Bollettino Diocesano Gennaio-Febbraio 2012

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Atti ufficiali e attività pastorali dell'Arcidiocesi di bari-Bitonto

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996

ANNO LXXXVIII - N. 1 Gennaio-Febbraio 2012

Redazione e amministrazione:Curia Arcivescovile Bari-BitontoP.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: [email protected]

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Direttore:Gabriella Roncali

Redazione:Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea,Bernardino Simone, Francesco Sportelli

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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIOLettera in forma di motu proprio per la prevenzione e il contrasto

delle attività illegali in campo finanziario e monetario 7

Discorso in occasione dell’apertura dell’anno giudiziariodel Tribunale della Rota Romana 9

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANACONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Consiglio PermanenteComunicato dei lavori della sessione invernale

(Roma, 23-26 gennaio 2012) 15

Nota sull’accesso alle chiese 21

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI BITONTO

MAGISTERO E ATII DELL’ARCIVESCOVODecreto di attribuzione delle somme dell’8 per mille IRPEF 23

Decreto di costituzione del nuovoConsiglio Presbiterale diocesano per il quinquennio 2011-2016 27

Cerca e troverai:Lettera alla Chiesa locale nel IV centenario del Seminario diocesano 31

NOMINA PONTIFICIADon Angelo Romita nominato Cappellano di Sua Santità 55

CURIA METROPOLITANA

Vicariato generaleLe visite vicariali 57

CancelleriaSacre ordinazioni e decreti 63

SOMMARIO

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Settore Evangelizzazione. Ufficio CatechisticoIncontri di formazione per catechisti e operatori pastorali“L’animatore biblico. Identità, competenze, formazione”:

relazione di don Carlo Lavermicocca 69

Ufficio Famiglia “Vocazione e progetto di vita”: relazione

del prof. Giuseppe Micunco, direttore Ufficio Laicato 87

CONSIGLI DIOCESANI

Consiglio Presbiterale diocesanoVerbale dell’elezione del nuovo Consiglio Presbiteralediocesano per gli anni 2011-2016 (9 dicembre 2011) 95

Verbale della riunione del 20 gennaio 2012 105Consiglio Pastorale diocesano

Verbale della riunione del 22 febbraio 2011 111Allegato: Comunità e scuola, Relazione del direttore

dell’Ufficio Scuola don Nicola Monterisi 117Verbale della riunione del 31 maggio 2011 129

Allegato: Comunicazione sulle proposizioni finali del III ConvegnoEcclesiale Regionale “I laici nella Chiesa e nella società pugliese, oggi”

a cura del prof. Giuseppe Micunco, direttore Ufficio Laicato 131

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”Inaugurazione dell’anno accademico 2011-2012:

Relazione del direttore dell’Istituto mons. Domenico Amato 135

PUBBLICAZIONI 143

NELLA PACE DEL SIGNOREpadre Vigilio Suma, O.F.M. Cap. 151

DIARIO DELL’ARCIVESCOVOGennaio 2012 153Febbraio 2012 155

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La Sede Apostolica ha sempre levato la sua voce per esortare tutti gliuomini di buona volontà, e soprattutto i responsabili delle nazioni,all’impegno nell’edificazione, anche attraverso una pace giusta eduratura in ogni parte del mondo, della universale città di Dio versocui avanza la storia della comunità dei popoli e delle nazioni[Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate (29 giugno 2009), 7: AAS101 /2009), 645]. La pace purtroppo, ai nostri tempi, in una societàsempre più globalizzata, è minacciata da diverse cause, fra le qualiquella di un uso improprio del mercato e dell’economia e quella, ter-ribile e distruttrice, della violenza che il terrorismo perpetra, causan-do morte, sofferenze, odio e instabilità sociale. Molto opportunamente la comunità internazionale si sta semprepiù dotando di principi e strumenti giuridici che permettano diprevenire e contrastare il fenomeno del riciclaggio e del finanzia-mento del terrorismo.La Santa Sede approva questo impegno ed intende far proprie que-ste regole nell’utilizzo delle risorse materiali che servono allo svol-gimento della propria missione e dei compiti dello Stato della Cittàdel Vaticano. In tale quadro, anche in esecuzione della convenzione monetariafra lo Stato della Città del Vaticano e l’Unione Europea del 17dicembre 2009, ho approvato per lo Stato medesimo l’emanazionedella Legge concernente la prevenzione ed il contrasto del riciclaggio dei pro-

Lettera apostolica in forma di “motu proprio”per la prevenzione e il contrasto delle attività

illegali in campo finanziario e monetario

MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

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venti di attività criminose e del finanziamento del terrorismo del 30 dicem-bre 2010, che viene oggi promulgata. Con la presente Lettera Apostolica in forma di Motu proprio: a) stabilisco che la suddetta Legge dello Stato della Città delVaticano e le sue future modificazioni abbiano vigenza anche per idicasteri della Curia Romana e per tutti gli organismi ed enti dipen-denti dalla Santa Sede ove essi svolgano le attività di cui all’art. 2della medesima Legge;b) costituisco l’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF) indicatanell’articolo 33 della Legge concernente la prevenzione ed il contrasto delriciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del terrori-smo, quale istituzione collegata alla Santa Sede, a norma degli arti-coli 186 e 190 -191 della Costituzione apostolica Pastor Bonus, con-ferendo ad essa la personalità giuridica canonica pubblica e la per-sonalità civile vaticana ed approvandone lo Statuto, che è unito alpresente Motu proprio;c) stabilisco che l’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF) eserci-ti i suoi compiti nei confronti dei dicasteri della Curia Romana e ditutti gli organismi ed enti di cui alla lettera a);d) delego, limitatamente alle ipotesi delittuose di cui alla suddettaLegge, i competenti organi giudiziari dello Stato della Città delVaticano ad esercitare la giurisdizione penale nei confronti dei dica-steri della Curia Romana e di tutti gli organismi ed enti di cui allalettera a). Dispongo che quanto stabilito abbia pieno e stabile valore a parti-re dalla data odierna, nonostante qualsiasi disposizione contraria,pur meritevole di speciale menzione. La presente Lettera apostolica in forma di Motu Proprio stabiliscoche sia pubblicata in Acta Apostolicae Sedis.

Benedetto XVI

Dato a Roma, dal Palazzo Apostolico,il 30 dicembre dell’anno 2010, sesto del Pontificato

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Cari componenti del Tribunale della Rota Romana

È per me motivo di gioia ricevervi oggi nell’annuale incontro, inoccasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Rivolgo il miosaluto al Collegio dei Prelati Uditori, ad iniziare dal decano, mons.Antoni Stankiewicz, che ringrazio per le sue parole. Un cordialesaluto anche agli officiali, agli avvocati, agli altri collaboratori, e atutti i presenti. In questa circostanza rinnovo la mia stima per ildelicato e prezioso ministero che svolgete nella Chiesa e che richie-de un sempre rinnovato impegno per l’incidenza che esso ha perla salus animarum del popolo di Dio.Nell’appuntamento di quest’anno, vorrei partire da uno degliimportanti eventi ecclesiali, che vivremo tra qualche mese; mi rife-risco all’Anno della fede, che, sulle orme del mio veneratoPredecessore, il Servo di Dio Paolo VI, ho voluto indire nel cin-quantesimo anniversario dell’apertura del Concilio EcumenicoVaticano II. Quel grande Pontefice – come ho scritto nella Letteraapostolica di indizione – stabilì per la prima volta un tale periododi riflessione «ben cosciente delle gravi difficoltà del tempo, soprat-tutto riguardo alla professione della vera fede e alla sua retta inter-pretazione»1.

Discorso in occasione dell’inaugurazionedell’anno giudiziario del Tribunale

della Rota Romana

MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

1 Motu proprio Porta fidei, 11 ottobre 2011, 5: «L’Osservatore Romano», 17-18 ottobre2011, p. 4 [cfr su questo Bollettino, n. 5, settembre-ottobre 2011, pp. 511-525].

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Riallacciandomi a una simile esigenza, passando all’ambito che piùdirettamente interessa il vostro servizio alla Chiesa, oggi vorrei sof-fermarmi su di un aspetto primario del ministero giudiziale, ovve-ro l’interpretazione della legge canonica in ordine alla sua applica-zione2. Il nesso con il tema appena accennato – la retta interpreta-zione della fede – non si riduce certo a una mera assonanza seman-tica, considerato che il diritto canonico trova nelle verità di fede ilsuo fondamento e il suo stesso senso, e che la lex agendi non può cherispecchiare la lex credendi. La questione dell’interpretazione dellalegge canonica, peraltro, costituisce un argomento assai vasto ecomplesso, dinanzi al quale mi limiterò ad alcune osservazioni.Anzitutto l’ermeneutica del diritto canonico è strettamente legataalla concezione stessa della legge della Chiesa.Qualora si tendesse a identificare il diritto canonico con il sistemadelle leggi canoniche, la conoscenza di ciò che è giuridico nellaChiesa consisterebbe essenzialmente nel comprendere ciò che sta-biliscono i testi legali. A prima vista questo approccio sembrerebbevalorizzare pienamente la legge umana. Ma risulta evidente l’impo-verimento che questa concezione comporterebbe: con l’oblio prati-co del diritto naturale e del diritto divino positivo, come pure delrapporto vitale di ogni diritto con la comunione e la missione dellaChiesa, il lavoro dell’interprete viene privato del contatto vitale conla realtà ecclesiale.Negli ultimi tempi alcune correnti di pensiero hanno messo inguardia contro l’eccessivo attaccamento alle leggi della Chiesa, acominciare dai Codici, giudicandolo, per l’appunto, una manifesta-zione di legalismo. Di conseguenza, sono state proposte delle vieermeneutiche che consentono un approccio più consono con lebasi teologiche e gli intenti anche pastorali della norma canonica,portando ad una creatività giuridica in cui la singola situazionediventerebbe fattore decisivo per accertare l’autentico significatodel precetto legale nel caso concreto. La misericordia, l’equità, l’oi-konomia così cara alla tradizione orientale, sono alcuni dei concettia cui si ricorre in tale operazione interpretativa. Conviene notaresubito che questa impostazione non supera il positivismo che

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2 Cfr can. 16, § 3 CIC; can. 1498, § 3 CCEO.

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MAGISTERO PONTIFICIO

denuncia, limitandosi a sostituirlo con un altro in cui l’opera inter-pretativa umana assurge a protagonista nello stabilire ciò che è giu-ridico. Manca il senso di un diritto oggettivo da cercare, poiché essoresta in balìa di considerazioni che pretendono di essere teologicheo pastorali, ma alla fine sono esposte al rischio dell’arbitrarietà. Intal modo l’ermeneutica legale viene svuotata: in fondo non interes-sa comprendere la disposizione della legge, dal momento che essapuò essere dinamicamente adattata a qualunque soluzione, ancheopposta alla sua lettera. Certamente vi è in questo caso un riferi-mento ai fenomeni vitali, di cui però non si coglie l’intrinsecadimensione giuridica.Esiste un’altra via, in cui la comprensione adeguata della leggecanonica apre la strada a un lavoro interpretativo che s’inseriscenella ricerca della verità sul diritto e sulla giustizia nella Chiesa.Come ho voluto far presente al Parlamento Federale del mio Paese,nel Reichstag di Berlino3, il vero diritto è inseparabile dalla giustizia.Il principio vale ovviamente anche per la legge canonica, nel sensoche essa non può essere rinchiusa in un sistema normativo mera-mente umano, ma deve essere collegata a un ordine giusto dellaChiesa, in cui vige una legge superiore. In quest’ottica la legge posi-tiva umana perde il primato che le si vorrebbe attribuire, giacché ildiritto non si identifica più semplicemente con essa; in ciò, tutta-via, la legge umana viene valorizzata in quanto espressione di giu-stizia, anzitutto per quanto essa dichiara come diritto divino, maanche per quello che essa introduce come legittima determinazionedi diritto umano.In tal modo, si rende possibile un’ermeneutica legale che sia auten-ticamente giuridica, nel senso che, mettendosi in sintonia con ilsignificato proprio della legge, si può porre la domanda cruciale suquel che è giusto in ciascun caso. Conviene osservare, a questo pro-posito, che per cogliere il significato proprio della legge occorre

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3 Cfr Discorso al Parlamento Federale della Repubblica Federale di Germania, 22 settembre2011: «L’Osservatore Romano», 24 settembre 2011, pp. 6-7 [cfr su questo Bollettino, n. 5,settembre-ottobre 2011, pp. 503-510].

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sempre guardare alla realtà che viene disciplinata, e ciò non soloquando la legge sia prevalentemente dichiarativa del diritto divino,ma anche quando introduca costitutivamente delle regole umane.Queste vanno infatti interpretate anche alla luce della realtà rego-lata, la quale contiene sempre un nucleo di diritto naturale e divinopositivo, con il quale deve essere in armonia ogni norma per essererazionale e veramente giuridica.In tale prospettiva realistica, lo sforzo interpretativo, talvoltaarduo, acquista un senso e un obiettivo. L’uso dei mezzi interpreta-tivi previsti dal Codice di Diritto canonico nel canone 17, a comin-ciare dal «significato proprio delle parole considerato nel testo e nelcontesto», non è più un mero esercizio logico. Si tratta di un com-pito che è vivificato da un autentico contatto con la realtà com-plessiva della Chiesa, che consente di penetrare nel vero senso dellalettera della legge. Accade allora qualcosa di simile a quanto hodetto a proposito del processo interiore di sant’Agostino nell’erme-neutica biblica: «il trascendimento della lettera ha reso credibile lalettera stessa»4. Si conferma così che anche nell’ermeneutica dellalegge l’autentico orizzonte è quello della verità giuridica da amare,da cercare e da servire.Ne segue che l’interpretazione della legge canonica deve avvenirenella Chiesa. Non si tratta di una mera circostanza esterna, ambien-tale: è un richiamo allo stesso humus della legge canonica e dellerealtà da essa regolate. Il sentire cum Ecclesia ha senso anche nelladisciplina, a motivo dei fondamenti dottrinali che sono sempre pre-senti e operanti nelle norme legali della Chiesa. In questo modo, vaapplicata anche alla legge canonica quell’ermeneutica del rinnova-mento nella continuità di cui ho parlato in riferimento al ConcilioVaticano II5, così strettamente legato all’attuale legislazione cano-nica. La maturità cristiana conduce ad amare sempre più la legge ea volerla comprendere ed applicare con fedeltà.Questi atteggiamenti di fondo si applicano a tutte le categorie diinterpretazione: dalla ricerca scientifica sul diritto canonico, allavoro degli operatori giuridici in sede giudiziaria o amministrati-

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4 Cfr Esort. ap. postsininodale Verbum Domini, 30 settembre 2010, 38: AAS 102 (2010), p.718, n. 38.5 Cfr Discorso alla Curia Romana, 22 dicembre 2005: AAS 98 (2006), pp. 40-53.

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MAGISTERO PONTIFICIO

va, fino alla ricerca quotidiana delle soluzioni giuste nella vita deifedeli e delle comunità. Occorre spirito di docilità per accogliere leleggi, cercando di studiare con onestà e dedizione la tradizione giu-ridica della Chiesa per potersi identificare con essa e anche con ledisposizioni legali emanate dai Pastori, specialmente le leggi ponti-ficie nonché il magistero su questioni canoniche, il quale è di per sévincolante in ciò che insegna sul diritto6. Solo in questo modo sipotranno discernere i casi in cui le circostanze concrete esigono unasoluzione equitativa per raggiungere la giustizia che la norma gene-rale umana non ha potuto prevedere, e si sarà in grado di manife-stare in spirito di comunione ciò che può servire a migliorare l’as-setto legislativo.Queste riflessioni acquistano una peculiare rilevanza nell’ambitodelle leggi riguardanti l’atto costitutivo del matrimonio e la suaconsumazione e la ricezione dell’ordine sacro, e di quelle attinentiai rispettivi processi. Qui la sintonia con il vero senso della leggedella Chiesa diventa una questione di ampia e profonda incidenzapratica nella vita delle persone e delle comunità e richiede una spe-ciale attenzione. In particolare, vanno anche applicati tutti i mezzigiuridicamente vincolanti che tendono ad assicurare quell’unitànell’interpretazione e nell’applicazione delle leggi che è richiestadalla giustizia: il magistero pontificio specificamente concernentequesto campo, contenuto soprattutto nelle Allocuzioni alla RotaRomana; la giurisprudenza della Rota Romana, sulla cui rilevanzaho già avuto modo di parlarvi7; le norme e le dichiarazioni emana-te da altri dicasteri della Curia Romana. Tale unità ermeneutica inciò che è essenziale non mortifica in alcun modo le funzioni dei tri-bunali locali, chiamati a confrontarsi per primi con le complessesituazioni reali che si danno in ogni contesto culturale. Ciascuno diessi, infatti, è tenuto a procedere con un senso di vera riverenza neiriguardi della verità sul diritto, cercando di praticare esemplarmen-te, nell’applicazione degli istituti giudiziali e amministrativi, la

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6 Cfr Giovanni Paolo II, Allocuzione alla Rota Romana, 6: AAS 97 (2005), pp. 165-166.7 Cfr Allocuzione alla Rota Romana, 26 gennaio 2008: AAS 100 (2008), pp. 84-88.

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comunione nella disciplina, quale aspetto essenziale dell’unitàdella Chiesa.Avviandomi alla conclusione di questo momento di incontro e diriflessione, vorrei ricordare la recente innovazione - a cui ha fatto rife-rimento mons. Stankiewicz - in forza della quale sono state trasferitead un ufficio presso codesto Tribunale Apostolico le competenzecirca i procedimenti di dispensa dal matrimonio rato e non consu-mato e le cause di nullità della sacra ordinazione8. Sono certo che visarà una generosa risposta a questo nuovo impegno ecclesiale.Nell’incoraggiare la vostra preziosa opera, che richiede un fedele,quotidiano e impegnato lavoro, vi affido all’intercessione dellaBeata Vergine Maria, Speculum iustitiae, e volentieri vi imparto labenedizione apostolica.

Benedetto XVI

Sala Clementina, sabato, 21 gennaio 2012

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8 Cfr Motu proprio Quaerit semper, 30 agosto 2011:« L’Osservatore Romano», 28 settembre2011, p. 7.

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1. Parole antiche per l’alfabeto sociale

A fronte dello scenario di crisi che dall’ambito internazionale haricadute e specificità italiane, il Consiglio Episcopale Permanenteha condiviso la puntuale disamina offerta dal Cardinale Presidentenella prolusione che lunedì 23 gennaio ha aperto i lavori.Alla luce del Magistero di Benedetto XVI, i vescovi si sono detti con-vinti che la situazione presente denunci la debolezza d’impostazio-ne delle etiche secolari, le quali hanno finito per dimenticare laconoscenza del vero bene dell’uomo. A pagarne le conseguenze è lastessa politica, vittima di fenomeni speculativi che – se non gestiti– rischiano di rendere inutili anche i sacrifici imposti allo scopo dirisanare il Paese e di porlo nelle condizioni di crescere.Con ciò, i Pastori sono rimasti estranei alla tentazione di ingrossa-re la «ventata dell’antipolitica» che attraversa il Paese; piuttosto,hanno rilanciato l’appello a rifondare su «pensieri lunghi e alti», atornare a riconsiderare «parole antiche» – ma sempre attuali eurgenti – al fine di ricostruire un linguaggio e un orizzonte, chesiano orientati al bene comune.A tale scopo hanno ribadito la proposta di itinerari formativi allaluce della dottrina sociale della Chiesa. Essa trova la sua sorgente inGesù Cristo, da cui deriva una precisa concezione antropologicaper la costruzione della città degli uomini, nella quale l’etica dellavita e l’etica sociale sono fortemente intrecciate. Ne sono espressio-

Consiglio PermanenteComunicato finale dei lavori

(Roma, 23-26 gennaio 2012)

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANADOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

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ne le tante forme di presenza responsabile della componente eccle-siale nei servizi sociali e nelle molteplici iniziative di prossimità allagente. L’alfabeto della società, a cui il laicato cattolico è portatore diun contributo forte e originale – hanno ricordato ancora i vescovi –vive di realtà essenziali: la famiglia, per la quale si chiede una coeren-za interna di politiche forti, dirette ed efficaci, affinché non siasacrificata all’economia, ma veda rispettati i propri tempi, a partiredalla domenica; la scuola paritaria, oggi fortemente indebolita dal-l’incapacità pregiudiziale di coglierne il valore formativo, per giun-ta meno oneroso di quello della scuola statale; la cultura del lavoro,che – come sottolineava il Cardinale Presidente – è fatta certamen-te di professionalità, ma anche di quell’approccio mentale e di quel-le virtù morali che ne costituiscono la struttura portante; l’equità,condizione del senso di appartenenza e di cittadinanza, che rinviaper tutti al dovere di pagare le tasse, ma anche al diritto, per esem-pio, per i malati terminali di accesso alle cure.In questa luce, il Consiglio Permanente ha rimarcato a più voci lanecessità di una nuova stagione di diritti e di doveri anche per gliimmigrati, sottolineando l’importanza di riconoscere lo status dicittadini italiani a quanti nascono nel nostro Paese.

2. La fede, pienezza d’umanità

In quanto depositari e portatori di quella precisa visione della vitache deriva dall’esperienza cristiana, i vescovi avvertono la responsa-bilità di proporla con il coraggio di chi sa che è pienezza dell’uma-no. Da un lato, essa consente di mantenere uno sguardo di fiduciae di speranza anche sulla difficile stagione della società italiana;dall’altro, permette di riconoscere la presenza di segni che rivelanola tenuta dei valori cristiani: si esprimono ancora nella qualificatapartecipazione alle celebrazioni e nella pietà popolare, come nelladisponibilità di chi dalla crisi è ricondotto all’essenziale, alle coseche veramente contano.Nel contempo, dal confronto tra i vescovi è emersa in maniera chia-ra la consapevolezza – che diventa ansia pastorale – di una diffusacarenza formativa. Di qui il loro richiamo a non trascurare le veritàe, quindi, i contenuti della catechesi, la quale, se non porta all’in-

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

contro con Cristo e al suo pensiero, non diventa mai giudizio sullavita nella sua concretezza.Un incoraggiamento in tale direzione il Consiglio Permanente l’hatrovato nell’intuizione di Benedetto XVI di indire un “Anno dellafede” (11 ottobre 2012 – 24 novembre 2013), in coincidenza anchecon il cinquantesimo anniversario dell’apertura del ConcilioVaticano II e con il ventesimo della promulgazione del Catechismodella Chiesa Cattolica. Alla luce della recente Nota della Congre-gazione per la Dottrina della fede, il Consiglio Permanente si è sof-fermato sui compiti formativo-teologico e su quello pastorale-comunicativo propri della Conferenza Episcopale, affinché la cele-brazione di tale evento costituisca un’autentica occasione di risco-perta e di approfondimento della fede.In questa medesima prospettiva va anche la scelta di dedicare laprossima Assemblea generale (21-25 maggio 2012) al tema “Gliadulti nella comunità: maturi nella fede e testimoni di umanità”. IlConsiglio Permanente si è orientato su tale titolo coerentementecon la scansione tematica di questo primo quinquennio, che riser-va all’anno pastorale in corso l’attenzione alla formazione cristianadegli adulti. Partendo da alcuni aspetti socio-culturali – che deli-neano il profilo di un adulto spesso inadeguato alle attese e alleresponsabilità della propria età e del proprio ruolo – a maggio ivescovi si concentreranno sui valori e sui metodi con cui le comu-nità ecclesiali possono accompagnare gli adulti nel loro impegno dicrescita nella fede cristiana, che porta a pienezza l’umanità dell’uo-mo nelle diverse condizioni di vita.Complementare a tale obiettivo è il progetto, avviato dalla Segreteriagenerale, di ricognizione delle «buone pratiche educative» presentinelle diocesi: selezionerà esperienze in relazione a caratteristiche diecclesialità, radicamento sul territorio e riproducibilità.Il Consiglio Permanente ha anche stabilito che il Convegno eccle-siale nazionale di metà decennio si celebri a Firenze nella primaparte del mese di novembre del 2015. Si tratta di un appuntamen-to che ha il compito di fare sintesi del cammino degli Orientamentipastorali e di declinare in termini sempre aderenti al vissuto la testi-

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monianza ecclesiale dentro il tessuto storico e sociale del Paese. IlConsiglio di marzo definirà la proposta del tema e delle modalità dipreparazione del Convegno, su cui si esprimerà quindi l’Assembleagenerale di maggio, per permettere ad un successivo ConsiglioPermanente l’elezione della Presidenza del Comitato preparatorio.

3. Linee guida, statuti e note

Diverse e molteplici sono state le questioni poste all’ordine del giorno.In sintonia con quanto richiesto dalla Congregazione per la Dottrinadella fede alle Conferenze episcopali nel mondo, i vescovi hanno con-tinuato l’esame, avviato in settembre, della bozza delle linee guida peri casi di abuso sessuale compiuti da chierici nei confronti di minori. Alriguardo, hanno sollecitato un rinnovato impegno da parte dellacomunità ecclesiale, chiamata ad affrontare la questione in spirito digiustizia, avendo premura in primo luogo per le vittime degli abusi ecurando in particolare la formazione dei futuri sacerdoti e religiosi.Il Consiglio Permanente ha approvato il nuovo statuto dellaFondazione Migrantes. La revisione è stata motivata, oltre che dallanecessità di far proprie le recenti indicazioni normative della SantaSede e della CEI sul piano amministrativo e della pastorale della mobi-lità, anche dalla necessità di un aggiornamento che consenta dirispondere in maniera adeguata all’attuale contesto del mondo dellemigrazioni. In questa linea, è stata anche decisa una nuova struttura-zione delle competenze per la pastorale aerea e marittima, affidandoquest’ultima a un nuovo ufficio all’interno della Segreteria generale. IlConsiglio Permanente ha autorizzato l’invio a tutti i vescovi dei mate-riali complementari della nuova edizione del Messale Romano, sui qualisarà chiamata a esprimersi l’Assemblea generale di maggio. In questomodo, si aggiunge il tassello conclusivo all’iter per l’approvazione defi-nitiva da parte della CEI della traduzione italiana della terza edizionedel Messale, dopo che l’Assemblea generale di Assisi nel novembre2010 e quella di Roma del maggio 2011 hanno approvato rispettiva-mente la prima e la seconda parte della traduzione.Il Consiglio Permanente ha stabilito che il prossimo CongressoEucaristico Nazionale si celebri a Genova nel 2016. La Settimanasociale dei cattolici italiani si terrà nel 2017.

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Ha approvato le indicazioni didattiche per l’insegnamento dellareligione cattolica nel secondo ciclo di istruzione e formazione, inlinea con il costante impegno della CEI di aggiornare periodica-mente i programmi di insegnamento per adeguarli ai processi diriforma della scuola italiana.Ribadito, inoltre, il principio dell’accesso gratuito alle chiese aperteal culto, al fine di sottolinearne la primaria e costitutiva finalità, ilConsiglio Permanente ha approvato una nota sull’argomento,autorizzandone la pubblicazione.Infine, sono state approvate le nuove tabelle parametriche per l’edi-lizia di culto e alcune modifiche dello statuto del MovimentoAdulti Scout Cattolici (MASCI).

4. Nomine

Nel corso dei lavori, il Consiglio Permanente ha provveduto alleseguenti nomine:- Membro della Commissione episcopale per il laicato: S.E. mons.Vito ANGIULI, vescovo di Ugento–Santa Maria di Leuca.- Direttore di Caritas Italiana: don Francesco Antonio SODDU(Sassari).- Responsabile del Servizio nazionale per gli studi superiori di teo-logia e di scienze religiose: don Andrea TONIOLO (Padova).- Presidente del Comitato per gli interventi caritativi a favore deiPaesi del Terzo Mondo: mons. Giovanni Battista GANDOLFO(Albenga–Imperia).- Revisore dei conti di Caritas Italiana: don Rocco PENNACCHIO, eco-nomo della CEI.- Consulente ecclesiastico nazionale dell’Associazione Italiana MaestriCattolici (AIMC): don Armando MATTEO (Catanzaro–Squillace).- Consulente ecclesiastico dell’Unione Cattolica Artisti Italiani(UCAI): mons. Giovanni Battista GANDOLFO (Albenga – Imperia).

- Assistente teologico nazionale dell’Unione Cattolica ItalianaTecnici (UCI Tecnici): mons. Ottavio PETRONI (Roma).

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- Membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimanesociali dei cattolici italiani: dott. Sergio GATTI.È stato confermato il presidente del Movimento Ecclesiale diImpegno Culturale (MEIC), nella persona del prof. Carlo CIROTTO, e ilconsigliere spirituale del Gruppo di ricerca e informazione socio-reli-giosa (GRIS), nella persona di don Battista CADEI (Bergamo).

Nella riunione del 23 gennaio 2012, la Presidenza della CEI haprovveduto alle seguenti nomine:- Vescovo emerito membro della Commissione Episcopale per ilclero e la vita consacrata: S.E. mons. Lorenzo CHIARINELLI, vescovoemerito di Viterbo.- Membri del Comitato per gli interventi caritativi a favore dei Paesi delTerzo Mondo: don Francesco Antonio SODDU, direttore di CaritasItaliana; don Giovanni Attilio CESENA, direttore dell’Ufficio nazionaleper la cooperazione missionaria tra le Chiese; padre Giulio ALBANESE,MCCJ; dott. Giuseppe MAGRI; suor Antonietta PAPA, FMM; prof.Francesco CASTELLI; prof.ssa Emanuela COLOMBO; dott.ssa GiudiPERUZZI; prof.ssa Mirella SCALIA; diac. Umberto SILENZI (San Benedettodel Tronto-Ripatransone-Montalto).- Presidente della Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia(FACI): don Umberto OLTOLINI (Milano).- Vice Presidente della Federazione tra le Associazioni del Clero inItalia (FACI): don Rino PITTARELLO (Padova).- Don Rocco PENNACCHIO, economo della CEI, è stato nominato con-sigliere della Fondazione di religione Santi Francesco d’Assisi eCaterina da Siena; membro della Presidenza della FondazioneMissio; membro del Consiglio di amministrazione della Fon-dazione Centro unitario per la cooperazione missionaria tra leChiese (CUM); revisore dei conti della Fondazione Migrantes;membro e presidente del Collegio dei revisori dei conti dell’Isti-tuto centrale per il sostentamento del clero.La Presidenza della CEI ha anche ratificato la nomina di un mem-bro del Comitato direttivo della Consulta nazionale delle aggrega-zioni laicali (CNAL), nella persona dell’avv. Michele PANAJOTTI.

Roma, 27 gennaio 2012

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1. Secondo la tradizione italiana, è garantito a tutti l’accesso gra-tuito alle chiese aperte al culto, perché ne risalti la primaria e costi-tutiva destinazione alla preghiera liturgica e individuale. Tale fina-lizzazione è tutelata anche dalle leggi dello Stato.

2. La Conferenza Episcopale Italiana ritiene che tale principiodebba essere mantenuto anche in presenza di flussi turistici rile-vanti, consentendo l’accesso gratuito nelle chiese nelle fasce orarietradizionali, salvo casi eccezionali a giudizio dell’Ordinario dioce-sano. Pertanto le comunità cristiane si impegnano ad assicurare l’a-pertura delle chiese destinate al culto, in special modo quelle di par-ticolare interesse storico e artistico situate nei centri storici e nellecittà d’arte, sulla base di calendari e orari certi, stabili e noti.

3. Le comunità cristiane accolgono nelle chiese come ospiti gradititutti coloro che desiderano entrarvi per pregare, per sostare in silen-zio, per ammirare le opere d’arte sacra in esse presenti.

4. Ai turisti che desiderano visitare le chiese, le comunità cristianechiedono l’osservanza di alcune regole riguardanti l’abbigliamentoe lo stile di comportamento e soprattutto il più rigoroso rispettodel silenzio, in modo da facilitare il clima di preghiera: anche du-

Consiglio Permanente

Nota sull’accesso alle chiese

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANADOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

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rante le visite turistiche, infatti, le chiese continuano a essere “casedi preghiera”.

5. In presenza di flussi turistici molto elevati gli enti proprietari,allo scopo di assicurare il rispetto del carattere sacro delle chiese edi garantire la visita in condizioni adeguate, si riservano di limitareil numero di persone che vengono accolte (ricorrendo al cosiddettocontingentamento) e/o di limitarne il tempo di permanenza.

6. Deve essere sempre assicurata la possibilità dell’accesso gratuito aquanti intendono recarsi in chiesa per pregare e deve essere sempreconsentito l’accesso gratuito ai residenti nel territorio comunale.

7. L’adozione di un biglietto d’ingresso a pagamento è ammissibilesoltanto per la visita turistica di parti del complesso (cripta, tesoro,battistero autonomo, campanile, chiostro, singola cappella, ecc.),chiaramente distinte dall’edificio principale della chiesa, che deverimanere a disposizione per la preghiera.

Roma, 31 gennaio 2012Memoria di San Giovanni Bosco

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Prot. 648/ A/11

L’Arcivescovo della Arcidiocesi di Bari-Bitonto

VISTA la determinazione approvata dalla XLV Assemblea Generaledella Conferenza Episcopale Italiana (Collevalenza, 9-12 novembre1998);

CONSIDERATI i criteri programmatici ai quali intende ispirarsi nell’an-no pastorale 2012 per l’utilizzo delle somme derivanti dall’otto permille dell’IRPEF;

TENUTA PRESENTE la programmazione diocesana riguardante nel cor-rente anno priorità pastorali e urgenze di solidarietà;

SENTITI, per quanto di rispettiva competenza, l’incaricato delServizio diocesano per la promozione del sostegno economico allaChiesa Cattolica e il Direttore della Caritas diocesana;

UDITO il parere del Consiglio Diocesano per gli Affari economici edel Collegio dei Consultori

dispone

I) Le somme derivanti dall’otto per mille IRPEF ex art. 47 della Leg-ge 222/1985 ricevute nell’anno 2011 dalla Conferenza EpiscopaleItaliana “per esigenze di Culto e Pastorale” sono così assegnate:

Decreto di attribuzionedelle somme dell’8 per mille IRPEF

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVODOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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777 ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE 2011

1 ESIGENZE DEL CULTO1 NUOVI COMPLESSI PARROCCHIALI 10.000.00

10.000,00

2 ESERCIZIO CURA DELLE ANIME1 ATTIVITÀ PASTORALI STRAORDINARIE 77.000,002 CURIA DIOCESANA E CENTRI PASTORALI 440.000,004 MEZZI COMUNICAZIONE SOCIALE 15.493,715 ISTITUTO DI SCIENZE RELIGIOSE 40.000,006 FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE 100.000,009 CONSULTORIO FAMILIARE DIOCESANO 27.000,0010 PARROCCHIE STRAORDINARIA NECESSITÀ 63.000,00

732.493,71

3 FORMAZIONE DEL CLERO1 SEMINARI DIOC., INTERDIOC., REGIONALI 300.000,002 RETTE SEMINARISTI E SACERDOTI 25.000,004 FORMAZIONE PERMANENTE CLERO 25.000,005 FORMAZIONE DIACONATO PERMANENTE 10.000,006 PASTORALE VOCAZIONALE 5.224,63

365.224,63

4 SCOPI MISSIONARI1 CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO 10.000,004 SACERDOTI FIDEI DONUM 15.493,71

25.493,71

5 CATECHESI ED EDUC. CRISTIANA2 ASSOCIAZIONI ECCLESIALI 7.746,85

7.746,85

6 CONTRIBUTO SERVIZIO DIOCESANO1 CONTRIBUTO SERVIZIO DIOCESANO 2.324,06

2.324,06

8 INIZIATIVE PLURIENNALI1 FONDO DI GARANZIA 129.780,69

129.780,69

TOTALE DELLE ASSEGNAZIONI 1.303.063,65

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

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II) Le somme derivanti dall’otto per mille IRPEF ex art. 47 dellaLegge 222/1985 ricevute nell’anno 2011 dalla ConferenzaEpiscopale Italiana “per interventi caritativi” sono così assegnate:

888 INTERVENTI CARITATIVI 2011

1 DISTRIB. PERSONE BISOGNOSE1 DA PARTE DELLA DIOCESI 215.000,002 DA PARTE DELLE PARROCCHIE 200.000,003 DA PARTE DI ENTI ECCLESIASTICI 67.139,40

482.139,40

2 OPERE CARITATIVE DIOCESANE1 IN FAVORE DI EXTRACOMUNITARI 38.734,262 IN FAVORE DI TOSSICODIPENDENTI 41.316,556 FONDAZIONE ANTIUSURA 25.822,84

105.873,65

4 OPERE CARITATIVE ALTRI ENTI1 CASA BETANIA 8.846,852 CASA DELLA CARITÀ 14.904,993 CASA DEL CLERO MONS. E. NICODEMO 25.534,93

49.286,77

5 ALTRE ASSEGNAZIONI/EROGAZIONI1 A DISPOSIZIONE DEL VESCOVO PER CARITÀ 153.582,42

153.582,42

6 INIZIATIVE PLURIENNALI1 INIZIATIVA PLURIENNALI 87.558

Le disposizioni del presente provvedimento saranno trasmesse allaSegreteria Generale della Conferenza Episcopale Italiana attraversoi prospetti di rendicontazione predisposti secondo le indicazionidate dalla Presidenza della C. E. I.

Bari lì, 1 dicembre 2011

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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Prot. n. 100/11/D.A.G.

Trascorso il quinquennio di attività del Consiglio Presbiterale,costituito il 30 novembre 2006 (Prot. n. 124/06/D.A.G.), si è resonecessario procedere al suo rinnovo. Ho così predisposto, nelrispetto di quanto stabilito dal Codice di Diritto canonico e dalloStatuto-Regolamento, le Norme per l’elezione del Consiglio per glianni 2011-2016, allegandole al decreto di indizione delle elezioniper la designazione dei membri eletti del nuovo ConsiglioPresbiterale per il prossimo quinquennio (Prot. n. 91/11/D.A.G.del 24 novembre scorso), con la nomina del Presidente delegato edegli scrutatori; elezioni che si sono svolte presso la cappella delSeminario diocesano, dove è stato costituito il seggio elettorale ilgiorno 9 dicembre 2011 in contemporanea allo svolgimento delritiro mensile del clero e negli orari dello stesso.Svoltesi le elezioni nel giorno suddetto, e presa visione del verbaledello scrutinio dei voti con l’allegato elenco dei sacerdoti risultatipiù suffragati, entrambi da pubblicare sul Bollettino diocesano anorma del diritto, ho proceduto alla designazione dei quattrosacerdoti di nomina arcivescovile. Tutti hanno ricevuto comunica-zione personale dell’elezione o della nomina, a norma del diritto. Ireligiosi hanno espresso la loro accettazione con il consenso deiSuperiori.

Decreto costitutivo del Consiglio Presbiteralediocesano per il quinquennio 2011-2016

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVODOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Integrato il numero dei sacerdoti eletti e di nomina arcivescovilecon quello dei membri di diritto, è così possibile procedere allacostituzione del nuovo Consiglio.Pertanto, a norma dei cann. 495-502 CIC, con il presente

DECRETO

rinnovo formalmente il Consiglio Presbiterale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto per il quinquennio 2011-2016, composto dai membri così diseguito elencati:Eletti nella lista A: don Mario Castellano, don Sigismondo Mangia-lardi, don Michele Birardi, padre Pietro Gallone O.F.M.Cap., donDomenico Chiarantoni, don Vito Piccinonna, don Antonio Serio,don Giacomo Fazio, don Alessandro Tanzi, don Nicola Cotrone,don Giovanni De Robertis, don Antonio Ruccia, padre FrancoAnnicchiarico S.J., don Donato De Felice, don Antonio Eboli, donFrancesco Savino.Eletti nella lista B: padre Giovanni Distante O.P., padre Luigi GaetaniO.C.D., padre Francesco Neri O.F.M.Cap., padre Mariano BubbicoO.F.M.Cap., padre Santo Pagnotta O.P.Membri di nomina arcivescovile: don Angelo Romita, don VitoMarziliano, don Ambrogio Avelluto, don Donato Lucariello.Membri di diritto: Il Vicario generale mons. Domenico Ciavarella; ivicari episcopali don Candeloro Angelillo, don Ubaldo Aruanno,mons. Vito Bitetto, mons. Francesco Colucci (anche Presidente delCapitolo Metropolitano), padre Leonardo Di Pinto O.F.M., mons.Angelo Latrofa, mons. Domenico Falco; i vicari zonali mons.Francesco Lanzolla, mons. Alberto D’Urso, don Giuseppe Cutrone,don Marino Decaro, don Vittorio Borracci, don Domenico Lieggi,don Marino Cutrone, don Carlo Lattarulo, don Antonio Lobal-samo, don Domenico Castellano, don Domenico Moro, don EnricoD’Abbicco; padre Lorenzo Lorusso O.P., rettore della Basilica di S.Nicola; padre Antonio Cofano O.F.M., segretario diocesano CISM;don Paolo Bux, cancelliere arcivescovile e vicario giudiziale; donVito Nicola Manchisi, economo diocesano; don Gaetano Coviello,direttore dell’Ufficio Amministrativo diocesano; don AndreaFavale, rettore del Seminario arcivescovile; don Michele Sardone,Presidente dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero.Contestualmente, a norma dell’art. 17 dello Statuto-Regolamento

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

del Consiglio, nomino quale nuovo segretario del medesimo il reve-rendo don Alessandro Tanzi, al quale do mandato di convocare per ladata designata la prima riunione del Consiglio.Voglia il Signore benedire i lavori di questo nuovo ConsiglioPresbiterale, affinché nel prossimo quinquennio con il suo impe-gno sostenga il Vescovo nel governo della Chiesa di Bari-Bitonto efavorisca lo spirito di comunione sacerdotale.

Bari, 22 dicembre 2011

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

sac. Paolo BuxCancelliere Arcivescovile

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Era il 18 gennaio 1612 quando sorgeva il nostro Seminario Arcive-scovile. Sono trascorsi 400 anni!Nel chiedere al Signore uno sguardo illuminato per contemplare lemeraviglie da Lui operate in questi lunghi anni, sento il bisogno divolgere con voi gli occhi, oggi, al nostro Seminario diocesano.Per vivere l’anniversario non come occasione per una sterile com-memorazione, ma per accoglierlo come un dono prezioso dellaProvvidenza che apra gli animi alla gratitudine, suscitando unamemoria viva di tutto il cammino che finora il Signore Dio ci hafatto percorrere.In questi quattrocento anni quante migliaia di ragazzi si sono postiin serio ascolto della volontà di Dio nella loro vita! Tanti di lorosono diventati sacerdoti e guide delle nostre comunità. Tanti altriconservano una grata memoria della formazione cristiana e umanaricevuta.Oggi la missione educativa è ancora più ardua che in passato. Il cam-mino del Seminario minore non è esente da fatiche e ostacoli.Per questo, nell’assemblea diocesana dello scorso settembre hoavviato con voi una comune riflessione per interpretare più in pro-fondità, nella nostra Chiesa locale, l’impegno educativo vocazionale.In questa lettera vorrei continuare, precisandola, la riflessione avviata. Oltre l’icona evangelica del “viaggio dei Magi”, ci accompagneràquest’anno particolarmente l’icona di Zaccheo che ritroviamoesposta nelle nostre chiese.

Cerca e troveraiLettera alla Chiesa locale

nel IV centenario del Seminario diocesano

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVODOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

La Lettera è stata pubblicata anche dal Centro editoriale dehoniano, Bologna 2012.

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1. Adagio adagio, verso una fontana

«Buon giorno», disse il piccolo principe. «Buon giorno»,disse il mercante. Era un mercante di pillole preconfeziona-te che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settima-na e non si sentiva più il bisogno di bere. «Perché vendi que-sta roba?», disse il piccolo principe. «È una grossa econo-mia di tempo», disse il mercante. «Gli esperti hanno fattodei calcoli. Si risparmiano cinquantatrè minuti alla setti-mana». «E che cosa se ne fa di questi cinquantatrè minu-ti?». «Se ne fa quel che si vuole…». «Io», disse il piccoloprincipe, «se avessi cinquantatrè minuti da spendere, cam-minerei adagio adagio verso una fontana…».

[da A. De Saint-Exupéry, Il piccolo principe]

Anche noi, spesso, viviamo così: disorientati, incapaci di scelte, conun’esistenza in mano, che non sappiamo più a che cosa serva. Cimanca l’essenziale. E la vita, così, si spegne. Non è più un canto difesta, ma un gemito di lamento e dolore, alle volte gridato, alle voltetacito. Ma continuo. Crediamo che ci manchi qualcosa, e in realtàci manca tutto. Ci manca l’Amore, quello ‘Primo’, sorgente di ognialtro amore e senso. Sappiamo, sentiamo di essere chiamati ad una pienezza, di voleressere uomini e donne di libertà, pellegrini che allargano gli spazidel cuore. Ma ci affidiamo a ‘mercanti di pillole preconfezionate’,per calmare la sete, per non avvertire il vuoto. Ci affanniamo arisparmiare anche il tempo di bere. E perdiamo così la bellezza delcamminare, a piedi, lentamente. Non cerchiamo più la fontana, ilpozzo, l’acqua fresca. Eppure! …«I giovani» – e non solo loro – «portano una sete nel lorocuore, e questa sete è una domanda di significato e di rapportiumani autentici che aiutino a non sentirsi soli nelle sfide della vita.È desiderio di un futuro, reso meno incerto da una compagnia sicu-ra e affidabile, che si accosta a ciascuno con delicatezza e rispetto,proponendo valori saldi a partire dai quali crescere verso traguardialti, ma raggiungibili» (Benedetto XVI).

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

Come proporci e come proporre soprattutto ai giovani questi tra-guardi, come vincere la solitudine che proviamo davanti alle sceltedifficili della vita? Una voce ci incoraggia: “Non temete!”. Facciamola nostra e, senza paura, …torniamo a volare alto!...Alziamoci..., andiamo!.

2. Tre strani pellegrini

Ci trascinammo lungo tutta quella strada, per una ‘nascita’ o per una ‘morte’? Vi fu una nascita, certo, ne avemmo prova e non avemmodubbio. Avevo visto nascita e morte, ma le avevo pensate differenti; per noi questa nascita fu come un’aspra e amara sofferenza, come la morte, la nostra morte.Tornammo ai nostri luoghi, ai nostri regni, ma ormai non più tranquilli nelle antiche leggie fra un popolo straniero che è rimasto aggrappato ai propriidoli.

[da T. S. Eliot, Poesie]

Per entrare nella nostra realtà, complessa e spesso confusa, focaliz-ziamo il nostro sguardo, per qualche istante, su una delle icone piùsuggestive del Vangelo, un’immagine carica di significati antichi esempre nuovi. È il racconto di un viaggio compiuto da tre ‘pellegri-ni’ un po’ particolari, che scrutano come astronomi i cieli e, tro-vando nelle sue profondità un ‘segno’ misterioso e affascinante,partono dal lontano Oriente. Seguendo la luce di una stella, giun-gono ad incontrare la debolezza e la fragilità di un piccolo ‘Bam-bino’, nella sperduta Betlemme di Èfrata: è il “viaggio dei Magi”,così come ce lo propone l’evangelista Matteo (2, 1-12).C’è una suggestiva rielaborazione dell’avventura dei tre pellegrini,fatta dal poeta inglese Thomas Stearns Eliot. Egli paragona il cam-mino dei Re al ‘viaggio’ che ciascuno di noi è chiamato a compiere

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nella vita: la nostalgia, il rimpianto, i momenti di ripensamento:quale prezzo alto da pagare e quante ore difficili da vivere, solo…per seguire una ‘stella’.Quanta verità in questo viaggio dei Magi: vi scopriamo riflessa l’im-magine della nostra inquietudine: il cercare, il muoversi per scopri-re la gioia e la novità di cui il nostro cuore ha inevitabilmente biso-gno. È il pellegrinaggio della vita, ma è anche il pellegrinaggio dellafede. La fede, infatti, non è solo ‘sapere’, perché anche i dottori dellalegge, riuniti a consulto nel palazzo d’Erode, interrogati sul luogodella nascita del Messia, ‘conoscevano’ la profezia del profetaMichea che, nascosta tra le pieghe delle Scritture, indicava il picco-lo villaggio di Giuda (Mi 5, 1). Ma i loro cuori non avevano sete e laloro vita e la loro fede non si erano messe in cammino.Noi, come i Magi, abbiamo iniziato, invece, il nostro viaggio: la mentepiena di attese e di sogni, la ricerca del senso, il bisogno di risponde-re ai dubbi e agli interrogativi che ci portiamo dentro e che ci assilla-no. Perché? Che cosa cerchiamo seguendo la stella? Potremmo dire: laVerità e il Bene, ma non è sempre facile per noi capire il senso di que-ste parole così alte. Forse, con l’aiuto di qualche persona saggia eamante della vita, possiamo intravvedere che, dietro di esse, si cela ilnostro immenso desiderio di consapevolezza e felicità. Vivere la strada che ci porta ad essere consapevoli e felici significavivere una scelta. Qualche volta questa strada, questa scelta, comediceva Eliot, ci porterà “un’aspra e amara sofferenza”, ci farà perde-re l’idea un po’ pacifica che avevamo del nostro futuro, ci impediràdi rimanere “tranquilli”, legati ai nostri “idoli”, alle nostre abitudi-ni. Scegliere ci porterà ad “una morte”, ma anche e soprattutto ad“una nascita”. La nascita, forse, per la prima volta a noi stessi. Lachiamata della vita alla vita: vocazione.

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3. Tra la sindrome di Peter Pan e quella di Giona

…Questi uomini, estremamente attivi, (…) con un egoimmerso nei sogni e incapace di senso di realtà, sono con-vinti che possono e devono fare tutto ciò che gli suggeriscela fantasia. (…) Per loro l’amore è una cosa dovuta, e nonimparano mai a darne altrettanto in cambio: fanno finta diessere grandi, insomma, ma in realtà si comportano comedei bambini viziati.

[da D. Kiley, Gli uomini che hanno paura di crescere]

A tutti noi è noto il personaggio accattivante, nato dalla fantasiadel romanziere J. M. Barrie, che è Peter Pan. Interessante anche lamodalità con cui si avvicina al tema il film Neverland, che ripropo-ne la storia della nascita del personaggio, ripercorrendo la vicendaumana, letteraria e teatrale dello stesso J. M. Barrie. Ma, quello chevorrei sottolineare è come, dietro la facciata di questo adolescentescanzonato e pieno di allegria per la vita, costantemente alla ricercadi prendersi gioco del povero Capitan Uncino (che, forse, più cheun carnefice è una vittima…), ci sia una verità di estrema attualità:Peter Pan è l’eterno ragazzo, che non vuole crescere e non vuoleassumersi nessuna responsabilità: fenomeno, come ci indicanotante statistiche, emergente, purtroppo, oggi.Questa analisi è suffragata da una ricerca molto pungente e lucidadi Dan Kiley, il quale, nel suo testo (che in originale porta il titolo:La sindrome di Peter Pan: uomini che non sono mai cresciuti), vede nellastoria di Peter Pan la parabola di chi ha paura di crescere. Peter Panrisveglia il bambino o l’adolescente che c’è dentro di noi e che nonvogliamo abbandonare, perché sappiamo che può vivere senzaresponsabilità e impegni: e la cosa è assai gratificante.Fare scelte importanti, radicali, fare dei progetti che richiedonoimpegni, cercare qualcosa di definitivo… spaventa. L’alternativa,però – anche senza voler fare la ‘Cassandra’ di professione – lavediamo facilmente intorno a noi. La maggior parte delle personevive la propria esistenza in maniera arrabbiata, o depressa, o con-fusa, o sofferta. Non ha in sé una progettualità che la porti a cerca-

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re e a trovare in quello che dice o in quello che fa il ‘gusto’ dell’esi-stere. Non sente l’appello della vita alla vita. La chiamata della vitaalla vita. Spesso la nostra esistenza si trova ridotta ad un cumulo di macerie;e da là sotto diventiamo incapaci di dire e di dirci dove andiamo,perché viviamo. E, allora, il rischio è o quello della rassegnazione,del fatalismo pessimistico, o quello di un’attività frenetica, disordi-nata, caotica, che altro non è se non la compensazione di un vuotointeriore. Chi ne è esente, alzi la mano. Non solo ‘fuori’, ma anche‘dentro’ la Chiesa. Non solo i laici cristiani, ma anche i vescovi, ipresbiteri, le religiose e i religiosi (la cui vita dovrebbe essere più chemai ‘progettuale’) cadono in questa trappola esistenziale, quandodimenticano di essere “uomini e donne della chiamata” e perdonocosì il senso e il fine ultimo della propria vita di chiamati.Un po’ dipende da noi. Un po’ anche dalla nostra “cultura a-pro-gettuale”. La cultura è come l’aria che si respira; non si vede, non si tocca,eppure riempie il cuore e la mente, come l’aria riempie i polmoni. Ela nostra cultura ci spinge a vedere il ‘viaggio’ non nella logica del‘cammino’, ma in quella dell’avventura: l’avventura prometeicadella propria autorealizzazione. Una logica edonistica, legata al‘carpe diem’ che non vuole tener conto né del proprio passato, perimparare da esso, né del proprio futuro, che spaventa e terrorizza.Prometeo, però, così, si incatena da sé, e le sue catene sono le suepaure. Non a caso la cultura del nostro tempo è definita anche quel-la dell’homo pavidus: un uomo impaurito, che scappa e soffre. Ma dache cosa scappa e di che cosa soffre? Da J. M. Barrie a Ernest Becker: l’altra faccia della sindrome di PeterPan è la “sindrome di Giona”. È un’osservazione acuta questa diBecker, che con il suo testo La negazione della morte ha vinto inAmerica nel 1974 il premio Pulitzer per la saggistica. Come il profe-ta dell’Antico Testamento, l’uomo di oggi vive rattrappito, non ha ilcoraggio di uscire dal proprio accartocciamento. Chiuso a riccio suse stesso, soffre di individualismo e apatia, a mala pena edulcoraticon qualche sprazzo di solidarietà, un bene che sembra fatto peròpiù che altro per lenire il proprio senso di colpa. È un uomo che,paradossalmente, nella civiltà del rischio, si rifugia nel non-rischio,che non vuole guardare avanti… verso un futuro che si presenta a lui

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più ricco di minacce ed incognite che di sicurezze e speranze. Ma, in tutto questo, dove finisce la vita? Dove collocare in questalogica il senso ed il coraggio di qualcosa che meriti di essere scelto?Come recuperare la dimensione di una vita vissuta realmente inprima persona, in libertà ma anche con responsabilità? Come evi-tare di lasciarsi spersonalizzare dalla paura e paralizzare dalle trepi-dazioni? Come non farsi vincere da mode che espropriano da unostile di pensare personale e originale?I Magi non avevano ricette. Ma mettevano i passi uno dietro l’altro,seguendo la stella.Vorrei provare ad indicare alcuni possibili passi, sulla scia di questonostro “desiderio di consapevolezza e felicità”.

4. Passi di un “sì” d’amore

Mai la stessa onda si riversa nel maree mai la stessa luce si alza sulla rosa:né giunge l’alba che tu non sia già altro.

[da D. M. Turoldo, Poesie]

Nella consapevolezza che, per trovare la felicità dobbiamo metterci ingioco, ogni volta di nuovo, ogni volta nuovi, il primo passo, allora,– è l’andare alla ricerca, con verità, del perché ultimo delle nostre scelte.Cercare di guardarle dall’interno, riformularle, dire a noi stessi conchiarezza perché facciamo una cosa. Si tratta di una ricerca sullavita stessa, da fare con concretezza e lucidità, per non cadere nelfacile illusionismo delle parole, che ci fanno giocare a rimpiattinocon la verità che è in noi. Mettere a nudo le nostre motivazioni:non è facile. Soprattutto perché non basta ‘esprimerle’: bisogna‘radicarle’, dare loro radici profonde. E questo è già un atto didocilità, di abbandono delle maschere, in qualche maniera difede: fede che ci possa essere qualcosa oltre la superficie.– È il coraggio per il più e il coraggio per il meno. Il secondo passo. Ilcoraggio per il meno: l’accettazione profonda della propria debo-

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lezza e vulnerabilità; la consapevolezza che da soli non siamonulla e non possiamo nulla; come i ‘servi inutili’ di cui parla ilVangelo, come i ‘piccoli’ anawin che tutto accolgono come dono.Ma, insieme, il coraggio per il più: per una tensione che si impe-gna a non venire meno, il coraggio della fedeltà; come la ‘parresia’di cui parla san Paolo: espressione di una fiducia che sa osare,sempre. Ma questo implica anche– la capacità di vivere una concentrazione sull’Uno e un’apertura a tutti.Con un termine un po’ difficile, ma molto bello, Teilhard DeChardin parlava di “incentrazione”. Il che significa: il riprendercidalla dispersione della vita e il ri-centrarci sull’essenziale, e dun-que innanzitutto sulla verità profonda di noi stessi: di ciò chesiamo, cerchiamo, amiamo. È il concentrarsi, rientrando in se stes-si. Perché solo questo dà ordine alla nostra vita, la unifica, la portaall’unità interiore. È una riconciliazione totale con le contraddi-zioni e le lacerazioni del nostro cuore. Ed è poi questa unità che ciconsente di accogliere veramente tutta la nostra esistenza con pie-nezza, di fare spazio in noi a tutto e a tutti. Non con la logica del‘mordi e fuggi’, ma con il gesto ampio dell’accoglienza, dell’ospi-talità del cuore. Non passando ‘accanto’ all’altro, con velocità esuperficialità, né vivendo nel box di cristallo della paura delle rela-zioni, là dove ci si vede, ma non ci si sente né ci si tocca. Invece:lasciare che l’altro entri in noi, e riposi in noi, nel fondo dellanostra stessa pace.– È un dire sì, allora, rispettoso e totale al proprio corpo, senza rifiutarlo,ma anche senza diventarne schiavi. Questo significa innanzituttoaccettare la propria corporeità e sessualità. Educarla, ma anchelasciarla parlare, perché la sessualità è il linguaggio del nostrocorpo. E tutto questo è importante, sempre, qualsiasi scelta di vitasi faccia, perché non solo nella dinamica sponsale di una coppia,ma anche nell’Amore consacrato e nel celibato si è chiamati aduna valorizzazione completa (anche se alternativa) delle potenzia-lità corporee. Amare è passare dal culto del corpo al corpo che si dona.E questa è una forma vera di svuotamento, ma anche di grandericchezza interiore e di vita.– Allora, sì, può essere anche, veramente, la scelta di un progetto radicale, cherichiede una radicale conversione, una ‘mentalità nuova’. La scelta diorientare la propria esistenza seguendo la ‘stella’ di una Parola, in

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cui si incarna una proposta di vita ‘bella’ e piena. È la sequela diGesù (cfr Mt 16, 21-27). È la mentalità ‘nuova’ che non camminaper l’autorealizzazione, ma per quella perdita che – in realtà – siscopre essere l’unico ‘reale’ guadagno. La capacità ‘libera’ di lavo-rare non per vedere risultati, ma per la gioia di seminare, anche semagari altri raccoglieranno quanto noi abbiamo seminato. Lalogica di un dono senza condizioni, che non calcola quanto possodare e quanto devo tenere per me, ma sa dissetarsi alla fonte dellagratuità. La forza del distacco, della rinuncia alle false certezze,che, come ci diceva la poesia di Eliot, sa di morte, ma anche dirinascita: è la vita nuova della vite, che si lascia potare, per poterdare più frutto (cfr Gv 15). – È un lasciarsi modellare, per poter diventare a nostra volta modellatori.Un lasciarsi svuotare per potersi poi riempire. Un accettare la pro-pria croce, senza subirla, per entrare nella dinamica dellaRisurrezione. – È, infine, acquisire una buona capacità di valutazione dei fatti e delle per-sone, più che di giudizio degli altri. I fatti e le persone vanno letti einterrogati alla luce della stella del Vangelo e non ghigliottinaticon giudizi e pregiudizi duri, intransigenti, implacabili. Il cuoresapiente cerca di discernere il bene dal male, il pesce buono daquello cattivo, il grano dalla zizzania, per agire di conseguenza,ma non si pone mai su di un piedistallo da cui lanciare un ‘j’accu-se’, che altro non dimostra se non una profonda stoltezza dimente e di cuore.

È chiaro che a questi passi, per vivere un progetto di donazione, nepotrei aggiungere molti altri. Ma mi sembrano sufficienti, comescia di orientamento, perché ogni risposta della nostra vita allaVita, ogni nostro cammino nel e per il Regno non sia da superuo-mini e superdonne, ma da uomini e donne consapevoli della pie-nezza e insieme della fragilità della loro splendida umanità. Allora, dopo aver visto i passi, proviamo a tracciare dei sentieri. Mi sembra di poter indicare tre dinamiche, che sono percorsi di con-sapevolezza e felicità di vita, ma anche e soprattutto capisaldi della

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proposta educativa cristiana, sulla quale, ora, vogliamo spostare efocalizzare la nostra attenzione: nella certezza che ciò che passa‘attraverso’ Gesù, non distrugge, ma esalta tutto quanto di profon-damente umano c’è nel nostro cuore. E dunque le strade che tente-remo di indicare non ci porteranno fuori, ma ancora più dentro laricerca che finora abbiamo tracciato. – Testimonianza– Relazione– Formazione.

5. Il sentiero della testimonianza:“seminatori di fiducia e speranza”

Siate seminatori di fiducia e speranza. È infatti profondoil senso di smarrimento che spesso vive la gioventù d’oggi.Non di rado le parole umane sono prive di futuro e di pro-spettiva, prive anche di senso e di sapienza. Si diffonde unatteggiamento di impazienza frenetica e una incapacità avivere il tempo dell’attesa. Eppure, questa può essere l’oradi Dio: la sua chiamata, mediata dalla forza e dall’effica-cia della Parola, genera un cammino di speranza verso lapienezza della vita.[Dal Discorso di Benedetto XVI, in occasione del Convegnovocazionale Europeo, Roma, 4 luglio 2009]

Proprio nell’aria di quella cultura che abbiamo tratteggiato nellepagine precedenti, proprio nel nostro smarrimento, nella nostramancanza di senso, futuro, prospettiva, proprio nella nostra inca-pacità di attesa, proprio qui si apre una “via”: si apre la “possibilitàdi tracciare un cammino” che porta – oggi come ieri – ad una pie-nezza d’umanità, perché porta ad una pienezza d’amore. Proprioqui si spalanca quella “porta” da cui, oggi, può irrompere ‘di nuovo’un vento finalmente ‘nuovo’, finalmente di speranza. Perché oggi èl’ora dell’uomo, ma – nell’uomo – “questa può essere l’ora di Dio”.E, allora, sì, la prima via attraverso la quale Dio giunge, vuole giun-gere al cuore è la via dell’uomo. La via del suo popolo, la via di tuttinoi: uomini e donne, fanciulli e anziani, in situazione di salute omalattia, benessere o precarietà. Perché Lui tutti ci chiama; e su

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tutti scommette, sperando che la forza della sua “sorgente di spe-ranza” possa rendere ciascuno di noi testimone credibile della pie-nezza della vita e dell’amore. Ecco perché la nostra prima via non può che essere quella dellatestimonianza: che ognuno vive per il solo fatto di essere uomo eper il solo fatto di essere (grazie al Battesimo) ‘figlio nel Figlio’. Unavia che ognuno è chiamato a vivere con ‘consapevolezza e felicità’,nella semplicità delle situazioni quotidiane: casa, famiglia, lavoro,amicizie, innanzitutto. In tutte quelle realtà che hanno bisognoproprio di quella “fiducia”, di quella “speranza”, di quel “futuro”, diquella “luce”, di quella “forza”, che solo chi ha incontrato Gesù può“seminare”. Perché questa è la nostra prima chiamata, e dunque lanostra prima vocazione: essere “seminatori di speranza” con lanostra stessa vita, nelle realtà di tutti i giorni. Ma, certo, poi, anchenelle nostre Comunità. Quante risorse umane e spirituali rimango-no ancora inespresse nell’ambito ecclesiale (e quindi anche in quel-lo vocazionale)! Vescovo, presbiteri, consacrati, laici, tutti dobbia-mo avere consapevolezza delle ricchezze nascoste che sono presen-ti nella nostra Diocesi. E per fare questo dobbiamo fare scorta diuna buona riserva di fiducia. In questo nostro mondo, spessosegnato dalle enfatizzazioni mediatiche, siamo chiamati a ‘narrare’– alle volte con le parole, alle volte anche solo col silenzio soffertodella testimonianza – la parte più significativa e profonda dellanostra esperienza di vita e di incontro con il Signore. La nostra testimonianza sarà davvero persuasiva se, con gioia e veri-tà, saprà raccontare la bellezza, lo stupore della vita, la meraviglia didonare e poter donare. In qualsiasi situazione e circostanza.Sempre. Perché siamo innamorati di Dio e della sua scelta: di Luinei nostri confronti (quale stupore!) e di noi con tutte le nostre fra-gilità nei Suoi confronti (quale magnificat!).E, detto questo, ci siamo già collocati nel secondo passaggio, fon-damentale soprattutto nella logica del sentiero dell’educazione, unpassaggio ben sottolineato dai Vescovi italiani nel Documentosugli ‘Orientamenti pastorali’ (EVBV): l’educazione (non facile, ma essen-ziale) alle scelte di vita, attraverso la scelta delle ‘relazioni’.

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6. Il sentiero delle relazioni: i volti

Il linguaggio della testimonianza è quello della vita quoti-diana. (…). Emerge così il volto di una Comunità che vuolessere sempre più capace di intense relazioni umane. (…)La scelta della vita come luogo di ascolto, di condivisione,di annuncio, di carità e di servizio costituisce un segnaleincisivo in una stagione attratta dalle esperienze virtuali epropensa a privilegiare le emozioni sui legami interperso-nali stabili. (…) Comunicare il Vangelo dell’amore nella eattraverso l’esperienza umana degli affetti chiede dimostrare il volto materno della Chiesa, accompagnandola vita delle persone con una proposta che sappia presen-tare e motivare la bellezza dell’insegnamento evangelicosull’amore.[dal Documento Rigenerati per una speranza viva (1 Pt 1, 3):Testimoni del grande ‘sì’ di Dio all’uomo – Nota pastoraledell’Episcopato italiano dopo il IV Convegno EcclesialeNazionale di Verona, 12]

C’è un termine che, in queste frasi del Documento Rigenerati per unasperanza viva, ricorre in maniera interessante: ‘volto’. È il volto dellaComunità. È il volto materno della Chiesa. Torna alla memoria quello che diceva Clemente Alessandrino, in unpassaggio che viene richiamato anche negli Orientamenti pastoralidell’Episcopato italiano per il decennio 2011-2020:

«O allievi della divina pedagogia! Orsù, contempliamo la bellezza delvolto della Chiesa e corriamo, noi piccoli, verso la Madre buona; diven-tando ascoltatori del Logos, glorifichiamo il divino piano provvidenziale,grazie al quale l’uomo viene sia educato dalla pedagogia divina che santi-ficato in quanto bambino di Dio: è cittadino dei cieli, mentre viene edu-cato sulla terra; riceve lassù per Padre colui che in terra impara a cono-scere» (EVBV, 1).

È la scuola della madre, oltre che quella dei discepoli che contem-plano il maestro. È la scuola della bellezza: quella che incanta i pic-coli, per i quali la mamma è sempre la mamma più bella. È la scuo-la del volto buono, della Madre buona, del Padre buono. Sappiamo quanto la questione principale in cui oggi si imbatte il

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problema educativo è la mancanza di punti di riferimento, per i pic-coli, per i giovani, per gli adulti di oggi e di domani. Un senso diamnesia costante nei confronti di ciò che può davvero essere signi-ficativo e che ci riporta alle radici della nostra identità. È importante, allora, come ho già detto, riscoprire la via della‘martyrìa’: essere testimoni trasparenti, credibili, efficaci (il che nonsignifica ‘efficienti’), di un senso di vita trovato, assunto, vissuto!“Martiri e santi” del quotidiano, capaci di vivere la “martyrìa dellaluce”, per rendere testimonianza alla Luce incontrata nella nostravita: Gesù. Non dobbiamo limitarci ad essere degli esperti diombra, ma dobbiamo imparare a vivere come lampade accese, inau-gurando gesti che valgono ben più delle maledizioni che salgonodalle tenebre. Ma il passaggio essenziale di vita e di pastorale che siamo chiamatia compiere come Chiesa, come comunità educante è - proprio den-tro il cammino della testimonianza - quello della relazione.La relazione è innanzitutto la scoperta dei volti: il nostro e quellodegli altri. È la logica dell’alterità, che ci hanno consegnato autoricome Martin Buber, Emmanuel Lévinas, Hans Jonas.E, sappiamo, il primo volto che abbiamo incontrato nascendo èquello della nostra mamma. La madre ‘è’ il volto che fa gustare l’a-more, anche nelle sue modalità più concrete, fatte di piccole atten-zioni e accoglienze, fatte di un prendersi cura della vita, in ogni suafase. Un volto che non può nascondere anche i sacrifici: assunti,però, e vissuti per amore e con amore.Con Gesù, è lei il volto che ci ama e ci fa amare la vita, con le cosebelle che essa propone! Con Gesù, è la Chiesa il volto chiamato ad amare e far amare la vita;sono le nostre comunità, chiamate a far scoprire le cose belle che lavita propone!Ma il volto della madre è e diventa buono nella misura in cui simostra ‘presenza’ amorevole. E, allora, la prima e più autenticaforma di relazione che siamo chiamati a coltivare, come stimolo eprovocazione (da cogliere e accogliere), è quello della presenza: unostare-con che si fa ascolto, accoglienza, proposta, disponibilità. È

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un entrare nei contesti in cui le persone vivono e si ritrovano, conun occhio di riguardo al mondo dei fanciulli e dei giovani, che rap-presenta il senso del nostro futuro.La ‘presenza’ è la prima modalità concreta di aiuto che possiamodare ai nostri ragazzi, perché nello ‘stare’ si colgono i bisogni piùprofondi dell’altro; e solo allora questi bisogni possono essere edu-cati, orientati verso un “cammino di vita”, non precostituito secon-do le nostre aspettative, ma aperto a 360 gradi. Una presenza che è difficile da vivere, perché richiede molta gratuità.Una relazione che sa farsi stile di vita, denso di preghiera silenziosae di impegno nel dono di sé.Una vita intrisa di prossimità verso chi ha bisogno, nel ministerodella consolazione, per coloro che sono sfiduciati e smarriti e sen-tono più forte la necessità di una compagnia.Rimanere accanto all’altro, per donare un po’ di speranza. E per farequesto non basta essere testimoni gioiosi: ci vuole un cuore ricon-ciliato, in pace con se stesso, non frammentato. E non è semprefacile riannodare i mille fili spezzati che ci ritroviamo tra le mani.Ci vuole un cuore coraggioso, capace di costruire anche sopra leproprie fragilità e debolezze, consapevole che in ogni ferita (propriae altrui) c’è un filone d’oro da scoprire.Il compito fondamentale di ogni educatore, allora, diventa quellodi fare tesoro delle parole di Gesù a Pietro: “Tu sei Simone”. È fon-damentale lavorare sulle identità. Tu sei Michele. Tu sei Anna. Tusei Giovanni. Il volto, il ‘tu’. Perché il nostro servizio è aiutare tantepersone “in cerca di autore” a ritrovare la propria identità. E per farequesto dobbiamo avere uno sguardo capace di vedere i volti conpositività, tirando fuori sempre il meglio che è in loro, infondendoloro fiducia.Dobbiamo imparare a “perdere più tempo”: perdere tempo ad ascol-tare i problemi della gente; perdere tempo ad ascoltare i giovani chetalvolta si ritrovano accanto padri assenti e madri ansiose e iperpro-tettive e non hanno interlocutori adulti affidabili.Dobbiamo perdere tempo ad ascoltare le ansie degli uomini e delledonne del nostro tempo, perché nel caos degli eventi quotidiani,spesso segnati da negatività e violenza, il nostro ascolto si offrecome luogo di sosta, nel quale la parola di chi si affida a noi puòincontrare le proprie domande più vere e scoprire, nella nostra fra-

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gile esperienza, una risposta di gioia, data dal nostro incontro conil Risorto.Dobbiamo scoprire in noi la vocazione del ‘perdi-tempo’, perchésolo da questa vocazione, amata e difesa, possono sorgere tutte levocazioni. Anche questa è “martyria di vita”, sulla scia di Gesù, checi ha insegnato a “comunicare” la vita e donarla in abbondanza,nella consapevolezza che solo così l’esistenza può essere una “vitavera”, spesa nella pienezza della libertà e della speranza. Il benessere, che spesso ci avvolge, porta a non saper più seleziona-re quello che è indispensabile da quanto invece è del tutto effimeroe inutile. Così si perde un’arte fondamentale della vita, uno deglielementi che costituisce la vera “sapienza del cuore”: l’arte del nonconsumare il tempo, ma di lasciarlo essere; l’arte della pazienza, del-l’imparare a cogliere i momenti opportuni; l’arte dello sforzo, dellaricerca, della conquista di qualcosa di importante.Abbiamo perso il senso dell’attesa e questo ci porta a vivere il tempocome se tutto dovesse compiersi in questo preciso istante di vita:senza possibilità di dilatare le nostre scelte in uno spazio piùampio, aperto come quello di un lago alpino, calmo, riposante equindi anche più vero.Tocca a noi essere testimoni della bellezza del tempo “perso perchédonato”. E, questo, certo, porta gioia, ma comporta anche fatica.Come diceva don Lorenzo Milani: «tutto è speranza perché tutto èfatica». Ma, sappiamo, solo attraverso questa via, il nostro cuorepuò arrivare a narrare il nostro stupore, la nostra meraviglia, nonper il miracolo di ciò che siamo riusciti a donare, ma per i millegiorni senza miracoli in cui il Signore, rimanendoci accanto, ci haripetuto e ci ripete: “non temere, perché io sono con te!”In questa logica, e solo in questa logica, può trovare senso anche ilterzo e decisivo sentiero che vi vengo a proporre.

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7. Il sentiero della formazione:sulle tracce di Gesù, Maestro ed Educatore

Tra i processi di accompagnamento alla costruzione del-l’identità personale, merita particolare rilievo l’educazio-ne alla vita affettiva, a partire dai più piccoli. È importan-te che a loro in modo speciale sia annunciato ‘il Vangelodella vita buona, bella e beata che i cristiani possono vive-re sulle tracce del Signore Gesù’. È urgente accompagnarei giovani nella scoperta della loro vocazione con una pro-posta che sappia presentare e motivare la bellezza dell’in-segnamento evangelico (…), contrastando il diffuso anal-fabetismo affettivo [da EVBV, 54].

Il servizio di annuncio, animazione e coordinamento educativo chesiamo chiamati a fare sarà tanto più efficace (anche se ciò nonsignifica necessariamente produttivo di risultati immediati…) nellamisura in cui saremo ‘tutti’ coinvolti in un cammino di formazioneche abbia continuità e radici profonde, un cammino che tocchi sial’ambito ‘personale’ sia quello ‘comunitario’. Penso ad una formazione – all’umiltà, intesa come consapevolezza della propria povertà e delproprio limite, che possono diventare risorsa di accoglienza;– alla gratuità: perché il cuore ci rammemori costantemente che“tutto è grazia”, per dirla con il Curato di campagna di GeorgesBernanos;– e infine penso ad una formazione alla passione, intesa come ‘fullimmersion’ nella promessa che «non la forza, ma la bellezza, quel-la vera, salverà il mondo» (F.M. Dostoevskij, L’idiota).

Un cammino di formazione, ripeto, vissuto con continuità e radiciprofonde, perché solo da questo terreno ben coltivato è possibileche emergano scelte vocazionali serie, che impegnino tutta la vita inmaniera stabile e radicale: scelte vocazionali vissute con consapevo-lezza e felicità in tutti i loro passi, attraverso tappe che non possonoessere bruciate, e che non possono mai pretendere di essere ‘ultime’,perché su ognuna di esse il Signore scrive sempre: ‘più in là’.

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Ecco, allora, i criteri essenziali che devono guidarci nella costruzio-ne degli itinerari educativi. Ce li indica Gesù stesso, Maestro edEducatore, Pastore buono di ogni cuore in ricerca.– Dalla folla ai discepoli: pensiamo ai Settantadue, scelti e inviati.–Dai discepoli alle persone singole: quelle che vogliono ascoltarlo, comeNicodemo, ma anche quelle ferite dalla vita, come l’emorroissa,che lo cercano solo perché hanno bisogno di lui.– Dalle persone ai loro problemi: perché quella di Gesù è sempre un’at-tenzione fatta di gesti e parole concrete, semplici e mirati, pensa-ti proprio per la persona che ha di fronte.– Dai problemi ai sentimenti: perché la vedova di Nain, Giairo e la suabambina, la samaritana, l’adultera o la peccatrice perdonata sonoincontrati nelle umiliazioni della loro vita, Marta e Maria nel lorolutto, Tommaso nei suoi dubbi, Pietro nelle sue mille contraddi-zioni…– Dai sentimenti alle motivazioni e al profondo desiderio di incontro: pen-siamo al cieco di Gerico, Bartimeo, a cui Gesù chiede: ‘Che cosavuoi che io faccia per te?’; pensiamo al paralitico seduto ai bordidella piscina di Betzatà a cui Gesù chiede: ‘Ma tu vuoi guarire?’;pensiamo a Zaccheo, al quale Gesù dice: ‘oggi devo fermarmi acasa tua’.

È un Gesù che mette le persone al centro, che si ferma lungo la stra-da per entrare nella storia degli uomini, che sceglie lo stile dellacompagnia: è questo Gesù ‘educatore’ che vogliamo imparare aseguire. E come dimenticare che, per fare questo, l’impegno formativo deveassicurare la continuità nella catechesi, radicare profondamente lavita cristiana nei sacramenti e nell’Eucaristia in particolare, deveaccompagnare con una presenza costante educativa la vita di gruppo deiragazzi e dei giovani? Come non invitare a riscoprire il ruolo delleassociazioni e dei movimenti, in particolare dell’Azione Cattolica,come luoghi di testimonianza, formazione alla vita cristiana, ricercadella propria vocazione?

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8. Coltivatori di sicomori

Io sono in ricerca, non pretendo di fare affermazioni; ma tu, mio Dio, veglia sui miei passi e guidami.Come devo cercarti, Signore?Quando cerco te, mio Dio, io cerco la felicità della vita.Ti cercherò finché vive l’anima mia. (…)Insegnami, o Padre, a cercarti.

[da S. Agostino, Le Confessioni]

Vorrei a questo punto far riferimento all’esperienza di Zaccheo, pren-dendo in considerazione un elemento del racconto che ha certamenteuna valenza simbolica molto significativa: il sicomoro. Nel racconto di Lc19,1-10 il ricco capo dei pubblicani Zaccheo, poiché era piccolo di sta-tura, sale su un sicomoro per poter vedere Gesù. Forse si tratta di unsemplice elemento del paesaggio, del resto nemmeno così raro da incon-trare in Palestina sul ciglio di una strada, un elemento funzionale alladinamica del racconto. Eppure mi piace pensare che se quel sicomoronon fosse stato proprio lì in quel momento, forse a Zaccheo sarebbestata negata per sempre la possibilità di accogliere Gesù nella sua casa.Cos’ha di particolare un albero di sicomoro? È un albero robusto,che molto spesso assume dimensioni imponenti e che, soprattutto,ha radici salde e forti che giungono a grandi profondità. Allo stes-so tempo il sicomoro è un albero considerato “povero”, molto dif-fuso, diverso dal nobile cedro del Libano (cfr 1Re 10,27). Secondo la spiegazione dei rabbini, questi maestri del giudaismo,ritenuti saggi per la loro maturità, prudenza ed esperienza, il sico-moro simboleggia la forte ricerca della Verità. Zaccheo quindi è ilsimbolo dell’uomo che cerca, cerca di vedere Gesù (v. 3), e finalmentelo trova. Il suo desiderio è povero, senza alcuna pretesa, e insiemeforte, come il sicomoro.Proprio questo attira il Signore che gli dice: «oggi devo fermarmi acasa tua» (v. 5). Anche Gesù cerca Zaccheo ed è felice che il suo desi-derio sia appagato. Che cos’è la vocazione se non l’incontro tra ildesiderio e la chiamata, la ricerca e l’incontro?Ma per le sue qualità di saldezza e di povertà insieme è difficile nonintravedere nel sicomoro, che è divenuto per Zaccheo strumento diincontro con Gesù, un’immagine o un simbolo di una realtà, allostesso tempo povera e robusta, umile e possente, ben radicata e fon-

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data sulla roccia, quale è la Chiesa di Cristo. Ed è altrettanto diffi-cile non accostare all’immagine del sicomoro le tante realtà eccle-siali che si fanno strumento privilegiato dell’incontro con Gesù chepassa oggi per le nostre strade. C’è un particolare nelle pagine dell’Antico Testamento che può farciulteriormente meditare: il profeta Amos, quando gli viene proibito dalsacerdote Amasia di profetizzare, dice di sé di essere un semplice «pasto-re e coltivatore di sicomori» (Am 7,14). Forse anche questa non è unasemplice considerazione sulle umili origini del profeta, ma un’afferma-zione carica di significati simbolici: il profeta è colui che per vocazioneesercita la sua funzione pastorale, come guida del gregge di Dio, e la suafunzione di mediazione per l’incontro personale con Dio, coltivandosicomori, ossia creando e curando situazioni che possano essere stru-mentali all’incontro con Dio. La nostra Chiesa diocesana può appro-fondire la propria missione profetica e pastorale riscoprendo di poteressere anche “coltivatrice di sicomori”, coltivatrice cioè di tutti queglistrumenti necessari ai tanti ragazzi e giovani per potersi innalzare dallamediocrità della routine quotidiana e oltrepassare con lo sguardo quellafolla che impedisce di guardare più in là e riuscire a vedere Gesù.

9. La consegna di un segno:il Seminario minore diocesano e la nostra ‘semina’

I presbiteri, insieme con i consacrati e i laici, costruiscanocomunità vocazionali dove si vive costantemente il discer-nimento, la scoperta e l’accompagnamento nella crescitadelle diverse chiamate di Dio. Non si può demandare alsolo Seminario questo ruolo. (…) Si attivino nuove formee modalità per coinvolgere maggiormente la comunità neldiscernimento vocazionale.[da: Arcidiocesi di Bari-Bitonto, Il libro del Sinodo. Un futuropieno di speranza, n. 206]

“È tempo di discernimento” per la nostra Diocesi. È tempo di cam-mino. In questo viaggio, ci sia d’aiuto un “segno”, come lo fu la stel-

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la per i Magi, come lo fu il sicomoro per Zaccheo. E il segno chevoglio consegnarvi, come luogo/sintesi di tutto il percorso di questaLettera, è il Seminario minore diocesano. È certamente uno dei tanti“sicomori” presenti nella nostra realtà ecclesiale, sul quale genera-zioni di ragazzi e di giovani si sono arrampicati per poter megliovedere il senso della propria vita incrociando lo sguardo di Gesù.Forse a qualcuno potrà sembrare soltanto un vecchio albero inutile,dal tronco rugoso e scavato dai suoi quattrocento anni di storia, maconserva sempre la sua robustezza, con le sue profonde radici benpiantate nella fede di un popolo e nella storia di una comunità.È un compleanno importante il quarto centenario dell’istituzionedel nostro Seminario Arcivescovile. Siamo invitati a fare memoriagrata. E siamo chiamati a riflettere su questo “segno”, a rifletteresulla chiamata del Signore alla vita sacerdotale e consacrata, all’in-terno del suo “progetto” di amore. Vorrei veramente “consegnare” il Seminario alle comunità dellaDiocesi, e a tutti voi singolarmente, perché possiate scoprire que-sta “cometa”, seguendo il suo cammino, e coltivare questo “sico-moro”. Nel cuore della nostra Diocesi questo resta il segno – per riprende-re le parole di Benedetto XVI – del grande ‘sì’ di Dio all’uomo e delgrande ‘sì’ di tanti uomini della nostra terra all’invito fatto loro dalSignore: seguimi! Non possiamo evitare di chiederci se abbia ancora senso, oggi, nel-l’oggi così complesso che abbiamo delineato, la proposta della viadel Seminario minore. Potremmo richiamare dati e date. Ricordare che i Seminari minorinelle Diocesi italiane (con presenza di un Rettore incaricato delSeminario stesso) sono 64. Mostrare numeri che da un lato disar-mano e dall’altro incoraggiano: per esempio la presenza (neiSeminari minori diocesani italiani) nel 2009 di 1522 ragazzi e nel2010 di 1762 (con un incremento del 15,77%). A cui potremmosommare la presenza dei religiosi (2872 presenze totali tra i candi-dati diocesani e religiosi nel 2009; 2984 presenze totali nel 2010).Potremmo ricordare che in alcune parti d’Italia, in maniera creati-va si stanno sperimentando modalità nuove di presenza deiSeminari minori sul territorio. Potremmo sottolineare come anchenel nostro Sud ci siano esperienze in crescita.

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Ma il problema resta. L’ho richiamato spesso. Ricordo qui soloquanto ho detto nel Messaggio per la Giornata del Seminario, del 25gennaio 2009:

La decisione presa dal Sinodo diocesano, più di dieci anni fa, di non acco-gliere più i ragazzi della scuola media superiore in Seminario, non esone-rava le comunità cristiane dal presentare loro la vita, intesa come voca-zione, e la vocazione al sacerdozio in particolare; le provocava, al contra-rio, aiutate dagli educatori del Seminario, ad accompagnare i ragazzi e gliadolescenti nel discernimento e nella risposta vocazionale. È stato sempree dovunque così? Oppure dobbiamo ammettere che all’annuncio e allaproposta vocazionale si è preferito il silenzio?

Accanto ai problemi resta però anche una certezza, che emergeancora una volta dai numeri e dalle statistiche relative ai percorsivocazionali: quasi la totalità dei giovani che studiano teologia earrivano al Presbiterato ci dicono che la scintilla della loro vocazio-ne, l’interesse per il ministero ordinato si è acceso quando eranoragazzi o preadolescenti, spesso grazie ad una positiva identifica-zione con una figura sacerdotale da loro conosciuta e a loro cara. Mi chiedo e vi chiedo, allora: saremo noi a spegnere la possibilitàche tali scintille si accendano nelle modalità più diverse anche nellanostra Diocesi? Durante il Sinodo della nostra Diocesi sono emerse alcune priorità:

Si promuova adeguatamente una pastorale vocazionale globale, qualeimpegno prioritario di tutta la Chiesa locale, a cui nessun battezzatopossa ritenersi estraneo. (…) La pastorale vocazionale, intesa come dimen-sione fondamentale di tutta la pastorale diocesana, si sviluppi ad ampiorespiro. Parta dalla primaria vocazione all’amore a cui tutti gli uominisono chiamati e, all’interno delle varie vocazioni all’amore, presenti lavocazione al presbiterato come specifica vocazione all’amore verso Cristoe verso la sua Chiesa (nn. 205, 206).

Certo, non basta definire le scelte; è necessario tradurle in metodipastorali. E, allora, ci chiediamo, come dovrebbe presentarsi unSeminario minore per tenere il passo con i tempi sociali ed eccle-

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siali? Quali i percorsi che dovrebbe intraprendere e che dovremmointraprendere noi con esso?Un segno ha valore nella misura in cui indica la realtà che si vuoleraggiungere. Allora i passi e i percorsi che cerchiamo non possonoche essere ‘interni’ ai sentieri che abbiamo già delineato: la testimo-nianza, la relazione, la formazione. Qualche indicazione più concreta, però, vorrei provare a darla. Innanzitutto ritengo che il punto qualificante delle comunità voca-zionali nei ‘nuovi’ Seminari minori possa consistere nel coinvolgi-mento attivo, propositivo ed educativo delle famiglie nel cammino vocazio-nale stesso. È quello che è stato chiamato “il primato educativo dellafamiglia”. Una famiglia che è punto di forza nella danza delle rela-zioni, ma, oggi, spesso anche nervo fragile, scoperto. Una famigliaoppressa da condizionamenti esterni ed interni; una famiglia daaccompagnare a scoprire la sua stessa vocazione di grembo educa-tivo: perché c’è un’impronta di senso e valore che solo essa sa daree solo essa può dare: e che rimane, nel tempo. Se nel Libro del Sinodo leggiamo: «i genitori educhino i propri figli ascoprire la loro vocazione specifica tra le varie vocazioni all’amore,all’interno delle quali considereranno ricca e feconda la vocazioneal presbiterato» (n. 206), questo significa che siamo chiamati adintensificare il rapporto di collaborazione tra gli educatori delSeminario e chi si occupa della Pastorale familiare. È un terreno su cui lavorare, accanto al quale possiamo ricordareimpegni e realtà già presenti nella nostra Diocesi, ma che hannonecessità di attingere nuova linfa sia dalla tradizione, sia dai segnidei tempi:– la pastorale dei ministranti, che è in felice ripresa;– l’impegno del Centro Diocesano Vocazioni, a tutto campo, conun’attenzione anche alla vita consacrata, maschile e femminile(LdS, n. 207);– la presenza e il contatto tra gli educatori del Seminario minore ele parrocchie: là dove questo incontro riesce, più facilmente si di-schiudono i tracciati vocazionali.In quest’ottica, vorrei fare alcuni inviti, nella direzione del sentierodella testimonianza /relazione/formazione di cui ho già parlato. Non dimentichiamoci, in particolare nell’ambito del cammino del-l’iniziazione cristiana, di formulare proposte di itinerari vocaziona-

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

li, chiedendo la collaborazione degli educatori del Seminario (ilriferimento è ancora al Libro del Sinodo, n. 210).Non dimentichiamoci di proporre ai nostri ragazzi e giovani gliappuntamenti legati alla programmazione annuale del SeminarioArcivescovile (i Percorsi formativi ordinari, gli Incontri dei gruppi voca-zionali, le Iniziative annuali ordinarie, gli appuntamenti particolariper la Celebrazione del IV Centenario).Non dimentichiamoci, nella prospettiva dell’impegno educativoindicato dalla Chiesa italiana in questo decennio, di intessere unarete di relazioni più concreta tra gli uffici di Curia, le aggregazionilaicali (e in particolare l’Azione Cattolica), le parrocchie (special-mente della città) e il Seminario. Prendendo ancora le consegne del Libro del Sinodo, possiamo ripete-re, conclusivamente:

“famiglie, clero, operatori pastorali e comunità operino il primo discerni-mento circa le vocazioni sacerdotali” (n. 209). “Non si deleghi il compitodella pastorale vocazione agli ‘animatori vocazionali’ propriamente detti,ma si favorisca l’azione essenziale dei genitori, dei catechisti, degli educa-tori e animatori di gruppi giovanili” (n. 205). “I laici, i catechisti, gli inse-gnanti di religione cattolica, gli educatori e gli animatori di gruppi diragazzi, adolescenti e giovani e le stesse famiglie, attraverso iniziative for-mative sistematiche, accompagnino i giovani nell’itinerario di scelta voca-zionale e si assumano il compito di spiegare, educare e approfondire ilvalore delle vocazioni sacerdotali, evitando di delegare tale compito aisacerdoti o a pochi incaricati” (n. 210).

Come ci ricorda l’icona del seminatore, siamo chiamati a vivere ilmomento della semina e non necessariamente quello della mietitu-ra. Ma senza l’uno non c’è l’altro. E il primo, ora, tocca a noi.

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Per concludere…

La nostra azione educativa deve riproporre a tutti, con con-vinzione, questa misura alta della vita cristiana ordinaria.

[EVBV, 23]

Al termine di questo viaggio fatto insieme, vorrei tornare all’imma-gine da cui sono partito. A quella sete, a quel cammino, a quelpozzo. È la nostra sete, ma anche quella dei nostri fanciulli, deinostri giovani. Non facciamoci, per loro, mercanti di pillole. Nontemiamo di indicare loro la via del cammino lento, a piedi, versol’acqua. La misura alta della nostra e della loro fatica sarà anche lamisura alta della loro e della nostra gioia. Beati coloro che fanno della vita un canto di festa! Beati noi se, tuttiinsieme, sapremo metterci in ascolto di Gesù, il Maestro, per imparareda lui ad avere un cuore riconciliato e semplificato, perché questo ciconsentirà di vivere veramente il canto della gioia e della festa, insieme! Ci sia d’esempio e guida, sulla strada di questa beatitudine, laVergine Odegitria, che per prima, fecondata dall’ascolto, ha fattodella sua esistenza un canto e, sulle note della vita, ha danzato ilmagnificat del cuore.

Tu che aspiri a vivere rischiosamentea causa del Vangelo e di Gesù Cristoti chiederai ogni giorno che cosa significhi la sua parola:‘Colui che vuol salvare la propria vita la perderà’.Un giorno capirai il significato di quell’Assoluto…Come giungere a capirlo?Cerca, cerca e troverai”.

[da Frère Roger Schutz, Stupore di un amore]

18 gennaio 2012

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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Segreteria di StatoAffari generali

Città del Vaticano

Sua Santità il Sommo Pontefice Benedetto XVI elegge tra i suoicappellani il rev. do sacerdote Angelo Romita dell’Arcidiocesi diBari-Bitonto, con tutti i diritti e i doveri connessi.

Il Sostituto della Segreteria di Stato+ Giovanni Angelo Becciu

Dal Vaticano, il giorno 21 gennaio 2012

Don Angelo Romitanominato Cappellano di Sua Santità

NOMINA PONTIFICIADOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Dal 9 gennaio al 16 febbraio 2012 si sono svolte le “visite ai vicaria-ti” della nostra Diocesi. Il Vicario generale ha guidato gli incontri,coadiuvato dall’équipe educativa del seminario: al mattino con ipresbiteri e i diaconi, nel pomeriggio, dopo la celebrazione eucari-stica, con i fedeli laici e i componenti dei Consigli vicariali e iConsigli pastorali parrocchiali; presente il prof. Giuseppe Micunco,direttore del Settore Laicato. Il tema seguito è stata la traccia del-l’anno pastorale 2011/2012:- “Quale impegno educativo della comunità cristiana per la forma-zione nei Seminari, oggi”, con riferimento all’Assemblea diocesana,guidata dall’Arcivescovo il 16 settembre 2011;- l’icona biblica dell’incontro di Gesù con Zaccheo (Lc 19,1-10):“Oggi devo fermarmi a casa tua - Una comunità che educa allarisposta”;- la Lettera alla Chiesa locale nel IV centenario del Seminario dioce-sano “Cerca e troverai” dell’Arcivescovo, consegnata il 18 gennaio2012.

Osservazioni sugli incontri

- La partecipazione dei sacerdoti (diocesani e religiosi) e dei diaco-ni agli incontri è stata pressoché totale, come anche alla concele-

Vicariato generaleLe visite vicariali

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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brazione; il tema “vocazione e Seminario” ha coinvolto i presenti:c’è stata, da parte dei sacerdoti, una sorta di narrazione dell’espe-rienza vocazionale di Seminario e di vita presbiterale;- l’argomento ha suscitato interesse anche negli incontri con iConsigli pastorali, ai quali ha partecipato un gran numero di laici;si è notata la presenza soprattutto di adulti, mentre molto ridottaquella dei giovani;- si constata nei vicariati (eccetto in qualcuno) una maggiore intesae convergenza verso punti concordati; la consapevolezza dellanecessità della vita di comunione sembra essere in crescita, comel’attenzione ad una pastorale aperta al territorio; ci sono, tuttavia,comunità che hanno bisogno di aprirsi ulteriormente alla dimen-sione di comunità più allargata: vicariale e diocesana; i ritiri vica-riali mensili, se partecipati da tutti i presbiteri e diaconi, certamen-te potranno essere di grande aiuto.

Riflessioni condivise durante gli incontri dei vicariati

Pastorale vocazionale: considerare l’organicità offerta già da diversianni con la partecipazione alle iniziative da parte delle comunitàdella diocesi. La pastorale vocazionale va inserita nell’itinerario diiniziazione cristiana dei ragazzi, nella catechesi giovanile e in quel-la della comunità. Un aiuto, in tal senso, è dato dai sussidi prepara-ti dal Centro Nazionale Vocazioni e dai contributi offerti dagliUffici di Curia (Catechistico, Famiglia, Giovani, Liturgico). Siavverte l’esigenza di una maggiore collaborazione tra pastorale gio-vanile e pastorale vocazionale. Il dialogo e l’intesa con le realtà sco-lastiche può far crescere la formazione integrale da proporre aglialunni; piena collaborazione, in tal senso, può essere attuata con lescuole cattoliche.

La comunità parrocchiale: i fedeli laici siano aiutati a sentirsi respon-sabili della pastorale e in particolare delle vocazioni nella Chiesa. Laprima vocazione è quella dell’appartenenza alla comunità. È fonda-mentale il rapporto tra parrocchia e Seminario. Sono varie le par-rocchie che durante l’anno pastorale realizzano la settimana voca-zionale con la presenza degli educatori del Seminario. Molto valida

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è l’esperienza dei seminaristi teologi del Seminario regionale diMolfetta nelle comunità parrocchiali. Una maggiore attenzione variservata ai formatori, ai ministranti, all’oratorio. Dal punto di vistadella formazione è vitale l’ascolto della Parola.

La famiglia: è chiamata a scoprire il mistero dell’amore di Dio.Manca spesso in essa la cultura del dono di sé e quindi della vitacome vocazione. La famiglia sia al centro della formazione nellecomunità cristiane con particolare coinvolgimento nel camminosacramentale. Accompagnare ogni famiglia ad essere grembo fecon-do di vocazioni. I presbiteri e i catechisti coltivino rapporti diretticon le famiglie. I ragazzi e i giovani hanno bisogno di testimoni divita e di fede.

Seminario minore: è stato oggetto della maggior parte degli interven-ti. Si nota ancora un certo disincanto da parte dei presbiteri e diriflesso in molti fedeli laici, in particolare per la modalità di acco-glienza dei ragazzi di scuola media inferiore (come stabilito dalSinodo diocesano, n. 209). Il Seminario comunque rimane unrichiamo vocazionale per tutta la Chiesa diocesana; deve diventaresempre più un’esperienza di relazione con la famiglia e la parroc-chia. Sono tanti i gruppi di ragazzi e giovani che durante l’anno,accompagnati dai loro sacerdoti e catechisti, si avvicendano inSeminario per un ritiro o altro. Emerge, specie da parte dei laici, unmaggiore desiderio di conoscere la vita del Seminario. L’aspettoeconomico (Giornata del Seminario) evidenzia come il 60% delleparrocchie nutrono grande disponibilità e amore per il Seminario.Edificante la testimonianza espressa da diversi adulti che hannofrequentato il Seminario da ragazzi, con manifestazioni di gratitu-dine e gioia per la formazione ricevuta nei valori della vita, dellafede e delle relazioni fraterne.

Presbitero/Presbiterio: come ministri e pastori, siamo chiamati a cre-dere e vivere per primi il significato della vocazione da manifestaree proporre, in una docile accoglienza delle indicazioni magisteriali

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(Mistagogia e Lettera pastorale). È importante nel ministero curareil tempo personale della preghiera. Oltre al tempo dedicato alla vitadella comunità, occorrono ampi spazi di tempo da riservare a col-loqui personali o direzione spirituale, così come una piena disponi-bilità nel sacramento della Riconciliazione.

L’équipe educativa del Seminario, don Andrea Favale (rettore), donDonatello De Felice (vice rettore) e don Giacomo Fazio (economo edirettore del Centro Diocesano Vocazioni), ha presentato breve-mente la situazione della diocesi circa le vocazioni alla vita sacerdo-tale:- il numero dei presbiteri ordinati in questi ultimi decenni nellanostra diocesi: anni ’60: 37; anni ’70: 42; anni ’80: 25; anni ’90: 45;anni 2000: 25 (13 del Seminario minore e 12 dei Gruppi vocaziona-li);- il numero dei seminaristi e ragazzi in cammino vocazionale diquest’anno 2011-2012: seminaristi di teologia, 19; seminaristi delSeminario minore, 4; Gruppo “Emmaus” (scuola media settimana-le), 10; Gruppo “Samuel” (scuola media mensile), 50; Gruppo“Eccomi” (scuola superiore mensile), 10; Gruppo “Se vuoi” (giovanidai 18 anni ...), 4;

- la presenza, già da vari anni nella nostra diocesi, del CentroDiocesano Vocazioni, organismo di comunione e strumento a servi-zio della pastorale vocazionale. Il CDV testimonia e anima l’unità ditutte le vocazioni, dagli sposi ai consacrati, e tutte le rappresenta;promuove itinerari vocazionali specifici e coordina le iniziative dipastorale vocazionale esistenti in diocesi; forma gli animatori voca-zionali e ha cura che nel popolo di Dio si diffonda una cultura voca-zionale; collabora in particolare con la pastorale familiare e conquella giovanile e partecipa all’elaborazione del progetto pastorale.

L’équipe educativa, poi, ha richiamato quanto comunicato dalvescovo all’inizio dell’anno pastorale (settembre 2011): la “conse-gna” del Seminario minore diocesano alla comunità diocesana, per-ché tutti scoprano questo “segno” e lo valorizzino sulla chiamataalla vita sacerdotale e consacrata. Di qui, quanto il Signore ci chie-de: interpretare più in profondità, nella nostra Chiesa locale, l’im-

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pegno educativo vocazionale, i cui sentieri, richiamati dal vescovonella Lettera pastorale “Cerca e troverai”, sono: formazione, testi-monianza e relazione. Concludendo: una pastorale vocazionale deve necessariamentetener presenti i seguenti elementi: la vita come vocazione, vissutanel segno del servizio al progetto di Dio; la comunità che educa allarisposta; il primato educativo della famiglia; la collaborazione stret-ta tra Ufficio Famiglia, Ufficio Giovani, Seminario e parrocchia.Oggi, occorre anche recuperare il rapporto umano con le singolepersone e specialmente la direzione spirituale.

mons. Domenico CiavarellaVicario generale

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1. Sacre ordinazioni, ammissioni, ministeri

- La sera dell’8 dicembre 2011, solennità dell’Immacolata Con-cezione della Beata Vergine Maria, S.E. mons. Francesco Cacucci,Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucari-stica da lui presieduta, nella chiesa parrocchiale di S. Maria diCostantinopoli in Bitritto, ha ordinato diacono, in vista delPresbiterato, l’accolito Mario Diana, incardinandolo nel clero dio-cesano;- la sera del 10 dicembre 2011, I vespri della III domenica di Avvento,nella chiesa parrocchiale del Santissimo Sacramento in Bitonto,S.E. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, duranteuna concelebrazione eucaristica da lui presieduta, ha istituito acco-lito il seminarista diocesano Nicola Flavio Santulli;- la sera dell’11 dicembre 2011, III domenica di Avvento, S.E. mons.Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una con-celebrazione eucaristica da lui presieduta, nella Cattedrale di Bari,ha ordinato diacono permanente l’accolito Vito Carnevale, incar-dinandolo nel clero diocesano;- la sera del 22 dicembre 2011, feria della IV settimana di Avvento,S.E. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, conl’apposito rito liturgico da lui presieduto, nella cappella delSeminario Arcivescovile in Bari, ha ammesso tra i candidati al dia-

Cancelleria

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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conato e presbiterato dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto il seminari-sta diocesano Alessandro Ventura;- la sera di martedì 7 febbraio 2012, memoria del Beato Pio IX papa,nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni Bosco in Bari, S.E. mons.Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una con-celebrazione eucaristica da lui presieduta, ha ordinato presbiteroil diacono Michele Calabrese, del clero diocesano;- la mattina del 12 febbraio 2012, sesta domenica del TempoOrdinario, nella chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo inBitetto, S.E. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Biton-to, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, haistituito lettore il seminarista diocesano Lorenzo Zambetta.

2. Decreti arcivescovili

S. E. l’Arcivescovo, con decreto del- 24 novembre 2011 (Prot. n. 91/11/D.A.G.), ha indetto le elezioneper la designazione dei membri del nuovo Consiglio Presbiterale,nominando presidente delegato del seggio don Paolo Bux e scru-tatori i diaconi permanenti Matteo Dellerba, Luigi Inversi,Lorenzo Petrera e Giuseppe Delle Grazie;- 15 dicembre 2011 (Prot. n. 97/11/D.A.G.), ha costituito il Centro StudiStorici della Chiesa di Bari-Bitonto e ne ha approvato lo statuto;- 22 dicembre 2011 (Prot. n. 100/11/D.A.G.), ha rinnovato ilConsiglio Presbiterale dell’Arcidiocesi di Bari Bitonto per il quin-quennio 2001-2016.

3. Nomine e decreti singolari

A) S. E. l’Arcivescovo ha nominato, in data:- 12 novembre 2011 (Prot. n. 75/11/D.A.S.-N.), don Francis XavierJagatha Papaiah all’ufficio di parroco della parrocchia S. Leucio inBitonto, per nove anni;- 24 novembre 2011 (Prot. n. 79/11/D.A.S.-N.), don FrancescoLanzolla all’ufficio di vicario del primo vicariato zonaledell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni;- 24 novembre 2011 (Prot. n. 80/11/D.A.S.-N.), mons. Alberto

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D’Urso all’ufficio di vicario del secondo vicariato zonaledell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni;- 24 novembre 2011 (Prot. n. 81/11/D.A.S.-N.), don GiuseppeCutrone all’ufficio di vicario del terzo vicariato zonaledell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni;- 24 novembre 2011 (Prot. n. 82/11/D.A.S.-N.), don Marino DeCaro all’ufficio di vicario del quarto vicariato zonaledell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni;- 24 novembre 2011 (Prot. n. 83/11/D.A.S.-N.), don VittorioBorracci all’ufficio di vicario del quinto vicariato zonale dell’Ar-cidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni;- 24 novembre 2011 (Prot. n. 84/11/D.A.S.-N.), don DomenicoLieggi all’ufficio di vicario del sesto vicariato zonaledell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni;- 24 novembre 2011 (Prot. n. 85/11/D.A.S.-N.), don Marino Cu-trone all’ufficio di vicario del settimo vicariato zonaledell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni;- 24 novembre 2011 (Prot. n. 86/11/D.A.S.-N.), don Carlo Lattaruloall’ufficio di vicario dell’ottavo vicariato zonale dell’Arcidiocesi diBari-Bitonto, per cinque anni;- 24 novembre 2011 (Prot. n. 87/11/D.A.S.-N.), don Antonio Lobal-samo all’ufficio di vicario del nono vicariato zonaledell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni;- 24 novembre 2011 (Prot. n. 88/11/D.A.S.-N.), don DomenicoCastellano all’ufficio di vicario del decimo vicariato zonaledell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni;- 24 novembre 2011 (Prot. n. 89/11/D.A.S.-N.), don DomenicoMoro all’ufficio di vicario dell’undicesimo vicariato zonaledell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni;- 24 novembre 2011 (Prot. n. 90/11/D.A.S.-N.), don EnricoD’Abbicco all’ufficio di vicario del dodicesimo vicariato zonaledell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, per cinque anni;- 15 dicembre 2011 (Prot. n. 98/11/D.A.S.-N.), il diacono perma-nente Vito Carnevale all’ufficio di collaboratore della parrocchiaS. Nicola in Bari-Torre a Mare.

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- 13 gennaio 2012 (Prot. n. 02/12/B.A.), il sacerdote diocesano donCarlo Lavermicocca all’incarico di responsabile del SettoreApostolato biblico dell’Ufficio catechistico diocesano;- 13 gennaio 2012 (Prot. n. 03/12/B.A.), la prof.ssa Annalisa Caputoresponsabile del Settore Disabili dell’Ufficio catechistico diocesano;- 2 febbraio 2012 (Prot. n. 04/12/B.A.), il sacerdote diocesano donFrancis Xavier Jagatha Papaiah all’incarico di assistente spiritua-le della sotto-sezione UNITALSI di Bitonto per il quinquennio2012-2017;- 8 febbraio 2012 (Prot. n. 05bis/12/D.A.S.-N.), il sacerdote diocesa-no don Michele Calabrese all’incarico di vicario parrocchiale dellaparrocchia S. Giovanni Bosco in Bari;- 27 febbraio 2012 (Prot. n. 08/12/D.A.S.N), il sacerdote diocesanodon Gaetano Coviello all’incarico di direttore dell’UfficioAmministrativo della Curia arcivescovile di Bari-Bitonto, per altricinque anni.

B) S.E. l’Arcivescovo ha istituito, in data:- 1 novembre 2011 (Prot. n. 72/11/D.A.S.-I), p. Sasì Vincent Cumar,della Famiglia dei Discepoli, all’ufficio di vicario parrocchialedella parrocchia Sacro Cuore in Gioia del Colle;- 1 novembre 2011 (Prot. n. 73/11/D.A.S.-I), p. Franco Annicchia-rico, S.J., all’ufficio di responsabile della sezione pastorale univer-sitaria dell’Ufficio Chiesa e mondo della cultura, per cinque anni;- 1 novembre 2011 (Prot. n. 74/11/D.A.S.-I), p. Carmelo di Maria,O.F.M.Cap., all’Ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia S.Maria Veterana in Triggiano;- 11 dicembre 2011 (Prot. n. 96/11/D.A.A.-I), p. GiammariaApollonio, O.F.M., all’ufficio di amministratore parrocchiale dellaparrocchia S. Antonio in Bari.- 9 gennaio 2012 (Prot. n. 01/12/D.A.S.-I.), p. Mario Gallucci, R.C.J.all’ufficio di rettore del Santuario della Madonna della Grotta inModugno;- 27 febbraio 2012 (Prot. n. 09/12/D.A.S.-I.), p. Dominique JosephGastineau, A.G.C. all’ufficio di assistente spirituale delle Confra-ternite di S. Rocco e dell’Addolorata in Valenzano.

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C) S. E. l’Arcivescovo, in data:- 15 novembre 2011 (Prot. n. 76/11/D.A.S.), ha riconosciuto il dirit-to di usufruire dei benefici previsti per la condizione di anzianitàa don Francesco Rosato;- 15 novembre 2011 (Prot. n. 77/11/D.A.S.), ha nominato assisten-te spirituale della Confraternita di Maria Santissima del Carminein Toritto don Marino Cutrone;- 15 novembre 2011 (Prot. n. 78/11/D.A.S.), ha nominato assisten-te spirituale della Casa della Carità S. Vincenzo De Paoli inToritto, don Marino Cutrone;- 1 dicembre 2011 (Prot. 92/11/L.A.), ha concesso licenza a S.E.mons. Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-S.Giovanni Rotondo, per il conferimento del ministero dell’accoli-tato, nella cappella maggiore del Seminario Regionale di Molfet-ta, ai seminaristi diocesani Alfredo Gabrielli e Gerri Zaccaro.- 18 febbraio 2012 (Prot. n. 07/12/D.A.S.), ha riconosciuto a donVito Spinelli il diritto ad usufruire per motivi di salute dei benefi-ci previsti per la condizione di anzianità.

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Presso l’Aula sinodale, nei giorni 9 e 10 gennaio 2012, alle ore 18,30,per i catechisti e gli operatori pastorali della diocesi, si sono tenutidegli incontri di formazione con la seguente tematica: “La Parola diDio nella vita e nella missione della Chiesa”.Il tema è stato sviluppato attraverso due relazioni. La prima rela-zione, Presentazione della Esortazione apostolica postsinodale di papaBenedetto XVI “Verbum Domini”, è stata presentata da padre AlfredoMarchello, O.F.M. Cap.. La seconda relazione, L’animatore biblico:identità, competenze e formazione, è stata presentata da don CarloLavermicocca, responsabile del settore apostolico biblico.P. Alfredo ha iniziato la sua relazione sottolineando la stabilitàdella Parola di Dio: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole nonpasseranno». La Parola di Dio non passerà perché fondata sulla divi-na Autorità e sulla Verità. La Parola di Dio è infallibile perché è unaparola che svela la realtà. La Rivelazione svela la realtà per quelloche è effettivamente. La Parola di Dio non muta perché essa è vitaper la Verità e diventa perciò strada per la libertà e ogni generazio-ne se ne deve appropriare.L’esortazione apostolica Verbum Domini riveste un’importanza fon-

Settore Evangelizzazione. Ufficio Catechistico

Incontri di formazioneper catechisti e operatori pastorali

(Bari, 9-10 gennaio 2012)

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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damentale perché vede la Parola di Dio all’interno della prassi ordi-naria della vita del cristiano e della Chiesa.Il documento è diviso in tre sezioni:

1. La Parola di Dio in sé considerata2. La Parola di Dio all’interno della vita della Chiesa3. La Parola di Dio nei confronti del mondo.

Il Papa dà delle sottolineature importanti evidenziando l’aspettopratico. Il rischio più evidente è quello di interpretare la Parola diDio esclusivamente come annuncio teorico. Essa in realtà ha unfine eminentemente pratico. La Parola di Dio è un percorso versonoi stessi e verso Dio. È il percorso che aiuta l’uomo a raggiungerela maturità umana e spirituale.Nella prima sezione del documento viene messo in risalto il Dio cheparla: Dio che è in dialogo con l’uomo dando la possibilità all’uo-mo di conoscere se stesso. Il rischio che emerge è quello di conside-rare il “parlare di Dio” come delle direttive dottrinali e il suo conte-nuto come informazioni.Ma la Sacra Scrittura è un racconto di eventi e situazioni concreterealizzate storicamente. È il racconto su ciò che Dio ha fatto con gliuomini. La Parola di Dio non parla “solo a me”; parla anche “dime”, affinché io mi veda allo specchio per comprendere veramenteciò che sono. La risposta dell’uomo a “Dio che parla” consiste nel-l’entrare nell’Alleanza.Al n. 25 viene detto che l’Alleanza consiste nell’affidarsi a Cristo, adentrare in relazione con Lui. Allora la Nuova Alleanza ottenutaattraverso il sangue di Cristo entra nel mio sangue come Alleanzaeterna, sicura, non soggetta a nessun decadimento. È il dono di Dioper chiunque lo voglia accogliere. L’unica risposta possibile del-l’uomo a un Dio che parla è quella di «dimorare in Cristo».Diventa indispensabile una lettura ermeneutica della SacraScrittura per comprendere il senso della Parola nella pratica dellavita quotidiana. C’è sempre difficoltà a leggere la Bibbia. Molte per-sone ci provano e ci riprovano, ma poi desistono perché trovanodifficoltà a comprenderla. La Bibbia va letta insieme e il luogo piùconsono è la comunità.Nella seconda sezione del documento il Papa parla della Parola di

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Dio nella Chiesa. Luogo privilegiato della Parola è la liturgia. Ildocumento evidenzia come la liturgia spesso dia poco spazio allaParola e come le omelie non sempre spiegano ai fedeli la Parola. LaParola va esposta affinché dall’ascolto si passi, attraverso la cono-scenza, alla pratica. Il cristiano ha bisogno di comprendere ciò cheha ascoltato. La sua conoscenza convince, insegna, corregge eforma alla giustizia. La Scrittura va frequentata e va pregata.Al n. 59 viene messa in risalto l’importanza dell’omelia quale fonteper il cristiano per crescere nella conoscenza di sé e della sua vita.Al n. 72 viene sottolinea la necessità per i cristiani di conoscere laSacra Scrittura, poiché «l’ignoranza della Scrittura è ignoranza diCristo» (san Girolamo).Nella terza sezione del documento il Papa parla della Parola di Dionei confronti del mondo e viene sottolineato con forza che la Paroladi Dio è per il mondo.

Don Carlo ha iniziato la sua relazione specificando cosa si intendeper “apostolato biblico”. Esso è la «cura e la promozione, tra ilpopolo di Dio, dell’incontro diretto con il Libro sacro», in quantoParola di Dio e narrazione della storia della salvezza. L’ApostolatoBiblico avviene dentro il quadro di una pastorale biblica, si interes-sa, quindi, dell’incontro diretto della Bibbia nella pastorale.Nel 1988 è stato costituito a livello nazionale il Settore ApostolatoBiblico (SAB). Il SAB nazionale tiene uno stretto collegamento conl’Associazione Biblica Italiana (ABI) e con la Federazione BiblicaCattolica (FBC) ed è in rapporto di collaborazione con il settoreecumenico.Il SAB interagisce anche con le aggregazioni laicali: le associazioni lai-cali, gli oratori, i movimenti, le case di esercizi, i gruppi di preghiera.Il relatore ha poi enumerato i vari settori della pastorale che inter-pellano il SAB: la catechesi, la liturgia, la carità, il dialogo ecumeni-co, l’insegnamento della religione cattolica, la famiglia. Don Carlo Lavermicocca ha quindi illustrato la figura dell’anima-tore biblico. È una figura ministeriale, laica, preparata sulla SacraScrittura che offre alla sua comunità il carisma umano e cristiano

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allo scopo di diffondere tra il popolo l’ascolto e la pratica dellaParola di Dio.Egli è un compagno di viaggio, un testimone della Parola, un me-diatore della Parola, un animatore, un costruttore di comunione.L’animazione biblica ha lo scopo di aiutare i fedeli a conoscere e aleggere personalmente e in gruppi la Bibbia nel rispetto della suaidentità teologica e storica. Per svolgere un servizio autentico nellaChiesa occorre che gli animatori acquisiscano, attraverso la forma-zione e l’esperienza, la capacità di coinvolgere tutti nell’ascoltodella Parola. Per questo devono imparare l’umiltà perché essi nonposseggono la verità da insegnare agli altri. Devono avere la capaci-tà di condurre gruppi, capacità di ascolto e di coinvolgimento.Devono saper tessere relazioni e saper valorizzare tutti.Il compito degli animatori biblici nella comunità cristiana deveessere esercitato soprattutto tramite i gruppi biblici che sono lostrumento essenziale per insegnare la Bibbia al popolo. Gli anima-tori biblici camminano in stretta collaborazione con i presbiteri esono chiamati a generare comunione ecclesiale e a stimolare ilsenso di sevizio e di carità.La formazione degli animatori biblici non deve essere approssima-tiva né basata solamente sul carisma personale, ma deve esserestrutturata a livello diocesano o vicariale per offrire strumentidegni della Parola da annunciare. Tale formazione deve essere per-manente attraverso l’aggiornamento con la lettura e la consultazio-ne di riviste bibliche e di studi recenti, con la frequentazione digiornate di studio, seminari e convegni per animatori, di settimanebibliche proposte a livello nazionale.Agli incontri di formazione hanno partecipato circa duecento cate-chisti ed operatori pastorali.

Carla Bigi CampanellaCollaboratrice Ufficio Catechistico

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don Carlo LavermicoccaL’animatore biblico.

Identità, competenze, formazione

Identità dell’Apostolato biblivo

1. Che cosa si intende per apostolato biblico

Per apostolato biblico si intende specificatamente: «la cura e la pro-mozione, tra il popolo di Dio, dell’incontro diretto con il Librosacro», in quanto parola di Dio e narrazione della storia della sal-vezza1.L’Apostolato biblico avviene dunque dentro il quadro di una pasto-rale biblica: entrambi interpellano tutta la comunità cristianaanche se in misura e modi diversi. Il settore di Apostolato biblico siinteressa quindi dell’incontro diretto della Bibbia nella pastorale.Tale attenzione richiede di permeare l’intera vita delle comunità cri-stiane, traducendosi concretamente in cura della componentebiblica nell’azione pastorale in tutte le sue espressioni. Quella cheviene chiamata pastorale biblica, già richiamata nel capitolo VIdella Dei Verbum, dove si esorta con forza la necessità di leggere laSacra Scrittura sia nella liturgia, sia nella lectio biblica e nei diversiitinerari catechistici, sia nello studio teologico, sia nella meditazio-ne personale. Anche gli Orientamenti pastorali della CEI Comunica-re il Vangelo in un mondo che cambia riportano, al n. 13, l’affermazionecentrale: «la radice della fede biblica sta nell’ascolto, attività vitale,ma anche esigente. Perché ascoltare significa lasciarsi trasformare,a poco a poco». E ancora la recente Esortazione apostolica di PapaBenedetto XVI Verbum Domini2 al n. 73 afferma che: «il Sinodo ha

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1 PCB, L’interpretazione della Bibbia nella vita della Chiesa,1993 IV, C, 3.2 BENEDETTO XVI, Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini, 2010.

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invitato a un particolare impegno pastorale per fare emergere ilposto centrale della Parola di Dio nella vita ecclesiale, raccoman-dando di incrementare la pastorale biblica non in contrapposizio-ne con altre forme della pastorale, ma come animazione biblica del-l’intera pastorale».

2. Il settore Apostolato biblico nella pastorale ecclesiale

Nel 1988 è stato costituito a livello nazionale il Settore di Aposto-lato Biblico (SAB) assecondando la Nota pastorale della CEI, LaBibbia nella vita della Chiesa. La Parola del Ssignore si diffonda e sia glorifi-cata (2Ts 3,1),1995, che al n. 41 richiede che ciò avvenga anche inogni diocesi. In seguito sono stati nominati i rappresentanti regio-nali per l’Apostolato biblico, all’interno dei rispettivi Uffici catechi-stici.Il SAB è stato collegato all’Ufficio catechistico per l’affinità nel ser-vizio della Parola, ciò non significa che il SAB non possa rappor-tarsi anche ad altri uffici, in particolare all’Ufficio liturgico. Quelloche più conta è che l’Apostolato Biblico sia avvertito come bene pre-zioso da tutti gli uffici pastorali diocesani e da questi valorizzatonei rispettivi programmi e varie iniziative. Il SAB opera a contattocon la pastorale ordinaria delle comunità cristiane.Inoltre il SAB nazionale tiene uno stretto collegamento di coopera-zione con l’Associazione Biblica Italiana (ABI) e, tramite questa,con la Federazione Biblica Cattolica (FBC), da cui attinge orienta-menti e iniziative. In questo quadro svolge un servizio di sussidia-rietà e sostegno dell’animazione biblica a livello locale proponendocorsi e convegni di aggiornamento e di formazione degli animatoribiblici; mantenendo rapporti e collaborazioni in campo ecumenico;producendo sussidi, promuovendo il coordinamento e il dialogocon i diversi SAB regionali e diocesani.

3. Relazione con altre agenzie pastorali e luoghi di spiritualità

Il SAB deve poter interagire anche con le aggregazioni laicali: le associa-zioni ecclesiali (prima fra tutte l’Azione Cattolica, per il suo specialerapporto con le chiese particolari, cui apportano notevoli risorse dispiritualità e catechesi biblica), gli oratori, i movimenti ecclesiali, le

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confraternite, offrendo la propria disponibilità ed eventualmenteorientando le varie attività. Il SAB deve anche tenere presente attivi-tà legate a luoghi di particolare spiritualità presenti nelle diocesicome eremi, monasteri, case di esercizi, gruppi di preghiera, etc.Da queste riflessioni si evince ancora di più l’opportunità di un set-tore pastorale specifico per l’Apostolato Biblico, che sappia tenerviva l’attenzione della pastorale diocesana, e specificatamentedell’Ufficio Catechistico Diocesano (UCD), predisponendo servizi,strumenti ed occasioni di formazione per un incontro verace edefficace con il testo sacro.

4. Come si costituisce il SAB

Il SAB diocesano è istituito dal vescovo, preferibilmente all’internodell’UCD, fatto conoscere a tutta la diocesi e debitamente sostenu-to. Per poter funzionare ha bisogno di un responsabile con adegua-ta formazione e di una misurata équipe diocesana di collaboratori,presbiteri e laici. Ha per compiti principali: una continua anima-zione e collaborazione con le parrocchie, aggregazioni laicali e luo-ghi o centri di particolare spiritualità, la formazione e cura deglianimatori biblici, la proposta di iniziative bibliche nel contestodella programmazione annuale della diocesi.A questo proposito, per un buon funzionamento del SAB è di pri-maria importanza che non si proceda in modo frammentario edindividualisticamente, ma seguendo un programma biblico dioce-sano annuale o pluriennale, con distribuzione di contenuti, indica-zioni di metodo, suggerimento di sussidi. È del tutto auspicabileche a tale programma si ispirino le singole comunità, parrocchiali ereligiose, i gruppi biblici ed altre agenzie, in modo da assicurare uncammino di comunione e di reciproco aiuto.I biblisti (sia che svolgano attività di ricerca o di insegnamento) pre-senti sul territorio di una diocesi sono invitati a mettere a disposi-zione del SAB diocesano la loro competenza e, per quanto è possi-bile, la loro diretta partecipazione.

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5. I settori della pastorale che interpellano il SAB

SAB e catechesi: riguarda il Progetto catechistico italiano, la valoriz-zazione della componente biblica dei catechismi, l’itinerario dellainiziazione cristiana e catecumenale, l’introduzione della letturadella Bibbia nelle diverse età. Diverse sono le modalità con cui laBibbia svolge il suo servizio; ne ricordiamo due in particolare: laBibbia all’interno del testo di catechismo e il servizio offerto alcammino della iniziazione cristiana:

La Bibbia nei catechismi. La Nota sopra citata ricorda al n. 28 che«la catechesi è certamente una delle vie più eminenti di contattocon la Bibbia»; insieme alla liturgia, la catechesi costituisce l’occa-sione più preziosa, per avvicinare la Bibbia alla gente nelle varie etàe condizioni. Ciò richiede che i catechisti ne siano consapevoli esappiano utilizzare tale opportunità, sviluppando la componentebiblica secondo le indicazioni della Nota: «In verità, i catechismidicono la Bibbia entro il quadro più ampio della fede della Chiesa.La collegano infatti con tre esperienze vitali della parola di Dio: ladottrina, cioè la riflessione di fede della Chiesa; i sacramenti, cioè lacelebrazione di fede della Chiesa; la carità, cioè la vita di fede dellaChiesa. Per incontrare la Bibbia nei catechismi occorre rispettarequesta contestualità, ricavando certamente dal testo un camminobiblico, ma non per farlo vivere a sé stante, bensì per far incontrarein esso l’anima stessa della catechesi, che è appunto la Bibbia, e perconnettere attorno ad essa, in profonda armonia, tutte le esperien-ze ecclesiali della Parola» (ibid.).

La Bibbia nell’iniziazione cristiana. In tale prospettiva risulta evi-dente che «dell’iniziazione alla fede fa parte anche l’iniziazione allaParola di Dio» (n. 27). La Parola di salvezza diventa “bella notizia”per chi sta diventando cristiano. Proprio quando la comunità laproclama ed essa viene accolta nella vita, fa acquisire gradatamentei comportamenti dei discepoli di Cristo. A questo scopo aiutano iriti del percorso di iniziazione cristiana che mettono in risalto ildinamismo della traditio- redditio della Parola annunciata e ricevuta.– Riguardo agli adulti la Nota 1 dell’iniziazione cristiana3 afferma:

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3 Consiglio Permanente CEI, L’Iniziazione Cristiana 1. Orientamenti per il catecumenato degliadulti, 1977.

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«La fede nasce dall’ascolto della Parola di Dio e cresce grazie al suonutrimento. Per questo ogni tappa dell’iniziazione cristiana ha pro-pri contenuti e finalità nella trasmissione della Parola, che richie-dono una cura seria e grande competenza: il primo annuncio, l’i-struzione organica dei catecumeni, la catechesi mistagogica deineofiti. Queste forme non esauriscono l’approfondimento dellaParola di Dio. Esse sono integrate e sostenute dalla liturgia dellaparola domenicale, da opportune celebrazioni della Parola e da altririti» (n. 86).– Riguardo ai ragazzi4 la Bibbia diventa protagonista nel cammino diiniziazione cristiana. Il documento della CEI afferma: «i fanciulli ei ragazzi che intraprendono l’itinerario di iniziazione cristiana soli-tamente sono all’oscuro di tutto ciò che riguarda la fede cristiana …La finalità dell’annuncio non è tanto di trasmettere nozioni e rego-le di comportamento, ma di contribuire a portare ad un incontrocon Cristo vivo»(n. 31). «Il contenuto dell’annuncio ha come ogget-to il racconto della storia della salvezza e in particolare della storiadi Gesù. Tale storia viene raccontata non come qualcosa di lontanoe ormai concluso, ma come successione di eventi aperti, attuali, cheattendono altri protagonisti» (n. 32).Dal punto di vista operativo si può affermare che si diventa cristia-ni proprio accogliendo la Parola e rispondendo ad essa con la vita.Ma ciò avviene se si impara a rendere testimonianza alla Parola,apprendendola gradualmente e abituandosi alla sua compagniaquotidiana, tramite una lettura programmata e impregnando diessa le celebrazioni, la preghiera personale, il proprio mondo inte-riore. In ciò sono di aiuto i quattro volumi del Catechismo per l’ini-ziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, e soprattutto quanto ilServizio nazionale per il Catecumenato ha cercato di suggerire nellaGuida per l’itinerario catecumenale dei ragazzi (2001) dove il percorso,partendo dall’annuncio di Gesù nel Vangelo di Marco, racconta lastoria della salvezza con fatti e personaggi, in modo da scoprire in

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4 Consiglio Permanente CEI, Orientamenti per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi da7 a 14 anni, 1999.

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essa l’amore del Padre che ci coinvolge e a cui noi rispondiamo conl’impegno della sequela di Gesù e l’ingresso in una comunità cri-stiana concreta e visibile. Nella Guida viene offerto un percorsobiblico circostanziato con riferimenti a testi precisi e con celebra-zioni appropriate della Parola.

SAB e Liturgia: riguarda la liturgia della Parola nell’eucaristia e neglialtri sacramenti, la preparazione alla lettura-proclamazione deitesti biblici, le omelie, i gruppi liturgici, l’iniziazione alla liturgiadelle ore, l’educazione alla preghiera personale con l’uso dellaBibbia in ogni età. Indichiamo qui delle direttive riprese dalla Notadella CEI, La Bibbia cit. ai nn. 25-26:La liturgia della Parola, in particolare quella che viene celebratanella Messa è la più incisiva via biblica. Il contatto che molti cri-stiani hanno con la Scrittura si realizza oggi, spesso, mediante laliturgia ed in particolare dalle letture che sono offerte dalla cele-brazione eucaristica domenicale.Nelle letture bibliche, da spiegare nell’omelia, Dio parla al suopopolo, gli manifesta il mistero della redenzione e della salvezza egli offre un nutrimento spirituale. Cristo stesso è presente permezzo della sua parola tra i fedeli.L’attenzione alla Bibbia deve manifestarsi anche nella celebrazionedegli altri sacramenti, segnatamente in quello della riconciliazione.La Bibbia deve impregnare di sé ogni altra forma di culto e di pietàpopolare.Quanto affermato per diventare sempre più realtà richiede ritiespressivi, ovvi accorgimenti tecnici per una comunicazione genui-na, soprattutto con una buona formazione biblica e liturgica forni-ta alle guide dell’assemblea liturgica, in particolare occorre prepa-rare validi lettori, che sappiano mantenere gli ascoltatori attenti altesto, che evitino ogni improvvisazione, che si preparino con pre-ghiera e riflessione sul brano che si accingono a proclamare5.

Bibbia e servizio della carità: avvalersi della Scrittura nel servizio dicarità diventa un obiettivo necessario e fecondo così come richia-mato dalla Nota CEI Evangelizzazione e testimonianza della carità al n.10: «La pastorale italiana è espressamente sollecitata a mettere in

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5 UCN-SETTORE APOSTOLATO BIBLICO, L’Apostolato biblico nelle comunità ecclesiali, 2005, p. 22.

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luce l’intimo nesso che unisce la verità cristiana e la sua realizzazio-ne nella carità, poiché una mancata armonizzazione tra l’annunciodella Parola e la testimonianza delle opere, porterebbe ad un graveimpoverimento di entrambi i processi pastorali». Per valorizzare laBibbia in questa prospettiva i contenuti sono diversi.Anzitutto occorre approfondire la conoscenza del tema della caritànella Bibbia. Poiché l’amore che Dio rivela a tutti gli uomini esigedi essere vissuto anche nei confronti dei fratelli, ne consegue chenon si può leggere la Scrittura senza sentirsi uniti a loro.Annunciare le Scritture è servizio di carità. La citata Nota CEI affermache: «la verità cristiana non è una teoria astratta. È anzitutto la perso-na vivente del Signore Gesù che vive risorto in mezzo ai suoi» (n. 9); neconsegue che incontrare la Parola di Dio significa diffondere la buonanovella del Regno ai poveri, donando a loro speranza e amore.La carità rende credibile la Parola. L’annuncio dell’amore, che tuttoavvolge e vivifica, deve poter risplendere nelle opere del credente.Saremo evangelizzatori credibili nella misura in cui metteremo inpratica quell’amore che annunciamo6.Coloro che insegnano la Parola e le comunità che di essa si nutro-no sono chiamati a fare fiorire accanto alle iniziative riguardanti laParola anche opere di carità. Ambiti specifici di tale azione con-giunta di Parola e carità sono: le carceri, gli ospedali, i centri diaccoglienza dei migranti, le situazioni di povertà e di solitudine... edin particolare agli operatori Caritas è richiesto di lascarsi ispirareprofondamente dal vangelo per imprimere al loro servizio autenti-cità, generosità, costanza e gioia.

Bibbia e dialogo ecumenico: «L’incontro con la Bibbia ha una impor-tanza decisiva nel dialogo ecumenico, quale punto di incontro trale Chiese e comunità ecclesiali, essendo la Bibbia, la base comunedella regola della fede»7. Non si può perciò concepire un Apostolatobiblico senza una mentalità e pratica ecumenica del libro sacro.

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6 Cfr CEI, Evangelizzazione e testimonianza della carità, n. 24.7 CEI, La Bibbia, cit., n. 34.

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Le pratiche più raccomandate e diffuse sono quella di una letturadella Parola di Dio in occasione di incontri specifici, come nellaSettimana di preghiera dedicata all’unità dei cristiani, cattolici emembri di altre confessioni insieme; quella di pregare insieme laParola; quella di diffondere la Bibbia con traduzioni adeguate, incollaborazione con le Società Bibliche.

Bibbia e insegnamento della religione cattolica: L’insegnamento dell’IRCnella scuola non può ridursi alla spiegazione della Bibbia ma taleinsegnamento può essere, così come afferma la Nota CEI La Bibbiacit., può essere «un prezioso canale per imparare l’alfabeto delleconoscenze bibliche» (n. 29). Non sfuggono le possibilità che l’IRCoffre a milioni di alunni delle varie scuole, aperte a scolari di diver-se provenienze, religioni e culture.A tutto ciò tendono i programmi ministeriali per l’IRC. Per il rag-giungimento di questo scopo è necessario curare la formazione ini-ziale e l’aggiornamento dei docenti di religione. Diventa indispen-sabile che essi siano capaci di una sufficiente esegesi, di una didat-tica biblica appropriata, di una lettura culturale del libro sacro. Inquesta prospettiva, alla luce della Riforma scolastica si raccomandadi porre attenzione alla Bibbia nel Progetto dell’Offerta Formativa(POF) al fine di incrementare il patrimonio educativo e culturaledella scuola.

Bibbia in famiglia. L’attenzione alle famiglie come uno dei “luoghi”più importanti di evangelizzazione è oggi in crescita, diventandoun obiettivo importante del magistero postconciliare. GiovanniPaolo II nella Novo millenio ineunte indica come irrinunciabile l’a-scolto della Parola anche nelle famiglie: «Occorre, carissimi fratellie sorelle, consolidare e approfondire questa linea, anche mediantela diffusione nelle famiglie del libro della Bibbia» (n. 39). La Paroladi Dio può realmente essere un grande fattore educativo, contri-buendo a rendere la famiglia prima esperienza di vita ecclesiale.Per avvicinare i coniugi alla Bibbia sono da considerare occasioniimportanti i corsi prematrimoniali e prebattesimali durante i qualigli stessi potrebbero essere aiutati a scoprire il ricco e profondomessaggio biblico sulla famiglia e sulla vita.I Gruppi di ascolto del vangelo nelle case con la guida di un cate-chista animatore, dove alcuni nuclei familiari si riuniscono perio-

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dicamente per conoscere meglio la Parola di Dio e imparare a pre-gare con essa.

Giornata, settimana, mese della Bibbia. Alla “attuazione di settimanebibliche” accenna la Nota della CEI, La Bibbia nella vita della Chiesa ,1995, n. 32, ponendole tra le varie possibili iniziative per diffonde-re la Bibbia tra il popolo. Oltre la settimana si possono ipotizzareanche singole e isolate giornate, mesi o addirittura anni biblici.Ovviamente con contenuti diversi e differenti organizzazioni: par-rocchiali, cittadine, diocesane ecc.

L’animatore biblico

6. La figura ministeriale

L’animatore biblico è una figura laica, preparata sulla SacraScrittura, che offre alla sua comunità il carisma umano e cristianoallo scopo di diffondere tra il popolo la lettura, l’ascolto e la prati-ca della Parola di Dio. Il suo servizio viene svolto nei piccoli gruppie nelle varie iniziative pastorali8. Per rispondere alla sua vocazione,l’animatore biblico si qualifica come:– compagno di viaggio: accompagna i credenti o coloro che sonodesiderosi di accostarsi al testo biblico, facendosi lui stesso, con lasua testimonianza, appello e presenza di Dio presso l’uomo di oggi;– testimone della Parola: egli stesso l’ha scoperta e da essa traesostegno per la propria esistenza, meditandola e assimilandola, perpoterla poi annunciare in modo credibile e significativo;– mediatore della Parola: si fa ermeneuta di essa, interpretandolaalla luce della vita quotidiana e mediando il prezioso lavoro degliesegeti nel portare ai nostri contemporanei il messaggio di Dio insintonia con la Chiesa di tutti i tempi e di tutte le stagioni;– animatore: discreto e illuminante, egli promuove un processo gra-duale di formazione, in stretto rapporto con la vocazione di ognicredente;

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8 Cfr CEI, L’Apostolato cit., p. 46.

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– costruttore di comunione: inserito vitalmente nella comunitàecclesiale, è capace di tessere rapporti di dialogo e valorizzare ilruolo e il contributo di tutti alla crescita della comunione nellaChiesa.

7. Gli obiettivi dell’animazione biblica

Gli obiettivi dell’animazione biblica vengono anch’essi delineatidalla Nota CEI: «Il loro scopo è quello di aiutare i fedeli a conosce-re e leggere personalmente e in gruppo la Bibbia, nel rispetto dellasua identità teologica e storica; favorire l’incontro diretto dei fedelicon la Parola di Dio scritta, in modo da saper ascoltare, pregare,attualizzare e attuare la Parola nella vita quotidiana; abilitare adalcune forme di condivisione biblica; rendere idonei i ministridella Parola e altri animatori a sapere iniziare i fedeli alla Bibbia»9.Ambiti di servizio sono: le celebrazioni liturgiche; gli itinerari di ini-ziazione cristiana, per i fidanzati, per i genitori e per gli adulti; i varimomenti di feste vissute dalla comunità. Gli animatori sono chia-mati ad operare anche nelle “Giornate o settimane bibliche”, nella“domenica”, nei corsi biblici, nei gruppi biblici o di ascolto, nellemissioni popolari, nella conduzione della “lectio divina” fatta per-sonalmente nelle famiglie e nei gruppi.

8. Le competenze educative e bibliche dell’animatore

Per svolgere un servizio autentico nella Chiesa occorre che gli ani-matori acquisiscano attraverso la formazione e l’esperienza, a pocoa poco, la capacità di coinvolgere tutti nell’ascolto della Parola,rispettando i tempi di maturazione di ciascuno, ma anche spingen-do a parlare e a raccontare… Per questo devono imparare l’umiltà:essi non possiedono la verità da insegnare agli altri. Sanno porre ledomande giuste, riescono a dare la parola a tutti senza mortificarequanti non hanno capacità di esprimersi o di capire e sanno aspet-tare con fiducia il momento opportuno per precisare o correggerele espressioni troppo ardite. Sanno parlare alla mente, ma anche alcuore. Evitano i discorsi troppo difficili, spiegando sempre le paro-

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9 CEI, La Bibbia cit., n. 21.

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le nuove o le espressioni tipiche che si incontrano nella lettura deltesto, senza che nessuno si senta inadatto o tagliato fuori per iltono troppo elevato delle riflessioni.Nella conduzione dei gruppi biblici gli animatori sanno sfruttare lerisorse della moderna psicologia e pedagogia per formare e per far cre-scere il gruppo: imparano a capire come tessere la rete di relazioni nelgruppo, distribuendo fra tutti le diverse responsabilità e coinvolgendotutti nel lavoro. Nel gruppo il loro atteggiamento sarà sempre positivo,senza mai rifiutare i consigli di nessuno, senza mai trattare male chiinterviene in maniera errata o imprecisa, senza far pesare le incompe-tenze e le difficoltà di relazione di alcune persone, ma facendo in modoche ognuno possa sentirsi valorizzato, incoraggiato e gratificato.Gli animatori si fanno esperti delle dinamiche di gruppo, conoscono letecniche per alleggerire i momenti di tensione nel gruppo, i momenti distanchezza nella ricerca, sono formati a comunicare in maniera effica-ce e coinvolgente. Anche la capacità di esprimere il messaggio bibliconella cultura del nostro tempo è un comportamento da acquisire: ogginon possiamo più proporre interpretazioni ingenue e semplicistiche.Dal punto di vista biblico e teologico gli animatori hanno bisognodi acquisire una competenza particolare, non solo esegetica, maanche pastorale. Secondo il Documento della CEI, La Bibbia cit. aln. 17 vengono ricordate le seguenti competenze che l’animatoredeve possedere:– «Ricercare con attenzione il senso letterale od oggettivo del testosacro; in ciò diventa indispensabile l’uso del metodo storico-critico,integrato opportunamente con altri metodi, mentre va decisamen-te scartata la lettura fondamentalista e ogni altro approccio pura-mente soggettivo.– Prestare attenzione al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura edunque al mistero di Cristo e della Chiesa.– Leggere le Scritture nella tradizione vivente di tutta la Chiesa.– Essere attenti all’analogia della fede, ossia alla coesione delle veritàdella fede tra loro nella totalità del progetto della divina rivelazione.– Realizzare il processo di inculturazione e di attualizzazione, gra-zie al quale la parola di Dio risuona come parola per l’oggi».

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9. Il compito degli animatori biblici nella comunità cristiana

Il compito particolare e necessario ad ogni comunità, svolto daglianimatori, sarà esercitato soprattutto tramite i gruppi biblici: essisono lo strumento essenziale per consegnare la Bibbia al popolo,nella comunità. Questi nascono da una missione biblica o comegruppi di ascolto o da altre esperienze e devono aiutare il popolo amettersi in contatto con il testo, a leggerlo anche in famiglia, adattuarlo nella vita.Compito degli animatori nel gruppo biblico è quello di far risuo-nare la Parola nelle situazioni concrete dell’oggi, ponendo atten-zione all’ambiente e alla cultura della pagina accostata, spiegando-ne il senso letterale e la collocazione nella storia della salvezza, insintonia con la fede della Chiesa, accogliendo nella preghiera i sug-gerimenti dello Spirito al fine di cambiare la vita.La funzione degli animatori non si esaurisce nel gruppo biblico, macamminando in stretta collaborazione con i presbiteri, si dilataall’intera comunità parrocchiale. Nel loro servizio essi sono chia-mati a generare comunione ecclesiale, stimolare il senso di servizioe di carità, muovere alla competenza esegetica e comunicativa, spin-gere ad «apprendere la sublime scienza di Gesù Cristo con la fre-quente lettura delle divine Scritture» (DV, n. 25).Gli animatori nella prospettiva della corresponsabilità spingerannodunque la comunità cristiana a fare riferimento alle Scritture intutti i momenti della vita: nelle riunioni dei gruppi, negli itinerarieducativi, nelle pratiche di pietà popolare, nella liturgia, nelle gior-nate di ritiro e in ogni altra iniziativa biblica.La funzione degli animatori si estenderà anche al territorio delladiocesi, dove in comunione con i pastori responsabili, svolgerannoil loro apostolato biblico, avvalendosi delle occasioni formative pro-poste dagli Uffici Catechistici (SAB) e lavorando con gli altri ani-matori pastorali ai progetti diocesani. Essi saranno i diffusori delleiniziative diocesane e degli orientamenti del vescovo, e si renderan-no disponibili, insieme con i biblisti della diocesi, ad un serviziodella Parola che ha come scopo supremo l’incontro sempre piùdesiderato dei fedeli con il Dio di Gesù Cristo.

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10. La formazione degli animatori biblici

A tal proposito la Nota CEI, La Bibbia cit., afferma: «esigenze pasto-rali tanto elevate richiedono uno specifico impegno da parte deglioperatori o animatori biblici e una specifica attenzione alla loro for-mazione (…) fa parte del cammino di formazione e di vita spiritualeed ecclesiale degli operatori e dei ministri della Parola un approfon-dimento regolare e organico della Parola di Dio scritta» (n. 36).Occorre che gli animatori fondino il loro servizio su un proprio iti-nerario spirituale e formativo di ascolto e studio della Bibbia.La formazione degli animatori biblici non deve essere approssima-tiva né basata soltanto sul carisma personale, ma essere strutturata,a livello diocesano o vicariale, per offrire strumenti degni dellaParola da annunciare. Sarà loro proposto un solido cammino for-mativo, allo scopo di abilitarli a guidare un gruppo e trasmettere laParola di Dio, nel contesto pastorale delle comunità di oggi. Talecammino comprende un approfondito esame delle dimensionidella Parola di Dio per i credenti; la capacità di guidare un incon-tro sulla Parola con tutti i suoi passaggi; la competenza nell’elabo-rare itinerari appropriati al gruppo in cui svolgono il servizio.Il servizio che gli animatori svolgono nel gruppo o nella parrocchiali impegna in una formazione permanente, mediante l’aggiorna-mento con la lettura e la consultazione di riviste bibliche e di studirecenti, con la frequentazione di giornate di studio, seminari e con-vegni per gli animatori, di settimane bibliche proposte a livellonazionale. Non deve mai mancare in loro lo stimolo ad aggiornar-si, a formarsi, a progredire nella conoscenza delle Sacre Scritture.Concretamente in questi anni il SAB ha sviluppato le seguenti atti-vità di formazione: – Il convegno nazionale di Apostolato biblico giunto alla sua vente-sima edizione (2012).– Il corso estivo di formazione degli animatori biblici (La Verna).– La pubblicazione della collana “Bibbia. Proposte e metodi” concirca una trentina di titoli.– L’Osservatorio permanente e il censimento periodico delle attivi-

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tà di Apostolato biblico nelle diocesi tramite gli incaricati dellediverse regioni.– Interventi di sensibilizzazione sul quotidiano «Avvenire».– Promozione nelle comunità di corsi biblici e di aggiornamentopromossi dall’ABI.

Collegamento con altri servizi alla Bibbia

Grazie a Dio, la Bibbia arriva oggi alla gente attraverso canali mol-teplici, che vanno oltre il servizio prestato dal Settore ApostolatoBiblico. Li raduniamo in due grandi aree: canali interni alla Chiesacattolica ed altri di tipo interconfessionale e dunque di taglio ecu-menico. È giusto che gli animatori anzitutto, ma anche i fedeli nesiano a conoscenza per un sicuro arricchimento della loro fede.

sac. Carlo Lavermicoccaresponsabile del Settore Apostolato Biblico

dell’Ufficio catechistico diocesano

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1. Vocazione e progetto

Si tratta di un ossimoro, una figura retorica che mette insieme dueparole di senso contrario:– la vocazione viene dall’alto, da fuori di noi, da Dio, come inAbacuc ‘preso per i capelli’ (cfr Dn 14, 33 ss);– il progetto parte dal basso, da dentro di noi, dall’uomo, come inDavide che progetta di costruire un tempio al Signore (cfr 2 Sam 7, 1 ss);– la vocazione è agape, dono d’amore da parte di Dio;– il progetto è eros, tensione d’amore da parte dell’uomo.Gli ossimori sono il paradosso costante della vita cristiana:– la “oscura chiarezza” della beata Elia: «mi è dolce cantare la felici-tà attraverso la luce della mia oscura chiarezza» (Lettere, 210, p.409);– la potenza nella debolezza di Paolo: «la mia potenza – gli dice ilSignore – si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12, 9);– l’esaltazione nella umiliazione: di Cristo («umiliò se stesso… perquesto Dio l’ha esaltato», Fil 2, 7.9);– di Maria («Dio fa grandi cose… guardando all’umiltà della suaserva», Lc 1, 48-49);– del cristiano («chi si umilia sarà esaltato», Lc 18, 14) – «il Verbo si fece carne» (Gv 1, 14).

Ufficio Famiglia

Vocazione e progetto di vita*

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

* Relazione tenuta dal prof. Giuseppe Micunco il 6 febbario 2012, presso l’Aula sinodale,nell’ambito degli incontri organizzati dall’Ufficio diocesano per la famiglia sul tema: “Laresponsabilità educativa: dal desiderio alla vocazione. Il ruolo della famiglia”.

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La vita cristiana è insieme chiamata e progetto di vita: le due cose avolte s’incontrano, a volte si scontrano: facciamo un progetto e ilSignore vi si inserisce con la sua chiamata, o ci chiama ad altro,spesso anche all’interno della stessa chiamata. Perché ci ha chiama-ti da sempre, «fin dal seno materno» (Gal 1, 15); «in Cristo ci hascelti prima della creazione del mondo» (Ef 1, 4).

2. La vocazione

Diceva in una recente conversazione don Luigi Renna che la voca-zione è «lasciarsi sorprendere da Dio»; mi ha richiamato una cele-bre breve lirica di Ungaretti (Casa mia, da Ultime, Milano 1914-1915): «Sorpresa dopo tanto di un amore / credevo / di averlo spar-pagliato per il mondo». Quando con i nostri progetti, il nostro‘sparpagliare amore’, ci sentiamo vuoti e perduti, il Signore ci sor-prende col suo amore: a qualsiasi età, in qualsiasi condizione.È il battesimo la radice di ogni vocazione: siamo chiamati dall’a-more trinitario; questa ‘sorpresa’ ce la portiamo appresso, per cosìdire, appartiene alla nostra vocazione alla santità, che tante voltedimentichiamo o oscuriamo… ma ecco che Dio ci sorprende; comedice Agostino: «tu eri con me e io non ero con te… mi chiamasti erompesti la mia sordità…» (Conf. 10, 27).

3. Il progetto

In realtà, parlando di progetto, si finisce col parlare anche di voca-zione. Perché c’è prima di tutto un progetto di Dio su di noi, comesingoli, come coppia e come comunità alla quale apparteniamo. Maprima vogliamo parlare dei nostri progetti. Ne abbiamo ancora?Il nostro vescovo, nella sua Lettera alla Chiesa locale nel IV centenariodel Seminario diocesano. Cerca e troverai, scrive che la nostra è una «cul-tura a-progettuale»: «La maggior parte delle persone […] non ha insé una progettualità che la porti a cercare e a trovare in quello chedice o in quello che fa il ‘gusto dell’esistere’. Non sente l’appello dellavita alla vita. La chiamata della vita alla vita. […] Non solo i laici cri-stiani, ma anche i vescovi, i presbiteri, le religiose e i religiosi (la cuivita dovrebbe essere più che mai ‘progettuale’) cadono in questa

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trappola esistenziale, quando dimenticano di essere ‘uomini edonne della chiamata’ e perdono così il senso e il fine ultimo dellapropria vita di chiamati» (n. 3, p. 12).Mons. Cacucci, ancora, dice che ci muoviamo tra la sindrome diPeter Pan «l’eterno ragazzo, che non vuole crescere e non vuoleassumersi le sue responsabilità» e la sindrome del profeta Giona,un uomo che per paura è «chiuso a riccio su se stesso», e «si rifugianel non-rischio».Non progettiamo e non rischiamo, perché manchiamo di memoriadel passato e di apertura verso il futuro. Perché nostra unica preoc-cupazione è il presente, nel quale vogliamo essere perennemente‘giovani’, in concorrenza con i giovani, ai quali stiamo rubando ilfuturo, dopo che gli abbiamo nascosto il passato. E «l’industriadella moda, - scrive Armando Matteo (La prima generazione incredula.Il difficile rapporto tra i giovani e la fede, Rubbettino, Soveria Mannelli(Cz) 2010, p. 53) dei viaggi, delle comunicazioni, della ricerca far-maceutica, della chirurgia estetica, dell’alimentazione – non senzail potente ausilio dell’astuzia della pubblicità e del traffico di stu-pefacenti – va incontro al disperato bisogno di questa classe socia-le di mantenere la propria forma giovane, prestante, attraente, ovve-ro di corrispondere anche con il fisico all’età mentale che i suoimembri si assegnano».Un uomo che non fa progetti di vita non risponde a quella voca-zione alla vita e all’amore, all’eros e all’agape, che, come dicevamoall’inizio, il Creatore ha posto in lui facendolo a sua immagine.

4. Il ‘progetto’ nella Scrittura: volontà e mistero

Per Dio troviamo piuttosto il concetto di ‘disegno’, ‘piano’, maquasi mai espresso con questi termini. Troviamo invece ‘volontà’, una volontà d’amore, come dice bene ilgreco thèlema (un termine del linguaggio erotico), che è quello del‘Padre nostro’: in quella preghiera chiediamo a Dio, ogni giorno, inqualsiasi momento, di compiere la sua volontà, il suo disegno, il

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suo progetto d’amore in noi e nella storia. Questo ‘progetto’ è, diceGesù nel vangelo di Giovanni, che abbiamo la vita eterna (la vitadivina), già da ora (cfr Gv 6, 38-40).Troviamo anche il termine ‘mistero’, che è ancora il ‘progetto’ d’a-more di Dio quale si è manifestato nella creazione, nella storiad’Israele, in Gesù Cristo e nella Chiesa; sappiamo come ‘misteri’fossero per i Padri (lo sono anche per noi) gli eventi salvifici narra-ti dalla Scrittura e che hanno trovato piena realizzazione in Cristoe nei sacramenti, come spiega bene Paolo (cfr Ef 3, 1 ss.).Per i ‘progetti’ degli uomini troviamo il termine ‘pensieri’, come nelMagnificat: «ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore» (Lc 1,51), nei loro progetti di prepotenza e prevaricazione; o, più spesso epiù semplicemente, di soldi, di una casa più grande, di una macchi-na più potente... Come il ricco stolto della parabola (Lc 12, 16 ss.),che fa i conti senza l’oste… Ma i nostri progetti possono essereanche di pace e di amore, di servizio al Vangelo e al bene comune,che possono anche fallire… e il Signore ci può anche chiedere altro…

5. Il progetto di Dio

C’è un progetto di Dio sul mondo e sulla storia, e su ciascuno dinoi.Negli affreschi della chiesa di S. Caterina d’Alessandria a Galatinac’è un Dio creatore con riga e compasso, come un architetto chedisegni il suo progetto; è un’immagine tratta dal libro dei Proverbi:«… quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchiosull’abisso…» (cfr Pr 8, 23 ss.). Dio chiama il mondo alla vita e lo fabello (oltre che buono, ebr. tôb), segno del suo amore.Sempre in quegli affreschi, quando crea l’uomo e la donna si chinasu di loro: in tutti gli altri atti creativi il Signore è sempre raffigu-rato ritto in piedi, maestoso e potente; sull’uomo e sulla donna sichina con affetto: li chiama a condividere la sua immagine di vita edi amore: «facciamo l’uomo a nostra immagine… non è bene chel’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto simile a lui» (cfr Gen 2, 18).Una chiamata che riguarda tutti, sposati, ordinati e consacrati.Così con Israele: «Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato… Mapiù li chiamavo, più si allontanavano da me…» (cfr Os 11, 1 ss.).

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Israele dimentica spesso l’amore della sua giovinezza… Anche noi…Ma il Signore resta sempre fedele al suo amore.Fino a Gesù Cristo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suoFiglio Unigenito» (Gv 3, 16). E lo ha ‘dato’ per sempre: è lui il suo‘progetto’ per noi, è Cristo il ‘mistero di Dio’ (Col 2, 2), il ‘sacra-mento primordiale’ (Schillebeeckx), il sacramento dell’incontro diDio con l’uomo, massimamente nell’Eucaristia, sacramentum carita-tis, sacramento dell’amore, che ci fa, come nel matrimonio, «unasola carne con lui» (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, 8).

6. Un progetto-vocazione su ciascuno di noi

a. Un progetto che è una chiamata alla vita, che è certo la vita di gra-zia, ma che va vissuta nella vita di tutti i giorni. E non può essereuna vita ‘borghese’, ‘tranquilla’. «Non crediate che sia venuto a por-tare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada.Sono venuto infatti a separare l’uomo da suo padre…» (Mt 10, 34-35); «Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io hovinto il mondo!» (Gv 16, 33). Mi viene in mente Vasco Rossi:«Voglio una vita spericolata… Voglio una vita piena di guai…» Cosìanche in Vivere: «Vivere, e sperare di star meglio e non esser maicontento: è come un comandamento». Anche se lo dice in altrosenso... Ma che provocazione per le nostre paure, per le nostre cau-tele… Abbiamo persino cambiato il senso della parola ‘prudenza’…Una chiamata alla vita, che riguarda la vita di coppia, che riguardai figli, che riguarda il lavoro, che riguarda l’impegno civile, sociale epolitico, senza la paura di Giona. b. Un progetto che è anche una chiamata all’amore, quale che sia lanostra vocazione, che è sempre, però una vocazione nuziale. Nellaconsapevolezza, nella fede, che «è Dio che ha congiunto» (Mt 19, 6),ciò che l’uomo non può e non deve dividere. E, invece, siamo pro-prio noi a ‘dividere’, e non solo con divorzi e separazioni, ma anchecon egoismi e paure e falsi moralismi. A cominciare dall’amoreconiugale. Benedetto XVI scrive nella Deus caritas est (n. 3):

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«(Nietzsche) esprimeva una percezione molto diffusa: la Chiesa coni suoi comandamenti e divieti non ci rende forse amara la cosa piùbella della vita? Non innalza forse cartelli di divieto proprio laddo-ve la gioia predisposta per noi dal Creatore, ci offre una felicità checi fa pregustare qualcosa del divino?». E Giovanni Paolo II: «In quelmomento in cui, sposati l’uno con l’altra, come marito e moglie,debbono essere ‘una sola carne’, si impegnano in comune a rilegge-re il linguaggio del corpo proprio del loro stato, nella sua sorgentedivina. In tal modo il linguaggio del corpo diventa linguaggio dellaliturgia: viene fissato il più profondamente possibile, collocato cioènel mistero del ‘principio’» (Uomo e donna lo creò. Catechesi sull’amoreumano, Roma 1987, p. 440; riportato in J. Bastaire, Eros redento,Edizioni Qiqajon. Comunità di Bose, Magnano (Vc) 1991, p. 110).A valorizzare la corporeità e la sessualità nel rispondere alla chia-mata del Signore, di qualsiasi tipo, invita anche il nostroArcivescovo nella lettera Cerca e trova (p. 15).c. Un progetto che è anche una chiamata alla missione, a cominciareproprio dal sacramento del matrimonio, mistero dell’amore traCristo e la Chiesa (cfr Ef 5). In quanto sacramento l’unione e l’a-more tra gli sposi non è soltanto segno dell’amore… che sarebbe giàtanto: vedere due sposi che si amano fa bene ai figli, fa bene allasocietà, fa bene alla comunità cristiana. Il sacramento è anche ‘stru-mento’ dell’amore, nel senso che ‘misteriosamente’, misticamentelo fa crescere, direi quasi ex opere operato, prima ancora che ex opereoperantis: cioè per se stesso, per il fatto stesso che è stato e viene cele-brato. Sta poi alla comunità farlo fruttificare, come per tutti i sacra-menti.E il sacramento del matrimonio è già un annuncio e una presenza,quindi, del Vangelo dell’amore. Ma ad annunciare il vangelo siamochiamati tutti («guai a me se non annuncio il Vangelo», dice Paolo,1 Cor 9, 16): non è un ‘mestiere’ che riguarda solo gli ordinati o iconsacrati. Ognuno a modo suo. Gesù per i laici lo spiega bene nel-l’episodio dell’indemoniato guarito e che vorrebbe ‘seguirlo’: «Gesùnon glielo permise, ma gli disse: “Va’ nella tua casa, dai tuoi, annun-cia loro ciò che il Signore ti ha fatto…”. E quello andò e si mise aproclamare…» (Mc 5, 18-20).d.Un progetto che è una chiamata alla gioia, alla felicità. Dicono benei vescovi nel documento sugli orientamenti pastorali per il decen-

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nio 2010-2020, Educare alla vita buona del vangelo (n. 8):«Un’autentica educazione deve essere in grado di parlare al bisognodi significato e di felicità delle persone. Il messaggio cristiano ponel’accento sulla forza e sulla pienezza di gioia (cfr Gv 17, 13) donatedalla fede, che sono infinitamente più grandi di ogni desiderio eattesa umani». Spesso noi adulti siamo piuttosto testimoni di infe-licità: «Tutti i nostri genitori – dice, a colloquio con un adulto, ilgiovane protagonista del romanzo Emmaus di A. Baricco(Feltrinelli, Milano 2009, p. 119) – sono stati, da giovani, felici.Aspettavo di sentire quando tutto quello si era inceppato e dove erainiziata la miseria educata che invece conoscevamo. Avrei volutomagari sapere perché a un certo punto si erano ammalati».

7. Fare progetti. senza attaccarci ad essi

Il Signore ha su di noi, e ci chiama a costruirlo con lui, un progettodi vita, di amore, di missione, di gioia.Per conoscere il progetto che ha su ciascuno di noi, ognuno deveavere un suo progetto, i suoi progetti. Cercare, come dice il vescovo,il «gusto dell’esistenza». Fare progetti è umano. Fino alla fine. Guaia non avere o a non fare progetti, a non voler sempre migliorare.Fino alla fine. Sant’Agostino nel 429, a un anno dalla morte, invian-do all’amico Dario una copia delle Confessioni, scriveva: «Noi nonabbiamo fatto altro che perderci, ma Colui dal quale siamo statifatti, ci ha rifatto. Quando mi avrai conosciuto in questa opera,prega per me, perché io non ceda, ma progredisca nella perfezione»(Epist. 231, 6). Agostino ha settantacinque anni ed è vescovo da ven-titrè anni, e prega ancora perché regga la sua fede, e pensa ancora didover progredire nel cammino della perfezione!Non dobbiamo però essere attaccati ai nostri progetti. Il nostro progetto è ‘non avere progetti’, nel senso di essere sempredisponibili prima di tutto al progetto che Dio ha su di noi. Dice laScrittura: «La mente dell’uomo pensa molto alla sua via, ma ilSignore dirige i suoi passi» (Pr 16, 9). E ancora: «Molti sono i pro-

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getti nel cuore dell’uomo, ma solo i disegni del Signore si compio-no» (Pr 19, 21): l’uomo propone, Dio dispone…. Penso anche adAbramo, a Zaccaria ed Elisabetta, a Maria e Giuseppe, a Levi il pub-blicano, a Zaccheo, a Paolo… Quando meno te l’aspetti, Dio ti cam-bia la vita: con un figlio, con un incarico che non ti aspettavi, conun evento (gioioso o triste poco importa: cosa dire di Giobbe?)… Èsempre il Signore che viene nella tua vita… E viene per il meglio, per-ché la gioia sia ancora più piena.

8. La grande speranza

È una battuta, ma fino a un certo punto, quella che sentivo giornifa da un uomo di spettacolo, che a chi gli chiedeva quali fosserostati per lui i migliori anni, rispose: «devono ancora venire».Un ultimo nome biblico per progetto è ‘speranza’. La speranza èuna virtù teologale, un dono di Dio, ma passa essa pure attraversole nostre speranze, i nostri progetti. La nostra vita, dice BenedettoXVI nella Spe salvi, si muove di speranza in speranza, ma in realtàabbiamo bisogno della “grande speranza”, che «può essere soloDio, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò cheda soli non possiamo raggiungere» (cfr Spe salvi, 30-31). Torniamocosì all’ossimoro iniziale: la tensione d’amore dei nostri progettis’incontra con il dono d’amore da parte di Dio, la sua chiamata conil progetto di vita che vogliamo costruire. Fino alla fine. Le sorpre-se non sono finite. “I migliori anni devono ancora venire”. Ancheper il nostro mondo. Auguriamocelo. Chiediamolo anche nella pre-ghiera.

prof. Giuseppe MicuncoDirettore Ufficio Laicato

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Venerdì 9 dicembre 2011, dalle ore 9.30 alle ore 12.30, presso ilSeminario arcivescovile di Bari, si sono svolte le operazioni di votoper l’elezione del nuovo Consiglio Presbiterale dell’Arcidiocesi diBari-Bitonto.L’Arcivescovo, con suo decreto, ha nominato suo delegato, comepresidente del seggio, don Paolo Bux, Cancelliere di Curia, e scruta-tori i diaconi: Lorenzo Petrera, Matteo Dellerba, Luigi Inversi eGiuseppe Delle Grazie, quest’ultimo con funzioni anche di attuario.Gli aventi diritto sono stati suddivisi in due liste, “A” e “B”, secon-do quanto stabilito dalle “Norme per l’elezione del nuovo ConsiglioPresbiterale per gli anni 2011-2016”, emanate il 24 novembre 2011a specificazione delle norme statutarie.Gli elettori hanno votato su apposite schede vistate dal Vicariogenerale e fatte pervenire in anticipo a tutti i votanti, unitamenteal Decreto di indizione, alle dette norme, agli elenchi degli eleggibi-li e alla lettera di convocazione.Solo un plico di convocazione non è stato consegnato al destinata-rio (don Michele Camastra) perché telefonicamente ha comunicatodi essere fuori sede per diversi giorni.È stato allestito il seggio sia per la lista “A” sia per la lista “B” pres-so il locale antistante la Cappella del Seminario, al piano inferiore.

Consiglio Presbiterale DiocesanoVerbale dell’elezione del nuovoConsiglio Presbiterale diocesanoper il quinquennio 2011-2016

CONSIGLI DIOCESANI

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Prima di dare inizio alle votazioni sono state affisse, in luogo pub-blico e ben visibile, le liste elettorali.Il Presidente Delegato ha raccolto i voti consegnati in busta chiusaal Vicario generale e ai vicari zonali da chi è stato impossibilitato apartecipare: n. 25 della lista “A” e n. 12 della lista “B”.Si è controllata l’identità di chi ha votato. Non si sono registratecontestazioni, né sono stati sollevati problemi. La consultazione siè dunque svolta regolarmente.Dalle ore 14.15 alle ore 20.30, presso la sala riunioni del secondopiano della Curia arcivescovile, si sono svolte le operazioni di spo-glio delle schede.Ha presieduto lo stesso Presidente Delegato coadiuvato dagli scru-tatori. Prima di iniziare le operazioni di spoglio, sono state contatele schede inserite nelle urne: n. 163 per la lista “A” e n. 20 per la lista“B”. Tali numeri sono risultati corrispondenti a quelli registrati suirispettivi elenchi dei votanti.In totale, quindi, è risultato che per la lista “A” hanno votato n. 188presbiteri, pari al 68% degli aventi diritto (n. 277); per la lista “B”hanno votato n. 32 presbiteri, pari al 39% degli aventi diritto (n. 84).

Dallo scrutinio delle schede della lista “A”, oltre ai voti validi, èrisultato quanto segue:– n. 6 schede bianche;– n. 1 scheda nulla in quanto non compilata sull’apposito modulo;– n. 1 scheda nulla in quanto priva di preferenze, ma con frase nonpertinente;– n. 2 singoli voti nulli perché incomprensibili;– n. 1 singolo voto perché attribuito a un sacerdote non presentenegli elenchi; – n. 1 singolo voto nullo perché attribuito due volte alla stessa per-sona nella medesima scheda;– n. 28 singoli voti nulli in quanto attribuiti a candidati non eleg-gibili perché membri di diritto.

Dallo scrutinio delle schede della lista “B”, oltre ai voti validi, èrisultato quanto segue:– n. 5 singoli voti nulli in quanto attribuiti a presbiteri appartenen-ti alla lista “A”;

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– n. 1 voto singolo nullo in quanto attribuito a candidato non eleg-gibile perché membro di diritto.

I voti validi risultati dallo scrutinio sono stati riportati negli elen-chi allegati al presente verbale, del quale formano parte integrante.Terminate le operazioni di spoglio, il sottoscritto diacono Giu-seppe Delle Grazie, scrutatore attuario, ha redatto il presente ver-bale, controfirmato anche dal Presidente Delegato del seggio edagli altri scrutatori.Il verbale, con gli allegati, sarà pubblicato sul Bollettino diocesanoa norma del can. 173, §2 CDC.

Bari, 9 dicembre 2011

diac. Giuseppe Delle GrazieScrutatore attuario

Visto; si approva

sac. Paolo Bux, Presidente Delegatodiac. Matteo Dellerba, scrutatorediac. Luigi Inversi, scrutatorediac. Lorenzo Petrera, scrutatore

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Allegato al Verbale CPD del 9 dicembre 2011

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Il giorno 20 gennaio 2012, alle ore 9.30, presso il salone della Casadel Clero in Bari, si è riunito il Consiglio Presbiterale diocesano rin-novato per il quinquennio 2011-2016, convocato e presiedutodall’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci.Sono presenti: il vicario generale mons. Domenico Ciavarella e ivicari episcopali: don Candeloro Angelillo, don Ubaldo Aruanno,mons. Vito Bitetto, mons. Francesco Colucci, mons. DomenicoFalco, mons. Angelo Latrofa, p. Leonardo Di Pinto, O.F.M.Sono assenti: don Gianni De Robertis; don Carlo Lattarulo; donEnrico D’Abbicco, p. Francesco Neri O.F.M. Cap.; p. AntonioCofano, O.F.M.

All’ordine del giorno:– Riflessioni dell’Arcivescovo sul Consiglio Presbiterale– Varie ed eventuali.

Dopo la preghiera dell’ora media, l’Arcivescovo saluta i presenti,ringraziando coloro che hanno partecipato al precedente Con-siglio, così come anche il precedente segretario, don Antonio Serio.Presenta il nuovo segretario nella persona di don Alessandro Tanzi;poi invita i membri del nuovo Consiglio a presentarsi e allo stessotempo ricorda a tutti i presenti l’importanza della partecipazione atutte le riunioni.

Consiglio Presbiterale DiocesanoVerbale della riunione del 20 gennaio 2012

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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L’Arcivescovo sottolinea la rilevanza della presenza nel ConsiglioPresbiterale dei religiosi, in virtù del loro specifico carisma; e chesarebbe auspicabile, nei limiti del possibile, la partecipazione anchedei sacerdoti diocesani alla festa dei religiosi il 2 febbraio prossimo.L’Arcivescovo esprime sentimenti di gioia per la partecipazione cora-le alla celebrazione dei 400 anni del Seminario arcivescovile diocesa-no del 18 gennaio, ricordando che non si tratta solo di una comme-morazione, ma di un impegno concreto delle comunità nell’accom-pagnare tutte le vocazioni, con una particolare sinergia, richiamataanche nella lettera pastorale, fra pastorale della famiglia, pastoralevocazionale e giovanile. La diocesi è chiamata ad una responsabilitàstorica nel rilanciare l’impegno per la pastorale vocazionale, cheacquista, in questo momento storico, una particolare rilevanza.In seguito comunica lo stato di salute di alcuni presbiteri e invita avisitarli e a sostenerli con la preghiera.

Si passa dunque al primo punto all’o.d.g.L’Arcivescovo ricorda la natura teologica del Consiglio Presbiterale,strettamente collegata alla dimensione collegiale della Chiesa (secon-do le indicazioni del Concilio). Nel Concilio, insieme alla categoria dikoinonia, viene affermata la categoria della collegialità, uno dei fruttipiù belli della comunione che si allarga a tutta la Chiesa, anche nellesue realtà locali. Il Consiglio Presbiterale è un ulteriore segno edesplicitazione, a livello diocesano, di questa collegialità.L’Arcivescovo, citando alcuni punti di importanti documenti (LG 28;CD 28; PO 7), ha esplicitato il fondamento teologico-dogmatico chegiustifica la necessità e la natura del Consiglio Presbiterale: facendoriferimento in modo particolare all’affermazione sulla sacramentali-tà dell’episcopato e ai riti di ordinazione, è significativo il riferimen-to presente nella preghiera di ordinazione al rapporto tra Mosè e glianziani del popolo come prototipo del rapporto vescovo-presbiteri,legame che costituisce come un solo sacerdozio collegiale.L’Arcivescovo, citando ancora PO 7 e LG 28, sottolinea l’espressio-ne «sia diocesani che religiosi», per ricordare come la vita religiosafa parte della struttura stessa della Chiesa: infatti tutta la Chiesa ècarismatica e istituzionale insieme, evitando visioni dicotomiche.Allo stesso modo la vita fraterna non riguarda solo i religiosi, maanche i sacerdoti diocesani.

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Questo solido fondamento teologico spiega, dunque, anche l’obbli-gatorietà del Consiglio Presbiterale (can. 495 CIC) rispetto alla nonobbligatorietà del Consiglio Pastorale diocesano (can. 511 CIC),senza che questo significhi minor rilevanza del Consiglio Pastorale.Richiamando la Lumen Gentium (n. 28), la Christus Dominus (n. 28) e laPresbyterorum Ordinis (n. 7), l’Arcivescovo sottolinea ancora il fonda-mento teologico del Consiglio Presbiterale, per la partecipazioneall’unico sacramento dell’Ordine da parte del vescovo e dei presbiteri.Ricorda i canoni del CIC sul Consiglio Presbiterale (p. II, sez. II, c.III), specificando che la rappresentatività del Consiglio è particola-re: va considerata in senso globale.In generale il Consiglio ha solo un ruolo consultivo, ma, considera-ta la natura del Consiglio, il vescovo deve tener conto che il suoapporto non ha solo un valore sociologico, ma teologico.L’Arcivescovo invita, dunque, i presenti ad eventuali interventi e aformulare proposte di tematiche da sottoporre all’attenzione delConsiglio nelle prossime sedute.

Seguono alcuni interventi.Viene sottolineata l’importanza dell’intervento dell’Arcivescovo, soprat-tutto sulla corresponsabilità dei religiosi verso tutta la Chiesa diocesana.La formazione diversificata dell’attuale Consiglio Presbiterale, chedà un’immagine ecclesiale molto variegata e ricca, invita ad essereconsapevoli di questa ricchezza e responsabilità. Si propone diriflettere sui programmi formativi del sacerdote, prima e dopo l’or-dinazione.Si suggerisce di far emergere dalle visite pastorali le problematichecomuni alle diverse comunità, così come, in vista della conclusionedella visita pastorale, di avere un confronto sulla vita della diocesi.Viene ricordato un prossimo incontro dei vescovi presso la Univer-sità Gregoriana sul tema della pedofilia, chiedendo quali indicazio-ni provengono dalla nostra diocesi su questo tema.È sottolineata l’importanza della cura concreta della fraternitàsacramentale in vista della crescita della comunione presbiterale edi favorire esperienze di fraternità fra i sacerdoti.

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Si propone una riflessione sulla collaborazione fra i presbiteri e idiaconi.Si sottolinea l’importanza di riscoprire il Concilio nella nostraChiesa. Fino a che punto il Concilio è diventato stile comunionale?Rilanciare le tematiche portanti del Concilio.È richiamata l’attenzione sul tema della famiglia, soprattutto perquanto riguarda le famiglie in difficoltà, anche in merito alla disci-plina dei sacramenti, per dare più uniformità di comportamentofra i presbiteri.È sottolineata l’importanza di riprendere la questione della fede,anche alla luce delle non corrette immagini di Dio che a volte emer-gono dalle comunicazioni che i sacerdoti fanno e dal diffuso atei-smo pratico di molti “credenti”. I sacerdoti dovrebbero interrogar-si su quale immagine di Dio viene fuori dal modo in cui lo presen-tano, in parole e opere. Inoltre si sottolinea l’importanza di un chia-rimento sull’identità del laico che è coltivata e formata in parroc-chia, in vista anche delle problematiche della società attuale.Si suggerisce di mettere in evidenza il rapporto tra i preti e la nuovaevangelizzazione, soprattutto nella difficoltà di arrivare ai “lonta-ni”, così come anche il rapporto con le altre religioni;È anche suggerito che il Consiglio Presbiterale non rappresenta diret-tamente un momento formativo, ma di confronto fra i presbiteri.Si propone di confrontarsi sui linguaggi della fede oggi. Ci si preoc-cupa di essere preti di massa, o accompagnatori di persone?Si ricorda che sul tema della corresponsabilità, ultimamente, glistudi utilizzano il termine di compartecipazione, che forse è più espli-cativo. Occorre interrogarsi su quale sacerdote per il futuro, qualeideale sacerdotale proporre.È fatta presente l’importanza di scelte di sobrietà per i presbiteri e perle comunità, con la proposta di aderire ai circuiti della finanza etica.A questo proposito è sottolineato il sostanziale individualismo inambito economico nel comportamento dei preti, come anche ilruolo delle famiglie dei sacerdoti, in riferimento ai loro beni.Si propone il tema della collaborazione con il Seminario diocesano,per rinvigorire questa realtà.È richiamata la visita pastorale ai vicariati in cui sta emergendo latematica sottolineata dall’Arcivescovo, e come proprio queste visitepossono essere un’occasione utile a questo scopo.

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È proposta una riflessione più integrata sulla pastorale da partedegli uffici di Curia, anche sul ruolo delle associazioni e dei movi-menti; così come una riflessione seria sull’esperienza delle unitàpastorali, anche in vista della riduzione del numero dei sacerdotiSi propone, inoltre, di riprendere la Presbyterorum Ordinis comeintroduzione agli incontri del Consiglio.Si sottolinea l’importanza di mettersi prima in ascolto della genteper capire poi le priorità che il Consiglio dovrebbe affrontare.Ascoltare le sfide che il mondo pone, per interrogarsi sulle risposte.A partire dal buon esito della proposta dell’icona di Zaccheo perquest’anno pastorale, viene suggerito di riflettere insieme su un’i-cona da proporre anche per il prossimo anno.È espressa l’esigenza di riflettere sugli aspetti pratici della vita dellacomunità, in modo particolare per quanto riguarda la disciplina deisacramenti, che richiede una certa armonizzazione fra le parrocchie.

Ringraziando per le indicazioni offerte, l’Arcivescovo, tra l’altro,ricorda la necessità di una maggiore sinergia fra gli uffici di Curiasulla pastorale vocazionale, per approfondire le indicazioni emersedall’assemblea diocesana e dalla lettera pastorale.In seguito propone al Consiglio di invitare il Segretario della CEI,mons. Crociata, per una presentazione degli Orientamenti pastorali“Educare alla vita buona del Vangelo”. Dopo un breve confronto, l’assem-blea è d’accordo con la proposta di stabilire per giugno, nella giorna-ta di santificazione sacerdotale, l’incontro con il segretario della CEI.

Don Andrea Favale ricorda l’appuntamento del pellegrinaggio dio-cesano a Roma del 25 aprile in occasione del 400° anniversario delSeminario arcivescovile, col coinvolgimento delle comunità par-rocchiali.

Terminati gli interventi, l’Arcivescovo sottopone al Consiglio (cfrCIC 5152) alcune questioni riguardanti l’opportunità di far sorgeredue nuove parrocchie in zone di forte espansione abitativa dellacittà. Don Gaetano Coviello e il diacono Bruno Ressa presentano la

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situazione delle due realtà in questione con l’ausilio di informazio-ni urbanistiche, fotografie dei siti e dei contesti, planimetrie dellezone interessate:– la zona cosiddetta di Lama Balice. Il diacono Ressa comunica idati che prevedono in quella zona circa 8000 abitanti;– l’altra realtà è quella che riguarda il quartiere Japigia, nella fasciadenominata Maglia 22. Qui si prevedono, per il momento, circa7500 abitanti.L’Arcivescovo chiede al Consiglio di votare sulla proposta di far sor-gere le nuove parrocchie nelle zone indicate. Il Consiglio approvaall’unanimità.

La riunione si conclude alle 12.50 con la preghiera per le vocazionie l’Angelus.

Il segretariosac. Alessandro Tanzi

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Il giorno 22 febbraio 2011, alle ore 19.00, presso il salone della Casadel clero in Bari, convocato dall’arcivescovo di Bari-Bitonto mons.Francesco Cacucci, si è riunito il Consiglio Pastorale Diocesano sulseguente odg:– Comunità e scuola: introduce don Nicola Monterisi;– Varie ed eventuali.

Sono assenti 58 consiglieri, di cui 9 giustificati.Presiede la riunione mons. Francesco Cacucci, modera la segretariadel Consiglio Annalisa Caputo.Dopo la preghiera iniziale e l’approvazione all’unanimità del verba-le della seduta precedente, si passa al primo punto all’ordine delgiorno: introduce don Nicola Monterisi, direttore dell’UfficioScuola. Nella sua relazione introduttiva, don Nicola Monterisi sottolineacome il tema del rapporto comunità e scuola vada inquadrato nel-l’ambito della sfida educativa (Educare alla vita buona del Vangelo -Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio2010-2020); propone una chiave di lettura del mondo della scuolaoggi, con particolare riferimento all’emergenza educativa, alle ten-denze culturali in atto, ai compiti del sistema scolastico, al ruolodel testimone-maestro, alle aspettative delle famiglie; fornisce alcu-

Consiglio Pastorale DiocesanoVerbale della riunione del 22 febbraio 2011

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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ni dati sulla situazione dell’insegnamento della religione cattolica alivello diocesano; illustra le iniziative promosse dall’Ufficio Scuolaper l’aggiornamento e la formazione dei docenti di religione; e, infi-ne, a partire dall’esperienza degli incontri con le scuole tenuti dalVescovo in occasione delle visite pastorali, propone alcune riflessio-ni su una possibile applicazione nel nostro contesto di Chiesa loca-le delle linee guida contenute nel documento Fare pastorale della scuo-la oggi in Italia, il testo di riferimento della CEI in materia di pasto-rale scolastica. La relazione scritta è allegata agli atti e fa parte inte-grante del presente verbale.

Seguono diversi interventi.Giuseppe Liantonio si sofferma a riflettere sull’importanza dellascuola nella formazione catechistica dei ragazzi con particolare rife-rimento al ruolo degli insegnanti di religione cattolica. Mette in evi-denza la forte domanda di cultura religiosa espressa dagli studenti,la necessità di una mediazione culturale nell’insegnamento dellareligione, l’inadeguatezza di molti dei libri di testo in circolazione,il forte rischio di dispersività dell’attuale proposta formativa dellascuola italiana e la necessità di un riequilibrio tra attività curricula-re ed extracurriculare.Salvatore Schirone richiama l’attenzione sull’esigenza che la pasto-rale scolastica non rimanga un fatto occasionale limitato soltantoalla visita del Vescovo alle scuole ma coinvolga le parrocchie nellaloro vita ordinaria, e, allo stesso modo, che non sia delegata a set-tori specializzati della pastorale ma sia impostata secondo il princi-pio della pastorale integrata.Gianni Ruggeri si augura che la rivista «tempopieno» dell’UfficioScuola abbia una più ampia diffusione all’interno del mondo dellascuola. Osserva come spesso l’insegnamento della religione cattoli-ca rischi di disperdersi su aspetti sociologici, psicologici o di storiadelle religioni, mentre andrebbe dato maggior spazio all’approfon-dimento diretto della Bibbia. Denuncia la tendenza nella scuola chepunta a sminuire, se non a rimuovere del tutto, autori e correntiche fanno riferimento al trascendente (Dante, Manzoni, ecc.).Ricorda infine come il compito educativo, e quindi l’attenzione allascuola e ai suoi problemi, siano parte integrante dell’esperienza cri-stiana.

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Annalisa Caputo segnala lo strumento dei POF (Piani di OffertaFormativa) come un canale efficace per aprire spazi nella scuola eauspica, da parte della comunità ecclesiale, un impegno volto asostenere le vocazioni all’insegnamento per assicurare una presen-za nella scuola che vada al di là dei docenti di religione. A questoproposito constata tuttavia come il problema sia di carattere strut-turale, essendoci nelle nostre comunità intere generazioni che vor-rebbero diventare insegnanti ma che oggi non possono farlo.Don Nicola Monterisi sottolinea come da parte delle famiglie lascelta della scuola dove mandare i propri figli si basi prevalente-mente sulla quantità e varietà dell’offerta delle attività extrascola-stiche e non sulla valutazione di ciò che è essenziale. Ritiene a que-sto proposito che sia doveroso intervenire come comunità cristianaper educare i genitori a un rapporto diverso con la scuola, nell’inte-resse delle famiglie, delle nuove generazioni e dello stesso sistemaeducativo. Non va infatti dimenticato che la conseguenza di unadomanda così poco esigente è una preparazione molto scarsa deglistudenti e uno scadimento generale del livello culturale della classedocente.Don Enrico D’Abbicco ammette che se da un lato il dato relativo alnumero degli studenti che decidono di avvalersi dell’ora di religio-ne è incoraggiante, in quanto è indicativo di un tessuto che tuttosommato regge ancora, dall’altro lato esso non deve trarre in ingan-no in quanto non dice nulla sulle reali motivazioni della scelta. Taledato, perciò, anziché rassicurare, deve essere accolto come una ulte-riore responsabilità che comporta la necessità di operare scelte dif-ficili sul tipo di insegnanti e sulle modalità di insegnamento dellareligione cattolica. Ritiene inoltre che per le parrocchie la scuolarappresenti un’occasione unica per incontrare tutti. A questoriguardo riporta la sua positiva esperienza di parroco e di come inquesta collaborazione con la scuola (attività di recupero scolastico,ecc.) sia possibile creare il primo aggancio con il catechismo. Maria Luisa Lo Giacco ritiene che la percentuale del 95% degli stu-denti che scelgono l’ora di religione sia un segnale molto positivoperché, a prescindere delle motivazioni che stanno alle spalle, un

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livello di adesione così alto consente alla Chiesa, attraverso l’operadei propri insegnanti di religione, di parlare alla quasi totalità dellapopolazione giovanile. Nell’affrontare il rapporto tra comunità escuola, invita a considerare anche la presenza dei tanti movimentiche operano sul territorio. A questo proposito lamenta come tal-volta si incontri maggiore disponibilità e collaborazione da partedei professori credenti di altre discipline che non da parte degliinsegnanti di religione. Don Angelo Latrofa esprime riconoscenza verso tutti i docenti direligione, e in particolare verso quelli che operano nella scuola del-l’infanzia, per la loro competenza, professionalità e testimonianza:anche grazie al loro impegno la scuola riesce ad essere non soltan-to un luogo di istruzione ma di formazione. Ritiene che i parrocidebbano fare in modo di conoscere personalmente tutti gli inse-gnanti che operano nelle scuole del loro territorio. Invita infine adutilizzare a pieno lo strumento dei POF per inserirsi organicamen-te all’interno delle scuole. A questo scopo, propone di trovare leforme più adatte per far conoscere tale possibilità. Beppe Micunco ritiene che l’attenzione pastorale alla scuola nonpossa limitarsi al tema dell’insegnamento della religione in quantoriguarda il fatto educativo in generale. Il problema della scuola vadunque visto come problema di abbassamento culturale dell’interasocietà. A questo proposito auspica anche in ambito ecclesiale unosforzo per alzare il livello culturale della società recuperando i valo-ri del bello, del buono e del vero e promuovendo, a partire dallacatechesi, una maggiore conoscenza e valorizzazione della culturacontemporanea.Michele Vurro ritiene che anche alla luce dei dati esposti nella rela-zione introduttiva l’insegnamento dell’ora di religione sia un’op-portunità da utilizzare nel miglior modo possibile. A questo riguar-do richiama la necessità di far ricorso agli strumenti e ai linguaggipropri dei ragazzi e di riprendere in considerazione la presenza deisacerdoti nella scuola poiché è una delle poche occasioni in cui iragazzi hanno la possibilità di incontrare un prete. Ritiene infinedoveroso intervenire sulla crisi degli organismi di partecipazionestimolando una riflessione con i dirigenti scolastici.Suor Ofelia Pepe ribadisce che nella scuola cattolica la cultura è unmezzo per arrivare alla formazione integrale della persona e che sia

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da parte dei ragazzi che delle famiglie c’è attenzione nei confrontidi questa impostazione. Invita quindi a non essere pessimisti.Anche rispetto all’insegnamento della religione cattolica, ritieneche le esperienze positive siano di gran lunga superiori a quellenegative.Giuseppe Paradies lamenta una scarsa partecipazione dei genitorialla vita della scuola, non sempre dovuta alla chiusura dei dirigentio degli insegnanti (per esempio c’è poca possibilità di interazionesulle questioni didattiche) ma a un problema più generale cheriguarda il compito educativo e il rapporto genitori-figli.Mons. Francesco Cacucci spiega che la scelta di andare in tutte lescuole in occasione delle visite pastorali è anche dovuta al fatto checi sono generazioni che rischiano di non incontrare mai il vescovo(la preparazione della visita diventa invece occasione per i docentiper fare una sorta di catechesi sulla realtà del vescovo). Riferiscedella buona accoglienza ricevuta da parte di tutte le scuole visitatee che nessun istituto scolastico ha mai negato la richiesta d’incon-tro. Riguardo alle scuole cattoliche, lamenta la persistenza di unatteggiamento individualistico che chiude ciascuna realtà in se stes-sa e impedisce un cammino comune. Raccomanda invece da partedi tutti gli istituti una più assidua e attiva partecipazione alle ini-ziative diocesane e una maggiore attenzione reciproca che sappiatradursi in un continuo scambio di informazioni e di esperienze.Ricorda infine come le scuole cattoliche, permettendo di incontra-re quotidianamente i giovani, rappresentino un’opportunitàstraordinaria per fare sintesi tra fede e vita. Con riferimento al datorelativo alla scelta di avvalersi dell’ora di religione, evidenzia comeesso testimoni un’attenzione nei riguardi della Chiesa ancoramolto alta sia da parte delle famiglie che da parte delle nuove gene-razioni (basti guardare i dati relativi ai licei per comprendere che lascelta dei ragazzi non è imposta dai genitori). In conclusione, pren-dendo atto dell’esistenza – per ragioni storiche – di questa grandedisponibilità nei confronti della Chiesa e di una presenza ancoramolto ricca e variegata della Chiesa nella scuola, l’Arcivescovo invi-ta tutti a riflettere sulle possibilità missionarie che il mondo della

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scuola offre alla Chiesa: spesso limitiamo la nostra fantasia missio-naria ad interventi confinati all’interno della realtà ecclesiale (orga-nizzazione di centri d’ascolto, ecc.) e sottovalutiamo la valenza mis-sionaria della nostra presenza – così ben documentata nella relazio-ne introduttiva – all’interno della scuola. È questo – sottolineal’Arcivescovo – un dato che, sotto il profilo pastorale, non può esse-re disatteso e che impone il superamento di un certo settorialismoin favore di un’azione integrata tra la pastorale scolastica, giovanilee della famiglia. La scuola – conclude mons. Cacucci, richiamando irisultati dell’indagine internazionale OCSE-Pisa pubblicati sull’ul-timo numero della rivista «tempopieno» (ottobre-dicembre 2010, n.4 – anno V), dai quali emerge come la Puglia sia al primo postoquanto a qualità del sistema scolastico – è una risorsa straordinariaper la società come per la Chiesa, e come tale va considerata. Esaurito il primo punto all’ordine del giorno, prende la parolaSalvatore Schiralli per una breve comunicazione. Informa ilConsiglio che è terminato il suo mandato di presidente diocesanodell’Azione Cattolica. Ringrazia i consiglieri per l’impegno condivi-so in questi anni a servizio della Chiesa locale e chiede due preghie-re, una per l’Azione Cattolica e l’altra per la Consulta diocesanadelle Aggregazioni laicali (CDAL): l’esperienza di comunione vissu-ta in questi anni nella CDAL è un dono che deve sempre più conta-giare tutta la comunità e tutte le comunità perché nessuna orga-nizzazione è fondamentale ma ognuna è una parte del tutto.Alle ore 21.00, dopo la preghiera finale, S.E. l’Arcivescovo dichiarachiusa la seduta.

Per la segreteriaVito Micunco

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Allegato

Don Nicola MonterisiComunità e scuola

1. Premessa

È un vero piacere per me, questa sera, poter condividere con voi alcu-ne riflessioni sulla scuola, da un lato per fornirvi informazionisull’IRC e sulla Pastorale della scuola nella nostra diocesi, dall’altroper approfondire gli impegni richiesti alle comunità per «intensifi-care la collaborazione permanente con le istituzioni scolastiche»1.Il termine adoperato dai nostri vescovi nell’affermazione appenacitata – intensificare – fa capire che la collaborazione delle comunitàcon le istituzioni scolastiche è o dovrebbe essere prassi normale,giacché la Chiesa si è sempre interessata alle sorti della personasoprattutto quando è in gioco il rispetto della sua identità, quando,cioè, bisogna «porre al centro del proprio lavoro l’uomo creato aimmagine di Dio»2.Intensificare, perché l’urgenza dell’ora ci pone di fronte alla sfida edu-cativa pur senza temerla, come ha precisato Benedetto XVI il 27maggio 2010 alla 61a Assemblea generale della CEI durante il suolucido discorso più volte giustamente citato nel documento“Educare alla vita buona del Vangelo” offerto alla riflessione dellecomunità cattoliche che sono in Italia dai nostri vescovi.In tale documento, al n. 5 i vescovi affermano: «Non ignoriamo,certo, le difficoltà che l’educazione si trova oggi a fronteggiare. Fraqueste spicca lo scetticismo riguardante la sua stessa possibilità,sicché i progetti educativi diventano programmi a breve termine,mentre una corrente fredda scuote gli spazi classici della famiglia e

1 CEI, Educare alla vita buona del Vangelo - Orientamenti pastorali dell’Episcopato italianoper il decennio 2010/2020, n. 46.2 Discorso di Benedetto XVI agli IdR, Aula Paolo VI, 25 aprile 2009.

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della scuola. Noi stessi ne siamo turbati e sentiamo l’esigenzaimpellente di ribadire il valore dell’educazione proprio a partire daquesti suoi luoghi fondamentali».E più avanti (n. 8) nello stesso documento si legge: «Un’autenticaeducazione deve essere in grado di parlare al bisogno di significatoe di felicità delle persone».Siamo a poche settimane dall’inizio del decennio 2010/2020 e l’in-contro di questa sera, benché si interessi di un ambito specifico delmondo dell’educazione, può fornire utili indicazioni per l’avvio delpiano più organico che certamente la nostra diocesi affronterà inordine agli Orientamenti dell’Episcopato italiano.

2. Il mondo della scuola

La situazione della scuola, è facilmente intuibile, riflette la tempera-tura della società sul tema dell’educazione.Benedetto XVI, nel citato discorso alla Assemblea della CEI del 27maggio 2010, con pochi tratti individua due radici dell’emergenzaeducativa: a) il falso concetto di autonomia dell’uomo, per cui lafunzione educativa può limitarsi esclusivamente ad una osserva-zione esterna della crescita dell’educando negando ogni valore allerelazioni interpersonali; b) il relativismo, che da un lato mortifica ildato naturale negandogli ogni valore morale e, dall’altro, assegnaalla Rivelazione (allorché ne riconosce l’esistenza) un ruolo inci-dentale nello sviluppo storico. La stessa storia dell’umanità si ridur-rebbe a mero succedersi meccanico di avvenimenti che non hannoalcun significato per il presente e per il futuro.In questo clima culturale, incoraggia il Papa, «i giovani portanouna sete nel loro cuore, e questa sete è una domanda di significatoe di rapporti umani autentici, che aiutano a non sentirsi soli davan-ti alle sfide della vita»3.Se questa è la situazione culturale nella quale è calata la scuola (e lafamiglia), l’aiuto da dare non è necessariamente ed immediatamen-te cristiano, ma antropologico.Si tratta di ritornare a valorizzare nel rapporto educativo la funzio-

3 Ibid.

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ne e la responsabilità dell’educatore superando un malinteso pue-rocentrismo del secolo scorso che ribaltava l’autoritarismo educati-vo del secolo precedente e che ha favorito la convinzione della vali-dità pedagogica “quando sarà grande deciderà lui stesso”. L’attenzione pastorale, a mio avviso, va fortemente indirizzata versoogni sforzo per irrobustire la funzione degli educatori qualunque siail ruolo che essi svolgono: genitori, docenti, educatori dei ragazzi.Le più recenti intuizioni pedagogiche hanno accentuato la loroattenzione verso il ruolo del testimone-maestro, sottolineando condecisione l’assunzione di una responsabilità più efficace, attenta,generosa da parte dell’adulto responsabile dell’educazione del bam-bino, ragazzo, giovane4

Ma al di là di tali considerazioni sostenute dalle autorevoli afferma-zioni di principio contenute nei documenti magisteriali citati in pre-cedenza che devono informare l’impegno pastorale, una rigorosavalutazione della scuola è illustrata (pp. 42-71) nel prezioso volumeLa sfida educativa curato dal Comitato per il progetto culturale dellaCEI e presentato a Bari dal card. Camillo Ruini a novembre 2009.

Per quanto attiene alla scuola presente nella nostra diocesi, unavalutazione oggettiva richiederebbe un’indagine accurata, affidataa specialisti della ricerca.I pareri raccolti casualmente, sia da docenti di varie discipline cheda genitori, tuttavia, fanno sorgere alcune domande:– La scuola aiuta a far scoprire e amare la vocazione per la vita?– Quale relazione esiste, significativa, tra scuola e società civile?Quale importanza dà questa alla scuola?– Attraverso quali canali si accede, oggi, all’insegnamento nellescuole?– Quali problemi ha portato nella scuola – o quali benefici – la valu-tazione degli alunni attraverso il criterio dei crediti e dei debiti?– Nella scuola di oggi sono drasticamente diminuite le bocciature

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4 Cfr l’articolo di Loredana Perla in «tempopieno», n. 4/2010, pp. 25-27: «Ai significati siapproda educando il desiderio».

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(anche nella scuola secondaria di secondo grado): la scuola non èpiù selettiva perché è fortemente formativa?– L’altissimo numero di attività extracurricolari oggi presenti nellescuole di ogni ordine e grado quali effetti benefici ha portato allaformazione degli alunni?– Quali problemi ha creato?– I genitori in base a quali criteri scelgono l’indirizzo scolastico peri propri figli?Ma forse questi interrogativi possono essere posti per tutta la scuo-la italiana.

3. L’insegnamento della religione cattolica

Parlando agli IdR convenuti da ogni parte d’Italia nell’aula Paolo VI il25 aprile 2009, Benedetto XVI così si esprimeva: «Porre al centro l’uo-mo creato a immagine di Dio è, in effetti, ciò che contraddistinguequotidianamente il vostro lavoro, in unità d’intenti con altri educato-ri ed insegnanti… La dimensione religiosa, infatti, è intrinseca al fattoculturale, concorre alla formazione globale della persona e permettedi trasformare la conoscenza in sapienza di vita… La dimensione reli-giosa non è dunque una sovrastruttura; essa è parte integrante dellapersona, sin dalla primissima infanzia; è apertura fondamentale all’al-terità e al mistero che presiede ogni relazione ed ogni incontro tra gliesseri umani. La dimensione religiosa rende l’uomo più uomo».E il recente documento dei vescovi sugli Orientamenti pastorali deldecennio, al n. 47, così si esprime: «Al raggiungimento di questiobiettivi (espressi nel precedente n. 46) può dare un qualificato contri-buto il docente di religione cattolica, che insegna una disciplinacurricolare inserita a pieno titolo nelle finalità della scuola e pro-muove un proficuo dialogo con i colleghi, rappresentando – inquanto figura competente e qualificata – una forma di serviziodella comunità ecclesiale all’istituzione scolastica».

Dalle affermazioni su riportate si desume che l’IRC è impegnatofortemente nel crocevia culturale della scuola.Nelle nostre scuole il contributo dell’IRC è prezioso e in non pocherealtà spesso diventa un vero motore all’interno delle scuole.

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Certo, qua e là vi sono delle ombre, delle incertezze.Personalmente ritengo che l’impegno professionale degli IdR con-figurato come vera missio da parte del vescovo (cfr. il n. 2.e comma Idel decreto arcivescovile n. 37/01/D.A. del 25 luglio 2001, che rego-la le modalità per poter accedere all’IRC nella nostra diocesi) habisogno di un sostegno dell’intera comunità, di una solidarietà peril delicato ruolo professionale svolto nel complesso mondo dellascuola. Si tratta, anche, di valorizzare il ruolo nelle comunità sfrut-tandone le competenze di uomo/donna di scuola per supportareprincipalmente la pastorale per la scuola.L’approfondimento professionale degli IdR è costante preoccupazio-ne dell’Ufficio. Quest’anno il tema in svolgimento per la formazionein servizio dei docenti di religione cattolica è Educare alla bellezza.Per accedere alla graduatoria per l’IRC nella nostra diocesi – dopo averconseguito i titoli statale ed ecclesiastico – gli aspiranti IdR frequen-tano il corso di approfondimento previsto dal punto 2.c del citatodecreto arcivescovile per complessive 60 ore suddivise in 24 incontri.Qui di seguito alcuni dati sull’IRC nella nostra diocesi.

SCUOLA STATALE:

TIPO DI SCUOLA N. SCUOLE TOTALE ALUNNI

(SCUOLE STATALI) anno scolastico 2010/2011 anno scolastico

2010/2011

avvalentesi non

avval Totale Infanzia 56 14.618 190 14.808 Primaria 58 31.651 516 32.167 secondaria di I grado (966 ore) 54 22.194 623 22.817

secondaria di II grado (1338 ore) (ns. 41 + 2 dip. da altre dioc.) 43

a) Liceo : Classico

19

Scientifico Linguistico Psico-Pedagogico D’Arte

a) Istituti Tecnici: 10

d) Istituti Professionali 14

TOTALE *155 78.463 1.329 79.792

* Le scuole dell’infanzia fanno parte dei Circoli didattici che hanno anche la scuola primaria

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L

POPOLAZIONE SCOLASTICA E INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA

Scuola secondaria di 2° grado

Scuola dell'infanzia Scuola primaria Scuola secondaria di 1°

grado Scuola secondaria di 2°

grado

tot.alunni sc.statale 14.808 (di cui 381 cittadini non Italiani)

32.167 (di cui 919 cittadini non Italiani)

22.817 (di cui 399 cittadini non Italiani)

30.043 (di cui 342 cittadini non Italiani )

avvalentisi IRC 14.618

(di cui 297 cittadini non Italiani)

31.651 (di cui 688 cittadini non Italiani)

22.194 (di cui 214 cittadini non Italiani)

28.799 (di cui 199 cittadini non Italiani)

non avvalentIsi 190

(di cui 84 cittadini non Italiani)

516 (di cui 231 cittadini non Italiani)

623 (di cui 185 cittadini non Italiani)

1.244 (di cui 143 cittadini non Italiani)

% Avvalentisi 98,71 98,39 97,26 95,85

DATI DISAGGREGATI

SCUOLA SECONDARIA di 1° e 2° GRADO

Licei (Magistrale) n.19 Istituti

Istituti Tecnici n.14 Istituti

Istituti Professionali n. 10 Istituti

tot.alunni 13.662 11.996 4.385 avvalentisi IRC 13.164 11.400 4.235

non avvalentisi 498 596 150

% avvalentisi 96,35 95,03 96,57

Scuola secondaria di 1° e 2° grado

QUALIFICA IdR Totale tot.ore Divisi per tipo di scuola

così divisi

Scuola secondaria di 1° grado

Scuola secondaria di 1° e 2°

grado

Scuola secondaria di

2° grado

sacerdoti diocesani 18 per ore 279 5 1 12 sacerdoti religiosi 1 per ore 10 0 0 1 religiose 2 per ore 36 0 1 1 diaconi 2 per ore 27 1 1 laici 44

per ore 2091 14 5 25

laiche 77 30 9 38

numero tot. docenti 144 50 16 78

Scuola secondaria di 1° e 2° grado DATI SUGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE

Insegnanti di IRC di ruolo 86 Insegnanti s di IRC a tempo determinato 58

SCUOLA dell'infanzia e primaria: DATI SUGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE

Scuola dell'infanzia e primaria scuola dell'infanzia scuola primaria

Insegnanti curricolari disponibili e idonei per IRC 116 81

Insegnanti specialisti di IRC di ruolo 5 64 Insegnanti specialisti di IRC a tempo determinato 35 52

SCUOLA CATTOLICA: ATTUALMENTE SIAMO IN POSSESSO DEI DATI DI 19 SU 42 ISTITUTI

Scuola dell'infanzia Scuola primaria Scuola secondaria di 1°

grado Scuola secondaria di 2°

grado

tot.alunni 1040 (di cui 11 cittadini non Italiani)

1.009 (di cui 4 cittadini non Italiani)

184

115

T

di MATURITA’ e di:

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CONSIGLI DIOCESANI

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Dei 121 IdR laici della scuola secondaria di 1° e 2° grado

Titolo statale

69 docenti SONO IN POSSESSO di MATURITA’ e di:

4 DOTTORATO 9 LICENZA (DI CUI 2 DIR.CAN.)

11 BACCALAUREATO 37 MAGISTERO ISSR 6 VECCHIO ICC 2 NESSUNO

Titolo ecclesiastico

50 docenti SONO IN POSSESSO di LAUREA e di

2 docenti SONO IN POSSESSO di diploma scuola magistrale: e di

Dei 149 IdR laici della scuola primaria e dell’infanzia

Titolo statale

132 SONO IN POSSESSO DI MATURITA’ STATALE e di

17 docenti SONO IN POSSESSO DI LAUREA e di

1 dottorato 2 licenza 4 baccalaureato 9 magistero

24 diploma ISR 10 vecchio ICC

5 licenza 5 baccalaureato

112 magistero ISSR 10 diploma ISR

1 dottorato 1 nessuno

1 licenza 8 magistero

7 diploma ISR 1 nessuno

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4. Pastorale della scuola

Questa parte del mio intervento è già stata presentata al ConsiglioPresbiterale della diocesi il 21 gennaio 2011. Innanzitutto va chia-rito che la scuola ha come referente educativo certamente la fami-glia e poi varie componenti della società ma non specificamente lacomunità cristiana come interlocutrice della sua azione educativa.È vero, invece, che la comunità cristiana, da sempre, non ha rinun-ziato, né può farlo, all’interesse e alla responsabilità educativa dellapersona, ovunque collocata.Quali sono le linee da seguire per impostare un cammino pastora-le per il mondo della scuola?

a) Il documento CEI di riferimentoÈ utile, a questo proposito, farci guidare dal documento che i vesco-vi italiani hanno offerto alla nostra riflessione sul tema della pasto-rale della scuola, Fare pastorale della scuola oggi in Italia, che rimane iltesto di riferimento di questo settore della pastorale benché talesussidio sia datato 6 giugno 1990.Ripercorriamone alcuni punti.È sorprendente constatare come già nelle primissime espressionidel n. 1 della nota CEI si evidenziasse che il problema della «scuolagiunge al centro della coscienza sociale come un’emergenza cheinterpella tutti».Sappiamo che tale termine è ormai abituale nei nostri ambienti perdefinire l’urgenza della necessità di un plus di impegno educativo.Elenco qui di seguito alcuni punti del documento che ci aiutanonella riflessione:n. 14: «La pastorale della scuola è servizio alla salvezza dell’uomo

che la Chiesa è chiamata a rendere in questo concretoambiente» …«La Chiesa quindi si interessa della scuola perché questa èla sua vocazione: operare per la salvezza dell’uomo là doveegli concretamente cresce e si realizza, quindi anche nellascuola, luogo decisivo perché l’uomo indaghi e promuovala piena verità del suo essere».

n. 24: «Le riflessioni appena proposte ci inducono a comprende-re che pastorale della scuola è proprio l’interesse per l’uo-

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CONSIGLI DIOCESANI

mo dispiegato dalla Chiesa nella scuola e secondo i dinami-smi e le modalità tipiche della scuola».Questa affermazione è di capitale importanza, a mio giu-dizio.Non assecondarla modulando gli interventi della comuni-tà cristiana nella scuola senza rispettare i dinamismi che lacaratterizzano, rischia di causare corti circuiti tra le dueistituzioni.

n. 28 «…nessun tema pastorale matura se le parrocchie non nericonoscono l’importanza e non vi portano il loro contri-buto specifico».

Questa affermazione, credo, ricava dall’esperienza pastorale ingenere la sua veridicità.Quando si pensa ad interventi pastorali nella scuola occorre inten-derli come interventi organici. Una possibilità di intervento orga-nico, secondo i dinamismi e le modalità tipiche della scuola, è offerta dallalegge 8 marzo 1999 n. 275 che all’art. 3 prevede: «Il Piano dell’Of-ferta Formativa è elaborato dal collegio dei docenti sulla base degliindirizzi generali per le attività della scuola e delle scelte generali digestione e di amministrazione definiti dal consiglio di circolo o d’i-stituto, tenuto conto delle proposte e dei pareri formulati dagliorganismi e dalle associazioni anche di fatto dei genitori e, per lescuole secondarie superiori, degli studenti».Questa possibilità di contribuire alla formulazione del Pianodell’Offerta Formativa è poco conosciuta e pochissimo sfruttatadalle comunità cristiane, ma esiste, anche se è faticoso individuar-ne la possibilità d’intervento.

b) La visita pastorale del vescovo nelle scuoleSiamo chiamati a valutare la positività che in questo contesto staproducendo la visita pastorale del vescovo nelle scuole. Ricordoche la visita pastorale del vescovo nelle scuole deve essere delibera-ta dal Consiglio di Circolo o di Istituto e che il Consiglio di Stato,VI sez., con sentenza n. 1911 del 6 aprile 2010 ne ha deliberato lalegittimità.

125

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Finora, a partire da settembre 2007, sono state visitate 87 scuole cosìsuddivise:

Credo si sia sviluppato un ricchissimo patrimonio di relazioni congli alunni, le famiglie, docenti, dirigenti e quanti operano nellascuola.I frutti forniti da questa opportunità sono stati dovunque ricchis-simi.Le scuole, stimolate dalla visita del vescovo, si impegnano lodevol-mente per la sua accoglienza, offrendo semplici rappresentazioni,spunti di riflessioni su argomenti alti: la fraternità, la pace, la soli-darietà fra i popoli, l’attenzione al diverso, ecc.I dialoghi con gli alunni vanno dalla spontanea ingenuità dei piùpiccoli al confronto su temi più impegnativi con i più grandi.Ne deriva, a mio avviso, una ricca varietà di possibili ulteriori ap-profondimenti che possono essere affrontati successivamente nellecomunità parrocchiali.

c) Qualche possibile applicazione pastoraleMi permetto di offrire alla nostra riflessione quanto segue parten-do da due interrogativi:1. La visita alle scuole da parte del vescovo che, come sappiamo,

non si ripete con frequenza nel tempo, è occasione episodica del-l’incontro scuola-parrocchia, fortuita o rientra in una progettazio-ne pastorale più ampia?2. Cosa lascia alla comunità parrocchiale questa occasione privi-

legiata della visita del vescovo in termini di provocazione pastorale?Siamo tutti d’accordo, credo, che la pastorale scolastica non puòessere caratterizzata da interventi occasionali, seppur qualificati esempre encomiabili, che in alcune realtà il parroco compie nellescuole del proprio territorio. Ma occorre una progettazione artico-lata e globale della comunità.

126

d’istituto, tenuto conto delle proposte e

d

Ricordo che la visita pastorale del vescovo nelle scuole deve essere deliberata dal

C

Scuole statali: Circoli didattici (scuole dell’infanzia/primaria) n. 30

Scuole secondarie di I grado n. 30

Scuole secondarie di II grado n. 15

Scuole non statali : n. 11

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CONSIGLI DIOCESANI

Quali le preoccupazioni da tenere presenti e la possibile articola-zione degli interventi?• È possibile costituire un piccolo nucleo di operatori che stabil-mente si interessi di questo settore pastorale magari utilizzandodocenti (non necessariamente di religione cattolica), genitori, gio-vani presenti in parrocchia?• I genitori hanno un compito insostituibile nel rapporto con lascuola perché venga affermato il primato dell’educazione, perché sieduchino i figli ad essere seri verso lo studio, svolgendo un verocompito educativo e non diventando, come in molte occasionifanno, sindacalisti dei figli.• Quale importanza ha la scuola, nella formazione catechistica deiragazzi? Se ne sottolineano costantemente gli impegni?Bambini, ragazzi, giovani sono educati ad avere responsabilità ver-so i doveri del proprio stato come si diceva un tempo?Sono alcuni dei problemi da tenere costantemente presenti.

5. La rivista «tempopieno»

L’idea di dare vita ad una rivista per il mondo della scuola nasceall’interno della Consulta diocesana per la pastorale scolastica, inverità con molte riserve e con scarsa convinzione da parte di alcuni.La rivista è cresciuta nel tempo passando da supplemento al «Noti-ziario diocesano» a pubblicazione autonomamente registrata.Oggi è una realtà sempre più apprezzata e, da molti, attesa.Costituisce un vero strumento di pastorale scolastica, perché puòessere considerata come occasione di formazione permanente pergli IdR e come strumento di approfondimento e confronto sutematiche educative sia per le scuole che per le parrocchie alle qualiè inviata.Alcuni docenti, non solo di religione cattolica, partendo dalle pro-poste dei qualificati autori degli articoli, ne ricavano temi di studioper le loro classi.Siamo grati a quanti accolgono il nostro invito ad inviarci i loro

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scritti a solo titolo di amicizia e di riconoscimento del valore dellarivista.Nelle parrocchie, credo, potrebbe essere passata a chi ne fosse inte-ressato (catechisti, educatori, docenti) per affrontare più ampia-mente i temi proposti.La rivista vuole essere un servizio alla diocesi. Niente di più.Grazie per la vostra attenzione.

sac. Nicola MonterisiDirettore del’Ufficio Scuola

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Il giorno 31 maggio 2011 presso la Casa del clero si riunisce il CPDpresieduto dall’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci.Sono assenti 62 consiglieri, di cui 6 assenti giustificati.Ordine del giorno: “Possibili ricadute sulla nostra diocesi delConvegno regionale delle Chiese di Puglia”.Introduce Lucy Scattarelli, che illustra i numeri dell’evento, sottoli-neando la nutrita partecipazione della nostra diocesi con 38 parte-cipanti di cui 25 laici. Annalisa Caputo presenta quindi una sintesi della sua relazionefondamentale al Convegno: “I laici nella Chiesa e nella societàpugliese oggi”. Ai membri del CPD in allegato al verbale è statoinviato il DVD con la relazione completa e il libro che approfondi-sce i temi presentati al convegno (Essere laici oggi, Annalisa Caputo,Ed. CVS, Roma, 2011).Giuseppe Micunco, direttore dell’Ufficio Laicato, presenta le pro-posizioni finali del Convegno.Don Angelo Latrofa, a condivisione della sua esperienza, testimo-nia che «si sono respirati passione e amore grande per la Chiesa »,che l’invito è stato quello di coltivare la speranza nella Chiesa diPuglia, auspica che le parrocchie diventino sempre più luoghi sin-ceri di comunione e collaborazione.Don Antonio Ruccia sostiene cha la svolta debba essere prima che

Consiglio Pastorale DiocesanoVerbale della riunione del 31 maggio 2011

CONSIGLI DIOCESANI

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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antropologica, teologica e quindi pastorale; richiamando il conve-gno di Verona con le sue 3 indicazioni: senso della comunità, atten-zione ai preadolescenti e dimensione socio-politica, invita ad unaformazione sempre più forte con una catechesi sistematica.Vito Micunco invita a una riflessione e a una pratica degli stili divita alternativi.L’Arcivescovo conclude, sottolineando, della relazione fondamen-tale, la novità della teologia narrativa e l’importanza della tonalitàfemminile espressa.Sottolinea ancora una volta del convegno la disattenzione almondo giovanile. Ribadisce infine come apertura al mondo a 360°equivalga ad apertura a 360° a Cristo e che questa necessariamentepassa attraverso l’uomo come in maniera esemplare dimostra latestimonianza di vita di Giovanni Paolo II.Alle ore 21.00, dopo la preghiera finale, l’Arcivescovo dichiara con-clusa la seduta.

Per la segreteriaChiara Trotta

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CONSIGLI DIOCESANI

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Premessa

Le proposizioni finali approvate non danno ovviamente la ricchez-za del confronto e del dibattito che si è avuto in un evento di Chiesaquale è stato il Convegno di S. Giovanni Rotondo, in cui ci sonostati l’insegnamento (la relazione, le tavole rotonde, la lezione di M.Rupnik sui mosaici della chiesa di San Pio, le omelie), la comunio-ne (gli scambi non solo nei laboratori, ma a tavola, nei momentiliberi), la frazione del pane, la preghiera (anche quella ecumenica).Le 12 proposizioni sono state elaborate e approvate dai nove labo-ratori (tre per ogni area: identità-educazione; comunione-corre-sponsabilità; missione-testimoni) e dai tre gruppi di esperti riunitiper aree. Sono poi state approvate dall’assemblea plenaria.Dalle proposizioni ho rilevato le ‘ricorrenze’ più frequenti in modotrasversale, passando cioè per i diversi laboratori (spesso, ad esem-pio, chi si è occupato di educazione ha parlato di politica; chi si èoccupato di politica ha parlato di educazione), ma le ho ripropostenuovamente per aree, quindi in tre punti. Per ogni punto mi è sem-brato utile fare almeno un riferimento alla relazione di AnnalisaCaputo, che, anche se non espressamente citata nelle proposizioni,era presente però nelle riflessioni. Mi è sembrato opportuno fareanche almeno un riferimento alla Parola di Dio, raramente citata inmodo esplicito, ma alla base delle proposte fatte.

Allegato

Giuseppe MicuncoComunicazione sulle proposizioni finali

del III Convegno Ecclesiale Regionale 2011:“I laici nella Chiesa e nella società pugliese oggi”1

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Tutte le considerazioni e proposte sono tratte letteralmente (anchese non tra virgolette) dalle proposizioni, che vengono citate con illoro numero di riferimento.

Dalle proposizioni

I. Laici educatori

Mettere la persona al centro, l’uomo fatto «immagine di Dio» (1.11;cfr Gen 1, 27), nella sua interezza, anche sociopolitica (9.12), con isuoi problemi culturali e socioeconomici (11), per promuovere unacrescita integrale (2); come risposta a una domanda di senso (7). Dalla relazione: «È l’umanità dell’uomo ad accomunare credenti e noncredenti. Dio non è morto e nemmeno il soggetto, e non solo a livello teorico,filosofico o sociologico; anche a livello psicologico di movimento collettivo, siavverte una reazione alla koinè nichilistica: c’è un nuovo bisogno di senso cheurge e bussa alla porta».A ogni cristiano spetta la cura educativa dell’altro (1.2.7), nellaconoscenza reciproca (7). L’educazione non è indottrinamento nésbrigativa sacramentalizzazione (1). Necessario un impegno di formazione permanente (1.4.5), per unafede adulta e pensata, per «rendere conto della speranza che è innoi» (1 Pt 3, 15) (4); avere cammini condivisi e comuni tra presbite-ri, laici, consacrati (5.6.8.10), anche storico-antropologici (10),prima di tutto nella prassi ordinaria (11).Ma anche in una prassi innovativa (11) mettendo in rete famiglia,parrocchia, scuola, università, istituzioni (1.2), luoghi di dialogo(osservatori, centri di ascolto, caffè pedagogici, incontri tematici,progetti formativi) (2); scuola e università cattolica (2).Formazione fondata sulla Parola di Dio (4.8.12); annunciare la vitabuona del vangelo (4); comune passione evangelica (5).Stili e linguaggi nuovi (4). La bellezza della fede, della missione (4.7.8)

II. Laici corresponsabili

In una ecclesiologia di comunione (5). La parrocchia non è una ero-gatrice di servizi, ma una comunità eucaristica (3); fondata sulla

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CONSIGLI DIOCESANI

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comunione eucaristica (5), sull’ascolto della Parola di Dio esull’‘estasi eucaristica’ (8); in una spiritualità di comunione (6).Come in At 2, 42: «Assidui all’insegnamento, alla comunione, allafrazione del pane, alla preghiera».Dalle relazione: «Questa non è e non sarà mai l’ora dei laici in Puglia, senon sarà insieme l’ora dei vescovi, dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose: laclericalizzazione dei laici o la laicizzazione del clero non è solo un problemapastorale, ma è innanzitutto un affronto alla fantasia della Trinità».La parrocchia: famiglia di famiglie (3), deve vivere a dimensione difamiglia, rimodulando tempi, spazi, luoghi in rapporto a ritmi eesigenze di vita dei soggetti (1.3).Vive un amore incondizionato che trasmette la fede e il desideriodell’incontro con Dio (1.3).Pratica il discernimento comunitario (1.4.8.9.12).Cura le relazioni interpersonali (1.3.7), la fraternità reciproca inuno stile familiare (7), l’accompagnamento dei giovani (11).Nell’ascolto e rispetto dell’uomo, di ogni uomo (1); nella valorizza-zione dei carismi (1.4.7); senza autoreferenzialità, a servizio diCristo e della Chiesa (7).«A ognuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utilità comu-ne» (1 Cor 12, 7).

III. Laici testimoni

Farsi compagni di viaggio dell’uomo, come Cristo con i discepoli diEmmaus (cfr Lc 24, 13 ss.) (6), degli uomini e delle donne del nostrotempo per annunziare la vita buona del vangelo come risposta aibisogni e alle attese della gente (4).Dalla relazione: «Il laico è l’uomo della relazione, non degli assolutismi; èl’uomo del rispetto dell’opinione altrui; è chi non si chiude nelle proprie cer-tezze, ma sa camminare con l’altro, facendo un tratto di strada con lui, conla consapevolezza che da ogni incontro c’è da imparare».Questo richiede una più coraggiosa testimonianza cristiana nellarealtà sociopolitica ed economica pugliese, nazionale e globale, nelperseguimento del bene comune (9); promuovendo forme di demo-

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crazia ‘deliberativa’ o ‘inclusiva’: sondaggi deliberativi, giurie di cit-tadini, istituti di partecipazione (9); promuovendo la cittadinanzaattiva (5.10).Impegno più diretto e immediato dei laici nel sociopolitico rispet-to a quanto le irrinunciabili esigenze di prudenza ‘politica’ nonconsentano di fare alle autorità ecclesiastiche (11).In Puglia: attenzione al territorio, alla storia (6.7), alla cultura (10);al dialogo ecumenico e interreligioso (4); al dialogo con gli stranieri.Dalla relazione: «La Chiesa pugliese ha una vocazione che pare iscrittanella natura e nella storia della sua terra: dobbiamo divenire ciò che siamo,Chiese di Puglia: capaci di dialogo, di costruzione di ponti».

Alcune proposte particolari e precise

Fare una mappatura delle esperienze di solidarietà (volontariato,cooperazione, Progetto Policoro, ecc.) (11).Pensare a scuole di formazione alla cittadinanza attiva collegateagli ISSR (10).Avere una commissione diocesana per la formazione, composta diministri ordinati, religiosi e laici, in ordine a itinerari formativicomuni (8).

prof. Giuseppe Micunco direttore Ufficio Laicato

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Eccellenza revendissima, cari colleghi, studenti, signori e signore,è con grande emozione che questa sera prendo la parola in questoconsesso pubblico, per la prima volta, in qualità di direttore di que-sto Istituto Superiore di Scienze Religiose.L’anno appena trascorso è stato caratterizzato in primo luogo dal-l’avvicendamento del direttore nominato da S.E. Mons. FrancescoCacucci in qualità di Gran Cancelliere della Facoltà TeologicaPugliese nella mia persona. In questi primi mesi ho potuto coglierel’attento interesse che l’Arcivescovo ha per il nostro Istituto, dicome conosce molto bene le situazioni e si informa della vitadell’Istituto. Questo è per me e per tutti noi motivo di grande con-forto e incoraggiamento nelle scelte e nel lavoro che quotidiana-mente svolgiamo in questa istituzione accademica. Per questo ilmio ringraziamento questa sera non è un semplice atto formale, mavuol essere l’espressione della gratitudine più autentica per la curacon cui Lei, Eccellenza, ci sta accanto.Un saluto va al preside della Facoltà Teologica Pugliese, prof. Ange-lo Panzetta, impegnato in questo momento nel Consiglio di Facol-tà e che mi ha fatto pervenire la sua amichevole partecipazione.Ringrazio anche tutti coloro che hanno fatto giungere un segnodella loro vicinanza al nostro Istituti in particolare i direttori degliIstituti Superiori di Scienze Religiose di Puglia.

Inaugurazione dell’anno accademico 2011-2012

Relazione del Direttore dell’Istituto(Bari, 16 dicembre 2011)

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Anno di transizione l’anno accademico appena trascorso: infatti il2010-2011 ha visto l’entrata in vigore del nuovo statuto e il passag-gio verso il nuovo ordinamento degli studi approvato dalla FacoltàTeologica. Insieme con lo statuto ci è stato consegnato anche ilregolamento che proprio in questi giorni abbiamo provveduto apubblicare perché fossero disponibili per chiunque. Nella presenta-zione, l’Arcivescovo Moderatore ci ha esortato a considerare «statu-to e regolamento come punti di riferimento della vita della comu-nità accademica. Essa, formata da docenti, studenti e personale disegreteria, deve trovare nell’applicazione di dette regole l’incita-mento a quella comunione necessaria al buon andamento della vitaaccademica. Perché ciò accada è necessario che ognuno, a diversotitolo, si impegni a far diventare vita concreta quanto viene indica-to in questi documenti». E conclude: «Auspico che, alla luce dellenuove regole qui pubblicate, l’ISSR “Odegitria” svolga il suo mini-stero intellettuale a servizio delle chiese locali, promuovendo sem-pre più il dialogo interdisciplinare con la cultura contemporanea».Ecco, è proprio questo il ruolo che il nostro Istituto vuole avere nel-l’ambito della cultura contemporanea a servizio della Chiesa locale.Ci sono di conforto le parole che il card. Angelo Scola, appena qual-che settimana fa, ha pronunciato in riferimento al rapporto tra ilsapere teologico e l’impegno pastorale. Riferendosi alla grande que-stione antropologica posta sul tappeto dalla società contempora-nea egli ha affermato che «uno degli aspetti più evidenti consistenel fatto che tale svolta spinge ad esplicitare il necessario orizzontepastorale proprio di ogni ricerca e sapere teologico. Purché la parola“pastorale” venga trattenuta in tutta la sua densità teologica, evi-tando di ridurla ad una applicazione da aggiungere dall’esternoall’indagine teoretica della verità rivelata». E poi aggiungeva che«anche un teologo di professione ha bisogno, come ogni fedele, diun rapporto diretto con il popolo di Dio. Per questo partecipa, inmodo organico e normale, alla vita di una precisa comunità cristia-na. Da qui si evince che già di per sé la verità possiede un caratteredi testimonianza. Non c’è conoscenza della realtà che non abbiaquesto carattere; come del resto non c’è adeguato comunicarsi dellaverità senza testimonianza». Il fatto che i nostri docenti siano impe-gnati direttamente nella vita delle chiese locali a vario titolo non èper loro una diminutio, ma un impegno a dare spessore teologico

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ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”

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alla prassi ecclesiale delle nostre comunità. Tutto questo chiede unimpegno rigoroso e costante da parte del nostro Istituto ad appro-fondire la sua funzione nella vita delle nostre diocesi. Parafrasandoancora le parole del cardinale Scola potrei dire che «un maggiorscambio tra la vita della diocesi e il lavoro dell’ISSR non comportaminimamente la perdita del rigore. Al contrario, mostrare l’inci-denza pastorale di un tale rigore metodologico, consente alla ricer-ca, all’insegnamento e allo studio di contribuire efficacemente allavita della intera diocesi» di Bari-Bitonto.

I professori, gli studenti e i titoli accademici conseguiti

Gli studenti ordinari iscritti all’anno accademico 2011/2012 sono87. Nel triennio sono così suddivisi: 24 studenti (1° anno), 16 (2°anno), 14 (3° anno). Nel biennio di specializzazione sono: 33. Glistudenti uditori sono 14, gli iscritti al biennio teologico-filosofico1, gli iscritti al corso di diaconato 8 e 20 studenti fuori corso. Intotale abbiamo 130 iscritti.Nella comunità dei docenti ha lasciato l’incarico il prof. Gioac-chino Prisciandaro, mentre è stato cooptato come nuovo docente ilprof. Gianluca De Candia, a cui facciamo gli auguri di buon lavoro.Il prof. Luigi Michele De Palma ha anch’egli sospeso le sue lezionipresso il nostro Istituto, perché è divenuto docente stabile di storiadella Chiesa presso la Pontificia Università Lateranense e contem-poraneamente ha assunto l’incarico presso l’Istituto Teologico Pu-gliese a Molfetta. Egli è stato professore dell’Istituto superiore diScienze Religiose fin dalla sua fondazione nel 1986 e ne è statoanche primo segretario. Lo ringraziamo per tutto quello che in que-sti 25 anni ha dato al nostro Istituto, con costanza, competenza ededizione. Però non lo lasciamo ancora andare, perché egli conti-nua a mantenere la direzione degli Annali dell’Istituto e dovrà por-tare a termine la pubblicazione almeno del prossimo numero. Il saluto al prof. De Palma mi dà l’occasione per riflettere sul cam-bio generazionale che sta avvenendo nel corpo docente dell’Istituto.

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Negli ultimi anni sono entrati a far parte della comunità accademi-ca diversi professori giovani, pieni di entusiasmo, competenti.Questo ci dice che a loro stiamo consegnando il futuro dell’Istituto,e con la loro ricerca e il loro impegno assumeranno sempre di piùla responsabilità di questa istituzione. A loro e a tutti i professoridico grazie per il servizio che rendono.La vitalità dell’Istituto si esprime con il conseguimento dei gradiaccademici. Durante l’anno 2010-2011, 2 studenti hanno consegui-to il grado accademico di magistero in scienze religiose, 2 studenti ildiploma in scienze religiose, 21 studenti la laurea in scienze religiose e 3studenti la laurea magistrale in scienze religiose.

Hanno conseguito il magistero in scienze religiose: a) nella sessione invernale (14 marzo 2011): Prisciandaro Flora, Usodell’immagine nell’insegnamento della religione cattolica;b) nella sessione estiva (4 luglio 2011): Di Gese Nadja, Un pensieropoetante.Hanno conseguito il diploma in scienze religiose nella sessione estiva(4 luglio 2011): De Nicolo Pietro, l’Arcivescovo Enrico Nicodemo fragoverno pastorale e problemi del mezzogiorno d’Italia; Popolizio Vito, Ilprogetto di Dio tiene presente la moderna società fondata sull’economia deimercati finanziari?Hanno conseguito la laurea in scienze religiose:a) nella sessione invernale (14 marzo 2011): Desiderato Angela, I lin-guaggi evangelici dei bambini; Caporusso Antonella, Amore, forza passio-ne, coraggio. La donna di fede nella Bibbia; Dipinto Rosa, La fede dell’emor-roissa: commento esegetico a Mc 5,25-34; Marasciulo Vitantonio, La perdi-ta del senso del peccato e il sacramento della confessione oggi; DammiccoFelicia, Il mistero nuziale nel rito cattolico romano e in quello ortodossobizantino; Del Vecchio Grazia, Prefigurazioni messianiche di Gesù il Cristo.b) nella sessione estiva (4 luglio 2011): Pisani Giusy, La sconfitta diDio e la risposta della teologia; De Bari Iolanda, La maternità ecclesiale diMaria nell’esortazione “Signum Magnum” di Paolo VI; CarlucciRosanna, Presenza e attività dei Somaschi a Giovinazzo (1615-1625);Panzarino Claudia, L’origine della diocesi di Bitetto; Masciale Pietro,L’annuncio evangelico e la “diversità”; Lacatena Angela, La pedagogia diGesù nei Vangeli sinottici; Montedoro Vito, La preghiera di Gesù alGetsemani nel Vangelo secondo Luca; Spalla Maria, La banca popolare

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ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”

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etica: una finanza eticamente orientata; Tortorella Gennaro, Pedagogia edidattica religiosa nel recupero da disabilità temporanee e permanenti. c) nella sessione autunnale (21 novembre 2011): Dibattista Fran-cesco, Il movimento liturgico europeo: dall’esperienza monastica diSolesmes all’enciclica “Mediator Dei” di Pio XII; Giuliani Antonella, Laconfermazione: sacramento della maturità psicologica o della fede?;Marzella Nicola, Il modello pericoretico di Greshake: analisi critiche e pro-spettive; Laudadio Luisa, Il discepolato di Pietro nel Vangelo secondoMarco; del Rosso Gaetano, Il santuario di San Miguel del Milagro inMessico. Dal culto pagano a quello micaelico (XVII secolo); MagarelliGaetano, La tradizione liturgico-musicale del santuario di Santa Maria deiMartiri di Molfetta in un codice del XVIII sec..Hanno conseguito la laurea magistrale in scienze religiose: nella sessio-ne estiva (4 luglio 2011): Dedemogo Abena Marie Jeanne, RudolfOtto: il carattere religioso come sacro. L’inculturazione liturgica nella chiesacongolese; Tribuzio Florinda, I riti della Settimana Santa a Noicattaro.

Le iniziative culturali

All’attività accademica si è accompagnata l’attività culturale.Nell’anno accademico appena trascorso, proprio per la sua fisiono-mia di anno di transizione tale attività ha avuto poche iniziative.Tra queste da sottolineare la partecipazione al seminario “Nuovegenerazioni al lavoro per tornare a crescere” organizzato dall’Uni-versità Cattolica del Sacro Cuore, e tenutosi qui a Bari il 4 maggio2011. Tale collaborazione si è intensificata durante l’anno accade-mico in corso con l’Istituto Toniolo, ente fondatore dell’UniversitàCattolica, con esso e col coinvolgimento dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto si sta infatti preparando una indagine decennale con ungruppo stabile di lavoro fatto di esperti che monitoreranno unfocus-group di giovani fra i 19 e i 25 anni, su tematiche inerenti lareligiosità, la vita affettiva, il lavoro. Interessante il fatto che taleesperienza si inserisce in un progetto nazionale i cui risultati saran-no a disposizione della Chiesa locale.

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Tra le iniziative culturali ricordo il viaggio di istruzione alla Basilica diSanta Caterina d’Alessandria a Galatina e la visita al Santuario diSanta Maria de Finibus Terrae a Leuca, ospiti di S.E. Mons. VitoAngiuli (2 giugno 2011). Nel febbraio scorso è apparso l’ultimo numero degli “AnnaliOdegitria” giunto al suo XVII anno. In esso sono presenti 11 saggidi cui 8 di nostri professori. Segno che accanto all’insegnamento siincrementa l’attività di ricerca.Inoltre ha continuato ad incrementarsi la collana “Studi e ricerche”con la pubblicazione nel 2010 del volume di Antonio Serio, Il futu-ro nelle radici. La pastorale catechistica nel cammino postconciliare dellaChiesa di Bari.Proprio in questi giorni infine è stata approntata la pubblicazionedello statuto e del regolamento, a cui si affianca la Guida per lo stu-dente proprio questa sera in distribuzione.Per l’anno accademico in corso, accanto ad altre esperienze già pro-grammate voglio ricordare il convegno di studi e testimonianze cheavremo il 21 marzo 2012 in cui ricorderemo 50 anni di studi teolo-gici nella diocesi di Bari. Siamo a ridosso della commemorazioneper i 50 anni del Concilio Vaticano II e mi sembra che proprio que-sto sia uno dei frutti che tale Concilio ha prodotto in questa Chiesaprimaziale di Puglia.Intanto si è avviata la procedura di verifica quinquennale dell’Isti-tuto prevista dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica tra-mite la Facoltà Teologica Pugliese.

La Prolusione

Il 2 dicembre scorso il Santo Padre Benedetto XVI parlando aimembri della Commissione Teologica Internazionale ha ribadito ilcompito che la teologia ha nel panorama culturale del nostrotempo. Così egli si è espresso: «La teologia, in fecondo dialogo conla filosofia, può aiutare i credenti a prendere coscienza e a testimo-niare che il monoteismo trinitario ci mostra il vero Volto di Dio, equesto monoteismo non è fonte di violenza, ma è forza di pace per-sonale e universale.Il punto di partenza di ogni teologia cristiana è l’accoglienza di

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ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”

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questa Rivelazione divina: l’accoglienza personale del Verbo fattocarne, l’ascolto della Parola di Dio nella Scrittura. Su tale base dipartenza, la teologia aiuta l’intelligenza credente della fede e la suatrasmissione» (BENEDETTO XVI, Discorso ai membri della CommissioneTeologica Internazionale, 2 dicembre 2011). Ecco, è proprio in taleprospettiva che questa sera ascolteremo la prolusione che il prof.Giovanni Ancona pronuncerà sul tema: “La quaestio de veritate e l’a-zione evangelizzatrice della Chiesa”. Mons. Ancona fa parte dellastoria del nostro Istituto: infatti oltre che docente egli ne è statodirettore proprio negli anni in cui l’Istituto veniva traslato daMolfetta qui a Bari. Il prof. Giovanni Ancona è ordinario di antro-pologia teologica presso l’Università Urbaniana in Roma. È inseritoin molti progetti di ricerca internazionale. Di lui ricordiamo il volu-me Il significato escatologico cristiano della morte, che è la sua tesi dotto-rale, e l’ultimo volume pubblicato quest’anno La pienezza del tempo.Gesù Cristo verità della storia. Certo sono in programma altre pubbli-cazioni, ma non possiamo qui dimenticare il manuale di escatolo-gia edito dalla Queriniana inserito nel “Nuovo corso di Teologiasistematica” dal titolo Escatologia cristiana. Con esso il prof. Anconasi accredita come uno dei massimi esperti di questa disciplina teo-logica e il suo contributo è fondamentale all’approfondimento diquesto articolo di fede. Nel ringraziarlo per la sua presenza qui que-sta sera, a lui cedo volentieri la parola.

Il direttoremons. Domenico Amato

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Francesco CacucciSenza la domenica non possiamo vivereCredere, celebrare, vivere le domeniche

dell’anno liturgico. Ciclo B

Senza la domenica non possiamo vivere.Credere, celebrare, vivere le domeniche dell’anno liturgico.Ciclo Bdi Francesco CacucciPresentazione di Giuseppe Micunco Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2011

INDICE: Presentazione di Giuseppe MicuncoTEMPO DI AVVENTO: I Domenica di Avvento Se tu squarciassi i cieli e scendessi; IIDomenica di Avvento Nel deserto preparate la via; III Domenica di AvventoSiate sempre lieti; IV Domenica di Avvento La Vergine concepirà.TEMPO DI NATALE: Natale del Signore Oggi è nato il Salvatore; Domenica fral’Ottava di Natale La Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe; MariaSantissima Madre di Dio Vergine e Madre; II Domenica di Natale LaSapienza si è fatta carne; Epifania del Signore Fu manifestato alle genti;Battesimo del SignoreQuesti è il mio Figlio diletto.TEMPO DI QUARESIMA: I Domenica di Quaresima Fare il passaggio; IIDomenica di Quaresima Salire sul monte; III Domenica di QuaresimaDalla legge allo spirito; IV Domenica di Quaresima La gioia della liberazione; VDomenica di Quaresima La nuova alleanza; Domenica delle Palme e dellaPassione La passione e la gloria.TEMPO DI PASQUA: Pasqua di Risurrezione La vita ha vinto la morte; IIDomenica di Pasqua Come bambini appena nati; III Domenica di PasquaPace a voi; IV Domenica di Pasqua Il Buon Pastore dà la vita per le pecore; V

PUBBLICAZIONIDOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Domenica di Pasqua Uniti come tralci alla vite; VI Domenica di Pasqua Ilcomandamento dell’amore; Ascensione del Signore La nostra umanità è statainnalzata; Pentecoste Il nuovo giubileo dello Spirito.TEMPO ORDINARIO: II Domenica del T.O. Lo straordinario nell’ordinario; IIIDomenica del T.O. Il regno di Dio è qui; IV Domenica del T.O. Il Dio vicino;V Domenica del T.O. Il Signore dà, il Signore toglie; VI Domenica del T.O.Guariti dalla lebbra del peccato; VII Domenica del T.O. Non ricordo più i tuoipeccati; VIII Domenica del T.O. Ti farò mia sposa; IX Domenica del T.O. Ilgiorno del Signore; X Domenica del T.O. La vittoria su Satana; XI Domenicadel T.O. Il regno di Dio è un seme; XII Domenica del T.O. La barca della Chiesanella tempesta del mondo; XIII Domenica del T.O. Signore amante della vita;XIV Domenica del T.O. Un profeta in mezzo a noi; XV Domenica del T.O. Limandò a due a due; XVI Domenica del T.O. Radunerò io stesso le mie pecore;XVII Domenica del T.O. Diede loro il pane da mangiare; XVIII Domenica delT.O. Il pane del cielo; XIX Domenica del T.O. Il pane del cammino; XXDomenica del T.O. Il pane della sapienza; XXI Domenica del T.O. Vogliamoservire il Signore; XXII Domenica del T. O. Il sì del cuore; XXIII Domenica delT. O. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia; XXIV Domenica del T.O.Chi sono io per voi?; XXV Domenica del T.O. Chi vuol essere il primo sia il servodi tutti; XXVI Domenica del T.O. Fossero tutti profeti nel mio popolo; XXVIIDomenica del T.O. I due saranno una sola carne; XXVIII Domenica del T.O.La lode della Sapienza; XXIX Domenica del T.O. La Sapienza crocifissa; XXXDomenica del T.O. Per vedere le meraviglie di Dio; XXXI Domenica del T.O.Chi non ama il fratello che vede, non ama Dio che non vede; XXXII Domenicadel T.O. Dare tutto per il Vangelo; XXXIII Domenica del T.O. Ricapitolaretutto in Cristo; Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo Il Signore deltempo e della storia.SOLENNITÀ: Immacolata Concezione La porta del cielo; Santissima TrinitàDio è amore; SS. Corpo e Sangue di Cristo Ci sazi con fior di frumento e mieledalla roccia; Assunzione della Beata Vergine Maria Una donna vestita di sole;Tutti i Santi Chiamati alla santità.

“Senza la domenica non possiamo vivere”. È il titolo che mons.Francesco Cacucci ha voluto dare a questo suo commento alledomeniche dell’anno liturgico del Ciclo B (nel 2004 aveva com-mentato quelle del Ciclo A). È stato il tema del XXIV CongressoEucaristico Nazionale celebrato a Bari nel maggio del 2005, con-cluso dalla solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal papaBenedetto XVI a pochi mesi dalla sua elezione.Questa affermazione è tratta dalla splendida testimonianza dei

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PUBBLICAZIONI

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martiri di Abitene, che diedero la vita durante la persecuzione diDiocleziano (304) per professare la loro fede nel Risorto, nell’Eu-caristia e nella domenica.Come mai i martiri di Abitene affrontano le torture e la morte perdifendere la domenica, il dominicum come dice il testo latino degliAtti del loro martirio? Perché hanno compreso bene che senza ildominicum, senza la celebrazione della Pasqua domenicale, il cristia-no non è niente, anzi non esiste nemmeno (…).Se abbiamo vissuto e viviamo una sorta di “fuga dalla domenica” èanche perché non ne abbiamo valorizzato a pieno la potenzialità, lericchezze. La pastorale mistagogica proposta ormai da anni damons. Cacucci alla diocesi di Bari-Bitonto si propone di recuperare,alla scuola dei Padri, così largamente utilizzati nei commenti do-menicali, «un incontro sempre più coinvolgente con il Cristo pre-sente nella liturgia eucaristica»; si propone di recuperare questotesoro di grazia per tutti, ragazzi, giovani, adulti, di ogni condizione(…). Se è vero che si registra una sorta di “fuga dalla domenica”, èperò anche vero che tanta gente frequenta ancora le messe domeni-cali, e non per abitudine, ma perché senza la santa Messa la dome-nica non sarebbe domenica, non sarebbe la domenica che si vuolevivere. La comunità cristiana, sotto la guida dei suoi pastori, ha laresponsabilità di non dilapidare questa ricchezza, di farne riscopriretutta la bellezza, tutta l’indispensabilità. Non è solo uno slogancome altri. Davvero “senza la domenica non possiamo vivere”.

dalla Presentazione di Giuseppe Micunco

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Suor Teresa di Gesù GimmaUn cammino di santità.

Scritti spirituali di una Serva di DioVolume I (1898-1920)

Presentazione di Mons. Francesco Cacucci aUn cammino di santità.Scritti spirituali di una Serva di Diodi Suor Teresa di Gesù GimmaVol.I (1898-1920)a cura di Giuseppe MicuncoEd. San Paolo, Cinisello Balsamo 2012

INDICE : PRESENTAZIONE di Mons. Francesco CacucciPROFILO SPIRITUALE di Mons. Vito Angiuli Teresa Gimma, una vita per l’Amore:1. La famiglia e la vocazione al Carmelo (1898); 2. Il nuovo Carmelo(1920); 3. Le persecuzioni; 4. L’umiliazione e la gloria.INTRODUZIONE di Giuseppe MIcunco Suor Teresa di Gesù Gimma. Scritti eQuaderni: I – 1. Un cammino di santità. Gli anni del Carmelo di San Giuseppe(1898-1920): a. Suor Teresa nel Carmelo di San Giuseppe; b. Gli scritti(1898-1920); c. I Quaderni e i Raccoglitori – 2. La storia di un’anima: a.“L’ho cercato e non l’ho trovato… l’ho trovato e non lo lascerò mai”; b. Loscalpello di Dio; c. “Vivere morta”; d. La via della piccolezza; e. La via dellacroce; f. La via del “nada”: il niente e il tutto; Nota critica – 3. Il Carmelo diSanta Teresa in Bari

UN CAMMINO DI SANTITA’Scritti spirituali di una Serva di Dio

1.PRIMI ESERCIZI FATTI DA ME IN RELIGIONE: «Sto in religione per farmi santa»; 2.RITIRO DELLA SANTA VESTIZIONE «Mi sposerò con Cristo»; 3. MEMORIE DEL NOVI-ZIATO «Lungo la notte ho cercato l’Amato del mio cuore»; 4. ESERCIZI SPIRI-TUALI IN PREPARAZIONE ALLA PROFESSIONE RELIGIOSA «Mi ha introdotta nella stan-za del vino»; 5. PREGHIERE E MEDITAZIONI «Per coltivare il giardino dell’anima

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mia»: a. Preghiere-pensieri: «Quant’è dolce la vita»; b. Preghiera medita-zione: «Visita a Gesù»; c. Preghiera e protesta; d. Pensieri sulla SS. maVergine; e. L’annientamento dell’anima; 6. RIFLESSIONI TRATTE DA “LA SALITA

DEL MONTE CARMELO” DI SAN GIOVANNI DELLA CROCE «Il tutto e il niente»; 7.APPUNTI, PENSIERI, PROPOSITI DA RITIRI VARI «Nella sua volontà è la nostra pace»:a. Ricordi di mons. Orazio Mazzella; b. Ritiro fattoci dal PadreMissionario del Prezioso Sangue; c. Ritiro fatto con il Padre Di Gioia; d.Triduo tenuto dal Padre Di Gioia; e. Ricordi e consigli datimi dal PadreSergio Di Gioia, f. Ritiro per l’Immacolata; 8. VOTI E LICENZE «Vivere mortain Dio»: a. Protesta; b. Offerta; c. Propositi e frutti ricavati dai santi eser-cizi spirituali; d. Licenze; 9. ISTRUZIONI ALLE EDUCANDE «Principio dellasapienza è il timor di Dio»; 10. SCRITTI IN ONORE DI GESÙ BAMBINO «La lodedella piccolezza»: a. Propositi per l’Avvento; b. La novena a GesùBambino; c. L’anno santificato con Gesù Bambino; 11. PREDICA DI P. MINER-VA SULLA SS. VERGINE «Prendi la tua croce e seguimi»; 12. ESERCIZI DI P. DEFRANCESCO «Venite in disparte e riposatevi un po’»; 13. ESERCIZI E PROPOSITIPER GLI ESERCIZI «Sarò una bambina nelle mani della Madre mia»: a. Esercizi;b. Propositi per gli Esercizi Spirituali; 14. ESERCIZI DI P. MARESCA. TRIDUO ALLEBAMBINE «Bisogna rinascere dall’alto»; 15. PREDICA DI MONS. MAZZELLA PER LE

NOZZE D’ARGENTO DEL MONASTERO «La vera pietà sta nell’amore di Dio»; 16.MEDITAZIONI IN PREPARAZIONE ALLA PROFESSIONE E VESTIZIONE DI ALCUNE SUORE «I trechiodi che ci uniscono alla croce di Cristo»: a. Triduo del PadreProvinciale; b. Conversazione con Mons. Orazio Mazzella; c. Fervorino diMons. Lamberti; 17. ESERCIZI DI P. DE FRANCESCO «A immagine della SS.Trinità»; 18. TRIDUO DI P. PIO IN PREPARAZIONE ALLA PROFESSIONE E ALLA VESTIZIONE

DI ALCUNE SUORE «La colomba vola verso lo Sposo»; 19. ”RICORDI” E PENSIERI ADUSO DELLE BUONE MADRI «Il dolore è la strada che conduce al cielo; 20.EPISTOLARIO «Vi lascio sulla croce»: a. Lettere ai genitori; b. Lettera di Mons.Capozzi; 21. BIGLIETTO A TEODORA FRACASSO «Vi farete santa».

«Bisogna saper fiorire là dove il Signore ci ha seminato».Questo bellissimo aforisma della beata Elia di San Clemente coglieil fulcro centrale della spiritualità di un’altra grande carmelitana:suor Teresa di Gesù. E non è un caso che queste due straordinariefigure di consacrate, vissute entrambe a Bari in un tempo non cer-tamente favorevole alla Chiesa per l’ostilità di forze anticlericali e

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massoniche, abbiano deciso di dedicare tutta la loro vita a seguireCristo nella via del nascondimento e nell’immolazione. Diverse peril contesto familiare e per l’educazione ricevuta, entrambe dimo-strano un desiderio straordinario di percorrere la via della santitàseguendo la regola del Carmelo. Per un disegno provvidenziale diDio, suor Teresa e la beata Elia trascorrono un breve periodo di vitacomunitaria nel Monastero di San Giuseppe in Bari, entrando subi-to in profonda sintonia spirituale.Questa consonanza circa l’ideale di perfezione cristiana risultatanto più sorprendente se si considera che la loro storia vocaziona-le e le vicende personali che le hanno riguardate si sono dipanate inmodo molto difforme. La beata Elia consuma il breve tempo dellasua vita nel Monastero di San Giuseppe, mentre Madre TeresaGimma, dopo ventidue anni vissuti in un grande trasporto spiri-tuale nello stesso luogo, per espresso desiderio dell’arcivescovo diBari, mons. Giulio Vaccaro, fonda il Monastero di Santa TeresaNuova. Da questo momento ha inizio per lei un cammino irto didifficoltà per una serie di vicissitudini disciplinari e amministrativeche segnano profondamente il suo percorso spirituale.A delineare il cammino interiore, compiuto prima nel silenzio enella preghiera nel Monastero di San Giuseppe e poi nel sacrificiointeriore a seguito della fondazione del nuovo monastero, ha prov-veduto il professor Giuseppe Micunco, che ha raccolto tutti gliscritti, la maggior parte inediti, che si riferiscono alle due fasi dellavita di suor Teresa. In questo primo volume vengono pubblicati itesti riguardanti gli anni trascorsi nel Carmelo di San Giuseppe(1898-1920), mentre altri due volumi conterranno gli scritti chevanno dalla fondazione del nuovo Carmelo alla sua morte (1920-1948). Si tratta di testi che riguardano riflessioni personali, pre-ghiere e propositi spirituali insieme ad appunti presi durante lemeditazioni e gli esercizi spirituali dettati da diversi sacerdoti che sisono alternati nella predicazione alla comunità monastica.Nell’insieme essi delineano la storia dell’anima di suor Teresa diGesù e i motivi spirituali che hanno accompagnato il suo camminodi purificazione interiore.La ricerca dell’Amato avviene secondo le modulazioni tipiche dellaspiritualità carmelitana: l’abbandono alla volontà di Dio che, comeun artista sapiente, modella e forma l’uomo celeste, togliendo ogni

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ostacolo alla perfetta unione con lui; la prova della Notte oscuranell’ “annichilimento”, nell’annientamento di sé per essere tutta diDio, “vivendo morta” nelle braccia di Gesù; il cammino lungo la viadella piccolezza, dell’umiltà e del nascondimento per assomigliarein modo sempre più fedele all’immagine di Cristo crocifisso.Percorrendo l’irto sentiero del todo e del nada per la salita al monteCarmelo, suor Teresa giunge al distacco totale da ogni cosa e siabbandona come una bambina nelle mani di Dio.In attesa di poter avere tra le mani gli altri scritti di suor Teresa, rin-grazio sentitamente il professor Giuseppe Micunco per questa suanuova fatica editoriale, realizzata con la riconosciuta competenzascientifica e con grande sensibilità spirituale. Dopo aver curato gliscritti della beata Elia di San Clemente, con questo nuovo libro egliregala a tutto l’Ordine carmelitano un prezioso dono che consentedi conoscere in modo più approfondito il cammino interiore di unafedele discepola di santa Teresa d’Avila e di san Giovanni dellaCroce. Il libro è anche un invito rivolto all’intera Chiesa diocesanaa riscoprire l’esempio di santità e a far tesoro della preziosa ereditàspirituale che suor Teresa di Gesù ha lasciato a tutto il popolo diDio. Il mio auspicio è che questa pubblicazione riporti all’attenzio-ne della città di Bari una luminosa figura di donna e di consacrata,che ha segnato la storia cittadina con una scelta di vita radicale econtrocorrente e che il monastero da lei fondato, dove sono con-servate le sue spoglie mortali, diventi un punto di riferimento pertutti coloro che, credenti o non credenti, desiderano sperimentareil mistero ineffabile di Dio attraverso la contemplazione, il silenzio,la preghiera.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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Sabato 11 febbraio 2012, memoria della Beata Vergine Maria diLourdes, è tornato alla casa del Padre fra Vigilio Suma, O.F.M. Cap.Era nato a S. Michele Salentino il 28 marzo 1922. Entrato nel 1933nel seminario di Barletta, nel 1938 riceve l’abito cappuccino nel novi-ziato di Alessano. Compie gli studi filosofici e teologici tra CampiSalentina e Scorrano e viene ordinato sacerdote a Scorrano il 6 apri-le 1946. Inviato a Roma nel 1947 per specializzarsi in diritto canoni-co, vi consegue la laurea presso la Pontificia Università Gregoriana.La Provincia gli ha affidato più volte l’ufficio di guardiano, e a livel-lo curiale l’ufficio di segretario provinciale e archivista. È stato par-roco presso le parrocchie S. Fara e Immacolata in Bari e presso laparrocchia S. Francesco di Assisi a Triggiano. È stato cappellanopresso il sanatorio di Bari. Per anni, dal 1950 al 1998, ha insegnatodiritto canonico presso lo Studio Teologico Interreligioso Pugliese(STIP) di S. Fara, oltre che nell’Istituto di Teologia Ecumenico-Patristica “S. Nicola” in Bari.Ha svolto molteplici e significativi incarichi anche nella diocesi diBari, che testimoniano la stima della diocesi nei suoi confronti: èstato difensore del vincolo presso il Tribunale ecclesiastico, esorci-sta, vicario episcopale per i religiosi, membro del consiglio presbi-terale, membro del collegio dei consultori, assistente dell’UnioneGiuristi cattolici.

padre Vigilio Suma, O.F.M. Cap.

NELLA PACE DEL SIGNOREDOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Nella lettera inviata alle comunità cappuccine della regione inmemoria di padre Vigilio, il Ministro provinciale dei Cappuccini diPuglia, padre Francesco Neri, O.F.M. Cap. ha tratteggiato il profiloe l’eredità spirituale di padre Vigilio ricordando la sua «lezionemagistrale di stile cappuccino» e il suo insegnamento dell’amorealla fraternità, della dedizione all’apostolato, al valore dell’inseri-mento nella Chiesa locale, alla povertà, al valore del tempo, all’im-portanza dello studio. La carità da lui espressa nella conversazionee nella disponibilità all’accoglienza e all’ascolto, fu da lui vissuta finall’ultimo nella cella dell’infermeria in cui era ricoverato negli ulti-mi tempi, e che era diventata un punto di riferimento per i tanti,che lo hanno avuto come confessore.I funerali si sono celebrati presso la parrocchia di S. Fara il 13 feb-braio 2012.

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6 - Al mattino, nella chiesa parrocchiale S. Maria della Pace inNoicattaro, celebra la S. Messa per il LXV anniversario del-l’ordinazione sacerdotale di p. Alberto Pesce, missionariodell’Ordine della SS. Trinità.Al pomeriggio, presso la Stazione ferroviaria di Bari cen-trale, benedice la cappella restaurata.

8 - Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la festa dio-cesana della Famiglia.

10 - Alla sera, presso la sede, incontra l’Associazione San Laz-zaro.

11 - Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario RegionalePugliese Pio XI di Molfetta, incontra i seminaristi teologi.

12 - Al mattino, presso il Liceo scientifico Cartesio in Triggiano,incontra docenti e studenti sul tema “Osare il coraggio dellasperanza. Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno”.

- Alla sera, presso la parrocchia Immacolata in Modugno,guida la lettura del filmHabemus Papam di Nanni Moretti.

13 - Alla sera, presso il Santuario della Madonna del Pozzo inCapurso, incontra il nono vicariato per l’inizio della Visitapastorale.

14 - A Roma, presso l’Istituto Clarettianum, partecipa al Con-vegno dei Superiori Maggiori e tiene la conferenza su “Larelazione di comunione nella Chiesa”.

Gennaio 2012

DIARIO DELL’ARCIVESCOVODOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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15 - Al pomeriggio, in Cattedrale, presiede la celebrazione dellaGiornata mondiale delle migrazioni e celebra la S. Messa.

16 - Alla sera, presso la sede di via Vassallo, presiede la concele-brazione eucaristica con i Padri della Società San Paolo.

18 - Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, incontra laPresidenza nazionale dell’Istituto per il sostentamento delclero e i presidenti diocesani di Puglia e Basilicata.

- Alla sera, presso la Cappella maggiore del Seminario arci-vescovile, celebra la S. Messa per il IV centenario del Semi-nario; successivamente, presso la parrocchia Buon Pastore,assiste al concerto del coro “Frammenti di luce”.

19 - Al mattino, presso la Casa del clero, incontra gli ex alunnidel Seminario di Posillipo e celebra la S. Messa, in ricordodel centenario del Pontificio Seminario Campano.

20 - Al mattino, presso la Casa del clero, presiede la riunionedel Consiglio Presbiterale diocesano.

21 - Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la festa diS. Sebastiano, patrono del Corpo dei Vigili Urbani.

- Alla sera, presso la sala della comunità della parrocchiaRisurrezione in Bari, assiste alla rappresentazione dellacommedia I menecmi di Plauto.

22 - Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, presiede la veglia dio-cesana di preghiera ecumenica.

23-26 - A Roma partecipa ai lavori del Consiglio Permanente dellaConferenza Episcopale Italiana.

27 - Al pomeriggio, presso l’aula magna “Mons. EnricoNicodemo”, partecipa alla Giornata dell’Istituto di Teologiaecumenica “S. Nicola”, con la relazione di S.E. mons. SantoMarcianò, arcivescovo di Rossano-Cariati e segretario dellaCommissione episcopale CEI per l’ecumenismo e il dialogo.

28 - Al mattino, presso il Palazzo di Giustizia, partecipa allacerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.

30/1-1/2- A Lucera, presso l’Oasi Betania, presiede i lavori dellaConferenza Episcopale Pugliese.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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Febbraio

1 - A Lucera, presiede i lavori della Conferenza EpiscopalePugliese.

2 - Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, incontra laCommissione catechistica regionale.

- Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la festa dellaPresentazione del Signore, nella Giornata della vita consa-crata.

7 - Alla sera, presso la parrocchia S. Giovanni Bosco in Bari,celebra la S. Messa per l’ordinazione presbiterale di donMichele Calabrese.

8 - Al mattino, presso il Seminario arcivescovile, incontra l’é-quipe educativa.

- Alla sera, nella chiesa di S. Domenico in Palo del Colle, pre-siede l’incontro sull’emergenza educativa con tutte le asso-ciazioni parrocchiali.

9 - Al mattino, nella cripta della Cattedrale, celebra la S. Messaper la solennità di san Sabino, co-patrono dell’Arcidiocesi.

9-11- A Roma, partecipa al convegno su “Gesù nostro contem-poraneo” promosso dal Progetto culturale della Chiesa ita-liana.

11 - Alla sera, presso la parrocchia S. Cecilia in Bari, conferisceil mandato al nuovo Consiglio Pastorale parrocchiale.

- Successivamente, presso il Cinema Esedra in Bari, nell’ambi-to del “Mese della memoria” organizzato dai Presìdi del libro,assiste alla rappresentazione dell’opera di Enzo Quarto Losguardo di Abele, con musiche del maestro Giovanni Tambor-rino.

12 - Al mattino, presso la parrocchia S. Michele Arcangelo inBitetto, celebra la S. Messa e conferisce il ministero del let-torato al seminarista Lorenzo Zambetta.

- Al pomeriggio, in Cattedrale, celebra la S. Messa per laGiornata della vita e del malato.

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- Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, presiede la celebrazioneper l’ingresso del nuovo Rettore, p. Lorenzo Lorusso, O.P.

13 - Al mattino, nella chiesa di S. Domenico in Bari, celebra laS. Messa per l’Associazione dei Giuristi cattolici.

14 - Al mattino, presso l’Auditorium della Fondazione Giovan-ni Paolo II in Bari, interviene all’assemblea costituentedell’Unione interprovinciale di Confcooperative sul tema“Coooperazione, credibilità, credito”.

- Alla sera, nella chiesa del Gesù in Bari, celebra la S. Messaper l’anniversario della morte di mons. Luigi Giussani, fon-datore di “Comunione e Liberazione”.

15 - Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario Regionale diMolfetta, incontra i seminaristi teologi.

16 - Alla sera, presso la parrocchia Madonna della Pace in Mol-fetta,conclude la settimana biblico-teologica della diocesi interve-nendo sul tema “Educazione alla fede e prassi cristiana”.

16-19 - Visita pastorale alla parrocchia S. Maria di S. Luca inValenzano.

20 - Alla sera, presso la parrocchia Immacolata in Gioia delColle, celebra la S. Messa nel X anniversario della morte didon Giovanni Ingravallo; successivamente benedice latarga di intitolazione del Teatro parrocchiale e inaugura lamostra fotografica.

21 - Al pomeriggio, presso l’Oasi diocesana S. Martino in Bari,incontra i diaconi permanenti.

22 - Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa nel Mercoledìdelle Ceneri.

23 - Al mattino, visita la caserma della Guardia di Finanza.- Alla sera, presso la parrocchia S. Nicola in Bari-Catino,

guida la lettura del film Kapò di Gillo Pontecorvo.24 - Al mattino, presso la Camera di Commercio in Bari, tiene

una conferenza al Forum delle Persone e Associazioni diispirazione cristiana nel mondo del lavoro.

- Al pomeriggio, presso la sede dell’Ordine dei Medici, tiene unincontro sul tema “Educare alla vita, educare alla salute”.

25 - Al pomeriggio, nella cattedrale di Cerignola, partecipa al-l’ordinazione episcopale di S.E. mons. Nunzio Galantino,vescovo eletto di Cassano allo Jonio.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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26 - Al pomeriggio, presso la parrocchia S. Nicola in Toritto,inaugura la casa canonica e celebra la S. Messa.

28 - Al pomeriggio, presso il monastero S. Giuseppe delle Car-melitane scalze in Bari, ascolta le monache per l’elezionedella nuova priora.

29 - Al pomeriggio, presso l’aula “Aldo Moro” della Facoltà diGiurisprudenza dell’Università degli studi di Bari, intervie-ne alla presentazione del volume Il cambiamento demografi-co: rapporto-proposta sul futuro dell’Italia, a cura del Comitatoper il Progetto culturale della CEI, nell’ambito del conve-gno regionale “Un futuro senza figli?”, organizzato dalForum delle Associazioni familiari di Puglia e dalla Casaeditrice Laterza.

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ANNOTAZIONI

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