente nella Chiesa di Cristo, dall’al-tra non è un’unità già attuata comple-tamente e visibile, ma va cercata, va voluta, incrementata. Essa sarà in con-tinua crescita fino alla pienezza.

Da qui l’insistenza del Concilio sul fatto che “la Chiesa è chiamata a cre-scere e perfezionare la sua comunione nell’unità” (LG, 10) e si capisce bene cosa vuol dire: l’ideale è di promuo-vere la fraternità di tutti gli uomini, di tutti i popoli. Né, viceversa, avrebbe-ro significato altre affermazioni dello stesso Concilio, che definisce l’evange-lizzazione del mondo cristiano come “la funzione più alta e più sacra della Chiesa” (LG, 29) e il dovere fondamen-tale del popolo di Dio (ivi, 35), se non intendiamo la prodigiosa fecondità dell’unità che porta alla fede in Cristo, nella quale consiste la vita eterna.

Ora non ci dovrebbe sembrare né

straordinario, né tanto meno fuori po-sto se abbiamo raccomandato al lettore anche quel “Vocabolario Biblico”.

A coloro, infatti, che sono chiamati a “partecipare con slancio all’opera ecu-menica” (UR, 4), viene raccomandata proprio la Sacra Scrittura come “uno strumento eccellente nella potente ma-no di Dio per il raggiungimento di quel-l’unità che il Salvatore offre a tutti gli uomini e che offrì fin dall’inizio alla sua Chiesa” (ivi, 21). E a ragione, poiché quel “Vocabolario Biblico”, frutto di sana esegesi, non è cattolico, né prote-stante, né ortodosso, ma solo cristiano e pertanto rimane sicuramente un se-gno eccellente di quell’unità a cui tutti i battezzati anelano e che permetterà che “la crescita del Regno di Dio non sia ritardata per le divisioni” (ivi, 4).

“Usando il Vocabolario – dice E. Lanne nella presentazione – il lettore cattolico rimarrà stupìto che l’accordo con la Chiesa riformata possa giungere già così lontano. Ed è nel comune ap-profondimento della Parola del Signore che ritroveremo insieme la strada che ci porta alla completa unità da Lui voluta per i suoi” (p. XIII).

p. eugenio zabatta op.

1. J. JACQUES VON ALLEN, Vocabolario Biblico, trad. dal francese di M. Alberdini, ed. AVE (1969) Roma. Già nell’ottobre 1968, a scopo ecumenico, era stata pub-blicata in Italia, per la prima volta, la Bibbia Concordata, a cura della Società Biblica Italiana (ed. A. Mondadori).2. “Tale divisione non solo contraddice apertamente la volontà di Cristo, ma anche è di scandalo al mondo e danneggia la santissima causa della predicazione del Vangelo ad ogni creatura” (UR, 1)

Gesù Cristo per mezzo della fedele predicazione del Vangelo … vuole che il suo popolo cre-

sca e perfezioni la sua comunione nell’unità (UR, 2).

Il Cristianesimo perde la sua ef-ficacia sulle anime nella misura in cui cessa di presentare come

un’affare urgente l’unità.

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Miei cari fratelli, collaboratori di Dio nel vangelo di Cristo (cf. 1Ts 3,2).

Prima di concludere il mandato, che mi avete affidato, vorrei riflettere su un aspetto centrale della nostra vocazio-ne: siamo frati, siamo fratelli.

Indirizzando questa lettera special-mente ai frati, sono sicuro che anche le mie sorelle contemplative, le religiose ed i laici della Famiglia Domenicana leggeranno queste pagine applicandole alla propria vita e missione.

Vi confesso che pensando a questa predicazione, all’inizio volevo fuggire nella direzione opposta come un nuo-vo Giona. Tuttavia, meditando sugli aspetti provvidenziali della mia vita, in contatto diretto in questi anni con tanti fratelli e tante sorelle di tutto il mondo, mi sono orientato a scrivervi, condivi-dendo alcuni aspetti della mia espe-rienza. In realtà, ci sono pagine della mia vita personale che sono provviden-zialmente intrecciate con la mia voca-zione di frate e di fratello.

Un fratello tra fratelli

Sono nato come l’ottavo figlio di una famiglia di quattordici fratelli (tredici

maschi ed una femmina) e credo che ciò abbia significato un vero ingresso nella vita comunitaria conventuale, trovandomi e vivendo con e tra fratelli.

Dai sei ai diciotto anni (durante la scuola primaria e secondaria) sono sta-to alunno del Collegio dei Frati Maristi di Buenos Aires, in Argentina. Quante cose ho appreso da loro! Posso dir-vi che ho conosciuto dei Fratelli per mezzo dei quali ho potuto scoprire il significato del donarsi, della semplicità e dell’amore a Gesù e a Maria… In de-finitiva: la consacrazione religiosa e la vita di santità! Oltre alla loro presenza in aula, conservo nella mia memoria altre immagini della loro vita fraterna nella comunità: condividevano con noi i momenti dedicati allo sport, i giochi e la ricreazione; il loro silenzio dedicato allo studio nella sala dove preparavano le loro lezioni; la recita del rosario, nel pomeriggio, camminando tutti insieme in una lunga fila orizzontale nell’enor-me cortile del Collegio – ormai vuoto di alunni e di grida – alla fine di ogni giornata di scuola.

Come chi fa durare a lungo nel suo cuore esperienze che stanno ancorate

La lettera, che con cordialità, il Maestro dell’Ordine ha inviato a tutti i membri della famiglia domenicana, a più riprese la pubblichiamo dedicandole alcune pagine della nostra rivista. Per l’intero testo vedere internet: http://curia.op.org/

Lettera ai Frati dell’Ordine dei Predicatori

“Voi siete tutti fratelli”(Mt 23,8b)

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in esso, confesso di aver sperimentato per la prima volta una certa inquietu-dine vocazionale in quegli anni, quan-do, ad appena dieci anni, confidavo a mia madre che avrei desiderato esser “uno di loro”: un “Fratello”! (con la maiuscola). In quel tempo, ho ricevu-to la mia prima “vita di un santo”: “Fra Scopa - Vita di San Martino de Porres”. Anche questo fratello domenicano ha segnato in qualche modo la mia voca-zione. La Provvidenza ha voluto che il Convento di noviziato della Provincia Domenicana Argentina, dove sono en-trato nel febbraio del 1980, portasse il suo nome.

A cominciare dal Giubileo per l’VIII centenario della fondazione della prima comunità domenicana contemplativa di Prouilhe, stiamo vivendo un tempo fecondo di speranza, mentre andiamo

verso la celebrazione degli 800 anni della conferma dell’Ordine da parte di Onorio III (22 dicembre 1216).

Rileggendo la storia di San Domeni-co, ricordiamo che nel marzo del 1206 si incontrano a Montpellier i delegati convocati da Innocenzo III per predica-re nel Sud della Francia contro la “ere-sia albigese” o “catara”. Essi si riuniro-no in concilio con altri prelati e vescovi della regione. Avevano già iniziato a prendere delle decisioni quando accol-sero Diego di Osma, vescovo di quella città castigliana in Spagna. Diego era accompagnato dal sottopriore del Ca-pitolo della sua cattedrale, Domenico di Guzmán. Conoscendo la fama del vescovo castigliano, gli inviati papa-li discussero con lui il modo migliore di affrontare l’eresia. Di fronte e al di là di ogni ostentazione esterna, Diego propose la forma di predicazione apo-stolica, in povertà evangelica, con au-sterità di mezzi, accentuando piuttosto la forza dell’esempio. Diego e Dome-nico incominciarono a praticare questo modo di vita, rinunziando a qualsiasi segno di potere esterno. A partire da questo momento – ci riferisce Giorda-no di Sassonia – Domenico cominciò a chiamarsi, non più sottopriore, ma fra Domenico1.

Essendo un fratello tra fratelli, desi-dererei ora presentarvi queste pagine come chi, con semplicità, pensa ad alta voce. Vi invito a contemplare un poco più da vicino “la perla” o “il tesoro” dell’Or dine, come chi desidera scopri-re “la larghezza, la lunghezza, l’altez-za e la profondità” della vita fraterna domenicana.

Dio è uno e trino (modello di “fami-glia” e “comunità”), il cui essere si ma-

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P. Carlos Azpiroz Costa,M° dell’Ordine.

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nifesta in modo diverso – partecipato – nella creazione, senza che per que-sto il suo Essere si confonda o “dissol-va” nell’esi stere delle creature. Dio si manifesta nella creazione, nella storia della salvezza e nell’economia della grazia… in modi diversi eppur somi-glianti, analoghi.

Nella Lettera agli Ebrei leggiamo: “Dio che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mez-zo del suo Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo” (1,1-2). È il Figlio che rivela a noi il Padre e che ci inse-gna a chiamarlo così, affettuosamente, Abba, come lui stesso lo chiama. È il Figlio che ci ricorda: “voi siete tutti fra-telli” (Mt 23, 8b).

Nel nostro itinerario verso il 2016, la Provvidenza ci invita a commemo-rare il prossimo anno un avvenimento fondamentale della nostra storia: i 500 anni della fondazione, avvenuta nel 1510, della nostra prima comunità in America, nell’isola La Hispaniola (iso-la che oggi comprende la Repubblica Dominicana e Haiti). Non è necessario che sottolinei l’importanza di questa fondazione. Tutti ricordiamo l’impegno forte e costante della predicazione dei nostri fratelli durante il priorato di Pie-tro di Cordova.

I nostri frati teologi di Salamanca hanno dovuto riflettere seriamente sul-le numerose sfide che la predicazione nel “Nuovo Mondo” presentava. I nostri frati missionari in America segnalavano e denunciavano con esattezza queste provocazioni ed i professori offrivano

strumenti di discernimento. Tutti erano fratelli, gli uni e gli altri, senza distin-zione. Questa fraternità domenicana abbracciava nello stesso tempo sia quelli che soffrivano oppressione e vio-lenza (gli abitanti originari del nuovo mondo che venivano ridotti in schiavi-tù) sia i discepoli o gli alunni dei frati professori a Salamanca.

Quando consideriamo gli ideali del-la Rivoluzione francese, che tanto in-fluirono sugli avvenimenti indipenden-tisti delle nazioni americane, siamo abi-tuati a riassumerli nelle famose parole: “libertà, uguaglianza, fraternità”. Non possiamo non ammettere, nonostante l’immediato contesto antiecclesiale, che – come ha detto Giovanni Paolo II – sono espressioni di alto valore ed includono un particolare valore cristia-no. Questo è perfettamente vero ed an-che molto logico, perché tutta l’Europa ha nutrito e formato la sua cultura sulla fede apostolica. I responsabili della Ri-voluzione francese, quantunque abbia-no lottato molte volte contro la Chiesa, non hanno potuto evitare di esserle de-bitori di questo spirito2.

Ad iniziare dall’anno 1220, l’Ordi-ne ha sempre voluto ricomprendere il senso della sua vita fraterna e della sua missione, nei nuovi contesti culturali, storici e geografici, in un mondo in co-stante cambiamento.

I Capitoli Generali hanno voluto sempre sentire il polso della realtà, del-la vita dell’Or dine, avendo il cuore e gli occhi fissi sullo sviluppo dei paesi in cui i fratelli erano presenti, in sin-tonia con la Chiesa e nel cuore della medesima, perché San Domenico ha voluto sempre la sua opera in medio Ecclesiæ.

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Già i frati riuniti a Parigi, nel Capi-tolo Generale del 1256, affermavano: Quod fratres nostri vocentur fratres prae-dicatores et non aliis nominibus 3.

Negli ultimi decenni, ispirandosi sempre al magistero della Chiesa4 an-che i Capitoli Generali hanno trattato e preso delle decisioni sulla nostra vi-ta religiosa e la nostra vita fraterna in comunità5. Anche gli ultimi Maestri del-l’Ordine ci hanno regalato lettere o mes-saggi significativi ispirati a questo tema6.

Non pretendo di presentarvi nelle pagine seguenti un’esposizione siste-matica sulla “fraternità domenicana”. Lo hanno già fatto i testi citati seguen-do passo per passo la nostra storia. De-sidero però, riflettendo su alcuni aspet-ti della nostra fraternità, pormi alcune domande assieme a voi: “Che significa essere fratello oggi?”. Lo farò attraverso “una icona biblica” che ci aiuti a pre-gare, meditare, riflettere e a risponde-re a quest’interrogativo. Per questo, vi invito a scoprire insieme, dalla mano di un “fratello” molto speciale, alcune pennellate interiori della nostra frater-nità. Mi riferisco a Giuseppe, il figlio di Giacobbe, il sognatore…

(1. continua nel prossimo numero).

1. Cf. B. Jordanus, Libellus de principiis Or-dinis Prædicatorum n. 21 [Ed. H. C. Schee-ben, MOPH (1925) t. 16].

2. Cf. Giovanni Paolo II, Discorso all’aero-porto di Tarbes (Francia), 14 Agosto 2004; Discorso ad un gruppo di vescovi francesi (in visita ad limina), 12 Aprile 1997, ed in molti altri testi simili.

3. “I nostri frati si chiamino frati predicatori e non con altri nomi”. Cf. Acta Capitulo-rum Generalium 1256, Ed. B. M. Reichert, vol. I (Romæ 1898) 81.

4. Segnalo i più importanti. Concilio Vati-cano II: Lumen Gentium (1964) Caput VI – De religiosis; Perfectæ Caritatis (1965). Paolo VI: Evangelica Testificatio (1971). Giovanni Paolo II: Redemptionis donum (1984); Vita consecrata (1996). Congrega-tio pro Religiosis et Institutis Sæcularibus: Elementi Essenziali (1983); Congregavit nos in unum Christi Amor (1994); Ripartire da Cristo (2002); Faciem tuam, Domine, requi-ram (2008).

5. Cf. ACG 1977 (Quezonopoli), Caput IV – De vita nostra religiosa in mundo hodier-no; ACG 1980 (Walberberg), Caput IV – De vita nostra religiosa in mundo hodierno; Caput V – De Vita Communi; ACG 1983 (Romæ), Caput XIII – De gubernio et vita religiosa; ACG 1986 (Abulensis), Caput VII – De vita religiosa; ACG 1989 (Oakland), Caput II – De vita communi; ACG 1992 (Mexici), Caput III – De vita communi; ACG 1995 (Calarogæ), Caput III – De Vita communi fraterna; ACG 1998 (Bononiæ), Caput III – De formatione et vita commu-ni; ACG 2001 (Providentiæ), Caput IV – De vita contemplativa – de vita communi; ACG 2004 (Cracoviæ), Caput IV – De vita communi; ACG 2007 (Bogotæ), Caput IV – Passion for the Dominican life – Life of the brethren.

6. Fra Vincent De Couesnongle: Lettera sul-la dimensione contemplativa della nostra vita domenicana (1982 – IDI nº 200); Fra Damian Byrne: Lettera sulla vita comune (1988 – IDI nº 262); Fra Timothy Radcliffe: Libertà e responsabilità domenicana – Ver-so una spiritualità del governo (1997 – IDI nº 353), La promessa di vita (1998 – IDI nº 361).

note

Roma, 8 Agosto 2009Solennità del Santo Padre Domenico.

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Uomo straordinario il nostro Santo Padre Domenico! Il Padre Lacordaire, noto predicatore di Nôtre Dame di Pari-gi, non teme di definirlo: “Tenero come una madre, forte come un diamante”.

Sì! Tenero, dolce e misericordioso egli era, infatti, nei confronti dei pecca-tori la cui salvezza gli stava tanto a cuo-re e per i quali pregava e si flagellava incessantemente nelle veglie notturne, ma era estremamente determinato nel combattere le eresie che dilagavano al suo tempo.

Seguendo l’insegnamento di Gesù e degli Apostoli, egli desiderava che tut-te le anime si salvassero e perciò, con coraggio, si è messo in cammino, pre-dicando lungo le strade del mondo, per far conoscere a tutti le verità della fede: conoscenza necessaria per raggiungere la salvezza eterna.

San Domenico ha fatto della predi-cazione di queste verità di vita lo scopo della sua vita: predicazione sempre ef-ficace la sua, non solo perché diradava

l’ignoranza portata dalle eresie, ma so-prattutto perché arrivava al cuore delle persone; predicazione che era frutto della sua continua e intensa contem-plazione da cui traeva forza e coraggio nel compiere la sua missione.

Domenico, con la predicazione, ha esercitato perfettamente “la carità della verità” tracciando così, anche per noi laiche domenicane, la strada da pre-ferire per contribuire alla salvezza del mondo. Missione questa certamente impegnativa che, però, ci siamo assun-te venendo a far parte della sua Fami-glia e quindi anche del suo carisma.

Guidate dal suo esempio e dall’aiu-to dello Spirito Santo che ci otterrà con la sua intercessione, ci sarà concesso quanto, certamente, non possiamo rag-giungere con le sole nostre forze.

La preghiera: “Adempi, o Padre, quanto hai promesso…” ci sarà di spro-ne e di sicurezza.

Emilia Lattanzio (segr. della FLD di Popoli) •••

VERSO IL GIUBILEO DELL’ ORDINE

PENSIAMO UN PO’ AL NOSTRO

FONDATORE!

breve profilo di S. Domenico tratteggiato da una

laica domenicana di Popoli

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IL CAPITOLO DELLA

PROVINCIA ROMANA

DI SANTA

CATERINA DA SIENA

CASA S. SILVESTRO

MONTECOMPATRI, 6-24 LUGLIO 2009

Panoramica di Montecompatri,sede del Capitolo.

La chiesa e la cappelladella casa di S. Silvestro.

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Il p. Daniele Cara è nato in Sardegna a Guasila, prov. di Cagliari, l’11 marzo 1942; ha professato il 2 ottobre 1960 ed è stato ordinato sacerdote il 18 ago-sto 1968. E’ licenziato il teologia.

Martedì, 7 luglio del 2009, memoria del beato Benedetto XI, alle ore 7.30 è stata celebrata la S. Messa de Spiritu Sancto.

Nel pomeriggio dello stesso giorno, fra Daniele Cara è stato eletto per la seconda volta Priore provinciale della Provincia Romana di Santa Caterina da Siena.

Il Maestro dell’Ordine, fra Carlos Al-fonso AZPIROZ COSTA ne ha confermato l’elezione il giorno stesso.

Il giorno seguente, al termine della Santa Messa, il Priore provinciale ha emesso la professione di fede e il giu-ramento di fedeltà, tenendo in seguito una breve allocuzione ai capitolari.

La Provincia Romanadi S. Caterina da Siena

L’attuale Provincia Romana di S. Ca-terina da Siena è iniziata il 20 agosto 1996 con la fusione delle precedenti Provincia Romana, una delle prime dell’Ordine (1221) e Provincia S. Mar-co e Sardegna, fondata nel 1934, ma che riporta le sue origini alla Congre-gazione S. Marco fondata dal Savona-rola (1493-96).

Le varie vicende storiche, affrontate dall’una e dall’altra Provincia ci rap-portano ad una gloriosa storia che ha avuto non lieve influsso nella vita di tutto l’Ordine, considerando i santi e i beati che ne sono stati figli.

Il primo priore provinciale, della nuova entità, è stato il P. Fausto Sbaf-foni, seguito dal P. Giovanni Monti e dal P. Daniele Cara il quale è risultato eletto, per la seconda volta, nell’ultimo capitolo a Montecompatri-Roma.

Il territorio della Provincia si esten-de alle regioni del Lazio, Toscana, Um-bria, Sardegna e Abruzzo con alcuni conventi e case che si trovano a Roma, Firenze, Fiesole, Bibbiena, Perugia, Cagliari, Siena, Montepulciano.

Le Fraternite dei laici sono una quindicina e assicurano una presenza domenicana anche là dove in passato o recentemente vi erano anche i fra-ti, quali ad esempio: Teramo, Popoli, Arezzo, Sassari, Civitavecchia…

Alla giurisdizione provinciale ap-partengono anche i Monasteri delle consorelle claustrali di Pratovecchio, Bibbiena, Querceto e Perugia e, in cer-to modo, appartengono alla Provincia alcune Congregazioni di Suore che sono giuridicamente autonome e con propri Statuti e Regole. • • •

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Nella pagina 146: Panoramica di Montecompatri; la Chiesa dei Carmelitani di Casa S. Silvestro; la Cappella interna.

Accanto: Entrata della casa che ha accolto i padri capitolari.

Sotto: Statuina della Madonna del Carmelo, nel piazzale che si apre a lato della chiesa.

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Il 6 luglio 2009, alle ore 18,00 nella pittoresca cornice dei Castelli Romani, a Montecompatri (RM) si è aperto il Ca-pitolo della Provincia Romana di Santa Caterina da Siena. Alle ore 18,00 i frati vocali eletti per il Capitolo provinciale, sono convenuti presso la Casa San Vin-cenzo dei Padri Carmelitani Scalzi.

Al Capitolo provinciale prendono parte i seguenti religiosi: fra Antonio COCOLICCHIO, priore di Santa Maria so-pra Minerva-Rm; fra Alessandro CORTESI, priore di San Domenico di Pistoia; fra Lorenzo FATICHI, priore di San Domeni-co di Siena; fra Maurizio PÀNTOLI, priore di San Domenico di Perugia; fra Mauri-zio CAROSI, priore di San Domenico di Cagliari; fra Vincenzo CAPRARA, priore di San Domenico di Fiesole; fra Fausto SBAFFONI, priore di San Marco in Firen-ze; fra Daniele OLS, socio del priore di S. Maria sopra Minerva; fra Daniele AUCONE, socio del priore di San Dome-nico di Pistoia; fra Aldo TARQUINI, socio del priore di San Domenico di Fiesole; fra Luciano CINELLI, socio del priore di San Marco in Firenze; fra Alfredo SCAR-CIGLIA, delegato del I collegio; fra Eu-genio ZABATTA, delegato del II collegio; fra Francesco D’AMORE, delegato del III collegio; fra Giuseppe SERROTTI, delega-to eletto a suffragio universale; fra Gio-

vanni MONTI, delegato eletto a suffragio universale; fra Christian STEINER, delega-to eletto a suffragio universale; fra Da-niele CARA, provinciale uscente.

Dopo l’esame delle lettere testimo-niali dei soci dei priori da parte dei tre vocali più anziani: fra Lorenzo Fatichi, fra Giuseppe Serrotti e fra Eugenio Za-batta e dopo l’elezione dell’attuario nella persona di fra Daniele Aucone, del pro-attuario, nella persona di fra Luciano Cinelli e dei due scrutatori, nella persona di fra Maurizio Carosi e di fra Maurizio Pàntoli, sono iniziati i lavori assembleari, sotto la moderazio-ne di fra Luciano Cinelli.

Martedì, 7 luglio 2009, memoria del beato Benedetto XI, alle ore 7.30 è sta-ta celebrata la S. Messa de Spiritu San-cto. Nel pomeriggio, fra Daniele Cara è stato eletto per la seconda volta Priore provinciale della Provincia Romana di Santa Caterina da Siena.

Il Maestro dell’Ordine, fra Carlos Alfonso AZPIROZ COSTA ne ha conferma-to l’elezione il giorno stesso. Il giorno seguente, al termine della Santa Mes-sa il Priore provinciale ha emesso la professione di fede e il giuramento di fedeltà, tenendo in seguito una breve allocuzione ai capitolari.

Nella seduta assembleare della mat-

In attesa della pubblicazione degli Atti Capitolari, offriamo ai nostri lettori una completa cronaca del Capitolo provinciale, che si è svolto, nel luglio scorso, a Montecompatri. L’ha scritta per voi il P. Luciano Cinelli, segretario al capitolo.

Pagine di Cronacadel Capitolo Provinciale a Montecompatri

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tina e del pomeriggio sono stati eletti i definitori, i consiglieri di Provincia, i consiglieri supplenti, il definitore al Ca-pitolo generale, il socio del definitore al Capitolo generale, il socio del Priore provinciale al Capitolo generale, il de-finitore al secondo Capitolo generale, il socio del definitore al secondo Capi-tolo generale. Sono risultati eletti come definitori: fra Antonio COCOLICCHIO, fra Luciano CINELLI, fra Daniele AUCONE, fra Francesco D’AMORE, fra Maurizio CARO-SI, fra Lorenzo FATICHI.

Al termine delle votazioni, la mag-gioranza dei capitolari ha stabilito di far partecipare ai lavori assembleari, a par-tire dal pomeriggio di giovedì 9 luglio, i seguenti rappresentanti dei vari ceti della Famiglia Domenicana, e precisa-mente: sr M. Pia Fragni del Monastero di Pratovecchio; sr Nicoletta Sottana della Congregazione di S. Caterina da Siena; la prof.ssa Maria Grazia Bian-co delle Missionarie della Scuola; il dott. Pier Giorgio Imbrighi, presidente

provinciale delle Fraternite Laiche e la prof.ssa Nara Coradossi della Fraternita laica “Beato Angelico” di Firenze.

Sono state formate così le seguenti commissioni: Formazione e vita intel-lettuale (biblioteche e riviste): fra Da-niele Ols (presidente), fra Alessandro Cortesi, fra Luciano Cinelli, fra Fausto Sbaffoni, fra Maurizio Carosi. Predica-zione e Rosario: fra Giuseppe Serrotti (presidente), fra Francesco D’Amore, fra Christian Steiner, fra Daniele Auco-ne, fra Eugenio Zabatta, suor Nicoletta Sottana. Vita comune, collaborazione interprovinciale e Famiglia domenica-na: fra Alfredo Scarciglia (presidente), fra Antonio Cocolicchio, fra Aldo Tar-quini, fra Lorenzo Fatichi, madre Ma-ria Pia Fragni, prof.ssa Nara Coradossi, dott. Pier Giorgio Imbrighi.

Governo e gestione economica: fra Vincenzo Caprara (presidente), fra Gio-vanni Monti, fra Maurizio Pàntoli, fra Daniele Cara.

Le giornate di giovedì 9 e di venerdì

I Padri Capitolari durante i lavori e nella pagina accanto durante la refezione.

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10 luglio sono state dedicate sia al la-voro delle commissioni, sia all’esposi-zione dei lavori delle singole commis-sioni da parte dei loro presidenti e alle votazioni delle varie mozioni.

Sabato 11 luglio, nella mattinata gli invitati hanno lasciato in Capitolo, rivolgendo ai capitolari i loro ringra-ziamenti per la fraternità con cui sono stati accolti e sono stati resi partecipi dei lavori.

Domenica 12 luglio, dopo la cele-brazione della S. Messa, si è continuato a lavorare, discutendo le mozioni della Commissione “Formazione e vita in-tellettuale (riviste e biblioteche)”. Nel pomeriggio, i capitolari hanno potu-to fruire meritatamente di una mezza giornata di riposo.

Lunedì, 13 luglio, sono ripresi i la-vori assembleari, con la discussione e la votazione delle mozioni della Com-missione “Formazione e vita intellet-tuale (riviste e biblioteche)”, mentre nel pomeriggio, sono state vagliate le

mozioni della Commissione “Governo e gestione economica”.

Il giorno seguente, nella seduta del-la mattina, è stato ascoltato l’economo di Provincia, fra Andrea Ballicu, che ha raggiunto i capitolari a Montecompatri per illustrare la sua relazione di fine mandato. Dopo l’approvazione della relazione economica, nel pomeriggio, sono stati ascoltati gli studenti: fra Ma-nolo Puppini (I anno di teologia, Bo-logna, Convento San Domenico) e fra Daniele Serra (II anno di filosofia - Fri-burgo, Svizzera).

Mercoledì, 15 luglio, i padri capi-tolari hanno trattato il problema della nostra presenza sul territorio di giuri-sdizione della Provincia Romana di Santa Caterina da Siena. Nel pomerig-gio, dopo la lettura e l’approvazione del verbale, fra Daniele Cara ha rivolto a tutti i capitolari parole di gratitudine per l’impegno dimostrato durante i la-vori assembleari e per il clima di sere-nità, che ha favorito lo scambio frater-

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I padri capitolari a Montecompatri- Roma. Casa S. Silvestro (2009). Foto di gruppo.

no e la discussione. Alle 16.45 i vocali non eletti nel definitorio hanno lasciato Montecompatri.

Nei giorni 16 e 17 luglio si è tenu-to l’Interdefinitorio delle tre Provincie domenicane italiane. Sono convenuti a Montecompatri i provinciali neoeletti delle altre due province domenicane italiane: fra Riccardo Barile, priore pro-vinciale della Provincia San Domenico in Italia e fra Gaetano Cangiano, priore provinciale della Provincia San Tom-maso d’Aquino in Italia, con i rispettivi definitorî. Pur nella diversità delle ana-lisi e delle riflessioni sulla presenza do-menicana italiana, il clima cordiale e costruttivo ha favorito scelte mirate alla continuazione della collaborazione in-terprovinciale, soprattutto per la forma-zione iniziale e per iniziative comuni di vario genere, sia in ambito pastorale sia in ambito culturale.

Il Definitorio della Provincia Roma-na di Santa Caterina da Siena ha poi

proseguito il suo lavoro, fino a venerdì 24 luglio quando, con la stesura defini-tiva degli Atti, inviati come di consueto al Maestro dell’Ordine per l’approva-zione, si è chiuso il Capitolo.

In conclusione, il Capitolo provin-ciale di quest’anno non ha rappresen-tato una soluzione di continuità con il Capitolo precedente, ma anzi in qual-che modo ne ha ribadito le scelte, so-prattutto in merito alla nostra presenza sul territorio fiorentino, ricalibrandole però in base alle nuove attuali condi-zioni della nostra presenza, mutate ri-spetto a quelle di quattro anni fa.

Certamente, i problemi non manca-no e sono sotto gli occhi di tutti. Tutta-via, non dobbiamo cedere allo scorag-giamento, nella consapevolezza che proprio nella debolezza si manifesta la forza del Signore (2 Cor. 12,10), che così può agire liberamente, secondo le infinite vie del Suo amore.

Fra Luciano CINELLI OP.

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Carissimi,prima della Lettera di approvazione degli Atti del Capitolo il Maestro dell’Or-

dine ha approvato in via celere le decisioni di cui vi porto a conoscenza.Vi informo anche che fr. Mario Bartolomei si trova in gravi condizioni di salute

ed è stato ricoverato in un centro vicino a Pistoia per un’assistenza più accurata. Vi chiedo di averlo presente nella vostra preghiera e vi saluto con viva fraternità,

fr. Daniele Cara op, priore provinciale

55.Il Definitorio assegna:fr. Mario Gallian dal Convento di Santa Maria sopra Minerva di Roma alla Casa

di Santa Maria Novella di Firenze.fr. Rosario (Claudio Paul) Saldanha dal Convento S. Domenico di Perugia al

Convento S. Domenico di Pistoia.fr. Moreno Fiori dal Convento di Santa Maria sopra Minerva di Roma al Con-

vento S. Domenico di Cagliari.fr. Athos Turchi dalla Casa San Marco al Convento di S. Domenico di Fiesole.fr. Reinaldo Sanchez dal Convento S. Domenico di Siena alla Casa di S. Marco

di Firenze.56.Il Definitorio propone come Parroco della Chiesa di San Marco, di Firenze, fr.

Reinaldo Sanchez. Il Maestro dell’Ordine ha anche nominato Reggente degli Studi fr. Vincenzo

Caprara su proposta del Definitorio del Capitolo. • • •

PRIME NOTIZIE DAL CAPITOLO

inviate dal P. Provinciale, p. Daniele Cara, a tutta la Provincia

Montecompatri.RM

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Dopo il rito della vestizione i sette novizi domenicani posano con il loro Maestro e con i PP. Provinciali Riccardo e Daniele. Alle spalle la chiesa domenicana di Chieri.

Vestizioni domenicane

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Chieri, il 12 settembre 2009.

“Sabato 12 settembre u.s., con il ri-to dell’accoglienza, è iniziato nel con-vento di Chieri (TO) l’anno di noviziato per i sette nuovi novizi (6 italiani e un croato) sotto la guida del maestro fra Antonio Visentin.

Per la nostra provincia ha ricevuto l’abito fra Massimiliano. Il rito si è te-nuto nel coro della chiesa conventuale durante la preghiera dell’ora media.

Fra Riccardo Barile, provinciale del-la provincia San Domenico, ha presie-duto alle vestizioni, ma era presente anche il nostro Provinciale, fra Daniele Cara, accompagnato dal nuovo reggen-te degli studi fra Vincenzo Caprara.

Presenti anche parenti e numerosi amici dei sette novizi. A loro gli auguri per un cammino di discernimento nella vita domenicana, ricco di benedizioni!

(fr Gian Matteo, O.P.).

Con i tempi che corrono, i sette no-vizi che rivestono l’abito domenicano, non possono che apparire come un gran dono di Dio per la Chiesa e per l’Ordine. Sono, è vero, per tutta l’Italia, ma il loro ingresso tra i Domenicani in-fonde speranza e invita a insistere nella preghiera perché altri giovani seguano il loro esempio.

Veramente suggestiva è stata la ce-rimonia dell’accoglienza di questi gio-vani, maturi, determinati, da parte di numerosi frati bianco vestiti che li cir-condavano con affetto.

Ecco! Una domanda risuona forte in mezzo a loro proprio all’inizio del-la cerimonia religiosa: li interpella, li scuote, li preavverte, sembra quasi sor-prenderli! “Cosa chiedete” dice loro il P. Provinciale. Come a dire: “Chi siete? Cosa volete mai? Vi rendete conto del-l’impegno che volete assumervi?

Ma la risposta di loro è pronta, già a lungo riflettuta, già maturata nell’ani-mo, già posta alla sommità della loro mente perché li accompagnerà per tutta la vita: “La misericordia di Dio e la vo-stra” dicono tutti insieme. È la richiesta più santa, fatta con mitezza, nella co-scienza del proprio nulla, ma nell’ab-bandono più filiale. (segue p. 156)

ABBIAMO GODUTO DELLA LORO SCELTADI VITA

partecipando alla cerimonia della vestizione dei sette novizi

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E proprio paternamente sembra vo-ler dare conferma di quanto i giovani già sanno, la parola del Padre: chiara, decisa, senza compromessi, ma dolce e suadente parola.

“Misericordia è dono per loro”, egli spiega, perché ordinata a farli “stare con Cristo” e preparali alla “missione”. Potranno “godere” della presenza di Cristo attraverso i Sacramenti, specie l’Eucaristia; saranno associati al Suo apostolato con il Sacerdozio. Sacerdo-zio che riceveranno al termine del loro studio, che li impegnerà per alcuni an-ni, ma sarà anche l’inizio dell’esercizio della loro missione.

Ma nel frattempo, continua il Padre, essi hanno l’opportunità di “sperimen-tare dal di dentro il carisma di San Do-menico, così come oggi è vivo nell’Or-dine da lui fondato. Carisma che è “il modo, la forma, garantita dalla Chiesa, di ‘stare’ con Cristo e di prolungarne la missione.

Arrivare a questo comporta “una disciplina di vita”, aggiunge il P. Pro-vinciale, “che ci organizza il tempo, gli interessi e perfino i nostri riferimenti”. “Disciplina che va appresa”, forse con sacrificio, che ci permetterà di essere conformi alla “nostra identità di appar-tenenti a Cristo”. Anche l’abito di cui oggi essi si sono rivestiti – fa loro sape-re –, nonostante la modernità della no-stra società, rimane “vivo segno” della loro appartenenza a Lui.

A conclusione, il caldo e pressan-te invito alla preghiera, per assicurare la riuscita del loro cammino, è rivolto non solo ai novizi, ma anche a tutti i presenti, perché pregare è il modo ef-ficace per aiutarli a perseverare nella generosità di offerta della loro vita a Cristo, nella Chiesa e nell’Ordine, per la salvezza delle anime. • • •

CHIERI. (TO). Convento S. Domenico. Momenti della cerimonia della vestizione di fr Massimiliano.

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Venerdì 19 giugno, festa del Sacro Cuore di Gesù è iniziato l’anno Sacer-dotale, indetto da Sua Santità Papa Be-nedetto XVI, il quale ha configurato il Sacerdote come esempio di amore per Dio e per il prossimo. Noi, con le nostre preghiere e la nostra umile presenza, offriamo al Signore il cinquantesimo di sacerdozio di P. Giuseppe Serrotti, o.p.

È nato e cresciuto proprio qui al Santuario, nel 1933, sotto lo sguardo purissimo della Vergine Maria, dove la vocazione lo ha colto, bimbetto, fra le monache e il P. Serafino Lari o.p., e dove, quando, dopo l’Ordinazione, tornò a celebrare la S. Messa, anche le campa-ne non ressero alla gioia, sì che si rup-pe il giogo di una di esse e ne volò via il batacchio.

P. Giuseppe ha svolto - e svolge - svariati uffici nell’Ordine Domenicano: Rettore del Collegio di S. Domenico di Arezzo, parroco in Roma, promotore provinciale delle vocazioni, del rosario, delle missioni, per 8 anni Provinciale della Provincia Romana, e dal 1995 è Rettore del Santuario di Santa Maria del Sasso-Bibbiena (Arezzo), dove è succe-duto al P. Serafino Lari. È veramente il Sacerdote che con il suo esempio ci ri-corda il primato della preghiera in un tempo in cui purtroppo i cattolici spesso dimenticano di ricorrervi per ottenere da Dio le forze spirituali necessarie per

osservare le sue sante leggi. Sostenuto da Dio, è instancabile nel promuovere iniziative religioso-culturali; insomma, ricorda al popolo che l’uomo è dotato sia di cuore che di cervello! Ama ed è amato.

La sera del 20 giugno, alle ore 21,00 c’è stato nel Santuario un Concerto coordinato e diretto dal noto flautista Roberto Fabbriciani, con la partecipa-zione di altri artisti sotto elencati:

Gianna Graziani, mezzosoprano; C. Alberto Neri, pianoforte; Giulia Borri,

GIUBILEO SACERDOTALEdi P. Giuseppe Serrotti o.p.Rettore del Santuario Santa Maria del Sasso - Bibbiena (AR).

14 giugno 1959 - 2009

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flauto; Alberto Moneti, pianoforte, con la presentazione di Luisella Botteon.

Il giorno 21 alle ore 18,00 S. Messa celebrata dal P. Giuseppe Serrotti, con la partecipazione di altri Sacerdoti.

I canti sono stati eseguiti dal Coro del Santuario e dal Coro di Arezzo, isti-tuiti e diretti dai due fratelli: P. Giusep-pe Serrotti e P. Giovanni Serrotti o.p.

Durante l’omelia, il P. Giuseppe ha ringraziato il Signore per tanti anni di Sacerdozio dedicati al servizio divino per le anime: era molto commosso, co-me tutti i fedeli. Noi sue Consorelle ab-biamo pregato per il nostro caro Padre chiedendo al Signore di suscitare santi e zelanti sacerdoti come lui, che amino il decoro della Chiesa, la Liturgia, per aiutare le anime nella ricerca della Ve-rità e dell’Amore.

Un particolare grazie da noi sue Consorelle per l’esempio di fede, di rettitudine, di preghiera e di servizio nell’accogliere i pellegrini con dedi-zione veramente apostolica. Un rin-graziamento anche a tutti gli Amici del Santuario e al P. Giovanni Serrotti che hanno contribuito alla festa del nostro caro Rettore con canti, preghiere e of-frendo un gustoso rinfresco, nel chio-stro al chiaro di luna.

Il 23 Giugno un’altra grande festa: la ricorrenza dell’Apparizione della Madonna del Sasso. La Messa è stata celebrata alle ore 18,00, presieduta dal nostro Vescovo Mons. Gualtiero Basset-ti, con i canti del Coro di S. Maria del Sasso e con la partecipazione di molti fedeli, venuti anche da Arezzo.

Prima di lasciare l’altare il Vescovo ha ricordato quello che disse la Ma-donna alle nozze di Cana: “Fate quello che Gesù vi dice” che suona così: “Fate quello che il Vangelo vi insegna”.

Le claustrali del Sasso.

La Madonna modello perfetto del Sacerdote

La fausta ricorrenza del cinquante-simo anno di sacerdozio del P. Giusep-pe, celebrata con tanta solennità e fer-vore in un Santuario della Madonna!

La notizia che con gioia vi stiamo comunicando ci ha ricordato quanto il Santo Padre ha detto a tutta la cristiani-tà in occasione della festa dell’Assunta che abbiamo celebrato in agosto.

Il Papa, infatti, non solo ha racco-mandato di “ravvivare l’amore e la ve-nerazione per la Vergine Santissima”, ma ha tenuto a presentarla, in questo anno di preghiera per i sacerdoti, come il modello perfetto di ogni sacerdote.

“Innestando la solennità dell’As-sunta nell’Anno sacerdotale, Papa Benedetto, nel suo messaggio, ha in-dicato Maria quale modello perfetto del sacerdote perché Ella è realmente e profondamente coinvolta nel mistero dell’Incarnazione della nostra salvez-za” (Avvenire, 13,8,09, p. 17).

Maria, Madre del Sacerdote eterno, che è il Verbo di Dio il quale ha preso la nostra carne umana nel suo grembo purissimo, è modello perfetto nel pro-clamare e presentare Cristo al mondo, come appunto ogni sacerdote fa pre-dicando e dando i Sacramenti.

Il sì di Maria è quindi la porta attra-verso la quale Dio è potuto entrare nel mondo, farsi uomo ed essere nostro Sacerdote. Il ministero del Sacerdote, che agisce “in persona di Cristo”, ci è ugualmente indispensabile per riceve-re Cristo in noi giacché “Egli si donò con molto amore sulla Croce e si fa pa-ne per la vita del mondo e di ciascuno di noi” da Lui redenti. • • •

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Anna e Baldassare Biondo, della Fld di Empoli, da 50 anni sposi, hanno vo-luto celebrare questa “aurea” ricorren-za anche con la Comunità della Suore domenicane, presso le quali fa capo la sede del laicato.

Assieme alle suore, con le quali vediamo gli sposi nella foto riportata, c’erano naturalmente anche i figli, nu-merosi parenti ed amici ed è singolare la loro scelta di celebrare “in atmosfera conventuale” il loro grazie al Signore per un dono così prezioso.

La cappella per la celebrazione eu-caristica è stata preparata con cura da Sr Laura e il P. Vittorio, dei Padri Sco-lopi, ha celebrato la S. Messa per loro.

EMPOLI. Conservatorio Suore Domenicane.Due laici domenicani celebrano le nozze d’oro

“Siete stati chiamati dal Signore – ha detto il sacerdote che pure li conosce-va da tempo – a trasmettere con la vita tutti i valori nei quali credete. Nella so-cietà, la vostra vita è stata modello di laboriosità, onestà e osservanza delle regole del vivere civile e di credenti. Vi facciamo corona, assieme ai vostri ca-ri… partecipi della vostra gioia”.

Dopo la celebrazione, i presenti e le suore si sono ancora, lietamente, intrattenuti con gli sposi che felici e commossi hanno ringraziato tutti per la calorosa partecipazione a questo lieto traguardo.

Sr Anna Maria Galli, priora della Co-munità domenicana di Empoli.

EMPOLI. I coniugi Anna e Baldassarre, con le Suore Domenicane, festeggiano il cinquantesimo di matrimonio.

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Il 4 agosto 2009 sono venute a San-ta Maria del Sasso di Bibbiena tre suore domenicane di vita attiva, per aiutare il P. Giuseppe Serrotti, Rettore del Santua-rio, nell’accoglienza spirituale dei pel-legrini e dei turisti: Suor Nicoletta, del-la Congregazione di S. Caterina, Suor Alessia della Congregazione di San Si-sto e Sr Monica della Congregazione di Pompei: tutte e tre insegnanti.

Per tutto il periodo della loro perma-nenza sono state ospiti nel nostro Mo-nastero e hanno svolto la loro attività nel Santuario. È stata una serena, fra-terna e cordiale convivenza con loro, e così abbiamo potuto apprezzare la loro cortesia, affabilità e virtù. Il nostro rin-graziamento va anche alle loro Supe-riori Generali che vorranno confermare qui la loro presenza.

Le suore sono state qui al Sasso una

BIBBIENA. Monastero del Sasso.Un messaggio dalle consorelle claustrali

quindicina di giorni: Sr Nicoletta è ri-partita la mattina del 20 agosto, Suor Alessia e Suor Monica la mattina del 24 agosto. Ci siamo salutate con la spe-ranza che possano ritornare presto e che l’esperienza fatta porti ad una loro stabile attività in questa zona, da sem-pre domenicana.

Il 12 agosto 2009 abbiamo avuto la sorpresa di una visita, al Santuario e al Monastero, di S. Ecc. Mons. Bruno For-te, Vescovo di Chieti, insieme al Vesco-vo di Isernia (CB) e ad alcune suore Pie Discepole.

Il giorno dopo, il 13, un’altra gradita visita! È venuto tra noi il P. Simone Bel-lomo o.p., novello sacerdote domeni-cano: egli ha celebrato la S. Messa, nel nostro grande e bel coro, il giorno 15 agosto festa della Madonna Assunta. Veramente liete, come sue consorelle

BIBBIENA (AR). Chiostro del Monastero S. Maria del Sasso. Le tre Suore accompagnate dal Rettore del Santuario.

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abbiamo chiesto alla Vergine Santis-sima di aiutarlo e proteggerlo nel suo ministero sacerdotale.

Particolarmente intenso e ricco di grazie questo mese di agosto! Ringra-ziamo la Vergine del Sasso per avercelo donato. Essere al Suo servizio è gioia, pace. Nonostante le nostre fragili forze chiediamo nuove vocazioni perché in

questo luogo, benedetto dalle sue ap-parizioni, sia sempre venerata.

Ed ecco il messaggio che rinnovia-mo a tutti: “aiutateci con la vostra pre-ghiera e la vostra fraterna attenzione perchè questo avvenga”.

Le monache di S. Maria del Sasso - Bibbiena (AR).

Il 30 luglio, la madre superiora della “Casa di Riposo S. Caterina da Siena” a Pieve di Camaiore, Sr Irene Pirino, ha festeggiato 50 anni di vita religiosa.

Le suore della Comunità, le ricove-rate con i loro familiari, i medici e le in-fermiere sono stati presenti alla Messa del giubileo, concelebrata dal vicario episcopale Don Dante, P. Pietro e don Luca, parroco. Circondata dall’affetto e dalla riconoscenza di tutti, è stato ri-cordato, in modo commovente, il cam-mino di fede della madre superiora, la

sua grande forza d’animo, la sua dedi-zione per i più deboli, il suo amore per il prossimo.

Dopo la celebrazione è stato offerto ai presenti e alle ricoverate un fraterno rinfresco e il giorno dopo, dal persona-le, impegnato nella Casa di cura, è sta-ta offerta una cena a numerosi invitati.

Siamo liete, per l’occasione, di far conoscere l’opera di assistenza e di cu-ra che qui a Pieve, da tanti anni, noi Suore domenicane portiamo avanti per amore di Cristo. • • •

PIEVE DI CAMAIORE. Domenicane San Sisto.Il cinquantesimo di vita religiosa di M. Irene Pirino op. no

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162Sono due gli argomenti sui quali

vorrei soffermarmi: sulla progressiva riduzione numerica delle fraternite e sulla necessità di riprendere con rigore e determinazione il Progetto di forma-zione del laico domenicano.

Per quanto riguarda la riduzione di numero: è un dato di fatto le cui cause sono i molteplici e continui condizio-namenti dovuti al progresso (a cui, pe-raltro, dobbiamo riconoscere tanti be-nefici) che ha portato ad una carenza di spiritualità e ad un allontanamento dell’uomo dalla Verità divina.

Ciò si riflette immediatamente nella mancanza di vocazioni religiose: per il sacerdozio, per la vita conventuale e, ovviamente, per le nostre Fld.

Non è certamente facile, per nessu-no, dare una soluzione ad un problema così vasto e di fronte al quale sembra

di essere impotenti, ma ci interpella sul nostro operato. Fino a che punto siamo stati capaci di trasmettere con la parola e l’esempio la nostra testimonianza di fede? “Quante anime deboli - scriveva L. Tincani - riceveranno dallo spettaco-lo della nostra ferma fede il coraggio di dichiararsi esse pure credenti?

Parola ed esempio potrebbero subi-to migliorare la situazione.

Tuttavia io preferisco intrattenermi con voi, più che su quella vocaziona-le, sulla carenza che ritengo molto più importante che è: la scarsa consape-volezza di appartenere ad un Ordine, all’Ordine Domenicano.

Non si entra nel laicato domenicano per una generica inclinazione, simpatia per S. Domenico o per un vago deside-rio più o meno accompagnato da validi motivi interiori, ma per una seria scel-

Le FLD ___________Riportiamo alcune riflessioni sulla situazione attuale delle Fraternite laiche, nella

nostra Provincia, che la signora Nara Coradossi, della Fl di S. Marco di Firenze, ha esposto ai padri capitolari, durante la fase assembleare del 10 luglio u. s.

Richiesta di qualche nota sull’argomento, per “Domenicani”, ci ha inviato il testo che volentieri vi presentiamo qui di seguito.

RIPRENDERE IL PROGETTO DI FORMAZIONEBrevi riflessioni, sulle nostre fraternite laiche, della prof. Nara Coradossi

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ta vocazionale corrispondente ad una chiamata vera e propria, operata dallo Spirito Santo. Entrare nella fraternita è seguire la forma di vita evangelica del Santo Padre Domenico.

Per realizzare la sua vocazione, un laico domenicano deve tener presenti i riferimenti fondamentali suggeriti dalla Regola. Viviamo nel mondo, ma con il comportamento, la mentalità, da reli-giosi, cioè consapevoli che abbiamo optato per una vita che implica chia-ramente servizio e testimonianza per Cristo e per la sua Chiesa.

La proposta evangelica di S. Dome-nico per noi si concretizza con: lo stu-dio, la preghiera e la predicazione. È questo che caratterizza il nostro Ordi-ne e deve qualificare e distinguere ogni nostra comunità!

Quando l’accoglienza in fraternita non è accompagnata da adeguata pre-parazione porta a conseguenze nocive, tra cui le assenze ripetute e ingiustifi-cate alle riunioni che per noi sono “il segno della vita comunitaria” che non ci deve mancare. Disertando le riunio-ni si manca alla formazione.

Purtroppo le nostre Fld si sono spes-so ridotte a pie fraternità che si riuni-scono per un’attività, pur rispettabile, devozionistica e si abbandona l’aspet-to dello studio e dell’approfondimento dei contenuti della fede cristiana.

È indispensabile, invece, che la Fra-ternita senta l’impegno della formazio-ne con lo studio della Scrittura, dei do-cumenti della Chiesa e dell’Ordine, lo studio della Regola.

I laici domenicani devono essere accompagnati, anche con l’aiuto dei nostri confratelli sacerdoti, ad una ma-turità della propria fede, della vocazio-ne e della propria missione che non può avvenire senza lo studio.

In questa operazione non dev’esser-ci preoccupazione di numero: anche pochi laici ben preparati possono lavo-rare bene: “La realtà mostra che anche poche persone – leggiamo nell’ultima lettera alla Provincia del P. Daniele Ca-ra – se hanno un progetto comune e mettono insieme le forze, possono fare tanto”.

Tre sono per me i punti sui quali riflettere affinché le Fld non siano un ramo sterile nell’Ordine, ma riescano a produrre buoni frutti.

- Maggiore prudenza e rigore nel-l’accogliere le nuove forze. Accogliere soltanto coloro che, nel periodo di pro-va, si sanno convinti di essere chiamati dal Signore a vivere secondo lo spirito di S. Domenico. Coloro che non han-no ancora un’idea precisa dell’Ordine non vanno accolti se non dopo attenta preparazione.

- Il noviziato dev’essere un periodo di preparazione concreta e responsabi-le, durante il quale, mentre si fa cono-scenza delle radici spirituali dell’Ordi-ne non si dimentichi la realtà concreta del mondo presente “per capirlo, inter-pretarlo, amarlo e condurlo alla Verità”. Diventare capaci di indirizzare il no-stro sguardo di fede agli eventi ordinari e straordinari della nostra storia.

- La Fraternita sia costituita da con-sorelle e confratelli uniti per realizzare il progetto di S. Domenico. Impegnarsi, cioè, a prestare attenzione alle urgenze del nostro tempo, è quanto dobbiamo fare, animati da un sincero spirito di collaborazione in ogni forma di apo-stolato. San Domenico che ha colto l’essenza del suo tempo guidi tutti noi – laici, suore e frati - a realizzare il suo progetto anche nel nostro tempo.

Nara CoradossiVia Lamarmora, 29 - 50121 Firenze.

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Si è svolto nei giorni 19-21 giugno 2009, a Pacognano (NA), l’ottavo Con-vegno Nazionale di formazione delle fraternite laiche domenicane d’Italia e di Malta.

Il tema del convegno è stato l’appro-fondimento dell’imperativo «guai a noi se non predicassimo il Vangelo!… per rendere ragione della speranza che è in noi». Da questa tematica generale si è passati poi ad enucleare le fasi salien-ti della evangelizzazione creando tre commissioni ciascuna le quali hanno dibattuto:

la 1) il passaggio “dalla conversione alla predicazione”,

la 2) ”le attese ed i bisogni di speran-za nel mondo contemporaneo” e poi

la 3) ”laici domenicani testimoni di Cristo risorto”.

Gli sviluppi, le relazioni e gli atti del Convegno saranno pubblicati successi-vamente a breve termine.

Vorrei sottolineare, intanto, con que-sto mio scritto, che abbiamo vissuto dei momenti intensi di preghiera cul-minati con la processione al Santuario della Madonna di Pompei, ma anche momenti di fratellanza e di comunione oltre che di scambio di idee e di espe-rienze vissute.

Tutto questo lo dobbiamo grazie an-che alla relazione della prof. Giuliana Martirani e agli interventi del Presiden-te Dr. Gianantonio Ratti e del Promo-tore Nazionale P. Alberto Viganò o.p. ai quali va il ringraziamento di tutti i partecipanti al Convegno.

Vorrei esortare tutti i nostri confratelli a far tesoro di queste giornate durante le quali abbiamo “parlato con Dio e di Dio” secondo l’esempio del nostro fon-datore, ed indicare un cambiamento di mentalità e una conversione del cuore, secondo me necessarie a ciascuno di noi, se vogliamo essere veri discepoli di S. Domenico.

L’augurio che faccio a ciascuno di noi è quello di operare con un maggior ardore del cuore! Superiamo le nostre debolezze, le nostre divisioni inter-ne, le piccole gelosie ed i contrasti, e giungeremo, illuminati dalla fede e con l’ausilio della preghiera, a quello stato di grazia sovrabbondante che ci fa es-sere capaci di vivere nella carità, prima tra noi domenicani e poi con tutto il mondo.

Prendendo coscienza di essere amati dall’eternità, rendiamo grazie e gloria al Signore. Alimentiamo nello stesso tempo la nostra venerazione e il nostro amore verso la Madre di Dio.

Con questa consapevolezza, con questa fede e carità riusciremo ad esse-re veri testimoni della Verità e portatori a tutto il mondo della Speranza cristia-na che alimenta la nostra vita.

Interceda per noi il santo Padre Do-menico che ci mette a parte del suo spirito e delle sue intenzioni.

PACOGNANO. Convegno delle Fld italiane.All’ Ottavo Convengo Nazionale di formazione

Francesco Spada (fra Domenico) segretario provinciale delle FLD della Provincia Romana di S. Caterina da

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Si è rinnovato il Consiglio del Laica-to Domenicano di Montepulciano.

Alla luce del nuovo Direttorio, le consorelle ed i confratelli del Laicato sono stati invitati a rinnovare le loro preferenze scegliendo le sette persone che andranno a ricoprire le cariche nel triennio 2009- 2012.

Sono risultati eletti: Paolo Giannini in qualità di Priore, Anna Tremiti come Vice priora, Sabrina Dottori come Teso-riera, Enrico Monaci come Segretario, Lucia Tremiti come Maestra di Forma-zione, Raffaella Fadda e Simona Tremiti come consiglieri.

L’assistente spirituale è stato ricon-fermato Padre Marco Baron, o.p.

Un saluto caloroso e copioso da

MONTEPULCIANO (SI). Chiesa S. Agnese.Notizie del Laicato Domenicano

parte dell’Assemblea e del neo Priore è andato ad Anna Tremiti, Priora uscente, in quanto ha saputo guidare la Fraterni-ta con mitezza e fortezza d’animo.

Un sentito “buon lavoro” è stato in-vece rivolto, da parte di tutti, al priore entrante Paolo Giannini.

Lucia Tremiti

Consiglio della FLD di Montepulciano con il Padre assistente.

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Il giorno 06.06.09 abbiamo chiuso l’anno delle attività di Fraternita con tre nuove accoglienze: Marisa (Suor Caterina), Patrizia (Suor Giovanna) Pa-squale (Fra Domenico) e con la pro-fessione perpetua di Elena e il marito Pietro. Alla cerimonia erano presenti il Padre Provinciale Daniele Cara e il Pa-dre assistente Umberto Longo.

Ai due confratelli che hanno profes-sato sono stati donati fiori … quale ge-sto simbolico. E, in verità, realmente... tante cose belle, veri doni si ricevono nella Fraternita... e tanto vivo è il biso-gno di comunicarle, rendere partecipi di questi doni anche altri. Restituire con gioia i doni ricevuti fa bene a tutti.

Un caro saluto.

Gastone Dragoni, priore della Fraternita di Arezzo.

AREZZO. Basilica S. Domenico.Nuove accoglienze e professioni in Fraternita.

AREZZO. S. Domenico. Nelle foto alcuni momenti dell’accoglienza di Marisa (Sr Caterina), Patrizia (Sr Giovanna) Pasquale (Fra Domenico) e della professione dei co-niugi Elena e Pietro.

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POPOLI (PE). La FLD con il padre predi-catore, p. Umberto, posano dinanzi alla statua di San Domenico.

POPOLI (PE). Chiesa San Rocco.La Fraternita festeggia il S. Padre Domenico.

Anche se ancor oggi viviamo in si-tuazione di disagio, a motivo del po-tente sisma che quattro mesi or sono tanti danni ha provocato anche nella nostra città di Popoli, non siamo man-cate all’appuntamento annuale con le festività in onore di San Domenico, dal 5 all’8 agosto u.s., nella chiesa di San Rocco, l’unica rimasta agibile.

S. Rocco è una chiesa antica, co-struita su una roccia, ma piccola e spoglia e, forse, proprio per questo ha favorito la concentrazione, il raccogli-

mento, per cui la preghiera, in questi giorni, è scaturita sincera e spontanea dai nostri cuori; ci siamo sentite più vi-cine a Dio e più unite fra di noi.

Volentieri e attentamente abbiamo ascoltato la parola del nostro parroco e assistente, Don Panfilo, che magistral-mente ha condotto le funzioni e ci ha preparate alla festa parlandoci della vi-ta e della spiritualità di S. Domenico.

Durante il triduo non abbiamo fatto cose speciali, ma abbiamo partecipato sentitamente alla S. Messa, preceduta dalla recita del Rosario meditato e da altre preghiere.

A ricordo del miracolo dei pani, avvenuto per intercessione di San Do-menico a S. Sisto di Roma, sono state benedette delle fragranti pagnottine, poi distribuite ai fedeli che sempre le aspettano con devozione.

Non abbiamo fatto la processione anche perché la statua di S. Domenico è rimasta nella chiesa molto danneggiata dal terremoto. Nonostante tutto siamo state ben liete di aver potuto rendere onore, anche se in semplicità, ad uno dei più grandi santi, al Predicatore per eccellenza, sempre presente nei nostri cuori. A lui ci rivolgiamo umilmente perché non ci faccia mai mancare la sua protezione e ci aiuti, in questo par-ticolare periodo, a ritrovare la serenità e la gioiosità necessaria.

Emilia Lattanziosegr. della FLD di Popoli • • •

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TERAMO. Chiesa di San Domenico.

La Fraternita laica domenicana si presenta.

Il laicato domenicano di Teramo, dopo la chiusura del Convento S. Do-menico (2006), ha ripreso con slancio la sua attività di preghiera, studio e apostolato. Ripresa che dobbiamo al P. Provinciale, P. Daniele Cara, che si è premurato paternamente di fare allesti-re la sede per noi, in alcuni locali adia-centi alla Chiesa.

In questo periodo, sotto la guida della priora, Signora Maria Biocca Di Curzio e l’assistenza di Padre Maurizio Carosi o.p., la Comunità ha cercato di adeguare il proprio cammino alle istan-ze del nuovo Direttorio Nazionale.

La preghiera individuale e comuni-taria è al centro della Fraternita, unita-mente alla partecipazione alle confe-renze del “Centro Culturale S. Cateri-na” ad Alba Adriatica.

Ugualmente, per desiderio comune, sono stati sviluppati dalla Fraternita, con viva partecipazione, tre tematiche: preghiera, studio, apostolato. Di queste riflessioni, si è data relazione nella ri-unione mensile con il P. assistente, P. Maurizio, per una verifica.

Oltre agli incontri guidati dall’assi-stente, teniamo settimanalmente altri incontri e attività. L’ultimo lunedì del mese lo dedichiamo all’ “Ora di Guar-dia” dinanzi al SS. Sacramento.

In occasione della Settimana Eu-caristica abbiamo partecipato attiva-mente alle celebrazioni nella chiesa dell’Annunziata. Nel periodo di Nata-le abbiamo organizzato una pesca di beneficenza per aiutare le missioni e i terremotati dell’Aquila.

Ogni anno facciamo pure una gior-

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PESCARA Parrocchia di San Giuseppe

La fraternita in grande festa per Santa Caterina da Siena.

Dopo le tre giornate di triduo, oggi, 29 aprile 2009, festeggiamo S. Caterina da Siena, nostra patrona.

La priora, Licia, ci ha pregato di in-dossare, per l’occasione, la bella croce domenicana, ricevuta il giorno della nostra professione. La nostra fraternita è in rappresentanza dell’Ordine dome-nicano nella città di Pescara e in par-ticolare nella parrocchia S. Giuseppe, e quindi è bene farci conoscere con qualche segno.

Il viceparroco, don Achille Villanuc-ci, ha celebrato la S. Messa e nell’ome-lia ci ha delineato la grande figura di S. Caterina che nella sua breve, ma intensa vita, seppe praticare, nel modo migliore, la parola di Cristo, portò pa-ce fra le fazioni nemiche, ricondusse il Papa, rifugiato ad Avignone, nella sua naturale sede di Roma e praticò la san-tità della vita cristiana.

Con la sua illimitata carità, Caterina, ora Patrona d’Italia e d’Europa e Dotto-re della Chiesa, fu sostegno dei malati, dei carcerati e dei perseguitati. I suoi scritti, poi, traboccano di sapienza e di amore per Dio e per il prossimo: un messaggio sempre attuale per tutti.

Come a conferma di quanto il sacer-dote ci ha detto, anche le letture della S. Messa ci parlavano di Dio luce che ci invita a camminare nella sua luce e, imitando Santa Caterina, a vivere con-tinuamente alla Sua presenza. >>>

nata di ritiro guidata dal P. assistente: anche questa volta, con le consorelle della FL di Pescara, l’abbiamo trascor-sa presso l’Istituto “Casa Immacolata” di Giulianova Paese. In quel giorno il nostro confratello Nicola Facciolini ha emesso la professione temporanea e due nuove consorelle sono state ac-colte per l’anno di noviziato. Esse ven-gono ad aggiungersi al nostro piccolo gruppo composto da 15 persone.

La Fraternita LD di Teramo.

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Il 21 maggio 2009, presso l’ospeda-le “S. Giovanni di Dio” in Firenze, si è spento P. Angelico Alori, dopo una lunga vita spesa a servizio dell’Ordine e della Chiesa. Era nato, P. Angelico, il 24 giugno del 1914 a Morlupo, in pro-vincia di Roma e battezzato con il no-me di Paolo.

Entrato in Noviziato nel 1930, pre-se il nome Angelico in onore di San Tommaso d’Aquino, Dottore Angelico. Emise i voti semplici il 10 ottobre 1931.Compì il triennio degli studi di Filosofia a Pistoia e fu inviato a Roma per por-tare avanti gli studi di Teologia presso l’Istituto Internazionale “Angelicum” (attuale P.U.S.T.),risiedendo presso il Convento di S. Maria sopra Minerva.

L’11 luglio 1937 fu ordinato sacer-dote. Restò nel convento della Minerva fino al 1939 e nel frattempo conseguì la licenza in Sacra Teologia. Nel 1940 lo troviamo nel Convento di Santa Sabina presso la Curia Generalizia come stu-dente dell’Istituto Liturgico che lì aveva sede. L’anno seguente torna al Conven-to minervitano per continuare gli studi di Teologia presso l’”Angelicum” e con-seguire il dottorato in Sacra Teologia.

Nel 1942 è ad Arezzo con l’incarico di Vicedirettore del Collegio, Bibliote-cario e Archivista del Convento. L’anno dopo è a Pistoia dove insegna Logica, Metodologia e Cosmologia e col com-pito di Sottomaestro degli Studenti.

In seguito ai bombardamenti e alla conseguente quasi totale distruzione subìta dal Convento di Pistoia (ottobre 1943) P. Alori insieme allo studentato,

IN MEMORIA DI P. ANGELICO ALORI domenicano

È da molto tempo che non invia-mo notizie della nostra Fraternita che, per decessi e per l’età che avanza, si è alquanto ridotta. Amiamo, tuttavia, la Fraternita e tutto l’Ordine domenicano e frequentiamo le riunioni con assidui-tà e slancio. Che i nostri santi protettori infondano nel cuore di altre persone, anche giovani, a venire a far parte della grande Famiglia domenicana.

Riceviamo puntualmente la rivista “Domenicani” che contribuisce al no-stro cammino di fede e di comunione con le altre Fraternite per le notizie che ci dà e contribuisce ad alimentare la nostra spiritualità domenicana.

Cogliamo l’occasione per un saluto a tutti proprio attraverso questo valido strumento di collegamento di tutte le nostre Comunità domenicane.

Mariantonietta Marchese segretaria della FLD di Pescara.

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Andando avanti con gli anni, pur non essendo affetto da malattie specifi-che, accusa il peso dell’età con i tipici acciacchi della vecchiaia. Vive tutti i fastidi con serena rassegnazione e con il garbo che hanno contraddistinto il suo operato durante tutto l’arco del-la sua vita. Il progredire dei disagi lo portano ad aver sempre più bisogno di cure assidue.

Non potendo la comunità di Santa Maria Novella assicurargli un’assisten-za adeguata e non essendoci posto al-l’infermeria di San Domenico di Fieso-le, grazie alla sensibilità del Cardinale di Firenze, viene accolto presso il Con-vitto ecclesiastico, la casa di riposo per il clero fiorentino, nel luglio del 2008.

La mattina del 17 maggio del 2009 è stato ricoverato d’urgenza al pronto soccorso per insufficienza respiratoria acuta. Dopo un giorno in terapia inten-siva è stato trasferito al reparto. Purtrop-po dopo pochi giorni si è aggravato e in poche ore ha lasciato la dimora terrena per entrare nelle dimore eterne.

Il ricco se pur sintetico schema del suo curriculum vitae è sufficiente a ri-costruire il profilo di una personalità, ricca di qualità, che ha messo a dispo-sizione i suoi talenti in spirito di servi-zio e di obbedienza. Ogni incarico e ufficio lo ha svolto sempre con alacrità, solerzia e zelo lasciando il caro ricordo di un’esistenza vissuta intensamente nello spirito più genuino dell’Ordine.

Il suo tratto amabile, il suo carattere incline alla moderazione, il suo equili-brio, la sua inclinazione al dialogo ne fanno un degno figlio di San Domeni-co e ascrivono il suo nome nell’elenco delle personalità più significative della nostra Provincia.

(p. Fausto Sbaffoni o.p.) • • •

nel gennaio del 1944, è trasferito a Bib-biena dove rimane per tutto il 1945.

Nel 1946 è a Santa Maria Novella in Firenze come Maestro dei Frati Con-versi e come docente di Ecclesiologia, Patrologia e Liturgia presso lo studio ivi residente.

Il 2 gennaio 1947 viene nominato Parroco di Santa Maria Novella: incari-co che mantenne fino al 1958.

Dal 1959 al 1976 risiede a Roma presso il Convento di Santa Maria so-pra Minerva svolgendo diversi compi-ti, tra cui più esattamente: Sindaco di Provincia dal 1959 al 1971 e Assisten-te ecclesiastico della Congregazione “Servi dell’Eterna Sapienza” dal 1959 al 1972. È priore del convento dal 13/11/1967 al 12/12/1972; membro del Consiglio economico dell’Ordine dal 1971 al 1974 e il 12-12-1972 viene eletto Priore Provinciale.

Terminato il mandato di Provincia-le, nel 1977 va Firenze presso il Con-vento di Santa Maria Novella dove svolge la mansione di Assistente di “Ri-nascita Cristiana”. Nel gennaio 1983 è nominato Vicario Episcopale per la vita consacrata nell’Arcidiocesi di Firenze: incarico che manterrà fino al 1993.

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Caro Mario,trovarsi a parlare così davanti a te in

questo modo nuovo della tua presenza è faticoso e imbarazzante. A te non piacevano le cerimonie, rigettavi tutte le cose pompose ed eri schivo rispetto ad ogni celebrazione.

Per noi, per la nostra comunità dei domenicani di Pistoia tu sei stato una colonna: hai vissuto a Pistoia circa cinquant’anni. Quest’anno ricorrono quarant’anni da quando fosti ordinato sacerdote qui in questa chiesa, dal ve-scovo di Pistoia di allora mons. Longo Dorni. Tuttavia una costante della tua vita era il legame che mantenevi con il tuo paese di origine Piegaio vicino a Lucca e con la tua famiglia, i tuoi cari fratelli e le sorelle, che ti sono stati tanto vicini anche in questa ultima dolorosa fase della tua malattia. Ogni settimana ti recavi a fare una visita a casa. Ma si può dire che la tua vita è legata alla vi-ta di questo nostro convento pistoiese. Avevi studiato qui fin da giovanissimo, poi eri andato qualche anno a Bologna durante gli anni della teologia. Quando

tornasti era il tempo del post-Concilio. Il convento stava vivendo la stagione bella dello Studium, di Vita sociale. Ti impegnasti in Vita sociale: eri sensibile alle questioni della giustizia e della pa-ce. Affrontavi lo studio come ogni altra cosa nella tua vita, con la leggerezza di chi non è angustiato di affermarsi e di chi guarda alla vita con un sorriso bene-volo e distaccato. Facesti la tua tesi sulle questioni della secolarizzazione, un bel lavoro che avrebbe meritato maggiore considerazione. Avevi una memoria che impressionava: ricordavi date, no-mi, ricostruivi rapidamente sistemi di pensiero: il tuo era uno sguardo curioso, riflesso di un’intelligenza viva e pronta. E accostavi la tua agilità intellettuale ad un modo scanzonato di porti di fronte alle varie situazioni, alle persone, non mettendo mai a disagio ma creando immediatamente un clima di rapporto diretto.

Ti sei poi impegnato nella scuola, ini-

ziando ad insegnare religione prima alle scuole serali, poi negli istituti tecnici. La scuola da molti anni era diventato il tuo

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mondo. Partivi al mattino presto e la tua responsabilità di vice preside ti portava a dedicare mattine e pomeriggi agli impe-gni scolastici. Quest’anno doveva essere l’ultimo, ma tu tendevi a non andare in pensione, perché lì, nelle aule e nel corridoio d’ingresso dell’ITIS - da molti anni eri vicepreside - intendevi il tuo modo di essere frate come persona che incontrava professori e ragazzi, in modo semplice. Per te annunziare il vangelo non coioncideva con fare prediche, ma si collegava alla semplicità della vita.

Nel convento sei stato per noi un fra-tello buono. Quello per cui ti distinguevi era la bontà, la tua disponibilità senza riserve, ma anche senza fronzoli, per certi aspetti rude e scarna. Era un tratto del tuo carattere ma costituiva certamen-te anche un impegno nell’aver scelto il servizio. In comunità i servizi meno gratificanti erano presi da te senza tante storie. Ho sempre apprezzato in te il tuo modo spiccio, senza tante parole, senza ripiegamenti spiritualistici nel vivere la tua fedeltà alle cose di ogni giorno, la fraternità concreta. La tua ruvidezza nascondeva un cuore di bambino. Ci siamo voluti bene.

Eri attento alle vicende sociali e politiche cittadine e hai sempre colti-vato una lettura attenta di quanto stava accadendo: i tuoi riferimenti erano gli autori che avevi studiato, in particola-re Jacques Maritain e per questo hai collaborato per lungo tempo in diocesi negli ambiti della pastorale sociale e del lavoro, rifuggendo qualsiasi atteg-giamento clericale o di devozione fatta di esteriorità.

Tutti ti conoscevano come il frate che corre: avevi iniziato a correre un po’ per

passione dell’aria aperta e della libertà (contro ogni chiusura che potevi speri-mentare in convento), un po’ per motivi di salute data la tua difficile circolazione che ti portava ad avere freddo anche d’estate e a coprirti con i tuoi maglioni neri e con gli scarponi pesanti anche in città. Partecipavi al gruppo podistico dell’AVIS e ogni anno per molto tempo hai sostenuto corse impegnative come la Pistoia Abetone, la Firenze Faenza, oltre ad innumerevoli gare e maratone.

Non tutti forse però sanno che hai sempre avuto uno sguardo particola-re verso i poveri ed avevi una acuta sensibilità verso le persone segnate da handicap fisico o mentale. Sei stato cappellano dell’ospedale psichiatrico per tanti anni, quando la sede era ancora alle Ville Isbertoli vedendo un po’ alla volta diminuire il gruppo delle persone che tu andavi a trovare, come gigante buono, il sabato pomeriggio, recandoti a piedi dal convento, carico di sacchi di caramelle o di panettoni.

Mario, hai saputo affrontare anche la malattia, che si è affacciata improvvisa-mente, anticipata da qualche avvisaglia, che tu hai sempre dissimulato, con il tuo stile: non ti sei mai lamentato, mai ripiegato. In questo ultimo periodo, accanto a te, ho colto l’atteggiamento profondo di abbandono al Signore e di fiducia. Capace, fin negli ultimi giorni, di relativizzare e di dire che stavi un po’ meglio.

Le letture di questa Messa ci riporta-no a due aspetti del tuo incontro con il Signore che per noi divengono impor-tante eredità e motivo per ringraziare il Signore della tua vita e per affidarti a Lui.

Nella prima lettura abbiamo ascolta-

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to le parole “Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifesta-zione”.

Mario, tu hai corso tanto, e la tua vita può essere vista come una corsa, una corsa vissuta con fiducia e abbandono. È bello pensare che la tua corsa è stata una corsa in cui hai conservato la fede. Fin negli ultimi atti della tua malattia hai vissuto con serenità interiore pur nella fatica e nella sofferenza questo senso di

abbandono e di affidamento al Signore. Ed è bello pensare che tu abbia vissuto tutto questo tenendo nel cuore queste parole che leggiamo anche nella festa di san Domenico: “Tu però vigila atten-tamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero”. Tu, Mario, hai cercato di compiere la tua opera di annunziatore del vangelo, met-tendo il vangelo davanti ad ogni cosa, ad ogni affermazione tua personale, ad ogni apparenza esteriore. Il Signore ti prenda nel suo abbraccio che è la co-rona di giustizia, cioè il dono della sua fedeltà che non viene meno.

Nella pagina del vangelo abbiamo ascoltato le parole: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a preparar-vi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io”.

Tu, Mario, hai fatto della tua vita una risposta all’incontro con Gesù, che ti ha chiamato a percorrere quella via del mettere Lui al centro della tua esistenza. L’hai percorsa in molti modi, pur con tutti i limiti che sono propri di ciascuno di noi. Ma hai mantenuto questo centro della tua vita e sei stato per noi testi-mone, soprattutto nel tempo della tua malattia, di questa serenità di fondo e di fiducia, senza fronzoli e vissuta con sobrietà, fino alla fine.

Il Signore che ha detto “Io sono la via la verità e la vita” ti doni la gioia di quell’incontro con Lui che tu hai iniziato a vivere quaggiù.

P. Alessandro Cortesi op.

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PISTOIA. Un angolo del chiostro gran-de del convento di San Domenico.

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Provincia Romana disanta Caterina da Siena.00186 ROMA p.zza della Minerva, 42.tel. 06 6793926 - tel. 06 6990339 -fax 06 6990672

Biblioteca domenicana

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A. SATTA, Bartolomeo Las Casas, il protettore de-gli Indios, Cagliari (2005), 2 ed. - pp.95.

L’autore delineando la figura e il candore spiri-tuale del santo missionario, si propone di confutare l’interpretazione errata di qualche storico riguardo all’indirizzo della sua opera. Satta mette in rilievo la generosità e la pietà del Las Casas e descrive bene le sue molteplici iniziative a favore degli Indios nei ven-tiquattro capitoletti del volume. (vedi «Domenicani» n. 2 (2008) p. 60-64. - € 12.

R. BERNINI, Le Nostre Preghiere, ed. VI, Provincia Romana dei Frati Predicatori (1995) Roma.

Il volume di p. 592 (16x11) riporta oltre le pratiche di pietà proprie del cristiano, le devozioni domenicane con tutti i Santi dell’Ordine, l’Ufficio della Madonna e riflessioni sulle tematiche proprie della nostra spiritualità. Vi accoglie anche la Regola e il Direttorio delle Fraternite laiche domenicane con i testi del rito di accoglienza e di professione. €. 15.

Abbiamo sempre disponibili, per coloro che desiderano acquistarli, i due volumi che vi pre-sentiamo. Chiedeteli al ns. indirizzo.

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Una pagina della legendadel beato Umberto De Romans

ai nuovi 7 novizi domenicani

Il beato Giordano aveva parlato di una stella che spuntando aveva rallegrato il vescovo Folco. Circa venti anni dopo si sapeva già che non si trattava di una sola stella, ma di sette. Il b. Umberto,

nella sua legenda, al capitolo 40 aggiunge questi altri particolari:

«Alessandro Stavensby (1238), quando era già vescovo di Coventry in Inghil-

terra, cioè dopo il 1224, raccontò ad un domenicano una visione profetica avuta in sogno nel tempo che insegnava teolo-gia presso la cattedrale di Tolosa, vale a dire nel 1215 o nel 1216. Sette stelle si presentarono a lui nel sogno e subito si misero a crescere in splendore, tanto da riempire di luce non solo la contea di Tolosa e la Francia, ma tutto il mondo. La mattina seguente gli si presentò in

scuola S. Domenico, accompagnato da sei frati vestiti come lui in abito bianco e

cappa nera: i 7 religiosi, dovendo predi-care la parola di Dio ai fedeli e agli infe-deli, desiderano iscriversi alle sue scuole e studiare teologia. Maestro Alessandro

capì allora che questi 7 frati erano le 7 stelle viste nel sogno».

(cf. Fil 2,15-16 e Dan 12,3).

“DOMENICANI” n. 4 / 09settembre - ottobre

PROVINCIA ROMANA DI S. CATERINA DA SIENApiazza S. Domenico, n. 5 - 09127 CagliariTel. 070-65 42 98 - cell. 339 18 22 685

fax 070-662837 - ccp. 41 48 28 94e.mail: [email protected]