Bollettino Diocesano Gennaio-Febbraio 2013

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Anno LXXXIX n. 1 Gennaio - Febbraio 2013 Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 Spedizione in abbonamento postale comma 20/c art. 2 L. 662/96 Filiale di Bari

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Atti ufficiali e attività pastorali dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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Anno LXXXIX n. 1 Gennaio - Febbraio 2013

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Registrazione Tribunale di Barin. 1272 del 26/03/1996Spedizione in abbonamento postalecomma 20/c art. 2 L. 662/96Filiale di Bari

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996

ANNO LXXXIX - N. 1 - Gennaio - Febbraio 2013

Redazione e amministrazione:Curia Arcivescovile Bari-BitontoP.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: [email protected]

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Redazione:Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea,Bernardino Simone, Francesco Sportelli

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RINUNCIA AL MINISTERO PETRINODI S.S. BENEDETTO XVI 7

* * *

PRIMA VISITA PASTORALE DI S.E. MONS. FRANCESCO CACUCCI 13

NONO VICARIATO 15

RELAZIONE INTRODUTTIVA 17

LETTERE DI S.E. MONS. FRANCESCO CACUCCI ALLE COMUNITÀ

PARROCCHIALI A CONCLUSIONE DELLA VISITA PASTORALE: 27

Vivete il momento della «semina»Lettera alla comunità parrocchiale

“Ognissanti” in Valenzano(27-29 gennaio 2012) 29

Sapore francescanoLettera alla comunità parrocchiale“S. Maria di S. Luca” in Valenzano

(16-19 febbraio 2012) 33Rigenerati per una speranza viva

Lettera alla comunità parrocchiale“S. Lorenzo” in Valenzano

(1-4 marzo 2012) 39Un cammino di speranza

Lettera alla comunità parrocchiale“SS. Salvatore” in Capurso

(15-18 marzo 2012) 43Il volto buono della comunità

Lettera alla comunità parrocchiale“Immacolata” in Adelfia Canneto

(22-25 marzo 2012) 47Trasformati dal Mistero

Lettera alla comunità parrocchiale“S. Nicola di Bari” in Adelfia Montrone

(19-22 aprile 2012) 53

SOMMARIO

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Istruiti nella sapienza della croce e lieti nella speranza della misericordiaLettera alla comunità parrocchiale

“S. Rocco” in Valenzano(3-6 maggio 2012) 59

«Con corsa veloce, con passo leggero»Lettera alla comunità parrocchiale“S. Francesco da Paola” in Capurso

(17-20 maggio 2012) 65

Annunciare, celebrare, servire il “Vangelo della vita”Lettera alla comunità parrocchiale

“S. Maria Annunziata” in Cellamare(20-23 settembre 2012) 71“Sacramento della carità”

Lettera alla comunità parrocchiale“S. Francesco d’Assisi” in Triggiano

(4-7 ottobre 2012) 77Il volto missionario della parrocchia

Lettera alla comunità parrocchiale“S. Giuseppe Moscati” in Triggiano

(8-11 novembre 2012) 83Cristo alfa e omega

Lettera alla comunità parrocchiale“S. Maria Veterana” in Triggiano

(20-25 novembre 2012) 89Una gioia per tutto il popolo

Lettera alla comunità parrocchiale“SS. Crocifisso” in Triggiano

(13-16 dicembre 2012) 95

INDICAZIONI PASTORALI A LIVELLO VICARIALE 101

* * *

NELLA PACE DEL SIGNOREMons. Ignazio Fraccalvieri 109

Lettera dei seminaristi a don Ignazio 112p. Leonardo di Pinto O.F.M. 113

DIARIO DELL’ARCIVESCOVOGennaio 2013 117Febbraio 2013 119

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7Nel corso del Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione di alcuniBeati, tenuto alle ore 11.00 di questa mattina, nella Sala del Concistoro delPalazzo Apostolico Vaticano, durante la celebrazione dell’Ora Sesta, il SantoPadre Benedetto XVI ha fatto ai cardinali presenti il seguente annuncio:

Fratres carissimiNon solum propter tres canonizationes ad hoc Consistorium vosconvocavi, sed etiam ut vobis decisionem magni momenti proEcclesiae vitae communicem. Conscientia mea iterum atque iterum

Declaratio del Santo Padre Benedetto XVIsulla sua rinuncia al ministero

di Vescovo di Roma successore di Pietro(Roma, 10 febbraio 2013)

MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

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coram Deo explorata ad cognitionem certam perveni vires measingravescente aetate non iam aptas esse ad munus Petrinum aequeadministrandum.Bene conscius sum hoc munus secundum suam essentiam spiri-tualem non solum agendo et loquendo exsequi debere, sed nonminus patiendo et orando. Attamen in mundo nostri temporisrapidis mutationibus subiecto et quaestionibus magni ponderispro vita fidei perturbato ad navem Sancti Petri gubernandam et adannuntiandum Evangelium etiam vigor quidam corporis et animaenecessarius est, qui ultimis mensibus in me modo tali minuitur, utincapacitatem meam ad ministerium mihi commissum bene admi-nistrandum agnoscere debeam. Quapropter bene conscius ponde-ris huius actus plena libertate declaro me ministerio EpiscopiRomae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die19 aprilis MMV commissum renuntiare ita ut a die 28 februariiMMXIII, hora 29, sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet et Conclavead eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competitconvocandum esse.Fratres carissimi, ex toto corde gratias ago vobis pro omni amore etlabore, quo mecum pondus ministerii mei portastis et veniam petopro omnibus defectibus meis. Nunc autem Sanctam Dei Ecclesiamcurae Summi eius Pastoris, Domini nostri Iesu Christi confidimussanctamque eius Matrem Mariam imploramus, ut patribus Cardi-nalibus in eligendo novo Summo Pontifice materna sua bonitateassistat. Quod ad me attinet etiam in futuro vita orationi dedicataSanctae Ecclesiae Dei toto ex corde servire velim.

Ex Aedibus Vaticanis, die 10 mensis februarii MMXIII

BENEDICTUS PP XVI

Traduzione in lingua italiana

Carissimi fratelli,vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizza-zioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande impor-tanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato

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MAGISTERO PONTIFICIO

la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che lemie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare inmodo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole chequesto ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiu-to non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo epregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi muta-menti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita dellafede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, ènecessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che,negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover ricono-scere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affi-dato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, conpiena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo diRoma, successore di San Pietro, a me affidato per mano dei cardi-nali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovràessere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezionedel nuovo Sommo Pontefice.Carissimi fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e illavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, echiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la SantaChiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore GesùCristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista conla sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovoSommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorròservire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la SantaChiesa di Dio.

Dal Vaticano, 10 febbraio 2013(«L’Osservatore Romano», 11 febbraio 2013)

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Messaggio dell'Arcivescovoalla notizia delle dimissioni

del Sommo Pontefice Benedetto XVI

Stupore e ammirazione. Sono questi i sentimenti che mi accompagnano inquesto momento, appresa la notizia della rinuncia del Santo Padre,Benedetto XVI al Suo supremo Ministero di Pontefice.

Lo stupore deriva da un evento quasi unico nella bimillenaria sto-ria della Chiesa. Pur consapevoli dell’età avanzata e delle Sue deli-cate condizioni di salute, nessuno immaginava che Benedetto XVIgiungesse ad una simile grave decisione. È pur vero che, in passato,durante la malattia del predecessore, Giovanni Paolo II, fu proprioil Card. Ratzinger ad avanzare l’ipotesi di una eventuale rinuncia alPontificato da parte del Papa regnante.È vero altresì che nei suoi scritti, anche recenti, ha previsto questapossibilità per la Sua persona, nel caso in cui non fosse stato ingrado di assolvere opportunamente al Suo Alto Ministero. Ma,nonostante tutto, lo stupore rimane.A ciò, comunque, si associa un sentimento di profonda ammirazio-ne per un gesto che dimostra una superiore visione del Servizio. Sipuò servire realmente la Chiesa in tanti modi. E il papa ce lo haricordato esplicitamente: «per quanto mi riguarda – ha detto que-sta mattina -, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con unavita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio». Il Suo servizioha già lasciato alla Chiesa universale un solido patrimonio di rifles-sione e di azione, profondamente radicato nel Vangelo. E questo,nel corso degli anni del Suo ministero episcopale e, poi, di quellidedicati direttamente alla Sede apostolica, in veste di Prefetto dellaCongregazione per la Dottrina della Fede; da ultimo, in questi ottoanni di Pontificato. La Sua rinuncia è di esempio a quanti, nellaChiesa, così come nelle Istituzioni civili, ricoprono ruoli di respon-sabilità. Ciò che conta è il bene superiore delle persone affidate allaproprie cure!La Chiesa di Bari-Bitonto ricorderà in modo imperituro il primo

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MAGISTERO PONTIFICIO

viaggio del Suo pontificato, a Bari, il 29 maggio 2005, a conclusio-ne del Congresso Eucaristico Nazionale. Già in quella felice circostanza,Benedetto XVI riproponeva alla Chiesa e al mondo il valore dellaDomenica, come giorno del Signore, così caro alla coscienza deifedeli, che, attraverso il grido unanime dei Martiri di Abitene, con-tinua a ripetere: “senza la domenica non possiamo vivere”.Il Papa ha voluto raccogliere quella splendida eredità che è patri-monio secolare dei credenti e l’ha rilanciata come una sfida sempreattuale non solo per le persone di fede, ma per tutti gli uomini dibuona volontà che hanno a cuore il benessere dell’umanità. I valoridello spirito vengono prima di tutti gli altri valori. Questa sfida,soprattutto la nostra Chiesa di Bari-Bitonto intende accogliere erilanciare a tutti.Le parole del Santo Padre, pronunciate durante la Solenne Con-celebrazione eucaristica, presso la Colmata di Marisabella, a Bari,rappresentano il messaggio più intenso che intendo riproporre atutti: «Abbiamo bisogno di questo Pane per affrontare le fatiche ele stanchezze del viaggio. La Domenica, Giorno del Signore, è l’oc-casione propizia per attingere forza da Lui, che è il Signore dellavita. Il precetto festivo non è quindi un dovere imposto dall’ester-no, un peso sulle nostre spalle. Al contrario, partecipare allaCelebrazione domenicale, cibarsi del Pane eucaristico e sperimenta-re la comunione dei fratelli e delle sorelle in Cristo è un bisogno peril cristiano, è una gioia; così il cristiano può trovare l’energia neces-saria per il cammino che dobbiamo percorrere ogni settimana».Grazie di cuore, Santità!

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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Il n. 1 (gennaio-febbraio 2013) del Bollettino Diocesano “L’Odegitria” è inte-ramente dedicato alla Visita pastorale di S.E. Mons. Francesco Cacucci alNono Vicariato.Gli Atti e i Documenti relativi ai mesi di gennaio e febbraio 2013 verrannopubblicati nel numero di marzo-aprile 2013.

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PRIMA VISITA PASTORALEDI MONS. FRANCESCO CACUCCIARCIVESCOVO DI BARI-BITONTO

NONO VICARIATO

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RELAZIONE INTRODUTTIVA

VISITA PASTORALE

NONO VICARIATO

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Tutto è grazia!

«O Dio nostro Padre, che nella tua infinita misericordia visiti lanostra Chiesa e con amore la guidi nella sua storia quotidiana, fa’che le comunità parrocchiali del Nono Vicariato, attraverso il donodi questa intensa esperienza ecclesiale che è la Visita pastorale,ritrovino vigore e giovinezza e, sostenute dallo Spirito Santo, sap-piano scorgere le tue vie e percorrerle in novità di vita».Così, da anni, preghiamo in diocesi, al termine dei vespri che apro-no il nuovo Anno liturgico e l’Avvento, con l’ovvia aggiunta, nelnovembre scorso, della specificazione “Nono Vicariato”, il nostro.Con la maiuscola, non solo per evidenziare, volta per volta, il vica-riato interessato, ma anche perché questo, nella diocesi e sotto laguida del Vescovo, rappresenta un’eletta porzione del popolo diDio. Sono cristiani che vivono, che sperano, che soffrono, cheamano. Sono praticanti, in parte. Credono ma non praticano, senon nelle grandi occasioni, tanti altri. E c’è pure chi non crede più,ormai. Tutti - nessuno escluso! - formano questa eletta porzioneper la quale Dio non dorme la notte. Siamo tutti convinti che laVisita del Pastore, che sempre si rende presente nelle varie comuni-tà e che nei prossimi giorni sosterà nelle nostre in maniera prolun-gata, sarà un evento di grazia, renderà - se un di più fosse possibile!

Relazione introduttiva

NONO VICARIATOVISITA PASTORALE

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- ancor più vicino il Pastore grande delle pecore, il Signore che sem-pre accompagna, cura, cerca il suo gregge.Siamo tra gli ultimi vicariati a godere di questa Visita e avvertiamotutta la ricchezza dei primi cinque anni, nei quali il Vescovo è giàstato in quasi tutte le parrocchie. Anche se non siamo proprio gliultimi… ci piace riconoscerci in quel “dulcis in fundo” che spessoaccompagna la fase finale di un percorso. Come realtà parrocchialici impegniamo a non presentare al Vescovo solo il “vestito dellafesta” - quasi delle comunità tirate a lucido per le grandi occasioni-, ma anche e particolarmente quello “feriale”, che poi è quello cheindossiamo di più e sul quale si notano la fatica ma anche la gioiadei cristiani in cammino, nella Chiesa, verso il Regno. Ci impegnia-mo altresì a vivere questa esperienza in stile di famiglia:l’Arcivescovo, come padre, visita i suoi figli; e i figli accolgonol’Arcivescovo come padre. I vari incontri saranno come un sedersiattorno alla tavola, mangiare e relazionarsi. E, alla fine, comunqueandrà, non potremo che affermare: “Tutto è grazia!”.

Foto di gruppo

Il nostro vicariato è tra i più grandi della diocesi. Siamo famiglianumerosa! Ben cinque paesi: Adelfia, Capurso, Cellamare,Triggiano e Valenzano, e tredici parrocchie (2 ad Adelfia, 2 aCapurso, 1 a Cellamare, 4 a Triggiano e 4 a Valenzano). Più ilSantuario della Madonna del Pozzo, a Capurso, meta di tanti pelle-grini. Il paese più piccolo è Cellamare, il più grande Triggiano; glialtri tre Comuni hanno una popolazione quasi equivalente.Insieme contiamo circa 85.000 abitanti.Nel vicariato operano circa 25 sacerdoti e 6 diaconi: l’approssima-zione quanto ai sacerdoti è motivata dalla vecchiaia o dalla malat-tia di qualcuno e dalla “transitorietà” di qualche altro, soprattuttotra i religiosi. Quattro sono le comunità religiose maschili, sei quel-le femminili. Grande è l’amicizia che lega i sacerdoti e i diaconi matanto ancora si può fare, soprattutto nel rispetto e nella collabora-zione reciproci. Sentiamo di essere l’unica Chiesa di Cristo, con l’u-nico fine che è la santificazione delle anime. Né di meno né di più!Del resto, ha poco senso profondere energie su scorciatoie che non

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portano da nessuna parte né aumentano la fede del nostro popolo,quando invece siamo chiamati a vivere con tanta vivacità l’impresa- perché tale oggi è! - di legare fede e vita, liturgia, catechesi e carità.Non mancano le occasioni di incontro e di scambio; i ritiri vicaria-li, ormai da anni, si concludono con un pranzo conviviale; si cercadi collaborare sempre più insieme, soprattutto quanti operanosullo stesso territorio. Più parroci sono abbastanza giovani, tresono religiosi. Camminare con lo stesso passo, oltre i particolarismie qualche “crociata” per accaparrarsi il fedele di turno, è e saràimpegno di tutti. Ad alcuni diaconi, compatibilmente con il lavorosvolto, si chiede una maggiore presenza. Da anni un ottimo stru-mento di comunicazione “avvince” parroci e vicari parrocchiali: glisms; a qualcuno sembrerà una banalità, ma l’essere informati intempo reale di incontri, impegni o celebrazioni, o anche del luttoche ha colpito il tal confratello, fa tanto. Nessuno, difatti, dice mai:“Io non sapevo”.Talvolta, a livello di Consiglio pastorale vicariale, si percepisce unaqualche difficoltà, nei membri, ad essere davvero rappresentantidelle comunità parrocchiali di appartenenza: si intavolano anchebelle discussioni, che rimangono però nell’ambito dei partecipanti;probabilmente questa è la pecca, oltre che del nostro consiglio,anche di tante altre forme di partecipazione in parrocchia, in dio-cesi, nella Chiesa. Dobbiamo sempre più sentire, nella nostra pre-senza, tutta la comunità di cui siamo espressione e senza la qualenoi non saremmo dove siamo e non potremmo dire quanto affer-miamo. Si avverte comunque, ogni volta, la gioia di incontrarsi e dicondividere. Una pastorale unitaria, a livello vicariale, stenta a pren-dere piede; questo si avverte anche per la pastorale giovanile: abbia-mo vissuto insieme, negli ultimi anni, qualche buon incontro solle-citato dall’Ufficio diocesano preposto, ma manca una programma-zione organica. Forse anche perché, nel vicariato, non abbiamoqualche prete giovane che possa farsene carico. Consistente è lapietà popolare, com’è naturale che sia nei paesi del nostro sud: tri-dui, novene, processioni scandiscono la vita di fede del popolo;sempre necessaria è la pazienza nel cercare di purificarla, di volta in

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volta, da qualche incrostazione, per renderla più genuina e limpida.I cinque paesi, fino a qualche tempo fa prevalentemente a vocazio-ne agricola, come gli altri comuni limitrofi, vedono oggi l’esodo deipiù adulti verso la città per il lavoro, e dei giovani per momenti diaggregazione e di svago. Circa il 79% risulta impiegato nel settoreterziario, i restanti prevalentemente nell’industria (17%) ed in mini-ma parte in agricoltura (4%). Anche per la scuola superiore i ragaz-zi sono quasi tutti costretti a portarsi verso Bari o qualche altropaese. «La maggior parte dei nuclei monopersonali è rappresentatadagli anziani ultrasessantacinquenni. La popolazione minorilecostituisce circa il 22% del totale, mentre quella anziana (ultrases-santacinquenni) è pari a circa il 14%. La popolazione è dunquepiuttosto giovane. La popolazione minorile è maggiormente pre-sente nel Comune di Cellamare, mentre quella anziana è più consi-stente nei Comuni di Adelfia e Triggiano. Il continuo flusso migra-torio dalla città verso i cinque Comuni ha provocato fenomeni dimassificazione e di scollamento sociale, con compromissione dellaidentità socioculturale di ciascuna realtà comunale (“quasi paesi -quasi città”). La tendenza delle famiglie interessate è quella di con-tinuare a mantenere i propri rapporti di vita nella città d’origine,vivendo il paese solo come dormitorio e luogo di interessi margina-li» (cfr www.ba2015.org).In tutti i comuni si registrano atti di microcriminalità, anche senegli ultimi anni si evidenzia una crescita della criminalità organiz-zata. Furti, scippi, rapine, corruzione, aumentano o diminuisconoa seconda del controllo che le forze dell’ordine operano sul territo-rio, più che per la collaborazione dei cittadini. La prostituzione stadiventando una piaga sempre più grave.A cinque presbiteri, uno per ciascun paese, è stato chiesto di fareuna zoomata sulla foto di gruppo ed evidenziare la situazione delcomune in cui opera.

Cinque dita per un’unica mano

AdelfiaIl Comune di Adelfia è nato nel 1927 dalla fusione di due piccolipaesi: Montrone e Canneto di Bari. Consta di circa 18.000 abitanti;

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l’aumento demografico degli ultimi decenni è stato determinatofondamentalmente da cittadini provenienti dall’hinterland barese(particolarmente Ceglie del Campo e Carbonara). Dal punto divista pastorale e sociale questi cittadini non si sono pienamenteintegrati nel contesto adelfiese, né i “locali” hanno sempre gioitoper i cosiddetti “forestieri”. Questo fenomeno tende ad attenuarsima, per molte famiglie, Adelfia rappresenta una dimora “dormito-rio”, in quanto la maggior parte delle attività diurne si svolge incittà o nei quartieri di provenienza. L’attività prevalente è quellaagricola, anche se sono poche le grandi aziende agricole locali.L’artigianato è quasi scomparso e ci sono due piccole zone artigia-nali/industriali.Ci sono due circoli didattici e un’unica scuola media ma divisa indue plessi (centrale e succursale), alcune sedi di scuola dell’infanziae un asilo gestito dalle Suore del Sacro Costato. Sono presentidiverse associazioni culturali e sportive, spesso in antagonismo traloro e con grosse difficoltà a essere attive sul territorio. Non man-cano tentativi di unità e conciliazione ma sempre faticosi e spessoapparentemente improduttivi: in realtà, quando si riesce ad agire insinergia, le iniziative sono belle e riuscite.Le comunità parrocchiali sono due, corrispondenti alle antichechiese madri dei due rioni: l’Immacolata e S. Nicola di Bari. Situatenei centri storici, vivono una profonda vitalità ma, anche, un evi-dente carico di lavoro. Una cifra emblematica è quella dei bambinidel catechismo dell’iniziazione cristiana (circa 400/450 per parroc-chia). I sacerdoti presenti sono solo i due rispettivi parroci e ci sonodue comunità religiose femminili presso la parrocchia S. Nicola diBari. È presente l’Azione Cattolica in entrambe le parrocchie el’Agesci a S. Nicola. La frequenza domenicale alla Messa è di circa il15%. Vengono celebrate quattro messe festive per parrocchia. Le parrocchie vivono momenti di condivisione ormai consolidati:primi vespri d’Avvento, due catechesi quaresimali precedute dallaMessa, la processione e la Messa del Corpus Domini. I parroci devo-no avvalersi di altri sacerdoti collaboratori per le Messe e per le con-fessioni: operazione spesso non facile!

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Un diffuso benessere esiste tra i cittadini, anche se i tempi di crisiimpongono anche ai più benestanti oculatezza e preoccupazione.Le Caritas parrocchiali hanno il termometro delle situazioni dipovertà nel territorio. Entrambe le parrocchie sostengono alcunibambini in difficoltà a livello scolastico e familiare e accompagna-no famiglie disagiate, in costante rapporto con i servizi sociali delcomune; si mettono inoltre a servizio della Caritas diocesana, per lamensa a Bari, in molte domeniche dell’anno. Non mancano fratelliimmigrati di provenienza africana (senegalesi in prevalenza) di reli-gione musulmana e molte donne dell’Est europeo (badanti) di con-fessione ortodossa.

CapursoLa realtà di Capurso annovera 15.000 abitanti, con un possibileulteriore incremento, a motivo dell’espansione urbanistica verso lazona di Noicattaro e Valenzano. La popolazione è per un buon 40%proveniente dalla città di Bari o dagli altri paesi limitrofi.Certamente la vicinanza geografica alla città e l’essere posta su unavia di comunicazione principale come la SS.100 comportano unascelta abitativa favorevole. L’attività lavorativa prevalente non è quella agricola, ma un lavorodi piccolo commercio e dipendente: questa non propositività alivello produttivo comporta anche una difficoltà sociale per diversefamiglie che risultano di non abbienti, concentrate nel centro sto-rico e nella zona 167. La vita religiosa si contraddistingue in due realtà parrocchiali: lachiesa matrice, intitolata al SS. Salvatore, e S. Francesco da Paola,istituita nel 1995, oltre un Santuario, intitolato a S. Maria delPozzo, con la presenza della comunità religiosa dei Frati Minori.Una zona di Capurso è territorialmente inserita nella cittadina diTriggiano (quella facente capo all’ex Superga) e pastoralmente èseguita dalle comunità parrocchiali di Triggiano.L’avere nel territorio parrocchiale famiglie che non sono originariedel posto incide anche a livello pastorale poiché queste famiglie nonsentono e non si identificano con la nuova comunità parrocchiale.La partecipazione alla vita parrocchiale è vissuta quasi esclusivamen-te in riferimento alle tappe sacramentarie, con una successiva disper-sione dei giovani e degli adulti. La presenza del Santuario di S. Maria

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del Pozzo è un potenziale per la religiosità della cittadina, da inseriresempre di più nell’ordinaria e straordinaria attività pastorale.È da indicare, inoltre, nel territorio di Capurso, una presenza di 30famiglie evangeliche, facenti capo alla chiesa pentecostale, e un cre-scente numero di Testimoni di Geova.

CellamareIl Paese di Cellamare conta quasi 6000 abitanti.Negli ultimi venti anni ha avuto un sensibile aumento demografi-co per la costruzione di nuovi quartieri satelliti a confine del terri-torio comunale. Nel giro di pochi anni si prevede che il numeroarrivi a 8000 abitanti. Molti nuovi residenti si sono trasferiti aCellamare per il contenuto costo delle abitazioni; alcuni per la tran-quillità del paese, lontano dai ritmi frenetici della città; altri ancoraper la residenza di élite di alcuni quartieri. Il nucleo storico poco siè aperto ai nuovi residenti, che talvolta mantengono uno strettolegame con i luoghi di origine.Da prevalentemente agricolo, il ceto medio è ormai impiegatizio.Perdura comunque l’attaccamento alla terra. Sono presenti tutte lefasce sociali.Ci sono tre asili, una scuola elementare ed una media. Non ci sonoscuole superiori. I giovani sono costretti ad andare a scuola aTriggiano, Conversano e Bari. La maggioranza lavora fuori Cella-mare. Non ci sono fabbriche e uffici. C’è una casa di riposo peranziani con circa 100 ospiti, quasi tutti provenienti da Bari.È prevista la costruzione di una zona artigianale. È in costruzioneun grande albergo super lusso. È prevista anche la costruzione di una nuova chiesa più capiente.C’è la caserma dei carabinieri. Ultimamente si registrano reati contro ilpatrimonio.Si registra solidarietà verso situazioni di difficoltà, unita comunquead una spiccata rivalità tra le famiglie, specialmente in campo elet-torale e politico.

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TriggianoIl Paese di Triggiano conta circa 28.000 abitanti, così distinti perfascia d’età:0-6 anni 1.500, 7-14 anni 2.000, 15-29 anni 5.000, 30-65 anni 15.000, >654.500.È un comune con una spiccata vocazione contadina e commercia-le, che si è andata perdendo nel tempo anche per la forte influenzadella vicina città di Bari, che ha condizionato sempre più sociologi-camente queste sue radici. Anche dal punto di vista demografico cisono dei quartieri, all’interno del paese, ormai a maggioranza diextra triggianesi e specificatamente baresi. Quindi, solo molto gra-datamente e faticosamente si va formando una nuova coscienza eidentità. Come in altri piccoli paesi con poche prospettive profes-sionali, l’emigrazione giovanile, sia a livello universitario sia a livel-lo lavorativo/familiare, è sempre più frequente. Questo non per-mette di vivere la cittadina come magari poteva essere in passato. Iluoghi di aggregazione classici (la villa, la piazza…) sono sempre piùdeserti, e non tanto, e non solo, per i fatti delinquenziali che si pos-sono consumare, peraltro neanche frequentissimi.A fronte di queste difficoltà si fa sempre più fiorente l’impegno gio-vanile e di adulti nel mondo del volontariato e del servizio nei con-fronti della cittadina. Sono aumentate vertiginosamente le associa-zioni e i movimenti laicali e religiosi di vario tipo.Dal punto di vista specificatamente religioso si è appurato, daun’indagine informale fatta intervistando i responsabili di confes-sioni religiose non cattoliche, che - in modo approssimativo - iTestimoni di Geova presenti sul territorio sono 150 e i cristianiappartenenti alla Chiesa Evangelica Pentecostale 60; essendoci 330extracomunitari, provenienti per lo più dal Nord Africa e dall’estre-mo oriente, si reputa che anch’essi non aderiscano alla fede cattoli-ca. Sarebbero dunque, sulla carta, 27.000 le persone che aderisconoalla fede cattolica. Al fine di meglio monitorare questo dato, si è ritenuto opportuno veri-ficare innanzitutto quante persone partecipano realmente alla Messala domenica. Questo elemento è stato facilmente raccolto, chiedendoalle quattro parrocchie presenti sul territorio, includendo anche lacappellania ospedaliera e i due istituti di religiose, che operano di con-certo con le parrocchie stesse. I partecipanti alle Messe domenicali

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NONO VICARIATO - RELAZIONE INTRODUTTIVA

sono circa 4.000, inclusi i bimbi del catechismo. Si è inoltre verificato,come dato certo, che i giovanissimi e giovani che frequentano i gruppireligiosi organizzati sono circa 600 e gli adulti circa 800.Su un totale di ragazzi abitanti a Triggiano, tra i 15 e i 29 anni, di5.000, si può dire che solo il 12% di loro ha a che fare con la realtàreligiosa cattolica; circa l’88% è lontano dalla Chiesa istituzione; vasottolineato che la stragrande maggioranza di essi, pur partecipan-do ai gruppi con assiduità, non va a Messa la domenica.In totale si ha quindi una forza numerica di credenti praticanticomposta da circa 5.000 persone (dai bambini agli adulti), sui circa28.000 abitanti che non hanno scelto un’altra confessione religiosarispetto a quella cattolica, cioè il 17,8% circa.

ValenzanoTra gli anni �70 e �90 il paese di Valenzano ha avuto una forte espan-sione urbana, portando i suoi abitanti dai 6.000 del 1971 ai 17.164registrati dal censimento del 2001, connotandosi come città di resi-denza; attualmente gli abitanti sono circa 18.000.Dal tempo passato e dalle situazioni vissute sino a qualche anno famolti cambiamenti sono avvenuti, dal punto di vista sociale, econo-mico, familiare e politico. Il paese non è rimasto sordo alle continuesollecitazioni di una società nazionale e mondiale in continua tra-sformazione: nel volgere di questi ultimi decenni ha continuamentemutato anche la sua struttura urbanistica. Dal panorama di unpaese, quale era, sin da tempi remoti, a carattere esclusivamente agri-colo-artigianale, si è passati, man mano, a quello che lo mostra ani-mato da cittadini impiegati in attività commerciali, impiegatizie,professionali, terziarie. Certo gli agricoltori non sono scomparsi, illavoro nero nemmeno, ma sono presenti anche aziende agricole e pic-cole industrie. Su questo scenario le ombre non mancano: la disoc-cupazione, la tossicodipendenza, la corruzione, i furti e, per quantoriguarda la scuola, anche casi di disagio relazionale familiare.Questi elementi sono, per noi Chiesa, il punto di partenza perapprofondire ancor più la conoscenza della realtà ambientale citta-dina. Siamo stimolati, attraverso le sue sollecitazioni, a non sotto-

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valutare o ignorare quanto la realtà ci presenta, anzi a finalizzare lanostra presenza, riempiendola di senso e cercando di lavorare,attraverso l’annuncio della Parola di Dio, per aprire il paese a«nuove esperienze condivise di fraternità vera e di vera fede», oltread una partecipazione libera e coinvolgente alla vita liturgica e all’a-pertura ai bisogni dei fratelli. Il problema, in questo momento, èche nonostante ci sia questa necessità di intervento sulla realtà ter-ritoriale valenzanese, come Chiesa probabilmente siamo elementodi testimonianza poco significativo per la realtà cittadina stessa, acausa di una scarsa collaborazione fra le comunità parrocchiali e diun unico progetto su cui lavorare. Ci impegniamo, fermamente, acamminare di più insieme!Oltre le quattro parrocchie, sono presenti sul territorio due istitutireligiosi maschili (Apostoli di Gesù Crocifisso e Frati Minori) e duefemminili (Apostole di Gesù Crocifisso e Francescane del Cuore diGesù).

* * *

Concludiamo questa breve panoramica sul nono vicariato con lastessa invocazione con cui le abbiamo dato l’incipit, domandandoancora una volta, al Signore, che questa Visita pastorale portiabbondante frutto.«O Dio nostro Padre, che nella tua infinita misericordia visiti lanostra Chiesa e con amore la guidi nella sua storia quotidiana, fa’che le comunità parrocchiali del Nono Vicariato, attraverso il donodi questa intensa esperienza ecclesiale che è la Visita pastorale,ritrovino vigore e giovinezza e, sostenute dallo Spirito Santo, sap-piano scorgere le tue vie e percorrerle in novità di vita».

Il vicario zonaledon Tonio Lobalsamo

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NONO VICARIATO

VISITA PASTORALE

LETTERE ALLE COMUNITÀ PARROCCHIALI

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Carissimi don Vito,diacono Luigi,e voi tutti,

ero presente con don Vito e alcuni di voi il giornoin cui questa parrocchia è sorta nell’ormai lontano1984, proprio nella solennità di Tutti i Santi.Sono trascorsi 27 anni! Molte volte, in questi anni,ho celebrato con voi l’anniversario dell’erezionedella parrocchia. Poi la nuova struttura, benedetta

nel 1990, ha permesso alla vita comunitaria un riferimento stabile.

1. In ascolto del Signore e dei segni dei tempi

La vostra è una piccola comunità con peculiari caratteristiche. Hovisitato quasi al completo la zona che è composta da ville monofa-miliari, riunite in diversi complessi, “Parchi”, “Borghi”.Sono carenti le strutture di socializzazione, se si eccettua la scuoladell’infanzia “Rodari” (che ho visitato insieme alla scuola primaria“De Bellis”) e un campetto comunale di fatto non utilizzato.

LETTERE ALLE COMUNITÀ

NONO VICARIATO

Vivete il momento della «semina»Lettera alla comunità parrocchiale

“Ognissanti” in Valenzanoa conclusione della Visita pastorale

(27-29 gennaio 2012)

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La chiusura “nel privato” crea isolamento e non facilita l’aggrega-zione comunitaria. L’esodo festivo e prefestivo orienta altrove an-che per la Messa domenicale. Può sorgere l’interrogativo: che sensoha una parrocchia in quartiere così strutturato? La risposta è: pro-prio in questo contesto la presenza della parrocchia è luogo di«semina» della Parola di Dio, della grazia sacramentale, del deside-rio di crescere insieme.Con voi “piccolo gregge” il Signore costruisce, guida e incoraggia:«Non temete … io sono con voi».

2. Considerazioni sulla vita della comunità

È vero che in una piccola aggregazione le difficoltà relazionali siaccentuano, ma le nostre persone sono unite non dall’affinità deicaratteri o degli interessi puramente umani, bensì dall’unica fedenel Signore Gesù che fa di noi un unico Corpo. Dovete sempre ispi-rarvi all’esortazione che l’apostolo Paolo rivolge agli Efesini: «Agen-do secondo verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosatendendo a Lui, che è il capo, Cristo. Da Lui tutto il corpo, ben com-paginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secon-do l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare sestesso nella carità» (4,15-16).Questo è lo scopo voluto da Cristo con l’edificazione del suo corpo,che è la Chiesa: crescere in ogni cosa verso di Lui. Questa è la santi-tà. Tutti avete, attraverso il battesimo e gli altri sacramenti, ricevu-to «semi» di santità per l’edificazione del corpo di Cristo.Questa visione l’avete approfondita – ne sono certo – durante lecatechesi settimanali che hanno privilegiato l’approfondimentodella Lumen Gentium e degli altri documenti del Concilio Vaticano II.Santità personale, quindi, e santità collettiva: non si può crescerenella santità personale se non si è nello stesso tempo «ecclesiali».L’imperativo è quindi quello di crescere nella carità, perché la «voca-zione alla fede» - dice san Paolo – esige che si allontani ogni senti-mento di animosità e di discordia (v. 2).È questo il cammino che dovete continuare a percorrere “insieme”,un passo dopo l’altro, sentendovi «seminatori di fiducia e di spe-ranza», col carico delle risorse e delle fragilità di ognuno.

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NONO VICARIATO - LETTERE ALLE COMUNITÀ

Il parroco, don Vito, coadiuvato dal diacono Luigi, offre con amoregeneroso le sue energie sacerdotali. È mio prezioso collaboratore alivello diocesano. Sono ben consapevole che, per gli impegni che gliho affidato, non può dedicare maggior tempo. Per questo deve cre-scere la vostra corresponsabilità.

3. Indicazioni pastorali

Ho avuto modo di indicare un obiettivo pastorale durante l’incon-tro assembleare e quello con i ragazzi di catechismo, i genitori e icatechisti.Nella Lettera pastorale “Cerca e troverai” ho richiamato la necessitàdi rendere testimonianza alla luce, Gesù, che abbiamo incontratonella nostra vita, attraverso la presenza: «uno strano stare-con chesi fa ascolto, accoglienza, proposta, disponibilità (...) con un occhiodi riguardo al mondo dei fanciulli e dei giovani (...). Una presenzache è difficile da vivere, perché richiede molta gratuità (...) e unosguardo capace di vedere i volti con positività, tirando fuori sempreil meglio che è in loro, infondendo loro fiducia» (p. 23).

I nostri piccoli soprattutto hanno bisogno che «perdiamo tempo»con loro, soprattutto col farli giocare, in un tempo nel quale impo-niamo sulle loro spalle pesi e impegni eccessivi.Avete delle ottime strutture sportive non facilmente riscontrabili inaltre parrocchie. Non è certo il parroco che può seguire sempre que-sto percorso educativo ludico. Non mancano tra di voi personecapaci di offrire la propria disponibilità e il proprio tempo perdonare le proprie energie educative, talvolta anche «solo» con unosguardo amorevole. E non è poco. Anche adulti non più abituatiallo sport, con la loro semplice presenza, possono essere testimonidella bellezza del tempo «perso perché donato».Vi accorgerete come questo prezioso servizio aprirà ulteriori inedi-te possibilità comunitarie.

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Suggerirei inoltre di prevedere l’adesione (libera) all’Azione Cat-tolica che assicurerà una apertura più intensa alla grande Chiesadiocesana. Già gustate la dimensione diocesana soprattutto nellapartecipazione all’adorazione vocazionale mensile presso la parroc-chia del Buon Pastore.

Sono certo che la corresponsabilità si concretizzerà anche nella par-tecipazione alle altre necessità della parrocchia (mi ha meravigliatoil passivo che si registra nel bilancio), considerando la dignità eampiezza dell’aula liturgica e delle strutture parrocchiali di cui lacomunità – dotata di particolare benessere – beneficia e che donVito cura con particolare attenzione.

4. Con lo sguardo rivolto al futuro

Il Signore, sorgente della nostra speranza, renda sempre più ciascu-no di noi testimone credibile della pienezza della vita e dell’amore.

+ Francesco CacucciArcivescovo

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Carissimi p. Pio, p. Franco, p. Mario e fra Giuseppecarissimi fratelli e sorelle,Pace e bene.

Il saluto richiama il “sapore francescano” che hogustato vivendo in gioiosa fraternità questi gior-ni di visita pastorale.Il respiro colmo di semplicità, letizia, accoglien-za, disponibilità vi contraddistingue.

1. In ascolto del Signore e dei segni dei tempi

Il “fascino” tutto francescano orienta molti verso la vostra comuni-tà parrocchiale. Lo splendore artistico della chiesa parrocchialeincrementa un clima di spirituale partecipazione. Il restauro dialcune sue parti e di alcune opere permette di contemplare i miste-ri dell’Amore del Signore.Il parroco vi sta profondendo le migliori energie e – ne sono certo –con la vostra collaborazione si eviterà il rischio di un certo degradosoprattutto nel coro e nella sacrestia. La tradizione dei nostri padri,

LETTERE ALLE COMUNITÀ

NONO VICARIATO

Sapore francescanoLettera alla comunità parrocchiale

“S. Maria di San Luca” in Valenzanoa conclusione della Visita pastorale

(16-19 febbraio 2012)

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che ci hanno consegnato questi tesori di fede e di arte, si prolun-gherà nel futuro di questa comunità.Una chiesa “bella” diventa già di per sé annuncio della bellezza diDio e del suo Amore salvifico.

La comunità parrocchiale vive in un territorio ricco di luci e diombre. Pochi paesi raccolgono enti così significativi sotto il profiloculturale e sociale. Ho visitato l’Istituto Agronomico Mediterraneo, vera“perla”, di respiro multiculturale e multireligioso. La presenza qua-lificata di oltre 150 specializzandi dell’area mediterranea acquista –soprattutto in questo tempo – un significato di portata profeticaper la Puglia, il Mezzogiorno, l’Italia, l’Europa. La pacifica fecondacollaborazione tra persone di diversa provenienza, con culture efedi diverse, è un vero “annuncio” di fraternità che deve illuminareil futuro.Anche la Facoltà di Veterinaria rappresenta un’“eccellenza” a livelloeuropeo. La gentile accoglienza mi ha colpito, ed è stata offerta lapossibilità di una cappella aperta a culto per gli studenti, i docentie il personale, provenienti da tutto il Mezzogiorno e oltre.Tecnopolis insiste sul vostro territorio, offrendo un quadro speciali-stico di prim’ordine.Mi permetto di sottolineare queste presenze perché non rischino direstare alquanto “sconosciute” alla popolazione di Valenzano.La conoscenza, l’apprezzamento, la collaborazione non possononon rappresentare autentiche chances, opportunità di crescita pertutti.Il superamento delle emergenze critiche verificatesi sul territorioavviene soprattutto attraverso la consapevolezza e la crescita dellericchezze umane, intellettuali, spirituali già presenti.

Ringrazio vivamente il signor Sindaco e l’Amministrazione comu-nale per la squisita accoglienza e per il clima di grande confidenzache ha caratterizzato l’incontro con loro. Il Vescovo è soprattuttoun pastore che deve comunicare la bellezza della vita comunitaria«sulla misura del cuore di Cristo».

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NONO VICARIATO - LETTERE ALLE COMUNITÀ

2. Considerazioni sulla vita della comunità

Il respiro della vostra comunità è quello di una «Chiesa di popolo»,in cui tutti, dai più piccoli ai più anziani, dai più vicini ai più lon-tani, dai più acculturati a quelli più semplici, si sentono a casa. Ilnumero dei parrocchiani non è elevato, ma la partecipazione allavita parrocchiale, anche per elezione, è alta. L’importante è avere unriferimento “stabile” e non solo in occasione della celebrazione deisacramenti.Dall’incontro con i piccoli della scuola primaria “Don Bosco” e del-l’infanzia “S. Antonio”, - quest’ultima guidata dalle Suore France-scane del Cuore di Gesù (di Malta) -, e con i ragazzi della scuolamedia “Galilei” ricevo conferma della buona qualità della nostrascuola, con cui è necessario collaborare in modo sempre più inten-so da parte delle famiglie e della parrocchia.Gli ammalati e gli anziani, alcuni dei quali ho visitato, vengonoaccompagnati con amore dal parroco e dai ministri straordinaridella Santa Comunione. La loro testimonianza di fede e di preghie-ra assidua sostiene il cammino della Chiesa e del mondo.Naturalmente i piccoli e i ragazzi rappresentano il futuro dellacomunità. Partecipano intensamente, accompagnati dai loro geni-tori – sia pure con intensità diversificate – alla catechesi settimana-le e alla Messa domenicale. Il clima è gioioso e positivo. Le preoc-cupazioni educative espresse dai genitori ci coinvolgono tutti.D’altronde la cura della famiglia e di coloro che ad essa si prepara-no è presente in comunità, come ho potuto cogliere nell’incontrocon i fidanzati.Culmine degli incontri comunitari è stato quello col ConsiglioPastorale parrocchiale, e con l’Assemblea parrocchiale. Dai catechi-sti agli animatori liturgici (ministranti e coro), all’AGESCI, allaGIFRA, agli Araldini, ai Neo-catecumenali, all’Ordine FrancescanoSecolare, agli Animatori della carità, tutti manifestano la ricchezzadei doni dello Spirito che confluiscono in particolar modo nellaviva e numerosa partecipazione all’Eucaristia domenicale contras-segnata da particolare cura e clima gioioso.

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La catechesi settimanale coinvolge i vari gruppi parrocchiali.L’impressione è che ogni gruppo tende a curare i propri compo-nenti, secondo la specifica spiritualità. Anche i giovani confluisco-no particolarmente negli Scout e nella GIFRA.È vero che la saggezza pastorale e l’amabilità di p. Pio tendono adevitare la dispersione, ma – lo comprendete bene – il rischio dellaframmentazione è tutt’altro che remoto. È quanto sottolineo nel progetto pastorale sulla “mistagogia”, cheencomiabilmente continuate a fare oggetto di riflessione.

3. Indicazioni pastorali

Questo si riflette soprattutto nel mondo giovanile. Una comunitàparrocchiale, accanto alla varietà dei carismi specifici, deve assicu-rare la libera partecipazione da parte di coloro che non intendonoaderire a un’associazione particolare.Quale spazio di libertà hanno in questa visione i giovani?Nel progetto diocesano sulla mistagogia indico nell’incontro settima-nale comunitario un obiettivo prioritario.Adulti e giovani, al di là delle specifiche spiritualità, devono incon-trarsi settimanalmente insieme per crescere insieme nella fede e guar-dare alla liturgia domenicale come al sole della settimana che in unclima di comunione tutti coinvolge.L’incontro settimanale permette di accompagnare i ritmi di cresci-ta della comunità parrocchiale con l’apporto di tutti. La presenzagiovanile assicura la freschezza necessaria, perché una comunità siapra sempre più alle “novità” dello Spirito.E ritorniamo ai piccoli.La loro gioiosa partecipazione è fonte di consolazione. Ma la continuità dopo la Cresima è una ”croce” pastorale. Comearrivarci?Ho richiamato, nei giorni della visita pastorale, la necessità di assicu-rare ai piccoli e ai ragazzi tempi di gioco comunitario. La sua carenzarappresenta una vera emergenza educativa, cui è necessario rispon-dere con la creativa partecipazione di tutti. Adulti e giovani (soprat-tutto gli Scout, chiamati a curare non solo i propri soci) sono invita-ti a quest’impegno educativo prioritario. Ciò assicurerà, nel periodo

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soprattutto della preadolescenza, di non considerare l’ambito par-rocchiale legato solo alla catechesi e alla Messa domenicale.Un’ultima parola vorrei spendere a proposito del Consiglio per gliaffari economici. L’impegno del Comitato Feste non può essere vis-suto “a latere” della vita parrocchiale e delle sue esigenze. Secondouna prassi consolidata, la collaborazione per le esigenze anche eco-nomiche della parrocchia coinvolge tutti.

4. Con lo sguardo rivolto al futuro

Richiamando quanto ho scritto nella Lettera pastorale “Cerca e tro-verai”, è bello camminare, mettendo i passi uno dietro l’altro, maseguendo la stella, che è Gesù, sotto lo sguardo di Maria SS.ma, sanLuca e san Francesco.Ancora: Pace e bene!

+ Francesco CacucciArcivescovo

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Carissimo don Nicola,carissimo diacono Vito,e voi tutti, fratelli e sorelle,

la Nota pastorale dell’episcopato ita-liano dopo il IV Convegno ecclesiale nazionale di Verona (2006)parla del «volto di una comunità che vuol essere sempre più capacedi relazioni umane» per «comunicare il Vangelo dell’amore nella eattraverso l’esperienza umana degli affetti» e per « mostrare il voltomaterno della Chiesa, accompagnando la vita delle persone conuna proposta che sappia presentare e motivare la bellezza dell’inse-gnamento evangelico sull’amore» (n. 12). Questo è il «volto» della vostra comunità che ho rimirato in questigiorni di Visita pastorale e che ha riscaldato il mio e il vostro cuore.Vi ha contribuito l’accoglienza che mi avete riservato, la preghiera eil canto che avete composto per l’occasione.

1. In ascolto del Signore e dei segni dei tempi

Il quartiere, che ha preso il nome dal Titolare della parrocchia, sto-ricamente fa riferimento a “Le Lamie”, e oggi comprende nel terri-torio parrocchiale anche le due zone “Arcade” e “Boscarello”.

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LETTERE ALLE COMUNITÀ

NONO VICARIATO

Rigenerati per una speranza vivaLettera alla comunità parrocchiale

“S. Lorenzo” in Valenzanoa conclusione della Visita pastorale

(1-4 marzo 2012)

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La vostra è una parrocchia giovane (16 anni di vita) anche per la com-posizione degli abitanti, che vede la prevalenza di famiglie giovani, conmolti bambini e pochi anziani. Si può affermare che la situazione è incontrotendenza in confronto all’orientamento demografico generale.Il numero degli abitanti è quindi in crescita, anche per il previstoulteriore sviluppo edilizio, che vede confluire nuclei familiari, gene-ralmente giovani, provenienti dalla città, dai paesi limitrofi, da altreprovince pugliesi e da altre regioni.Il livello socio-culturale – lo avete più volte ripetuto – è buono.L’aspetto complessivo del quartiere è molto gradevole. Gradual-mente vi state “innamorando” del territorio, sentendolo sempre piùvostro e aiutando i piccoli – e mi auguro anche i giovani – ad abi-tarlo e viverlo più intensamente.Naturalmente – lo comprendete bene – il ruolo della parrocchia è sta-to e continua ad essere determinante. Ho scritto nella Lettera pastora-le “Cerca e troverai” che «il passaggio essenziale di vita e di pastorale chesiamo chiamati a compiere come Chiesa, come comunità educante èquello della relazione» (p. 22); «È un entrare nei contesti in cui le per-sone vivono e si ritrovano, con un occhio di riguardo al mondo dei fanciullie dei giovani, che rappresenta il senso del nostro futuro» (p. 23).

2. Considerazioni sulla vita della comunità

Il mondo dei piccoli e dei giovaniSono i piccoli e i preadolescenti che ho per primi incontrato, dopola preghiera dei Vespri, all’inizio della Visita pastorale.Sono numerosi (circa 140), curati con amore in famiglia e in parroc-chia. Sono anche loro che aiutano gli adulti e, in particolare, i geni-tori a riscoprire i doni sacramentali un giorno ricevuti (e forse tal-volta dimenticati), attraverso il percorso dell’iniziazione cristiana.Li ho incontrati poi alla scuola primaria “Madre Teresa di Calcutta”e alla scuola dell’infanzia “Montessori” in un clima gioioso e parte-cipativo di calda accoglienza.La collaborazione con la famiglia e la scuola è indispensabile perintraprendere percorsi virtuosi anche in parrocchia. Don Nicola neè ben consapevole e per questo, oltre al coinvolgimento attivo dellefamiglie, cura il rapporto con le scuole del territorio.

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NONO VICARIATO - LETTERE ALLE COMUNITÀ

La domenica è il cuore della vita comunitaria. Ho gioito durante laMessa con i fanciulli, soprattutto cogliendo il coinvolgimento deiministranti, autentico cammino di educazione vocazionale.I segni liturgici sono più efficaci delle parole: lo abbiamo speri-mentato nel semplice rito dell’accoglienza dei nuovi ministranti,perché curate la liturgia in modo esemplare, con la guida di donNicola e del diacono Vito.L’oratorio parrocchiale è un’altra autentica risorsa educativa, in untempo nel quale ai piccoli soprattutto, molto indaffarati, non èconcesso molto tempo per il gioco e per una sana socializzazione.La disponibilità degli impianti sportivi comunali è una vera risorsada valorizzare sempre più.Ho vissuto un intenso dialogo anche con i giovani dell’IstitutoTecnico Commerciale “De Viti de Marco”.

Comunione, partecipazione, missioneLo stile partecipativo si riflette nell’esperienza assembleare e nellacorresponsabilità diffusa. Sono contento che sentiate la parrocchiacome la vostra casa e prestiate ad essa ogni attenzione.Gli ambienti, seppure provvisori, sono confortevoli e sufficienti, inprospettiva della nuova chiesa e delle nuove strutture parrocchiali, dicui è anticipazione la casa canonica che potrete utilizzare al meglio.Anche il sostegno economico, che prepara gli impegni futuri per lacostruzione della chiesa, è un ulteriore segno di collaborazione atti-va. La Commissione per gli affari economici può tranquillamentetrasformarsi in Consiglio parrocchiale per gli affari economici.L’esperienza di comunione coinvolge i catechisti, il gruppo liturgi-co, i cantori, i ministri straordinari della S. Comunione attenti aglianziani e agli ammalati (anch’io ho avuto modo di incontrarnequalcuno), il Comitato della festa parrocchiale, che vive con inten-sità e sobrietà la festa di san Lorenzo.È una comunione che il parroco vive valorizzando esemplarmenteanche ciò che ha piantato, con intuizione pastorale, il predecessoredon Vito Cicoria, attualmente missionario “fidei donum” inEtiopia.

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3. Indicazioni pastorali

Condivido e benedico l’impostazione pastorale, con la guida zelan-te di don Nicola e del diacono Vito, i quali vivono e operano inpiena sintonia. Sono contento che amiate il parroco e ne apprez-ziate le doti e la dedizione totale, frutto di una spiritualità sacerdo-tale intensa. Anche lui vi ama molto ed è felice di vivere il suo mini-stero tra voi.Offro solo due indicazioni:Incrementate la vita dell’oratorio, tentando di coinvolgere sempre piùaltri genitori in questo compito educativo prezioso, onde assicurareuna «presenza» amorevole e continuativa ai piccoli, che hanno biso-gno del gioco e della vita di gruppo come dell’aria che respirano.Fate oggetto di particolare considerazione il mondo dei giovani. Èvero che non ci sono ancora nel quartiere luoghi aggregativi che evi-tino la dispersione, ma la fantasia pastorale ed educativa vi metteràulteriormente in moto.Certamente – in tale direzione – l’attenzione ai cresimandi è priori-taria, per assicurare l’esperienza di gruppi (soprattutto attraversocampi-scuola estivi) che provino il «gusto» di crescere insieme.Ancora una volta si richiede la disponibilità di educatori chiamati adonare una parte del proprio tempo per le nuove generazioni.

4. Con lo sguardo rivolto al futuro

Lo spettacolo offerto dai “Gospel” e dagli altri musicisti è stato unbel momento di amicizia e fraternità. “Cerca e troverai”: il titolo della mia Lettera pastorale è risonanza diun brano del Deuteronomio che abbiamo letto nell’ora nona di que-sta seconda domenica di Quaresima: «Cercherai il Signore tuo Dioe lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l’anima»(4, 29).Con questa disposizione camminate gioiosamente costruendo unfuturo colmo di speranza.

+ Francesco CacucciArcivescovo

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Carissimi don Franco e don Michele,carissimi fratelli e sorelle,

ho vissuto con voi, in occasionedella Visita pastorale, giornate liete,culminanti nella domenica Laetare

(“Rallegrati”), che anticipa la gioia pasquale.

1. In ascolto del Signore e dei segni dei tempi

Devo dire che fonte di particolare gioia è stato, per me, l’incontrocon i piccoli e i ragazzi. Li ho incontrati presso le scuole primarie“San Giovanni Bosco” e “San Domenico Savio” e presso la scuolasecondaria di 1° grado “Gennaro Venisti”. L’accoglienza affettuosa si è accompagnata a un approfondimentosingolare della figura del Vescovo e del suo insegnamento, attraver-so soprattutto la Lettera pastorale “Cerca e troverai”. Illustrata neivari capitoli dagli alunni della “San Domenico Savio”, costituisceuna risposta originale al mio invito a scoprire la “personale” chia-mata che il Signore rivolge ad ognuno di noi.A questo si è aggiunta, da parte dei ragazzi, la bella rappresentazio-ne che scandiva le varie tappe della storia di Capurso.

LETTERE ALLE COMUNITÀ

NONO VICARIATO

Un cammino di speranzaLettera alla comunità parrocchiale

“SS. Salvatore” in Capursoa conclusione della Visita pastorale

(15-18 marzo 2012)

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L’incontro con i piccoli dell’iniziazione cristiana è continuatoanche con le loro famiglie. La presentazione del video Un invito acena mi ha permesso di pregustare la visita alle varie chiese capur-sesi, costituendo una sorta di catechesi in atto attraverso l’arte. Ledomande dei ragazzi, la loro animazione presso gli ospiti di “CasaSerena” hanno creato un clima di familiarità, accompagnato danumerosi segni di affetto filiale (messaggi, letterine…). Si può direche li ho incontrati tutti i singoli giorni della Visita pastorale e, alculmine, nella celebrazione eucaristica domenicale, quando li hoinvitati a vivere in particolare due momenti dell’itinerario quaresi-male: il sacrificio e la gioia.Pur essendo una parrocchia la cui erezione canonica risale ab imme-morabili, lo sviluppo urbanistico degli ultimi decenni ha visto l’in-sediamento di numerose famiglie giovani, per cui il numero deibambini – in controtendenza – è più ampio di quello degli anziani.È, quindi, una parrocchia aperta al futuro. La costruzione di unanuova parrocchia, eretta nel 1995 e dedicata a S. Francesco daPaola, ne è la riprova.Questo “segno dei tempi” è stato colto dalla comunità parrocchia-le attraverso una particolare cura dei piccoli a livello catechetico, edeve sempre più coinvolgere le giovani famiglie, soprattutto quelleprovenienti da altre realtà, perché si radichino maggiormente nelterritorio e assicurino una continuità educativa ai loro figli.

2. Considerazioni sulla vita della comunità

La visita al Palazzo di Città per l’incontro col Sindaco, gli ammini-stratori e una rappresentanza della cittadinanza mi ha confermatonella convinzione che la vostra è una comunità sostanzialmenteserena, segnata da prospettive incoraggianti, disponibile a una col-laborazione – d’altronde sempre positiva – tra comunità civile ecomunità religiosa.La presenza del Santuario della Madonna del Pozzo segna in modoindelebile la vita della comunità, aprendola a dimensioni molto piùvaste.La cura dei Frati Minori assicura quel “sapore francescano” di cuitutti beneficiate.

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I trentadue anni di ministero di don Franco hanno impresso unostile nuovo alla parrocchia. Cominciando dalla cura esemplare dellachiesa parrocchiale, sempre più bella dopo i continui restauri. Maanche le chiese del territorio parrocchiale sono oggetto di recuperoe di amorevole cura (Chiesa del Santissimo, Madonna delle Grazie,S. Antonio da Padova, Chiesa del Purgatorio), fino all’acquisizionedel Palazzo Mariella, in posizione ideale di fronte alla chiesa par-rocchiale, restaurato esemplarmente e messo a disposizione per leattività parrocchiali.Questo particolare impegno ha restituito alla Chiesa Madre unaprecisa identità pastorale, approfondita in questi anni alla lucedella visione del Concilio Vaticano II. Molti di voi sono stati accom-pagnati nella crescita umana e cristiana dalla presenza paterna edecisa di don Franco.Un segno particolare è rappresentato dalla cura esemplare dellaliturgia, con la recita delle lodi e dei vespri, la presenza del coro e ilpuntuale e preciso servizio liturgico dei ministranti.Le feste della Madonna del Pozzo e di S. Giuseppe segnano indubi-tabilmente la vita religiosa di Capurso e richiedono una riflessionepiù puntuale sul valore della pietà popolare e sui suoi limiti.

3. Indicazioni pastorali

L’incontro presso il Santuario sul tema della pietà popolare mi hapermesso di sottolineare gli aspetti molto positivi e le difficoltà, chesi riflettono anche sulla serenità della vita parrocchiale.La pietà popolare, riprendendo un’espressione del beato GiovanniPaolo II, è un «vero tesoro del popolo di Dio», in quanto contribui-sce a mantenere viva la fede cristiana, può diventare un’opportuni-tà per educare alla vita liturgica, può concorrere a sviluppare la vitacomunitaria e ad agevolare il compito dell’evangelizzazione e dell’in-culturazione della fede. Infine, promuovendo la sintesi tra fede, cele-brazione e vita, sviluppa, nelle forme più genuine, il senso della “festadella vita” presentandosi come antidoto alla frammentazione.

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Il Direttorio su pietà popolare e liturgia (2002) della Congregazione per ilculto divino e la disciplina dei sacramenti, oltre gli aspetti positivi,non manca di evidenziare quelli «vulnerabili», per riprendere un ter-mine usato dal papa Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi (n. 48). Accantoalla giusta valorizzazione, si richiede un efficace rinnovamento.In questa direzione, mi permetto di suggerire al Comitato Festepatronali da una parte e al Santuario dall’altra di promuovere con-giuntamente, in occasione delle feste, un segno di attenzione ai pove-ri. Vissuto insieme dalla parrocchia e dal Santuario può contribui-re a promuovere quella comunione pastorale che ha rappresentatouna vera “crux” per lunghi anni.D’altronde che significato ha il rito della “Presa dei Santi” durante lafesta del patrono S. Giuseppe, se non quello di vivere la festa comeespressione di carità verso i bisognosi e di autentica comunione?

L’incontro con i giovani sul tema: “Fede, arte, spettacolo, cultura esport”, curato con intelligente sensibilità con don Michele, mi hapermesso di fissare lo sguardo sulle nuove generazioni giovanili,che richiedono particolare attenzione non solo da parte della socie-tà civile, ma anche della Chiesa.A loro rivolgerei un pressante invito a vivere il «sentiero della forma-zione sulle tracce di Gesù Maestro ed educatore» (Cerca e troverai, n. 7).Alla catechesi sistematica settimanale, che ritengo indispensabile per unitinerario di fede non occasionale, aggiungerei l’invito a vivere, libe-ramente, ogni sera la preghiera di compieta, preziosa occasione diamichevole incontro con Gesù e i coetanei.

4. Con lo sguardo rivolto al futuro

Continuate a mettere “i passi uno dietro l’altro”, come avete fattofinora, seguendo l’unico Salvatore.Vi benedico.

+ Francesco CacucciArcivescovo

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Carissimo don Tonioe fedeli tutti,

nella Nota pastorale dell’Episcopato italianodopo il IV Convegno ecclesiale nazionale diVerona (2006), si afferma che «comunicare il van-gelo dell’amore nella e attraverso l’esperienzaumana degli affetti chiede di mostrare il voltomaterno della Chiesa, accompagnando la vitadelle persone con una proposta che sappia pre-sentare e motivare la bellezza dell’insegnamento

evangelico sull’amore» (n. 12).

1. In ascolto del Signore e dei segni dei tempi

È l’esperienza che ho vissuto con voi, carissimi, in questi lieti gior-ni di Visita pastorale. Emblematico è stato l’incontro vissuto con ipiccoli in parrocchia, presso la scuola primaria “Aldo Moro” e con iragazzi della scuola secondaria di primo grado “Giovanni XXIII”.Ma tutti gli incontri che ho vissuto, fin dalla prima accoglienzadavanti alla chiesa parrocchiale, mi hanno rivelato il volto bello e

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Il volto buono della comunitàLettera alla comunità parrocchiale“Immacolata” in Adelfia Cannetoa conclusione della Visita pastorale

(22-25 marzo 2012)

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buono della comunità. Perché in parrocchia si va alla scuola dellabellezza e della bontà: quella bellezza e quella bontà che incanta ipiccoli, e non solo. Loro, in particolare, ho visto incantati, fin dalprimo momento, quando con lo stuolo dei più grandi ci siamorecati (per me inaspettatamente) verso il Municipio, dove siamostati accolti dal Sindaco e dagli amministratori comunali.Il clima è stato quello della festa, di una festa di “popolo”, in cui lepersone più diverse si ritrovano al di là delle differenze di età, di cul-tura, di censo. È la prima volta che mi è capitato di partecipare auna seduta del Consiglio comunale con la presenza dei fanciulli,sempre curiosi e attenti. Essi, con i giovani, rappresentano il nostrofuturo.

Spero che siate consapevoli del valore grande di questi segni, di que-sto “stile”. Questo volto di Chiesa, di comunità è chiamato adamare Gesù, ad amare la vita, a scoprire sempre più le cose belle chela vita propone.

Vi siete già accorti che queste parole a voi rivolte riecheggianoquanto vi ho consegnato nella Lettera pastorale “Cerca e troverai”.

2. Considerazioni sulla vita della comunità

La Visita pastorale consente al Vescovo di immergersi più diretta-mente nel tessuto vivo della comunità, scoprendone maggiormen-te i singoli volti. Quante volte, infatti, ho incrociato i vostri volti,soprattutto quello dei piccoli che hanno talvolta “preteso” di esse-re ricordati “per nome”. E se mi hanno donato il pastorale, signifi-ca che, ad immagine del Buon Pastore, oltre ad essere conosciuto,devo il più possibile conoscere tutte e singolarmente le pecore delgregge che Gesù mi ha affidato. Ho notato con quanta cura li segui-te nelle catechesi settimanali e durante la liturgia domenicale.Come gli anziani e i malati, ai quali ho conferito l’Unzione degliinfermi presso le strutture “San Pio” e “Casa della Provvidenza”.Sono contento che, con i ministri straordinari della S. Comunione,avete cura di loro, che testimoniano, con la partecipazione piùdiretta alla passione di Gesù, la luce di Cristo. D’altronde, che senso

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avrebbe avuto la celebrazione della Via Crucis (che abbiamo intensa-mente vissuto) tra le case della parrocchia, se non riflettessimo sulfatto che la nostra Chiesa è abitata anche da croci di carne e da stig-mate umane, che il Crocifisso iconicamente esprime? Accanto aipoveri di mezzi materiali, siamo chiamati a scoprire progressiva-mente le tante vecchie e nuove povertà che caratterizzano il nostropresente.

La vostra comunità si caratterizza per un notevole ampliamentodovuto alla “immigrazione” di tanti che provengono dalla città, daicentri vicini e anche da altre parti del mondo. Questa situazione“variopinta” vi educa, di per sé, all’accoglienza più vasta e al supe-ramento di ogni chiusura e campanilismo, retaggi folcloristici delpassato.È questo un dono che dovete saper individuare ed accogliere e cherappresenta un autentico arricchimento per tutti.

L’incontro con il Consiglio Pastorale, con la presenza dei giovani edegli adulti, ha sottolineato un aspetto che felicemente esprime lostile della vostra parrocchia: la comunione. Intendiamoci, non èfacile viverla quotidianamente, nelle varie articolazioni della vitacomunitaria e nel rapporto interpersonale. Però il riferimento uni-tario all’Azione Cattolica facilita il cammino progettuale comune.Con l’attenzione a rispettare sempre chi non intende aderire all’As-sociazione, ma che ha il diritto di sentirsi sempre “a casa sua”, inse-rito anche nelle varie responsabilità che la parrocchia richiede.

Questa esemplarità mi ha permesso di esortare le numerose asso-ciazioni, di carattere civile (una sessantina), presenti in paese asuperare la frammentazione e a non “predicare se stesse” in modoautoreferenziale. L’intento di costituire una “Consulta” delle asso-ciazioni, espresso dal Sindaco, mi sembra costituisca una feliceestensione sul piano civile della esperienza ecclesiale. Non dev’esse-re, infatti, la Chiesa, come recita la Lumen Gentium del ConcilioVaticano II, «segno e strumento dell’unità di tutto il genere uma-

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no» (n. 1)? Preoccupazione di tutti dev’essere dirigere lo sguardoverso una “stella” comune, per camminare insieme mettendo, unodopo l’altro, piccoli “passi di un ‘sì’ di amore”. La Madonna dellaStella vi indichi il cammino.

3. Indicazioni pastorali

Una gioia tutta speciale l’ho provata incontrando i giovani e i gio-vanissimi. Sono numerosissimi, aprono il nostro cuore alla fiduciae alla speranza. Sono ben motivati, curati, e rappresentano il più belfrutto dello zelo sacerdotale di don Tonio, che ha raccolto, svilup-pandola, l’eredità del suo predecessore, don Carlo. Mi rallegroanche con gli educatori, che spero crescano sempre più in numeroe qualità.Sono contento che vogliate bene al vostro parroco, come – ve nesiete accorti – anch’io gliene voglio. Dona senza riserve e con auten-tico spirito sacerdotale la sua vita per il Signore e per voi. È feliceanch’egli di camminare con voi. È un segno per voi tutti di comu-nione e di gioia evangelica, che comunica anche come vicario dizona e nel presbiterio diocesano.

Anche la presenza esemplarmente discreta, umile ma profonda edefficace di mons. Luigi Stangarone, vera perla del clero barese, riccadi spiritualità e di cultura, vi accompagna.

È bello essere sacerdoti. Spero che possano manifestarsi in mezzo avoi, ragazzi e giovani - come ho auspicato nella Lettera pastorale -germi di vocazione alla vita sacerdotale e consacrata. Non possocredere che la voce del Signore che chiama non giunga anche a voidi Canneto. Sappiate che, dando voce a Gesù Buon Pastore, vi espri-mo oggi il desiderio di accogliere qualcuno di voi che segua Gesùnella via del sacerdozio e della vita consacrata. È ormai tempo dopo28 anni!È questa la precipua indicazione pastorale che intendo affidarvi.Per il resto continuate felicemente a camminare sotto lo sguardocompiaciuto del Signore.

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4. Con lo sguardo rivolto al futuro

La vostra comunità, viva, entusiasta, aperta al futuro, è anche riccadi strutture. Il “sogno” di valorizzare il castello, che ricorda la fami-glia Nicolai legata alla Chiesa anche attraverso due figure episcopa-li, si è in parte felicemente realizzato. Ogni volta che vengo nellavostra parrocchia incontro “belle” novità.Mi auguro che possano essere superate al più presto le difficoltàinsorte per l’apertura del salone al primo piano, ed esorto partico-larmente coloro che abitano accanto a guardare al bene della comu-nità tutta. Il Signore renderà loro merito.Mi auguro di partecipare spesso anch’io alla vostra gioia.

+ Francesco CacucciArcivescovo

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Carissimo don Felice,carissimo diacono Vincenzoe fedeli tutti,

ho vissuto con voi giorni intensissimi di Visitapastorale, mi sono sentito felicemente avvoltodal vostro entusiasmo, dal vostro affetto, masoprattutto edificato e consolato della vostrafede e dal senso di Chiesa, che affonda le sueradici nell’esperienza del Mistero, via maestraper crescere da credenti.

1. In ascolto del Signore e dei segni dei tempi

Ho percorso il territorio della vostra parrocchia, immergendomi,per così dire, nella storia e nella tradizione, e ho ammirato la bel-lezza della chiesa madre e delle altre chiese (Madonna del Prin-cipio, S. Antonio, Oratorio, Madonna della Pietà, San Rocco). Hocolto con soddisfazione il senso di un cammino di comunione chetra i due “fratelli” Montrone e Canneto nel corso degli anni è cresciu-to, al di là degli aspetti “folcloristici” che simpaticamente perman-

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Trasformati dal MisteroLettera alla comunità parrocchiale

“S. Nicola di Bari” in Adelfia Montronea conclusione della Visita pastorale

(19-22 aprile 2012)

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gono. Mi sembra cioè che le “resistenze” per un cammino comunesiano sempre più deboli. A questo hanno contribuito non poco ledue comunità parrocchiali con l’esemplarità di una comunionesacerdotale e pastorale che offre sempre nuovi fecondi spazi. Ancheil superamento del “passaggio a livello” ha segnato, simbolicamen-te, una sorta di caduta di una residua barriera anacronistica.

La replica dell’incontro con le associazioni e i circoli del territorio,già avuto a Canneto, mi ha permesso di ribadire l’esigenza di costi-tuire una Consulta cittadina, propiziata dal Comune, che favorisca,sul piano strutturale, la ricerca di obiettivi partecipati. La collabo-razione delle comunità parrocchiali, pur nella debita distinzionedei ruoli, accelererà il senso della partecipazione alla costruzionedel bene comune e al superamento delle resistenze individualisti-che. La quasi totalità dei costruttori della “città terrena” sono anchecristiani che devono continuamente attingere ispirazione dallacomunione, esigita dal Vangelo.

Nel territorio parrocchiale vive attualmente una popolazione abba-stanza stabile (7.573 abitanti), dopo l’aumento demografico degliultimi decenni. Mi sembra che l’integrazione dei “nuovi” arrivatinel territorio adelfiese si vada perfezionando.Accanto a una rispettabile realtà industriale e ad un residuo artigia-nato, l’attività agricola è prevalente. Ho incontrato con gioia il mondoagricolo, riscoprendone i grandi valori umani ed evangelici e sottoli-neando la necessità inderogabile di una mentalità cooperativistica,disattendendo la quale non si può guardare a un futuro realistica-mente promettente. Ritorna l’esigenza di quel cammino comune cheallontani le secche dell’individualismo che è il vero tarlo della societàcivile e dell’esperienza ecclesiale. L’agricoltura resta un baluardo diquella economia “reale” che tutti dovremmo contribuire a sostenere.

2. Considerazioni sulla vita della comunità

a) La scuola dell’infanzia, quella primaria e quella secondaria diprimo grado, mi hanno spalancato le porte degli edifici e dei cuoridelle dirigenti, delle insegnanti, del personale scolastico e degli

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alunni. Sono stati incontri molto belli e intensi, segnati da un intel-ligente e articolato impegno per educare le nuove generazioni adapprezzare, accanto all’originalità dei singoli “colori”, la bellezzadell’insieme dell’“arcobaleno”.Da tanti anni conosco e apprezzo la scuola dell’infanzia “Nino Ragone”tenuta dalle Suore del Sacro Costato. Generazioni di adelfiesi si sonoabbeverati a quella fonte. Comprendo le difficoltà del momento, ma miauguro che da parte soprattutto delle famiglie non manchi la fiducia eil sostegno perché questa preziosa istituzione si prolunghi nel tempo.

b) Della positiva collaborazione tra scuola e parrocchia ho respira-to il clima.Ho costatato la continuità con l’impegno catechistico dell’inizia-zione cristiana, con i volontari per il sostegno scolastico e gli ani-matori ANSPI.Si tratta degli stessi ragazzi che vivono in famiglia, a scuola, in par-rocchia e che devono ricevere messaggi convergenti.Ho apprezzato, in tale direzione, la sensibilità dei genitori dei pic-coli dell’iniziazione cristiana. Mi auguro che l’incontro settimanaleformativo trovi accoglienza sempre più concreta. A beneficiarnesaranno i nostri fanciulli e i nostri ragazzi, sempre più rispettati neiloro ritmi di crescita e tutelati da quei ritmi spesso “disumani” cuirischiano di essere sottoposti.Il culmine dell’incontro con i piccoli l’ho vissuto durante la celebra-zione eucaristica domenicale, con la “cornice” splendida dei genitori,dei catechisti, degli educatori e di tutta la comunità. È celebrazione diChiesa che testimonia la fede, la speranza e l’amore nel Cristo Risorto,fa avvertire la presenza del Padre e ci colma dei doni dello Spirito.c) Nella Lettera pastorale “Cerca e troverai” invito ad avere «unocchio di riguardo al mondo dei fanciulli e dei giovani, che rappre-sentano il senso del nostro futuro». Come non augurare di vedersorgere dalla vostra comunità qualche vocazione al sacerdozioministeriale, da desiderare e coltivare! Avete beneficiato e benefi-ciate di un esemplare ministero sacerdotale. Sono stato invitato daipiccoli e dai giovani a “narrare” la mia vocazione. Spero che la bel-

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lezza del nostro ministero sacerdotale sia contagiosa. La cura dellapastorale dei ministranti è in tale direzione (bello il rito dell’ammis-sione durante la Messa domenicale).

d) State curando la vocazione alla vita familiare attraverso i gruppi“Nozze di Cana” e i genitori del Battesimo. È un’autentica vocazio-ne all’amore e alla vita che vede crescere la vostra corresponsabilità.Non vi è dubbio che ogni vocazione nasce e si alimenta nel grembodella famiglia, anche se essa è, come dicevo ancora nella Letterapastorale, «oggi, spesso anche nervo fragile, scoperto. Una famiglia(…) da accompagnare a scoprire la sua stessa vocazione di gremboeducativo: perché c’è un’impronta di senso e di valore che solo essasa dare; e che rimane, nel tempo».Anche le famiglie in difficoltà devono sentirsi “a casa” nella comu-nità cristiana, partecipando alla catechesi e alla S. Messa. Talvolta,per le ferite verificatesi, devono accettare, per fedeltà e coerenza alVangelo, di non accostarsi alla S. Comunione. Tutti però devonosentirsi nel circuito del cuore misericordioso del Signore.

e)Con la sala “Nozze di Cana” (dove nel pranzo con i sacerdoti, i reli-giosi e le religiose ho beneficiato della vostra squisita premura) hobenedetto la sede della Caritas, che aiuta a vivere la carità come pro-lungamento dell’annuncio e della celebrazione. È bello che l’eucari-stia, ogni domenica, raggiunga i nostri malati, i quali ci sostengonocon una partecipazione più viva e reale al mistero pasquale di Gesù.

3. Indicazioni pastorali

Soprattutto nell’incontro con l’ACR, i giovani e i giovanissimi, gliScout e gli operatori pastorali è emerso, a mo’ di sintesi, il senso piùprofondo del cammino della vostra parrocchia.Ogni realtà sembra un tassello di un grande bel mosaico, di cui ilSignore è l’artista.

Ho provato molta consolazione nel rilevare l’accoglienza piena delprogetto pastorale diocesano sulla mistagogia. Lo state attuando conintelligente amore sotto la guida zelante di don Felice, coadiuvato

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dal diacono Vincenzo. Dopo il lungo esemplare ministero di donPeppino e ultimamente di don Emanuele, vivete una stagionesegnata dalla creatività e dall’entusiasmo.Confermo volentieri le linee pastorali adottate. Sottolineo la prioritàdell’incontro settimanale comunitario che educa a vivere la Chiesa comepopolo in cammino, al di là delle distinzioni dei ruoli. Sono certo chequesto vi permetterà di cogliere sempre di più che il soggetto del cam-mino è tutta la comunità, dove i giovani e gli adulti “si raccontano”reciprocamente le meraviglie che il Signore opera in mezzo a loro.Ciò non toglie che soprattutto i giovani continuino ad avere unacatechesi settimanale specifica, che permetta loro di “leggere” la storiache il Signore sta scrivendo nella loro vita.

Auspico che questo bel lievito fermenti la massa adelfiese in modosempre nuovo. Con i “segni nuovi dei tempi” sarete in grado di valo-rizzare anche le “cose antiche”, come la festa di S. Trifone, che icomitati stanno rendendo espressione sempre più diretta della vitacomunitaria parrocchiale. Deve scaturire un impegno più decisoper una partecipazione alla vita ecclesiale, e in particolar modo allaMessa domenicale, da parte di quei “devoti di S. Trifone” cherischiano di rimanere ancorati a una religiosità superficiale.“Senza la domenica non possiamo vivere”: lo affermavano già i cri-stiani dei primi secoli; perché senza l’eucaristia domenicale ancheogni gesto religioso, alla lunga, risulta sterile.Spero che il mio invito trovi generosa accoglienza.

4. Con lo sguardo rivolto al futuro

Continuate, con la guida amorevole e intelligente del parroco, acamminare nella direzione intrapresa. I giorni trascorsi tra voi sonostati per me – e mi auguro anche per voi – ricchi di affetto e di gra-zia. Ve ne sono riconoscente.

+ Francesco CacucciArcivescovo

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Carissimo p. Eugenio,carissimi p. Tommaso Pio, p. Gerardo, p.Callisto, p. Domenico,carissimi diaconi don Michele e don Massimo,prossimi all’ordinazione presbiterale,carissima suor Renata e Apostole di Gesù Crocifisso,carissime Lucia e Ancelle della Divina Misericordia,carissimi fratelli e sorelle,

l’immagine che la V Domenica di Pasqua ci pro-pone è quella della vite e dei tralci, facendocientrare più in profondità nel mistero pasquale.

I tralci, arricchiti di grappoli d’uva, sono stati ben disegnati suiparamenti che ho indossato durante la Messa domenicale.

1. In ascolto del Signore e dei segni dei tempi

I tralci di vite nascono dalla Croce, perché è di lì che è sgorgata lalinfa vitale dello Spirito Santo.Come non leggere, nella spiritualità che da oltre 50 anni permea la

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NONO VICARIATO

Istruiti nella sapienza della crocee lieti nella speranza della misericordia

Lettera alla comunità parrocchiale“S. Rocco” in Valenzano

a conclusione della Visita pastorale(3-6 maggio 2012)

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vostra comunità parrocchiale, un segno della vite fiorente e ricca ditanti doni?I tralci sono i frutti che il Padre, che è il vignaiuolo, pota perché pos-sano portare ancora più frutto. Così fanno, peraltro, tutti i vignaiuo-li: guai se le piante non venissero potate! Come a dire che la nostrapartecipazione alla croce di Gesù è la potatura che fa ancor più rigo-gliosa la pianta. Il Padre, il vignaiuolo, ha potato, per così dire, il tral-cio più bello della vite, anzi la vite stessa, Gesù il Crocifisso, perchéportasse più frutto. Da lì viene la linfa vitale nelle membra del suocorpo che è la Chiesa, in questa comunità benedetta.

Anch’io ho avuto la gioia di conoscere don Domenico Labellarte,parroco per lunghi anni di questa bella comunità e fondatore del-l’opera “Al servizio della Divina Misericordia”, ispirata e sostenutafin dall’inizio da p. Pio, che ha circondato di affetto e di costanteincoraggiamento don Domenico.Sono testimone, a volte anche diretto, delle varie tappe che hannosegnato il cammino non scevro di sofferenze, talvolta di incertezze,ma ricco di frutti di grazia.Ma la prima testimone è questa comunità, benedetta dal Signore,educata a una robusta e profonda spiritualità illuminata dallaParola del Signore, dai sacramenti. Dal costato ferito di GesùCrocifisso «uscì sangue e acqua» (Gv 19,34), il frutto della vite, ilsacramento del Battesimo, dell’Eucaristia, e il dono dello Spirito (edella Divina Misericordia). La vite però è Gesù: chi rimane in Lui,porta molto frutto (cfr Gv 15,5). Gli uomini passano, Cristo rimane.

2. Considerazioni sulla vita della comunità

I primi frutti risalgono all’Istituto secolare “Ancelle della DivinaMisericordia” per arricchirsi attraverso l’Istituto religioso maschile“Apostoli di Gesù Crocifisso” e l’Istituto religioso femminile “Apo-stole di Gesù Crocifisso”, con tutti gli associati.Credo di poter affermare che, di pari passo, questa parrocchia, cheha visto la nascita di questi tralci e li ha accompagnati nella cresci-ta, a sua volta si sia sviluppata alla luce di questi carismi.In particolare i parroci, i sacerdoti, i consacrati e le consacrate,

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hanno curato la parrocchia con affetto di predilezione, intuendo ildesiderio del Padre Fondatore e offrendo un tributo di gratitudineverso quel grembo che li ha visti nascere. Sono rare le parrocchie che beneficiano di tanti ministri consacra-ti! L’ho sottolineato a voi e durante l’incontro con i consacrati e leconsacrate.

E Valenzano, che ha sperimentato una crescita demografica moltorilevante, continua ad essere, nonostante qualche incertezza, unacomunità capace di accogliere e di integrare con gradualità i nuoviarrivati. Come non attribuire ciò alla testimonianza di cattolicità,cioè di universalità offerta dai membri dell’“Opera”?Una parrocchia ricca di carismi, dunque.Li ho colti con maggior evidenza durante la visita pastorale. Me liavete presentati durante gli incontri delle tre sere, molto partecipa-ti e arricchenti.Benedico per questo il Signore e non intendo minimamente che ivari gruppi siano mortificati.Mi permetto di osservare che, come accadeva nella Chiesa delle ori-gini e come sottolinea san Paolo rivolgendosi ai Corinti (cfr cc. 12 e13), ogni carisma deve tendere alla comunione, non solo affettiva maanche effettiva.Il rischio, derivante dalla cultura disgregante della società contempora-nea, è che la ricchezza si stemperi in atteggiamenti particolaristici. Ciòall’interno del fenomeno della cosiddetta globalizzazione, che spesso siaccompagna a un individualismo esasperato di persone e di gruppi.

Il numero considerevole dei ministri consacrati a vostra disposizio-ne può indurre a richiedere attenzione e cura particolare per il sin-golo gruppo, senza troppo preoccuparsi di crescere insieme comecomunità. E se questo non si verifica, non si costruisce la Chiesa.Il parroco e i sacerdoti, in particolare, possono talvolta avvertire diessere quasi “catturati” dalle esperienze particolari e trovare diffi-coltà nell’esercitare il “carisma dell’insieme”.Questo ho ribadito durante gli intensi incontri avuti con voi.

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3. Indicazioni pastorali

Come ovviare a questo rischio, senza disperdere le ricchezze di per-sone e di spiritualità che vi contraddistinguono?Attraverso una decisa attuazione del metodo mistagogico che, comesempre vi ricorda il parroco, è la scelta pastorale che accompagna lanostra diocesi fin dal Sinodo conclusosi nel 2000. Non si trattaquindi di organizzare al meglio le varie attività, ma di vivere in unitài contenuti essenziali dell’esperienza cristiana: l’ascolto e l’annunciodella Parola, la vita sacramentale, la Carità e l’impegno nel mondo.

Questa sintesi deve formare la vita parrocchiale. In che modo?Attraverso l’incontro settimanale comunitario.Gli adulti si impegnino a viverlo in modo deciso. L’approfondimen-to specifico dei carismi nei singoli gruppi si può vivere una volta almese.I giovani invece è bene che curino la catechesi settimanale nell’espe-rienza delle varie fasce: adolescenti 14-18 anni e giovani adulti.Di qui nascono più facilmente vocazioni educative che, con gliadulti, si potranno dedicare ai fanciulli e ai pre-adolescenti.Incoraggio in tale direzione il Gruppo Scout e auspico la nascitadell’ACR e del Gruppo giovani di Azione Cattolica, riprendendo lemigliori tradizioni di questa parrocchia.I gruppi delle coppie giovani e della famiglia seguiranno percorsigraduali di inserimento nella comunità più vasta.Gli incontri che ho avuto con i piccoli e i ragazzi in questi giornisono stati molto intensi e gioiosi, visitando le scuole dell’infanzia“L’Aquilone” e “Rosa Agazzi”, la scuola primaria “Papa GiovanniXXIII” e la scuola secondaria di primo grado “Capozzi”.Quanta disponibilità e sensibilità ho incontrato e quale responsa-bilità per noi tutti!Anche ai piccoli del catechismo e ai genitori ho suggerito di recu-perare l’unità tra catechesi e S. Messa domenicale, con l’incrementodi momenti di gioco, sempre più rari nella vita delle nuove genera-zioni.

Le espressioni di carità sono numerose e ammirevoli, soprattutto inriferimento agli anziani e ammalati (ho visitato la Casa di riposo

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“Villa Maria Martina”). A oltre un centinaio di loro si porta a casala santa comunione. È la grazia che scaturisce dalla croce di Gesù eche si diffonde in misericordia per tutti.Con gioia ho benedetto la sede della mensa Caritas, segno semprepiù vivo del desiderio di condivisione fraterna.

4. Con lo sguardo rivolto al futuro

Mentre esprimo gratitudine verso il Padre generale, il parroco, tuttii consacrati e le consacrate, vi assicuro che mi sono sentito circon-dato da affetto colmo di fede da parte di voi tutti. Grazie.

+ Francesco CacucciArcivescovo

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Carissimo don Bernardino,carissimo diacono Franco,e fedeli tutti,

nel titolo della Lettera mi riferisco al “racconto”che tu, don Dino, ci hai regalato alla vigilia dellaVisita pastorale e in occasione dell’ottavo cente-nario della consacrazione di santa Chiara diAssisi.Hai voluto comunicarci la tua esperienza france-scana e clariana, che sempre ha orientato il tuo

cammino e che hai trasfuso in 17 anni di ministero di parroco inquesta bella comunità. Potrei aggiungere che il titolo di S. Fran-cesco da Paola arricchisce, per così dire, il cammino carismatico deidue «poverelli» di Assisi.

1. In ascolto del Signore e dei segni dei tempi

«Charitas omnia potest – La carità può tutto»: Il “logo” dei Minimi,che per secoli ha illuminato questa bellissima chiesa e l’annessoconvento, torna a risplendere nella vita della giovane ed entusiastacomunità parrocchiale.

LETTERE ALLE COMUNITÀ

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«Con corsa veloce, con passo leggero»Lettera alla comunità parrocchiale“S. Francesco da Paola” in Capursoa conclusione della Visita pastorale

(17-20 maggio 2012)

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È una sorta di luogo della memoria, che raccoglie le “meraviglie” opera-te dal Signore attraverso i religiosi che hanno qui testimoniato la cari-tà come «speciale amicizia dell’uomo con Dio» (san TommasoD’Aquino), che unisce profondamente ai fratelli. Una carità testimo-niata dalle Suore d’Ivrea, del cui impegno educativo e scolastico hannobeneficiato generazioni di capursesi, e la cui memoria resta in benedi-zione. Nella visita all’ex convento, concesso in proprietà in modo enco-miabile dal Comune, come non rimanere ammirati dalla sobria bellez-za di quelle celle, di quelle sale, di quei corridoi, di quel chiostro, chetornano a rivivere e che – ne sono certo – renderete sempre più belli eaffascinanti? Lo stile di partecipazione e di corresponsabilità, cheammiro, vi fa sentire come vostra casa la chiesa e le altre strutture.Ciò vi ha permesso di inserirvi nel solco luminoso del passato, assi-curando la fedeltà allo “stile cristiano”, a quello stile “paradossale”di cui parla la Lettera a Diogneto: «I cristiani danno l’esempio di unavita mirabile, o meglio – come dicono tutti - paradossale».Mi sembra questo il respiro della vita di carità che permea la vostraesperienza comunitaria.A partire dall’ascolto della Parola, risuona quanto ci ha indicato ilPapa Benedetto XVI nell’Esortazione apostolica Verbum Domini:«Nella Parola la carità prende forma, misura e motivo: la forma, lamisura e il motivo dell’amore di Cristo».È la sacramentalità (efficacia) della Parola, che si esprime nella carità,nella capacità dei nostri gesti – di accoglienza, di soccorso, di amore– di diventare profeticamente parabole del Regno e della sua pre-senza nella storia.

Nella solennità dell’Ascensione, che oggi celebriamo, i due angelispiegano agli apostoli, che sono rimasti col naso all’insù a guarda-re il cielo, e a noi: il Cielo, il Gesù glorioso, l’amore di Dio, d’orainnanzi siete voi nel mondo tra gli uomini, «affinché il mondodiventi un po’ più luminoso e umano» (Benedetto XVI).Come i profeti, agli oracoli di giudizio dobbiamo accompagnaresempre oracoli di salvezza, di simpatia, di speranza.È anche questo il significato profetico della veglia di preghiera deigiovani presso il Santuario e dell’intensa celebrazione eucaristicacomunitaria nel Parco cittadino. È la profezia che ci fa contemplare«la città santa, la nuova Gerusalemme che scende dal cielo» (Ap 21,2).

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2. Considerazioni sulla vita della comunità

Il bel quadro della “lavanda dei piedi” nell’abside della chiesa puòessere icona della vostra “diaconia”, del vostro, del nostro sentirci“servi inutili”, anche quando abbiamo fatto tutto quanto ci è richie-sto, in termini di fedeltà e di dedizione. Il medaglione che, in chie-sa, indica l’umiltà sia sempre il vostro stile. Non a caso, alla portadella parrocchia bussa un numero rilevante di poveri provenienti davarie parti, i quali donano anch’essi amore e insegnano a vivere lacharitas.Dono che si fa più concreto anche presso gli anziani (“Casa Sere-na”) e gli ammalati (alcuni dei quali ho incontrato). Non esiste solochi dà o solo chi riceve. Siamo tutti nella carità, perché non si trattadi un amore meramente umano, ma divino, e perciò partecipato ericevuto come káris, cioè grazia. Da parte di Dio e dei fratelli anchepiù poveri ed emarginati.Perciò l’Eucaristia è la fonte e il culmine nell’esercizio della carità. Pernoi discepoli del Signore non vi può essere altra comunione, altraautentica carità se non quella che nasce dalla «tavola del Signore»(1Cor 10,21). Con questo spirito abbiamo vissuto l’adorazione delSantissimo Sacramento, la celebrazione eucaristica di venerdì equella di domenica. Da qui scaturisce la gioia che vi accompagna nelcammino comunitario, che avete espresso ampiamente durantel’incontro del primo giorno. Tutta la vita si configura come vitaeucaristica, nella quale rendiamo grazie al Signore per i donicostanti che elargisce. A cominciare, nella vostra comunità, dal par-roco, che amate profondamente e che – sempre lo richiamate – viveprofondamente quello che dice. È servo della Parola, dell’Eucaristiae della Carità. Vive in sintesi l’unico mistero. Per questo la mistago-gia – che segna il cammino della nostra diocesi – mi sembra “natu-ralmente” assimilata nella vostra esperienza comunitaria.

L’accoglienzaIl decalogo che don Berardino ha posto in fondo alla chiesa restaun ulteriore segno dello stile cristiano che deve sempre più caratte-

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rizzarvi: l’accoglienza. Per superare l’anonimato, per raccogliere colo-ro che si sono inseriti come nuovi cittadini in Capurso nel corso diquesti anni e che forse ancora vivono “ai margini”. Per far sentiretutti un’unica famiglia, in un clima che ho potuto cogliere nellacelebrazione al Parco e nella conseguente condivisione. Piccoli e adul-ti, giovani e anziani: nessuno è estraneo alla “tavola del Signore”.Siete una bella grande famiglia. Perciò la charitas si rapporta aglialtri sacramenti:- al battesimo, che continua ad essere celebrato frequentemente. Sieteuna parrocchia che guarda al futuro con speranza, brulicante dibambini!- alla confermazione, che deve considerare l’oratorio domenicale (enon solo) punto di riferimento dei pre-adolescenti nel loro bisognodi gioco e di vita di gruppo;- alla riconciliazione, che siete educati a desiderare per un camminodi perdono e di santità più intenso;- al matrimonio, per una custodia vigile della famiglia e della vita, chevede il parroco e il diacono Franco particolarmente attenti. Ho gioi-to nell’incontrare tante famiglie giovani che crescono nell’amorestrutturandosi «sulla misura del cuore di Cristo» e nel superamen-to delle inevitabili difficoltà;- all’ordine sacro, che, secondo l’invito della mia Lettera pastorale nelIV centenario del nostro Seminario, mi auguro veda nascere nuovichiamati al sacerdozio e alla vita consacrata. La stessa presenzasplendida e affettuosa dei ministranti che mi ha circondato è unrichiamo vocazionale;- all’unzione degli infermi, che mi auguro venga desiderata semprepiù, superando il timore ingiustificato che spesso l’accompagna(uno degli effetti del sacramento è la guarigione).

Da qui scaturisce l’anelito missionario, che guarda ad gentes (Nicara-gua, Perù), e che considera la parrocchia come “luogo missionario”,nell’intreccio con un territorio che trovo gradevole e sereno.

Scriveva il prof. Giovanni Modugno, pedagogista, nato a Bitonto,vissuto e morto a Bari, impegnato nella politica e nella vita dellaChiesa, di cui si è aperto il processo di beatificazione: «Cristo pre-dica che il suo regno non è di questo mondo e intanto vuole che i

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discepoli conquistino la terra e si sforzino attivamente, per quantoè possibile, di attuare anche in questo mondo il regno di Dio».Abbiamo, come comunità cristiana, la responsabilità di essere ilcielo sulla terra. Ed è con la carità, l’amore, che noi manifestiamo ilcielo sulla terra.

3. Indicazioni pastorali

Benedico il vostro cammino. Perseverate nella gioia. Sentitevi cir-condati dal mio affetto e dalla mia stima.Mi permetto di offrirvi solo un’indicazione. Desidererei che sorges-se nella vostra parrocchia l’Azione Cattolica. Aiuterà a coltivare ilrespiro diocesano, completando il respiro cattolico e universale.Vale per i piccoli e gli adulti. Ma vale soprattutto per i giovani, alcu-ni dei quali sono encomiabilmente inseriti negli Scout e che conti-nueranno a operare con la crescita soprattutto di nuovi educatori.L’incontro da loro animato nello splendido chiostro mi ha conqui-stato. I giovani soprattutto rappresentano la speranza per la Chiesae la società. Anch’essi non solo ricevono, ma offrono i frutti prezio-si del loro cuore.

4. Con lo sguardo rivolto al futuro

In un discorso “sull’Ascensione del Signore” sant’ Agostino esulta:«Oggi nostro Signore Gesù Cristo è asceso al cielo. Con lui sfolgo-ra pure il nostro cuore». È questo il sentimento che provo verso divoi e che avvolge don Bernardino, il diacono Franco, i lettori, l’ac-colito, i ministri straordinari della santa comunione, i catechisti, glianimatori del coro, i vari responsabili, tutti voi, carissimi, che avetecolmato il mio cuore di vescovo di consolazione e di speranza.

+ Francesco CacucciArcivescovo

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Carissimo don Valentino,e voi tutti della comunità parrocchiale,

questi giorni vissuti insieme hanno dilatato ilcuore e, soprattutto alimentato tanti semi disperanza.

1. In ascolto del Signore e dei segni dei tempi

A chi ha frequentato Cellamare negli ultimivent’anni non sfugge un fenomeno di proporzioni inconsuete,anche per tutto l’hinterland barese: il forte incremento della popo-lazione. Da poco più di un migliaio di abitanti, si sono raggiunti iquasi 6.000, e si prevede, nei prossimi anni, una popolazione asse-stata intorno agli 8.000.L’analisi degli aspetti sociali me l’avete offerta con profonda puntualità.Ne richiamo i principali aspetti.Accanto al contenuto costo delle abitazioni, non mancano coloroche preferiscono questa cittadina per la tranquillità e la gradevolez-za del territorio. Anch’io, ogni volta che entro in Cellamare, avvertodi essere avvolto in un ambiente leggiadro e ridente. Impareggiabile

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Annunziare, celebrare, servire il “Vangelo della Vita”Lettera alla comunità parrocchiale“S. Maria Annunziata” in Cellamarea conclusione della Visita pastorale

(20-23 settembre 2012)

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è la piazza con la torre dell’orologio. Auspico che, anche nel futuro,le scelte nel campo edilizio rispettino i criteri di vivibilità finoraconservati (come i limiti di altezza dei complessi abitativi).Non pochi primati vi riguardano. Siete il comune più “giovane”della Provincia di Bari e il secondo comune con l’età media piùbassa (36,8) della Puglia: i battesimi (45) superano di gran lunga ifunerali (18).Le famiglie, essendo più stabili che altrove, si aprono volentieri alla vita.Una gioia profonda mi ha pervaso quando, durante gli incontri e lecelebrazioni, sono stato circondato da una presenza numerosa dibambini.Mi sembra che – in netta controtendenza – siete una comunità cri-stiana che proclama, di fatto, «senza reticenze e senza paure l’ine-stimabile preziosità della vita umana e il grande valore della fecon-dità». Mi commuovono le numerose mamme che mi hanno chiestola benedizione dei loro bambini e di quelli “in arrivo”.Questo perché guardate «con stima a quegli sposi che, anche con-tro la mentalità dominante…, obbediscono con larga generosità allaloro missione generatrice», considerandoli «come segni profeticidel Dio della vita e della sua presenza nella storia» (CEI, Direttorio dipastorale familiare, n. 108).La stessa impressione ho ricavato visitando l’asilo, la scuola ele-mentare e quella secondaria di primo grado, dove l’attenzione edu-cativa ai piccoli è elevata.Se a livello legislativo centrale non si presta ancora la dovuta atten-zione alle politiche familiari, esorto l’Amministrazione comunale aproseguire nell’incrementare lodevolmente i servizi alle famiglie eall’infanzia!È significativo che la Casa di riposo presente nel territorio ospitisoprattutto anziani provenienti da altri comuni. Un bel segno, alivello civile, è anche l’impegno della Protezione civile.

2. Considerazioni sulla vita della comunità

La comunità, in questi anni, si è quindi trasformata. Se, da un lato,la piccola comunità locale originaria ha registrato un certo indebo-limento della propria identità, d’altro canto l’afflusso di nuove

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famiglie, soprattutto giovani, ha allargato gli spazi del cuore e dellamente, arricchendo tutti anche culturalmente. A differenza di altricentri segnati dal fenomeno immigratorio, mi sembra che la dire-zione verso un’integrazione positiva sia prevalente.In questo ambito esercita un ruolo di primissimo piano la parroc-chia. La vivacità pastorale che la caratterizza permette di essereluogo di aggregazione per tutte le fasce di età.I cellamaresi del futuro, senza distinzione, sono innanzitutto i pic-coli, che “costringeranno” i loro genitori a radicarsi positivamentenel territorio. Questa spinta l’esercitano ormai i giovani i quali, aldi là della scuola e dell’università, mi sembra che non tendano, inprevalenza, a fuggire.Ancora una volta la comunità parrocchiale è punto di riferimento.Ai giovani mi rivolgo, esortandoli a non privilegiare, nell’aggregar-si, l’attivismo, trascurando la sistematicità del momento formativo.Mi riferisco, in particolare, alla catechesi settimanale, senza la quale lacontinuità e la costanza negli impegni non sono assicurate. È enco-miabile l’animazione della liturgia e la disponibilità per i vari servi-zi, in parrocchia e nel paese. Ma – lo ribadisco – solo l’approfondi-mento sistematico della Parola di Dio, della Tradizione e del Magi-stero della Chiesa assicurano stabilità nel cammino.Passeggiando non solo nello splendido centro del paese, ma anchenei nuovi quartieri, ho scoperto la rilevanza particolare dell’espan-sione edilizia. Anche per le zone che sembrano un po’ separate dalcentro si prevede che la costruzione di nuove abitazioni ne accorce-ranno le distanze.Comprendo benissimo – e lo avete ribadito a ogni piè sospinto – chela chiesa attuale, sia pure molto graziosa (la tela dell’Annuncia-zione, che domina il presbiterio, è tra le più belle della nostra dio-cesi), è divenuta del tutto insufficiente. Forse alcuni non sono inco-raggiati a partecipare alla Messa domenicale a causa della ristret-tezza dell’edificio. Mi auguro che questo non avvenga. Anche ilsacrificio è componente dell’attiva partecipazione alla liturgia euca-ristica (non per nulla essa si definisce “sacrificium laudis”).In ogni caso è urgente una nuova aula liturgica, almeno per le cele-

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brazioni più partecipate. La collaborazione tra la parrocchia e ilComune ha permesso di prevedere uno spazio per la sua costruzio-ne e per altre strutture pastorali più adeguate. Sono certo che, atempo debito, tutti vi sentirete coinvolti in questa “avventura”.La vostra comunità in questo tempo non risente con particolaredrammaticità della crisi economica. Ho notato però, secondo i datiofferti, che, mentre l’occupazione prevalente riguarda il settore deiservizi, l’agricoltura – pure presente – registra un tasso di presenzapiù ridotta. Mi auguro che tutti prendiamo maggiore coscienza cheil futuro occupazionale – anche dei giovani – nel nostro territoriodeve ripartire dall’agricoltura. È il settore, oggi, meno soggetto allefluttuazioni del mercato e, sostanzialmente, quello che assicuramaggiore stabilità.Tutto deve però essere accompagnato da una mentalità aperta allacooperazione. Preoccupazione di tutti dev’essere il superamento del-l’individualismo, vero ostacolo allo sviluppo nella nostra terra.Un processo educativo in tal senso può prevedere la collaborazionetra istituzioni civili e parrocchia. Una cultura diversa deve prevalere.

3. Indicazioni pastorali

Siete una bella comunità, guidata egregiamente dal parroco donValentino, che stimate e amate, e che dedica le sue energie fresche espirituali per voi.Mi sembra anche molto positiva la vostra collaborazione.Ho apprezzato particolarmente la catechesi alle famiglie dei fan-ciulli del catechismo. È il segreto dell’educazione «alla vita buonadel Vangelo».Per la catechesi ai giovani, suggerirei di approfondire in questoAnno della fede, in sintonia con quanto ho indicato durante larecente Assemblea diocesana, il principale documento del ConcilioVaticano II sulla Chiesa: Lumen gentium.L’incontro settimanale di tutta la comunità, preceduto dall’appro-fondimento personale, assicurerà un vero balzo in avanti.

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4. Con lo sguardo rivolto al futuro

Così i Vescovi italiani concludono il Direttorio di Pastorale familia-re: «invochiamo la dolce e potente protezione della Santa Famigliadi Nazareth, immagine vivente della Chiesa di Dio, prototipo edesempio di tutte le famiglie cristiane. Siamo così certi che le nostrecomunità ecclesiali, con nuovo ardore e con modalità e metodi rin-novati, sapranno annunciare, celebrare e servire il “Vangelo delmatrimonio e della famiglia”».È questo anche il mio augurio!

+ Francesco CacucciArcivescovo

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Carissimo padre Giuseppe, carissimi fratelli figli di San Francesco, e voi tutti parrocchiani,

la fraternità cappuccina ha una lunga storia aTriggiano, risale addirittura al 1614. Nono-stante i periodi di soppressione e allontana-menti, la sensibilità francescana e cappuccinaè radicata profondamente in voi. Non pernulla Triggiano è uno dei centri che ha dona-to all’ordine dei Cappuccini un numero con-siderevole di vocazioni francescane, a differen-

za delle vocazioni nel clero diocesano (l’ultima ordinazione sacer-dotale risale al compianto don Mario Dalesio, nel 1964).

1. In ascolto del Signore e dei segni dei tempi

La parrocchia, come ben sapete, risale al 1967 quando Triggianonon aveva ancora registrato quello sviluppo edilizio che ha fattoconfluire nuovi cittadini, soprattutto dalla vicina Bari.

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«Sacramento della carità»Lettera alla comunità parrocchiale“S. Francesco d’Assisi” in Triggianoa conclusione della Visita pastorale

(4-7 ottobre 2012)

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Il prezioso servizio pastorale prestato fin dall’inizio, con l’indimen-ticabile guida di p. Vigilio Suma, a un territorio più vasto, continuaanche dopo la costruzione della nuova parrocchia “S. GiuseppeMoscati” (giugno 1999), assicurando il “sapore” francescano nonsolo ai residenti del territorio parrocchiale, ma a tutta Triggiano.E se le illuminate figure di parroci cappuccini, fino a p. LorenzoInvidia e al caro p. Giuseppe, hanno assicurato non solo la curapastorale ma anche il legame con la Chiesa locale, il vicariato dizona e la comunione tra le parrocchie di Triggiano (divenute ben4!), vorrei sottolineare il compito educativo che assume, secondo ilcarisma cappuccino, tutta la fraternità, dai vicari cooperatori ai fra-telli laici, sicché si può ben affermare che è la comunità cappuccinanel suo insieme che assume un ruolo di guida della parrocchia. La fraternità francescana costituisce di per sé un annuncio-testi-monianza evangelico, secondo il modello che Francesco ha lasciatoai suoi frati, lui “primo della cordata”.Parrocchia e convento in un certo senso si identificano, anche perla disponibilità dei frati ad offrire le strutture conventuali per le esi-genze pastorali della parrocchia.

2. Considerazioni sulla vita della comunità

Non si può dimenticare che nel territorio parrocchiale sono pre-senti due benemerite istituzioni: l’Ospedale “Fallacara” e l’Istituto“Luciano Addante”, che hanno segnato la storia cittadina. Sonodue frutti autentici di carità che hanno attinto dal Vangelo la loroprofonda genuina ispirazione.Una donna, rimasta vedova e consacratasi al Signore nelle Figliedella Carità di San Vincenzo de’ Paoli, ha donato i suoi beni e quel-li del marito ai bisognosi del corpo e dello spirito. Vorrei, a tal proposito, ricordare che sia gli ospedali che le scuolesono sorti nella storia come istituzioni ecclesiastiche. Oggi questeopere sono state comprensibilmente assunte dallo Stato. Dopo averlo visitato anch’io mi auguro che l’Ospedale, splendida-mente ristrutturato, continui ad assicurare il suo prezioso serviziosul territorio. Come ancora preziosa è l’opera educativa della scuo-la dell’infanzia “Addante”, rinnovata con notevoli sacrifici. Queste

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espressioni di carità sono il generoso frutto di fede di questo popo-lo triggianese, che continua ad alimentarsi alla luce di splendidimodelli di vita cristiana.Non mi meraviglio, quindi, che l’attenzione agli ammalati e aglianziani sia costante, se consideriamo il servizio di cappellano svol-to da p. Zaccaria presso l’Ospedale e quello dei frati e dei ministristraordinari della S. Comunione presso le case. Anch’io ho ricevutoedificazione dai nostri fratelli e dalle nostre sorelle infermi durantela visita di questi giorni.L’attenzione a coloro che soffrono l’ho colta anche presso il CentroEffatà per i disabili e il Centro Emmanuel per coloro che sono agliarresti domiciliari.Nella celebrazione della festa di san Francesco, il primo giorno, horicordato che per il poverello di Assisi il dolore di Cristo spiegava,chiariva, dava senso a tutti gli altri dolori degli uomini. Le parole diFrancesco: «Conosco Cristo povero e crocifisso» devono diventaresostanza della nostra spiritualità.

Particolarmente gioioso è stato l’incontro con i ragazzi del catechi-smo e con i loro genitori, guidati da una “buona squadra” di cate-chisti. La cura dei piccoli sta particolarmente a cuore al parroco e avoi tutti, consapevoli delle “sfide” educative che ci attendono.Nel dialogo che ho avuto nei due incontri serali con tutta la comu-nità, è emersa la ricchezza di presenze e di carismi che caratterizzal’esperienza parrocchiale.Lo aveva già rilevato il mio venerabile predecessore mons. MarianoMagrassi nella visita pastorale di 29 anni addietro, quando, accan-to agli aspetti positivi, indicava anche i pericoli derivanti da unaframmentazione diffusa. È quanto anche voi avete richiamato nellarelazione pastorale.Il clima di comunione l’ho respirato in particolare nelle celebrazio-ni eucaristiche e nella preghiera dei vespri. È proprio vero che lacelebrazione della liturgia delle ore sostiene il cammino di fedecomunitario.

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3. Indicazioni pastorali

a) Partirei dalla scelta pastorale mistagogica, che richiama l’espe-rienza di una comunità che nel suo insieme compie un itinerario difede. È nella comunità che le varie componenti si incontrano in unarricchimento reciproco.Tutta la comunità è soggetto dell’itinerario di fede.Se si vuole superare la frammentazione, vero tarlo della culturacontemporanea e anche della vita delle nostre comunità, è necessa-rio vivere ogni quindici giorni una catechesi comunitaria di giovani eadulti insieme. Non è stato bello incontrarci insieme questi giorninell’ascolto e nell’edificazione reciproci?Suggerirei di riprendere le indicazioni pastorali che ho offerto atutta la comunità diocesana nell’assemblea di settembre e di appro-fondire, a distanza di 50 anni dal Concilio Vaticano II, la Costitu-zione sulla Chiesa Lumen gentium.A settimane alterne è opportuno che sia i giovani che i vari gruppisi incontrino in catechesi specifiche.

b) Ho ammirato l’impegno per il musical su san Francesco, prepa-rato dal Gruppo Teatrale “Lo specchio di Francesco”. Oltre la reci-ta delle lodi e dei vespri, la compieta (preghiera di fine giornata)potrebbe rappresentare un appuntamento giovanile quotidiano.

c) Apprezzo molto l’impegno per l’oratorio da parte dell’Associa-zione “Don Tonino Bello”. Ho molto insistito con i genitori, perchési rendano disponibili per l’animazione del giuoco dei ragazzi. Èuna privilegiata forma di carità soprattutto in questo decenniopastorale dedicato dalla Chiesa italiana all’educazione.

d) Vorrei infine far riferimento alla particolare iniziativa auspicatada p. Giuseppe: i gruppi familiari. Il Direttorio di Pastorale familiareli raccomanda come «luogo di crescita nella fede e nella spiritualitàpropria dello stato coniugale; momento di apertura alla vita par-rocchiale e comunitaria; stimolo al servizio pastorale nella Chiesa eall’impegno nella società civile» (n. 126).

La liturgia della XXVII domenica del tempo ordinario invita soprat-

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tutto i coniugi e i genitori a crescere a “immagine dell’Amore”,sapendo che «l’Eucaristia – come ha ricordato il papa BenedettoXVI – corrobora in modo inesauribile l’unità e l’amore indissolubi-le di ogni matrimonio cristiano» (Sacramentum caritatis, n. 27).Il gruppo famiglia può rappresentare un antidoto a ogni disgrega-zione e assicurare un futuro pieno di speranza per i nostri ragazzi,anche nell’ambito della parrocchia. Si faciliterà il superamento di quel momento delicato del dopo-cre-sima, che registra “abbandoni” da parte dei nostri pre-adolescenti.

4. Con lo sguardo rivolto al futuro

I giovani nel musical hanno rappresentato l’episodio familiare aogni amante dello spirito francescano: il Natale di Greccio.È un mistero di povertà e di fragilità, che tutti sperimentiamo attra-verso la luci e le ombre anche della nostra esperienza comunitaria.Greccio non è una semplice rappresentazione scenica: il presepe è lavenerazione del luogo di povertà di Gesù.Povertà gioiosa: questo vi auguro.E vi incoraggio a illuminare, dopo averla restaurata, la bellissimavolta della chiesa, affrescata nel 1733 dal vostro concittadino p.Tommaso da Triggiano. La tradizione di generosità del popolo trig-gianese non si smentirà. Pace e bene.

+ Francesco CacucciArcivescovo 81

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Carissimo don Salvatore,carissimi diaconi Vincenzo e Domenico,carissimi parrocchiani,

ho vissuto con voi giorni intensi e ricchi dientusiasmo. Ho colto nei vostri occhi la gioiadi appartenere a questa comunità parrocchia-le, giovane ma ricca di doni dello Spirito.

1. In ascolto del Signore e dei segni dei tempi

Ho detto che siete una comunità “giovane”,oltre che una giovane comunità parrocchiale, sorta nel 1999 pervolontà del mio predecessore, mons. Mariano Magrassi.Il ministero diaconale l’ha segnata sin dall’inizio con la presenza deidiaconi permanenti Vincenzo Giannelli e Silvestro Catacchio.Registro felicemente lo sviluppo vocazionale di questo ministeroordinato con i nuovi diaconi Mimmo (assegnato a questa parroc-chia) e Saverio (assegnato alla parrocchia S. Maria Veterana). È unbel segno di attenta gratitudine nei confronti di questo dono delloSpirito.

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Il volto missionario della parrocchiaLettera alla comunità parrocchiale“S. Giuseppe Moscati” in Triggianoa conclusione della Visita pastorale

(8-11 novembre 2012)

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Ma ho anche sottolineato che questa è una parrocchia “giovane”.Lo confermano, tra l’altro, i 110 battesimi annuali (a confronto coni 27 funerali). Il quartiere, denominato “San Lorenzo”, assiste aduna ulteriore espansione edilizia, che fa prevedere per la parrocchia(con già 7.104 abitanti) un incremento ulteriore. Quante famiglie giovani ho incontrato, quanti piccoli che percor-rono il cammino dell’iniziazione cristiana (sono 400)!Una comunità parrocchiale giovane in tutti i sensi, quindi, cheattraverso la sua crescita si apre con speranza al futuro.

2. Considerazioni sulla vita della comunità

Fin dal primo momento della Visita pastorale mi sono sentitoavvolto da un intenso clima missionario. La presenza dei sacerdoti edelle religiose del Burkina Faso, della Bolivia, dell’Albania, del-l’Aquila, i padri della famiglia Monfortana e Comboniana (con cuiho condiviso l’agape fraterna di venerdì) non è estemporanea, maconsueta nella vita della parrocchia, che ha visto la nascita e lo svi-luppo di vari gemellaggi.L’attenzione alla missione ad gentes esprime innanzitutto una fedel-tà al Concilio Vaticano II, che ha affermato la responsabilità mis-sionaria oltre che della Chiesa universale e delle Chiese locali, anchedi ogni cristiano e di ogni comunità cristiana (Ad gentes 36-41).Mi sembra che in modo esemplare voi abbiate vissuto in questi anniquanto i vescovi italiani hanno indicato nella Nota pastorale del2004 Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia. Questoha permesso di far assumere a tutta la pastorale parrocchiale unaconnotazione missionaria per la comunicazione del Vangelo.

Lo stesso stile “familiare” che caratterizza il cammino dell’inizia-zione cristiana, coinvolge gli adulti. La scelta dei catechisti fra lecoppie di genitori è emblematica. L’incontro che ho avuto con igenitori me lo ha confermato.L’esperienza eucaristica domenicale vede la “famiglia” parrocchialegioiosamente riunita. Dal legame tra la parrocchia e il territorio scaturiscono poi impegninel campo caritativo, sociale e culturale.

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Le molteplici forme di carità si esprimono non solo all’interno dellavita parrocchiale, ma anche in altri ambienti (come ad esempiopresso l’Associazione dei familiari dei tossicodipendenti).I gruppi, numerosi, definiscono questa parrocchia come dimorache sa accogliere paure e speranze della gente, domande e attese,anche inespresse, e che sa offrire una coraggiosa testimonianza e unannuncio credibile della Verità che è Cristo.La vostra parrocchia assicura la dimensione popolare della Chiesa,legandosi al territorio, con una cura particolare per i poveri e per gliambienti più disattesi. Sono stato festosamente accolto all’inizio della Visita pastorale.L’accoglienza dei piccoli e dei loro genitori, che mi avete riservato ilprimo giorno, è stata una “Festa della Luce”: un modo di offrirecontenuti culturali e religiosi in controtendenza per superare formeesterofile e deformanti (Halloween). Questo significa sintesi traVangelo e vita. Ho visitato con piacere l’asilo, la scuola primaria e la scuola secon-daria di primo grado, dove ho incontrato buona parte dei piccoliche vengono in parrocchia.

L’incontro che ho avuto con i preadolescenti, con i giovanissimi e igiovani (150) ha colmato il mio cuore di gioia.È un dono per tutta la comunità che deve consolidarsi sempre piùcon la disponibilità più numerosa di educatori. D’altronde nonvede l’oratorio la partecipazione di tutti? Un’autentica pastoralegiovanile si nutre del respiro degli adulti.Ho particolarmente gioito di fronte alla proiezione di immagini deivari campi estivi e invernali, ancora una volta ispirati alla sensibili-tà missionaria ed ecclesiale (come la GMG e il pellegrinaggio aSantiago di Compostela).La fedeltà, da parte dei giovani, alla catechesi settimanale, integratadalla libera partecipazione alla compieta, ogni sera, assicurerà fedel-tà e continuità fra il cammino dei ragazzi, dei giovani, degli adulti.Ecco perché l’apertura del cuore alle vocazioni più diverse è viva.Quella al diaconato permanente si arricchirà con la risposta alle

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vocazioni di speciale consacrazione (religiosa, già presente, e sacer-dotale, da auspicare).La testimonianza gioiosa e generosissima del parroco, don Salvato-re, mi auguro faccia sorgere il desiderio in tanti ragazzi e giovani diuna vita consacrata al Signore e alla Chiesa.Sono contento che lo amiate e stimiate molto. Anche lui vi amafino a spendere la sua vita per voi.

3. Indicazioni pastorali

Quanta ricchezza di gruppi e di esperienza ecclesiale! Come horichiamato in varie occasioni, non disattendete l’incontro comuni-tario (di tutti gli adulti e di tutti i giovani) che mensilmente tienedon Salvatore. Aiuterà a incrementare il cammino mistagogico,secondo le indicazioni che ho offerto nell’assemblea diocesana disettembre.Ma la parrocchia non può agire da sola. L’intensa attività potrebbefarla cadere in questa tentazione. Nell’unità della diocesi, la parroc-chia si collegherà sempre più con le parrocchie di Triggiano e delvicariato. Vi invito a far nascere l’Azione Cattolica, che assicureràun maggiore respiro diocesano alla comunità.Così vivrete un clima spirituale ed ecclesiale sempre più “alto”.

4. Con lo sguardo rivolto al futuro

La vostra parrocchia è dedicata a san Giuseppe Moscati, «un’attua-zione concreta dell’ideale del cristiano laico» (beato Giovanni PaoloII), «un laico, che ha fatto della sua vita una missione percorsa conautenticità evangelica» (Paolo VI).Nei due giorni in cui ho celebrato la novena con voi in preparazio-ne alla sua festa, nella processione con i medici fino all’Ospedale“Fallacara”, emerge un tratto ulteriore della vocazione di questacomunità parrocchiale: l’attenzione al mondo della sofferenza edella malattia.L’attenzione agli ammalati - l’ho notato – vi sta a cuore, come quel-la agli anziani e ai disabili. Li ricordate nella preghiera e li visitate

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con amore. Nel vostro territorio c’è anche la Casa protetta “HotelSan Francisco”, dove ho conferito il sacramento dell’unzione degliinfermi.Il segreto dell’esistenza del Medico Santo vi aiuti a fare della vostravita una palestra di apostolato, una missione di carità.

Un’ultima parola sulla nuova chiesa e sulle strutture pastorali.Il vostro esemplare impegno, la vostra riconosciuta generosità, hapermesso finora di rispondere, seppure con difficoltà e sacrificio,alle esigenze pastorali della parrocchia.In particolare, la bellissima chiesa in legno, che con l’apporto ditutti avete costruita, è sufficientemente ampia.Sappiamo bene però che l’ulteriore riduzione degli spazi disponibi-li sollecita un percorso più spedito per la costruzione della nuovachiesa e delle opere pastorali. Il progetto è a buon punto. Il disbri-go degli adempimenti amministrativi ci auguriamo si concluda intempi brevi.

Il Signore, il “costruttore” della Sua casa, ci guidi e ci sostenga. Vi benedico con affetto nel Signore.

+ Francesco CacucciArcivescovo

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Carissimo don Antonio,carissimo diacono Saverioe accolito Alfredo,carissimi figli e fratelli,

sono trascorsi oltre quarant’anni dall’ultimaVisita pastorale. L’accoglienza festosa che mi avete riservato ilprimo giorno mi ha particolarmente coinvol-to: dagli adulti ai bambini, ai giovani, al corpobandistico, alla fanfara, agli sbandieratori. An-ch’io mi sono sentito immerso, come è statoesplicitamente richiamato in questi giorni, in

quell’atmosfera gioiosa rievocata nei Promessi sposi del Manzoni, inoccasione della Visita pastorale del card. Federico Borromeo. È l’ac-coglienza non della mia povera persona ma di Gesù, che visita città evillaggi, che entra in Gerusalemme. A Lui solo sia gloria!

1. In ascolto del Signore e dei segni dei tempi

Questa domenica finale dell’Anno liturgico, solennità di Cristo Re,ci fa volgere lo sguardo verso il Cristo, meta del nostro cammino.L’ho richiamato nella Proposta per l’Anno pastorale 2012-2013, ricor-

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Cristo alfa e omegaLettera alla comunità parrocchiale“S. Maria Veterana” in Triggiano

a conclusione della Visita pastorale(22-25 novembre 2012)

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dando le parole con le quali il papa Benedetto XVI indice l’Annodella fede: «riscoprire il cammino della fede per mettere in luce consempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo del-l’incontro con Cristo» (Porta Fidei, 2). Ho notato la gioia e l’entusia-smo che vi animano nel cammino ecclesiale verso Cristo.

L’erezione canonica della parrocchia è ab immemorabili, si perde cioènella notte dei tempi. L’attuale chiesa, che risale al XVI secolo, hariacquistato nuovo splendore col restauro di tele attribuite ad arti-sti di chiara fama. Poggiandosi arditamente sull’ipogeo dell’XIsecolo, simboleggia la comunicazione della fede giunta fino a noiattraverso la tradizione dei nostri padri. Ciò che è stato riportatoalla luce costituisce una singolare testimonianza delle radici stori-che e cristiane di Triggiano. Ne siete giustamente fieri. Come acca-deva nelle comunità cristiane del passato, anche questa riscoperta èstata attuata attraverso la partecipazione, il contributo, il vostrosacrificio: non vi siete lasciati vincere in generosità.Mi compiaccio con voi per gli ulteriori restauri nella Biblioteca par-rocchiale.Se si aggiungono gli altri ambienti per la vita pastorale, l’oratoriocon gli impianti sportivi, potrei dire che nulla vi manca, sotto il pro-filo strutturale, per progredire nella crescita della vita comunitaria.

2. Considerazioni sulla vita della comunità

Se fino al 1967 la Chiesa Madre era l’unica parrocchia, il raddoppiar-si della popolazione in quasi cinquant’anni ha visto il sorgere di altretre parrocchie. Questa comunità però resta la più numerosa (12.000abitanti circa) e il punto di riferimento storico della cittadinanza.La presenza delle chiese Madonna della Croce, S. Giuseppe, SS.moSacramento, S. Lucia, S. Michele, nel territorio parrocchiale, attual-mente sapientemente restaurate e valorizzate, confermano la ric-chezza di riferimenti religiosi e di fede che hanno segnato la storiatriggianese.

Ma la ricchezza più rilevante riguarda la tensione religiosa e di fedeche vi caratterizza e che, dal Concilio Vaticano II ad oggi (cinquan-

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t’anni), ha visto il sorgere di tante espressioni “carismatiche”, frut-to cioè dei doni dello Spirito nella comunità.

La presenza della Suore Adoratrici del Sangue di Cristo nell’Istituto“Mastrolonardo-Zella”, l’Azione Cattolica, il Gruppo Vincenziano e“Gesù piccolino”, la Caritas, gli Scout, il Gruppo di Preghiera “SanPio”, la Riparazione Eucaristica, l’AMASI, la Confraternita di SanGiuseppe, il Centro studi “Santa Maria Veterana” hanno visto, ac-canto alle associazioni tradizionalmente radicate nella vita parroc-chiale (Azione Cattolica, Conferenza di San Vincenzo, Confraternite),un espandersi di attenzioni educative dalla preghiera alla carità.La catechesi di iniziazione cristiana dei fanciulli (circa 250) vi impe-gna encomiabilmente e trova nell’attività dell’oratorio, recente-mente restaurato, un prezioso riferimento educativo che permettedi coniugare al momento della catechesi settimanale e alla Messadomenicale, il gioco e l’animazione nei vari periodi dell’anno. Misembra che questa intuizione sia particolarmente felice, anche serichiede una disponibilità di educatori (giovani e adulti) sempre piùampia. Forse saranno proprio i piccoli a suggerire ai giovani e agliadulti come raggiungere quella sintesi tra catechesi liturgica e vitatanto auspicata nel progetto mistagogico diocesano.

Sono certo che, proseguendo su questa strada, darete una rispostapiù organica e continuativa ai ragazzi che ricevono la cresima e chestentano a conservare il loro riferimento di gruppo alla parrocchia.L’attenzione educativa ai nostri piccoli e ai ragazzi è intensa nellascuola elementare “Giovanni XXIII” e nella scuola secondaria diprimo grado “De Amicis”, dove ho trovato una splendida acco-glienza. Non vanno disattese le due scuole materne cattoliche“Mastrolonardo-Zella” e “Luciano Addante”, frutto della caritàeducativa – e non solo – di elette figure del popolo triggianese. Mipermetto di incoraggiarne l’incremento.

È ritornata in questi giorni, nell’incontro che ho avuto all’oratorioe durante l’assemblea di sabato, la preoccupazione riguardante il

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cammino dei giovani. È vero che non mancano e che raccolgononon solo gli Scout; ma – lo avete giustamente rilevato – il loro coin-volgimento responsabile nella vita comunitaria ha bisogno d’esserericonsiderato. In che modo?

3. Indicazioni pastorali

Partirei dalle riflessioni che ho fatto con voi durante l’assemblea.La presenza di una molteplicità di doni e di carismi presenti in par-rocchia, oltre a manifestare una splendida ricchezza, di cui dobbia-mo ringraziare il Signore, presenta anche qualche rischio: quellodella frammentazione e della “separazione” di fatto tra giovani eadulti. Per ovviare a queste difficoltà richiamo ancora una voltaquello strumento educativo che aiuta a vivere la Chiesa come“comunione”, secondo l’intuizione del Vaticano II: l’incontro setti-manale comunitario, che già avete programmato ogni martedì, mache è ancora poco frequentato, considerati i numerosi impegni che“assalgono” i singoli gruppi.È bene che i giovani, oltre a seguire la catechesi settimanale, parte-cipino a questo incontro. Quanto agli altri gruppi, suggerirei dirinunciare a momenti formativi frequenti (è sufficiente una volta almese).

L’incontro comunitario, come abbiamo sperimentato durante laVisita pastorale, permetterà non solo di percorrere insieme l’itinerariopastorale che ho indicato quest’anno nell’assemblea diocesana, maanche di coinvolgere i giovani in responsabilità più precise in parroc-chia (come il Consiglio Pastorale e il Consiglio per gli Affari economi-ci).

Esorto altresì a ridare nuovo slancio all’Azione Cattolica, che ali-menta nel cammino parrocchiale il “respiro” diocesano.Sono certo che l’esperienza di comunione pastorale si estenderà allequattro parrocchie di Triggiano e all’interno del vicariato zonale.Siate la Chiesa madre: noblesse oblige!

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4. Con lo sguardo rivolto al futuro

La Visita pastorale segni, con il nuovo Anno liturgico, un nuovo ini-zio, sotto la guida sapiente, buona, generosa e umile di donAntonio, affiancato dal diacono Saverio e da Alfredo che si preparaal diaconato e presbiterato.

+ Francesco CacucciArcivescovo

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Carissimo don Michele,carissimo diacono Lello,e voi tutti, bambini, giovani, adulti e anziani, partecipi dell’unico popolo santo di Dio,

tra breve, l’Angelo annuncerà, nella notte diNatale, la gioia che oggi è anticipata in questa IIIdomenica di Avvento, denominata “Gaudete”.I misteri gaudiosi, ogni volta che recitiamo ilRosario, ci fanno contemplare Gesù che nascea Betlemme, il Dio vicino che ci annuncia letenerezze del Padre e ci avvolge col suo Spirito.

1. In ascolto del Signore e dei segni dei tempi

La “visita” di Gesù a Natale è preparata dal Magnificat di MariaSantissima, dall’esultanza di Giovanni Battista fin dal grembo dellamadre Elisabetta. Anche la Visita pastorale che ho vissuto con voi inquesti giorni di attesa del Natale è stata accompagnata da intima gioia.Il profeta Isaia, modello di attesa, che fa in questi giorni risuonare

Una gioia per tutto il popoloLettera alla comunità parrocchiale

“SS. Crocifisso” in Triggianoa conclusione della Visita pastorale

(13-16 dicembre 2012)

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la sua voce, esclama: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato laletizia». Queste parole sono affiorate nel mio animo all’inizio dellaVisita, quando, con i piccoli, mi avete festosamente accolto.

Abbiamo rievocato il luminoso orizzonte della gioia cristiana du-rante la catechesi mistagogica della prima serata. La gioia ha costi-tuito il leitmotiv di questi giorni, fino al culmine della Messa dome-nicale. Il nostro sguardo avvolge soprattutto i più piccoli, più ido-nei di tutti alla gioia evangelica, purché trovino nell’amore di chi èloro vicino la sicurezza di cui avvertono il bisogno.La gioia di Dio bussa anche alla porta di quelli che soffrono fisica-mente e moralmente (alcuni dei quali ho incontrato), affinché sicompia attraverso la croce la paradossale opera di trasfigurazione.Così ha fatto il Padre con Gesù Crocifisso (titolo di questa parroc-chia), con i santi (pensate a san Francesco d’Assisi), con tutti noi.Per crucem ad lucem: alla luce per la croce. È l’itinerario che ci aspet-ta in questo Anno della fede. Volgiamo lo sguardo a Gesù, come vi hoproposto nel cammino pastorale indicato durante l’assemblea dio-cesana dello scorso settembre.

2. Considerazioni sulla vita della comunità

Da poco più di due mesi (dal 13 ottobre) don Michele è il nuovoparroco, che si inserisce nel solco delle guide pastorali che si sonoavvicendate in questi ventiquattro anni di vita comunitaria. Pertutti dobbiamo rendere grazie a Dio. Sta con voi gioiosamente. Dopo tredici anni di servizio missionarioa Hong Kong, in Cina, sta riversando su di voi le ricchezze della suaesperienza sacerdotale. Ho colto che don Michele sta bene con voi evoi con lui. Sia benedetto il Signore.

Continuate con entusiasmo a crescere nella fede, nella speranza enella carità, mettendo a disposizione della comunità più vasta (gliabitanti del territorio parrocchiale hanno raggiunto quota 3.000) laricchezza dei vostri carismi, che si esprimono nel Consiglio pasto-rale parrocchiale, appena ricostruito, nel Consiglio per gli affarieconomici, attraverso il ministero degli accoliti e dei ministri

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straordinari della Santa Comunione, le educatrici del “post cresi-ma”, il coro, la Caritas, il gruppo missionario, le guide per la prepa-razione al battesimo e al matrimonio.

Un ruolo particolare ricopre l’Agesci Triggiano II. I giovani e i ragazziche raccoglie vanno al di là dell’ambito territoriale parrocchiale.Anche l’Istituto Tecnico Commerciale “De Viti De Marco” e il LiceoScientifico “Cartesio” raccolgono giovani che non sono solo del ter-ritorio parrocchiale triggianese. L’incontro che ho avuto in quellescuole mi conferma circa il desiderio di autenticità che accompagnale nuove generazioni. Esse desiderano una Chiesa che, malgrado leumane debolezze, sia come Gesù la vuole: «tutta gloriosa, senzamacchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata».Privilegiare il loro ascolto rappresenta un compito prioritario dellacomunità cristiana.

3. Indicazioni pastorali

Dovete guardare al futuro della parrocchia, della società più vasta,partendo da un’attenzione privilegiata ai più piccoli.

Nella Lettera alla Chiesa locale “Cerca e troverai” indico nel “sentie-ro delle relazioni” un compito inderogabile della comunità cristia-na, che deve mostrare il “volto” paterno e materno della Chiesa.Scrivevo: «la questione principale in cui oggi si dibatte il problemaeducativo è la mancanza di punti di riferimento, per i piccoli, per igiovani, per gli adulti di oggi e di domani» (p. 22). E aggiungevo:«Dobbiamo imparare a “perdere più tempo”…perdere tempo adascoltare i giovani che talvolta si ritrovano accanto padri assenti emadri ansiose e iperprotettive» (p. 24).Per questo ho chiesto all’AGESCI e a tutti voi di incrementare unOratorio per i piccoli e i ragazzi, che hanno bisogno del gioco comedell’aria che respirano. Giocare insieme aiuta a superare la chiusuranarcisistica, spesso incoraggiata dai moderni social network.

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Ciò richiede una disponibilità di educatori a tutto campo, anche diadulti e anziani, con la loro presenza vigile. Attraverso questa “testi-monianza di vita” scoprirete la pazienza di chi sa “attendere” itempi di Dio nell’opera educativa. Diceva don Lorenzo Milani:«tutto è speranza perché tutto è fatica».

Abbiamo sperimentato in questi giorni particolarmente «quanto èbuono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme». Continuate acamminare “insieme”. Lo Spirito del Signore, con la guida di donMichele e del diacono Lello, vi illuminerà.

Con lo sguardo rivolto al futuro

È ricorrente il bisogno di “allargare” gli spazi delle strutture par-rocchiali per una partecipazione più completa soprattutto in cele-brazioni particolari. La chiesa è bella, ma, a volte, piccola.Vi incoraggio a trovare qualche soluzione idonea. Non trascurate, però,quanto è già a vostra disposizione: i campi per l’attività ricreativa.La gioia scaturisce anche dalla partecipazione: «in Dio stesso tuttoè gioia poiché tutto è dono» (Paolo VI).

Sono stato felice di avervi visitato. Arrivederci.

+ Francesco CacucciArcivescovo

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INDICAZIONI PASTORALI

A LIVELLO VICARIALE

VISITA PASTORALE

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Tutto è grazia!

«O Dio nostro Padre, che nella tua infinita misericordia visiti lanostra Chiesa e con amore la guidi nella sua storia quotidiana, fa’che le comunità parrocchiali del Nono Vicariato, attraverso il donodi questa intensa esperienza ecclesiale che è la Visita pastorale,ritrovino vigore e giovinezza e, sostenute dallo Spirito Santo, sap-piano scorgere le tue vie e percorrerle in novità di vita».Così avevamo dato l’incipit alla relazione introduttiva alla Visitapastorale nel nostro vicariato e con le stesse parole ci piace intro-durre la relazione finale, che si sforzerà di tirare appena qualcheconclusione. Diciamo ‘appena’ almeno per due motivi: perchévogliamo dar tempo al seme gettato in terra di portar frutto e per-ché siamo convinti che nostro compito sia far spazio allo Spirito: ilresto - quasi tutto! - lo fa Lui. Abbiamo ritrovato vigore e giovinez-za? Siamo stati capaci di scorgere, attraverso la presenza delVescovo, le vie di Dio, per percorrerle in novità di vita? Non ci azzar-diamo a dare risposte a domande come queste ma, come la Vergine,meditiamo nel nostro cuore, in attesa che Dio porti a compimento

VISITA PASTORALE

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Indicazioni pastoralia livello vicariale

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la sua opera. Certo ci impegneremo, e non poco, a seguire le indica-zioni del nostro pastore, non per mostrarci più bravi e far più bellafigura, ma nella consapevolezza che lo sguardo attento del Vescovo,che ha guardato e amato le comunità parrocchiali con quel ‘distac-co’ necessario a chi vuole essere obiettivo, spazia più del nostro epotrà quindi ben illuminare i percorsi personali e comunitari, oltreche interparrocchiali. Tanto siamo stati spronati alla comunione.Quante volte, nei giorni della sua permanenza tra noi, SuaEccellenza ci ha sollecitati a camminare insieme, all’interno dellesingole parrocchie e tra le varie comunità, particolarmente quantesono nello stesso paese! Forse è stato proprio l’invito - che a volte siè fatto pressante da parte del pastore nei confronti del gregge, ditutto il gregge - che più abbiamo non solo ascoltato ma ancheaccolto e che adesso si fa impegno di vita. La frammentarietà nonrende un buon servizio né alla causa del Regno né alla vita dellenostre parrocchie, diventando talora anche contro testimonianza.Immersi come siamo in un mondo e in tempo già di loro iperseg-mentati, ci si aspetta che almeno chi segue Gesù Cristo abbia lacapacità di camminare insieme, non per motivi di look ma perchéla comunione è nel codice genetico della Chiesa. Insieme si èChiesa, divisi no! Le diversità di vedute, ben incanalate, non potran-no che rendere più attraente il volto del Signore.La Visita pastorale ha impegnato le comunità del nono vicariato,ma ancor più l’Arcivescovo, per un intero anno: ben coscienti chedovranno passare non pochi anni perché ce ne sia un’altra, serbere-mo con affetto quanto abbiamo vissuto. Nel corso dell’anno ben 3delle 13 parrocchie hanno cambiato il parroco, segno che, moltoprima e ben più del sacerdote che guida, è il Signore a segnare ilpasso; seguiamo questi tre presbiteri e il loro ministero con la pre-ghiera e l’amicizia. Ci siamo proposti di vivere questa esperienza instile di famiglia e l’Arcivescovo, da questo punto di vista, ha resotutto più semplice. Paternità, semplicità, disponibilità sono state lasua carta d’identità. Gli incontri, le celebrazioni e tutti gli altrimomenti non sono stati mai formali; tanti, che sempre si eranoapprocciati al Vescovo con un certo timore, hanno confessato diaverlo scoperto e accolto molto di più come padre e compagno distrada. Crediamo - speriamo! - che nessuno, dai più piccoli ai piùgrandi, abbia fatto fatica ad avvicinarlo e ad aprirgli il cuore, o

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almeno a incrociarne lo sguardo sorridente. La nota pastorale dellaCEI dopo il IV Convegno ecclesiale nazionale di Verona, al n. 12,presentando «la vita quotidiana come ‘alfabeto’ per comunicare ilVangelo», chiede comunità «sempre più capaci di intense relazioniumane, per mostrare, nella e attraverso l’esperienza umana degliaffetti, il volto materno della Chiesa, accompagnando la vita dellepersone con una proposta che sappia presentare e motivare la bel-lezza dell’insegnamento evangelico sull’amore, reagendo al diffuso‘analfabetismo affettivo’». Questo significa che la parrocchia è chia-mata a farsi davvero ‘famiglia di famiglie’, con uno stile di comu-nione inconfondibile.Sua Eccellenza ha incontrato, benedetto, salutato, celebrato; picco-li e grandi gli hanno fatto corona nei tanti momenti previsti dalprogramma e tra un incontro e l’altro; alcuni fratelli ammalati odisabili e alcuni amici agli arresti domiciliari l’hanno accolto in casae in lui hanno sperimentato la dolcezza del Signore Gesù. Le Ammi-nistrazioni comunali di Adelfia, Capurso, Cellamare, Triggiano eValenzano gli hanno reso gli onori di casa e hanno ascoltato atten-tamente la sua voce, imparziale, obiettiva e interessata unicamenteal bene comune. Sovente, ha ribadito la necessità della scelta mista-gogica e dell’incontro di comunità, al fine di legare sempre piùstrettamente catechesi, liturgia e vita e permettere, ad ogni creden-te ma, ancor più, a tutti i credenti insieme, di testimoniare, con lacoerenza della vita e la capacità di guardare tutti nella stessa dire-zione, una fede bella e quindi attraente. Gli educatori e gli adultiparticolarmente sono stati incoraggiati ad accompagnare il cammi-no dei più giovani, a “perder tempo con loro”, a stare fisicamentecon loro, non solo perché questi sono il nostro futuro, ma ancheperché una comunità che ama i giovani e cammina al loro passo, simantiene giovane anch’essa. Mons. Cacucci ci ha ricordato che l’al-tro, giovane o avanti negli anni, bisognoso o meno che sia, è sempreun volto da incontrare e da amare, tanto più se questo volto portai segni della precarietà e della fragilità.Nella relazione introduttiva avevamo raffigurato i cinque paesi checompongono il nostro vicariato come le cinque dita di un’unica

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mano, annotando anche la fatica a camminare sempre insieme per-ché tanti sono gli abitanti dei cinque Comuni: insieme ben 85.000.Siamo convinti che laddove i pastori delle singole comunità sapran-no adeguatamente sollecitare a questo il gregge loro affidato, ilcammino si farà più agevole e più veloce. Non è questione di quan-tità, allora, ma di ‘spessore’ della testimonianza che siamo capaci dioffrire, come sacerdoti, diaconi, religiosi e laici.

* * * * *

Vivete il ministero della «semina»Sapore francescanoRigenerati per una speranza vivaUn cammino di speranzaIl volto buono della comunitàTrasformati dal MisteroIstruiti nella sapienza della croce e lieti nella speranza della misericordia“Con corsa veloce, con passo leggero”Annunziare, celebrare, servire il “Vangelo della vita”“Sacramento della Carità”Il volto missionario della parrocchiaCristo alfa e omegaUna gioia per tutto il popolo

Già nei titoli dati alle conclusioni inviate a ciascuna realtà parroc-chiale il Vescovo ha avuto uno sguardo ‘ampio’, benevolo, spronan-doci al futuro con grande speranza. Ha sottolineato gli aspetti posi-tivi di ciascuna comunità, forse evidenziandoli oltre misura, inco-raggiando, indicando mete alla portata di tutti. Il vocabolo ‘spe-ranza’ fa più volte capolino, a tal punto da dover noi affermare:“Spero, ergo sum!”. Tristezze, cedimenti, pessimismi sono banditidai nostri programmi pastorali perché non vengono da Cristo. Ititoli sono spesso formulati al plurale o comunque riguardano piùla comunità che i singoli: non siamo monadi, né camminatoriesperti ed instancabili ma dal passo solitario, che fanno il vuotoattorno perché emerga la propria persona. Siamo Chiesa! Quantiinviti, quante sollecitazioni ad impiantare l’Azione Cattolica, lad-dove non è ancora presente, o i Consigli Pastorale e degli Affari eco-

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nomici, in alcune delle realtà dove sono assenti; ad aprirsi semprepiù alla dimensione diocesana, così da avere più riserva d’ossigeno,sempre e particolarmente quando in parrocchia le scorte diminui-scono e il saturimetro indica livelli preoccupanti. Una comunitàgioiosa, ove si respira aria pulita, è di per se stessa missionaria, per-ché non esclude nessuno e perché sempre nuove persone, attrattedalla sua bellezza, chiedono di farne parte.

Il giudizio complessivo sulla Visita è dunque più che positivo.Lavoriamo sui frutti, adesso. Con quella ‘fantasia’ che ci viene dalSignore, educandoci, affinandoci gli uni gli altri, quotidianamente,«alla vita buona del Vangelo». E, comunque sia andata, non possia-mo che affermare: “Tutto è grazia!”. Grazie, Eccellenza; grazie, o buon Gesù.

Parrocchia “S. Giuseppe Moscati”Triggiano, 9 gennaio 2013

Il vicario zonaledon Tonio Lobalsamo

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NELLA PACE DEL SIGNORE

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Nato a Santeramo in Colle il 28 febbraio 1927, Ignazio Fraccalvieriha compiuto gli studi superiori presso il Liceo Ginnasio “VirgilioMarone” di Gioia del Colle e, successivamente, presso il PontificioSeminario Regionale di Molfetta dove ha compiuto il corso filosofi-co e teologico. Fu ordinato presbitero l’11 settembre 1949 da mons.Marcello Mimmi. Dopo un breve periodo di educatore nel SeminarioArcivescovile, fu per sette anni vice parroco nella parrocchia S.Giuseppe in Bari dove era parroco don Michele Schiralli. Il 19 mag-gio 1957, mons. Enrico Nicodemo lo nominò parroco di S. MicheleArcangelo in Bari-Palese ove fece il suo ingresso il 9 giugno successi-vo, festa di Pentecoste. Si impegna, anche con risorse familiari, nellacostruzione della nuova chiesa inaugurata il 7 gennaio 1962.Nella sua opera a Palese è anche cappellano della Pia Unione Pesca-tori. Con la sua presenza sobria e discreta ma anche con il carattereforte e deciso riesce a porre la parrocchia S. Michele Arcangelo alcentro della vita sociale e civile della frazione oltre che, natural-mente, di quella religiosa. Dalle prime Settimane sociali tenute inparrocchia nei primi anni, l’impegno si sposta sulla catechesi par-rocchiale intorno alla quale ruotavano tutte le iniziative che coin-volgevano adulti e famiglie e l’intera comunità palesina: dallaSettimana della stampa alla Biblioteca parrocchiale, alla Crociatadella bontà tra gli alunni delle scuole, alla schola cantorum, all’at-

mons. Ignazio Fraccalvieri

NELLA PACE DEL SIGNOREDOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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tività teatrale, al cinema e all’oratorio, ai congressi catechistici par-rocchiali, alle dodici edizioni del Carnevale dei ragazzi (coevo conquello promosso da mons. Ferrari a Monopoli), alla stampa di unperiodico locale al quale era legata un’edizione per i ragazzi. L’intensa attività catechistica portò alla redazione, tra gli anniSessanta e Settanta, di cinque volumetti di catechismo con le rela-tive guide che don Ignazio produsse sul campo coinvolgendo i cate-chisti e gli stessi ragazzi. Le lezioni seguivano il ritmo dell’Annoliturgico e facevano riferimento anche a particolari momenti comel’Ottavario di preghiera per l’unità della Chiesa, il carnevale, lecomunicazioni sociali, le vacanze. I volumetti, ricchi di disegni cheil ragazzo era chiamato a colorare assimilando così i contenuti diciascuna lezione, erano realizzati su carta ciclostilata e rilegati arti-gianalmente. Furono adottati anche nella parrocchia Matrice diModugno da don Nicola Milano e nella parrocchia S. Paolo da donGiuseppe Vessia e ricevettero il plauso dell’arcivescovo Nicodemo edell’ausiliare mons. Michele Mincuzzi. Il 30 marzo 1975 don Ignazio fu chiamato dall’arcivescovo Balle-strero prima come vicario adijutor di mons. Schiralli (30 marzo1975) nella parrocchia S. Giuseppe in Bari e dal 31 luglio 1975come parroco, succedendogli. Scriverà poi anche una storia dellaparrocchia (San Giuseppe. Storia di una chiesa, edita da Levante nel1991).Il primo luglio 1980 mons. Mariano Magrassi lo nominò direttoredell’Ufficio catechistico diocesano. Nella stessa data fu nominatomansionario del Capitolo Metropolitano Primaziale di Bari di cui,il 31 dicembre 1986, divenne canonico. Dal 26 ottobre 2002 fucanonico penitenziere, servizio ecclesiale durante il quale donIgnazio divenne un punto di riferimento per tante persone.Mons. Magrassi lo nominò convisitatore l’8 maggio 1990 e confes-sore, bibliotecario e assistente spirituale in Seminario dal primoluglio 1995. Con mons. Luigi Stangarone curò il volume Il Semina-rio Diocesano, edito nel 2004 con presentazione di mons. FrancescoCacucci.Fu nominato Prelato d’onore di S. Santità il 28 agosto 1997.Fu delegato vescovile per diverse cause di beatificazione e canoniz-zazione: serva di Dio Santa Scorese (per martyrium in odium fidei, 19ottobre 1998); beato Giacomo da Bitetto (inchiesta per presunto

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miracolo, 24 giugno 2000); servo di Dio Carmine De Palma (eroici-tà delle virtù, 14 novembre 2000 e processo suppletivo sugli scritti,19 marzo 2001; per presunto miracolo, 18 giugno 2010); venerabi-le Lucia Burlini (inchiesta per presunto miracolo, 19 marzo 2001);serva di Dio Isabella Morfini (eroicità delle virtù, 29 novembre2003); venerabile Elia di San Clemente (inchiesta per presuntomiracolo, 24 gennaio 2004); serva di Dio Madre Teresa di Gesù,Gimma (eroicità delle virtù, 20 giugno 2011).Presso l’Istituto di Teologia Ecumenico-Patristica Greco-Bizantina“San Nicola” aveva conseguito la licenza in Teologia il 9 luglio 1971ed il dottorato in Teologia ecumenica il 28 gennaio 1974.Nell’Istituto fu poi docente di “Tradizioni bizantine nell’ItaliaMeridionale” dal 1979. Tra le pubblicazioni in materia vanno ricor-date Indagini e documenti su Santeramo, Gioia del Colle 1973; L’ iconadel giudizio universale nella grotta di S. Angelo presso Santeramo, Adda,Bari 1976; Presenza Bizantina in Santeramo in Colle. Sec. IX-XII, Sante-ramo 2010; S. Efrem e il monachesimo siriano in Puglia, Santeramo2010; Quando e dove nacque Santeramo. Appendice al volume PresenzaBizantina in Santeramo in Colle. Sec. IX-XII, Santeramo 2011. Ancoravivente a lui è stata dedicata la Sezione santermana dell’Archeoclubd’Italia.Si spegne il primo febbraio 2013 a seguito di una lunga malattiavissuta in modo umanamente e cristianamente esemplare. Il 2 feb-braio, festa della Presentazione del Signore, Mons. Francesco Ca-cucci celebra le esequie in Cattedrale.Ha voluto essere seppellito «sotto terra come e con tutti i fratellipoveri e, se possibile senza recare fastidio ad alcuno, nel cimitero diPalese», tornando così nella sua patria di adozione sacerdotale.

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Lettera dei seminaristi a don Ignazio Fraccalvieri*

Caro don Ignazio, ora anche tu insieme al saggio Simeone contempli nella Gerusalem-me celeste la gloria di Cristo Gesù. Insieme a Lui, siamo certi cheieri sera hai detto: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servovada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno vistola tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per illu-minare le genti e gloria del tuo popolo, Israele (Lc 2, 29-32)».Don Ignazio, grazie!Ecco ciò che il nostro cuore ci suggerisce.Ecco ciò che la nostra preghiera offre al nostro amato Gesù.Con la tua vita, con la tua testimonianza, hai sempre dimostratocome la scelta di seguire Gesù, sempre viva, è sempre giovane, non-ostante il correre degli anni. I tanti momenti vissuti insieme, i tanticampi estivi passati con giovialità accanto a te, rimarranno indele-bili nel nostro cammino. Ci hai custodito con le tue preghiere, maci hai anche plasmato con le tue parole, per vivere il cammino disequela con responsabilità e da innamorati. Per noi tu, don Ignazio,assieme al Vescovo, hai rappresentato la Diocesi; la bellezza di unaSposa che, come il Cantico dei Cantici ci presenta, attende il SuoSposo. Non dimenticheremo mai le tue lacrime quando ci vedestiarrivare il giorno del IV centenario del nostro Seminario: insiemevolevamo festeggiare quel giorno e insieme lo abbiamo festeggiato...Quelle lacrime ancora una volta ci hanno dimostrato che la tuasposa, la Chiesa, l’amavi e ti dispiaceva restare lontano da Lei e cisalutasti così: «Noi non facciamo la nostra volontà, ma facciamo laSua volontà, perché al Signore ci siamo donati e anche nella malat-tia noi realizziamo il progetto di Dio».Don Ignazio, siamo certi che ora da lassù continuerai a custodircicome hai fatto fino a ieri, continuerai ad accompagnarci accanto a donTonino e insieme pregherete affinché il Bel Pastore ci guidi sempre.

Bari, 2 febbraio 2013I tuoi amati seminaristi

* Lettera letta in Cattedrale, dopo la celebrazione delle esequie.

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Venerdì 11 gennaio è tornato alla casa del Padre fra’ Leonardo DiPinto, frate minore, vicario episcopale per la vita consacrata. Nato aBisceglie ìl 17 maggio 1937 e ordinato presbitero il 26 aprile 1964,è stato per vari anni Rettore della Basilica della Madonna deiMartiri di Molfetta e ministro provinciale visitatore in cinque pro-vince italiane ed estere, come anche amministratore dei pellegri-naggi in Terra Santa; collaborava con la CISM (Conferenza ItalianaSuperiori Maggiori) e l’USMI ( Unione Superiori Maggiori d’Italia).Il primo novembre 2009, l’Arcivescovo di Bari-Bitonto, mons.Francesco Cacucci, nominava p. Leonardo Vicario episcopale per lavita consacrata, succedendo al compianto p. Giulio Doronzo,O.F.M. Cap. In questo compito così particolare, egli si è distinto perla visita continua ai monasteri ed istituti di vita consacrata, con-venti e case religiose, tenendo incontri e guidando ritiri, coltivandoun rapporto di amicizia e promovendo specialmente un collega-mento con la vita e il cammino pastorale della nostra Diocesi. Erasempre presente alle ordinazioni presbiterali e soprattutto alle pro-fessioni solenni: un cuore francescano aperto e molto sensibile siaper la vita consacrata sia per la vita della nostra Diocesi. Tutto conuno stile semplice, con profonda fede e grande entusiasmo.

padre Leonardo Di Pinto, O.F.M.

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Di tutto, sono testimoni presbiteri diocesani, religiosi di vari ordi-ni e congregazioni maschili e femminili, e i fedeli laici che hannopartecipato alle esequie: la basilica di S. Nicola in Bari era gremita.La liturgia eucaristica è stata presieduta dall’Arcivescovo di Bari-Bitonto e, tra i numerosi concelebranti, c’era il Vescovo della dioce-si albanese di Durazzo, S.E. mons. Antonio Massafra. Infatti, ulti-mamente si stava prodigando per la beatificazione di quarantamartiri albanesi (vescovi, sacerdoti diocesani, francescani, gesuiti,laici tra cui una donna), uccisi per non rinnegare la fede durante ladittatura comunista.«Siamo nelle mani di Dio e la nostra Madre benedetta, che ci hatenuti sempre stretti a Lui, non cessa di starci vicino, così come havoluto Gesù, affidandoci totalmente a Lei, “adesso e nell’ora dellanostra morte”» (dal testamento spirituale).

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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Gennaio 2013

DIARIO DELL’ARCIVESCOVODOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

8 - Alla sera, presso la parrocchia S. Marcello in Bari, guidaalla lettura de Il villaggio di cartone di Ermanno Olmi.

9 - Alla sera, presso la parrocchia S. Giuseppe Moscati inTriggiano, presiede l’incontro conclusivo della visitapastorale alle comunità parrocchiali del nono vicariato.

10 - Alla sera, presso il Seminario arcivescovile, presiedel’Adorazione eucaristica vocazionale.

11 - Alla sera, presso la parrocchia S. Leucio in Bitonto, celebrala S. Messa per la festa del Titolare.

12 - Al pomeriggio, nella Basilica di S. Nicola, celebra le esequiedi p. Leonardo Di Pinto, O.F.M., Vicario episcopale per lavita consacrata.

- Alla sera, presso il santuario della Madonna del Pozzo inCapurso, celebra la S. Messa per l’apertura dell’Anno dellafede.

13 - Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa in occasionedella Giornata mondiale delle migrazioni.

- Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la Festa dio-cesana della Famiglia.

15 - Alla sera, presso la parrocchia S. Nicola in Toritto, guida lacatechesi comunitaria sulla Lumen gentium.

16 - Alla sera, presso la parrocchia S. Paolo in Bari, incontra ilsesto vicariato per l’inizio della Visita pastorale.

17 - Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario RegionalePio XI in Molfetta, incontra i seminaristi teologi.

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18 - Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano delle Murge,presiede l’incontro del clero sul tema “Le situazioni fami-liari difficili e irregolari”, relatore don Angelo Panzetta,preside della Facoltà Teologica Pugliese.

- Alla sera, presso la parrocchia S. Cuore in Mola di Bari,celebra la S. Messa e tiene la catechesi alla comunitàsull’Anno della fede.

19 - Alla sera, presso l’Istituto Superiore Gorjoux in Bari, par-tecipa al convegno “La città come famiglia”, organizzatodal Club UNESCO di Bari.

20 - Al mattino, presso la parrocchia Cristo Re in Bitonto, cele-bra la S. Messa e amministra il sacramento della Cresima.

- Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, partecipa all’incontrodiocesano di preghiera ecumenica, nell’ottavario di pre-ghiera per l’unità dei cristiani.

21 - Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la festa diS. Sebastiano, patrono del corpo dei Vigili del Fuoco.

- Successivamente, presso l’Istituto Preziosissimo Sangue inBari, incontra i giornalisti nella festa di san Francesco diSales, patrono degli operatori dell’informazione.

22 - Al mattino, presso la sala-conferenze della Soprintenden-za archivistica per la Puglia, partecipa alla presentazionedel volume La Chiesa di Bari e l’unità d’Italia, a cura di CarlaPalma e Michele Bellino, per la collana “Studi Storici dellaChiesa di Bari-Bitonto”.

- Al pomeriggio, presso la sede dei Paolini in Bari, celebra laS. Messa per la festa del beato Giacomo Alberione, fonda-tore della Famiglia Paolina.

23 - Alla sera, presso la Casa del clero in Bari, presiede la riunio-ne del Consiglio Pastorale Diocesano.

24-27 - Visita pastorale alla parrocchia S. Paolo apostolo in Bari26 - Al mattino, presso il Tribunale della Corte d’Appello in

Bari, partecipa all’inaugurazione dell’anno giudiziario.28-31 - A Roma, partecipa ai lavori del Consiglio Permanente della

CEI.31 - Alla sera, in Cattedrale, presiede la veglia di preghiera per

la presentazione alla comunità e la benedizione del nuovocandelabro monumentale per il cero pasquale.

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Febbraio 2013

1 - Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la Giornatadella vita consacrata.

2 - Al pomeriggio, in Cattedrale, celebra le esequie di mons.Ignazio Fraccalvieri.

- Successivamente, presso la parrocchia S. Cuore in Mola,celebra la S. Messa e partecipa alla presentazione del librosulla storia della parrocchia.

3 - Al mattino, presso l’ospedale oncologico “Giovanni PaoloII” in Bari, celebra la S. Messa.

- Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la Giornatadella vita e del malato.

4-6 - Presso l’Hotel Parco dei Principi in Bari, presiede i lavoridella Conferenza Episcopale Pugliese.

7-10 - Visita pastorale alla parrocchia S. Pio X in Bari.11 - Al pomeriggio, in Cattedrale, in preparazione alla beatifi-

cazione del ven. Luigi Novarese, fondatore del CentroVolontari per la sofferenza, celebra la S. Messa nella memo-ria della beata Vergine Maria di Lourdes; segue la rappre-sentazione “Per sempre con noi. Danze e testimonianze suipassi di Luigi Novarese”.

12 - Alla sera, presso la parrocchia dei “Martiri di Abitene” inBitonto, celebra la S. Messa per la dedicazione della chiesae benedice il Crocifisso.

13 - Alla sera, in Cattedrale celebra la S. Messa del Mercoledìdelle Ceneri.

14 - Al pomeriggio, presso la Biblioteca “G. Ricchetti” in Bari,partecipa al Seminario sui Consultori familiari in Pugliasul tema: “La relazione di coppia oggi”, organizzato dalForum delle Associazioni familiari di Puglia.

15 - Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, presiede lariunione del Consiglio Presbiterale Diocesano.

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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- Alla sera, presso la chiesa del Gesù in Bari, celebra la S.Messa nell’VIII anniversario della morte del servo di DioLuigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione.

17 - Al mattino, presso la parrocchia S. Michele Arcangelo inBitetto, celebra la S. Messa e conferisce il ministero dell’ac-colitato a Lorenzo Zambetta.

18 - Alla sera, presso la parrocchia S. Caterina Vergine e Martirein Bitonto, celebra la S. Messa per il centenario della tras-lazione della parrocchia dall’antica chiesa alla chiesa di S.Francesco da Paola.

19 - Alla sera, presso la parrocchia della Natività in Bari-Quar-tiere S. Pio, tiene la catechesi quaresimale alla comunità.

20 - Al mattino, presso l’aula magna “Domus Sapientiae” delPolitecnico, partecipa al convegno su “Il progetto acusticodelle chiese” e benedice l’aula.

21-24 - Visita pastorale alla parrocchia S. Gabriele dell’Addoloratain Bari.

22 - Al mattino, nella sala consiliare del Palazzo di Città, parte-cipa alla presentazione del libro di mons. Edoardo ViganòIl Vaticano II e la comunicazione.

25 - Al pomeriggio, presso la Biblioteca “G. Ricchetti” in Bari,incontra l’Associazione “Convegni di cultura Maria Cristinadi Savoia” su “Politica e società civile nella Gaudium et spes”.

26-28 - A Stettino (Polonia) celebra la S. Messa nella nuova chiesaintitolata a san Nicola di Bari; incontra anche gli studentidel Dipartimento di Italianistica presso la Facoltà di Teo-logia dell’Università statale.

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Bollettino DiocesanoArcidiocesi di Bari - Bitonto • Largo S. Sabino, 7 • 70122 BariArcivescovado: Tel.: 080 5214166Curia Metropolitana: Tel.: 080 5288111

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Anno LXXXIX n. 1 Gennaio - Febbraio 2013

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