Il Bollettino Domenicani n.2 - Marzo-Aprile 2011

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A.XLV - n. 2 - marzo - aprile 2011 - Sped. A.P. - D.L. 24/12/2003, n.353, conv. in L. 27/02/2004 n.46 - Firenze Aut. n.1800/1967 SPIRITUALITÀ Precedenza preferenziale (p. 49). EVENTI Convegno Annuale del Laicato o.p. (p. 77). DOMENICANI DOMENICANI

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DOMENICANIbimestrale d’informazionedella Provincia Romana di S.Caterina da Siena

Anno XLV – n. 2marzo - aprile 2011

c/c postale n. 41482894int. Convento S. Domenico

Padri Domenicani 09127 Cagliari – Italia

Autorizzazione delTribunale di Firenze del4 gennaio 1967 - n. 1800

DirettoreP. Eugenio Zabatta o.p.

Responsabile P. Fausto Sbaffoni o.p.

Direzione e Redazione: piazza S. Domenico, n. 5

09127 CAGLIARI

Tel. 070 65 42 98 cell. 339 18 22 685

e.mail [email protected]

CON APPROVAZIONE ECCLES. E DELL’ORDINE

Sped. Abb. Postale D.L. 24/12/2003, n.353,

conv. in L. 27/02/2004 n.46

copertina: ROMA - Suggestivo panorama del

Chiostro di San Sisto. (sec. XVII).

A. XLV - marzo - aprile 2011 - n. 2

San Sisto è una basilica ro-mana del V secolo, nel tem-po ristrutturata radicalmente (1206 e 1726). Nel 1218 Pa-pa Onorio III affidò la chiesa a San Domenico che, prima che a S. Sabina, vi raccolse i suoi frati. San Sisto rimane la prima chiesa domenicana di Roma, oggi abitata dalle nostre consorelle: Congrega-zione Suore Domenicane di San Sisto. (cf. a p. 48) •••

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Editoriale. la Redazione.Precedenza preferenziale.

Tore Scoepi.La Predicazione domenicana (Atti CG)

P. Lorenzo Fatichi op.Credere null’altro è che pensare assentendo.

P. Eugenio Zabatta op.Maria piena di grazia.

Fulvio Carlo Maiorca.Fra Roberto Ubaldini da Galliano.

Pier Tommaso Messeri.

Predicazione. Scuola di Preghiera.Francesca Barone.

S. Tommaso d’Aquino, dottore angelico.Emilia Lattanzio.

S. Maria del Sasso, cronaca. P. G. Serrotti.Giornate di condivisione. Giovanni Vargiu.Castello: Professione di Antonina Cordaro.

P. Michele Corvelli op.Ascoli Satriano: Il battesimo di Caterina.

Lettera del Presidente FLD, P. G. Imbrighi.Chianciano e M.no: Convegno dei Laici.Popoli: Notizie della Fld.La nostra identità di laici nell’Ordine.

P. E. Zabatta op.Vieni a far parte del Laicato Domenicano.

P. L. Fanfani op.Necrologio. Pubblicazioni. •••

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editoriale

La collaborazione! È sempre prezio-sa, indispensabile. In ogni iniziativa, da soli, se non ci fosse la collaborazione scambievole, si è presto costretti a de-sistere, a fallire.

Ci pensiamo spesso qui in redazio-ne, per “Domenicani”, che pur essen-do una piccola rivista, vive di collabo-razione. In alcuni momenti, non rari, la “invochiamo”… e ringraziamo coloro che, via via, l’hanno offerta perché è per la loro collaborazione che la rivista è sicura di continuare.

Per quanto è di comune proprietà, nessuno dovrebbe ritirarsi dall’offrir-la, sia perché nessuno è estraneo a ciò che gli appartiene, sia perché è in mi-sura della collaborazione ricevuta che un’opera, qualunque essa sia, riesce nella propria finalità.

È proprio il caso di “Domenicani”, una rivista di famiglia, che è nata con «l’intento di coinvolgere tutti i rami del-la stessa famiglia presenti nel territorio provinciale: frati, monache , suore, lai-ci domenicani».

In questo momento, noi della reda-zione, esterniamo con semplicità quan-to all’interno teniamo sempre presente; lo esterniamo nell’intento di ricordare e di risvegliare una collaborazione già promessa, in parte sempre offerta, ma che non può essere parziale perché ci accontenti.

In verità non ci sfugge che, proprio per il fatto che si tratta di una rivista di comune proprietà, e non nostra e ba-

sta, anche noi stessi siamo collabora-tori. Trattandosi non di una “cosa per-sonale”, non può essere diversamente, anche se, certamente, siamo con un incarico in più, che è proprio quello di chiedere collaborazione a tutti e, inoltre, vedendo la realtà, dell’ “opera comune”, più da vicino, vediamo più urgente la stessa collaborazione.

L’urgenza non riguarda solo l’aiuto economico, che molti non dimentica-no di offrirlo, ma soprattutto il “con-tenuto” che la rivista vuole offrire, per non mancare alle motivazioni per cui è stata voluta: articoli riguardanti l’Or-dine e la sua spiritualità e soprattutto notizie di iniziative compiute o progetti da realizzare.

Teniamo sempre presente la breve, ma chiara espressione che fu usata per motivare la pubblicazione di “Domeni-cani”: «Il bollettino deve risultare dalla collaborazione di tutti i membri della Famiglia e farsi portavoce dei principali avvenimenti e problemi di tutti i rami di essa, rispettando la duplice finalità: for-mare e informare. Sia strumento per ri-cordarci e sentirci di essere Famiglia».

In questi anni, ci pare di poter af-fermare, “Domenicani” ha visto come allargarsi il gradimento di sé e da parte sua si compiace dell’offerta di notizie riguardo alle attività di tutti i rami della Famiglia Domenicana. Ben sa, comun-que, che questo è solo un inizio… ma promettente.

La redazione. • • •

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*ROMA. Basilica San Sisto. Dell’antica chiesa di

Innocenzo III rimane oggi una parte dell’abside con alcuni affreschi. Il campa-nile romanico del sec. XI, rifatto nel sec. XIII, s’erge come signacolo di antica storia domenicana.

Dopo altri restauri, nei secoli XIV-XVI, S. Sisto ebbe altri interventi, con Benedetto XIII, eseguiti dal Raguzzini. Ultimi restauri nel 1987-90.

P. Besson, domenicano, noto come il “fra Angeli-co del sec. XIX, nel 1852, affrescò le mura dell’Aula Capitolare raffigurando i miracoli operati da S. Do-menico in S. Sisto.

ROMA. San Sisto.Veduta della Chiesa e dell’Aula Capitolare.

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La riflessione che suggerisco segue, quale eco, all’intervento di un giovane laico domenicano ad un convegno di fraternite. Il testo commentato, duran-te una delle riunioni, era quello su San Domenico che troviamo nel “Dialogo” di S. Caterina: «il Padre tuo Domenico ha voluto che i suoi frati non avesse-ro altro pensiero che l’onore mio e la salvezza delle anime mediante la luce della sapienza. Ed è in questa luce che egli ha fatto lo scopo del suo Ordine, onde estirpare gli errori del suo tempo. Egli prese l’ufficio del Verbo e con tanta verità e lume seminava la parola mia, levando le tenebre e donando la luce» (Dialogo, 158).

Il giovane Alessandro, terziario, al-zatosi disse questo: «Mi ha conquistato il progetto ardimentoso, di S. Domeni-co, che è Cristo stesso. Cristo amato, studiato, contemplato, vissuto, predi-cato e difeso fino al martirio… è tut-to e solo questo. Ringrazio il Signore perché oggi sento questo suo progetto come l’ideale che illumina tanto la mia vita da preservarmi dagli sbandamenti a cui vanno incontro molti miei coeta-nei: droga, delinquenza, teppismo, di-sperazione…».

Ciò che ritengo bello e significati-

vo notare, da questi due testi, è che sia Caterina sei secoli fa e sia un giovane dei nostri tempi si trovino in armonia con S. Domenico. Essi trovano validi i valori lasciati da Domenico in eredità alla sua Famiglia. Non c’è, del resto, da meravigliarsi: sono valori di Cristo che «è sempre lo stesso: ieri, oggi e sem-pre» (Eb. 13,8).

In queste considerazioni ci sembra utile, anche per sottolinearne la validi-tà, precisare e approfondire due aspetti: uno riguarda il nostro agire, l’altro “la sapienza” che deve accompagnarlo.

Agire per amore di Cristo.1.

Quanto sia importante che le nostre azioni facciano riferimento a Cristo, ce lo fa capire bene, tra gli altri, un testo del Vangelo di S. Giovanni in cui Giu-da “brontola” contro Maria, la sorella di Lazzaro, perché ha “sciupato” l’un-guento prezioso per profumare i piedi di Gesù: «Perché non si è venduto per trecento denari e darli ai poveri?».

San Giovanni con realismo afferma: «Questo egli disse non perché gli im-portasse dei poveri…» (Gv. 12,5).

Quanti “giuda” anche oggi! Si ap-pellano ai poveri, o alla carità per Cri-

Per il nostro carisma della predicazione dobbiamo privilegiare le opere di misericordia spirituale senza omettere quelle di misericordia corporale.

PRECEDENZA PREFERENZIALE… con la luce della sapienza

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sto, non perché importi loro dei poveri o del Cristo… ma i loro interessi.

In realtà non amano Gesù Cristo. Per loro Gesù non è una realtà, non è una persona, non merita di essere oggetto delle nostre attenzioni dirette, del no-stro onore e del nostro amore. È sciu-pato il tempo impiegato per Lui e per i poveri, che pure nominano perché ciò può avvantaggiare i loro scopi.

Tuttavia anche queste persone, in-consapevolmente, professano lo stretto legame che è posto tra Cristo e i pove-ri e viceversa: «quello che avete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a Me” (Mt 25.40). Ed evi-denziano anche l’importanza del riferi-mento a Cristo quando si tratta dei po-veri. Decisamente, infatti, solo se amo Gesù sarò capace di amare gli altri, anche i più miseri e, nello stesso tem-po, solo se amo per Gesù, il mio amore per i poveri ha senso, merito e valore. Solo se amerò Gesù, avrò l’ansia di offrirgli nei bisognosi (che vedo e che lo rappresenta-no) “le opere di misericordia” (Gv 25,35-36). Se non m’impor-tasse nulla di Lui, tanto meno mi importerà dei poveri…

mediante la sapienza.2.

Tenendo conto di quanto abbia-mo detto, S. Caterina nel brano citato sottolinea: «Domenico ha voluto che i suoi frati non avessero altro pensie-ro che l’onore mio…». Propone un or-dine: prima “l’onore di Dio” e poi “la salvezza delle anime” e poi aggiunge “mediante la luce della sapienza”, non mediante il pane, il vestito, l’acqua… da dare ai poveri.

Dobbiamo stare attenti a non pre-tendere di voler riportare in una sola pagina del Vangelo tutto l’insegnamen-to del Vangelo stesso; così facendo si finisce per mutilarlo o per leggerlo a senso unico. Il Vangelo va letto tutto intero; è troppo ricco per condensarlo in una sola pagina.

C’è qualcuno, ad esempio, che vuo-

ROMA: Basilica della Minerva. Cappella Capranica: S. Caterina e

il B. Raimondo da Capua dal Papa Urbano VI.

Giovanni dé Vecchi (1536-1614).

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le riassumere tutto il Vangelo in quella pagina che descrive il giudizio univer-sale: «avevo fame, avevo sete…» (Mt 25, 31ss). Non è logico! Bisognerebbe pensare che tra i “capri” non siano in-clusi gli assassini, i ladri, i viziosi, i ti-ranni…, visto che non sono nominati, e bisognerebbe pensare che per Gesù le uniche e più importanti opere di mise-ricordia siano quelle corporali.

Domenico e Caterina, è vero, fu-rono colpiti prima di tutto dai bisogni corporali del prossimo: questi sono più visibili e urgenti. Anche a noi, del re-sto, avviene così: la sofferenza fisica ci muove prima. Ma se Domenico1 si fosse fermato alla sua prima esperien-za della carestia di Palenza e Caterina alla sua prima esperienza di infermiera negli ospedali senesi, non ci sarebbe stato quel glorioso movimento di “mi-sericordia spirituale”, dietro a loro, che purificò e arricchì la Chiesa e continua ad arricchirla ancora oggi.

Fin dall’inizio della sua missione pubblica Gesù proclamò: “Non di solo pane vive l’uomo”. E prima di moltipli-care il pane, l’evangelista Marco preci-sa: «Vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore e si mise ad insegnare loro mol-te cose» (Mc 6, 34).

Per inciso notiamo che la folla dopo quella esperienza – attratta dalla paro-la e nutrita poi dal pane – riconosce “il suo Pastore” e attorno a Lui diviene un gregge e un popolo.

Domenico, Caterina e ogni domeni-cano imita Gesù in questa “preceden-za preferenziale”, non esclusiva, della “carità della verità”, sulla “carità del pane”.

Uno dei segni più specifici della “vo-cazione domenicana” è proprio questa preferenza nella carità, che sboccia a

sua volta dall’ansia di conoscere la Ve-rità – quella di Gesù – per darla all’uo-mo, nella certezza che la stessa fame di pane, che affligge milioni di fratelli a dispetto di tutta la scienza, ha la sua spiegazione più realistica nell’errore e nell’ignoranza, cioè nella mancanza della Verità, più che nella mancanza di grano! A dispetto, infatti, di tutti gli al-larmi per la sovrappopolazione, la terra potrebbe dare da mangiare a molti mi-liardi di uomini in più.

(Tore Scoepi). •••

1. Molto bello il testo degli Atti del CG. di Bogotà (1965): Cui Cristus erat centrum et mensura omnium, ratio judicandi et vo-luntas appetendi (p.117). Per S. Domenico, cioè, Cristo era il centro di tutto: ragione del giudicare e volontà dell’agire.

«Mira quanti lavoratori mise questo Padre nella sua vigna per estirpare le spine dei vizi e piantare le virtù! In verità Domenico e Francesco sonostati due colonne nella Santa Chiesa! Francesco con la povertà che gli fu pro-pria e Domenico con la scienza»

(S. Caterina, Dialogo 158).

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Gli “Atti” trattano principalmente di un argomento fondamentale per la vi-ta odierna dell’Ordine: la Predicazio-ne. Infatti, dal 2° Cap. (il 1° riporta le comunicazioni di rito), fino al 5° com-preso, si tratta della Predicazione, iI 6° è riservato alla Formazione, il 7° aI go-verno, l’8° alla Economia e il 9° alla revisione delle Costituzioni.

Nel 2° capitolo si dice che la Pre-dicazione è segno d’identità (cioè del riconoscimento) dell’Ordine Domeni-cano, dunque di tutti noi. Allora, come dev’essere intesa la Predicazione per essere domenicana?

Di questo argomento già se ne oc-cupò il Capitolo Generale di Walber-berg (1980) è dichiarò - cosa ribadita da questo Capitolo - che è predica-zione teologica cioè dottrinale perchè implica lo studio metodico della Sacra Scrittura unito alla preghiera personale e liturgica. Dunque, Predicazione teo-logica, ma non sembri superfluo riba-dire “cos’è la teologia”.

Rispondo citando da Marie Domi-nique Chenu (Tommaso d’Aquino, La conoscenza di Dio, Ed. il Messaggero, 1986): “La Teologia sgorga dalla neces-sità della Fede intesa come comunione con la Parola di Dio. La teologia è un conoscere la fede… perchè la fede è

Introduzione-sintesi degli Atti del Capitolo Generale Elettivo (Roma, 1-21 sett. 2010)

“La predicazione domenicanaannuncio teologico-profetico del Vangelo”

In preparazione all’ottavo Centenario

dell’Ordine dei Predicatori.

Fin dall’avvento del 2005 la Famiglia domenicana si sta

preparando a celebrare l’ottavo centenario dell’Ordine,

con un tema particolare.Già il Capitolo generale di Bogo-

tà (Colombia) del 2007 incoraggiava questa adeguata preparazione, confermata dal

Capitolo di Roma (2010).

La finalità è che questo centena-rio «possa essere un’occasione di

rinnovamento della nostra vocazione di predicatori».

Il tema,poi, di quest’anno in corso (2011) è il seguente:

«Tutti li sentiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio» (At. 2,11): Predicazione e

cultura / Predicazione Comunitaria.

Nell’intento di collaborare nella preparazione alla buona riuscita

del Centenario, offriamo il seguente articolo.

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gravida di intelligenza. Nella Teologia, la ragione e la fede si danno una mano in ordine alla conoscenza di Dio” (su questo richiamo insiste spesso il Papa Benedetto XVl) e il nostro testo dice: “Lo studio ci conferisce l’intelligenza della Scrittura” (cap. 25).

“La Teologia - continua P. Chenu - è scienza su Dio che integra e unisce l’ordine speculativo (il sapere) con l’or-dine pratico del vivere”. Oggi, dopo il Concilio Vaticano II, dice, “stiamo ritro-vando il valore della Teologia pastorale in quanto siamo chiamati ad inserire la Parola di Dio nella vita concreta della Comunità…, aiutare cioè a compren-dere la realtà storica”.

Gli “Atti” al riguardo di simile pre-dicazione Teologico-pratica, affermano che per predicare “è necessario ascol-tare il mondo” (p. 25). Ancora: “Dialo-gare con le culture contemporanee” (p. 25). E aggiungono: “Lo studio domeni-cano non deve ignorare le questioni di-sputate del mondo attuale”(p. 26).

Poi continuano: “II predicatore de-ve condurre una vita evangelica (come San Domenico), specificata dalla vita comune (condivisione), dal silenzio (ri-flessivo), dal ritiro (antidispersivo-clau-sura), dall’abito (segno esteriore distin-tivo) e dalla penitenza (esercizio della sobrietà)” (p. 26).

La nostra missione esige lo studio: al riguardo il testo afferma che “l’Ordine ha un bisogno urgente del rinnovamen-to della vita intellettuale a livello Pro-vinciale, Regionale e Globale” (p. 33). Il testo dice: “Alberto Magno, Tomma-so d’Aquino, Caterina da Siena, Fran-cisco de Victoria, Bàrtolomeo Las Ca-sas… sono esempi di uno studio come ascolto del grido di dolore del mondo e come ricerca appassionata della Verità. Il contatto con l’umanità sofferente ha

permesso loro di rompere le barriere del pensiero unico” (p. 25).

Per questo nostro tipo di predicazio-ne “si chiede la collaborazione attiva di tutta la famiglia domenicana, al fine di raggiungere i cuori di molti, special-mente dei giovani, con la predicazio-ne” (p. 41)... e di comunicare la grazia ai bisognosi e agli esclusi del nostro mondo (p. 42).

Si chiede pertanto di prestare atten-zione ai temi: della “salvaguardia del creato”; del “dialogo interreligioso”; della “Giustizia e della Pace”; delle “situazioni di conflitto regionale”; del-le “Migrazioni”; dei “Popoli indigenti” (pp. 42-44). Infine tratta del Ministero Parrocchiale. Anch’esso è specificato dal Ministero della Parola. Si afferma che il nostro apostolato è per sua na-tura Comunitario, pertanto il servizio apostolico nelle Parrocchie si armoniz-zi con le esigenze di vita conventuale e si faccia di questa missione “un lavoro visibilmente comunitario” (p. 45). >

Gli “Atti” trattano di un argomentofondamentale per la vita odiernadell’Ordine: la Predicazione.

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54 PELLEGRINAGGIO ITALIANO DEL ROSARIO

LO U R D E SIN TRENO – 7 GIORNI - 4-10 luglio 2011

Guidato dai frati domenicani italiani

Il treno speciale con cuccette parte da Napoli con fermate a Roma - Pisa – Genova – Ventimiglia.

I pellegrini della Sardegna, che aderiscono al pellegrinaggio, partono da Cagliari-Elmas in aereo fino a Roma-Fiumicino

dove si uniscono al treno in attesa a Roma-Ostiense.

Per le iscrizioni rivolgersi a: Centro del Rosario – Piazza S. Domenico, 5 - 00197 Cagliari

Tel. 070 654 298 - E. mail: [email protected]

Il numero 184 richiede una partico-lare considerazione, infatti raccoman-da che per chiudere o aprire una Par-roccchia bisogna studiare in modo det-tagliato “le necessità reali di una chiesa particolare” (p. 45).

Segue il capitolo 6° sulla formazio-ne nell’Ordine dove si chiede, per la rilevante differenza dei “candidati” che si presentano, di verificare adeguata-mente l’idoneità dei candidati stessi prima di ammetterli alla nostra partico-lare forma di vita (p. 47).

Segue il Governo (Provinciale e vice Provinciale, i Vicariati sono riconosciu-ti soltanto quelli delle Provincie), l’Eco-nomia (amministrazione), le correzioni delle Costituzioni e la chiamata a for-me penitenziali spirituali (tutti) per gli abusi dei pedofili nell’Ordine.

In conclusione: l’argomento capita-le, attorno al quale ruota tutto il resto della nostra Istituzione domenicana è

la Predicazione connotata dalla carat-teristica teologica.

Devo aggiungere, però, che il te-sto dice pure che la nostra Predicazio-ne unitamente all’aspetto teologico, dev’essere anche profetica: “La predi-cazione domenicana è annuncio teolo-gico-profetico del Vangelo” (p. 24).

Infatti, biblicamente parlando, la volontà di Dio, nell’annuncio della sua Parola, non è separabile dalla preoc-cupazione per la sorte in cui vive con-cretamente la famiglia universale de-gli uomini. Il Profeta sente il dovere di denunciare la corruzione, la venalità, l’idolatria e di promuovere la difesa dei poveri e degli oppressi.

Tutto questo rientra nella Missione della predicazione domenicana teo-logico-profetica, lungi dall’essere un sermone più o meno intimistico, più o meno improvvisato.

P. Lorenzo Fatichi o.p. •••

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Nel pluralismo religioso, che è or-mai solido anche in Italia, tutti siamo chiamati a fare la nostra parte, a non ri-manere solo spettatori. L’Italia vive una sua dinamica pluralistica e i settori più vivaci del mondo cattolico lo hanno capito da tempo.

I numeri? In Italia vivono 400/500 mila evangelici di varie denominazio-ni, 100 mila ortodossi, 35 mila ebrei, circa 70 mila buddisti, almeno 400 mi-la testimoni di Geova e, anche se è dif-ficile dare una cifra esatta, si stimano almeno 600 mila i musulmani.

Ormai è un dato culturale e giuri-dico che nel nostro Paese il panorama religioso sia più variegato di quanto si pensa: accanto ai cattolici, in varie co-munità italiane, militano molti stranie-ri di altra fede, destinati ad aumentare per i loro figli e i nipoti che acquistano la cittadinanza italiana.

Inoltre ci sono italiani che, senza aderire ad altre confessioni di fede, non si dicono cattolici tout court.

Ma a parte il numero crescente dei non-cristiani, il problema si sposta sul-la identità di fede, cioè non è questio-ne di numero ma di qualità. In questa “invasione” di altre religioni si può in-travedere chiaramente un movimento a danno o a distruzione delle radici cat-toliche che tanto influsso hanno avuto nella civiltà europea. >

“… i credenti si convincano più da vicino che la profondità e la

genuinità della fede è favorita quando è unita al pensiero e ad

esso non rinuncia. Ancora una volta, è la

lezione dei Padri che ci guida in questa convinzione: “Lo stesso

credere null’altro è che pensare assentendo {…}. Chiunque

crede pensa, e credendo pensa e pensando crede {…}.

La fede se non è pensata è nulla”

(S. Agostino, De Praede-stinatione, 2,5: PL 44, 963).

Ed ancora: “Se si toglie l’assenso, si toglie la fede,

perché senza assenso non si crede affatto”

(Id., De fide, spe et caritate, 7: CCL 64,61). (FIDES ET RATIO, n. 79).

«CREDERE NULL’ALTRO È CHE PENSARE ASSENTENDO»

la preziosità del nostro Rosario nel pensare e assentire alle verità di fede

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Oggi in Italia sono emergenti radici “protestanti”, “ebree”, “islamiche” e in generale “orientali”.

Come cristiani cattolici non possia-mo rimanere passivi se con responsa-bilità riconosciamo per noi il comando di Gesù di “istruire e fare sue discepole tutte le genti” (Mt. 28,19).

Un impegno di testimonianza, di di-fesa del nostro “credo” si fa più urgente oggi e va fatto in certo modo.

È maturata in noi la coscienza che non si difende la propria radice negan-do le altre, ma evidenziando la propria nella consapevolezza che si deve cre-scere insieme con le altre.

La presenza massiccia di queste non costituiscono solo un “piccolo inciden-te di percorso”! Va quindi provveduto, pena la fine.

Il confronto, che è inevitabile, de-ve costituire per noi come un risveglio, una spinta a muoversi al largo a risco-prire la soprannaturalità del cristianesi-mo che, per le sue origini divine, sa di essere la vera religione.

Si tratta cioè di qualità e quindi del-la maggiore conoscenza che dobbiamo acquisire e della più profonda riflessio-ne che dobbiamo saper fare sulla no-stra fede.

Non a caso il Papa, proprio nell’en-ciclica sul rapporto tra fede e ragione, ha insistito sul dovere di “pensare”, ri-flettere la propria fede, perché “la fede se non è pensata è nulla” (n. 79).

È questo “pensare” che, d’altra par-te, porta alla conoscenza indispensabi-le della propria fede per professarla e al superamento dell’ignoranza che è la radice di tutti i mali.

Una “conoscenza”, si rileva ancora per un quadro completo, che si riferi-sce non solo alla propria fede, ma an-che ad un’ordinata conoscenza delle

altre fedi, dato che il problema ecume-nico e interreligioso non è periferico, ma centrale, direi strategico.

Ancora una volta, e proprio per una penetrazione delle verità cristiane, ci è di prezioso aiuto il Rosario.

Questo, oltre a farci aderire, in un assenso libero e cosciente, ci avvantag-gia, con la meditazione, a “dire” e a “vivere” tutto il condensato della no-stra fede (cf. Ivi, n. 79).

Disponendoci a dire il Rosario, do-po aver preso la nostra corona, da soli o insieme ad altri, in effetti ci muoviamo per adempiere ciò che è più urgente ed essenziale. Riportiamo la nostra men-te ai quadri della vita di Cristo: men-tre li pensiamo, diciamo la nostra fede. Leggiamo: “Chiunque crede pensa, e credendo pensa e pensando crede. Lo stesso credere null’altro è che pensare assentendo”. Queste straordinarie pa-role di S. Agostino (PL 44,963) mentre ci dicono la profondità della sua intu-izione di fede, ci mettono in evidenza la preziosità del nostro Rosario e l’effi-cacia di questo sulle anime.

Con il Rosario assolviamo a ciò che è più proprio del cristiano: riflettere e vivere la propria fede. Una fede che salva noi e salverà il mondo.

P. Eugenio Zabatta op. • • •

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57Piena di grazia ( Kecaritomene - Gra-tia plena) è il saluto con il quale Maria è presentata al mondo (Lc.1,28-29); un saluto di angelo, prima, e di uomini, poi, segno di una grande riverenza tri-butata a una donna.

Ma qual è la ragione di un tale salu-to e a quale dimensione esistenziale di Maria, è dovuta la natura di quel salu-to? A quale realtà, materiale o spiritua-le, è diretta?

Che la parola “grazia” possa prestar-si ad equivoco è fuor di dubbio, anche perché la varietà di significato attraver-so la quale è transitata nel tempo, ne dà piena conferma, pur dovendo rico-noscere che, in ogni caso, si tratta pur sempre di significati esprimenti ammi-razione.

Nel mondo classico greco, la parola

grazia fu intesa in senso estetico, pre-valentemente riferita al corpo umano e il tipo ideale di bellezza fu proposto dal modello delle “tre Grazie” che, an-cor oggi, occupano un posto di rilie-vo nel gusto dell’Occidente, al punto che, nel linguaggio comune, definiamo graziosa o gradevole o aggraziata, una creatura bella d’aspetto.

Persino la grazia che riconosciamo e attribuiamo a Maria, gratia plena, esprime anche la sua beltà.

Nel suo libro “La donna e la salvez-za del mondo”, infatti, Pavel Evdoki-mov sostiene che il mondo sarà salvato dalla bellezza della Madonna, in ciò richiamando l’altro russo illustre, Do-stoevskij che, nei Taccuini per i Demo-ni aveva scritto che: “Lo Spirito Santo è la comprensione immediata della bel-

L’Ordine domenicano ha sempre nutrito una tenera e filiale devozione verso la Madre di Dio, particolarmente con la devozione del S. Rosario. I figli di S. Domen-co sono i custodi e i propagatori di questa devozione (MC 43) a salvaguardia della Chiesa (RVM 17). Il nostro confratello, laico domenicano, di professione avvoca-to, ci offre questa bella meditazione sulla bellezza della Madonna.

MARIA PIENA DI GRAZIA

Paolo VI, nel discorso di chiusura del Concilio (08.12.1965) indicò

Maria come «specchio nitido e sacro dell’infinita bellezza».

a lato: CA, Seminario - Immacolata.(G. Marghinotti, 1835-1840).

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lezza” e cosa è l’obumbrazione se non l’incontro della bellezza divina con quella mariana?»

Sarebbe estremamente riduttivo (e non solo) se considerassimo, in Maria, la sola bellezza del corpo, dono di cui vanno sì facilmente superbe le crea-ture alle quali Dio l’ha gratuitamente concesso e del quale vi sono fin’anche troppi ammiratori; perché c’è pure una bellezza spirituale, quella dell’anima, che precede e supera quella corporea.

Non a caso, dinanzi a certe creature elette, noi diciamo che anima bella!

E non è forse vero che subiamo real-mente il fascino, tutto speciale, di que-sta bellezza interiore che, pur essendo nascosta, riesce a brillare con tanto fulgore da passare attraverso l’opacità della materia? Parlo della bellezza di quelle creature allo stesso tempo umili e dignitose, serene e grevi, forti e dolci, che non ci stanchiamo mai di vedere e rivedere.

Maria ebbe questa bellezza! Ella fu graziosa: “tutta bella” la salutiamo nella liturgia ed espressioni innumeri di bellezza trovarono per Lei, con una inesauribile forza di invenzione, i pitto-ri e gli scultori dell’umanità.

E noi possiamo essere certi e sicuri che la fonte della tradizione della bel-lezza di Maria è quella che fu vista, per-cepita e tramandata dagli Apostoli, che furono i primi uomini della Terra ad es-sere rimasti folgorati dalla bellezza del Figlio, prima, e della Madre, poi!

Dobbiamo, tuttavia, mettere in evi-denza ancora una considerazione; la bellezza che celebriamo in Maria e ver-so cui anela l’anima nostra, come ane-la verso la Grazia, è materiata di bontà, è fatta di bontà, ed è bontà. Maria pia-ce agli occhi di Dio per la sua bontà ed è sulla bontà di Maria che noi possia-

mo modellare i nostri atti per piacere a Dio. Non, quindi, il modello di Grazia di cui è piena Maria e che, comunque, ha sapore di mitica irranggiungibilità, quanto, piuttosto, quello di bontà che, per noi, ha la sua fonte nel Vangelo.

Dio ama Maria perché è buona e Maria è buona perché Dio l’ha ama-ta e l’ama, come ama ciascuno di noi. “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”; è un invito all’impos-sibile, che diviene possibile in quanto Maria ci fa da modello e ci assiste nel cammino verso la perfezione; ed è a Lei che ci rivolgiamo per ottenere una tal grazia, intercedendo per noi: ”Don-na se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a Te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ali”.

Maria, tuttavia, nonostante questa pienezza, rimane ben radicata e ferma nella sua umiltà, pur non essendo in-conscia della grandezza in cui la col-loca la plenitudine di grazia (gratiae plenitudo) in Lei diffusa, ma esalta e magnifica il Signore riconoscendo a Lui ogni merito; (magnificat anima mea Dominum).

Come farà anche Paolo, alla vigilia della sua morte, che chiamerà giusta, perché meritata, ben meritata, la coro-na di gloria che Dio gli riserva, rico-noscendo che il merito non è suo……”non io, bensì la grazia di Dio con me”.

A questo punto possiamo conclude-re ricordando a noi stessi che gioverà pensare a tutto ciò, quando ripetiamo il saluto dell’Angelo “Ave gratia plena”. (Gaudia matris habens cum virginitatis honore).

Maria, Mater divinae gratiae, ora pro nobis.

Fulvio Carlo Maiorca (Fr Tommaso, o.p.) •••

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Verso i primi giorni di febbraio del 1516 (1515 secondo l’uso fiorentino), il figlio di Lorenzo il Magnifico, il Papa Leone X, si trovò di passaggio a Firen-ze e fu proprio in quel periodo che alla fine della solenne Messa pontificale in Duomo il Card. Arcivescovo di Firen-ze, Giulio Dé Medici, cugino del Pon-tefice, assieme agli illustrissimi Priori, il Gonfaloniere di Giustizia della città e il Maestro Generale dell’Ordine Dome-nicano presentarono al Papa, a nome del popolo e della Chiesa fiorentina, la richiesta di canonizzazione del mai dimenticato arcivescovo domenicano Antonino Pierozzi, defunto il 2 Maggio 1459. La richiesta venne subito accolta e il processo e la successiva procedura per la canonizzazione di Antonino eb-be inizio nello stesso anno.

Gli atti di tale importante procedura per giungere alla beatificazione, divisi in tre parti, composti da numerosi ma-noscritti, lettere, suppliche, firme car-dinalizie e notarili, si trovano attual-mente nella Biblioteca Laurenziana di Firenze, dopo essere stati conserva-ti fino al 1883 nella Biblioteca di San Marco nella stessa città. Da una lettura anche superficiale di queste carte si ca-

pisce che il processo, dalla data del suo inizio, ebbe parecchie sedi: dal palaz-zo del Vescovo di Fiesole presso Santa Maria in Campo, a Firenze, per giunge-re a Roma; varie le commissioni e sot-tocommissioni predisposte allo studio dei diversi atti e numerosi i personaggi, anche laici, impegnati nel contraddit-torio, ma nonostante tutto non si riuscì nell’immediato ad arrivare ad una con-clusione finale.

Nel 1518 come ci testimonia lo Ste-fani: «Ruberto di Antonio Ubaldini, frate domenicano di San Marco, fu fat-to procuratore dei fiorentini a promuo-vere in Roma la canonizzazione di S. Antonino Arcivescovo […]. Fu fatto an-dare e tornare e stare a Roma, in mol-te distanze di tempo, occupato intor-no alla canonizzazione della santità dell’Arcivescovo»1.

Roberto Ubaldini da Gagliano, nac-que nel 1465 presso Gagliano piccolo borgo di case posto ai piedi dell’Ap-pennino nella vallata Mugellana tra i paesi di Barberino e di Scarperia. Fi-glio di Costanza e di Antonio membro dell’illustre e antica stirpe degli Ubal-dini, famiglia un tempo potentissima, venne educato in un ambiente aristo-

STORIA DELL’ORDINE: EVENTI E PERSONAGGI

L’Ubaldini fu una figura non marginale nella storia dell’Ordine Domenicano al tempo del Savonarola, di cui fu segretario. Si adoperò con amore e passione alla canonizzazione di Sant’Antonino, vescovo di Firenze.

FRA ROBERTO UBALDINI DA GAGLIANO

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cratico e, come molti figli delle fami-glie magnatizie dell’epoca, fu indiriz-zato alla carriera ecclesiastica entrando così nell’ordine Domenicano nel 1490 come frate predicatore nel convento di San Marco a Firenze.

Uomo fornito di una vasta cultura ed intelligenza, fu subito dai superiori predisposto alla cura della preziosa bi-blioteca conventuale. Intraprese il suo lavoro con responsabilità e competen-za tanto che venne notato dal celeber-rimo Girolamo Savonarola, allora pre-sente nella comunità di San Marco, che lo volle come proprio segretario: anche a questa nuova mansione egli si dedicò con umiltà ed entusiasmo.

Grazie alla vicinanza col Savonaro-la l’Ubaldini seguì in prima persona le difficili riforme che si voleva fossero at-tuate all’interno della Chiesa e della so-cietà in quel complesso periodo. Rima-se infatti a stretto contatto con il Priore, per qualche anno, fino a quando fu so-stituito. La nuova situazione provocò in

lui qualche risentimento verso il Savo-narola: malumore che, sebbene in un primo momento lo fece schierare con i polemici verso l’operato del famoso frate ferrarese, non gli impedì di testi-moniare nel processo, che si tenne poi contro il Savonarola, la santità di vita dello stesso2.

Dopo la tragica messa a morte del Savonarola, proprio a causa dei con-tatti avuti con quest’ultimo, il nostro Ubaldini venne esiliato dalla città di Firenze: esule tra il Lazio e la Toscana con qualche problema a Siena, a causa di vicissitudini legate all’interdetto pa-pale rivolto alla città; ebbe una paren-tesi francese per poi tornare, agli inizi del 500, a Firenze dove compilò una famosa Cronaca del Convento di San Marco e dove si prodigò anima e corpo nel processo di beatificazione di Anto-nino Pierozzi, il vescovo dei consigli.

Nel 1518 fu, infatti, incaricato del compito importante di essere il princi-pale richiedente della Santità del Ve-scovo domenicano nel complesso iter di canonizzazione. Il frate mugellano accolse questa nuova e delicatissima responsabilità con una serenità e com-petenza invidiabili tanto da impegnarsi completamente alla causa di canoniz-zazione di Antonino. Fu l’Ubaldini che nel 1520, quando il processo sembrava arenarsi per le difficili situazioni ester-ne legate alla politica, guerre e epide-mie, riuscì con uno stratagemma a farsi ricevere prima da Papa Leone X e poi per due volte, dopo il 1521, dal nuovo Pontefice Adriano VI; trovò quindi nuo-vi testimoni che avvalorarono la santità di vita del Pierozzi e provvisto di gran-de forza d’animo riuscì a far portare a compimento il processo il 31 Maggio 1523 nel quale si confermò, dopo una FIRENZE. S. Marco.

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attenta e scrupolosa analisi degli atti, la indiscussa santità di Antonino.

Il suo amore incondizionato per l’Ordine domenicano, per il suo con-vento di S. Marco e per il Santo, traspa-re negli scritti conservati nel Sommario citato che portarono alla canonizzazio-

ne del Pierozzi, come conferma anche padre Orlandi o.p. che, nel 1964, lo ha ripubblicato.

L’Ubaldini fu una figura non margi-nale nella storia dell’Ordine Domeni-cano e di Firenze! Si adoperò con amo-re e passione per la cura della sua San Marco, sostenne con prestigio la carica di principale e primo richiedente del-la santità di un grandissimo esponente della religiosità fiorentina e, infine, nel-la vita religiosa si comportò con onestà e solerzia essendo un valido aiuto sia spirituale che materiale per i suoi con-fratelli dell’epoca.

Tornò alla Casa del Padre il 3 Gen-naio 1535, nel convento di Santo Spi-rito a Siena.

Pier Tommaso Messeri.

«Credi sempre a ciò che proclami,insegna ciò che hai appreso nella fede,

vivi ciò che insegni»dal rito dell’ordinazione diaconale.

La Provincia Romana di S. Caterina da Siena dei Frati dell’Ordine dei Predicatori, il Convento «Saint-Hyacinthe» di Friburgo

Annunciano, riconoscenti al Signore,l’Ordinazione diaconale

di fra Gian Matteo Serra, o.p.per l’imposizione delle mani e la preghiera di

Mons. Jean-Louis Bruguès, op.

La liturgia dell’ordinazione avrà luogo Domenica 10 aprile 2011 alle ore 10,00

nella cappella Saint-Hyacinthe, rue du Botzet, 8 Friburgo.

1. Merchiorre Di Coppo Stefani, Istoria Fiorentina, Firenze 1777, Pag. 342.

2. Pasquale Villari, La Storia di Girolamo Savonarola e dé Suoi Tempi, Firenze 1930, pag. ccliv.

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Presso la Chiesa del Monastero del-le Clarisse di S. Agnese a Perugia, Padre Mario Gallian o.p. ha tenuto una scuo-la di preghiera con un ciclo di lezioni di quattro settimane intervallate tra lo-ro, ciascuna dal lunedì al venerdì sera dalle 19 alle 20, iniziate il 10 gennaio 2011 e terminate il 25 febbraio.

La scuola ha ottenuto un grande successo ed ogni sera la chiesa si è ri-empita di persone stupite per la novità e sempre più desiderose di incontrare Gesù e di parlare con lui cuore a cuo-re, guidate con sapienza e gradualità da P. Mario che ha saputo disvelare la bellezza della preghiera personale, fat-ta in assoluto silenzio.

Ogni sera la prima mezz’ora teori-ca, ricca di citazioni dal Vangelo, dai Padri e dai Dottori della Chiesa, pre-parava al colloquio personale esplici-tando specifici argomenti: seguiva poi l’orazione nel silenzio più assoluto, guidati intimamente dall’invocazione della preghiera del cuore.

Nella prima settimana, a struttura trinitaria, è stata illustrata la necessità della preghiera come respiro dell’ani-ma aprendo il cuore a Cristo e pregan-do nell’amore del Padre con l’aiuto

dello Spirito Santo, luce interiore, per conoscersi e cambiare. L’ultimo giorno è terminato con una grande preghiera di ringraziamento allo Spirito Santo, maestro interiore; a Gesù per il dono della vita e delle grazie continuamente elargite; al Padre per il dono dell’Amo-re crocifisso e risorto.

La seconda settimana è stata dedi-cata alla preghiera vocale. Dopo avere compreso l’importanza essenziale del-la preghiera, è iniziato con questa set-timana un graduale approfondimento della capacità di orazione, secondo lo schema del pensiero mistico di S. Tere-sa d’Avila. Per Teresa l’ascesa dell’ani-ma avviene attraverso quattro stadi, l’orazione di raccoglimento, l’orazione di quiete, l’orazione di unione fino alla trasformazione della vita in un dono re-ciproco tra il Signore e la creatura.

La preghiera non è un’attività ce-rebrale ma del cuore, è un dialogo di amicizia con Dio, per questo è neces-sario apprendere la preghiera vocale anche modificando le consuetudini personali per evitare un vuoto verba-lismo. Prima è il raccoglimento nella propria coscienza, poi l’ascolto della Parola, infine l’espressione verbale ri-

PREDICAZIONE - SCUOLA DI PREGHIERA

Come già altre volte, riceviamo in redazione le relazioni entusiaste dei corsi di esercizi spirituali, sulla preghiera, che il nostro confratello, P. Mario Gallian, guida in varie località. “Per saperne di più” a riguardo della «Scuola di preghiera», come forma di predicazione, vi presentiamo le due seguenti relazioni.

BELLEZZADELLA PREGHIERA PERSONALE

Perugia - Monastero delle Clarisse di S. Agnese

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volta al Padre con semplicità così come Cristo ha insegnato agli apostoli con il Padre Nostro.

Con l’esercizio, la preghiera diviene continua e tesse le nostre giornate at-traverso espressioni semplici ma ricche della fede trovata e rinnovata, Gesù fi-glio di Davide abbi pietà di me pecca-tore – Gesù misericordia – Gesù fammi vedere il tuo volto – Gesù Maria.

Anche le celebrazioni liturgiche (la preghiera liturgica), come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica, se vissute con consapevolezza ed intimità interiore, sono preghiera di adorazio-ne di Dio Padre come sorgente di tutte le benedizioni della creazione e della salvezza e di partecipazione alla pre-ghiera di Cristo reso sacramentalmente presente mediante la potenza del suo Santo Spirito.

Nella terza settimana siamo sta-ti introdotti nella preghiera d’ascolto, un modo unico e originale cristiano. È sempre Dio che parla per primo e

che instaura la relazione, così come ha fatto fin dall’inizio dopo il peccato di Adamo con Abramo e con Mosè. Dio parla e l’uomo risponde ed ama il suo creatore perché ascoltare è amare.

Ma l’ascolto è possibile solo nel si-lenzio esteriore ed interiore, nell’umil-tà del proprio io attento alla propria co-scienza. La voce di Dio e la voce della coscienza sono gli strumenti dell’ascol-to: nel silenzio, che è luogo della liber-tà, Dio si rivela e ci ama attraverso la persona di Gesù che è la sua Parola.

Passo dopo passo si apprende a leggere con il cuore, ad ascoltare con l’anima, a gustare la Parola. Come il certosino Guigo si deve cercare nella lettura, trovare nella meditazione, bus-sare nella preghiera per entrare nel-la contemplazione. Anche in questo cammino le espressioni della preghiera continua aiutano a stare in silenzio ai piedi di Gesù come Maria di Betania, come Maria la madre di Gesù, la don-na del silenzio, che serbava tutto medi-

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Nel bel mezzo del periodo inverna-le siamo partite da varie comunità spar-se in Italia, Germania, Romania per giungere a Collevalenza-Todi-Perugia, al Santuario dell’Amore Misericordio-so, animate dal desiderio di incontrare Gesù, accoccolarci ai suoi piedi come Maria di Betania per ascoltarLo... Ave-vamo previsto le sorprese del nostro Signore Gesù, che superano sempre la nostra povera immaginazione e... in-fatti, nel Corso degli Esercizi Spirituali Lui dapprima ci è venuto incontro e ci ha sedotte e attirate al “Roveto Ar-dente” del Suo Cuore. Ha ravvivato il

nostro desiderio di poterlo toccare e diventare un tutt’uno con Lui, poi pian piano ci ha fatto comprendere di essere “profondamente malate” di una cardio-patia molto grave, bisognose di una ra-dicale guarigione spirituale arrivando a proporci un “trapianto di cuore”. Que-sto trapianto consisteva nel sostituire il nostro cuore “duro” con un cuore mi-te, umile, misericordioso, teneramente palpitante di Carità, in poche parole un cuore nuovo simile al Suo.

Il predicatore che ci ha guidato a questo “incontro” è P. Mario Gallian, degno figlio di San Domenico, che con

tandolo nel suo cuore: Gesù confido in te – Gesù come tu sai come tu vuoi.

Un nota pratica importante è stato il consiglio di riferirsi alla Direzione spirituale, moralmente necessaria, per il raggiungimento della perfezione cri-stiana. È una scelta importante e non semplice, perché il direttore spirituale deve avere in sé qualità morali e no-tevoli doti di preparazione e di cono-scenza dei gradi della preghiera, di esperienza psicologica e psicopatologi-ca, di prudenza nel giudizio, chiarezza nel consiglio, fermezza del richiedere l’obbedienza.

Ancora una volta sarà la preghie-ra ad aiutarci nella ricerca e poi nella scelta del sacerdote idoneo.

La quarta settimana, quella della preghiera del cuore, si è svolta alla pre-senza di Gesù Eucaristia. Con sempli-cità, in un profondo silenzio interiore

per aprire al Signore le porte del cuore, per amare l’Amore. Una preghiera al-la quale siamo giunti, infine, dopo un lungo percorso guidato, fatta di sem-plici sguardi, di frasi intime amorose, di baci, di ringraziamenti, di contem-plazione del Suo Volto, per andare ol-tre il visibile e cogliere l’invisibile, per adorare in spirito e verità Gesù vivo e vero presente con il suo sangue, il suo corpo, la sua anima, la sua divinità.

A questo traguardo, che dovrà da ora in poi essere la nostra vita quoti-diana di laici contemplativi nel mondo, ci hanno condotto gli esempi della vi-ta di alcuni Santi che hanno fatto della contemplazione il loro modo di esse-re, santa Teresa d’Avila, San Francesco d’Assisi, Santa Caterina da Siena, Santa Chiara d’Assisi.

dott. Francesca Barone.

NELLA PREGHIERA UN CUORE NUOVO

Collevalenza (PG) - Santuario Amore Misericordioso

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la sua magistrale e gioiosa competen-za ci ha illustrato il percorso spiritua-le da seguire per raggiungere la santità secondo l’insegnamento e l’esempio di Santa Caterina da Siena, di San Giovan-ni della Croce, di Santa Teresa d’Avila, Santa Teresa di Lisieux e Madre Speran-za Alhama nostra Fondatrice.

Il cammino, arduo e impegnativo, richiede disponibilità a lasciarsi curare dall’intervento del Signore che agisce come e quando vuole sulle anime in-namorate e assetate di Lui. Si tratta di decidersi a “lasciarsi fare” e far sì che il “chirurgo divino” possa procedere all’”operazione” che crede necessa-ria per la nostra santificazione e piena conformazione alla Sua Volontà. Tutto questo è sorretto dalla speranza che la gioia, che ci aspetta, è grande ed eter-na.

A dire il vero la prospettiva di subi-re “un’intervento chirurgico”, sebbene fatto dal medico divino assistito dalla

Sua tenera Madre, esperta nell’allevia-re ogni dolore, ci ha un po’ spaventate. Per attenuare la paura, alla fine degli Esercizi, alcune di noi hanno rappre-sentato in una scenetta comica come potrebbe realizzarsi “l’operazione”.

Padre Mario, spettatore attento, con-tento e divertito, ha confermato che le cinquanta sorelle partecipanti al corso hanno assimilato fruttuosamente i con-tenuti da lui proposti. Tornando nelle nostre Comunità ci viene affidato l’im-pegno “gioioso” di continuare a fidar-ci dello Spirito Santo, come ci è stato suggerito.

Ringraziamo il Signore per aver po-sto P. Mario Gallian sul nostro cammi-no! Speriamo vivamente che continui ad accompagnarci con la sua preghiera e con le sue competenti istruzioni.

Le suore Ancelle dell’Amore Miseri-cordioso, partecipanti al corso di Eser-cizi Spirituali dal 9-17 Gennaio 2011 a Collevalenza (PG).

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S. Tommaso d’Aquino! Un santo che ci è molto caro, un santo che, anche se vissuto lontano nel tempo, ci parla an-cora. Ci parla con la sua vita esempla-re, con la sua spiritualità e con i suoi preziosi scritti.

San Tommaso, una delle più grandi glorie dell’Ordine domenicano, è ono-rato con i titoli di “Dottore Angelico” a motivo della purezza e santità di vita, e “Dottore Comune” per l’importanza e l’universalità che il suo pensiero riveste nella Chiesa.

Grande la nostra ammirazione per questo straordinario santo che si è di-stinto per la sua mente eccelsa, per la sua vasta cultura, ma anche per la sua umanità, umiltà e santità: immenso il suo amore a Cristo, amore che è stato il movente di ogni sua azione e lo ha portato ad impegnarsi, per tutta la vita, nello studio e ricerca della verità.

Realizzando, in pieno l’ideale do-menicano, che egli stesso indica con: “contemplata aliis tradere”, S. Tomma-so ha generosamente donato i frutti dei suoi studi attraverso la predicazione, l’insegnamento e i suoi numerosi scrit-ti, tra cui la Summa Theologiae, che nei secoli non hanno perso il loro valore.

Viene spontaneo chiedersi dove egli abbia attinto le sue energie per con-durre una vita così intensa e fruttuosa, ma la risposta è semplice. L’ha attinta

soprattutto dalla preghiera e dalla con-templazione di Cristo sulla Croce e nel tabernacolo eucaristico.

Da tutta la vita di S. Tommaso si può capire quanto la preghiera (che è ele-vazione dell’anima a Dio e, se vera-mente sentita, è colloquio con Dio) sia per tutti di grande importanza.

Leggendo qualche brano dei suoi scritti, particolarmente sulla passione di Cristo, del quale mette in evidenza la forza e la pazienza, ci si sente esor-tati a non scoraggiarsi mai, ma ad avere sempre grande fiducia in Dio che non ci abbandona mai.

L’esempio di S. Tommaso è per noi di vivo sprone per impegnarci maggior-mente nello studio delle Sacre Scrittu-re e meditarle per crescere nella cono-scenza del mistero di Cristo e testimo-niarlo con una degna condotta di vita.

L’uomo è “capace di Dio”! Con que-sta affermazione il santo ci ricorda che con la forza della sua ragione e con la fede, che non si oppongono tra loro, l’uomo può arrivare alla Verità, cioè a Dio, che è somma Verità.

Ci sia vicino S. Tommaso, sostenga lo sforzo della nostra volontà e ci otten-ga, dal Signore, tenacia e perseveranza per realizzare il nostro proposito.

Emilia Lattanzio, segretaria della Fld di Popoli (PE).

Una laica domenicana ci parla di

SAN TOMMASO d’AQUINO

il dottore angelico

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CAGLIARI. Convento San Domenico.Nella biblioteca del Convento dei

domenicani, la dott. Giosi Moccia Soudant, presidente della “Lions Club Cagliari Villanova”, insieme al Priore del Convento, P. Maurizio Carosi op., hanno salutato i numerosi convenuti per la “Presentazione primo restauro” della tela raffigurante San Tommaso cinto dagli Angeli.

Sono intervenuti P. E. Zabatta, do-cente di teologia, su “S. Tommaso nella Cristianità”; la dott. Francesca Porcella, della Soprintendenza ai Beni A.P.S.A.E. di CA e OR, su “Villanova tra storia e arte”; le restauratrici An-narita Pisu e Simonetta Bilardi su “Le

fasi del recupero”; l’Ing. Maria Sias per “Cenni sui quartieri storici di Cagliari” e la dott. Ada Lai con “Le prospettive turistiche della città di Cagliari”.

Come si nota dai temi degli interven-ti, il restauro ha avuto larga eco perchè rientra nel «Programma di recupero del patrimonio artistico di Villanova» che merita ogni plauso.

In restauro, proveniente dallo stesso Convento domenicano, c’è un’altra te-la, il “Ritratto dell’arcivescovo Vittorio Filippo Maria Melano, dell’Ordine dei Predicatori” del pittore Massa.

È seguito un doveroso ringraziamen-to al Lions Club che ha finanziato il restauro, alla Soprintendenza e restau-ratrici e naturalmente ai Domenicani.

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CAGLIARI.Convento S. Domenico.La tela, rappresentante S. Tommaso d’Aquino cinto dagli Angeli, di anonimo, che è stata recentemente restaurata ed esposta al pubblico. (29 marzo 2011).Sopra; Capitello del Chiostro Conventuale.

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Siamo stati giustamente sollecitati ad inviare nostre notizie: è quello che intendiamo fare con questa breve re-lazione annuale, ricordando gli eventi principali e le celebrazioni più signifi-cative. Ancora una volta va sottolineata l’importanza della nostra presenza qui al Santuario della Madonna del Sasso. Lo vediamo soprattutto dall’afflusso sempre più consistente di fedeli, pel-legrini e turisti, specialmente nel perio-do estivo. Da parte nostra cerchiamo di valorizzare e offrire quanto presenta questo luogo, con la sua ricchezza di fede, arte e spiritualità, mariana e do-menicana.

Le solennità proprie del Santuario – ben indicate nel nostro calendario - co-me il mese di maggio, l’Apparizione del-la Madonna, l’ottavario della Madonna del buio… vengono celebrate in modo solenne e sono sempre molto parteci-pate. Ci teniamo a curare bene la litur-gia anche nelle domeniche ordinarie, con l’aiuto dei ministri straordinari del-la Comunione, Lettori ben preparati, altri Ministranti e infine il Coro nelle fe-ste principali.

Anche quest’anno nel mese di ago-sto si è ripetuta la presenza di consorel-le domenicane di varie Congregazioni, per accogliere pellegrini e turisti e dare

la loro testimonianza nei vari gruppi, che sono venuti per più giorni di for-mazione o di ritiro. Tanti hanno mani-festato la loro meraviglia e la loro grati-tudine, per la tranquillità del luogo e la risposta ad ogni loro richiesta.

Farà certamente piacere conoscere una iniziativa missionaria che ormai ha preso piede qui da noi, grazie alla dispo-nibilità generosa di alcune persone mol-to affezionate al Santuario. Si tratta del “Mercatino missionario dell’Immaco-lata”, così chiamato perché è a favore delle nostre Missioni ed è in piedi la settimana prima e quella dopo l’Im-macolata. Questa iniziativa è nata nel 1995 ed è andata via via crescendo: ogni anno offre la possibilità di invia-re per Natale consistenti aiuti ai bam-bini più poveri delle nostre Missioni, Pakistan e Guatemala. Intorno a questo mercatino si è creata una larga cerchia di amici che, per amore della Madonna e delle Missioni, si impegnano con tan-ta generosità… e i frutti si vedono.

Una nota particolare merita il nostro presepio: è diventata ormai una realtà che richiama tantissime persone. Sono i nostri amici di Camaiore a regalarci ogni anno questa grande realizzazione,

EVENTI, CELEBRAZIONI E ATTIVITÀ VARIE

NOTIZIE DAL SANTUARIOdi S. Maria del Sasso di Bibbiena

Cronaca del 2010

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una vera opera d’arte, come l’ha defini-ta un grande artista di Perugia, in visita al Santuario. Preziosi sono i personag-gi, sculture in legno delle note botte-ghe d’arte di Ortisei, sempre ricca la scenografia e sempre nuovo il progetto e il messaggio da comunicare.

Quest’anno è stato scelto il tema “La Famiglia” e i nostri artisti ci sono riusci-ti al meglio, sviluppando in cinque sce-nografie quanto presentava e riassume-va il cartello all’ingresso del presepio: «Gesù nasce in una Famiglia e ripara il naufrago della prima coppia umana. Opera il primo miracolo per una Fami-glia appena costituita e assicura la sua presenza e il suo aiuto ad ogni Famiglia che lo accoglie e lo onora nella propria casa e nella vita».

Nel registro, messo all’ingresso del presepio, molti visitatori hanno lascia-to la loro firma, esprimendo apprezza-mento e riconoscenza. Ci sono anche

firme di alcuni personaggi… illustri! Il nostro presepio si afferma sempre

più come valido e prezioso strumento di catechesi che richiama migliaia di persone: i visitatori vengono sollecita-ti a riflettere e sono arricchiti spiritual-mente e nella conoscenza dell’arte.

Siamo in piena attività per organiz-zare al meglio alcuni importanti incon-tri mensili di approfondimento della fede, nei suoi contenuti essenziali, aiu-tati dalla presenza e dalla testimonian-za di persone note e autorevoli. Sono già fissati fino ad aprile i primi quattro incontri, con l’Onorevole Carlo Casi-ni, il dott. Magdi Cristiano Allam, Don. Bruno Fasani e il Vescovo P. Roberto Carraro. Altri incontri ed eventi cultu-rali sono previsti entro l’anno.

P. Giuseppe Serrotti, op.rettore del Santuario.

Il bel complesso architettonico (sec. XIV) della Basilica-Santuario di Santa Maria del Sasso con il Convento e il Monastero domenicani.

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Presso la Comunità di Bibbiena (Ar), si è svolto un incontro di spiritualitàdomenicana con alcuni giovani. Riportiamo la testimonianza di uno di loro.

Giornate di condivisione spiritualeal santuario di S. Maria - marzo 2011

Già concordato per la prima Dome-nica di Quaresima, il ritiro si è svolto nella Basilica Santuario di Santa Maria del Sasso a Bibbiena-Arezzo. Un ritiro spirituale, per due giorni, di alcuni gio-vani simpatizzanti dell’Ordine.

Guidavano l’esperienza i padri Mau-rizio Carosi, da Cagliari, e Simone Bel-lomo, da Roma, entrambi superiori e impegnati nella pastorale giovanile.

Abbiamo vissuto momenti d’intensa spiritualità “di stile domenicano” che si univa bene con la feconda semplicità delle orazioni che ci accompagnava-no insieme alla recita dei salmi. Inol-tre sentivamo scaturire tutta la regalità mariana che il Santuario stesso contie-ne, ricco come è di storia e arte, di tra-

dizioni e devozione popolare. Al suo interno hanno riecheggiato per noi le belle parole che i due Padri hanno ri-volto a Dio e nello stesso tempo a noi e ai presenti in Chiesa.

La storia stessa del santuario ci ha, per primo, come attratti e istruiti! Qui, inizialmente, ci fu una chiesetta eretta dall’eremita camaldolese, Martino di Poppi, proprio sul masso dove la Ver-gine Maria è poi apparsa ad una bam-bina che esortava all’amore di Dio e alla purezza, nel lontano 1347, l’anno precedente la peste in tutto il contado, dalla quale gli abitanti di Bibbiena, per favore divino, furono esenti.

Nel 1495 la chiesetta, andata di-

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strutta in seguito ad un incendio, fu ricostruita dal venerabile Girolamo Savonarola, oggi ritenuto a pieno tito-lo il fondatore del complesso architet-tonico, giacché fece costruire anche il convento, inaugurato nel 1507, che di-ventò fucina di luce soprannaturale per tante anime. Attualmente oltre al San-tuario e al convento dei frati c’è pure il monastero femminile.

In questa … “storia” che si è realiz-zata, lungo i secoli, in una natura così splendida e lontani dai rumori, abbia-mo fatto il nostro incontro, cominciato sabato, in perfetto stile domenicano.

Siamo stati accolti dalla Comunità dei Padri Domenicani di Santa Maria del Sasso di Bibbiena con squisita ospi-talità, gioiosamente e con tutti i riguar-di e attenzioni.

Per renderci ancora più significativo e intenso il ritiro, il P. Serrotti ha per-messo che i fossimo alloggiati in ca-merette singole (giustamente chiamate “le celle”) dove nella solitudine e nel silenzio abbiamo potuto assaporare ve-ramente la presenza di Dio.

Il convento, per l’iniziativa dei due Padri, può rivivere ancor oggi i fervori di un tempo quando, sicuramente, la bella biblioteca e il pregiatissimo coro ligneo, sempre esistenti, erano i luoghi più assiduamente frequentati.

Molto belle e profonde, applicate a noi, le prediche e i commenti al Van-gelo che i due giovani Padri ci hanno fatto ascoltare e meditare. Il P. Simone ci ha parlato di S. Domenico e del Ro-sario di Maria che egli ha predicato, dei miracoli raccontati nelle vite dei frati domenicani (Vitae Fratrum), della Salve Regina … P. Maurizio, durante la celebrazione della Messa, ci ha parlato

veramente bene delle tentazioni di Ge-sù nel deserto: una vera e propria lec-tio! Ci serva per affrontare, con il giu-sto spirito, questo periodo, per noi così intenso, di orientamento e di scelta. La Parola che si fa luce, che diviene mae-stra di Vita, vero Pane!

Riporto una frase del grande misti-co domenicano Giovanni Taulero, che mi è rimasta particolarmente a cuore: «Quando l’uomo ha buone disposizio-ni – cercando, volendo, desiderando Dio solo - diviene lui stesso il regno di Dio e Dio regna in lui».

Si è respirato aria divina! Non ci manchi la conversione dell’anima e il discernimento necessario per la scelta di vita nell’Ordine Domenicano.

(Giovanni Vargiu) •••

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S. VALENTINO ALLA COLLINA (PG)

La professione di Antonina nella chiesa di Castello delle Forme.

Castello delle Forme (PG).

Domenica, 13 febbraio, cerimonia della professione perpetua di Antonina Cordaro, presidente della FLD di San Domenico a Perugia.

Partito da Siena in macchina, con la laica domenicana Caterina Monciatti, sono giunto a San Valentino alla Colli-na (PG) dopo circa un’ora e mezza di viaggio.

Siamo stati accolti, come al solito, dal sorriso di Antonina e dalla festosa e allegra brigata dei suoi ragazzi.

Cosa fà Antonina? Da circa dodici anni dirige l’Associazione Appha, Pro Portatori di Handicap che accoglie ra-gazze con problemi prevalentemente psichici. Tra queste attualmente c’è an-che un bambino.

L’Associazione, nata nel 1987, è sta-ta voluta da una madre di due figli di-sabili gravi. La nostra Antonina è enco-miabile per il “servizio diuturno” che compie per questa Associazione.

L’incontro di Antonina con l’Ordine Domenicano e con P. Alberto Viganò, guida sicura e responsabile delle Frater-nite, hanno fatto maturare in lei la de-cisione di appartenere ai Laici Dome-nicani. Il 14 febbraio 2008, nella Basi-lica di S. Domenico di Perugia ha fatto la professione temporanea nelle mani dell’allora Maestro dell’Ordine Carlo Azpiros Costa. A distanza di tre anni, nella chiesa di Castello delle Forme (PG), a qualche chilometro da S. Valen-

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S. Valentino. Castello delle Forme (PG).Alcuni flash della cerimonia.

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tino, durante la S. Messa, ha emesso la professione perpetua come Laica con-sacrata e con la facoltà di portare l’abi-to domenicano. Il nome che ha preso nell’Ordine è: Sr Margherita.

La Messa era presieduta dal P. Pro-vinciale, p. Daniele Cara, e concele-bravano p. Alberto, p. Michele, don Domenico Lucchiari (amico e colla-boratore di Antonina), don Benedetto: con la magistrale guida del cerimonie-re don Mario Pomara (parroco). Tutta la cerimonia si è svolta tra la gioia dei suoi ragazzi in una chiesa accuratamente addobbata e allietata dal canto della corale parrocchiale. Nella circostanza c’è stata anche la felice celebrazione di un cinquantesimo di matrimonio.

Dopo la cerimonia abbiamo con-diviso un’agape fraterna, nella sede dell’Associazione: tra amici e collabo-ratori volontari eravamo circa una set-tantina.

Concludo con una frase della ns. Antonina: «... più che nelle mani del-la Previdenza siamo nelle mani della Provvidenza...!».

Spero che questa sorprendente real-tà susciti almeno la curiosità di cono-scere l’Associazione. Antonina è ben felice di accogliere quanti, in qualsia-si modo, vogliano collaborare. Per chi volesse contattarla, lascio il numero te-lefonico della Sede: 075/8784723.

P. Michele Agostino Corvelli o.p.

S. Valentino. Castello delle Forme (PG).Dopo il rito solenne

della professione di Antonina che ha rivestito l’abito domenicano,

abbiamo condiviso un’agape fraterna,in onore della festeggiata.

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Alla presenza di alcune colleghe di lavoro, alle collaboratrici della ca-sa, del fidanzato e della futura suocera e alla presenza di molte suore dome-nicane oggi – 29.01.2011 – Caterina Meta (Illka) ha ricevuto il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia.

Caterina è una ragazza albanese ed è cresciuta accanto a Sr Benedetta Doto, nostra consorella, prima come ragazza del gruppo extracomunitari e in seguito come lavoratrice nella no-stra Casa di accoglienza fin dal 2000. Oggi, dopo lunga attesa, ella ha potuto coronare il suo desiderio di essere cri-stiana battezzata.

La celebrazione è avvenuta nella nostra chiesa “Madonna del Rosario di Pompei”, ad Ascoli Satriano (FG). Il P. Michele Centola, francescano, che è il parroco, autorizzato dal vescovo della diocesi, S. Ecc. Felice Di Molfetta, le

ha amministrato battesimo e cresima e così, per la prima volta, Caterina ha potuto ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo.

È stato veramente commovente par-tecipare a questo rito. Caterina ha in-dossato la veste bianca come era in uso nella Chiesa dei primi secoli. Al-cune suore più anziane hanno pianto di gioia, ma tutti eravamo compresi e partecipi della liturgia.

Caterina ha voluto come sua ma-drina Sr Benedetta perché le ha fatto da madre nel periodo più difficile del-la sua crescita. La suora le ha regalato una corona del Rosario augurandole, con le parole del B. Bartolo Longo, che le sia “catena dolce” che la tenga unita al Signore che le vorrà sempre bene.

La giornata si è chiusa con l’adora-zione eucaristica in ringraziamento al Signore che opera meraviglie.

ASCOLI SATRIANO (FG).

Il battesimo di Caterina nella chiesa delle Domenicane.

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75Questi pensieri e sollecitazioni che

vi rivolgo, cari confratelli, consorelle e amici tutti, sono particolarmente diret-te ai più tiepidi tra noi e anche ai laici recentemente accolti in Fraternita e che vorranno vivere intensamente il cari-sma domenicano.

Non è sufficiente ai nostri laici es-sere solo presenti alle adunanze perio-dicamente o alle cerimonie religiose, ma è importante condurre sempre uno stile di vita secondo la mentalità e la spiritualità dell’Ordine dei Predicatori, con maturità e «… in comunione all’in-terno della propria comunità, al fine di essere testimoni autentici e predicato-ri efficaci per la salvezza delle anime», come recitano le “Prime Costituzioni” dell’Ordine. S. Domenico volle fonda-

LAICATO DOMENICANOdella Provincia diSanta Caterina da SienaIn questo fascicolo di “Domenicani” offriamo una particolare attenzione alle

Fraternite domenicane nel territorio della nostra Provincia: attenzione richiesta dal Presidente Provinciale delle Fld, che si rivolge a tutti i laici con la lettera che pub-blichiamo; e dal Convegno annuale celebrato dalle Fraternite. Uniamo l’invito alle Fraternite di inviare loro notizie a “Domenicani”, per la condivisione.

AL LAICATO DOMENICANO

LA NOSTRA VOCAZIONE E MISSIONE

la lettera che Pier Giorgio Imbrighi, presidente delle FLD domenicane invia ai laici della Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Pier Giorgio Imbrighi, presidente delle FLD domenicane

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re un Ordine che fosse e si chiamasse dei “Predicatori”: questa è la nostra vo-cazione e missione.

Dobbiamo anzitutto affermare sem-pre la nostra identità cristiana, corag-giosamente, negli ambienti e nei mo-menti più diversi, con interventi, con i fatti e con spirito rinnovato. E, inoltre, con un’attenzione particolare ai gio-vani (oggi di età anche ragguardevole) che in maggioranza si disinteressano delle realtà dello spirito….

Accogliamo l’invito di Papa Bene-detto XVI: «… occorre evangelizzare, cioè condividere con gli altri la nostra fede», e ancora: «Fedeli laici, giovani e famiglie non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede nei vari ambienti della società».

Che gioia è per me vedere volti gio-vani e interessati alla vita delle Fraterni-te e all’ideale domenicano!

Ciascuno di noi, “più maturi”, de-ve farsi assolutamente promotore in parrocchia, casa o ufficio, di avvicina-

re, presentare, far conoscere la nostra Famiglia domenicana a nuovi possibi-li amici che forse sono ritenuti lontani dall’assidua pratica religiosa e invece possono essere interessati. Il momento presente è critico, ovunque: in econo-mia, in politica, nel sociale, nelle cro-nache di tutti i giorni, nella giustizia (degli uomini), in etica e morale: come possiamo rimanere stretti nello “zoc-colo duro” dell’associazionismo cat-tolico, senza scendere a testimoniare autenticamente nella comunità cristia-na e nella società civile il carisma di S. Domenico, nostro Padre e di S. Cateri-na da Siena, modello e patrona delle Fraternite laiche?

La Regola c’impegna ad una vita di servizio e di testimonianza; a vivere con responsabilità un reale e profondo rinnovamento spirituale. Ricordiamoci sempre, perciò, di riaffermare il nostro essere domenicani! Grande mezzo di predicazione e promozione è sempre la recita del santo rosario. Questo non

Santa Agnese di Montepulciano, monaca domenicana (1268-1317) e canonizzata da Benedetto XIII (1726), in un’antica raffi-gurazione, e veduta della chiesa.

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Le Fraternite Laiche di San Domenico

a Chianciano e a Montepulciano

Nei giorni 1/2/3 aprile 2011, i Laici della Provincia Romana di S. Caterina da Siena si ritrovano a Chianciano per un “Incontro di For-mazione”.

Il programma prevede, oltre al-la visita e alla santa Messa nel San-tuario di S. Agnese con il vescovo diocesano, a Montepulciano, anche una visita alla chiesa di San Biagio.

Un’intera giornata, a Chianciano (hotel Posta), è dedicata alle relazio-ni dal tema:

1. «Non si può amare se non si conosce” con il prof. Giulio Alfano, già presidente nazionale delle FLD d’Italia e Malta;

2. “La visione beatifica come apo-teosi di conoscenza” del dott. Gian-ni Pinna, del Consiglio Provinciale dei laici Domenicani; e

3. “Esame etico sui comporta-menti problematici attuali” del prof. Horst Seidl, della Pontificia Univer-sità Lateranense.

Intervengono, per il saluto e le relazioni, il Provinciale, P. Daniele Cara op., il Promotore Nazionale, P. Alberto Viganò op., e il Presidente dei Laici Domenicani, Pier Giorgio Imbrighi.

Nel prossimo numero della Ri-vista “Domenicani” potremo offrire una diffusa relazione sull’Incontro di Formazione che era molto atteso e che si prevede molto partecipato.

• • •

sostituisce l’Eucaristia, né la Liturgia delle Ore, ma è una preghiera semplice e bella, una sosta insieme con Maria, seppure nel ritmo dispersivo del quo-tidiano: esso alimenta nei cuori la fi-ducia e l’impegno anche nel momento del silenzio e della meditazione. Il san-to rosario è orazione, contemplazione, studio e predicazione.

Vorrei aggiungere che la mia grati-tudine nel Signore va a tutti i fratelli e sorelle delle nostre Fraternite laiche di S. Domenico, per la costanza, la buona volontà, il sacrificio e la fedeltà all’Or-dine nonché la disponibilità. Ugual-mente vorrei ringraziare tanti dei nostri frati, assistenti e non, che sono persone di forte cultura religiosa e d’intensa spi-ritualità.

L’ex-Maestro dell’Ordine, fr Carlos Azpiroz Costa, ha concluso la relazione sulla situazione dell’Ordine alla vigilia del Capitolo Generale di Roma (2010) con le parole che mi piace ricordare: «Miei fratelli e sorelle in S. Domenico, abbiamo sempre coscienza della nostra missione, del senso delle necessità ve-re e profonde di tutti i destinatari della nostra predicazione. Camminiamo po-veri, liberi, forti e amorosi verso Cristo, compiendo con gusto, semplicemente, umilmente, con forza, come volontà del Signore, la nostra missione di predicare il Vangelo e il dovere che deriva dal-le circostanze nelle quali ci troviamo. Facciamo subito, bene e gioiosamen-te, quello che ora la Chiesa e il mondo aspettano da noi, anche quando superi immensamente le nostre forze e ci ri-chiede la vita».

Auguri di ogni bene a voi e alle vo-stre famiglie.

Pier Giorgio ImbrighiPresidente delle fraternite ld •••

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Il nostro “gruppo” appartiene ad un ramo, quello laicale, che è parte inte-grante della Famiglia Domenicana o dell’“Ordine dei Predicatori”.

Non si tratta di una delle tante asso-ciazioni o di una semplice aggregazio-ne ma noi siamo una parte, un ramo, di tutto l’Ordine o Famiglia Domenicana (cfr. LCO 141).

Tutta la Famiglia si compone, in-fatti, di alcuni rami: i padri (sacerdoti e fratelli cooperatori); le monache di clausura, le suore delle varie Congre-gazioni e i laici domenicani (uomini e donne), una volta indicati con il nome di “Terziari”.

Tutti i rami, anche se con regole o statuti propri, adattati alle condizio-ni degli appartenenti, formano l’unica famiglia religiosa e solamente tutti in-sieme formano la Famiglia completa e realizzano il fine (o la missione) che l’Ordine si propone e cioè: «la salvez-za delle anime per mezzo della predi-cazione» (LCO n1 § II).

La nostra Regola e il Direttorio ci permettono di vivere

“in vera comunione fraterna” e ci fanno “partecipi con i frati e

le suore dell’apostolato dell’Ordine” (Regola, nn. 8 e 9).

Nell’Ordine anche a noi laici è dato di vivere «in comunione con lo

spirito e le intenzioni di S. Domenico. (CG di MA, 224).

LA NOSTRA IDENTITÀ DI LAICINELL’ORDINE DOMENICANO

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Un ramo da solo non è l’Ordine e tanto meno può da solo realizzare que-sto fine dell’Ordine. Tra i vari rami c’è co-azione in modo che, facendo ognu-no la propria parte, si raggiunge lo sco-po, la missione per cui l’Ordine fu ap-provato, nel 1216, da Onorio III.

Entrando a far parte dei domenicani il laico o la laica, pur rimanendo “lai-co”, partecipa a motivo della professio-ne che emette, dopo l’anno di acco-glienza, nelle mani del priore/a, che è a capo della Fraternita, e vive il carisma proprio dell’ Ordine che, per la sua fi-nalità, rimane essenzialmente un Ordi-ne clericale.

In certo qual modo chi viene a far parte della nostra Fraternita Laica Do-menicana (così vengono nominati i no-stri gruppi) pur rimanendo laico (con tutti gli elementi indicati dal Concilio Vaticano II, nella Costituzione Lumen Gentium, n. 30s) partecipa di ciò che è proprio del religioso, attraverso la Re-gola che professa.

Suo è infatti, come lo è per il frate o la suora, il carisma di S. Domenico che, in qualità di fondatore, ha trasmes-so all’Ordine e quindi ai singoli rami, e ai loro appartenenti, che lo formano.

Quando diciamo “carisma” voglia-mo dire che cerchiamo di vivere, da buoni cristiani battezzati, il Vangelo nella Chiesa, ma con lo stile, la forma, il modo con cui l’ha vissuto S. Dome-nico, e secondo quello “spirito” che l’hanno interpretato e vissuto (lungo i secoli) i Santi, appartenenti alla sua Famiglia. Precisiamo questo perché un conto è il carisma del Fondatore e un’altro la spiritualità di un Ordine: questa si ha dall’interpretazione che nel tempo ne danno i santi appartenen-ti a quella famiglia religiosa.

Con la fondazione dell’Ordine dei Predicatori nella Chiesa, Domenico ha rinnovato la forma di vita degli Aposto-li, secondo l’espressione di Gregorio IX, il papa che canonizzò S. Domenico nel 1234 a Rieti.

SEDILO (OR). Alcuni membri della Fraternita laica domenicana con la Priora e con il loro Assistente e Parroco.

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Domenico è stato “l’umile ministro della predicazione” e il suo anelito prin-cipale è stato la “salvezza delle anime”. Egli ha fatto diventare programma di vi-ta, per sé e per il suo Ordine, il motto di S. Paolo: “la carità della verità” (Ef. 4,15). E, infatti, la carità più grande che si può fare al prossimo è insegnargli la verità di Dio: “portarlo dalle tenebre dell’ignoranza alla conoscenza, alla luce della verità” (S. Tommaso).

Questo stile di “vivere il Vangelo” è possibile anche a noi laici che pri-vilegiamo, tra le varie opere o attività, quella di studiare le S. Scritture e cer-care, anche attraverso il dialogo infor-male, di farle conoscere e vivere pure dagli altri. Delle opere di misericordia, privilegiamo quelle spirituali, senza trascurare quelle corporali.

Anche noi laici siamo perciò veri domenicani e diciamo, con S. Tomma-so d’Aquino che dobbiamo contempla-re e far parte agli altri le cose contem-plate: «contemplari et contemplata ali-is tradere» (S. TH. II,II, q.188, a.6).

La nostra “Costituzione fondamenta-le”, che è parte degli “Statuti” del laica-to domenicano, conferma così quanto diciamo: «Quei laici, che sono mossi dallo Spirito Santo a vivere secondo lo spirito e il carisma di S. Domenico, ven-gono incorporati all’ Ordine mediante speciale impegno, secondo statuti pro-pri. Essi si raggruppano in Comunità e, con gli altri ceti (rami) dell’Ordine, co-stituiscono un’unica Famiglia» (n. 2).

«I laici domenicani si contraddistin-guono in modo peculiare nella Chiesa, sia per la propria vita spirituale sia per il servizio di Dio e del prossimo. Qua-li membri dell’Ordine ne partecipano la missione apostolica con lo studio, la preghiera e la predicazione, secondo

ACTA Cap. Gen. di Quezon City (QC.)n. 65; Walberberg (W.) n. 92; Re-gola delle Fraternite laiche domenica-ne (Reg. FLD.) nn. 3, 4.

COSTITUZIONI dell’ Ordine (LCO.) n. 1 § II.

Secondo il dettame della Cost. Dog-matica “Lumen Gentium”, n. 30ss.

H. VICAIRE, Storia di S. Domenico, EP., Roma 1983 pp. 373s, 667ss.

Udienza Generale del Papa, Gio-vanni Paolo II, 24 IX. 1994.

Christifideles Laici (30. XII. 1988). Lo raccomandiamo alla lettura, anche comunitaria, per la formazione.

la condizioni propria dei laici» (Regola nn. 11, 12 e Dir., 23) Anche per noi lai-ci, dunque, «l’azione apostolica sgorga dalla pienezza della contemplazione» (Regola n. 7).

L’importanza della nostra azione di laici, nella Chiesa e per la Chiesa, viene raccomandata vivamente perché «per adempiere la sua missione apo-stolica, l’Ordine ha bisogno, oggi, di un laicato vivo: disposto a formarsi e ad impegnarsi per dare senso e speran-za al mondo contemporaneo» (Atti del Congresso dei Laici Domenicani a Var-savia nel 1995).

E la stessa azione veniva auspicata dal Papa, rivolgendosi ai laici di tutto il mondo, così: «La promozione del-la vita laicale nella Chiesa autorizza uno slancio di nuova speranza. I laici cristiani stanno partecipando sempre più attivamente allo sforzo missionario della Chiesa. Sul loro apporto generoso poggiano, in misura notevole, le pro-spettive dell’annuncio evangelico nel mondo d’oggi». P. Eugenio Zabatta, o.p.

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Sono stati i fondatori degli Ordini – quali S. Domenico o S. Francesco – a concepire per primi l’idea di associare alle loro famiglie religiose anche i laici, oppure furono questi che, attratti dal-la bellezza e dai benefici della vita re-ligiosa, chiesero di potere, in qualche modo, essere messi a parte di queste famiglie religiose?

Forse l’influsso fu scambievole; in ogni modo a me piace (e la storia non lo contraddice, piuttosto lo conferma) non escludere dalle prime origini del Terz’Ordine (Laicato), e specialmente del nostro Terz’Ordine, il desiderio vivo dei fedeli laici, di partecipare a quelle nuove manifestazioni di vita intensa-mente religiosa e cristiana, quale fu da principio, anzi specialmente da princi-pio, la vita dei due Ordini religiosi di S. Domenico e di S. Francesco.

Lo spirito di associazione, che fio-riva molto nel Medio Evo, e che è lo spirito del cristianesimo, contribuì sen-za dubbio a questo movimento di in-trodurre la vita religiosa anche fra le mura domestiche ed al capezzale del letto nuziale. A quel modo, infatti, nota il P. Lacordaire1, che uno apparteneva alla tale famiglia per il sangue; alla tale corporazione per i servizi ai quali era obbligato; al tale popolo per la nasci-

ta; alla chiesa cattolica per il battesimo, desiderava pure consacrarsi, con atto di libera elezione, al alcune di quelle glo-riose milizie che servivano Gesù Cristo con l’operosità della parola e della pe-nitenza.

Fu così che ragazze, vedove, ma-ritate, persone d’ogni stato, si videro allora popolare il mondo indossando le “insegne” di un Ordine religioso e praticarne anche le Regole nel segreto della propria abitazione. E la scelta ca-deva necessariamente fra le “divise” di S. Domenico o quelle di S. Francesco; ed innestati all’uno o all’altro di questi due tronchi piaceva vivere del loro suc-co, pur conservando gli obblighi del proprio stato. Frequentavano le chie-se dei rispettivi Ordini, comunicavano con loro nelle preghiere, pronti anche ad apprestare i soccorsi dell’amicizia, e desiderosi di tener dietro, secondo la propria possibilità, alle tracce delle lo-ro virtù.

Svanì allora l’idea – continua a di-re il P. Lacordaire – che per elevarsi all’imitazione dei Santi fosse indispen-sabile fuggire dal mondo: ogni came-ra potè cambiarsi in cella, ogni casa in una Tebaide. A misura poi che l’età o gli avvenimenti della vita alleggerivano il cristiano dal fardello della carne (gli

un invito che rinnoviamo volentieri

VIENI A FAR PARTEDEL LAICATO DOMENICANO

la pagina che proponiamo alla lettura è di cento anni fa ma le motivazioni sono sempre attuali

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impegni familiari), egli consacrava al chiostro una maggiore porzione di sé medesimo… La storia di queste istitu-zioni è una delle più belle cose che si possano leggere. Di là uscirono Santi di tutte le condizioni della vita umana, dal trono fino allo sgabello del povero, e con tanta abbondanza dal farne inge-losire il deserto ed il chiostro. Le donne principalmente arricchirono i Terz’Or-dini (le Fraternite) del pregio delle lo-ro virtù. Troppo spesso incatenate fin dall’infanzia ad un giogo da esse mini-mamente desiderato, si sottraevano alla propria condizione, prendendo l’abito nel Terz’Ordine di S. Domenico o di S. Francesco.

“Il monastero andava da loro, non potendo esse andare a cercare il mo-nastero; ed un angolo oscuro della ca-sa paterna o coniugale si trasformava in misterioso santuario, abitato dallo Sposo invisibile, che esse unicamente amavano. Chi non ha udito parlare di S. Caterina da Siena e di S. Rosa da Li-ma, due stelle domenicane che hanno illuminato due mondi? Chi non ha letto la vita di S. Elisabetta d’Ungheria, che fu terziaria francescana? Così lo spirito di Dio provvede all’opera sua secondo i tempi, proporziona i miracoli alle mi-serie, e dopo aver fiorito nella solitudi-ne, olezza sulle pubbliche vie”2.

E c’è veramente da rallegrarsi se anche oggi, nonostante la fiacchezza morale ed il soffio di indifferentismo religioso che tutto pervade, o forse ap-punto per questo, si vada sempre più allargando la cerchia di quelle anime che sospirano alla divina bellezza del-la perfezione cristiana e cercano riparo ed aiuto all’ombra salutare dei Terz’Or-dini. Certo che una fresca corrente di

sano ascetismo si va di nuovo orien-tando verso queste secolari istituzioni, sempre capaci di vita rigogliosa: e gli stessi Sommi Pontefici, da Leone XIII, a Pio X, a Benedetto XV hanno trovato degno oggetto delle loro molteplici cu-re pastorali l’occuparsi dei Terz’Ordini, l’appartenere al Terz’Ordine, fino a ri-promettersene non solo i più benefici effetti nella vita cristiana, ma un valido aiuto per la stessa Sede Apostolica.

“Come i santi Patriarchi Domenico e Francesco divinamente ispirati si ado-perarono con concorde volontà a favo-re della Chiesa, così bisogna – scriveva il Pontefice Pio X – che i Terziari di am-bedue queste famiglie, conjunctis viri-bus, alacremente attendano alla difesa della Sede Apostolica ed all’incolumità della società cristiana”3.

Anche noi, perciò, parliamo alto e forte del nostro Terz’Ordine, anche dopo sette secoli dalla sua fondazio-ne: facciamolo conoscere sempre più. Il Patriarca S. Domenico ne gioirà dal Cielo: l’Ordine ne trarrà tutti i vantag-gi che, nel proseguire la missione dal S. Padre loro affidata, i Frati Predicatori da soli non valgono sempre a raggiun-gere; e la Chiesa e la società risentiran-no anch’esse i benefici frutti di queste provvidenziali istituzioni.

(P. Lodovico Fanfani de Pred.)(Roma, luglio 1916).

1. H. Dominique Lacordaire, Vita di S. Do-menico, cap. XV. 2. Ivi.3. Lettera al P. Giacinto Cormier, Maestro dell’Ordine, in data 4 agosto 1913

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te ldAnche quest’anno abbiamo festeg-

giato S. Tommaso d’Aquino con lo slancio e il fervore di sempre dal 25 al 28 gennaio u.s. Il cattivo tempo, pur-troppo, non ha permesso grande parte-cipazione durante il triduo, ma il gior-no della festa c’è stata molta affluenza. Don Panfilo, parroco e assistente della fraternita, ci ha guidato nelle funzioni che abbiamo fatto con la meditazione, il Rosario e la S. Messa.

In questa ricorrenza, alla Messa solenne, abbiamo voluto ricordare la nostra cara consorella Giovanna Anto-nucci in Vicaretti, a circa un mese dalla sua scomparsa che è avvenuta inaspet-tata il 31 dicembre 2010. La morte di Giovanna è stata per noi una grave per-dita perché lei era una persona buona, sincera, fedele e particolarmente attiva

nell’ambito della Fraternita. Frequen-tava assiduamente le nostre riunioni e le funzioni religiose. Faceva parte del Consiglio della Fld ed era zelatrice del Rosario Perpetuo. Le sono grati anche i frati domenicani che, venendo da noi per la predicazione, sono stati spesso ospiti della sua casa, accolti da lei e dal suo marito, Alberico.

A noi, ora, non resta che pregare Dio per lei affinché l’accolga purificata nella sua gloria, ma anche lei pregherà per noi che le siamo state sempre vici-no. Nel dare la notizia, soprattutto alle fraternite laiche domenicane, salutia-mo tutti in S. Domenico, nostro Padre amatissimo.

La priora, Paola Gagliardi.

POPOLI (PE).

Notizie dalla Fraternita Domenicana.

La nostra consorella defuntaGiovanna Antonucci in Vicaretti.

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Nel primo anniversario della sua scomparsa, vogliamo ricordare la no-stra amata Madre M. Rosaria Spingar-di, spentasi il 4 febbraio del 2010 nel nostro monastero di “Santa Maria della Neve e San Domenico” (Pratovecchio). Ha raggiunto lo Sposo proprio nel gior-no della festa di Santa Caterina de’ Ric-ci, che lei aveva tanto amato.

Nata a Soresina (Cr) il 15 agosto 1927, visse buona parte della giovi-nezza a Bergamo, dove la famiglia si era trasferita a causa del lavoro del pa-dre. E qui entrò nel laicato domenica-no e, a 21 anni, nella Congregazione delle suore domenicane del S. Rosario di Melegnano. Iniziò presto l’insegna-mento nelle scuole elementari della Congregazione.

Da tempo, però, coltivava un sogno: diventare monaca domenicana. Lo re-alizzò all’età di 31 anni, entrando nel Monastero di Matris Domini, a Berga-mo. Qui fu Maestra delle novizie e poi Priora negli anni del Concilio, del qua-le accolse lo spirito dando nuovo im-pulso alla vita della comunità.

Nel 1973, arrivò una nuova svolta

nella sua vita: con due sorelle, si tra-sferì nel Monastero di Pratovecchio (AR), sotto richiesta della Madre Priora di allora, sr. M. Cecilia Lorenzoni, che le chiese aiuto in un momento di diffi-coltà della comunità. Divenne Maestra delle novizie, Sottopriora e poi Priora dal 1979, per cinque trienni consecu-tivi.

Nel 1984 fu colta da un improvvi-so ictus che le provocò una emiparesi nella parte sinistra, che non ebbe, però, alcuna conseguenza nelle sue capaci-tà intellettive. Pertanto, la Madre con-tinuò ad essere guida spirituale della Comunità ancora per numerosi anni.

Negli ultimi tempi, la malattia l’ave-va resa sempre più debole fisicamente e dipendente quasi in tutto, ma la sua presenza è stata per la comunità un for-te sostegno, fino all’ultimo. Il suo con-siglio era sempre illuminante, perché frutto di anni di esperienza, di studio, di direzione spirituale delle sorelle e di tante altre persone che la cercavano per un colloquio in parlatorio, al telefo-no o attraverso la penna. La Madre Ro-saria, infatti, è stata per noi, sue figlie

NELLA PACE DEL SIGNORE

M. Maria Rosaria Spingardi o.p.

domenicana di clausuraSoresina (Cr), 15 agosto 1927

Pratovecchio (Ar), 5 febbraio 2010

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e sorelle, e per innumerevoli persone una presenza materna, una guida, un luminoso punto di riferimento. Aveva il dono di saper amare ognuno come se fosse unico al mondo. Con questo sguardo “materno” di Dio si accostava agli altri.

Amava i libri e la penna, e di essi si serviva per approfondire la Parola, per illuminare, per predicare la Verità. Era una donna colta, piena di interes-si, amante della letteratura, della vita e delle persone. La Madre Rosaria era una donna piena di passione per Dio, per l’Ordine, per la Chiesa e per le ani-me. Si infervorava quando istruiva la comunità, perché ciò che diceva era vita e fede vissuta. Le sue parole erano, certo, anche sofferte e, proprio per que-sto, realmente efficaci e illuminanti.

La nostra Madre è stata, però, so-pratutto, una donna di preghiera. Sa-pevamo che dal suo letto trascorreva le notti in preghiera, sull’esempio del Santo Padre Domenico, il suo “Babbo”, come lo chiamava lei. Ebbene, il “Bab-bo” le aveva insegnato a parlare di Dio di giorno, e a Dio di notte. A Lui, con preghiere e lacrime, si rivolgeva insi-

stentemente. Con tenacia e amore osti-nato, che mai si arrende, ella doman-dava alla Madonna grazie per quanti soffrivano mali fisici o spirituali e per le necessità dell’Ordine, della Chiesa e del mondo.

Amava tanto le giovani, cui aveva dedicato anni della sua vita, nell’Uffi-cio di Maestra delle novizie. Le inco-raggiava e le sosteneva dando loro pie-na fiducia, sin dai primi passi della loro vita religiosa.

Appoggiata al suo bastone, lancia-va loro affettuosi sguardi di intesa. Col tempo il suo cuore, purificato dalle sof-ferenze e dalla malattia, era diventato pieno di tenerezza, amore e compas-sione: come quello del Babbo e di Dio Padre! In quel fragile corpo, si è com-piuta l’oblazione della sua vita, dona-ta tutta nel sorriso, fino all’ultimo. E, dentro quel corpo fragile, l’anima si è dovuta irrobustire, fino a diventare gi-gante!

Ci ha lasciate nel silenzio, e con la grinta che l’ha sempre contraddistinta. “Sono sveglia come un pesce!”: ecco alcune delle sue ultime parole, piene di ironia, di simpatia e di forza interio-re! L’ultimo, splendido sorriso l’ha do-nato a una giovane che le dava la no-tizia della sua prossima professione so-lenne. E ha aggiunto con tutta la voce che le restava: “Sono felice!”.

Ecco. Madre Rosaria è stata una donna felice. Felice perché pienamen-te donna, pienamente monaca, piena-mente domenicana. In queste sue ul-time parole è racchiusa, in fondo, la chiave di tutta la sua esistenza. E’ come se, andando in Cielo, ci avesse rivela-to il segreto, la grande scoperta della propria vita, e ce lo avesse lasciato in eredità: Dio è felicità! • • •

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PUBBLICAZIONIdi storia, agiografia e spiritualità domenicana

P. ZABATTA Eugenio, Per una via migliore, tracce d’itinerario spirituale per laici, suggerite dalla regola delle fraternite laiche domenicane, ed. Fld, Arezzo 2002, pp. 210 (€ 10).

Il volumetto, del quale abbiamo an-cora a disposizione alcune copie, come già nel titolo, riporta alcune riflessioni e notizie, utili particolarmente a quei laici che vengono a far parte delle no-stre Fraternite domenicane e vogliono approfondire il carisma domenicano adattato alla loro condizione di laici: laici veramente integrati all’Ordine.

Per eventuali richieste utilizzare l’in-dirizzo di “Domencani”: piazza San Domenico, 5 - 09127 Cagliari.

Tel. 070.654 298.

CIOFFARI Gerardo, Domenicani nella storia, Breve storia dell’Ordine at-traverso i suoi protagonisti, v. II, L’Evo moderno e contemporaneo, ed. Centro studi Nicolaiani, Bari 2011, pp. 410.

È il secondo volume dell’opera di pregio, frutto di impegno e competen-za che l’autore, già conosciuto come storico, ci offre. Questo volume pro-pone con il cinquecento, tra i grandi protagonisti, Las Casas, S. Pio V, De Vitoria, Giordano Bruno, per poi ac-compagnarci, nei due secoli seguenti, con Campanella e Benedetto XIII e al-tri, e passare, nell’ottocento e novecen-to con Lacordaire, Lagrange, Congar e ancora con altri grandi nomi per finire con gli ultimi Maestri dell’Ordine.

Le considerazioni mirate, sui vari eventi, vicissitudini e correnti di pen-siero, accompagnate dal pacato e sicu-ro procedere nell’esposizione da parte dell’autore, anche su nodi difficili di interpretazione, ci permettono una vi-suale più serena e oggettiva dell’opera dei Domenicani nella storia.

Un’opera che non deve mancare nelle nostre biblioteche, anche delle Fraternite Laiche, ma soprattutto non manchi alla nostra lettura per penetrare

Con queste due pagine, che normalmente la redazione dedica alla stampa domenicana o comunque di domenicani, vorremmo andare incontro al desiderio, espressoci da alcune persone, di essere informati sulle pubblicazioni più recenti.

Invitiamo tutti, perciò, a volerci gentilmente comunicare eventuali pubblicazio-ni che volentieri faremo presenti ai nostri lettori.

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CORTESI Alessandro, Lessico dell’In-contro, ed. Nerbini, Firenze (2011), pp. 258 (€. 14).

Già con il termine Lessico, posto a titolo del volume, l’autore riporta il let-tore al significato originario greco che è quello di parlare in ordine ad un in-contro con l’altro, il simile. Ma l’incon-tro vero di cui si parla e che dobbiamo cercare di favorire è la riscoperta di Dio nell’altro.

Il dato evangelico: “quanto avete fatto ad uno dei miei fratelli più pic-coli, l’avete fatto a Me” si sottintende

ai molteplici e interessantissimi argo-menti trattati nelle varie voci. Argo-menti trattati con l’intento di aiutare il lettore a “riscoprire il Vangelo all’ope-ra nel tessuto e nella vicenda umana” (prefazione). Consigliandone la lettura, è proprio questa riscoperta che augu-riamo a chi vorrà farne tesoro!

Informiamo ancora che è appena uscito il libro «Dio e i suoi colori», di Alessandro CORTESI e Claudio MON-GE, ed Nerbini 2011, pp. 272 ill., €uro 20 - ISBN 978-88-6434-030-2.

La pubblicazione è a cura del Cen-tro Espaces ‘Giorgio La Pira’ di Pistoia.

Riportiamo i titoli dei vari capitoli:Immagine artistica, spiritualità e co-

municazione della fede.Religioni, immagine, dialogo.Immagine artistica, spiritualità e co-

municazione della fede.Religioni, immagine, dialogo.Figure e testimoni del contempora-

neo. - Esperienze.Arte e teologia: esempi di lettura.

Chi desidera ordinare una o più co-pie può farne richiesta alla segreteria del: Centro Alberto Coco, piazza san Domenico 1 - 51100 Pistoia

tel 0573. 509382 / oppure e-mail:[email protected]

maggiormente nello spirito della nostra Famiglia domenicana.

Per richieste rivolgersi a: Centro Stu-di Nicolaiani, Largo Abate Elia, 13 – 70122 Bari.

e.mail: [email protected]

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Le Fraternite Laiche Domenicane [Ordinazione]

«L’Ordine dei predicatori è costituito da coloro che, per la professione (per coloro

che seguono i consigli evangelici, le monache e i frati) o per l’impegno verso il Maestro dell’Ordine (per i membri delle fraternite laiche e sacerdotali che s’impegnano a un modo di vita evangelico adatto alla loro condizione) sono integrati all’Ordine»

(ACG 2001 Providence, n. 418). Per eliminare alcune ambiguità ricordiamo

che la nozione di «vita religiosa» designa la vita consacrata dei membri di un Istituto

religioso, con la professione di voto pubblico, di osservare i consigli evangelici e la vita fraterna in comune. In tal senso la

nozione di vita religiosa non èapplicabile ai laici chiamati a vivere la loro

partecipazione ai tria munera Christi nel mezzo delle realtà temporali.

Per tale ragione è necessario promuovere e accompagnare la formazione del laicato domenicano sulla base di una solida eccle-

siologia e della teologia del laicato.I laici incorporati all’Ordine partecipano al carisma di San Domenico secondo «l’unità

fraterna nell’unica missione della predicazio-ne della Parola di Dio» (ACG 2001 Providence,

n. 416). Allo stesso tempo, questa unità si realizza in forme distinte di vita domenicana.

Ciò si traduce in forme giuridiche diverse (Costituzione fondamentale, § IX)…

(atti CG Roma 2010, n, 232).

* * *

“DOMENICANI” n. 2 / 2011marzo - aprile 2011

PROVINCIA ROMANA DI S. CATERINA DA SIENApiazza S. Domenico, n. 5 - 09127 CagliariTel. 070-65 42 98 - cell. 339 18 22 685

fax 070-662837 - ccp. 41 48 28 94e.mail: [email protected]