Bollettino Diocesano Settembre-Ottobre 2009

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Atti ufficiali e attività pastorali dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996

ANNO LXXXV - N. 5 - Settembre - Ottobre 2009

Redazione e amministrazione:Curia Arcivescovile Bari-BitontoP.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: [email protected]

Direttore responsabile:Giuseppe Sferra

Direttore:Gabriella Roncali

Redazione:Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea,Bernardino Simone, Francesco Sportelli

Gestione editoriale e stampa:Ecumenica Editrice scrl - 70123 Bari - Tel. 080.5797843 - Fax 080.9190596

www.ecumenicaeditrice.it - [email protected]

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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO

Discorso all’Università di Praga durantel’incontro con il mondo accademico 671

Discorso alla Plenaria del Pontificio Consigliodelle Comunicazioni sociali 675

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Comunicato dei lavori della sessione autunnaledel Consiglio Permanente 679

Messaggio per la vita 685Nomina di don Jean Paul Lieggi ad assistente ecclesiastico nazionale

per la branca Rovers/Scolte dell’Associazione Guidee Scouts Cattolici Italiani (AGESCI) 689

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

Meditazione al Clero dell’Arcidiocesi di Milano“Ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio” (1 Cor 4,1).

La prospettiva mistagogica del ministero ordinato(Basilica di S. Ambrogio, Milano 27 ottobre 2009) 691

ASSEMBLEA DIOCESANA

(Bari, 14 settembre 2009)Relazione di S.E. Mons. Felice di Molfetta,

vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano:La domenica nel cammino di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi.

L’impegno dei genitori e dei catechisti 721

CURIA METROPOLITANA

CancelleriaOrdinazioni e decreti 741

Ufficio Amministrativo-Beni culturaliL’illuminazione e la scenografia notturna della Cattedrale di Bari 747

SOMMARIO

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Settore Presbiteri. Ufficio PresbiteriLaboratorio liturgico pastorale (19-20 ottobre 2009) 761

Intervento introduttivo di mons. Vito Angiuli suLa famiglia “chiesa domestica” e il Giorno del Signore 762

La settimana di formazione del clero 767(Milano, 26-30 ottobre 2009)

Settore Evangelizzazione. Uffici: Catechistico, Comunicazioni sociali.Missionario, Tempo libero e sport, Chiesa e mondo della cultura 771

Incontri di formazione settembre-ottobre 2009: 771L’urgenza dell’educazione alla fede e alla vita cristiana

nella prospettiva mistagogica della pastorale (mons. Vito Angiuli) 775La Chiesa comunità educante: attenzione e scelte educative

della pastorale (prof. Marianna Pacucci) 789Educazione alla fede e alla vita cristiana:

quale dialogo tra catechisti e insegnanti di religione? (don Nicola Monterisi) 795

Settore Evangelizzazione. Ufficio MissionarioLe iniziative diocesane per la Giornata missionaria mondiale 2009 801

CONSIGLI DIOCESANI

Consiglio Presbiterale diocesanoVerbale della riunione del 18 marzo 2009 803

FONDAZIONE S. NICOLA E SS. MEDICI - FONDO DI SOLIDARIETÀ ANTIUSURA

Relazione socio-pastorale del Presidente 807Quindici anni di solidarietà 837

PUBBLICAZIONI 845

NELLA PACE DEL SIGNORE

Domenico Saracino. Una vita a servizio della Chiesa e degli uomini 851

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

Settembre 2009 853Ottobre 2009 854

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L’incontro di questa sera mi offre la gradita opportunità di manife-stare la mia stima per il ruolo indispensabile che svolgono nella socie-tà le università e gli istituti di studi accademici. Ringrazio lo studen-te che mi ha gentilmente salutato in vostro nome, i membri del corouniversitario per la loro ottima interpretazione e l’illustre Rettoredell’Università Carlo, il Professor Václav Hampl, per le sue profondeparole. Il mondo accademico, sostenendo i valori culturali e spiritua-li della società e insieme offrendo ad essi il proprio contributo, svol-ge il prezioso servizio di arricchire il patrimonio intellettuale dellanazione e di fortificare le fondamenta del suo futuro sviluppo. I gran-di cambiamenti che venti anni fa trasformarono la società ceca furo-no causati, non da ultimo, dai movimenti di riforma che si origina-rono nelle università e nei circoli studenteschi. Quella ricerca di liber-tà ha continuato a guidare il lavoro degli studiosi: la loro diakonia allaverità è indispensabile al benessere di qualsiasi nazione.Chi vi parla è stato un professore, attento al diritto della libertàaccademica e alla responsabilità per l’uso autentico della ragione,ed ora è il Papa che, nel suo ruolo di Pastore, è riconosciuto comevoce autorevole per la riflessione etica dell’umanità. Se è vero chealcuni ritengono che le domande sollevate dalla religione, dalla fedee dall’etica non abbiano posto nell’ambito della ragione pubblica,tale visione non è per nulla evidente. La libertà che è alla base del-l’esercizio della ragione – in una università come nella Chiesa – hauno scopo preciso: essa è diretta alla ricerca della verità, e come taleesprime una dimensione propria del Cristianesimo, che non pernulla ha portato alla nascita dell’università. In verità, la sete di cono-

Discorso all’Università di Pragadurante l’incontro con il mondo accademico

MAGISTERO PONTIFICIO

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

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scenza dell’uomo spinge ogni generazione ad ampliare il concetto diragione e ad abbeverarsi alle fonti della fede. È stata proprio la riccaeredità della sapienza classica, assimilata e posta a servizio delVangelo, che i primi missionari cristiani hanno portato in questeterre e stabilita come fondamento di un’unità spirituale e culturaleche dura fino ad oggi. La medesima convinzione condusse il mio pre-decessore, Papa Clemente VI, ad istituire nel 1347 questa famosaUniversità Carlo, che continua ad offrire un importante contributo alpiù vasto mondo accademico, religioso e culturale europeo.L’autonomia propria di una università, anzi di qualsiasi istituzionescolastica, trova significato nella capacità di rendersi responsabile difronte alla verità. Ciononostante, quell’autonomia può essere resavana in diversi modi. La grande tradizione formativa, aperta al tra-scendente, che è all’origine delle università in tutta Europa, è statasistematicamente sovvertita, qui in questa terra e altrove, dalla ridut-tiva ideologia del materialismo, dalla repressione della religione edall’oppressione dello spirito umano. Nel 1989, tuttavia, il mondo èstato testimone in maniera drammatica del rovesciamento di unaideologia totalitaria fallita e del trionfo dello spirito umano.L’anelito per la libertà e la verità è parte inalienabile della nostracomune umanità. Esso non può mai essere eliminato e, come la sto-ria ha dimostrato, può essere negato solo mettendo in pericolo l’u-manità stessa. È a questo anelito che cercano di rispondere la federeligiosa, le varie arti, la filosofia, la teologia e le altre disciplinescientifiche, ciascuna col proprio metodo, sia sul piano di un’at-tenta riflessione che su quello di una buona prassi.Illustri Rettori e Professori, assieme alla vostra ricerca c’è un ulterioreessenziale aspetto della missione dell’università in cui siete impegna-ti, vale a dire la responsabilità di illuminare le menti e i cuori dei gio-vani e delle giovani di oggi. Questo grave compito non è certamentenuovo. Sin dai tempi di Platone, l’istruzione non consiste nel meroaccumulo di conoscenze o di abilità, bensì in una paideia, una forma-zione umana nelle ricchezze di una tradizione intellettuale finalizza-ta ad una vita virtuosa. Se è vero che le grandi università, che nelmedioevo nascevano in tutta Europa, tendevano con fiducia all’idea-le della sintesi di ogni sapere, ciò era sempre a servizio di un’autenti-ca humanitas, ossia di una perfezione dell’individuo all’interno dell’u-nità di una società bene ordinata. Allo stesso modo oggi: una volta

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MAGISTERO PONTIFICIO

che la comprensione della pienezza e unità della verità viene risveglia-ta nei giovani, essi provano il piacere di scoprire che la domanda suciò che essi possono conoscere dispiega loro l’orizzonte della grandeavventura su come debbano essere e cosa debbano compiere.Deve essere riguadagnata l’idea di una formazione integrale, basatasull’unità della conoscenza radicata nella verità. Ciò può contrasta-re la tendenza, così evidente nella società contemporanea, verso laframmentazione del sapere. Con la massiccia crescita dell’informa-zione e della tecnologia nasce la tentazione di separare la ragionedalla ricerca della verità. La ragione però, una volta separata dalfondamentale orientamento umano verso la verità, comincia a per-dere la propria direzione. Essa finisce per inaridire o sotto la par-venza di modestia, quando si accontenta di ciò che è puramenteparziale o provvisorio, oppure sotto l’apparenza di certezza, quan-do impone la resa alle richieste di quanti danno in maniera indi-scriminata uguale valore praticamente a tutto. Il relativismo che nederiva genera un camuffamento, dietro cui possono nascondersinuove minacce all’autonomia delle istituzioni accademiche.Se per un verso è passato il periodo di ingerenza derivante dal tota-litarismo politico, non è forse vero, dall’altro, che di frequente ogginel mondo l’esercizio della ragione e la ricerca accademica sonocostretti – in maniera sottile e a volte nemmeno tanto sottile – a pie-garsi alle pressioni di gruppi di interesse ideologici e al richiamo diobiettivi utilitaristici a breve termine o solo pragmatici? Cosa potràaccadere se la nostra cultura dovesse costruire se stessa solamentesu argomenti alla moda, con scarso riferimento ad una tradizioneintellettuale storica genuina o sulle convinzioni che vengono pro-mosse facendo molto rumore e che sono fortemente finanziate?Cosa potrà accadere se, nell’ansia di mantenere una secolarizzazioneradicale, finisse per separarsi dalle radici che le danno vita? Le nostresocietà non diventeranno più ragionevoli o tolleranti o duttili, masaranno piuttosto più fragili e meno inclusive, e dovranno faticaresempre di più per riconoscere quello che è vero, nobile e buono.Cari amici, desidero incoraggiarvi in tutto quello che fate per anda-re incontro all’idealismo e alla generosità dei giovani di oggi, non

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solo con programmi di studio che li aiutino ad eccellere, ma anchemediante l’esperienza di ideali condivisi e di aiuto reciproco nellagrande impresa dell’apprendere. Le abilità di analisi e quelle richie-ste per formulare un’ipotesi scientifica, unite alla prudente arte deldiscernimento, offrono un antidoto efficace agli atteggiamenti diripiegamento su se stessi, di disimpegno e persino di alienazioneche talvolta si trovano nelle nostre società del benessere e che pos-sono colpire soprattutto i giovani.In questo contesto di una visione eminentemente umanistica dellamissione dell’università, vorrei accennare brevemente al supera-mento di quella frattura tra scienza e religione che fu una preoccu-pazione centrale del mio predecessore, il Papa Giovanni Paolo II.Egli, come sapete, ha promosso una più piena comprensione dellarelazione tra fede e ragione, intese come le due ali con le quali lo spiri-to umano è innalzato alla contemplazione della verità (cfr Fides et ratio,Proemio) L’una sostiene l’altra ed ognuna ha il suo proprio ambito diazione (cfr ibid., 17), nonostante vi siano ancora quelli che vorrebberodisgiungere l’una dall’altra. Coloro che propongono questa esclusio-ne positivistica del divino dall’universalità della ragione non solonegano quella che è una delle più profonde convinzioni dei credenti:essi finiscono per contrastare proprio quel dialogo delle culture cheloro stessi propongono. Una comprensione della ragione sorda al divi-no, che relega le religioni nel regno delle subculture, è incapace dientrare in quel dialogo delle culture di cui il nostro mondo ha cosìurgente bisogno. Alla fine, la «fedeltà all’uomo esige la fedeltà allaverità che, sola, è garanzia di libertà» (Caritas in veritate, 9). Questa fidu-cia nella capacità umana di cercare la verità, di trovare la verità e divivere secondo la verità portò alla fondazione delle grandi universitàeuropee. Certamente noi dobbiamo riaffermare questo oggi per dona-re al mondo intellettuale il coraggio necessario per lo sviluppo di unfuturo di autentico benessere, un futuro veramente degno dell’uomo.Con queste riflessioni, cari amici, formulo nella preghiera i miglio-ri auspici per il vostro impegnativo lavoro. Prego affinché esso siasempre ispirato e diretto da una sapienza umana che ricerca since-ramente la verità che ci rende liberi (cfr Gv 8,28). Su di voi e sullevostre famiglie invoco la benedizione della gioia e della pace di Dio.

Salone di Vladislav del Castello di Praga, Domenica, 27 settembre 2009

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Discorso all’Assemblea plenaria delPontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali

MAGISTERO PONTIFICIO

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

Signori cardinali,venerati fratelli nell’episcopato e nel Sacerdozio,

cari fratelli e sorelle in Cristo,

con grande gioia vi porgo il mio cordiale benvenuto in occasionedell’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazionisociali. Desidero anzitutto esprimere la mia gratitudine a mons.Claudio Maria Celli, presidente del vostro Pontificio Consiglio, perle cortesi parole che mi ha rivolto a nome di voi tutti. Estendo il miosaluto ai suoi collaboratori e a voi qui presenti, ringraziandovi peril contributo che offrite ai lavori della Plenaria, e per il servizio cherendete alla Chiesa nel campo delle comunicazioni sociali.In questi giorni vi soffermate a riflettere sulle nuove tecnologiedella comunicazione. Anche un osservatore poco attento può facil-mente costatare che nel nostro tempo, grazie proprio alle piùmoderne tecnologie, è in atto una vera e propria rivoluzione nel-l’ambito delle comunicazioni sociali, di cui la Chiesa va prendendosempre più responsabile consapevolezza. Tali tecnologie, infatti,rendono possibile una comunicazione veloce e pervasiva, con unacondivisione ampia di idee e di opinioni; facilitano l’acquisizione diinformazioni e di notizie in maniera capillare e accessibile a tutti. IlPontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali segue da tempo

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questa sorprendente e veloce evoluzione dei media, facendo tesorodegli interventi del magistero della Chiesa. Vorrei qui ricordare, inparticolare, due istruzioni pastorali: la Communio et progressio delpapa Paolo VI e la Aetatis novae voluta da Giovanni Paolo II. Due auto-revoli documenti dei miei venerati predecessori, che hanno favoritoe promosso nella Chiesa un’ampia sensibilizzazione su questetematiche. Inoltre, i grandi cambiamenti sociali avvenuti negli ulti-mi vent’anni hanno sollecitato e continuano a sollecitare un’atten-ta analisi sulla presenza e sull’azione della Chiesa in tale campo. IlServo di Dio Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris missio (1990)ricordava che «l’impegno nei mass media, non ha solo lo scopo dimoltiplicare l’annunzio: si tratta di un fatto più profondo, perchél’evangelizzazione stessa della cultura moderna dipende in granparte dal loro influsso». Ed aggiungeva: «Non basta, quindi, usarliper diffondere il messaggio cristiano e il magistero della Chiesa, maoccorre integrare il messaggio stesso in questa ‘nuova cultura’ crea-ta dalla comunicazione moderna» (n. 37 c). In effetti, la culturamoderna scaturisce, ancor prima che dai contenuti, dal dato stessodell’esistenza di nuovi modi di comunicare che utilizzano linguag-gi nuovi, si servono di nuove tecniche e creano nuovi atteggiamen-ti psicologici. Tutto questo costituisce una sfida per la Chiesa chia-mata ad annunciare il Vangelo agli uomini del terzo millenniomantenendone inalterato il contenuto, ma rendendolo comprensi-bile grazie anche a strumenti e modalità consoni alla mentalità ealle culture di oggi. I mezzi di comunicazione sociale, così chiamati nel decreto conci-liare Inter mirifica, hanno oggi assunto potenzialità e funzioni all’e-poca forse difficilmente immaginabili. Il carattere multimediale ela interattività strutturale dei singoli nuovi media ha, in un certomodo, diminuito la specificità di ognuno di essi, generando gra-dualmente una sorta di sistema globale di comunicazione per cui,pur mantenendo ciascun mezzo il proprio peculiare carattere, l’e-voluzione attuale del mondo della comunicazione obbliga semprepiù a parlare di un’unica forma comunicativa, che fa sintesi dellediverse voci o le pone in stretta reciproca connessione. Molti fra voi,cari amici, sono esperti in materia e possono analizzare con piùgrande professionalità le varie dimensioni di questo fenomeno,incluse soprattutto quelle antropologiche. Vorrei cogliere l’occasio-

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ne per invitare quanti nella Chiesa operano nell’ambito della comu-nicazione e hanno responsabilità di guida pastorale a saper racco-gliere le sfide che pongono all’evangelizzazione queste nuove tec-nologie. Nel Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazionisociali di quest’anno, sottolineando l’importanza che rivestono lenuove tecnologie, ho incoraggiato i responsabili dei processi comu-nicativi ad ogni livello a promuovere una cultura del rispetto per ladignità e il valore della persona umana, un dialogo radicato nellaricerca sincera della verità, dell’amicizia non fine a se stessa, macapace di sviluppare i doni di ciascuno per metterli a servizio dellacomunità umana. In tal modo la Chiesa esercita quella che potrem-mo definire una “diaconia della cultura” nell’odierno “continentedigitale”, percorrendone le strade per annunciare il Vangelo, la solaParola che può salvare l’uomo. Al Pontificio Consiglio delle Comu-nicazioni sociali tocca approfondire ogni elemento della nuova cul-tura dei media, a iniziare dagli aspetti etici, ed esercitare un serviziodi orientamento e di guida per aiutare le Chiese particolari a coglie-re l’importanza della comunicazione, che rappresenta ormai unpunto fermo e irrinunciabile di ogni piano pastorale. Proprio lecaratteristiche dei nuovi mezzi rendono, peraltro, possibile, anchesu larga scala e nella dimensione globalizzata che essa ha assunto,un’azione di consultazione, di condivisione e di coordinamentoche, oltre a incrementare un’efficace diffusione del messaggio evan-gelico, evita talvolta un’inutile dispersione di forze e di risorse. Peri credenti la necessaria valorizzazione delle nuove tecnologie media-tiche va sempre però sostenuta da una costante visione di fede,sapendo che, al di là dei mezzi che si utilizzano, l’efficacia dell’an-nuncio del Vangelo dipende in primo luogo dall’azione delloSpirito Santo, che guida la Chiesa e il cammino dell’umanità. Cari fratelli e sorelle, quest’anno ricorre il 50.mo anniversario dellafondazione della Filmoteca Vaticana, voluta dal mio venerato prede-cessore, il beato Giovanni XXIII, e che ha raccolto e catalogato mate-riale filmato dal 1896 a oggi in grado di illustrare la storia dellaChiesa. La Filmoteca Vaticana possiede pertanto un ricco patrimonio

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MAGISTERO PONTIFICIO

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culturale, che appartiene all’intera umanità. Mentre esprimo vivagratitudine per ciò che è già stato compiuto, incoraggio a prosegui-re tale interessante lavoro di raccolta, che documenta le tappe delcammino della cristianità, attraverso la suggestiva testimonianzadell’immagine, affinché questi beni siano custoditi e conosciuti. Avoi qui presenti ancora una volta grazie per l’apporto che offritealla Chiesa in un ambito quanto mai importante, com’è quello dellecomunicazioni sociali, e vi assicuro la mia preghiera perché l’azionedel vostro Pontificio Consiglio continui a portare molti frutti.Invoco su ciascuno l’intercessione della Madonna ed imparto atutti voi la benedizione apostolica.

Sala del Concistoro, giovedì 29 ottobre 2009

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DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Consiglio Permanente

Comunicato finale dei lavoridella sezione autunnale

(Roma, 21-24 settembre 2009)

1. La “grande finestra” da cui guardare il mondo

«Non ci lasceremo guidare da qualche “piccola finestra” del detta-glio, del pregiudizio o dell’incertezza, “ma dalla grande finestra cheCristo ci ha aperto sull’intera verità, guardiamo il mondo e gliuomini e riconosciamo così che cosa conta veramente nella vita”».Questa suggestiva immagine del Papa, posta all’inizio della prolu-sione, spiega la prospettiva di fondo dei lavori del ConsiglioPermanente, dominati dalla fiducia, nonostante l’amarezza per l’al-larmante degrado del vivere civile. Per questo tutti i vescovi si sonoritrovati nella convinzione espressa dal Presidente, secondo cui «laChiesa è in questo Paese una presenza costantemente leale ecostruttiva che non può essere coartata né intimidita solo perchécompie il proprio dovere». Pensare in grande, senza lasciarsi rin-chiudere in visioni anguste, è la prospettiva da tutti condivisa, chesi fa appello alla comunità ecclesiale e civile, nella consapevolezzache solo quando il Vangelo diventa cultura, cioè si declina in com-portamenti concreti, assolve al suo compito di offrire una speranzafondata a una società scettica e disorientata.

2. Anno sacerdotale: una preziosa opportunità

In questo contesto, l’Anno sacerdotale indetto da Benedetto XVI al

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fine di «contribuire a promuovere l’impegno d’interiore rinnova-mento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimo-nianza evangelica nel mondo di oggi» (Lettera di indizione, 16 giugno2009), costituisce una risorsa non solo per la comunità ecclesiale,ma anche per la stessa società civile. A ben vedere, infatti, tutti abbia-mo bisogno di testimoni credibili per superare la rassegnazione e ilfatalismo. Come è stato osservato, la crisi odierna non si pone sem-plicemente sul piano delle idee, ma pervade i costumi e perciò nonpuò essere affrontata limitandosi a enunciare principi e valori. Daquesta inedita condizione il prete è decisamente sfidato, ma allostesso tempo egli medesimo diventa una sfida agli occhi di tutti, sevive all’altezza della propria vocazione. Non si è taciuto il fatto cheproprio il sacerdote rischi oggi - anche a motivo dell’accrescersi degliimpegni - una preoccupante scissione tra la sfera personale e l’attivi-tà ministeriale, separando l’essere dall’agire. Occorre dunque affron-tare la possibile deriva di una “professionalizzazione” riduttiva,incapace di rendere ragione di quel mistero di salvezza a cui il sacer-dote deve attrarre con la propria persona, ancor prima che con le sueattività. Egli, infatti, riesce a educare efficacemente soltanto se die-tro al suo fare si colgono le tracce di un’esistenza di fede e dunquelieta, anche quando è segnata da fatiche e prove. Per questo, ilConsiglio Permanente ha ribadito sincera gratitudine per la testi-monianza di tantissimi preti che rendono presente la Chiesa nelPaese, senza sottrarsi alle dinamiche di un mondo che cambia e allesollecitazioni del Vangelo che non muta.

3. Verso gli Orientamenti pastorali del decennio 2010-2020

La Chiesa intera è chiamata a generare nuovi credenti attraverso l’e-sperienza dell’educare. A questo tema - già affrontato nell’Assem-blea generale celebrata nel maggio scorso - è stata dedicata un’am-pia riflessione nel contesto della presentazione della prima tracciadegli Orientamenti pastorali del prossimo decennio. Come è noto, datale traccia scaturirà il testo che, una volta approvato nell’Assem-blea generale prevista nel maggio 2010, costituirà l’asse portantedella proposta della CEI per gli anni 2010-2020. Si è auspicato undocumento unitario ed essenziale, che abbia la capacità di “trafig-

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gere i cuori” per raccogliere l’emergenza dell’educazione nel nostrocontesto liquido e plurale. Si è ribadito che la malattia mortale cherende tanto difficile il rapporto educativo è l’incapacità di rappor-tarsi con il reale, avendo smarrito il senso dell’oggettività. È emersala necessità di focalizzare anche altre dimensioni fondamentali del-l’esperienza umana, quali la libertà, la volontà, la ragione, l’amore,e - non ultima - la fede. La famiglia gioca un ruolo decisivo in que-sta traditio dell’arte di vivere, a condizione che sappia superare latentazione iperprotettiva a risparmiare ai figli qualsiasi esperienzadel limite e del sacrificio. Perché sia efficace, l’intervento educativorichiede l’apporto di tutti gli adulti e delle diverse agenzie sociali.Perché la domanda di educazione non resti un’aspirazione genericae confusa, deve penetrare in tutti gli ambiti di vita: la famiglia, lacomunità ecclesiale, la scuola e il lavoro, ma anche il tempo libero,lo sport e la comunicazione sociale, come si ricava dallo stimolanterapporto-proposta La sfida educativa, appena pubblicato per iniziati-va del Comitato per il progetto culturale.

4. La questione del Mezzogiorno

Il convegno Chiesa del sud, Chiese nel sud, celebrato a Napoli nel feb-braio scorso, ha posto i presupposti per riconsiderare i temi affron-tati dai vescovi vent’anni or sono nel documento Sviluppo nella soli-darietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno. A detta di molti, infatti, la que-stione meridionale rischia di essere oggi avvolta in un clamorososilenzio, pur in presenza di preoccupanti segnali di crisi. Non tuttoil Sud è povero - è stato sottolineato - ma patisce un impoverimen-to progressivo in alcune macroaree. Tale situazione richiede nonassoluzioni preventive né indebite colpevolizzazioni, ma una paro-la di responsabilità indirizzata alla gente del Sud e alla Chiesa checolà vive, capace nel contempo di rivolgersi al Paese intero, comevoce di tutta la Chiesa che è in Italia. Per questo occorre fare appel-lo a tutte le forze positive, declinando l’attenzione alle problemati-che locali nella coscienza di appartenere a un’unica nazione. Il docu-

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

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mento, che sarà esaminato nella versione definitiva dall’Assembleagenerale che si terrà ad Assisi dal 9 al 12 novembre, non si limiterà adenunciare i problemi con taglio sociologico, ma offrirà chiavi di let-tura animate dalla speranza cristiana, virtù che non tace il peccato,ma sa far leva sulla responsabilità, sulla solidarietà e sulla sobrietà.

5. Nuovo Rito delle esequie, vademecum e adempimenti giuridici

Il Consiglio Permanente, approvando l’ordine del giorno del-l’Assemblea generale di novembre, ha stabilito che in quella sede siavagliato il testo del nuovo Rito delle esequie. Nell’attuale scenario socio-culturale questa frontiera della vita viene spesso censurata, mentrechiede di essere accompagnata alla luce della fede. È infatti quello dellamorte uno dei momenti in cui la prossimità della Chiesa si manifestapiù chiaramente, esigendo una particolare attenzione alle persone.È stato anche approvato il progetto di demandare ai competentiuffici della CEI la preparazione di un vademecum pastorale, che aiutii parroci e le parrocchie a rispondere in maniera giuridicamentecorretta ed ecumenicamente rispettosa alle richieste circa l’ammi-nistrazione di sacramenti e la catechesi, che con sempre maggiorefrequenza provengono da fedeli giunti da Paesi dell’Est europeo eappartenenti all’ortodossia.È stata licenziata la Nota di ricezione per l’Italia dell’Istruzione sugli isti-tuti superiori di scienze religiose, recentemente pubblicata dallaCongregazione per l’educazione cattolica. Con questo adempimen-to giunge a compimento il processo di adeguamento degli istitutidi formazione teologica, strumenti indispensabili per risponderealla domanda di teologia da parte dei laici e per disporre di docen-ti di religione e di operatori pastorali in grado di fare fronte alle esi-genze della comunità ecclesiale, inserendosi con competenza neldibattito pubblico e nel mondo del lavoro.Per quanto concerne il sostentamento del clero, è stata ribadita lanecessità di promuovere con rinnovato slancio una campagna perincrementare le cosiddette offerte deducibili. Sono state, inoltre,approvate le determinazioni che fissano il punteggio aggiuntivo a favo-re di docenti e officiali a tempo pieno delle Facoltà teologiche e degliIstituti superiori di scienze religiose e la quota minima della remune-

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razione dovuta dalle parrocchie personali ai parroci e ai vicari parroc-chiali. Tenendo conto del modesto incremento del tasso di inflazione,si è deciso di mantenere invariato nel 2010 il valore del punto.Infine, è stato licenziato il testo del Messaggio per la 32a Giornataper la vita, che si terrà domenica 7 febbraio 2010, ed è stato appro-vato lo statuto dell’Associazione Incontro matrimoniale.

6. Nomine

Il Consiglio Episcopale Permanente ha proceduto alle seguenti nomine:- S.E. Mons. Alceste Catella, vescovo di Casale Monferrato, membrodella Commissione episcopale per la liturgia.- S.E. Mons. Giovan Battista Pichierri, vescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, membro della Commissione episcopale per l’ecumeni-smo e il dialogo.- S.E. Mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, membro dellaCommissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali.- Don Franco Magnani (Mantova), direttore dell’Ufficio LiturgicoNazionale.- Don Maurizio Viviani (Verona), direttore dell’Ufficio Nazionaleper l’educazione, la scuola e l’università.- Don Paolo Gentili (Grosseto), direttore dell’Ufficio Nazionale perla pastorale della famiglia.- Mons. Adolfo Zambon (Vicenza), direttore dell’Ufficio Nazionaleper i problemi giuridici.- Dott. Matteo Calabresi, Responsabile del Servizio per la promo-zione del sostegno economico alla Chiesa cattolica.- Mons. Ugo Ughi (Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola), vice assi-stente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana.- Don Giuseppe Masiero (Padova), assistente ecclesiastico naziona-le dell’Azione Cattolica Italiana per il settore adulti.- Don Jean Paul Lieggi (Bari-Bitonto), assistente ecclesiastico nazio-nale dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI)per la branca Rovers/Scolte.

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

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- Don Stefano Caprio (Foggia-Bovino), assistente ecclesiastico generaledell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici (AIGSEC).- Padre Edoardo Ricevuti, O.Cist., assistente ecclesiastico nazionaledell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici (AIG-SEC) per la branca Lupetti. - Don Giuseppe Cavoli (Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola), assi-stente ecclesiastico nazionale dell’Associazione Italiana Guide eScouts d’Europa Cattolici (AIGSEC) per la branca Esploratori.- Padre Gerardo Pasquinelli, F.D.M., assistente ecclesiastico nazio-nale dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici(AIGSEC) per la branca Coccinelle.- Don Fabio Gollinucci (Trieste), assistente ecclesiastico nazionaledell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici (AIG-SEC) per la branca Scolte.- Don Giovanni Facchetti (Bolzano-Bressanone), assistente eccle-siastico nazionale dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Eu-ropa Cattolici (AIGSEC) per la branca Guide.- Il Consiglio Permanente ha espresso il gradimento della terna pre-sentata dall’Associazione Cattolica Esercenti Cinema (ACEC) per lascelta del proprio presidente.

La Presidenza della CEI, riunitasi lunedì 21 settembre, ha procedu-to alle seguenti nomine:- S.E. Mons. Eugenio Ravignani, Amministratore apostolico di Trieste,membro della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo.- Mons. Adolfo Zambon (Vicenza), membro del Comitato per glienti e i beni ecclesiastici.- Dott. Matteo Calabresi, membro del Comitato per la promozionedel sostegno economico alla Chiesa Cattolica.- Prof. Gian Carlo Blangiardo, membro del Comitato per il proget-to culturale.- Don Alfonso Raimo (Salerno-Campagna-Acerno), membro delCollegio dei revisori dei conti della Fondazione Missio.- Don Angelo Auletta (Tricarico), don Paolo Angelo Bonini(Albenga-Imperia) e don Bernardino Pessani (Milano), assistentispirituali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - sede di Roma.

Roma, 29 settembre 2009

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Chi guarda al benessere economico alla luce del Vangelo sa che essonon è tutto, ma non per questo è indifferente. Infatti, può servire lavita, rendendola più bella e apprezzabile e perciò più umana. Fedele al messaggio di Gesù, venuto a salvare l’uomo nella sua inte-rezza, la Chiesa si impegna per lo sviluppo umano integrale, cherichiede anche il superamento dell’indigenza e del bisogno. La di-sponibilità di mezzi materiali, arginando la precarietà che è spessofonte di ansia e paura, può concorrere a rendere ogni esistenza piùserena e distesa. Consente, infatti, di provvedere a sé e ai propri cariuna casa, il necessario sostentamento, cure mediche, istruzione.Una certa sicurezza economica costituisce un’opportunità per rea-lizzare pienamente molte potenzialità di ordine culturale, lavorati-vo e artistico.Avvertiamo perciò tutta la drammaticità della crisi finanziaria cheha investito molte aree del pianeta: la povertà e la mancanza dellavoro che ne derivano possono avere effetti disumanizzanti. Lapovertà, infatti, può abbrutire e l’assenza di un lavoro sicuro puòfar perdere fiducia in se stessi e nella propria dignità. Si tratta, inogni caso, di motivi di inquietudine per tante famiglie. Molti geni-tori sono umiliati dall’impossibilità di provvedere, con il propriolavoro, al benessere dei loro figli e molti giovani sono tentati diguardare al futuro con crescente rassegnazione e sfiducia.

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

Consiglio Permanente

Messaggio per la 32a Giornatanazionale per la vita

(7 febbraio 2010)

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Proprio perché conosciamo Cristo, la Vita vera, sappiamo ricono-scere il valore della vita umana e quale minaccia sia insita in unacrescente povertà di mezzi e risorse. Proprio perché ci sentiamo aservizio della vita donata da Cristo, abbiamo il dovere di denuncia-re quei meccanismi economici che, producendo povertà e creandoforti disuguaglianze sociali, feriscono e offendono la vita, colpendosoprattutto i più deboli e indifesi.Il benessere economico, però, non è un fine ma un mezzo, il cuivalore è determinato dall’uso che se ne fa: è a servizio della vita, manon è la vita. Quando, anzi, pretende di sostituirsi alla vita e didiventarne la motivazione, si snatura e si perverte. Anche per que-sto Gesù ha proclamato beati i poveri e ci ha messo in guardia dalpericolo delle ricchezze (cfr Lc 6,20–25). Alla sua sequela e testimo-niando la libertà del Vangelo, tutti siamo chiamati a uno stile divita sobrio, che non confonde la ricchezza economica con la ric-chezza di vita. Ogni vita, infatti, è degna di essere vissuta anche insituazioni di grande povertà. L’uso distorto dei beni e un dissenna-to consumismo possono, anzi, sfociare in una vita povera di sensoe di ideali elevati, ignorando i bisogni di milioni di uomini e didonne e danneggiando irreparabilmente la terra, di cui siamocustodi e non padroni. Del resto, tutti conosciamo persone poveredi mezzi, ma ricche di umanità e in grado di gustare la vita, perchécapaci di disponibilità e di dono.Anche la crisi economica che stiamo attraversando può costituireun’occasione di crescita. Essa, infatti, ci spinge a riscoprire la bel-lezza della condivisione e della capacità di prenderci cura gli unidegli altri. Ci fa capire che non è la ricchezza economica a costitui-re la dignità della vita, perché la vita stessa è la prima radicale ric-chezza, e perciò va strenuamente difesa in ogni suo stadio, denun-ciando ancora una volta, senza cedimenti sul piano del giudizioetico, il delitto dell’aborto. Sarebbe assai povera ed egoista unasocietà che, sedotta dal benessere, dimenticasse che la vita è il benepiù grande. Del resto, come insegna il Papa Benedetto XVI nellarecente enciclica Caritas in veritate, «rispondere alle esigenze moralipiù profonde della persona ha anche importanti e benefiche rica-dute sul piano economico» (n. 45), in quanto «l’apertura moral-mente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica»(n. 44).

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Proprio il momento che attraversiamo ci spinge a essere ancora piùsolidali con quelle madri che, spaventate dallo spettro della reces-sione economica, possono essere tentate di rinunciare o interrom-pere la gravidanza, e ci impegna a manifestare concretamente loroaiuto e vicinanza. Ci fa ricordare che, nella ricchezza o nella pover-tà, nessuno è padrone della propria vita e tutti siamo chiamati acustodirla e rispettarla come un tesoro prezioso dal momento delconcepimento fino al suo spegnersi naturale.

Roma, 7 ottobre 2009Memoria della Beata Vergine del Rosario

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

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DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Nomina

Roma, 29 settembre 2009

Prot. 724-2009

Eccellenza Reverendissima,compio il gradito incarico di comunicarLe che il ConsiglioEpiscopale Permanente, nella riunione del 21-24 settembre 2009,ha nominato don Jean Paul Lieggi, del clero di codesta arcidiocesi,Assistente Ecclesiastico Nazionale per la branca Rovers/Scoltedell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI), perun ulteriore triennio.Allego copia del biglietto di nomina, per l’archivio della curia.Mentre assicuro la mia partecipazione spirituale al Suo serviziopastorale, La saluto fraternamente.Dev.mo nel Signore.

+ Mariano CrociataSegretario Generale

IL CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE

– vista la proposta del Comitato Nazionale dell’Associazione Guidee Scouts Cattolici Italiani (AGESCI);

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– ottenuto il nulla osta dell’Arcivescovo di Bari-Bitonto;– ai sensi dell’art. 23, lett. o) dello statuto della ConferenzaEpiscopale Italiana,nella sessione del 21-24 settembre 2009, ha nominato il Reverendo

Don Jean Paul Lieggidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

Assistente Ecclesiastico Nazionale per la Branca Rovers/Scoltedell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI), perun ulteriore triennio.

Roma, 29 settembre 2009

Angelo card. BagnascoPresidente

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Ringrazio S.E. il card. Dionigi Tettamanzi per l’invito a tenere que-sta riflessione al clero di Milano. Essa si colloca nel contesto dellavisita che con un gruppo di presbiteri della Diocesi di Bari-Bitontostiamo svolgendo nella vostra Chiesa locale, a un anno di distanzadalla venuta a Bari di un gruppo di sacerdoti milanesi del primoquinquennio accompagnati da S.E. Mons. Redaelli, mons. Maffi,don Tremolada e don Torresin.Venire a Milano per noi, oltre ad esprimere un gesto di cortesia e diamicizia, manifesta anche il desiderio di approfondire l’incontrocon la vostra Chiesa per uno scambio reciproco di doni spiritualipresenti nella storia e nella tradizione delle nostre due Chiese: lavostra, segnata in modo particolare dall’azione magisteriale epastorale di Sant’Ambrogio e San Carlo e la nostra impreziositadalla presenza delle reliquie di San Nicola, punto di riferimento e dicostante dialogo con la tradizione delle Chiese di Oriente.La comunicazione di questa mattina non intende, però, richiamarequeste nostre radici storiche, ma desidera riferirsi al progetto pasto-rale che muove il cammino delle nostre Chiese locali. La nostraChiesa di Bari-Bitonto ha sempre guardato con grande attenzione

«Ministri di Cristo e amministratoridei misteri di Dio» (1Cor 4,1)

La prospettiva mistagogicadel ministero ordinato*

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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* Meditazione al Clero dell’Arcidiocesi di Milano (Basilica di S. Ambrogio - Milano, 27ottobre 2009).

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alle prospettive pastorali che hanno guidato la vostra Chiesa inquesti anni postconciliari. Da parte nostra, stiamo sviluppandouna progettualità pastorale che abbiamo definito “pastorale mista-gogica”. In questo incontro desidero illustrarne alcuni aspetti e col-legarli con il ministero ordinato.

1. La genesi di un’idea pastorale

Sappiamo bene che la mistagogia è essenzialmente un’esperienzaecclesiale o, per meglio dire, la pedagogia dell’Ecclesia Mater che con-siste nel prendere per mano i fedeli e condurli a un’esperienza con-creta del rito e, attraverso il rito e le preghiere, farli incontrare conil mistero; metterli, cioè, in rapporto vivo con il Cristo che salva.Nei Padri della Chiesa del IV-VI sec. era chiara la distinzione tra lacatechesi catecumenale e quella mistagogica. Una distinzione non solocronologica (giacché la prima preparava ai sacramenti dell’inizia-zione, mentre la seconda seguiva immediatamente la loro celebra-zione), ma soprattutto ontologica: i sacramenti, infatti, operanouna reale trasformazione; il Risorto con l’azione dello Spirito Santodona ai neofiti una conoscenza e una vita nuova. In altri termini, l’i-niziazione non era intesa come un punto di arrivo, ma di partenza.Alla catechesi mistagogica propriamente detta, che si svolgeva nell’ot-tava di Pasqua ed era rivolta ai neofiti, seguiva una catechesi mistago-gica permanente indirizzata quest’ultima a tutti i battezzati. Eccoallora la necessità di una mistagogia permanente, che sostenga il cre-dente nella fedeltà al dono ricevuto. Così si esprime il Crisostomo:«Voglio rivolgere un’ultima parola ai nuovi illuminati; e chiamo cosìnon solo quanti hanno meritato di recente il dono spirituale, ma purecoloro che l’hanno ricevuto già da un anno o da molto più tempo.Anch’essi se vogliono, possono gioire continuamente di tale appellati-vo. In realtà questa nuova giovinezza non conosce vecchiaia, non sog-giace a malattia, non cede allo scoraggiamento, non appassisce con iltempo, non si arrende a nulla, non è vinta da nulla, tranne solo che dalpeccato. È il peccato infatti la sua gravosa vecchiezza»1.

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1 GIOVANNI CRISOSTOMO, Catechesi mistagogiche, X, 21.

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

Il punto di avvio delle Catechesi mistagogiche dei Padri era sempre ilriferimento al rito, ai segni e alle preghiere liturgiche. S. Ambrogioscandisce le sue spiegazioni con domande incalzanti: «Cosa abbia-mo compiuto sabato?»; «Che significa questo?»; «siamo venuti alfonte, sei entrato, sei stato unto»; «quando il vescovo ti ha chie-sto…»; «ti sei avvicinato ancor più, hai visto il fonte e, sopra il fonte,il vescovo»; «viene il vescovo, recita una preghiera presso il fonte»2.Su questa linea si muove il progetto pastorale della Chiesa di Bari-Bitonto. Desidero innanzitutto raccontare la genesi di questa scel-ta e il suo radicarsi nella consapevolezza della Chiesa barese e miapersonale. Successivamente intendo illustrare alcuni aspetti pasto-rali riferendoli anche al modo di intendere il ministero ordinato.

a) Il cammino pastorale della Chiesa di Bari-BitontoPoiché la pastorale non è solo scienza e arte, ma anche azione col-legata alla storia di una Chiesa locale, parto dal racconto di come èmaturato il nostro progetto. Di certo, non si è trattato di una scel-ta improvvisata o formulata dopo una frettolosa analisi delle emer-genze pastorali, ma di un orientamento scaturito da una riflessio-ne che, in tempi successivi e con modalità diverse, ha impegnatol’intera Chiesa diocesana in un lungo e profondo discernimentocomunitario3.La scelta mistagogica, proposta dal Sinodo diocesano4 e illustratanei suoi riferimenti essenziali nel progetto pastorale che ho propo-sto alla Chiesa di Bari-Bitonto5, è il punto di arrivo di un discerni-mento comunitario. In questo cammino di riflessione e di pro-

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2 AMBROGIO DI MILANO, I Misteri, I, 2; II, 4; II, 5; III, 9; V, 14.3 Cf V. ANGIULI, Evangelizzazione, testimonianza e mistagogia. Il cammino pastorale postconciliaredella Chiesa italiana e della Chiesa di Bari-Bitonto, “Odegitria- Annali”, 14, 2007, pp. 79-116.4 Cf ARCIDIOCESI DI BARI-BITONTO, Il Libro del Sinodo. Un futuro pieno di speranza, EcumenicaEditrice, Bari 2002, Proposizioni nn. 7-15, pp. 56-57. Vedi anche la relazione di V. ANGIULI,Nova et vetera (Mt 13, 52). Per una scelta della “pastorale mistagogica”, “L’Odegitria. Bollettinodell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto”, 77, 2001, n. 1, pp. 53-76.5 Cf F. CACUCCI, La mistagogia. Una scelta pastorale, EDB, Bologna 2006.

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6 Cf P. G. POGGI osb (a cura di ), P. Mariano Andrea Magrassi osb, Edizioni La Scala, Noci 2005. 7 «Chi farà la storia del rinnovamento post-conciliare di questo quarantennio non potràprescindere dal significativo apporto ad esso dato dalla testimonianza personale e dall’al-to magistero di mons. Magrassi» (L. BRANDOLINI, Maestro e testimone del rinnovamento dellaliturgia, “L’Osservatore Romano”, giovedì 22 aprile 2004, p. 8).8 L. BRANDOLINI, Maestro e testimone, cit., p. 8.9 D. OGLIARI, Profilo biografico di mons. Mariano Magrassi, in P. G. POGGI osb (a cura di ), P.Mariano Andrea Magrassi osb, cit, p. 30.

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grammazione pastorale un ruolo determinante ha avuto il magiste-ro di mons. Mariano Magrassi6, riconosciuto da tutti come uno trai più importanti protagonisti del rinnovamento liturgico in Italia7.L’attenzione al fatto liturgico è stato uno degli aspetti del suo inse-gnamento che ha arricchito la riflessione pastorale dell’interaChiesa di Bari-Bitonto. Per valutare appieno l’importanza del suomagistero occorrerebbe approfondire il ricco contributo liturgico-spirituale che egli ha dato alla Chiesa italiana e alla nostra Chiesalocale. La sua figura di monaco benedettino, di esperto liturgista edi pastore zelante richiederebbe un’analisi più approfondita e pun-tuale. Di certo, non si può non condividere il giudizio di mons.Brandolini, per il quale mons. Magrassi è stato «tra i primi a pro-muovere e sostenere la necessità di una più profonda e operosaosmosi nella vita e missione della Chiesa tra l’annuncio della Paroladi Dio, la celebrazione liturgica e la carità, in vista di una pastoralepiù unitaria ed integrata. Questa, del resto, fu – al dire di tutti – lalinea portante del suo ministero episcopale a Bari»8. Anche l’attua-le abate di Noci, p. Donato Ogliari, ha sottolineato che durante glianni del suo episcopato a Bari è emersa una «provvidenziale fusio-ne in lui del monaco, del teologo e del pastore. Chiamato a dare lapropria esistenza per quella porzione del popolo di Dio che è inBari, p. Mariano si rivelò sempre più un vero “mistagogo”, unpastore che – sulla scia dei grandi Padri della Chiesa – si faceva cate-chizzatore del popolo affidatogli accompagnandolo verso l’espe-rienza dell’incontro con Cristo che salva»9.La considerazione che la liturgia fondi l’unità tra la fede e la vita èstato il principale guadagno che ho tratto dalla lezione magistraledi mons. Magrassi; un guadagno non di poco conto se si considerache la Gaudium et spes ammonisce che «la dissociazione, che si costa-

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10 Gaudium et spes 43.11 R. GUARDINI, Lo spirito della liturgia. I santi segni, Morcelliana, Brescia 2005, p. 83. 12 Cf. E. MAZZA, La mistagogia. Le catechesi liturgiche della fine del quarto secolo e il loro metodo,CLV-Ed. Liturgiche, Roma 1996.

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ta in molti tra la fede che professano e la loro vita quotidiana, vaannoverata tra i più gravi errori del nostro tempo»10. Il rapporto trafede e vita non è automatico, ma deve essere necessariamentemediato attraverso la liturgia. La celebrazione liturgica diventa real-mente “culmine e fonte” della vita cristiana quando è vissuta nelcontesto della vita della comunità nella quale il credente fa espe-rienza del dono di Dio, lo testimonia nel mondo per ritornare nuo-vamente attraverso il rito liturgico a far memoria del mistero diCristo. La celebrazione è la sorgente alla quale attingere continua-mente la grazia divina, la sola forza che è capace di cambiare e rin-novare l’esistenza del cristiano. Il circolo vitale tra mistero celebra-to, professato e vissuto non può essere spezzato, ma deve esprimer-si secondo la regola fondamentale che vede la lex orandi come fon-damento della lex credendi e della lex agendi. L’unità tra la liturgia, lacatechesi e la vita manifesta la bellezza della fede cristiana perchémostra – come diceva Romano Guardini – che «la liturgia è artedivenuta vita»11.

b) Il riferimento alle fonti patristicheIl secondo apporto allo sviluppo di questa scelta pastorale è venutodall’approfondimento degli scritti dei Padri della Chiesa. È noto che il momento di maggiore fulgore è coinciso con leCatechesi mistagogiche di alcuni grandi Padri del IV-V secolo: Cirillo diGerusalemme, Ambrogio di Milano, Giovanni Crisostomo, Teo-doro di Mopsuestia12. In un tempo nel quale la crisi dell’Imperoromano si era fatta più evidente e mentre emergeva l’aspirazione aun cambiamento e un rinnovamento sociale e culturale, i Padriadottarono un “nuovo metodo” per l’educazione alla fede: il meto-do mistagogico. Essi cioè richiamarono la centralità del mistero diCristo, consapevoli che la fede in Cristo, celebrata, professata e vis-

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suta sarebbe stata la giusta risposta alle aspirazioni spirituali cheserpeggiavano nella tarda antichità. Accostandomi alle loro opere ho percepito che il metodo mistago-gico rappresenta una possibile risposta alle difficoltà che oggiappesantiscono la pastorale delle nostre comunità cristiane. Lanostra situazione, infatti, oscilla tra un intellettualismo raffinato eun attivismo snervante, con l’inevitabile conseguenza del perdura-re della frattura tra fede e vita. Nonostante le molte affermazioni diprincipio, perdura la separazione tra la catechesi, la liturgia e latestimonianza della carità in ambiti così distinti da non favorireuna sintesi vitale. Il sovraccarico di iniziative ed attività rischiano difar perdere di vista l’essenziale e il ricorrente dilemma se preoccu-parsi esclusivamente di coloro che frequentano la comunità o inte-ressarsi soprattutto dei tanti che la sfiorano rimane spesso insolu-to dando così vita a parrocchie spesso ripiegate su se stesse o ecces-sivamente “estroverse”. Sono questi solo alcuni dei problemi cheoggi viviamo e sui quali spesso torniamo a riflettere con passione.La mia convinzione è che il confronto con il metodo patristico puòcostituire un possibile contributo a cercare “nuovi” percorsi.

c) La ricezione del Concilio Vaticano IIIl terzo apporto è venuto dalla riflessione sul Concilio Vaticano II.Ovviamente il tema dell’interpretazione del Concilio e della suaricezione avrebbe bisogno di un approfondimento maggiore diquanto è possibile fare in questo incontro. D’altra parte, la rifles-sione circa il significato che questo evento ha avuto e deve averenella vita della Chiesa è una questione ancora aperta e fortementedibattuta. Mi sembra però che alcuni rilievi siano degni di nota.Innanzitutto il fatto della centralità che hanno avuto in tutti idocumenti conciliari la riscoperta della categoria di mistero e laripresa della prassi iniziatica. Su questo punto penso che non sipossa non condividere il giudizio di Enrico Cattaneo secondo ilquale «la riforma liturgica introdotta dal Concilio Vaticano II èstata una “ripresa” della tradizione, che si riallaccia alla mistagogiapatristica come iniziazione globale al mistero di Cristo»13. In altri

13 E. CATTANEO, La traditio liturgica nella Chiesa: uno strumento vivo, “Rivista liturgica”, 95, 2008,n. 1, pp. 19-34, qui p. 32.

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14 V. ANGIULI, La recezione del Concilio Vaticano II e la “svolta mistagogica” della pastorale. «Utmysterium paschale vivendo exprimatur», “Orientamenti pastorali”, 55, 2007, n. 11, pp. 8-44.15 SACRA CONGREGATIO RITUUM, Inter oecumenici, 6; ECEI, II/216.

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termini, il Concilio avrebbe proposto una svolta mistagogica dellapastorale14 e con questa svolta una nuova visione teologica, unadiversa concezione antropologica e una nuova prospettiva di edu-cazione alla fede e di impegno pastorale. Tutto ruota attorno almistero pasquale di Cristo celebrato, professato e vissuto. Non èsenza significato che fin dal 1964 l’istruzione pastorale dellaCongregazione per il Culto divino, Inter oecumenici, ha sottolineatoche «lo sforzo di questa azione pastorale incentrata nella liturgiadeve tendere a far vivere il mistero pasquale»15.D’altra parte lo stesso svolgimento dei lavori conciliari fornisce unparticolare modo di leggere questo grande evento ecclesiale.Acutamente J. Ratzinger annota che l’andamento storico con cuisono state approvate le quattro grandi costituzioni conciliari indi-ca non solo il semplice accadere dei fatti, ma apre uno spiraglio sulsignificato di quanto proposto dalla riforma conciliare. «IlVaticano II – scriveva il card. Ratzinger – voleva chiaramente inseri-re e subordinare il discorso della Chiesa al discorso di Dio, volevaproporre una ecclesiologia nel senso propriamente teologico (…).Qualcosa di analogo si può per altro dire a proposito del primotesto, che il Vaticano II mise a punto – la costituzione sulla SacraLiturgia. Il fatto che essa si collocasse all’inizio, aveva dapprincipiomotivi pragmatici. Ma retrospettivamente si deve dire che nell’ar-chitettura del Concilio questo ha un senso preciso: all’inizio sta l’a-dorazione. E quindi Dio. Questo inizio corrisponde alla paroladella regola benedettina: Operi Dei nihil praeponatur. La costituzionesulla Chiesa, che segue poi come secondo testo del Concilio, la sidovrebbe considerare ad essa interiormente collegata. La Chiesa silascia guidare dalla preghiera, dalla missione di glorificare Dio.L’ecclesiologia ha a che fare per sua natura con la liturgia. E quindiè poi logico che la terza costituzione parli della Parola di Dio, che

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16 J. RATZINGER, L’ecclesiologia della costituzione “Lumen gentium”, in R. FISICHELLA (a cura di), IlConcilio Vaticano II. Recezione e attualità alla luce del Giubileo, San Paolo, Cinisello Balsamo(Mi) 2000, pp. 67-68.17 «Il concetto di “mistagogia” non è ancora esplicitamente presente nella Sacrosanctumconcilium, anche se questo documento e l’intera impostazione della riforma liturgica nesono profondamente permeati» (D. SARTORE, Mistagogia, in Dizionario di Liturgia, San Paolo2001, 1211).18 Cf F. CACUCCI, Ecclesia sub verbo Dei, in ASSOCIAZIONE TEOLOGICA ITALIANA,“A misura di Vangelo”.Fede, dottrina, Chiesa (a cura di M. Vergottini), San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2003, pp.205-228.

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convoca la Chiesa e la rinnova in ogni tempo. La quarta costituzio-ne mostra che la glorificazione di Dio si propone nella vita attiva,come la luce ricevuta da Dio viene portata nel mondo e solo cosìdiviene totalmente la glorificazione di Dio»16.In tal senso, si può dire che la prospettiva mistagogica, pur nonesplicitamente tematizzata nei testi conciliari, ha permeato profon-damente l’intera riforma liturgica e pastorale che ne è scaturita17.D’altra parte, è lo stesso sviluppo postconciliare a darne una con-ferma. Non si comprenderebbe infatti il valore di alcuni documen-ti come il RICA e, per certi versi, anche il Rinnovamento della cateche-si senza ricollegarli alla intenzionalità più profonda del Concilio.Lo stesso Sinodo dei Vescovi del 1985, celebrato a vent’anni dalConcilio con l’intento di definirne il tema centrale, nella Relatio fina-lis, fin dal titolo, richiama unitariamente le quattro costituzioniconciliari e le ripresenta in prospettiva misterica: Ecclesia sub verboDei mysteria Christi celebrans pro salute mundi. Come a dire che nellacelebrazione del mistero di Cristo (l’allusione è alla Sacrosanctumconcilium), la Chiesa (il richiamo è alla Lumen gentium), ammaestra-ta dalla Parola di Dio (il riferimento è alla Dei verbum), incontra ilSignore risorto ed è da lui inviata ad annunziare e a testimoniare lanovità di vita che sgorga dall’evento della risurrezione del SignoreGesù (il rimando è alla Gaudium et spes)18. La riscoperta conciliaredella categoria di mistero e della prassi iniziatica ha così favorito laripresa dell’idea che l’esistenza cristiana è “vita in Cristo e nelloSpirito” cioè è vita mistica (cf LG 7), una chiamata ad entrare incomunione con il mistero della Trinità attraverso la partecipazioneai sacramenti. Non si tratta di una esperienza elitaria, ma della nor-male condizione di vita di tutti i christifideles, che vivendo l’esperien-

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19 Cf Catechismo della Chiesa Cattolica 2014.20 SINODO DEI VESCOVI, Relatio finalis, Ecclesia sub verbo Dei mysteria Christi celebrans pro salutemundi, II, B, b2, in Enchiridion del Sinodo dei Vescovi, 2738.21 Catechismo della Chiesa Cattolica 1075.22 Sacramentum caritatis, 64.

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za sacramentale entrano sempre più profondamente nella cono-scenza del mistero di Cristo19.Questo spiega perché lo stesso Sinodo chiede che «le catechesi,come già accadeva all’inizio della Chiesa, devono tornare ad essereun cammino che introduca alla vita liturgica (catechesi mistagogi-ca)»20. Successivamente il riferimento alla prassi mistagogica èdiventato sempre più esplicito. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica iltermine mistagogia ricorre come espressione della catechesi liturgi-ca che introduce alla comprensione dei misteri celebrati e «mira adintrodurre nel mistero di Cristo (essa è infatti “mistagogica”) inquanto procede dal visibile all’invisibile, dal significante a ciò che èsignificato, dai “sacramenti” ai “misteri”»21. Infine, Benedetto XVI,in Sacramentum caritatis ha dedicato a questo tema un intero nume-ro ed ha sottolineato che i «Padri sinodali all’unanimità hannoindicato, al riguardo, la strada di una catechesi a carattere mistago-gico, che porti i fedeli ad addentrarsi sempre meglio nei misteri chevengono celebrati»22.

2. L’attualità della prospettiva mistagogica della pastorale

Le tre tappe che ho brevemente richiamato possono aiutare a com-prendere la genesi di questa visione pastorale. Rimangono però daprecisare due questioni concernenti la sua attualità e alcune dimen-sioni pastorali qualificanti. La domanda circa l’attualità dellamistagogia si può illustrare richiamando quattro motivazioni fon-damentali.

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23 Cf. H.-I. MARROU, Decadenza romana o tarda antichità? III-VI secolo, Jaca Book, Milano 1979;molto illuminante è lo studio di A. DI BERARDINO, I cristiani e la città antica nell’evoluzione reli-giosa del IV secolo, in E. DAL COVOLO - R. UGLIONE (a cura di), Chiesa e impero: da Augusto aGiustiniano, LAS, Roma 2001, pp. 45-79.24 P. POUPARD, Il cristianesimo all’alba del terzo millennio, Piemme, Casale Monferrato 2000, p. 67.25 J. DANIÉLOU - R. DU CHARLAT, La catechesi nei primi secoli, Elle Di Ci, Torino-Leumann, 1982,p. 161.

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2.1 Motivazione culturaleLa prima motivazione è di natura culturale. La situazione della tardaantichità presenta qualche somiglianza con il nostro tempo.Emergeva, infatti, in quel periodo, un sentimento religioso nuovo,caratterizzato da un’atmosfera di pietà mistica, di ricerca del divi-no, di bisogno di salvezza, di desiderio di felicità23. Non mancavanocontraddizioni segnate da tendenze di sapore sincretistico, con unritorno all’occultismo, alla magia, all’astrologia. In questa situazio-ne, i Padri offrirono una proposta educativa che non era semplice-mente un insegnamento di dottrine, ma una concezione della vitae dello sviluppo della persona a partire dall’azione della grazia divi-na. La partecipazione al mistero di Cristo, morto e risorto, diventa-va sorgente di trasformazione interiore, di novità di vita, di una“nuova saggezza” che insegnava un altro modo di vivere, di utiliz-zare il tempo, di pensare i rapporti familiari, di concepire la morte. La possibilità di instaurare un parallelismo tra la situazione odier-na e quella nella quale vissero e operarono i Padri del IV-V secolo èuna convinzione condivisa anche da altri autori. Il card. PaulPoupard ha ritenuto di scorgere «sconcertanti analogie fra il nostromondo del Duemila e quel momento storico (…). Al di là della gran-de distanza di tempo, una sorta di parentela spirituale lega le nostredue epoche. È illuminante vedere perché e come, nell’ora in cuivacillava e poi morì l’Impero, e nel mezzo di tante proposte chevenivano dall’Oriente e dall’Occidente, sia la fede di Cristo a vince-re»24. Anche per J. Daniélou «il IV secolo correva lo stesso rischioche corriamo noi: quello di non vedere nei riti se non dei gestiincomprensibili, e ciò apre la strada alla magia o, al contrario, alloscetticismo. Si tratta quindi di proiettare il massimo di luce e disignificato sui gesti e sugli oggetti che vengono presentati a deglispiriti impreparati»25.

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26 Ibidem,, p. 136.27 Ibidem, p. 167.28 G. BOSELLI, La mistagogia per entrare nel mistero, in CAL (a cura di), Liturgia epifania del miste-ro, CLV-Ed. Liturgiche, Roma 2003, pp. 100-101.

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Naturalmente parlare di sintonia e analogia non significa fare un’o-perazione “archeologica” o “nostalgica”, quasi che si possa ripro-porre ai nostri giorni in modo pedissequo e formale la mistagogiadei Padri della Chiesa del IV-V secolo. Senza la necessaria attenzio-ne alla diversità dei contesti sarebbe un’operazione destinata pro-babilmente ad esaurirsi come una moda passeggera. Quello cheinvece si vuole evidenziare è l’opportunità e l’utilità, anche per ilnostro tempo, di ispirarsi alla preziosa eredità dei Padri. Essa nonpuò essere relegata ad argomento di studio riservato agli espertidelle tradizioni della Chiesa dei primi secoli, senza nessun valoreper la vita della Chiesa del nostro tempo. Le catechesi mistagogiche- sottolinea ancora J. Daniélou - offrono «se non proprio dei model-li da imitare senza alcun ritocco, almeno dei criteri teologici e cate-chistici durevoli a motivo della loro essenzialità»26. Tali criteri«risiedono in un duplice simbolismo: il simbolismo dei riti e latipologia delle Scritture»27. «Qui sta tutta l’attualità della mistago-gia per la nostra Chiesa, per l’annuncio dell’evangelo oggi; in quan-to la mistagogia non è un metodo tra altri possibili, non è una sem-plice scelta pastorale fra tante, ma è conoscere ciò che Cristo com-pie nella liturgia per la sua Chiesa oggi (…). Come l’esegesi spiritua-le delle Scritture è conoscenza di Cristo, così la mistagogia in quan-to esegesi spirituale della liturgia è anch’essa conoscenza di Cristo,intelligenza spirituale di Cristo»28.Il recupero della dimensione simbolica superando una visionerazionalista e positivista della realtà, la ricerca di una sintesi evitan-do il pericolo di cadere in una prospettiva frantumata e frammen-tata della vita e la necessità di proporre un nuovo modo di fareesperienza di Dio sono aspetti che si impongono con una certaurgenza nel nostro tempo. Il Sinodo del 1985 ha sottolineato che

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29 SINODO DEI VESCOVI, Relatio finalis, Ecclesia sub verbo Dei mysteria Christi celebrans pro salutemundi, II, A,1, in Enchiridion del Sinodo dei Vescovi, 2727.30 GIOVANNI PAOLO II, Novo Millennio Ineunte, 33. 31 Cf M. MAFFESOLI, Iconologies. Nos idol@tries postmodernes, Paris, Albin Michel 2008.32 J. KOENOT, Il ritorno del “magico”. Alcune riflessioni sulla cultura contemporanea, “La CiviltàCattolica”160, 2009, quaderno 3821, p. 356.33 Cf J. M. VELASCO, Il fenomeno mistico, Jaca Book, Milano 2002.

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«nonostante il secolarismo, esistono anche segni di un ritorno alsacro. Oggi infatti ci sono segni di una nuova fame e sete per la tra-scendenza ed il divino. Per favorire questo ritorno al sacro e persuperare il secolarismo dobbiamo aprire la via alla dimensione del“divino” o del mistero»29. Anche Giovanni Paolo II ha indicato nella“diffusa esigenza di spiritualità” un “segno dei tempi“ al quale laChiesa del terzo millennio dovrebbe prestare grande attenzione30.Infatti, dopo il “tempo del disincanto” (esaminato da Max Weber elegato alla secolarizzazione della civiltà occidentale), assistiamooggi a due fenomeni di vistosa incidenza nella società contempora-nea. Il primo si presenta come un “ritorno del magico”31. In unrecente articolo su La Civiltà Cattolica, Jan Koenot scrive che «lanostra epoca è dunque passata dall’era della ragione a quella delleemozioni. Noi manteniamo certamente la fiducia nella ragionescientifica quando si tratta di risolvere problemi pratici (…). Maquando si tratta di problemi più importanti dell’esistenza – lanostra origine, il nostro destino, le nostre relazioni affettive, la vitae la morte, il bene e il male – la scienza non ci dà risposte. Tuttaviaviviamo intensamente le emozioni che sorgono spontaneamentenel cuore dell’esperienza di questi dati incontrovertibili della con-dizione umana. Se ci mancano le parole per lavorare su queste espe-rienze e per metterle in vista, abbiamo una grande necessità diimmagini e di miti che esprimano le nostre emozioni»32.Il secondo fenomeno si riferisce al crescente interesse per la misti-ca33. «Tra gli eventi culturali del nostro tempo – ha scrittoGiandomenico Mucci – va annoverato anche il sempre più diffusointeresse per la mistica. Negli ultimi anni, non c’è rivista, casa edi-trice, giornale che non abbia pubblicato articoli, libri, recensioni,antologie su questa materia riservata una volta a pochissimi inizia-ti e trascurata perfino nei corsi di studi ecclesiastici. E recentemen-

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34 G. MUCCI, La mistica come crocevia del postmoderno, “La Civiltà Cattolica”160, 2009, p. 3.35 AA.VV., Risvegliare l’esperienza di Dio nell’uomo, LEF, Città del Vaticano 2004, p. 41.36 K. RAHNER, Sulla teologia del culto divino, in ID., Sollecitudine per la Chiesa. Nuovi Saggi VIII,Edizioni Paoline, Roma 1982, p. 282. Sulla prospettiva mistica e mistagogica della teolo-gia rahneriana vedi R. ZINKEVIčIūTE, Karl Rahners Mystagogiebegriff und seine praktische-theologi-sche Rezeption, Peter Lang GmbH Europäischer Verlag der Wissenschaften, Frankfurt amMain 2007.

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te un teologo spagnolo ha dato forse la ragione più convincente diquesto revival. La mistica si presenta come il territorio nel quale lostudio speculativo del fatto religioso incontra la domanda sullapossibilità di vivere l’esperienza religiosa nella situazione di avan-zato secolarismo caratteristico dell’attuale società occidentale»34.

2.2. Motivazione antropologicaIl riferimento alla prassi mistagogica si giustifica anche per unamotivazione di carattere antropologico. Di solito si dice che, oggi,l’uomo è più sensibile al dato esperienziale piuttosto che a quellopuramente dottrinale. Questa nuova sensibilità pone l’interrogati-vo su come risvegliare l’esperienza di Dio nell’uomo di oggi. È sotto gliocchi di tutti il fatto che nella situazione attuale siamo di fronte auna crescente difficoltà nel processo di trasmissione del cristianesi-mo. Pertanto «qualsiasi modello attuale di iniziazione cristianadeve includere e sottolineare la condizione eminentemente perso-nale del processo che la stessa mistagogia contenuta nei sacramen-ti della iniziazione comportava nei primi secoli cristiani.Attualmente, sottolineare il carattere personale dovrà incorporareelementi che si oppongano agli ostacoli che la situazione di assen-za, inevidenza e crisi di Dio comportano per qualsiasi progetto diiniziazione a una relazione viva con Lui»35. Karl Rahner parla della«mistica della vita quotidiana»36.

2.3. Motivazione liturgico-sacramentaleInfine vi è una motivazione liturgico-sacramentale legata alla natu-ra del mistero e del segno sacramentale. Quanto al primo aspetto,

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37 D. BARSOTTI, Il mistero cristiano nell’anno liturgico, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2004,pp. 30-31.

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si possono richiamare alcune pertinenti osservazioni di don DivoBarsotti: «Dio – egli afferma – si comunica tutto, si rivela tutto nelCristo, ma appunto si comunica e si rivela attraverso il Mistero per-ché l’uomo non può accogliere il dono di Dio nella sua immensità. Lapartecipazione dell’uomo al Mistero di Dio è tale che esige dall’uomouna iniziazione progressiva, un progresso senza fine. S. Gregorio diNissa insegna che nemmeno nell’altra vita terminerà il progresso diquesta iniziazione dell’uomo al Mistero di Dio, e appunto per questoegli ha bisogno di un’eternità senza fine perché mai, nonostante undilatarsi continuo sempre più vasto della sua capacità, l’uomo potràaccogliere e chiudere in sé l’Infinito. Questo non può essere vero per-ché l’eternità esclude di per sé, nella sua semplicità, ogni successione eogni progresso: l’atto dell’eternità è fuori del tempo. Ma l’insegnamen-to di S. Gregorio c’insegna la verità paradossale di un possesso di Dionel tempo che ha proprio nel desiderio e nella ricerca dell’anima la suamisura più certa. Dio si dona a me nel mistero perché sempre mi supe-ra: non si manifesta senza vincere le facoltà visive di chi lo contempla,e perciò la sua rivelazione esige la fede, non può avvenire che nelle tene-bre della fede; come anche Dio non si dona senza vincere la capacitàche ha l’uomo di poterlo ricevere, sicché nel suo dono non tanto Egli èposseduto, quanto Egli piuttosto crea la speranza e accende il deside-rio, che spinge l’uomo verso di lui. E l’uomo così non possiede Dioquaggiù che in quanto lo cerca. Dio è presente per l’uomo nel Mistero– si mostra e si comunica attraverso il Mistero. Il Mistero non è qual-cosa che muti Dio in Se stesso, dice soltanto il modo onde Egli è pre-sente nel mondo; per l’uomo, il modo onde Egli si rivela e si dona»37.Circa il secondo aspetto riguardante la natura del segno sacramen-tale, occorre osservare che è la stessa natura simbolica del segnosacramentale a richiedere una progressiva illuminazione dello stes-so nella coscienza dell’uomo. «La mistagogia – osserva Paul DeClerk – è una dimensione fondamentale della liturgia; essa si basasulla consapevolezza che il senso delle cose non si esaurisce in quel-lo che si può vedere, ascoltare e realizzare la prima volta. Gli attiliturgici si ripetono, e non solo per accompagnarci nel viaggio del-

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38 PAUL DE CLERCK, Liturgia viva, Qiqajon, Magnano (Bi) 2008, pp. 116-117.39 GIOVANNI PAOLO II, Novo millennio ineunte, 38.

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l’esistenza, ma anche perché non si ascoltano le beatitudini con lestesse orecchie a quindici, o a quarantancinque anni” (…). La strut-tura del rito (dell’IC) ci permette di penetrare ancor più in profon-dità nella comprensione dei sacramenti. Infatti i sacramenti dell’i-niziazione cristiana ricevuti a Pasqua sono tre: battesimo, confer-mazione eucaristia. I primi due non si ripetono, il terzo molte volte.I primi due sono segni del dono inalienabile di Dio, del suo impe-gno irrevocabile verso di noi. L’eucaristia invece si ripete, si presen-ta nella forma di un cibo, del quale abbiamo un bisogno costante(…). Una volta messi i piedi nell’ingranaggio dell’iniziazione, il terzosacramento ti afferra, ti invita ad avanzare, ti porta sempre più lon-tano alla scoperta di diversi aspetti della vita cristiana»38.

3. Le dimensioni pastorali qualificanti

Dopo aver richiamato alcune motivazioni circa l’attualità della prospet-tiva mistagogica, passo a illustrare alcuni aspetti pastorali qualificanti.In primo luogo, occorre ribadire due verità fondamentali: la naturapersonale del mistero cristiano (sia nel senso che il mistero si identi-fica con la Persona di Cristo sia nel senso che il mistero riguardatutto l’essere dell’uomo) e il primato della grazia. Al centro dellapastorale mistagogica c’è l’azione misteriosa, ma reale di Cristo e delsuo Spirito. Giovanni Paolo II, in Novo millennio ineunte, ha messo inguardia da «una tentazione che da sempre insidia ogni cammino spi-rituale e la stessa azione pastorale: quella di pensare che i risultatidipendano dalla nostra capacità di fare e di programmare. Certo,Iddio ci chiede una reale collaborazione alla sua grazia, e dunque ciinvita ad investire, nel nostro servizio alla causa del Regno, tutte lenostre risorse di intelligenza e di operatività. Ma guai a dimenticareche “senza Cristo non possiamo far nulla” (cf Gv 15,5)»39.

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40 A. FOSSION, Evangelizzare in modo evangelico. Piccola grammatica spirituale per una pastorale diaccompagnamento (d’engendrement), “Quaderni della Segreteria della CEI”, 12, 2008, n. 34,p. 42.

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La consapevolezza del primato dell’azione di Cristo dovrebbeindurre a operare una scelta tra una pastorale di inquadramento(d’encadrement) e una di accompagnamento (d’engendrement). La primaprivilegia la dimensione strategica, la seconda fa leva sulla circola-rità tra la vita dell’uomo e l’azione della grazia. In altri termini, la pastorale di inquadramento si svolge nella logicadel controllo perché tenta di configurare la realtà secondo unoschema e una strategia messa a punto dalla capacità di analisi e diprogettazione. Essa – avverte André Fossion – «può essere attuataaltrettanto bene sia dentro un orizzonte nostalgico di restaurazio-ne del passato, sia in uno spirito progressista per una Chiesa nuova.In entrambi i casi è uno stesso immaginario d’impresa che agisce;tutto sembra dipendere dal dispiegarsi della nostra azione. Inentrambi i casi si è condotti o all’attivismo secondo il quale non siè fatto mai abbastanza, o al sentimento di impotenza, al disfatti-smo e alla depressione quando le resistenze incontrate sono troppoforti. Attivismo e disfattismo sono, a questo riguardo, atteggia-menti gemelli: sono tutti e due tributari di una stessa volontà dipotenza»40.Diversa, invece, è la prospettiva di una pastorale di accompagna-mento. Essa ha come suo proposito quello di mettersi a serviziodella vita che sta nascendo accompagnando la sua maturazione condiscernimento e competenza, con cura e materna sollecitudine.Una pastorale di accompagnamento – scrive ancora Fossion –«accetta la condizione di ogni nascita; per prima cosa, noi nonsiamo all’origine della vita e della crescita. Poi, si genera semprequalcosa che è altro da sé. I genitori lo sperimentano; i figli nonsono mai l’esatto prolungamento del loro desiderio o del lorosogno. Quel che nasce è sempre diverso da sé. Anche per la trasmis-sione della fede è così. Non appartiene all’ordine della riproduzio-ne o della clonazione. È sempre dell’ordine dell’avvento. In questapastorale si parte dal principio che l’essere umano è “capace diDio”. Non dobbiamo produrre in lui questa capacità. Non abbiamonemmeno il potere di comunicare la fede. Non si fabbricano nuovi

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41 Ibidem, p. 43.42 «In realtà una più piena e più fruttuosa intelligenza dei misteri si acquisisce con la novi-tà della catechesi e specialmente con l’esperienza dei sacramenti ricevuti. I neofiti, infatti,sono stati rinnovati interiormente, più intimamente hanno gustato la buona parola diDio, sono entrati in comunione con lo Spirito Santo e hanno scoperto quanto è buono ilSignore. Da questa esperienza, propria del cristiano e consolidata dalla pratica della vita,essi traggono un nuovo senso della fede, della Chiesa e del mondo» (Rito dell’iniziazione cri-stiana degli adulti, 38).

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cristiani come si fabbricano pagnotte o pneumatici Michelin. Lafede di un nuovo credente sarà sempre una sorpresa e non il fruttodei nostri sforzi. Il risultato di un’impresa. Certo, la fede non si tra-smette senza di noi. Ciononostante, non abbiamo il potere dicomunicarla. Il nostro compito è di vegliare sulle condizioni che larendono possibile, comprensibile, praticabile e desiderabile. Lapastorale lavora sulle condizioni. Il resto è questione di grazia elibertà»41.Una pastorale di accompagnamento intende favorire una esperien-za personale del mistero e si radica in un ambito di vita comunita-ria. Il Rito dell’iniziazione cristiana degli adulti ribadisce con forza chela mistagogia tende a una «esperienza dei sacramenti ricevuti» e sirealizza in un contesto di vita comunitaria intensa e coinvolgente42.In altri termini la comunità deve diventare realmente il soggetto dellapastorale superando ogni forma di individualismo e di clericalismo(derive sempre incombenti, anche se assumono forme diverse).In un contesto culturale, come il nostro, fortemente frammentatorisulta ancora più urgente la necessità di fare sintesi tra Parola,sacramento e vita. È un compito, questo, che vale per tutti gli ope-ratori pastorali. Nella loro persona e nella loro azione deve traspa-rire, quasi naturalmente, il valore dell’unità nella persona e tra lepersone, in modo da favorire la crescita di tutta la comunità cri-stiana e dare forza alla sua azione missionaria. La Parola, la liturgiae la vita non devono essere, dunque, scompartimenti stagni, ma“vasi comunicanti”. Senza questa circolarità vitale tra le tre dimen-sioni della vita cristiana, la catechesi rischia di scivolare inevitabil-

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43 BENEDETTO XVI, Deus caritas est, 14. «L’intima natura della Chiesa si esprime in un tripli-ce compito: annuncio della Parola di Dio (kerygma-martyría), celebrazione dei sacramenti(leitourghía), servizio della carità (diakonía). Sono compiti che si presuppongono a vicendae non possono essere separati l’uno dall’altro» (Ibidem, 25). «La forza che ha trasformatoil cristianesimo in una religione mondiale è consistita nella sua sintesi tra ragione, fede evita: è precisamente questa sintesi che è raccolta nell’espressione religio vera» (J. RATZINGER,Fede Verità Tolleranza, Cantagalli, Siena 2003, p. 184).44 D. TETTAMANZI, Mi sarete testimoni, Centro Ambrosiano, Milano 2003, p. 45.45 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Col dono della carità dentro la storia, 14. 46 IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Epistola ai Magnesiani, 9, 1.

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mente nell’indottrinamento, la celebrazione nel ritualismo, la testi-monianza della carità nell’attivismo. «Fede, culto ed ethos – ha scrit-to Benedetto XVI – si compenetrano a vicenda come un’unica real-tà che si configura nell’incontro con l’agape di Dio»43. In questa tria-de, la lex orandi si pone come ponte e anello di congiunzione tra lalex credendi e la lex vivendi, tra verità e storia, tra pensiero e azione esi presenta come luogo generatore di vita e di cultura. Si tratta diun aspetto che è stato fortemente sottolineato anche dal vostroArcivescovo, il card. Tettamanzi. Nel piano pastorale Mi sarete testi-moni egli ha scritto: «Al cuore dell’azione formativa sta il pienorispetto della triade indivisa e indivisibile di Parola-Sacramento-Vita: dall’ascolto della parola di Dio e dalla celebrazione dellaMessa scaturisce una vita nell’amore che si traduce nell’impegnoquotidiano del servizio dei fratelli»44.La sintesi, però, non è mai un dato compiuto una volta per tutte,ma è un processo da realizzare sempre nuovamente. Per questo ladomenica e l’anno liturgico devono costituire l’asse portante del cammino difede del cristiano e dell’intera comunità. «Come Dio, nel suo rivelarsi,incontra l’uomo nel tempo, così l’educazione alla fede lo introducepasso dopo passo alla pienezza del mistero e si fa itinerario. Ilprimo itinerario da valorizzare è quello comune a tutto il popolo diDio, l’anno liturgico, scandito dalla domenica, giorno del Signore egiorno della Chiesa, della Parola, dell’eucaristia, della carità»45.Vivere secondo la domenica46 significa mettere in luce il nesso tra l’euca-ristia e la vita quotidiana. Questa deve assumere una forma eucaristi-ca e rendere visibile, nelle scelte concrete, la grazia che si è attinta dalsacramento. In altri termini, significa «vivere nella consapevolezzadella liberazione portata da Cristo e svolgere la propria esistenza come

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47 BENEDETTO XVI, Sacramentum caritatis, 72-73.

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offerta di se stessi a Dio, perché la sua vittoria si manifesti pienamen-te a tutti gli uomini attraverso una condotta intimamente rinnovata(…). Un tale giorno, pertanto, si manifesta come festa primordiale,nella quale ogni fedele, nell’ambiente in cui vive, può farsi annunzia-tore e custode del senso del tempo. Da questo giorno, in effetti, scatu-risce il senso cristiano dell’esistenza ed un nuovo modo di vivere iltempo, le relazioni, il lavoro, la vita e la morte»47. L’espressione deimartiri di Abitene, Senza la domenica non possiamo vivere, è stato il temadel Congresso Eucaristico Nazionale di Bari (2005) e richiama l’even-to pasquale che ogni domenica celebriamo. La pastorale mistagogicatende a concretizzare in modo unico la centralità della domenica.

4. Il presbitero, ministro del mistero

La prospettiva mistagogica della pastorale getta una luce anche sulministero ordinato perché aiuta a comprendere che il sacerdote èessenzialmente ministro del mistero, cioè un uomo che definisce il suoessere e la sua azione in relazione al mistero di Dio.A ben vedere, questa è la prospettiva indicata anche dal Rito di ordi-nazione. Consegnando il pane e il vino, il Vescovo si rivolge alnuovo ministro con parole che indicano la sua nuova dignità e ilcammino spirituale che egli deve perseguire nell’esercizio del suoministero: «Ricevi le offerte del popolo santo per il sacrificio euca-ristico. Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai.Conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore». Laliturgia sottolinea così che compito del sacerdote è uniformare lasua vita al mistero che celebra.È la stessa idea che san Paolo richiama nel brano della Prima Letteraai Corinti che ho voluto porre come titolo di questa conversazione. Ènota la centralità e l’importanza che la categoria di mysterion rivestenella teologia paolina. A più riprese, egli ritorna su questa idea, nelle

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48 Segnalo i testi più significativi: Rm 16,25-27; 1Cor 4 1-2; Ef 1,3-14; 3,1-12; 6,18-20; Col1,24-29; 2,1-3; 4,3-4; 1Tim 3,16.49 Cf G. BORNKAMM, Mysterion, in K. KITTEL - G. FRIEDERICH, Grande Lessico del Nuovo Testamento,vol. VII, Brescia 1971, coll. 645-716. «La fede cristiana ha solo un oggetto, il mistero di Cristomorto e risorto. Ma questo unico mistero sussiste in differenti modi: è prefiguratonell’Antico Testamento, è storicamente compiuto nella vita terrena di Cristo, è contenuto inmistero nei sacramenti, è misticamente vissuto nelle anime, è socialmente compiuto nellaChiesa, è consumato escatologicamente nel regno dei cieli» (J. DANIÉLOU, Le symbolisme des ritesbaptismaux, “Dieu vivant”, 1, 1945, 17). Per V. Warnach il termine mysterion nel NuovoTestamento indica i seguenti significati: disegno divino sul mondo e sulla salvezza; misterodella creazione; opera salvifica di Cristo o mistero di Cristo in senso stretto; mistero dellaChiesa; mistero del culto nella Parola e nel sacramento; realtà salvifica dei fedeli; consuma-zione escatologica; mistero del male come antagonista del mistero divino; cf V. WARNACH, IlMistero di Cristo. Una sintesi alla luce della teologia dei misteri, Edizione Paoline, Roma 1983.50 R PENNA, Il “Mysterion” paolino. Traiettoria e costituzione, Paideia, Brescia 1978, p. 89.51 Per queste considerazioni ho tenuto presente lo studio di G. BARBAGLIO, La prima Letteraai Corinzi, EDB, Bologna 1995, in particolare pp. 213-215.

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sue Lettere48. Richiamandone i tratti essenziali si può dire che, conquesto termine, Paolo intende il grande disegno del Padre che consi-ste nell’adottare l’uomo come suo figlio, rendendolo partecipe dellasua stessa vita divina, e che ha il suo compimento e il suo culminenella morte e risurrezione di Cristo. Egli è il centro verso cui tutta lastoria anteriore converge, come prefigurazione e preparazione, e dacui tutta la storia posteriore deriva come dalla sua fonte49. RomanoPenna scrive che «mysterion è l’imperscrutabile beneplacito salvificodi Dio che, facendo perno sulla ineguagliabile statura personale diGesù Cristo crocifisso-risorto, si realizza linearmente nella storia enell’eskaton»50. Riprendendo l’espressione di una antifona dei vespri,potremmo dire che mistero indica “il disegno del Padre di fare diCristo il cuore del mondo”. In questa prospettiva, il compito delministro ordinato è di mettere la propria vita a servizio di questo pro-getto, facendosi servo di Cristo e dispensatore dei misteri di Dio. Paolo esprime con chiarezza questa convinzione nella PrimaLettera ai Corinti: «Così (hoútos) ci si consideri quali (hós) ministridi Cristo (hyperétas Chrístou) e amministratori dei misteri di Dio(oikonómous mysteríon theoú)» (1Cor 4,1). Vale la pena di fare unabreve analisi di questo testo paolino51.L’avverbio iniziale congiunge questa unità a quanto precede e, difatto, introdu ce una conseguenza pratica dello sviluppo teorico di1Cor 3,5-17. Il pensiero paolino si snoda nel modo seguente: Noi

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52 Il plurale ritorna in 13,2 e 14,2 (mystèria panta / mystèria) a indicare i contenuti dell’ispi-

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siamo servitori (diákonoi) del Signore e amministratori di Dio (theoúsýnergoi); dunque voi dunque considerateci per quello che siamo,ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio (hyperétasChrístou e oikonómous mysteríon theoú). Le due qualifiche di servitori e amministratori riguardano le perso-ne subalterne che prestano servizio al padrone, ma con alcune spe-cificità: diákonos è un salariato che riceve il salario pattuito (misthos:cf. 3,8); hyperétes è un subordinato, distinto dallo schiavo (doúlos)per la libertà personale che conserva, preso a servizio da un supe-riore o un preposto; oikónomos è l’amministratore che regge la casaper incarico del padrone e non riceve il salario, bensì la lode (v. 5).La varietà delle qualifiche sottolinea che l’accento cade sull’essen-ziale riferimento a un padrone. Ministro non è tanto chi compieun servizio, ma soprattutto colui che mantiene una relazione conchi gli ha conferito tale incarico. Più che l’aspetto funzionale, emergela dimensione relazionale. Nell’espressione paolina, questa sottoli-neatura è messa in evidenza dal duplice genitivo «di Cristo / deimisteri di Dio» (Christou / mysteríon theoú). Ministro è colui cheviene preso a servizio da Cristo e da Dio e da loro viene incaricatoper uno specifico compito. Staccare il ministero da tale costituti-vo rapporto di subordinazione vuol dire misconoscere l’identitàpropria del ministro. Per questo Paolo richiama i suoi interlocu-tori a cambiare giudizio, in termini positivi a farne una valutazio-ne “oggettiva” e coerente con la realtà delle cose. L’esortazionenon si riferisce solo al cambiamento circa l’idea del ministero, mainveste anche il modo di rapportarsi ad esso.In 1Cor 3, 5-6 non viene precisato il servizio da rendere, ma non c’èdubbio che si tratti della predicazione del vangelo (funzione indica-ta in termini propri in 3,5) e della costruzione della comunità (chefigurativamente viene rappresentata con l’immagine di piantare eirrigare il campo di Dio in 3,6ss). In 1Cor 4,1, invece, viene chiara-mente indicato che il servizio è riferito ai misteri di Dio52.

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Le due autoqualifiche concordano nella sostanza; e in senso kerig-matico indicano che i ministri sono servitori di Dio in quanto por-tano alla conoscenza di fede, alla sapienza misteriosa di Dio incar-nata in Cristo crocifisso. I due rispettivi referenti, cristologico e teo-logico, costituiscono una stretta unità funzionale. Cristo e Dio lihanno scelti come propri servitori per la stessa impresa salvifica: farconoscere la grandezza nascosta del mistero (mystérion / mystéria)dell’amore di Dio per l’uomo.In tal senso, Paolo sottolinea il motivo della fedeltà del servitore(v. 2 pistos tis eurethé). Ciò che Dio esige dall’amministratore èappunto che sia fedele al compito avuto. Non per nulla nelle para-bole evangeliche «fedele» (pistos) è aggettivo qualificativo di «ser-vo» (doúlos) (Mt 24,46; cf 25,21) o, come qui, di «amministratore»,oikónomos (Lc 12,42).Raccogliendo queste osservazioni possiamo dire che il ministeroordinato per Paolo si presenta con alcune precise connotazioni.Innanzitutto, egli è consapevole dell’inscindibile legame con Cristorisorto. Paolo è fermamente convinto che è Cristo glorificato adagire e ad essere attivamente presente nella sua persona e nella suaazione ministeriale. La forza del suo ministero risiede unicamentenell’azione di Cristo. È lui a infondergli l’energia necessaria persvolgere il ministero della predicazione e dell’insegnamento me-diante il quale egli spera di presentare uomini e donne maturi inCristo (cf Col 1, 28-29).La seconda connotazione riguarda l’indissolubile legame tra la vitadel ministro e l’esercizio del ministero. Paolo è profondamente con-vinto che il ministero coincide con la sua vita e la sua vita è intimamentelegata al suo ministero. Non vi è, dunque, nessuna separazione tra vitapersonale e ministero pastorale. Vivere secondo il Vangelo e predi-care il vangelo fanno un tutt’uno. In questa senso, l’esercizio delsuo ministero non è un’attività professionale liberamente scelta,ma un incarico che è stato affidato da Dio da compiere come testi-monianza di fede in lui (cfr 1Cor 9,16-17).La terza convinzione si riferisce alla dimensione liturgica del mini-stero della predicazione. Nella Lettera ai Romani, Paolo scrive: «Per

razione carismatica. Invece il singolare è attestato in Rm 11,25 e 1Cor 15,51 dove si riferi-sce a uno specifico mistero: la salvezza d’Israele.

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53 GIOVANNI PAOLO II, Pastores dabo vobis, 12.54 Ibidem, 74.

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essere ministro (leitourgòn) di Cristo Gesù tra i pagani, adempiendoil sacro ministero (ierourgoùnta) di annunciare il vangelo, affinchél’offerta sacrificale (prosphorà) rappresentata dai pagani divengaaccetta, santificata dallo Spirito Santo» (Rm 15, 16). Il linguaggiocon il quale viene indicata la predicazione del vangelo attinge alleformule e ai termini tecnici del linguaggio sacrificale. Si evidenziacosì un altro aspetto del ministero: l’inscindibile unità tra l’annunciodella parola, la celebrazione del sacrificio e l’offerta della vita.

5. La testimonianza esemplare dei maestri spiritualie del Santo Curato d’Ars

Queste caratteristiche del ministero ordinato presenti nelle Letteredi Paolo sono richiamate anche nei documenti conciliari e post-conciliari. Valga per tutti un luminosissimo passo di Pastores dabovobis nel quale, dopo aver sottolineato la «connotazione essenzial-mente relazionale dell’identità del presbitero»53, ossia il suo riferi-mento al mistero cristologico e trinitario, si sottolinea che «il pre-sbiterio nella sua verità piena è un mysterium: infatti è una realtàsoprannaturale perché si radica nel sacramento dell’Ordine. Questoè la sua fonte, la sua origine (…). Questa origine sacramentale siriflette e si prolunga nell’ambito dell’esercizio del ministero presbi-terale: dal mysterium al ministerium»54.In questa linea, pur se con una diversità di accenti e di espressioni,si muove anche la spiritualità sacerdotale nei grandi movimenti diriforma. Si pensi, ad esempio, agli autori e maestri spirituali dellaFrancia della prima metà del ‘600 come Bérulle, Olier, Condren,Bourdoise, san Francersco di Sales, san Vincenzo de’ Paoli, sanGiovanni Eudes. Per loro il sacerdote ha un’esistenza “ricevuta”. Lasua vita è quasi il prolungamento dell’incarnazione e della funzio-

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ne mediatrice di Cristo. La spiritualità sacerdotale è vista in rela-zione al Verbo e, attraverso di lui, al mistero della Trinità. ComeCristo, il sacerdote è il “religioso del Padre”. Egli, pertanto, aderen-do e conformandosi a Cristo, “onora” il Padre, principio della mis-sione, “onora” il Figlio nella sua kenosi, “onora” lo Spirito Santo,dato che il culmine dell’azione pastorale è la realizzazione dell’uo-mo spirituale.Solo a mo’ di esempio, richiamo un testo di san Giovanni Eudes, trat-to dal suo Mémorial de la vie ecclésiastique (1681), nel quale egli delineala dignità e la santità del sacerdote in prospettiva cristologica e trini-taria: «Voi – egli scrive – siete gli occhi, la bocca, la lingua e il cuoredella Chiesa di Gesù: o, meglio ancora, voi siete gli occhi, la bocca, lalingua e il cuore di Gesù stesso. Voi siete gli occhi; attraverso di voi,infatti, il buon pastore veglia continuamente sul suo gregge; tramitevoi lo illumina e lo guida (…). Voi siete la sua bocca e la sua lingua: tra-mite voi, infatti, egli parla agli uomini e continua ad annunciare lorola stessa parola e lo stesso Vangelo che ha predicato loro personal-mente, quando viveva sulla terra. Voi siete il suo cuore: tramite voi,infatti, egli dona la vera vita, la vita della grazia sulla terra e la vita digloria in cielo, a tutti i veri membri del suo corpo. Quale meraviglia!Quanti favori! Quanta grandezza nella dignità sacerdotale.«Ma non è tutto. Vi considero e vi rispetto come gli associati alPadre, al Figlio e allo Spirito Santo, e nel modo più eccelso e piùmirabile che si possa dire. Ascolto il grande apostolo che annunciaa tutti i cristiani che sono chiamati da Dio alla società con suoFiglio e dice loro: Vocati estis in societatem Filii eius Jesu Christi (1Cor 1,9); ma io posso giustamente dire di voi: Vocati estis in societatem Patris,et Filii et Spiritus Sancti». «L’eterno Padre, infatti, vi associa alla sua opera più eccelsa, che è lagenerazione ineffabile di suo Figlio, che ha fatto nascere da tuttal’eternità nel suo seno paterno; e alla sua qualità più eccellente, cheè la sua divina paternità, rendendovi in un certo meravigliosomodo, padri di quello stesso Figlio, poiché vi ha dato il potere diformarlo e farlo nascere nella anime cristiane, e vi ha scelti per esse-re padri delle sue membra che sono i fedeli, e svolgere nei loro con-fronti un autentico ruolo di padri. Recate, quindi, in voi un’imma-gine viva della divina paternità del Padre celeste: O sacerdos, esclamasant’Agostino, Dei vicarie et pater Christi!».

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55 Il testo è tratto da L. MEZZADRI, A lode della gloria. Il sacerdozio nell’école française XVII-XXsecolo, Jaca Book, Milano 1989, pp. 113-114.

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«Il Figlio di Dio vi associa a sé nelle perfezioni più nobili e nelle sueazioni più divine; vi rende, infatti, partecipi della sua qualità dimediatore tra Dio e gli uomini, della sua dignità di giudice sovranodell’universo, del suo nome e del suo ufficio di Salvatore del mondoe di molte altre eccelse prerogative di cui è ornato; egli vi dà il poteredi offrire insieme a lui al Padre suo lo stesso sacrificio che egli haofferto sulla croce, e che tutti i giorni offre sui nostri altari; ed è que-sta l’azione più grande e più santa che abbia mai fatto e che mai farà».«Anche lo Spirito Santo vi associa a sé in ciò che ha operato e in ciòche opera tutti i giorni di più grande e di più mirabile (…). Oltre auna meravigliosa alleanza con le tre eterne Persone, voi siete gliassociati alla santissima Trinità; siete i coadiutori e i cooperatoridell’Onnipotente nelle sue grandi opere: Dei adiutores (1Cor 3, 9);cooperatores veritatis»55.In questo Anno sacerdotale siamo stati invitati dal santo Padre adattingere a questa ricca tradizione spirituale. In particolare, dob-biamo riferirci alla testimonianza esemplare del Santo Curatod’Ars. Il suo insegnamento, la sua dedizione pastorale, la sua con-sapevolezza della grandezza del dono del sacerdozio offrono a cia-scuno di noi un significativo punto di riferimento, di confronto edi rinnovamento per l’esercizio del nostro ministero pastorale.Due sono gli aspetti della testimonianza del Santo Curato d’Ars chevoglio evidenziare anche perché mi sembrano in sintonia con laprospettiva mistagogica richiamata in questa relazione: la totaleidentificazione della vita con il ministero e la consapevolezza che lagrandezza del mistero è capace di risolvere positivamente le inevi-tabili miserie connesse con la nostra debolezza umana.

5.1. Identità e missione del ministro ordinatoQuanto al primo aspetto, Benedetto XVI nella Lettera di indizionedell’Anno sacerdotale ha rilevato che ciò che dobbiamo apprendere

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56 BENEDETTO XVI, Lettera per l’indizione dell’anno sacerdotale in occasione del 150° anniversariodel “dies natalis” di Giovanni Maria Vianney (16 giugno 2009).

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dal metodo pastorale di san Giovanni Maria Vianney è «la sua tota-le identificazione col proprio ministero. In Gesù, persona e missio-ne tendono a coincidere: tutta la sua azione salvifica era ed è espres-sione del suo “Io filiale” che, da tutta l’eternità, sta davanti al Padrein atteggiamento di amorosa sottomissione alla sua volontà. Conumile ma vera analogia, anche il sacerdote deve anelare a questaidentificazione. Non si tratta certo di dimenticare che l’efficaciasostanziale del ministero resta indipendente dalla santità del mini-stro; ma non si può neppure trascurare la straordinaria fruttuositàgenerata dall’incontro tra la santità oggettiva del ministero e quel-la soggettiva del ministro»56.Il santo Curato d’Ars aveva la viva coscienza di essere possedutodall’amore di Cristo. Per lui l’espressione paolina «l’amore di Cristoci possiede» (2Cor 5,15) è stata un punto di riferimento costante percomprendere il suo sacerdozio. A questo programma di immedesi-mazione e di totale conformazione a Cristo, egli si è costantementeattenuto in tutta al sua vita. Per lui, il rapporto con Cristo e l’eser-cizio del ministero sacerdotale formavano un’unica realtà.Va però rilevato che questa identificazione non aveva solo un valo-re strumentale, ma indicava una relazione costituiva di tutto l’esse-re e di tutto l’agire. Troppo spesso, oggi, parlando del ministero, siaccentua la concezione strumentale del ministero ordinato, la suadestinazione al bene degli altri. Questa verità non deve far dimenti-care che il ministero – che è senza dubbio per gli altri – si radica nelmistero stesso di Cristo, realtà trascendente e misteriosa che deveattraversare tutta la vita del presbitero, radicarsi dentro le fibre piùintime della sua persona e cambiare totalmente lo stile della suaazione ministeriale. «In verità, – afferma Benedetto XVI in unarecente catechesi sul Curato d’Ars – proprio considerando il bino-mio “identità-missione”, ciascun sacerdote può meglio avvertire lanecessità di quella progressiva immedesimazione con Cristo che gligarantisce la fedeltà e la fecondità della testimonianza evangelica.Lo stesso titolo dell’Anno sacerdotale - Fedeltà di Cristo, fedeltà delsacerdote - evidenzia che il dono della grazia divina precede ogni pos-

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57 BENEDETTO XVI, Udienza 1 luglio 2009.

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sibile umana risposta e realizzazione pastorale, e così, nella vita delsacerdote, annuncio missionario e culto non sono mai separabili,come non vanno mai separati identità ontologico-sacramentale emissione evangelizzatrice. «Del resto – continua il Pontefice – il fine della missione di ognipresbitero, potremmo dire, è “cultuale”: perché tutti gli uominipossano offrirsi a Dio come ostia viva, santa e a lui gradita (cfr Rm12,1), che nella creazione stessa, negli uomini diventa culto, lodedel Creatore, ricevendone quella carità che sono chiamati a dispen-sare abbondantemente gli uni agli altri. Lo avvertivano chiaramen-te negli inizi del cristianesimo. San Giovanni Crisostomo diceva, adesempio, che il sacramento dell’altare e il “sacramento del fratello”o, come dice, “sacramento del povero” costituiscono due aspettidello stesso mistero. L’amore per il prossimo, l’attenzione alla giu-stizia e ai poveri non sono soltanto temi di una morale sociale,quanto piuttosto espressione di una concezione sacramentale dellamoralità cristiana, perché, attraverso il ministero dei presbiteri, sicompie il sacrificio spirituale di tutti i fedeli, in unione con quellodi Cristo, unico Mediatore: sacrificio che i presbiteri offrono inmodo incruento e sacramentale in attesa della nuova venuta delSignore. Questa è la principale dimensione, essenzialmente missio-naria e dinamica, dell’identità e del ministero sacerdotale: attraver-so l’annuncio del Vangelo essi generano la fede in coloro che anco-ra non credono, perché possano unire al sacrificio di Cristo il lorosacrificio, che si traduce in amore per Dio e per il prossimo (…).Quando non si tiene conto del “dittico” consacrazione-missione,diventa veramente difficile comprendere l’identità del presbitero edel suo ministero nella Chiesa»57.

5.2. Miseria e grandezza del ministro ordinatoIl secondo insegnamento che dovremmo raccogliere dall’esperienzasacerdotale del santo Curato d’Ars è la consapevolezza della miseria

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del ministro e, insieme, la convinzione della grandezza del dono cheegli ha ricevuto.“Povero prete”, egli soleva definire la sua persona. E non per unfalso sentimento di umiltà, ma per la consapevolezza della povertàe della inadeguatezza dei suoi mezzi umani a un compito così gran-de ed eccelso. Conosciamo tutti le difficoltà che egli ha incontratonel suo cammino verso il sacerdozio, soprattutto in campo cultu-rale. Il suo itinerario vocazionale è stato costellato di umiliazioni, disconfitte clamorose, di esami falliti, di recriminazione di ogni gene-re. Questo difficile cammino formativo ha contribuito a far matu-rare in lui la consapevolezza di non meritare il sacerdozio e la con-vinzione che solo la fedeltà e la grazia di Dio possono colmare lelacune della persona umana.La consapevolezza di questa sproporzione tra dono e compito è unaspetto che dovremmo attentamente considerare. Sempre più spes-so, oggi, si parla e si fanno indagini sul “burnout del clero diocesa-no”. Quella realizzata dalla Facoltà Teologica del Triveneto cosìconclude la sua analisi: «Le crisi in genere, e questa in particolare,hanno una valenza spirituale (…). Se la vocazione è una crisi che haportato il futuro presbitero a un radicale riassetto e riorientamne-to della vita, la crisi che interviene nel corso della vita, e sovente pro-prio a la metà della vita, è anche occasione di rinnovamento dellavocazione e del ministero»58.Questo rinnovamento, però, sarà possibile se il ministero sarà per-cepito come un mistero di grazia e di novità di vita. Commentandol’esperienza sacerdotale del santo Curato d’Ars, il cardinale Bal-lestrero ha scritto alcune preziose osservazioni che vorrei offrirealla vostra attenzione a conclusione di questo mio intervento:«Pensiamo per un momento – egli afferma – a certe difficoltà checircolano con tanta frequenza: il sacerdote che si trova ripetitivo,annoiato, che si trova stanco di fare sempre le stesse cose, di staresempre in mezzo alle stesse difficoltà. È evidente che questo derivada una visione del sacerdozio molto angusta, molto superficiale edepidermica. Tutta la misteriosa fecondità del sacerdozio come donodivino, non dovrebbe permetterci di conoscere queste difficoltà erimanerne prigionieri.

58 G. RONZONI (a cura di), Ardere, non bruciarsi, Messaggero, Padova 2008, p. 132.

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«Ripetitivi? Possiamo ripetere dei gesti esteriori, ma il mistero nonsi ripete. Siamo annoiati delle solite cose? Ma se si approfondisce,se si diventa capaci di vedere dentro con la luminosità dell’umiltà,ci accorgeremo che è un universo sconfinato quello nel qualeentriamo, nel quale viviamo ed operiamo e che si identifica coin-volgendoci fino in fondo, fino a quella configurazione piena aCristo Signore, del cui sacerdozio viviamo e al cui ministero siamodedicati e consacrati.«E a me pare che questo continuo confronto o, se volete, questacontinua tensione tra la povertà e il mistero, tra la pochezza e lapotenza, tra l’infermità e lo splendore dovrebbe diventare qualcosadi identificante.«Tutti noi abbiamo certo conosciuto giorni di ebbrezza spirituale.Che meraviglia essere prete, che incanto, che stupore, che esultanzainteriore, che gioia, vorrei quasi dire che estasi, che rapimento!Dovrebbe essere sempre così e l’appiattimento del nostro sacerdo-zio deriva proprio da questo mancato, continuo confronto tra ciòche siamo come povere creature e ciò che sia mo come sacerdoti delSignore.«La nostra miseria è necessaria al sacerdozio come il sacerdozio ènecessario alla nostra miseria perché così il Signore sempre rimaneglorioso e noi ne diventiamo la testimonianza, ne diventiamo, percosì dire, il sacramento. Nella vita del santo Curato d’Ars a questoproposito c’è da fare anche un’altra osservazione. Questa continuaambivalenza dell’immensità del mistero e della povertà della crea-tura non laceravano l’unità del suo sacerdozio, ma la fecondavano,la nutrivano e quest’uomo (il curato d’Ars) non era mai l’uomo fru-strato, stanco, deluso e se i suoi drammi interiori conoscevanomomenti di parossismo fino a diventare tentazione di fuga, dentrodi lui la contemplazione della sua identità di prete era sempre altae da quell’altezza derivava quello sgomento che più di una volta loha sorpreso e fatto vacillare.«Noi vacilliamo per motivi assai diversi, probabilmente moltomeno nobili, molto meno interiori e anche questo deve servire afarci riflettere. Leggendo la vita di questo prete, che non è un prete

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59 A. BALLESTRERO, Il cuore del curato d’Ars. Linee di spiritualità sacerdotale, Elledici, Leumann(To) 2009, pp. 15-16.

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complessato, sia chiaro, che è un prete monolitico, che non ha maimesso in discussione il dono di Dio, noi siamo costretti a ricono-scere che la sua identità di prete l’ha sentita con una chiaroveggen-za globale così grande da essere più il frutto di sapienza mistica chenon di umana capacità di capire.«Troppe volte noi ci preoccupiamo di capire, ci pare di avere il dirit-to di capire tutto, ci pare di dover capire perché se non si capisce chemerito c’è, se non si capisce che possibilità c’è di andare avanti? Senon si capisce che discernimento si può praticare?«Il Curato d’Ars conosceva bene un gesto: quello di gettarsi a terradavanti al tabernacolo proprio per assaporare il mistero di noncapire, ma nello stesso tempo la gioia di credere e di essere fedele.Su questa dimensione profondamente mistica dell’intelligenza del-l’essere prete noi avremo forse bisogno di ritornare (…) perché que-sto è il secolo della razionalità: bisogna capire e finché non abbia-mo capito ci mettiamo in lista di attesa. Sono convinto che questodiscorso è veramente previo e fondamentale. Cerchiamo di farlooggetto della nostra preghiera, di macinarlo dentro di noi perchél’umiltà della creatura e lo splendore del Signore non appaianorealtà che si mettono in tensione, ma realtà che si integrano in unmistero mirabile di incarnazione, la cui fecondità è il nostro sacer-dozio, è il nostro essere preti»59.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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ASSEMBLEA DIOCESANA

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

La domenica nel cammino di iniziazionecristiana dei fanciulli e dei ragazzi.

L’impegno dei genitori e dei catechisti(Bari, 14 settembre 2009)

1. Per cominciare

Vi risuona certamente ancora negli orecchi l’eco del “Sine dominiconon possumus”, slogan che ha condensato tutta la fase preparatoriadel Congresso eucaristico nazionale e che ha polarizzato l’attenzio-ne dell’intera celebrazione congressuale nei suoi vari ambiti temati-ci. La forza irradiante e vitalmente dinamica che dal Sine dominico sisprigiona non si sarà esaurita se questa sera siamo ancora a parlar-ne. E non può essere diversamente perché il Dominicum è il DNA delcristiano e della comunità credente. Perciò, la sollecitudine del vostro pastore, S.E. Mons. FrancescoCacucci e mio carissimo fraterno amico, ci induce quasi a tornareindietro per poter andare avanti nella riscoperta dell’iniziazione cri-stiana, ricollocando la “Domenica nel cammino di iniziazione cristianadei fanciulli e dei ragazzi”, chiamando in causa però l’impegno deigenitori e dei catechisti, pienamente consapevoli che senza la dome-nica, l’identità cristiana rischia di morire per mancanza di alimen-tazione. Ecco perché «bisogna ritrovare il coraggio di affermare di fronte almondo questa verità elementare, e cioè che chi non è ancora entra-to nella logica del sine dominico non possumus vivere, non ha ancora

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accolto e forse neppure ancora compreso il vangelo»1. D’altronde, èla celebrazione dell’eucaristia vissuta nel giorno del Signore chemanifesta l’identità e la missione della Chiesa e del singolo cristia-no, considerando che l’essere stati battezzati e cresimati è avvenutoin vista di poter prendere parte all’assemblea eucaristica. A ricordarcelo è il CCC, 1119: “mediante il battesimo e la confer-mazione il popolo sacerdotale è reso idoneo a celebrare la liturgia”.E lo stesso CCC incalza: “coloro che sono stati elevati alla dignitàdel sacramento regale per mezzo del battesimo e sono stati confor-mati più profondamente a Cristo mediante la confermazione,attraverso l’eucaristia partecipano con tutta la comunità allo stessosacrificio del Signore” (CCC, 1322). Potrà sembrare paradossale, ma è così sotto il profilo teologico.Anzi, una corretta catechesi battesimale e crismale, per essere fede-le al suo statuto, deve poter partire dall’eucaristia che è il verticedell’iniziazione cristiana, essendosi ingenerato nella vita dell’uomonuovo una reciprocità tra la domenica e l’eucaristia, fino a deter-minarsi una vera pericoresi dove l’eucaristia trova il suo momentoappropriato e primordiale nella domenica e la domenica trae il suosignificato dall’eucaristia.Sono a voi già noti gli Acta martyrum in cui troviamo un’impressio-nante narrazione dell’interrogatorio subìto da Saturnino, Dativo ealtri (IX) nella colonia di Abitene, durante la persecuzione diDiocleziano (304) che li condusse al martirio. In essi infatti apparecosì forte e inscindibile il nesso tra eucaristia e giorno domenicaleda diventare legge; legge così imprescindibile da essere seguitaanche a costo della vita.Quale vera epifania della vocazione cristiana, è essenziale la presen-za di tutti, perché è proprio dell’eucaristia dominicale manifestarein modo pieno l’unità e la fraternità dei cristiani; tant’è che non siè cristiani senza il dominicum. A confermarcelo è il martire Felice:“Quasi che si possa essere cristiani senza il dominicum! O celebrareil dominicum senza il cristiano” (Ibid. XII). Questa è una testimo-nianza per noi estremamente significativa, se si pensa che la sinassi

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1 V. SPICACCI, «Evangelizzazione, iniziazione cristiana, rinnovamento della pastorale», in LaCiviltà Cattolica, 2008, I, p. 375.

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domenicale dei cristiani avveniva prima dell’alba (cfr Giustino, IApologia, 67), essendo la domenica ancora giorno lavorativo!E se dovessero chiederci i nostri ragazzi: cos’è la domenica? Dovrem-mo rispondere loro: la santa convocazione del Signore, ovvero l’assem-blea eucaristica: dei tre sacramenti che fanno il cristiano, l’eucari-stia è il solo che si ripete di domenica in domenica al fine di ribadi-re e alimentare l’identità battesimale quale identità nativa del cri-stiano.

2. Crisi di fede e trasmissione della fede:risposta della Chiesa antica

L’attuale situazione della Chiesa è sempre più quella di una mino-ranza inserita in un contesto culturale non cristiano, in una sortadi dispersione che rende sempre più sfilacciato il tessuto comuni-tario e più forte la tentazione dell’assimilazione al mondo. Per cuila domenica, da giorno comunitario ed ecclesiale per eccellenza, èdiventato per molti «proprio il giorno della massima estraneità»2. Èurgente dunque ricomprendere la domenica e immettere nella cate-chesi l’insegnamento vitale ed esperienziale sul valore del diesDomini e della sua osservanza. Perché è su di esso che si gioca moltodel futuro della Chiesa e della fede. Nella relazione conclusiva del Convegno ecclesiale di Verona (16-20ottobre 2006), il card. Ruini richiamandosi ai punti più significati-vi emersi dal cammino pastorale compiuto nel decennio passato,sottolineava come «l’iniziazione cristiana si presenta oggi allenostre Chiese come una sfida cruciale e come un grande cantiereaperto, dove c’è bisogno di dedizione e passione formativa ed evan-gelizzatrice, di sincera fedeltà e al contempo del coraggio di affron-tare creativamente le difficoltà odierne»3.

ASSEMBLEA DIOCESANA

2 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Nota Pastorale Il giorno del Signore, 15 luglio 1984, n. 28. 3 C. RUINI, La missione della Chiesa, la vita della società. Intervento conclusivo, Verona 2006, n 4.

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4 Ibid. 5 La Tradition apostolique de saint Hippolyte (= TA). Essai de reconstitution par dom BernardBotte OSB, Aschendorff, Münster Westfalen 1963. Attualmente, diversi studiosi avanza-no seri dubbi circa l’autore, l’ambiente d’origine, la datazione e l’unità del testo.Nonostante ciò, ritengo che quanto ivi descritto rifletta la veridicità di una prassi e l’ar-caicità dei suoi testi.6 TA 21, p. 58: «Cum vero haec fuerint, festinet unusquisque operam bonam facere et pla-cere Deo et conversari recte, vacans ecclesiae, faciens quae didicit et proficies in pietate».

In tal senso, la rilevanza dei percorsi iniziatici veniva detta da Ruini“speciale” per i ragazzi, gli adolescenti e i giovani: «Sono proprio lenuove generazioni, del resto, le più esposte a un duplice rischio: cre-scere in un contesto sociale e culturale nel quale la tradizione cri-stiana sembra svanire e dissolversi - perfino in rapporto al suo cen-tro che è Gesù Cristo - rimanendo viva e rilevante soltanto all’inter-no degli ambienti ecclesiali, e pagare le conseguenze di un generaleimpoverimento dei fattori educativi nella nostra società»4.Una crisi di fede, quella evidenziata dal card. Ruini, ma che nondi-meno chiama in causa il grave compito pastorale della trasmissionedella fede alle nuove generazioni in una profonda rimotivazionedella fede stessa, con la creazione di spazi e luoghi dove essa sia vivi-bile e trasmissibile, dando preminenza all’iniziazione rispetto alconfezionamento dei sacramenti. La vivente tradizione della Chiesaantica ci può essere di grande ammaestramento; tradizione secon-do la quale la partecipazione all’eucaristia domenicale era subordi-nata a un lungo itinerario iniziatico. È la voce di Ippolito che quipiace far risuonare, voce racchiusa in quel compendio della vitaliturgica di Roma all’inizio del terzo secolo, La tradizione apostolica5:«Quando ciò sarà terminato, ciascuno si applicherà a compiereopere buone, a piacere a Dio e a comportarsi bene, ad essere zelan-te per la Chiesa, facendo ciò che ha appreso e progredendo nellapietà»6.Questo pronunciamento è collocato alla conclusione di un ordo,cioè di una celebrazione, presumibilmente compiuta nella vegliapasquale, nel corso della quale è stato conferito agli eletti adulti e aipiccoli il baptisma, nella unitarietà sacramentale del bagno, dell’un-zione crismale e nella partecipazione al banchetto della festa. Ma, dal momento in cui il candidato al catecumenato è stato pre-

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7 TA 15, p. 32. 8 TA 30, p. 42. 9 De Poenitentia, IV, 6.

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sentato alla comunità «ad audiendum verbum» e interrogato de vita,sono passati tre anni, durante i quali «si dominus non dat testimoniumquia bonus est, reiciatur»7. A conclusione di questo rigoroso itinerarioil catecumeno, prima di ricevere il battesimo, è sottoposto ancora aun ulteriore esame sulla sua condotta morale. E «solo se ha vissutoonestamente e ha onorato le vedove, visitato gli ammalati, compiu-to opere buone»8 potrà ricevere il battesimo; a dare questa testimo-nianza sarà ancora il padrino, che si fa garante davanti alla comu-nità del suo autentico processo di conversione.Mi chiederete: perché questa testimonianza della TA all’interno delnostro intervento? Il motivo è di carattere metodologico: l’inizia-zione nel suo statuto ha infatti un “prima”, un “culmine”, un“dopo”; in questa successione triennale di tempo la disciplina anti-ca ha inteso realizzare il facere christianum. Per cui all’adesione aCristo provocata dall’audiendum verbum doveva corrispondere unprogressivo cambiamento di vita.I catecumeni, infatti, venivano sollecitati ad allontanarsi dagli idoli,deporre i vizi, vincere le passioni, staccarsi dai peccati, portare frut-ti di opere buone; tant’è che Tertulliano rivolgendosi ai catecume-ni, poteva affermare: «Noi non siamo immersi nell’acqua per met-tere fine ai nostri peccati. Poiché vi abbiamo posto fine, siamo giàlavati moralmente»9.Questo serio cambiamento di vita doveva comportare, inoltre, losviluppo delle fondamentali dimensioni della vita cristiana e l’ac-quisizione di comportamenti evangelici: l’amore al prossimo, la di-sponibilità al perdono, una vita di preghiera, la sobrietà, il control-lo della lingua e dei sensi. Alla luce di questo rigoroso impianto il“prima” veniva a dare garanzia al “dopo” in vista della fedeltà nuzia-le agli impegni battesimali, mentre il rito del battesimo posto fram-mezzo veniva così a suggellare quel radicale processo di metanoiaespresso dall’iniziale richiesta del facere cathecumenum.

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10 Catechesi II, 16. 11P. CASPANI - P. SARTOR, Iniziazione cristiana. L’itinerario e i sacramenti, EDB, Bologna 2008, p. 14.

Una formazione al plurale e un apprendistato globale della vita cri-stiana: era questo l’itinerario iniziatico antico per gli adulti e per igenitori che presentavano i piccoli al fonte battesimale, mettendoin atto la dinamica della traditio, receptio, redditio. In questo processoformativo, la catechesi occupava un ruolo centrale in quanto, radi-cata nella sacra scrittura, offriva una visione essenziale e organicadel messaggio cristiano non disgiunta dalla esposizione della mora-le e dall’approfondimento della fede attraverso la spiegazione delsimbolo e del Padre nostro. Piace, infine, tra le rilevanti figure poste dalla Chiesa antica a servi-zio della maturazione di fede dei catecumeni (catechisti, diaconi,presbiteri, vescovo), evidenziare il decisivo ruolo del padrino, oggicompletamente vanificato; ruolo esercitato attraverso una costantecondotta individuale con il compito specifico di accompagnare spi-ritualmente il catecumeno prima, il nuovo credente dopo, illumi-nandolo e consigliandolo, correggerlo, sostenerlo amorevolmente.Per questo, Giovanni Crisostomo non esita a chiamarlo con il nomedi “padre spirituale”10.Questa rapida ma necessaria immersione nella prassi iniziaticaantica altro scopo non ha avuto se non quello di farci prenderecoscienza di una esperienza che non esiterei a chiamare integrata peri suoi apporti reciproci che vi sussistono; esperienza che, pur pro-venendo assai da lontano, ritengo sia di estrema attualità se consi-deriamo che le connotazioni sociologiche di ieri, segnate dalla per-secuzione e dal paganesimo, sostanzialmente sono anche le nostre,caratterizzate da un neo-paganesimo e da un altrettanto relativi-smo etico dolcemente assorbito dall’etsi Deus non daretur.Per cui, se la Chiesa antica, mossa dallo Spirito e in vista del facerechristianum ha esigito un cammino di preparazione al baptismaimpostato in maniera alquanto esigente, ritengo che lo spirito cheha animato la sua prassi pastorale debba essere il medesimo, oggi,stagione in cui l’azione ecclesiale è delineata come «un momentofluido di transizione»11. A tal riguardo, l’attività pastorale misurauno scarto di notevoli proposizioni per il quale sembra di dover

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riconoscere la sterilità dell’iniziazione cristiana, come se essa nongenerasse la fede.

3. Motivi dell’abbandono

È sotto gli occhi di tutti l’esperienza drammatica dell’abbandonodella pratica cristiana e del distacco dalla Chiesa da parte dei ragaz-zi che hanno concluso l’iniziazione. Sono essi che, ricevuta la cresi-ma - quando la ricevono! - disertano il cammino di catechesi e lapartecipazione alla messa domenicale; le vacanze estive e, prima diesse, quelle natalizie e pasquali, coincidono poi con l’interruzionedella frequenza alla celebrazione domenicale; e talvolta, cosa checapita di frequente, i ragazzi che frequentano il catechismo duran-te la settimana, non partecipano alla messa domenicale. Nel tentativo di individuare i motivi dell’abbandono, si assiste spes-so a un penoso rimpallo delle responsabilità: gli operatori pastora-li danno la colpa ai genitori, ritenuti poco interessati alla dimen-sione religiosa dei figli; i genitori, a loro volta, “presentano il conto”a preti e catechisti, giudicati incapaci di coinvolgere i ragazzi. Le inchieste che hanno cercato di mettersi in effettivo ascolto deiragazzi rivelano però che l’elemento decisivo per spiegare l’abban-dono è da cercare altrove. Per i ragazzi di questa età, crescere signi-fica abbandonare progressivamente talune pratiche, collegate conl’età infantile: sicché il loro abbandono è giudicato ovvia conse-guenza del fatto di ritrovarsi ormai in una fase di superamento ditale età. D’altronde va anche detto che i ragazzi hanno l’impressio-ne di aver già appreso quello che dovevano, per cui ogni propostaulteriore sembra una noiosa ripetizione. E allora, proprio perché all’interno di questa fenomenologia c’è unintreccio di motivazioni, tale da provocare la crisi della forma ordi-naria di iniziazione cristiana - tra l’altro di natura anche socio-cul-turale - sarà bene evitare di rimproverare o colpevolizzare solamen-te uno degli attori in gioco: i genitori, oppure i catechisti, oppure iragazzi di oggi, oppure la comunità latitante. Nel contempo, però,

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12 Cfr. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, 59. 13 F. LAMBIASI, «Introduzione», in UCN-SERVIZIO NAZIONALE PER IL CATECUMENATO (ed.),L’iniziazione cristiana. Documenti e orientamenti della Cei, Elle Di Ci-Leumann, Torino2004, p. 6.14 P. CASPANI - P. SARTOR, Iniziazione cristiana, cit., p. 22.15 Ivi, p. 20.

è d’obbligo avviare la nostra “conversione pastorale”, sollecitati daicambiamenti in atto nella società e di fronte alla fede12.Dovendo stare nel tema, ci chiediamo ancora: se la domenica costi-tuisce di per sé una grande risorsa da dover essere vissuta dai nostriragazzi, come dobbiamo valorizzarla? E qui siamo al nodo dellaproblematica iniziatico-pastorale dei ragazzi. Una volta si diceva:“partiamo dai ragazzi, e raggiungeremo gli adulti”. Questo vecchioassioma pastorale ha mostrato invece de facto, tutta la sua fragilità.Urge allora, «spostare il baricentro»13 della nostra azione pastoraleche dovrà puntare necessariamente sugli adulti, ripartendo dallafamiglia, per arrivare conseguentemente ai ragazzi. Infatti, tra lecarenze della catechesi attuale, gli specialisti14 sottolineano l’inca-pacità di intercettare in maniera adeguata la famiglia, superando lariduttiva configurazione della catechesi come preparazione ai sacra-menti.D’altronde, c’è da prendere coscienza di un dato che sembra essereincontrovertibile, secondo il quale ancor oggi, «di fatto si continuaa registrare una sproporzione vistosa nelle nostre comunità: il 90%dei nostri 300 mila catechisti si dedica alla catechesi per i bambinie i fanciulli e solo il restante 10% ai ragazzi, giovani, adulti»15. Lasapienza pastorale, in tal senso, esige coraggio operativo da partedelle comunità parrocchiali nell’inventare iniziative ed esperienzeinedite pur nel rispetto della realtà e della tradizione. Sì, soprattut-to della tradizione, quella vera, che è sempre portatrice di valoriperenni.

4. Partire dalla casa e dalla famiglia

Chi deve iniziare alla domenica i fanciulli e i ragazzi e dove deve avvenirequesta iniziazione? Di certo, devono essere i genitori, a partire dalla

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16 A. GRILLO, «Ritualità familiare e rito cristiano: nuovi orizzonti di comprensione della vitacristiana», in D. FALCO e S. NICOLLI (edd.), Famiglia e Liturgia, Cantagalli, Siena, 2009, p. 13.

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casa e della famiglia. La trasmissione della fede, come ogni atto effi-cacemente educativo, è un fatto prevalentemente esperienziale: siimpara, per imitazione, facendo! È questa la legge di ogni processoeducativo in bene e, ahimè, anche in male. «Se può esservi famiglia,se vi è ‘ancora’ famiglia, è perché un rapporto prima di coppia e poidi generazione diviene rapporto che inizia, che forma, che educa»16.La casa, che nella prassi evangelizzatrice di Cristo riveste sotto ilprofilo esperienziale un ruolo determinante e di grande rilievopedagogico nella storia di Israele e della Chiesa antica, viene consi-derata la struttura base del cristiano primitivo. Nel processo di tra-smissione della fede, l’iniziazione interpella la responsabilità origi-naria della famiglia in quanto comunità di relazioni affettive eluogo permanente di educazione reciproca. Occorre perciò fare un passo indietro, cioè un passo che precede lastessa partecipazione dei nostri ragazzi alla messa domenicale,soprattutto se consideriamo che la tipologia di presenza familiareall’eucaristia è variegata: a volte si concretizza in una presenzadimezzata perché vi partecipa un solo genitore con i suoi figli o soloi genitori senza i figli o solo i figli che vengono condotti dal geni-tore fin davanti alla chiesa e poi ripresi quando è terminata la cele-brazione. Perciò, è inutile pensare di educare i figli alla fede senzache i genitori non vengano aiutati a crescere insieme con loro. Nell’orizzonte dell’esperienza anticotestamentaria e nell’esperienzadi Cristo a Nazaret, la casa, la famiglia è considerata luogo di culto,un vero spazio “liturgico” il cui centro focale è costituito dallamensa apparecchiata, dove i genitori esercitano la loro ministeriali-tà attraverso l’amore coniugale consacrato dal Signore, che li abili-ta alla benedizione quotidiana del pasto, alla celebrazione dellefeste - in particolare a quella della Pasqua - e alle tappe religiosedella vita. La casa, con la sua liturgia familiare, non solo sarà più importante

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17Cfr. E. L. BARTOLINI, «Famiglia e liturgia nella tradizione ebraica», in D. FALCO e S. NICOLLI

(edd.), Famiglia e Liturgia, cit., pp. 68-72. 18 Atti del martirio di Giustino, 4,6-7.

della sinagoga, ma precede anche quella del tempio. In questo spa-zio “liturgico” il racconto e la celebrazione sono i due canali tradi-zionali per la trasmissione della memoria: «Ciò che abbiamo udito e conosciutoe i nostri padri ci hanno raccontatonon lo hanno tenuto nascosto ai loro figlidiremo alla generazione futurale lodi del Signore...» (Sal 78,3-4).E se in questa dimensione domestica della liturgia la madre è laprima ad essere chiamata in causa dall’altra, la tradizione ebraicasottolinea con forza che alla sua testimonianza deve associarsi quel-la del padre, in quanto entrambi sono responsabili della educazio-ne religiosa dei figli anche se in maniera diversa e complementare. Sicché, testimoniare la fede attraverso la memoria, a partire dallaconvivialità della mensa quotidiana e festiva, è un dovere fonda-mentale degli adulti nei confronti dei giovani e, in particolare, è undovere dei genitori all’interno della famiglia:«Una generazione narra all’altra le tue opereannunzia le tue meraviglie […]e raccontano i tuoi prodigi» (Sal 145,4-5)17.È davvero consolante apprendere come i migliori frutti di una edu-cazione cristiana in famiglia esercitata dall’ebraismo siano stati cer-tamente i martiri. Al prefetto Rustico che lo interroga su chi l’abbiaistruito nella religione cristiana, Peone risponde: «Dai genitoriabbiamo ricevuto questa nobile fede», così pure Evelpisto aggiunge:«Ascoltavo volentieri i discorsi di Giustino, ma è stato dai mieigenitori che ho appreso ad essere cristiano»18. Giustino era unebreo convertito al cristianesimo!La famiglia, prima cellula della società e della Chiesa, partecipandounita all’eucaristia, educa alla fede e lascia un esempio ai figli checresceranno. Il fanciullo Ilarione, figlio di Saturnino, avendo parte-cipato al dominicum nella Chiesa domestica, interrogato dal pro-console, risponde: «Sono cristiano, e di mia spontanea volontà ho

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19 Atti dei Martiri di Abitene, 17. 20 Cfr. F. MAGNANI, «La preghiera familiare: luogo dove si celebra la vita», in D. FALCO e S.NICOLLI (edd.), Famiglia e Liturgia, cit., p. 183.

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partecipato all’assemblea con mio padre e con i miei fratelli»19. Equi non sarà superfluo ricordare che il padre di Ilarione e i suoi fra-telli erano già stati martirizzati!In questo processo educativo, il ruolo della donna, della mamma èsingolare. È la prima persona che può instaurare un rapporto signi-ficativo con il nascituro fin dal concepimento; è lei che per primapuò testimoniare attraverso gesti e parole l’appartenenza a una federeligiosa. E qui, come non pensare alla 2 Tm 1,5 in cui Paolo, evi-denziando il ruolo educativo sul suo discepolo Timoteo, afferma:«Mi ricordo infatti della tua fede schietta, fede che fu prima nellatua nonna Loide, poi in tua madre Eunice e ora, ne sono certo,anche in te...»? Così come è risaputo nell’esperienza educativa patri-stica, fondamentale è il ruolo svolto dalle donne, nella vita e soprat-tutto nel periodo della fanciullezza e della gioventù, per alcunifamosi padri della Chiesa del IV secolo: Nonna per Gregorio diNazianzo, Antusa per Giovanni Crisostomo, Monica per Agostino. Perciò, la latitanza da parte dei genitori nella formazione globaledei figli è contro la natura stessa del matrimonio il quale, attraver-so le categorie spazio-temporali, mette in atto una originaria earchetipale ritualità, l’unica capace di tenere insieme e di far intera-gire vitalmente il biologico, il sociologico-culturale nonché il teolo-gico-spirituale. Tant’è che la liturgia stessa ritrova ed elabora il pro-prio singolare linguaggio attingendo all’ambito Ur (= originarioarchetipale) costituito dal codice familiare20, in quanto la famigliaè il luogo nativo dell’agire rituale: ciò ex natura rei. Non è a caso che il rito scelto da Gesù, in continuità con la tradi-zione dei suoi padri per perpetuare il memoriale della sua pasqua,non è tratto dalla liturgia ufficiale del tempio caratterizzata da unordinamento rubricale di tipo sacrificale, ma piuttosto dal ritofamiliare della cena festiva, vissuto in maniera comunitaria e in

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21 CVMC, 49; SC, 48.

grande esultanza. Perciò non si farà mai festa da soli. Soli si puòvivere il tempo libero o il tempo del lavoro. Ma non il tempo dellafesta: tempo della memoria e della promessa, tempo delle paroleche ripresenta l’illo tempore e anticipa il futuro. Sicché, il tempo proprio della famiglia non può non essere che iltempo festivo, tempo che la liturgia domenicale assume nella valen-za simbolica e sublima nella pienezza della valenza misterica.Proprio per questo la celebrazione diventa «luogo educativo e rive-lativo della fede»21 e la partecipazione ad essa è lo strumento privi-legiato per esprimere e comunicare il deposito della fede e i fonda-mentali atteggiamenti della vita secondo lo Spirito. Se ciò esige unaintroduzione progressiva al mistero cristiano, che a sua volta chie-de di essere vissuto e non semplicemente conosciuto intellettual-mente, nondimeno la testimonianza degli adulti, dei genitori è laprima e fondamentale iniziazione alla messa.Le scienze dell’educazione ci attestano che i fanciulli percepisconola vita nella varietà dei suoi codici espressivi attraverso la via dellamimesis. Pertanto, essi devono poter incontrare la fede nei tratti con-creti delle persone che vogliono loro bene, essendo la fede un fattorelazionale in cui attraverso una storia concreta di relazioni tra per-sone si può giungere all’incontro con Dio nella propria vita e all’in-terno della comunità. Siamo soliti parlare con enfasi della partecipazione attiva, intesacome condivisione dell’unico atto rituale da parte dell’intera comu-nità celebrante in cui comunione e comunicazione si intreccianoper dare vita alla parola e al pasto comune. Ma come potranno inostri ragazzi entrare nella dinamica partecipativa domenicalequale forma nativa con cui si vive la festa, se il pasto donatoci è soli-tario e la parola è muta perché intaccata profondamente dalle pra-tiche televisive?Potrebbe suonare forse offensivo quanto sto per dire, ma è necessa-rio che lo dica: fino a quando non si darà spessore di senso veritati-vo alle nostre mense, continueremo sì a parlare di famiglia, ma l’a-vremo già perso. E sarà, di conseguenza, molto difficile reperire lavalenza simbolico-sacramentale della partecipazione attiva alla

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22 Cfr Famiglia e liturgia, p. 237.23 RICA, Introduzione generale, 7.

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messa domenicale. È su questo versante che forse dovremmo lavo-rare, progettare e far fare esperienza. Per cui, sotto il profilo meramente pedagogico, è necessario educa-re alla ritualità familiare fin dall’infanzia, quale tempo propizio perfamiliarizzarsi con forme rituali che, ripetute, saranno avvertitecome vicine e preziose nella comprensione del linguaggio liturgicoin chiesa. E così, ogni momento celebrativo potrà assumere unospessore più ampio se compreso e vissuto nell’esperienza concretadella vita familiare, venendosi così ad instaurare un naturale pro-cesso di reciprocità tra azione liturgica e famiglia, tra celebrazionedell’eucaristia e vissuto familiare. Il recupero poi della convivialità,della gioia dello stare insieme potrà diventare con più facilitàespressione di un vissuto comunitario.

5. Il ruolo dei catechisti

Dalla casa alla Chiesa, dalla Chiesa alla casa22. In questa affermazione,che ha tutto il sapore di un vero programma pastorale, vedo rac-chiusi i due grembi privilegiati dell’iniziazione dei fanciulli allamessa domenicale, ossia la famiglia e la parrocchia, vitalmente eimprescindibilmente interconnesse:− l’una per la sua originaria responsabilità educativa, − l’altra perché «qui, più che altrove l’evangelizzazione può diven-tare insegnamento, educazione ed esperienza di vita»23.Perché ciò si realizzi, è necessario operare un cambio di mentalitànegli operatori pastorali, dovendo dare alla parrocchia il volto dellacomunità che esiste per annunciare l’evangelo e fare discepoli diCristo generando e accompagnando coloro che, divenuti cristiani,sono chiamati ad assumere gli stessi tratti della missionarietà di

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24 Cfr CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n. 7.25 Cfr CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, L’iniziazione cristiana 4, n. 28. 26 Cfr R. d. C., cap. 10. 27 «Editoriale», in Credere Oggi, n. 24 (6/2004), n. 144, p. 4.

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Gesù24. Dovendo poi la parrocchia accogliere, generare, accompagnare,deve necessariamente offrire ai genitori quegli elementi essenzialiche li aiutino a sostenere la loro missione nel fornire ai figli l’alfa-beto cristiano, crescendo insieme con essi. E se è vero che l’impegno educativo dei genitori e della famigliatrova continuità e completamento nell’azione catechistica dellacomunità locale attraverso l’intervento dei vari soggetti25, è neces-sario allora che la parrocchia disponga di catechisti adulti, maturinella fede e capaci di svolgere il compito di trasmettere i contenutidella fede in quel processo tipico dell’inculturazione, secondo ilquale la tradizione deve essere sempre una traduzione nei diversi con-testi e nei differenti linguaggi dell’oggi.Ed è proprio per inculturare l’esperienza cristiana che ritorna fon-damentale il ruolo di quelle realtà di formazione permanente omistagogica da affidare a una rinnovata figura di catechista, sì chequesti assolva il ruolo di maestro, educatore e testimone della fede,di inviato e mandato dalla comunità ecclesiale26. Per iniziare alladomenica i fanciulli e i ragazzi, urge anzitutto ascoltare i bisognipercepiti e formulati dai potenziali riceventi, senza trascurare quan-to le scienze della comunicazione ci insegnano, secondo le qualinon basta confezionare un ottimo messaggio, progettarlo e tra-smetterlo; è necessario invece conoscere e comprendere dove sono,come stanno vivendo, che cosa sperano i destinatari dell’annuncio, pernon rischiare di parlare invano27.Il catechista, in quanto inviato ad esercitare il ruolo di testimonedella fede, è un pneumatoforo, è uno che porta lo Spirito in sé, e comefiaccola che illumina e arde, non può fare altro che comunicare aquanti gli si accostano il fuoco che è in lui. Prima di interrogarcisulle modalità, sulle capacità e i linguaggi - aspetti tutti essenziali -è necessario allora che egli sia immerso nella fede, e abbia «veduto etoccato» (1 Gv 1,1) per poter essere araldo credibile piuttosto chemaestro erudito.

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28 P. TILLICH, L’irrilevanza e la rilevanza del messaggio cristiano per l’umanità oggi, Brescia,Queriniana, 1998, p. 47.29 Ai Magnesiani, 9.1. Cfr BENEDETTO XVI, Sacramentum caritatis, n. 72. 30 «Editoriale», cit., p. 5. 31 Cfr GdS 14; DD 68-73.

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E se, per un verso, il messaggio iniziatico della e sulla domenicadovrà essere proposto con lineare chiarezza e con gioia vera, caricodi slancio e ricco di speranza sì da toccare la vita dei destinatari; dal-l’altro verso non potrà giovare l’aridità nozionistica e l’ombrositàmoralistica, memore di quanto impietosamente ha affermato PaulTillich, un po’ generalizzando ma forse non troppo esagerando:«Poche cose hanno contribuito all’irrilevanza del cristianesimoquanto le scuole di catechismo»28.Va detto inoltre chiaramente che una iniziazione efficace del diesDomini potrà avvenire solo se i catechisti sapranno trasmettere,nella loro fede vissuta, la radicale novità che l’eucaristia domenica-le introduce nella vita della persona, sull’onda dell’iuxta dominicamviventes di Ignazio di Antiochia29, giusto il linguaggio del marke-ting: «chi è davvero certo che un prodotto o un’idea sia migliore, nediventi perciò stesso promotore»30. Non si può, quindi, pensare dicontagiare gli adolescenti e i giovani, così attenti alla logica dei model-li, senza essere stati per primi afferrati e colpiti dall’iuxta dominicamvivere.

6. Per finire

Concretamente: che significa iniziare dalla domenica? Penso sia urgen-te recuperare una delle dimensioni costitutive del giorno del Signorecome giorno della carità31.Viviamo in un contesto socio-culturale affetto da “sindrome afflit-tiva”. È, invece, tipica della domenica cristiana la connotazione pa-squale di quella gioia vera e incontenibile che scaturisce da quel

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lontano “terzo giorno”, la cui onda d’urto, per la vis sacramentaledell’anamnesis, raggiunge le nostre assemblee.Come e quanto siano sensibili i nostri fanciulli, ragazzi e giovani alsenso della festa e della gioia che da essa scaturisce, lo sappiamotutti. Educarli però alla logica del «c’è più gioia nel dare che nel rice-vere» (At 20,35) significa far rivivere ad essi il nesso inscindibile traeucaristia e carità fraterna, capitolo questo assai fecondo dellavivente tradizione della Chiesa antica. E non solo di esso. A partire perciò dalla fondamentale e insostituibile esperienzafamiliare, i fanciulli e i ragazzi dovrebbero potersi rendere contoche la festa cristiana non può né deve limitarsi a un atto di forma-le religiosità e tanto meno all’esercizio di culto idolatrico del pro-prio egoismo. Non ci potrà essere gioia senza amore. Né si può esse-re felici da soli.E allora, perché la domenica sia più festa, sarà doveroso inculcarenell’animo degli adolescenti la prassi cristiana della solidarietà congesti di carità, piccoli o grandi che siano, facendo passare in loro la consapevolezza che il culto cristiano non è un evento chiuso fra lemura del tempio ma che deve invece estendersi fuori, attraverso igesti di un cuore dilatato e attento ai bisogni degli altri.E qui, più che attingere dalla ricchezza biblica e patristica, piacefarvi riudire una splendida pagina de I promessi sposi di Manzoni, incui sembra essere racchiuso tutto quello che siam venuti dicendofinora. È una pagina di alto spessore narrativo ma anche di grandeefficacia sotto il profilo dell’esperienza domenicale vissuta nellacasa del sarto, al cap. XXIV:

Tutt’a un tratto, si sente uno scalpiccio, e un chiasso divoci allegre. Era la famigliola che tornava di chiesa. Duebambinette e un fanciullo entran saltando; si fermano unmomento a dare un’occhiata curiosa a Lucia, poi corronoalla mamma, e le s’aggrappano intorno: chi domanda ilnome dell’ospite sconosciuta, e il come e il perché; chivuol raccontare le maraviglie vedute: la buona donnarisponde a tutto e a tutti con un “zitti, zitti”. Entra poi,con un passo più quieto, ma con una premura cordialedipinta in viso, il padrone di casa. Era, se non l’abbiamoancor detto, il sarto del villaggio.

Manzoni fa poi raccontare al sarto l’esperienza vissuta in chiesa e le

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reazioni suscitate in lui dal portamento del cardinale e dalla suapredica, riproponendo alla famigliola raccolta intorno alla tavolaalcuni pensieri, tra i quali questo:

«E poi ha fatto proprio vedere che anche coloro che nonson signori, se hanno più del necessario, sono obbligati difarne parte a chi patisce».Qui interruppe il discorso da sé, come sorpreso da unpensiero. Stette un momento; poi mise insieme un piattodelle vivande ch’eran sulla tavola, e aggiuntovi un pane,mise il piatto in un tovagliolo, e preso questo per le quat-tro cocche, disse alla sua bambinetta maggiore: «pigliaqui». Le diede nell’altra mano un fiaschetto di vino, e sog-giunse: va qui da Maria vedova; lasciale questa roba, edille che è per stare un po’ allegra coi suoi bambini. Macon buona maniera, ve’; che non paia che tu le faccia l’e-lemosina. E non dir niente, se incontri qualcheduno; eguarda di non rompere». Lucia fece gli occhi rossi, e sentì in cuore una tenerezzaricreatrice; come già da’ discorsi di prima aveva ricevutoun sollievo che un discorso fatto apposta non le avrebbepotuto dare.

A conclusione di questa testimonianza manzoniana, mi obietterete:sono cose di altri tempi, in quanto comunicare la fede tra le paretidomestiche in un processo di continua e progressiva iniziazione stapurtroppo venendo meno. Ed è proprio per questo che deve pren-dere corpo quella “conversione pastorale” di cui si è fatto cennosopra; conversione che richiede di dare spazio ed energie all’acco-glienza delle famiglie giovani instaurando un circuito virtuoso traparrocchia e famiglia, protagonisti indiscussi nel cammino di for-mazione delle nuove generazioni. Convinto qual sono che la famiglia rimane il luogo privilegiato incui si getta il seme prezioso della fede che apre allo stupore versoDio, nondimeno siamo chiamati a concentrare tutte le forze sullapastorale familiare, quale punto cruciale cui deve far riferimentol’intera pastorale favorendo, quella che viene chiamata dai pastora-

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listi la ministerialità plurale, in cui lo stesso compito del catechistaviene ad essere notevolmente ampliato rispetto alla semplice prepa-razione al sacramento, per divenire invece figura importante epunto di riferimento nell’accompagnamento delle famiglie. In questa prospettiva della ministerialità plurale il catechista è coluiche si impegna a comunicare e risvegliare, accompagnare e raffor-zare la fede cristiana, a prescindere dalla preparazione ai sacramen-ti. Cosa questa che chiama in causa necessariamente la presenza difigure di uomini e donne, maturi sotto ogni profilo, umano e cri-stiano. Cari operatori pastorali, la vostra presenza così numerosa è certa-mente un annuncio concreto di quella vitalità che attesta la ministe-rialità plurale, quale antidoto contro il fenomeno di una secolarizza-zione progressiva e inarrestabile, idea questa che non riterrei piena-mente valida se diversi studiosi di queste problematiche segnalanoinvece un risveglio religioso, ancora sottotraccia ma reale, una ricer-ca di senso rispetto alle vicissitudini della vita che potrebbero pre-parare cambiamenti rilevanti. E non credo sia il caso che filosofi diorigine marxista, come Habermas, scoprano l’importanza delle reli-gioni.Sta a noi, però, avere chiari gli obiettivi di tutte le dimensioni dellavita della Chiesa - parola, liturgia, testimonianza - con l’intento spe-cifico di introdurre comunità e singoli nel mistero pasquale resopresente in ogni eucaristia, e ben consci che noi siamo iniziati daisacramenti e non soltanto coloro che si adoperano ad iniziare aisacramenti. La domenica con la sua assemblea eucaristica torneràperciò significativa per i ragazzi, i giovani e gli adulti, se avremosaputo accompagnarli dentro questa esperienza, tornando allafatica di elaborare percorsi di apprendistato della fede, tesi a far fareesperienza e non semplicemente a spiegare il valore della domeni-ca. Bisogna, perciò, programmare percorsi di conversione pastorale pergli adulti e preparare i vari ministri - non solo i presbiteri - affinchéla molteplicità dei ministeri faccia risplendere la bellezza della litur-gia festiva, recuperandone il fascino e l’attrattiva. Torni a risuonare sulle nostre labbra ma soprattutto nei nostricuori l’antico inno domenicale: “Salve, festa dies / toto venerabilis aevo / qua Deus infernum vicit / et astra

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tenet”32. Se anche noi sapremo affidare al canto e alla lode il giornoche “il Signore ha fatto”, senza indulgere a nostalgia e a depressio-ne, inneggiando in tempo di crisi, affideremo al futuro non soloquesto giorno, ma anche il cuore del mistero che esso custodisce. Èquanto vi auguro di cuore.

† Felice di MolfettaVescovo di Cerignola-Ascoli Satriano

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32 VENANZIO FORTUNATO, Inno Salve, festa dies: «Salve giorno di festa, il più venerabile di ognitempo, nel quale Dio ha vinto l’inferno e governa gli astri».

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Cancelleria

CURIA METROPOLITANA

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

1. Sacre ordinazioni, ammissioni, ministeri istituiti

- La sera del 12 settembre 2009, vigilia della XXIV Domenica delTempo Ordinario, nella Pontificia Basilica di S. Nicola in Bari, S.Ecc. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto,durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, con lelegittime dimissorie del Priore Provinciale, ha ordinato presbiteroil diacono fra Francesco Giacomo M. Marino, O.P.

- la sera del 19 settembre 2009, vigilia della XXV Domenica delTempo Ordinario, nella chiesa parrocchiale S. Maria Assunta inGrumo Appula, S. Ecc. mons. Francesco Zerrillo, Vescovo emeritodi Lucera-Troia, durante una concelebrazione eucaristica da luipresieduta, con le legittime dimissorie del Superiore Maggiore e lalicenza dell’Arcivescovo di Bari-Bitonto, ha ordinato presbitero ildiacono Paolo Misciagna, S.D.B.

- la sera del 10 ottobre 2009, vigilia della XXVIII Domenica delTempo Ordinario, nella Cattedrale di Bari, S.E. mons. FrancescoCacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazio-ne eucaristica da lui presieduta, ha ordinato diacono il seminari-sta Alessandro Tanzi, incardinandolo nel clero diocesano;

- la sera del 31 ottobre 2009, vigilia della Solennità di Tutti i Santi,nella cappella maggiore del Seminario Arcivescovile in Bari, S.Ecc. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, du-

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rante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, ha isti-tuito accoliti i seminaristi diocesani Pierpaolo Fortunato e PietroTanzi, e ha ammesso tra i candidati al diaconato e al presbiteratoi seminaristi diocesani Mario Diana, Nicola Flavio Santulli eAntonio Stizzi.

2. Decreti generali

S.Ecc. l’Arcivescovo, con decreto del- 13 ottobre 2009 (Prot. n. 65/09/D.A.G.), ha prorogato di altri due

anni la durata del Consiglio Pastorale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto.

3. Nomine e decreti singolari

A) S. Ecc. l’Arcivescovo ha nominato, in data

- 17 settembre 2009 (Prot. n. 42/09/D.A.S.-N.), il prof. MicheleLoconsole all’incarico di collaboratore dell’Ufficio Chiesa emondo della cultura della Curia diocesana, per cinque anni;

- 30 settembre 2009 (Prot. n. 46/09/D.A.S.-N.), don Sabino Perilloall’ufficio di amministratore parrocchiale della parrocchia MariaSS. Addolorata in Mariotto;

- 30 settembre 2009 (Prot. n. 49/09/D.A.S.-N.), don UbaldoAruanno, confermandolo per altri cinque anni, all’ufficio di diret-tore della Casa del clero “Mons. Enrico Nicodemo” in Bari;

- 1 ottobre 2009 (Prot. n. 50/09/D.A.S.-N.), mons. Antonio Parisi,confermandolo per altri cinque anni, all’ufficio di amministratore-economo della Casa del clero “Mons. Enrico Nicodemo” in Bari;

- 1 ottobre 2009 (Prot. n. 58/09/D.A.S.-N.), mons. Domenico Falco,per cinque anni, vicario episcopale per la Liturgia, direttore delSettore Liturgia e direttore dell’Ufficio Arte sacra della Curia arci-vescovile;

- 1 ottobre 2009 (Prot. n. 59/09/D.A.S.-N.), don Mario Castellano,confermandolo per altri cinque anni, direttore dell’Ufficio litur-gico della Curia arcivescovile;

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- 12 ottobre 2009 (Prot. n. 64/09/D.A.S.-N.), il sig. Vito Carelli, confer-mandolo per altri quattro anni, all’incarico di presidente del comitatodella Pia Associazione “Misteri della Vallisa” in Bari; e i sigg. MicheleSciannimanico, Angelo Marzano, Luigi Loretti e Vittorio Fiore all’in-carico di membri del medesimo comitato, per quattro anni.

B) S. Ecc. l’Arcivescovo ha istituito, in data

- 1 settembre 2009 (Prot. n. 34/09/D.A.S.-I), p. Mario Volpe, O.F.M.,all’ufficio di parroco della parrocchia S. Antonio in Bari;

- 1 settembre 2009 (Prot. n. 35/09/D.A.S.-I), p. Pio Capri, O.F.M.,all’ufficio di parroco della parrocchia S. Maria di San Luca inValenzano;

- 1 settembre 2009 (Prot. n. 36/09/D.A.S.-I.), p. DomenicoFiorentino, O.F.M., all’ufficio di vicario parrocchiale della parroc-chia S. Antonio in Bari;

- 1 settembre 2009 (Prot. n. 37/09/D.A.S.-I.), p. Giovanni Foggetta,O.F.M.Conv., all’ufficio di parroco della parrocchia S. Francescod’Assisi in Bari;

- 11 settembre 2009 (Prot. n. 38/09/D.A.S.-I.), p. GiuseppeBenegiamo, O.F.M.Cap., all’ufficio di parroco della parrocchia S.Francesco d’Assisi in Triggiano;

- 11 settembre 2009 (Prot. n. 39/09/D.A.S.-I.), p. Angelo Garzia,O.F.M.Cap., all’ufficio di parroco della parrocchia Beata VergineImmacolata in Bari;

- 11 settembre 2009 (Prot. n. 40/09/D.A.S.-I.), p. Onofrio Farinola,O.F.M.Cap., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia S.Francesco d’Assisi in Triggiano;

- 30 settembre 2009 (Prot. n. 44/09/D.A.S.-I.), p. Raffaele Zoppi,C.S.S., all’ufficio di parroco della parrocchia Maria SS. Imma-colata in Palombaio;

- 30 settembre 2009 (Prot. n. 45/09/D.A.S.-I.), p. Francesco Russo,O.S.I., all’ufficio di cappellano dell’Ospedale “Di Venere” in Bari-Carbonara;

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- 30 settembre 2009 (Prot. n. 47/09/D.A.S.-I.), p. Francesco Cannito,O.F.M., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia S.Maria di San Luca in Valenzano;

- 30 settembre 2009 (Prot. n. 48/09/D.A.S.-I.), p. Gerard Yapo,A.G.C., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia S. Roccoin Valenzano;

- 1 ottobre 2009 (Prot. n. 52/09/D.A.S.-I.), p. Paolo Polci, S.S.S.,all’ufficio di parroco della parrocchia S. Ottavio in Modugno;

- 1 ottobre 2009 (Prot. n. 55/09/D.A.S.-I.), p. Giovanni Distante,O.P., all’ufficio di assistente spirituale dell’associazione ecclesiale“Amici di San Nicola”;

- 1 ottobre 2009 (Prot. n. 60/09/D.A.S.-I.), p. Carmine SalvatoreCipolla, O.S.I., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchiaS. Maria del Campo e della Pietà in Bari-Ceglie del Campo;

- 15 ottobre 2009 (Prot. n. 66/09/D.A.S.-I.), don Giuseppe Resta,S.D.B., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia SS.Redentore in Bari;

- 15 ottobre 2009 (Prot. n. 67/09/D.A.S.-I.), p. Fulvio Procino,C.S.S., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia MariaSS. Immacolata in Palombaio;

- 15 ottobre 2009 (Prot. n. 68/09/D.A.S.-I.), p. Flavio Formenti,C.S.S., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia S.Cataldo in Bari;

- 15 ottobre 2009 (Prot. n. 69/09/D.A.S.-I.), p. Cesare Geroldi, S.J.,all’ufficio di cappellano della cappella dell’Ateneo dell’Universitàdegli Studi di Bari.

C) S. Ecc. l’Arcivescovo ha trasferito, in data

- 24 settembre 2009 (Prot. n. 43/09/D.A.S.-T.), don Donato DeFelice dall’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia S.Ferdinando in Bari, all’ufficio di vice rettore del Seminario dioce-sano;

- 1 ottobre 2009 (Prot. n. 51/09/D.A.S.-T.), don Bruno Fontana dal-l’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia S. Maria Assuntain Cassano delle Murge all’ufficio di vicario parrocchiale dellaparrocchia Maria SS. Annunziata in Modugno;

- 1 ottobre 2009 (Prot. n. 53/09/D.A.S.-T.), il diacono permanente

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CURIA METROPOLITANA

Nicola Tamma dall’ufficio di collaboratore della parrocchiaSanta Famiglia in Bari all’ufficio di collaboratore della parrocchiaS. Pio X in Bari;

- 1 ottobre 2009 (Prot. n. 54/09/D.A.S.-T.), il diacono permanenteMichele De Leo dall’ufficio di collaboratore della parrocchia S.Antonio di Padova in Bari-Carbonara all’ufficio di collaboratoredella parrocchia S. Maria del Fonte in Bari-Carbonara;

- 1 ottobre 2009 (Prot. n. 56/09/D.A.S.-T.), il diacono permanenteRocco Gagliardi dall’ufficio di collaboratore della parrocchia S.Nicola in Toritto all’ufficio di collaboratore della parrocchiaSanta Maria Assunta in Binetto;

- 1 ottobre 2009 (Prot. n. 57/09/D.A.S.-T.), il diacono permanentePasquale Caiano dall’ufficio di collaboratore della parrocchia S.Maria Assunta in Binetto all’ufficio di collaboratore dell’assisten-te spirituale dell’Ospedale di Grumo Appula;

- 9 ottobre 2009 (Prot. n. 61/09/D.A.S.-T.), mons. Domenico Falcodall’ufficio di parroco della parrocchia Madonna di Pompei inBari-Carbonara all’ufficio di parroco della parrocchia SantaMaria di Costantinopoli in Bitritto, per nove anni;

- 10 ottobre 2009 (Prot. n. 62/09/D.A.S.-T.), don Carlo Cinque-palmi dall’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia S.Nicola in Bari-Torre a Mare all’ufficio di parroco della parrocchiaMadonna di Pompei in Bari-Carbonara, per nove anni.

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

CURIA METROPOLITANA

Ufficio Presbiteri

Laboratorio liturgico-pastorale(19-20 ottobre 2009)

Nei giorni 19-20 ottobre 2009, presso la Casa del clero, si è tenutoil Laboratorio liturgico-pastorale. È il terzo anno che viene pro-grammata questa iniziativa alla quale sono invitati tutti i presbite-ri e i diaconi della diocesi. Il Laboratorio si è tenuto dopo l’assemblea diocesana (14 settembre2009), con l’evidente scopo di consentire ai sacerdoti la ripresa deltema pastorale dell’anno (La centralità della domenica nel cammino del-l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. L’impegno dei genitori e deicatechisti). Il Laboratorio si è così proposto come una opportunitàper favorire il discernimento comunitario, promuovere una mag-giore condivisione del progetto pastorale diocesano, orientare versouna più forte sintonia nelle scelte operative. Il primo giorno, mons. Vito Angiuli e mons. Franco Lanzolla hannoanimato la riflessione e il dibattito sviluppando il tema sul pianoteologico-pastorale. Il secondo giorno, don Felice Jacobellis haofferto suggerimenti e proposte perché l’itinerario dei fanciulli edei ragazzi possa trovare nella domenica il suo fulcro e il suo puntodi riferimento.

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1 Cfr A. PANZETTA, La famiglia icona del mistero. L’illuminazione reciproca tra la realtà familiare e il

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Intervento introduttorio di mons. Vito Angiuli

La famiglia “chiesa domestica” e il Giorno del Signore

1. Due affermazioni conciliari su “Chiesa domestica”e giorno del Signore

«Tutte le loro attività (dei laici), preghiere e iniziative apostoliche,la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spiri-tuale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e anche le mole-stie della vita, se sono sopportate con pazienza, diventano offerte spi-rituali gradite a Dio attraverso Gesù Cristo (cfr 1 Pt 2,5); nella cele-brazione dell’eucaristia sono in tutta pietà presentate al Padreinsieme all’oblazione del Corpo del Signore. Così anche i laici, inquanto adoratori dovunque santamente operanti, consacrano aDio il mondo stesso» (Lumen gentium, 34).«La famiglia ha ricevuto da Dio la missione di essere la cellula primae vitale della società. E essa adempirà tale missione se, mediante ilmutuo affetto dei membri e la preghiera elevata a Dio in comune,si mostrerà come il santuario domestico della Chiesa; se tutta la fami-glia si inserirà nel culto liturgico della Chiesa; se infine praticheràuna fattiva ospitalità e se promuoverà la giustizia e le buone operea servizio di tutti i fratelli che si trovano in necessità» (Apostolicamactuositatem, 11).

2. Due principi teologico-pastorali

Perché la famiglia viva “secondo la domenica” è necessario che siriscopra il valore del suo essere “icona del mistero” e “Chiesa dome-stica” nella linea indicata dal Concilio Vaticano II.

a) La famiglia “icona del mistero trinitario” 1

La famiglia luogo della presenza del mistero già nella sua costituzio-

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mistero di Dio, Quaderni della Rivista di Scienze Religiose dell’Istituto Teologico Pugliese(Molfetta), vol. VII, Vivere In, Roma 2005.2 Si può riassumere la dottrina conciliare sul tema della famiglia come Chiesa domesticacon queste parole di Erio Castellucci: «Il Vaticano II, riecheggiando l‘espressione di Criso -stomo Ecclesia domestica (LG 11) e il suo equivalente “santuario domestico della Chiesa”(AA 11), intende recuperare la pregnanza teologica della “famiglia cri stiana”, illustrando-la come una sorta di “piccola Chiesa“, che rende accessibili a tutti le caratteristiche della“grande Chiesa”. (…) Non è dunque tan to nella linea neotestamentaria e proto-patristicadella domus Ecclesiae che il Vaticano II riprende l’espressio ne, quanto nella linea tardo-patristica e medievale della familia christiana come luogo e testimonianza viva dell’essere-Chiesa» (R. FABRIS-E CASTELLUCCI (edd.), Chiesa domestica. La Chiesa-famiglia nella dinamica dellamissione cristiana, San Paolo, Cinisello Balsamo, Milano 2009, p. 202).3 N. PROVENCHER, Vers une théologie de la famille: l’Église domestique, in “Église et Théologie”, 12,1981, p. 33.

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ne naturale. L’amore e la relazione tra l’uomo e la donna sono valo-ri sanciti dalla volontà creatrice di Dio e inscritti come elementicostitutivi della loro realtà personale.

b) La famiglia “Chiesa domestica”2

Occorre considerare che la famiglia è un modo di essere Chiesa (formaEcclesiae). Il Concilio Vaticano II considera la Chiesa secondo gradidiversi e complementari: Chiesa universale, locale, parrocchiale,familiare. La famiglia è la Chiesa in miniatura: piccola Chiesa (parvaEcclesia), Chiesa domestica (domus Ecclesiae). Questa connotazione“ecclesiale” della famiglia è molto più di una semplice immagine erappresenta un vero e proprio “luogo teologico”, un ambito con-creto in cui si attua il mistero della salvezza. Sotto questo profilo va sottolineato che, «senza essere una Chiesalocale o particolare, la famiglia cristiana è una vera cellula diChiesa, perché ritroviamo in essa molteplici realtà essenziali allastessa costituzione della Chiesa intera: la presenza di Cristo, la mis-sione evangelizzatrice, la vita di preghiera e di carità. Essa rappre-senta in qualche misura un’unità fondamentale della Chiesa e nerealizza la presenza concreta in un luogo determinato»3.Va, però, anche evidenziato che la famiglia non rappresenta tutto il

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4 D. SARTORE, La famiglia “Chiesa domestica”, in “Rivista di Pastorale Liturgica”, 18, 1098, n.5, pp. 25-30, qui, p. 27.

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mistero della Chiesa ma solo un aspetto. È necessario, pertanto, cheessa sia intimamente unita alla comunità parrocchiale e alla Chiesalocale. A tal proposito, Domenico Sartore scrive: «La famiglia è lamanifestazione più originaria del mistero della Chiesa, un’immagi-ne in piccolo della Chiesa universale (…). Tuttavia la famiglia cri-stiana sarà sempre consapevole di essere una chiesa…incompleta:essa non ha l’eucaristia e il sacerdozio ministeriale; è chiamata adaprirsi alle altre espressioni della Chiesa: sa di essere immagine diuna Chiesa pellegrinante e spesso peccatrice, incamminata verso unamore più grande, verso una più totale fedeltà»4.

3. Indicazioni per l’azione pastorale

Questi due principi implicano che il modo di intendere il rapportotra famiglia e comunità cristiana non può essere inteso nella linea diestraneità, di delega o di autosufficienza, ma di circolarità dinamica.La famiglia deve sentirsi strutturalmente legata alla comunità par-rocchiale e riscoprire la sua costitutiva funzione ecclesiale e mini-steriale; la parrocchia deve essere attenta a sviluppare il “ministeroproprio della famiglia” valorizzando la famiglia come l’ambitoecclesiale privilegiato e insostituibile per l’educazione e la trasmis-sione della fede alle nuove generazioni.

a) In tal senso occorre che la comunità cristiana si consideri come famigliadi famiglie. In particolare è necessario che i catechisti e gli operatoripastorali siano i primi a riscoprire e a vivere la vita familiare comeChiesa domestica. Saranno così le famiglie a educare la famiglia.

b) Occorre, inoltre, mettere in atto un accompagnamento delle giovanicoppie prima e dopo la celebrazione del sacramento del matrimonio. Iltempo del fidanzamento e i primi anni di matrimonio sono un pre-zioso periodo di apprendistato per comprendere il valore del “sacra-mento del matrimonio” e per imparare a vivere la vita familiarecome una vera esperienza ecclesiale.

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c) La riscoperta della centralità della domenica passa anche attra-verso la valorizzazione degli “eventi” della vita familiare. Questa è illuogo in cui ciò che è stato celebrato nella liturgia dovrebbe essereripreso, approfondito e vissuto nella quotidianità delle relazionifamiliari. La vita familiare è intessuta di tanti momenti e fatti chehanno una particolare importanza, come la nascita e la morte, letappe della vita, l’assunzione di particolari responsabilità. Nessunodi questi momenti è insignificante. Il collegamento con il rito e lacelebrazione aiuta a comprendere il significato più profondo deigesti che si compiono e il loro legame con la storia della salvezza.Quanto si narra nella Bibbia getta luce sulla vita della famiglia, fascoprire che gli eventi narrati hanno una loro rilevanza e attualitànel tessuto della vita quotidiana. Si pensi, ad esempio, all’impor-tanza del tempo della gravidanza, dell’evento della nascita e dellamorte. Si tratta di fatti che, riletti alla luce della Parola di Dio, pos-sono dare origine a una “piccola mistagogia familiare e domestica”per far percepire a tutti i membri della famiglia di trovarsi dentro il“mistero” della vita.

d) Occorre inoltre rilevare la circolarità tra rito e vita familiare: il ritoliturgico illumina la vita familiare e questa esprime la concretezzadella celebrazione liturgica. La famiglia mutua dalla liturgia moltisimboli e, viceversa, la liturgia contiene molti simboli della vitafamiliare (per esempio, il ritrovarsi insieme, l’ascolto e il pasto incomune). Per questo occorre valorizzare il significato “familiare” dei ritie dei simboli liturgici. Per celebrare il mistero di Cristo la comunitàutilizza un linguaggio spaziale (la chiesa, il presbiterio, l’altare, l’am-bone, il battistero..) e tattile (imposizioni delle mani, unzioni, darsila mano, baciare…). Anche la famiglia ha i suoi luoghi (casa, salotto,sala da pranzo…) e i suoi gesti (baciare, tenersi per mano, accarez-zare…) per vivere il mistero nella vita quotidiana.

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Ufficio Presbiteri

La settimana di formazione del clero(Milano, 26-30 ottobre 2009)

Quest’anno la settimana di formazione del clero si è tenuta aMilano dal 26 al 30 ottobre; hanno partecipato insieme all’Arci-vescovo 53 sacerdoti di cui 2 religiosi e un diacono.È stata scelta la diocesi di Milano anche per accogliere l’invito deiresponsabili della formazione del clero di Milano che nel novembre2008 erano stati ospiti nella nostra diocesi con un gruppo di giova-ni presbiteri.La settimana di formazione è stata vissuta con fraternità tra di noi maanche con cordiale accoglienza e condivisione di doni ed esperienzeecclesiali, pastorali e presbiterali con alcuni presbiteri della diocesi diMilano che abbiamo avuto la gioia di incontrare e conoscere.La settimana è stata dunque un arricchimento a livello spirituale,ecclesiale-pastorale e culturale.Significativi sono stati i momenti spirituali con la celebrazioneeucaristica secondo il rito ambrosiano (in una parrocchia diCernusco sul Naviglio, nella Basilica di Sant’Ambrogio, nellaBasilica di San Simpliciano, nel Seminario Teologico di Venegono enel Duomo di Milano) e con la preghiera sulla tomba di alcunitestimoni della fede e della carità: sant’Ambrogio, san CarloBorromeo, beato Carlo Gnocchi, padre Agostino Gemelli, ArmidaBarelli.A livello ecclesiale e pastorale numerosi e arricchenti sono stati gliincontri di ascolto, condivisione, dialogo e confronto:

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– con il cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, che ciha parlato della situazione ecclesiale della diocesi, delle sue ultimelettere e scritti (ci ha fatto dono del testo La Chiesa risplende della lucedi Cristo sul mistero della Chiesa e i suoi ministeri nel pensiero disant’Ambrogio), della creazione delle comunità pastorali per favo-rire la comunione tra presbiteri e laici e per incrementare la pasto-rale integrata;– con mons. Redaelli, vescovo ausiliare e vicario generale, che ci hapresentato in modo più dettagliato la diocesi strutturata in zone,decanati, comunità pastorali e parrocchie; – con alcuni presbiteri responsabili di ambiti pastorali (pastoralegiovanile, oratorio, caritas, pastorale dei migranti, liturgia) che cihanno comunicato la gioia, la fatica e l’impegno per rinnovare lapastorale perché risponda alle sfide della società, alle attese deifedeli, ai bisogni del territorio in una diocesi particolare che siestende in una superficie di 4200 kmq, comprende cinque milionidi abitanti (con 1.100 parrocchie, circa 2000 presbiteri diocesani ecirca 800 presbiteri religiosi);– con il rettore maggiore, mons. Maffi, e i responsabili della pasto-rale vocazionale e della formazione permanente del clero. Signi-ficativa è stata la visita al Seminario di Venegono inferiore e l’in-contro con i seminaristi.Molto apprezzata dal cardinale e dai sacerdoti di Milano è stata lariflessione che l’Arcivescovo ha tenuto nella basilica di San-t’Ambrogio sul tema “Ministri di Cristo e amministratori dei misteri diDio”(1Cor 4,1). La prospettiva mistagogica del ministero ordinato.Quello che ci ha impressionato è la valorizzazione dei carismi edelle competenze dei presbiteri e dei laici, la capacità di lavorareinsieme “per fare bene e fare meglio”, la capacità organizzativa perprogettare e realizzare la pastorale a livello diocesano e zonale eanche per gestire le strutture pastorali.Di grande interesse sono stati gli incontri e le visite culturali:all’Università Cattolica Sacro Cuore, alla Facoltà Teologicadell’Italia Settentrionale, alla Biblioteca-Pinacoteca-AccademiaAmbrosiana, al Cenacolo di Leonardo da Vinci oltre al ricco patri-monio artistico delle chiese e delle basiliche.Non sono mancati momenti di fraternità tra di noi, necessari perconoscerci e per condividere la nostra vita di presbiteri vista la

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diversità di età e di esperienze pastorali. Vivendo questa settimanadi formazione (che da anni è proposta a tutti i presbiteri), abbiamovalorizzato un’esperienza significativa in questo anno sacerdotale,con l’auspicio che quanto abbiamo visto e ascoltato sia stimolo perla nostra vita personale e il nostro impegno pastorale per uscire dal-l’individualismo, per non cadere nel pessimismo, per guardarci dalrischio del clericalismo e per guardare il presente e il futuro confiducia sostenuti dall’esempio dei santi Ambrogio e CarloBorromeo, pastori intrepidi e instancabili nella testimonianza dellaverità e della carità.

sac. Antonio Serio

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

CURIA METROPOLITANA

Settore Evangelizzazione.Uffici: Catechistico, Comunicazioni sociali, Missionario,

Tempo libero e sport, Chiesa e mondo della cultura

Incontri di formazione(settembre-ottobre 2009)

Presso l’aula “Mons. Mariano Magrassi” in Bari, nei giorni 28–29settembre 2009 per i catechisti e gli operatori pastorali delle par-rocchie dei paesi e nei giorni 30 settembre–1 ottobre 2009 per i cate-chisti e gli operatori pastorali delle parrocchie della città, dalle ore18,30 alle ore 20,30 si sono tenuti degli incontri di formazione conla seguente tematica: L’educazione alla fede e alla vita cristiana dei fan-ciulli e dei ragazzi.Hanno partecipato agli incontri: dalle parrocchie dei paesi 325 per-sone, dalle parrocchie della città 152 persone.Si sono tenute le seguenti relazioni e comunicazioni:Relazione di mons. Vito Angiuli – Pro-vicario generale: L’urgenza del-l’educazione alla fede e alla vita cristiana nella prospettiva mistagogica dellapastorale.Relazione della prof.ssa. Marianna Pacucci – sociologa e docente direligione: La Chiesa comunità educante: attenzioni e scelte educative dellapastorale.Comunicazione di don Nicola Monterisi – direttore dell’UfficioScuola: Educazione alla fede e alla vita cristiana: quale dialogo tra catechi-sti e insegnanti di religione?

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Comunicazione di don Andrea Favale – direttore dell’UfficioMissionario: La Giornata missionaria mondiale 2009 In cartella è stata inserita una presentazione di don Carlo Lavermi-cocca della Lettera ai cercatori di Dio e un contributo dell’UfficioCatechistico sul tema pastorale dell’anno: La centralità dellaDomenica nel cammino della iniziazione cristiana: l’impegno dei genitori edei catechisti.

Nella relazione L’urgenza dell’educazione alla fede e alla vita cristiananella prospettiva mistagogica della pastorale mons. Vito Angiuli ha ini-ziato parlando della sfida dell’educazione oggi e ha posto i seguen-ti interrogativi e provocazioni: Educare è facile o è difficile? Educareè possibile o impossibile? Educare richiede una capacità pedagogi-ca o è cosa del cuore? Educare è un’arte faticosa o è un’arte gioiosa?Ha quindi parlato della pastorale mistagogica. Ha detto che com-pito della Chiesa oggi è quello di ripartire dal mistero nel suo signi-ficato biblico, liturgico-sacramentale e culturale. Nella prospettivamisterica ha parlato in modo analogico del mistero di Dio, dell’uo-mo e del mondo: Dio come «mistero personale», immanente e tra-scendente, visibile e invisibile, vicino e diverso, giusto e misericor-dioso; l’uomo come animale razionale, spirito incarnato, capace diDio; il mondo come universo di segni, di figure, di simboli chelasciano trasparire qualcosa del mistero di Dio. Ha parlato, poi, delmetodo mistagogico come metodo educativo che parte dal misterodi Dio che è in atto nella storia per mezzo della grazia comunicatada Dio nei sacramenti. Ha poi accennato alla pedagogia di Dio, allapedagogia di Cristo e alla pedagogia della Chiesa. Ha invitato tuttia lasciarsi educare dal mistero e a educare al mistero, a lasciarsi edu-care dalla vita e a educare alla vita. Ha concluso parlando dellafamiglia cristiana “icona del mistero” e proponendo dieci regole peruna famiglia “comunità educante”: genitori educatori cioè mista-goghi, educare alla vita, testimoniare la speranza, trasmettere lafede in famiglia, parlarsi in famiglia, il senso dell’autorità: dire sì edire no, condividere l’interiorità, educare integralmente (affetti,intelligenza, volontà), educare alla fatica, educare all’autonomia.Nella relazione La Chiesa comunità educante: attenzioni e scelte educativedella pastorale la prof.ssa Marianna Pacucci ha detto che la comuni-tà cristiana, provocata oggi dall’emergenza educativa o meglio dalla

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fame educativa, è chiamata ad ‘evangeducare’, cioè ad assumere laprospettiva dell’evangelizzazione in chiave pedagogica, ad evange-lizzare mediante l’educazione, ad educare ponendosi nell’orbitadella pedagogia di Dio e di Gesù. Perciò la comunità cristiana è con-vocata quale protagonista e destinataria allo stesso tempo di unprocesso di crescita, che chiede disponibilità di conversione, intelli-genza dei contenuti educativi, competenza nelle relazioni e nei lin-guaggi educativi, lungimiranza nell’individuazione delle mete daraggiungere.In questo momento storico, ha continuato la relatrice, l’‘evangedu-cazione’, intesa come mediazione educativa della pastorale, ponedue priorità: quella di aver cura delle nuove generazioni e quella dicoinvolgere gli adulti in un cammino di fede permanente.Concludendo, la relatrice ha proposto le seguenti scelte educativeper la pastorale della comunità cristiana: passare dalla logica delfare alla logica dell’essere, educandosi a pensare, a significare, a con-dividere le azioni ordinarie della vita ecclesiale; assumere la recipro-cità delle relazioni educative; vivere la disponibilità alla formazionecome responsabilità comune; dare importanza alle relazioni inter-personali e alla qualità della comunicazione ecclesiale; ricordare eagire in modo che la missione prenda vita dalla comunione e troviil suo compimento nella comunione. Educando con amore elasciandosi amare le comunità cristiane saranno rianimate e si mol-tiplicheranno le risorse pastorali per una nuova inculturazionedella fede.Nella comunicazione Educazione alla fede e alla vita cristiana: quale dia-logo tra catechisti e insegnanti di religione? don Nicola Monterisi, dopoaver sottolineato l’urgenza dell’impegno educativo ai nostri giorni,ha parlato del delicato impegno dei catechisti nella educazionedella fede perché i fanciulli, i giovani e gli adulti possano dare sem-pre più responsabilmente il proprio assenso al dono della fede.Quindi ha parlato della specificità culturale dell’insegnamento direligione cattolica regolato dalla legge di revisione del Concordatotra Stato Italiano e Santa Sede del 1929, firmata il 18 febbraio 1984,in cui si riconosce da parte dello Stato l’incancellabile contributo

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culturale dato alla storia del nostro popolo dal patrimonio del cat-tolicesimo. Don Nicola ha quindi sottolineato la complementarie-tà della catechesi e dell’insegnamento di religione cattolica, poichéentrambe sono attente a favorire la crescita umana, ciascuna con lapropria specificità partendo dalla persona di Gesù. Concludendo, ilrelatore ha auspicato la collaborazione tra catechisti e insegnanti direligione su temi specifici di carattere pedagogico per opportuniapprofondimenti.Nella comunicazione La Giornata missionaria mondiale 2009 donAndrea Favale, direttore dell’Ufficio missionario, ha ricordato chela missione della Chiesa è quella di illuminare con la luce delVangelo tutti i popoli, anzi la Chiesa deve “contagiare di speranza”tutti i popoli. Il fuoco della missione deve animare l’intera forma-zione cristiana in tutte le sue tappe e in tutte le sue manifestazionied ha proposto di presentare e vivere il sacramento della Cresimacome specifico sacramento della missione.Concludendo gli incontri, mons. Angelo Latrofa ha ricordato chel’11 e il 12 gennaio 2010 ci saranno altri incontri di formazione edha augurato a tutti un generoso e fecondo anno pastorale.

sac. Mario Sarnovice-direttore Ufficio catechistico

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Mons. Vito Angiuli

L’urgenza dell’educazione alla fedee alla vita cristiana nella prospettiva

mistagogica della pastorale

1. La sfida dell’educazione, oggi: interrogativi e provocazioni

a) EDUCARE È FACILE O È DIFFICILE?

Educare è facile!«In effetti l’educazione dei giovani, come anche una certa formazionepermanente degli adulti, sono rese insieme più facili e più urgenti dallecircostanze attuali. Gli uomini, avendo una più matura coscienzadella loro dignità e della loro responsabilità, desiderano partecipa-re sempre più attivamente alla vita sociale, specie in campo econo-mico e politico, d’altra parte gli sviluppi meravigliosi della tecnica edella ricerca scientifica, i nuovi mezzi di comunicazione socialedanno loro la possibilità, anche perché spesso hanno più tempolibero a disposizione, di accostarsi più facilmente al patrimonioculturale e spirituale dell’umanità e di arricchirsi intrecciando tra igruppi e tra i popoli più strette relazioni. Per questo dappertuttosorgono iniziative atte a promuovere sempre più l’attività educati-va; si definiscono e si pubblicano con documenti solenni i dirittifondamentali in ordine alla educazione degli uomini, ed in partico-lare quelli dei fanciulli e dei genitori; crescendo rapidamente ilnumero degli alunni, si moltiplicano e si perfezionano le scuole,come pure si fondano altre istituzioni educative; attraverso nuoveesperienze si perfezionano i metodi educativi e didattici, e si fannosforzi davvero grandiosi per educare ed istruire tutti gli uomini,

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1 CONCILIO VATICANO II, Gravissimum educationis, Proemio.2 BENEDETTO XVI, Lettera sull’educazione.3 BENEDETTO XVI, Discorso, 6 giugno 2005.4 UFFICIO NAZIONALE DELLA CEI PER L’EDUCAZIONE LA SCUOLA E L’UNIVERSITÀ - SERVIZIO NAZIONALE DELLA

CEI PER IL PROGETTO CULTURALE, Le sfide dell’educazione 1. Manipolazione e artificializzazione, EDB,Bologna 2007, pp. 9-10.

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anche se è vero che moltissimi sono ancora i fanciulli e i giovani chemancano dell’istruzione di base e tanti altri non hanno quell’edu-cazione completa che sviluppa insieme la verità e la carità»1.

No, educare è difficile! «Educare però non è mai stato facile, e oggi sembra diventare sem-pre più difficile. Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdo-ti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative. Si parlaperciò di una grande “emergenza educativa”, confermata dagliinsuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per for-mare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare unsenso alla propria vita»2.

b) EDUCARE È IMPOSSIBILE O È POSSIBILE?

Educare è impossibile.«Dentro un tale orizzonte relativistico non è possibile, quindi, unavera educazione: senza la luce della verità, prima o poi ogni perso-na è infatti condannata a dubitare della bontà della sua stessa vitae dei rapporti che la costituiscono, della validità del suo impegnoper costruire con gli altri qualcosa in comune»3. «L’educazione sarebbe oggi impossibile perché ancora primasarebbe stata resa impensabile. Se il significato della realtà (appre-hensio entis) è negato all’uomo nel senso che su di essa non può pro-nunciare un giudizio veritativo, allora diventa impossibile l’educa-zione. Il tratto distintivo della postmodernità, infatti, è il congedoda ogni fondamento e, al limite, dall’idea stessa di persona, diumanesimo, di educazione. La dissoluzione della realtà e quindidella libertà genera un senso di stanchezza spirituale, di tristezzadel cuore»4.

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5 C. CAFFARRA, Famiglia ed educazione, Incontro con i genitori dei cresimati di Bologna, 28 marzo2004, in www.cafarra.it.

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No, educare è possibile! «L’abdicazione dei genitori alla loro missione educativa non nascedalla mancanza di convinzione del dover educare. Nasce dallo sco-raggiamento: educare è diventato impossibile. Trattasi di un senti-mento di sconfitta di fronte a forze ritenute invincibili e con lequali è meglio “venire a patti” (per es. i mass media). Dobbiamoliberare completamente il nostro cuore da questo senso di impo-tenza: esso non ha fondamento»5.

c) EDUCARE RICHIEDE UNA CAPACITÀ PEDAGOGICA O È COSA DEL CUORE?

Educare richiede una capacità pedagogica!La responsabilità maggiore della educazione del fanciullo ricade suirispettivi genitori, i quali hanno il dovere di creare per i propri figliun ambiente familiare, che oltre a garantire la soddisfazione dellenecessità primarie del fanciullo sia anche in grado di trasferire aipropri figli quelle informazioni culturali che lo rendano, un doma-ni, autonomo e produttivo di benessere, per sé e per gli altri.Purtroppo molti genitori non hanno le capacità culturali e profes-sionali per educare i propri figli; di conseguenza la scuola, sia essaparitaria, sia essa statale, si assume il compito della intera educa-zione e formazione dei figli degli altri.

No, educare è cosa del cuore!«In certi momenti molto gravi, giova più una rac comandazione aDio, un atto di umiltà a lui, che una tempesta di parole, le quali, seda una parte non producono che male in chi le sente, dall’altraparte non arrecano vantaggio a chi le merita. Ricordatevi che l’edu-cazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è padrone, e noi nonpotremo riu scire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, enon ce ne mette in mano le chiavi. Studiamoci di farci amare, di

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6 DON BOSCO, Lettere.7 F. SCAPARRO, psicoterapeuta, Genitori e figli, “Corriere della sera”, lunedì, 24 agosto 2009.8 C. M. MARTINI, Dio educa il suo popolo, Centro ambrosiano di documentazione e studi reli-giosi, Milano 1987, pp. 73-74; cf C. GHIDELLI, L’educazione è un’arte gioiosa, Paoline, CiniselloBalsamo (Mi) 1989.

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insinuare il sen timento del dovere del santo timore di Dio, e ve -dremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori ed unirsi anoi per cantare le lodi e le benedi zioni di Colui, che volle farsinostro modello, no stra via, nostro esempio in tutto, ma partico-larmen te nell’educazione della gioventù»6.

d) EDUCARE È UN’ARTE FATICOSA O È UN’ARTE GIOIOSA?

Educare è un’arte faticosa! «Educare è faticoso e presuppone anche l’umiltà di richiedere aiutoa tutto il contesto familiare e a quello sociale, buono e sano, cheabitiamo. Da soli i genitori non possono farcela. Devono peròergersi a controllori attenti sia nello scegliere, sia nel vigilare, glieducatori che li aiutano, non senza dimenticare che essi genitorihanno sulle loro spalle l’ultima responsabilità in termini di educa-zione»7.

No, educare è un’arte gioiosa!«L’educazione è un’arte gioiosa, non può essere un lavoro forzato.Nemmeno può essere motivata in se stessa da un fine di lucro, masoltanto dalla creazione armoniosa e felice il più possibile di unpersona umana»8.

2. La pastorale mistagogica

1. UNA INDICAZIONE DI CONTENUTO: RIPARTIRE DAL MISTERO

«Nel contesto della società odierna, spesso chiusa alla trascenden-za, soffocata da comportamenti consumistici, facile preda di anti-

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9 GIOVANNI PAOLO II, Ecclesia in Europa, 6910 G. TANZELLA-NITTI, Teologia e scienza. Le ragioni di un dialogo, Paoline, Milano 2003, p. 10.Dello stesso autore vedi la voce Mistero in G. TANZELLA-NITTI-A. STRUMIA, DizionarioInterdisciplinare di Scienza e Fede, Urbaniana University Press, vol. I, Città Nuova, Roma2002, pp. 978-990.

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che e nuove idolatrie e, nel contempo, assetata di qualcosa che vadaoltre l’immediato, il compito che attende la Chiesa in Europa èimpegnativo ed insieme esaltante. Esso consiste nel riscoprire il sensodel «mistero»; nel rinnovare le celebrazioni liturgiche perché sianosegni più eloquenti della presenza di Cristo Signore; nell’assicurarenuovi spazi al silenzio, alla preghiera e alla contemplazione; nelritornare ai Sacramenti, specialmente dell’Eucaristia e della Peni-tenza, quali sorgenti di libertà e di nuova speranza»9.

La categoria mistero «offre alla teologia un terreno di dialogo nonsolo con le scienze umane, ma in certa misura anche con le scienzenaturali. In pochi ambiti della sua esperienza scientifica, infatti, l’uo-mo percepisce il mondo come qualcosa di dato, di “donato”, qualco-sa la cui razionalità e bellezza fanno appello alla sua ragione e al suospirito, e sono dunque capaci di rimandare ultimamente all’esistenzadi un “mistero” di cui l’uomo non possiede le chiavi. Va certamenteprecisato che la nozione di mistero è qui impiegata in modo analogi-co, perché Dio, l’uomo e il mondo non sono mistero nello stessosenso; eppure abbiamo a che fare con livelli di realtà fra loro connes-si, le cui modalità di comprensione sono gerarchicamente ordinate esi aprono verso livelli progressivamente superiori»10.

a) Chi è Dio?Tipi attuali di resistenza alla fedeUn Dio indecifrabile e imperscrutabile (agnosticismo) Un Dio incredibile (razionalismo illuminista) Un Dio insopportabile e indesiderabile (vitalismo)Un Dio proteiforme (sincretismo)

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11 P. VALADIER, Modernità, mondializzazione e culture, in R. PAPINI (a cura di), Globalizzazione:conflitto di civiltà, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2002, p. 300.12 G. ANDERS, Noi figli di Eichmann, Giuntina, Firenze 1995, p. 60.

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La prospettiva misterica considera Dio come un “mistero persona-le”, immanente e trascendente (intimior intimo meo, superior summomeo), visibile e invisibile, vicino e diverso, giusto e misericordioso…

b) Chi è l’uomo?L’uomo virtuale «Non si stanno sostituendo agli uomini reali, radi-cati in determinate culture e religioni, degli uomini virtuali, tal-mente mobili da non avere più ancoraggio e da diventare oggettiinconsapevoli delle manipolazioni più subdole perché invisi-bili?»11.

L’uomo vegetale «Nessun uomo è un vegetale, e di nessuno si puòdecidere la morte per fame e per sete. Il sottosegretario alla SaluteFrancesca Martini torna sul caso di Eluana Englaro, sottolineandoche “abbiamo una donna che si trova in uno stato che non è vege-tativo, non accetto che si assimili una persona a un vegetale, ha fun-zioni fisiche regolari, respira autonomamente, viene soltanto ali-mentata e idratata artificialmente come tantissime persone in que-sto paese: siamo tutti Eluana o potenzialmente Eluana. La senten-za - sottolinea Martini, a margine di una conferenza stampa alministero - la considero una sentenza di morte: togliere alimenta-zione naso-gastrica significa far morire di fame e di sete un essereumano, e si rischia una deriva di tipo economicista del paziente,potrebbe aprire un varco su chi vale la pena economicamente cura-re e chi no, una cosa di una gravità assoluta sul piano etico».

L’uomo macchina «Noi ci saremo come pezzi di macchine o pezzi dimateriale indispensabile alla macchina: da quel momento comeuomini saremo eliminati»12.

L’uomo animale «È forse ora di riformulare la definizione aristoteli-ca dell’uomo come animale razionale; l’uomo non è un animalerazionale ma un animale che vorrebbe essere razionale. Zòon logisti-

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13 «Perciò è chiaro che l’uomo è un animale più socievole di qualsiasi ape e di qualsiasialtro animale che vive in greggi. Infatti, secondo quanto sosteniamo, la natura non fanulla invano, e l’uomo è l’unico animale che abbia la favella: la voce è segno del piacere edel dolore e perciò l’hanno anche gli altri animali, in quanto la loro natura giunge fino adavere e a significare agli altri la sensazione del piacere e del dolore; invece la parola serve aindicare l’utile e il dannoso, e perciò anche il giusto e l’ingiusto. E questo è proprio del-l’uomo rispetto agli altri animali: esser l’unico ad aver nozione del bene e del male, del giu-sto e dell’ingiusto e così via» (Aristotele, Politica, in Politica e Costituzione di Atene di Aristotele,a cura di C. A. Viano, U.T.E.T., Torino 1995, pp. 66-67).14 L. LUCAS RAMÒN, L’uomo spirito incarnato. Compendio di filosofia dell’uomo, San Paolo1997.

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kòn può anche significare “animale che parla”, senza specificare lasensatezza di quello che l’uomo dice»13.La prospettiva misterica considera l’uomo come animale razionale,spirito incarnato14, capax Dei (immagine e somiglianza con Dio).

La questione antropologica, oggiIl card. Camillo Ruini nella lectio magistralis tenuta al prestigiosoCollegio San Carlo di Milano ha affermato: «Nella cultura di oggi,sta cambiando di significato quella definizione classica dell’uomocome “animale razionale” (di origine aristotelica ma poi corrobora-ta e internamente potenziata dall’idea ebraico-cristiana dell’uomocome immagine di Dio, che ha retto attraverso i secoli la nostraciviltà). La tendenza delle scienze empiriche considera invece l’uomocome un oggetto, come tale conoscibile e misurabile attraverso leforme dell’indagine sperimentale (…) Questo approccio è certa-mente legittimo, anzi indispensabile per il progresso della cono-scenza e della cura di noi stessi, ad esempio per la cura delle malat-tie fisiche e mentali. Quando però, cedendo a un tipo più o menonuovo di scientismo, si considera quella scientifica come l’unicaforma di conoscenza del nostro essere che sia davvero valida e uni-versalmente proponibile, si finisce con il negare che l’uomo siaanzitutto e irriducibilmente soggetto ossia persona, il quale, proprionella sua intrinseca e ineliminabile soggettività, non può mai esse-re totalmente oggettivato e non può essere conosciuto adeguata-

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mente attraverso le scienze empiriche (…). All’interno di questecoordinate culturali, che sopprimono la differenza essenziale del-l’uomo dal resto della natura e tendenzialmente lo riducono a unoggetto, diventa assai difficile, o meglio logicamente impossibile,mantenere quel primato assoluto della persona umana, per il qualeessa (e solo essa) ha una dignità assoluta e inviolabile, e va conside-rata e trattata, per usare le parole di Emanuele Kant, sempre comeun fine e mai come un mezzo (…). È chiaro che se cambia il nostroconcetto di uomo, e a maggior ragione se dovesse cambiare la real-tà stessa dell’uomo, cambia a sua volta il concetto di educazione edentrano in crisi, o comunque in grande movimento, tutti i nostriparametri educativi. A mio parere - afferma il cardinale - è proprioquesto ciò che sta avvenendo, anche se per ora molti non se ne ren-dono conto». Nella prospettiva della formazione della persona,secondo il card. Ruini «va anche inquadrata la questione forse piùcontroversa e dibattuta in ambito educativo: quella del rapportoreciproco tra libertà e disciplina».

c) Cosa è il mondo?physis (realtà divina capace di dar vita a una infinità di cose) natura (infinità potenzialità del reale che l’uomo può conoscere esfruttare secondo i suoi disegni, i suoi progetti, i suoi desideri)cosmo (realtà informe a cui viene dato un ordine e un’armonia)creato (realtà che riceve vita, energia, ed esistenza dall’amore e dallamisericordia di Dio)

La prospettiva misterica considera il mondo come un universo di segni,di figure, di simboli che lasciano trasparire qualcosa del mistero di Dio

2. UNA INDICAZIONE DI METODO

Quale metodo educativo?Da dove partire nell’educazione: dalla situazione di fatto, dai pro-blemi, dalle domande o dalla verità dottrinale, dai contenuti verita-tivi, dai principi dogmatici? Dal basso o dall’alto, dal metodoinduttivo o da quello deduttivo?Il metodo mistagogico segue un’altra via: parte dal mistero di Dio

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che è in atto nella storia, dal “dono ricevuto”, dalla grazia che già èstata comunicata o che Dio vuole comunicare.

La pedagogia di Dio: pedagogia della condiscendenza (DGC 139)— parole ed eventi — cammino progressivo

La pedagogia di Cristo: pedagogia della esemplarità (DGC 140). È opportuno innanzitutto tenere conto del “modo di agire di Gesù”: il suo modo di compiere i miracoli (fede, azione, parola cfr Gv 9,1-41); il suo modo di educare i discepoli (il richiamo al progetto origina-rio di Dio: «Da principio non fu così» Mt 19,8; cfr Mc 10,5); il suo modo di presentarsi ai discepoli dopo la risurrezione (presen-za, parola, segno, missione: cfr Lc 24, 13-35; Gv 20; 19-29; 21, 1-14).

La pedagogia dello Spirito: pedagogia della santificazione o dellamaturità cristiana (DGC 1429)— integrale ed efficace

La pedagogia della ChiesaTenendo conto del modo di agire di Gesù durante la sua vita pub-blica e soprattutto dopo la sua risurrezione e richiamando alcuneindicazioni proposte nel Rinnovamento della catechesi, si possonoindicare i seguenti aspetti del metodo mistagogico:— continuità con la pedagogia di Dio, di Cristo e dello Spirito(DGC 141) — Cristo/Spirito, mistagoghi del mistero del Padre (RdC 82);— educazione integrale (sensibilità, intelligenza e volontà). Cristointroduce progressivamente nell’esperienza/conoscenza del Padre(RdC 32, 117);— educazione come azione “sintetica” perché richiama sempre il kerig-ma e aiuta a comprendere l’unità del mistero di Cristo (RdC 113-114); — educazione come ritrovare il centro e l’armonia del tempo (l’anno litur-gico è la storia della salvezza in atto; la domenica è la sintesi dellastoria della salvezza; l’eucaristia è il nucleo centrale della sintesi;essa racchiude tutta la vita cristiana (RdC 46, 116);

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15 Gaudium et spes, 59.16 COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, Lettera ai cercato-ri di Dio.

— un modello concreto di “conformazione” a Cristo (RdC 38);— l’educatore è un mistagogo cioè una persona che “ha visto e ha spe-rimentato” il mistero di Dio (RdC 115).

c) Educati dal mistero, educare al misteroCi preoccupiamo esclusivamente di una formazione alla liturgia,dimenticando che dobbiamo preoccuparci anche di essere formatidalla liturgia. Significa che non possiamo preoccuparci semplice-mente di preparare ai sacramenti e dimenticando che si è anche for-mati dai sacramenti. — opus Dei / opus Ecclesiae (azione di Dio/ azione della Chiesa)— memoriale (di Dio e della Chiesa: Ricordati! Memores, Domine!)— ripresentazione / ripetizione / attualizzazione— actuosa participatio come unità la lex orandi, lex credendi lex agendi— traditio, receptio,redditio

d) Educati dalla vita, educare alla vitaL’educazione «deve mirare alla perfezione integrale della personaumana, al bene della comunità e di tutta la società umana. Perciò ènecessario coltivare lo spirito in modo che si sviluppino le facoltàdell’ammirazione, dell’intuizione, della contemplazione, e si diven-ti capaci di formarsi un giudizio personale e di coltivare il sensoreligioso, morale e sociale»15. La Lettera ai cercatori di Dio parte da alcune domande presenti nellavita che ruotano intorno a questi temi: felicità e sofferenza, amoree fallimenti, lavoro e festa, giustizia e pace, la sfida di Dio16. Anche il V Convegno di Verona ha preso in esame cinque aspetti:vita affettiva, lavoro e festa, fragilità umana, tradizione, cittadinan-za.

— la via della verità ossia la gioia del riconoscimento del senso ulti-mo delle cose e la meraviglia che suscita la scoperta della profondaunità di tutto ciò che esiste;

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17 «Sfuggire alla debolezza significherebbe sfuggire alla potenza di Dio che è all’opera soloin essa. Dobbiamo dunque imparare a dimorare nella nostra debolezza, ma armati di unafede profonda, accettare di essere esposti alla nostra debolezza e nello stesso tempo abban-donati alla misericordia di Dio. Solo nella nostra debolezza siamo vulnerabili all’amore diDio e alla sua potenza.. Dimorare nella tentazione e nella debolezza: ecco l’unica via perentrare in contatto con la grazia e per diventare un miracolo della misericordia di Dio» (A.LOUF, Sotto la guida dello Spirito, Qiqajon, Magnano (BI) 1990, p. 51).18 «Soffrire con l’altro, per gli altri; soffrire per amore della verità e della giustizia; soffrirea causa dell’amore e per diventare una persona che ama veramente – questi sono elemen-ti fondamentali di umanità, l’abbandono dei quali distruggerebbe l’uomo stesso»(BENEDETTO XVI, Spe salvi, 39).19 Cfr A. PANZETTA, La famiglia icona del mistero. L’illuminazione reciproca tra la realtà familiare eil mistero di Dio, Quaderni della Rivista di Scienza Religiose dell’Istituto Teologico Pugliese(Molfetta), vol. VII, Vivere In, Roma 2005.

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— la via della bellezza, l’estasi che produce nel cuore e nella mentedell’uomo la contemplazione dello splendore della forma;— la via dell’amore, l’irresistibile desiderio di relazione e di unionecon l’altro diverso da sé; — la via dei valori (giustizia, pace, solidarietà), lo struggente anelitoa un mondo rinnovato e riconciliato; — la via della debolezza, l’accettazione consapevole del senso di cadu-cità e di fragilità che fa capolino in ogni momento dell’esistenza17;la via del sacrificio e della sofferenza, il riconoscimento del dolorecome un valore fondamentale della vita umana18.

3. Dieci regole per una famiglia “comunità educante”

La famiglia è icona del mistero e per questo è l’ambiente educativo piùappropriato per la proposta valoriale e la trasmissione della fede19. La grazia sacramentale suggella il patto coniugale, lo rende immagi-ne del rapporto tra Cristo e la Chiesa conferendo ai coniugi il carismadell’educazione, ossia una speciale capacità di essere la prima scuola divita, di preghiera e di introduzione all’esperienza della fede.

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20 BENEDETTO XVI, Lettera alla diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione. «Afondamento di tutto però deve esserci la fiducia. Persino ciò che non è bene deve essereinserito in essa. Altrimenti, le cose semplicemente non vanno» (R. GUARDINI, L’educazione,in Id., Etica, cit., p. 899).21 Cfr «L’anima dell’educazione può essere solo una speranza affidabile» ((BENEDETTO XVI,Lettera alla diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione). Vedi anche G.CATALFAMO, Fondamenti di una pedagogia della speranza, La Scuola, Brescia 1986; P. FREIRE, Lapedagogia della speranza, EGA, Torino 2008.

Questa missione costitutiva della famiglia, però, potrà realizzarsi sesaranno rispettate alcune condizioni.

1. Educatori cioè mistagoghiInnanzitutto, si richiede che i genitori vivano la grazia sacramenta-le ricevuta con la celebrazione del loro matrimonio. Per loro si deveapplicare lo stesso principio che vale per ogni cristiano: la graziasacramentale fonda e sostiene la specifica vocazione di ogni creden-te in Cristo. Ad essa bisogna rimanere fedeli, perché l’amore coniu-gale diventi la “dimora” nella quale la persona viene educata: quelloche è l’utero della donna per il concepimento fisico e il primo for-marsi del bambino è l’amore coniugale per l’educazione cristiana.

2. Educare alla vita Ciò che blocca la trasmissione dei valori tra le generazioni non ètanto l’incoerenza pratica, la contraddizione tra il pensare e l’agire,retaggio della fragilità umana, ma la sfiducia nelle possibilità diaderire alla verità. Come giustamente afferma Benedetto XVI «allaradice della crisi dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella vita»20.In questa situazione diventa difficile educare perché si percepisceche la vita è fondata sul nulla, sul vuoto, sull’assenza di significato,che essa è in contraddizione con se stessa e che tutto sia fondatosulla menzogna. Educare non consiste solo nel dovere di mostrareuna coerenza tra la parola e la vita, ma soprattutto nel far percepi-re che la vita è un bene assoluto e incommensurabile.

3. Testimoniare la speranzaOccorre che i coniugi mantengano un rapporto sereno col futuro,si protendano all’avvenire con sguardo fiducioso, vivano l’aperturaalla speranza21. Non si può educare, se manca un orizzonte di valo-ri da indicare e da promuovere.

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4. Trasmettere la fede in famigliaDalla casa alla Chiesa dalla Chiesa alla casa. Fondamentale e inelimina-bile è il compito af fidato alla famiglia di trasmettere la fede cristia-na. Non si tratta sem plicemente di insegnare preghiere, di recitareformule, di imparare i co mandamenti; non è una trasmissioneastratta o teorica di un sapere reli gioso. La trasmissione della fede èqualcosa di molto più radicale e profondo perché fa parte inte-grante della comunicazione affettiva. Un fi glio che cresce respiran-do un sano ambiente affettivo si apre fiducioso alla vita, agli altri, aDio; in una pa rola, impara la fede. Infatti, la fede non è semplice-mente un contenuto, ma è primariamente una relazione, un rap-porto vitale, un legame amoroso con Dio padre.

5. Parlarsi in famigliaÈ un esercizio che contiene in sé numerosi risvolti umani, qualil’ascol tare, l’incoraggiare, il valorizzare, il coinvolgere. La fami gliadovrebbe essere il luogo della confidenza e dell’accoglienza; il luogodove non si teme di essere se stessi fino in fondo e senza maschere,dove nessuno ha paura di esternare i propri sentimenti, dove ognu-no si sente importante per ciò che è e per quello che dice.

6. Il senso dell’autorità: dire “sì” e dire “no”Una delle principali caratteristiche del rapporto educativo è sen-z’altro l’esercizio dell’autorità. Il vero senso dell’autorità sembraessere quello dell’autorevo lezza. L’autorevolezza, frutto di esperien-za e di competenza, consiste nell’affascinare e nel rassicu rare l’altrocon la propria esistenza adulta, matura e coerente». “Se mi vuoibene, dimmi di no!”. L’amore non consiste in un buonismo vago eindifferenziato, ma in un’autentica ri cerca del bene dell’altro. Ma ilbene dell’amato si raggiunge anche dicen do dei “no”. Occorreimparare a dire dei “no”, cioè trovare il modo e il momento piùopportuno per inse gnare il limite.

7. Condividere l’interioritàLa condivisione della propria vita inte riore costituisce uno degli

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22 P. TRIANI, Che cosa significa educare?, “Servizio della Parola”, 330, settembre 2001, p. 21.

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aspetti più profondi e costruttivi del dialogo in famiglia, tra maritoe moglie, tra ge nitori e figli e tra fratelli. La comu nicazione, se vuolessere completa e autentica, non può limitarsi a ragio namenti, opi-nioni, notizie da dare all’altro, ma deve arrivare ad essere un “dire sestessi”, chi sono io, ciò che provo, quello che sento di fronte a fattied avvenimenti.

8. Educazione integrale (affetti, intelligenza, volontà)La formazione integrale chiede che siano attivate l’esperienzialità, lacreatività, l’affettività, l’intersoggettività, la capacità di comprensione,di giudizio, di decisione, di azione senza che nessuno di questi ele-menti vada a discapito degli altri, cosa che avrebbe come logica conse-guenza uno sviluppo incompleto e carente della persona. «Infatti se cisi limita al far fare esperienze si ha l’esperienzialismo; se si sottolineasolo il comprendere si ha l’intellettualismo; se si danno solo giudiziinvitando le persone ad assumerli come veri si ha il moralismo; se siinsiste solo sulla scelta si ha il volontarismo; se si opera enfatizzandoil livello dell’amore, separato dagli altri, si ha il sentimentalismo»22.

9. Educare alla faticaIn un mon do che esalta il benessere e assolu tizza il piacere, parlaredi educazio ne alla fatica e di impegno serio e laborioso può sem-brare davvero fuori luogo. In che cosa consiste l’educa zione allafatica? Sostanzialmente in questo: porre davanti ai figli obiettivirealistici, sostenerli nella volontà di raggiungerli, confermare irisultati raggiunti, trasformare le sconfitte in acquisizioni positiveaiutandoli ad un sano recupero dell’insuccesso.

10. Educare all’autonomiaUno degli obiettivi primi e fondamentali del compito educativo deigenitori è pro prio quello di aiutare i figli a diven tare adulti, cioè adessere autonomi e autosufficienti. Chi si sente accetta to e desidera-to costruisce dentro di sé un solido nucleo di personalità che glipermette una sufficiente autonomia e indipendenza di fronte almondo. Il punto forse più delicato dell’opera educativa è trovare ungiusto equili brio tra la libertà e la disciplina.

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Marianna Pacucci

La Chiesa comunità educante.Attenzione e scelte educative della pastorale

La Chiesa italiana va riflettendo, in questo periodo, sull’emergenzaeducativa, o meglio, sulla fame educativa che la società contempora-nea presenta anche alla comunità cristiana come ‘in-vocazione’ silen-ziosa ma viva, che parte dalla pletora dei poveri in educazione che abi-tano le città, ma stentano ad essere consapevolmente e responsabil-mente persone, cittadini di questo mondo, cercatori di Dio.‘Pro-vocata’ da questo bisogno che non sempre si traduce in doman-da, la comunità ecclesiale è chiamata a giocarsi non nella capacitàdi dare risposte efficaci, ma di assumere la prospettiva dell’evange-lizzazione in chiave pedagogica: evangeducando è il neologismo chedice come reinterpretare la missione della Chiesa in questo terzomillennio: evangelizzare mediante l’educazione, educare ponendo-si nell’orbita della pedagogia di Dio e di Gesù. Si tratta di affrontare un compito, che la comunità credente hasempre affrontato, ma che talvolta è stato affidato soltanto all’a-zione catechistica intesa come mera trasmissione di un pacchettodi verità e dogmi estranei a qualsiasi rimodulazione, che esprimes-se nuove mediazioni culturali. Oggi vi è l’urgenza di un recuperosostanziale: la consapevolezza che l’educazione è un impegnocomunitario e non soltanto individuale, permanente e non confi-nabile ad una particolare età della vita, aperto alle sfide della pro-gettazione umana e non semplicemente teso alla custodia della tra-dizione. La comunità ecclesiale è perciò ‘con-vocata’ quale protago-nista e destinataria allo stesso tempo di un processo di crescita, chechiede disponibilità di conversione, intelligenza dei contenuti edu-cativi, competenza nelle relazioni e nei linguaggi educativi, lungi-miranza nell’individuazione delle mete da raggiungere.

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Tutta la pastorale viene così ad essere percorsa da questa attenzio-ne: una pastorale che da sempre è inscritta nella capacità di offrirecon il Vangelo la possibilità di restituire ad ogni persona, e soprat-tutto ai piccoli e agli ultimi, un’apertura all’oltre che possa rilan-ciare e sostanziare la speranza di diventare persone e non essere sol-tanto individui, di dare senso alla vita, di sperimentare la gioia divivere con gli altri e per gli altri, di pensare con la propria testa e difare esperienza di libertà, di celebrare la vita e di custodirla profeti-camente nella barbarie dei tempi. Questo itinerario di salvezza deveessere toccato con mano da chiunque, i bambini come gli adulti,attraverso una passione educativa della comunità cristiana chetocca tutte le espressioni e condizioni dell’esistenza umana.L’educazione è, in questa prospettiva, il lievito della carità, così come lacarità è il lievito dell’educazione. Tutto questo non può essere riserva-to ad una dimensione spiritualistica o intellettualistica della fede,ma impregna la dimensione comunitaria della Chiesa, modellan-dola sulla dimensione delle famiglie, che incontrano la parrocchiamediante la partecipazione dei bambini agli itinerari dell’iniziazio-ne cristiana. L’educazione è, pertanto, il leitmotiv della concreta esperienza dellacomunità cristiana all’interno di un territorio particolare, neltempo della ferialità e della quotidianità della gente, così come neltempo della festa solenne propria della liturgia, nell’ambito di un’e-sperienza istituzionale e comunitaria, qual è, storicamente, la par-rocchia, che, insieme alla Parola e al Pane della vita, si fa testimonefragile, ma convinta della solidarietà umana verso tutte le situazio-ni in cui emerge la difficoltà di comprendere e orientare l’esistenzaumana verso Dio. Si tratta, allora, di avviare e realizzare un percorso di cambiamentodella vita pastorale, che parte dalla disponibilità a stare nella storia,in questa storia con amore e simpatia, con la consapevolezza che laChiesa non è di fronte, ma dentro le mutazioni e le lacerazioni cul-turali e sociali del presente e che si sviluppa nell’attenzione e nelservizio educativo alle persone, perché possano costruire o rico-struire la loro dignità grazie all’annuncio che Dio educa prendendosicura di ogni persona che ama e chiama per nome.Questo servizio riguarda tutti, quale che sia il carisma e il compitoesercitato per il bene della comunità, ma, ovviamente, vede i cate-

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chisti in prima linea, quali protagonisti di una ricerca di Dio che èeducazione dell’intelligenza e dell’affettività ed esperienza di unmodo rinnovato di essere e non soltanto di un modo consolidato disapere e di fare: «Ispirandosi in continuità alla pedagogia della fede,il catechista configura il suo servizio come qualificato camminoeducativo, ossia da una parte aiuta la persona ad aprirsi alla dimen-sione religiosa della vita e dall’altra propone a essa il Vangelo, inmaniera tale che penetri e trasformi i processi di intelligenza, dicoscienza, di libertà, di azione, così da fare dell’esistenza un dono disé sull’esempio di Gesù Cristo» (Direttorio catechistico generale, 147).In questo momento storico l’evangeducazione, intesa come media-zione educativa della pastorale, pone due priorità– avere cura delle nuove generazioni, perché si sta esaurendo sia lamemoria, che la profezia cristiana, all’interno di una trasmissionereligiosa che è sempre meno significativa e incisiva nell’integrazio-ne fra la fede e la vita; il disorientamento etico del presente, peral-tro, non è una questione che riguarda solo gli adulti e i giovani, maha radici profonde nel mondo dell’infanzia e della preadolescenza enella fluidificazione del processo di crescita che dovrebbe portareall’adultità;– coinvolgere gli adulti in un cammino di fede permanente, per aiutarli aduscire da un’identità religiosa spesso infantile o comunque lacuno-sa e incoerente, sia sul piano delle convinzioni, che su quello dellapartecipazione liturgica, che nelle espressioni della condivisione edella carità fraterna. Gli adulti, peraltro, hanno bisogno di riscopri-re la loro forte responsabilità nei ruoli famigliari e professionali, dacui, in definitiva, dipende la temperatura pedagogica dell’ambientesociale.Da questo punto di vista, la catechesi dei fanciulli non può più esse-re considerata, come è avvenuto negli anni più recenti e come vienerilevato da numerose indagini socio-pastorali, come una sorta dialfabetizzazione di massa, che porta a trasferire nelle nuove genera-zioni un generico sentimento religioso e un’approssimativa cono-scenza della fede cristiana. È, invece, un impegno delicatissimo, per-ché deve fondare un’attenzione e dare vita ad una matrice cultura-

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le, che possano consentire, nel tempo futuro, la volontà di conti-nuare in prima persona la ricerca di Dio, la capacità di decodificarele informazioni relative alla dimensione religiosa che verranno ulte-riormente messe a fuoco, le competenze necessarie ad orientarsi nelcampo della complessità culturale e religiosa, assumendo una posi-zione culturale ed etica che non sia indefinita o sincretista. La misura dell’efficacia dell’azione pastorale, oggi, è, dunque, tuttain questa scommessa: se è vero che tutta la comunità parrocchialedeve fare propria una rinnovata prassi operativa “pedagogico-pastora-le” che sia simultaneamente “spinta pastorale” e “intelligenza pedagogi-ca”, ai catechisti dei fanciulli spetta il compito delicatissimo diavviare un processo che faccia convergere e interagire l’educazionee l’evangelizzazione, mediante lo “squisito esercizio di maternitàecclesiale”. Le parrocchie sono davvero disponibili a chiamare a taleministerialità i loro elementi migliori, partendo dal presuppostoche la catechesi dei bambini non è un un’impresa quantitativamen-te rilevante, ma un investimento qualitativamente fondamentaleper la cristianità del futuro?Occorre credere con tutte le forze che, all’interno della parrocchia,l’azione educativa può diventare particolarmente efficace, perchéessa è il luogo concreto in cui si attivano i processi educativi, le rela-zioni tra le generazioni, l’iniziazione cristiana, coinvolgendo lafamiglia, ambiente primario della formazione della persona. Lachiesa educante, inoltre, può farsi servizio alla gente, entrando nelcircuito di rete che si compone progressivamente nella realtà terri-toriale, contrastando le sue tentazioni di anonimato e di disgrega-zione sociale con proposte e prassi di solidarietà a quanti vivonocon fatica il cammino di formazione della propria umanità o lovedono minacciato da esperienze di limite e di fragilità.È chiaro che questo itinerario non è esente da incertezze e falli-menti, per il travaglio del cambiamento ambientale in atto, per laperdita di identità culturale della comunità ecclesiale, per la fati-ca di armonizzare i tanti percorsi formativi al suo interno, per lascarsa consapevolezza degli operatori di operare a nome dellacomunità. Vi è dunque da crescere insieme, per costruire comunità credibili,per percepirsi come soggetto unitario rappresentativo di tutte lecomponenti, per condividere tra tutti l’impegno educativo di chie-

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sa, per porsi in dialogo fecondo con il mondo esterno. Sul pianometodologico, occorre accettare

– uno stile sinodale che arricchisca i percorsi verso lacostruzione di identità cristiana matura; questo significache tutte le azioni ecclesiali devono essere ricondotte aduna comune ispirazione pedagogica e divenire segno diuna proposta educativa trasparente e incisiva;– la sfida di allargare gli spazi della corresponsabilitàpastorale, dando ai laici la possibilità di esprimere almeglio le potenzialità educative che, tenute in allena-mento nella vita domestica e professionale, possono dive-nire, nella luce della fede, competenze mature nel mette-re in pratica la pedagogia di Dio.

Tutti devono essere coinvolti nella conversione teorico-pratica perla pastorale della comunità educante; tutti possono confrontarsicon alcune istanze fondamentali nel lavoro educativo odierno:– transitare dalla logica del fare alla logica dell’essere, educandosi apensare, a significare, a condividere le azioni ordinarie della vitaecclesiale; – assumere la reciprocità delle relazioni educative: il confine chesepara l’educando e il suo educatore è sempre meno netto e rigido;– vivere la disponibilità alla formazione come responsabilità comu-ne che serve a far sentire ciascuno valorizzato nella vita della comu-nità;– dare importanza a relazioni interpersonali e alla qualità dellacomunicazione ecclesiale, con fondamento comunionale-comuni-tario;– ricordare e agire in modo che “la missione prenda vita dalla comu-nione e trovi il suo compimento nella comunione”.

La Chiesa educante ha dunque a cuore l’organicità dell’offerta e del-l’azione educativa e si sforza perché la pastorale catechistica possadiventare l’avamposto di una missionarietà che si rivolge agli adulti(soprattutto quelli che esprimono compiutamente una vocazionefamigliare), perché “si lascino educare per imparare a educare”.

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Solo così, e non certamente per motivi strumentali, possono davve-ro essere rianimate e moltiplicate le risorse pastorali della comuni-tà, superando il settorialismo, la specializzazione degli educatori oil loro utilizzo secondo forme improprie di “carriera”, soprattuttola tentazione di chiudersi dentro la comunità ecclesiale per proteg-gere la proposta e l’esperienza cristiana. Al contrario, gli operatori della catechesi diventano i sensori di unlavoro di frontiera, perché sono chiamati a metabolizzare gli ele-menti di forza e le fragilità culturali della realtà ambientale e adoffrire mediazioni pedagogiche tese a realizzare, con il contributodi tutti, una nuova inculturazione della fede. Tutto questo è possibile se la parrocchia, cuore palpitante e missio-nario nel territorio, educa con amore e si lascia amare; questo valesoprattutto nel riferimento ai poveri, agli emarginati, ai lontani:«una comunità col volto di famiglia, costruita attornoall’Eucaristia e alla domenica, forte delle sue membra più deboli, incui le diverse generazioni si frequentano, dove tutti hanno cittadi-nanza e contribuiscono ad edificare la civiltà della verità e dell’a-more».

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don Nicola Monterisi

Educazione alla fede e alla vita cristiana: quale dialogo tra catechisti e IdR

1. Introduzione

Emergenza educativa, sfida educativa, il coraggio di educare, allean-za per l’educazione sono slogan ricorrenti degli ultimi tempi chesottolineano la particolare attenzione dettata da un’urgenza deigiorni nostri.Educare è stato sempre facile nel tempo passato? No. Ma pare chele difficoltà che ieri appartenevano alla fisiologia dell’impegno edu-cativo, oggi siano diventate patologia.L’allarme non è di maniera. Quanti, tra i più attenti studiosi neicampi della pedagogia, psicologia, sociologia, si interessano di que-sti temi denunciano concordemente il bisogno di un impegno par-ticolarmente significativo cui far fronte.Il recentissimo rapporto-proposta redatto dal Comitato per il pro-getto culturale della CEI (presentato nel volume La sfida educativa,ed. Laterza) elenca gli ambiti educativi interessati da tale impegno:famiglia, scuola, comunità cristiana, lavoro, impresa, consumo,mass-media, spettacolo, sport.Le preoccupazioni non sono dell’ultimissima ora.Sappiamo che già i Padri Conciliari, oltre che essersi interessati inaltri documenti del Concilio Vaticano II di problemi legati all’edu-cazione (Gaudium et spes e Apostolicam actuositatem in particolare)hanno redatto uno specifico documento interamente dedicato aiproblemi dell’educazione – la Gravissimum educationis, appunto –.Eravamo al 1965!Sempre in campo ecclesiale, la Commissione episcopale CEI per l’e-ducazione cattolica, la cultura, la scuola e l’università nel docu-mento Per la scuola del 1995, così indicava l’impellente bisogno di

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occuparsi più attentamente dell’educazione dei giovani: «Le tra-sformazioni che stiamo vivendo, così rapide e sconvolgenti; le ten-sioni e i conflitti, armati o di tipo sociale ed economico, che ognigiorno mietono le loro vittime; le tecnologie, sempre più potenti esempre meno controllabili, che l’umanità si trova a disposizione; ildegrado ambientale e lo sperpero delle risorse naturali, ci avverto-no che il pianeta Terra avrà un futuro solo se verrà riconosciuta lacentralità della persona umana e se ci saranno uomini capaci didominare e guidare i processi della vita personale e sociale... Si trat-ta di pensare alla formazione di una umanità nuova. Si tratta dicapire che il futuro è legato alla scelta dell’educazione» (n. 2).Queste affermazioni, quindici anni fa, sembravano forse molto pes-simistiche. Ma oggi si rivelano profetiche.Fin dall’inizio del suo pontificato, papa Benedetto XVI insiste fre-quentemente nell’indicare la necessità di interessarsi di quella cheripetutamente chiama “emergenza educativa”.L’emergenza indica una situazione di pericolo.Recentemente (5 maggio 2009) la Congregazione vaticana per l’e-ducazione cattolica ha inviato ai presidenti delle Conferenze epi-scopali di tutto il mondo una lettera sull’insegnamento della reli-gione nella scuola e la CEI ha deciso di dedicare il prossimo decen-nio della Chiesa italiana al tema dell’educazione.Educare è, dunque, più che mai un impegno per tutti.

2. Differenza tra catechesi e IRC

a) Il n. 5 del CCC così definisce la catechesi: «La catechesi è un’e-ducazione della fede dei fanciulli, dei giovani e degli adulti, laquale comprende in special modo un insegnamento della dot-trina cristiana, generalmente dato in modo organico e sistema-tico, al fine di iniziarli alla pienezza della vita cristiana»(cfr n. 18della CT di Giovanni Paolo II).Attenti: educazione della fede e non alla fede.È una differenza non da poco – sempre ricorrente in questidibattiti – che ci aiuta ad approfondire il tema che affrontiamo.Sembrerebbe che Giovanni Paolo II voglia affermare che, essen-do la fede un dono, non può esservi nessuna azione umana chepossa iniziare alla fede. Quest’azione, tutt’al più, può educare ad

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implorare la grazia per approfondire, radicare, allargare la fededi ragazzi, giovani, adulti al fine – questo sì – di vivere semprepiù una vita che sia testimonianza della fede professata.La catechesi, dunque, aiuta a dare sempre più responsabilmen-te il proprio assenso al dono della fede. Si ritiene sempre menoopportuno, d’altronde, parlare di catechesi per “l’iniziazione aisacramenti” ma si ritiene più opportuno affermare che tuttisiamo “iniziati” alla fede dai sacramenti, a conferma che solo laGrazia sacramentale continuamente genera in noi la fede. E’ben per questo che Origene si rifiutava categoricamente di farecatechesi a quanti non avevano fede.Il delicato impegno dei catechisti, quindi, si rivolge a quanti dichia-rano di professare la fede cattolica, si impegnano ad approfondirlasistematicamente secondo percorsi opportunamente stabiliti e siverificano con continuità in gruppi ecclesiali sotto la guida di unresponsabile, al fine di adeguare le proprie scelte di vita.Se la vita è l’ambito in cui si testimonia la fede, la comunità è illuogo nel quale se ne celebrano i riti.

b) E l’IRC?

La constatazione che il CCC non ne dà alcuna definizione è suf-ficiente a farci capire che esso è altra cosa rispetto alla catechesi.Cosa è l’IRC bisogna ricercarlo nei documenti magisteriali enella normativa statale che ne ha favorito l’inserimento nei pro-grammi di ogni ordine e grado di scuola.La legge di revisione del Concordato tra Stato italiano e SantaSede del 1929, firmata il 18 febbraio 1984, riconosce da partedello Stato italiano l’incancellabile contributo culturale datoalla storia del nostro popolo dal patrimonio del cattolicesimo.È un riconoscimento di valore profondissimo. Lo Stato laico,cioè, riconosce che è impossibile leggere la storia del popolo ita-liano ignorando i principi del cattolicesimo. Ignorare ciò nonsolo falsifica l’interpretazione di ogni forma di arte ma ancheimpedisce l’interpretazione di molte forme di vita sociale e poli-

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tica perché anche la legislazione italiana sia a livello nazionaleche locale contiene valori cattolici.Di qui la proposta offerta ai genitori di poter liberamente sce-gliere l’insegnamento della religione cattolica per i propri figliin ogni ordine e grado di scuola.Alla specificità di questo insegnamento è garantita la natura didisciplina scolastica uguale alle altre, con le quali interagisce perfavorire la riflessione sulle grandi domande di senso (da dove vengo?dove vado? è possibile la giustizia? come e dove trovare la pace?).La specificità culturale dell’IRC, inoltre, offre i codici indispen-sabili per decodificare i segni della storia.Ha detto tra l’altro Benedetto XVI all’ assemblea degli IdR con-venuti a Roma da ogni parte d’Italia il 25 aprile 2009:«L’insegnamento della religione cattolica è parte integrantedella storia della scuola in Italia... Porre al centro l’uomo creatoad immagine di Dio è, in effetti, ciò che contraddistingue quo-tidianamente il vostro lavoro, in unità d’intenti con altri educa-tori ed insegnanti... La dimensione religiosa, infatti, è intrinsecaal fatto culturale, concorre alla formazione globale della perso-na e permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita...Grazie all’insegnamento della religione cattolica... si abilita lapersona a scoprire il bene e a crescere nella responsabilità, aricercare il confronto e ad affinare il senso critico, ad attingeredai doni del passato per meglio comprendere il presente eproiettarsi consapevolmente verso il futuro... La dimensionereligiosa rende l’uomo più uomo».Così concepita, è accettabile l’accusa fatta all’IRC di catechesi diStato?Avvalersi dell’IRC, quindi, non presuppone una dichiarazionedi fede, tanto che si diffonde sempre più nella scuola italiana lapresenza di ragazzi di altre etnie e religioni che gradiscono esse-re presenti durante le lezioni di religione cattolica.

3. Complementarietà delle due esperienze

Le due esperienze (catechesi e IRC) sono, quindi, complementariperché entrambe attente a favorire la crescita umana, ciascuna conla propria specificità partendo dalla persona di Gesù.

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Nell’età dell’infanzia e dell’adolescenza di quanti loro affidati èauspicabile la collaborazione tra catechisti e IdR su temi specifici dicarattere pedagogico per opportuni approfondimenti.È chiaro che tale collaborazione sarà più favorita nelle località dovepiù facilmente sono presenti le due figure dei catechisti e degli IdRe che insieme individuano i bisogni e le attese del proprio territorio.Oggi questa esperienza dialogica è rarissima nelle nostre comunità.È necessario, a mio parere, individuare una nuova dimensione delservizio alla persona, che nasce da una collaborazione non necessa-riamente legata da momenti di incontro fisico tra le due figure, maanche usando tecnologie moderne che favoriscano incontri virtua-li ma produttivi. Per il maggior bene di tutti.

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Vangelo senza confini è il tema guida della Giornata missionaria mon-diale 2009 che si estende al mese di ottobre, all’intero anno e maga-ri a tutta la vita. È un invito anzitutto a riconoscere il bene ricevu-to nella personale esistenza; rendersi conto che siamo amati: questaè una “bella notizia” (Vangelo), che dà forza sempre, ovunque.Quando l’autore di ogni bene, di ogni bontà, di ogni bellezza è ilSignore Gesù, la forza d’amore non si può contenere, perché natu-ralmente e necessariamente esplode senza confini. «Le nazioni cam-mineranno alla sua luce» (Ap 21, 24): è l’amore che illumina. Ilnostro papa Benedetto XVI con il suo messaggio ci accompagna nel«contagiare di speranza tutti i popoli» con la luce dell’amore.Quest’anno la Giornata missionaria mondiale, che ricorre nellapenultima domenica di ottobre, è stata celebrata in tutte le parroc-chie della diocesi il 18 ottobre. A livello diocesano, l’Ufficio missio-nario e il Centro diocesano vocazioni hanno organizzato giovedì 8ottobre, presso la parrocchia Buon Pastore in Bari, l’adorazionevocazionale missionaria sul tema “Venite a vivere di Gesù, per pote-re vivere con Lui”. Durante la celebrazione, i delegati delle parroc-chie hanno portato all’altare oggetti e suppellettile liturgica dainviare ai missionari tramite l’Opera Apostolica delle PontificieOpere Missionarie.Su iniziativa dell’Ufficio missionario, la ricorrenza della Giornata

Settore Evangelizzazione. Ufficio Missionario

Le iniziative diocesane per laGiornata missionaria mondiale

(18 ottobre 2009)

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI BITONTO

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missionaria mondiale è stata annunciata alla cittadinanza baresecon l’affissione di manifesti nei quartieri della città.Inoltre, domenica 25 ottobre, per tutto il giorno, nella galleria delCentro commerciale Mongolfiera di Bari-Japigia, l’Ufficio missio-nario diocesano ha allestito uno stand con distribuzione gratuita dimateriale informativo e proiezione di filmati sulle missioni.Moltissimi i visitatori che hanno mostrato interesse alla manifesta-zione e che si sono soffermati per chiedere maggiori informazioni.L’iniziativa è stata realizzata grazie alla dimostrata disponibilitàdella direzione del Centro commerciale Mongolfiera di Bari-Japigia, alla collaborazione dell’Associazione onlus “Mondo anticoe tempi moderni” e della direzione della ditta Euronics, operantenel centro commerciale, che ha messo a disposizione gratuitamen-te un televisore.Per tutto il mese di ottobre, infine, è stata allestita nel Seminarioarcivescovile, sempre su iniziativa dell’Ufficio missionario, unamostra missionaria sul tema “Farsi tutto a tutti” del concorso mis-sionario “Don Franco Ricci” – edizione 2009 – con l’esposizione deilavori premiati degli studenti delle scuole elementari, medie e supe-riori che vi hanno partecipato.

dott. Mario ConfortiCentro Missionario Diocesano

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Il giorno 18 marzo 2009, alle ore 9.30, presso il salone della Casa delClero in Bari, si è riunito il Consiglio Presbiterale diocesano, con-vocato e presieduto dall’Arcivescovo Mons. Francesco Cacucci.Sono presenti: il vicario generale mons. Domenico Ciavarella, ilpro-vicario mons. Vito Angiuli e i vicari episcopali: don CandeloroAngelillo, don Ubaldo Aruanno, mons. Vito Bitetto, p. GiulioDoronzo O.F.M. Cap., mons. Angelo Latrofa.Sono assenti: don Angelo Cassano, don Luciano Cassano, donGaetano Coviello, don Vito Manchisi, don Vito Marziliano, donVito Marotta, p. Leonardo Di Pinto O.F.M., p. Mauro PaternosterC.S.S., p. Giuseppe Capriati O.F.M., p. Mariano Bubbico O.F.M.Cap., p. Rosario Scognamiglio O.P.

All’ordine del giorno:

1. La dimensione comunitaria del ministero presbiterale a livellovicariale e diocesano.2. Varie ed eventuali.

Dopo la preghiera dell’ora media, l’Arcivescovo comunica lo statodi salute di alcuni presbiteri e ricorda don Olindo Del Donno e p.Danilo Panato, stimmatino, che sono deceduti.Mons. Angiuli comunica alcune iniziative e proposte che riguarda-no la vita diocesana e la formazione dei presbiteri.

Consiglio Presbiterale diocesano

Verbale della riunione del 18 marzo 2009

CONSIGLI DIOCESANI

DOCUMENTI E VITADELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Si chiede il parere ai membri del Consiglio circa la scelta dei vica-riati in cui si svolgerà la visita pastorale nell’anno 2010; vengonoindicati i vicariati terzo e quarto.Si chiede anche il parere circa la scelta del tema per l’anno pastora-le 2009-2010 e le modalità di realizzazione. Dopo diversi interven-ti, si è concordi nel continuare a riflettere sul tema di quest’anno:“La Domenica nel cammino di iniziazione cristiana dei fanciulli edei ragazzi”, evidenziando maggiormente la dimensione della cate-chesi, la corresponsabilità dei genitori e dei catechisti, la realizza-zione di sperimentazioni pastorali. Inoltre per gli anni successivi viene proposta una riflessione sullescuole cattoliche presenti nella nostra diocesi.Si comunica che nel mese di aprile ci sarà la riunione congiunta delConsiglio Pastorale diocesano e del Consiglio Presbiterale per ricor-dare i venti anni del Centro Studi storici (1989-2009) e i venticin-que volumi della collana: Per la storia della Chiesa di Bari.Si passa al primo punto dell’o.d.g. e il vicario generale mons.Ciavarella introduce il tema della comunione presbiterale, presen-tando i membri dell’Ufficio Presbiteri, il cui direttore è mons.Francesco Colucci, vicario episcopale per il clero, le finalità dell’uf-ficio e il lavoro che si sta svolgendo attraverso incontri mensili.Dopo aver vissuto gli incontri nei vicariati nei mesi di gennaio e feb-braio, mons. Ciavarella evidenzia tra gli aspetti positivi: la presenzaunanime e interessata dei presbiteri e dei diaconi all’incontro, allamensa e alla celebrazione eucaristica, l’accoglienza da parte di diversecomunità religiose presenti nei vicariati e la partecipazione dei laici.Il vicario generale presenta alcune considerazioni. La comunionepresbiterale nasce dal sacramento dell’Ordine da accogliere e viverenon solo come dono ma anche come impegno a sentirsi parte delpresbiterio a livello effettivo e affettivo.La comunione presbiterale è segno di credibilità nei confronti deilaici, ma è anche necessaria per un’azione pastorale comune ed effi-cace; tale comunione non deve essere qualcosa di emotivo legato arapporti amicali che sono comunque importanti, ma deve esseremotivata da una forte spiritualità e carità fraterna che unisce lediverse generazioni di presbiteri dai più giovani agli anziani.Il vicario generale cita mons. Cacucci che nelle visite ai vicariati nel2003 (cfr Bollettino Diocesano, n. 1, 2003, pp. 153-154) aveva ribadito:

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«Le esperienze di vita comune nella nostra Diocesi sono state esono tuttora diverse, connesse o no alla casa canonica. Certo, moltocammino resta da percorrere, iniziando col coltivare la mentalitàdello stare insieme e la gioia del ritrovarsi, col sentire interiormen-te il bisogno dell’altro e il desiderio di cercarlo, col nutrire unagrande stima reciproca e accogliere l’altro come dono; quindi, orga-nizzarsi per vivere momenti di fraternità presbiterali, dalla preghie-ra al pasto comune tra presbiteri, così come suggerito dal Sinodo(n. 132), nel rispetto sempre dell’autonomia e della libertà propriedel presbitero diocesano».

Inoltre l’Arcivescovo aveva precisato che:«la casa canonica non è la casa del parroco, ma dei sacerdoti; unacasa canonica vuota o adibita ad altre finalità, sia pure pastorali, èun controsenso. È fondamentale per un presbitero la vita di comu-nione anche per un suo equilibrio psichico e affettivo».

Mons. Ciavarella ricorda le comunità-segno e le esperienze presenti indiocesi da valorizzare; le comunità sono: la Casa del clero, il Seminarioarcivescovile, la canonica della Cattedrale in Bari, Casa Betania inCassano Murge, la canonica della Concattedrale in Bitonto.Le esperienze di comunione presbiterale e di formazione sono: riti-ri mensili unitari e vicariali, settimana di formazione per il decen-nio (giugno) e per tutti i presbiteri (ottobre), laboratorio di pasto-rale, formazione del biennio e del decennio, incontri di fraternitànelle parrocchie (esperienza nella parrocchia S. Croce in Bari).Bisogna valorizzare il vicariato e le case canoniche del paese o deiquartieri della città per vivere concretamente la comunione presbi-terale. Si ricorda che il papa Benedetto XVI indirà l’anno sacerdota-le (19 giugno 2009-11 giugno 2010) in occasione del 150° anniver-sario della morte di san Giovanni Maria Vianney, il curato d’Ars.Alcuni (don Aruanno, don Romita, don Gramegna, don D’Urso,don Castoro) evidenziano la necessità di vivere momenti di frater-nità e di comunione informali aperti a tutti e di valorizzare imomenti che già ci sono e di programmare qualche esperienza

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CONSIGLI DIOCESANI

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comune per l’anno sacerdotale; altri (don Moro, don Decaro, donCarone) sottolineano l’importanza dell’autoformazione e delloscambio di riflessioni e di esperienze pastorali su particolari tema-tiche; altri (don Favale, mons. Ladisa, don Serio) ribadiscono lacura e l’attenzione alla persona in particolare impegnandosi nelcreare legami tra presbiteri più giovani e anziani; altri (don Fazio,don Mario Castellano) affermano che la comunione presbiterale èfondata e motivata non sugli incontri e sulle cose da fare ma sulmodo di vivere la fraternità, l’aiuto reciproco, sentendosi compagnidi viaggio più che maestri, valorizzando i carismi e le competenze diciascuno e non sentendosi autoreferenziali e autosufficienti nellavita presbiterale e pastorale. Viene evidenziata l’opportunità cheanche i giovani presbiteri valorizzino e facciano riferimento alleesperienze di vita comune presenti in diocesi.L’Arcivescovo a conclusione interviene ricordando l’incontro vissutocon i religiosi il 3 marzo a S. Fara in Bari e sottolinea l’amore che ireligiosi hanno per la Chiesa locale (nonostante la loro mobilità) e lacomunione e collaborazione con il vescovo e i presbiteri diocesani.L’Arcivescovo chiede di essere aiutato a recepire i bisogni dei pre-sbiteri circa la comunione e la formazione, ma anche di avere lavolontà di partecipare alle esperienze che già si realizzano da anni eche talora vedono alcuni assenti. Bisogna valorizzare gli organismidi comunione e di partecipazione (Consiglio Pastorale diocesano evicariale, Consiglio Presbiterale, Ufficio Presbiteri, case diocesane ecase canoniche) e anche il ruolo dei vicari zonali, che hanno il com-pito di far crescere le positività e di fare attenzione alle difficoltà eai disagi che vivono i presbiteri per cercare di trovare una soluzionepossibile e condivisa.La riunione si conclude alle ore 12.40 con la preghiera dell’Angeluse la preghiera alla Beata Elia di San Clemente nel terzo anniversariodella beatificazione.

Il segretariosac. Antonio Serio

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Premesse«Con la grazia del Signore, e solo con essa, possiamo sempre nuo-vamente sperare che il futuro sia migliore del passato»: così ilSanto Padre nel primo Angelus dell’anno 2009.Ci lasciamo alle spalle un annus terribilis, mentre camminiamo contante incertezze legate ad avvenimenti di difficile valutazione: unacrisi economica di portata mondiale. Per troppo tempo si è creduto che i segnali provenienti dagli USAfossero solo un fatto “domestico”, cioè interno, relegato alla loroeconomia finanziaria e che solo tangenzialmente avrebbe interessa-to anche noi.Per troppo tempo abbiamo creduto di essere al riparo da una veracrisi economica, perché convinti, anche per colpa di un’informazio-ne “addomesticata”, di operare in un sistema bancario e finanziariosani.Ancora oggi, come se fosse fondamentale per rilanciare l’economiamondiale, si discute sulla differenza tra la crisi del ’29 e quellaodierna.In realtà, a differenza del ’29, l’attuale crisi ci mostra il funziona-mento del mondo globalizzato. Non è un caso se in pochi giornidalla crisi dei mutui americani essa si è irrimediabilmente estesa intutto il mondo.

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

FONDAZIONE S. NICOLA E SS. MEDICI - FONDO DI SOLIDARIETÀ ANTIUSURA

Relazione socio-pastorale del Presidente

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Secondo alcuni esperti, si tratta di recessione che durerà almeno unanno e forse più; tutto dipenderà dalle capacità di reazione dell’e-conomia mondiale.Molti paesi pensano che mettendo in atto strategie interventistichee protezionistiche, quali misure di breve periodo, si possa risolvereil problema.Quasi tutti, però, concordano di dare maggiore impulso all’econo-mia stimolando l’aumento dei consumi.In verità, anche nel ’29, in primis l’America, attuando misure pro-tezionistiche, fece sì che la crisi durasse per molti anni.Questa volta per uscire dalla crisi è chiamata a collaborare tutta lacomunità economica mondiale. Alla speranza economica degliamericani, bisogna che si accompagni la speranza e l’impegno ditutti per costruire un futuro migliore, come ha ricordato il SantoPadre nel primo Angelus del 2009.La crisi economica attuale offre una grande opportunità: costruireun’economia nella quale c’è l’uomo al centro e non la finanza invi-sibile della quale si vedono solo preoccupanti effetti con le pensio-ni ferme da molti anni (1992), precari che hanno perduto anchequel poco che avevano, cassa integrazione che avanza a più nonposso e migliaia di licenziamenti.Per dirla con le parole di don Luigi Sturzo: «manca un’etica effettivache, sulla scia della dottrina sociale della Chiesa, riscopra la centra-lità della persona e l’importanza del suo lavoro, nello stretto rispet-to della libertà individuale».Nostro malgrado abbiamo dovuto fare i conti con dei termini pococonosciuti nel nostro linguaggio ordinario: mutui subprime, derivati,reverse mortgage, ma che ben presto sono diventati molto noti perchéall’origine di tutti i nostri mali.Ad oggi una cosa è certa: la crisi colpisce maggiormente le fasce piùdeboli della popolazione e i popoli maggiormente esposti alle oscil-lazioni dei mercati e quindi ostaggio di eventi irrazionali come que-sti. Tutti comunque, devono fare i conti con le scadenze delle bol-lette o delle rate, con le spese per il cibo e le medicine, sempre neltimore che qualche altro imprevisto metta in discussione la distri-buzione delle già scarse risorse.Occorre ritrovare il senso del limite, rilanciare uno stile di vita ispira-to alla sobrietà, rivalutare il concetto stesso della solidarietà, che non

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riguarda certo solo la finanza e l’economia ma ancor più una visionedella persona all’interno della comunità civile, familiare, lavorativa ed eccle-siale che la cultura consumistica ignora colpevolmente e che le casse delloStato penalizzano con interventi normativi e legislativi in netta contraddi-zione: un aumento delle cause di indebitamento (es. azzardo) e fondi perassistere gli indebitati (es. accesso ad un mutuo di 5.000 euro per le famiglieche nel 2008, 2009 e 2010 hanno un figlio).In un simile contesto, avanzano le disuguaglianze sociali.Il gap tra le classi sociali, la distanza economica tra i ricchi e i pove-ri, aumenta e secondo l’ultimo rapporto OCSE (Organizzazioneper la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), l’Italia è al sestoposto in questa classifica.Se tale distanza cresce del 12% in media OCSE, l’Italia guida il grup-po con un aumento del 30%. Ciò spiega la flessione dei prodotti amedio e basso prezzo e la resistenza di prodotti ad alto prezzo.Questo significa che il 10% dei più abbienti possiede il 42% della ric-chezza totale.Il reddito medio del 10% degli italiani più poveri è di circa 3.770euro, mentre il reddito medio del 10% degli italiani più ricchi è dicirca 41.500 euro, notevolmente superiore alla media OCSE. Argomento a sé, è la fluttuazione dei tassi bancari.Si è passati da situazione di vero panico allorché sono arrivati al4,25%, così come stabilito dalla BCE, ad una situazione, quellaodierna, in cui i tassi sono all’1,50% e si stima debbano ancora scen-dere, nella speranza che l’economia riparta. Un livello così basso deltasso “euribor” sotto il 2%, non si era mai visto.È necessario ripartire; ma chi deve ricominciare a far da treno? GliUSA, paese tradizionalmente votato a far questo, è in panne, afflit-to da problemi strutturali tipici del suo sistema finanziario-banca-rio.I nostri dati sulla produzione industriale sono disastrosi, le ore dicassa integrazione sono 10, 20 volte superiori rispetto allo scorsoanno, i lavoratori licenziati non si contano più.L’anno trascorso ci ha visti seriamente impegnati a moderare il di-sagio di chi aveva contratto mutui a tasso variabile, la cui rata men-

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sile, per gli alti tassi d’interesse, era diventata insopportabile. Cisiamo attivati a trasformarli a tasso fisso, ma la caduta vertiginosadei tassi ha portato ad una situazione paradossale e cioè, che talipattuizioni risultano, in questo momento, estremamente penaliz-zanti. Tutte le analisi di aumenti dei costi delle famiglie sono salta-te per effetto del continuo turbinio prezzi petrolio, prezzi materieprime, e poi gas, Enel, riscaldamento, mutui … . Si deve ripartire dall’economia familiare. Servono interventi strut-turali mirati ad interrompere la spirale dell’indebitamento dellefamiglie che si autofinanziano attraverso cessioni del quinto dellostipendio, col ricorso a società finanziarie, debiti verso parenti edaltro per affrontare il tranquillo menage familiare ordinario.In testa a tutte le preoccupazioni, la rata del mutuo.Se è vero che oltre il 75% degli italiani è proprietaria di case è anchevero che molti lo sono perché hanno stipulato un mutuo. In Puglia, il 13% delle famiglie, secondo i dati forniti dal prof. Fiasco,che ha condotto uno studio sull’indebitamento delle famiglie, haun mutuo che incide sul debito familiare per il 28% del reddito.Nel rapporto è interessante osservare che il deficit di bilancio cor-rente di ogni famiglia avviene: ogni giorno per spesa alimentare; a sca-denze ravvicinate per il pagamento di utenze, polizze assicurative,tasse comunali o statali; per eventi improvvisi per spese mediche, gua-sti abitazione; per consumi non essenziali irresistibili come la telefonia,l’azzardo e i trattenimenti.Secondo notizie acquisite presso la sezione delle esecuzioni immo-biliari del Tribunale Civile di Bari e di altri Tribunali, si prevede chei pignoramenti e le esecuzioni potrebbero crescere ulteriormenteoltre il 23% rispetto all’anno precedente. I dati da noi raccolti recentemente a Bari indicano che nel 2006 visono stati iscritti 756 nuovi pignoramenti; nel 2007 ben 930, conun aumento del 23% ed infine, in tutto il 2008 1038, che paragona-ti al 2006 corrisponde ad un balzo del 37%.Una riflessione si impone: quanti sacrifici fatti per acquistare una

casa e poi perderla per le suaccennate ragioni? Per noi queste osser-vazioni sono sempre motivo di profondo disagio, perché riteniamoil bene della casa prioritario rispetto a tutti gli altri.Quasi due milioni di famiglie sarebbero a rischio insolvenza. Nonci stupiamo quando poi vengono pubblicati i dati della Caritas ita-

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liana che, con la Fondazione Zancan, presenta ogni anno il Rapportosulla povertà.L’emergenza, si legge nell’ultimo, riguarda ormai 15 milioni di per-sone, quindi non solo i sette milioni e mezzo ufficialmente sotto lasoglia di povertà, ma altrettanti che si collocano poco sopra, sonoda considerare ad alto rischio. «Assistiamo in questi giorni a mon-tagne di soldi pubblici che con il giusto accordo di tutti, corrono alcapezzale della grande finanza o della grande impresa. Perché nonfare altrettanto per chi lotta quotidianamente per sopravvivere?» cisi chiede nel Rapporto.Ancora una volta, la Chiesa si mobilita. Nella sua omelia durante laSanta Messa di Natale, il card. Tettamanzi, Arcivescovo dellaDiocesi di Milano, affermava: «può dirsi etica una economia chenon metta al centro l’uomo ma solo il profitto? Tutti siamo invita-ti a cambiare uno stile di vita basato sul consumismo per tornare aduna Santa Sobrietà (torna il concetto di sobrietà tante volte richiamato dalmagistero del Papa e del card. Bagnasco per la Chiesa italiana) segno digiustizia, prima ancora che di virtù».La diocesi di Milano ha stanziato una considerevole somma didanaro a disposizione di famiglie indigenti per il pagamento dellerate dei mutui ma anche per il disagio connesso alla difficoltà diarrivare alla seconda o terza settimana senza indebitarsi. Altre diocesi,come Foggia, Lanciano-Ortona, ecc., stanno seguendo questoesempio.In particolare la Conferenza Episcopale Italiana, al terminedell’Assemblea di gennaio, per mezzo del suo segretario nazionalemons. Mariano Crociata, ha annunciato la prossima istituzione diun fondo nazionale per aiutare le famiglie in difficoltà per il paga-mento delle rate dei mutui, che serva a fronteggiare le attuali preoc-cupazioni delle persone e delle famiglie, per sostenerle e accompa-gnarle verso la via d’uscita dell’attuale crisi.Nell’occasione mons. Crociata ha affermato: «Davanti alla situa-zione economica che va incontro ad una grande crisi, i vescovi ita-liani intendono rafforzare le Caritas diocesane e parrocchiali, datempo impegnate per aiutare i più deboli. Pertanto hanno stabilito

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di intraprendere un’iniziativa straordinaria che avrà come destina-tarie le famiglie».Anche lo Stato pare voglia mobilitarsi. Nel testo di legge presenta-to alla Camera, il cosiddetto Mille Proroghe si chiede la disponibilitàdelle Regioni per attuare un piano di salvataggio delle famiglie,stanziando danaro già disponibile. Si parla di otto miliardi di europer gli ammortizzatori sociali. Quando e con quale efficacia e in chemodo avverrà l’attuazione è al momento tutto da stabilire.

Sovraindebitamento delle famiglieUnitamente a quanto esposto in premessa, non potevamo sottace-re la ponderosa relazione del prof. Fiasco, presentata in occasionedell’assemblea della Consulta nazionale a Genova il 26 giugno2008. Traspare in essa la necessità di spesa responsabile, cioè compatibilecon il progetto di promozione della famiglia.E’ ciò che noi predichiamo negli ascolti quotidiani in Fondazione,quando ci si trova di fronte al prototipo di famiglia monoreddito,con coniuge a carico o con figli disoccupati, con anziano conviven-te ed apportatore di reddito.Un rilievo deve far riflettere: molti finanziamenti sono possibili,grazie alla pensione della persona anziana.Dai dati si evince che circa il 20% delle famiglie ha un debito nel bilancio.Al primo posto nelle cause è il consumo di beni non durevoli; segue l’o-nere per il mutuo casa e l’azzardo.Da ciò derivano le sfide, che lo stesso card. Bagnasco, Presidentedella CEI, individua come «sfide di oggi, che costituiscono il terre-no in cui viene coltivata la più perniciosa delle conseguenze», quel-la che il Santo Padre Benedetto XVI non ha esitato a definire «l’in-famia dell’usura che annienta la vita dei miseri».Da parte nostra, offriamo aiuto, perché le fasce più deboli, venganodi nuovo inserite nel più ampio tessuto sociale, facendoci carico diuna missione educativa attraverso il tutoraggio, consistente nell’assi-stenza assicurata anche dopo l’erogazione del finanziamento.Possiamo tranquillamente affermare che quando ciò si realizza,l’assistito percorre, unitamente al suo tutor, la strada dell’assolvi-mento del proprio debito, attraverso azioni di sostegno e di colle-gamento con le banche.

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In Fondazione tante famiglie si presentano “frantumate”, peròdopo aver intrapreso un cammino ispirato ai valori umani e cri-stiani, acquistano valore di famiglie di nuovo unite. Concludiamo il capitolo famiglia, citando il disegno di legge n.770del sen. Centaro che istituisce la procedura di insolvenza anche perle famiglie, ammettendo la presenza di un accordo di ristruttura-zione del debito da parte del debitore che non è più in grado dipoter far fronte con regolarità alle proprie obbligazioni.Tale accordo può anche prevedere la cessione dei redditi futuri cheva sottoscritto da terzi, in veste di garanti, provvisti di beni propri.La Fondazione, unitamente alla Consulta nazionale, sta appron-tando le opportune osservazioni, soprattutto per il ricorso all’art.14 della Legge 108/96 che non prevede l’accesso delle famiglie alFondo di solidarietà. Questa richiesta sarà presentata e commenta-ta ufficialmente alla Commissione Giustizia del Senato il 17 marzo2009 da padre Massimo Rastrelli e da mons. Alberto D’Urso, rispet-tivamente presidente e segretario della Consulta Nazionale Antiu-sura durante l’udienza richiesta e concessa.

Attività e prospettive della Fondazione S. Nicola e SS. MediciSiamo stati nelle scuole di ogni ordine e grado; abbiamo semprerisposto con entusiasmo a chi ci ha invitato a trattare dell’usura edell’estorsione; abbiamo partecipato a numerose trasmissioni tele-visive di rilevanza nazionale e locale; abbiamo pubblicato articoli,interviste su quotidiani e riviste locali e nazionali; abbiamo orga-nizzato e partecipato a conferenze, convegni, tavole rotonde, cer-cando di offrire sempre informazioni, consigli e orientamenti sullaprevenzione, sulla solidarietà, sull’educazione alla legalità e al tuto-raggio.Abbiamo ascoltato con piacere quanto affermato da un relatore emembro del mondo accademico e della cultura barese, il prof.Gaetano Veneto in una tavola rotonda organizzata alla Camera diCommercio di Bari: «è giusto attribuire alla Fondazione un “rating”a livello d’investimento lodevole che vada incontro alle esigenze deicittadini…».

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La Fondazione ha prestato ogni attenzione anche nei confronti dicoloro che hanno chiesto aiuto solo pochi giorni prima della ven-dita della casa di abitazione, a seguito di procedura di pignora-mento immobiliare.Con estremo altruismo, tante volte, facendo ricorso a tutte le risor-se disponibili, si è attuata una vera e propria task-force di volonta-ri, che hanno coinvolto i responsabili degli istituti bancari, giudicidell’esecuzione, creditori, legali delle parti, per evitare che tante per-sone perdessero il bene della casa. E questo non solo per quantoriguarda il territorio barese ma tutto il territorio pugliese. Nel corso dell’anno 2008 delle 47 pratiche bancarie erogate, circa20 hanno riguardato l’estinzione di una procedura esecutiva immo-biliare gravante sulla casa di abitazione. A tutti costoro abbiamodonato la serenità e la sicurezza di aver risanato una situazionepatrimoniale altrimenti insanabile.Non senza una punta di orgoglio, è giusto sottolineare questa dif-ficile solidarietà ispirata al messaggio evangelico dell’amore. Ancora una volta registriamo le parole di apprezzamento che ilPresidente della Corte di Appello di Bari, dott. Vito Marino Caferra,ha avuto verso la Fondazione nella relazione sull’amministrazionedella giustizia nel 2008, elogiando l’opera svolta: «nel campo dellaprevenzione e della lotta all’usura, pur in presenza di notevoli difficoltà»(cfr Relazione p. 110 – All. n. 4).Nell’impegno di educazione alla legalità, registriamo notevoli risul-tati per aver convinto non poche persone alla denunzia. Per alcuni nostri assistiti che hanno fatto denunzia è scattato il pro-gramma di protezione personale.La Fondazione si è costituita parte civile in non pochi processi afianco delle persone che hanno sporto denunzia. Questo a sottolineare come, da parte della Fondazione, le personenon vengono mai abbandonate a se stesse, ma incoraggiate sulpiano dell’attenzione legale, anche con sostegno economico ed ali-mentare durante il periodo delle indagini.Nei loro confronti l’operato della Fondazione si è manifestato inuna duplice azione:- in primo luogo, con la concessione di un contributo, prelevato daiFondi della solidarietà della Fondazione per mettere a loro disposizionegratuitamente un legale per seguirli nella denuncia e nel fare

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domanda alla Prefettura per poter godere dei benefici ex art. 14della Legge 108/96; - in secondo luogo, con l’attuare un programma di sostegno a favoredell’interessato e della sua famiglia che prevede una elargizione eco-nomica, sia per favorire la ripresa dell’attività professionale, sia pernon far mancare i supporti alimentari necessari per vivere.Ad oggi, i suddetti interventi ammontano a 30.000 euro per 20interventi di assistenza legale, oltre 100.000 euro per anticipazionidi sussistenza e oltre 3.000 euro per i supporti alimentari.Fondamentale e imprescindibile è stata ed è la collaborazione deivolontari. Alcuni di loro si sono avvicendati in Fondazione.Li ricordiamo con grata riconoscenza, anche perché se momenta-neamente hanno dovuto, per motivi condivisibili, sospendere laloro collaborazione, resta nel cuore di tutti la testimonianza dellaloro disponibilità e del loro impegno… con la nostalgia di riprende-re servizio appena possibile. Salutiamo contemporaneamente i nuovi volontari che sono suben-trati più numerosi al loro posto, animati sempre dalla volontà dimettersi a disposizione di chi ha più bisogno.Un particolare saluto e un grazie vanno all’avv. Mario Cogliandroche per 15 anni ha vissuto la sua esperienza di servizio come mem-bro del direttivo della Fondazione. Questo riconoscimento di stimaè motivato anche dalla sua disponibilità a continuare l’impegno dicoordinatore del comitato giuridico in Fondazione e dalla certezzache opererà saggiamente e generosamente come membro del comi-tato di solidarietà a Roma e come membro del direttivo dellaConsulta Nazionale Antiusura.Incalcolabile sarebbe il costo delle loro prestazioni per lo Stato: illoro servizio è sempre e unicamente ispirato dalla gratuità, che ilVangelo sottolinea nella parabola del buon Samaritano, attento acurare le piaghe e i problemi di chi versa nel bisogno.Sentiamo nostra l’asserzione di Edward Deci, professore di psicologia e scien-ze sociali dell’Università di Rochester: «una persona è intrinsecamente moti-vata nello svolgimento di una attività quando non riceve alcun compenso aldi là dell’attività stessa...».

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Un corale grazie a tutti: a quanti hanno lavorato e a quanti continua-no a lavorare in Fondazione. È ad ognuno di loro che si deve la nostra crescente operatività.In questa cornice di ringraziamenti, rivolgiamo un saluto cordiale atutti i presenti che hanno accolto il nostro invito e partecipano aquesto importante appuntamento.Salutiamo in particolare le autorità presenti, i rappresentanti delleistituzioni locali, i responsabili degli istituti bancari con cui siamoconvenzionati, i rappresentanti della stampa locale e nazionale.L’essenza stessa della nostra azione, ci impone di coltivare e ali-mentare ulteriori rapporti di collaborazione.Da soli, ne siamo convinti, non avremmo realizzato questo cammi-no, ricco di confortanti risultati a favore di persone e famiglie. Abbiamo bisogno di aiuto costante da parte di tutti per affrontaregiorno per giorno – per la nostra parte - le sfide che la società ponesul terreno arduo e al tempo stesso affascinante della solidarietà.Ogni aiuto, anche piccolo, ci porta a risolvere problemi, nei confron-ti di assistiti a cui manca tutto e che a volte hanno bisogno veramente di pocoper uscire dalla loro miseria materiale, tante volte morale e spirituale.

Attività degli organi collegiali

Consiglio DirettivoIl Consiglio Direttivo, nel quale hanno prestato il loro serviziomons. Alberto D’Urso nel ruolo di presidente, don Luigi Trentaduenel ruolo di vice presidente, don Paolo Sangirardi, l’avv. MarioCogliandro e il dott. Giuseppe Lucchese nel ruolo di consiglieri, siè riunito per un totale di 40 incontri e, come da tradizione, ordina-riamente, il giovedì di ogni settimana, assumendo 478 delibere (unnumero superiore a quello già molto alto dello scorso anno, circadodici delibere per consiglio).Di volta in volta, quando il caso lo ha richiesto, sono stati presenti i rela-tori delle pratiche, per una più opportuna conoscenza, e l’avv. ManuelCostantino, nella veste di curatore delle pratiche ex art. 14 Legge 108/96.Il Consiglio si è avvalso della costante e generosa collaborazione deldott. Nicola Agnano, segretario della Fondazione, che è statocoadiuvato dalla dott.ssa Angela Editori, che ha curato la contabili-tà e l’attività di segreteria.

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Fino a qualche mese fa, ha collaborato il sig. Giuseppe Leone, chedopo anni di presenza tra noi per motivi di lavoro si è trasferito aLecce dopo aver vinto un concorso nell’Acquedotto Pugliese. Ci offrono ora una collaborazione settimanale il dott. AttilioSimeone, in qualità di consulente volontario, laureatosi brillante-mente in giurisprudenza con una tesi sull’usura, e il giovane uni-versitario Roberto Musio subentrato a Giuseppe Leone, legato allaFondazione e alla Consulta Nazionale da rapporto di collaborazio-ne duratura. Saltuariamente non manca il consiglio della sig.ra Ilda Traetta, cheper circa 10 anni ha lavorato in segreteria.Anche a questi amici il nostro ringraziamento più grato per l’operasvolta. Svolgono inoltre un proficuo lavoro di sostegno il sig. FabrizioLovecchio e il dott. Ruggero Ricco, segretario aggiunto della Con-sulta Nazionale, che curano in modo particolare il collegamentocon la Consulta Nazionale. Quest’anno, ai sensi dello statuto della Fondazione, il Consiglio èdimissionario per la scadenza triennale e si procederà pertanto alrinnovo.Ci piace ricordare, con gratitudine, l’opera svolta dai consiglieridon Luigi Trentadue e don Paolo Sangirardi, che pur essendopastoralmente molto impegnati come parroci, hanno partecipato,nei limiti del loro tempo, attivamente sia agli incontri del Direttivoil giovedì, sia agli ascolti in Fondazione il martedì, e dal dott.Giuseppe Lucchese, disponibile ogni giorno a tutto campo per lediverse iniziative di consulenza, di assistenza e di rappresentanza. A loro vada il nostro saluto e la nostra stima.

Collegio dei Revisori dei contiIl Collegio dei Revisori dei Conti che, sotto la presidenza del dott.Gerardo Mennella, si avvale del servizio del dott. GiuseppeD’Alessandro e della dott.ssa Teresa Ceglie, nel ruolo di consiglieri,assicura alla Fondazione un’imprescindibile collaborazione, oltreche per gli incarichi statutari, anche per la preziosa consulenza in

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materia di convenzioni con le banche e rapporti con la commissio-ne V del Ministero del Tesoro. Al dott. Gerardo Mennella, in particolare, un grazie per la cura chemanifesta nella delicata fase degli investimenti dei fondi statali enei non facili rapporti con il ministero dell’Economia e delleFinanze. Questo suo impegno è valso alla Fondazione un particola-re elogio da parte dei funzionari del ministero in occasione dellavisita ispettiva.

Comitato TecnicoSignificativamente qualificato e degno di lode è stato il servizioreso dal Comitato Tecnico, composto dal dott. Ennio Pizzini, dal-l’avv. Vincenzo Scicutella e dal rag. Michele Belviso.Si è incontrato ordinariamente ogni martedì pomeriggio inFondazione e straordinariamente presso la parrocchia Santa Croce.I pareri, espressi all’esito delle proposte operative formulate daigruppi d’ascolto per ciascuna pratica, e la verifica puntuale dellasussistenza dei criteri di meritevolezza, stabiliti dalla Leggen.108/96, hanno sicuramente facilitato l’attività deliberante delConsiglio Direttivo.

Comitato GiuridicoAnche il lavoro del Comitato Giuridico, presieduto dall’avv. MarioCogliandro, è notevolmente cresciuto. Composto dall’avv.Vincenzo Scicutella, dall’avv. Manuel Costantino, dell’avv. MicheleCarnevale, dall’avv. Angelo De Gaetano, dall’avv. Edoardo Altieri,dall’avv. Paolo Vitti, ha assicurato, attraverso una rotazione pro-grammata, la presenza di almeno un penalista e un civilista, offren-do la copertura legale nei giorni d’ascolto che sono sempre caratte-rizzati dalla necessità di un parere legale e di dare una risposta pun-tuale ed efficace ai quesiti degli assistiti. In particolare, gli avv.ti Costantino ed Altieri hanno assicurato unprezioso servizio per l’inoltro delle pratiche di assistenza ai sensidell’art. 14 Legge 108/96.

Pool d’AscoltoQualificato, paziente e insostituibile è stato il contributo dei volon-tari nel delicato compito di ascoltare chi ha chiesto aiuto in

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Fondazione. Le situazioni che le persone presentano a volte sonodrammatiche, di grande complessità dal punto di vista finanziario,bancario, legale e soprattutto umano. Occorre una grande sensibi-lità in questo lavoro!Alcuni amici hanno dovuto interrompere il loro servizio per motividi salute (dott. Nicola Gisonda), altri per motivi familiari. A tutti ilnostro grazie e l’augurio di un gioioso impegno ai nuovi volontari.Sono stati pienamente operativi: il rag. Nicola Belsanti, il dott.Luigi Cappiello, la dott.ssa Elvira Clemente, la rag. Cecilia DiCagno, il dott. Antonio Giuliani, la sig.ra Maria Minischetti, il sig.Vincenzo Oreste, il dott. Raffaele Papadia, il dott. Teo Penta, il dott.Nicola Riccio, il dott. Francesco Serra, il dott. Nicola Totaro, il dott.Francesco Ritorto, la dott.ssa Mirella Mazzone, l’avv. NicolaRondinelli, l’avv. Samuela Riccio, l’avv. Vincenzo Sabini e l’avv.Chiara De Bellis.

Convenzioni e Centri d’ascoltoDurante l’anno sociale trascorso, non sono state siglate nuove con-venzioni. Proseguono i contatti con le diocesi di Lecce, Nardò eTrani, con le quali si spera di poter operare presto in rete. Si trattadi convenzioni particolarmente utili per assicurare capillarità alnostro servizio, in quanto prevedono che venga effettuato unprimo ascolto in sedi più prossime alla residenza degli assistiti eche, all’esito della pratica, gli stessi possano essere seguiti da tutorlocali. Intanto non sono poche le richieste di aiuto che giungono dapersone di queste zone. Negli scorsi anni abbiamo siglato convenzioni con le diocesi diAltamura-Gravina-Acquaviva (responsabile don Vito Cassese che siavvale della collaborazione del dott. Saverio Costantino, della avv.Liliana La Greca e del dott. Rino Manicone), di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, (responsabile il diacono Ferdinando Vitelli concui collabora l’avv. Mario Boccardi), di Taranto (responsabile donNino Borsci, che si avvale della collaborazione del dott. MimmoGreco e del dott. Ulderico Perrone), di Castellaneta (responsabilemons. Leonardo Molfetta, che si avvale della collaborazione del

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dott. Nicola Calò), di Conversano-Monopoli (responsabile donAngelo Sabatelli, che si avvale della collaborazione dell’avv. RosalbaBerardi), di Oria (responsabile don Vito Cavallo, che si avvale dellacollaborazione di don. Pietro Chirico), di Otranto (responsabiledon Enzo Pisanello, che si avvale della collaborazione dell’avv.Emilio Fasano), di Ugento-Santa Maria di Leuca (responsabile donLuca De Santis), di Brindisi-Ostuni (responsabile don GiuseppeLaghezza, che si avvale della collaborazione della sig.ra MariaMinischetti e dell’avv. Lorenzo Maggi).

RingraziamentiRinnoviamo doverosamente, anche quest’anno, il più vivo ringra-ziamento all’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci per gli ambientimessi a nostra disposizione. Comprendiamo, a tal riguardo, lanecessità espressa dalla Diocesi per un contributo spese per quantoattiene il pagamento delle utenze luce-riscaldamento. Abbiamoritenuto che ciò sia ampiamente condivisibile e a partire dal 2009,non mancherà il nostro sostegno.Ringraziamo, inoltre, gli amici che operano nella sede della ConsultaNazionale, lo Staff di Segreteria della Fondazione, i menzionati rap-presentanti delle Diocesi convenzionate, gli amici della Caritas dio-cesana di Bari-Bitonto e in particolare della comunità parrocchiale diSanta Croce per la costante disponibilità di mezzi, ambienti e colla-borazioni che ci riserva in occasione delle riunioni settimanali delConsiglio Direttivo, nelle fasi organizzative delle tavole rotonde edella realizzazione di pubblicazioni a mezzo stampa e di ogni inizia-tiva che richiede “straordinario coinvolgimento di persone”.

AscoltiNel corso del solo anno 2008 circa 300 persone/famiglie sono stateascoltate per la prima volta. Riteniamo che un numero altrettanto significativo sia tornato peril completamento di pratiche in corso. Il totale delle ore di ascolto effettuate non è quantificabile. Oramaiogni giorno la nostra sede viene raggiunta da uomini e donne i cuiproblemi non possono attendere il martedì per essere affrontati.Sebbene l’impegno di ciascun volontario non sia a tempo totale, cisi è prodigati al massimo per offrire a tutti un consiglio, un inco-

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raggiamento, una parola di conforto, una disponibilità di ascolto,in comunicazione costante con il nostro Presidente.La sede degli ascolti, in via dei Gesuiti n.20, è presidiata dalladott.ssa Angela Editori, dal sig. Roberto Musio e da alcuni volonta-ri che dedicano tempo e passione alla causa ogni giorno feriale dalleore 8.30 alle ore 17.30, tranne il lunedì e il venerdì in cui la sede èaperta fino alle ore 14.00.

Collaborazione con le istituzioni civiliEsprimiamo il più vivo ringraziamento al nostro Presidente onora-rio, il Prefetto Carlo Schilardi, che, insieme ai suoi più stretti colla-boratori, ci è stato vicino, partecipando ai problemi che ci occupano,presente nelle manifestazioni più significative del nostro servizio. La sua attenzione all’Associazione Impegno e solidarietà, ci vederappresentati dall’avv. Mario Cogliandro con cui collaborano l’avv.Manuel Costantino e il dott. Nicola Agnano.

Rapporti con il commissario straordinario governativo e con il ministerodell’InternoI rapporti con il dott. Raffaele Lauro, commissario straordinario diGoverno per le iniziative Antiracket e Antiusura fino al mese di feb-braio 2008, e con l’on. Ettore Rosato, sottosegretario all’Internofino all’aprile del 2008, sono stati costantemente coltivati ed im-prontati ad una fattiva e reciproca collaborazione, testimoniata dainon pochi interventi effettuati in tema di usura in sede parlamen-tare e dalla programmazione per i finanziamenti in favore delleFondazioni Antiusura e dei Cofidi. A seguito delle elezioni legislative dell’aprile 2008, il Prefetto Lauroè stato sostituito dal Prefetto Giosuè Marino, del quale abbiamoavuto modo di apprezzare a più riprese l’operato.Al sottosegretario on. Rosato è subentrato l’on. Alfredo Manto-vano, che è tornato a rivestire un ruolo già ricoperto nel preceden-te Governo. Anche ai nuovi eletti abbiamo assicurato la nostra massima colla-borazione.

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In seguito alla scadenza del loro mandato, all’avv. ManuelCostantino e al dott. Paolo Giusto sono subentrati l’avv. Mario Co-gliandro e l’avv. Paolo Magliulo presso il Comitato di Solidarietà,presieduto dal commissario straordinario.Nel mentre ringraziamo “i vecchi rappresentanti” per il lavoro svol-to, auguriamo ai “nuovi” buon lavoro, sapendo che è impegnativo equalificato. I rapporti con il ministero dell’Economia e delle Finanze sono statisempre ben curati, anche se è con grande rammarico rileviamo chenon è ancora disponibile il contributo ministeriale del 2008 e ciòsolo per lentezze burocratiche che ci hanno messo in seria difficol-tà, come l’annotazione seguente sottolinea.Infatti, al 31 dicembre l’ammontare delle nostre garanzie bancarie è statopari al totale degli importi versati dallo Stato, al netto delle escussioni e com-prensive degli interessi maturati.Ciò significa che abbiamo potuto operare unicamente per effetto del molti-plicatore, ma con molta saggezza se l’ispezione da parte del Mini-stero per l’accertamento delle regolarità dei nostri finanziamenti,nel rispetto della Legge 108/96, ci ha procurato le più vive congra-tulazioni per come la Fondazione ha operato e soprattutto percome ha investito e valorizzato i fondi governativi.

Rapporti con la Consulta NazionaleI rapporti con la Consulta Nazionale sono facilitati dalla vicinanzadella sede e dalla condivisione di un percorso comune con le perso-ne che la animano. Alcune di esse, come già accennato, operano siain Consulta che in Fondazione.Diverse attività sono state programmate e realizzate con grandespirito di collaborazione ed integrazione, come ad esempio: - le domande per l’accesso ai fondi della Regione Puglia (L.R. n. 7del 3 aprile 2006) e per l’assegnazione dei locali confiscati allecosche malavitose;- l’iscrizione all’albo specifico sempre della Regione Puglia ai sensidella L.R. n. 7 del 3 aprile 2006;- la creazione del Progetto Pon - Sicurezza per lo Sviluppo -Obiettivo Convergenza 2007-2013. Obiettivo operativo Pon 2-4;- le riunioni in Prefettura per l’Associazione Impegno e Solidarietà.In particolare utilissimo trait d’union tra le due realtà è il dott.

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Ruggero Ricco, già membro dei gruppi d’ascolto di questaFondazione e, da alcuni mesi, segretario aggiunto della ConsultaNazionale.

Dati significativi dell’attività della FondazioneRimandando alla relazione amministrativa per il quadro riepiloga-tivo – in forma numerica – dell’attività svolta dalla Fondazione,sono però da evidenziare alcune problematiche.

Rapporti con le banche

Al 31 dicembre 2008 abbiamo registrato ben 329 pratiche in esserepresso le diverse banche con noi convenzionate (Banca Popolare diBari: 188; Banca Popolare di Puglia e Basilicata: 50; Banco di Napoli: 68;Ubi Banca Carime: 23).Un dato importante che emerge è che il tasso di insolvenza si aggiratra il 4,5% e il 7%: un dato più che accettabile e che dimostra nelcontempo la professionalità che accompagna la delibera per ognifinanziamento. Esso tiene conto delle sofferenze al 31/12 ed, in paridata, del conto delle esposizioni totali.Nel corso dell’anno abbiamo richiesto ed ottenuto importantimodifiche alle convenzioni vigenti, al fine di renderle più efficaci edidonee alla risoluzione delle sopravvenute problematiche, legatealla situazione congiunturale di cui si è detto.Nel corso dell’anno abbiamo consolidato quanto ottenuto neglianni passati, sia per quanto riguarda l’ammontare del finanzia-mento sia la loro durata, ciò per meglio rispondere alle sempre piùpressanti esigenze dei nostri assistiti.Notevoli difficoltà per l’accesso al moltiplicatore, per tutto il 2008,abbiamo dovuto affrontarle con il Banco di Napoli. Prevediamocomunque a breve una positiva conclusione di ogni questione allaluce dell’accordo ABI. Ciò, comunque, ha comportato il blocco ditutte le pratiche presenti in banca, per molti mesi.Un importante traguardo nel rapporto con le banche si è realizzatocon la stipula di mutuo con relativa erogazione, iscrizione d’ipote-ca, estinzione della procedura di pignoramento, davanti al giudice

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dell’esecuzione, nel Tribunale adito. Questa procedura, in atto finoal 2007, solo con il Banco di Napoli che ha esperienza consolidata,è stata accolta anche dalle altre banche, con risultati molto vantag-giosi. Accanto a queste note positive registriamo, purtroppo, ancora alcu-ne lentezze che è necessario eliminare per evadere le pratiche pre-sentate in banca entro trenta giorni. Comprendiamo che viviamo in unperiodo di grandi difficoltà in cui sono coinvolte le persone e le stesse banche.L’esigenza di contenimento dei costi richiede ogni sforzo da parte di tutti,sapendo che ogni ritardo genera ostacoli grandissimi e a volte danni irrepa-rabili (es. vendita degli immobili).In ogni occasione abbiamo evidenziato che le persone che si rivol-gono alla Fondazione sono “all’ultima spiaggia” e a domande ur-genti, dobbiamo assicurare risposte celeri e responsabili. Quando cisono state – e spesso ciò è capitato – i risultati sono stati premiati(ad es. presso la citata sezione delle esecuzioni immobiliari.In questa occasione, mentre ringraziamo per ogni comprensione,ribadiamo la richiesta, richiamando alla comune attenzione lo spi-rito di solidarietà e di collaborazione che sempre ci deve orientare. E’ non senza una punta di orgoglio che pensiamo di poter afferma-re che da sempre abbiamo condiviso quanto sottolineato nell’u-dienza del 3 dicembre u.s. dal Santo Padre: «che la solidarietà nei con-fronti delle fasce più deboli deve essere uno degli obiettivi degli IstitutiBancari e di Credito».Circa la partecipazione delle banche a spese per iniziative intraprese,di volta in volta, nell’ambito della prevenzione, c’è da sottolineareche le nostre sollecitazioni sono state accolte con diversa sensibilità:qualche banca in particolare si è mostrata attenta e generosa.Auspicheremmo vi fosse un contributo annuale fisso su cui potercontare anche per programmare meglio queste iniziative, sempreincisive e apprezzate.I poveri non possono aspettare e tutto il peso della cultura preventivanon può gravare unicamente sul bilancio della Fondazione, che, puravvalendosi di collaborazioni volontarie e di ambienti di lavoro messia disposizione in forma gratuita dalla diocesi di Bari-Bitonto e dellaparrocchia di Santa Croce, sostiene notevoli spese di gestione.

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Rapporti con la Conferenza Episcopale Italiana

La CEI, rappresentata dal suo Presidente, card. Angelo Bagnasco edal suo segretario generale, mons. Mariano Crociata (che ha sosti-tuito mons. Giuseppe Betori, ora Arcivescovo di Firenze) continuaad apprezzare tutto l’operato della Fondazione.La particolare stima e simpatia del card. Bagnasco si è tradotta intermini reali con la presentazione da lui scritta per il libretto che haaccompagnato il CD Concerto per la pace edito dalla Fondazione nel2008. Abbiamo rilevato questa sua attenzione per il nostro lavoro anchein occasione del suo intervento come relatore all’Assemblea delloscorso giugno a Genova, in occasione dell’approvazione del bilan-cio della Consulta Nazionale.

Rapporti con il mondo accademico

La crescente e sempre più aggressiva moltiplicazione, all’interno delterritorio pugliese, delle varie offerte di gioco (sale bingo, videopoker, sala corse, ecc.), causa di deciso aumento dei disturbi pato-logici, ci ha spinto a siglare con il Dipartimento di Psicologiadell’U-niversità di Bari, un protocollo d’intesa, volto a promuovereun’attività di assistenza specialistica in favore dei giocatori d’azzar-do patologici. Esso prevede che la Fondazione metta a disposizione,presso la parrocchia di Santa Croce in Bari, i locali all’interno deiquali il Dipartimento di Psicologia possa esplicare l’attività di con-sulenza e ricerca, sotto la direzione della prof.ssa Maria Sinatra. I rapporti con il mondo universitario vengono coltivati in partico-lare con docenti per consulenze, interventi a tavole rotonde e congiovani, sempre più interessati a discutere tesi di laurea sul temadell’usura.Presso la nostra Fondazione ormai buona parte della biblioteca èdedicata alle tesi di laurea che i nuovi laureati ci fanno pervenire.A questi “giovani” amici abbiamo continuamente assicurato lamassima attenzione e collaborazione, fornendo tutta l’assistenza ela disponibilità richiesta.

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Lotta all’azzardo

L’azzardo è “un accantonamento del reddito per consumi non essenzialiirresistibili”, così come afferma il prof. Fiasco nella relazione citata.Tali mezzi irresistibili si dimostrano sempre capaci di sottrarredenaro alle famiglie, con il ricorso a tecniche sempre più raffinateche hanno sostituito le vecchie e fumose sale corse, disperse ingrandi stanzoni anonimi. Proliferano oggi i Lounge&Bet, salette riservate e confortevoli in cuisi gioca e si prende il tè, si offrono pasticcini, si guarda la TV, sigioca alle slot machines e ci si collega “on line”.Si stima che in tutto il 2008 l’azzardo abbia incassato 4,8 miliardi dieuro più dell’anno scorso e che abbia coinvolto un enorme numero di gioca-tori, circa 30 milioni.Tale cifra, a quante finanziarie corrisponde? Quante persone sisono rovinate, favorendo l’attività di chi ha prestato denaro “astrozzo”? Quanti pensionati hanno integralmente speso la loropensione non appena incassata? I giornali registrano solo parzialmente le tragedie, i drammi di tantigiocatori; solo saltuariamente riportano il grido di dolore dei fami-liari, molto sommessamente riportano il dissesto economico cau-sato da frequentazioni in circoli privati e l’accesso crescente tramacchinette mangiasoldi ecc., ma non cessano di offrire le loropagine – a pagamento – per sollecitare a giocare, a spendere, a sper-perare, ad incentivare la cultura della fortuna e della disperazione!Tra i giochi tradizionali, rileviamo la preferenza al “Gratta e vinci”nuovo, mirabolante, diversificato, ma alla fine sempre con le stessepossibilità di vincita.Nell’ultimo anno tale “innocente divertimento e svago”, così come lochiamano i gestori (l’Azienda Monopoli di Stato), ha subito unaumento di giocate del 100%! E’ attuale uno spot mandato in ondadalle tv nazionali che dice: ”i nostri tecnici stanno studiando ilmodo di rendere più piacevole il gioco…” e alla fine aggiungono:“giocate con moderazione!”. Questo è cinismo, equivalente a quel-lo scritto sui pacchetti di sigarette in vendita: “Il fumo uccide!”.Ogni tabaccheria, bar, giornalaio, presenta un invito che catturanoil giocatore e lo spingono a provare, a tentare.Le persone che giocano, appartengono a qualsiasi condizione socia-le, uomini e donne, grandi e piccoli, massaie, lavoratori, studenti. I

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cartelli appesi sulle vetrine “qui vinti…” si sprecano. Peccato cheomettono di comunicare quanto hanno incassato in quella ricevi-toria. Il tagliando del Gratta e vinci si vende da 2, 3, 5, 10 euro delcosto totale di 300 euro. Che dire poi dell’odierno metodo di giocata on-line? Un giornaledello scorso ottobre intitolava un articolo, scrivendo: “Giochi on-line, ecco un nuovo affare di Stato”.Che si tratti di un altro “affare” lo si è capito subito quando si èappreso che lo Stato ha incassato 480 milioni di euro solo per leconcessioni. Non si riesce oggi a fare una previsione per gli incassifuturi. Come si può non credere che tali giochi generino un comporta-mento a rischio? Scegliendo di legalizzare la nuova attrazione dei casinò virtuali, ilParlamento, con voti trasversali, non ha fatto altro che accontenta-re una domanda di gioco sempre più elevata e i giocatori potenzia-li vengono incoraggiati a giocare su più tavoli contemporaneamen-te: mentre si partecipa al sudoku, in attesa della classifica finale, sipuò puntare a poker o guidare una formula 1, tutto purché si di-sponga di denaro.Sempre più inascoltati appaiono gli appelli degli psicoterapeuti e diquanti curano le vittime dell’azzardo. Per tutti ricordiamo ilresponsabile della Società Italiana Patologie Compulsive, fondato-re della Comunità terapeutica per il gioco d’azzardo di Bolzano, ilquale afferma che “se è vero che i giochi premiano solo i giocatoribravi, il basso costo d’accesso, la durata illimitata del gioco e la pos-sibilità di apprenderne ogni tecnica possono portare a lungo aduna vera dipendenza”.A riguardo non è mancato un intervento del nostro Presidente incampo nazionale, riportato anche dalla Gazzetta del Mezzogiorno,da Avvenire e altri quotidiani, quanto alla richiesta di aprire casinòin Puglia. La Consulta Nazionale e la Fondazione sono riuscite a scongiurareper ora, grazie anche ad altri collaboratori, dopo un’audizionedinanzi alla Commissione del Senato della Repubblica chiamata a

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pronunciarsi sulla materia, il varo di una legge che tentava di isti-tuire un casinò in ogni regione d’Italia.Ci piace infine ricordare l’opera svolta dall’Associazione “GiocatoriAnonimi”, operante attualmente presso la parrocchia S. Carlo inBari, coordinata da un nostro assistito, ex giocatore d’azzardo.Per la Fondazione è motivo di orgoglio sapere dell’esistenza e del-l’operato di tale centro, noto grazie alla sensibilità di un nostro gio-catore assistito ma guarito. Quando capita - negli ultimi tempi ècapitato, sempre più spesso - è diventato riferimento presso cuiinviare i giocatori d’azzardo unitamente a tutta la famiglia, comeprescrive il protocollo.

Rapporti con la Regione Puglia

Accantonata definitivamente la possibilità che la Regione continuiad essere socio promotore della Fondazione, il 2008 ci ha vistoimpegnati alla partecipazione al bando di concorso di cui alla L.R.n. 7 del 3 aprile 2006. Nel corso dell’anno, si è finalmente avuta la prima rimessa di 30mila euro, certamente inferiore alle nostre aspettative, che è con-fluita su un conto separato.È dell’inizio di quest’anno un nuovo bando di concorso per l’asse-gnazione di un ulteriore contributo quantificato come quello delloscorso anno.Una riflessione dolorosa ma significativa è doverosa: calcolandoche la media dei finanziamenti ai nostri assistiti si aggira sui 30-40mila euro, il plafond accumulato è appena sufficiente per una solaassistenza.

Iniziative varie

Elenchiamo solo le più significative tra quelle realizzate nel 2008:13 gennaio 2008: si è svolta, organizzata dalla parrocchia SantaMaria delle Grazie di Campi Salentina, una conferenza sul tema:L’usura, una piaga diffusa, pochi ne parlano molti la subiscono. IlPresidente, mons. Alberto D’Urso, ha svolto la relazione e padreMassimo Rastrelli ha chiuso i lavori.

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24 gennaio 2008: si è svolta a Bari, presso la Camera di Commercio,organizzata dalla Fondazione Antiusura S. Nicola e SS. Medici, dalCentro culturale Marin e dalla Consulta Nazionale Antiusura unatavola rotonda dal titolo: Mutui immobiliari e contesti favorevoli all’u-sura. Ricco e nutrito il parterre degli invitati. In questa occasione ladott.ssa Maria Luisa Traversa, magistrato del Tribunale di Bari, hasvolto il tema: Mutui immobiliari e pignoramenti. È stato un interven-to particolarmente apprezzato con riferimento a dati molto precisie documentati perchè ha riguardato le novità delle procedure ese-cutive immobiliari; il prof. Aldo Loiodice dell’Università Europea diRoma, ha relazionato su: Famiglia e risparmi nelle leggi sull’usura; ilprof. Gaetano Veneto dell’Università di Bari, ha parlato di Lavoro einsicurezza della famiglia oggi e il dott. Fabio Piccolini, segretarionazionale Adiconsum, ha parlato di Tutela dei consumatori e sistemabancario.Il presidente mons. Alberto D’Urso ha introdotto e moderato i lavo-ri, che sono stati conclusi dall’intervento del presidente dellaConsulta Nazionale, padre Massimo Rastrelli.16 febbraio 2008: presso la Banca di Credito Cooperativo, del Centrodirezionale di Rende (Cs), organizzata dalla Fondazione Antiusuradon Carlo Cardone e dall’arcidiocesi metropolitana di Cosenza-Bisignano, si è svolto un convegno dal tema: L’antiusura a Cosenza,passato, presente e futuro. Il nostro presidente mons. Alberto D’Ursoha svolto una relazione avente per oggetto: Cronistoria delle battaglievinte per legiferare a livello nazionale sull’usura. Ha altresì svolto unarelazione padre Massimo Rastrelli dal titolo: Insieme verso il futuro,nuovi orizzonti in Calabria. L’occasione è stata propizia per un profi-cuo scambio di idee sulle realtà meridionali che hanno in comuneun basso livello di occupazione e diffusa illegalità. Erano presentiall’incontro i dottori Lucchese, Ricco e Agnano.13 marzo 2008: si è svolta la conferenza stampa organizzata dallaUISP per l’illustrazione delle manifestazioni promosse nell’ambitodella Primavera della Solidarietà. L’invito, rivolto alla Fondazione,ispirato oltre che dal reciproco rapporto di stima tra il nostro pre-sidente mons. Alberto D’Urso e il presidente della UISP dott. Elio

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Di Summa, è motivato dal riconoscimento della Fondazione qualeorganismo che agisce sul territorio a favore di tutti coloro che neabbiano bisogno, con interventi di solidarietà e sostegno al credito.Era presente per la Fondazione il segretario dott. Agnano.8 aprile 2008: si è svolta ad Ortona, presso la sede della diocesi diLanciano-Ortona, una conversazione tra il nostro presidente mons.Alberto D’Urso e il presbiterio della diocesi. La relazione, ricca evariegata, ha spaziato su natura, nascita, compiti e responsabilità esperanze delle Fondazioni Antiusura in Italia, alla luce delle espe-rienze maturate nella nostra Fondazione barese.21 aprile 2008: si è svolto presso la Biblioteca comunale diSammichele di Bari, organizzato dall’Associazione dei soci e dei clien-ti del Banco di Credito Cooperativo di Alberobello e Sammichele, unincontro sul tema: Sotto schiaffo, storie di usura. Erano presenti, per laFondazione, il presidente mons. Alberto D’Urso e i dott. Lucchese eAgnano. Il nostro presidente ha trattato un tema di grande attualità,che ha spaziato su natura, legislazione e strumenti per combatterel’usura. Erano presenti il giornalista Vittorio Stagnani e l’attoreNicola Pignataro, che è intervenuto su L’indebitamento per futili motivi,illustrando l’argomento con ironia efficace ed ilarità gradevole. 12 maggio 2008: in collaborazione tra la Fondazione Antiusura SanNicola e Santi Medici, il Centro culturale Marin, l’AssociazioneAmici della musica d’organo e la parrocchia S. Croce si è svolto ilconcerto straordinario “La musica contro l’usura”, realizzato daartisti, da orchestre e coro affermatisi in campo regionale e nazio-nale che hanno eseguito brani di autori classici. Erano presenti il Prefetto dott. Carlo Schiraldi, il prof. AldoLoiodice, numerosi vescovi delle diocesi convenzionate, autoritàcivili e religiose.Da questo concerto è stato tratto il CD Concerto per la pace. È il nonodi una collana prodotta dalla Fondazione dopo Concerto per ilGiubileo del 2000; Concerto per Maria del 2001; Concerto per la speran-za del 2002; Dies Domini del 2003; Dies Ecclesiae del 2004; DiesHominis del 2005; Concerto per il Natale del 2006; Concerto per il Risortodel 2007.È stato diffuso in abbinamento con il quotidiano locale “LaGazzetta del Mezzogiorno”.La sponsorizzazione ha coinvolto il santuario dei Santi Medici di

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Bitonto, alcuni soci fondatori come la Banca Popolare di Bari, laBanca Popolare di Puglia e Basilicata, la Camera di Commercio ealcuni sostenitori quali l’università LUM, la Ubi Banca Carime e ilBanco di Napoli.17 maggio 2008: si è tenuta a Bari, a cura dell’Associazione culturaleGens Nova, l’incontro dibattito dal tema: Il reato di usura, profili giu-ridici e sociali del fenomeno. Era presente il presidente mons. AlbertoD’Urso.30 maggio 2008: organizzato dal Lyon’s Club G. Murat-Bari, si è svol-to un incontro a cui ha partecipato mons. Alberto D’Urso che hatratteggiato le cause che generano l’usura, risalendo ai redditi dellefamiglie, minacciate dal continuo aumento del costo della vita, edei rincari dei prodotti di prima necessità che impediscono tra l’al-tro di far fronte al pagamento delle rate di mutuo.26 giugno 2008: si è svolta a Genova, presso il Santuario NostraSignora della Guardia, l’assemblea annuale per l’approvazione delbilancio della Consulta Nazionale Antiusura, in collaborazione conla Fondazione Antiusura Santa Maria del Soccorso di Genova.Il tema scelto per l’assemblea è stato di grande attualità: Vicini e soli-

dali con la famiglia.All’incontro hanno partecipato le autorità civili e religiose dellaRegione Liguria, gli esponenti autorevoli della Consulta NazionaleAntiusura ed i rappresentanti delle 27 fondazioni italiane.L’incontro si è realizzato con la presenza del card. Angelo Bagnasco,Presidente della CEI, arcivescovo della diocesi di Genova. La suarelazione, ha costituito motivo di stimolo e di dibattito profondoper il prosieguo dell’Assemblea. Nell’occasione ha svolto una rela-zione anche il nuovo commissario straordinario per il coordina-mento delle attività antiusura e antiracket, prefetto Marino, inter-venuto per la prima volta ad un nostro incontro.Il segretario nazionale della Consulta, mons. Alberto D’Urso, haintrodotto con una relazione i lavori, ha moderato gli interventi deirelatori, ringraziando quanti continuano ad assicurare quotidiana-mente la loro collaborazione all’interno della Consulta e delleFondazioni Antiusura.

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16 settembre 2008: si è svolto a Pescara, organizzato dalla localesezione del Rotary Club, una tavola rotonda sul tema: Indebitamentoe usura, ai sensi della L. 108/96. Il nostro presidente, mons. AlbertoD’Urso, davanti ad un qualificato ed attento uditorio, ha illustratol’attività della nostra Fondazione con una relazione ampia ed esau-riente che ha riscosso notevole successo. Le osservazioni fatte daipresenti, confermano da una parte l’attenzione sui problemi dell’u-sura, e dall’altra quanto sia ancora necessaria una incisiva azione dipenetrazione nel tessuto sociale, per l’affermazione dell’attività diprevenzione all’usura che è alla base costante della nostra azione.Hanno accompagnato il presidente i dott. Lucchese ed Agnano.7 novembre 2008: organizzato dal Movimento di cultura cristiana diBitetto, si è tenuta una tavola rotonda dal tema: Il consumismo è unbene o un male?. Il presidente mons. Alberto D’Urso, accompagnatodai dott. Lucchese, Agnano e dall’avv. Scicutella, ha svolto unapprofondito esame dal punto di vista economico-giuridico,riscuotendo notevole successo.Si sono altresì svolti incontri, presso la sede della nostra Fonda-zione, con i vertici delle banche con noi convenzionate, di volta involta trattando temi di stretta attualità, sui quali si è cercata ogniconvergenza per una collaborazione efficace.

Attività globali in Fondazione

L’importo relativo al TOTALE DELL’ATTIVITÀ GLOBALE per l’ANNO 2008ammonta a 20.141.200,00 euro così ripartiti:

FONDO STATALE ex art. 15 Legge 108/96n. 89 PRATICHE DI FINANZIAMENTI BANCARI, per un totale di €7.691.500,00.Al 31 dicembre 2008 le pratiche ex art. 15 L. 108/96 in istruttoriapresso la Fondazione erano 200, per un potenziale erogabile com-plessivo di ulteriori 12 milioni di euro circa.

FONDO PROPRIO DI SOLIDARIETÀ

n. 63 PRATICHE, per un totale di € 449.700,00n. 7 finanziamenti bancari in Fondi Propri, per un totale di €97.700,00;

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n. 25 beneficenze, per un totale di € 43.400,00;n. 31 sovvenzioni a titolo non oneroso, per un totale di €308.600,00.Da una prima analisi di questi dati si evince che:Sono aumentate le archiviazioni. Risalta il gran numero di pratichearchiviate, ben 293. Si può comunque tentare di dare una rispostaelencando i diversi aspetti del fenomeno:Circa il 15% del totale, è riferito a gente che ha richiesto assistenzasenza avere i requisiti minimi necessari richiesti dalla Legge 108/96.Pur di assicurare un aiuto, si è cercata sempre qualche strada, ricor-rendo anche a soluzioni attraverso erogazioni a valere sui fondi disolidarietà, con notevoli sacrifici;Circa il 15%, ha riguardato richieste di persone che presentavanoun’alta debitoria, molto al sopra del massimo consentito in con-venzione presso le nostre Banche, e scarso reddito, in conseguenzadella perdita del posto di lavoro, o perchè erano in cassa integra-zione, o per le conseguenze economiche negative legate a separa-zioni o divorzi;Circa il 30% è dovuto a gente che ha “tentato” pur sapendo in par-tenza che non era possibile ottenere alcun aiuto dalla Fondazione oritenendo che, raccontando storie fantasiose potesse essere creduta,presentando, a volte, dichiarazione dei redditi non validi.Circa il 20% è dovuto a coloro che dichiarano (o presentano) il red-dito a “nero”, cioè senza busta paga a supporto. Su questo datosignificativo, noi crediamo sia importante riflettere in particolarein altre sedi più opportune. Il crescente numero delle persone chelavorano a nero negli ultimi anni ci vede costretti, a volte, a presen-tare le domande di finanziamento, agli istituti di credito che ordi-nariamente le respingono se non vengono garantite al 100%.Eppure molte pratiche avrebbero requisiti per essere finanziate.Alle difficoltà di cui sopra, ci sono da aggiungere quelle degli assi-stiti con contratto di lavoro a tempo determinato o a progetto, oggiin rapido aumento, che hanno le stesse esigenze di accompagna-mento e di sostegno di tutti ma non gli stessi diritti.La restante parte è relativa a coloro che dopo il primo ascolto, sebbe-

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ne invitati telefonicamente, non si sono ripresentati in Fondazione.Il rovescio della medaglia è costituito da coloro che svolgono attivi-tà di piccoli artigiani, lavoratori autonomi che presentano il loromodello unico con un reddito di poche migliaia di euro l’anno.Alla nostra richiesta, “come si fa a vivere con un reddito così scar-so” ci viene risposto che ”in effetti il reddito è molto più alto, manon dichiarato per motivi fiscali”. Bene, se tra gli scopi dellaFondazione c’è l’educazione alla legalità, è chiaro che non si puòcondividere questo stile di denunzia dei redditi e le pratiche fini-scono per essere archiviate. Sono aumentati l’impegno profuso e l’impiego di fondi della solidarietà perassistenze legali. Si tratta di un dato molto importante e motivato da diversi fattori:la riapertura dei termini per l’accesso al Fondo di Prevenzione exart. 14 L. 108/96;l’esigenza di verificare la legittimità dei tassi d’interesse e dei costidelle varie commissioni applicati dalle banche;la scelta di costituirsi parte civile in diversi procedimenti penali acarico di usurai.Sono aumentate le beneficenze e le sovvenzioni come numero e come impor-to, grazie anche alla scelta di elevare i limiti statutari di erogazione.È opportuno ricordare che si ricorre alle sovvenzioni-microcredito,tutte le volte che non è possibile un finanziamento bancario perchéle condizioni economiche dell’assistito non lo consentono. Si ricor-da che sono a tasso zero e possono arrivare, secondo lo Statutodella Fondazione, sino a 10.000,00 euro.Dobbiamo purtroppo rilevare come molte di esse, non sono rim-borsate e pertanto, ciò è un danno perchè molta altra gente chepotrebbe fruirne, non lo potrà, stante la limitatezza dei fondi. Non sono aumentati i finanziamenti bancari. È la logica conseguen-za del blocco quasi totale di cui si è già parlato. Si pensi che a frontedi 57 pratiche di art. 15 deliberate nel corso dell’anno, solo una ven-tina sono state erogate. Il resto è ancora bloccato in banca, anche se,come suaccennato, gli accordi dovrebbero essere imminenti. Quanto alle difficoltà riscontrate nella risoluzione dei problemi sottoposti aigruppi d’ascolto, esse sono essenzialmente legate: alla naturale ritrosia degli assistiti a manifestare i loro bisogni siapersonali che familiari;

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alla frequente incapacità o indisponibilità a riconoscere le cause delproprio indebitamento. Il tutto rivela leggerezza, scarsa assunzione diresponsabilità, (in particolare il disordine morale, familiare, usosuperficiale del denaro, scarso rispetto delle leggi). Per molti l’ulti-mo pensiero è pagare l’assicurazione, il bollo auto, le tasse in genere; al tentativo di nascondere e sottodimensionare la propria situazione debito-ria (come a volte dopo l’erogazione del finanziamento conferma l’e-sistenza di altri debiti contratti, taciuti o per vergogna o per il timo-re di non essere aiutati);alla frequente incapacità di armonizzare la consistenza delle proprie dispo-nibilità economiche con il regime di spese personali e familiari.Il nostro appello per uno stile di vita più responsabile quando ci siaccorge della presenza in famiglia di un extra reddito, riveniente dacarte di credito o finanziamenti facili, ci si sente rispondere che“non è possibile tornare indietro…”.Anche per questo l’attività di tutoraggio ha richiesto e richiede unenorme impiego di tempo, grande esperienza e infinita pazienza,sia per la fase dell’ascolto che per l’istruttoria delle pratiche, per lagestione delle opportune transazioni con i creditori, per trovarerimedi a condizioni pregiudizievoli in corso (come ad esempio leprocedure espropriative in atto) e per curare i contatti con le ban-che convenzionate per meglio adeguarle alle mutate esigenze deinostri assistiti, tenuto conto della rapidissima evoluzione del setto-re e delle sempre nuove fattispecie che si affacciano sul mercato.Allo scopo di fotografare meglio la situazione, ci sembra opportu-no allegare una rappresentazione grafica della distribuzione degliassistiti, divisi per età, sesso e attività svolta, utile a tracciare un pro-filo degli “assistiti-tipo”.

Conclusioni

La situazione descritta si riferisce a tutto il 2008. Nel momento in cui viene letta questa relazione, molte cose sonocambiate. L’andamento dei prezzi delle materie prime è in nettadiscesa, ma ciò che si risparmia sul prezzo del gasolio, benzina, gas,

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non viene compensato da diminuzioni del prezzo di generi alimen-tari. Ad un netto calo dell’inflazione, scesa a livelli minimi nel 2007,non corrisponde un calo dei prodotti alimentari che, anzi, sonoaumentati in ragione mensile del 4%. Ciò comporta, secondo ilCodacons, un aumento di spesa per famiglia di 580 euro all’anno, elascia intravedere un percorso in salita per il 2009 che avvertirà inparticolare chi già è nel bisogno. Ci preoccupa inoltre il numero crescente dei disoccupati che avrà conse-guenze gravissime sui bilanci familiari. Ci domandiamo anche: non è in questa chiave di preoccupazioneda leggersi il calo dell’8% delle nascite negli ultimi quattro anni? Cisarà una provvidenziale inversione di tendenza? Lo speriamo, confidando questa volta più che mai, prima in Dio epoi negli uomini. Sì, guardiamo al buon Dio perché illumini i governanti in camponazionale e regionale per cercare ogni strada possibile affinché l’at-tuale congiuntura economica trovi un suo sbocco; Sì, preghiamo il buon Dio perché la solidarietà sia intesa da tutticome il nome nuovo del Vangelo; Sì, lasciamoci ispirare dal buon Dio perché sempre siamo credibilicon le parole, i nostri orientamenti e il nostro servizio;Sì, condividiamo in Dio «le gioie, le sofferenze e le speranze degliuomini del nostro tempo» (Gaudium et spes n.1);Sì, confidiamo in Dio perché il nostro impegno “a servizio dellafamiglia” sia costante e condiviso, sostenuto da quanti hannoresponsabilità nella società civile e nella comunità ecclesiale;Sì, guardiamo al futuro con fiducia in Dio: nel 2009 celebreremo il15° anniversario della costituzione della Fondazione (1 luglio 1994).Siamo grati al Signore per quanto abbiamo operato, ma chiediamoal Signore di saper bene operare anche in futuro.Penseremo a delle iniziative che ci permetteranno di evidenziare que-sti Quindici anni di solidarietà, guidati dall’apostolo Paolo: «né chi pian-ta, né chi irriga è qualcosa: è Dio che fa crescere. Non c’è differenzatra chi pianta e chi irriga: ciascuno riceverà la sua mercede secondo ilproprio lavoro. Lavoriamo insieme nell’opera di Dio» (1 Cor 3,9).Questa coscienza di servizio, di comunione e di collaborazione ciaccompagni sempre.

mons. Alberto D’Urso

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Questa creatura è stata battezzata il 1° luglio 1994, dopo esserestata concepita nel cuore di mons. Mariano Magrassi e delPresbiterio della Chiesa di Bari-Bitonto con il messaggio pasqualedi qualche mese prima: “Strangolati dall’usura”.La nascita di questa creatura fu salutata da un coro di consensi:a) dalla comunità ecclesiale che più volte aveva interessato il suovescovo circa la presenza di questa piaga sociale sommersa;b) dalla società civile che in quel periodo scese in campo con l’au-torevole intervento del prefetto Corrado Catenacci, sostenuto daalcuni suoi collaboratori di Prefettura, dai commissari governativipresenti in alcuni comuni del barese, il quale coinvolse nell’iniziati-va il mondo non solo istituzionale ma anche quello bancario eimprenditoriale attraverso la Camera di Commercio.L’atto costitutivo, a firma del notaio prof. Michele Buquicchio,registra: per la comunità ecclesiale, accanto alla firma dell’Arcivescovomons. Magrassi, quella dei vicari episcopali di tutta la Chiesa loca-le e del Provinciale dei Frati Cappuccini; per la società civile, accantoalla firma del Prefetto, nominato Presidente Onorario della nascen-te Fondazione, quella dei rappresentanti delle comunità locali diBari, Gioia del Colle, Trani, Monopoli, Terlizzi e Modugno. La Fondazione è partita come “voce” della comunità religiosa edella società civile identificando come responsabile mons. AlbertoD’Urso, che, da subito, presentava i suoi primi collaboratori, dandovita al Consiglio Direttivo, ad un Comitato Tecnico per la valutazionedelle pratiche e a un gruppo di volontari – pools di ascolto - disponi-bili per incontrare ed ascoltare negli ambienti messi a disposizionein quel periodo dall’Arcivescovo di Bari presso il SeminarioArcivescovile in corso Alcide De Gasperi, 274/A, le persone in gravidifficoltà economiche, in usura o a rischio di usura.È iniziato con questi collaboratori il cammino della secondaFondazione Antiusura nata in Italia, dopo quella ideata a Napoli

Quindici anni di solidarietà

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dal padre gesuita Massimo Rastrelli, che ci è stato a fianco peroffrirci utili consigli, frutto della sua esperienza pregressa.La stampa offrì in quel periodo ampio risalto all’iniziativa che par-tiva come una risposta attesa soprattutto dalle persone “strangolatedall’usura”. Una grande attenzione fu riscossa nel mondo della scuo-la, grazie alla sensibilità dei docenti, nel mondo dei Rotariani, deiLyons, e nelle parrocchie di diverse diocesi pugliesi. Furono individuate presto le vie da percorrere per assicurare rispo-ste concrete e precise: la strada della prevenzione, della solidarietà edella educazione alla legalità e in seguito quella del tutoraggio,accompagnando le vittime dell’usura, per non farle ricadere nelbaratro dell’indebitamento, vanificando così l’opera della Fon-dazione. Il percorso sin dall’inizio non è stato facile: abbiamo rilevato fasce discetticismo intorno a noi e non poche persone ci hanno definito“poveri untorelli” che mai avrebbero potuto scalfire il mondo del-l’usura per estirpare una piaga antica quanto l’uomo; abbiamo foto-grafato uno scarso sostegno legislativo che certamente non favorivala credibilità del nostro servizio; abbiamo dovuto affrontare il temadelle convenzioni con le banche per trasformare il debito usuraio indebito bancario, rendendolo sostenibile per le persone indebitate.Avevamo il problema del reperimento dei fondi, che ci è sembratosubito di estrema gravità. Avevamo, altresì, la necessità di reperirealtre persone professionalmente disponibili sul piano del tempo e dellagratuità, nonché di disporre di altri ambienti accoglienti per assicura-re riservatezza alle persone umiliate dai debiti. Riscontravamo unaestensione dell’usura oltre i confini regionali e nazionali e contempo-raneamente un’assenza di attenzione su questo problema nelmondo universitario e presso la Regione Puglia. Abbiamo ritenutodi dover coinvolgere tutte le diocesi presenti sul territorio pugliese stipu-lando, con i responsabili, alcune convenzioni allo scopo di avere adisposizione un Fondo di dotazione per poter dare aiuto a tutticoloro che non erano sostenibili con i fondi statali. Ad oggi, bennove diocesi su tredici hanno risposto e ci sostengono annualmente epiù precisamente: Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti,Taranto, Conversano-Monopoli, Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terliz-zi, Oria, Ugento-S. Maria di Leuca, Otranto, Brindisi-Ostuni eCastellaneta. Ripetuti ed accorati sono stati gli inviti rivolti alle dio-

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cesi tuttora assenti (Lecce, Trani-Barletta-Bisceglie e Nardò-Gallipoli), di sostenere il nostro progetto. Fecondo e costruttivo è lo scambio di informazioni e di sostegnoche ci lega con gli operatori delle diocesi. Ai centri locali è devolutoil compito di primo ascolto restando alla Fondazione la responsa-bilità della delibera finale. Quanto alle altre diocesi pugliesi, sonotutte convenzionate con la Fondazione “Buon Samaritano” diFoggia, per la cui istituzione è stato offerto un notevole contributoe sostegno.Nessuno ha mai avuto la presunzione di poter eliminare la piaga del-l’usura, tante volte e per tanti versi legata a quella della estorsione.Nel suo messaggio pasquale del 1994 mons. Magrassi aveva scritto:«Se si organizza l’usura, è possibile organizzare la lotta all’usura».Furono scoperte tante pagine della Bibbia su questo tema, tantiinsegnamenti dei Padri della Chiesa e abbiamo dato vita a una seriedi pubblicazioni e di sussidi pastorali: “L’usura e la comunità eccle-siale”; “Manuale di difesa contro l’usura e l’estorsione”; “Nessundebito che l’amore”; “La disumana ricchezza”; “Ricchi per ognigenerosità”; “I Padri della Chiesa e l’usura”.Prossimamente sarà edito un volume dal titolo Rapporto sull’usurache registrerà il contributo di docenti universitari, magistrati edesperti del mondo del diritto.Abbiamo trovato le strade aperte per indicare il tema dell’usura agliestensori del Catechismo degli Adulti che hanno accolto i nostri sug-gerimenti evidenziando l’usura «che procura sofferenze gravissimealle famiglie ed umilia la dignità e i diritti delle persone» (ColA. n.1122). Abbiamo trovato spazi per interventi mirati sullo stesso temasu Riviste come la Civiltà Cattolica, il Regno, Jesus, Famiglia Cri-stiana, Vita Pastorale, Settimana e tante altre, sui maggiori quoti-diani nazionali, con non pochi interventi radio-televisivi, compresialcuni messaggi pubblicitari in collaborazione con il Servizio per lapromozione del sostegno economico alla Chiesa. Provvidenziale si è manifestata l’intuizione che ci ha ispirato per lacostituzione di altre Fondazioni Antiusura accanto a quelle già natein Italia: Matera con la Fondazione “Mons. Cavalla”, Roma con la

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“Salus Populi Romani” e Torino con la “S. Matteo”. Abbiamo cosìconvocato a Bari il 16 maggio 1995 i responsabili di queste Fondazionie dopo una mattinata di lavoro è stata accolta la nostra proposta per lanascita di una Consulta Nazionale Antiusura, a partire da una segreteriache avrebbe avuto la sua sede operativa a Bari, con il compito diallargare e coordinare nelle altre regioni italiane la lotta all’usura.Si cominciava a capire come organizzarci per essere efficaci e effi-cienti e “lavorare in rete”.Si deve pertanto alla Fondazione di Bari la costituzione della ConsultaNazionale e il reperimento dei fondi per la istituzione delle attuali 26Fondazioni Antiusura in Italia. Ciò è avvenuto grazie alla disponi-bilità della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana alla qualeera stato presentato un progetto preciso da sostenere e finanziareper estendere in ogni regione la rete delle Fondazioni Antiusura.L’azione della Fondazione S. Nicola e SS. Medici, collegata con lealtre Fondazioni Antiusura, ha sviluppato un ulteriore significativoimpegno che si è concretizzato nel cartello “Insieme contro l’usura”dando il via ad un’azione sincronica di due provvidenziali leggi perla lotta all’usura: la n. 108 del marzo 1996 e la n. 44 del febbraio 1999.La necessità di aggiornare le leggi sull’usura era sotto gli occhi ditutti. Con le nuove leggi si sono istituiti: il Commissario governativoantiracket e antiusura, il Fondo di Solidarietà per le vittime dell’usura edel racket, il Fondo di Prevenzione per la lotta all’usura e modificatele norme per definire e punire il reato di usura, ecc.Un altro significativo impegno la Fondazione lo ha realizzato pro-muovendo ogni possibile iniziativa per ricevere orientamenti esostegno morale dall’Episcopato italiano e dal Santo Padre.Non sono state poche le udienze pontificie, 4 con Giovanni Paolo II e1 con l’attuale Pontefice. In particolare ricordo quella del 24novembre 2004 in occasione del decennale della istituzione dellaFondazione sotto la guida del nostro Arcivescovo mons. FrancescoCacucci e la presenza del Sindaco dott. Michele Emiliano e l’ultima,in ordine di tempo, del 1° luglio u.s.. In questa occasione il SantoPadre ha rivolto un preciso messaggio allo Stato a favore delle fami-glie, una calda esortazione alle vittime dell’usura per incoraggiarlealla denunzia e un significativo ringraziamento ai membri dellanostra Fondazione e delle altre Fondazioni Antiusura:«Saluto i rappresentanti della Consulta Nazionale Antiusura e di

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tutte le Fondazioni Antiusura che operano sul territorio italiano.Mentre li ringrazio per l’importante e apprezzata opera che svolgo-no accanto alle vittime di tale flagello sociale, auspico che vi sia daparte di tutti un rinnovato impegno per contrastare efficacementeil fenomeno devastante dell’usura e dell’estorsione, che costituisceuna umiliante schiavitù.Non manchi anche da parte dello Stato un adeguato aiuto a sostegnodelle famiglie disagiate e in difficoltà, che trovano il coraggio di denun-ziare coloro che approfittano della loro spesso tragica condizione».Con queste ultime parole il Santo Padre ha dato voce ed ha inco-raggiato tutti noi nella richiesta presentata per il tramite dellaConsulta Nazionale Antiusura nel corso di audizioni presso laCommissione Giustizia del Senato e della Camera relativamentealla modifica della legge 108/96, prevedendo l’accesso al Fondo diSolidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura anche allefamiglie (pertanto, soggetti non esercenti attività economiche)sanando così una evidente disparità di trattamento in contrastocon il dettato costituzionale.Prima di queste iniziative e di tante altre, che per brevità ometto, ilpiù significativo e provvidenziale impegno la Fondazione lo ha rea-lizzato con l’ascolto, in via ordinaria e sistematica ogni martedì,delle persone che ad essa si sono rivolte chiedendo aiuto e sostegno.Per gli incontri ordinari e straordinari in 15 anni, hanno varcato lasoglia di via dei Gesuiti 20, non meno di 12 mila persone. Hanno usu-fruito tutti di consigli e di sostegno morale. Con fondi propri sonostate erogate pratiche per 3 milioni di euro (tra finanziamenti bancari,sovvenzioni a titolo non oneroso e beneficenze); con fondi statali pra-tiche pari a 22 milioni e 700 mila euro; sono state realizzate sovvenzioniper 1 milione 356 mila euro e beneficenza per 474 mila euro; ci si è costi-tuiti parte civile in due processi (clan Capriati e usurai di Corato pres-so il Tribunale di Trani) mentre è stata deliberata la costituzione diparte civile per altri 5 procedimenti; abbiamo collaborato per assi-curare il Programma di Protezione personale e delle loro famiglie inalmeno 10 casi e abbiamo delineato un preciso quadro delle usurepresenti sul nostro territorio: quelle di vicinato (ultimamente più

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rare), di quartiere (sempre più frequenti, non di rado unite ancheall’estorsione …), dei fornitori di merci, quelle legate al luogo dellavoro (specie negli ospedali …), quelle tra commercianti (con ricet-tazioni …), quelle legate alle associazioni per delinquere (con suddi-visione di ruoli per estorsione, recupero crediti, corruzione, rappor-ti con il sistema bancario); quelle legate alla criminalità di tipomafioso (presente non solo a Bari ma su tutto il territorio pugliesein forma abbastanza diffusa con riciclaggio di denaro sporco, traf-fico di droga, corruzione, criminalità negli affari), quelle che hannoorigine dalla connivenza con il sistema bancario; quelle legate almondo degli immigrati (con costituzione di rendita, sfruttamentodella prostituzione, caporalato, introduzione clandestina di manod’opera …), ai giochi di alea (con fitte collusioni con settori istitu-zionali come i cambisti presso casinò, con riciclaggio di liquiditàcriminale …) e alla massa dei consumatori dei giochi pubblici d’az-zardo con ampio ventaglio di usurai di quartiere e di usurai specia-lizzati nei pressi delle sale scommesse e delle sedi dei Bingo (in cuisi segnalano abusivismo finanziario, rilevazione di imprese e dibeni immobili delle famiglie).Questo quadro ci ha fatto capire facilmente come si possa cadere inusura sottovalutando inizialmente un indebitamento che di giornoin giorno può diventare più oneroso.I bombardamenti mediatici e gli incoraggiamenti a spendere sonopurtroppo tanti e quasi mai utili. Abbiamo anche individuato le cause che favoriscono l’indebitamen-to e la diffusione della piaga dell’usura. Tra esse sento il bisogno didenunziare ancora una volta quelle legate alla pubblicità ingannevole,al gioco d’azzardo e alle infinite proposte di gioco per le quali abbiamopresentato anche un disegno di legge per moderarne le vincite; al facilericorso alle finanziarie, i cui tassi, abbastanza alti, costringono il paga-mento di rate mensili, che si rivelano gradualmente insopportabilie i cui raggiri – come abbiamo denunziato spesso e come dimostra latruffa scoperta nei giorni scorsi a Bari per merito della Guardia diFinanza – portano ad abusare di famiglie indigenti, dei disoccupa-ti e dei lavoratori in difficoltà.L’azione di contrasto della Fondazione si presenta innanzitutto nellasua azione pastorale, assicurando un paziente ascolto a chi desideraconsigli e chiede di dialogare.

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Tante volte, sul tema dell’indebitamento e dell’usura, il primosfogo lo riceve il sacerdote. È con il sacerdote che molte vittime del-l’usura vogliono innanzitutto confidarsi: è con lui che ritrovano lavoglia di parlare per uscire dalla loro disperazione. Sono ancoratante le persone “sotto schiaffo” che hanno bisogno di essere inco-raggiate per essere capaci di denunziare. La Fondazione non impone la denunzia degli usurai ma educa afarlo. Aiuta ad avere la forza necessaria e offre assistenza legale a chi lasporge. La sua azione è stata definita “meritoria” per il terzo annoconsecutivo dal Presidente della Corte d’Appello di Bari nella suarelazione in sede di inaugurazione dell’anno giudiziario. Ricordo inproposito che l’attuale Presidente, il prof. Vito Marino Caferra, èstato il 1° luglio del 1994, uno dei primi firmatari dell’atto costitu-tivo della Fondazione. La Fondazione che, come già detto, favorisce la cultura della preven-zione, della solidarietà, della condivisione, della legalità e dell’ac-compagnamento delle persone a rischio di usura o sue vittime, insi-ste nell’educare al giusto uso del denaro e ad apprezzarne il valore; pro-gramma la sua attività indicando sempre alle persone di avere comeriferimento ciò che si possiede, senza inseguire miraggi irraggiungi-bili: in una parola ad avere uno stile di vita sobrio e responsabile.L’azione di contrasto dell’usura viene realizzata anche attraversol’erogazione di forme di microcredito nei confronti di persone nonin grado di essere assistite con i fondi statali, attingendo ai fondidella solidarietà. A volte basta poco per ridare la serenità a chi nonha niente. Solo nel 2008 la Fondazione ha erogato beneficenze per oltre33.000,00 euro, finalizzate ad aiutare persone e famiglie a cui erastata sospesa l’erogazione dell’energia elettrica o del gas, a causa delmancato pagamento delle bollette, o per onorare canoni di locazio-ne arretrati, o conti in sospeso con i salumieri o altri fornitori. Per quanto è stato possibile, a tutti si è andati e si va incontro.Il nostro lavoro in via dei Gesuiti continua. Sappiamo che ci atten-dono tempi difficili, legati ai bisogni primari delle persone, come cidocumenta il 14,4% delle famiglie italiane già vittime della “pover-tà alimentare” e la crescente disoccupazione.

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In ogni modo alimenteremo l’impegno della educazione alla condi-visione, cercando di dare “voce e speranza” a chi non crede di averepiù “né voce, né speranza”.Nel nostro servizio contiamo di poter avere accanto a noi “altre per-sone di buona volontà”, tutte le istituzioni compresa la RegionePuglia in maniera più concreta, e di sapere che la Fondazione entrasempre di più nel cuore della comunità civile ed ecclesiale perché lasentano come una loro creatura che si spende per dare “voce” e“speranza” soprattutto a chi è “sotto schiaffo”.

Salone del Portico dei Pellegrini, 13 ottobre 2009

mons. Alberto D’Urso

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Le visite pastorali pretridentinein terra di Modugnoa cura di Nicola Colatorti

Presentazione di mons. Francesco Cacucci a Le visite pastorali pretridentinein terra di Modugnoa cura di Nicola Colatorti“Fonti documentarie per la storia di Modugno”, 3Ecumenica editrice, Bari 2009

Indice: Presentazione di Mons. Francesco Cacucci; Introduzione di NicolaColatorti; Abbreviazioni di Nicola Colatorti; Bibliografia; Contesto storico: 1)Sinossi cronologica, 2) Cenni di storia della chiesa; Giovanni GiacomoCastiglione, Visitatio terrae Medunei 1510 ca.; Stefano Gabriele Merino,Ordini della Visita pastorale del 1513, Supplica del capitolo all’arcivesco-vo, Decreti della seconda visita pastorale fatta nel 1519, Traduzione involgare della visita del 1519; Girolamo Grimaldi; Girolamo Sauli, Relazionedella visita pastorale fatta nel 1548; Giacomo Puteo, Frammento di visitapastorale del 1556; Documenti; Indice dei nomi di persone e dei luoghi.

Con vivo compiacimento vedo crescere la costruzione della memo-ria della Comunità di Modugno. Sono grato, pertanto, a donNicola Colatorti che di questa impresa sta diventando il diligentearchitetto.Il mio compiacimento e la mia gratitudine si mescolano all’ammi-razione per la sua ricerca paziente delle tracce del passato dellacomunità parrocchiale che guida con amore. Egli trova i frammen-ti in cui emergono momenti di quella vitalità di Modugno nell’arcodi cinquant’anni di quel secolo così decisivo per il cristianesimooccidentale in età moderna.

PUBBLICAZIONI

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI BITONTO

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E il mio stupore si concentra su quelle carte, sia pur poche, chesono state conservate con cura nell’archivio parrocchiale e altrove,che si impone ora come “ tabernacolo della memoria“ di questo ter-ritorio. Quanti l’hanno curato e custodito, per secoli, hanno assol-to un compito di alto valore culturale per le generazioni seguenti.La fatica odierna di don Colatorti ne esalta i grandi benefici che siriversano ancora sulla cittadinanza e sulla comunità ecclesiale.L’una e l’altra, infatti, si arricchiscono di elementi che irrobustisco-no la consapevolezza di essere noi gli eredi di una storia. Il suopatrimonio di esperienza giova ai percorsi, talvolta incerti, che dob-biamo pur compiere agli albori del terzo millennio cristiano.La tavola cronologica delle prime pagine porta a considerare levicende di Modugno in contesti più ampi,quasi a comprendere cheancor oggi, anzi ancor più, le vicende cristiane di Modugno, comedi ogni altra comunità, si collocano nel contesto organico dellaChiesa barese, come quelle civili si intrecciano con quelle conte-stuali della società contemporanea.A questo, del resto, miravano le visite dei Vescovi nei secoli passati,come oggi: vedere le situazioni, sostenere gli sviluppi, migliorare lepotenzialità, confortare le speranze, animare di solidarietà gli impe-gni ordinari e quotidiani dei singoli e dei gruppi, dei ceti e delle isti-tuzioni.Queste riflessioni che il terzo quaderno di don Colatorti suscitano,ben sì inquadrano nel lavoro apostolico che vado svolgendo con lavisita pastorale. Con modalità diverse da quelle dei miei antichi pre-decessori, e con intenti specialmente religiosi ed educativi, vadocogliendo i passaggi che si susseguono nell’unica grande missionedella Chiesa del Signore che qui in Bari–Bitonto e nelle sue comu-nità. La rilettura del passato contribuisce alla comprensione delpresente e spinge verso l’avvenire.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari – Bitonto

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PUBBLICAZIONI

La confraternita laicaledi “Maria SS.ma del Rosario“

in Sannicandro di Baria cura di Nicola Rotundo

Presentazione di Liana Bertoldo Lenoci a La Confraternita laicale di “Maria SS.ma del Rosario”in Sannicandro di Baria cura di Nicola RotundoSeriografia Artistica PuglieseCassano Murge (Ba) 2009

Indice: Presentazione di Liana Bertoldi Lenoci, Introduzione, Aspetti giuridi-ci e devozionali delle confraternite pugliesi in età moderna di LianaBertoldi Lenoci; Prefazione dell’autore; Capitolo I: Sannicandro di Bari –Cenni storici di Nicola Racanelli; Capitolo II: Breve storia della praticadevozionale del Rosario; Capitolo III: Chiese – Cappelle – Confraternite –Terz’Ordini secolari e Feste religiose con o senza processione; Capitolo IV:La cappella dello Spirito Santo ( “o Cappella di San Pietro“): Le origini –L’edificio: esterno e interno; Capitolo V: La fondazione della confraternitadel S. Rosario: 14.10.1690; Capitolo VI: Le Regole della “Congregazione delSantissimo Rosario della Terra di Sannicandro“: 1. Richiesta del RegioAssenso sulle Regole e sulla fondazione: 10.3.1979, 2. Il contenuto delleRegole; 3. Concessione del Regio Assenso di Ferdinando IV: 23.3.1779, 4.Appendice documentaria: Il Regio Assenso sulle Regole e sulla fondazio-ne; Capitolo VII : Le confraternite del Rosario e dell’Addolorata si trasferi-scono nella cappella dello Spirito Santo: 1832 -1834. Richiesta di acqui-sto della cappella “diruta“ dello Spirito Santo : 1832. Richiesta di restitu-zione dell’altare del Rosario, per ricollocarlo nella cappella: 1833.Appendice documentaria: Inventari della confraternita; Capitolo VIII: Lenuove insegne della confraternita in aggiunta a quelle già in uso: Decretodi Ferdinando II: 7.9.1858, La confraternita delibera di chiedere al Re l’au-torizzazione di aggiungere nuove insegne da far indossare dagli ammini-stratori: 18.4.1858, Il Decreto di Ferdinando II sulle nuove insegne:

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7.9.1858; Capitolo IX: I restauri alla cappella dello Spirito Santo : 1858, Ildiritto di padronato sulla cappella. La perizia dei lavori di restauro da ese-guirsi per le gravi lesioni provocate dal terremoto; Capitolo X : Vertenza frala confraternita del Rosario e quella dell’Addolorata. Contrasti con laconfraternita dell’Addolorata: 1881, Liti con le altre confraternite sullaprecedenza delle consorelle nelle pubbliche processioni: 1911; Capitolo XI:Altri lavori di riparazioni:1905 e 1906 Riparazioni dell’organo: 1905,Riparazione del campanile crollato a causa di un fulmine: 1906; CapitoloXII : Lo Statuto delle Consorelle: 1907; Capitolo XIII I contrasti con la con-fraternita di S. Giuseppe: 8.3.1932; Capitolo XIV: La confraternita passaalle dipendenze dell’autorità ecclesiastica: 1936; Capitolo XV: IlTerz’Ordine domenicano a Sannicandro: 21.7.1940, Le consorelle delRosario ricevono il possesso di terzine domenicane: S. Domenico el’Ordine dei Frati Predicatori o Domenicani. La Regola del Terz’ordine(compagnia dei “Fratelli e sorelle della Penitenza di S. Domenico”);Capitolo XVI: Altri provvedimenti deliberati dalla confraternita,provvedi-menti disciplinari, provvedimenti caritativi e assistenziali, Provvedimentiamministrativi interni, Provvedimenti per restauri ed acquisti di oggettidi culto; Capitolo XVII: I consigli direttivi della confraternita - 1. I compitidegli amministratori, 2. Elenco cronologico degli amministratori; CapitoloXVII: I Padri Spirituali della confraternita - 1. I compiti del PadreSpirituale, 2. Elenco cronologico dei Padri Spirituali; Capitolo XIX: LaConfraternita di Maria SS.ma del Rosario oggi, e i suoi componenti, 1.Organizzazione interna, 2. La divisa attuale della confraternita, 3. Le attività dellaconfraternita ;Conclusione; Bibliografia: A- Fonti archivistiche, B – Fonti astampa in ordine cronologico; Breve Dizionario dei nomi; Appendice icono-grafica.

Svolgere una ricerca storica, indagando e ricostruendo attraverso lefonti di archivio conservate in sedi diverse, e non sempre ordinatecome dovrebbero, è opera faticosa e complessa. Per scrivere la storiadella confraternita di Maria SS. ma del Rosario di San Nicandro diBari, don Nicola Rotundo ha dovuto fare tutto questo.La confraternita, la cittadinanza, e la comunità degli studiosipugliesi gli devono essere molto grati per aver voluto caparbiamen-te, come nelle sue precedenti ricerche, scrivere una pagina ineditadella storia di Sannicandro. La storia di una confraternita è, coral-mente, anche la storia di tutte le altre della città. Non importa chele devozioni siano diverse. Quello che importa è documentare e rac-contare la storia di un gruppo di devoti, che si associano per edu-

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PUBBLICAZIONI

carsi ad essere buoni cristiani, operando come tali e, quindi faretestimonianza di fede con l’esempio. Quindi abbiamo la storia diuna scuola di devozione, che si ispira alla Madonna del Rosario epratica questa devozione che viene da lontano e che è stata l’asseportante dell’educazione religiosa dei semplici, attuata dalla predi-cazione dei Domenicani. Vivere cristianamente per morire cristia-namente e meditare, così, il Paradiso.La confraternita studiata da don Nicola è tutto questo, ma nonsolo questo. E’ solidarietà verso i poveri, solidarietà verso gli amma-lati, i moribondi; è pietà per i defunti. Dalla documentazione stu-diata evinciamo il tipo di organizzazione giuridica, civile ed eccle-siastica, che ha retto il gruppo per secoli, con l’impegno di tutti isuoi componenti, che lotteranno per riavere il loro altare e i loroarredi. Che si tasseranno per ricostruire la loro chiesa, e l’esempiodi carità è bellissimo, aiuteranno con un’offerta i terremotati diMessina. Nihil sub sole novi !La storia di questo gruppo di devoti laici si snoda nei secoli attra-verso la trascrizione ed il commento dei documenti reperiti neidiversi archivi, dalla fondazione del 1690 attraverso le testimonian-ze statutarie fino al 2009, all’oggi. All’interno di questo percorso,che riguarda l’aspetto giuridico della fratellanza, don Rotundo rac-conta le travagliate vicende dalla sede, la “casa“ della confraternita,le vertenze con le altre confraternite, in uno spirito non proprio fra-terno ma, piuttosto, di competizione biliosa. Lungo questo percor-so puntuale, ci sono numerosi flash riguardanti l’importanzadell’Ordine domenicano, patrocinatore del culto rosariano a livelloprima europeo e poi mondiale, grazie ai diversi patrocini papali.Dall’universale al particolare dei provvedimenti che la confraterni-ta dovrà adottare, nel tempo, nei riguardi dei confratelli, dai com-portamenti poco ortodossi. Ecco quindi ricomparire la “scuola cri-stiana“. Accanto alla cura morale e spirituale sono documentate leiniziative economiche per la corretta gestione del gruppo e delle sueproprietà.Quasi quattro secoli di storia non sono facili da raccontare, soprat-tutto in presenza di vistosi vuoti documentali. Tuttavia, la ricerca è

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uno spaccato interessante, una pagina preziosa della vita dei citta-dini devoti di Sannicandro, che si sono impegnati per secoli a soste-nere la fede, la carità, il suffragio nella speranza di ottenere ilParadiso. Dobbiamo forse ricordare le tre virtù teologali la Fede, laSperanza e la Carità e che cosa rappresentino? Si sono impegnatiinsomma ad attuare quella solidarietà della quale l’umanità haavuto, ha ed avrà sempre bisogno. Ricordare a tutti questo passatocosì attuale è il merito maggiore di questa preziosa ricerca.

Liana Bertoldi Lenoci

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Il 15 ottobre 2009, memoria liturgica di Santa Teresa d’Avila, è tor-nato alla casa del Padre il prof. Domenico Saracino.Una vita al servizio della Chiesa e degli uomini: credo si possa cosìsintetizzare la testimonianza che il professore ha dato e ci ha lascia-to. La vita di un fedele laico, ma interamente consacrata all’avventodel regno di Dio. L’Arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. FrancescoCacucci, ha voluto presiedere nella concattedrale di Bitonto lamessa esequiale proprio per sottolineare il valore di una testimo-nianza laicale come quella del prof. Saracino e si è soffermato nel-l’omelia a considerare come tale testimonianza il professore l’hadata, non perché avesse scelto la via della consacrazione nell’Isti-tuto secolare ‘Opera della Regalità’, fondato da quell’altra grandefigura del laicato cattolico che è stato il prof. Giuseppe Lazzati, maperché ha sempre avvertito il bisogno e il dovere di vivere fino infondo il proprio Battesimo, quella consacrazione fontale che ci faappartenere a Cristo, in modo irreversibile e indelebile, sepolti erisorti con Lui. La scelta della consacrazione nell’Istituto secolareha solo perfezionato e coronato la consacrazione battesimale, ren-dendola più ricca e feconda.Questa adesione radicale e totale a Cristo, perseguita con fermezza,lucidità e coerenza, e con un carattere deciso, fino alla caparbietà,ha fatto sì che egli non si appartenesse e fosse tutto per lui e per il

Domenico SaracinoUna vita al servizio della Chiesa e degli uomini

NELLA PACE DEL SIGNORE

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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suo regno, qualunque cosa facesse. È stata una consacrazione a ser-vizio del Regno che il prof. Saracino ha vissuto veramente da laico,nell’insegnamento di storia e filosofia nei licei di Stato, nell’impe-gno politico diretto, nell’impegno culturale, nell’impegno ecclesia-le, nell’impegno di carità e di servizio ai poveri, agli anziani, finoall’ultimo, anche quando la salute era ormai compromessa.Nato a Bitonto nel 1926, ha studiato presso il Ginnasio-Liceo“Carmine Sylos” ed è stato discepolo del Servo di Dio GiovanniModugno, con cui ha avuto un intenso rapporto di frequentazione,dal 1943 al 1957, spesso incontrandolo, insieme ad altri amici, nellasua casa a Bari, in via Cardassi, incontri che Mimì amava ricordarecon tanta gratitudine e commozione. Conseguita, nel 1949, la lau-rea in filosofia, storia e pedagogia presso l’Università di Bari, hainsegnato storia e filosofia nei licei di Stato fino al 1949. Ha rico-perto più volte la carica di consigliere comunale, è stato consigliereprovinciale dal 1956 al 1960 e sindaco della città di Bitonto dal1962 al 1966. Impegnato nel volontariato sociale, ha ricoperto congrande amore e dedizione per circa vent’anni l’incarico di presiden-te della “Villa Giovanni XXIII Casa dell’anziano”. Nella comunitàecclesiale è stato valido collaboratore del vescovo di Bitonto mons.Aurelio Marena; nella unificata arcidiocesi di Bari-Bitonto è statomembro del Consiglio Pastorale diocesano e ha svolto l’incarico dimoderatore nel Sinodo diocesano. Autore di articoli e saggi sudiverse riviste, ha pubblicato, tra l’altro, il volume Una città in pienosviluppo (Tipografia A. Amendolagine, Bitonto 1966). Importante e significativo l’impegno da lui profuso negli ultimianni per la causa di beatificazione del Servo di Dio GiovanniModugno, il suo ‘professore’, per farne conoscere la personalità, latestimonianza umana e cristiana, gli scritti, curando diverse pub-blicazioni (ultima G. Modugno. La missione educativa. Corrispondenza1903-1956, Stilo editrice, Bari 2009), animando l’associazione ‘G.Modugno’ a Bitonto. Al prof. Modugno, suo vero maestro, MimìSaracino si è sempre rifatto, alle sue virtù eroiche, alla sua missionedi educatore, al suo impegno civile e politico, al suo servizio nellacomunità cristiana. Come il suo maestro, anche il prof. DomenicoSaracino ha combattuto la “bella battaglia della fede” e certamenteil Signore, giusto giudice, avrà dato la meritata ricompensa al suoservo buono e fedele.

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

Settembre 2009

2 – Al mattino, in Arcivescovado, presiede la riunione dei vica-ri episcopali.

3-4 – A S. Maria di Leuca s’incontra con i Vescovi Pugliesi.5-9 – A Cracovia, partecipa all’Incontro interreligioso per la pace

“Uomini e religioni” promosso dalla Comunità diSant’Egidio.

10 – Al mattino, presso le suore Missionarie della Carità, celebrala S. Messa nella memoria della Beata Madre Teresa diCalcutta.

11 – Al mattino, a Castel del Monte, celebra la S. Messa per ipartecipanti al Congresso nazionale dell’AssociazioneTeologica Italiana.

12 – Al mattino, partecipa alla cerimonia di inaugurazione dellaFiera del Levante.

– Alla sera, nella Pontificia Basilica di S. Nicola, celebra la S.Messa per l’ordinazione sacerdotale di fra FrancescoMarino, O.P.

13 – Al mattino, nella chiesa di S. Maria Maddalena in Mola diBari, celebra la S. Messa per la festa patronale di Maria SS.Addolorata.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Andrea in Bari, celebra laS. Messa per il 40° anniversario dell’ordinazione sacerdo-tale del parroco don Michele Sardone.

14 – Alla sera, presso l’Auditorium della Scuola Allievi dellaGuardia di Finanza, presiede l’assemblea diocesana sultema La centralità della domenica nel cammino dell’iniziazione

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cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. L’impegno dei genitori e deicatechisti, relatore S.E. Mons. Felice di Molfetta, vescovo diCerignola-Ascoli Satriano.

16 – Alla sera, in Bitetto, nella chiesa di S. Domenico, partecipaalla cerimonia di inaugurazione di una tela restaurata.

17-20 – Visita pastorale alla parrocchia Immacolata in Gioia delColle.

21-24 – A Roma, partecipa ai lavori del Consiglio Permanente dellaConferenza Episcopale Italiana.

24-27 – Visita pastorale alla parrocchia S. Maria delle Grazie inCassano Murge.

28 – Al mattino, presso la parrocchia Maria SS. Annunziata inModugno, presiede l’Eucaristia, in occasione dell’aperturadella chiesa restaurata.

29 – Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, presiede l’in-contro dei vicari zonali e dei direttori degli uffici di Curia.

– Alla sera, presso la parrocchia Immacolata in Modugno,presiede la S. Messa per il 25° anniversario dell’ordinazio-ne sacerdotale del parroco don Nicola Laricchia.

30 – Al mattino, presso l’Auditorium della Scuola Allievi dellaGuardia di Finanza, celebra la S. Messa e amministra ilsacramento della Cresima.

– Alla sera, presso la parrocchia Maria SS. Immacolata inBitonto-Palombaio, celebra la S. Messa per l’ingresso delnuovo parroco p. Raffaele Zoppi, C.S.S.

Ottobre 20091-4 – Visita pastorale alla parrocchia S. Maria Maggiore in Gioia

del Colle.4 – Alla sera, partecipa alla cerimonia d’inaugurazione del

restaurato Teatro Petruzzelli.5-8 – Presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, partecipa agli

esercizi spirituali della Conferenza Episcopale Pugliese.9 – Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, pre-

siede il ritiro del clero.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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– Al pomeriggio, presso la parrocchia S. Fara in Bari, celebrala S. Messa per l’inaugurazione dell’anno accademico2009-2010 della Facoltà Teologica Pugliese.

10 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per l’ordinazio-ne diaconale di Alessandro Tanzi.

11 – Al mattino, nella chiesa di S. Domenico in Bari, celebra laS. Messa per la festa di Maria SS. del Rosario e per il 45°anniversario di ordinazione presbiterale di don AntonioDe Santis.

– Alla sera, presso la parrocchia Madonna di Pompei in Bari-Carbonara, celebra la S. Messa per l’ingresso del nuovo par-roco don Carlo Cinquepalmi.

12 – Alla sera, presso la parrocchia S. Ottavio in Modugno, cele-bra la S. Messa per l’ingresso del nuovo parroco p. PaoloPolci, S.S.S.

13 – Al mattino, presso il Seminario arcivescovile, incontra l’é-quipe degli educatori.

– Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, celebra la S. Messa peril 15° anniversario della Fondazione Antiusura S. Nicola eSS. Medici.

14 – Alla sera, presso la parrocchia S. Maria di Costantinopoliin Bitritto, celebra la S. Messa per l’ingresso del nuovo par-roco mons. Domenico Falco.

15 – Alla sera, presso la parrocchia S. Maria del Monte Carmeloin Bari, celebra la S. Messa per la festa di S. Teresa d’Avila eper l’inizio dell’anno pastorale e conferisce il mandato aicatechisti.

16 – Alla sera, presso il Politecnico di Bari, partecipa all’assem-blea diocesana del laicato: relaziona il prof. FrancoNembrini, della Fraternità di CL.

17 – Alla sera, presso la parrocchia S. Francesco d’Assisi in Bari,celebra la S. Messa per l’ingresso del nuovo parroco p.Giovanni Foggetta, O.F.M. Conv.

18 – Al mattino, presso l’abbazia di S. Scolastica in Bari, celebrala S. Messa.

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– Alla sera, presso il Santuario dei SS. Medici Cosma eDamiano in Bitonto, celebra la S. Messa per la festa patro-nale.

19 – Alla sera, presso la Camera di Commercio in Bari, intervie-ne al Convegno organizzato dalla Confcooperative sull’en-ciclica “Caritas in veritate” di papa Benedetto XVI.

20 – Alla sera, presso la parrocchia S. Marcello in Bari, celebra laS. Messa, incontra i componenti del Consiglio DirettivoANSPI e guida la lettura del film “Io e Marley”.

21 – Alla sera, presso il monastero S. Giacomo delle monacheBenedettine Olivetane in Palo del Colle, celebra la S. Messaper il 70° anniversario della professione di suor Erminia,O.S.B. Oliv.

22 – Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, presiede lariunione del Consiglio Presbiterale diocesano.

22-25 – Visita pastorale alla parrocchia S. Lucia in Gioia del Colle.26-30 – A Milano, partecipa alla settimana di formazione del clero

diocesano.31 – Alla sera, presso la cappella maggiore del Seminario

Arcivescovile, celebra la S. Messa per il conferimento del-l’accolitato ai seminaristi Pierpaolo Fortunato e PietroTanzi e per l’ammissione tra i candidati al diaconato e alpresbiterato dei seminaristi Mario Diana, Nicola FlavioSantulli e Antonio Stizzi.