Bollettino Diocesano Novembre-Dicembre 2010

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Anno LXXXVI n. 6 Novembre - Dicembre 2010 Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 Spedizione in abbonamento postale comma 20/c art. 2 L. 662/96 Filiale di Bari

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Atti ufficiali e attività pastorali dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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Anno LXXXVI n. 6 Novembre - Dicembre 2010

Registrazione Tribunale di Barin. 1272 del 26/03/1996Spedizione in abbonamento postalecomma 20/c art. 2 L. 662/96Filiale di Bari

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996

ANNO LXXXVI - N. 6 - Novembre - Dicembre 2010

Redazione e amministrazione:Curia Arcivescovile Bari-BitontoP.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: [email protected]

Direttore responsabile:Giuseppe Sferra

Direttore:Gabriella Roncali

Redazione:Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea,Bernardino Simone, Francesco Sportelli

Gestione editoriale e stampa:Ecumenica Editrice scrl - 70123 Bari - Tel. 080.5797843 - Fax 080.9190596

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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI S.E. MONS. VITO ANGIULI,VESCOVO DI UGENTO-S. MARIA DI LEUCA 711

Omelia di S.Ecc. Mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto 712

«In laudem gloriae». Ringraziamenti di S.Ecc. Mons. Vito Angiuli,vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca 715

Descrizione dello stemma episcopale di S.E. Mons. Vito Angiuli 721

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO

Messaggio ai partecipanti alla LXII Assemblea generale dei vescovi italiani 725

Discorso alla Curia romana 731

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Comunicato finale dei lavori della LXII Assemblea generale 741Messaggio della Presidenza per l’insegnamento della religione cattolica 749

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

Decreto di attribuzione delle somme dell’8 per mille IRPEF 751

CURIA METROPOLITANA

CancelleriaSacre ordinazioni e decreti 755

Settore Laicato. Assemblea CDAL“Chiesa e Mezzogiorno”: intervento di Vito Micunco, direttore

dell’Ufficio Mondo sociale e del lavoro, in preparazioneal Convegno regionale sul laicato 759

SOMMARIO

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CONSIGLI DIOCESANI

Consiglio Presbiterale diocesanoVerbale della riunione del 21 ottobre 2010 767

FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE

Nel vuoto di ragione anche la fede ci perde:il Convegno della Facoltà Teologica Pugliese 771

ISTITUTO DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”Inaugurazione dell’anno accademico 2010-2011

“A Cesare e/o a Dio. Riflessioni teologiche sulla laicità”:prolusione del prof. Giuseppe Lorizio 777

Relazione introduttiva sulle attività dell’Istituto 800

PUBBLICAZIONI 809

NELLA PACE DEL SIGNORE

Don Giuseppe Di Mauro 815

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

Novembre 2010 819Dicembre 2010 821

INDICE GENERALE DELL’ANNATA 825

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La sera di sabato 4 dicem-bre 2010, I Vespri della IIDomenica di Avvento,nella Cattedrale di Bari, S.Ecc. Mons. Vito Angiuli,Vescovo eletto di Ugento-S. Maria di Leuca, e giàPro Vicario generale dellanostra Arcidiocesi, duran-te una solenne concele-

brazione eucaristica ha ricevuto l’ordinazione episcopale. Presenti S.Em. il signor Cardinale Salvatore De Giorgi e il Nunzio ApostolicoS. Ecc. Mons. Bruno Musarò, la celebrazione è stata presieduta daS. Ecc. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo Metropolita di Bari-Bitonto, Presidente della Conferenza Episcopale Pugliese, che è statoanche il consacrante principale, assistito dai conconsacranti S. Ecc.Mons. Benigno Papa, Arcivescovo Metropolita di Taranto, e S. Ecc.Mons. Domenico D’Ambrosio, Arcivescovo Metropolita di Lecce.L’eletto è stato presentato dall’Amministratore diocesano di Ugento-S. Maria di Leuca, mons. Gerardo Antonazzo. Hanno assistito al ritodi ordinazione numerosi arcivescovi e vescovi; hanno concelebratonumerosi sacerdoti, molti dei quali appartenenti alla diocesi diUgento-S. Maria di Leuca, ed erano presenti diaconi permanenti,seminaristi, consacrati, consacrate e fedeli laici.

Ordinazione episcopaledi S.E. Mons. Vito Angiuli,

Vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca*

ORDINAZIONE EPISCOPALE

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

Fotografie di Michele Cassano.

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Omelia nella Messa di Ordinazione Episcopale

“Amicus sponsi”, amico dello sposo, così chiama il vescovo il santopastore e dottore Agostino (Serm. 46,30). Ti auguro, carissimo donVito, di farti illuminare, in tutta la tua vita e nel tuo ministero, dallatestimonianza del vescovo di Ippona. Di lui «un po’ tutti nella chiesaci sentiamo discepoli e figli» (Giovanni Paolo II).“Amico dello sposo”: così soprattutto vorrei che ti considerassi inquesto giorno solenne e decisivo della tua vita.Ben sai che quest’immagine di “amico dello sposo” appartiene aGiovanni Battista, la cui «voce» potente risuona con forza in questaassemblea nel tempo dell’Avvento. Prima di essere «gettato in pri-gione» (Gv 3,24), «sul finire della sua missione» (At 13,25), ilPrecursore, nel racconto dell’evangelista Giovanni, pronuncia le sueultime parole, che hanno quasi valore di testamento: «Voi stessi mi

siete testimoni che ioho detto “non sono ioil Cristo”, ma “sonostato mandato avantia lui”» (Gv 3,28). Ascolta ancora la«voce» del Battista cheti prepara ad accoglie-re la grazia del sommosacerdozio: «lo sposo ècolui al quale appartie-ne la sposa; ma l’amicodello sposo, che è pre-sente e l’ascolta, esultadi gioia alla voce dellosposo. Ora questa miagioia è piena. Lui devecrescere, io, invece, di-minuire» (Gv 3,29-30).Le ultime parole diGiovanni Battista oggi

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ORDINAZIONE EPISCOPALE

devono diventare tue. Ancor più da oggi Lui, il Cristo, deve cresce-re e tu diminuire. Cristo è l’unico Sposo della Sua Chiesa.Quando, tra breve, ti consegnerò l’anello, mettendolo nel dito anu-lare della tua mano destra, ti dirò: «Ricevi l’anello, segno di fedeltà,e nell’integrità della fede e nella purezza della vita custodisci laSanta Chiesa, sposa di Cristo».Se Cristo è lo Sposo e la Chiesa è la sua Sposa, S. Agostino insiste nel dirti:«Anche l’Apostolo (il vescovo) è amico dello sposo, anch’egli è zelante,non per sé, ma per lo sposo» (Commento al Vangelo di Giovanni, XIII,12).Nel clima intenso di questa santa liturgia, risuonino rivolte a te leparole di commento di un antico scrittore sacro: «Ascolta lo sposoche parla d’amore con la sposa e all’udire la sua voce sii colmo digioia. Rallegrati al vedere come lo sposo ama la sua sposa e come dalei è amato» (Teofilatto).Tu, come vescovo, sei chiamato in modo singolare a partecipare almistero nuziale del Cristo e della Chiesa. A te è da oggi affidata lasposa di Cristo, la chiesa che è in Ugento–S. Maria di Leuca, la chie-sa che devi custodire e difendere, consegnandola pura e immacola-ta agli occhi dello Sposo.Ricordalo sempre: Cristo è lo Sposo, tu ne sei l’amico discreto efedele. Tu, come il Battista, sei «la voce che passa» per lasciare spa-zio all’unico Buon Pastore, perché le pecore ascoltino la Sua voce esi nutrano della Sua Parola.Perché la tua gioia sia piena. La gioia che ti auguriamo in un mini-stero episcopale lungo e fecondo.

L’ufficio primario del Battista non è quello di battezzare, ma di indicareil Cristo, che - come è stato appena proclamato - «battezzerà in SpiritoSanto e fuoco». Questa promessa trova il suo compimento a Pentecoste:«Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posaronosu ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo» (At 2,3-4).Abbiamo col Veni Creator invocato lo Spirito Santo «datore dei settedoni», profeticamente annunciato da Isaia nella prima lettura diquesta liturgia. Non si tratta di ricevere con l’episcopato un nuovodono dello Spirito Santo, ma di instaurare un nuovo rapporto con Lui;

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questa liturgia è la continuazione del mistero della Pentecoste.Nella preghiera di ordinazione l’invocazione dello Spirito Santo è ilpunto culminante. Tutto il rito tende ad essa: l’imposizione dellemani, il silenzio denso di preghiera propter descensionem Spiritus, l’un-zione del capo, la consegna dei Vangeli.È l’epiclesi, l’invocazione che tutti noi vescovi presenti, come suc-cessori degli Apostoli, rivolgeremo al Padre tra breve: «Effondisopra questo eletto […] il tuo Spirito che regge e guida», perché tu,nuovo vescovo, sia pastore del suo popolo, serva il Signore «notte egiorno» con l’autorità degli apostoli, mantenendo un cuore umile,mansueto e puro. Il pastorale che sto per consegnarti indica la curadel pastore per il suo gregge e ricorda la sua autorità.

«In laudem gloriae», «a lode della sua gloria». Il tuo motto episcopaleesprime il modo col quale già vivi il ministero nella chiesa. Cosìrisplende la tua vita, fin da quando ti ho conosciuto negli anni delseminario, in seguito attraverso un servizio profondo e generoso aichiamati al sacerdozio, e nella preziosa collaborazione a me come Pro-Vicario generale, in special modo nell’accompagnamento del Sinododiocesano, del Congresso Eucaristico nazionale e delle Visite pastorali.Sentirò, sentiremo la tua mancanza.Hai imparato sempre più a considerare e vivere l’Eucaristia come centrodella tua vita cristiana e sacerdotale. Il Signore ti ha preparato a viverenell’offerta del sacrificio eucaristico la forma più perfetta e il compen-dio del ministero liturgico episcopale. Tu sarai il dispensatore dei miste-ri di Dio a favore del suo popolo. Investito di tanta grandezza, partecipedel sommo sacerdozio, sai però che l’atteggiamento che più ti convieneè l’umiltà. Mediatore tra Dio e gli uomini, devi esprimere nella tua vitale realtà che tratti. Allora sarai degno d’entrare a far parte della schieradegli apostoli, e trascinerai con te la Chiesa che ti è stata affidata.E voi, cari fratelli e sorelle della Chiesa che è in Ugento-S. Maria di Leuca,accogliete come Cristo il successore degli Apostoli che il Signore vi dona.Poiché voi siete «il popolo che Dio si è acquistato per la lode della suagloria». Al Padre sia resa «la gloria, la potenza, l’onore per Cristo conlo Spirito Santo, nella Santa Chiesa, ora e nei secoli dei secoli. Amen».

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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ORDINAZIONE EPISCOPALE

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«In laudem gloriae»Ringraziamento al termine dellaMessa di Ordinazione Episcopale

«Padre della gloria» (Ef1,17),celebrando il mistero diCristo, «irradiazione dellatua gloria» (Eb 1,3), questaassemblea orante ha eleva-to un inno di lode alla tuasantità. Sostenuto dallo«Spirito della gloria» (1Pt4,14), unisco la mia voce aquesto coro festoso e tiringrazio, Padre santo, pertutti i benefici che mi haiconcesso, soprattutto peril dono del ministero epi-scopale. Ti lodo con laconsapevolezza della fedeche, illuminata dalla pre-ghiera liturgica, proclama:«Tu non hai bisogno dellanostra lode, ma per un

dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie. I nostri inni di bene-dizione non accrescono la tua grandezza, ma ci ottengono la graziache ci salva» (Prefazio IV).

Lode per la Chiesa universale

Ti lodo, Signore, innanzitutto per la tua Chiesa, santa e cattolica,che hai affidato alla guida umile, coraggiosa e sapiente di Papa

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Benedetto XVI. In lui, il popolo di Dio sparso nel mondo trova ilsegno visibile di unità. Il Santo Padre è qui degnamente rappresentato da Sua Eminenza ilcardinale Salvatore de Giorgi. Eminenza, la Sua persona, onora lanostra terra di Puglia e rende più saldo il vincolo di amore che uni-sce il popolo cristiano al Sommo Pontefice. Le sono riconoscenteper la Sua partecipazione al rito di Ordinazione.Mi sento anche confortato dalla presenza del Nunzio Apostolico, S.Ecc.za Rev.ma Mons. Bruno Musarò, degli Arcivescovi e dei Vescoviche hanno preso parte a questa celebrazione e dalla partecipazionedegli altri confratelli che si sono uniti spiritualmente alla nostrapreghiera. Si rende così visibile l’affetto collegiale e la sollecitudinedi ogni vescovo per tutta la Chiesa.

Lode per le Chiese di Puglia

Ti lodo, Signore, per le Chiese di Puglia e i loro Pastori che saluto eringrazio fraternamente. Esprimo una particolare riconoscenza a S.Ecc.za Rev.ma, Mons. Benigno Papa, Arcivescovo Metropolita diTaranto, e a S. Ecc.za Rev.ma, Mons. Domenico Umberto D’Ambro-sio, Arcivescovo Metropolita di Lecce, per la preghiera che hannorivolto al Signore in questa solenne liturgia di Ordinazione.Negli anni in cui ho prestato il mio servizio alle Chiese di Puglia inqualità di delegato per la catechesi, docente nella Facoltà TeologicaPugliese, animatore e padre spirituale nel Seminario Regionale diMolfetta, ho imparato a conoscere le molteplici ricchezze spiritualie pastorali di questa regione. Sarebbero molte le persone da ricor-dare e da ringraziare. Esprimo la mia gratitudine verso tutti, mani-festando la mia riconoscenza a Mons. Luigi Renna, Rettore delPontificio Seminario Regionale, e a Mons. Salvatore Palese, Presidedella Facoltà Teologica Pugliese. L’esperienza vissuta a livello regionale è stata per me particolarmentericca per le persone incontrate, le iniziative intraprese, i progetti realiz-zati. In questa molteplice abbondanza di doni, sento come una graziaparticolare l’aver conosciuto personalmente don Tonino Bello. I pro-getti di Dio sono misteriosi, ma si svolgono sempre secondo un disegnosapiente che solo a distanza è possibile riconoscere. Così ora vedo inmodo più chiaro il motivo per il quale gli anni del mio servizio presso

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il Seminario Regionale di Molfetta sono coincisi esattamente con ilministero episcopale di don Tonino. Iniziai a svolgere il mio compito dieducatore nel settembre del 1982; un mese dopo don Tonino fece il suoingresso nella diocesi molfettese. Nell’aprile del 1993, don Tonino morìe nel giugno dello stesso anno conclusi il mio servizio al Seminario. Questa sera, mi sembra quasi di riascoltare le parole pronunciate daMons. Mincuzzi nella piazza di Tricase durante l’omelia dellaMessa di Ordinazione episcopale di don Tonino; parole che prefi-guravano quanto poi si è realizzato nella sua vita. E, quasi in dis-solvenza, rivedo la spianata del porto di Molfetta, stracolma digente, mentre Mons. Magrassi parlava della morte di don Toninocome di «un tramonto più fascinoso di un’alba». Stare accanto adon Tonino per 11 anni è stata una grazia speciale della quale saròsempre riconoscente al Signore.

Lode per la Chiesa di Bari-Bitonto

Ti lodo, Signore, per la Chiesa di Bari-Bitonto affidata all’intelligen-te e saggia guida pastorale di Mons. Francesco Cacucci. EccellenzaRev.ma, è dal profondo del cuore che Le esprimo tutta la mia rico-noscenza perché in questi anni ho sentito in modo particolarmenteintenso la sua vicinanza di Padre e di Maestro. In Lei, rivedo e rin-grazio tutti i Pastori di questa Chiesa che mi hanno guidato nelcammino vocazionale e sacerdotale: Mons. Enrico Nicodemo, Mons.Anastasio Alberto Ballestrero che mi ha ordinato sacerdote, Mons.Mariano Magrassi con il quale ho avuto la gioia di collaborare perdiversi anni. Mi sento anche particolarmente unito da vincoli diamicizia con gli altri Vescovi originari di questa Diocesi: Mons.Domenico Padovano, Mons. Filippo Santoro, Mons. Luciano Bux.A tutti voi, carissimi sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate elaici la mia più viva gratitudine. Il vostro generoso impegno pasto-rale mi ha aiutato a conoscere e ad amare questa Chiesa. Vi portotutti nel cuore. In modo speciale, conservo nell’animo la memoriadi alcuni sacerdoti che hanno lasciato un segno indelebile in tuttinoi. Mi riferisco a don Tonino Ladisa, don Vito Marotta, don Vito

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ORDINAZIONE EPISCOPALE

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Rescina. La loro preghiera e la loro intercessione mi siano di aiutonel mio ministero. Se ricordo in modo particolare don Tonino Ladisa è perché la suapersona è cara non solo a me, ma a tutti voi per i ruoli che egli harivestito a livello diocesano, regionale e nazionale. Questa serasento che dal cielo mi sorride e mi benedice.La mia nomina episcopale è stata annunciata nella festa degli ange-li custodi. Ora conosco i loro nomi: don Tonino Bello e don ToninoLadisa. In loro ho ritrovato le due ali che si erano spezzate. Sonopronto a riprendere il volo.A questa Chiesa locale appartengono anche i miei familiari che ringra-zio per il bene con cui mi hanno sempre circondato. Soprattutto ricor-do i miei genitori, Lorenzo e Maria, che dal cielo gioiscono con noi.Ringrazio tutti i miei compaesani di Sannicandro di Bari e tutti isannicandresi residenti all’estero. Sento ancora l’eco delle paroleche in questo periodo sono circolate nel nostro paese: «Meu tnoimu Vescv a Sanchendr». La mia nomina, infatti, non coinvolge solo lamia persona e la mia famiglia, ma anche l’intero paese. Carissimisannicandresi, nel mio stemma episcopale ho voluto mettere ilnostro Castello, così mi ricorderò sempre di voi.Ed ora, dulcis in fundo.

Lode per la Chiesa di Ugento-S. Maria di Leuca

Ti lodo, Signore, per la Chiesa di Ugento-S. Maria di Leuca allaquale mi invii come Maestro, Sacerdote e Pastore. Carissimi, sacerdoti e fedeli ugentini, la liturgia che abbiamo cele-brato ha il sapore di una festa nuziale: Cristo sposo celebra le suenozze con la Chiesa, sua sposa. Si è così avverato quanto una vocemi aveva sussurrato nell’anima: «Don Vito, taggiu dare una beddhazita». Finalmente ho capito che si trattava della relazione d’amoretra me e la Chiesa di Ugento-S. Maria di Leuca.Carissimi, riferendo alla nostra Chiesa particolare le parole che lasposa dice di se stessa nel Cantico dei Cantici (nigra sum, sed formosa) pos-siamo dire: Chiesa di Ugento–S. Maria di Leuca, sei piccola, ma sei bella!Di quale bellezza risplende la nostra Chiesa?Un fascino tutto particolare esercita la bellezza del territorio e le quali-tà umane della nostra gente.

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Ciò che veramente conta, però, è la bellezza spirituale che si mani-festa nella vita di fede e di carità del nostro popolo, sorretta dauna tenace speranza nonostante le difficoltà sociali siano, talvol-ta, sconfortanti. Ne è prova il modo con il quale avete reagitoall’annuncio della mia nomina: avete gioito non tanto e non soloper la mia persona, a molti di voi del tutto sconosciuta, quantoper l’annuncio di un nuovo Pastore che avete accolto come undono di Cristo. Da parte mia, ho sentito di volervi bene quando a Roma, nella chie-sa di Santa Maria degli Angeli, ho abbracciato i genitori e le sorelledi Marco, morto in Afganistan. Ho pianto con loro, pensando diaver perso anch’io un figlio. Abbracciando i parenti di Marco, mi èsembrato di abbracciare ognuno di voi.La nostra Chiesa, carissimi, è bella perfino nel nome!L’ho compreso meglio quando ho prestato giuramento davanti alcardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione dei Vescovi.Scandendo le prime parole della formula latina (Ego, Vitus Angiuli,Episcopus Uxentinus Sanctae Mariae Leucadensis), ho avvertito la bel-lezza di questo nome e, quasi come un innamorato che ripete tra séil nome della sposa, ho detto nel silenzio del cuore: questa sposa ètutta bella, tota pulchra, come la Vergine de finibus terrae!Ora che il matrimonio spirituale è stato celebrato, siamo chiamatia prendere due impegni davanti a testimoni qualificati come sonoil signor Cardinale, i Vescovi qui presenti e questa assemblea difedeli. Il primo impegno investe la mia persona: devo amarvi come vi haamato Mons. Vito De Grisantis: con la stessa tenacia e tenerezza esenza risparmio di energie materiali e spirituali.Il secondo impegno coinvolge entrambi, me e voi: dobbiamo amareil mondo e l’uomo contemporaneo, soprattutto le persone piùdeboli, i poveri, i giovani, con lo stesso amore con cui li ha amatidon Tonino Bello: sine modo e sine glossa!Vi lascio ora due consegne:Ritornando a casa date un bacio ai vostri bambini e porgete la miabenedizione agli ammalati. E dite loro: «Lu Vescuvu ne hole bene».

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ORDINAZIONE EPISCOPALE

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Portate il mio saluto anche a tutte le religiose che non hanno potutoessere presenti a questo rito e all’amata comunità delle Clarisse diAlessano e dite loro: «Il Vescovo ha bisogno della vostra preghiera».Rivolgo, infine, una parola di ringraziamento a tutti voi che sieteconvenuti in questa Cattedrale per celebrare nella gioia questa festanuziale e a tutti coloro che si sono adoperati per rendere la celebra-zione degna del mistero che abbiamo celebrato. Un sentito ringra-ziamento anche alle Autorità e ai rappresentanti delle Istituzionicivili e militari per la loro partecipazione a questo sacro rito.Ho scelto come motto episcopale le parole dell’inno della Lettera agliEfesini: in laudem gloriae (Ef 1,6.12.14). L’espressione ha un profondo signi-ficato biblico, teologico e spirituale. In termini semplici, può essere intesain questo modo: a stare con i piedi per terra e con il cuore ormai rapito in cielo! Perciò esorto me e voi: in un tempo, come il nostro, attraversato daun diffuso e pervasivo senso di smarrimento, di insicurezza e dioffuscamento della speranza, lasciamoci affascinare da Cristo Risorto!La sua luce risplenda su di noi, diradi l’oscurità e le ombre cheincombono sul mondo, infonda nei nostri cuori la vera gioia, doniforza e coraggio ai nostri passi, orienti il cammino dell’umanitàverso un futuro pieno di speranza.Sì, cari fratelli e sorelle, la nostra vita sia un inno a Cristo risorto. Alui, la lode, l’onore e la gloria! È lui, infatti, «l’uomo perfetto, la sal-vezza di tutti e la ricapitolazione universale. Lui, il Signore, è il finedella storia, il punto “focale dei destini dei popoli e delle loro cul-ture”, il centro del genere umano, la gioia di ogni cuore, la pienez-za delle loro aspirazioni» (Gaudium et spes, 45). Sarebbe bello se in ogni circostanza, gioiosa o triste, della vitapotessimo ripetere: “In laudem gloriae”. Anche la croce, anzi soprat-tutto essa, per noi cristiani è segno di gloria. Perfino la morte, per noi, non è altro se non la porta del Castello chesi apre e consente di entrare nella settima stanza, la stanza delle nozze,per cantare eternamente, con gli Angeli e i Santi, le lodi del Signore.

Grazie a tutti. In laudem gloriae!

Cattedrale di Bari, 4 dicembre 2010+ Vito Angiuli

Vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca

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Descrizione dello stemmaepiscopale di S.E. Mons. Vito AngiuliVescovo di Ugento-S. Maria di Leuca

Secondo la tradizione araldica eccle-siastica cattolica, lo stemma di unVescovo è tradizionalmente compostoda:– uno scudo, che può avere varie forme(sempre riconducibile a fattezze discudo araldico) e contiene dei simbo-lismi tratti da idealità personali, o datradizioni familiari, oppure da riferi-menti al proprio nome, all’ambientedi vita, o ad altro;– una croce astile a un braccio traverso,in oro, posta in palo, ovvero vertical-

mente dietro lo scudo;– un cappello prelatizio (galero), con cordoni a dodici fiocchi, pen-

denti, sei per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3.), iltutto di colore verde;

– un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.Nel nostro caso si è scelto uno scudo di foggia gotica, classico e fre-quentemente usato nell’araldica ecclesiastica, e una croce trifogliatain oro, gemmata con cinque pietre rosse che richiamano le cinque pia-ghe di Cristo.

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Descrizione araldica (blasonatura)dello scudo del Vescovo Angiuli

“Campo di cielo, al castello d’oro aperto del campo, torricellato ditre pezzi, quello di mezzo più alto, finestrati di due dello stesso,fondato su di un monte di verde e sormontato da una stella (7) delsecondo”.

Il motto: In Laudem Gloriae (Ef 1,6):Interpretazione

Il Castello richiama il castello normanno-svevo di Sannicandro diBari (paese natale di mons. Vito Angiuli) e indica anche il castellodi Ugento (sede vescovile della diocesi di Ugento–Santa Maria diLeuca). Il significato simbolico del castello si riferisce al modo conil quale gran parte della cultura contemporanea intende il rappor-to tra l’uomo e Dio. In Franz Kafka, l’uomo è come attraversato dauna terribile maledizione che lo ha colpito a sua insaputa e che gliimpedisce di entrare nel castello. Nonostante l’invito ricevuto e ildesiderio di entrare nel castello, l’uomo si sente estraneo ad esso egli è impossibile vacare la soglia. Per santa Teresa d’Avila, invece, il castello indica la presenza di Dionell’anima e l’unione dell’anima con Dio, meta di ogni autenticavita umana e cristiana. Così ella scrive: «Possiamo considerare lanostra anima come un castello fatto di un solo diamante o di untersissimo cristallo (…). L’anima del giusto non è altro che un para-diso dove il Signore dice di avere le sue delizie (…). Questo castellocontiene molte mansioni, alcune in alto, altre in basso ed altre ailati. Nel centro, in mezzo a tutte si trova la principale, che è quellanella quale si svolgono le cose di maggior segretezza tra Dio e l’ani-ma». Il castello è in oro, il metallo più nobile, simbolo quindi dellaprima virtù, la Fede.Le tre torri del castello indicano le tre persone della SantissimaTrinità. Quando l’uomo incontra il Dio vivente di cui parla la SacraScrittura e stabilisce una relazione con il Padre, il Figlio e lo SpiritoSanto, il simbolo del castello acquista un nuovo significato: nonindica soltanto che l’uomo è il luogo che Dio ha scelto come sua

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abitazione, ma rivela anche che Dio è il castello dove l’uomo trovala sua vera e autentica dimora.Il castello si trova situato su un monte, che richiama le parole diGesù ai suoi discepoli: «Voi siete la luce del mondo; una città postasu un monte non può restare nascosta (…). Risplenda così la vostraluce davanti agli uomini, affinché, vedendo le vostre buone opere,glorifichino il Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,14-16).La stella a sette punte rappresenta la Vergine Maria, colei che guidaall’incontro con Gesù. Attraverso di Lui, che è la porta del castello,l’uomo entra in comunione di amore con la Santissima Trinità. Intal modo, tutta la vita diventa un esercizio per imparare a cantare lelodi di Dio perché, come afferma san Paolo nell’inno della Letteraagli Efesini, ogni cosa, nel tempo e nell’eternità, torni a «lode dellasua gloria» (in laudem gloriae: Ef 1,6.12.14).

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Al venerato fratelloil cardinale Angelo Bagnasco

Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

Con questo messaggio, che vi invio in occasione della 62a

Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana, intendofarmi spiritualmente pellegrino ad Assisi, per rendermi presente eraggiungere personalmente Lei e ciascuno dei vescovi convenuti,Pastori premurosi delle amate Chiese particolari che sono in Italia.La vostra sollecitudine e il vostro impegno si manifestano nelgoverno responsabile delle diocesi e nella vicinanza paterna ai sacer-doti e alle comunità parrocchiali. Di ciò è segno eloquente l’atten-zione al tema dell’educazione, che avete assunto come priorità deldecennio che si apre. Gli Orientamenti pastorali recentemente pub-blicati sono espressione di una Chiesa che, alla scuola di GesùCristo, vuole prendersi a cuore la vita intera di ogni uomo e, a talefine, cerca «nelle esperienze quotidiane l’alfabeto per comporre leparole con le quali ripresentare al mondo l’amore infinito di Dio»(Educare alla vita buona del Vangelo, 3).

1. In questi giorni siete riuniti ad Assisi, la città nella quale «nacque almondo un sole» (Dante, Paradiso, Canto XI), proclamato dal venerabi-le Pio XII Patrono d’Italia: san Francesco, che conserva intatte la sua

Messaggio al Card. Angelo Bagnascoin occasione della LXII Assemblea

generale della CEI

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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

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freschezza e la sua attualità – i Santi non tramontano mai! – dovute alsuo essersi conformato totalmente a Cristo, di cui fu icona viva.Come il nostro, anche il tempo in cui visse san Francesco era segna-to da profonde trasformazioni culturali, favorite dalla nascita delleuniversità, dallo sviluppo dei comuni e dal diffondersi di nuoveesperienze religiose.Proprio in quella stagione, grazie all’opera di papa Innocenzo III –lo stesso dal quale il Poverello di Assisi ottenne il primo riconosci-mento canonico – la Chiesa avviò una profonda riforma liturgica.Ne è espressione eminente il Concilio Lateranense IV (1215), cheannovera tra i suoi frutti il “Breviario”. Questo libro di preghieraaccoglieva in sé la ricchezza della riflessione teologica e del vissutoorante del millennio precedente. Adottandolo, san Francesco e isuoi frati fecero propria la preghiera liturgica del Sommo Pontefice:in questo modo il Santo ascoltava e meditava assiduamente laParola di Dio, fino a farla sua e a trasporla poi nelle preghiere di cuiè autore, come in generale in tutti i suoi scritti. Lo stesso Concilio Lateranense IV, considerando con particolareattenzione il Sacramento dell’altare, inserì nella professione di fedeil termine “transustanziazione”, per affermare la presenza reale diCristo nel sacrificio eucaristico: «Il suo corpo e il suo sangue sonocontenuti veramente nel Sacramento dell’altare, sotto le specie delpane e del vino, poiché il pane è transustanziato nel corpo e il vinonel sangue per divino potere» (DS, 802).Dall’assistere alla santa Messa e dal ricevere con devozione la santaComunione sgorga la vita evangelica di san Francesco e la sua voca-zione a ripercorrere il cammino di Cristo Crocifisso: «Il Signore –leggiamo nel Testamento del 1226 – mi dette tanta fede nelle chie-se, che così semplicemente pregavo e dicevo: Ti adoriamo, SignoreGesù, in tutte le tue chiese che sono nel mondo intero e ti benedi-ciamo, poiché con la tua santa croce hai redento il mondo» (FontiFrancescane, n. 111).In questa esperienza trova origine anche la grande deferenza cheportava ai sacerdoti e la consegna ai frati di rispettarli sempre ecomunque, «perché dell’altissimo Figlio di Dio nient’altro io vedocorporalmente in questo mondo, se non il Santissimo Corpo e ilSangue suo che essi soli consacrano ed essi soli amministrano aglialtri» (Fonti Francescane, n. 113).

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Davanti a tale dono, cari fratelli, quale responsabilità di vita ne con-segue per ognuno di noi! «Badate alla vostra dignità, frati sacerdo-ti - raccomandava ancora Francesco – e siate santi perché egli èsanto» (Lettera al Capitolo Generale e a tutti i frati, in Fonti France-scane, n. 220)! Sì, la santità dell’Eucaristia esige che si celebri e siadori questo Mistero consapevoli della sua grandezza, importanzaed efficacia per la vita cristiana, ma esige anche purezza, coerenza esantità di vita da ciascuno di noi, per essere testimoni viventi del-l’unico Sacrificio di amore di Cristo.Il Santo di Assisi non smetteva di contemplare come «il Signore del-l’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umilî da nascondersi, per lanostra salvezza, in poca apparenza di pane» (ibid., n. 221), e con vee-menza chiedeva ai suoi frati: «Vi prego, più che se lo facessi per mestesso, che quando conviene e lo vedrete necessario, supplichiateumilmente i sacerdoti perché venerino sopra ogni cosa ilSantissimo Corpo e il Sangue del Signore nostro Gesù Cristo e isanti nomi e le parole di Lui scritte che consacrano il corpo»(Lettera a tutti i custodi, in Fonti Francescane, n. 241).

2. L’autentico credente, in ogni tempo, sperimenta nella liturgia lapresenza, il primato e l’opera di Dio. Essa è “veritatis splendor”(Sacramentum caritatis, 35), avvenimento nuziale, pregustazionedella città nuova e definitiva e partecipazione ad essa; è legame dicreazione e di redenzione, cielo aperto sulla terra degli uomini, pas-saggio dal mondo a Dio; è Pasqua, nella Croce e nella Risurrezionedi Gesù Cristo; è l’anima della vita cristiana, chiamata alla sequela,riconciliazione che muove a carità fraterna.Cari fratelli nell’Episcopato, il vostro convenire pone al centro deilavori assembleari l’esame della traduzione italiana della terza edizio-ne tipica del Messale Romano. La corrispondenza della preghieradella Chiesa (lex orandi) con la regola della fede (lex credendi) plasma ilpensiero e i sentimenti della comunità cristiana, dando forma allaChiesa, corpo di Cristo e tempio dello Spirito. Ogni parola umananon può prescindere dal tempo, anche quando, come nel caso dellaliturgia, costituisce una finestra che si apre oltre il tempo. Dare voce

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a una realtà perennemente valida esige pertanto il sapiente equilibriodi continuità e novità, di tradizione e attualizzazione.Il Messale stesso si pone all’interno di questo processo. Ogni veroriformatore, infatti, è un obbediente della fede: non si muove inmaniera arbitraria, né si arroga alcuna discrezionalità sul rito; nonè il padrone, ma il custode del tesoro istituito dal Signore e a noiaffidato. La Chiesa intera è presente in ogni liturgia: aderire alla suaforma è condizione di autenticità di ciò che si celebra.

3. Questa ragione vi spinge, nelle mutate condizioni del tempo, arendere ancor più trasparente e praticabile quella stessa fede cherisale all’epoca della Chiesa nascente. È un compito tanto piùurgente in una cultura che – come voi stessi rilevate – conosce «l’e-clissi del senso di Dio e l’offuscarsi della dimensione dell’interiori-tà, l’incerta formazione dell’identità personale in un contesto plu-rale e frammentato, le difficoltà di dialogo tra le generazioni, laseparazione tra intelligenza e affettività» (Educare alla vita buona delVangelo, 9). Questi elementi sono il segno di una crisi di fiducianella vita e influiscono in maniera rilevante sul processo educativo,nel quale i riferimenti affidabili si fanno labili.L’uomo contemporaneo ha investito molte energie nello sviluppodella scienza e della tecnica, conseguendo in questi campi traguar-di indubbiamente significativi e apprezzabili. Tale progresso, tutta-via, è avvenuto spesso a scapito dei fondamenti del cristianesimo,nei quali si radica la storia feconda del Continente europeo: la sferamorale è stata confinata nell’ambito soggettivo e Dio, quando nonviene negato, è comunque escluso dalla coscienza pubblica. Eppure,la persona cresce nella misura in cui fa esperienza del bene e impa-ra a distinguerlo dal male, al di là del calcolo che considera unica-mente le conseguenze di una singola azione o che usa come criteriodi valutazione la possibilità di compierla.Per invertire la rotta, non è sufficiente un generico richiamo ai valo-ri, né una proposta educativa che si accontenti di interventi pura-mente funzionali e frammentari. C’è bisogno, invece, di un rappor-to personale di fedeltà tra soggetti attivi, protagonisti della relazio-ne, capaci di prendere posizione e di mettere in gioco la proprialibertà (cfr ibid., 26). Per questa ragione, è quanto mai opportuna la vostra scelta di chia-

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mare a raccolta intorno alla responsabilità educativa tutti coloro chehanno a cuore la città degli uomini e il bene delle nuove generazio-ni. Tale indispensabile alleanza non può che partire da una nuovaprossimità alla famiglia, che ne riconosca e sostenga il primato edu-cativo: è al suo interno che si plasma il volto di un popolo.Come Chiesa che vive in Italia, attenta a interpretare ciò che avvienein profondità nel mondo di oggi e, quindi, a cogliere le domande e idesideri dell’uomo, voi rinnovate l’impegno a operare con disponi-bilità all’ascolto e al dialogo, mettendo a disposizione di tutti labuona notizia dell’amore paterno di Dio. Vi anima la certezza che«Gesù Cristo è la via, che conduce ciascuno alla piena realizzazionedi sé secondo il disegno di Dio. È la verità, che rivela l’uomo a se stes-so e ne guida il cammino di crescita nella libertà. È la vita, perché inlui ogni uomo trova il senso ultimo del suo esistere e del suo opera-re: la piena comunione di amore con Dio nell’eternità» (ibid., n. 19).

4. In questo cammino, vi esorto a valorizzare la liturgia quale fonteperenne di educazione alla vita buona del Vangelo. Essa introduceall’incontro con Gesù Cristo, che con parole e opere costantementeedifica la Chiesa, formandola alle profondità dell’ascolto, della fra-ternità e della missione. I riti parlano in forza della loro intrinsecaragionevolezza e comunicabilità ed educano a una partecipazioneconsapevole, attiva e fruttuosa (cfr Sacrosanctum Concilium, n. 11).Cari fratelli, alziamo il capo e lasciamoci guardare negli occhi daCristo, unico Maestro, Redentore da cui promana ogni nostraresponsabilità nei confronti delle comunità che ci sono affidate e diogni uomo. Maria Santissima, con cuore di Madre, vegli sul nostrocammino e ci accompagni con la sua intercessione.Nel rinnovare la mia affettuosa vicinanza e il mio fraterno incorag-giamento, imparto di cuore a Lei, venerato fratello, ai vescovi, ai col-laboratori e a tutti i presenti la mia apostolica benedizione.

Dal Vaticano, 4 novembre 2010

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Signori cardinali,venerati fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato,

cari fratelli e sorelle!

Discorso alla Curia romana

È con vivo piacere che vi incontro, cari membri del Collegio cardi-nalizio, rappresentanti della Curia Romana e del Governatorato,per questo appuntamento tradizionale. Rivolgo a ciascuno un cor-diale saluto, ad iniziare dal cardinale Angelo Sodano, che ringrazioper le espressioni di devozione e di comunione, e per i fervidi augu-ri che mi ha rivolto a nome di tutti. Prope est jam Dominus, venite, ado-remus! Contempliamo come un’unica famiglia il mistero dell’Em-manuele, del Dio-con-noi, come ha detto il cardinale Decano.Ricambio volentieri i voti augurali e desidero ringraziare vivamentetutti, compresi i rappresentanti pontifici sparsi per il mondo, perl’apporto competente e generoso che ciascuno presta al vicario diCristo e alla Chiesa.Excita, Domine, potentiam tuam, et veni – con queste e con simili paro-le la liturgia della Chiesa prega ripetutamente nei giorni dell’Avven-to. Sono invocazioni formulate probabilmente nel periodo del tra-monto dell’impero romano. Il disfacimento degli ordinamenti por-tanti del diritto e degli atteggiamenti morali di fondo, che ad essidavano forza, causavano la rottura degli argini che fino a quel

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momento avevano protetto la convivenza pacifica tra gli uomini.Un mondo stava tramontando. Frequenti cataclismi naturaliaumentavano ancora questa esperienza di insicurezza. Non si vede-va alcuna forza che potesse porre un freno a tale declino. Tanto piùinsistente era l’invocazione della potenza propria di Dio: che Eglivenisse e proteggesse gli uomini da tutte queste minacce.Excita, Domine, potentiam tuam, et veni. Anche oggi abbiamo motivimolteplici per associarci a questa preghiera di Avvento della Chiesa.Il mondo con tutte le sue nuove speranze e possibilità è, al tempostesso, angustiato dall’impressione che il consenso morale si stiadissolvendo, un consenso senza il quale le strutture giuridiche epolitiche non funzionano; di conseguenza, le forze mobilitate per ladifesa di tali strutture sembrano essere destinate all’insuccesso.Excita : la preghiera ricorda il grido rivolto al Signore, che stava dor-mendo nella barca dei discepoli sbattuta dalla tempesta e vicina adaffondare. Quando la sua parola potente ebbe placato la tempesta,egli rimproverò i discepoli per la loro poca fede (cfr Mt 8,26 e par.).Voleva dire: in voi stessi la fede ha dormito. La stessa cosa vuole direanche a noi. Anche in noi tanto spesso la fede dorme. PreghiamoLodunque di svegliarci dal sonno di una fede divenuta stanca e di rida-re alla fede il potere di spostare i monti – cioè di dare l’ordine giu-sto alle cose del mondo.Excita, Domine, potentiam tuam, et veni: nelle grandi angustie, allequali siamo stati esposti in quest’anno, tale preghiera di Avventomi è sempre tornata di nuovo alla mente e sulle labbra. Con grandegioia avevamo iniziato l’Anno sacerdotale e, grazie a Dio, abbiamopotuto concluderlo anche con grande gratitudine, nonostante si siasvolto così diversamente da come ce l’eravamo aspettato. In noisacerdoti e nei laici, proprio anche nei giovani, si è rinnovata la con-sapevolezza di quale dono rappresenti il sacerdozio della ChiesaCattolica, che ci è stato affidato dal Signore. Ci siamo nuovamenteresi conto di quanto sia bello che esseri umani siano autorizzati apronunciare in nome di Dio e con pieno potere la parola del per-dono, e così siano in grado di cambiare il mondo, la vita; quanto siabello che esseri umani siano autorizzati a pronunciare le paroledella consacrazione, con cui il Signore attira dentro di sé un pezzodi mondo, e così in un certo luogo lo trasforma nella sua stessasostanza; quanto sia bello poter essere, con la forza del Signore,

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vicino agli uomini nelle loro gioie e sofferenze, nelle ore importan-ti come in quelle buie dell’esistenza; quanto sia bello avere nella vitacome compito non questo o quell’altro, ma semplicemente l’esserestesso dell’uomo – per aiutare che si apra a Dio e sia vissuto a par-tire da Dio. Tanto più siamo stati sconvolti quando, proprio in que-st’anno e in una dimensione per noi inimmaginabile, siamo venutia conoscenza di abusi contro i minori commessi da sacerdoti, chestravolgono il sacramento nel suo contrario: sotto il manto delsacro feriscono profondamente la persona umana nella sua infan-zia e le recano un danno per tutta la vita.In questo contesto, mi è venuta in mente una visione di sant’Ilde-garda di Bingen che descrive in modo sconvolgente ciò che abbia-mo vissuto in quest’anno. «Nell’anno 1170 dopo la nascita diCristo ero per un lungo tempo malata a letto. Allora, fisicamente ementalmente sveglia, vidi una donna di una bellezza tale che lamente umana non è in grado di comprendere. La sua figura si erge-va dalla terra fino al cielo. Il suo volto brillava di uno splendore su-blime. Il suo occhio era rivolto al cielo. Era vestita di una veste lumi-nosa e raggiante di seta bianca e di un mantello guarnito di pietrepreziose. Ai piedi calzava scarpe di onice. Ma il suo volto era cospar-so di polvere, il suo vestito, dal lato destro, era strappato. Anche ilmantello aveva perso la sua bellezza singolare e le sue scarpe eranoinsudiciate dal di sopra. Con voce alta e lamentosa, la donna gridòverso il cielo: “Ascolta, o cielo: il mio volto è imbrattato! Affliggiti,o terra: il mio vestito è strappato! Trema, o abisso: le mie scarpesono insudiciate!”.E proseguì: “Ero nascosta nel cuore del Padre, finché il Figlio del-l’uomo, concepito e partorito nella verginità, sparse il suo sangue.Con questo sangue, quale sua dote, mi ha preso come sua sposa.Le stimmate del mio sposo rimangono fresche e aperte, finché sonoaperte le ferite dei peccati degli uomini. Proprio questo restare aper-te delle ferite di Cristo è la colpa dei sacerdoti. Essi stracciano la miaveste poiché sono trasgressori della Legge, del Vangelo e del lorodovere sacerdotale. Tolgono lo splendore al mio mantello, perchétrascurano totalmente i precetti loro imposti. Insudiciano le mie

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scarpe, perché non camminano sulle vie dritte, cioè su quelle dure esevere della giustizia, e anche non danno un buon esempio ai lorosudditi. Tuttavia trovo in alcuni lo splendore della verità”. E sentiiuna voce dal cielo che diceva: “Questa immagine rappresenta laChiesa. Per questo, o essere umano che vedi tutto ciò e che ascoltile parole di lamento, annuncialo ai sacerdoti che sono destinati allaguida e all’istruzione del popolo di Dio e ai quali, come agli apo-stoli, è stato detto: Andate in tutto il mondo e proclamate ilVangelo a ogni creatura” (Mc 16,15)» (Lettera a Werner von Kirchheime alla sua comunità sacerdotale: PL 197, 269ss).Nella visione di sant’Ildegarda, il volto della Chiesa è coperto di pol-vere, ed è così che noi l’abbiamo visto. Il suo vestito è strappato –per la colpa dei sacerdoti. Così come lei l’ha visto ed espresso, l’ab-biamo vissuto in quest’anno. Dobbiamo accogliere questa umilia-zione come un’esortazione alla verità e una chiamata al rinnova-mento. Solo la verità salva. Dobbiamo interrogarci su che cosa pos-siamo fare per riparare il più possibile l’ingiustizia avvenuta.Dobbiamo chiederci che cosa era sbagliato nel nostro annuncio,nell’intero nostro modo di configurare l’essere cristiano, così cheuna tale cosa potesse accadere. Dobbiamo trovare una nuova riso-lutezza nella fede e nel bene. Dobbiamo essere capaci di penitenza.Dobbiamo sforzarci di tentare tutto il possibile, nella preparazioneal sacerdozio, perché una tale cosa non possa più succedere. È que-sto anche il luogo per ringraziare di cuore tutti coloro che si impe-gnano per aiutare le vittime e per ridare loro la fiducia nella Chiesa,la capacità di credere al suo messaggio. Nei miei incontri con le vit-time di questo peccato, ho sempre trovato anche persone che, congrande dedizione, stanno a fianco di chi soffre e ha subito danno.È questa l’occasione per ringraziare anche i tanti buoni sacerdotiche trasmettono in umiltà e fedeltà la bontà del Signore e, in mezzoalle devastazioni, sono testimoni della bellezza non perduta delsacerdozio.Siamo consapevoli della particolare gravità di questo peccato com-messo da sacerdoti e della nostra corrispondente responsabilità.Ma non possiamo neppure tacere circa il contesto del nostro tempoin cui è dato vedere questi avvenimenti. Esiste un mercato della por-nografia concernente i bambini, che in qualche modo sembra esse-re considerato sempre più dalla società come una cosa normale. La

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devastazione psicologica di bambini, in cui persone umane sonoridotte ad articolo di mercato, è uno spaventoso segno dei tempi.Da vescovi di Paesi del Terzo Mondo sento sempre di nuovo come ilturismo sessuale minacci un’intera generazione e la danneggi nellasua libertà e nella sua dignità umana. L’Apocalisse di san Giovanniannovera tra i grandi peccati di Babilonia – simbolo delle grandi cittàirreligiose del mondo – il fatto di esercitare il commercio dei corpi edelle anime e di farne una merce (cfr Ap 18,13). In questo contesto sipone anche il problema della droga, che con forza crescente stende isuoi tentacoli di polipo intorno all’intero globo terrestre – espressio-ne eloquente della dittatura di mammona che perverte l’uomo. Ognipiacere diventa insufficiente e l’eccesso nell’inganno dell’ebbrezzadiventa una violenza che dilania intere regioni, e questo in nome diun fatale fraintendimento della libertà, in cui proprio la libertà del-l’uomo viene minata e alla fine annullata del tutto.Per opporci a queste forze dobbiamo gettare uno sguardo sui lorofondamenti ideologici. Negli anni settanta, la pedofilia venne teo-rizzata come una cosa del tutto conforme all’uomo e anche al bam-bino. Questo, però, faceva parte di una perversione di fondo delconcetto di ethos. Si asseriva – persino nell’ambito della teologia cat-tolica – che non esisterebbero né il male in sé, né il bene in sé.Esisterebbe soltanto un “meglio di” e un “peggio di”. Niente sareb-be in se stesso bene o male. Tutto dipenderebbe dalle circostanze edal fine inteso. A seconda degli scopi e delle circostanze, tuttopotrebbe essere bene o anche male. La morale viene sostituita da uncalcolo delle conseguenze e con ciò cessa di esistere. Gli effetti ditali teorie sono oggi evidenti. Contro di esse papa Giovanni PaoloII, nella sua Enciclica Veritatis splendor del 1993, indicò con forzaprofetica nella grande tradizione razionale dell’ethos cristiano lebasi essenziali e permanenti dell’agire morale. Questo testo oggideve essere messo nuovamente al centro come cammino nella for-mazione della coscienza. È nostra responsabilità rendere nuova-mente udibili e comprensibili tra gli uomini questi criteri come viedella vera umanità, nel contesto della preoccupazione per l’uomo,nella quale siamo immersi.

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Come secondo punto vorrei dire una parola sul Sinodo delle Chiesedel Medio Oriente. Esso ebbe inizio con il mio viaggio a Cipro dovepotei consegnare l’Instrumentum laboris per il Sinodo ai vescovi diquei paesi lì convenuti. Rimane indimenticabile l’ospitalità dellaChiesa ortodossa che abbiamo potuto sperimentare con grandegratitudine. Anche se la piena comunione non ci è ancora donata,abbiamo tuttavia constatato con gioia che la forma basilare dellaChiesa antica ci unisce profondamente gli uni con gli altri: il mini-stero sacramentale dei vescovi come portatore della tradizione apo-stolica, la lettura della Scrittura secondo l’ermeneutica della regulafidei, la comprensione della Scrittura nell’unità multiforme incen-trata su Cristo sviluppatasi grazie all’ispirazione di Dio e, infine, lafede nella centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa. Cosìabbiamo incontrato in modo vivo la ricchezza dei riti della Chiesaantica anche all’interno della Chiesa Cattolica. Abbiamo avutoliturgie con Maroniti e con Melchiti, abbiamo celebrato in rito lati-no e abbiamo avuto momenti di preghiera ecumenica con gliOrtodossi, e, in manifestazioni imponenti, abbiamo potuto vederela ricca cultura cristiana dell’Oriente cristiano. Ma abbiamo vistoanche il problema del Paese diviso. Si rendevano visibili colpe delpassato e profonde ferite, ma anche il desiderio di pace e di comu-nione quali erano esistite prima. Tutti sono consapevoli del fattoche la violenza non porta alcun progresso – essa, infatti, ha creatola situazione attuale. Solo nel compromesso e nella comprensionevicendevole può essere ristabilita l’unità. Preparare la gente per que-sto atteggiamento di pace è un compito essenziale della pastorale.Nel Sinodo lo sguardo si è poi allargato sull’intero Medio Oriente,dove convivono fedeli appartenenti a religioni diverse ed anche amolteplici tradizioni e riti distinti. Per quanto riguarda i cristiani,ci sono le Chiese pre-calcedonesi e quelle calcedonesi; Chiese incomunione con Roma ed altre che stanno fuori di tale comunioneed in entrambe esistono, uno accanto all’altro, molteplici riti. Neglisconvolgimenti degli ultimi anni è stata scossa la storia di condivi-sione, le tensioni e le divisioni sono cresciute, così che sempre dinuovo con spavento siamo testimoni di atti di violenza nei qualinon si rispetta più ciò che per l’altro è sacro, nei quali anzi crollanole regole più elementari dell’umanità. Nella situazione attuale, i cri-stiani sono la minoranza più oppressa e tormentata. Per secoli sono

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vissuti pacificamente insieme con i loro vicini ebrei e musulmani.Nel Sinodo abbiamo ascoltato parole sagge del Consigliere delMufti della Repubblica del Libano contro gli atti di violenza neiconfronti dei cristiani. Egli diceva: con il ferimento dei cristianiveniamo feriti noi stessi. Purtroppo, però, questa e analoghe vocidella ragione, per le quali siamo profondamente grati, sono troppodeboli. Anche qui l’ostacolo è il collegamento tra avidità di lucro edaccecamento ideologico. Sulla base dello spirito della fede e dellasua ragionevolezza, il Sinodo ha sviluppato un grande concetto deldialogo, del perdono e dell’accoglienza vicendevole, un concettoche ora vogliamo gridare al mondo. L’essere umano è uno solo e l’u-manità è una sola. Ciò che in qualsiasi luogo viene fatto control’uomo alla fine ferisce tutti. Così le parole e i pensieri del Sinododevono essere un forte grido rivolto a tutte le persone con respon-sabilità politica o religiosa perché fermino la cristianofobia; perchési alzino a difendere i profughi e i sofferenti e a rivitalizzare lo spi-rito della riconciliazione. In ultima analisi, il risanamento può veni-re soltanto da una fede profonda nell’amore riconciliatore di Dio.Dare forza a questa fede, nutrirla e farla risplendere è il compitoprincipale della Chiesa in quest’ora.Mi piacerebbe parlare dettagliatamente dell’indimenticabile viag-gio nel Regno Unito, voglio però limitarmi a due punti che sonocorrelati con il tema della responsabilità dei cristiani in questotempo e con il compito della Chiesa di annunciare il Vangelo. Ilpensiero va innanzitutto all’incontro con il mondo della culturanella Westminster Hall, un incontro in cui la consapevolezza dellaresponsabilità comune in questo momento storico creò una grandeattenzione, che, in ultima analisi, si rivolse alla questione circa laverità e la stessa fede. Che in questo dibattito la Chiesa debba reca-re il proprio contributo, era evidente per tutti. Alexis deTocqueville, a suo tempo, aveva osservato che in America la demo-crazia era diventata possibile e aveva funzionato, perché esisteva unconsenso morale di base che, andando al di là delle singole deno-minazioni, univa tutti. Solo se esiste un tale consenso sull’essenzia-le, le costituzioni e il diritto possono funzionare. Questo consenso

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di fondo proveniente dal patrimonio cristiano è in pericolo là doveal suo posto, al posto della ragione morale, subentra la mera razio-nalità finalistica di cui ho parlato poco fa. Questo è in realtà unaccecamento della ragione per ciò che è essenziale. Combattere con-tro questo accecamento della ragione e conservarle la capacità divedere l’essenziale, di vedere Dio e l’uomo, ciò che è buono e ciò cheè vero, è l’interesse comune che deve unire tutti gli uomini di buonavolontà. È in gioco il futuro del mondo.Infine, vorrei ancora ricordare la beatificazione del cardinale JohnHenry Newman. Perché è stato beatificato? Che cosa ha da dirci? Aqueste domande si possono dare molte risposte, che nel contestodella beatificazione sono state sviluppate. Vorrei rilevare soltantodue aspetti che vanno insieme e, in fin dei conti, esprimono la stes-sa cosa. Il primo è che dobbiamo imparare dalle tre conversioni diNewman, perché sono passi di un cammino spirituale che ci inte-ressa tutti. Vorrei qui mettere in risalto solo la prima conversione:quella alla fede nel Dio vivente. Fino a quel momento, Newmanpensava come la media degli uomini del suo tempo e come la mediadegli uomini anche di oggi, che non escludono semplicemente l’e-sistenza di Dio, ma la considerano comunque come qualcosa diinsicuro, che non ha alcun ruolo essenziale nella propria vita.Veramente reale appariva a lui, come agli uomini del suo e delnostro tempo, l’empirico, ciò che è materialmente afferrabile. Èquesta la “realtà” secondo cui ci si orienta. Il “reale” è ciò che è affer-rabile, sono le cose che si possono calcolare e prendere in mano.Nella sua conversione Newman riconosce che le cose stanno pro-prio al contrario: che Dio e l’anima, l’essere se stesso dell’uomo alivello spirituale, costituiscono ciò che è veramente reale, ciò checonta. Sono molto più reali degli oggetti afferrabili. Questa conver-sione significa una svolta copernicana. Ciò che fino ad allora eraapparso irreale e secondario si rivela come la cosa veramente decisi-va. Dove avviene una tale conversione, non cambia semplicementeuna teoria, cambia la forma fondamentale della vita. Di tale con-versione noi tutti abbiamo sempre di nuovo bisogno: allora siamosulla via retta.La forza motrice che spingeva sul cammino della conversione era inNewman la coscienza. Ma che cosa si intende con ciò? Nel pensie-ro moderno, la parola “coscienza” significa che in materia di mora-

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le e di religione, la dimensione soggettiva, l’individuo, costituiscel’ultima istanza della decisione. Il mondo viene diviso negli ambitidell’oggettivo e del soggettivo. All’oggettivo appartengono le coseche si possono calcolare e verificare mediante l’esperimento. La reli-gione e la morale sono sottratte a questi metodi e perciò sono con-siderate come ambito del soggettivo. Qui non esisterebbero, in ulti-ma analisi, dei criteri oggettivi. L’ultima istanza che qui può deci-dere sarebbe pertanto solo il soggetto, e con la parola “coscienza” siesprime, appunto, questo: in questo ambito può decidere solo ilsingolo, l’individuo con le sue intuizioni ed esperienze. La conce-zione che Newman ha della coscienza è diametralmente opposta.Per lui “coscienza” significa la capacità di verità dell’uomo: la capa-cità di riconoscere proprio negli ambiti decisivi della sua esistenza– religione e morale – una verità, la verità. La coscienza, la capacitàdell’uomo di riconoscere la verità, gli impone con ciò, al tempo stes-so, il dovere di incamminarsi verso la verità, di cercarla e di sotto-mettersi ad essa laddove la incontra. Coscienza è capacità di veritàe obbedienza nei confronti della verità, che si mostra all’uomo checerca col cuore aperto. Il cammino delle conversioni di Newman èun cammino della coscienza – un cammino non della soggettivitàche si afferma, ma, proprio al contrario, dell’obbedienza verso laverità che passo passo si apriva a lui. La sua terza conversione, quel-la al cattolicesimo, esigeva da lui di abbandonare quasi tutto ciò chegli era caro e prezioso: i suoi averi e la sua professione, il suo gradoaccademico, i legami familiari e molti amici. La rinuncia che l’ob-bedienza verso la verità, la sua coscienza, gli chiedeva, andava anco-ra oltre. Newman era sempre stato consapevole di avere una mis-sione per l’Inghilterra. Ma nella teologia cattolica del suo tempo, lasua voce a stento poteva essere udita. Era troppo aliena rispetto allaforma dominante del pensiero teologico e anche della pietà. Nelgennaio del 1863 scrisse nel suo diario queste frasi sconvolgenti:«Come protestante, la mia religione mi sembrava misera, non peròla mia vita. E ora, da cattolico, la mia vita è misera, non però la miareligione». Non era ancora arrivata l’ora della sua efficacia.Nell’umiltà e nel buio dell’obbedienza, egli dovette aspettare fino a

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che il suo messaggio fosse utilizzato e compreso. Per poter asserirel’identità tra il concetto che Newman aveva della coscienza e lamoderna comprensione soggettiva della coscienza, si ama far riferi-mento alla sua parola secondo cui egli – nel caso avesse dovuto fareun brindisi – avrebbe brindato prima alla coscienza e poi al Papa.Ma in questa affermazione, “coscienza” non significa l’ultimaobbligatorietà dell’intuizione soggettiva. È espressione dell’accessi-bilità e della forza vincolante della verità: in ciò si fonda il suo pri-mato. Al Papa può essere dedicato il secondo brindisi, perché ècompito suo esigere l’obbedienza nei confronti della verità.Devo rinunciare a parlare dei viaggi così significativi a Malta, inPortogallo e in Spagna. In essi si è reso nuovamente visibile che lafede non è una cosa del passato, ma un incontro con il Dio che viveed agisce adesso. Egli ci chiama in causa e si oppone alla nostrapigrizia, ma proprio così ci apre la strada verso la gioia vera.Excita, Domine, potentiam tuam, et veni. Siamo partiti dall’invocazio-ne della presenza della potenza di Dio nel nostro tempo e dall’e-sperienza della sua apparente assenza. Se apriamo i nostri occhi,proprio nella retrospettiva sull’anno che volge al termine, può ren-dersi visibile che la potenza e la bontà di Dio sono presenti inmaniera molteplice anche oggi. Così tutti noi abbiamo motivo perringraziarLo. Con il ringraziamento al Signore rinnovo il mio rin-graziamento a tutti i collaboratori. Voglia Dio donare a tutti noi unSanto Natale ed accompagnarci con la sua bontà nel prossimoanno.Affido questi voti all’intercessione della Vergine Santa, Madre delRedentore, e a voi tutti e alla grande famiglia della Curia Romanaimparto di cuore la benedizione apostolica.

Sala Regia, lunedì 20 dicembre 2010740

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Comunicato finale dei lavoridella LXII Assemblea generale

Assisi, 8-11 novembre 2010

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La comunione cordiale e grata con il Successore di Pietro e un clima diaffetto collegiale hanno caratterizzato la 62ª Assemblea generale dellaConferenza Episcopale Italiana, riunita in Assisi - Santa Maria degliAngeli dall’8 all’11 novembre 2010. Hanno preso parte ai lavori 211 mem-bri, 8 Vescovi emeriti, rappresentanti dei religiosi, delle religiose, degli isti-tuti secolari, della Commissione Presbiterale Italiana e della Consultanazionale delle aggregazioni laicali, nonché alcuni esperti in ragione degliargomenti trattati.Con una prolusione ampiamente apprezzata, il Card. Angelo Bagnasco,Presidente della CEI, ha offerto una lettura puntuale e approfondita dialcune questioni rilevanti: i processi di secolarizzazione in atto e le condi-zioni per una nuova evangelizzazione, chiave del rinnovamento spiritua-le e morale; il ruolo della religione in ambito politico-sociale e il contri-buto dei cattolici; la vicinanza operosa e propositiva delle Chiese allefamiglie provate dalla crisi economica e dalla disoccupazione; la liturgia,incontro tra il volto dell’uomo e quello di Dio in Gesù Cristo. Proprio l’ambito liturgico, posto al centro dei lavori, ha visto l’esame el’approvazione della prima parte dei testi della terza edizione italiana delMessale Romano. La liturgia è stata anche il filo conduttore del messag-gio del Santo Padre che, nell’esprimere ai Vescovi affettuosa vicinanza efraterno incoraggiamento, ha sottolineato come ogni celebrazione abbiail suo fulcro nella presenza, nel primato e nell’opera di Dio.Un congruo spazio di riflessione e di confronto è stato dedicato alla rac-colta di proposte per l’attuazione degli Orientamenti pastorali recentemen-te pubblicati e incentrati sull’educazione; al rapporto tra le Chiese e

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l’Unione Europea; al rilancio delle erogazioni liberali per il sostentamen-to del clero. Accanto a una comunicazione sullo stato della rilevazionedelle opere sanitarie e sociali ecclesiali in Italia, sono state fornite infor-mazioni in merito alla XXVI Giornata Mondiale della Gioventù (Madrid,16 - 21 agosto 2011), al XXV Congresso Eucaristico Nazionale (Ancona, 3- 11 settembre 2011) e al VII Incontro Mondiale delle Famiglie (Milano,30 maggio - 3 giugno 2012).

1. Le Chiese, “risorsa non surrogabile”

Il progresso della scienza e della tecnica ha permesso di conseguirerisultati significativi, ma vede spesso “la sfera morale confinata nel-l’ambito soggettivo e Dio, quando non viene negato, comunqueescluso dalla sfera pubblica”.Il rilievo, contenuto nel messaggio del Papa, è in piena sintonia conil pensiero dell’Episcopato italiano, mosso da una passione educa-tiva a tutto campo. Già nella sua prolusione il Cardinale Presidente,riprendendo i temi toccati da Benedetto XVI nel recente viaggio inInghilterra, ha spiegato che se la ragione purifica la religione, libe-randola dalle tentazioni del settarismo e del fondamentalismo, asua volta la religione svolge un servizio altrettanto prezioso neiriguardi della ragione: la illumina, permettendole di recuperare leprofondità dei principi e di verificarne l’applicazione, evitandoriduzionismi e manipolazioni ideologiche.Il dibattito assembleare ha evidenziato che ripartire dalla ragionecostituisce anche un modo fruttuoso per entrare in dialogo con lacultura e, più in generale, con la società. La ragione stessa riconoscenella natura umana quei principi o valori “non negoziabili” che, serispettati come tali, sono garanzia della dignità di ogni persona ecostituiscono una forza unitiva per l’intero tessuto sociale.Nelle parole del Cardinale Presidente, l’apporto delle Chiese rimane“risorsa non surrogabile” per un Paese che non si rassegni a “galleg-giare”, rinunciando a quei presupposti etico-culturali indispensabiliper una crescita e uno sviluppo in confronto serrato con situazionisempre nuove. A tale proposito, è stata ribadita con forza la consape-volezza dell’irrinunciabilità della rilevanza pubblica della fede.A fronte della tentazione diffusa dell’accidia, cioè di un vivere senza

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cura e senza slanci, i Vescovi riscontrano nelle comunità cristianeun interesse crescente verso la dimensione politica dell’impegnopubblico. Essi hanno espresso soddisfazione condivisa per il feliceesito della Settimana sociale dei cattolici italiani, svoltasi a ReggioCalabria nell’ottobre scorso: concorde è la scelta di non omologar-si al pessimismo dilagante, per abbracciare invece la prospettivadella speranza, con cui leggere e ordinare i problemi del Paesesecondo un’agenda propositiva. Da ciò nasce la necessità di ripren-derne e valorizzarne con coraggio i contenuti.Su questa stessa strada è stato sottolineato che alla debolezza del-l’azione politica si deve rispondere con un maggiore impegno diformazione alla sfera sociale, anche per qualificare in tale ambitouna competenza che non può essere improvvisata. Essa è piuttostofrutto di una scuola che sa muoversi in maniera continuativa suitempi lunghi e, mentre plasma al bene comune a partire dalla dot-trina sociale della Chiesa, si snoda secondo un’educazione accom-pagnata da buone pratiche.Tra le situazioni difficili, nei confronti delle quali i Vescovi si sen-tono particolarmente solidali, c’è il disagio delle famiglie provatedalla crisi economica, degli adulti estromessi dal sistema produtti-vo e dei giovani privi di un lavoro stabile: a tale riguardo, è stataaccolta con favore la suggestione del Cardinale Presidente di untavolo fra governo, forze politiche, sindacati e parti sociali perapprontare un piano emergenziale sull’occupazione. Particolarevicinanza è stata espressa alle popolazioni italiane colpite in questigiorni da esondazioni e allagamenti. Tutte le comunità sono invi-tate a pregare domenica 21 novembre, Solennità di Cristo Re, per icristiani dell’Iraq, che soffrono la tremenda prova della testimo-nianza cruenta della fede.

2. “Cercatori di Dio e dei suoi sentieri”

La Chiesa in Italia ha scelto come prioritario il versante educativo,sul quale essa si trova ad affrontare una secolarizzazione che, pre-

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sentandosi con promesse di una libertà senza vincoli, consegna inrealtà a una “solitudine senza futuro”. Per contrastare tali processi,i Vescovi rinnovano il loro impegno: «per quello che possiamo, pertutto quello che siamo e saremo in grado di mettere in campo intermini di passione educativa, di dedizione per la vocazione e la feli-cità delle nuove generazioni, noi continueremo ad esserci» (cfrProlusione).Ne è segno eloquente il documento Educare alla vita buona del Vangelo,che contiene gli orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020.Su di essi, i Vescovi hanno lavorato nei gruppi di studio, al fine difocalizzare indicazioni concrete per la programmazione pastorale.Proprio la fiducia nella possibilità di educare anche in questa sta-gione non facile, porta ad assumersene la responsabilità, visto che«crescere non è un automatismo legato all’età o ai titoli di studio,ma richiede la coltivazione di sé, la capacità di riflessione, la palestradelle virtù». In questo la Chiesa si sente sostenuta dalla consapevo-lezza di essere voce attesa e ascoltata sia dai credenti praticanti(secondo recenti rilevamenti demoscopici, il 27,9% degli italiani par-tecipa ogni domenica alla celebrazione eucaristica; il 18,9% lo fa unao due volte al mese; il 24,2% almeno qualche volta all’anno) sia, piùin generale, dall’opinione pubblica, che vede nella Chiesa la forzaancora in grado di unire un tessuto sociale sfilacciato.Negli interventi assembleari è emersa la necessità di individuarepercorsi formativi che aiutino ad abbracciare scelte di vita autenti-ca. Nello specifico, è stato sottolineato il valore dell’ascesi e dellospirito di sacrificio, nonché l’urgenza di un’educazione positivadella sessualità in ordine al progetto di Dio.L’impegno educativo esige che sia salvaguardata l’autonomia dellacoscienza credente. Ciò che fa la differenza rispetto al sentire comu-ne, è l’esperienza di fede: è questa che permette di essere “sale dellaterra” e “luce del mondo”. In questa direzione non sono mancatiauspici per una riforma morale e intellettuale, a partire da una curasempre più puntuale della formazione sacerdotale, al fine di far cre-scere pastori credibili, affidabili e capaci di interpretare i segni deitempi. Di qui l’apprezzamento per i contenuti della Lettera recente-mente indirizzata dal Papa ai seminaristi e l’invito ai giovani a rico-noscere quella nostalgia incomprimibile di felicità vera, che trasfor-ma in “cercatori di Dio e dei suoi sentieri”. Per la formazione di que-

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sti ultimi, è stata evidenziata la necessità di investire con coraggiomaggiori risorse umane ed economiche. Allo stesso modo, la con-vinzione del primato della famiglia deve tradursi sul fronte civile inpolitiche adeguate e, su quello più propriamente ecclesiale, nellascelta di non arrendersi alle gravi difficoltà, per affrontarle invececon spirito di misericordia, di comprensione e di chiarezza. A fron-te della penuria delle risorse disponibili, non è mancato il richiamoa un rinnovato impegno a tutela e sostegno della scuola paritaria,come pure a una maggiore valorizzazione degli insegnanti di reli-gione cattolica.

3. Per una fede più trasparente e praticabile

Al cuore dei loro lavori, i Vescovi, dopo aver affrontato alcune que-stioni puntuali, hanno approvato la prima parte dei materiali dellaterza edizione italiana del Messale Romano. Nella prossimaAssemblea generale (maggio 2011) saranno analizzati i restantitesti, prima dell’approvazione generale e della loro trasmissione allaCongregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, acui spetterà autorizzare la pubblicazione della nuova versione ita-liana del Messale Romano.Nel suo messaggio, il Santo Padre ha ricordato ai convenuti che«ogni parola umana non può prescindere dal tempo, anche quan-do, come nel caso della liturgia, costituisce una finestra che si apreoltre il tempo». La prospettiva che ha animato la revisione delMessale – finalizzata all’obiettivo di «rendere ancor più trasparentee praticabile quella stessa fede che risale all’epoca della Chiesanascente» (Benedetto XVI) – ha visto i Vescovi coniugare la fedeltàai testi originali con la consapevolezza delle mutate condizionitemporali.

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4. Chiese e Unione Europea

Il rapporto tra le Chiese e l’Unione Europea è stato oggetto di unarelazione competente e apprezzata, che ha suscitato grande interesse.Essa ha messo in luce come, nonostante la mancata citazione neidocumenti ufficiali delle radici cristiane della civiltà europea, unaconsapevolezza sempre più diffusa vede la religione al centro deldibattito sull’identità e il futuro dell’Unione Europea, mentre si pro-fila il difficile compito di armonizzare tradizioni e valori di una socie-tà multietnica, interculturale e multireligiosa. All’esplicito riconosci-mento anche sul piano giuridico del contributo specifico che leChiese e le comunità religiose possono apportare alla governance delsistema comunitario, corrisponde una crescente partecipazione deisoggetti confessionali agli sviluppi del processo di integrazione.Se rimangono da individuare soggetti, contenuti e modalità deldialogo fra l’Unione Europea e le confessioni religiose, l’aperturafavorisce comunque l’inclusione delle Chiese fra gli interlocutoristabili del processo di integrazione europea. Ciò non implica l’at-tribuzione di un privilegio incompatibile con la democrazia, masemmai rafforza la partecipazione democratica; non contrasta conil principio di laicità, ma lo realizza secondo una prospettivacoerente con il contenuto positivo della libertà religiosa e con ilruolo riconosciuto alle istituzioni religiose in relazione alle esigen-ze della persona.

5. Il rilancio delle offerte per il sostentamento del clero

Un ulteriore approfondimento ha affrontato la questione del rilan-cio delle offerte deducibili per il sostentamento dei sacerdoti, uno deicanali individuati al momento della riforma del sistema di finanzia-mento della Chiesa in Italia. I Vescovi hanno condiviso l’opportunitàdi promuovere nei fedeli sempre più l’educazione alla corresponsabi-lità, anche per rendere disponibili ulteriori risorse economiche dadestinare alle esigenze di culto e pastorale e alla carità.A tale scopo sono state presentate all’Assemblea talune proposteoperative nel segno della trasparenza. Esse mirano a promuovere lapartecipazione attiva e responsabile di tutti e la conoscenza,

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mediante un libro bianco (cfr www.offertesacerdoti.it), delle opere rea-lizzate sul territorio con i fondi dell’otto per mille.

6. Comunicazioni e informazioni

Una comunicazione ha fornito ai Vescovi un aggiornamento sullostato della rilevazione delle opere sanitarie e sociali ecclesiali, avvia-to lo scorso anno a livello nazionale. Emerge un quadro di presen-ze straordinariamente ricco, animato dalla prossimità a quanti sitrovano in situazione di bisogno e di disagio; esso necessita di esse-re ulteriormente conosciuto e meglio coordinato.È ormai avviato da tempo in tutte le diocesi il percorso di prepara-zione alla XXVI Giornata Mondiale della Gioventù (Madrid, 16 - 21agosto 2011). Il principale strumento di informazione è costituitodal sito internet www.gmg2011.it, curato dal Servizio Nazionale perla pastorale giovanile.Con il titolo “Signore, da chi andremo?” si svolgerà ad Ancona dal3 all’11 settembre 2011 il XXV Congresso Eucaristico Nazionale,che intende avere tra i suoi tratti salienti la dimensione popolare equella territoriale. Ulteriori informazioni sono fin da ora disponi-bili sul sito internet www.congressoeucaristico.it.“La famiglia: il lavoro e la festa” è il tema dell’VII Incontro mondia-le delle Famiglie (Milano, 30 maggio - 3 giugno 2012), a cui si affian-cherà un convegno teologico-pastorale. Allo scopo di valorizzareriflessioni e approfondimenti, nonché di presentare appuntamenti einiziative, è stato predisposto il sito internet www.family2012.com.

7. Nomine

La Presidenza della CEI, riunitasi l’8 novembre, ha provveduto alleseguenti nomine:- Consiglio di amministrazione della Fondazione di religione SantiFrancesco d’Assisi e Caterina da Siena: S.E. Mons. Mariano CRO-

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CIATA, Segretario generale della CEI, Presidente; S.E. Mons. Dino DE

ANTONI, Arcivescovo di Gorizia; S.E. Mons. Ernesto MANDARA,Vescovo ausiliare di Roma; S.E. Mons. Salvatore NUNNARI,Arcivescovo di Cosenza – Bisignano; mons. Giampietro FASANI,Economo della CEI.- Collegio dei revisori dei conti della Fondazione di religione SantiFrancesco d’Assisi e Caterina da Siena: dott. Paolo BUZZONETTI,Presidente; rag. Fabio PORFIRI, membro effettivo; mons. MauroRIVELLA, Sottosegretario della CEI, membro effettivo; rag. RenzoBOLDRINI, membro supplente; mons. Adolfo ZAMBON, Direttoredell’Ufficio Nazionale per i problemi giuridici, membro supplente.- Consiglio di amministrazione dell’Istituto Centrale per il sosten-tamento del clero per il quinquennio 2011-2015: don GiovanniSOLIGO (Treviso), Presidente, dott. Giorgio FRANCESCHI, Vice Presidente,prof. Giuseppe Maria CIPOLLA, dott. Giacomo GNUTTI, dott. FedericoMANZONI, dott.ssa Maria SPECIALE; membri eletti in rappresentanzadel clero: don Ermenegildo ALBANESE (Oppido Mamertina – Palmi);don Simone DI VITO (Gaeta); don Claudio RUBAGOTTI (Cremona).- Collegio dei revisori dei conti dell’Istituto Centrale per il sosten-tamento del clero per il quinquennio 2011-2015: mons. GiampietroFASANI, Economo della CEI, Presidente; dott. Giuliano GRAZIOSI, mem-bro effettivo; mons. Luciano VINDROLA (Susa), membro effettivo, in rap-presentanza del clero; dott. Paolo BUZZONETTI, membro supplente; ing.Livio GUALERZI, membro supplente; don Umberto OLTOLINI (Milano),membro supplente, in rappresentanza del clero.- Co-Presidente dell’Osservatorio centrale per i beni culturali di inte-resse religioso di proprietà ecclesiastica: S.E. Mons. Simone GIUSTI,Vescovo di Livorno, Presidente del Comitato per la valutazione deiprogetti di intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici.- Assistente Ecclesiastico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore –sede di Roma: don Hector Eduardo QUIROS QUINTERO (Darien).

Nella riunione del 10 novembre, il Consiglio Episcopale Perma-nente ha eletto S.E. Mons. Salvatore LIGORIO, Arcivescovo di Matera– Irsina, membro della Commissione Episcopale per le migrazioni.

Assisi, 11 novembre 2010

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DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

NOMINA VESCOVILE

Messaggio della Presidenzain vista della scelta di avvalersi

dell’insegnamento della religione cattolicanell’anno scolastico 2010-2011

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

All’inizio del nuovo anno scolastico desideriamo far pervenire aognuno di voi, studenti, genitori e docenti, il nostro saluto e ilnostro augurio.Per la Chiesa in Italia questo è un anno speciale, perché segna l’ini-zio di un decennio caratterizzato da una rinnovata attenzione all’e-ducazione, riconoscendo nell’arte delicata e sublime dell’educareuna sfida culturale e un segno dei tempi. Siamo convinti che lascuola costituisca un luogo irrinunciabile per promuovere l’educa-zione integrale della persona, come pure dell’importanza dell’inse-gnamento della religione cattolica, che permette di affrontare lequestioni inerenti il senso della vita e il valore della persona allaluce della Bibbia e della tradizione cristiana. «Lo studio delle fontie delle forme storiche del cattolicesimo è parte integrante dellaconoscenza del patrimonio storico, culturale e sociale del popoloitaliano e delle radici cristiane della cultura europea» (Educare allavita buona del Vangelo, n. 47).Tale insegnamento si inserisce oggi nel processo di riforma dellascuola italiana, mediante la proposta di nuovi traguardi per lo svilup-po delle competenze e di obiettivi di apprendimento nella scuola dell’in-fanzia e del primo ciclo, e con la prospettazione di competenze, cono-scenze e abilità nel secondo ciclo. Siamo persuasi che la dimensionereligiosa è costitutiva dell’essere umano e che l’insegnamento della

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religione cattolica può aiutare i giovani a interrogarsi e riflettere,per elaborare un progetto di vita capace di arricchire la loro forma-zione, con particolare riferimento agli aspetti spirituali ed etici del-l’esistenza, stimolandoli a interpretare correttamente il contestostorico, culturale e umano della società, in vista del loro coinvolgi-mento nella costruzione della convivenza umana.Gli insegnanti di religione cattolica, forti di una formazione umanae spirituale radicata nell’appartenenza ecclesiale e arricchiti nellacura costante di una professionalità adeguata alle nuove sfide cul-turali, si offrono come protagonisti, in sinergia con i colleghi dellealtre discipline, di un’azione pedagogica illuminata dalla fiducianella vita e dalla speranza, capace di raggiungere il cuore e la mentedei giovani, facendo leva sulle loro migliori risorse e proiettandoliverso quei traguardi di senso che lasciano intravedere la bellezza diuna vita autenticamente buona.Nell’anno scolastico 2009-2010 l’insegnamento della religione cat-tolica è stato scelto dal 90% delle famiglie e degli alunni delle scuo-le statali. Tale dato sale al 90,80%, se si tiene conto anche di quantifrequentano scuole cattoliche. L’alto tasso di adesione attesta laforza di attrazione di questa disciplina, di cui gli stessi avvalentisisono i testimoni più efficaci. Proprio a questi studenti e alle lorofamiglie chiediamo di incoraggiare positivamente quanti nonl’hanno ancora scelta, affinché scoprano la ricchezza della dimen-sione religiosa della vita umana e la sua valenza educativa, finaliz-zata al pieno sviluppo della persona.

Roma, 22 novembre 2010

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L’Arcivescovo della Arcidiocesi di Bari-Bitonto

VISTA la determinazione approvata dalla XLV Assemblea generale dellaConferenza Episcopale Italiana (Collevalenza, 9–12 novembre 1998);

CONSIDERATI i criteri programmatici ai quali intende ispirarsi nell’an-no pastorale 2011 per l’utilizzo delle somme derivanti dall’otto permille dell’IRPEF;

TENUTA PRESENTE la programmazione diocesana riguardante nel cor-rente anno priorità pastorali e urgenze di solidarietà;

SENTITI, per quanto di rispettiva competenza, l’incaricato delServizio diocesano per la promozione del sostegno economico allaChiesa Cattolica e il direttore della Caritas diocesana;

UDITO il parere del Consiglio diocesano per gli Affari economici edel Collegio dei consultori

dispone

I) Le somme derivanti dall’otto per mille IRPEF ex art. 47 dellaLegge 222/1985 ricevute nell’anno 2010 dalla Conferenza Episco-pale Italiana “per esigenze di culto e pastorale” sono così assegnate:

Decreto per l’attribuzionedelle somme dell’8 per mille IRPEF

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

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777 ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE 2010

1 ESIGENZE DEL CULTO1 NUOVI COMPLESSI PARROCCHIALI 10.693,172 RESTAURO EDIFICI 100.000,00

110.693,17

2 ESERCIZIO CURA DELLE ANIME1 ATTIVITÀ PASTORALI STRAORDINARIE 77.000,002 CURIA DIOCESANA E CENTRI PASTORALI 440.000,004 MEZZI COMUNICAZIONE SOCIALE 15.493,715 ISTITUTO DI SCIENZE RELIGIOSE 40.000,006 FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE 100.000,009 CONSULTORIO FAMILIARE DIOCESANO 27.000,0010 PARROCCHIE STRAORDINARIE NECESSITÀ 61.759,17

761.252,88

3 FORMAZIONE DEL CLERO1 SEMINARIO DIOCESANO,

INTERDIOCESANO, REGIONALE 200.000,002 RETTE SEMINARISTI E SACERDOTI 25.822,844 FORMAZIONE PERMANENTE CLERO 25.822,845 FORMAZIONE DIACONATO PERMANENTE 10.000,006 PASTORALE VOCAZIONALE 5.164,57

266.810,25

4 SCOPI MISSIONARI1 CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO 10.329,144 SACERDOTI FIDEI DONUM 15.493,71

25.822,85

5 CATECHESI ED EDUC. CRISTIANA2 ASSOCIAZIONI ECCLESIALI 7.746,85

7.746,85

6 CONTRIBUTO SERVIZIO DIOCESANO1 CONTRIBUTO SERVIZIO DIOCESANO 2.324,06

2.324,06

8 INIZIATIVE PLURIENNALI1 FONDO DI GARANZIA 130.269,02

130.269,02

TOTALE DELLE ASSEGNAZIONI 1.304.919,08

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Page 48: Bollettino Diocesano Novembre-Dicembre 2010

II) Le somme derivanti dall’otto per mille IRPEF ex art. 47 dellaLegge 222/1985 ricevute nell’anno 2010 dalla ConferenzaEpiscopale Italiana “per interventi caritativi” sono così assegnate:

888 INTERVENTI CARITATIVI 2010

1 DISTRIB. PERSONE BISOGNOSE1 DA PARTE DELLA DIOCESI 194.833,692 DA PARTE DELLE PARROCCHIE 174.760,793 DA PARTE DI ENTI ECCLESIASTICI 67.139,40

436.733,88

2 OPERE CARITATIVE DIOCESANE1 IN FAVORE DI EXTRACOMUNITARI 38.734,262 IN FAVORE DI TOSSICODIPENDENTI 1.316,556 FONDAZIONE ANTIUSURA 25.822,84

105.873,65

4 OPERE CARITATIVE ALTRI ENTI1 CASA BETANIA 8.846,852 CASA DELLA CARITÀ 14.904,993 CASA DEL CLERO MONS. E. NICODEMO 25.534,93

49.286,77

5 ALTRE ASSEGNAZIONI/EROGAZIONI1 A DISPOSIZIONE DEL VESCOVO PER CARITÀ 139.523,83

139.523,83

6 INIZIATIVE PLURIENNALI1 INIZIATIVE PLURIENNALI 81.191,07

81.191,07

TOTALE DELLE ASSEGNAZIONI 812.609,20

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

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Le disposizioni del presente provvedimento saranno trasmesse allaSegreteria generale della Conferenza Episcopale Italiana attraversoi prospetti di rendicontazione predisposti secondo le indicazionidate dalla Presidenza della C. E. I.

Bari, li 25 novembre 2010

† Francesco CacucciArcivescovo di Bari - Bitonto

Prot. 635/ A/10

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Sacre ordinazioni e istituzioni

- La sera di sabato 4 dicembre 2010, I Vespri della II Domenica diAvvento, nella Cattedrale di Bari, durante una solenne concele-brazione eucaristica, S. Ecc. Mons. Vito Angiuli, Vescovo eletto diUgento-S. Maria di Leuca, ha ricevuto l’ordinazione episcopale.Presente S. Em. il signor Cardinale Salvatore De Giorgi, la cele-brazione è stata presieduta da S. Ecc. Mons. Francesco Cacucci,Arcivescovo di Bari-Bitonto, che è stato anche il consacrante prin-cipale, assistito dai conconsacranti S. Ecc. Mons. Benigno Papa,Arcivescovo di Taranto e S. Ecc. Mons. Domenico D’Ambrosio,Arcivescovo di Lecce. L’eletto è stato presentato dall’Ammini-stratore diocesano di Ugento-S. Maria di Leuca mons. GerardoAntonazzo. Hanno assistito all’ordinazione anche altri arcivesco-vi e vescovi; hanno concelebrato numerosi sacerdoti, molti deiquali appartenenti alla diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca, ederano presenti diaconi permanenti, seminaristi, consacrati, con-sacrate e fedeli laici.

- La sera del 7 dicembre 2010, I Vespri della Solennità del-l’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, nella chiesaparrocchiale di S. Giovanni Bosco in Bari, S. Ecc. Mons.Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una con-celebrazione eucaristica da lui presieduta, ha istituito accolito ilseminarista diocesano Michele Calabrese.

- La sera del 12 dicembre 2010, III Domenica di Avvento, S. Ecc.Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, duranteuna concelebrazione eucaristica da lui presieduta, nella Catte-

Cancelleria

CURIA METROPOLITANA

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Page 51: Bollettino Diocesano Novembre-Dicembre 2010

drale di Bari, ha ordinato diaconi permanenti gli accolitiGiovanni Caradonna e Giacomo Leuzzi, incardinandoli nel clerodiocesano.

Decreti arcivescovili

S. Ecc. l’Arcivescovo, con decreto del- 12 novembre 2010 (Prot. n. 67/10/D.A.G.), ha rinnovato la costi-

tuzione del Tribunale diocesano per la durata di cinque anni;- 29 novembre 2010 (Prot. n. 74/10/D.A.G.), ha concesso il consen-

so dell’Ordinario per l’erezione canonica di una casa delle suoreBene-Tereziya in Cassano delle Murge.

Nomine e decreti singolari

A) S. Ecc. l’Arcivescovo ha nominato, in data:- 1 novembre 2010 (Prot. n. 64/10/D.A.S.-N.), don Giovanni Giusto

all’ufficio di parroco della parrocchia S. Caterina Vergine eMartire in Bitonto, per nove anni;

- 1 novembre 2010 (Prot. n. 65/10/D.A.S.-N.), don Pietro Tanzi all’uf-ficio di vicario parrocchiale della parrocchia S. Ferdinando in Bari;

- 3 novembre 2010 (Prot. n. 66/10/D.A.S.-N.), don Giacomo Fazioall’ufficio di economo del Seminario diocesano;

- 16 novembre 2010 (Prot. n. 68/10/D.A.S.-N.), don GiuseppeSpano all’ufficio di parroco della parrocchia S. Pio X in Bari, pernove anni;

- 23 novembre 2010 (Prot. n. 71/10/D.A.S.-N.), don DomenicoFornarelli membro del Collegio dei consultori dell’Arcidiocesi diBari-Bitonto, fino alla scadenza dell’attuale Collegio;

- 23 novembre 2010 (Prot. n. 72/10/D.A.S.-N.), don Giacomo Faziomembro del Collegio dei consultori dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, fino alla scadenza dell’attuale Collegio;

- 24 novembre 2010 (Prot. n. 73/10/D.A.S.-N.), il sig. GiuseppeAntonelli all’incarico di commissario della Confraternita“Associazione Pio Monte del Purgatorio” in Bitritto;

- 1 dicembre 2010 (Prot. n. 75/10/D.A.S.-N.), il diacono permanen-te Giuseppe Delle Grazie all’ufficio di collaboratore dell’UfficioAmministrativo diocesano;

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- 1 dicembre 2010 (Prot. n. 76/10/D.A.S.-N.), la prof.ssa FrancescaVessia, confermandola per altri cinque anni, all’incarico di presi-dente del Consiglio dell’E.S.A.S. e direttore del ConsultorioFamiliare diocesano;

- 13 dicembre 2010 (Prot. n. 81/10/D.A.S.-N.), il diacono perma-nente Giovanni Caradonna all’ufficio di collaboratore della par-rocchia S. Marcello in Bari;

- 13 dicembre 2010 (Prot. n. 82/10/D.A.S.-N.), il diacono perma-nente Giacomo Leuzzi all’ufficio di collaboratore della parrocchiaStella Maris in Bari-Palese;

- 13 dicembre 2010 (Prot. n. 83/10/D.A.S.-N.), don Sabino Perilloall’ufficio di cappellano delle Suore Figlie della Carità della Casadella Carità “S. Vincenzo de’ Paoli” in Palo del Colle.

B) Sua Eccellenza l’Arcivescovo, in data:- 16 novembre 2010 (Prot. n. 69/10/D.A.S.), ha riconosciuto a don

Luigi Minerva il diritto ad usufruire per motivi di salute dei bene-fici previsti per la condizione di anzianità;

- 16 novembre 2010 (Prot. n. 70/10/D.A.S.), ha riconosciuto a donGiuseppe Di Mauro il diritto ad usufruire per motivi di salute deibenefici previsti per la condizione di anzianità;

- 7 dicembre 2010 (Prot. n. 78/10/D.A.S.), ha concesso licenza aS.Ecc.za Mons. Lucio Renna, Vescovo di San Severo, per il conferi-mento, nella cappella maggiore del Seminario Regionale diMolfetta, ai seminaristi diocesani Mario Diana, Alfredo Gabriellie Gerri Zaccaro dei ministeri dell’accolitato al primo e del lettora-to agli altri due.

Errata corrige

Nel numero 5/2010 p. 570 del Bollettino, a causa di un errore dicompilazione e correzione delle bozze, è stata attribuita una nomi-na di trasferimento, in realtà non avvenuta, al sac. diocesano PietroTanzi.

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Settore Laicato. Consulta delle Aggregazioni laicali

Chiesa e Mezzogiorno(Bari, 20 novembre 2010)

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Sabato 20 novembre 2010, dalle ore 16.00 alle ore 18.30, presso la Casadel Clero, si è svolta, in preparazione al Convegno Ecclesiale Regionale del2011 sui laici nella Chiesa e nella società pugliese, un’assemblea delleAggregazioni laicali, aperta anche ai laici delle comunità parrocchiali edelle Confraternite, sul tema Chiesa e mezzogiorno. L’incontro è stato intro-dotto da Vito Micunco, direttore dell’Ufficio diocesano Mondo sociale edel lavoro. Si è voluto ripartire dal Convegno tenutosi, sullo stesso tema,presso la Fiera del Levante il 18 settembre 2010, tenendo anche conto deilavori della 46° Settimana sociale dei cattolici italiani svoltasi a ReggioCalabria a metà ottobre. Riportiamo l’intervento di Vito Micunco.

Vent’anni fa, in occasione del quarantesimo anniversario dellaLettera collettiva dei vescovi sulla questione meridionale, veniva pub-blicato il documento della CEI su Chiesa italiana e Mezzogiorno. Si trattò di un evento storico per la Chiesa italiana. Il documento infatti fu sottoscritto da tutti i vescovi italiani «con-sapevoli – così c’era scritto – degli ineludibili doveri della solidarie-tà sociale e della comunione ecclesiale». Non era mai accaduto prima. La stessa Lettera collettiva di quarant’anni prima era stata firmatasolo dai «vescovi di molte diocesi del Mezzogiorno d’Italia».

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L’adesione di tutto l’episcopato italiano a questa nuova iniziativanon fu ininfluente sulle sorti che la nota ebbe presso vasti settoridell’opinione pubblica.La Chiesa italiana, presentandosi unita e solidale nelle sue diverseespressioni particolari, si distinse per coerenza e capacità di inter-pretare il bene comune nazionale, rafforzando così l’idea di fondocontenuta nel documento: «Il Paese non crescerà se non insieme».Come scrisse don Tonino Bello in un suo appassionato commentoal documento, che con il suo stile inconfondibile intitolò “Solli-citudo rei meridionalis”: «Anche la Chiesa cresce insieme. La que-stione meridionale coinvolge tutti. Non nel senso che essa sia unaspecie di fossa dalla quale quelli del Nord devono aiutare quelli delSud a venir fuori. No. Nella fossa ci siamo tutti, e tutti insieme dob-biamo uscirne». La Chiesa risultò essere una voce credibile nell’analisi e nelladenuncia come nella proposta e nell’annuncio.E infatti furono tante le voci di provenienza diversa e di diversoorientamento che sentirono il bisogno di entrare in dialogo con lacomunità ecclesiale su questa importante tematica. Lo stesso SVIMEZ, un ente che ha come compito istituzionale quel-lo di studiare i fatti economici e non certo di indulgere in conside-razioni di carattere generale, nel suo Rapporto annuale del 1990,che portava la firma del grande meridionalista Pasquale Saraceno,fece un autorevole richiamo al documento pubblicato soltantoqualche mese prima. Del resto, sebbene il documento si ponesse in una prospettiva emi-nentemente pastorale, esso non rinunciava ad offrire un’analisipuntuale dei diversi aspetti della questione meridionale. Scrivevano i vescovi: «Il problema del Mezzogiorno si configuracome questione morale in riferimento alla diseguaglianza nello svi-luppo tra Nord e Sud del Paese e alle implicazioni di un tipo di svi-luppo incompiuto, distorto, dipendente e frammentato». Con questo giudizio, ripreso e argomentato in modo compiuto econvincente in ogni parte del documento, veniva evidenziato undivario economico tra Nord e Sud del Paese. Un divario che, nonostante decenni di politiche di interventostraordinario, appariva ancora molto lontano dall’essere superato. Lo scorso febbraio, a vent’anni di distanza da quello storico docu-

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mento, la CEI è tornata sull’argomento pubblicando un nuovointervento dal titolo “Per un Paese solidale. Chiesa italiana eMezzogiorno”. Desiderio dei vescovi è «riprendere la riflessione sul cammino dellasolidarietà nel nostro Paese, con particolare attenzione alMeridione d’Italia e ai suoi problemi irrisolti, riproponendoli all’at-tenzione della comunità ecclesiale nazionale».A parere dei vescovi, sono ancora tanti i problemi irrisolti che afflig-gono il Sud.Anzitutto c’è la criminalità organizzata che di fatto impedisce losviluppo sociale, economico e politico. Non meno grave è il dilagare dell’economia illegale e di alcune suedeleterie conseguenze come l’usura, l’evasione fiscale e il lavoro nero. Ancora molto diffusa è la povertà economica che, pur essendo un’e-mergenza nazionale, si concentra nelle regioni meridionali dove piùalta è la presenza di famiglie monoreddito. Da non sottovalutare è il disagio sociale che al Sud, in assenza dirisorse adeguate e di un’efficiente rete di servizi assistenziali, facil-mente si trasforma in esclusione.Non vanno infine dimenticati la disoccupazione e il lavoro preca-rio, che colpiscono soprattutto le giovani generazioni.Come non va dimenticato il fenomeno della nuova emigrazione,ormai non più per fame ma di mestiere, che obbliga tanti giovani,spesso i più promettenti e preparati, ad andare altrove per trovareuno sbocco occupazionale adeguato agli studi fatti.Rispetto a questi problemi la Chiesa, ovviamente, non ha soluzionida offrire ma soltanto orientamenti di carattere generale da cuiricavare le decisioni che occorre adottare. A giudizio dei vescovi, un orientamento fondamentale per affron-tare la questione meridionale è quello di tenere insieme il principiodella solidarietà con quello della sussidiarietà.Il principio di sussidiarietà, in base al quale si vuole portare l’inter-vento pubblico là dove il rapporto tra amministrazione e bisogni èpiù stretto, è assolutamente condivisibile ed anzi è uno dei principicardine del magistero sociale della Chiesa.

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Esso, tuttavia, come ricorda autorevolmente la Caritas in veritate «vamantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà»perché la sussidiarietà «senza la solidarietà scade nel particolarismosociale».Dunque, ciò che non si può accettare è che questo processo didecentramento e ripartizione dei poteri tra le diverse articolazioniamministrative avvenga in modi e forme tali da dimenticare anchele più elementari esigenze di solidarietà e di uguaglianza, conpesanti conseguenze sul piano dei diritti. Oggi c’è una spinta preoccupante verso un modello di federalismocompetitivo, ridotto al solo aspetto fiscale, da cui nasce il rischioche si venga a creare una situazione di grave disparità di trattamen-to a seconda dell’area geografica di appartenenza o della tipologiadei bisogni tutelati.I vescovi, pertanto, non negano che una riforma in senso federaledello Stato possa essere utile per fronteggiare la crescente divarica-zione tra un Sud in alcuni casi molto arretrato e un Nord che inve-ce figura come una delle aree geografiche più ricche non solod’Italia ma dell’intera Europa. Anzi i vescovi affermano espressamente che il federalismo potrebbeaiutare a rafforzare l’unità del Paese.A questo riguardo rivendicano l’attualità della visione regionalistica diSturzo e di Moro ammettendo che una sua corretta attuazione, nellaforma di un federalismo solidale e unitario, rappresenterebbe non sol-tanto una risposta alla “questione settentrionale”, ma anche una sfidaper il Mezzogiorno che «potrebbe risolversi a suo vantaggio, se riuscis-se a stimolare una spinta virtuosa nel bonificare il sistema dei rappor-ti sociali, soprattutto attraverso l’azione dei governi regionali e muni-cipali, nel rendersi direttamente responsabili della qualità dei servizierogati ai cittadini, agendo sulla gestione della leva fiscale».Non si tratta di una posizione per così dire di comodo, alla ricercadi una mediazione a tutti i costi per non scontentare nessuno.Si tratta invece di un profondo convincimento su cui, non a caso, il car-dinale Bagnasco è tornato a più riprese in molte altre occasioni, dimo-strando così una totale sintonia con il Presidente della Repubblica.Richiamo qui alcune parole del discorso pronunciato da GiorgioNapolitano a Marsala l’11 maggio 2010 in occasione del 150° anni-versario dello sbarco dei Mille, parole di lì a pochi giorni espressa-

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mente riprese dal cardinale Bagnasco nella sua prolusioneall’Assemblea dei vescovi: «Le critiche che è legittimo muovere inmodo argomentato e costruttivo agli indirizzi della politica nazio-nale, per scarsa sensibilità o aderenza ai bisogni (…) del Mezzogior-no, non possono essere accompagnate da reticenze e silenzi su quelche va corretto, anche profondamente, qui nel Mezzogiorno, sianella gestione dei poteri regionali e locali e nel funzionamento delleamministrazioni pubbliche, sia negli atteggiamenti del settore pri-vato, sia nei comportamenti collettivi. E parlo di correzioni essen-ziali anche al fine di debellare la piaga mortale della criminalitàorganizzata che è diventata una vera e propria palla di piombo alpiede della vita civile e dello sviluppo del Mezzogiorno».Non va sottaciuto che il federalismo è una riforma sotto molti aspet-ti rischiosa, non ultimo poiché irreversibile. Non per questo, però,può essere considerata meno necessaria – per il Nord come per il Sud.Per il Sud essa impone di raccogliere alcune sfide non facili.Si tratta di superare definitivamente l’assistenzialismo che ha gene-rato clientelismi e corruzione, alimentato criminalità organizzata,disincentivato l’intrapresa economica. Si tratta di puntare sulle risorse specifiche del Mezzogiorno, primafra tutte quella legata alla sua naturale funzione di cerniera tral’Europa centrale e il Mediterraneo.Si tratta di creare, attraverso un lavoro innanzitutto educativo, chedeve coinvolgere anche la Chiesa, le condizioni per un protagoni-smo attivo delle comunità locali che devono divenire artefici delproprio sviluppo. Bisogna impegnarsi tutti perché cresca in fretta questa nuova con-sapevolezza.In caso contrario, infatti, avvertono i vescovi, il rischio è che ilMezzogiorno venga trasformato «in un collettore di voti per dise-gni politico-economici estranei al suo sviluppo».A questo punto, però, la domanda è quella che con molto coraggio si èposto il prof. Giuseppe Savagnone, direttore del Centro diocesano perla pastorale della cultura di Palermo, nella sua relazione alla Settimanasociale, incentrata sul documento dei vescovi sul Mezzogiorno.

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Perché – si è chiesto Savagnone – le speranze espresse vent’anni addie-tro nel primo documento dei vescovi italiani sono andate deluse?Nonostante le coraggiose prese di posizione, i tanti studi e dibatti-ti che sono nati sotto la spinta di quel documento (ricordiamo il 1°Convegno ecclesiale delle Chiese di Puglia, tenutosi a Bari il 29 apri-le–2 maggio 1993, sul tema “Crescere insieme in Puglia. Le Chiesedi Puglia per una comunità di uomini solidali”), la situazione alSud non è migliorata, anzi, è peggiorata. Lo sviluppo incompiuto, distorto, dipendente e frammentato nonsolo non si è trasformato in vero sviluppo ma è sempre più precipi-tato in quel “circolo vizioso” che era stato indicato come il prodot-to perverso di una cattiva politica del Meridione.Certamente ci sono oggi approcci alla questione meridionale moltoriduttivi che rafforzano pregiudizi sul Mezzogiorno e alimentanonuove faziosità all’interno del Paese.Molti dei problemi che affliggono il Meridione sono gli stessi cheinteressano anche il Centro-Nord e pertanto richiedono obiettivicomuni e una strategia condivisa. In ogni caso, però – ha ricordato Savagnone – «resta lo scandalo diun territorio su cui i cattolici hanno un capillare e profondo radi-camento, più che al Nord».La presenza viva e profetica della Chiesa nel Mezzogiorno non puòessere affidata ai documenti ufficiali e alle figure straordinarie deisuoi martiri, ma deve necessariamente passare dallo stile di vitadelle comunità ecclesiali.Le Chiese del Sud sono chiamate a dare il loro essenziale contributocon la pastorale ordinaria e con un nuovo protagonismo dei laici.«Troppe volte – evidenzia di Savagnone – la nostra pastorale è affettada una schizofrenia che da un lato neutralizza la valenza laica deifedeli quando si trovano all’interno del tempio e assegna loro esclusi-vamente un ruolo di vice-preti, ignorando la loro dimensione profes-sionale, familiare, politica; dall’altro, li abbandona, fuori delle muradel tempio, a una logica puramente secolaristica, per cui essi alimen-tano la loro cultura non attingendo al Vangelo e alla dottrina socialedella Chiesa, ma ai grandi quotidiani laicisti e alla televisione».In effetti dobbiamo ammettere che, a differenza di altre stagioni,oggi manca la presenza di un laicato cristiano che possa dirsi real-mente tale.

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Quando questa presenza è espressione diretta dell’associazionismocattolico, spesso pretende di parlare a nome e per conto della Chiesa,apparendo così poco credibile nel rappresentare gli interessi di tutti.Quando invece, per così dire, non chiede tutele clericali, da partedella comunità cristiana viene immediatamente guardata consospetto, isolata e abbandonata a se stessa, perdendo così di fattoogni possibilità di confronto comunitario e quindi di una vitaleappartenenza ecclesiale. Da tempo i nostri Pastori invocano una nuova generazione di cat-tolici impegnati in politica. Lo aveva auspicato per primo papa Benedetto XVI nel suo famosodiscorso in occasione della visita a Cagliari a settembre 2008: «Lapolitica necessita di una nuova generazione di laici cristiani impe-gnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni disviluppo sostenibile».Lo aveva ripetuto il cardinale Bagnasco nel gennaio 2010 alConsiglio Episcopale Permanente confidando un suo sogno adocchi aperti: «vorrei che questa stagione contribuisse a far sorgereuna generazione nuova di italiani e di cattolici che, pur nel travagliodella cultura odierna e attrezzandosi a stare sensatamente dentro aessa, sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quantocapace di segnare il destino di tutti, e per essa sono disposti a dareil meglio dei loro pensieri, dei loro progetti, dei loro giorni».Entrambi lo hanno poi ribadito con forza, rispettivamente nell’indirizzodi saluto e nella prolusione di apertura, alla Settimana sociale reggina.La presenza dei cristiani nella società non può limitarsi al solo camposociale e caritativo. Questa concentrazione dei credenti su certeforme di servizio non è sufficiente perché presuppone la pretesa o l’il-lusione di una condizione di autosufficienza che non c’è più.I laici, per la loro indole secolare, che li distingue ma non li separa daipreti e religiosi, sono chiamati a rappresentare allo stesso tempo ilmondo nella Chiesa e la Chiesa nel mondo. Da un lato essi devonofare in modo che «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degliuomini» trovino eco nella comunità cristiana, come recita l’incipitdella Gaudium et spes. D’altro lato, come recita la Lumen gentium, «sono

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chiamati a contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento, allasantificazione del mondo con la testimonianza della loro vita».Zona di frontiera chiama il laicato il nostro Arcivescovo.«Voi siete frontiera comune tra Chiesa e non Chiesa (…) siete zona diconfine, dove lo specifico cristiano ed ecclesiale, attraverso voi, potràpassare nel mondo per animarlo, ma dove anche lo specifico del mondoe del temporale, attraverso la vostra professione, il vostro essere immer-si nel mondo, può entrare nella storia e dare corpo e concretezza».Disattendere questo compito, come purtroppo talvolta accade,comporta conseguenze a livello ecclesiale come a livello sociale. A livello ecclesiale perché non consente al popolo di Dio di fareun’esperienza di Chiesa veramente compiuta, dove, per utilizzareun’espressione di san Paolo, «il corpo non risulta di un membrosolo, ma di molte membra» (1Cor 12, 14).E a livello sociale perché finisce di fatto per privare la società di una voceche per quanto isolata – o forse proprio perché tale – è importante.Per le ragioni che abbiamo già detto, questo atteggiamento deveessere considerato particolarmente grave e colpevole specialmentenel nostro Sud.Come laici, invece, oggi siamo chiamati a spenderci in prima personaattraverso l’esercizio delle nostre competenze e in ascolto del magisterodella Chiesa, orientandoci legittimamente verso una pluralità di opzionie convergendo sui principi e i valori fondamentali del Magistero, senzache fra di essi ci sia un prima e un dopo, un più e un meno importante.«Forse sorprende e spiazza – ha osservato Savagnone – il fatto chela Chiesa si occupi, oltre che dei problemi più strettamente connes-si alla sfera etica, come sono quelli della biomedicina e della fami-glia, in cui sarebbero ravvisabili in modo esclusivo i “valori nonnegoziabili”, anche di quelli relativi agli assetti sociali e politici».Un “merito” del documento dei vescovi Chiesa e Mezzogiorno è «di aversottolineato che alla Chiesa sta a cuore non soltanto la vita nelmomento del suo concepimento o in quello terminale, ma anche ciòche sta tra questi due momenti estremi. Anche la solidarietà è un valo-re non negoziabile, come lo è la sorte di tutti i deboli e gli esclusi. È aquesto titolo che la Chiesa si occupa della questione meridionale».

Vito MicuncoDirettore Ufficio Mondo sociale e del lavoro

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Consiglio Presbiterale diocesano

Verbale della riunione del 21 ottobre 2010

Il giorno 21 ottobre 2010, alle ore 9.30, presso il salone della Casa delClero in Bari, si è riunito il Consiglio Presbiterale diocesano, convo-cato e presieduto dall’Arcivescovo Mons. Francesco Cacucci.Sono presenti: il Vicario generale mons. Domenico Ciavarella, mons.Vito Angiuli e i vicari episcopali: don Ubaldo Aruanno, mons. VitoBitetto, don Candeloro Angelillo, mons. Francesco Colucci, mons.Domenico Falco, mons. Angelo Latrofa, p. Leonardo Di Pinto,O.F.M.Sono assenti: don Angelo Cassano, don Luciano Cassano, donAngelo Romita, p. Rosario Scogliamiglio O.P., p. Santo PagnottaO.P., p. Damiano Bova O.P., p. Mariano Bubbico O.F.M. capp., P.Francesco Neri O.F.M. Cap.Alla riunione odierna partecipano anche i direttori e i vice-direttoridegli uffici di Curia.

All’ordine del giorno:1. Preparazione al Terzo Convegno ecclesiale regionale: “I laici nella

Chiesa e nella società pugliese, oggi” a livello vicariale (introdu-cono mons. A. Latrofa e dott. M.L. Lo Giacco, delegati diocesanial Comitato organizzatore del Convegno).

2. Varie ed eventuali.

Dopo la preghiera dell’Ora Media, l’Arcivescovo rinnova gli auguri

CONSIGLI DIOCESANI

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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a mons. Vito Angiuli, Vescovo eletto della Diocesi di Ugento-S.Maria di Leuca.Mons. Latrofa introduce il primo punto all’o.d.g., sottolineandoche il Convegno regionale ha lo scopo di aiutare tutti i membri delpopolo di Dio a riscoprire la grandezza della vocazione laicale e afar maturare sempre più l’ecclesiologia di comunione e la corre-sponsabilità.Occorre guardare ai doni e alle sfide dell’attuale contesto culturaleed ecclesiale e mettere al centro dell’azione pastorale l’attenzionealla relazione e in particolare alla relazione educativa. Il laicato deve essere sempre più “produttore di senso” nella comu-nità ecclesiale e nella società civile nei diversi ambiti di vita e ditestimonianza.Mons. Latrofa inoltre esorta a valorizzare e utilizzare nelle parroc-chie e nelle aggregazioni laicali il sussidio preparato dall’IstitutoPastorale Pugliese e a partecipare al seminario di studio che si terràa Molfetta il 6 novembre sul tema: “Il rapporto clero-laici e i luoghidella corresponsabilità”.Il programma dettagliato del convegno è in via di definizione.Come momento conclusivo si prevede il pellegrinaggio regionale il1 maggio 2011 a San Giovanni Rotondo presso il Santuario di SanPio e la solenne celebrazione eucaristica.La dott. Maria Luisa Lo Giacco richiama il rischio che il grandeevento, pur coinvolgendo la base nella preparazione, successiva-mente non incida molto nella vita delle persone, delle comunitàecclesiali e della società pugliese.Nella nostra diocesi negli ultimi anni notevole è stato l’impegnodell’Ufficio Laicato e della CDAL nella crescita della comunione,della stima e dell’amicizia; questa esperienza, iniziata tra i respon-sabili diocesani delle diverse aggregazioni laicali, deve essere pro-pria di tutti i laici non solo aggregati ma anche presenti nelle comu-nità ecclesiali e nei diversi ambiti di vita sociale.Si dà spazio agli interventi.Il prof. Giuseppe Micunco, visitando le parrocchie e le realtà laicali, fanotare la necessità di aiutare i laici a non chiudersi nella propria real-tà associativa e parrocchiale ma ad allargare l’orizzonte alla Chiesalocale, alla società e al mondo, in quanto la vocazione e la responsabi-lità dei laici riguarda prima l’essere e poi l’agire della Chiesa.

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Don Vito Carone sottolinea il fatto che la formazione dei laici deveessere affidata ai laici stessi e per conoscere meglio la realtà puglie-se sotto l’aspetto storico-culturale e sociale bisognerebbe far riferi-mento a centri competenti quali alcune Facoltà e Dipartimenti uni-versitari.Intervengono i vicari zonali presentando quello che si è program-mato a livello vicariale circa la preparazione al Convegno: catechesicomunitarie, approfondimento dei documenti conciliari e magiste-riali sul laicato, momenti assembleari, percorsi formativi per opera-tori pastorali, coinvolgimento delle amministrazioni locali e delvolontariato, conoscenza di laici che si sono distinti per il loroimpegno e la loro testimonianza nella Chiesa locale e nella societàbarese, riflessione comune su temi attuali sociali ed etici.Intervengono anche alcuni direttori di Uffici di curia presentandole diverse iniziative programmate, in particolare un laboratorio dio-cesano animato da Creativ che si terrà dal 1 al 3 aprile 2011 sul temadell’educazione a cui sono invitati giovani e adulti, operatori pasto-rali, animatori, docenti, amministratori.Mons. Ciavarella comunica il calendario delle visite ai vicariati ingennaio-febbraio 2011 e dei pellegrinaggi in Cattedrale per la festadell’Odegitria; esorta i direttori degli uffici di curia a sostenere eaccompagnare il cammino e la formazione dei laici nei vicariati enelle parrocchie.L’Arcivescovo invita a non disperdersi nelle varie iniziative pro-grammate, ma a convergere verso una sintesi che aiuti le comunitàe i singoli laici a prendere sempre più consapevolezza della lorovocazione e missione. Sottolinea inoltre che, sotto il profilo eccle-siologico, non devono essere in modo esclusivo i presbiteri a preoc-cuparsi della formazione dei laici, con il rischio di rimanere in unavisione clericale. La formazione deve coinvolgere insieme clero elaici: è questo il significato dell’incontro comunitario settimanale chedeve essere partecipato da parte di tutti, affinando la capacità di“leggere” la realtà del proprio territorio.Anche la nostra realtà diocesana conferma che i laici sia in modoaggregato e istituzionale, sia singolarmente sono capaci di espri-

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CONSIGLI DIOCESANI

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mersi e di realizzare iniziative, dibattiti, interventi mettendo inazione le loro capacità e competenze.Da parte nostra, dei presbiteri, una sana autocritica permetterà dirispettare e valorizzare i laici nella loro dignità e nel loro protago-nismo nella Chiesa e nella società; dobbiamo dare più spazio e pos-sibilità ai laici di esprimersi, di coinvolgersi, di maturare nellacoscienza ecclesiale, di essere corresponsabili.Ogni presbitero è chiamato ad accompagnare spiritualmente i laiciperché siano testimoni credibili di Cristo nella famiglia, nella socie-tà, nell’ambiente di studio e di lavoro, nel tempo libero.La riunione si conclude alle 12.30 con la preghiera dell’Angelus.

Il segretariosac. Antonio Serio

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Nata come “indagine razionale”, la filosofia da alcuni anni è alleprese con la questione relativa alla legittimità di quello strumento -la ragione – del cui uso da sempre essa si è fatta garante. In ogniepoca storica la filosofia ha discusso sulla ragione, e lo ha fatto,guarda caso, usando proprio la ragione. Il primo convegno dellaFacoltà Teologica Pugliese, dal titolo Allarghiamo gli spazi della razio-nalità. Fede amica dell’intelligenza, si inserisce a pieno titolo nel dibat-tito, tutto postmoderno, avente come oggetto la crisi di una ragioneche, dopo gli autori della cosiddetta “scuola del sospetto”, sembranon sia più in grado di autolegittimarsi, e quindi di conseguenza dilegittimare tutto ciò che su di essa si reggeva, uomo compreso.Viene da porsi subito la domanda sul perché la teologia si interessitanto alla razionalità, e in particolare a quella filosofica. La rispostala si può trovare forse nel fatto che i teologi ormai sono convinti chesi riesce a parlare meglio di Dio solo a condizione che si torni adusare la ragione. Sono tante le ricerche condotte in questo campo -e i relatori chiamati a spiegare questo nesso hanno prodotto moltilavori che vanno in questa direzione - che avallano la convinzionesecondo la quale il pensiero razionale può aiutare la fede a diremeglio ciò in cui essa crede. In fondo anche chi crede è chiamato a«rendere ragione della speranza» che si porta dentro (1 Pt 3,15).Ma per fare questo è necessario che la ragione aiuti se stessa, forse

Nel vuoto di ragione anche la fede ci perde.Il Convegno della Facoltà Teologica Pugliese

(Bari, 25-26 novembre 2010)

FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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lasciandosi aiutare anche dalla fede. Si tratta solo di vedere qualetipo di fede può dare questo aiuto. Di certo alludiamo ad una «fedepensosa», come ha ribadito il documento dei vescovi italiani daltitolo Lettera ai cercatori di Dio. Una fede cioè pensata e pensante, capa-ce di porre le domande vere per cercare risposte vere, quelle stesseche si pone la ragione quando questa si lascia interrogare nel pro-fondo del suo inquieto cercare. Solo una fede di questo tipo puòaiutare la razionalità ad uscire dalle derive nichiliste del pensieropostmoderno, il quale, dopo aver bruciato nel non-senso la doman-da su Dio, ora sta bruciando anche la domanda sull’uomo, che pro-prio per questo motivo non riesce più a vedersi come “persona”. Eproprio qui sta forse la provocazione che il convegno vuole lancia-re: proporre, attraverso il confronto con la teologia, di allargare lospazio del pensiero per ripensare la persona, e così aiutare l’uomoad essere più uomo. Lo scenario allora si arricchisce se prendiamo in considerazione ilfatto che siamo ormai passati da una ragione che metteva in di-scussione la fede, ad una fede che mette in discussione non tanto laragione in se stessa, ma un certo modello di essa, che affermando lasua totale egemonia, ha fatto il deserto intorno a sé, e forse anchedentro di sé, provocando la sua stessa crisi. La via, che già nel titolo il convegno sembra indicare, non è quelladi “restringere” il campo della ragione, quasi a pensare che lo spa-zio da questa lasciato vuoto possa costituire una ghiotta opportu-nità perché venga occupato dalla fede. Contrariamente a quello chepensano alcuni nostalgici fideisti, il ritorno della fede non deveavvenire nel deserto del pensiero razionale, né contro di esso. Lafede sa che nello spazio lasciato vuoto dalla ragione neanche essariuscirebbe a stare bene. Infatti, nel vuoto della ragione anche la fede ciperde. E chi “crede pensando” la propria fede sta sperimentandofino in fondo e dentro di sé il disagio di una ragione che sta viven-do la propria crisi.Questo monito è rivolto non tanto ai non credenti, quanto piutto-sto a un certo tipo di credenti, i quali, pensando che si possa fare ameno della razionalità nella esperienza della propria fede, sono ten-tati di approfittare della crisi della ragione per appioppare Dio allagente, senza sapere che la prima operazione della loro fede dovreb-be essere quella di riabilitare la stessa razionalità. E’ stata proprio

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questa l’operazione tentata anni fa da Giovanni Paolo II con la suaFides et ratio, che in questo senso resta un punto di riferimentoanche per l’oggi. Pertanto, più che restringere, il convegno invece sembra che vogliaproporre di pensare ad “allargare gli spazi della ragione” e tentaredi fare questo anche attraverso il contributo della teologia. Taleoperazione sembra plausibile in quanto paradossalmente oggi lacrisi della ragione – e di tutti i suoi correlati: soggetto, identità, fon-damento, valore, legge morale, etc… – non è dovuta, come hannosostenuto Vattimo e Rovatti nel loro famoso Pensiero debole(Feltrinelli, Milano 1983), ad un eccesso di ragione, quanto piutto-sto alla “cura di dimagrimento” alla quale essa è stata sottoposta. Allora il problema, in primo luogo, non è tanto discutere in chesenso oggi stiamo vivendo la “crisi della ragione”, quanto piuttostocercare di capire quale suo “modello” è andato in crisi, quale spaziodi essa andava limitato, quale quello da azzerare e quale invece eraquello che andava mantenuto. Se da questa crisi è possibile usciresolo se si “allargano” gli orizzonti del razionale, bisogna però capi-re bene il senso di tale “allargamento”. Esso non va inteso in ter-mini quantitativi di ulteriore espansione del potere della razionali-tà a danno di altri livelli del pensare e dell’agire umani. Di taleubriacatura si occupò già la critica di Th. W. Adorno quandodenunciò che «L’illuminismo, nel senso più ampio di pensiero incontinuo progresso, ha perseguito da sempre l’obiettivo di togliereagli uomini la paura e di renderli padroni. Ma la terra interamenteilluminata splende all’insegna di trionfale sventura...» (M.Horkheimer-Th.W. Adorno, Dialettica dell’illuminismo, Torino, Ei-naudi 1982, p. 11).Il vero senso che si può dare a una tale espressione va inteso comeun tentativo di aprire, rendendo la ragione capace di dialogare congli altri registri del vissuto umano, come quelli della corporeità, del-l’affettività, dell’immaginazione, del mistero che l’uomo è a se stes-so. La via da percorrere, allora, è quella di aprire la ragione all’altrodella ragione, perché – seguendo la lezione di Lévinas – solo un even-to di alterità può aiutare la ragione a ritrovare la propria identità,

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CURIA METROPOLITANA

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senza che questa ricada di nuovo in una vuota autoreferenzialità chestoricamente l’ha portata ad assumere la forma della totalità. Ma non ci può essere apertura all’alterità senza consapevolezza deipropri limiti, e senza che tali limiti vengano intesi non come qualco-sa che chiude – preparando la strada ad una rinuncia disperata edisperante – ma come qualcosa che apre. È solo nei suoi limiti – iquali nel mentre da un lato chiudono, da un altro aprono – che laragione può incontrare gli altri registri, spesso presuntuosamentelasciati fuori perché giudicati insignificanti. Non si tratta quindi dirinunciare alla ragione per fare spazio alla fede, ma di interrogare lafede – intesa come “amica della ragione” – perché possa aiutare laragione a ritrovarsi e a trascendersi per una visione dell’uomodegna del suo essere persona.Parafrasando un famoso detto del Goya, se dovessimo rinunciarealla ragione, altre forme di potere (oltremodo irrazionali) starebbe-ro già pronte per prenderne il posto, generando dal ventre del suosonno innumerevoli mostri. Si tratta invece di pensare ad unarazionalità che, sentendosi ospite del pensiero, sa fare spazio den-tro di sé per ospitare altri registri che potrebbero curarla dal suosolipsismo e dalla sua autoreferenzialità. In questa luce più che di “ragione” dovremmo forse iniziare a par-lare di “ragioni”, per mettere in scena una ragione dialogica, che ècapace di aprirsi alla differenza e alla diversità senza dilaniare o ren-dere impossibile l’identità, di disegnare il plurale senza perdere divista il possibile convergere nell’unità, altrimenti ci troveremmocon una pluralità intesa come semplice somma di unità chiuse,unità plurali che perdono anche il senso del loro essere plurali. Questo però esige che facciamo i conti con un altro passaggio cru-ciale della postmodernità: quello che ci ha portati dalla “ragionefondativa” ad una “ragione procedurale”, puramente funzionale estrumentale, e che ha trasformato la ragione in strumento di domi-nio. Evento, come ha sostenuto Heidegger, che ha preparato l’av-vento dell’egemonia della tecnica, che esorcizza ogni tentativo ditrovare il “fondamento”, perché teme di venire smascherato comeuna proposta di un fondamento rovesciato.Da qui sorge un’altra domanda cruciale per il convegno: è possibilefare del tutto a meno della pratica fondazionistica, anche se ai piùappare ormai datata? Chi nega il fondamento in fondo lo postula,

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in quanto l’assenza di fondamento è a sua volta una strategia perfondare. Riabilitare la ragione è ridare alla filosofia quello che dasempre è suo, cioè i suoi due momenti: quello della destrutturazionee dello smascheramento (dal dubbio di Socrate al dubbio di Cartesio,dall’epokè di Husserl al metodo archeologico di Foucault, passando peril metodo genealogico di Nietzsche) e quello della fondazione e dellagiustificazione. Socrate ci ha insegnato da più di duemila anni duecose a riguardo: che chi distrugge una verità deve sempre poterlaconfutare, dimostrando la sua debolezza, e che tale operazione èsempre funzionale alla costruzione di verità ragionevolmente piùcredibili.È su questa nuova piattaforma che fede e ragione possono incon-trarsi. E se forse non è ancora possibile farlo sul piano della ragio-ne, che abbiamo visto ha bisogno di esser ripensata, di certo ciòpotrebbe avvenire su quello della ragionevolezza, unico resto che haresistito a ogni forma di decostruzionismo, ultimo lembo di terra acui è ancora possibile ancorarsi nel vuoto di ragione che imperver-sa da ogni parte. Ed è forse proprio dalla ragionevolezza che ragionee fede possono ripartire per un dialogo più fecondo, soprattuttoper ridare dignità e spessore a quell’uomo che della ragione ha biso-gno di far retto uso per comprendere, soprattutto e meglio, se stes-so, gli altri e il mondo.Giocando sul titolo – Allargare gli orizzonti della ragione – possiamodire che se c’è un contributo che la fede può offrire oggi ad unaragione in crisi, è quello di aiutarla a ridisegnare quegli orizzonti -da Nietzsche prima cancellati e poi ricuciti sul perimetro della“morte di Dio” – che essa stessa ha dissolto. Orizzonti appunto can-cellati proprio nel momento in cui essa stessa ha pensato di poter-ne fare a meno, oltrepassandoli in una zona in cui ha finito per spe-rimentare anche la propria assenza.

prof. Michele IllicetoDocente Facoltà Teologica Pugliese di Bari

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FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE

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Introduzione

Cesare non è Dio! Non è certo la buona notizia, ma possiamo certa-mente considerarla una buona notizia, soprattutto se riflettiamointorno alla sua dirompenza nel contesto del paganesimo imperiale.Una buona notizia che tuttavia ha il suo risvolto negativo, quandosi misura con la martyria, cui è sottoposto il cristiano che nega l’e-quazione, ponendosi in opposizione con quanti, ebrei o pagani,sostengono di non avere altro re che Cesare, dimenticando che egli,come Pilato, non avrebbe alcun potere se Dio non glielo concedesse.

Onestà intellettuale ci chiede di non dimenticare che il detto evan-gelico è stato richiamato ed interpretato in sede di filosofia dellapolitica (e, se si vuole, della storia) nel quadro del tanto deprecatoilluminismo laico, per contestare l’identificazione del potere religio-so con quello civile e quindi l’inclusione della figura di Cesare inquella di Dio (es. P. Giannone), insomma un’idea deviata di teocrazia.

L’attualità del detto evangelico si può ulteriormente cogliere allor-ché ci si ponga di fronte alla nascita e allo sviluppo dello stato mo-

Inaugurazione dell’anno accademico 2010-2011Prolusione del prof. Giuseppe Lorizio

A Cesare e/o a Dio:riflessioni teologiche sulla laicità

(Bari, 15 novembre 2010)

ISTITUTO DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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derno, secondo l’hobbesiana figura del Leviatano, preludio di quel-la, più ideologica e filosoficamente pregnante, dello stato etico dimatrice hegeliana, la cui deriva totalizzante è stata profeticamentemessa in luce da F. Rosenzweig nella sua tesi su Hegel e lo stato. Ma,rispetto a questo contesto tipicamente moderno, si può altresì rile-vare l’inattualità dell’identificazione di Cesare con la figura politi-ca dello stato moderno, nella misura in cui le istituzioni politicheproprie della modernità subiscono profonde trasformazioni, finquasi a risultare insufficienti a determinare il rapporto del singolocon le istituzioni più potenti della postmodernità, tra le qualiovviamente spicca il mercato, con le sue leggi e la sua autorità, difronte alla quale quella dei vari poteri pubblici e politici impallidi-sce e spesso trema.

Siamo così al punto di partenza della nostra riflessione, dove, met-tendo in gioco il rapporto tolleranza/libertà si chiama in causa lalaicità delle istituzioni e il corretto rapporto che il credente è chia-mato ad attivare nei loro confronti. Il messaggio che la parola delVangelo ci consegna comporta in primo luogo la desacralizzazionedelle istituzioni politiche e civili, ovvero un processo di radicalerelativizzazione delle stesse. E ciò non solo nei confronti di unaqualsiasi divinità religiosa, bensì anche – e direi soprattutto se nonrischiassi di essere frainteso – nei confronti della persona umana edei suoi radicali diritti: alla vita, alla giustizia, alla verità ecc.L’espressione rosminiana secondo cui la persona umana è il dirittosussistente credo abbia ancora una sua forte carica profetica e possavalere ad esprimere in forma non banale tale relativizzazione.Siamo di fronte al canone-criterio fondamentale sul quale misura-re l’autenticità e l’adeguatezza delle istituzioni civili e politiche.Tutto ciò che è o è persona o va finalizzato alla persona. Dove ovvia-mente la nozione di persona non equivale semplicemente a quelladi individuo, ma contempla la dimensione sociale e comunitaria apartire da un’identità irriducibile in ogni caso alla serie delle rela-zioni che si è in grado di attivare. È qui che si radica e si situa lariflessione intorno al rapporto fra istituzione e libertà, istituzione etolleranza, laddove appunto il riconoscimento del fondamento per-sonologico implica il rispetto dell’esercizio dell’autentica libertà siadei singoli che delle comunità, il che va molto oltre il minimo

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comun denominatore di un atteggiamento di pura e semplice tolle-ranza.La consapevolezza della valenza socio-politica del personalismo cri-stiano è stata in diverse occasioni elaborata nel Novecento filosofi-co e penso in particolare alla magistrale lezione di Jacques Maritain,che si incarica di smascherare l’assolutismo totalizzante della con-cezione moderna dello stato propria sia di un Hobbes che di unRousseau, ma penso anche alla rivoluzione personalista e comuni-taria vagheggiata da Emmanuel Mounier e teorizzata, con fortecarica profetica, nei suoi scritti. Ma, nella linea della nozione rosmi-niana di persona, mi piace ricordare qui la grande lezione diGiuseppe Capograssi, che riesce ad ispirarsi non solo al filone ago-stiniano di Pascal, Vico e Rosmini, bensì anche alla filosofia dell’a-zione di Maurice Blondel e alle sue implicanze giuridiche.

1. Prospettiva cristologica sulla laicità.L’esperienza religiosa di Gesù: il mercato e il tempio

Tra i molteplici, dirompenti, gesti compiuti dal Nazareno, va segna-lato quello compiuto nel tempio di Gerusalemme (Mc 11,15-18; Mt21,12-13; Lc 19,45-48), interessante anche in quanto ad esso si con-nette il loghion relativo alla distruzione del tempio stesso e alla suaricostruzione. Qui la dimensione escatologica dell’azione e dellapredicazione di Gesù si esprime in tutta evidenza: «con la distru-zione del tempio e la sua riedificazione è il vecchio mondo chescompare e ne emerge uno nuovo. Gesto e loghion insieme dimo-strano che Gesù si riconnette alla speranza giudaica del rinnova-mento escatologico. Ne concludiamo che Gesù non è solo un rabbi,ma rivela la statura di un profeta: non tanto nel senso di chi preve-de il futuro quanto piuttosto in quello di chi parla e agisce autori-tativamente in nome di Dio. In lui è presente qualcuno che è piùgrande del tempio» (R. Penna).

Il forte richiamo al Gesù storico e il rimando al livello gesuano della

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singolare universalità cristologica pone il problema dell’esperienzareligiosa di Gesù. Per quanto attiene il nostro tema va da un latorilevato come la religione di Gesù non possa in nessun modo esse-re lessinghianamente intesa alla stregua della religione dell’umani-tà, né dialetticamente contrapposta alla religione cristiana e d’altraparte bisogna pur notare come essa cultualmente si esprima nelsenso della partecipazione ai riti ebraici, al battesimo di Giovanni(peraltro gesto rituale posto in polemica con l’ambiente sacerdota-le) e soprattutto nella preghiera. Gesù non pone dei riti propri macompie dei gesti e dice delle parole. La questione dell’eucaristiasituata nel grembo della ritualità della cena ebraica, qualora taleipotesi fosse accertata, consente di rilevare ulteriormente questadifferenza, senza tuttavia autorizzare una sorta di demonizzazionedel rito e del culto. Sintomatico evidentemente risulta anche l’at-teggiamento della prima comunità cristiana.

Un fecondo “germe” ontologico e metafisico che siamo chiamati araccogliere e far germogliare speculativamente mi sembra di poter-lo indicare nella fondamentale dimensione di pro-esistenza, checaratterizza l’esperienza e la vicenda di Gesù di Nazareth. Se intempi di deriva secolaristica questa fondamentale categoria venivadeclinata prevalentemente, se non esclusivamente, in senso oriz-zontale e se oggi, in epoca di proclamata post-secolarizzazione e diimperante post-modernità, sembra doversi intendere in senso radi-calmente verticale, un pensiero che non intenda soggiacere allemode non può esimersi dal compito di integrare le due direzioni,considerandole entrambi imprescindibili per una corretta interpre-tazione dell’esperienza di Gesù. La sua capacità e il suo modo direlazionarsi al Padre nello Spirito e agli altri uomini impone al pen-siero dell’essere il non potersi declinare prescindendo dalla relazio-nalità e dalle sue esigenze. Non è qui il caso di diffonderci nelladisamina anche critica dell’ontologia della relazione, che ha detta-to e presieduto l’adozione della forma relazionale dell’analogia(come appunto analogia relationis) sia in ambito teologico che filo-sofico. Le vicende di tali prospettive nel pensiero contemporaneosono fin troppo note anche ai teologi, meno frequentata, sia da loroche dai filosofi, mi sembra invece un’acquisizione tommasiana fon-damentale, capace di mostrare come storicamente l’impatto del

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pensiero cristiano con la metafisica (in tal caso aristotelica) sia tut-t’altro che scontato e facile e come tale impatto di fatto richieda unradicale ripensamento delle categorie messe in opera in percorsispeculativi, che meritano tutto il rispetto e l’attenzione da parte deiteologi, ma che vanno radicalmente rivisitati per poter esprimere ilnovum anche speculativo connesso con l’evento cristologico. Miriferisco a tal proposito allo sfondamento ousiologico prodotto daTommaso in rapporto alla metafisica aristotelica, che poneva lasostanza al primo posto fra le categorie, laddove l’Aquinate esprimela tesi secondo cui Dio non è del genere della sostanza, neppure diquella sostanza sovrasensibile, protagonista del famoso testo dellaMetafisica di Aristotele (L, 7) che Hegel ha voluto porre a sigillo dellasua Enciclopedia delle scienze filosofiche (= “Filosofia dello spirito”),dove «l’idea, eterna in sé e per sé, si attua, si produce e gode se stes-sa eternamente come spirito assoluto». Tornando a Tommaso, iltesto di Summa Theologiae I, 3, 5, ad I, in cui l’esclusione della cate-goria di sostanza da un modo corretto di parlare di Dio vieneespressa in obliquo, va letto alla luce di quel luogo del Commento allesentenze, in cui la quaestio: utrum Deus sit in praedicamento substantiae èposta esplicitamente, come chiara è la risposta negativa, la cui arti-colazione tralascio, senza tuttavia dimenticare di trarre qualcheconclusione speculativa, che è compito del teologo trinitario elabo-rare ulteriormente: 1) in primo luogo l’ontologia soggiacente a taleimpostazione esclude il falso dilemma ontologia della sostanza oontologia della relazione, ma neppure tende ad esclusivizzare laseconda figura, una volta che ci si è liberati della prima (comemostreremo tra breve); 2) in seconda istanza consegue da quantodetto che la sussistenza della relazione non si possa pensare, nep-pure tomisticamente, nel quadro della identificazione fra sussi-stenza e sostanza, ossia come se sussistenza= sostanza. Non senzauna certa indecisione nel linguaggio e con un riferimento interes-sante al De Trinitate agostiniano, il teologo Ratzinger aveva a suotempo sottolineato questo stravolgimento delle categorie che l’e-vento cristologico apporta nel momento in cui incrocia il pensierometafisico: «Con quest’idea di correlazione esprimentesi nella

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parola e nell’amore, indipendente dal concetto di “sostanza” e noncatalogabile fra gli “accidenti”, il pensiero cristiano ha trovato ilnucleo centrale del concetto di “persona”, che dice qualcosa di bendiverso e infinitamente più alto dell’idea di “individuo”. […] In que-sta semplice ammissione, si cela un’autentica rivoluzione del qua-dro del mondo: la supremazia assoluta del pensiero accentratosulla sostanza viene scardinata, in quanto la relazione viene scoper-ta come modalità primitiva ed equipollente del reale. Si rende cosìpossibile il superamento di ciò che noi chiamiamo oggi “pensierooggettivante”, e si affaccia alla ribalta un nuovo piano dell’essere.Con ogni probabilità, bisognerà anche dire che il compito derivan-te al pensiero filosofico da queste circostanze di fatto è ancora benlungi dall’esser stato eseguito, quantunque il pensiero modernodipenda dalle prospettive qui aperte, senza le quali non sarebbenemmeno immaginabile»1. Vale la pena chiedersi a questo proposi-to se l’attuale critica all’ontoteologia, fin troppo diffusa fra filosofie teologi, non abbia piuttosto come bersaglio una metafisica ed unaontologia organizzate intorno alla categoria di “sostanza”.

Ma, ritornando a Gesù di Nazareth, il ricorso alla pro-esistenza misembra non debba farci dimenticare quella che oggi chiameremmola sua forte personalità, che gli consente di stare non solo con e perma di fronte al Padre e agli altri, con tutta la sua consistenza di sog-getto libero, capace di orientare la propria vita e di operare dellevere e proprie scelte. Il profondo mistero dell’io di Cristo e della suacoscienza, mentre non consente che la sua persona venga diluita innessuna delle due direzioni (verticale e/o orizzontale) della pro-esi-stenza, richiede una ripresa, in prospettiva ontologica e metafisica,del tema dell’unione ipostatica e delle sue conseguenze sul versan-te trinitario ed antropologico.

Si dà, anche a livello cristologico, una immanenza della soggettivi-tà, tale da non consentire che la persona e il suo io si riducano allarelazione, un nocciolo duro irriducibile che fa appunto dire “io” a

1 J. RATZINGER, Introduzione al Cristianesimo. Lezioni sul Simbolo apostolico con un nuovosaggio introduttivo, Queriniana, Brescia 200312, pp. 173-174.

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Cristo, come, analogamente, a ciascuno di noi e che consente dipensare la relazionalità in termini di libertà e di gratuità.L’ontologia della relazione – per tanti aspetti interessante e illumi-nante - mostra a questo livello tutti i suoi limiti e la sua insuffi-cienza, ma, come abbiamo visto prima, essa non può declinarsi insenso sostanzialistico. Il lavoro di scavo speculativo, ontologico emetafisico, vive qui tutto il suo dramma ed esercita da qui tutto ilsuo fascino.

2. Prospettiva testimoniale sulla laicità:la testimonianza come martyrìa proesistente

La logica del martirio-testimonianza e la figura del laico-testimonenon possono non rimandare all’ontologia da cui questo dinami-smo si genera: si tratta dell’ontologia della rivelazione del Dio tri-nitario, così come ad esempio si esprime nel IV Vangelo. Il dinami-smo di trasmissione della “conoscenza” soprannaturale qui vieneespressa appunto in termini rivelativi, dove interviene tra le altreuna categoria particolarmente significativa per l’apologia e l’apolo-getica, esprimente una modalità privilegiata di tale trasmissione,ossia la testimonianza (= martyrìa), sicché Gesù non presenta unproprio pensiero, ma appunto rende testimonianza al Padre: Amenamen lego soi oti o òidamen laloùmen kai o eoràkamen martyroùmen kaiten martyrìan emon ou lambànete («In verità, in verità ti dico, noi par-liamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamoveduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza», Gv 3,11) e,viceversa, il Padre gli rende testimonianza: Egò de echo ten martyrìanmeizo tou Ioànnou. ta gar erga a dédoken moi o patèr ina teleiòso autà, autàta erga a poiò, martyrèi perì emou oti o patèr me apéstalken. kai o pémpsasme patèr, autòs memartùreken perì emou («Io però ho una testimo-nianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi hadato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimo-niano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che miha mandato, ha reso testimonianza di me», Gv 5, 36-37), cui va

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aggiunta la testimonianza delle Scritture: Eraunàte tas grafàs, otiymèis dokèite en autais zoèn aiònion echein, kai ekeinai eisin ai martyrùsaiperì emù («Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vitaeterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza»Gv 5,39). E su tale testimonianza reciproca del Padre e del Figliopoggia la testimonianza dei discepoli e quella di Giovanni Battista.

In questa prospettiva Antonio Rosmini ha elaborato e propostouna dottrina della certezza della fede, basata sul dinamismo dellatestimonianza e della sua trasmissione. Ogni mediazione dellaconoscenza di Dio si fonda su una immediatezza di comunicazio-ne, sicché la fede fa riferimento a verità che si percepiscono e nonsolo si conoscono. Vale la pena riportare il passaggio decisivo in cuiquesta dottrina della testimonianza viene esposta nel contesto dellalogica: «E infatti la rivelazione divina da prima fu immediata. Tal èquella fatta a’ profeti e agli apostoli e altri discepoli, e questi preor-dinati a ricevere l’immediata comunicazione di Dio non la ricevet-tero solamente come si riceve una testimonianza espressa in paroleesterne, ma di più come si riceve una percezione, ché essi percepiro-no internamente le cose divine; e la percezione non am mette erro-re. Quelli poi che ricevono questa comunicazione median te la testi-monianza della Chiesa, la ricevono anch’essi per un mez zo cheIddio rende infallibile; non solo perché la Chiesa comuni cante daparte sua è infallibile, ma di più perché anche in quelli che credonoalla testimonianza della Chiesa, è un lume interiore ed evidente cheviene da Dio, e quindi un’interna percezione, che dà loro la facoltàdi giudicare quelle cose assolutamente vere e di prestare ad esse unafede incondizionata ed assoluta. Tale è la teoria coerentissima dellafede cristiana, tutta conforme alla dot trina logica. Laonde quan-tunque le verità della fede sieno attestate da innumerevoli testimo-nianze, consentanee tra loro e in tutti i secoli, quantunque e le pro-fezie e i miracoli e l’autorità d’uomini dottissimi, la costanza de’martiri, la portentosa sua propagazione ed altri argomenti interni era zionali accumulati d’ogni maniera ne confermino la verità inmodo da produrre la massima certezza normale e pratica ed ancheapo dittica; tuttavia la verità di questa religione non si fonda sol-tanto sulla dimostrazione, ma di più sull’evidenza del lume interno,che Iddio per grazia comunica, dando a chi crede una percezione di

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sè ed un criterio immediato della verità. Il che è conforme a’ diviniattributi, anche per questo che dipendendo dalla fede la salute ditutti gli uomini, s’ella si fondasse puramente sopra una dimostra -zione razionale, sarebbe per pochi; perché per pochi è la verità dimo-strativa, e Iddio non avrebbe ottenuto il suo fine»2.

Il collegamento, che in maniera spontanea si produce nella nostramente fra l’esperienza del martirio e il fondamentalismo, può esse-re ampiamente (e direi oggi opportunamente) falsificato da unariflessione più approfondita e meno legata alle contingenze dell’at-tualità, tale da consentire di cogliere la dimensione teologica fon-damentale del martirio cristiano e quindi il suo radicarsi nella fedetestimoniale, che ne costituisce il nucleo portante e al tempo stessol’orizzonte di comprensione. Una prima indicazione preziosa inquesto senso viene dal fatto che originariamente (ed etimologica-mente) il martirio non ha a che fare con la morte, significandoappunto il termine greco “testimonianza”, come forma privilegiatadell’apologia. In secondo luogo, allorché ha a che fare con la morte,il martirio cristiano (che nella prospettiva rahneriana viene descrit-to come la morte cristiana per eccellenza) viene a realizzarsi stori-camente nel contesto della persecuzione, ossia della sofferenza edella morte che i cristiani subiscono a motivo del loro credere.

Il martirio cristiano ha innanzitutto a che fare con la strutturatestimoniale della fede: ad fidem pertinet aliquid alicui credere (S. Th.II/II, 129,6), si tratta dunque di «accettare per vero e reale qualcosasulla testimonianza di qualcun altro». Lungi dal costituirsi in unorizzonte fideista e fondamentalista, la fede cristiana esige struttu-ralmente il rapporto con la conoscenza, per quanto da essa non silasci completamente catturare. La complessa dinamica del crederee del conoscere e, se si vuole, di fede e ragione riguarda sia l’aliquidsia l’alicui, presenti nella definizione tommasiana. Rispetto all’ali-

2 A. ROSMINI, Logica, Città Nuova – CISR, Roma – Stresa 1984, p. 365.

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quid, si tratta della non assurdità del messaggio, rispetto all’alicuidell’attendibilità o affidabilità del testimone. Il “radicalismo” cri-stiano sta appunto nella totalità dell’atto del credere, che interpel-la e coinvolge tutta la persona, nella sua sfera conoscitiva, affettivae volontaria, ponendola in rapporto di una testimonianza assolu-tamente affidabile ed attendibile, percepita e colta come fonda-mento della certezza del credere. Tale “radicalismo” inoltre consen-te di prendere le distanze e di porre la fede al riparo da ogni derivadossica, ossia da ogni concezione che ne mini la fondamentaleistanza veritativa, relegandola nell’ambito delle opinioni e quindi,come direbbe il card. Newman, degli assensi nozionali, tralasciandoo addirittura negando il suo imprescindibile nesso con la realtà(assenso reale).

Se il senso della laicità cristiana sta nella “testimonianza”, postasulla base del fondamento agapico ed esprimentesi in una struttu-rale forma kenotica, allora 1) il martirio cristiano non ha nulla ache vedere con il fondamentalismo di qualsiasi genere e 2) la suarealizzazione suprema nel dare la vita per Cristo non esprime alcunfanatismo ideologico, ma la semplice coerenza del testimone colcontenuto della propria testimonianza (l’evento pasquale). Lamorte del martire è quindi paradigmatica dell’esistenza credentenel suo quotidiano esprimersi e realizzarsi: «il martirio il più diffi-cile non è quello che ti dà la morte per un atto di virtù passeggera,a cui può supplire talvolta un affetto impetuoso; ma quello chesostiene con serenità e costanza d’animo le afflizioni, i travagli e lalenta agonia della vita» (V. Gioberti). Lo stesso testo programmati-co di 1Pt 3,15, pressoché unanimemente considerato la magna char-ta dell’apologetica, racchiude insieme al famoso invito a «rendereragione della speranza» (étoimoi aei pros apologhìan pantì to aitùntiymàs logon perì tes en ymìn elpìdos; un’attestazione minoritariaaggiunge “e della fede”, kai pìsteos) delle indicazioni contestuali amio avviso particolarmente significative per il nostro discorso.

La prima concerne l’orizzonte contemplativo in cui va innestato il“rendere ragione”, per cui senza tale radicamento le ragioni del cre-dere risulteranno sterili, se non controproducenti, ma il contestostorico in cui questo versetto è incastonato fa esplicito riferimento

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alle persecuzioni che la comunità sta subendo e suggerisce quindil’accostamento fra apologhia e martyria, legando indissolubilmente idue termini e le due modalità espressive del credere (rendere ragio-ne e testimoniare). Il testo, dunque, esortando all’apologia (difesadella fede), chiede che il cristiano espliciti le ragioni della propriasperanza/fede e ciò è possibile perché il contenuto della fede non èassurdo, irrazionale o il prodotto del nostro sentimento, bensì pos-siede una intrinseca ragionevolezza che l’apologia manifesta. L’apo-logia, pertanto, esercita una sorta di arte maieutica nel momento incui estrae dalla fede la sua logica e le sue ragioni. Quanto poi almodo dell’apologia, il testo ci indica che essa non è mai violentaanzi le si richiede dolcezza e retta coscienza; non la violenza ma ilmetodo della persuasione e del dialogo sarà quello proprio del cri-stiano. Ciò vuol dire il riconoscimento che anche nell’interlocuto-re opera il logos: se il credente esercita la ragione redenta l’altro pos-siede comunque la ragione creata, come partecipazione al Logospreesistente, nel quale tutte le cose sono state create. Il martire cri-stiano subisce la violenza ma non la produce né verso di sé né versogli altri. Il “radicalismo” evangelico consiste non in un atteggia-mento intollerante e dispotico ma nel radicarsi nell’evangelo dellafede cristiana e dei comportamenti e atteggiamenti che da essasgorgano.

Il paradigma apologhia e martyria del protocristianesimo si rinviene,anche se in forme non identiche, ma analoghe, in ogni epoca diquesta ormai bimillenaria storia, per cui non deve meravigliare se lagrazia ha suscitato delle figure in cui in maniera mirabile il bino-mio si è realizzato anche nel nostro tempo. Il martirologio è unlibro sempre aperto e ricco di nomi e di esperienze, percorrerlo erileggerlo alimenta senz’altro la nostra spiritualità e la nostra mis-sione, ma non può non interpellare anche il nostro teologare.

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3. Prospettiva teoretica ed epistemologica della laicità:l’alterità non alternativa tra fede e ragione e l’agàpe come orizzonte

di un possibile dialogo

Questo momento della problematica, su cui stiamo cercando diriflettere, tende a declinare il rapporto Cesare/ Dio con riferimentoalla laicità della ricerca scientifica e filosofica. Come ciascuno potràrilevare si tratta qui del rapporto fede/scienza filosofia, nell’oriz-zonte del rapporto fede/ragione, nel quadro dell’alterità non alter-nativa. Il sapere credente non può ignorare la presenza, nella cultu-ra, sia accademica che diffusa, del nostro tempo, di una sorta di“politeismo” delle forme di razionalità o di polimorfismo dellaragione, risultante dalla frammentazione del sapere, come segno eindice della più radicale frammentazione del senso, secondo l’in-terpretazione che ce ne offre la Fides et ratio3.

Piuttosto che ad una ragione univocamente rappresentantesi (ecome tale onnicomprensiva, sacra e totalizzante) l’intellettuale(occidentale) contemporaneo si trova di fronte alla pluralità dellerazionalità, supposta dai differenti ambiti del sapere: abbiamo così(solo per fare qualche esempio) una razionalità scientifica, unarazionalità tecnica, una razionalità matematica, una razionalitàinformatica, una razionalità filosofica, una razionalità teologicaecc. La possibilità di superare la frammentazione, attraverso unfecondo dialogo interdisciplinare, passa attraverso il reciproco rico-noscimento delle diverse forme di razionalità e dalla loro interazio-ne. Tra le problematiche connesse a questa visione epistemologicagenerale, dal nostro punto di vista, un rilievo non indifferente, ma

3 «So bene che queste esigenze, poste alla filosofia dalla parola di Dio, possono sembrareardue a molti che vivono l’odierna situazione della ricerca filosofica. Proprio per questo,facendo mio ciò che i Sommi Pontefici da qualche generazione non cessano di insegnaree che lo stesso Concilio Vaticano II ha ribadito, voglio esprimere con forza la convinzioneche l’uomo è capace di giungere a una visione unitaria e organica del sapere. Questo è unodei compiti di cui il pensiero cristiano dovrà farsi carico nel corso del prossimo millenniodell’era cristiana. La settorialità del sapere, in quanto comporta un approccio parziale allaverità con la conseguente frammentazione del senso, impedisce l’unità interiore dell’uomocontemporaneo. Come potrebbe la Chiesa non preoccuparsene? Questo compito sapien-ziale deriva ai suoi Pastori direttamente dal Vangelo ed essi non possono sottrarsi al dove-re di perseguirlo» (FeR, 85).

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direi decisivo, è dato dal fatto che la forma della razionalità teolo-gica viene difficilmente riconosciuta, se non pregiudizialmenteelusa, da parte dei cultori degli altri ambiti di razionalità (fra cui sisituano quelli sopra indicati). Analoga sorte sembra subire la formafilosofica della razionalità, soprattutto allorché intenda esercitarsiintorno alle questioni più radicali concernenti il senso dell’essere edello stesso sapere, in una parola allorché si tratta della «razionali-tà metafisica»4.

Di qui i richiami di Fides et ratio alla necessità dell’istanza metafisi-ca per la teologia. La questione risulta complessa anche dal puntodi vista dell’epistemologia teologica: vorrei qui offrire qualchespunto di riflessione, enunciando alcune tesi, che ovviamenterichiedono ulteriori approfondimenti e una non superficiale di-scussione:

La razionalità teologica e la razionalità metafisica (e genericamentefilosofica – è convinzione di chi scrive che non si dia autentico filo-sofare senza l’istanza metafisica) non si identificano né coincidono.A questo riguardo basti richiamare il fatto che possiamo storica-mente registrare forme di razionalità metafisica elaborate prima, inopposizione, in alternativa, fuori dell’ambito credente cristiano. Ilche non significa che queste due forme di razionalità non possanotrovare delle importanti convergenze, quali quelle già lungamentesperimentate nell’ambito dell’ibridazione-contaminazione del cri-stianesimo col platonismo, medioplatonismo e neoplatonismo econ l’aristotelismo.

La razionalità teologica e la razionalità metafisica possono di fatto

4 Riguardo al rapporto fra sapere metafisico e sapere teologico per ulteriori approfondi-menti rimando a G. LORIZIO, “Crisi della metafisica e metamorfosi della teologia”, inLateranum 67 (2001), pp. 203-258 e al più recente IDEM, “Quale metafisica per, dalla, nellateologia? Una riflessione teologico-fondamentale a 40 anni dalla Dei Verbum”, inHermeneutica. Annuario di filosofia e teologia, “Quale metafisica?”, Morcelliana, Brescia2005, pp. 189-227.

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convergere (fin quasi a coincidere, ma non a identificarsi5) nelmomento in cui la prima riesce a sviluppare la Rivelazione comeforma mentis secondo la figura del pensiero rivelativo. Tale profon-da convergenza6, che avrebbe il vantaggio di escludere almeno laforma epistemologica dell’estrinsecismo (non del tutto fugata neicasi sopra addotti di ibridazione) può aiutare a configurare laforma della razionalità metafisica secondo il profilo della “metafi-sica agapica”7.

Quando anche il compito delineato nella precedente tesi venissecompiutamente (o nella misura più compiuta possibile) assolto,resterebbe la necessità del confronto-dialogo:– con le altre forme di razionalità;– con la razionalità filosofica così come si è espressa e si esprimeprima, al di fuori, in contrapposizione e dopo le grandi sintesi cheil pensiero credente ha elaborato nel corso della sua lunga storia.Tale possibilità dialogica passa attraverso l’elaborazione (in campoteologico propria della fondamentale) di una visione teologica dellaragione umana, che nelle diverse forme di razionalità si esprime e,oggi dovremmo dire piuttosto, si nasconde.

Tale elaborazione o visione teologica (lo sguardo della fede) sullaragione ci consente di coglierne tre dimensioni (diacronicamenteprima, sincronicamente poi) costitutive, la cui correlazione sembraimprescindibile per l’elaborazione di un corretto rapporto fede/ra-gione nell’ambito della razionalità teologica.

5 L’identificazione fra queste due forme di razionalità perpetrata all’interno del modelloneo-scolastico ha fatto sì che esso porgesse il fianco alla pertinente critica relativa al suoestrinsecismo epistemologico.6 La teologia fondamentale come “disciplina di frontiera” sa bene che ci sono delle “zonecomuni” fra le diverse forme di razionalità e specialmente fra quella teologica e quella filo-sofica, che dovrebbero essere smilitarizzate da ambo le parti, cosa che non sempre accade,dando origine a conflittualità nelle quali l’alterità tra fede e ragione rischia di trasformar-si in pericolosa alternativa.7 Si tratta di una chiave di lettura importante del I cap. del II volume del nostro manualedi Teologia fondamentale, dove si può trovare anche un’articolazione della “metafisica aga-pica” secondo le dimensioni aitiologica, aletheiologica, ontologica e teologica.

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La prima dimensione possiamo disegnarla secondo il sintagmadella “ragione creata”. Si tratta di un ambito che certe impostazio-ni, sostanzialmente criptobarthiane, tenderebbero ad ignorare (pursenza escluderlo del tutto), almeno muovendo rigidamente nel-l’ambito della razionalità propriamente teologica, e tuttavia essa,nella formula linguistica della “ragione naturale”, appartiene inmaniera non marginale alla grande tradizione cattolica. All’internodella figura della “ragione creata” è possibile da un lato teologica-mente riprendere le classiche tematiche dei praeambula fidei, delduplex ordo cognitionis e dell’analogia e, attraverso di esse, affrontare ilconfronto dialogo con altre forme di razionalità8. A proposito del-l’analogia mi sembra doveroso qui sottolineare che sembra partico-larmente urgente, proprio in relazione al “pensiero rivelativo” nellaprospettiva della “metafisica agapica” un’elaborazione dinamicadella stessa teoria del “più bello dei legami”9. Tale elaborazione ver-rebbe a configurarsi secondo le tre dimensioni (che possono diven-tare tre momenti) dell’analogia entis, dell’analogia relationis e dell’ana-logia charitatis, quest’ultima come figura che non distrugge le prece-denti, ma cerca di integrarle ed inverarle nello spirito della “metafi-sica agapica”.

La seconda dimensione va disegnata secondo il sintagma della“ragione ferita”. In questo senso al limite creaturale proprio dell’u-mana conoscenza va aggiunto, come suo indebolimento, il danno

8 Le tre suddette tematiche sono oggetto di riflessione nell’excursus che segue l’esposizio-ne del cap. III della II parte del vol. I del nostro manuale. 9 «Ma non è possibile che due cose sole si compongano bene senza una terza: bisogna chein mezzo vi sia un legame che le congiunge entrambe. E il più bello dei legami è quello chefaccia, per quant’è possibile, una cosa sola di sé e delle cose legate: ora l’analogia compiequesto in modo bellissimo» (Timeo, 31 ca), cfr a questo proposito V. MELCHIORRE, La via ana-logica, Vita e pensiero, Milano 1996, in particolare il cap. VII: “Il più bello dei legami.L’analogia dell’uno in Platone”, pp. 231-239. In relazione alla metafora e alla paternitàdivina, ho trattato il tema in G. LORIZIO, “Analogia e/o metafora nel linguaggio teologicosu Dio Padre”, in IDEM (ed.), “Un solo Dio e Padre di tutti” (Ef 4,6). Atti del Convegno dellaFacoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense, in Lateranum 46 (2000), pp.43-64, i cui risultati ho ripreso anche nel manuale.

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provocato dal peccato, che colpisce anche le facoltà intellettuali erazionali dell’uomo caduto. Queste due forme di limitazione impri-mono un ritmo di “approssimazione” alle diverse forme di raziona-lità sopra indicate, compresa quella teologica in rapporto alla resche indagano e riflettono. Se debolezza della ragione o del pensierosignifica il non pieno e trasparente esercizio della razionalità nellediverse forme in cui si esprime, a causa della ferita impressa dal pec-cato all’uomo, allora da un lato tale insistenza sulla debolezza nonpuò non riguardare anche la teologia, ma d’altro lato il teologo sa –dalla fede da cui sgorga il suo sapere – che questa debolezza o infer-mità non ha carattere ultimo e definitivo, ma solo penultimo eprovvisorio.

Siamo così al terzo sintagma attraverso cui si esprime questa visio-ne teologica della ragione umana, ossia la forma della “ragioneredenta” a proposito della quale Maurice Blondel ebbe a definire lafilosofia autentica come “santità della ragione”10. A questo propo-sito siano consentite due considerazioni: la prima a proposito dellaformula tommasiana della filosofia come opus perfectae rationis, chea mio avviso è da intendersi appunto come “ragione redenta”, ossiache riceve la sua perfezione da Cristo; la seconda tendente a porrequesta figura della ragione anche in rapporto alle reliquia peccati,ossia al fatto che la redenzione e il battesimo, pur togliendo il pec-cato non ne elimina tutte le tracce; il che comporta l’assunzione diun atteggiamento di profonda umiltà soprattutto allorché questaforma della “ragione redenta” si esprime secondo le modalità pro-prie della razionalità filosofica (giustificando ampiamente il corre-lato sintagma della “filosofia cristiana”) sia in quella della raziona-lità teologica11.

Nel senso suddetto la riflessione sul rapporto fede/ragione, svilup-pata nell’ambito della “metafisica agapica” da un lato non intendeinstaurare alcuna alternativa rispetto alla classica “metafisica del-

10 M. BLONDEL, L’Azione. Saggio di una critica della vita e di una scienza della prassi, ed. it.a cura di S. SORRENTINO, San Paolo, Cinisello Balsamo 1993, p. 552.11 Per ulteriori approfondimenti di queste tematiche rimando al mio piccolo lavoro: G.LORIZIO, Fede e ragione. Due ali verso il Vero (“Diaconia alla Verità” 13), Paoline, Milano 2003.

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l’essere”, ma consentire al lumen Revelationis di rivestirla della nuovaluce che emana dal Vangelo; d’altro lato rende fondamentalmenteestrinseca la domanda circa il rapporto della fede con la ragione edella teologia con la filosofia nei termini di una “filosofia prima”oppure di una “filosofia ermeneutica”. Inoltre il ricorso alla pro-spettiva della “metafisica agapica” consente di evitare una sorta di“riduzionismo ontologico”, nonché di ripensare radicalmente ilmodulo teologico-fondamentale della triplex demonstratio, che –spesso anche per ragioni condivisibili – stenta a lasciarsi superaresoprattutto nelle proposte elaborate in ambito tedesco, anche direcente12, intrecciandosi e non di rado confondendosi col “modelloantropologico trascendentale”, magari rivisitato e riproposto informe diverse. Infine la prospettiva da noi adottata consente dismascherare il falso dilemma tendente a porre in alternativa veritàe carità. A questo proposito vale la pena richiamare, in quantodescritto come punto focale della fede cristiana, un passaggio del-l’omelia pro eligendo Pontifice, nella quale l’allora, ancora per poco,cardinale J. Ratzinger così si esprimeva: «Ed è questa fede - solo lafede - che crea unità e si realizza nella carità. San Paolo ci offre aquesto proposito – in contrasto con le continue peripezie di coloroche sono come fanciulli sballottati dalle onde – una bella parola:fare la verità nella carità, come formula fondamentale dell’esisten-za cristiana. In Cristo, coincidono verità e carità. Nella misura in cuici avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fon-dono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza caritàsarebbe come “un cembalo che tintinna” (1 Cor 13, 1)». Se questa incoincidenza consiste la formula fondamentale della fede cristiana,

12 Risulta fin troppo evidente nella strutturazione dell’Handbuch l’adozione di questomodulo: cfr W. KERN - H. J. POTTMEYER - M. SECKLER (edd.), Corso di teologia fondamentale. Vol.I: Trattato sulla religione; vol. II: Trattato sulla rivelazione; vol. II: Trattato sulla Chiesa;vol. IV: Trattato sulla gnoseologia teologica, trad. it. Queriniana, Brescia 1990; ma essoviene a determinare strutturalmente ad esempio anche le proposte di H. VERWEYEN, LaParola definitiva di Dio. Compendio di teologia fondamentale, Queriniana, Brescia 2001; J.WERBICK, Essere responsabili della fede. Una teologia fondamentale, Queriniana, Brescia 2002.

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come essa non potrebbe valere a configurare il sapere che dalla fedesi origina?

Nel soggetto abitato dall’amore la fede si instaura come disposizio-ne agapica verso la ragione, consapevole del fatto che la grazia nondistrugge la natura ma la presuppone e la potenzia. E su tale con-vinzione poggia la possibilità del rischio speculativo nell’eserciziodella ragione creata come capacità di conoscenza della verità e comesupporto per il dialogo con quanti non hanno abbracciato la stessafede. Una duplice possibile direzione intraprende la disposizioneepistemologica di questo itinerario interno al credere: quella dellosviluppo del momento speculativo del sapere della fede e quelladella filosofia cristiana. Quanto alla prima dimensione essa risultaparticolarmente urgente onde evitare alla teologia di ridursi a meraanalisi di testi o a esercizio sentimentale o a semplice sostegno allaprassi. Positivismo, sentimentalismo e prassismo sono rischi che ilteologare corre ancora oggi a quasi due secoli di distanza dalla lorodenuncia da parte di Hegel. Il disprezzo verso la modernità e i suoiesiti, le eccessive cautele verso la cultura postmoderna, il costantericorso a formule denigratorie di quanto si esprime in orizzontinon propri ecc. diventano i segnali di una fede tutt’altro che certa,ma insicura e paurosa che teme il rischio della speculazione e ilsalto verso la ragione, preferendo arroccarsi sulle proprie posizioninutrendosi unicamente delle proprie presunte certezze e credenze.Quanto al sintagma “filosofia cristiana”, esso esprime da un lato lapossibilità di cavare un autentico pensiero metafisico dalle visceredella religione cristiana, secondo la nota espressione di Rosmini, e,d’altro canto, l’esigenza di elaborare un pensiero non idolatrico neiconfronti della verità che non solo si cerca, ma che anche al cristia-no è dato trovare in Colui che è la verità. Così all’idolo del concettosi contrappone l’icona della speculazione intrisa di fede e di devo-zione, ma non per questo meno libera e autonoma. La possibilità dipensare Dio oltre l’essere, ma non senza l’essere, viene qui declina-ta a partire dalla rivelazione neotestamentaria del nome del Dio diGesù Cristo, un nome non più impronunziabile ma disponibile eredentivo, come un volto non più invisibile ma accessibile nel chia-roscuro della icona. Così quando Bonaventura pone la questione dedivinis nominibus non esclude la dimensione ontologica, ma pone

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l’essere appunto come primo nome del Dio della rivelazione inposizione subordinata rispetto al nome che il Cristo ha rivelatocome amore. Ma ciò risulta impossibile se non in una prospettivaautenticamente trinitaria, dove l’orizzonte della metafisica dellacarità viene a nutrirsi di un’autentica ontologia trinitaria, dove laprospettiva ermeneutica trova il suo punto di approdo e di approc-cio per potersi compiere e al tempo stesso superare appunto meta-fisicamente. La metafora cherubica, richiama in un certo sensoquella delle ali e la necessità per il soggetto di assumere un atteg-giamento contemplativo nei confronti del vero cercato e ricevutonella fede:

«Tu, infatti, sei come il primo cherubino allorché contempli le pro-prietà che si riferiscono all’essenza di Dio e ammiri con stuporecome l’Essere divino è insieme primo ed ultimo, eterno e semprepresente, assolutamente semplice ed immenso o non circoscritto, ètutto in ogni luogo senza essere mai contenuto, totalmente in attoe mai in divenire, perfetto in sommo grado senz’avere alcunché disuperfluo né di manchevole, e tuttavia immenso, infinito, senzalimiti, sommamente uno eppure modo di tutte le cose, così da averein sé tutte le perfezioni, ogni potenza, ogni verità, ogni bene. Se,dunque, sei il primo cherubino, guarda verso il propiziatorio eammira come in esso il primo Principio sia congiunto con l’ultimo,Dio con l’uomo creato nel sesto giorno, l’Eterno sia congiunto conl’uomo temporale, nato dalla Vergine nella pienezza dei tempi,l’Essere assolutamente semplice con quello sommamente compo-sto, l’Essere totalmente in atto con quello che in sommo grado èstato soggetto al patire e al morire, l’Essere perfettissimo e immen-so con quello soggetto a misura, l’Essere sommamente uno e mododi tutte le cose con quell’essere singolo, composto e distinto datutti gli altri, cioè con l’uomo Gesù Cristo. Ma tu sei anche il secon-do cherubino allorché contempli le proprietà delle Persone, eammiri con stupore come la comunicabilità coesiste con le pro-prietà personali, la consustanzialità con la pluralità, la perfettasomiglianza con la personalità, la perfetta uguaglianza con l’ordi-

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ne, la coeternità con la generazione, l’intimità reciproca con la pro-cessione, in quanto il Figlio è mandato dal Padre, e lo Spirito Santodal Padre e dal Figlio, pur restando sempre con loro senza mai stac-carsi da loro. Se, dunque, sei come il secondo cherubino, guardaverso il propiziatorio e ammira come in Cristo l’unione personalecoesista con la trinità delle persone e con la duplicità delle nature;la totale uniformità del volere coesista con la pluralità delle duevolontà, umana e divina; la contemporanea affermazione del nomedi Dio e di uomo con la pluralità delle proprietà personali; l’ugualeadorazione di Dio e dell’uomo con la molteplicità delle loro prero-gative; l’uguale glorificazione di Dio e dell’uomo con la diversadignità dell’uno e dell’altro; l’uguaglianza nella potestà con ladiversità dei poteri»13.

Qui per il doctor seraphicus si accede alla perfetta illuminazione doveappunto il paradosso dei contrari non appare contraddittorio, mafecondo di suggestioni ed elementi speculativi che l’esercizio, la spe-culazione teologica e la filosofia cristiana si sforzeranno di sviluppa-re come servizio al cammino verso l’autentica conoscenza del Vero.

Parallelamente e dialetticamente il soggetto abitato dall’amoreeserciterà laicamente la ragione come apertura agapica verso la fedee come ancella (della fede appunto non della teologia) che le apre lastrada, impedendole di inciampare. Muovendosi in questa prospet-tiva la ragione diverrà capace di elaborare i cosiddetti praeambulafidei con la consapevolezza dei propri limiti creaturali e strutturali,che tuttavia non le impediscono di osare la conoscenza della veritàe di procedere, sia pure a tentoni, nel cammino della ricerca, senzaalcuna preclusione o chiusura. Tale possibilità è fondata sulla pre-senza nella mente dell’uomo di una traccia dell’Infinito, di una luceintellettuale, che il peccato può affievolire ma mai del tutto spe-gnere. In questo senso in quanto aperta verso la conoscenza di un“oggetto infinito” la ragione è capace dell’infinito e quindi il suoquaerere sarà infinito e senza tregua, finché si è nella storia. Laragione creata riconosce che questa traccia è appunto solo una trac-

13 BONAVENTURA DA BAGNOREGIO, Itinerario dell’anima a Dio, a cura di L. Mauro, Rusconi,Milano 1985, pp. 399-400.

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cia e non l’Infinito stesso, di qui la sua predisposizione all’apofati-smo e al silenzio dell’altiora ne quaesieris, ed inoltre ri-conosce chequesta scintilla non è prodotto dei suoi sforzi e delle sue ricerche,ma è data perché da essa li alimenti e li orienti. Trasferita sul rap-porto teologia/filosofia questa concezione della ragione agapica-mente aperta comporta prospetticamente una visione della filoso-fia come praeparatio evangelii o come “antico testamento della teolo-gia”, dove il carattere “previo” non induce la separazione o la con-trapposizione, bensì appunto l’armonia e la predisposizione:

«Ciò che la filosofia può fare per le [= la teologia] non è già la costru-zione a posteriori del contenuto teologico, bensì la sua anticipazioneo anzi, più correttamente, la sua fondazione, l’indicazione delle con-dizioni preliminari sulle quali la teologia riposa. E siccome la teolo-gia stessa coglie il proprio contenuto non già come un contenutostabile, bensì come evento (cioè non come vita, ma come esperienzadi vita), allora per lei anche le condizioni preliminari non sono ele-menti concettuali bensì realtà presente; in luogo del concetto filoso-fico di verità, quindi, ora le si impone il concetto di creazione. La filo-sofia contiene perciò l’intero contenuto della rivelazione, ma lo con-tiene non già come rivelazione, bensì come una condizione prelimi-nare alla rivelazione, come un “prima” della rivelazione, dunque noncome un contenuto rivelato, ma creato. Nella creazione è “prevista”la rivelazione con tutto il suo contenuto, e quindi, secondo l’idea difede dell’epoca attuale, inclusa la redenzione. La filosofia, così comeè esercitata dal teologo, diventa profezia della rivelazione, diventaper così dire l’«antico testamento» della teologia. Ma con ciò la rive-lazione, davanti ai nostri occhi stupiti, riassume nuovamente l’au-tentico carattere di miracolo, autentico in quanto diviene in tutto eper tutto l’adempimento della promessa profetica avvenuta nellacreazione. E la filosofia è la sibilla che per il fatto di predirlo rende ilmiracolo “segno”, lo rende segno della provvidenza divina»14.

14 F. ROSENZWEIG, La stella della redenzione, a cura di G. BONOLA, Marietti, Casale Monferrato1985, pp. 114-115.

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La libertà della filosofia e la sua laicità dovrà quindi essere cara a chicrede, giacché essa non potrà svolgere il suo compito se non nell’e-sercizio libero e liberato della ricerca del vero. Solo un sapere cre-dente che si strutturasse ideologicamente avrebbe timore dellalibertà del pensiero e questo timore sarebbe il sintomo di una man-canza di fede profonda nella creazione e nelle sue istanze. Creazioneche è insieme il nome di un legame (creaturale con l’Assoluto tra-scendente), ma anche di una fondamentale alterità del mondo edell’uomo rispetto a Dio.

La et che sta a congiungere, in un rapporto dialettico e fecondo, lafede e la ragione, consentendo il superamento dell’inaccettabilefideismo razionalistico, espresso nella formula dell’aut aut, se nonvuol assumere la figura della riconciliazione hegelianamente intesa,dovrà gratuitamente vestire le sembianze e profondamente declinar-si in senso agapico-comunionale, consentendo così ai due termininon solo di collaborare occasionalmente o di impostare atteggia-menti di non belligeranza, bensì di intrecciarsi ed armonizzarsisenza rinunziare, anzi esaltando, la loro legittima autonomia e laspecificità dei loro ruoli. La mediazione cristologica risulta fonda-mentale ed imprescindibile perché il salto dalla ragione alla fede nonsi costituisca in termini fideistici e quello dalla fede alla ragione nondia adito al razionalismo onnicomprensivo o alla deriva nichilistica.E se nell’esercizio della ragione creata e nelle filosofie che precedonoo si situano al di fuori dell’appartenenza cristiana sono presenti isemi del Verbo, nel Verbo incarnato, che i cristiani adorano comevero Dio e vero uomo, paradosso assoluto e reale, facendo profes-sione appunto dei contrari, si trova realizzata la pienezza della razio-nalità e quindi di ogni autentica conoscenza, secondo la famosaintuizione di Giustino: «tutto ciò che di buono i filosofi e i legisla-tori hanno sempre scoperto e formulato, è dovuto all’esercizio diuna parte del Logos che è in loro, tramite la ricerca e la riflessione[…] la nostra dottrina è superiore ad ogni dottrina umana, poichéper noi la razionalità nella sua interezza si è manifestata in Cristo incorpo, intelletto e anima»15.

15 GIUSTINO, Apologie, a cura di G. GIRGENTI, testo greco a fronte, Rusconi, Milano 1995, p.199.

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In ogni caso l’unico orizzonte possibile entro il quale si possa ipo-tizzare un incontro fecondo fra il paradosso e il pensiero è e restal’orizzonte agapico, dove il quadro concettuale di riferimentorimanda alla «metafisica della carità»16 e alle sue espressioni: «Se ilparadosso e l’intelletto s’incontrano nella comune comprensionedella loro diversità, l’incontro sarà felice come l’intesa dell’amore:felice nella passione [...]. Se lo scontro non è di comune intesa, ilrapporto è infelice, e questo amore infelice – se posso dirlo – del-l’intelligenza (il quale, bisognerebbe notarlo, è come l’amore infeli-ce che ha il suo fondamento in un egoismo frainteso: più in là l’a-nalogia non va, poiché la forza del caso qui non può nulla) noi pos-siamo chiamarlo con un termine più specifico: scandalo»17. E chel’intesa tra pensiero e paradosso è possibile lo mostra la differenzanon solo semantica tra il paradosso e il paralogismo, quest’ultimosì incompatibile col logos e con la ragione che da esso promana e inesso si esprime.

Per concludere

La riflessione sulla laicità ci pone di fronte al paradosso cristianodella santità non separata del laico. Se il termine “santità”, nella suaaccezione biblica indica separazione (Dio è il tre volte santo, ossiala trascendenza-separazione assoluta rispetto al modo e all’uomo),la laicità, correttamente intesa, toglie, a livello interumano, la sepa-razione e chiede di vivere la fede nel mondo, ma senza lasciarsi omo-logare dal mondo.

16 Cfr G. LORIZIO, “La metafisica della Carità in Antonio Rosmini”, in RdT 5 (1995), pp. 527-552.17 S. KIERKEGAARD, “Lo scandalo del paradosso (un’illusione acustica)”, in Briciole di filosofiae postilla non scientifica, a cura di C. FABRO, Zanichelli, Bologna 1962, p. 137.

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Relazione introduttiva sulle attività dell’Istituto

Ecc.za Rev.ma,Preside Facoltà Teologica Pugliese,

gentili autorità,stimati colleghi e studenti,

amici carissimi,

rivolgo insieme con il direttore mons. Vito Angiuli, un fraternosaluto a tutti voi che avete voluto essere presenti a questo atto uffi-ciale di apertura del nuovo anno accademico dell’Istituto Superioredi Scienze religiose di Bari. Sono grato a tutti coloro che, impossi-bilitati a presenziare, hanno fatto giungere un segno della loro par-tecipazione e rivolgo a nome di tutti voi un caloroso saluto al diret-tore di questo Istituto mons.Vito Angiuli recentemente elettovescovo della Diocesi di Ugento–Santa Maria di Leuca. A lui va ilnostro cordiale augurio per la sua nomina e il ringraziamento perl’attività fin qui svolta nel nostro Istituto come docente e direttorecon elevato carico di responsabilità in quanto anche pro-vicariogenerale della nostra Arcidiocesi, lavoro intenso e proficuo sicura-mente premessa di un futuro più florido per il nostro Istituto. A luivogliamo anche assicurare la nostra preghiera per il suo ministeroepiscopale e l’ordinazione che riceverà in Cattedrale dal nostroArcivescovo il prossimo 4 dicembre. Desideriamo ora docenti ealunni lasciare alla sua persona in questa circostanza un segno delnostro affetto e della nostra gratitudine.

Siamo qui radunati non per una celebrazione formale, ma per rin-novare la nostra comune convinzione dell’importanza che ha que-sta istituzione accademica per la missione evangelizzatrice dellanostra Chiesa locale e per la formazione teologica di tutti coloroche desiderano dare un fondamento più solido alla loro vita di fede.La finalità specifica di questa comunità accademica, infatti, è quel-la di offrire un percorso di conoscenza teologica tenendo in unità

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la dimensione scientifica della ricerca con il senso affettivo dell’a-desione di fede. Non uno studio asettico, e nemmeno un’ indagineapprossimativa, ma un approfondimento dei contenuti della fedefatto con intelligenza e amore.

1. La configurazione giuridico-accademica degli ISSR

A partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II si è intensificato tra ifedeli (laici e religiosi) l’interesse per lo studio della teologia e dellescienze religiose come strumento per arricchire la propria vita cri-stiana, essere capaci di dare ragione della propria fede (cfr 1Pt, 3,15),esercitare fruttuosamente l’apostolato e collaborare alla missionedella Chiesa. Tra le iniziative programmate per rispondere a tale esi-genza vanno annoverati gli Istituti di Scienze Religiose (ISSR). Laloro conformazione giuridico-accademica è stata delineata con le dis-posizioni contenute nella Istruzione sugli Istituti Superiori di ScienzeReligiose (25/9/2008) della Congregazione per l’Educazione Cattolica.Gli articoli 2 e 3 delineano la diversa natura dello studio della teo-logia nella Facoltà e negli ISSR. Per quanto riguarda la Facoltà l’ar-ticolo 2 così recita: «Lo studio della teologia e lo studio delle scien-ze religiose si articolano in due percorsi distinti, che si differenzia-no soprattutto per la natura degli insegnamenti e per i curricoli for-mativi che essi propongono. Il percorso di studio che viene offertodai centri accademici ecclesiastici - quali le facoltà di teologia e gliistituti ad esse incorporati, aggregati e affiliati - ha lo scopo di assi-curare allo studente una conoscenza completa e organica di tutta lateologia; ciò è richiesto in particolare a coloro che si preparano alsacerdozio. Inoltre esso si propone di approfondire in modo esau-riente le diverse aree di specializzazione della teologia, di acquisireil necessario uso del metodo scientifico proprio di tale disciplina,nonché di elaborare un contributo scientifico originale».L’articolo 3, invece sottolinea che gli ISSR «intendono offrire laconoscenza degli elementi principali della teologia e dei suoi neces-sari presupposti filosofici e complementari delle scienze umane.

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Questo percorso di studio, più specificatamente, ha lo scopo dipromuovere la formazione religiosa dei laici e delle persone consa-crate, per una loro più cosciente e attiva partecipazione ai compitidi evangelizzazione nel mondo attuale, favorendo anche l’assunzio-ne di impieghi professionali nella vita ecclesiale e nell’animazionecristiana della società: preparare i candidati ai vari ministeri laicali eservizi ecclesiali; qualificare i docenti di religione nelle scuole diogni ordine e grado, eccettuate le istituzioni di livello universitario».Lo scopo specifico degli ISSR è regolato dall’articolo 4: «Gli ISSR -si legge nell’Istruzione - designano un’ulteriore possibilità di parte-cipare, assieme alla teologia, dello sforzo di approfondimento dellaverità, allo scopo di accompagnare la crescita nella fede delle singo-le persone e dell’intera comunità. Lo studio e l’insegnamento dellescienze religiose forniscono gli elementi necessari per elaborare unasintesi tra la fede e la cultura nella singolarità delle situazioni vis-sute dalle chiese particolari. Si tratta di una prospettiva che rispon-de alla richiesta di una qualificazione del servizio ecclesiale nelleconcrete esigenze dei tempi e dei luoghi. Essa, pertanto, adotta spe-cifici strumenti di studio, metodi pedagogici e l’impiego di energieper un apprendimento e un’applicazione didattica differenti daquelli che vengono richiesti dalle facoltà di teologia».Nella Nota di ricezione, approvata e emanata il 23 settembre 2009dal Consiglio episcopale permanente della CEI sono indicate lenorme recepite e attuative della Istruzione della Congregazione;norme che forniscono il quadro con cui procedere alla revisionedegli statuti e regolamenti degli ISSR. A questa revisione sonoimpegnati tutti e sette gli Istituti Superiori di Scienze Religiosedella Puglia. In tal modo si può dire che questo progetto di riordi-no rappresenta la risposta che la Chiesa italiana ha voluto dare aistanze provenienti da più arti e comunque attente alle necessità digarantire spazi formativi adeguati alle mutate esigenze culturali ecapaci di formare laici consapevoli.

2. La vita dell’Istituto nell’anno 2009-2010

La vita del nostro Istituto si muove nell’alveo di questa cornice.Sono stati approvati gli statuti ed è stato rivisto il regolamento in

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attesa della sua definitiva approvazione. Insieme agli istituti diPuglia si sta ripensando il piano di studio secondo una modalitàpiù rispondente alla finalità specifica dell’insegnamento della teo-logia nella forma di “scienze religiose”. Infatti in questo anno èstata approvata la convenzione tra Istituto e Facoltà relativa agliimpegni economici e amministrativi ed è in corso da parte dellaFacoltà la verifica del possesso dei titoli di studio in capo ai docen-ti stabili. Nel nostro Istituto in particolare si è introdotta la schedadi valutazione dei professori da parte degli studenti; si è avviato il“biennio ciclico” di studi autorizzato dalla Facoltà teologica nelbiennio di specializzazione; si è provveduto all’adeguamento deicrediti nel piano di studi per adeguarli al numero richiesto dalnuovo Statuto della Facoltà e si è provveduto ad adeguare le tassedi iscrizione che da diversi anni erano rimaste invariate.Segnalo alcuni aspetti riguardanti l’attività svolta nello scorso anno.

2.1. I professori, gli studenti e i titoli accademici conseguiti

Gli studenti ordinari iscritti all’anno accademico 2010/2011 sonoin tutto 90. Nel triennio sono così suddivisi: 21 studenti (1° anno),18 (2° anno), 27 (3° anno). Nel biennio di specializzazione sono:24 (2° anno). Gli studenti uditori sono 14, gli iscritti al biennio teo-logico-filosofico 3, gli iscritti al corso di diaconato 6 e 14 studentifuori corso. In totale gli iscritti sono 127.Tra i docenti vi sono alcuni che hanno lasciato il loro incarico: GinoCopertino e Stefania Calefato (per motivi personali), Filippo Casa-massima, Vito Antonio Baldassarre e Angelo Romita (per raggiuntilimiti di età). Sono stati cooptati due nuovi docenti: Luigi Di Nardie Maria Antonietta Griseta. È stato inoltre riconosciuto il passaggioper il prof Donato Lucariello da docente incaricato annuale adocente stabile straordinario.Durante l’anno 2010, 7 studenti hanno conseguito il grado accade-mico di Magistero in Scienze religiose, 1 studente il grado accademicodi Diploma in Scienze religiose, 16 studenti la Laurea in Scienze religiosee 3 studenti la Laurea Magistrale in Scienze religiose.

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Hanno conseguito il Magistero in Scienze religiose: a) nella sessione invernale (22-23 marzo 2010): de Palma Daniele,Battesimo ed Eucaristia: ascesi ed unione dell’uomo con Dio, Carella Annamaria,Gli effetti del sacramento dell’Unzione degli infermi, Fumato Francesca, CristoAgnello. Titolo cristologico nella Sacra Scrittura, nella tradizione, nella liturgia,Gennariello Giuseppina, L’esperienza religiosa degli adolescenti; b) nella sessione estiva (22 giugno 2010): Benedetti Viviana MariaGrazia, Maria e i cristiani riformati.c) nella sessione autunnale (22 novembre 2010): Moro Lucia, Rut:verso un’identità, Colafemmina Sandra, L’arte del celebrare in un mondoche cambia. Ha conseguito il Diploma in Scienze Religiose nella sessione estiva (22giugno 2010) Bitetto Vittoria Maria, La donna nel magistero di Giovan-ni Paolo II e nella chiesa di oggi.Hanno conseguito la Laurea in Scienze religiose:a) nella sessione invernale (22 marzo 2010) Squicciarini Isabella, Ladimensione culturale del sacrificio: tra rivelazione biblica e psicologia anali-tica, Navarra Domenica, La presenza salvifica di Gesù Cristo nei sacra-menti della penitenza e dell’eucaristia, Soriano Maddalena, La Chiesapopolo di Dio, Allegretta Anna Irene, Gesù di fronte alla propria morte,Coppola Jacqueline, Evangelizzazione e giustizia sociale, nel pensiero diGustavo Gutiérrez, Modugno Maria Rosaria, La carità, anima della vitasocio economica e il microcredito secondo Muhammad Yunus, CataldiAngela, Il movimento cattolico a Bitonto durante l’episcopato di L. Bruno(1884-1893) e P. Berardi (1898-1921).b) nella sessione estiva (22 giugno 2010): Angiolillo Vincenzo, Il con-cetto di espiazione in Rm 3,21-26, Qafko Mimoza, La grazia del Battesimoe il suo influsso nella vita cristiana, Lacatena Mirangela, Aspetti dell’epi-scopato monopolitano di Nicola Monterisi (1913-1919);c) nella sessione autunnale (22 novembre 2010): Vavalle Nicola, Ilcontributo di Ilario nelle riflessione trinitaria del IV secolo, Barile Caterina,San Giovanni Bosco e il beato Francesco Faa’ di Bruno: canto e musica comemezzo di privilegiato di formazione alla bellezza spirituale e morale, MiulliMariagrazia, Il problema dell’aetas nubilis nel diritto canonico e nella legi-slazione concordataria italiana, Pastore Cinzia, Il dono della festadell’Espiazione (Lv 16), Dinardo Eufemia, Il significato della sofferenzadi Gesù e del cristiano, Sicuro Franco Alberto, Il processo di Gesù.Interpretazioni ebraiche e cristiane.

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Hanno conseguito la Laurea magistrale in Scienze religiose:a) nella sessione invernale (23 marzo 2010): Lorusso Maria, L’espe-rienza di Bose all’interno della vita religiosa della Chiesa, Susca LorenzaFrancesca, Il nuovo umanesimo religioso di Martin Buber. b) nella sessione estiva (22 giugno 2010): Cappelluti Vito, Linee fon-damentali di spiritualità nel pensiero politico e sociale di Giuseppe Lazzati.

2.2 Le iniziative culturali

Tra le iniziative culturali ricordo le seguenti:— Giovedì 25 febbraio 2010, alle ore 17.30, presso l’aula magna “E.Nicodemo” si è tenuta la presentazione di due libri: Il futuro nelleradici, di Antonio Serio, e Chiesa e mezzi di comunicazione: un rapportoda approfondire, di R. Doronzo. Sono intervenuti mons. AngeloLatrofa, Vicario episcopale per l’evangelizzazione, e il dott. RenatoBrucoli, Editore EdInsieme. Ha moderato mons. Vito Angiuli, diret-tore ISSR Bari;— Venerdì 26 marzo 2010, presso l’aula magna “E. Nicodemo”, si ètenuta la presentazione del libro dal titolo Nathan il saggio di G.E.Lessing di Leo Lestingi. Sono intervenuti il prof. Pasquale Bellini,Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Bari, e il prof. sac. FilippoCasamassima, docente ISSR di Bari. Ha moderato mons. VitoAngiuli, Direttore ISSR di Bari.— Martedì 20 aprile 2010, presso l’aula magna “E. Nicodemo”, si ètenuta la presentazione del libro dal titolo Gesù il Salvatore. Luoghi etempi della Sua venuta nella storia, di Nicola Bux. È intervenuto il prof.Michele Loconsole, presidente ENEC. Ha moderato mons. VitoAngiuli, Direttore ISSR di Bari.— Martedì 4 maggio 2010, presso il Dipartimento di Studi classicie cristiani si è tenuta la presentazione del volume di RobertoRusconi, Santo Padre. La santità del papa da san Pietro a Giovanni PaoloII. Il tutto è stato organizzato dal Dipartimento di Studi classici ecristiani dell’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”, e dall’ISSR“Odegitria” di Bari. Sono intervenuti S.E. Mons. Francesco Cacucci,Arcivescovo di Bari- Bitonto; il prof. mons. Vito Angiuli, Direttore

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ISSR di Bari; la prof. Sofia Boesch Gajano, presidente del CentroEuropeo di Studi Agiografici; il prof. André Vauchez, DirecteurAcadémie des Inscriptions et Belles-Lettres de France. Ha introdot-to il prof. Giorgio Otranto.Nel mese di luglio, al fine di realizzare un incontro con la comuni-tà cristiana in Terra Santa, si è svolto un viaggio organizzato dalnostro Istituto guidato dal prof. don Angelo Garofalo a cui hannopartecipato il nostro direttore, alcuni docenti e diversi alunni delnostro Istituto.

2.3 La Scuola di comunicazioni sociali

La Scuola di comunicazioni sociali, collegata all’Istituto Superiore diScienze religiose “Odegitria” dallo scorso anno intitolata a don VitoMarotta, suo fondatore, è guidata dal nuovo direttore il dott. EnzoQuarto. La scuola propone un laboratorio di ufficio stampa perchévolontari di parrocchie o di altre strutture religiose o di associazionidi laicato cattolico, apprendano sul campo gli elementi base per unaefficace comunicazione. La scuola si rivolge a tutti coloro che opera-no nell’ambito dell’informazione anche con l’ausilio di nuove tecno-logie, compresi addetti stampa, tecnici di ripresa, fotografi, studiosidei fenomeni della comunicazione, insegnanti ed educatori socialiper aprire alla complessità del sistema. Così come dichiarato al n. 50nei recenti Orientamenti pastorali CEI sul tema educativo: «si rivelaindispensabile l’apporto dei mezzi della comunicazione promossidalla comunità cristiana (tv, radio, giornali, siti internet, sale dellacomunità) e l’impegno educativo negli itinerari di formazione pro-posti dalle realtà ecclesiali. Un ruolo importante potrà essere svoltodagli animatori della comunicazione e della cultura, che si stannodiffondendo nelle nostre comunità, secondo le indicazioni contenu-te nel Direttorio sulle comunicazioni sociali. L’impegno educativo sul ver-sante della nuova cultura mediatica dovrà costituire negli anni avenire un ambito privilegiato per la missione della Chiesa».

2.4. La biblioteca

La biblioteca diocesana” Odegitria” operante presso l’IstitutoSuperiore di Scienze religiose di Bari, è specializzata in scienze teo-

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logiche ed umanistiche ed è aperta a studenti, docenti e al pubblicocon 20 postazioni di lettura di cui 2 per disabili. Dieci le sale dideposito libri; una di consultazione per il pubblico oltre ai locali diservizio e per la direzione. Costituita da un ampio spazio di 250 mq,è dotata di scaffali mobili e fissi, di armadi e delle attrezzature infor-matiche dedicate alla schedatura, classificazione e ricerca del mate-riale bibliotecario e di una videoteca. Le diverse tipologie documen-tarie presenti ammontano a circa 70.000 volumi e 780 periodici.Oggi sono 72 i periodici in abbonamento e scambio. La cataloga-zione elettronica è organizzata per autore, soggetto, titolo, colloca-zione, edizione. Grazie ad una donazione in danaro in questo annosi è offerta al nostro Istituto la possibilità di catalogare seguendo leprocedure informatiche di CEI-B i libri donati lo scorso anno dallaprof.ssa Lamacchia e quelli donati dalla biblioteca dei Gesuitidell’Istituto Di Cagno Abbrescia. Il programma consentirà inoltredi mettere in rete la biblioteca del nostro Istituto. Attualmente si staprocedendo al lavoro di ampliamento dei depositi e pertanto sipotrà a breve procedere ad una migliore sistemazione degli ambien-ti di consultazione. La biblioteca coltiva rapporti di collaborazionecon la biblioteca dell’Istituto di Teologia ecumenica “S. Nicola” econ la biblioteca “Gaetano Ricchetti”.

Presentazione della prolusione accademica per l’anno 2010-2011

Tiene la prolusione accademica il prof. mons. Giuseppe Lorizio,nato a Poggio Imperiale ( Fg) nel 1952, ordinato sacerdote nel 1976,incardinato nella diocesi di Roma dal 1984, si è specializzato in teo-logia fondamentale nel 1980 presso la Pontificia Università Grego-riana dove ha completato gli studi teologici conseguendo nel 1988il dottorato di ricerca con un lavoro sulla Teodicea di AntonioRosmini, cui è stato assegnato il premio “Emilio Chiocchetti”dall’Istituto Trentino di cultura. Ha conseguito inoltre la licenza inFilosofia presso la Pontificia Università Lateranense. È stato nomi-nato cappellano di Sua Santità in data 23 luglio 1998.È professore ordinario di teologia fondamentale e metodologia teo-

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logica nella Facoltà della Pontificia Università Lateranense. Dirigeinoltre l’area internazionale di ricerca su problemi di teologia fon-damentale in prospettiva ecumenica presso la Pontificia UniversitàLateranense; è membro del Comitato nazionale per gli Studi Supe-riori di Teologia e Scienze religiose della Conferenza EpiscopaleItaliana.L’intrecciarsi e il rincorrersi della ricerca filosofica e del sapere dellafede costituiscono l’orizzonte della sua esperienza di ricerca, espres-sa in numerosi lavori (cfr la sua ricca bibliografia: libri, saggi, arti-coli). In questa prospettiva da anni è impegnato nello studio dellagenesi del pensiero rosminiano.Ringrazio sentitamente il prof. Lorizio per aver accettato il nostroinvito. Il professore terrà la sua prolusione sul tema: “A Cesare e/o aDio. Prospettive teologiche sulla laicità”. La sua riflessione sarà certa-mente un proficuo contributo per il III Convegno Ecclesiale delleChiese di Puglia che affronterà il tema I laici nella chiesa e nella societàpugliese, oggi che si svolgerà in San Giovanni Rotondo dal 28 aprileal 1 maggio 2011.

prof. Carlo Lavermicocca

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PUBBLICAZIONI

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Vito AngiuliEducazione come mistagogia.Un orientamento pedagogico

nella prospettiva del Concilio Vaticano II

Presentazione di mons. Francesco Cacucci aEducazione come mistagogia.Un orientamento pedagogiconella prospettiva del Concilio Vaticano IIdi Mons. Vito AngiuliCentro Liturgico Vincenziano, Roma 2010

Indice: Presentazione di Mons. Francesco Cacucci; Sigle e abbreviazioni;Introduzione.Capitolo primo LA RECEZIONE DEL CONCILIO VATICANO II E LA “SVOLTA MISTAGOGI-CA” DELLA PASTORALE: 1. Il Concilio Vaticano II: “stella polare” per il cammi-no della Chiesa del terzo millennio; 2. L’ermeneutica del Concilio e le fasidella sua recezione: a) La recezione come processo critico-ecclesiale – b) Le fasidella recezione conciliare; 3. La recezione conciliare e la riflessione ecclesio-logica; 4. La riflessione ecclesiologica e la prassi pastorale; 5. La riscoper-ta conciliare della categoria del mistero; 6. Dal mistero di Cristo allamistica della vita cristiana: a) Mistica come esperienza liturgico-sacramentaledel mistero di Cristo – b) Mistica come esperienza biblico-spirituale del mistero diCristo – c) Mistica come esperienza esistenziale-vitale del mistero di Cristo; 7.Mistica e mistagogia; 8. La mistagogia., cammino permanente e progres-sivo nel mistero di Cristo: a) Il primato del mistero – b) Il rapporto tra misteroe storia - c) Il mistero creduto, celebrato e vissuto.Capitolo secondo L’EMERGENZA EDUCATIVA E LA PROSPETTIVA MISTAGOGICA DELLA PASTO-RALE: 1. L’emergenza educativa nel contesto di una cultura al bivio: a) Laterza morte di Dio – b) Il bivio culturale – c) Il bivio antropologico – d) Il bivio

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pedagogico; 2. I presupposti dell’azione educativa; 3. Il mistero di Cristo,centro e punto di forza della pastorale mistagogica: a) La dottrina delVaticano I e del Vaticano II – b) Mistero, mistica e mistagogia per un rinnovamen-to della pastorale e un confronto con la cultura contemporanea; 4. I risvolti peda-gogici della struttura del mistero di Cristo: a) La dimensione sintetica delmistero- b) La dimensione antinomica del mistero; 5. Le ragioni di convenienzadella pastorale mistagogica; 6. L’educazione cristiana come accompagna-mento mistagogico: a) L’unità dell’atto educativo e la formazione integrale dellapersona – b) Le principali tappe della mistagogia (L’attrazione, L’iniziazione, Laconformazione, L’irradiazione) – c) La duplice forma di mistagogia (La mistagogiacome esperienza liturgico-sacramentale del mistero, La mistagogia come esperienzaesistenziale-vitale del mistero, La distinzione e la complementarietà tra le due formedi mistagogia).Capitolo terzo «UT MYSTERIUM PASCHALE VIVENDO EXPRIMATUR»: 1. La mistagogiacome esperienza liturgico-sacramentale del mistero: a) La dimensione rive-lativa ed educativa della liturgia – b) Le principali caratteristiche della mistagogialiturgica (Cristo, vero mistagogo e pedagogo, La trasformazione dell’io, Il radica-mento nella comunità, L’ordo temporis, La ripetizione, La responsabilità, Il rendi-mento di grazie) – c) Il metodo e i mezzi propri (La catechesi mistagogica,L’omelia); 2. La mistagogia come esperienza esistenziale-vitale del miste-ro: a) L’uomo, “immagine dell’immagine”: il ricentramento cristiano dell’antropo-logia – b) L’esperienza di Cristo nella vita quotidiana – c) Il discernimento e l’ac-compagnamento spirituale.Conclusione I PRINCIPALI GUADAGNI EDUCATIVI: 1. In riferimento alla persona; 2.In riferimento alla comunità parrocchiale; 3. In riferimento al compitoeducativo della famiglia e della scuolaIndici: Indice biblico – Indice dei riferimenti conciliari – Indice dei nomi –Indice generale.

All’inizio del nuovo millennio il tema dell’educazione è ritornatoprepotentemente alla ribalta. La situazione di transizione che stia-mo vivendo esige che ci si interroghi sulle modalità più opportuneper trasmettere alle nuove generazioni le ragioni che rendono bellala vita e i motivi che spingono il cuore ad aprirsi alla speranza.Educare, infatti, vuol dire spalancare nuovi orizzonti di significatoper l’esistenza, trasmettere verità che danno un senso pieno allavita, orientare verso nuovi traguardi, guardare con rinnovata fidu-cia al destino ultimo dell’uomo e al futuro dell’umanità.I radicali cambiamenti culturali e antropologici sopravvenuti nel

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PUBBLICAZIONI

nostro tempo pongono l’impegno educativo come uno dei compitipiù urgenti e problematici. Viviamo dentro una grande emergenzaeducativa. Il clima di relativismo pervasivo sembra aver dissolto lecertezze basilari e i valori che danno significato alla vita e spesso hacreato negli educatori uno stato d’animo di sfiducia nella loroopera educativa, rendendo più forte il rischio che essi smarriscanoo addirittura non comprendano in modo adeguato quale sia il pro-prio ruolo e la propria missione. Ciò che occorre è un nuovo corag-gio educativo, un impegno che nasce dalla volontà di non venirmeno a un compito inalienabile e imprescindibile e si fonda su unapiù matura consapevolezza che è la vita a esigere di essere accom-pagnata verso la sua piena maturazione. La vita genera vita e ognivita è un nuovo inizio, una nuova avventura, un nuovo annuncio disperanza.Questo libro non intende affrontare i molteplici aspetti del varie-gato e complesso tema dell’educazione. Il suo scopo principale è dirichiamare l’orientamento pedagogico presente nei documenti con-ciliari e, in particolar modo, nella Gravissimum educationis.L’Autore ritiene che la recezione del Concilio Vaticano II richiedauna “svolta mistagogica” della pastorale. Essa consiste in una azio-ne ecclesiale che, partendo dalla centralità del mistero pasquale diCristo, consideri la vita cristiana come «esperienza mistica», cioècome intima unione con Cristo e, conseguentemente, intenda l’e-ducazione come «accompagnamento spirituale mistagogico». Inaltri termini, secondo l’Autore, il rinnovamento conciliare si fondasu tre concetti chiave: mistero, mistica e mistagogia. Queste tre idee-guida propongono un nuovo orientamento per la riflessione teolo-gica, una conversione dell’agire pastorale, una differente propostaeducativa.Nella prospettiva conciliare, educare significa introdurre nel misterodi Cristo, quale paradigma del mistero dell’uomo. Questi, infatti, nonsolo è avvolto nel mistero, ma è mistero a se stesso. Accogliere questacondizione umana ed entrare nella logica della scoperta del signifi-cato più profondo della vita è il principale itinerario educativo cheil Concilio chiede di percorrere. Mistagogia significa prendere per

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mano una persona e aiutarla a entrare nella profondità del suomistero, considerato alla luce del mistero pasquale di Cristo. Ciòimplica un’attenzione all’opera della salvezza che segretamente agi-sce in ogni uomo e nella storia, ma significa anche considerare ledinamiche personali, gli avvenimenti storici, le vicende quotidiane,anche le più difficili e sofferte, dentro le quali il mistero si presentae si manifesta con una ricchezza da esplorare e far fruttificare. Sipotrebbe dire che l’educazione proposta dal Concilio fa leva sulmistero di Cristo attinto dalla liturgia ed espresso nella vita quoti-diana. La mistagogia liturgica, l’essere afferrati da Cristo e da lui intro-dotti nella vita divina, si apre così alla mistagogia della vita quotidiananella quale ogni frammento dell’esistenza diventa il luogo in cui farrifluire la ricchezza del mistero di Cristo.L’accompagnamento mistagogico parte dal riconoscimento che è ilmistero a introdurre nel mistero. Opera, questa, delicatissima perchénon si muove nella logica dell’inquadramento dentro uno schemaprestabilito e valido per tutti, ma si realizza nel rispetto della sin-golarità di ciascuno e nella consapevolezza che in ogni uomo sononascoste risorse da risvegliare ed energie da orientare verso la pienamaturazione umana e cristiana. Il mistagogo è un maestro-testi-mone il cui unico compito è di mettere in sintonia la persona conla sua realtà più intima per aiutarla a percepire la voce del “Maestrointeriore” che parla nella profondità del cuore e apre sentieri di libe-razione e cammini di speranza.La necessità di prospettare alle nuove generazioni un avvenire diluce e non di oscurità rende particolarmente stimolante la rifles-sione sulla questione educativa. Per questo la Conferenza Episco-pale Italiana ha scelto il tema dell’educazione come linea guidadegli orientamenti pastorali di questo decennio. L’auspicio è che ilrichiamo alla visione conciliare sia un ulteriore stimolo ad affron-tare con coraggio la sfida educativa nella consapevolezza che laposta in gioco è la scoperta del senso della vita e la sua apertura aun futuro pieno di speranza.Esprimo profonda riconoscenza a Mons. Vito Angiuli, già mio Pro-Vicario generale e ora Vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, peraver saputo dimostrare che la mistagogia ha il suo posto nella vita.Talvolta si rileva che la scelta di pastorale mistagogica privilegia lacatechesi e la liturgia, mentre è meno evidente la sua applicazione

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PUBBLICAZIONI

nella vita. Se il compito della mistagogia è di guidare l’uomo versoil mistero, essa raggiunge il suo pieno senso non solo quando con-sente all’uomo di scoprire la propria esperienza di fede, ma anchequando rende tale esperienza visibile al prossimo nella storia.“Mistagogo” è allora quel tipo di guida spirituale, in cui il credenteviene reso consapevole della profondità mistica della sua fede. Quisi innesta il processo educativo, il cui scopo è di aiutare gli uominia scoprire e a far crescere l’esperienza di Dio.In connessione diretta con la mistagogia, K. Rahner constata che lavita di un uomo non ha solo fasi biologiche, fasi di sviluppo, maanche fasi spirituali. Il grande teologo differenzia quattro fasce dietà: l’adolescente, l’adulto da una parte, i bambini e gli anziani dal-l’altra. Ogni età presenta le sue esigenze e le sue chances. Il camminomistagogico deve permettere di sperimentare il “nuovo” della fasesuccessiva di età, senza distruggere l’esperienza pregressa.È un compito delicato, nel quale l’educazione si colora continua-mente di amore e di testimonianza. Ha colto bene il carattere dellamistagogia rahneriana A. Exeler: è «un’introduzione, satura d’espe-rienza, nella fede cristiana». Ecco l’opera educativa: far sperimenta-re il mistero attraverso l’amore, come attraverso la Parola, il silen-zio, la preghiera. La mistagogia è quindi introduzione alla medita-zione della Parola di Dio, guida alla preghiera e alla vita. Va dall’a-scolto della Parola, ai sacramenti, all’interpretazione dell’esperien-za della vita. Questo prezioso libro rappresenta un contributo rile-vante nell’approfondimento del vero significato della mistagogianella pastorale.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

Bari, 4 dicembre 2010Nell’ordinazione episcopale di Mons. Vito Angiuli

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Giovedì 18 novembre 2010, dopo mesi di sofferenze, don GiuseppeDi Mauro, vice Cancelliere dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, è torna-to alla casa del Padre.Nato a Santeramo in Colle il 26 luglio 1930, da Gaetano e Addolo-rata Ciccarone, entrò fin da ragazzo nel Seminario Arcivescovile diBari e in seguito nel Pontificio Seminario Appulo “Pio XI” diMolfetta. Qui nel 1951 ricevette il lettorato, nel 1952 gli altri ordi-ni minori dell’esorcistato e dell’accolitato; quindi, a fine 1953, fuordinato suddiacono e di lì a qualche mese diacono.Completata la formazione, il 18 luglio 1954 fu ordinato presbitero,a Santeramo in Colle, suo paese natale, da S. Ecc. Mons. EnricoNicodemo.Appena ordinato, il 30 settembre dello stesso 1954, fu nominatovicario cooperatore della parrocchia S. Nicola in Mola di Bari, uffi-cio che svolse con zelo per ben sette anni, e del quale conservò sem-pre un ricordo positivo, confortato dall’attestazione di tanti par-rocchiani che ancora dopo molti anni lo ricordavano con simpatia.Il 17 settembre del 1961 fu trasferito all’ufficio di vicario coopera-tore della parrocchia Immacolata in Gioia del Colle, incarico an-ch’esso che laudabiliter svolse, tanto che in meno di due anni, il 30aprile 1963, senza concorso (visto che «cum concorsui bis rite indic-

don Giuseppe Di Mauro

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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to nemo adfuerit»: frasi riportate dal decreto di nomina), fu nomi-nato parroco della parrocchia S. Vito in Palo del Colle, incarico cheiniziò ufficialmente il successivo 23 luglio.Da allora la vita di don Giuseppe si è svolta sempre a Palo. Alla par-rocchia S. Vito è rimasto per ben vent’anni, fino al 14 ottobre del1983. In tutto questo tempo ebbe modo di inserirsi pienamente neltessuto cittadino, fondando e dirigendo il mensile “Il Faro palese”,vero osservatorio sulla vita civile ed ecclesiale di Palo e dei comunilimitrofi, periodico che ben presto si diffuse anche all’estero.Proprio grazie a tale diffusione, don Giuseppe fu conosciuto eamato dai Palesi emigrati nel nord Europa e nel Nuovo Mondo,promuovendo anche il gemellaggio tra Palo del Colle e Bibesheim-am-Rhein, cittadina nei pressi di Francoforte, ove tanti Palesi sonopresenti ormai da tempo.Lasciata la parrocchia, don Giuseppe ha iniziato a svolgere incari-chi fuori Palo, ma conservando sempre la residenza in Palo, chedivenne così la sua seconda patria, dopo che a Santeramo non rima-se più alcun parente stretto. Anche per tale motivo, al momento dieffettuare l’opzione tra il restare nell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto otrasferirsi nella Diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti,nella quale veniva inserita la sua città natale, decise di restare incar-dinato nella nostra Arcidiocesi.Frattanto, l’8 gennaio 1984, in virtù dell’esperienza accumulatadirigendo “Il Faro”, veniva creato dall’Arcivescovo Magrassi delega-to arcivescovile per «seguire pastoralmente» il settore delle comu-nicazioni sociali, con la nomina in contemporanea di ToninoCiaula a direttore dell’omonimo Ufficio di Curia.In tale veste, e grazie all’iscrizione all’Ordine dei giornalisti, diven-ne direttore responsabile del Notiziario diocesano e curò il rappor-to della Diocesi con i giornalisti, finché non fu in tali incombenzesostituito dal compianto don Vito Marotta.Altro incarico che don Giuseppe ricoprì dopo aver lasciato la par-rocchia S. Vito fu quello di cappellano dell’Ospedale di GrumoAppula, ove restò fino a qualche anno fa, quando fu costretto alasciare per raggiunti limiti di età. In tale ambiente egli spese tuttele sue energie più direttamente pastorali, sia nel contatto degliammalati, sia nel rapporto con il personale medico ed ausiliario.Con l’assistenza delle suore ivi impegnate, creò una piccola comu-

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nità di fedeli che lo aiutavano nell’animazione della messa domeni-cale e nell’assistenza pastorale ai degenti.In considerazione di tale ultimo impegno, e grazie anche all’espe-rienza acquisita nel campo dei donatori di sangue, il 14 dicembre1986 fu nominato assistente spirituale dei Gruppi “Fratres”Pugliesi, settore che seguì sempre con attenzione e simpatia.Ma l’incarico che egli ha svolto per ben 25 anni fino alla sua dipar-tita è stato quello che lo ha visto presente con costanza e fedeltàquotidiana a servizio della sezione pratiche matrimoniali dellaCancelleria arcivescovile.A questa mansione egli fu chiamato per affiancare e aiutare mons.Michele Ruccia fin dai primi mesi della nomina di quest’ultimo acancelliere (settembre 1984), anche se solo il 9 novembre 1987 funominato ufficialmente incaricato di Curia per la sezione matri-moni della Cancelleria.Dopo aver affiancato mons. Ruccia per tanti anni, dal 1994 conti-nuò la sua preziosa collaborazione con il nuovo cancelliere donPaolo Bux, il quale ne propose la nomina a vice cancelliere, nominache ricevette il 23 marzo 1995.Il 4 novembre 2004, don Giuseppe fu nominato assistente spiritua-le della Confraternita di S. Rocco in Palo del Colle, ufficio pastora-le che svolse con impegno finché, lasciata la Confraternita, il 1°maggio 2009 ricevette l’ultima nomina, quella di cappellano delleSuore Figlie della Carità e della loro Casa di riposo “S. Vincenzo dePaoli”, sempre in Palo.In queste ultimi incarichi, ebbe modo di collaborare con i pastoriche in momenti difficili si avvicendarono nella guida della comuni-tà cittadina, offrendo loro il necessario aiuto ministeriale.Ma negli ultimi tempi, come aveva cominciato a diradare la sua pre-senza in Curia, così, a causa di problemi di salute sempre più fasti-diosi, andava ritirandosi da impegni e collaborazioni. Finché, nelloscorso aprile, in seguito a nuovi preoccupanti sintomi, fu costrettoa un lungo ricovero in cliniche baresi. Nonostante una lieve ripresaestiva, che gli ha permesso di riprendere, anche se con molta faticae tanta speranza, la sua presenza in Curia e alle Suore Vincenziane,

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da settembre l’aggravarsi della malattia lo ha costretto definitiva-mente a letto, ove, dopo aver celebrato in casa finché ha potuto,munito dei conforti religiosi, ha concluso il suo ministero sacerdo-tale, sempre svolto con umiltà, impegno culturale e dedizione tota-le, offrendo al Signore con dignità e forza d’animo le sofferenze del-l’agonia.Il 20 novembre 2010 nella chiesa matrice di Palo del Colle si è svol-ta la messa esequiale, presieduta da Mons. Vito Angiuli, vescovoeletto di Ugento-Santa Maria di Leuca a nome dell’Arcivescovoimpegnato altrove, e concelebrata da numerosi presbiteri e diaconi,alla presenza di tanti fedeli che, unitamente ai celebranti, hannovoluto testimoniare con la presenza e con le parole le virtù e i meri-ti del caro don Giuseppe. Sempre nelle chiesa madre di Palo il 20dicembre 2010 si è celebrato anche il trigesimo, presieduto da S.E.Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

1 – Al mattino, presso la parrocchia Ognissanti in Valenzano, cele-bra la S. Messa per la festa titolare nella solennità di Tutti iSanti.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Caterina vergine e martire inBitonto, celebra la S. Messa per l’ingresso del nuovo parrocodon Giovanni Giusto.

2 – Al mattino, presso il Cimitero di Bari, celebra la S. Messa nellaCommemorazione di Tutti i fedeli defunti.

– Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa.3 – Al mattino, presso il Pontificio Seminario Regionale Pugliese

“Pio XI” in Molfetta, presiede la riunione della ConferenzaEpiscopale Pugliese.

– Alla sera, presso la Casa del clero in Bari, presiede la riunionedel Consiglio Pastorale Diocesano.

4 – Al mattino, presso il Sacrario dei Caduti d’Oltremare, celebra laS. Messa per la Giornata delle Forze Armate.

4-7– Visita pastorale alla parrocchia S. Francesco da Paola in Bari.6 – Al mattino, presso il Pontificio Seminario Regionale Pugliese

“Pio XI” in Molfetta, partecipa all’incontro preparatorio alConvegno Regionale sul laicato.

8-11 – Ad Assisi, partecipa ai lavori dell’Assemblea generale dellaConferenza Episcopale italiana.

11-14 – Visita pastorale alla parrocchia S. Fara in Bari.

Novembre 2010

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12– Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano delle Murge, par-tecipa al ritiro del clero; dom Pietro Vittorelli, O.S.B., abate diMontecassino, tiene la meditazione sulla Liturgia delle Ore.

14– Al pomeriggio, nella Basilica di S. Nicola, celebra la S. Messaper 800 cantori dell’Associazione “S. Cecilia”.

15– Al pomeriggio, presso la chiesa di Maria SS. del Carmine, nellacittà vecchia, celebra la S. Messa per l‘apertura dell’anno acca-demico 2010-2011 dell’Istituto Superiore di Scienze religiose“Odegitria”; di seguito, presso la sede dell’Istituto, presiede lacerimonia di inaugurazione.

16– Al mattino, presso il Seminario arcivescovile, incontra l’équipeeducativa.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Giuseppe Moscati inTriggiano, celebra la S. Messa per la festa del Titolare.

17– Alla sera, presso la parrocchia S. Pio X in Bari, celebra la S.Messa per la presa di possesso del nuovo parroco don Giusep-pe Spano.

18– Al mattino, presso la sede della Fondazione della Cassa diRisparmio di Puglia, presiede l’incontro per la presentazionedegli Atti del corso regionale: “Ripensare i Consultori Familiariin Puglia”.

19-21 – A Roma, partecipa al Concistoro in occasione della crea-zione dei nuovi cardinali.

22– Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la festa dellaVirgo fidelis, patrona dell’Arma dei Carabinieri.

23– Alla sera, in Cattedrale, presiede l’incontro con le ComunitàNeocatecumenali presenti in diocesi.

24– Al mattino, presso la Curia arcivescovile, incontra il Collegiodei Consultori.

– Alla sera, presso la chiesa del “Purgatorio” in Bitritto, per ilciclo di incontri “Cattedra degli uomini di buona volontà”,organizzato dalla parrocchia Maria SS. di Costantinopoli edall’Ufficio diocesano Mondo sociale e del lavoro su “Comepensano le istituzioni”, partecipa con l’editore AlessandroLaterza, Presidente di Confindustria Bari-BAT, all’incontro su“Quale uomo abbiamo a cuore?”.

25-28 –Visita pastorale alla parrocchia S. Maria Maddalena in Bari.25– Al pomeriggio, presso l’Auditorium della Scuola Allievi della

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Guardia di Finanza in Bari, porta il saluto ai partecipanti alConvegno della Facoltà Teologica Pugliese.

26– Al mattino, presso il Politecnico di Bari, celebra la S. Messa esuccessivamente partecipa alla inaugurazione del nuovo annoaccademico.

29-30 – A Fano, al Seminario di studio e riflessione pastorale orga-nizzato dal COP (Centro di Orientamento Pastorale) sul tema“Peccato e conversione”, tiene la relazione: Il Vangelo e il peccato:la speranza nella fragilità (il Vangelo dei vasi di creta).

Dicembre 2010

1 – Alla sera, presso la parrocchia S. Gabriele dell’Addolorata inBari, benedice il nuovo portale della chiesa e celebra la S.Messa.

2-5 – Visita pastorale alla parrocchia Maria SS. Addolorata in Bari.4 – Al mattino, presso la sede del Comando dei Vigili del Fuoco in

Bari, celebra la S. Messa per la festa di S. Barbara, Patrona delCorpo.

– Al pomeriggio, in Cattedrale, presiede il rito di ordinazione epi-scopale di S.E. Mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-S. Mariadi Leuca.

6 – Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, presiede la concelebrazio-ne eucaristica nella solennità del Santo Patrono.

7 – Alla sera, presso la parrocchia S. Giovanni Bosco in Bari, cele-bra la S. Messa per il conferimento del ministero dell’accolita-to al seminarista Michele Calabrese.

8 – Al mattino, nella Concattedrale di Bitonto, celebra la S. Messaper la festa della Patrona, Maria SS. Immacolata.

– Alla sera, presso la parrocchia Beata Vergine Immacolata inBari, celebra la S. Messa per il 25° anniversario dell’ordinazio-ne sacerdotale del parroco p. Angelo Garzia, O.F.M. Cap.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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9 – Al mattino, in Episcopio, presiede la riunione del Consiglio diamministrazione della Biblioteca “G. Ricchetti”.

– Alla sera, presso la parrocchia Buon Pastore in Bari, presiedel’Adorazione eucaristica vocazionale.

10– Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano delle Murge, par-tecipa al ritiro del clero; al termine, presiede la cerimonia dichiusura dell’istruttoria diocesana del processo per la beatifi-cazione del Servo di Dio mons. Carmine De Palma.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Maria di Loreto in Mola diBari, celebra la S. Messa per il 60° anniversario della istituzio-ne della parrocchia.

11– Al mattino, partecipa alla cerimonia di inaugurazione dellanuova sede dell’Ospedale Oncologico “Giovanni Paolo II”.

12– Al mattino, presso l’Istituto Margherita di Savoia in Bari, dettala meditazione al ritiro delle religiose e celebra la S. Messa.

– Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per l’ordinazione deidiaconi permanenti Giovanni Caradonna e Giacomo Leuzzi.

13– Alla sera, in Prefettura, partecipa allo scambio augurale per lefestività natalizie.

14– Al mattino, presso l’Ospedale S. Paolo in Bari, incontra gliammalati e il personale in occasione del Natale.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Nicola in Mola di Bari, presie-de l’incontro per l’inizio della visita pastorale alle parrocchiedell’XI vicariato.

15– A Vallo della Lucania, tiene la prolusione in occasione dell’inau-gurazione dell’anno accademico dell’Istituto di Scienze religio-se della diocesi sul tema “La scelta mistagogica nella pastorale”.

16– Al mattino, presso la casa delle Piccole Sorelle del Vangelo inBari, celebra la S. Messa.

– Alla sera, presso la chiesa del Gesù nella città vecchia, celebra laS. Messa per la riapertura della chiesa, dopo il restauro.

17– Al pomeriggio, presso il Liceo scientifico “Arcangelo Scacchi”in Bari, incontra docenti e studenti in occasione del Natale.

18 – Al mattino, presso la Curia arcivescovile, scambia gli augurinatalizi con i collaboratori e il personale degli uffici.

– Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa e amministra ilsacramento della Confermazione ai cresimandi della parroc-chia Preziosissimo Sangue in S. Rocco.

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19– Al mattino, presso il Policlinico di Bari, visita gli ammalati ecelebra la S. Messa in preparazione al Santo Natale.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Andrea in Bari, celebra la S.Messa nella chiesa restaurata.

20– Alla sera, presso la parrocchia S. Maria La Porta in Palo delColle, celebra la S. Messa per il trigesimo della morte di donGiuseppe Di Mauro, vice cancelliere dell’Arcidiocesi.

21– Al mattino, presso la sede della Questura di Bari, incontra ilpersonale per lo scambio degli auguri natalizi.

22– Al mattino, presso il Palazzo della Provincia di Bari, celebra laS. Messa in preparazione al Natale.

23– Al mattino, presso la sede dell’Ospedale Oncologico “GiovanniPaolo II”, visita gli ammalati e celebra la S. Messa.

– Al pomeriggio, presso la Casa circondariale di Bari, celebra la S.Messa per i detenuti e il personale carcerario.

24– In Cattedrale, celebra la S. Messa della Notte del Natale delSignore.

25– Al mattino, nella Concattedrale di Bitonto, celebra la S. Messadel Giorno del Natale del Signore.

26– Al mattino, presso la parrocchia Gesù di Nazareth in Bari, cele-bra la S. Messa.

27– Al mattino, presso la parrocchia S. Maria di Costantinopoli inBitritto, celebra la S. Messa e incontra i seminaristi di teologia.

– Alla sera, a Gioia del Colle, benedice il presepe vivente.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONS. VITO ANGIULI

VESCOVO DI UGENTO-S. MARIA DI LEUCA 711

Omelia di S. Ecc. Mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto 712Saluto e ringraziamento di S. Ecc. Mons. Vito Angiuli,

vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca 715Descrizione dello stemma episcopale di S.E. Mons. Vito Angiuli 721

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO

Messaggio per la Quaresima 7Discorso alla Sacra Rota 13

Messaggio per la Giornata mondiale delle vocazioni 199Discorso alla Penitenzieria Apostolica 205

Discorso alla LXI Assemblea dei vescovi italiani 359Omelia nella S. Messa a conclusione dell’anno sacerdotale 365Messaggio per la Giornata mondiale della Gioventù 2011 447

Lettera apostolica in forma di “Motu Proprio” che istituisce ilPontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione 535

Messaggio in occasione della 46a Settimana sociale dei Cattolici italiani 541Messaggio ai partecipanti alla LXII Assemblea generale dei vescovi italiani 725

Discorso alla Curia romana 731

Indice generale dell’annata 2010

INDICE GENERALE

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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DOCUMENTI DELLA SANTA SEDE

Congregazione per la Dottrina della FedeBreve relazione circa le modifiche introdotte nelle Normae de

de gravioribus delictis riservate alla Congregazione per la Dottrina della Fede 459

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno 19Presentazione della Lettera dei vescovi italiani su

“Annuncio e catechesi per la vita cristiana” 215Messaggio dei vescovi italiani ai sacerdoti che operano in Italia 381

LXI Assemblea generale (Roma, 24-28 maggio 2010)Comunicato finale dei lavori 373

LXII Assemblea generale (Assisi, 8-11 novembre 2010)Comunicato finale dei lavori 741

Consiglio PermanenteComunicato finale dei lavori della sessione invernale

(Roma, 25-27 gennaio 2010) 51Comunicato finale dei lavori della sessione primaverile

(Roma, 22-25 marzo 2010) 209Comunicato finale dei lavori della sessione autunnale

(Roma, 27-30 settembre 2010) 549Messaggio per la salvaguardia del creato 383

Dichiarazione sulla questione dell’esposizionedei simboli della religione cattolica 463

Presentazione degli Orientamenti pastorali 2010-2020 547Messaggio per l’insegnamento della religione cattolica 749

CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE

Lettera di indizione del III Convegno Ecclesiale Regionale:“I laici nella Chiesa e nella società pugliese oggi” 57

Nomina di don Vito Spinelli ad assistente regionaleMovimento Apostolico Sordi 61

Commissione regionale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesiSeminario di studi su: “Come fare iniziazione cristiana

dei ragazzi oggi nelle Chiese di Puglia” (15-16 febbraio 2010):Domenica e iniziazione cristiana (mons. Vito Angiuli) 219

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INDICE GENERALE D’ANNATA

Cosa vuol dire fare iniziazione cristiana oggi in Italia(le ragioni del cambio, l’identità, i compiti)

(don Carlo Lavermicocca) 229Conclusioni:

In cammino verso un nuovo modello di iniziazione cristiana 243

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Mons. Vito Angiuli eletto Vescovo dellaDiocesi di Ugento-S. Maria di Leuca 559

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

Decreto di attribuzione delle somme dell’8 per mille IRPEF 63Messaggio per la Giornata del Seminario 67

Saluto all’inaugurazione dell’anno giudiziariodel Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese 69

Questione meridionale, Chiesa e politica(12 maggio 2010) 387

“Pati divina” e “pati humana” nel ministero episcopaledi un “vescovo fatto popolo”

Riflessioni in occasione della benedizione del monumentoa mons. Tonino Bello a Palo del Colle (13 luglio 2010) 465

Saluto di S.E. Mons. Francesco Cacucci, Gran Cancelliere, allainaugurazione dell’anno accademico della Facoltà Teologica Pugliese 563

Decreto di attribuzione delle somme dell’8 per mille IRPEF 751

NOMINE

Don Rocco D’Ambrosio nominato Professore straordinarioe Direttore del Dipartimento di Dottrina sociale della Chiesa

della Facoltà di Scienze Sociali nella Pontificia Università Gregoriana 473

PONTIFICIA BASILICA S. NICOLA

Omelia di S.Em. il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato,nella festa della traslazione delle reliquie di S. Nicola,

patrono della città di Bari (9 maggio 2010) 399

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CURIA METROPOLITANA

CancelleriaSacre ordinazioni e decreti 73, 247,

405, 487,567, 755

Vicariato generaleVicariato generale. Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso

La libertà religiosa 475

Settore Presbiteri. Ufficio PresbiteriLa settimana formativa dei preti giovani

(Malta, 26 giugno-1 luglio 2010) 407L’esperienza formativa del clero diocesano ad Ars 619

Settore Diaconato e ministeri istituitiRelazione sulle attività 2009-2010 489

Settore Vita consacrataLa Cappella dell’Adorazione. Cristo nel cuore della città di Bari 635

Settore Laicato. Ufficio LaicatoLe assemblee diocesane del 16 ottobre 2009 e del 12 febbraio 2010

in preparazione al Convegno regionale sul laicato: 77Dal rischio educativo l’impegno dell’io per un nuovo umanesimo

fondato sulla “carità nella verità”:relazione del prof. Franco Nembrini, Fraternità di CL 78

Educare ad essere cittadini del mondo:relazione del prof. Jesús Morán, del Movimento dei Focolari 87

Settore Laicato. Aggregazioni laicaliIl convegno su santa Luisa De Marillac 103

Il convegno alla Fiera del Levante su“I cristiani per la solidarietà, la legalità, la sussidiarietà” 623

Relazione del prof. Luigi Alicisul documento “Chiesa italiana e Mezzogiorno” 626

“Chiesa e Mezzogiorno”: intervento del direttore dell’Ufficio Mondo sociale e del lavoro Vito Micunco

in preparazione al convegno regionale sul laicato 759

Settore Laicato. Ufficio FamigliaIl convegno diocesano “Preparazione ed accompagnamento

delle famiglie e dei battezzandi” 109

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INDICE GENERALE D’ANNATA

Ufficio Laicato e Ufficio Comunicazioni socialiLa strana geografia dell’informazione. Nord-Sud, Est-Ovest.

I mondi noti e ignoti (G. Micunco) 249

Settore Evangelizzazione. Ufficio catechistico e Ufficio FamigliaGli incontri di formazione per catechisti e operatori pastorali

(11 e 12 gennaio 2010) 113 Genitori e catechisti insieme, come comunità educante,

per vivere la centralità della domenica (mons. Angelo Latrofa) 116Vangelo e bellezza: evangelizzare attraverso l’arte e la musica

(don Maurizio Lieggi - sr Cristina Alfano) 255

Settore Evangelizzazione. Uffici: Catechistico, Comunicazioni sociali.Missionario, Tempo libero e sport, Chiesa e mondo della cultura

Incontri di formazione per catechisti e operatori pastorali (settembre 2010) 571Educare evangelizzando, evangelizzare educando:

relazione di don Carlo Cassatella, F.D.B. 576Quale modello educativo per la catechesi oggi?: schema

della relazione della prof. Marta Lobascio 594

Settore Evangelizzazione. Ufficio MissionarioLa IX edizione del premio “don Franco Ricci”:

“Contagiare di Speranza tutti” 411“Spezzare pane per tutti i popoli”:

Le iniziative diocesane per la GMM 2010 599

Ufficio Chiesa e mondo della culturaIl Mezzogiorno: da “questione” a “laboratorio” 419

Uffici: Liturgico, Arte sacra-Museo-Musica sacra,Comunicazioni sociali, Chiesa e mondo della cultura

La Rassegna “Notti sacre”... e fu sera e fu mattino... 601“L’impegno dei laici cristiani nella società”:relazione di p. Enzo Bianchi, priore di Bose 605

CONSIGLI DIOCESANI

Consiglio Presbiterale Diocesano-Consiglio Pastorale DiocesanoConsiglio Presbiterale diocesano

Verbale della riunione del 22 ottobre 2009 127Verbale della riunione del 29 gennaio 2010 269

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Verbale della riunione del 30 aprile 2010 639Verbale della riunione del 21 ottobre 2010 767

Consiglio Pastorale diocesanoVerbale della riunione del 20 gennaio 2009 131Verbale della riunione del 19 maggio 2009 139

Allegato: “La realtà degli oratori nella diocesi di Bari-Bitonto”, a curadell’Ufficio diocesano per la pastorale del tempo libero, turismo e sport 143

Verbale della riunione del 3 novembre 2009 153Verbale della riunione del 19 gennaio 2010 277

Allegato: “Il cammino dell’Ufficio per la pastorale della saluteall’insegna della ricerca e della creatività”:

relazione del direttore p. Leonardo di Tarantonei 25 anni di attività dell’Ufficio 280

Verbale della riunione del 4 maggio 2010 643Allegato: “A vent’anni dalla Fondazione Giovanni Paolo II-onlus”:

Relazione introduttiva di Mons. Nicola Bonerba 649Intervento del segretario generale ing. Giovanni Vessia 651

TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE

Relazione del Vicario giudiziale sulle attività del Tribunale nell’anno 2009 61

FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE

Nel vuoto di ragione anche la fede ci perde:il Convegno di Bari della Facoltà Teologica Pugliese 771

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”La nuova configurazione giuridico-accademica degli ISSR:

relazione per l’anno accademico 2008-2009 303

Inaugurazione dell’anno accademico 2010-2011“A Cesare e/o a Dio. Riflessioni teologiche sulla laicità”:

prolusione del prof. Giuseppe Lorizio 777Relazione introduttiva sulle attività dell’Istituto 800

AZIONE CATTOLICA ITALIANA

Incontro dei sacerdoti con il prof. Franco Miano,Presidente nazionale di A.C. 313

Vita associativa 493

830

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INDICE GENERALE D’ANNATA

PARROCCHIE

Parrocchia S. Croce (Bari)Il restauro della tela del Veronese 423

S. Maria del Carmine (Noicattaro)Preti e laici, una comunione nel segno della corresponsabilità:

incontro con mons. Domenico Sigalini, Assistente nazionale dell’ACI 681

PUBBLICAZIONI

171,319,433,493,689, 809

NELLA PACE DEL SIGNORE

Don Angelo Michele Battista 185Don Leonardo Cardetta 343

Don Carlo Fiore 345Don Martire Dacchille 433

Vito Rescina 517Don Pietro Addante 520

Don Giuseppe Di Mauro 815

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

Gennaio 2010 187Febbraio 2010 189

Marzo 2010 347Aprile 2010 350

Maggio 2010 435Giugno 2010 438

Luglio 2010 523Agosto 2010 524

Settembre 2010 699Ottobre 2010 702

Novembre 2010 819Dicembre 2010 821

831

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Fax: 080 5244450 • 080 5288250www.arcidiocesibaribitonto.it • e-mail: [email protected]

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Anno LXXXVI n. 6 Novembre - Dicembre 2010

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