Bollettino Diocesano Novembre-Dicembre 2012

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Anno LXXXVIII n. 6 Novembre - Dicembre 2012 Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 Spedizione in abbonamento postale comma 20/c art. 2 L. 662/96 Filiale di Bari

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Atti ufficiali e attività pastorali dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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Anno LXXXVIII n. 6 Novembre - Dicembre 2012

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Registrazione Tribunale di Barin. 1272 del 26/03/1996Spedizione in abbonamento postalecomma 20/c art. 2 L. 662/96Filiale di Bari

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari–Bitonto

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari–Bitonto

Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996

ANNO LXXXVIII – N. 6 Novembre – Dicembre 2012

Redazione e amministrazione:Curia Arcivescovile Bari–BitontoP.zza Odegitria – 70122 Bari – Tel. 080/5288211 – Fax 080/5244450www.arcidiocesibaribitonto.it – e.mail: [email protected]

Direttore responsabile:Giuseppe Sferra

Direttore:Gabriella Roncali

Redazione:Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea,Bernardino Simone, Francesco Sportelli

Gestione editoriale e stampa:Ecumenica Editrice scrl – 70123 Bari – Tel. 080.5797843 – Fax 080.2170009

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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALEMAGISTERO PONTIFICIO

Lettera apostolica De caritate ministranda 615

Messaggio per la Giornata mondiale della Gioventù 625

Messaggio per la Giornata mondiale della Pace 637

SINODO DEI VESCOVIMessaggio conclusivo 649

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANACONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

PresidenzaMessaggio per l’insegnamento della religione cattolica 669

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI BITONTOMAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

Decreto per l’attribuzione dei fondi derivanti dall’8 per mille IRPEF 671

“Educazione alla fede e contesti di vita”(Bari, Hotel Parco dei Principi, 25 ottobre 2012) 675

CURIA METROPOLITANA

CancelleriaSacre ordinazioni e decreti 685

Settore Evangelizzazione. Ufficio missionarioQuale missionarietà senza il Concilio Vaticano II 687

Settore Laicato. Consulta per le aggregazioni socialiAssemblea del 16 novembre 2012

“Per fede Aldo Moro, per fede Giovanni Modugno”:relazione del prof. Giuseppe Micunco 691

SOMMARIO

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ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”Inaugurazione dell’anno accademico 2012-2013 (28 novembre 2012)Relazione del Direttore dell’Istituto mons. Domenico Amato 715

NELLA PACE DEL SIGNOREMons. Nicola Milella 723

Mons. Gaetano Barracane 727

DIARIO DELL’ARCIVESCOVONovembre 2012 729Dicembre 2012 731

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MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

Proemio

«L’intima natura della Chiesa si esprime in un triplice compito: an-nuncio della Parola di Dio (kèrygma-martyrìa), celebrazione deiSacramenti (leiturgìa), servizio della carità (diakonìa). Sono compitiche si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l’unodall’altro» (Lett. enc. Deus caritas est, 25).Anche il servizio della carità è una dimensione costitutiva della mis-sione della Chiesa ed è espressione irrinunciabile della sua stessaessenza (cfr ibidem); tutti i fedeli hanno il diritto ed il dovere diimpegnarsi personalmente per vivere il comandamento nuovo cheCristo ci ha lasciato (cfr Gv 15,12), offrendo all’uomo contempora-neo non solo aiuto materiale, ma anche ristoro e cura dell’anima(cfr Lett. enc. Deus caritas est, 28). All’esercizio della diakonia dellacarità la Chiesa è chiamata anche a livello comunitario, dalle picco-le comunità locali alle Chiese particolari, fino alla Chiesa universa-le; per questo c’è bisogno anche di un’«organizzazione quale pre-supposto per un servizio comunitario ordinato» (cfr ibid., 20), orga-nizzazione articolata pure mediante espressioni istituzionali.A proposito di questa diakonìa della carità, nella Lettera encicli-ca Deus caritas est segnalavo che «alla struttura episcopale della Chie-sa […] corrisponde il fatto che, nelle Chiese particolari, i Vescovi

Lettera apostolica in forma di motu proprio

“De caritate ministranda”

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quali successori degli Apostoli portino la prima responsabilità dellarealizzazione» del servizio della carità (n. 32), e notavo che «il Co-dice di Diritto Canonico, nei canoni riguardanti il ministero epi-scopale, non tratta espressamente della carità come di uno specifi-co ambito dell’attività episcopale» (ibidem). Anche se «il Direttorioper il ministero pastorale dei Vescovi ha approfondito più concre-tamente il dovere della carità come compito intrinseco della Chiesaintera e del Vescovo nella sua Diocesi» (ibidem), rimaneva comun-que il bisogno di colmare la suddetta lacuna normativa in modo daesprimere adeguatamente, nell’ordinamento canonico, l’essenziali-tà del servizio della carità nella Chiesa ed il suo rapporto costituti-vo con il ministero episcopale, tratteggiando i profili giuridici chetale servizio comporta nella Chiesa, soprattutto se esercitato inmaniera organizzata e col sostegno esplicito dei Pastori.In tale prospettiva, perciò, col presente Motu Proprio intendo forni-re un quadro normativo organico che serva meglio ad ordinare, neiloro tratti generali, le diverse forme ecclesiali organizzate del servi-zio della carità, che è strettamente collegata alla natura diaconaledella Chiesa e del ministero episcopale.È importante, comunque, tenere presente che «l’azione praticaresta insufficiente se in essa non si rende percepibile l’amore perl’uomo, un amore che si nutre dell’incontro con Cristo» (ibid., 34).Pertanto, nell’attività caritativa, le tante organizzazioni cattolichenon devono limitarsi ad una mera raccolta o distribuzione di fondi,ma devono sempre avere una speciale attenzione per la persona cheè nel bisogno e svolgere, altresì, una preziosa funzione pedagogicanella comunità cristiana, favorendo l’educazione alla condivisione,al rispetto e all’amore secondo la logica del Vangelo di Cristo.L’attività caritativa della Chiesa, infatti, a tutti i livelli, deve evitareil rischio di dissolversi nella comune organizzazione assistenziale,divenendone una semplice variante (cfr ibid., 31).Le iniziative organizzate che, nel settore della carità, vengono pro-mosse dai fedeli nei vari luoghi sono molto differenti tra di loro erichiedono un’appropriata gestione. In modo particolare, si è svi-luppata a livello parrocchiale, diocesano, nazionale ed internazio-nale l’attività della Caritas, istituzione promossa dalla gerarchiaecclesiastica, che si è giustamente guadagnata l’apprezzamento e lafiducia dei fedeli e di tante altre persone in tutto il mondo per la

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MAGISTERO PONTIFICIO

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generosa e coerente testimonianza di fede, come pure per la con-cretezza nel venire incontro alle richieste dei bisognosi. Accanto aquest’ampia iniziativa, sostenuta ufficialmente dall’autorità dellaChiesa, nei vari luoghi sono sorte molteplici altre iniziative, scatu-rite dal libero impegno di fedeli che, in forme differenti, voglionocontribuire col proprio sforzo a testimoniare concretamente la cari-tà verso i bisognosi. Le une e le altre sono iniziative diverse per ori-gine e per regime giuridico, pur esprimendo egualmente sensibilitàe desiderio di rispondere ad un medesimo richiamo.La Chiesa in quanto istituzione non può dirsi estranea alle iniziativepromosse in modo organizzato, libera espressione della sollecitudi-ne dei battezzati per le persone ed i popoli bisognosi. Perciò i Pastorile accolgano sempre come manifestazione della partecipazione ditutti alla missione della Chiesa, rispettando le caratteristiche e l’au-tonomia di governo che, secondo la loro natura, competono a cia-scuna di esse quali manifestazione della libertà dei battezzati.Accanto ad esse, l’autorità ecclesiastica ha promosso, di propria ini-ziativa, opere specifiche, attraverso le quali provvede istituzional-mente ad incanalare le elargizioni dei fedeli, secondo forme giuridi-che e operative adeguate che consentano di arrivare più efficace-mente a risolvere i concreti bisogni.Tuttavia, nella misura in cui dette attività siano promosse dallagerarchia stessa, oppure siano esplicitamente sostenute dall’autori-tà dei Pastori, occorre garantire che la loro gestione sia realizzata inaccordo con le esigenze dell’insegnamento della Chiesa e con leintenzioni dei fedeli, e che rispettino anche le legittime norme datedall’autorità civile. Davanti a queste esigenze, si rendeva necessariodeterminare nel diritto della Chiesa alcune norme essenziali, ispira-te ai criteri generali della disciplina canonica, che rendessero espli-cite in questo settore di attività le responsabilità giuridiche assuntein materia dai vari soggetti implicati, delineando, in modo partico-lare, la posizione di autorità e di coordinamento al riguardo chespetta al Vescovo diocesano. Dette norme dovevano avere, tuttavia,sufficiente ampiezza per comprendere l’apprezzabile varietà di isti-tuzioni di ispirazione cattolica, che come tali operano in questo set-

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tore, sia quelle nate su impulso dalla stessa gerarchia, sia quellesorte dall’iniziativa diretta dei fedeli, ma accolte ed incoraggiate daiPastori del luogo. Pur essendo necessario stabilire norme a questoriguardo, occorreva però tener conto di quanto richiesto dalla giu-stizia e dalla responsabilità che i Pastori assumono di fronte ai fede-li, nel rispetto della legittima autonomia di ogni ente.

Parte dispositiva

Di conseguenza, su proposta del Cardinale Presidente del Ponti-ficio Consiglio «Cor Unum», sentito il parere del Pontificio Consi-glio per i Testi Legislativi, stabilisco e decreto quanto segue:

Art. 1§ 1. I fedeli hanno il diritto di associarsi e d’istituire organismi chemettano in atto specifici servizi di carità, soprattutto in favore deipoveri e dei sofferenti. Nella misura in cui risultino collegati al ser-vizio di carità dei Pastori della Chiesa e/o intendano avvalersi pertale motivo del contributo dei fedeli, devono sottoporre i propriStatuti all’approvazione della competente autorità ecclesiastica edosservare le norme che seguono.§ 2. Negli stessi termini, è anche diritto dei fedeli costituire fondazioniper finanziare concrete iniziative caritative, secondo le norme deicann. 1303 CIC e 1047 CCEO. Se questo tipo di fondazioni rispondes-se alle caratteristiche indicate nel § 1 andranno anche osservate, con-grua congruis referendo, le disposizioni della presente legge.§ 3. Oltre ad osservare la legislazione canonica, le iniziative colletti-ve di carità a cui fa riferimento il presente Motu Proprio sono tenutea seguire nella propria attività i principi cattolici e non possonoaccettare impegni che in qualche misura possano condizionare l’os-servanza dei suddetti principi.§ 4. Gli organismi e le fondazioni promossi con fini di carità dagliIstituti di vita consacrata e Società di vita apostolica sono tenutiall’osservanza delle presenti norme ed in essi deve anche seguirsiquanto stabilito dai cann. 312 § 2 CIC e 575 § 2 CCEO.

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MAGISTERO PONTIFICIO

Art. 2§ 1. Negli Statuti di ciascun organismo caritativo a cui fa riferimen-to l’articolo precedente, oltre alle cariche istituzionali ed alle strut-ture di governo secondo il can. 95 § 1 CIC, saranno espressi anche iprincipi ispiratori e le finalità dell’iniziativa, le modalità di gestionedei fondi, il profilo dei propri operatori, nonché i rapporti e le infor-mazioni da presentare all’autorità ecclesiastica competente.§ 2. Un organismo caritativo può usare la denominazione di “cat-tolico” solo con il consenso scritto dell’autorità competente, comeindicato dal can. 300 CIC.§ 3. Gli organismi promossi dai fedeli ai fini della carità possonoavere un Assistente ecclesiastico nominato a norma degli Statuti,secondo i cann. 324 § 2 e 317 CIC.§ 4. Allo stesso tempo, l’autorità ecclesiastica tenga presente il dove-re di regolare l’esercizio dei diritti dei fedeli secondo i cann. 223 § 2CIC e 26 § 2 CCEO, onde venga evitato il moltiplicarsi delle inizia-tive di servizio di carità a detrimento dell’operatività e dell’efficaciarispetto ai fini che si propongono.

Art. 3§ 1. Agli effetti degli articoli precedenti, s’intende per autorità com-petente, nei rispettivi livelli, quella indicata dai cann. 312 CIC e 575CCEO.§ 2. Trattandosi di organismi non approvati a livello nazionale, anchese operanti in varie diocesi, per autorità competente si intende ilVescovo diocesano del luogo dove l’ente abbia la sua sede principale.In ogni caso, l’organizzazione ha il dovere di informare i Vescovi dellealtre diocesi ove operasse, e di rispettare le loro indicazioni riguar-danti le attività delle varie entità caritative presenti in diocesi.

Art. 4§ 1. Il Vescovo diocesano (cfr can. 134 § 3 CIC e can. 987 CCEO)esercita la propria sollecitudine pastorale per il servizio della caritànella Chiesa particolare a lui affidata in qualità di Pastore, guida eprimo responsabile di tale servizio.

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§ 2. Il Vescovo diocesano favorisce e sostiene iniziative ed opere diservizio al prossimo nella propria Chiesa particolare, e suscita neifedeli il fervore della carità operosa come espressione di vita cristia-na e di partecipazione alla missione della Chiesa, come segnalatodai cann. 215 e 222 CIC e 25 e 18 CCEO.§ 3. Spetta al rispettivo Vescovo diocesano vigilare affinché nell’at-tività e nella gestione di questi organismi siano sempre osservate lenorme del diritto universale e particolare della Chiesa, nonché levolontà dei fedeli che avessero fatto donazioni o lasciti per questespecifiche finalità (cfr cann.1300 CIC e 1044 CCEO).

Art. 5Il Vescovo diocesano assicuri alla Chiesa il diritto di esercitare il ser-vizio della carità, e curi che i fedeli e le istituzioni sottoposte allasua vigilanza osservino la legittima legislazione civile in materia.

Art. 6È compito del Vescovo diocesano, come indicato dai cann. 394 § 1CIC e 203 § 1 CCEO, coordinare nella propria circoscrizione lediverse opere di servizio di carità, sia quelle promosse dallaGerarchia stessa, sia quelle rispondenti all’iniziativa dei fedeli, fattasalva l’autonomia che loro competesse secondo gli Statuti di cia-scuna. In particolare, curi che le loro attività mantengano vivo lospirito evangelico.

Art. 7§ 1. Le entità di cui all’art. 1 § 1 sono tenute a selezionare i proprioperatori tra persone che condividano, o almeno rispettino, l’iden-tità cattolica di queste opere.§ 2. Per garantire la testimonianza evangelica nel servizio della cari-tà, il Vescovo diocesano curi che quanti operano nella pastoralecaritativa della Chiesa, accanto alla dovuta competenza professio-nale, diano esempio di vita cristiana e testimonino una formazionedel cuore che documenti una fede all’opera nella carità. A tale scopoprovveda alla loro formazione anche in ambito teologico e pastora-le, con specifici curricula concertati con i dirigenti dei vari organi-smi e con adeguate offerte di vita spirituale.

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MAGISTERO PONTIFICIO

Art.8Ove fosse necessario per numero e varietà di iniziative, il Vescovodiocesano stabilisca nella Chiesa a lui affidata un ufficio che anome suo orienti e coordini il servizio della carità.

Art. 9§ 1. Il Vescovo favorisca la creazione, in ogni parrocchia della suacircoscrizione, d’un servizio di Caritas parrocchiale o analogo, chepromuova anche un’azione pedagogica nell’ambito dell’interacomunità per educare allo spirito di condivisione e di autenticacarità. Qualora risultasse opportuno, tale servizio sarà costituito incomune per varie parrocchie dello stesso territorio.§ 2. Al Vescovo ed al parroco rispettivo spetta assicurare che, nell’am-bito della parrocchia, insieme alla Caritas possano coesistere e svilup-parsi altre iniziative di carità, sotto il coordinamento generale delparroco, tenendo conto tuttavia di quanto indicato nell’art. 2 § 4.§ 3. È dovere del Vescovo diocesano e dei rispettivi parroci evitareche in questa materia i fedeli possano essere indotti in errore o inmalintesi, sicché dovranno impedire che attraverso le strutture par-rocchiali o diocesane vengano pubblicizzate iniziative che, pur pre-sentandosi con finalità di carità, proponessero scelte o metodi con-trari all’insegnamento della Chiesa.

Art. 10§ 1. Al Vescovo spetta la vigilanza sui beni ecclesiastici degli organi-smi caritativi soggetti alla sua autorità.§ 2. È dovere del Vescovo diocesano assicurarsi che i proventi dellecollette svolte ai sensi dei cann. 1265 e 1266 CIC, e cann. 1014e 1015 CCEO, vengano destinati alle finalità per cui siano stati rac-colti (cann. 1267 CIC, 1016 CCEO).§ 3. In particolare, il Vescovo diocesano deve evitare che gli organi-smi di carità che gli sono soggetti siano finanziati da enti o istitu-zioni che perseguono fini in contrasto con la dottrina della Chiesa.Parimenti, per non dare scandalo ai fedeli, il Vescovo diocesanodeve evitare che organismi caritativi accettino contributi per inizia-

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tive che, nella finalità o nei mezzi per raggiungerle, non corrispon-dano alla dottrina della Chiesa.§ 4. In modo particolare, il Vescovo curi che la gestione delle inizia-tive da lui dipendenti sia testimonianza di sobrietà cristiana. A talescopo vigilerà affinché stipendi e spese di gestione, pur risponden-do alle esigenze della giustizia ed ai necessari profili professionali,siano debitamente proporzionate ad analoghe spese della propriaCuria diocesana.§ 5. Per consentire che l’autorità ecclesiastica di cui all’art. 3 § 1possa esercitare il suo dovere di vigilanza, le entità menzionate nel-l’art. 1 § 1 sono tenute a presentare all’Ordinario competente il ren-diconto annuale, nel modo indicato dallo stesso Ordinario.

Art. 11Il Vescovo diocesano è tenuto, se necessario, a rendere pubblico aipropri fedeli il fatto che l’attività d’un determinato organismo dicarità non risponda più alle esigenze dell’insegnamento della Chiesa,proibendo allora l’uso del nome “cattolico” ed adottando i provvedi-menti pertinenti ove si profilassero responsabilità personali.

Art. 12§ 1. II Vescovo diocesano favorisca l’azione nazionale ed internazio-nale degli organismi di servizio della carità sottoposti alla sua cura,in particolare la cooperazione con le circoscrizioni ecclesiastichepiù povere analogamente a quanto stabilito dai cann. 1274 § 3CIC e 1021 § 3 CCEO.§ 2. La sollecitudine pastorale per le opere di carità, a seconda dellecircostanze di tempo e di luogo, può essere esplicata congiuntamen-te da vari Vescovi viciniori nei riguardi di più Chiese insieme, a normadel diritto. Se si trattasse di ambito internazionale, sia consultato pre-ventivamente il competente Dicastero della Santa Sede. È opportuno,inoltre, che, per iniziative di carità a livello nazionale, sia consultatoda parte del Vescovo l’ufficio relativo della Conferenza Episcopale.

Art. 13Resta sempre integro il diritto dell’autorità ecclesiastica del luogo didare il suo assenso alle iniziative di organismi cattolici da svolgere nel-l’ambito della sua competenza, nel rispetto della normativa canonica

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e dell’identità propria dei singoli organismi, ed è suo dovere di Pastorevigilare perché le attività realizzate nella propria diocesi si svolganoconformemente alla disciplina ecclesiastica, proibendole o adottandoeventualmente i provvedimenti necessari se non la rispettassero.

Art. 14Dove sia opportuno, il Vescovo promuova le iniziative di serviziodella carità in collaborazione con altre Chiese o Comunità ecclesia-li, fatte salve le peculiarità proprie di ciascuno.

Art. 15§ 1. II Pontificio Consiglio «Cor Unum» ha il compito di promuove-re l’applicazione di questa normativa e di vigilare affinché sia appli-cata a tutti i livelli, ferma restando la competenza del PontificioConsiglio per i Laici sulle associazioni di fedeli, prevista dall’art133 della Cost. ap. Pastor Bonus, e quella propria della Sezione per irapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e fatte salve le compe-tenze generali degli altri dicasteri e organismi della Curia romana. Inparticolare il Pontificio Consiglio «Cor Unum» curi che il serviziodella carità delle istituzioni cattoliche in ambito internazionale sisvolga sempre in comunione con le rispettive Chiese particolari.§ 2. Al Pontificio Consiglio «Cor Unum» compete parimenti l’ere-zione canonica di organismi di servizio di carità a livello interna-zionale, assumendo successivamente i compiti disciplinari e di pro-mozione che corrispondano in diritto.Tutto ciò che ho deliberato con questa Lettera apostolica in formadi Motu Proprio, ordino che sia osservato in tutte le sue parti, nonostantequalsiasi cosa contraria, anche se degna di particolare menzione, e stabi-lisco che venga promulgato mediante la pubblicazione sul quotidiano«L’Osservatore Romano», ed entri in vigore il giorno 10 dicembre 2012.

Dato a Roma, presso San Pietro, l’11 novembre 2012, ottavo anno del pontificato.

Benedetto XVI

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MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

Cari giovani,

vorrei far giungere a tutti voi il mio saluto pieno di gioia e di affet-to. Sono certo che molti di voi sono tornati dalla Giornata mondialedella Gioventù di Madridmaggiormente «radicati e fondati in Cristo,saldi nella fede» (cfr Col 2,7). Quest’anno, nelle varie Diocesi, abbia-mo celebrato la gioia di essere cristiani, ispirati dal tema: «Siatesempre lieti nel Signore!» (Fil 4,4). E ora ci stiamo preparando allaprossima Giornata Mondiale, che si celebrerà a Rio de Janeiro, inBrasile, nel luglio 2013.Desidero anzitutto rinnovarvi l’invito a partecipare a questo impor-tante appuntamento. La celebre statua del Cristo Redentore, chedomina quella bella città brasiliana, ne sarà il simbolo eloquente: lesue braccia aperte sono il segno dell’accoglienza che il Signore riser-verà a tutti coloro che verranno a Lui e il suo cuore raffigura l’im-menso amore che Egli ha per ciascuno e per ciascuna di voi.Lasciatevi attrarre da Lui! Vivete questa esperienza di incontro conCristo, insieme ai tanti altri giovani che convergeranno a Rio per ilprossimo incontro mondiale! Lasciatevi amare da Lui e sarete itestimoni di cui il mondo ha bisogno.Vi invito a prepararvi alla Giornata mondiale di Rio de Janeiro

Messaggio per la XXVIII Giornatamondiale della Gioventù 2013

«Andate e fate discepoli tutti i popoli!»

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meditando fin d’ora sul tema dell’incontro: «Andate e fate discepo-li tutti i popoli!» (cfr Mt 28,19). Si tratta della grande esortazionemissionaria che Cristo ha lasciato alla Chiesa intera e che rimaneattuale ancora oggi, dopo duemila anni. Ora questo mandato deverisuonare con forza nel vostro cuore. L’anno di preparazione all’in-contro di Rio coincide con l’Anno della fede, all’inizio del quale ilSinodo dei Vescovi ha dedicato i suoi lavori a «La nuova evangeliz-zazione per la trasmissione della fede cristiana». Perciò sono con-tento che anche voi, cari giovani, siate coinvolti in questo slanciomissionario di tutta la Chiesa: far conoscere Cristo è il dono piùprezioso che potete fare agli altri.

1. Una chiamata pressante

La storia ci ha mostrato quanti giovani, attraverso il dono genero-so di se stessi, hanno contribuito grandemente al Regno di Dio eallo sviluppo di questo mondo, annunciando il Vangelo. Con gran-de entusiasmo, essi hanno portato la Buona Notizia dell’Amore diDio manifestato in Cristo, con mezzi e possibilità ben inferiori aquelli di cui disponiamo al giorno d’oggi. Penso, per esempio, albeato José de Anchieta, giovane gesuita spagnolo del XVI secolo,partito in missione per il Brasile quando aveva meno di vent’anni edivenuto un grande apostolo del Nuovo Mondo. Ma penso anche aquanti di voi si dedicano generosamente alla missione della Chiesa:ne ho avuto una sorprendente testimonianza alla Giornata mon-diale di Madrid, in particolare nell’incontro con i volontari.Oggi non pochi giovani dubitano profondamente che la vita sia unbene e non vedono chiarezza nel loro cammino. Più in generale, difronte alle difficoltà del mondo contemporaneo, molti si chiedono:io che cosa posso fare? La luce della fede illumina questa oscurità,ci fa comprendere che ogni esistenza ha un valore inestimabile, per-ché frutto dell’amore di Dio. Egli ama anche chi si è allontanato daLui o lo ha dimenticato: ha pazienza e attende; anzi, ha donato ilsuo Figlio, morto e risorto, per liberarci radicalmente dal male. ECristo ha inviato i suoi discepoli per portare a tutti i popoli questoannuncio gioioso di salvezza e di vita nuova.La Chiesa, nel continuare questa missione di evangelizzazione, con-

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ta anche su di voi. Cari giovani, voi siete i primi missionari tra i vostricoetanei! Alla fine del Concilio Ecumenico Vaticano II, di cui que-st’anno celebriamo il 50° anniversario, il Servo di Dio Paolo VI con-segnò ai giovani e alle giovani del mondo un Messaggio che si aprivacon queste parole: «È a voi, giovani uomini e donne del mondo inte-ro, che il Concilio vuole rivolgere il suo ultimo messaggio. Perchésiete voi che raccoglierete la fiaccola dalle mani dei vostri padri evivrete nel mondo nel momento delle più gigantesche trasformazio-ni della sua storia. Siete voi che, raccogliendo il meglio dell’esempioe dell’insegnamento dei vostri genitori e dei vostri maestri, formere-te la società di domani: voi vi salverete o perirete con essa». E con-cludeva con un appello: «Costruite nell’entusiasmo un mondomigliore di quello attuale!» (Messaggio ai giovani, 8 dicembre 1965).Cari amici, questo invito è di grande attualità. Stiamo attraversan-do un periodo storico molto particolare: il progresso tecnico ci haofferto possibilità inedite di interazione tra uomini e tra popola-zioni, ma la globalizzazione di queste relazioni sarà positiva e faràcrescere il mondo in umanità solo se sarà fondata non sul materia-lismo ma sull’amore, l’unica realtà capace di colmare il cuore di cia-scuno e di unire le persone. Dio è amore. L’uomo che dimentica Dioè senza speranza e diventa incapace di amare il suo simile. Per que-sto è urgente testimoniare la presenza di Dio affinché ognunopossa sperimentarla: è in gioco la salvezza dell’umanità e la salvez-za di ciascuno di noi. Chiunque comprenda questa necessità, nonpotrà che esclamare con san Paolo: «Guai a me se non annuncio ilVangelo!» (1 Cor 9,16).

2. Diventate discepoli di Cristo

Questa chiamata missionaria vi viene rivolta anche per un’altraragione: è necessaria per il nostro cammino di fede personale. IlBeato Giovanni Paolo II scriveva: «La fede si rafforza donandola»(Enc. Redemptoris missio, 2). Annunciando il Vangelo voi stessi cre-scete nel radicarvi sempre più profondamente in Cristo, diventate

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cristiani maturi. L’impegno missionario è una dimensione essen-ziale della fede: non si è veri credenti senza evangelizzare. E l’an-nuncio del Vangelo non può che essere la conseguenza della gioiadi avere incontrato Cristo e di aver trovato in Lui la roccia su cuicostruire la propria esistenza. Impegnandovi a servire gli altri e adannunciare loro il Vangelo, la vostra vita, spesso frammentata tradiverse attività, troverà la sua unità nel Signore, costruirete anchevoi stessi, crescerete e maturerete in umanità.Ma che cosa vuol dire essere missionari? Significa anzitutto esserediscepoli di Cristo, ascoltare sempre di nuovo l’invito a seguirlo,l’invito a guardare a Lui: «Imparate da me, che sono mite e umile dicuore» (Mt 11,29). Un discepolo, in effetti, è una persona che sipone all’ascolto della Parola di Gesù (cfr Lc 10,39), riconosciutocome il Maestro che ci ha amati fino al dono della vita. Si trattadunque, per ciascuno di voi, di lasciarsi plasmare ogni giorno dallaParola di Dio: essa vi renderà amici del Signore Gesù e capaci di farentrare altri giovani in questa amicizia con Lui.Vi consiglio di fare memoria dei doni ricevuti da Dio per trasmet-terli a vostra volta. Imparate a rileggere la vostra storia personale,prendete coscienza anche della meravigliosa eredità delle genera-zioni che vi hanno preceduto: tanti credenti ci hanno trasmesso lafede con coraggio, affrontando prove e incomprensioni. Nondimentichiamolo mai: facciamo parte di una catena immensa diuomini e donne che ci hanno trasmesso la verità della fede e conta-no su di noi affinché altri la ricevano. L’essere missionari presup-pone la conoscenza di questo patrimonio ricevuto, che è la fededella Chiesa: è necessario conoscere ciò in cui si crede, per poterloannunciare. Come ho scritto nell’introduzione di YouCat, ilCatechismo per giovani che vi ho donato all’Incontro mondiale diMadrid, «dovete conoscere la vostra fede con la stessa precisione concui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo diun computer; dovete conoscerla come un musicista conosce il suopezzo; sì, dovete essere ben più profondamente radicati nella fededella generazione dei vostri genitori, per poter resistere con forza edecisione alle sfide e alle tentazioni di questo tempo.» (Premessa).

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3. Andate!

Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione con questo mandato:«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chicrederà e sarà battezzato sarà salvato» (Mc 16,15-16). Evangelizzaresignifica portare ad altri la Buona Notizia della salvezza e questaBuona Notizia è una persona: Gesù Cristo. Quando lo incontro, quan-do scopro fino a che punto sono amato da Dio e salvato da Lui, nascein me non solo il desiderio, ma la necessità di farlo conoscere ad altri.All’inizio del Vangelo di Giovanni vediamo Andrea il quale, dopo averincontrato Gesù, si affretta a condurre da Lui suo fratello Simone (cfr1,40-42). L’evangelizzazione parte sempre dall’incontro con il SignoreGesù: chi si è avvicinato a Lui e ha fatto esperienza del suo amore vuolesubito condividere la bellezza di questo incontro e la gioia che nasce daquesta amicizia. Più conosciamo Cristo, più desideriamo annunciarlo.Più parliamo con Lui, più desideriamo parlare di Lui. Più ne siamoconquistati, più desideriamo condurre gli altri a Lui.Mediante il Battesimo, che ci genera a vita nuova, lo Spirito Santoprende dimora in noi e infiamma la nostra mente e il nostro cuore: èLui che ci guida a conoscere Dio e ad entrare in amicizia sempre piùprofonda con Cristo; è lo Spirito che ci spinge a fare il bene, a servire glialtri, a donare noi stessi. Attraverso la Confermazione, poi, siamo for-tificati dai suoi doni per testimoniare in modo sempre più maturo ilVangelo. È dunque lo Spirito d’amore l’anima della missione: ci spingead uscire da noi stessi, per «andare» ed evangelizzare. Cari giovani,lasciatevi condurre dalla forza dell’amore di Dio, lasciate che questoamore vinca la tendenza a chiudersi nel proprio mondo, nei propri pro-blemi, nelle proprie abitudini; abbiate il coraggio di «partire» da voistessi per «andare» verso gli altri e guidarli all’incontro con Dio.

4. Raggiungete tutti i popoli

Cristo risorto ha mandato i suoi discepoli a testimoniare la sua pre-senza salvifica a tutti i popoli, perché Dio nel suo amore sovrab-

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bondante, vuole che tutti siano salvi e nessuno sia perduto. Con ilsacrificio di amore della Croce, Gesù ha aperto la strada affinchéogni uomo e ogni donna possa conoscere Dio ed entrare in comu-nione di amore con Lui. E ha costituito una comunità di discepoliper portare l’annuncio di salvezza del Vangelo fino ai confini dellaterra, per raggiungere gli uomini e le donne di ogni luogo e di ognitempo. Facciamo nostro questo desiderio di Dio!Cari amici, volgete gli occhi e guardate intorno a voi: tanti giovanihanno perduto il senso della loro esistenza. Andate! Cristo ha biso-gno anche di voi. Lasciatevi coinvolgere dal suo amore, siate stru-menti di questo amore immenso, perché giunga a tutti, special-mente ai «lontani». Alcuni sono lontani geograficamente, altriinvece sono lontani perché la loro cultura non lascia spazio a Dio;alcuni non hanno ancora accolto il Vangelo personalmente, altriinvece, pur avendolo ricevuto, vivono come se Dio non esistesse. Atutti apriamo la porta del nostro cuore; cerchiamo di entrare in dia-logo, nella semplicità e nel rispetto: questo dialogo, se vissuto inuna vera amicizia, porterà frutto. I «popoli» ai quali siamo inviatinon sono soltanto gli altri Paesi del mondo, ma anche i diversiambiti di vita: le famiglie, i quartieri, gli ambienti di studio o dilavoro, i gruppi di amici e i luoghi del tempo libero. L’annunciogioioso del Vangelo è destinato a tutti gli ambiti della nostra vita,senza alcun limite.Vorrei sottolineare due campi in cui il vostro impegno missionariodeve farsi ancora più attento. Il primo è quello delle comunicazionisociali, in particolare il mondo di internet. Come ho già avuto mododi dirvi, cari giovani, «sentitevi impegnati ad introdurre nella cul-tura di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i valorisu cui poggia la vostra vita! [...] A voi, giovani, che quasi sponta-neamente vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comuni-cazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione diquesto “continente digitale”» (Messaggio per la XLIII Giornata mon-diale delle Comunicazioni sociali, 24 maggio 2009). Sappiate dunqueusare con saggezza questo mezzo, considerando anche le insidieche esso contiene, in particolare il rischio della dipendenza, di con-fondere il mondo reale con quello virtuale, di sostituire l’incontro eil dialogo diretto con le persone con i contatti in rete. Il secondo ambito è quello della mobilità. Oggi sono sempre più

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numerosi i giovani che viaggiano, sia per motivi di studio o di lavo-ro, sia per divertimento. Ma penso anche a tutti i movimenti migra-tori, con cui milioni di persone, spesso giovani, si trasferiscono ecambiano Regione o Paese per motivi economici o sociali. Anchequesti fenomeni possono diventare occasioni provvidenziali per ladiffusione del Vangelo. Cari giovani, non abbiate paura di testimo-niare la vostra fede anche in questi contesti: è un dono prezioso perchi incontrate comunicare la gioia dell’incontro con Cristo.

5. Fate discepoli!

Penso che abbiate sperimentato più volte la difficoltà di coinvolge-re i vostri coetanei nell’esperienza di fede. Spesso avrete constatatocome in molti giovani, specialmente in certe fasi del cammino dellavita, ci sia il desiderio di conoscere Cristo e di vivere i valori delVangelo, ma questo sia accompagnato dal sentirsi inadeguati eincapaci. Che cosa fare? Anzitutto la vostra vicinanza e la vostrasemplice testimonianza saranno un canale attraverso il quale Diopotrà toccare il loro cuore. L’annuncio di Cristo non passa sola-mente attraverso le parole, ma deve coinvolgere tutta la vita e tra-dursi in gesti di amore. L’essere evangelizzatori nasce dall’amoreche Cristo ha infuso in noi; il nostro amore, quindi, deve confor-marsi sempre di più al suo. Come il buon Samaritano, dobbiamoessere sempre attenti a chi incontriamo, saper ascoltare, compren-dere, aiutare, per condurre chi è alla ricerca della verità e del sensodella vita alla casa di Dio che è la Chiesa, dove c’è speranza e salvez-za (cfr Lc 10,29-37). Cari amici, non dimenticate mai che il primoatto di amore che potete fare verso il prossimo è quello di condivi-dere la sorgente della nostra speranza: chi non dà Dio, dà troppopoco! Ai suoi apostoli Gesù comanda: «Fate discepoli tutti i popo-li, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello SpiritoSanto, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato»(Mt 28,19-20). I mezzi che abbiamo per «fare discepoli» sono prin-cipalmente il Battesimo e la catechesi. Ciò significa che dobbiamo

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condurre le persone che stiamo evangelizzando a incontrare Cristovivente, in particolare nella sua Parola e nei Sacramenti: cosìpotranno credere in Lui, conosceranno Dio e vivranno della suagrazia. Vorrei che ciascuno si chiedesse: ho mai avuto il coraggio diproporre il Battesimo a giovani che non l’hanno ancora ricevuto?Ho invitato qualcuno a seguire un cammino di scoperta della fedecristiana? Cari amici, non temete di proporre ai vostri coetanei l’in-contro con Cristo. Invocate lo Spirito Santo: Egli vi guiderà adentrare sempre più nella conoscenza e nell’amore di Cristo e vi ren-derà creativi nel trasmettere il Vangelo.

6. Saldi nella fede

Di fronte alle difficoltà della missione di evangelizzare, talvoltasarete tentati di dire come il profeta Geremia: «Ahimè, Signore Dio!Ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Ma anche a voi Diorisponde: «Non dire: “Sono giovane”. Tu andrai da tutti coloro a cuiti manderò» (Ger 1,6-7). Quando vi sentite inadeguati, incapaci,deboli nell’annunciare e testimoniare la fede, non abbiate timore.L’evangelizzazione non è una nostra iniziativa e non dipende anzi-tutto dai nostri talenti, ma è una risposta fiduciosa e obbedientealla chiamata di Dio, e perciò si basa non sulla nostra forza, ma sullasua. Lo ha sperimentato l’apostolo Paolo: «Noi abbiamo questotesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinariapotenza appartiene a Dio, e non viene da noi» (2 Cor 4,7).Per questo vi invito a radicarvi nella preghiera e nei Sacramenti.L’evangelizzazione autentica nasce sempre dalla preghiera ed èsostenuta da essa: dobbiamo prima parlare con Dio per poter par-lare di Dio. E nella preghiera, affidiamo al Signore le persone a cuisiamo inviati, supplicandolo di toccare loro il cuore; domandiamoallo Spirito Santo di renderci suoi strumenti per la loro salvezza;chiediamo a Cristo di mettere le parole sulle nostre labbra e di farcisegni del suo amore. E, più in generale, preghiamo per la missionedi tutta la Chiesa, secondo la richiesta esplicita di Gesù: «Pregatedunque il signore della messe, perché mandi operai nella suamesse!» (Mt 9,38). Sappiate trovare nell’Eucaristia la sorgente dellavostra vita di fede e della vostra testimonianza cristiana, parteci-

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pando con fedeltà alla Messa domenicale e ogni volta che potetenella settimana. Ricorrete frequentemente al Sacramento dellaRiconciliazione: è un incontro prezioso con la misericordia di Dioche ci accoglie, ci perdona e rinnova i nostri cuori nella carità. E nonesitate a ricevere il Sacramento della Confermazione o Cresima senon l’avete ricevuto, preparandovi con cura e impegno. Conl’Eucaristia, esso è il Sacramento della missione, perché ci dona laforza e l’amore dello Spirito Santo per professare senza paura lafede. Vi incoraggio inoltre a praticare l’adorazione eucaristica:sostare in ascolto e dialogo con Gesù presente nel Sacramentodiventa punto di partenza di nuovo slancio missionario.Se seguirete questo cammino, Cristo stesso vi donerà la capacità diessere pienamente fedeli alla sua Parola e di testimoniarlo con leal-tà e coraggio. A volte sarete chiamati a dare prova di perseveranza,in particolare quando la Parola di Dio susciterà chiusure od oppo-sizioni. In certe regioni del mondo, alcuni di voi vivono la sofferen-za di non poter testimoniare pubblicamente la fede in Cristo, permancanza di libertà religiosa. E c’è chi ha già pagato anche con lavita il prezzo della propria appartenenza alla Chiesa. Vi incoraggioa restare saldi nella fede, sicuri che Cristo è accanto a voi in ogniprova. Egli vi ripete: «Beati voi quando vi insulteranno, vi persegui-teranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi percausa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricom-pensa nei cieli» (Mt 5,11-12).

7. Con tutta la Chiesa

Cari giovani, per restare saldi nella confessione della fede cristianalà dove siete inviati, avete bisogno della Chiesa. Nessuno può esseretestimone del Vangelo da solo. Gesù ha inviato i suoi discepoli inmissione insieme: «fate discepoli» è rivolto al plurale. È dunquesempre come membri della comunità cristiana che noi offriamo lanostra testimonianza, e la nostra missione è resa feconda dallacomunione che viviamo nella Chiesa: dall’unità e dall’amore che

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abbiamo gli uni per gli altri ci riconosceranno come discepoli diCristo (cfr Gv 13,35). Sono grato al Signore per la preziosa opera dievangelizzazione che svolgono le nostre comunità cristiane, lenostre parrocchie, i nostri movimenti ecclesiali. I frutti di questaevangelizzazione appartengono a tutta la Chiesa: «uno semina el’altro miete», diceva Gesù (Gv 4,37).A tale proposito, non posso che rendere grazie per il grande donodei missionari, che dedicano tutta la loro vita ad annunciare ilVangelo sino ai confini della terra. Allo stesso modo benedico ilSignore per i sacerdoti e i consacrati, che offrono interamente sestessi affinché Gesù Cristo sia annunciato e amato. Desidero quiincoraggiare i giovani che sono chiamati da Dio, a impegnarsi conentusiasmo in queste vocazioni: «Si è più beati nel dare che nel rice-vere!» (At 20,35). A coloro che lasciano tutto per seguirlo, Gesù hapromesso il centuplo e la vita eterna! (cfr Mt 19,29).Rendo grazie anche per tutti i fedeli laici che si adoperano per vive-re il loro quotidiano come missione là dove sono, in famiglia o sullavoro, affinché Cristo sia amato e servito e cresca il Regno di Dio.Penso in particolare a quanti operano nel campo dell’educazione,della sanità, dell’impresa, della politica e dell’economia e in tantialtri ambiti dell’apostolato dei laici. Cristo ha bisogno del vostroimpegno e della vostra testimonianza. Nulla - né le difficoltà, né leincomprensioni - vi faccia rinunciare a portare il Vangelo di Cristonei luoghi in cui vi trovate: ognuno di voi è prezioso nel grandemosaico dell’evangelizzazione!

8. «Eccomi, Signore!»

In conclusione, cari giovani, vorrei invitarvi ad ascoltare nel profon-do di voi stessi la chiamata di Gesù ad annunciare il suo Vangelo.Come mostra la grande statua di Cristo Redentore a Rio de Janeiro,il suo cuore è aperto all’amore verso tutti, senza distinzioni, e le suebraccia sono tese per raggiungere ciascuno. Siate voi il cuore e lebraccia di Gesù! Andate a testimoniare il suo amore, siate i nuovimissionari animati dall’amore e dall’accoglienza! Seguite l’esempiodei grandi missionari della Chiesa, come san Francesco Saverio etanti altri.

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Al termine della Giornata mondiale della Gioventù a Madrid, ho bene-detto alcuni giovani di diversi continenti che partivano in missione.Essi rappresentavano i tantissimi giovani che, riecheggiando il pro-feta Isaia, dicono al Signore: «Eccomi, manda me!» (Is 6,8). LaChiesa ha fiducia in voi e vi è profondamente grata per la gioia e ildinamismo che portate: usate i vostri talenti con generosità al ser-vizio dell’annuncio del Vangelo! Sappiamo che lo Spirito Santo sidona a coloro che, in umiltà di cuore, si rendono disponibili a taleannuncio. E non abbiate paura: Gesù, Salvatore del mondo, è connoi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20)!Questo appello, che rivolgo ai giovani di tutta la terra, assume unrilievo particolare per voi, cari giovani dell’America Latina! Infatti,alla V Conferenza generale dell’Episcopato Latinoamericano che siè svolta ad Aparecida nel 2007, i Vescovi hanno lanciato una «mis-sione continentale». E i giovani, che in quel continente costituisco-no la maggioranza della popolazione, rappresentano una forzaimportante e preziosa per la Chiesa e per la società. Siate dunquevoi i primi missionari! Ora che la Giornata mondiale della Gioventù fail suo ritorno in America Latina, esorto tutti i giovani del continen-te: trasmettete ai vostri coetanei del mondo intero l’entusiasmodella vostra fede!La Vergine Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione, invocataanche con i titoli di Nostra Signora di Aparecida e Nostra Signoradi Guadalupe, accompagni ciascuno di voi nella sua missione ditestimone dell’amore di Dio. A tutti, con particolare affetto, impar-to la mia benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 18 ottobre 2012

Benedetto XVI

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1. Ogni anno nuovo porta con sé l’attesa di un mondo migliore. Intale prospettiva, prego Dio, Padre dell’umanità, di concederci laconcordia e la pace, perché possano compiersi per tutti le aspira-zioni di una vita felice e prospera.A 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, che ha consentito dirafforzare la missione della Chiesa nel mondo, rincuora constatareche i cristiani, quale Popolo di Dio in comunione con Lui e in cam-mino tra gli uomini, si impegnano nella storia condividendo gioiee speranze, tristezze ed angosce1, annunciando la salvezza di Cristoe promuovendo la pace per tutti.In effetti, i nostri tempi, contrassegnati dalla globalizzazione, con isuoi aspetti positivi e negativi, nonché da sanguinosi conflitti anco-ra in atto e da minacce di guerra, reclamano un rinnovato e coraleimpegno nella ricerca del bene comune, dello sviluppo di tutti gliuomini e di tutto l’uomo.Allarmano i focolai di tensione e di contrapposizione causati dacrescenti diseguaglianze fra ricchi e poveri, dal prevalere di unamentalità egoistica e individualista espressa anche da un capitali-

Messaggio per la XLVI Giornata mondiale della pace

Beati gli operatori di pace(1° gennaio 2013)

MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

1 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudiumet spes, 1.

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smo finanziario sregolato. Oltre a svariate forme di terrorismo e dicriminalità internazionale, sono pericolosi per la pace quei fonda-mentalismi e quei fanatismi che stravolgono la vera natura dellareligione, chiamata a favorire la comunione e la riconciliazione tragli uomini.E tuttavia, le molteplici opere di pace, di cui è ricco il mondo, testi-moniano l’innata vocazione dell’umanità alla pace. In ogni personail desiderio di pace è aspirazione essenziale e coincide, in certamaniera, con il desiderio di una vita umana piena, felice e ben rea-lizzata. In altri termini, il desiderio di pace corrisponde ad un prin-cipio morale fondamentale, ossia, al dovere-diritto di uno sviluppointegrale, sociale, comunitario, e ciò fa parte del disegno di Dio sul-l’uomo. L’uomo è fatto per la pace che è dono di Dio.Tutto ciò mi ha suggerito di ispirarmi per questo Messaggio alleparole di Gesù Cristo: «Beati gli operatori di pace, perché sarannochiamati figli di Dio» (Mt 5,9).

La beatitudine evangelica

2. Le beatitudini, proclamate da Gesù (cfr Mt 5,3-12 e Lc 6,20-23),sono promesse. Nella tradizione biblica, infatti, quello della beati-tudine è un genere letterario che porta sempre con sé una buonanotizia, ossia un vangelo, che culmina in una promessa. Quindi, lebeatitudini non sono solo raccomandazioni morali, la cui osser-vanza prevede a tempo debito – tempo situato di solito nell’altravita – una ricompensa, ossia una situazione di futura felicità. Labeatitudine consiste, piuttosto, nell’adempimento di una promessarivolta a tutti coloro che si lasciano guidare dalle esigenze della veri-tà, della giustizia e dell’amore. Coloro che si affidano a Dio e allesue promesse appaiono spesso agli occhi del mondo ingenui o lon-tani dalla realtà. Ebbene, Gesù dichiara ad essi che non solo nell’al-tra vita, ma già in questa scopriranno di essere figli di Dio, e che dasempre e per sempre Dio è del tutto solidale con loro. Compren-deranno che non sono soli, perché Egli è dalla parte di coloro ches’impegnano per la verità, la giustizia e l’amore. Gesù, rivelazionedell’amore del Padre, non esita ad offrirsi nel sacrificio di se stesso.Quando si accoglie Gesù Cristo, Uomo-Dio, si vive l’esperienza

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gioiosa di un dono immenso: la condivisione della vita stessa diDio, cioè la vita della grazia, pegno di un’esistenza pienamentebeata. Gesù Cristo, in particolare, ci dona la pace vera che nasce dal-l’incontro fiducioso dell’uomo con Dio.La beatitudine di Gesù dice che la pace è dono messianico e operaumana ad un tempo. In effetti, la pace presuppone un umanesimoaperto alla trascendenza. È frutto del dono reciproco, di un mutuoarricchimento, grazie al dono che scaturisce da Dio e permette divivere con gli altri e per gli altri. L’etica della pace è etica dellacomunione e della condivisione. È indispensabile, allora, che levarie culture odierne superino antropologie ed etiche basate suassunti teorico-pratici meramente soggettivistici e pragmatici, inforza dei quali i rapporti della convivenza vengono ispirati a crite-ri di potere o di profitto, i mezzi diventano fini e viceversa, la cul-tura e l’educazione sono centrate soltanto sugli strumenti, sullatecnica e sull’efficienza. Precondizione della pace è lo smantella-mento della dittatura del relativismo e dell’assunto di una moraletotalmente autonoma, che preclude il riconoscimento dell’impre-scindibile legge morale naturale scritta da Dio nella coscienza diogni uomo. La pace è costruzione della convivenza in terminirazionali e morali, poggiando su un fondamento la cui misuranon è creata dall’uomo, bensì da Dio. « Il Signore darà potenza alsuo popolo, benedirà il suo popolo con la pace », ricorda il Salmo29 (v. 11).

La pace: dono di Dio e opera dell’uomo

3. La pace concerne l’integrità della persona umana ed implica ilcoinvolgimento di tutto l’uomo. È pace con Dio, nel vivere secondola sua volontà. È pace interiore con se stessi, e pace esteriore con ilprossimo e con tutto il creato. Comporta principalmente, comescrisse il beato Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in terris, di cui trapochi mesi ricorrerà il cinquantesimo anniversario, la costruzionedi una convivenza fondata sulla verità, sulla libertà, sull’amore e

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sulla giustizia2. La negazione di ciò che costituisce la vera naturadell’essere umano, nelle sue dimensioni essenziali, nella sua intrin-seca capacità di conoscere il vero e il bene e, in ultima analisi, Diostesso, mette a repentaglio la costruzione della pace. Senza la veritàsull’uomo, iscritta dal Creatore nel suo cuore, la libertà e l’amoresviliscono, la giustizia perde il fondamento del suo esercizio.Per diventare autentici operatori di pace sono fondamentali l’at-tenzione alla dimensione trascendente e il colloquio costante conDio, Padre misericordioso, mediante il quale si implora la reden-zione conquistataci dal suo Figlio Unigenito. Così l’uomo può vin-cere quel germe di oscuramento e di negazione della pace che è ilpeccato in tutte le sue forme: egoismo e violenza, avidità e volontàdi potenza e di dominio, intolleranza, odio e strutture ingiuste.La realizzazione della pace dipende soprattutto dal riconoscimentodi essere, in Dio, un’unica famiglia umana. Essa si struttura, comeha insegnato l’enciclica Pacem in terris, mediante relazioni interper-sonali ed istituzioni sorrette ed animate da un « noi » comunitario,implicante un ordine morale, interno ed esterno, ove si riconosco-no sinceramente, secondo verità e giustizia, i reciproci diritti e ivicendevoli doveri. La pace è ordine vivificato ed integrato dall’a-more, così da sentire come propri i bisogni e le esigenze altrui, farepartecipi gli altri dei propri beni e rendere sempre più diffusa nelmondo la comunione dei valori spirituali. È ordine realizzato nellalibertà, nel modo cioè che si addice alla dignità di persone, che perla loro stessa natura razionale, assumono la responsabilità del pro-prio operare3.La pace non è un sogno, non è un’utopia: è possibile. I nostri occhidevono vedere più in profondità, sotto la superficie delle apparen-ze e dei fenomeni, per scorgere una realtà positiva che esiste neicuori, perché ogni uomo è creato ad immagine di Dio e chiamato acrescere, contribuendo all’edificazione di un mondo nuovo. Infatti,Dio stesso, mediante l’incarnazione del Figlio e la redenzione daLui operata, è entrato nella storia facendo sorgere una nuova crea-zione e una nuova alleanza tra Dio e l’uomo (cfr Ger 31,31-34), dan-

2 Cfr Lett. enc. Pacem in terris (11 aprile 1963): AAS 55 (1963), 265-266.3 Cfr ibid.: AAS 55 (1963), 266.

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doci la possibilità di avere «un cuore nuovo» e «uno spirito nuovo»(cfr Ez 36,26).Proprio per questo, la Chiesa è convinta che vi sia l’urgenza di unnuovo annuncio di Gesù Cristo, primo e principale fattore dellosviluppo integrale dei popoli e anche della pace. Gesù, infatti, è lanostra pace, la nostra giustizia, la nostra riconciliazione (cfr Ef2,14; 2 Cor 5,18). L’operatore di pace, secondo la beatitudine diGesù, è colui che ricerca il bene dell’altro, il bene pieno dell’anima edel corpo, oggi e domani.Da questo insegnamento si può evincere che ogni persona e ognicomunità – religiosa, civile, educativa e culturale –, è chiamata adoperare la pace. La pace è principalmente realizzazione del benecomune delle varie società, primarie ed intermedie, nazionali, inter-nazionali e in quella mondiale. Proprio per questo si può ritenereche le vie di attuazione del bene comune siano anche le vie da per-correre per ottenere la pace.

Operatori di pace sono coloro che amano, difendono e promuovonola vita nella sua integralità

4. Via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto ilrispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoiaspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, esino alla sua fine naturale. Veri operatori di pace sono, allora, colo-ro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte lesue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente. La vita inpienezza è il vertice della pace. Chi vuole la pace non può tollerareattentati e delitti contro la vita.Coloro che non apprezzano a sufficienza il valore della vita umanae, per conseguenza, sostengono per esempio la liberalizzazione del-l’aborto, forse non si rendono conto che in tal modo propongonol’inseguimento di una pace illusoria. La fuga dalle responsabilità,che svilisce la persona umana, e tanto più l’uccisione di un essereinerme e innocente, non potranno mai produrre felicità o pace.

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Come si può, infatti, pensare di realizzare la pace, lo sviluppo inte-grale dei popoli o la stessa salvaguardia dell’ambiente, senza che siatutelato il diritto alla vita dei più deboli, a cominciare dai nascitu-ri? Ogni lesione alla vita, specie nella sua origine, provoca inevita-bilmente danni irreparabili allo sviluppo, alla pace, all’ambiente.Nemmeno è giusto codificare in maniera subdola falsi diritti o arbi-trii, che, basati su una visione riduttiva e relativistica dell’essereumano e sull’abile utilizzo di espressioni ambigue, volte a favorireun preteso diritto all’aborto e all’eutanasia, minacciano il dirittofondamentale alla vita.Anche la struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e pro-mossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentati-vi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmentediverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuisconoalla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e ilsuo insostituibile ruolo sociale.Questi principi non sono verità di fede, né sono solo una derivazio-ne del diritto alla libertà religiosa. Essi sono inscritti nella naturaumana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni atutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dun-que carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescin-dendo dalla loro affiliazione religiosa. Tale azione è tanto piùnecessaria quanto più questi principi vengono negati o mal com-presi, perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della personaumana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace.Perciò, è anche un’importante cooperazione alla pace che gli ordi-namenti giuridici e l’amministrazione della giustizia riconoscano ildiritto all’uso del principio dell’obiezione di coscienza nei confron-ti di leggi e misure governative che attentano contro la dignitàumana, come l’aborto e l’eutanasia.Tra i diritti umani basilari, anche per la vita pacifica dei popoli, vi èquello dei singoli e delle comunità alla libertà religiosa. In questomomento storico, diventa sempre più importante che tale dirittosia promosso non solo dal punto di vista negativo, come libertà da –ad esempio, da obblighi e costrizioni circa la libertà di scegliere lapropria religione –, ma anche dal punto di vista positivo, nelle suevarie articolazioni, come libertà di: ad esempio, di testimoniare lapropria religione, di annunciare e comunicare il suo insegnamento;

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di compiere attività educative, di beneficenza e di assistenza chepermettono di applicare i precetti religiosi; di esistere e agire comeorganismi sociali, strutturati secondo i principi dottrinali e i finiistituzionali che sono loro propri. Purtroppo, anche in Paesi diantica tradizione cristiana si stanno moltiplicando gli episodi diintolleranza religiosa, specie nei confronti del cristianesimo e dicoloro che semplicemente indossano i segni identitari della propriareligione.L’operatore di pace deve anche tener presente che, presso porzionicrescenti dell’opinione pubblica, le ideologie del liberismo radicalee della tecnocrazia insinuano il convincimento che la crescita eco-nomica sia da conseguire anche a prezzo dell’erosione della funzio-ne sociale dello Stato e delle reti di solidarietà della società civile,nonché dei diritti e dei doveri sociali. Ora, va considerato che que-sti diritti e doveri sono fondamentali per la piena realizzazione dialtri, a cominciare da quelli civili e politici.Tra i diritti e i doveri sociali oggi maggiormente minacciati vi è ildiritto al lavoro. Ciò è dovuto al fatto che sempre più il lavoro e ilgiusto riconoscimento dello statuto giuridico dei lavoratori nonvengono adeguatamente valorizzati, perché lo sviluppo economicodipenderebbe soprattutto dalla piena libertà dei mercati. Il lavoroviene considerato così una variabile dipendente dei meccanismieconomici e finanziari. A tale proposito, ribadisco che la dignitàdell’uomo, nonché le ragioni economiche, sociali e politiche, esigo-no che si continui «a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’acces-so al lavoro o del suo mantenimento, per tutti»4. In vista della rea-lizzazione di questo ambizioso obiettivo è precondizione una rin-novata considerazione del lavoro, basata su principi etici e valorispirituali, che ne irrobustisca la concezione come bene fondamen-tale per la persona, la famiglia, la società. A un tale bene corrispon-dono un dovere e un diritto che esigono coraggiose e nuove politi-che del lavoro per tutti.

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4 Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate (29 giugno 2009), 32: AAS 101 (2009),666-667.

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Costruire il bene della pace medianteun nuovo modello di sviluppo e di economia

5. Da più parti viene riconosciuto che oggi è necessario un nuovomodello di sviluppo, come anche un nuovo sguardo sull’economia.Sia uno sviluppo integrale, solidale e sostenibile, sia il bene comu-ne esigono una corretta scala di beni-valori, che è possibile struttu-rare avendo Dio come riferimento ultimo. Non è sufficiente avere adisposizione molti mezzi e molte opportunità di scelta, pur apprez-zabili. Tanto i molteplici beni funzionali allo sviluppo, quanto leopportunità di scelta devono essere usati secondo la prospettiva diuna vita buona, di una condotta retta che riconosca il primato delladimensione spirituale e l’appello alla realizzazione del bene comu-ne. In caso contrario, essi perdono la loro giusta valenza, finendoper assurgere a nuovi idoli.Per uscire dall’attuale crisi finanziaria ed economica – che ha pereffetto una crescita delle disuguaglianze – sono necessarie persone,gruppi, istituzioni che promuovano la vita favorendo la creativitàumana per trarre, perfino dalla crisi, un’occasione di discernimentoe di un nuovo modello economico. Quello prevalso negli ultimidecenni postulava la ricerca della massimizzazione del profitto e delconsumo, in un’ottica individualistica ed egoistica, intesa a valuta-re le persone solo per la loro capacità di rispondere alle esigenzedella competitività. In un’altra prospettiva, invece, il vero e duratu-ro successo lo si ottiene con il dono di sé, delle proprie capacitàintellettuali, della propria intraprendenza, poiché lo sviluppo eco-nomico vivibile, cioè autenticamente umano, ha bisogno del princi-pio di gratuità come espressione di fraternità e della logica deldono5. Concretamente, nell’attività economica l’operatore di pace siconfigura come colui che instaura con i collaboratori e i colleghi,con i committenti e gli utenti, rapporti di lealtà e di reciprocità. Egliesercita l’attività economica per il bene comune, vive il suo impegnocome qualcosa che va al di là del proprio interesse, a beneficio dellegenerazioni presenti e future. Si trova così a lavorare non solo per sé,ma anche per dare agli altri un futuro e un lavoro dignitoso.

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5 Cfr ibid., 34 e 36: AAS 101 (2009), 668-670 e 671-672.

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Nell’ambito economico, sono richieste, specialmente da parte degliStati, politiche di sviluppo industriale ed agricolo che abbiano curadel progresso sociale e dell’universalizzazione di uno Stato di dirit-to e democratico. È poi fondamentale ed imprescindibile la strut-turazione etica dei mercati monetari, finanziari e commerciali; essivanno stabilizzati e maggiormente coordinati e controllati, inmodo da non arrecare danno ai più poveri. La sollecitudine deimolteplici operatori di pace deve inoltre volgersi – con maggiorrisolutezza rispetto a quanto si è fatto sino ad oggi – a considerarela crisi alimentare, ben più grave di quella finanziaria. Il tema dellasicurezza degli approvvigionamenti alimentari è tornato ad esserecentrale nell’agenda politica internazionale, a causa di crisi connes-se, tra l’altro, alle oscillazioni repentine dei prezzi delle materieprime agricole, a comportamenti irresponsabili da parte di talunioperatori economici e a un insufficiente controllo da parte deigoverni e della comunità internazionale. Per fronteggiare tale crisi,gli operatori di pace sono chiamati a operare insieme in spirito disolidarietà, dal livello locale a quello internazionale, con l’obiettivodi mettere gli agricoltori, in particolare nelle piccole realtà rurali, incondizione di poter svolgere la loro attività in modo dignitoso esostenibile dal punto di vista sociale, ambientale ed economico.

Educazione per una cultura di pace: il ruolo della famiglia e delle istituzioni

6. Desidero ribadire con forza che i molteplici operatori di pacesono chiamati a coltivare la passione per il bene comune della fami-glia e per la giustizia sociale, nonché l’impegno di una valida edu-cazione sociale.Nessuno può ignorare o sottovalutare il ruolo decisivo della fami-glia, cellula base della società dal punto di vista demografico, etico,pedagogico, economico e politico. Essa ha una naturale vocazionea promuovere la vita: accompagna le persone nella loro crescita e lesollecita al mutuo potenziamento mediante la cura vicendevole. Inspecie, la famiglia cristiana reca in sé il germinale progetto dell’e-

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ducazione delle persone secondo la misura dell’amore divino. Lafamiglia è uno dei soggetti sociali indispensabili nella realizzazionedi una cultura della pace. Bisogna tutelare il diritto dei genitori e illoro ruolo primario nell’educazione dei figli, in primo luogo nel-l’ambito morale e religioso. Nella famiglia nascono e crescono glioperatori di pace, i futuri promotori di una cultura della vita e del-l’amore6.In questo immenso compito di educazione alla pace sono coinvol-te in particolare le comunità religiose. La Chiesa si sente partecipedi una così grande responsabilità attraverso la nuova evangelizza-zione, che ha come suoi cardini la conversione alla verità e all’amo-re di Cristo e, di conseguenza, la rinascita spirituale e morale dellepersone e delle società. L’incontro con Gesù Cristo plasma gli ope-ratori di pace impegnandoli alla comunione e al superamento del-l’ingiustizia.Una missione speciale nei confronti della pace è ricoperta dalle isti-tuzioni culturali, scolastiche ed universitarie. Da queste è richiestoun notevole contributo non solo alla formazione di nuove genera-zioni di leader, ma anche al rinnovamento delle istituzioni pubbli-che, nazionali e internazionali. Esse possono anche contribuire aduna riflessione scientifica che radichi le attività economiche efinanziarie in un solido fondamento antropologico ed etico. Ilmondo attuale, in particolare quello politico, necessita del suppor-to di un nuovo pensiero, di una nuova sintesi culturale, per supera-re tecnicismi ed armonizzare le molteplici tendenze politiche invista del bene comune. Esso, considerato come insieme di relazioniinterpersonali ed istituzionali positive, a servizio della crescita inte-grale degli individui e dei gruppi, è alla base di ogni vera educazio-ne alla pace.

Una pedagogia dell’operatore di pace

7. Emerge, in conclusione, la necessità di proporre e promuovereuna pedagogia della pace. Essa richiede una ricca vita interiore,

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6 Cfr Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata mondiale della pace 1994 (8 dicembre1993): AAS 86 (1994), 156-162.

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chiari e validi riferimenti morali, atteggiamenti e stili di vita appro-priati. Difatti, le opere di pace concorrono a realizzare il benecomune e creano l’interesse per la pace, educando ad essa. Pensieri,parole e gesti di pace creano una mentalità e una cultura della pace,un’atmosfera di rispetto, di onestà e di cordialità. Bisogna, allora,insegnare agli uomini ad amarsi e a educarsi alla pace, e a vivere conbenevolenza, più che con semplice tolleranza. Incoraggiamentofondamentale è quello di «dire no alla vendetta, di riconoscere ipropri torti, di accettare le scuse senza cercarle, e infine di perdo-nare»7, in modo che gli sbagli e le offese possano essere riconosciu-ti in verità per avanzare insieme verso la riconciliazione. Ciò richie-de il diffondersi di una pedagogia del perdono. Il male, infatti, sivince col bene, e la giustizia va ricercata imitando Dio Padre cheama tutti i suoi figli (cfr Mt 5,21-48). È un lavoro lento, perché sup-pone un’evoluzione spirituale, un’educazione ai valori più alti, unavisione nuova della storia umana. Occorre rinunciare alla falsa paceche promettono gli idoli di questo mondo e ai pericoli che laaccompagnano, a quella falsa pace che rende le coscienze semprepiù insensibili, che porta verso il ripiegamento su se stessi, versoun’esistenza atrofizzata vissuta nell’indifferenza. Al contrario, lapedagogia della pace implica azione, compassione, solidarietà,coraggio e perseveranza.Gesù incarna l’insieme di questi atteggiamenti nella sua esistenza,fino al dono totale di sé, fino a «perdere la vita» (cfr Mt 10,39; Lc17,33; Gv 2,25). Egli promette ai suoi discepoli che, prima o poi,faranno la straordinaria scoperta di cui abbiamo parlato inizial-mente, e cioè che nel mondo c’è Dio, il Dio di Gesù, pienamentesolidale con gli uomini. In questo contesto, vorrei ricordare la pre-ghiera con cui si chiede a Dio di renderci strumenti della sua pace,per portare il suo amore ove è odio, il suo perdono ove è offesa, lavera fede ove è dubbio. Da parte nostra, insieme al beato Giovanni

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7 Benedetto XVI, Discorso in occasione dell’Incontro con i membri del Governo, delle istituzio-ni della Repubblica, con il corpo diplomatico, i capi religiosi e rappresentanze del mondo della cultura,Baabda-Libano (15 settembre 2012): «L’Osservatore Romano», 16 settembre 2012, p. 7.

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XXIII, chiediamo a Dio che illumini i responsabili dei popoli, affin-ché accanto alla sollecitudine per il giusto benessere dei loro citta-dini garantiscano e difendano il prezioso dono della pace; accendale volontà di tutti a superare le barriere che dividono, a rafforzare ivincoli della mutua carità, a comprendere gli altri e a perdonarecoloro che hanno recato ingiurie, così che in virtù della sua azione,tutti i popoli della terra si affratellino e fiorisca in essi e sempreregni la desideratissima pace8.Con questa invocazione, auspico che tutti possano essere veri ope-ratori e costruttori di pace, in modo che la città dell’uomo cresca infraterna concordia, nella prosperità e nella pace.

Dal Vaticano, 8 dicembre 2012

Benedetto XVI

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8 Cfr Lett. enc. Pacem in terris (11 aprile 1963): AAS 55 (1963), 304.

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XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi

Messaggio al popolo di Dio(7-28 ottobre 2012)

SINODO DEI VESCOVIDOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

Fratelli e sorelle,

«Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo» (Rm1, 7). Vescovi provenienti da tutto il mondo, riuniti su invito delVescovo di Roma il Papa Benedetto XVI per riflettere su «la nuovaevangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana», prima ditornare alle nostre Chiese particolari, vogliamo rivolgerci a tuttivoi, per sostenere e orientare il servizio al Vangelo nei diversi conte-sti in cui ci troviamo oggi a dare testimonianza.

1. Come la samaritana al pozzo

Ci lasciamo illuminare da una pagina del Vangelo: l’incontro diGesù con la donna samaritana (cfr Gv 4, 5-42). Non c’è uomo odonna che, nella sua vita, non si ritrovi, come la donna di Samaria,accanto a un pozzo con un’anfora vuota, nella speranza di trovarel’esaudimento del desiderio più profondo del cuore, quello che solopuò dare significato pieno all’esistenza. Molti sono oggi i pozzi chesi offrono alla sete dell’uomo, ma occorre discernere per evitareacque inquinate. Urge orientare bene la ricerca, per non caderepreda di delusioni, che possono essere rovinose.

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Come Gesù al pozzo di Sicar, anche la Chiesa sente di doversi sede-re accanto agli uomini e alle donne di questo tempo, per renderepresente il Signore nella loro vita, così che possano incontrarlo, per-ché solo il suo Spirito è l’acqua che dà la vita vera ed eterna. SoloGesù è capace di leggere nel fondo del nostro cuore e di svelarci lanostra verità: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto», confessa ladonna ai suoi concittadini. E questa parola di annuncio – cui si uni-sce la domanda che apre alla fede: «Che sia lui il Cristo?» – mostracome chi ha ricevuto la vita nuova dall’incontro con Gesù, a suavolta non può fare a meno di diventare annunciatore di verità e disperanza per gli altri. La peccatrice convertita diventa messaggera disalvezza e conduce a Gesù tutta la città. Dall’accoglienza della testi-monianza la gente passerà all’esperienza personale dell’incontro:«Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stes-si abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore delmondo».

2. Una nuova evangelizzazione

Condurre gli uomini e le donne del nostro tempo a Gesù, all’in-contro con lui, è un’urgenza che tocca tutte le regioni del mondo,di antica e di recente evangelizzazione. Ovunque infatti si sente ilbisogno di ravvivare una fede che rischia di oscurarsi in contesticulturali che ne ostacolano il radicamento personale e la presenzasociale, la chiarezza dei contenuti e i frutti coerenti.Non si tratta di cominciare tutto daccapo, ma – con l’animo apo-stolico di Paolo, il quale giunge a dire: «Guai a me se non annuncioil Vangelo!» (1 Cor 9, 16) – di inserirsi nel lungo cammino di pro-clamazione del Vangelo che, dai primi secoli dell’era cristiana alpresente, ha percorso la storia e ha edificato comunità di credentiin tutte le parti del mondo. Piccole o grandi che siano, esse sono ilfrutto della dedizione di missionari e di non pochi martiri, di gene-razioni di testimoni di Gesù cui va la nostra memoria riconoscente.I mutati scenari sociali, culturali economici, politici e religiosi cichiamano a qualcosa di nuovo: a vivere in modo rinnovato la nostraesperienza comunitaria di fede e l’annuncio, mediante un’evange-lizzazione «nuova nel suo ardore, nei suoi metodi, nelle sue espres-

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sioni» (Giovanni Paolo II, Discorso alla XIX Assemblea del Celam, Port-au-Prince 9 marzo 1983, n. 3), come disse Giovanni Paolo II, un’e-vangelizzazione che, ha ricordato Benedetto XVI, è rivolta «princi-palmente alle persone che, pur essendo battezzate si sono allonta-nate dalla Chiesa, e vivono senza fare riferimento alla prassi cristia-na [...], per favorire in queste persone un nuovo incontro con ilSignore, che solo riempie di significato profondo e di pace la nostraesistenza; per favorire la riscoperta della fede, sorgente di grazia cheporta gioia e speranza nella vita personale, familiare e sociale»(Benedetto XVI, Omelia alla Celebrazione eucaristica per la solenne inau-gurazione della XIII Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Roma 7ottobre 2012).

3. L’incontro personale con Gesù Cristo nella Chiesa

Prima di dire qualcosa circa le forme che deve assumere questanuova evangelizzazione, sentiamo l’esigenza di dirvi, con profondaconvinzione, che la fede si decide tutta nel rapporto che instauria-mo con la persona di Gesù, che per primo ci viene incontro. L’operadella nuova evangelizzazione consiste nel riproporre al cuore e allamente, non poche volte distratti e confusi, degli uomini e delledonne del nostro tempo, anzitutto a noi stessi, la bellezza e la novi-tà perenne dell’incontro con Cristo. Vi invitiamo tutti a contem-plare il volto del Signore Gesù Cristo, a entrare nel mistero della suaesistenza, donata per noi fino alla croce, riconfermata come donodal Padre nella sua risurrezione dai morti e comunicata a noimediante lo Spirito. Nella persona di Gesù, si svela il mistero del-l’amore di Dio Padre per l’intera famiglia umana, che egli non havoluto lasciare alla deriva della propria impossibile autonomia, maha ricongiunto a sé in un rinnovato patto d’amore. La Chiesa è lo spazio che Cristo offre nella storia per poterlo incon-trare, perché egli le ha affidato la sua Parola, il Battesimo che ci fafigli di Dio, il suo Corpo e il suo Sangue, la grazia del perdono delpeccato, soprattutto nel sacramento della Riconciliazione, l’espe-

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rienza di una comunione che è riflesso del mistero stesso dellaSanta Trinità, la forza dello Spirito che genera carità verso tutti.Occorre dare forma a comunità accoglienti, in cui tutti gli emarginatitrovino la loro casa, a concrete esperienze di comunione, che, con laforza ardente dell’amore – «Vedi come si amano!» (Tertulliano,Apologetico, 39, 7) –, attirino lo sguardo disincantato dell’umanità con-temporanea. La bellezza della fede deve risplendere, in particolare, nelleazioni della sacra Liturgia, nell’Eucaristia domenicale anzitutto. Proprionelle celebrazioni liturgiche la Chiesa svela infatti il suo volto di operadi Dio e rende visibile, nelle parole e nei gesti, il significato del Vangelo.Sta a noi oggi rendere concretamente accessibili esperienze diChiesa, moltiplicare i pozzi a cui invitare gli uomini e le donne asse-tati e lì far loro incontrare Gesù, offrire oasi nei deserti della vita. Diquesto sono responsabili le comunità cristiane e, in esse, ogni disce-polo del Signore: a ciascuno è affidata una testimonianza insosti-tuibile, perché il Vangelo possa incrociare l’esistenza di tutti; perquesto ci è chiesta la santità della vita.

4. Le occasioni dell’incontro con Gesù e l’ascolto delle Scritture

Qualcuno chiederà come fare tutto questo. Non si tratta di inven-tare chissà quali nuove strategie, quasi che il Vangelo sia un pro-dotto da collocare sul mercato delle religioni, ma di riscoprire imodi in cui, nella vicenda di Gesù, le persone si sono accostate a luie da lui sono state chiamate, per immettere quelle stesse modalitànelle condizioni del nostro tempo.Ricordiamo ad esempio come Pietro, Andrea, Giacomo e Giovannisiano stati interpellati da Gesù nel contesto del loro lavoro, comeZaccheo sia potuto passare dalla semplice curiosità al calore dellacondivisione della mensa con il Maestro, come il centurione roma-no ne abbia chiesto l’intervento in occasione della malattia di unapersona cara, come il cieco nato lo abbia invocato quale liberatoredalla propria emarginazione, come Marta e Maria abbiano vistopremiata dalla sua presenza l’ospitalità della casa e del cuore.Potremmo continuare ancora, ripercorrendo le pagine dei vangeli etrovando chissà quanti modi con cui la vita delle persone si è aper-ta nelle più diverse condizioni alla presenza di Cristo. E lo stesso

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potremmo fare con quanto le Scritture narrano delle esperienzemissionarie degli apostoli nella prima Chiesa. La lettura frequente delle Sacre Scritture, illuminata dalla Tradi-zione della Chiesa, che ce le consegna e ne è autentica interprete,non solo è un passaggio obbligato per conoscere il contenuto delVangelo, cioè la persona di Gesù nel contesto della storia della sal-vezza, ma aiuta anche a scoprire spazi di incontro con lui, modali-tà davvero evangeliche, radicate nelle dimensioni di fondo della vitadell’uomo: la famiglia, il lavoro, l’amicizia, le povertà e le provedella vita, ecc.

5. Evangelizzare noi stessi e disporci alla conversione

Guai però a pensare che la nuova evangelizzazione non ci riguardiin prima persona. In questi giorni più volte tra noi Vescovi si sonolevate voci a ricordare che, per poter evangelizzare il mondo, laChiesa deve anzitutto porsi in ascolto della Parola. L’invito ad evan-gelizzare si traduce in un appello alla conversione. Sentiamo sinceramente di dover convertire anzitutto noi stessi allapotenza di Cristo, che solo è capace di fare nuove tutte le cose, lenostre povere esistenze anzitutto. Con umiltà dobbiamo riconosce-re che le povertà e le debolezze dei discepoli di Gesù, specialmentedei suoi ministri, pesano sulla credibilità della missione. Siamocerto consapevoli, noi Vescovi per primi, che non potremo mai esse-re all’altezza della chiamata da parte del Signore e della consegnadel suo Vangelo per l’annuncio alle genti. Sappiamo di dover rico-noscere umilmente la nostra vulnerabilità alle ferite della storia enon esitiamo a riconoscere i nostri peccati personali. Siamo peròanche convinti che la forza dello Spirito del Signore può rinnovarela sua Chiesa e rendere splendente la sua veste, se ci lasceremo pla-smare da lui. Lo mostrano le vite dei santi, la cui memoria e narra-zione è strumento privilegiato della nuova evangelizzazione.Se questo rinnovamento fosse affidato alle nostre forze, ci sarebbe-ro seri motivi di dubitare, ma la conversione, come l’evangelizza-

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zione, nella Chiesa non ha come primi attori noi poveri uomini,bensì lo Spirito stesso del Signore. Sta qui la nostra forza e la nostracertezza che il male non avrà mai l’ultima parola, né nella Chiesa nénella storia: «Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore»,ha detto Gesù ai suoi discepoli (Gv 14, 27). L’opera della nuova evangelizzazione riposa su questa serena cer-tezza. Noi siamo fiduciosi nell’ispirazione e nella forza delloSpirito, che ci insegnerà ciò che dobbiamo dire e ciò che dobbiamofare, anche nei frangenti più difficili. È nostro dovere, perciò, vin-cere la paura con la fede, l’avvilimento con la speranza, l’indifferen-za con l’amore.

6. Cogliere nel mondo di oggi nuove opportunità di evangelizzazione

Questo sereno coraggio sostiene anche il nostro sguardo sulmondo contemporaneo. Non ci sentiamo intimoriti dalle condizio-ni dei tempi che viviamo. Il nostro è un mondo colmo di contrad-dizioni e di sfide, ma resta creazione di Dio, ferita sì dal male, mapur sempre il mondo che Dio ama, terreno suo, in cui può essererinnovata la semina della Parola perché torni a fare frutto. Non c’è spazio per il pessimismo nelle menti e nei cuori di coloroche sanno che il loro Signore ha vinto la morte e che il suo Spiritoopera con potenza nella storia. Con umiltà, ma anche con decisio-ne – quella che viene dalla certezza che la verità alla fine vince –, ciaccostiamo a questo mondo e vogliamo vedervi un invito delRisorto a essere testimoni del suo Nome. La nostra Chiesa è viva eaffronta con il coraggio della fede e la testimonianza di tanti suoifigli le sfide poste dalla storia.Sappiamo che nel mondo dobbiamo affrontare una dura lotta con-tro «i Principati e le Potenze», «gli spiriti del male» (Ef 6, 12). Non cinascondiamo i problemi che tali sfide pongono, ma essi non ciimpauriscono. Questo vale anzitutto per i fenomeni di globalizza-zione, che devono essere per noi opportunità per una dilatazionedella presenza del Vangelo. Così pure le migrazioni – pur con il pesodelle sofferenze che comportano e a cui vogliamo essere sincera-mente vicini con l’accoglienza propria dei fratelli – sono occasioni,come è accaduto nel passato, di diffusione della fede e di comunio-

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ne tra le varietà delle sue forme. La secolarizzazione, ma anche lacrisi dell’egemonia della politica e dello Stato, chiedono alla Chiesadi ripensare la propria presenza nella società, senza peraltro rinun-ciarvi. Le molte e sempre nuove forme di povertà aprono spazi ine-diti al servizio della carità: la proclamazione del Vangelo impegna laChiesa a essere con i poveri e a farsi carico delle loro sofferenze, comeGesù. Anche nelle forme più aspre di ateismo e agnosticismo sentia-mo di poter riconoscere, pur in modi contraddittori, non un vuoto,ma una nostalgia, un’attesa che attende una risposta adeguata. Di fronte agli interrogativi che le culture dominanti pongono allafede e alla Chiesa rinnoviamo la nostra fiducia nel Signore, certi cheanche in questi contesti il Vangelo è portatore di luce e capace disanare ogni debolezza dell’uomo. Non siamo noi a condurre l’ope-ra dell’evangelizzazione, ma Dio, come ci ha ricordato il Papa: «Laprima parola, l’iniziativa vera, l’attività vera viene da Dio e solo inse-rendoci in questa iniziativa divina, solo implorando questa iniziati-va divina, possiamo anche noi divenire – con Lui e in Lui – evange-lizzatori» (Benedetto XVI, Meditazione alla prima Congregazione gene-rale della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Roma8 ottobre 2012).

7. Evangelizzazione, famiglia e vita consacrata

Fin dalla prima evangelizzazione la trasmissione della fede nel sus-seguirsi delle generazioni ha trovato un luogo naturale nella fami-glia. In essa – con un ruolo tutto speciale rivestito dalle donne, macon questo non vogliamo sminuire la figura paterna e la suaresponsabilità – i segni della fede, la comunicazione delle primeverità, l’educazione alla preghiera, la testimonianza dei frutti dell’a-more sono stati immessi nell’esistenza dei fanciulli e dei ragazzi, nelcontesto della cura che ogni famiglia riserva per la crescita dei suoipiccoli. Pur nella diversità delle situazioni geografiche, culturali esociali, tutti i Vescovi al Sinodo hanno riconfermato questo ruoloessenziale della famiglia nella trasmissione della fede. Non si può

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pensare una nuova evangelizzazione senza sentire una precisaresponsabilità verso l’annuncio del Vangelo alle famiglie e senzadare loro sostegno nel compito educativo. Non ci nascondiamo il fatto che oggi la famiglia, che si costituiscenel matrimonio di un uomo e di una donna, che li rende «una solacarne» (Mt 19, 6) aperta alla vita, è attraversata dappertutto da fat-tori di crisi, circondata da modelli di vita che la penalizzano, tra-scurata dalle politiche di quella società di cui è pure la cellula fon-damentale, non sempre rispettata nei suoi ritmi e sostenuta neisuoi impegni dalle stesse comunità ecclesiali. Proprio questo però cispinge a dire che dobbiamo avere una particolare cura per la fami-glia e per la sua missione nella società e nella Chiesa, sviluppandopercorsi di accompagnamento prima e dopo il matrimonio.Vogliamo anche esprimere la nostra gratitudine ai tanti sposi e alletante famiglie cristiane che, con la loro testimonianza, mostrano almondo una esperienza di comunione e di servizio che è seme di unasocietà più fraterna e pacificata. Il nostro pensiero è andato anche alle situazioni familiari e di con-vivenza in cui non si rispecchia quell’immagine di unità e di amoreper tutta la vita che il Signore ci ha consegnato. Ci sono coppie checonvivono senza il legame sacramentale del matrimonio; si molti-plicano situazioni familiari irregolari costruite dopo il fallimentodi precedenti matrimoni: vicende dolorose in cui soffre anche l’e-ducazione alla fede dei figli. A tutti costoro vogliamo dire che l’a-more del Signore non abbandona nessuno, che anche la Chiesa liama ed è casa accogliente per tutti, che essi rimangono membradella Chiesa anche se non possono ricevere l’assoluzione sacramen-tale e l’Eucaristia. Le comunità cattoliche siano accoglienti versoquanti vivono in tali situazioni e sostengano cammini di conver-sione e di riconciliazione. La vita familiare è il primo luogo in cui il Vangelo si incontra conl’ordinarietà della vita e mostra la sua capacità di trasfigurare lecondizioni fondamentali dell’esistenza nell’orizzonte dell’amore.Ma non meno importante per la testimonianza della Chiesa èmostrare come questa vita nel tempo ha un compimento che vaoltre la storia degli uomini e approda alla comunione eterna conDio. Alla donna samaritana Gesù non si presenta semplicementecome colui che dà la vita, ma come colui che dona la «vita eterna»

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(Gv 4, 14). Il dono di Dio, che la fede rende presente, non è sempli-cemente la promessa di condizioni migliori in questo mondo, mal’annuncio che il senso ultimo della nostra vita è oltre questomondo, in quella comunione piena con Dio che attendiamo allafine dei tempi. Di questo orizzonte ultraterreno del senso dell’esistenza umanasono particolari testimoni nella Chiesa e nel mondo quanti ilSignore ha chiamato alla vita consacrata, una vita che, proprio per-ché totalmente consacrata a lui, nell’esercizio di povertà, castità eobbedienza, è il segno di un mondo futuro che relativizza ogni benedi questo mondo. Dall’Assemblea del Sinodo dei Vescovi giunga aquesti nostri fratelli e sorelle la gratitudine per la loro fedeltà allachiamata del Signore e per il contributo che hanno dato e dannoalla missione della Chiesa, l’esortazione alla speranza in situazioninon facili anche per loro in questi tempi di cambiamento, l’invito aconfermarsi come testimoni e promotori di nuova evangelizzazio-ne nei vari ambiti di vita in cui il carisma di ciascuno dei loro isti-tuti li colloca.

8. La comunità ecclesiale e i molti operai dell’evangelizzazione

L’opera di evangelizzazione non è compito di qualcuno nella Chiesa,ma delle comunità ecclesiali in quanto tali, dove si ha accesso allapienezza degli strumenti dell’incontro con Gesù: la Parola, i sacra-menti, la comunione fraterna, il servizio della carità, la missione. In questa prospettiva emerge anzitutto il ruolo della parrocchia,come presenza della Chiesa sul territorio in cui gli uomini vivono,«fontana del villaggio», come amava chiamarla Giovanni XXIII, acui tutti possono abbeverarsi trovandovi la freschezza del Vangelo.Il suo ruolo resta irrinunciabile, anche se le mutate condizioni nepossono chiedere sia l’articolazione in piccole comunità sia legamidi collaborazione in contesti più ampi. Sentiamo ora di dover esor-tare le nostre parrocchie ad affiancare alla tradizionale cura pasto-rale del popolo di Dio le forme nuove di missione richieste dalla

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nuova evangelizzazione. Esse devono permeare anche le varie,importanti espressioni della pietà popolare.Nella parrocchia continua ad essere decisivo il ministero del sacerdo-te, padre e pastore del suo popolo. I Vescovi di questa Assemblea sino-dale esprimono a tutti i presbiteri gratitudine e vicinanza fraterna peril loro non facile compito e li invitano a più stretti legami nel presbi-terio diocesano, a una vita spirituale sempre più intensa, a una for-mazione permanente che li renda idonei ad affrontare i cambiamenti. Accanto ai presbiteri va sostenuta la presenza dei diaconi, comepure l’azione pastorale dei catechisti e di tante altre figure ministe-riali e di animazione nel campo dell’annuncio e della catechesi,della vita liturgica, del servizio caritativo, nonché le varie forme dipartecipazione e corresponsabilità da parte dei fedeli, uomini edonne, per la cui dedizione nei molteplici servizi nelle nostre comu-nità non saremo mai abbastanza riconoscenti. Anche a tutti costo-ro chiediamo di porre la loro presenza e il loro servizio nella Chiesanell’ottica della nuova evangelizzazione, curando la propria forma-zione umana e cristiana, la conoscenza della fede e la sensibilità aifenomeni culturali odierni.Guardando ai laici, una parola specifica va alle varie forme di anti-che e nuove associazioni e insieme ai movimenti ecclesiali e allenuove comunità, tutti espressione della ricchezza dei doni che loSpirito fa alla Chiesa. Anche a queste forme di vita e di impegnonella Chiesa esprimiamo gratitudine, esortandoli alla fedeltà al pro-prio carisma e alla convinta comunione ecclesiale, in specie nel con-creto contesto delle Chiese particolari. Testimoniare il Vangelo non è privilegio di alcuno. Riconosciamocon gioia la presenza di tanti uomini e donne che con la loro vita sifanno segno del Vangelo in mezzo al mondo. Li riconosciamo an-che in tanti nostri fratelli e sorelle cristiani con i quali l’unità pur-troppo non è ancora perfetta, ma che pure sono segnati dalBattesimo del Signore e ne sono annunciatori. In questi giorni èstata un’esperienza commovente per noi ascoltare le voci di tantiautorevoli responsabili di Chiese e Comunità ecclesiali che cihanno testimoniato la loro sete di Cristo e la loro dedizione all’an-nuncio del Vangelo, anch’essi convinti che il mondo ha bisogno diuna nuova evangelizzazione. Siamo grati al Signore per questa uni-tà nell’esigenza della missione.

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9. Perché i giovani possano incontrare Cristo

I giovani ci stanno a cuore in modo tutto particolare, perché loro,che sono parte rilevante del presente dell’umanità e della Chiesa, nesono anche il futuro. Anche verso di loro lo sguardo dei Vescovi ètutt’altro che pessimista. Preoccupato sì, ma non pessimista.Preoccupato perché proprio su di loro vengono a confluire le spin-te più aggressive dei tempi; non però pessimista, anzitutto perché,lo ribadiamo, l’amore di Cristo è ciò che muove nel profondo la sto-ria, ma anche perché scorgiamo nei nostri giovani aspirazioni pro-fonde di autenticità, di verità, di libertà, di generosità, per le qualisiamo convinti che Cristo sia la risposta che appaga. Vogliamo sostenerli nella loro ricerca e incoraggiamo le nostrecomunità a entrare senza riserve in una prospettiva di ascolto, didialogo e di proposta coraggiosa verso la difficile condizione deigiovani. Per riscattare, e non mortificare, la potenza dei loro entu-siasmi. E per sostenere in loro favore la giusta battaglia contro iluoghi comuni e le speculazioni interessate delle potenze mondane,interessate a dissiparne le energie e a consumarne gli slanci a pro-prio vantaggio, togliendo loro ogni grata memoria del passato eogni serio progetto del futuro. La nuova evangelizzazione ha nel mondo dei giovani un campoimpegnativo ma anche particolarmente promettente, come mostra-no non poche esperienze, da quelle più aggreganti, come leGiornate mondiali della Gioventù, a quelle più nascoste ma nonmeno coinvolgenti, come le varie esperienze di spiritualità, di servi-zio e di missionarietà. Ai giovani va riconosciuto un ruolo attivonell’opera di evangelizzazione soprattutto verso il loro mondo.

10. Il Vangelo in dialogo con la cultura e l’esperienza umana e con le religioni

La nuova evangelizzazione ha al suo centro Cristo e l’attenzionealla persona umana, per dare vita a un reale incontro con lui. Ma isuoi orizzonti sono larghi quanto il mondo e non si chiudono a

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nessuna esperienza dell’uomo. Questo significa che essa coltiva conparticolare cura il dialogo con le culture, nella fiducia di poter tro-vare in ciascuna di esse i «semi del Verbo» di cui parlavano gli anti-chi Padri. In particolare la nuova evangelizzazione ha bisogno diuna rinnovata alleanza tra fede e ragione, nella convinzione che lafede ha risorse sue proprie per accogliere ogni frutto di una sanaragione aperta alla trascendenza e ha la forza di sanare i limiti e lecontraddizioni in cui la ragione può cadere. La fede non chiude losguardo neanche di fronte ai laceranti interrogativi che pone la pre-senza del male nella vita e nella storia degli uomini, attingendo lucedi speranza dalla Pasqua di Cristo.L’incontro tra la fede e la ragione nutre anche l’impegno dellecomunità cristiane nel campo dell’educazione e della cultura. Unposto speciale lo occupano in questo le istituzioni formative e diricerca: scuole e università. Ovunque si sviluppano le conoscenzedell’uomo e si dà un’azione educativa, la Chiesa è lieta di portare lapropria esperienza e il proprio contributo per una formazione dellapersona nella sua integralità. In questo ambito va riservata partico-lare cura alla scuola cattolica e alle università cattoliche, in cui l’a-pertura alla trascendenza, propria di ogni sincero itinerario cultu-rale ed educativo, deve completarsi in cammini di incontro con l’e-vento di Gesù Cristo e della sua Chiesa. La gratitudine dei Vescovigiunga a quanti, in condizioni a volte difficili, vi sono impegnati. L’evangelizzazione esige che si presti operosa attenzione al mondodelle comunicazioni sociali, strada su cui, soprattutto nei nuovimedia, si incrociano tante vite, tanti interrogativi e tante attese.Luogo dove spesso si formano le coscienze e si scandiscono i tempie i contenuti della vita vissuta. Un’opportunità nuova per raggiun-gere il cuore dell’uomo. Un particolare ambito dell’incontro tra fede e ragione si ha oggi neldialogo con il sapere scientifico. Esso, per sé, è tutt’altro che lontanodalla fede, essendo una manifestazione di quel principio spiritualeche Dio ha posto negli uomini e che permette loro di cogliere le strut-ture razionali che sono alla base della creazione. Quando scienze etecniche non presumono di chiudere la concezione dell’uomo e delmondo in un arido materialismo, diventano un prezioso alleato perlo sviluppo della umanizzazione della vita. Anche a chi è impegnatosu questo delicato fronte della conoscenza va il nostro grazie.

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Un grazie che vogliamo rivolgere anche a uomini e donne impe-gnati in un’altra espressione del genio umano, quella dell’arte nellesue varie forme, dalle più antiche alle più recenti. Nelle loro opere,in quanto tendono a dare forma alla tensione dell’uomo verso labellezza, noi riconosciamo un modo particolarmente significativodi espressione della spiritualità. Siamo grati quando con le lorocreazioni di bellezza ci aiutano a rendere evidente la bellezza delvolto di Dio e di quello delle sue creature. La via della bellezza è unastrada particolarmente efficace nella nuova evangelizzazione. Oltre i vertici dell’arte è però tutta l’operosità dell’uomo ad attirare lanostra attenzione, come uno spazio in cui, mediante il lavoro, egli sifa cooperatore della creazione divina. Al mondo dell’economia e dellavoro vogliamo ricordare come dalla luce del Vangelo scaturiscanoalcuni richiami: riscattare il lavoro dalle condizioni che ne fanno nonpoche volte un peso insopportabile e una prospettiva incerta, minac-ciata oggi spesso dalla disoccupazione, specie giovanile; porre la per-sona umana al centro dello sviluppo economico; pensare questo stes-so sviluppo come un’occasione di crescita del genere umano nellagiustizia e nell’unità. L’uomo nel lavoro con cui trasforma il mondoè chiamato anche a salvaguardare il volto che Dio ha voluto dare allasua creazione, anche per responsabilità verso le generazioni a venire.Il Vangelo illumina anche la condizione della sofferenza nella ma-lattia, in cui i cristiani devono far sentire la vicinanza della Chiesaalle persone malate o disabili e la gratitudine verso quanti operanocon professionalità e umanità per la loro cura.Un ambito in cui la luce del Vangelo può e deve risplendere per illu-minare i passi dell’umanità è quello della politica, alla quale si chie-de un impegno di cura disinteressata e trasparente del bene comu-ne, nel rispetto della piena dignità della persona umana, dal suoconcepimento fino al suo termine naturale, della famiglia fondatasul matrimonio di un uomo e una donna, della libertà educativa;nella promozione della libertà religiosa; nella rimozione delle causedi ingiustizie, disuguaglianze, discriminazioni, razzismo, violenze,fame e guerre. Una limpida testimonianza è chiesta ai cristiani che,nell’esercizio della politica, vivono il precetto della carità.

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Il dialogo della Chiesa ha un suo naturale interlocutore, infine, neiseguaci delle religioni. Si evangelizza perché convinti della verità diCristo, non contro qualcuno. Il Vangelo di Gesù è pace e gioia, e isuoi discepoli sono lieti di riconoscere quanto di vero e di buono lospirito religioso degli uomini ha saputo scorgere nel mondo creatoda Dio e ha espresso dando forma alle varie religioni. Il dialogo tra i credenti delle varie religioni vuole essere un contri-buto alla pace, rifiuta ogni fondamentalismo e denuncia ogni vio-lenza che si abbatte sui credenti, grave violazione dei diritti umani.Le Chiese di tutto il mondo sono vicine nella preghiera e nella fra-ternità ai fratelli sofferenti e chiedono a chi ha in mano le sorti deipopoli di salvaguardare il diritto di tutti alla libera scelta e alla libe-ra professione e testimonianza della fede.

11. Nell’Anno della fede, la memoria del Concilio Vaticano II eil riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica

Nel sentiero aperto dalla nuova evangelizzazione potremmoanche sentirci a volte come in un deserto, in mezzo a pericoli eprivi di riferimenti. Il Santo Padre Benedetto XVI, nell’omeliadella Messa di apertura dell’Anno della fede, ha parlato di una«“desertificazione” spirituale» che è avanzata in questi ultimidecenni, ma ci ha anche incoraggiato affermando che «è proprio apartire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto che pos-siamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanzavitale per noi uomini e donne. Nel deserto si riscopre il valore diciò che è essenziale per vivere» (Omelia alla Celebrazione eucaristicaper l’apertura dell’Anno della fede, Roma 11 ottobre 2012). Nel deser-to, come la donna samaritana, si va in cerca di acqua e di un pozzoa cui attingerla: beato colui che vi incontra Cristo! Ringraziamo il Santo Padre per il dono dell’Anno della fede, pre-zioso ingresso nel percorso della nuova evangelizzazione. Lo rin-graziamo anche per aver legato questo Anno alla memoria grata peri cinquant’anni dell’apertura del concilio Vaticano II, il cui magi-stero fondamentale per il nostro tempo risplende nel Catechismodella Chiesa Cattolica, riproposto a vent’anni dalla pubblicazionecome riferimento di fede sicuro. Sono anniversari importanti, che

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ci permettono di ribadire la nostra ferma adesione all’insegnamen-to del concilio e il nostro convinto impegno a continuarne la pienaattuazione.

12. Nella contemplazione del mistero e accanto ai poveri

In quest’ottica vogliamo indicare a tutti i fedeli due espressionidella vita di fede che ci appaiono di particolare rilevanza per testi-moniarla nella nuova evangelizzazione.Il primo è costituito dal dono e dall’esperienza della contemplazio-ne. Solo da uno sguardo adorante sul mistero di Dio, Padre, Figlioe Spirito Santo, solo dalla profondità di un silenzio che si ponecome grembo che accoglie l’unica Parola che salva, può scaturireuna testimonianza credibile per il mondo. Solo questo silenzioorante può impedire che la parola della salvezza sia confusa nelmondo con i molti rumori che lo invadono. Torna nuovamente sulle nostre labbra la parola della gratitudine,ora rivolta a quanti, uomini e donne, dedicano la loro vita, nei mo-nasteri e negli eremi, alla preghiera e alla contemplazione. Maabbiamo bisogno che momenti contemplativi si intreccino anchecon la vita ordinaria della gente. Luoghi dell’anima, ma anche delterritorio, che richiamino a Dio; santuari interiori e templi di pie-tra, che siano incroci obbligati per il flusso di esperienze in cuirischiamo di confonderci. Spazi in cui tutti si possano sentire accol-ti, anche chi non sa bene ancora che cosa e chi cercare. L’altro segno di autenticità della nuova evangelizzazione ha il voltodel povero. Mettersi accanto a chi è ferito dalla vita non è solo un eser-cizio di socialità, ma anzitutto un fatto spirituale. Perché nel volto delpovero risplende il volto stesso di Cristo: «Tutto quello che avete fattoa uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40). Ai poveri va riconosciuto un posto privilegiato nelle nostre comu-nità, un posto che non esclude nessuno, ma vuole essere un rifles-so di come Gesù si è legato a loro. La presenza del povero nellenostre comunità è misteriosamente potente: cambia le persone più

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di un discorso, insegna fedeltà, fa capire la fragilità della vita,domanda preghiera; insomma, porta a Cristo.Il gesto della carità, a sua volta, esige di essere accompagnato dal-l’impegno per la giustizia, con un appello che riguarda tutti, pove-ri e ricchi. Di qui anche l’inserimento della dottrina sociale dellaChiesa nei percorsi della nuova evangelizzazione e la cura della for-mazione dei cristiani che si impegnano a servire la convivenzaumana nella vita sociale e nella politica.

13. Una parola alle Chiese delle diverse regioni del mondo

Lo sguardo dei vescovi riuniti in Assemblea sinodale abbraccia tuttele comunità ecclesiali diffuse nel mondo. Uno sguardo che vuoleessere unitario, perché unica è la chiamata all’incontro con Cristo,ma non dimentica le diversità. Una considerazione tutta particolare, colma di affetto fraterno e digratitudine, i vescovi riuniti nel Sinodo riservano a voi cristianidelle Chiese orientali cattoliche, quelle eredi della prima diffusionedel Vangelo, esperienza custodita con amore e fedeltà, e quelle pre-senti nell’Est dell’Europa. Oggi il Vangelo si ripropone tra voi comenuova evangelizzazione tramite la vita liturgica, la catechesi, la pre-ghiera familiare quotidiana, il digiuno, la solidarietà tra le famiglie,la partecipazione dei laici alla vita delle comunità e al dialogo conla società. In non pochi contesti le vostre Chiese sono in mezzo aprove e tribolazioni, in cui testimoniano la partecipazione allacroce di Cristo; alcuni fedeli sono costretti all’emigrazione e, man-tenendo viva l’appartenenza alle proprie comunità di origine, pos-sono dare il proprio contributo alla cura pastorale e all’opera dievangelizzazione nei Paesi che li hanno accolti. Il Signore continuia benedire la vostra fedeltà e sul vostro futuro si staglino orizzontidi serena confessione e pratica della fede in una condizione di pacee di libertà religiosa.Guardiamo a voi cristiani, uomini e donne, che vivete nei Paesidell’Africa e vi diciamo la nostra gratitudine per la testimonianzache offrite al Vangelo spesso in situazioni di vita umanamente diffi-cili. Vi esortiamo a ridare slancio all’evangelizzazione ricevuta intempi ancora recenti, a edificarvi come Chiesa «famiglia di Dio», a

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rafforzare l’identità della famiglia, a sostenere l’impegno dei sacer-doti e dei catechisti, specialmente nelle piccole comunità cristiane.Si afferma inoltre l’esigenza di sviluppare l’incontro del Vangelo conle antiche e le nuove culture. Un’attesa e un richiamo forte si rivolgeal mondo della politica e ai Governi dei diversi Paesi dell’Africa, per-ché, nella collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà, sianopromossi i diritti umani fondamentali e il continente sia liberatodalle violenze e dai conflitti che ancora lo tormentano. I vescovi dell’Assemblea sinodale invitano voi cristiani dell’Americadel nord a rispondere con gioia alla chiamata alla nuova evangeliz-zazione, mentre guardano con riconoscenza a come nella loro sto-ria ancora giovane le vostre comunità cristiane abbiano dato fruttigenerosi di fede, di carità e di missione. Occorre ora riconoscere chemolte espressioni della cultura corrente nei Paesi del vostro mondosono oggi lontane dal Vangelo. Si impone un invito alla conversio-ne, da cui nasce un impegno che non vi pone fuori dalle vostre cul-ture, ma nel loro mezzo per offrire a tutti la luce della fede e la forzadella vita. Mentre accogliete nelle vostre generose terre nuove popo-lazioni di immigrati e rifugiati, siate disposti anche ad aprire leporte delle vostre case alla fede. Fedeli agli impegni presi nell’As-semblea sinodale per l’America, siate solidali con l’America latinanella permanente evangelizzazione del comune continente. Lo stesso sentimento di gratitudine l’Assemblea del Sinodo rivolgealle Chiese dell’America latina e dei Caraibi. Colpisce in particolarecome lungo i secoli si siano sviluppate nei vostri Paesi forme dipietà popolare, ancora radicate nel cuore di tanti, di servizio dellacarità e di dialogo con le culture. Ora, di fronte alle molte sfide delpresente, in primo luogo la povertà e la violenza, la Chiesa inAmerica latina e nei Caraibi è esortata a vivere in uno stato perma-nente di missione, annunciando il Vangelo con speranza e congioia, formando comunità di veri discepoli missionari di GesùCristo, mostrando nell’impegno dei suoi figli come il Vangelopossa essere sorgente di una nuova società giusta e fraterna. Ancheil pluralismo religioso interroga le vostre Chiese ed esige un rinno-vato annuncio del Vangelo.

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Anche a voi cristiani dell’Asia sentiamo di offrire una parola diincoraggiamento e di esortazione. Piccola minoranza nel continen-te che raccoglie in sé quasi due terzi della popolazione mondiale, lavostra presenza è un seme fecondo, affidato alla potenza delloSpirito, che cresce nel dialogo con le diverse culture, con le antichereligioni, con i tanti poveri. Anche se spesso posta ai margini dellasocietà, in diversi luoghi anche perseguitata, la Chiesa dell’Asia, conla sua salda fede, è una presenza preziosa del Vangelo di Cristo cheannuncia giustizia, vita e armonia. Cristiani di Asia, sentite la fra-terna vicinanza dei cristiani degli altri Paesi del mondo, i quali nonpossono dimenticare che sul vostro continente, nella Terra Santa,Gesù è nato, è vissuto, è morto ed è risorto. Una parola di riconoscenza e di speranza i vescovi rivolgono alleChiese del continente europeo, oggi in parte segnato da una fortesecolarizzazione, a volte anche aggressiva, e in parte ancora feritodai lunghi decenni di potere di ideologie nemiche di Dio e dell’uo-mo. La riconoscenza è verso un passato, ma anche un presente, incui il Vangelo ha creato in Europa consapevolezze ed esperienze difede singolari e decisive per l’evangelizzazione dell’intero mondo,spesso traboccanti di santità: ricchezza del pensiero teologico,varietà di espressioni carismatiche, le più varie forme di serviziodella carità verso i poveri, profonde esperienze contemplative, crea-zione di una cultura umanistica che ha contribuito a dare volto alladignità della persona e alla costruzione del bene comune. Le diffi-coltà del presente non vi abbattano, cari cristiani europei: sianoinvece percepite come una sfida da superare e un’occasione per unannuncio più gioioso e più vivo di Cristo e del suo Vangelo di vita. I vescovi dell’Assemblea sinodale salutano infine i popoli dell’O-ceania, che vivono sotto la protezione della Croce australe, e li rin-graziano per la loro testimonianza al Vangelo di Gesù. La nostrapreghiera per voi è perché, come la donna samaritana al pozzo,anche voi sentiate viva la sete di una vita nuova e possiate ascoltarela parola di Gesù che dice: «Se tu conoscessi il dono di Dio!» (Gv 4,10). Sentite ancora l’impegno a predicare il Vangelo e a far cono-scere Gesù nel mondo di oggi. Vi esortiamo a incontrarlo nellavostra vita quotidiana, ad ascoltare lui e a scoprire, mediante la pre-ghiera e la meditazione, la grazia di poter dire: «Sappiamo che que-sti è veramente il salvatore del mondo» (Gv 4, 42).

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14. La stella di Maria illumina il deserto

Giunti al termine di questa esperienza di comunione tra vescovi ditutto il mondo e di collaborazione al ministero del Successore diPietro, sentiamo risuonare per noi attuale il comando di Gesù aisuoi apostoli: «Andate e fate discepoli tutti i popoli [...]. Ed ecco iosono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 19.20).La missione della Chiesa non si rivolge soltanto a una estensionegeografica, ma va a cogliere le pieghe più nascoste del cuore deinostri contemporanei, per riportarli all’incontro con Gesù, il viven-te che si fa presente nelle nostre comunità.Questa presenza colma di gioia i nostri cuori. Grati per i doni da luiricevuti in questi giorni, innalziamo il canto della lode: «L’animamia magnifica il Signore [...] Grandi cose ha fatto per me il Signore»(Lc 1, 46.49). Le parole di Maria sono anche le nostre: il Signore hafatto davvero grandi cose lungo i secoli per la sua Chiesa nelle diver-se parti del mondo e noi lo magnifichiamo, certi che egli non man-cherà di guardare alla nostra povertà per spiegare la potenza del suobraccio anche nei nostri giorni e sostenerci nel cammino dellanuova evangelizzazione. La figura di Maria ci orienta nel cammino. Questo cammino, comeci ha detto Benedetto XVI, potrà apparirci un itinerario nel deserto;sappiamo di doverlo percorrere portando con noi l’essenziale: ildono dello Spirito, la compagnia di Gesù, la verità della sua parola,il pane eucaristico che ci nutre, la fraternità della comunione eccle-siale, lo slancio della carità. È l’acqua del pozzo che fa fiorire ildeserto. E, come nella notte del deserto le stelle si fanno più lumi-nose, così nel cielo del nostro cammino risplende con vigore la lucedi Maria, la Stella della nuova evangelizzazione, a cui fiduciosi ciaffidiamo.

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Presidenza CEI

Messaggio per l’insegnamento della religione cattolica

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANADOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

Cari studenti e genitori,nelle prossime settimane sarete chiamati a esprimervi sulla scelta diavvalersi dell’Insegnamento della religione cattolica (Irc).L’appuntamento si colloca in un tempo di crisi che investe la vita ditutti. Anche la scuola e i contesti educativi, come la famiglia e lacomunità ecclesiale, sono immersi nella medesima congiuntura.Noi vescovi italiani, insieme e sotto la guida di Benedetto XVI, ani-mati dallo Spirito Santo che abita e vivifica ogni tempo, vogliamoribadire con convinzione che la «speranza non delude» (Rm 5,5).Sono proprio i giovani – ricorda a tutti il Santo Padre – che «con illoro entusiasmo e la loro spinta ideale, possono offrire una nuovasperanza al mondo… Essere attenti al mondo giovanile, saperloascoltare e valorizzare, non è solamente un’opportunità, ma undovere primario di tutta la società, per la costruzione di un futurodi giustizia e di pace. Si tratta di comunicare ai giovani l’apprezza-mento per il valore positivo della vita, suscitando in essi il desideriodi spenderla al servizio del Bene» (BENEDETTO XVI, Messaggio per laXLV Giornata mondiale della pace, 8 dicembre 2011).Noi vescovi vogliamo anzitutto ascoltare le domande che vi sorgo-no dal cuore e dalla mente e insieme con voi operare per il bene ditutti. Lo abbiamo fatto nel redigere le nuove indicazioni per l’Ircnella scuola dell’infanzia, del primo e del secondo ciclo, con l’im-

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pegno di sostenere una scuola a servizio della persona. Siamo per-suasi, infatti, che la scuola sarà se stessa se porterà le nuove genera-zioni ad appropriarsi consapevolmente e creativamente della pro-pria tradizione. L’Irc, oggi come in passato, aiuterà la scuola nel suocompito formativo e culturale facendo emergere, “negli” e “dagli”alunni, gli interrogativi radicali sulla vita, sul rapporto tra l’uomo ela donna, sulla nascita, sul lavoro, sulla sofferenza, sulla morte, sul-l’amore, su tutto ciò che è proprio della condizione umana. I giova-ni domandano di essere felici e chiedono di coltivare sogni autenti-ci. L’Irc a scuola è in grado di accompagnare lo sviluppo di un pro-getto di vita, ispirato dalle grandi domande di senso e aperto allaricerca della verità e alla felicità, perché si misura con l’esperienzareligiosa nella sua forma cristiana propria della cultura del nostroPaese.

Cari genitori, studenti e docenti, ci rivolgiamo a voi consapevoli chel’Irc è un’opportunità preziosa nel cammino formativo, dalla scuo-la dell’infanzia fino ai differenti percorsi del secondo ciclo e dellaformazione professionale, perché siamo convinti che si può trarrevera ampiezza e ricchezza culturale ed educativa da una correttavisione del patrimonio cristiano-cattolico e del suo peculiare con-tributo al cammino dell’umanità.

Riteniamo nostro dovere di Pastori ricordare, a tutti coloro chesono impegnati nel mondo della scuola, le parole del Papa per que-sto Anno della fede: «Ciò di cui il mondo oggi ha particolarmentebisogno è la testimonianza credibile di quanti, illuminati nellamente e nel cuore dalla Parola del Signore, sono capaci di aprire ilcuore e la mente di tanti al desiderio di Dio e della vita vera, quellache non ha fine» (Benedetto XVI, Porta fidei, n. 15).

Roma, 26 novembre 2012

La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana

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Decreto di attribuzione delle sommedell’8 per mille IRPEF

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVODOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

L’Arcivescovo della Arcidiocesi di Bari-Bitonto

VISTA la determinazione approvata dalla XLV Assemblea generaledella Conferenza Episcopale Italiana (Collevalenza, 9-12 novembre1998);

CONSIDERATI i criteri programmatici ai quali intende ispirarsi nell’an-no pastorale 2013 per l’utilizzo delle somme derivanti dall’otto permille dell’IRPEF;

TENUTA PRESENTE la programmazione diocesana riguardante nel cor-rente anno priorità pastorali e urgenze di solidarietà;

SENTITI, per quanto di rispettiva competenza, l’incaricato del Servi-zio diocesano per la promozione del sostegno economico allaChiesa cattolica e il direttore della Caritas diocesana;

UDITO il parere del Consiglio diocesano per gli Affari economici edel Collegio dei Consultori

dispone

I) Le somme derivanti dall’otto per mille IRPEF ex art. 47 dellaLegge 222/1985 ricevute nell’anno 2012 dalla ConferenzaEpiscopale Italiana “per esigenze di Culto e Pastorale” sono cosìassegnate:

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777 ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE 2012

1 ESIGENZE DEL CULTO1 NUOVI COMPLESSI PARROCCHIALI 10.000.00

10.000.00

2 ESERCIZIO CURA DELLE ANIME1 ATTIVITÀ PASTORALI STRAORDINARIE 77.000,002 CURIA DIOCESANA E CENTRI PASTORALI 440.000,004 MEZZI COMUNICAZIONE SOCIALE 15.493,715 ISTITUTO DI SCIENZE RELIGIOSE 40.000,006 FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE 100.000,009 CONSULTORIO FAM. DIOCESANO 27.000,0010 PARROCCHIE STRAORDINARIE NECESSITÀ 63.000,00

762.493,71

3 FORMAZIONE DEL CLERO1 SEMINARIO DIOC., INTERDIOC., REGIONALE 297.407.302 RETTE SEMINARISTI E SACERDOTI 25.000,004 FORMAZIONE PERMANENTE CLERO 25.000,005 FORMAZIONE DIACONATO PERMANENTE 10.000,006 PASTORALE VOCAZIONALE 5.224,63

362.631,93

4 SCOPI MISSIONARI1 CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO 10.000,004 SACERDOTI FIDEI DONUM 15.493,71

25.493,71

5 CATECHESI ED EDUC. CRISTIANA2 ASSOCIAZIONI ECCLESIALI 7.746,85

7.746,85

6 CONTRIBUTO SERVIZIO DIOCESANO1 CONTRIBUTO SERVIZIO DIOCESANO 2.324,06

2.324,06

8 INIZIATIVE PLURIENNALI1 FONDO DI GARANZIA 129.350,78

129.350,78

TOTALE DELLE ASSEGNAZIONI 1.300.041,04

II) Le somme derivanti dall’otto per mille IRPEF ex art. 47 dellaLegge 222/1985 ricevute nell’anno 2012 dalla ConferenzaEpiscopale Italiana “per interventi caritativi” sono così assegnate:

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

888 INTERVENTI CARITATIVI 2012

1 DISTRIB. PERSONE BISOGNOSE1 DA PARTE DELLA DIOCESI 265.000,002 DA PARTE DELLE PARROCCHIE 260.000,003 DA PARTE DI ENTI ECCLESIASTICI 67.139,40

592.139,40

2 OPERE CARITATIVE DIOCESANE1 IN FAVORE DI EXTRACOMUNITARI 38.734,262 IN FAVORE DI TOSSICODIPENDENTI 41.316,556 FONDAZIONE ANTIUSURA 25.822,84

105.873,65

4 OPERE CARITATIVE ALTRI ENTI1 CASA BETANIA 8.846,852 CASA DELLA CARITÀ 14.904,99 3 CASA DEL CLERO MONS. E. NICODEMO 25.534,93

49.286,77

5 ALTRE ASSEGNAZIONI/EROGAZIONI1 A DISP. DEL VESCOVO PER CARITA 191.191,31

191.191,31

6 INIZIATIVE PLURIENNALI1 INIZIATIVE PLURIENNALI 103.889,23

103.889,23

TOTALE DELLE ASSEGNAZIONI 1.042.380,36

Le disposizioni del presente provvedimento saranno trasmesse allaSegreteria generale della Conferenza Episcopale Italiana attraversoi prospetti di rendicontazione predisposti secondo le indicazionidate dalla Presidenza della C.E.I.

Bari, 31 ottobre 2012

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

Prot. 438/ A/12

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Nella relazione mi limiterei ad una prospettiva di fondo o di base,destinata a dare il quadro del rapporto “educazione alla fede e alcuni con-testi di vita”. Una riflessione quindi di carattere teologico–pastorale.

1. Educare

Partirei da un chiarimento iniziale. Negli ultimi anni la CEI sta uti-lizzando il termine “educazione” in ambito pastorale. I guadagni inprospettiva missionaria sono notevoli, purché si superi un’incertez-za di significato: i due termini “educare” ed “evangelizzare” nonsono equivalenti, pur essendo contigui e richiamandosi a vicenda.Va recuperato il senso profondo dell’espressione “evangelizzareeducando, educare evangelizzando” (Direttorio generale della Cate-chesi, 147).L’evangelizzazione educa, nel senso che indica finalità antropologi-che al processo formativo. L’educazione evangelizza, nel senso chel’impianto educativo permette l’apertura al Vangelo.

Educazione alla fede e contesti di vita*(Bari, 25 ottobre 2012)

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVODOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

* Relazione tenuta al Convegno organizzato dall’Ufficio Nazionale della CEI per i proble-mi sociali e il lavoro sul tema: “Educare gli adulti alla fede… per la famiglia, il lavoro e lafesta (Bari, Hotel Parco dei Principi, 25-28 ottobre 2012).

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La formazione va compresa quindi dentro l’intera questione antro-pologica, tenendo conto anche del contesto socioculturale.

Il progetto di vita, luogo del processo educativoL’intero processo pedagogico deve trovare un punto di sintesi e puòessere individuato nella elaborazione di un personale progetto di vita1.Questo comporta un tradere, un recipere e un reddere. Nel linguaggioecclesiale, l’intero processo può essere riportato all’evangelizzazione,al catecumenato e alla mistagogia.È indubbio che questi processi sono stati inficiati ed indebolitidalla situazione culturale contemporanea2. Questa analisi è presen-te anche negli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana, Educarealla vita buona del vangelo, che al n. 9 afferma:

«Considerando le trasformazioni avvenute nella socie-tà, alcuni aspetti, rilevanti dal punto di vista antropo-logico, influiscono in modo particolare sul processoeducativo: l’eclissi del senso di Dio e l’offuscarsi delladimensione dell’interiorità, l’incerta formazione dellaidentità personale in un contesto plurale e frammen-tato, le difficoltà di dialogo tra le generazioni, la sepa-razione tra intelligenza ed affettività […].Siamo così condotti alle radici della “emergenza educa-tiva”, il cui punto cruciale sta nel superamento di quellafalsa idea di autonomia che induce l’uomo a concepirsicome un “io” completo in se stesso, laddove, invece, eglidiventa “io” nella relazione con il “tu” e con il “noi”».

Il discernimento pastorale è d’obbligo.

Educazione via alla missioneDa sempre la Chiesa ha utilizzato diverse forme pedagogiche. Essastessa ha svolto una funzione di paidèia e possiede una notevole tra-dizione di itinerari educativi.

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1 Cfr L. MEDDI, Educazione, pastorale e catechesi/3. Catechesi e persona in prospettiva educativa, in«Catechesi», 2011-2012, 81, pp. 3. 3-13.2 Z. BAUMAN, Intervista sulla identità, Laterza, Roma-Bari, 2003; Id., Vita liquida, LaterzaRoma-Bari 2006; U. GALIMBERTI, L’ospite inquietante. Il Nichilismo e i giovani, Feltrinelli, Milano2007; Id., I miti del nostro tempo, Feltrinelli, Milano 2009.

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Oggi la Chiesa si trova a dover gestire non tanto la trasmissione delmessaggio, quanto la “persuasione”. È stato Benedetto XVI a dare avvio in Italia al passaggio da unapastorale della comunicazione ed iniziazione ad una pastorale dellaeducazione o pastorale come educazione. Con coraggio egli, all’ini-zio della sua Lettera alla Diocesi e alla Città di Roma sul compito dell’edu-cazione (21 gennaio 2008), afferma:

«Educare però non è mai stato facile, e oggi sembradiventare sempre più difficile. Lo sanno bene i genito-ri, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hannodirette responsabilità educative. Si parla perciò di unagrande “emergenza educativa”, confermata dagli in-successi a cui troppo spesso vanno incontro i nostrisforzi per formare persone solide, capaci di collaborarecon gli altri e di dare un senso alla propria vita».

2. Educare gli adulti alla fede

La complessità dell’esperienza di fedeL’atto di fede viene inteso come atto umano che si realizza nella glo-balità della persona e attraverso l’insieme delle sue dimensioni. Èintelligenza, affettività e azione. Si riprendono così le indicazioni di sanTommaso D’Aquino (Summa Theologica II – II, q. 2, a. 2), già formu-late dai Padri della Chiesa. Viene inoltre inteso insieme come com-prensione, obbedienza ed esperienza (concepita sia come relazione per-sonale con Dio-Trinità sia come realizzazione nella vita quotidiana).Questa impostazione, riconosciuta dal Vaticano II (Dei Verbum, 5),è alla base di ogni proposta missionaria post-conciliare.Recentemente, su indicazione di Benedetto XVI, alcuni hanno volu-to riassumere il compito dell’educazione alla fede come costruzio-ne dell’incontro con Cristo3.

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3 «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’in-contro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con

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Anche la CEI ha assunto questa indicazione come orizzonte dellasua missione catechistica e di Nuova Evangelizzazione4. Tra le finali-tà e i compiti della catechesi, il recente Annuncio e Catechesi, al n. 17,recupera l’espressione “educare alla mentalità di fede” già propriadel Documento Base del 1970.

La complessità del compito missionario: dal “tradere” al “recipere”Il Vaticano II ha recuperato le fonti principali per dire la fede: laScrittura, la Liturgia, la Tradizione, il Magistero. La catechesi ita-liana ha riconosciuto anche l’importanza dell’antropologia e dellastoria, perché la rivelazione avviene nella storia e vuole realizzareuna storia di salvezza (cfr DV, 2).Tuttavia le ultime stagioni ecclesiali invitano a riflettere sui lin-guaggi più adatti per dire il messaggio della fede. Benedetto XVI haproposto il rapporto tra rivelazione e liturgia o lettura liturgica dellarivelazione5, da realizzarsi nella lettura orante della Sacra Scrittura,mentre affida alla catechesi il compito di spiegare la dottrina e la tra-dizione. In modo particolare sollecita l’uso del Catechismo della Chiesacattolica per affermare la ricchezza della tradizione ecclesiale.

Il recupero della pedagogia catecumenaleNel post-concilio si è affermata la necessità di rivedere i processi diIniziazione cristiana e di ispirare ad essa l’intera offerta formativa. Perquesta scelta ha influito in modo particolare l’Ad gentes (n. 14), cheha ispirato il successivo Rito per l’Iniziazione cristiana degli Adulti, del1978 (RICA), che costituisce la forma tipica di ogni itinerario di fede,che ispira una pastorale a livello di adulti che sia davvero innovati-va, ma che è ancora da ricercare e verificare. Infatti permane una

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ciò la direzione decisiva» (Deus caritas est, 1). Cfr anche D.W. WUEL, Relatio ante disceptatio-nem del Relatore Generale, S.E.R. Card. Donald William Wuel, Arcivescovo di Washington (USA),Vatican. Va, 2012, 8 ottobre, nn. 1. 4.4 Cfr M. SEMERARO, Introdurre e accompagnare all’incontro con Cristo nella comunità ecclesiale:Soggetti e metodi dell’educazione alla fede. Intervento alla 63ª Assemblea generale dellaConferenza Episcopale Italiana, Roma, 23-27 maggio 2011, n. 3-4.7; cfr anche A. SCOLA,Contesto di ogni educazione alla e della fede, in Chi è la Chiesa? Una chiave antropologica e sacra-mentale per l’ecclesiologia, Brescia 2005, p. 256.5 Liturgia luogo privilegiato della parola di Dio; cfr Benedetto XVI, Verbum Domini, Esortazioneapostolica postsinodale, 2010, 30 settembre, p. II, nn. 52-57.

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insufficiente comprensione antropologico-culturale dei “nuovivenuti” e dei cosiddetti “ricomincianti”.Dovremmo, tra l’altro, chiederci: come la domanda relativa al «ri-torno alsacro» diffusa, oggi, specie tra gli adulti, ci interpella al di là della con-trapposizione, propria della teologia dialettica, tra fede e religione? Comeè possibile una inclusione di questi due termini? Si tratta di osare unasorta di riflessione nella quale l’elemento religioso e la domanda religiosarisultino significativi per l’educazione alla fede e l’evangelizzazione stessa6.La formazione a una vita di fede adulta comporta un interventonon solo settoriale (intinerari e incontri), ma una vera e rinnovataprogettualità pastorale che realizzi cinque grandi percorsi: per chichiede il battesimo in età adulta; per la nuova evangelizzazione; peruna vera e adeguata mistagogia o sequela Christi; per abilitare gli adul-ti e le comunità a sviluppare la dimensione profetica; e da ultimo perla crescita di fede degli operatori pastorali7.

La mistagogia modello per la crescita e maturità di fede«Il cammino di fede - soleva dire mons. Mariano Magrassi - non èsolo apertura dell’intelligenza a Cristo, ma è ingresso progressivo nelmistero della salvezza»8.Il momento formativo mistagogico certamente ha delle responsa-bilità verso il primo annuncio, la Nuova Evangelizzazione e l’Inizia-zione cristiana, ma il suo compito sarà proprio quello di svilupparenegli adulti la capacità di vivere la fede cristiana. È questo il pensie-ro del Direttorio generale per la catechesi fin dal 1971.La mistagogia, quindi, va intesa non solo come comprensione del-l’esperienza liturgica, ma come cifra pastorale globale, che unisceParola, celebrazione, vita9.

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6 Cfr F. CACUCCI, Globalizzazione e Tradizione. Riflessioni a carattere pastorale e culturale, in S.DISTASO (a cura di), La California possibile, Palomar, Bari 2001, pp. 229-237.7 Cfr L. MEDDI, Ridire la fede in parrocchia. Percorsi di evangelizzazione e di formazione, EDB,Bologna 2010.8 Cfr M. MAGRASSI, L’urgenza dell’ora: evangelizzare tutti, in Magistero episcopale, La Scala, Noci1988, p. 151.9 Cfr F. CACUCCI, La mistagogia. Una scelta pastorale, EDB, Bologna 2006.

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A questa unità dei linguaggi (dimensioni) della fede si deve unire lapercezione preziosa che la mistagogia si manifesta come itinerarioformativo in una duplice forma: la mistagogia come esperienzaliturgica sacramentale del mistero e l’esperienza esistenziale vitaledello stesso10.La mistagogia è la pedagogia della Chiesa madre; ma ha bisogno essastessa di una pedagogia all’interno della questione antropologica.

3. Educare gli adulti a vivere la fede negli ambienti di vita ead evangelizzare gli ambienti di vita

Con Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia nella Chiesa italia-na ha preso avvio una terza fase del suo cammino post-conciliare,nella quale l’antropologia torna ad essere oggetto di riflessione.Questa “cultura” ha ispirato e generato il Convegno di Verona.Affermava D.M. Chenu che il Vangelo viaggia nel tempo e che la vitaquotidiana è il luogo dell’incarnazione dell’evento salvifico. È quan-to ha raccolto l’Evangelii nuntiandi di Paolo VI con l’espressione “sal-vezza integrale” (c. III).

Il senso del rapportoIl rapporto tra educazione, fede e ambiti di vita si stabilisce a due livelli.In primo luogo gli ambiti di vita manifestano le dimensioni dellapratica o esercizio della vita cristiana e costituiscono una risposta alsenso integrale della salvezza. Essi descrivono la vita cristiana in atto;sono esercizio o testimonianza cristiana. Manifestano cioè il sensodel mistero pasquale. Come grida (di gioia) il Prefazio I per annum:«Mirabile è l’opera da lui compiuta nel mistero pasquale: egli ci hafatti passare dalla schiavitù del peccato e della morte alla gloria diproclamarci stirpe eletta, regale sacedozio, gente santa, popolo disua conquista, per annunziare al mondo la tua potenza, o Padre,che dalle tenebre ci hai chiamati allo splendore della tua luce»; ocome afferma a complemento il Prefazio IX comune: «Tu lo chiami[l’uomo] a cooperare con il lavoro quotidiano al progetto della crea-

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10 Cfr V. ANGIULI, Educazione come mistagogia. Un orientamento pedagogico nella prospettiva delConcilio Vaticano II, Centro Liturgico Vincenziano, Roma 2010, pp. 117-122.

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zione e gli doni il tuo Spirito, perché in Cristo, uomo nuovo, diven-ti artefice di giustizia e di pace».In secondo luogo gli ambiti di vita diventano ponte comunicativoper rendere significativa la proposta di fede (la speranza che derivadall’annuncio pasquale) e la crescita nella vita cristiana. Vedendo leconseguenze (le opere) della fede, si comprende il mistero dellafede. Abbiamo qui una applicazione della teologia pastorale diGiovanni 20, 30-31: «Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoidiscepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sonostati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio eperché, credendo abbiate la vita nel suo nome».

La fede orizzonte/via dell’educazioneLa fede nella sua accezione più ampia interagisce con la vita quoti-diana. E rimanda alle due azioni proprie della missione ecclesiale:l’evangelizzazione e la formazione. Circa la dimensione evangelizzatrice la fede si rapporta alla vitaquotidiana come proposta di vita anche culturale. Indica un modo divivere le dimensioni della vita. In questo senso si può dire che esistaun Vangelo del matrimonio, della fragilità, del lavoro, della festa, etc.Ancora in questa prospettiva la fede agisce come esercizio profeticoo come ermeneutica dei processi culturali in atto. La evangelizza-zione diviene qui a volte profezia, a volte dialogo interculturale. La fede è inoltre contenuto di una proposta e agenzia formativa. Inquesto contesto essa è innanzitutto luogo educativo (comunitàeducante). La quotidianità vissuta con lo spirito del Vangelo è infat-ti una cultura ovvero un modo di vivere che diviene contenuto emeta di processi formativi. L’iniziato attraverso la mistagogia vieneformato a vivere nel quotidiano le pratiche del Vangelo. Coloro che vivonola fede si presentano ai catecumeni o post-cristiani “risvegliati”come un grembo che fa vedere e nutre il seme della fede loro inne-stato dallo Spirito. Proprio per questo la fede diviene per loro risor-sa (Grazia) per il cammino di accoglienza e di risposta (la fede educata daisacramenti).

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Obiettivi missionariLe considerazioni fin qui concepite permettono di definire megliogli obiettivi generali da perseguire nel denso rapporto tra evange-lizzzazione e famiglia, lavoro, festa e la loro mediazione educativa.Mi soffermerò in particolare sul rapporto tra educazione alla fede efesta, anche perché il Congresso Eucaristico Nazionale, svoltosi aBari dal 21 al 29 maggio 2005, ha permesso a me e alla Chiesa diBari-Bitonto di riscoprire e difendere il significato religioso, edinsieme antropologico, culturale e sociale della domenica, giornodel Signore, della Chiesa, dell’uomo. L’interazione tra azione messianica, mistero pasquale, ed eserciziodella vita cristiana fa sì che dalla domenica «parta un’onda di cari-tà, destinata a espandersi in tutta la vita dei fedeli, iniziando adassicurare il modo stesso di vivere il resto della domenica» (DiesDomini, 72).Così si potranno perseguire alcuni obiettivi missionari: difendere,rafforzare, abilitare, evangelizzare.

a) Difendere. «Senza la domenica non possiamo vivere»: così i 49 martiridi Abitene, un piccolo villaggio nell’attuale Tunisia, difendono,attraverso Emerito, davanti al proconsole, l’esigenza di vivere ladomenica. Oggi rischia di smarrirsi il senso profondo della festa.Quanto più prolifica diventa l’industria del divertimento, tanto piùoggi l’uomo sembra non sapere più «il perché» e «il per chi» festeg-giare. Timothy Radcliffe “difende” il giorno del Signore, mostrandola differenza tra il mondo dello show business dei centri destinatiall’intrattenimento e il tempo del riposo nel Signore, che non è soloun tempo di astensione dal lavoro, ma un tempo per aprire gliocchi, per guardare i nostri amici, le nostre famiglie, per guardaregli altri. Dice un’antica orazione pasquale: «Toglici il velo dagli occhi, dona-ci la tua fiducia, non lasciarci nella vergogna e nell’imbarazzo, nonlasciarci nel nostro disprezzo». Il nostro riposo domenicale lo difen-diamo per vedere ed essere visti11.

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11 Cfr T. RADCLIFFE, Riposando nel Signore, inL’anima della Domenica, EDB Bologna 2005, pp. 65-82.

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b) Rafforzare. La pastorale metterà in campo quanto possiede per«rendere idonei i fratelli a compiere il ministero» (Ef 4,12). Questocomporta una serie di azioni pastorali di guarigione, di solidarietàe di compromissione. Come diceva sant’Ambrogio:

«Il sesto giorno è giunto a compimento; l’opera tutta delmondo si è conclusa. L’umanità è stata creata, l’umanità chegoverna ogni essere vivente, l’umanità che riassume in sél’intero universo, l’umanità che è la gioia di ogni creatura delmondo. Certamente è giunto il momento di dare il nostrocontributo di silenzio, perché ora Dio riposa dal suo lavorodi creazione del mondo. Egli ha trovato riposo nei luoghipiù profondi dell’umanità, poiché egli ha creato l’uomo colpotere della ragione, ha creato l’uomo per imitare se stesso,perché si sforzi di conseguire la virtù, per godere della graziadel paradiso. Dio trova conforto qui, come testimonia eglistesso quanto dice: “in chi troverò riposo, se non nell’umilee nell’uomo di pace e in chi teme la mia parola?”. Ringrazioil Signore nostro Dio per aver compiuto un’opera tale dapoter trovare riposo in essa. Ha fatto i cieli, ma non ho lettoche dopo abbia riposato. Ha fatto la terra, ma non ho lettoche dopo abbia riposato. Ha fatto il sole, la luna e le stelle,ma non leggo che abbia trovato riposo in essi. Questo è ciòche leggo: egli creò l’uomo, e poi trovò riposo in colui i cuipeccati avrebbe potuto perdonare»12.

c) Abilitare dice che la pastorale dovrà orientare verso esperienzedavvero formative. Perché ci sia un vero coivolgimento e una reale eprofonda partecipazione, perché il clima festoso sostenuto daicanti e dai gesti sia autentico e non artificiale, è necessario arrivarealla celebrazione preparati e motivati. Molto difficilmente si potràrecuperare la centralità della domenica nella vita della parrocchia,se non si avranno dei momenti strutturali in cui giovani, adulti eanziani si ritrovino insieme non solo per prepararsi alla celebrazio-ne eucaristica domenicale, ma anche per essere da essa «provocati»,

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12 Cfr AMBROGIO, Exameron, 10, 75-76.

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così che tutta la vita e l’agire pastorale della comunità siano da essainterpellati, illuminati e sostenuti. Può un incontro settimanale dellacomunità costituire l’antidoto alla frammentazione pastorale?

d) Evangelizzare significa preoccuparsi di rendere viva la proposta. Equesto fa della domenica un giorno di gioia e di speranza. Il carattere difesta non è accessorio ma essenziale alla liturgia domenicale, memo-riale di gioia e di speranza, perché al centro c’è sempre il Cristo Risorto. La gioia e la speranza trasformano la domenica in giorno della missione.La celebrazione eucaristica domenicale non può esaurirsi dentro lenostre chiese, ma esige di trasformarsi in impegno di testimonianza aservizio della carità. A volte sarà il dono di una parola, di una visita, diun sorriso a far sperimentare a chi è solo che anche per lui è domenica. I credenti in situazione sono chiamati ad esprimere nel profondocontesto di vita la proposta che hanno vissuto13.Il mondo del nuovo capitalismo, con i suoi giochi e i suoi svaghi, sem-bra essere una pallida imitazione del giorno di riposo cristiano. LaSapienza danzava davanti a Dio quando creò il mondo. Dio ci ha fattiper giocare con lui: homo ludens. Quanto avremmo bisogno di rico-minciare a giocare e far giocare i nostri bambini e i nostri ragazzi didomenica! Alla gioia del gioco si è sostituita per i nostri ragazzi la real-tà virtuale della playstation! Come cristiani dovremmo mostrarci gio-cosi, ludici, se vogliamo conquistare la fiducia del nuovo uomo post-globalizzato. Occorre mostrargli che il giorno della festa del cristianoè un’attività molto più ricreante di qualsiasi gioco al computer.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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13 Cfr AA.VV. Il tempo della festa. Dieci voci per riscoprire la domenica, San Paolo, CiniselloBalsamo (Mi) 2005.

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

1.Sacre ordinazioni, ammissioni, ministeri istituiti

- La sera del 7 dicembre 2012, vigilia della Solennità del-l’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, S.Ecc. mons.Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una con-celebrazione eucaristica da lui presieduta, nella Cattedrale in Bari,ha ordinato diaconi, in vista del presbiterato, gli accolitiAlessandro Decimo D’Angelo, Alfredo Gabrielli, Nicola Simonettie Gerri Zaccaro, incardinandoli nel cle-ro diocesano;- La sera del 22 dicembre 2012, vigilia della IV domenica di Avvento,S.Ecc. mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto,durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, nellachiesa S. Croce in Bari, ha ordinato presbitero il diacono donNicola Flavio Santulli, del clero diocesano.

1. Nomine e decreti singolari

A) S.Ecc. l’Arcivescovo ha nominato, in data:- 1 novembre 2012 (Prot. n. 93/12/D.A.S.-N.), don Angelo Arbori-tanza, confermandolo nell’incarico, all’ufficio di vicario parroc-chiale della parrocchia S. Nicola in Toritto;- 4 novembre 2012 (Prot. n. 99/12/D.A.S.-N.), mons. Antonio Talac-ci all’ufficio di assistente spirituale della Confraternita S. Antonioda Padova in S. Marco dei Veneziani in Bari;

Cancelleria

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- 22 novembre 2012 (Prot. n. 100/12/D.A.S.-N.), don DonatoLucariello all’ufficio di direttore della Biblio-teca diocesana diBari-Bitonto e responsabile della sezione di Bari della medesimaBiblioteca;- 20 dicembre 2012 (Prot. n. 106/12/D.A.S.-N.), mons. Vito NicolaManchisi all’ufficio di economo dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto,per altri cinque anni;- 24 dicembre 2012 (Prot. n. 108/12/D.A.S.-N.), ha nominato donNicola Flavio Santulli all’ufficio di vicario parrocchiale della par-rocchia SS. Sacramento in Bitonto.

B) S. Ecc. l’Arcivescovo ha istituito, in data:- 1 novembre 2012 (Prot. n. 94/12/D.A.S.-I), don DomenicoSoliman, S.S.P., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchiaS. Pasquale in Bari;- 1 novembre 2012 (Prot. n. 95/12/D.A.S.-I), don DomenicoParlavecchia, C.P.P.S., all’ufficio di parroco della parrocchiaPreziosissimo Sangue in S. Rocco in Bari;- 1 novembre 2012 (Prot. n. 96/12/D.A.S.-I), don AmaladossMariasusai, C.P.P.S., all’ufficio di vicario parrocchiale della par-rocchia Preziosissimo Sangue in S. Rocco in Bari;- 1 novembre 2012 (Prot. n. 97/12/D.A.S.-I), don. Graziano DePalma, C.P.P.S., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchiaPreziosissimo Sangue in S. Rocco in Bari;- 1 novembre 2012 (Prot. n. 98/11/D.A.S.-I), don David Kinabo,C.P.P.S., all’ufficio di cappellano della chiesa del Corpus Dominiin Bari;- 12 dicembre 2012 (Prot. n. 105/12/D.A.S.-I), p. Antonio Narici,O.F.M., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia S.Leone Magno in Bitonto.

C) S. Ecc. l’Arcivescovo ha trasferito, in data- 1 novembre 2012 (Prot. n. 92/12/D.A.S.-T.), don Paolo Candelorodall’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia Maria SS. delRosario in Bari, all’ufficio di vicario parrocchiale delle parrocchieMaria SS. Assunta-Concattedrale e S. Giovanni Evangelista inBitonto.

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Settore Evangelizzazione. Ufficio missionario

Quale missionarietà senza il Concilio Vaticano II?

«Se il Concilio Vaticano II (1962-1965) non ci fosse, bisognerebbeinventarlo» hanno affermato in tanti nell’arco de questi ultimi cin-quant’anni. Proviamo dunque ad immaginare per assurdo cheGiovanni XXIII (papa: 1958-1962), che ha promosso questo “ag-giornamento” della Chiesa convocando in Vaticano ben 2500 Padriconciliari per quattro stagioni autunnali, avesse rinunciato adimmettere questa «ventata di aria fresca» nel circuito ecclesiale peri disagi derivanti dalla sua veneranda età. Come si presenterebbe laChiesa oggi? E, nello specifico, la sua missio ad gentes? Sicura-mente,per portare un solo esempio, le grandi federazioni di organismi divolontariato internazionale di ispirazione cristiana, che dai primianni settanta promuovono una cultura della mondialità e coopera-no con le popolazioni dei Sud del mondo, si sarebbero attivate soloin un secondo momento e senza le profonde motivazioni offertedal Concilio. Pertanto…

Senza il Concilio, probabilmente non sarebbe stato eletto Pontefice ilsaggio ed avvenirista Paolo VI (papa: 1963-1978) come immediatosuccessore del “Papa buono”. Papa Montini ha condotto a terminetenacemente l’assise conciliare che già dava segni di stanchezzadopo la prima sessione. E, soprattutto, intraprendendo con pron-tezza i viaggi apostolici nei cinque continenti, è divenuto egli stes-

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so il più autorevole missionario che annuncia il Vangelo al mondocontemporaneo secolarizzato. Senza il Vaticano II, il ‘Palazzo divetro’ delle Nazioni Unite (ONU) non avrebbe accolto così prestoun Sommo Pontefice.

Senza il Concilio, le principali tradizioni religiose del mondo – l’indui-smo, il buddismo, l’islam, l’ebraismo – non avrebbero costituito ilpuzzle che esprime la fantasia dello Spirito Santo che illumina ogniuomo. Il santo Sinodo è categorico: «La Chiesa cattolica nulla riget-ta di quanto è vero e santo in queste religioni» (NAe 2)1. Al con-tempo, però, la Chiesa è invitata a non sottrarsi al dovere irrinun-ciabile di annunciare Cristo ovunque, superando il qualunquismoreligioso: «Il dovere della Chiesa, nella sua predicazione, è di annun-ciare la croce di Cristo come segno dell’amore universale di Dio ecome fonte di ogni grazia» (id. 4). Senza il Vaticano II, la soglia di unasinagoga sarebbe stata varcata da un Papa molto più tardi.

Senza il Concilio, il cristiano avrebbe accarezzato l’errata convinzioneche sia corretto negare la libertà religiosa a chi è nell’errore o noncerca la verità. L’Assemblea conciliare invece, con inaspettato corag-gio, ha dichiarato senza equivoci: «In materia religiosa nessuno siaforzato ad agire contro la sua coscienza» (DH 2)2; e: «Nessuno puòessere costretto ad abbracciare la fede contro la sua volontà» (id. 10).Gesù, infatti, «rese testimonianza alla verità, però non volle impor-la con la forza a coloro che la respingevano» (id. 11). Senza il VaticanoII, non sarebbero state prodotte le encicliche Populorum progressio(Paolo VI, 1967) e Veritatis splendor (Giovanni Paolo II, 1993). Inambedue i documenti apostolici è dominante il tema della testimo-nianza alla Verità, l’unica che rende totalmente liberi (cfr Gv 18, 37).

Senza il Concilio, la Chiesa non avrebbe dato formale riconoscimentoe pieno sostegno all’autonomia e alla specificità della liturgia, delladisciplina e del patrimonio delle Chiese cattoliche orientali. Nel decre-

1 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Dichiarazione Nostra aetate (NAe) sulle relazioni dellaChiesa con le religioni non cristiane, Roma, 28 ottobre 1965, n 2. 2 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Dichiarazione Dignitatis humanae (DH) sulla libertà reli-giosa, Roma, 7 dicembre 1965, n 2.

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to Orientalium ecclesiarum (OE)3 si asserisce infatti: «Il santoConcilio non solo circonda di doverosa stima e di giusta lode ilpatrimonio ecclesiastico e spirituale delle Chiese [cattoliche] orien-tali, ma lo considera fermamente quale patrimonio della Chiesauniversale di Cristo» (OE 3). Senza il Vaticano II, gli studenti di teo-logia di rito orientale non sarebbero aumentati in maniera espo-nenziale.

Senza il Concilio, il movimento ecumenico, sorto in ambito protestanteall’inizio del XX secolo come Conferenza delle sole Chiese dellaRiforma, avrebbe visto assente chissà per quanti anni ancora laChiesa cattolica nel dialogo fra le Chiese. Con il decreto Unitatisredintegratio (UR)4 la cattolicità si lascia coinvolgere nel «promuove-re il ristabilimento dell’unità fra tutti i cristiani» (UR 1). Senza ilVaticano II, sarebbe stato inimmaginabile che il Servo di Dio PaoloVI si inginocchiasse pubblicamente dinanzi al Metropolita orto-dosso Melitone, e gli baciasse i piedi (Roma, Cappella Sistina, 14dicembre 1975).

Senza il Concilio, l’apostolato dei laici sarebbe stato considerato mera-mente suppletivo, per l’attuale carenza dei presbiteri. Al contrario,«L’apostolato dei laici, derivando dalla loro stessa vocazione cristia-na, non può mai venire meno nella Chiesa» (AA Proemio)5, poiché«c’è nella Chiesa diversità di ministero, ma unità di missione» (id.2). Senza il Vaticano II, l’apostolato laicale nelle Chiese di missionenon avrebbe assunto lo spessore attuale, ormai esemplare per leChiese di antica costituzione.

3 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto Orientalium ecclesiarum (OE) sulle Chiese orienta-li cattoliche, Roma, 21 novembre 1964.4 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto Unitatis redintegratio (UR) sull’ecumenismo,Roma, 21 novembre 1964.5 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto Apostolicam actuositatem (AA) sull’apostolato deilaici, Roma, 18 novembre 1965.

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Senza il Concilio, non saremmo giunti a pensare che Dio Padre è l’uni-co evangelizzatore. Lui, infatti, ha conferito il mandato dell’annuncioa suo Figlio, che a sua volta ha reso la Chiesa costitutivamente mis-sionaria: essa «trae origine dalla missione del Figlio (…) secondo ilProgetto di Dio Padre» (AG 1)6. Se dunque «La Chiesa è inviata allegenti per mandato divino» (AG 1), occorre ricordare che non soloDio è il ‘mandante’ di ogni missione, ma anche che il modo dell’in-vio è divino. Inoltre, poiché «la Chiesa, per il fatto stesso che annun-cia loro il Cristo, rivela agli uomini, in maniera genuina, la veritàintorno alla loro condizione e alla loro vocazione integrale» (AG 8),ne consegue che la missione, intesa primariamente come annunciodel Cristo, è il più qualificato servizio reso ad ogni umana creaturaper un’autentica promozione integrale. Senza il Vaticano II, la missioad gentes avrebbe rischiato uno sbilanciamento a favore dello svilup-po economico dei popoli, rispetto all’annuncio evangelico.

Queste riflessioni sono motivate dall’esigenza di far conoscere alcu-ni frammenti dei documenti che il Concilio Ecumenico Vaticano IIha prodotto - sedici in tutto - e che ai più sono poco noti. L’Annodella fede (11 ottobre 2012–24 novembre 2013), promulgato daBenedetto XVI per onorare il 50° dell’inizio di tale assise universa-le, ci trovi fattivamente attenti ad approfondire alcune di questeperle, donate innanzitutto alla Chiesa. E, non da ultimo, ad assimi-lare il decreto Ad gentes, per il suo contenuto specificamente mis-sionario.

don Ambrogio AvellutoDirettore Ufficio/Centro Missionario Diocesano

6 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto Ad gentes (AG) sull’attività missionaria dellaChiesa, Roma, 7 dicembre 1965, n 1.

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Settore Laicato. Consulta delle Aggregazioni laicali.Assemblea del 16 novembre 2012

Per fede Aldo Moro... per fede Giovanni Modugno

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Introduzione: testimoni di fede e di speranza nel mondo

«Circondati da un gran numero di testimoni»

Dice al n. 5 la Nota pastorale dei vescovi pugliesi dopo il Convegnosui laici di San Giovanni Rotondo del 2011:

«Ammaestrati dalla Lettera agli Ebrei, sappiamo cheanche nel nostro tempo siamo “circondati da un grannumero di testimoni” (Eb 12,1) di Cristo Risorto intutte le nostre diocesi. Per tutti ricordiamo Aldo Moroe Giovanni Modugno».

La Lettera agli Ebrei, nel cap. 11, fa un lungo elenco di personaggi che«per fede», già nell’AT, sono stati testimoni del Risorto, tutti «pas-sati attraverso la grande tribolazione” (Ap 7, 14), operando in vistadi una “città futura”, della “patria celeste”: Abele, Enoch, Noè,Abramo, Sara, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè, Giosuè, Raab,Gedeone, Barac, Sansone, Jefte, Davide, Samuele e i profeti, e poitanti martiri…Per fede: avendo cioè ascoltato la parola del Signore e avendo pre-stato l’obbedienza della fede, come spiega la Dei Verbum, citando la

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Lettera ai Romani (Dei Verbum 5, cfr Rm 16,26). Gli hanno credutoe lo hanno amato e hanno sperato in lui. Ricorda Benedetto XVIche «è possibile oltrepassare la soglia della porta della fede quandola Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dallagrazia che trasforma. (…) Dobbiamo ritrovare il gusto di nutrircidella Parola di Dio, trasmessa dalla Chiesa in modo fedele, e delPane della vita» (Porta fidei, nn. 1 e 3).Nella schiera di testimoni, che attraversa tutta la storia del popolod’Israele, che continua, con Cristo, il «testimone fedele» (Ap 3, 14) econ una moltitudine immensa di testimoni, che nessuno potrebbecontare, la Nota ci invita a considerare, e così vogliamo fare stasera,Aldo Moro e Giovanni Modugno, due laici che per la loro testimo-nianza di fede hanno certamente scritto i loro nomi nel libro dellavita. Ed è una storia in cui, sul loro esempio, vorremmo poter scri-vere anche i nostri nomi. Facciamo anche noi parte di questa storia. È una testimonianza di fede, dice la lettera dell’Arcivescovo allaChiesa locale per i 400 anni del Seminario Cerca e troverai,

«che ognuno vive per il solo fatto di essere uomo e per ilsolo fatto di essere (grazie al battesimo) “figlio nelFiglio”. Una via che ognuno è chiamato a vivere con“consapevolezza e felicità”, nella semplicità delle situa-zioni quotidiane: casa, famiglia, lavoro, amicizie, innan-zitutto. In tutte quelle realtà che hanno proprio bisognodi quella “‘fiducia”, di quella “speranza”, di quel “futu-ro”, di quella “luce” di quella “forza”, che solo chi haincontrato Gesù può seminare” (n. 5, p. 19)».

Moro e Modugno sono stati entrambi, nella famiglia, nell’impegnosociale e politico, in quello culturale ed educativo, nella comunitàecclesiale, testimoni di Cristo Risorto, fino a dare la vita: la loro èstata una testimonianza pasquale.

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Per fede Aldo Moro (1916-1978)

La Nota rileva in Aldo Moro una «armonica sintesi tra i suoi doveridi padre e di marito…, la sua appassionata ricerca accademica e lacapacità educativa… il delicatissimo ruolo ricoperto a livello politicoe istituzionale: una testimonianza, la sua, esemplare ed eroica, finoal dono della vita per il bene dell’intera nazione italiana» (p. 8).Nato a Maglie nel 1916, studia al liceo Archita di Taranto, poi allafacoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari, ora a lui intitolata.Dal matrimonio con Eleonora (1945: ha 29 anni) avrà quattro figli,che amerà e curerà teneramente fino agli ultimi giorni di prigionia.Terminati gli studi, autore di preziose pubblicazioni, sarà presto(1941: a 25 anni) docente universitario; sarà ordinario di dirittopenale sempre a Bari, fino al 1963, quando avrà il trasferimentopresso l’Università di Roma: il suo insegnamento a Bari conta dun-que ben 22 anni; Moro continuerà poi a Roma, fino alla fine, nelsuo impegno di studioso e di educatore. Miguel Gotor (storico tori-nese che ha curato la pubblicazione delle lettere dalla prigionia edel cosiddetto memoriale di Aldo Moro), in un recente articolopubblicato su «la Repubblica» (14 settembre 2012) scrive:

«Moro insegnò fino all’ultimo per non perdere il con-tatto con gli studenti. Chi ha avuto modo di vedere iregistri delle sue lezioni sa che seguiva i programmicon assiduità ed erano poche le sostituzioni. A Bari erasolito sostenere gli esami in tarda serata poiché rag-giungeva la città dopo aver concluso i suoi impegni digoverno. Organizzava ogni anno delle visite extradi-dattiche presso i carceri minorili e i manicomi giudi-ziari e delle conferenze di politica estera o interna assaipartecipate. La sua era una curiosità intellettualeprima che politica… si fermava a discutere con i giova-ni nei luoghi più impensati…».

L’impegno educativo lo svolge anche nella comunità ecclesiale: nellaFUCI (Federazione Universitari Cattolici Italiani), come presidente

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della FUCI di Bari prima, poi di quella nazionale (1939-1942), chia-mato su indicazione di mons. Giovan Battista Montini, che dellaFUCI già era stato assistente nazionale. Sarà poi anche presidentenazionale del Movimento Laureati di AC (1945). Manterrà sempre ilcontatto con la gerarchia e la comunità ecclesiale. Molto bella,riguardo alla nostra diocesi, è la lettera postulatoria che, tra tantialtri, anch’egli indirizzò al Papa nel 1958 (ed era allora ministrodella Pubblica Istruzione) perché venisse aperto il processo apostoli-co per la beatificazione di suor Elia di San Clemente, «una creaturagenerosa, una esemplare educatrice», la definisce, e spiega:

«la giovane religiosa, al nascosto apostolato di immo-lazione e di preghiera, caratteristica del suo ordine, unìla feconda opera di educatrice impareggiabile, volta infavore delle giovanette delle più ragguardevoli famigliedella città e della regione, che proprio nell’educandatoannesso al Monastero compiono la loro formazioneintellettuale e spirituale.Ancor oggi è vivo il bene che Ella seminò nelle coscien-ze e si moltiplica attraverso famiglie cristiane imposta-te da madri profondamente cristiane».

E un alto valore educativo Moro vedeva anche negli scritti di suor Elia:

«I suoi scritti serbano intatto il profumo del Suo ani-mo verginale e con squisitezza di sentimenti e di affet-ti traducono un autentico insegnamento spiritualefondato su basi teologiche».

E da ministro della Pubblica Istruzione concludeva:

«Per la città di Bari l’elevazione agli altari di sr. Eliasarebbe fecondo auspicio di bene per gli educatori eper le scolaresche, che sarebbero riportate a meditarepiù profondamente sui valori dello spirito e sulla esi-genza soprannaturale di ogni umana crescita».

È un prezioso documento che mette nel giusto rilievo la valenzaculturale ed educativa in particolare di suor Elia, ma anche del lavo-ro educativo e del contributo culturale e spirituale che l’interacomunità religiosa metteva a disposizione della società; ma diceanche della sensibilità umana e cristiana di Aldo Moro.L’impegno educativo, che pure è già sociale e politico, lo svolge an-

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che con gli scritti. Collabora dapprima con la rivista «Azione Fuci-na». Fonda poi lui, a Bari, una rivista «La Rassegna», che vivrà pertre anni (1943-1945). Sarà quindi direttore della rivista nazionale«Studium» (dal 1945).Attento alla vita politica già negli anni 1943-1945, in posizioni vici-ne a quelle del Partito socialista, poi a quelle della DC del gruppo diDossetti, entra ufficialmente in politica nel 1946: vicepresidentedella DC e eletto all’Assemblea costituente (a soli 30 anni). Sarà dal1948 ininterrottamente eletto al Parlamento e sarà sottosegretarioagli Esteri (già 1948-1950, con De Gasperi), poi ministro di Graziae Giustizia (1955), ministro della Pubblica Istruzione (1957), mini-stro degli Esteri (1969); sarà più volte presidente del Consiglio (laprima volta a soli 47 anni: 1963-1968, primo governo di centro-sini-stra; poi 1974-1976); sarà segretario (1959) e poi presidente (1976-1978) del Partito democristiano.Sequestrato dalle BR il 16 marzo 1978, viene ucciso il 9 maggio,dopo 55 giorni di prigionia, consegnando la sua suprema testimo-nianza di fede alle lettere scritte dal carcere dei brigatisti, che sono,oltre che un memoriale civile, una memoria pasquale. Tutto Aldo Moro ha fatto per fede, tutto sempre guardando e ope-rando alla luce del vangelo. Molto bello è un testo (è un articolo, Ilbene non fa notizia ma c’è, pubblicato su «Il Giorno», del 20 gennaio1977, a soli un anno e mezzo prima della sua morte) che la Notariporta:

«Penso all’immensa trama d’amore che unisce ilmondo, ad esperienze religiose autentiche, a famiglieordinate, a slanci generosi di giovani, a forme di ope-rosa solidarietà con gli emarginati ed il Terzo Mondo,a comunità sociali, al commovente attaccamento dioperai al loro lavoro.. Certo il bene non fa notizia.Quello che è al suo posto, quello che è vero, quello chefavorisce l’armonia è molto meno suscettibile di esserenotato e rivelato, ma il bene, anche restando comesbiadito nello sfondo, è più consistente del male che locontraddice. La vita si svolge in quanto il male risulta

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marginale e lascia intatta la straordinaria ricchezza divalori di accettazione, di tolleranza, di senso del dove-re, di dedizione, di simpatia, di solidarietà, di consensoche reggono il mondo, bilanciando vittoriosamente lespinte distruttive di ingiuste contestazioni».

È una lettura che si può fare solo con gli occhi della fede. E chedovremmo saper fare anche noi, oggi.

Per fede Giovanni Modugno(1880-1957)

La Nota rileva prima di tutto «il coraggio che ebbe di opporsi inmodo non violento al regime fascista», una opposizione cheModugno portò avanti soprattutto con l’insegnamento a scuola,con le sue pubblicazioni in campo pedagogico, i suoi articoli, lafitta corrispondenza con colleghi e amici, col mondo cattolico.Nato a Bitonto nel 1880, consegue la maturità presso il Regio Liceodi Bari privatamente, avendo durante le superiori lasciato la scuolaperché insoddisfatto della sua proposta formativa; e aveva con alcu-ni amici fondato un circolo, la Pleiade, in cui si studiava filosofia esi leggeva Platone, soprattutto, il Platone della Lettera VII: filosofiae politica; aveva quindici anni! Frequenta l’Università a Napoli: silaurea prima in Scienze naturali, poi in Filosofia, sempre alla ricer-ca della verità, nell’unità del sapere, in vista di un impegno umani-stico e civile.Coltiva intanto gli interessi politici, attento già da ragazzo, a solidodici anni (1892), all’impegno del nascente (a Bitonto) Partitosocialista, prendendo a cuore le esigenze e le lotte dei poveri, deicontadini, dei braccianti, degli operai, contro i ‘padroni’, non di ra-do sostenuti, oltre che da mazzieri prezzolati, anche da un cleroallora poco sensibile; è una delle ragioni per cui, pur di famigliaprofondamente religiosa, si allontana dalla vita ecclesiale e dallapratica dei sacramenti. Sostiene la candidatura di GaetanoSalvemini, è lui stesso nella lista dei candidati al Consiglio comu-nale (1909); presto avverte con forza che la sua vocazione è un’altrae che potrà aiutare i poveri facendo l’educatore, piuttosto che il

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politico. Si dedica alla scuola e all’insegnamento; non dimenticacontadini e operai e apre anche una scuola. Continua la Nota:

«Modugno rinuncia a tutti i riconoscimenti accademi-ci e alle offerte di incarichi politici e istituzionali (tracui quello di Provveditore agli studi), per dedicarsi alla suavocazione di educatore e di studioso».

Dopo una stagione giovanile, in cui pur senza mai alcun anticleri-calismo è stato fuori della vita della comunità cristiana, di impegnodiretto nella politica, col Partito socialista, senza mai esservi iscrit-to, accanto a Gaetano Salvemini e a Tommaso Fiore, decide di dedi-carsi totalmente al lavoro educativo: insegna in provincia, poi sta-bilmente a Bari, presso l’Istituto Magistrale (ha come colleghi AnnaDe Renzio e mons. Carmine De Palma, che avranno non piccolaparte per il suo pieno ritorno nella comunità ecclesiale: c’è già laChiesa di Bari-Bitonto…) dal 1920 al 1947. La sua casa in via Car-dassi è una vera scuola per tutti coloro, soprattutto giovani, che lafrequentano, negli anni difficili del fascismo, nel dopoguerra. Unlavoro educativo instancabile.L’impegno educativo fa tutt’uno, dopo il suo pieno ritorno nel senodella Chiesa, con quello ecclesiale, di “cristianizzare” il mondo, oggidiremmo della nuova evangelizzazione. Collabora, sempre a livelloeducativo, con l’Azione Cattolica, anche nazionale (con Carlo Car-retto, Armida Barelli, Maria Badaloni), con il Seminario regionaledi Molfetta (con mons. Ursi, mons. Carata), con la diocesi (collabo-ra con mons. Mimmi per la catechesi, per le lettere pastorali), èpunto di riferimento per giovani preti e seminaristi (il giovane donMichele Schiralli, i diaconi Nicola Milella, Marco Mancini…); costi-tuisce in diocesi la prima Conferenza di San Vincenzo (ne fa parteanche lui; con la moglie fa visita ai poveri); collabora con iGuanelliani che vogliono aprire una scuola (dona lui il terreno, unbene di famiglia; la sostiene economicamente e pedagogicamente)…Interessante è anche il sostegno da lui dato agli armeni profughi aBari dal 1924, dopo il genocidio. Ha attestato al processo una suadiscepola, Teresa Surace: «Quale membro dell’Associazione Zanotti

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Bianco si impegnò quando nacque il Villaggio armeno “Nor-Arax”(Nuovo Arasse) per la Casa dei bambini “Pinuccia Modugno” (scuo-la materna ed elementare)... Alunni e alunne di detta scuola eranogli armeni e i bimbi della Contrada Amendola, ex Capurso, tuttoraesistente»; offrì lui l’asilo, in memoria della figlia prematuramentescomparsa.A riguardo, la Nota nulla dice della testimonianza molto bella cheModugno ha dato come marito e padre. Sposato con Maria Spinelli(1911), avrà un sola figlia, Pinuccia, che morirà prematuramente, asoli 21 anni (1934), figura delicata e sensibile, spirito contemplati-vo, già impegnata nell’Azione Cattolica, nelle opere di apostolato edi carità; è possibile leggere della sua vita spirituale nel suo diarioAscesa pubblicato dai suoi genitori. A lei sono dedicate diverse scuo-le materne, una anche a Bari, quella di cui si è già detto in viaAmendola. Dopo la sua nascita, per gravi problemi di salute dellamoglie, i coniugi Modugno non poterono più avere rapporti coniu-gali e concordarono di vivere in perfetta castità. Aprirono però laloro casa a Bari, in via Cardassi, a tanti figli spirituali; insieme sicurarono dei poveri.

Anche Modugno tutto fa per fede, inizialmente una fede nell’uomo,che è già una fede in Cristo; scriverà dopo la ‘conversione’:

«Noi volevamo, come sempre vogliamo e vorremmo, iltrionfo della giustizia e dell’amore tra gli uomini; maper lunghi anni, purtroppo!, non avevamo compresoche la giustizia e l’amore non sono possibili senza l’a-more di Cristo. Eravamo cercatori di Cristo e non ce neaccorgevamo».

E rivolgendosi agli operai (il testo è nella Nota, p. 9) dice:

«Quanto vi sento più vicini al mio cuore, ora che la miaanima è illuminata da Cristo».

La fede, la carità e il dialogo

Le testimonianze di Moro e Modugno convergono e si incontranoin molti punti. Partirei dalla nascita della nuova Costituzione ita-liana. Nel 1946 Moro ha 30 anni ed è giovanissimo membro dell’As-

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semblea Costituente (insieme agli altri ‘professorini’, come li hannochiamati: La Pira, Dossetti, Fanfani, Lazzati…). Modugno invece ha66 anni, e segue egli pure con grande interesse e attenzione il lavo-ro della Costituente. Per entrambi il metro di valutazione è ilVangelo. E il vangelo della carità, che significa rispetto e stima deldiverso e anche dell’avversario, e significa dialogo, significa anchedemocrazia, prima di tutto, in questo momento. E in nome dellafede. Sono le preoccupazioni di rispetto e di dialogo, e di democra-zia, che sarebbero poi state della Pacem in terris di Giovanni XXIII,della Gaudium et spes del Vaticano II, della Ecclesiam suam e dellaPopulorum progressio di Paolo VI.In un editoriale di «Studium» del 1946 (n. 3, pp. 65-66) Moro scri-veva:

«La democrazia fa le sue prove in un paese che fu alungo disabituato al libero gioco delle forze sociali edove perciò è difficile ritrovare uno spirito di soppor-tazione, di pazienza, di rispetto. Tocca ai cristianiinstaurare questo costume che è un abito morale; spet-ta a loro di obbedire a quella carità che tutto crede,tutto spera e tutto sopporta (cfr 1 Cor 13, 7) ed è per-ciò principio di un vivere ordinato e civile, di un viverelibero di uomini che stanno insieme, cogliendo, nelleloro diversità, l’eguale dignità che li accomuna. Senzacarità una democrazia non può sussistere; soprattuttoper i cristiani i quali hanno una fede, la democraziapotrebbe apparire un assurdo, se non fosse l’espressio-ne più genuina della carità» (p. 98).

Quanto avremmo da imparare anche oggi, soprattutto, ancora, noicristiani, da queste parole… E Moro le scriveva e le viveva in un con-testo che conosciamo, di forti opposizioni e contrasti, un contestoappena uscito dal fascismo, dalla seconda guerra mondiale, dallaresistenza, da violenze inaudite, anche civili.In nome della fede, in nome della carità, in quello stesso 1946Giovanni Modugno aveva le stesse preoccupazioni. Che Modugno,ma anche Moro, prendevano dagli scritti di Jacques Maritain,

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Umanesimo integrale soprattutto. Scriveva Modugno in una letteraall’amico Benedetto Isnardi (10 maggio 1946):

«Gli è che non pochi cristiani messi – come dice ilMaritain – di fronte a forme opposte di una rivoluzio-ne anticristiana, forme ugualmente funeste e devasta-trici, han creduto di dover scegliere l’una o l’altra, inve-ce di opporsi contemporaneamente a tutt’e due. E nontutti hanno aperto ancora definitivamente gli occhi»,

che è l’esaltazione della democrazia contro ogni forma di totalitari-smo. Poi la preoccupazione del dialogo, da parte di tutti; continua:

«Per me è un dolore vedere anime nobilissime, comequelle di un Bissolati e di un Salvemini che non riesco-no a scorgere quanto più di profondamente umano ecristiano c’è nella lotta dei cattolici contro il divorzio,ma con uguale o forse maggior dolore devo constatareche uomini religiosissimi non riuscivano a vedere …quanto di cristiano si celasse nell’atteggiamento diBissolati e di Salvemini, di fronte al problema dellerelazioni tra i popoli»,

che è un invito a tutti a cogliere il positivo, umano e cristiano chec’è negli uomini al di là degli schieramenti politici, di

«cercare - come scrive in un’altra lettera (all’amicoChizzolini) – un terreno di comune accordo per proce-dere con mutua comprensione e rispettiva soavità neltratto sino alla pienezza della verità morale e religiosanella vera Chiesa di Cristo» (10 settembre 1946),

che ricorda il monito di Pietro «ma con rispetto e dolcezza siafatto». E si rifà ancora alla parola del vangelo:

«Il monito di Cristo a non strappare la zizzania per nonsradicare con essa anche il grano (Mt 13, 29) indica ilsolo metodo veramente dialogico e dialettico … per farcidiscernere ogni germe di verità e di bene esistenti nelledottrine e negli schieramenti più opposti» (riportato daM. Perrini, in «Pedagogia e Vita» 6, 1968-1969, p. 650).

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Per un umanesimo integrale. La scuola di J. Maritain e di mons. Montini

Forti della scuola di mons. Montini e del pensiero e degli scritti diJ. Maritain, Moro e Modugno sono stati entrambi testimoni e mae-stri di un umanesimo integrale, negli anni difficili della secondaguerra mondiale, del fascismo, della nascita della Repubblica e dellanuova Costituzione. Un umanesimo integrale, che «non è altro cheun Cristianesimo integrale» (P. Viotto)1, che Maritain definiva«Umanesimo dell’Incarnazione»2, in cui «la religione – scriveModugno in una lettera del 1947, in cui fa ancora diretto riferi-mento a Jacques Maritain – diventi vita in tutti i settori, e special-mente nel campo sociale, civile, internazionale»3. L’opera del filosofo francese Jacques Maritain, scomparso nel 1973,avvicinò gli intellettuali cattolici alla democrazia allontanandoli daposizioni più tradizionaliste. Papa Paolo VI, che contribuì alladivulgazione delle sue opere in lingua italiana, lo considerò il pro-prio ispiratore. Moro, in un’intervista radiofonica trasmessa il 22maggio 1973, spiegò come ritrovasse le radici del suo impegnonegli scritti del filosofo francese. Giorgio Campanini, nell’introduzione alla raccolta degli scritti diMoro apparsi in «Studium» tra il 1942 e il 1952 (Al di là della politi-ca e altri scritti, Edizioni Studium, Roma 1982, p. 55) rileva l’impor-tante influenza che ha avuto sul pensiero e l’opera di Moro il filo-sofo francese:

«È un’influenza, questa, che insieme ad altre ‘lezioni’ –prima fra tutte quella di G.B. Montini, la cui eredità dipensiero persistette a lungo negli ambienti degli uni-versitari e dei laureati cattolici – agisce nel senso di unaforte sottolineatura dell’ispirazione religiosa ed insie-

1 J. MARITAIN, Umanesimo integrale, trad. it. Borla, Torino 1962, Presentazionedi Piero Viotto, p. 10.2 J. MARITAIN, Le docteur angélique, Desclée De Brouwer, Paris 1930, p. 28.3 G. MODUGNO, La missione educativa. Corrispondenza 1903-1956 (a cura di D. Saracino), Stiloeditrice, Bari 2009, p. 252.

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me della ‘laicità’ della politica. Le numerose pagine incui vengono mosse critiche, talvolta assai vivaci, al lai-cismo e all’anticlericalismo dell’epoca, non devonotrarre in inganno: Moro intende esorcizzare il demonedell’anticlericalismo, ma proprio per questo è estrema-mente attento a non risuscitare i fantasmi del clericali-smo; i numerosi testi che fanno riferimento al dibatti-to in corso all’Assemblea Costituente si collocano tuttiin questa prospettiva di salvaguardia della sana laicitàdello Stato, nella linea della migliore tradizione degliintellettuali cattolici di quegli anni».

Campanini pensa certo a intellettuali cattolici come La Pira,Dossetti, Lazzati. Aggiungerei Giovanni Modugno, che Moro dove-va conoscere e stimare e non solo per la comune posizione politica eculturale, anche nella realtà ecclesiale. Non credo sia un caso, o soloun atto ufficiale dovuto, che alla morte di Modugno la signora abbiaricevuto le condoglianze per telegramma anche di Moro e di La Pira.È una posizione, quella sia di Moro che di Modugno, che segnaanche la collaborazione con la gerarchia ecclesiastica, soprattutto aBari. Rileva mons. Vito Angiuli nel suo lavoro La catechesi nella diocesidi Bari (nella collana del Centro di studi storici, Bari 1997, p. 106)che l’Arcivescovo Mimmi, «sostenuto anche dall’azione e dal pensie-ro di uomini come Giovanni Modugno e Aldo Moro, non si stanca-va di sottolineare quanto l’attività dell’Azione cattolica fosse diversae più ampia e altrettanto indispensabile dell’Azione politica».Che è ancora la lezione di Maritain. Sia Moro che Modugno insisto-no sulla necessità di una sana distinzione tra azione cattolica e azio-ne politica, pur nella contiguità e continuità dei due campi.È soprattutto negli scritti giovanili, quelli de «La Rassegna» (1943-1945)e di «Studium» (1945-1952) che Moro riflette sul rapporto tra impegnopolitico e impegno religioso. Rileva ancora Campanini che essi sono

«il documento di questo progressivo passaggio, se nondi questa ‘svolta’, dall’impegno religioso all’impegnopolitico e manifestano insieme la profonda, interiorecontinuità che fra l’uno e l’altro ambito di azione veni-va a stabilirsi, non solo nel futuro Presidente delConsiglio, ma, si può dire, nella coscienza di un’interagenerazione di intellettuali cattolici di cui Aldo Moro

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può essere considerato in qualche modo l’emblema.Nessuna brusca rottura, nessun improvviso salto diqualità, ma piuttosto una sostanziale continuità fradue ambiti, quello religioso e quello politico che, purnella consapevolezza della distinzione dei piani, veni-vano colti quasi come due dimensioni di una stessatestimonianza: e non perché mancasse fin da allora inMoro il senso, acutissimo, della laicità della politica,ma perché l’azione politica era allora intesa come unnaturale prolungamento rispetto ad un impegno svol-to nell’ambito ecclesiale, ma con una particolare atten-zione alla storia che ne impediva ogni lettura riduttivain senso intimistico» (p. 50).

E l’impegno politico, pur distinto da quello religioso, doveva peròdalla fede cristiana essere illuminato. Scriveva Moro già in un arti-colo su «La Rassegna»:

«Noi certo siamo d’accordo intorno alla inderogabilitàdi una preparazione remota per l’avvento di un mondodi pace, fondato sui postulati di unità della comunecoscienza cristiana dei popoli, ma riteniamo che essavada integrata mediante un’attenta considerazione delgioco delle correnti politiche, le quali lottano, ed anzidebbono lottare, nel mondo democratico dei singoliStati» (Coscienza unitaria internazionale, «La Rassegna»,anno II, n. 27, luglio 1944).

Coscienza cristiana e politica democratica

Con il filosofo francese Giovanni Modugno è stato in corrispon-denza. Abbiamo una sua lettera autografa a Maritain (del settembre1936) che attesta uno scambio di libri e di riflessioni, proprio sul‘Cristianesimo integrale’, una lettera che bene attesta peraltro unreciproco rapporto di stima e di affetto4.

4 Lettera di G. Modugno a J. Maritain del 3 settembre 1936, riportata in D. SARACINO, Giovanni

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Qualche mese prima (novembre 1935) Modugno aveva pubblicatoReligione e vita, il suo capolavoro pedagogico, si può dire il suo ‘mani-festo’, in cui chiara appare la convergenza col filosofo francese. Dellavalidità di questo testo si era ben reso conto l’altro grande estimato-re di Maritain, Giovan Battista Montini (che di Maritain aveva giàtradotto, nel 1928, per la Morcelliana I tre riformatori), il quale in unalettera a don Tedeschi, un collaboratore dell’Editrice ‘La Scuola’ diBrescia, si rammaricava del fatto che del libro di Modugno Religione evita fosse stata data solo una breve nota sull’«Osservatore Romano»:«A mia insaputa, ieri, l’ “Osservatore” ha pubblicato una noticina sullibro del Modugno. Meritava assai di più. Spero di far riparlare ilgiornale di quest’opera che anch’io trovo bellissima»5.Montini, già nella Segreteria di Stato dal 1924, aveva da poco(1933) lasciato l’incarico di Assistente nazionale della FUCI, e avevaanche lui guardato al pensiero di Maritain per formare coscienzecapaci di forte testimonianza cristiana in un tempo dominato daltotalitarismo fascista; aveva per questo apprezzato anche il libro diGiovanni Modugno. Come Moro anche Modugno insiste, e con forza, sulla distinzione,non separazione, tra impegno religioso e impegno politico (sono glianni di Gedda, dei comitati civici e del collateralismo). È facile ritro-vare in una lettera di Modugno all’amico Isnardi espressioni cheabbiamo già incontrato negli scritti e nel pensiero di Moro:

«Nell’interesse della religione, della Chiesa e della De-mocrazia Cristiana, mi auguro che venga riconosciutala necessità di una precisa distinzione tra AzioneCattolica e ogni partito d’ispirazione cristiana. Ho vistocon piacere che su questo scottante argomento ha pub-blicato un lungo articolo il prof. Amintore Fanfanisulla rivista “Humanitas” n. 4 del 1946. Egli teme che sipossano scatenare ondate di anticlericalismo in presen-za di certi membri di Azione cattolica che sembrano piùpreoccupati delle sorti di Umberto II che della nuovaCostituzione e della sventurata Italia»6.

Modugno. Politica, cultura e spiritualità in un cercatore di Cristo, Stilo editrice, Bari 2006, p. 139.5 G.B. MONTINI, Lettera a don Tedeschi del 21 dicembre 1935, riportata in Saracino, GiovanniModugno cit., p. 68.6 SARACINO, Giovanni Modugno cit., p. 95.

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Sull’argomento avrebbe pubblicato due anni dopo (novembre1948) un lucido e profondo articolo Azione Cattolica e Azione Politicanella rivista dei dossettiani «Cronache Sociali» un altro grande cat-tolico nella Costituente, Giuseppe Lazzati.

Hanno dato la vita per il Vangelo

Moro e Modugno hanno, sia pure per vie diverse, entrambi dato lavita per il Vangelo, per Gesù e i fratelli.

Abbiamo sentito le ultime parole di Moro nella lettera alla moglie;ne riprendo alcune:

«Che disegno misterioso è mai quello che prima crea ilbene e poi lo distrugge. Io m’inchino a questo misteroche avrà certo una ragione profonda… Sia fatta lavolontà di Dio. Cercherò di credere fino in fondo chela vita è mutata, non tolta e che un’altra misteriosadimensione di colloquio con Dio e con gli uomini sisostituisca a quella di prima… Vorrei capire, con i mieipiccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosseluce, sarebbe bellissimo».

Incontro a questo disegno misterioso, al suo mistero pasquale, cre-do Moro sia andato con lucida consapevolezza, anche se con la spe-ranza, che è stata anche di Gesù nel Getsemani, che, se fosse statopossibile, passasse da lui il calice della passione: comprendiamo, equanto umanamente, tutti i tentativi da lui proposti per una solu-zione positiva del sequestro, anche col papa. La notte del 16 marzo (il giorno del suo rapimento) tra l’una e ledue, il figlio Giovanni, rientrando trova il padre assorto nella lettu-ra di Il Dio crocifisso di Jürgen Moltmann. Poche ore dopo, alle novedel mattino, Moro viene rapito. E siamo alla vigilia della Domenicadelle Palme, della settimana di passione. Daterà la sua prima lette-ra alla moglie ‘Pasqua 1978’. Unisce la sua passione al mistero pa-squale di Cristo.

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Alla figlia Maria Fida e al genero scrive (in una lettera non recapitata):

«Credo di essere alla conclusione del mio calvario».

E alla figlia Anna Maria e al genero scrive (lettera non recapitata):

«Siate buoni e puliti come siete stati sempre. Iddio viaiuterà. Quello che egli vi toglie, vi darà in altro modo.Certo tutto questo pesa. Ma sia fatta la volontà delSignore».

C’è la fede di Giobbe («Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, siabenedetto il nome del Signore», Gb 1, 21). C’è anche il Padre nostro eil Getsemani. Ad una sua cara allieva Maria Luisa Familiari scrive(lettera non recapitata):

«Quando dicevi che temevi di perdermi… avevi capitotutto. Così ora si compie».

È la parola di Gesù sulla croce: «È compiuto» (Gv 19, 30). E ancora:

«Ho capito in questi giorni che vuol dire che bisognaaggiungere la propria sofferenza alla sofferenza diGesù Cristo per la salvezza del mondo».

Sono le parole di Paolo: «Completo in me quello che manca ai pati-menti di Cristo» (Col 1, 24). E in una lettera alla moglie (recapitata):

«In tanti anni e in tante vicende i desideri sono cadutie lo spirito si è purificato. E, pur con tante mie colpe,credo di aver vissuto con generosità nascoste e delicateintenzioni. Muoio, se così deciderà il mio partito, nellapienezza della mia fede cristiana e nell’amore immen-so, per una famiglia esemplare che io adoro e spero divigilare dall’alto dei cieli»

… politica, famiglia, impegno sociale e civile e tanta fede…

Modugno la vita l’ha rischiata, fisicamente anche lui, negli anni delsuo impegno politico. La scelta educativa non ha significato, peral-tro, un tirarsi indietro dai rischi della politica, dai sacrifici che lebattaglie sociali e politiche richiedono, perché egli ha messo ingioco invece tutta la sua vita, e quella della sua famiglia. Quandoera impegnato ancora direttamente in politica, era stato minaccia-to di morte. Attesta la moglie Maria Spinelli:

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«Non riporto qui analiticamente gli ignobili ricatti concui alcuni tentarono di espugnare la nobile fortezza delcuore di Giovanni, richiamandolo… al pensiero della vec-chia madre, della bambina e della moglie, verso le qualinon poteva dimenticare le gravi responsabilità; non letrascrivo, perché il solo rammentarle mi sconvolge».

E Modugno aveva così reagito:

«Non mi atterrisce l’idea del mio sacrificio che sarebbecerto un sacrificio fecondo, convinto che la mia uccisionesarebbe l’ultima che si commetterebbe nel Collegio, ovemai più si oserebbero rinnovare simili metodi elettorali».

E non si tratta solo di entusiasmi giovanili (peraltro nel 1913Modugno aveva 33 anni, lavoro, moglie e figlia…). La convinzioneche si debba dare la vita per i grandi ideali Modugno la ribadisce inuna biografia, che stava preparando ed è rimasta inedita, su TeresioOlivelli, il “cristiano ribelle per amore”, ucciso in carcere dai fascistiil 12 gennaio 1945 per i suoi ideali politici di giustizia e di libertà.Modugno, in apertura, riportava queste parole di Platone annotatein un quaderno di citazioni di Olivelli: «Male avvisi se credi che unuomo debba riflettere al rischio del vivere o del morire, quando sitratti di fare anche il più piccolo bene». Modugno così commentava:

«Per compiere infatti il suo dovere, Olivelli si sente pron-to ad affrontare la morte che non teme, anche perché lamorte è per lui quello che è per ogni cristiano convinto:l’inizio di una nuova vita»7.

Ed è interessante che il modello proposto sia un giovane…

Giovanni Modugno la vita l’ha data davvero per i fratelli: l’ha dataper la verità e la giustizia, l’ha data per Cristo e per il Vangelo. Il suodiscepolo prediletto, Matteo Perrini, si è ben reso conto del fattoche, nei suoi ultimi anni, la gravità delle condizioni di salute del suo

7 M. SPINELLI MODUGNO, Appunti cit., p. 122.

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‘padrino’ (era stato suo padrino di cresima, e padre spirituale) eradovuta all’essersi il suo maestro speso totalmente, senza riserve,eroicamente, al servizio dei fratelli, grandi e piccoli; egli non esita achiamare (25 settembre 1950)8 quello di Modugno e della moglieun ‘martirio della carità’:

«Le notizie, però, che mi date nell’ultima lettera miaddolorano assai: nella condizione di salute in cui sieteVoi e la mia Madrina, certe faccende non si dovrebberoproprio sbrigare, ma il Signore credo che abbia chia-mato i genitori di Pinuccia al “Martirio della Carità” enella Sua Volontà è la nostra pace».

Lo invita, se possibile, a risparmiarsi (14 maggio 1951)9:

«Siate buono con voi stesso e con la Signora: da 70anni siete buono solo per gli altri».

Matteo Perrini ha visto bene: tutta la vita, Giovanni Modugno l’haspesa per gli altri, e l’ha spesa in una ‘bontà’ evangelica. Anche que-sto ha compreso il suo discepolo prediletto, che in una sapiente ericonoscente sintesi attesta:

«La mia gratitudine e il mio affetto non vi verrannomai meno; voi mi avete mostrato il volto di Gesù».

È, in realtà, il volto amabile e misericordioso di Gesù quello cheModugno ha mostrato in tanti anni di passione per il sapere, diattenzione ai poveri, ai contadini, agli operai, soprattutto ai ragaz-zi e ai giovani, e poi anche a tanti amici, che hanno potuto goderedella sua affabilità, della sua bontà paterna, che rendeva ‘vicina’ labontà del Padre celeste. Negli ultimi anni la sua salute risente gra-vemente del lavoro instancabile da lui svolto, fino all’esaurimentodelle forze fisiche e psichiche. Attesta la moglie:

«La persona fisica si andava sempre più spogliando diciò ch’era puramente corporeo; il linguaggio non erapiù accessibile alla nostra intelligenza, giacché i suoicolloqui dovevano essere con un Qualcuno ch’era visi-bile soltanto a lui. Nei primi mesi del 1957 il pensiero

8 MODUGNO, La missione, cit., lett. 172, p. 339.9 MODUGNO, La missione, cit., lett. 182, p. 349.

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rimaneva chiuso nella mente, da cui prorompevanosoltanto alcuni squarci, conclusioni e affermazioni: ‘Lascuola… i bambini… Gesù Cristo!’… Il 18 marzo 1957l’impareggiabile compagno di vita, immersonell’Infinito, giaceva immobile… Egli fu l’evangelicofanciullo sapiente per limpidezza d’occhio e purezza dicuore!»10.

La croce al servizio del bene comune

Alcuni testi commentano bene il ‘sacrificio’ di Moro e di Modugno,per fede, al servizio del bene comune.In Religione e vita così scrive il Servo di Dio Giovanni Modugno:

«Anche una sola goccia del sangue versato da Cristopuò salvare tutto il mondo da ogni delitto; allora, nellasua passione, perché tutto quel sangue, tutte quelletorture? Per dimostrarci quanto sia preziosa la vitasoprannaturale, che, per esserci resa, costò tanto caraal Salvatore; e inoltre, per darci coraggio nelle nostreavversità, nei nostri dolori. Se in certi momenti dellavita non ci fosse presente l’esempio di Cristo sullacroce, quanti non naufragherebbero nella disperazio-ne? E il Salvatore non ha sofferto il sacrificio costrettoe forzato; l’ha offerto spontaneamente, liberamente,ratificando per amore la volontà di giustizia e d’amoredel Padre suo. [...] La croce è il simbolo di tutta la vita:un desiderio, una passione, una fortuna, come unalinea, e un impedimento che si pone di traverso... Lamaggior parte degli uomini non è preparata a questalinea trasversale, e non sa sopportare la croce, e prote-sta contro Dio appena vede ostacolato quello che glista a cuore... Educhiamoci a sopportare la croce e adessere fedeli compagni di Cristo nella via del Calvario».

10 M. SPINELLI, Appunti per una biografia cit., pp.185-186.

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E in una lettera a una sua allieva aveva scritto:

«La volontà di Dio è che ciascuno lo glorifichi con lesue opere e che faccia il massimo bene possibile, utiliz-zando anche i mali per ottenerne innumerevoli beni.Supponiamo per esempio che io abbia nella mia fami-glia o nel mio campo di lavoro una persona prepoten-te, malvagia, come potrò io utilizzare questo male persantificare la mia vita? Eserciterò con coraggio e conperseveranza le virtù della pazienza, della fortezza,della prudenza e soprattutto dell’amore verso i nemici,che è la virtù essenziale del cristiano. L’impresa è certodifficile; ma io invocherò l’aiuto di Dio perché io eser-citi coerentemente quelle virtù... Nel malvagio il cri-stiano sa scoprire un disgraziato che dev’essere corret-to dalla nostra mitezza, dalla nostra misericordia, dalnostro spirito di pace. Non per nulla Cristo disse cheera venuto specialmente per guarire le anime dei pec-catori e vuole noi tutti suoi collaboratori. Ogni causadi dolore (la malattia, la morte di persone care) mentreè un male che ci strazia il corpo e l’anima, diventa – perchi lo guarda con occhio cristiano – una salutare croce,che santifica l’anima nostra e quella del prossimo».

In una lettera all’amico Isnardi (19 maggio 1947) scrive:

«da per tutto occorrerebbe il lievito che dovrebbe far fer-mentare la farina. E tale lievito dovrebbe essere formato– io penso- da pochi elementi sparsi da per tutto, i qualidovrebbero umilmente ma fervidamente richiamaretutti a veder chiaro, a fare un esame di coscienza (catto-lici siamo cristiani?), a recitare il mea culpa, ad essereeroicamente evangelicamente coerenti, affinché (il miochiodo!) la religione diventi vita in tutti i settori, e spe-cialmente nel campo sociale, civile, internazionale».

Scrive Moro:

«Quel che conta soprattutto è il ‘senso’ che ha per il cri-stiano ogni attività, il suo costruire dovunque e comun-que per l’eterno. E veramente gli avvenimenti politici,per grandi che siano, contano non tanto per il loroeffetto immediato, quanto per il modo con il quale inci-dono sul corso incessante della storia umana. Intuire

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qual è questo corso, contribuire a determinarlo, conintelligenza aperta e cuore libero nel senso più rispon-dente alla dignità dell’uomo ed alle sue necessità di vita,contribuire con la carità e la verità a quei mutamenti distruttura sociale che solo il cristiano può produrre construmenti di pacifico progresso, questo è il grande com-pito e il grande lavoro. Diremmo che al cristiano con-vengono più che ad ogni altro prudenza e fervore»(«Studium», 1947, n. 3, pp. 101. 291).«Non solo le strutture debbono cambiare, ma anche esoprattutto lo spirito dei rapporti sociali, gli stati d’a-nimo che li accompagnano e li qualificano. Se essirestano immutati, se permane lo spirito di sfruttamen-to dell’uomo sull’uomo, se manca una concreta ope-rante fraternità umana, è vano discutere dei problemidi struttura… Soprattutto rinnoviamo lo spirito ritro-vando i motivi di una autentica comunanza umana espirituale nel lavoro quotidiano che propone problemidi ordinamento sociale »(ivi, 1948, n. 2, pp. 94. 317).

E a proposito di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, come non pen-sare agli attuali problemi della disoccupazione, soprattutto giova-nile, e del precariato? Come non pensare ai problemi dell’ILVA edell’inquinamento a Taranto?

Due vocazioni diverse, un’unica missione:l’uomo e il bene comune

Nella lettera alla moglie, l’ultima, Moro dice tra l’altro:

«Non mi pare il caso di discutere della cosa in sé e del-l’incredibilità di una sanzione che cade sulla mia mitez-za e sulla mia moderazione. Certo ho sbagliato, a fin dibene, nel definire l’indirizzo della mia vita. Ma ormainon si può cambiare. Resta solo di riconoscere che tuavevi ragione» (Lettere p. 177).

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Ma Aldo Moro ha davvero sbagliato nel definire l’indirizzo della suavita? Si sarebbe dovuto limitare a fare il docente universitario conqualche incarico nella comunità ecclesiale? Solo il Signore può dirlo.Qui sembra che lo dica piuttosto per consolare la sua sposa, possia-mo solo immaginare, in quale afflizione. Certo se ha sbagliato, lo hafatto a fin di bene. E resta la sua mitezza, quella che, come abbiamosentito, anche Paolo VI gli attesta: davvero “mite agnello immolato”…Aveva scritto alla moglie in un’altra lettera dalla prigionia:

«Io sono cupo e un po’ intontito. Credo non sarà faci-le imparare a guardare e a parlare con Dio e con i pro-pri cari. Ma c’è speranza diversa da questa? Qualchevolta penso alle scelte sbagliate, tante, alle scelte chealtri non hanno meritato. Poi dico che tutto sarebbestato eguale… Mentre lasciamo tutto, resta l’amore, l’a-more grande per te e per i nostri, fatto di tanto grandeincredibile e impossibile felicità» (Lettere, pp. 123-124).

Potrebbe aver commesso anche altri errori, ma la croce ci sarebbestata ugualmente. E comunque resta l’amore.Moro ha scelto l’attività politica, pur senza trascurare l’impegno distudio e di insegnamento. Modugno ha scelto l’attività di studio edi insegnamento, pur senza trascurare l’impegno politico, pensan-do anzi di contribuirvi meglio proprio col fare l’educatore. ScrivevaModugno già nel 1913, quando ancora fresco di battaglie politicheed elettorali, sentiva prepotente la vocazione in un’altra direzione:

«Il nostro compito non è quello di trascinatori di masse,ma di educatori di uomini e avverto che non potrò esse-re un uomo politico, ma dovrò tradurre il mio impegnopolitico in un impegno educativo» (p. 58).

E nel 1919 annotava nel suo Diario:

«Purtroppo e gli avversari e i salveminiani e i socialistiufficiali e i contadini, hanno tutti la tendenza allasopraffazione… Perciò io mi trovo a disagio: non misento uomo di parte, sono troppo educatore per fardella politica. Ho fatto intanto tutto il mio dovere…Nella Lega dei contadini avvertii in un certo momentotutto il mio disagio… E pensai che ambiente più adattoper me era la scuola… Ma mentre uscivo, un contadino

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mi si avvicinò, mi baciò… dicendo: ‘Non ci abbandona-te!’... No – volevo rispondere – io sento il bisogno dinon abbandonarvi, perché i miei alunni non mi basta-no. Ma io, così come sono fatto, posso essere non ilvostro condottiero, ma il vostro educatore, e come taleforse non mi… vorrete più in là» (p. 40).

Due vocazioni diverse, ma, come tanti altri, per fede, come dice an-cora la Nota dei vescovi pugliesi, «hanno dato prova del loro amorea Cristo, consacrando la loro esistenza a servizio di tutti nella quo-tidianità della loro vita laicale» (p. 10).Hanno entrambi, anche se in modo diverso, dato la vita per il van-gelo. Ma vale per entrambi quanto Moro scrive alla sua allieva Ma-ria Luisa:

«Rimangono, però, intangibili, il ricordo, l’amicizia, lapreghiera, un magistero spirituale che dovrebbe restare,per guidare al bene così come è destinato a fare» (p. 57).

Vale per entrambi quanto nel già citato articolo Miguel Gotor ri-porta a proposito di quella che era stata la posizione di Mororiguardo al ’68, citando un brano della lettera scritta, ancora dallaprigione dei terroristi al segretario della DC Zaccagnini, una letteranon spedita:

«Ho riflettuto molto in queste settimane. Si rifletteguardando facce nuove. La verità è che parliamo di rin-novamento e non rinnoviamo niente […] Perché qual-che cosa cambi, dobbiamo cambiare anche noi».

Moro si riferiva alla DC, ma penso che le sue parole possano esten-dersi anche a noi: «dobbiamo cambiare anche noi».La fede di Modugno e di Moro continua a vivere in chi l’ha saputaraccogliere. La loro resta comunque, come ricordava in un recenteincontro su Aldo Moro il prof. Gaetano Piepoli, una ‘eredità gia-cente’, una eredità ancora da raccogliere.

prof. Giuseppe Micuncodirettore Ufficio Laicato

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Eccellenza Revendissima, cari colleghi, autorità presenti, studenti,signori e signore,saluto il Preside della Facoltà Teologica Pugliese, prof. AngeloPanzetta, che ci onora con la sua presenza, e con lui tutte le autori-tà accademiche. Saluto il dott. Franco Albore che è qui in rappre-sentanza del Sindaco di Bari dott. Michele Emiliano. Il dott. MauroMonno in rappresentanza del Prefetto dott. Mario Tafaro. Un salu-to particolare va a Mons. Piero Coda che ha accolto l’invito ad esse-re con noi questa sera.Ringrazio anche tutti coloro che hanno fatto giungere un segnodella loro vicinanza al nostro Istituto, in particolare gli eccellentis-simi Vescovi e i Direttori degli Istituti superiori di Scienze Religiosedi Puglia.L’Anno accademico appena trascorso, 2011-2012, si è caratterizza-to per l’impegno da parte di tutta la comunità accademica a darecontinuità al piano di studi divenuto ormai definitivo, esaurita lafase di passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento.Il Consiglio di Istituto ha rivisto i tempi di programmazione giun-gendo a formulare entro giugno le proposte di nomine per l’annosuccessivo. Ciò ha permesso di avere per fine giugno già le nomine.Tale anticipazione ha dato la possibilità ai docenti di consegnaregià a fine giugno i programmi dei corsi. Di conseguenza si è potu-

Inaugurazione dell’Anno accademico 2012-2013

Relazione del Direttore dell’Istituto(Bari, 28 novembre 2012)

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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to stampare la guida dello studente agli inizi di ottobre. Tempi che,comunque, con l’impegno di tutti vanno ancora migliorati. L’estate ci ha regalato la nuova Intesa per l’insegnamento della reli-gione cattolica. Se l’impostazione data al nostro cursus studiorum ciha trovato preparati, per cui non sono state necessarie modifiche,l’impegno che ci proviene dall’intesa sarà quello di prevedere l’in-troduzione del tirocinio. A tal proposito, in collaborazione conl’Ufficio Scuola dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, si sta provvedendoa preparare il percorso di tirocinio da offrire ai nostri studenti.

Titoli accademici conseguiti

La vitalità dell’Istituto si esprime con il conseguimento dei gradiaccademici. Durante l’anno 2011-2012, 1 studente ha conseguito ilgrado accademico di Magistero in Scienze religiose, 29 studenti hannoconseguito il grado accademico in Laurea in Scienze religiose e 3 stu-denti hanno conseguito il grado accademico in Laurea magistrale inScienze religiose.Per un totale di 33 titoli accademici, con un incremento di 5 titoliin più rispetto allo scorso anno. Questa sera saranno consegnatedal Moderatore S.E. Mons. Francesco Cacucci le lauree. A SuaEccellenza esprimo, a nome di tutto l’Istituto, la riconoscenza perl’attenzione con cui si interessa e segue la vita del nostro Istituto.

Ha conseguito il Magistero in Scienze religiose:Nella sessione estiva (2 luglio 2012): Marcella Potenza, La salvaguardia del creato nel pensiero di LeonardoBoff.

Hanno conseguito la Laurea in Scienze religiose:Nella sessione autunnale (21 novembre 2011):Pasqua Antonella Bellomo, La responsabilità dei credenti per il mondosecondo il magistero di Benedetto XVI; Carmelo Cassano, Lo zelo del dia-cono; Maria Luisa Coviello, Da Cana alla Croce; Gaetano del Rosso, IlSantuario di San Miguel del Milagro in Messico. Dal culto pagano a quellomicaelitico (XVIII secolo); Francesco Dibattista, Il movimento liturgicoeuropeo: dall’esperienza monastica di Solesmes all’enciclica «Mediator Dei»

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di Pio XII; Antonella Giuliani, La confermazione: sacramento della matu-rità psicologica o della fede?; Luisa Laudadio, Il discepolato di Pietro nelVangelo secondo Marco; Gaetano Magarelli, La tradizione liturgico-musi-cale del santuario di Santa Maria dei Martiri di Molfetta in un codice delXVIII sec.; Nicola Marzella, Il modello pericoretico di Greshake: analisi cri-tiche e prospettive.Nella sessione invernale (26 marzo 2012):Maria Cristina Amendolagine, Dormizione e assunzione di Maria;Anna Francesca Anzelmo, La recezione del Concilio Vaticano II nel magi-stero di Paolo VI; Enrico Maria Barbone, La cristologia di Marcello Bor-doni; Gaetano Dagostino, L’ecclesiologia nel magistero del servo di DioAntonio Bello; Roberto Fiore, Liturgia e arte: la “Via Pulchritudinis” peravvicinarsi al Mistero di Dio; Caterina Iannone, La ricerca della salvezzanella tradizione induista a paragone col cristianesimo; AntonelloLasciarrea, Parola e rito nella liturgia; Antonietta Meuli, Partecipazionee responsabilità politica del cristiano nel magistero di don Tonino Bello;Francesca Panza, «Non conosco uomo» (Lc 1,34). Indagine sul propositodi verginità di Maria; Maddalena Rubino, Maria di Magdala e il ricono-scimento del Risorto; Tiziana Storelli, Il cieco Bartimeo (Mc 10,46-52): unracconto di sequela tra esegesi biblica e arte; Tania Tarussio, Il Simbolismodell’acqua. Un paragone tra i riti di purificazione dell’Islam e il sacramentodel Battesimo; Angelo Zaccaria, Dalla Rivelazione al catechismo di oggi:educare alla vita buona del Vangelo.Nella sessione estiva (2 luglio 2012):Antonietta Chiapparino, L’inquisizione a Terlizzi nel ‘700. Un processodi stregoneria e pratiche magiche; Rosa Desario, Vincenzo Materozzi(1853-1876).Vescovo di Ruvo e Bitonto negli anni dell’Unità d’Italia;Francesca Gallo, Il giorno delle Espiazioni nell’Antico Testamento e nelgiudaismo oggi; Tania Mancini, La concezione del peccato in GiovanniPaolo II; Germana Martucci, Veri adoratori. Il culto spirituale nel quartoVangelo; Nicoletta Minervini, Aspetti dell’ecclesiologia di Yves Congar;Roberta Simone, La resurrezione in alcuni teologi contemporanei.

Hanno conseguito la Laurea magistrale in Scienze religiose:Nella sessione invernale (26 marzo 2012 – 14 novembre 2012):

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Vincenzo Angiolillo, L’eucaristia: sacrificio perfetto gradito a Dio;Giovanna Montrone, Il sentimento religioso del fanciullo e l’insegnamen-to della religione cattolica nella scuola; Domenica Navarra, Aspetti pasto-rali dell’episcopato barese di mons. Marcello Mimmi (1933-1952).

Le iniziative culturali

Il 21 febbraio 2012 c’è stata la presentazione del volume del prof.Alfonso Giorgio L’Associazionismo laicale dopo il Concilio Vaticano II. Lariflessione è stata proficua e interessante grazie agli interventi dellaprof.ssa Annalisa Caputo e del prof. Pio Zuppa, entrambi professo-ri della Facoltà Teologica Pugliese.Il 21 marzo 2012, invece, c’è stata la sessione di studio in occasionedei «50 anni di studi teologici nell’arcidiocesi di Bari». In tale cir-costanza, in cui si è ricordato anche il 25 anniversario di fondazio-ne del nostro Istituto Superiore di Scienze Religiose, abbiamoavuto il piacere di ascoltare le testimonianze del nostro ArcivescovoS.E. mons. Francesco Cacucci, e di S.E. mons. Benigno Papa, arcive-scovo emerito di Taranto. Entrambi sono stati protagonisti di que-sta esperienza avendo ricoperto nello “Studium Baren” il compitodi docenti e di direttori. La serata ha visto poi la dotta e approfon-dita relazione del prof. Dario Morfini, e l’intervento del prof.Antonio Ciaula, entrambi docenti del nostro Istituto.Grande significato ha assunto la lezione che il prof. Salmann hatenuto ai nostri studenti. In quella circostanza con un profondo eprezioso affresco autobiografico il prof. Salmann ha prospettato ipassaggi culturali che la teologia ha vissuto negli ultimi 60 anni.È continuato il collegamento tra l’Issr di Bari e l’UniversitàCattolica del Sacro Cuore di Milano, di cui si è fatto tramite il prof.Sportelli. Il 15 e 16 marzo 2012 l’Istituto è stato sede di uno deifocus group del Progetto Giovani dell’Università Cattolica sul temaGiovani e lavoro. Alla ricerca - condotta dal Dipartimento di sociolo-gia dell’Università Cattolica e promossa dall’Istituto Toniolo (entefondatore della stessa università) in collaborazione con la delega-zione dell’Università Cattolica dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto -hanno partecipato tre gruppi di giovani: studenti dell’ultimo annodelle scuole superiori (18-19 anni); studenti universitari (20-24

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anni); lavoratori (20-24 anni). I gruppi sono stati condotti da socio-logi dell’Università Cattolica secondo la tecnica del focus group, conil coordinamento del prof. Ciaula, nostro professore e delegatodell’Università Cattolica per l’Arcidiocesi di Bari-Bitonto.Sabato 26 maggio, inoltre, come per gli anni precedenti, l’Issr haospitato in questa aula magna la selezione del concorso dell’Isti-tuto Toniolo per l’assegnazione di 80 borse di studio per merito perl’anno accademico 2012/13. L’Issr è stato una delle sette sedi in cuisi sono svolte le prove. Qui hanno fatto riferimento gli studentidell’Italia meridionale. Alla sede di Bari erano stati ammessi 149degli 873 studenti di tutta Italia, dato che conferma l’interesse tan-gibile per l’iniziativa e, allo stesso tempo, anche un modo indirettoper far conoscere il nostro Istituto. I responsabili dell’UniversitàCattolica hanno manifestato apprezzamento per «la preziosa colla-borazione che ha permesso un ordinato svolgimento delle provepresso la sede di Bari».Nel mese di aprile scorso è apparso l’ultimo numero degli «AnnaliOdegitria» giunto al suo XVIII anno. In esso sono pubblicati 11saggi, di cui 5 di nostri professori. Va segnalato, con grande soddi-sfazione, che 3 fra i contributi presenti sono sintesi dei lavori di-scussi dagli studenti nelle sessioni di laurea e laurea magistrale,testimonianza di uno studio approfondito e serio e di una ricercache contribuisce al sapere scientifico della teologia quale esito del-l’impegno dei docenti nel nostro Istituto.Ricordo infine l’ampliamento che si sta realizzando della Biblio-teca dell’Istituto, con nuovi scaffali per il deposito libri e l’allesti-mento di una nuova sala di lettura. Ringrazio a tal proposito ildott. Franco De Benedictis per tutto l’impegno che pone a talriguardo.

Gli studenti e i professori

Gli studenti ordinari iscritti all’Anno accademico 2012/2013 sono113. Nel triennio sono così suddivisi: 31 (1° anno), 21 (2°anno), 13

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(3° anno). Nei due anni del biennio di specializzazione sono 48. Glistudenti uditori sono 10, gli ospiti, iscritti al biennio teologico –filosofico, 3, gli iscritti al corso di diaconato 7. Gli studenti fuoricorso 31. In totale abbiamo 163 iscritti, con un incremento rispet-to allo scorso anno di 32 studenti.Per quanto riguarda i docenti non ci sono state nuove cooptazioni,segno della stabilità del corpo docente. Ci sono stati due passaggi adocenti stabili straordinari da parte dei professori Giuseppe Sferrae Antonio Serio. A loro va il nostro apprezzamento e augurio.Apprezzabili anche le pubblicazioni dei nostri docenti, sia consaggi che con articoli in riviste teologiche.Il Consiglio di Istituto, poi, ha formato la commissione per la valu-tazione quinquennale indicando come coordinatore il prof. DonatoLucariello. Mentre al prof. Carlo Lavermicocca è stato affidato ilcompito di seguire, in collaborazione con l’Ufficio Scuola, il tiroci-nio per i nostri studenti. Infine il prof. Gianluca De Candia è statoindicato come coordinatore della nostra rivista «Odegitria. Annalidell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Odegitria” di Bari».Un avvicendamento abbiamo avuto all’inizio di questo anni acca-demico nella segreteria. Ci ha lasciato, per motivi familiari, ladott.ssa Daniela Cariola, e ha preso il suo posto la sig.ra VanessaFalco. A Daniela voglio qui esprimere la gratitudine per il lavoroattento, puntuale e certosino che ha svolto in questi anni a favoredi tutta l’attività accademica dell’Istituto. A Vanessa faccio gliauguri per un proficuo lavoro a favore degli studenti e dei docenti.

La Prolusione

L’anno accademico che ci sta davanti si caratterizza come Annodella Fede, voluto dal Santo Padre Benedetto XVI. Compito delnostro Istituto sarà, come sempre è stato, quello di offrire ai nostristudenti la conoscenza di tutti i contenuti della fede, affinché essisiano pronti, con la propria testimonianza e la propria missione, adindicare Cristo alle persone del nostro tempo. In ciò, ci sono disostegno le parole che Benedetto XVI ci ha consegnato nella Letteraapostolica sotto forma di Motu Proprio Porta Fidei, in cui si sottoli-nea come «la conoscenza dei contenuti di fede è essenziale per dare

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il proprio assenso, cioè per aderire pienamente con l’intelligenza e lavolontà a quanto viene proposto dalla Chiesa» (n. 10).Ed è proprio il soggetto Chiesa che è stato posto al centro dellariflessione dal Concilio Ecumenico Vaticano II, di cui il 50° anni-versario dell’inizio ha costituito l’apertura di questo Anno dellaFede. Chiesa che si è riscoperta come Popolo di Dio, convocato dalPadre in Cristo nella liturgia, in ascolto della Parola rivelata nelloSpirito, in dialogo col mondo contemporaneo.La Chiesa, e anche questo è uno dei frutti del Concilio Vaticano II,ha riscoperto se stessa come una hierarchica communio, e in quantotale ha pensato il suo agire attraverso la forma sinodale. Perciò que-sta sera il tema della nostra prolusione è centrato sul tema: «Per unrinnovamento della coscienza sinodale del Popolo di Dio. A cin-quant’anni dall’inizio del Concilio Vaticano II».A tenere la Prolusione è mons. Piero Coda, professore ordinario diTeologia sistematica e preside dell’Istituto Universitario Sophia diLoppiano, di cui è stato anche il fondatore. Tra i tanti incarichi cheegli ha ricoperto e ricopre nel suo lungo percorso di sacerdote e teo-logo, voglio ricordare quello di segretario della PontificiaAccademia di Teologia e quello di presidente dell’AssociazioneTeologica Italiana. Chiaramente non sto qui a ricordare tutti glialtri incarichi che gli sono stati affidati per mandato della CEI e glialtri svolti in sede europea.La sua produzione è larghissima, il suo primo libro risale al 1984,per cui sono ormai circa 30 anni che egli ricerca e pubblica saggi.Qui voglio ricordare solo due libri, più per il fatto che essi mi lega-no in qualche modo a lui, che non per sorvolare sugli altri. Mi rife-risco ad un libro del 1987, Il negativo e la Trinità. Ipotesi su Hegel, chemi riporta agli anni dei miei studi all’Università Lateranense, doveseguii, appunto, un corso col prof. Coda su quel tema. L’altro è pro-prio l’ultimo libro: Della Trinità. L’avvento di Dio tra storia e profezia,edito nel 2011 e su cui si cimenteranno nello studio, quest’anno, inostri studenti del 2° anno.Inoltre, ho voluto far riferimento a questi due testi perché a mesembra che proprio il Mistero Trinitario sia il principio architetto-

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nico che sostiene il percorso teologico del prof. Coda, e attraversoesso egli sta dando un contributo significativo alla ricerca teologi-ca del nostro tempo.Il prof. Coda, pertanto, si accredita come un esponente di spiccodella teologia degli inizi di questo XXI secolo, e il suo contributoteologico è fondamentale per le piste di ricerca che sta aprendo. Nelringraziarlo, ancora una volta, per la sua presenza qui questa sera, alui cedo volentieri la parola.

Il direttore dell’Istitutomons. Domenico Amato

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Don Nicola Milella era nato il 7 agosto 1927, in una vecchia e sti-mata famiglia barese. Era stato ordinato presbitero l’8 luglio 1951.Il suo primo servizio pastorale era stato l’incarico di vice parrocopresso la parrocchia Sacro Cuore in Bari. Dal 1953 al 1962 è statoassistente diocesano della Gioventù Italiana di Azione Cattolica. Dal 1960 al 1984 è stato parroco della parrocchia S. Pasquale e poi,dal 1984 al 2004, parroco della parrocchia S. Ferdinando. Dal 1957 al 1987 ha insegnato religione presso il Liceo “OrazioFlacco” di Bari. È stato più volte membro del Consiglio presbiterale diocesano,della Commissione presbiterale regionale e della Commissione pre-sbiterale nazionale. Nel 1966 è stato nominato Prelato d’Onore diSua Santità.Il periodo di S. Pasquale iniziò con un grande impegno di evange-lizzazione e catechesi: la parrocchia era popolosa e in crescita, leclassi di catechismo si moltiplicavano, le strutture erano insuffi-cienti. Don Nicola curò il completamento della chiesa e la costru-zione della scuola materna. Erano gli anni del Concilio Vaticano II e quelli cosiddetti del dopo-concilio. Don Nicola si trovò a guidare la parrocchia nella scopertadi una ecclesialità dimenticata e di una liturgia rinnovata. Cresceva l’impegno nella catechesi; i fedeli erano chiamati e coin-

Mons. Nicola Milella

NELLA PACE DEL SIGNOREDOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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volti ad approfondire il messaggio evangelico. Cresceva – in varieforme - l’esperienza associativa, specialmente dei giovani: l’AzioneCattolica, gli Scout; il Centro Volontari della Sofferenza. Venne costituito il Consiglio pastorale parrocchiale; la parrocchiainiziava a riconoscersi come comunità ecclesiale. Non erano sempreoperazioni indolori. Don Nicola prese elegantemente le distanzedalla politica. Secondo le indicazioni del Concilio, furono ristrut-turati gli spazi liturgici: si realizzò il battistero, la balaustra ancornuova fu rimossa, l’altare maggiore settecentesco fu spostato. Nontutti apprezzarono, ma don Nicola – sostenuto dall’arcivescovoNicodemo – fu tenace.Il lavoro continuò nella parrocchia di S. Ferdinando. Anche qui c’e-rano opere materiali da compiere: la cancellata a protezione delsagrato, la piattaforma mobile per l’accesso dei disabili, l’acquistodella casa canonica (che non avrebbe mai usato).Anche qui c’erano gruppi e associazioni da seguire, e una comunità checon la sua guida passava da una pratica tradizionale ad una vita di fedevissuta anche nel lavoro quotidiano, nella vita familiare, nel sociale.Gli incontri comunitari invernali ed estivi – sotto forma di vacanza,ma intensi nella preghiera e nella catechesi – rafforzavano nell’ami-cizia, nella collaborazione e soprattutto nella crescita spirituale.Dopo il 2006, terminato il servizio di parroco, e fino al terminedella sua buona battaglia, il 21 novembre del 2012, don Nicola hacontinuato ad essere un riferimento per tanti fedeli che gli eranorimasti vicini. Le date e i fatti raccontano, ma non spiegano. È necessario leggeretra le righe della vita di questo sacerdote “inedito”, come lo ha defi-nito l’Arcivescovo nella messa di esequie.Don Nicola è stato un uomo di preghiera. Il suo esempio era pertutti una testimonianza e un invito a cercare l’incontro con ilSignore. È stato un fedele strumento del perdono di Dio: era sem-pre disponibile nel confessionale per l’ascolto, l’incoraggiamento,l’invito ad accogliere con gioia la misericordia del Signore. È statoun uomo di discernimento: nella direzione spirituale, il dono pre-zioso era il rispetto della libertà di ciascuno e la serenità, la fede el’amore per la preghiera che trasmetteva con il suo esempio. Il cari-sma di don Nicola si esprimeva anche nella cura paterna dei diaco-ni a lui affidati per il cammino di preparazione al sacerdozio.

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NELLA PACE DEL SIGNORE

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Sapeva parlare e amava raccontare, ma le sue omelie erano sobrie;introduceva nel mistero, ma lasciava spazio all’incontro personalecon il Signore. L’austerità della persona, ma anche il suo fondamentale ottimismoe la capacità di vedere il bene nascosto non erano solo un tratto dicarattere, ma attingevano alla spiritualità di Padre Charles deFoucauld, una spiritualità incentrata sul nascondimento e sullacontemplazione di Gesù, che don Nicola ha saputo vivere fino allafine della sua vita.

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In memoria di mons. Nicola Milelladi mons. Luciano Bux,

vescovo emerito di Oppido Mamertina-Palmi

Il giorno della liturgia funebre di don Nicola a S. Ferdinando,l’Arcivescovo dopo la sua omelia invitò anche me a dire qualcheparola di commiato a colui nella cui parrocchia avevo iniziato ilmio ministero sacerdotale e poi per tanti anni, quando ero incari-cato dell’A.C. diocesana, ero rimasto senza nomina come collabo-ratore pastorale.Il lungo servizio sacerdotale vissuto insieme è servito ad entrambi.Non abbiamo mai avuto le stesse concezioni o idee pastorali con-crete, ma sulle diversità ha prevalso la stessa riconoscenza alSignore per la vocazione e quindi il comune riferirci, sì al Vangelo,ma più ancora a Gesù che ogni giorno incontravamo nell’Euca-restia. E per questo ci fidavamo l’uno dell’altro nel medesimo con-testo parrocchiale, e tanti laici ne erano felici.L’umore di don Nicola, tipicamente barese come la sua famiglia,veniva fuori quando meno te l’aspettavi con una battuta che toglie-va ogni contenzioso a ciò che si stava trattando e riconducevaprima al buon senso e, poi, sempre alla fraternità evangelica. Era unprocedimento davvero di buon Pastore.C’erano anche laici che non lo comprendevano, specie quandoerano convinti di avere ragione nelle loro proposte, non semprecondivise né da don Nicola né da me. Questo lo addolorava, manon desisteva dal riferimento alle sue convinzioni, che spesso pro-venivano dalle indicazioni pastorali di papa Giovanni XXIII e deisuoi successori.Tante altre cose potrei dire di questo sacerdote, come ho già dettonel mio commiato alla presenza dell’Arcivescovo, ma ritengo chedon Nicola Milella sia stato uno dei migliori preti della nostraDiocesi ai nostri tempi. Per chi non lo ha conosciuto di personaforse può bastare, per chi lo ha frequentato si aggiungono le espe-rienze personali.

+ Luciano Bux

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NELLA PACE DEL SIGNORE

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Mons. Gaetano Barracane

Gaetano Barracane nacque il 7 settembre 1930 a Bari. Fu battezza-to nella nascente parrocchia di S. Giuseppe e nella stessa ricevette ilsacramento della confermazione. All’età di 13 anni entra nel Semi-nario Arcivescovile di Bari dove frequenta la scuola media e il gin-nasio. Successivamente frequenta il Pontificio Seminario Regionale“Pio XI” di Molfetta, dove compie gli studi filosofici e teologici. Il10 luglio 1955 nella chiesa Cattedrale è ordinato sacerdote damons. Enrico Nicodemo. Esercita da subito il suo ministero sacer-dotale come vicario cooperatore in Cattedrale. L’esperienza si arricchisce dell’insegnamento di religione e di assi-stente spirituale della G.I.A.C. Entra a far parte del Capitolo Metro-politano come mansionario ricevendo l’ufficio di cerimoniere. Lasua sensibilità liturgica è coadiuvata dagli studi presso il CollegioLeoniano di Roma con un corso quadriennale di Sacra Liturgia. Lariforma liturgica sancita dal Concilio Vaticano II con la costituzio-ne Sacrosantum Concilium del 1963 costituirà un impegno da perse-guire nel suo ministero sacerdotale, con la vice presidenza dellaCommissione liturgica diocesana e successivamente la scelta dimons. Nicodemo di istituire un Ufficio liturgico diocesano e porrecome primo direttore mons. Barracane. Diventa assistente ecclesia-stico della Unione Diocesana Sacristi di Bari nel 1970 per la duratadi un decennio. Negli anni 1971-72 frequenta la Facoltà Teologicadella Pontificia Università san Tommaso sez. aggregata di Bari doveconsegue il titolo della Licenza. Nel 1975 mons. Anastasio Balle-strero gli confermerà la nomina di direttore dell’Ufficio liturgicodiocesano. L’ingresso di padre Mariano Magrassi in diocesi gli daràoccasione di poter realizzare un Museo Diocesano di arte sacra inBari, grazie alla disponibilità di ambienti concessi nel palazzo arci-vescovile, di quelle che erano le sale di rappresentanza. Il 7 giugno1981 avviene l’istituzione del Museo e mons. Barracane ne è il diret-tore. Sono anni di lavoro intenso nel recuperare materiale da chie-

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se, specialmente della città vecchia, opere d’arte ed arredi sacri instato di abbandono. Nel 1983 consegue la laurea di dottore in let-tere nella Università degli Studi di Bari. Nel 1984 riceve il titolo onorifico di prelato d’onore di Sua Santitàe nel 1985 diviene Cavaliere dell’Ordine del Santo Sepolcro diGerusalemme, dando così assistenza spirituale all’Ordine. Nel 1987diventa padre spirituale dell’arciconfraternita di S. Michele e retto-re della chiesa omonima, con lo scopo di promuoverla.Mons. Magrassi, nel ristrutturare l’Ufficio liturgico, lo riconfermadirettore dell’Ufficio liturgico con funzioni di coordinamento eresponsabile dell’arte sacra. In tale nomina gli viene anche dato l’in-carico di cerimoniere arcivescovile. L’approfondimento teologico gli farà conseguire il titolo di dottorein sacra teologia presso l’Istituto Teologico Ecumenico Patristico S.Nicola di Bari. Nel 1990 viene designato canonico della Basilica Cat-tedrale. Mons. Magrassi lo rende membro del Collegio dei Consultoridal 1990 sino 1995. Nel 1994 viene costituita la Consulta diocesanaper i beni culturali e mons. Barracane è nominato presidente pro-tempore della commissione che riguarda anche il Museo e la Biblio-teca Diocesana. È vice-presidente nella nuova Commissione diocesa-na per i beni culturali ecclesiastici istituita nel 1997. Diversi sono iriconoscimenti ufficiali ricevuti: il titolo di commendatore dell’Or-dine del Santo Sepolcro, l’attestato di benemerenza per l’impegnoprofuso a servizio dell’unità dei cristiani da parte dell’Istituto teolo-gico ecumenico “S. Nicola”, la palma di Gerusalemme in argento.Mons. Barracane ha accompagnato la vita di tanti giovani studentisia nei 36 anni d’insegnamento della religione cattolica che nei 30anni di conduzione del museo diocesano. Tra i suoi scritti: Le chiese diBari antica, Bari 1989; Gli Exultet di Bari, Bari 1994; Gli Exultet dellaCattedrale di Bari,Bari 1994; Le tele delle chiese di Bari antica, Bari 1998; IlMuseo Diocesano, Bari 2005.Il 22 settembre 2011, a motivo delle sue condizioni di salute e di età,è sollevato da ogni incarico pastorale. Il 15 dicembre 2012 nei vespridella domenica Gaudete muore in casa circondato dall’affetto deisuoi cari. Il 17 dicembre 2012 nella chiesa Cattedrale di Bari vengo-no celebrate le esequie da S.E. l’arcivescovo mons. Francesco Cacuc-ci, con un ricordo grato per chi ha servito con «signorilità e grandededizione» la Chiesa e quattro dei suoi arcivescovi.

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1 – Al mattino, presso la parrocchia Ognissanti in Valenzano,celebra la S. Messa per la festa dei Titolari.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Maria del Fonte in BariCarbonara, celebra la S. Messa per l’ingresso del nuovo par-roco don Domenico Chiarantoni.

2 – Al mattino, nella chiesa del Cimitero monumentale in Bari,celebra la S. Messa per la Commemorazione di tutti i fedelidefunti.

– Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la Com-memorazione di tutti i fedeli defunti.

3 – Alla sera, presso la parrocchia Maria SS. del Rosario in S.Francesco da Paola in Bari, celebra la S. Messa per l’ingressodel nuovo parroco don Paolo Sangirardi.

4 – Al mattino, presso il Sacrario dei Caduti d’Oltremare inBari, celebra la S. Messa per la Commemorazione dei Cadutidelle Forze Armate.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Maria delle Grazie inCasamassima, celebra la S. Messa e amministra le Cresime.

6 – Al mattino, presso l’Hotel Parco dei Principi in Bari, celebrala S. Messa per i partecipanti al Convegno degli Economidiocesani.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Lorenzo in Valenzano, tienela catechesi comunitaria sull’Anno della fede.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVODOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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7 – Al mattino, presso l’aula magna “Aldo Cossu” dell’Univer-sità degli studi di Bari, saluta i partecipanti al Convegnoorganizzato dall’Associazione “La Bottega dell’orefice”.

– Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario regionale “PioXI” in Molfetta, incontra i seminaristi teologi.

8-11 – Visita pastorale alla parrocchia S. Giuseppe Moscati inTriggiano.

13 – Al mattino, nella cripta della Cattedrale, celebra la S. Messaper i vescovi defunti.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Rita in Bari-Ceglie del Campo,tiene la catechesi comunitaria sul Concilio Vaticano II.

15 – Al mattino, a Foggia, presiede i lavori della Conferenza Epi-scopale Pugliese.

– Alla sera, presso l’Oasi diocesana S. Martino in Bari, incon-tra i diaconi e parla sull’Anno della fede.

16 – Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano delle Murge,partecipa al ritiro del clero.

– Alla sera, presso l’aula sinodale “Mariano Magrassi” in Bari,presiede l’assemblea delle aggregazioni laicali della diocesi:relaziona il prof. Giuseppe Micunco sulla nota pastorale deiVescovi pugliesi sui laici: “Per fede... Aldo Moro, per fede…Giovanni Modugno”.

17 – Al pomeriggio, in Cattedrale, celebra la S. Messa e ammini-stra le cresime ai ragazzi della parrocchia PreziosissimoSangue in S. Rocco di Bari.

18 – Alla sera, nella Cattedrale di Conversano, in occasione dellaSettimana della fede in preparazione alla festa di san Flavia-no, celebra la S. Messa considerando “La Chiesa: progetto diDio, Maestro di amore (LG 1, 8)”.

20 – Al pomeriggio, presso il monastero di S. Giuseppe in Bari,presiede alla elezione della nuova Priora.

21 – Al mattino, presso la Legione dei Carabinieri in Bari, celebrala S. Messa per la festa della “Virgo fidelis”, patrona del-l’Arma.

22 – Al pomeriggio, presso la parrocchia S. Ferdinando in Bari,celebra la S. Messa esequiale di mons. Nicola Milella.

22-25 – Visita pastorale alla parrocchia S. Maria Veterana inTriggiano.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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26 – Alla sera, presso la parrocchia S. Caterina d’Alessandria inBitonto, celebra la S. Messa e amministra le cresime per l’i-nizio dell’Anno giubilare e la festa della Titolare.

27 – Alla sera, presso la parrocchia Cattedrale, guida la letturadel film di Ann Hui “A Simple Life”.

28 – Al pomeriggio, presso l’aula magna “Mons. Enrico Nicode-mo”, presiede l’inaugurazione dell’anno accademico dell’I-stituto superiore di Scienze religiose “Odegitria”, con la rela-zione di mons. Domenico Amato, direttore dell’Istituto, e laprolusione accademica del prof. mons. Piero Coda, ordinariodi Teologia Sistematica e Preside dell’Istituto UniversitarioSophia di Loppiano (Fi) sul tema Per un rinnovamento dellacoscienza sinodale del Popolo di Dio. A cinquant’anni dall’inizio delConcilio Vaticano II.

29 – Alla sera, presso la parrocchia Cristo Re in Bitonto, tiene lacatechesi alla comunità su: Concilio Vaticano II e Catechi-smo della Chiesa Cattolica.

30 – Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, presiede i lavoridel Consiglio Presbiterale diocesano.

– Al pomeriggio, presso l’aula “Mons. Enrico Nicodemo”, parte-cipa al convegno sul 25° anniversario del “Documento di Bari”.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Andrea in Bari, celebra la S.Messa per la festa del Titolare.

Dicembre 2012

1 – Alla sera, presso la parrocchia S. Maria Assunta in Cassanodelle Murge, celebra la S. Messa per il 25° anniversario del-l’ordinazione sacerdotale di don Rocco D’Ambrosio.

2 – Alla sera, presso la parrocchia Preziosissimo Sangue in S.Rocco, celebra la S. Messa per l’ingresso del nuovo parrocodon Domenico Parlavecchia, C.P.P.S.

3 – Alla sera, presso la parrocchia Spirito Santo in Palo delColle, tiene la lectio divina per i giovani di A.C.

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4 – Al mattino, presso il Comando provinciale dei Vigili delFuoco, celebra la S. Messa per la festa di S. Barbara, patronadel Corpo dei Vigili del Fuoco.

5 – Al mattino, presso la sede della Curia, incontra i direttoridegli Uffici di Curia e i vicari zonali.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Cecilia in Bari, celebra la S.Messa.

6 – Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, presiede la concelebra-zione eucaristica per la festa del Santo Patrono.

7 – Al mattino, presiede la riunione della Commissione dell’Al-to Patronato della Facoltà Teologica Pugliese.

– Alla sera, in Cattedrale celebra la S. Messa per l’ordinazione dia-conale in vista del presbiterato di Alessandro Decimo D’An-gelo, Alfredo Gabrielli, Nicola Simonetti e Gerri Zaccaro.

8 – Al mattino, nella Concattedrale di Bitonto, celebra la S.Messa per la festa della Patrona, Maria SS. Immacolata.

– Alla sera, presso la parrocchia Immacolata in Modugno,celebra la S. Messa per la festa della Titolare e successiva-mente benedice le nuove vetrate.

9 – Al mattino, presso la parrocchia S. Ferdinando in Bari, cele-bra la S. Messa.

10 – Alla sera, presso la parrocchia Redentore in Bari, celebra laS. Messa in suffragio del prof. Enrico Lozupone.

11 – Al mattino, presso la sede del Liceo classico “Orazio Flacco”in Bari, partecipa alla presentazione del libro del prof. Mar-co Pesola Il profumo di Dio. Successivamente, in Episcopio,presiede il Consiglio di amministrazione della Biblioteca“G. Ricchetti”.

– Alla sera, presso la parrocchia Redentore in Bari, introducela Settimana della Fede.

12 – Al mattino, presso il Pontificio Seminario regionale Pio XI inMolfetta, presiede i lavori della Conferenza Episcopale Pugliese.

13 – Al mattino, presso il Politecnico di Bari, celebra la S. Messae partecipa alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno acca-demico.

13-16 – Visita pastorale alla parrocchia SS. Crocifisso in Triggiano.14 – Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano delle Murge,

partecipa al ritiro del clero.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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– Successivamente incontra il Collegio dei Consultori.16 – All’alba, presso il porto di Monopoli, presenzia all’approdo

dell’icona della Madonna della Madia, partecipa alla pro-cessione e celebra la S. Messa in Cattedrale.

17 – Al pomeriggio, in Cattedrale, celebra la S. Messa esequiale dimons. Gaetano Barracane.

18 – Alla sera, presso Villa Romanazzi Carducci, incontra i mem-bri del Rotary Club in occasione del Natale.

19 – Al mattino, presso l’Ospedale “S. Paolo”, incontra i malati ecelebra la S. Messa. Successivamente, presso la Curia arcive-scovile, scambia gli auguri natalizi con i curiali.

– Alla sera, presso la parrocchia Buon Pastore in Bari, benedi-ce il Crocifisso.

20 – Al mattino, presso il Palazzo della Provincia in Bari, celebrala S. Messa in preparazione al Natale.

– Al pomeriggio, presso il Liceo Scientifico “Arcangelo Scac-chi” in Bari, incontra docenti e studenti in occasione delNatale.

– Alla sera, nell’auditorium diocesano della Vallisa, assiste alconcerto di Natale con l’orchestra giovanile “La bottega del-l’armonia” e il coro polifonico “Ottavio De Lillo” diretti dalm.° Bepi Speranza.

21 – Al mattino, presso la Capitaneria di Porto di Bari, celebra laS. Messa in preparazione al Natale.

– Al pomeriggio, presso la Casa Circondariale di Bari, celebrala S. Messa per i detenuti e il personale carcerario.

22 – Al mattino, in Cattedrale, scambia gli auguri natalizi con ilCapitolo Metropolitano Primaziale. Successivamente, pres-so l’Ospedale oncologico “Giovanni Paolo II”, celebra la S.Messa in preparazione al Natale con i malati e il personalemedico e paramedico.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Croce in Bari, celebra la S. Messaper l’ordinazione presbiterale del diacono Nicola Flavio Santulli.

23 – Al mattino, nella chiesa del Gesù in Bari vecchia, celebra laS. Messa.

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24 – In Cattedrale, celebra la S. Messa della notte del Natale delSignore.

25 – Al mattino, nella Concattedrale di Bitonto, celebra la S.Messa del Giorno del Natale del Signore.

26 – Alla sera, presso la parrocchia S. Lucia in Gioia del Colle,celebra la S. Messa per il 25° anniversario della Dedicazionedella chiesa.

27 – Al mattino, presso il Circo Lidia Togni al Lungomare Vit-torio Veneto in Bari, celebra la S. Messa e benedice la cap-pella allestita nella nuova struttura del circo.

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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIOLettera in forma di motu proprio per la prevenzione e il contrasto

delle attività illegali in campo finanziario e monetario 7

Discorso in occasione dell’apertura dell’anno giudiziariodel Tribunale della Rota Romana 9

Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali:Silenzio e parola: cammino di evangelizzazione 167

Discorso in occasione del Corso sul foro internoorganizzato dalla Penitenzieria Apostolica 171

Discorso all’Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana 311

Discorso in occasione del 50° anniversario dell’istituzionedella Facoltà di Medicina e Chirurgia del Policlinico “A. Gemelli” 317

Messaggio in occasione del 450° anniversario della fondazionedel monastero di San José in Avila e dell’inizio della riforma del Carmelo 415

Messaggio in occasione della VI Assemblea ordinariadel Forum internazionale di Azione Cattolica 419

Udienza generale del 10 ottobre 2012 sul 50° anniversariodel Concilio Vaticano II 495

Omelia nella S. Messa per l’apertura dell’Anno della fede 501

Omelia nella S. Messa per la conclusione del Sinodo dei Vescovi 507

Lettera apostolica in forma di motu proprio De caritate ministranda 615

Messaggio per la Giornata mondiale della gioventù 625

Messaggio per la Giornata mondiale della pace 637

Indice generale dell’annata 2012

INDICE GENERALEDOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Page 127: Bollettino Diocesano Novembre-Dicembre 2012

DOCUMENTI DELLA SANTA SEDECongregazione per la dottrina della fede

Nota con indicazioni pastorali per l’Anno della fede 423

SINODO DEI VESCOVIXIII Assemblea generale ordinaria sulla nuova evangelizzazione

Messaggio al popolo di Dio 649

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANAConsiglio Permanente

Comunicato dei lavori della sessione invernale(Roma, 23-26 gennaio 2012) 15

Nota sull’accesso alle chiese 21

Comunicato finale dei lavori della sessione primaverile(Roma, 26-29 marzo 2012) 175

LXIV Assemblea generale (Roma, 21–25 maggio 2012)Comunicato finale dei lavori 32

Comunicato finale dei lavori della sessione autunnale(Roma, 24-27 settembre 2012) 513

Presidenza CEIMessaggio per la Giornata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore 181

Messaggio per l’insegnamento della religione cattolica 669

CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE“Cristiani nel mondo. Testimoni di speranza”.

Nota pastorale dopo il terzo Convegno Ecclesiale PuglieseI laici nella Chiesa e nella società pugliese, oggi 331

Commissione Regionale di Pastorale LiturgicaLa nuova edizione italiana del rito delle esequie 439

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTOXXV ANNIVERSARIO DELL’ORDINAZIONE EPISCOPALE

DI S.E. MONS. FRANCESCO CACUCCIIl XXV anniversario dell’Ordinazione episcopale

di S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari–Bitonto 297

Indirizzo di saluto del Vicario generale mons. Domenico Ciavarella 299

Omelia nella S. Messa per il XXV anniversario di episcopato 301

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INDICE GENERALE

Messaggio di benedizione del Santo Padre Benedetto XVI 304

Dio ti ha avvolto nel suo Amore di mons. Domenico Ciavarella 306

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVODecreto di attribuzione delle somme dell’8 per mille IRPEF 23

Decreto di costituzione del nuovo Consiglio Presbiteralediocesano per il quinquennio 2011-2016 27

Cerca e troverai:Lettera alla Chiesa locale nel IV centenario del Seminario diocesano 31

Saluto all’inaugurazione dell’anno giudiziario delTribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese (Bari, 10 marzo 2012) 185

Meditazione al clero nel lunedì santo: Spiritualità e pastorale nell’epoca del web(Oasi S. Maria, Cassano Murge, 2 aprile 2012) 189

Decreto costitutivo del nuovo Consiglio Pastorale diocesano 445

Relazione all’Assemblea diocesana per l’anno pastorale 2012-2013:“Cristo, Alfa e Omega”. La Veglia pasquale come cammino di fede e impegno

alla testimonianza (Bari, 19 settembre 2012) 525

Indirizzo di saluto alla cerimonia di inaugurazione dellaFacoltà Teologica Pugliese (Basilica S. Nicola, 24 ottobre 2012) 543

Decreto di attribuzione delle somme per l’8 per mille IRPEF 671

Relazione al Convegno dell’Ufficio nazionale CEIper i problemi sociali e il lavoro: Educazione alla fede e contesti di vita

(Bari, 25 ottobre 2012) 675

NOMINE PONTIFICIEDon Angelo Romita nominato Cappellano di Sua Santità 55

Nomina di don Andrea Palmieri a Sottosegretario del Pontificio Consiglioper la Promozione dell’Unità dei cristiani e a Cappellano di Sua Santità 523

CURIA METROPOLITANA

Vicariato generaleLe visite vicariali 57

CancelleriaSacre ordinazioni e decreti 63, 199,

361, 451,545, 685

Comunicato circa la concessione di indulgenze durante l’Anno della Fede 549

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Ufficio per le cause dei santiPresentazione di Un cammino di santità, primo volume degli scritti

della Serva di Dio Madre Teresa di Gesù (Gimma), O.C.D.: 201

Un cammino di santità tra la resistenza e la resadi p. Luigi Gaetani, O.C.D. 202

Intervento di S.E. mons. Vito Angiuli,vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca 207

Commento biblico del prof. Giuseppe Micunco 215

Chiusura dell’istruttoria per l’eroicità delle virtù e la fama di santitàdella Serva di Dio Madre Teresa di Gesù (Gimma), O.C.D. 363

Settore Presbiteri. Ufficio PresbiteriLa Giornata di santificazione sacerdotale:

La sfida dell’educazione alla fede: relazione di mons. Mariano Crociata(Cassano Murge, 15 giugno 2012) 365

L’esperienza di formazione dei preti giovani a Berlino 453

Settore Diaconato e ministeri istituitiRelazione sulle attività dell’anno pastorale 2011-2012 455

Settore Vita consacrataL’esperienza delle adorazioni eucaristiche nel Monastero S. Giuseppe in Bari 377

Settore Laicato. Ufficio LaicatoLe attività dell’Ufficio Laicato e della Consulta delleAggregazioni Laicali nell’anno pastorale 2011–2012 381

Settore Laicato. Ufficio FamigliaVocazione e progetto di vita: relazione

del prof. Giuseppe Micunco, direttore Settore Laicato 87

Settore Laicato. Consulta delle Aggregazioni laicaliAssemblea del 16 novembre 2012

Relazione del prof. Giuseppe Micunco, direttore del Settore Laicato:Per fede Aldo Moro… per fede Giovanni Modugno 691

Settore Evangelizzazione. Ufficio catechisticoIl Convegno catechistico regionale 461

Settore Evangelizzazione. Uffici: Catechistico, Comunicazioni sociali.Missionario, Tempo libero e sport, Chiesa e mondo della cultura Incontri di formazione per catechisti e operatori pastorali

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INDICE GENERALE

L’animatore biblico. Identità, competenze, formazione:relazione di don Carlo Lavermicocca 69

Incontri di formazione per catechisti e operatori pastorali: 551La fede: un percorso generativo ed educativo: relazione di p. Luigi Gaetani, O.C.D. 557

Settore Evangelizzazione. Ufficio MissionarioCerimonia di premiazione del Concorso missionario “Don Franco Ricci” 385“Ho creduto perciò ho parlato”. La Giornata missionaria mondiale 2012 577

Quale missionarietà senza il Concilio Vaticano II?di don Ambrogio Avelluto, direttore dell’Ufficio Missionario 687

Ufficio LiturgicoNorme liturgiche per i fotografi.

Servizio dei fotografi in chiesa durante le celebrazioni liturgiche.Indicazioni per un adeguato comportamento 221

Uffici: Liturgico, Arte sacra,Musica sacra, Museo diocesano“Notti sacre...” e fu sera e fu mattino 581

CONSIGLI DIOCESANIConsiglio Presbiterale diocesano

Verbale della riunione del 9 dicembre 2011:Verbale dell’elezione del nuovo Consiglio Presbiterale

diocesano per gli anni 2011-2016 95

Verbale della riunione del 20 gennaio 2012 105Consiglio Pastorale diocesano

Verbale della riunione del 22 febbraio 2011 111Allegato: Comunità e scuola, Relazione del direttore

dell’Ufficio Scuola don Nicola Monterisi 117

Verbale della riunione del 31 maggio 2011 129Allegato: Comunicazione sulle proposizioni finali del III ConvegnoEcclesiale Regionale “I laici nella Chiesa e nella società pugliese, oggi”

a cura del prof. Giuseppe Micunco, direttore Ufficio Laicato 131

SEMINARIO ARCIVESCOVILEIl IV centenario del Seminario arcivescovile (1612-2012) 231

TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESEInaugurazione dell’anno giudiziario (10 marzo 2012)

Relazione del Vicario giudiziale mons. Luca Murolo 235

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Page 131: Bollettino Diocesano Novembre-Dicembre 2012

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”Inaugurazione dell’anno accademico 2011-2012:

Relazione del direttore dell’Istituto mons. Domenico Amato 135Inaugurazione dell’anno accademico 2012-2013:

Relazione del direttore dell’Istituto mons. Domenico Amato 715

VICARIATIII Vicariato

Tavola rotonda sul tema “Domenica: lavoro sì, lavoro no”(Bari, Camera di Commercio, 19 ottobre 2012) 587

PARROCCHIES. Maria La Porta (Palo del Colle)

Il centenario di fondazione dell’Associazione parrocchialedi Azione Cattolica “S. Francesco di Assisi” 591

FONDAZIONE S. NICOLA E SS. MEDICI - FONDO DI SOLIDARIETÀ ANTIUSURARelazione socio-pastorale del Presidente mons. Alberto D’Urso 243

IL CENTRO STUDI STORICI DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO 475

PUBBLICAZIONI 143, 279,389, 595

NELLA PACE DEL SIGNOREpadre Vigilio Suma, O.F.M. Cap. 151

mons. Giovanni Tomasicchio 401

don Giacinto Ardito 481

mons. Nicola Milella 723

In memoria di mons. Nicola Milelladi mons. Luciano Bux, vescovo emerito di Oppido Mamertina-Palmi 726

mons. Gaetano Barracane 727

DARIO DELL’ARCIVESCOVOGennaio 2012 153

Febbraio 2012 155

Marzo 2012 281

740

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INDICE GENERALE

Aprile 2012 283

Maggio 2012 403

Giugno 2012 405

Luglio 2012 483

Agosto 2012 484

Settembre 2012 603

Ottobre 2012 605

Novembre 2012 729

Dicembre 2012 731

741

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ANNOTAZIONI

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Page 136: Bollettino Diocesano Novembre-Dicembre 2012

Bollettino DiocesanoArcidiocesi di Bari - Bitonto • Largo S. Sabino, 7 • 70122 BariArcivescovado: Tel.: 080 5214166Curia Metropolitana: Tel.: 080 5288111

Fax: 080 5244450 • 080 5288250www.arcidiocesibaribitonto.it • e-mail: [email protected]

Anno LXXXVIII n. 6 Novembre - Dicembre 2012

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Registrazione Tribunale di Barin. 1272 del 26/03/1996Spedizione in abbonamento postalecomma 20/c art. 2 L. 662/96Filiale di Bari