Bollettino Diocesano Marzo-Aprile 2010

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2-2010 BOLLETTINO DIOCESANO l’Odegitria Anno LXXXVI n. 2 Marzo - Aprile 2010 Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 Spedizione in abbonamento postale comma 20/c art. 2 L. 662/96 Filiale di Bari

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Atti ufficiali e attività pastorali dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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Bollettino DiocesanoArcidiocesi di Bari - Bitonto • Largo S. Sabino, 7 • 70122 BariArcivescovado: Tel.: 080 5214166Curia Metropolitana: Tel.: 080 5288111

Fax: 080 5244450 • 080 5288250www.arcidiocesibaribitonto.it • e-mail: [email protected]

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Anno LXXXVI n. 2 Marzo - Aprile 2010

Registrazione Tribunale di Barin. 1272 del 26/03/1996Spedizione in abbonamento postalecomma 20/c art. 2 L. 662/96Filiale di Bari

BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996

ANNO LXXXVI - N. 2 - Marzo - Aprile 2010

Redazione e amministrazione:Curia Arcivescovile Bari-BitontoP.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: [email protected]

Direttore responsabile:Giuseppe Sferra

Direttore:Gabriella Roncali

Redazione:Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea,Bernardino Simone, Francesco Sportelli

Gestione editoriale e stampa:Ecumenica Editrice scrl - 70123 Bari - Tel. 080.5797843 - Fax 080.9190596

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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO

Messaggio per la Giornata delle vocazioni 199Discorso alla Penitenzeria Apostolica 205

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Comunicato finale dei lavori della sessione primaverile(Roma, 22-25 marzo 2010) 209

Presentazione della Lettera dei vescovi italiani su“Annuncio e catechesi per la vita cristiana” 215

CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE

Commissione regionale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi Seminario di studi su: “Come fare iniziazione cristiana

dei ragazzi oggi nelle Chiese di Puglia” (15-16 febbraio 2010):Domenica e iniziazione cristiana (mons. Vito Angiuli) 219

Cosa vuol dire fare iniziazione cristiana oggi in Italia(le ragioni del cambio, l’identità, i compiti)

(don Carlo Lavermicocca) 229Conclusioni:

In cammino verso un nuovo modello di iniziazione cristiana 243

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

CURIA METROPOLITANA

CancelleriaSacre ordinazioni e decreti 247

Ufficio Laicato. Ufficio Comunicazioni socialiLa strana geografia dell’informazione. Nord-Sud, Est-Ovest.

I mondi noti e ignoti (G. Micunco) 249

Settore Evangelizzazione. Ufficio catechisticoGli incontri di formazione per catechisti e operatori pastorali:

Vangelo e bellezza: evangelizzare attraverso l’arte e la musica(don Maurizio Lieggi - sr Cristina Alfano) 255

SOMMARIO

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CONSIGLI DIOCESANI

Consiglio Presbiterale diocesanoVerbale della riunione del 22 ottobre 2009 265

Verbale della riunione del 29 gennaio 2010 269

Consiglio Pastorale diocesanoVerbale della riunione del 19 gennaio 2010 277

Allegato: “Il cammino dell’Ufficio per la pastorale della saluteall’insegna della ricerca e della creatività”:

relazione del direttore p. Leonardo di Tarantonei 25 anni di attività dell’Ufficio 280

FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE

Istituto Superiore di Scienze religiose “Odegitria”La nuova configurazione giuridico-accademica degli ISSR:

relazione per l’anno accademico 2008-2009 303

AZIONE CATTOLICA ITALIANA

Incontro dei sacerdoti con il prof. Franco Miano, Presidente nazionale di A.C. 313

PUBBLICAZIONI 319

NELLA PACE DEL SIGNORE

Don Leonardo Cardetta 343Don Carlo Fiore 345

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

Marzo 2010 347Aprile 2010 350

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Venerati fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,cari fratelli e sorelle!

La 47a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che si cele-brerà la IV domenica di Pasqua - domenica del “Buon Pastore” - il25 aprile 2010, mi offre l’opportunità di proporre alla vostra rifles-sione un tema che ben si intona con l’Anno sacerdotale: La testimo-nianza suscita vocazioni. La fecondità della proposta vocazionale,infatti, dipende primariamente dall’azione gratuita di Dio, ma,come conferma l’esperienza pastorale, è favorita anche dalla quali-tà e dalla ricchezza della testimonianza personale e comunitaria diquanti hanno già risposto alla chiamata del Signore nel ministerosacerdotale e nella vita consacrata, poiché la loro testimonianzapuò suscitare in altri il desiderio di corrispondere, a loro volta, congenerosità all’appello di Cristo. Questo tema è dunque strettamen-te legato alla vita e alla missione dei sacerdoti e dei consacrati.Pertanto, vorrei invitare tutti coloro che il Signore ha chiamato alavorare nella sua vigna a rinnovare la loro fedele risposta, soprat-tutto in quest’Anno sacerdotale, che ho indetto in occasione del150° anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney, ilCurato d’Ars, modello sempre attuale di presbitero e di parroco.

Messaggio per la XLVII Giornatamondiale di preghiera per le vocazioni

La testimonianza suscita vocazioni

MAGISTERO PONTIFICIO

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

Già nell’Antico Testamento i profeti erano consapevoli di esserechiamati con la loro esistenza a testimoniare ciò che annunciavano,pronti ad affrontare anche l’incomprensione, il rifiuto, la persecu-zione. Il compito affidato loro da Dio li coinvolgeva completamen-te, come un “fuoco ardente” nel cuore, che non si può contenere(cfr Ger 20,9), e perciò erano pronti a consegnare al Signore nonsolo la voce, ma ogni elemento della loro esistenza. Nella pienezzadei tempi, sarà Gesù, l’inviato del Padre (cfr Gv 5,36), a testimonia-re con la sua missione l’amore di Dio verso tutti gli uomini, senzadistinzione, con particolare attenzione agli ultimi, ai peccatori, agliemarginati, ai poveri. Egli è il sommo Testimone di Dio e del suoanelito per la salvezza di tutti. All’alba dei tempi nuovi, GiovanniBattista, con una vita interamente spesa per preparare la strada aCristo, testimonia che nel Figlio di Maria di Nazaret si adempionole promesse di Dio. Quando lo vede venire al fiume Giordano, dovestava battezzando, lo indica ai suoi discepoli come «l’agnello diDio, colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29). La sua testi-monianza è tanto feconda, che due dei suoi discepoli «sentendoloparlare così, seguirono Gesù» (Gv 1,37).Anche la vocazione di Pietro, secondo quanto scrive l’evangelistaGiovanni, passa attraverso la testimonianza del fratello Andrea, ilquale, dopo aver incontrato il Maestro e aver risposto al suo invitoa rimanere con Lui, sente il bisogno di comunicargli subito ciò cheha scoperto nel suo “dimorare” con il Signore: «Abbiamo trovato ilMessia - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù» (Gv 1,41-42).Così avvenne per Natanaele, Bartolomeo, grazie alla testimonianzadi un altro discepolo, Filippo, il quale gli comunica con gioia la suagrande scoperta: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scrittoMosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Naza-ret» (Gv 1,45). L’iniziativa libera e gratuita di Dio incontra e inter-pella la responsabilità umana di quanti accolgono il suo invito adiventare strumenti, con la propria testimonianza, della chiamatadivina. Questo accade anche oggi nella Chiesa: Iddio si serve dellatestimonianza di sacerdoti, fedeli alla loro missione, per suscitarenuove vocazioni sacerdotali e religiose al servizio del Popolo di Dio.Per questa ragione desidero richiamare tre aspetti della vita del pre-sbitero, che mi sembrano essenziali per un’efficace testimonianzasacerdotale.

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MAGISTERO PONTIFICIO

Elemento fondamentale e riconoscibile di ogni vocazione al sacer-dozio e alla consacrazione è l’amicizia con Cristo. Gesù viveva incostante unione con il Padre, ed è questo che suscitava nei discepo-li il desiderio di vivere la stessa esperienza, imparando da Lui lacomunione e il dialogo incessante con Dio. Se il sacerdote èl’“uomo di Dio”, che appartiene a Dio e che aiuta a conoscerlo e adamarlo, non può non coltivare una profonda intimità con Lui,rimanere nel suo amore, dando spazio all’ascolto della sua Parola.La preghiera è la prima testimonianza che suscita vocazioni. Comel’apostolo Andrea, che comunica al fratello di aver conosciuto ilMaestro, ugualmente chi vuol essere discepolo e testimone diCristo deve averlo “visto” personalmente, deve averlo conosciuto,deve aver imparato ad amarlo e a stare con Lui.Altro aspetto della consacrazione sacerdotale e della vita religiosa èil dono totale di sé a Dio. Scrive l’apostolo Giovanni: «In questoabbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita pernoi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3,16).Con queste parole, egli invita i discepoli ad entrare nella stessa logi-ca di Gesù che, in tutta la sua esistenza, ha compiuto la volontà delPadre fino al dono supremo di sé sulla croce. Si manifesta qui lamisericordia di Dio in tutta la sua pienezza; amore misericordiosoche ha sconfitto le tenebre del male, del peccato e della morte.L’immagine di Gesù che nell’Ultima Cena si alza da tavola, deponele vesti, prende un asciugamano, se lo cinge ai fianchi e si china alavare i piedi agli Apostoli, esprime il senso del servizio e del donomanifestati nell’intera sua esistenza, in obbedienza alla volontà delPadre (cfr Gv 13,3-15). Alla sequela di Gesù, ogni chiamato alla vitadi speciale consacrazione deve sforzarsi di testimoniare il donototale di sé a Dio. Da qui scaturisce la capacità di darsi poi a coloroche la Provvidenza gli affida nel ministero pastorale, con dedizionepiena, continua e fedele, e con la gioia di farsi compagno di viaggiodi tanti fratelli, affinché si aprano all’incontro con Cristo e la suaParola divenga luce per il loro cammino. La storia di ogni vocazio-ne si intreccia quasi sempre con la testimonianza di un sacerdoteche vive con gioia il dono di se stesso ai fratelli per il Regno dei

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Cieli. Questo perché la vicinanza e la parola di un prete sono capa-ci di far sorgere interrogativi e di condurre a decisioni anche defi-nitive (cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Pastores dabovobis, 39).Infine, un terzo aspetto che non può non caratterizzare il sacerdotee la persona consacrata è il vivere la comunione. Gesù ha indicatocome segno distintivo di chi vuol essere suo discepolo la profondacomunione nell’amore: «Da questo tutti sapranno che siete mieidiscepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). In modoparticolare, il sacerdote dev’essere uomo di comunione, aperto atutti, capace di far camminare unito l’intero gregge che la bontà delSignore gli ha affidato, aiutando a superare divisioni, a ricucirestrappi, ad appianare contrasti e incomprensioni, a perdonare leoffese. Nel luglio 2005, incontrando il clero di Aosta, ebbi a dire chese i giovani vedono sacerdoti isolati e tristi, non si sentono certoincoraggiati a seguirne l’esempio. Essi restano dubbiosi se sono con-dotti a considerare che questo è il futuro di un prete. È importanteinvece realizzare la comunione di vita, che mostri loro la bellezzadell’essere sacerdote. Allora, il giovane dirà: «questo può essere unfuturo anche per me, così si può vivere» (Insegnamenti I, [2005], 354).Il Concilio Vaticano II, riferendosi alla testimonianza che suscitavocazioni, sottolinea l’esempio di carità e di fraterna collaborazioneche devono offrire i sacerdoti (cfr Decreto Optatam totius, 2).Mi piace ricordare quanto scrisse il mio venerato predecessoreGiovanni Paolo II: «La vita stessa dei presbiteri, la loro dedizioneincondizionata al gregge di Dio, la loro testimonianza di amorevo-le servizio al Signore e alla sua Chiesa - una testimonianza segnatadalla scelta della croce accolta nella speranza e nella gioia pasquale-, la loro concordia fraterna e il loro zelo per l’evangelizzazione delmondo sono il primo e il più persuasivo fattore di fecondità voca-zionale»(Pastores dabo vobis, 41). Si potrebbe dire che le vocazionisacerdotali nascono dal contatto con i sacerdoti, quasi come unprezioso patrimonio comunicato con la parola, con l’esempio e conl’intera esistenza. Questo vale anche per la vita consacrata. L’esistenza stessa dei reli-giosi e delle religiose parla dell’amore di Cristo, quando essi loseguono in piena fedeltà al Vangelo e con gioia ne assumono i cri-teri di giudizio e di comportamento. Diventano “segno di contrad-

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dizione” per il mondo, la cui logica spesso è ispirata dal materiali-smo, dall’egoismo e dall’individualismo. La loro fedeltà e la forzadella loro testimonianza, poiché si lasciano conquistare da Diorinunciando a se stessi, continuano a suscitare nell’animo di moltigiovani il desiderio di seguire, a loro volta, Cristo per sempre, inmodo generoso e totale. Imitare Cristo casto, povero e obbediente,e identificarsi con Lui: ecco l’ideale della vita consacrata, testimo-nianza del primato assoluto di Dio nella vita e nella storia degliuomini.Ogni presbitero, ogni consacrato e ogni consacrata, fedeli alla lorovocazione, trasmettono la gioia di servire Cristo, e invitano tutti icristiani a rispondere all’universale chiamata alla santità. Pertanto,per promuovere le vocazioni specifiche al ministero sacerdotale edalla vita consacrata, per rendere più forte e incisivo l’annuncio voca-zionale, è indispensabile l’esempio di quanti hanno già detto il pro-prio “si” a Dio e al progetto di vita che Egli ha su ciascuno. La testi-monianza personale, fatta di scelte esistenziali e concrete, incorag-gerà i giovani a prendere decisioni impegnative, a loro volta, cheinvestono il proprio futuro. Per aiutarli è necessaria quell’arte del-l’incontro e del dialogo capace di illuminarli e accompagnarli,attraverso soprattutto quell’esemplarità dell’esistenza vissuta comevocazione. Così ha fatto il Santo Curato d’Ars, il quale, sempre acontatto con i suoi parrocchiani, «insegnava soprattutto con latestimonianza di vita. Dal suo esempio, i fedeli imparavano a pre-gare» (Lettera per l’indizione dell’Anno sacerdotale, 16 giugno 2009).Possa ancora una volta questa Giornata mondiale offrire una pre-ziosa occasione a molti giovani per riflettere sulla propria vocazio-ne, aderendovi con semplicità, fiducia e piena disponibilità. LaVergine Maria, Madre della Chiesa, custodisca ogni più piccologerme di vocazione nel cuore di coloro che il Signore chiama aseguirlo più da vicino; faccia sì che diventi albero rigoglioso, caricodi frutti per il bene della Chiesa e dell’intera umanità. Per questoprego, mentre imparto a tutti la benedizione apostolica.

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Cari amici,sono lieto di incontrarvi e di rivolgere a ciascuno di voi il mio ben-venuto, in occasione dell’annuale corso sul foro interno, organizza-to dalla Penitenzieria apostolica. Saluto cordialmente mons.Fortunato Baldelli, che, per la prima volta, come penitenziere mag-giore, ha guidato le vostre sessioni di studio e lo ringrazio per leparole che mi ha indirizzato. Con lui saluto mons. GianfrancoGirotti, reggente, il personale della Penitenzieria e tutti voi che, conla partecipazione a questa iniziativa, manifestate la forte esigenza diapprofondire una tematica essenziale per il ministero e la vita deipresbiteri.Il vostro corso si colloca, provvidenzialmente, nell’Anno sacerdo-tale, che ho indetto per il 150° anniversario della nascita al cielo disan Giovanni Maria Vianney, il quale ha esercitato in modo eroicoe fecondo il ministero della Riconciliazione. Come ho affermatonella Lettera d’indizione: «Tutti noi sacerdoti dovremmo sentireche ci riguardano personalmente quelle parole che egli, [il Curatod’Ars], metteva in bocca a Cristo: “Incaricherò i miei ministri diannunciare ai peccatori che sono sempre pronto a riceverli, che lamia Misericordia è infinita”. Dal Santo Curato d’Ars, noi sacerdotipossiamo imparare non solo una inesauribile fiducia nel sacramen-

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO

Discorso ai partecipanti al corsosul foro interno promosso

dalla Penitenzieria apostolica

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to della Penitenza, che ci spinga a rimetterlo al centro delle nostrepreoccupazioni pastorali, ma anche il metodo del “dialogo di sal-vezza” che in esso si deve svolgere». Dove affondano le radici dell’e-roicità e della fecondità, con cui san Giovanni Maria Vianney ha vis-suto il proprio ministero di confessore? Anzitutto in un’intensadimensione penitenziale personale. La coscienza del proprio limiteed il bisogno di ricorrere alla misericordia divina per chiedere per-dono, per convertire il cuore e per essere sostenuti nel cammino disantità, sono fondamentali nella vita del sacerdote: solo chi perprimo ne ha sperimentato la grandezza può essere convinto annun-ciatore e amministratore della misericordia di Dio. Ogni sacerdotediviene ministro della Penitenza per la configurazione ontologica aCristo, sommo ed eterno sacerdote, che riconcilia l’umanità con ilPadre; tuttavia, la fedeltà nell’amministrare il sacramento dellaRiconciliazione è affidata alla responsabilità del presbitero.Viviamo in un contesto culturale segnato dalla mentalità edonisti-ca e relativistica, che tende a cancellare Dio dall’orizzonte della vita,non favorisce l’acquisizione di un quadro chiaro di valori di riferi-mento e non aiuta a discernere il bene dal male e a maturare un giu-sto senso del peccato. Questa situazione rende ancora più urgenteil servizio di amministratori della misericordia divina. Non dobbia-mo dimenticare, infatti, che c’è una sorta di circolo vizioso tra l’of-fuscamento dell’esperienza di Dio e la perdita del senso del pecca-to. Tuttavia, se guardiamo al contesto culturale in cui visse sanGiovanni Maria Vianney, vediamo che, per vari aspetti, non era cosìdissimile dal nostro. Anche al suo tempo, infatti, esisteva una men-talità ostile alla fede, espressa da forze che cercavano addirittura diimpedire l’esercizio del ministero. In tali circostanze, il SantoCurato d’Ars fece «della chiesa la sua casa», per condurre gli uomi-ni a Dio. Egli visse con radicalità lo spirito di orazione, il rapportopersonale ed intimo con Cristo, la celebrazione della S. Messa, l’a-dorazione eucaristica e la povertà evangelica, apparendo ai suoicontemporanei un segno così evidente della presenza di Dio, daspingere tanti penitenti ad accostarsi al suo confessionale. Nellecondizioni di libertà in cui oggi è possibile esercitare il ministerosacerdotale, è necessario che i presbiteri vivano in “modo alto” lapropria risposta alla vocazione, perché soltanto chi diventa ognigiorno presenza viva e chiara del Signore può suscitare nei fedeli il

senso del peccato, dare coraggio e far nascere il desiderio del perdo-no di Dio.Cari confratelli, è necessario tornare al confessionale, come luogonel quale celebrare il sacramento della Riconciliazione, ma anchecome luogo in cui “abitare” più spesso, perché il fedele possa trova-re misericordia, consiglio e conforto, sentirsi amato e compreso daDio e sperimentare la presenza della misericordia divina, accantoalla Presenza reale nell’Eucaristia. La “crisi” del sacramento dellaPenitenza, di cui spesso si parla, interpella anzitutto i sacerdoti e laloro grande responsabilità di educare il popolo di Dio alle radicaliesigenze del Vangelo. In particolare, chiede loro di dedicarsi gene-rosamente all’ascolto delle confessioni sacramentali; di guidare concoraggio il gregge, perché non si conformi alla mentalità di questomondo (cfr Rm 12,2), ma sappia compiere scelte anche controcor-rente, evitando accomodamenti o compromessi. Per questo è im-portante che il sacerdote abbia una permanente tensione ascetica,nutrita dalla comunione con Dio, e si dedichi ad un costanteaggiornamento nello studio della teologia morale e delle scienzeumane.San Giovanni Maria Vianney sapeva instaurare con i penitenti unvero e proprio “dialogo di salvezza”, mostrando la bellezza e lagrandezza della bontà del Signore e suscitando quel desiderio diDio e del Cielo, di cui i santi sono i primi portatori. Egli affermava:«Il Buon Dio sa tutto. Prima ancora che voi vi confessiate, sa già chepeccherete ancora e tuttavia vi perdona. Come è grande l’Amore delnostro Dio, che si spinge fino a dimenticare volontariamente l’av-venire, pur di perdonarci» (Monnin A., Il Curato d’Ars. Vita di Gian-Battista-Maria Vianney, vol. I, Torino 1870, p. 130). È compito delsacerdote favorire quell’esperienza di “dialogo di salvezza”, che,nascendo dalla certezza di essere amati da Dio, aiuta l’uomo a rico-noscere il proprio peccato e a introdursi, progressivamente, in quel-la stabile dinamica di conversione del cuore, che porta alla radicalerinuncia al male e ad una vita secondo Dio (cfr Catechismo dellaChiesa Cattolica, n. 1431).Cari sacerdoti, quale straordinario ministero il Signore ci ha affida-

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to! Come nella celebrazione eucaristica Egli si pone nelle mani delsacerdote per continuare ad essere presente in mezzo al suo popo-lo, analogamente, nel sacramento della Riconciliazione Egli si affi-da al sacerdote perché gli uomini facciano l’esperienza dell’abbrac-cio con cui il padre riaccoglie il figlio prodigo, riconsegnandogli ladignità filiale e ricostituendolo pienamente erede (cfr Lc 15,11-32).La Vergine Maria e il Santo Curato d’Ars ci aiutino a sperimentarenella nostra vita l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profonditàdell’amore di Dio (cfr Ef 3,18-19), per esserne fedeli e generosiamministratori. Vi ringrazio tutti di cuore e volentieri vi imparto lamia benedizione.

Sala Clementina, 11 marzo 2010

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Consiglio Permanente

Comunicato finale dei lavoridella sessione primaverile

(Roma, 22-25 marzo 2010)

1. La trasparenza è un punto d’onore della nostra azione pastorale

Lo “sgomento”, il “senso di tradimento” e il “rimorso” per ciò che èstato compiuto da alcuni ministri della Chiesa spiegano l’atteggia-mento fermo e illuminato di Benedetto XVI che, senza lasciare mar-gini di incertezza né indulgere a minimizzazioni, invita la comunitàecclesiale ad accertare la verità dei fatti, assumendo nel caso i prov-vedimenti necessari. A lui va la piena ed affettuosa solidarietà del-l’Episcopato italiano, che si stringe intorno a Pietro, grato per la cri-stallina testimonianza di fede e l’appassionato magistero. I Vescovidel Consiglio Permanente hanno anzitutto riaffermato la vicinanzaalle vittime di abusi e alle loro famiglie, parte vulnerata e offesa dellaChiesa stessa. Concordano sul fatto che il rigore e la trasparenza nel-l’applicazione delle norme processuali e penali canoniche sono lastrada maestra nella ricerca della verità e non si oppongono, ma anziconvergono, con una leale collaborazione con le autorità dello Stato,a cui compete accertare la consistenza dei fatti denunciati. Ancorauna volta, è stata confermata l’esigenza di un’accurata selezione deicandidati al sacerdozio, vagliandone la maturità umana e affettivaoltre che spirituale e pastorale. Si è pure sottolineato il valore delcelibato, che non costituisce affatto un impedimento o una meno-

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mazione della sessualità, ma rappresenta, specialmente ai nostri gior-ni, una forma alternativa e umanamente arricchente di vivere la pro-pria umanità in una radicale donazione a Cristo e alla Chiesa. Infine,si sono confermate piena fiducia e sincera gratitudine ai tanti sacer-doti che, al pari dei religiosi e delle religiose, si dedicano nel nascon-dimento e con spirito di abnegazione all’annuncio del Vangelo e all’o-pera educativa, costituendo spesso l’unico punto di riferimento incontesti sociali frammentati e sfilacciati.

2. Una nuova stagione educativa e di iniziazione cristiana

Il Consiglio Permanente ha esaminato la bozza rivista degliOrientamenti pastorali per il decennio 2010-2020, dedicati al temadell’educazione, ritenendola matura per l’invio a tutti i membridella Conferenza Episcopale, in vista della discussione e dell’appro-vazione nel contesto della prossima Assemblea generale, che si terràa Roma dal 24 al 28 maggio. È stata autorizzata la pubblicazionedella Lettera della Commissione Episcopale per la dottrina dellafede, l’annuncio e la catechesi, intitolata Annuncio e catechesi per lavita cristiana. Suscitata dalla ricorrenza del quarantesimo anniversa-rio della pubblicazione del Documento di base Il rinnovamento dellacatechesi, essa riconferma la validità dell’opzione posta allora allabase del percorso catechetico della Chiesa in Italia, cioè la sceltaantropologica per cui «chiunque voglia fare all’uomo d’oggi un di-scorso efficace su Dio, deve muovere dai problemi umani e tenerlisempre presenti nell’esporre il messaggio» (n. 77). Nel contempo,sottolinea la necessità di una costante attenzione ai contenuti delladottrina cattolica, per non ridurre l’iniziazione cristiana a unagenerica esperienza di animazione. La convinzione che soggettodella catechesi sia la comunità ecclesiale nel suo insieme, sia purearticolata nei diversi ministeri, rappresenta una feconda acquisizio-ne che deve essere ancor più assimilata. Per questo si auspica che ilprossimo decennio, dedicato all’educazione, sia anche l’occasioneper riproporre una riflessione adeguata sull’iniziazione cristiana eper mettere a tema una più concreta dinamica di collaborazione fraassociazioni, movimenti e gruppi ecclesiali in rapporto alla vitadelle parrocchie e delle diocesi.

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È stato, infine, autorizzato l’invio ai membri della CEI della secon-da parte dei materiali preparati per la terza edizione italiana delMessale Romano.

3. I “valori non negoziabili” e la Settimana sociale dei cattolici italiani

Nel prendere visione della bozza del Documento preparatorio del-l’ormai imminente Settimana sociale di Reggio Calabria (14-17ottobre 2010), la cui pubblicazione avverrà nei prossimi mesi sottola responsabilità dell’apposito Comitato, si è dato rilievo all’impo-stazione e ai contenuti dell’Enciclica Caritas in veritate, punto di rife-rimento imprescindibile nel discernimento delle questioni checostituiranno l’agenda dell’evento. Si è in particolare ribadito cheogni questione sociale è sempre anche questione antropologica. Aquesto proposito, sono chiare ed esplicite le parole di BenedettoXVI: «Non può avere solide basi una società, che - mentre affermavalori quali la dignità della persona, la giustizia e la pace - si con-traddice radicalmente accettando e tollerando le più diverse formedi disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole edemarginata» (Caritas in veritate, n. 15). In tale contesto, si compren-de appieno come i “valori non negoziabili”, richiamati nel dettagliodal Presidente nella prolusione, rappresentino la ragione e la mis-sione dell’impegno dei cattolici nell’azione politica e sociale. Essisono: «la dignità della persona umana, incomprimibile rispetto aqualsiasi condizionamento; l’indisponibilità della vita, dal concepi-mento fino alla morte naturale; la libertà religiosa e la libertà edu-cativa e scolastica; la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomoe una donna. È solo su questo fondamento - continua la prolusio-ne - che si impiantano e vengono garantiti altri indispensabili valo-ri come il diritto al lavoro e alla casa; la libertà di impresa finalizza-ta al bene comune; l’accoglienza verso gli immigrati, rispettosadelle leggi e volta a favorire l’integrazione; il rispetto del creato; lalibertà dalla malavita, in particolare quella organizzata. Si tratta diun complesso indivisibile di beni, dislocati sulla frontiera della vita

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e della solidarietà, che costituisce l’orizzonte stabile del giudizio edell’impegno nella società. Quale solidarietà sociale, infatti, se sirifiuta o sopprime la vita, specialmente la più debole?» (n. 8).

4. Ulteriori questioni ed adempimenti giuridico-amministrativi

Ampia attenzione è stata dedicata a un primo bilancio della pre-senza di sacerdoti stranieri in Italia. Negli anni recenti, il numero diquanti di loro si dedicano al servizio pastorale, sia coadiuvando lapastorale ordinaria, sia prendendosi cura dei connazionali, è cre-sciuto in maniera significativa, e raggiunge il 5% del clero operantenel nostro Paese. Si è confermata l’esigenza di mantenere vivi i lega-mi con le Chiese di provenienza, nell’ottica della cooperazione mis-sionaria, e di favorirne il pieno inserimento nel tessuto delle nostrediocesi. A tal fine, sono state approvate alcune modifiche ai model-li di convenzione in uso dal 2006. Il Consiglio Permanente ha discusso la proposta di ripartizionedelle somme dell’otto per mille per l’anno corrente, in vista dell’ap-provazione da parte della prossima Assemblea generale. È stataapprovata la misura del contributo da assegnare ai TribunaliEcclesiastici regionali per le cause matrimoniali per l’anno in corso.Si tratta di un servizio che coinvolge questioni di rilevante spessoreumano e cristiano e che costituiscono sempre casi di coscienza. Si èanche provveduto all’aggiornamento delle tariffe e dei compensiper l’attività dei Tribunali, tenendo fermo il principio di favorirel’accesso anche alle persone con limitate disponibilità finanziarie. È stata attuata la verifica della fase di avvio del fondo di garanziaPrestito della speranza, promosso lo scorso anno dalla CEI per soste-nere le famiglie numerose o con figli disabili rimaste senza lavoro.Preso atto della situazione economica del Paese, al fine di venireincontro a un maggior numero di situazioni di bisogno, si è decisodi abbassare da tre a due il numero dei figli che consente l’accessoal prestito. È stata infine approvata una modifica dello statuto del MovimentoEcclesiale di Impegno Culturale. In conclusione del quinquennio di attività, sono state approvate lerelazioni sull’attività delle dodici Commissioni episcopali, verifi-

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cando gli obiettivi raggiunti e le consegne da trasmettere alleCommissioni future. In questa occasione, il cardinale Presidente hamanifestato la riconoscenza dell’intero Episcopato ai presidentiuscenti, nonché al vice presidente per l’area nord, S.E. Mons.Luciano Monari, che come loro concluderà in maggio il propriomandato quinquennale.

5. Nomine

Nel corso dei lavori, il Consiglio Episcopale Permanente ha provve-duto alle seguenti nomine: - mons. Stefano Russo (Ascoli Piceno), direttore dell’Ufficio nazio-

nale per i beni culturali ecclesiastici, per un secondo quinquennio; - don Claudiu Lucian Pop (Oradea), coordinatore pastorale per gli

immigrati greco-cattolici romeni; - dott. Paolo Buzzonetti, revisore dei conti di Caritas Italiana;- p. Vincenzo Sibilio, SJ, assistente ecclesiastico nazionale della

Comunità di Vita Cristiana Italiana (CVX); - S.E. Mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, assi-

stente ecclesiastico nazionale dell’Associazione Cattolica Interna-zionale al Servizio della Giovane (ACISJF);

- mons. Giancarlo Santi (Milano), presidente dell’AssociazioneMusei Ecclesiastici Italiani.

La Presidenza della CEI, riunitasi il 22 marzo 2010, ha procedutoalle seguenti nomine: - prof.ssa Maria Luisa De Natale, membro del Consiglio direttivo

del Centro studi per la scuola cattolica; - rag. Ruggero Mischi, revisore dei conti della Fondazione Centro

Unitario per la cooperazione missionaria tra le Chiese (CUM).

Roma, 30 marzo 2010

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

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La Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio ela catechesi della CEI, in data 4 aprile 2010, domenica di Pasqua, hascritto una lettera alle comunità ai presbiteri e ai catechisti.Annuncio e catechesi per la vita cristiana è il titolo del documento, cheripropone all’attenzione di tutte le componenti della comunitàecclesiale le linee portanti del documento di base Il rinnovamentodella catechesi (DB) pubblicato quarant’anni fa, il 2 febbraio 1970,che avviava il rinnovamento della catechesi in Italia secondo le lineedel Concilio Vaticano II.Il documento della CEI comprende tre parti: I. Il valore permanen-te del documento di base; II. Il contesto attuale; III. Le nuove esi-genze pastorali. Ne pubblichiamo alcuni stralci significativi.

Il Concilio Vaticano II è stato come il “grembo materno” del DB: hafavorito il nascere e l’impiantarsi di una nuova sensibilità missio-naria; ha introdotto nuove tematiche, un nuovo linguaggio, unnuovo metodo di lavoro. Esso fu elaborato con la collaborazione ditutte le chiese d’Italia. Nella fase della sua stesura ogni diocesi fuchiamata ad esprimersi nello stile del dialogo, della ricerca e delconfronto dinamico per contribuire alla ricezione condivisa dell’in-segnamento del Concilio Vaticano II. L’esperienza ecclesiale, singo-lare e coinvolgente, dell’elaborazione del testo ha avuto il pregio di

Presentazione della Lettera dei vescovi italiani su“Annuncio e catechesi per la vita cristiana”

MAGISTERO PONTIFICIO

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

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valorizzare in chiave di missione le quattro costituzioni conciliari:Sacrosanctum Concilium, Lumen gentium, Dei Verbum, Gaudium et spes.Esso è diventato così la prima strada attraverso la quale i docu-menti conciliari sono arrivati alla base. Il DB ha stimolato le comu-nità ecclesiali e in particolare i catechisti a conoscere e assimilare ilMagistero conciliare.Il DB ha anche aiutato a veicolare una visione rinnovata della fede,intesa non solo come adesione dell’intelligenza alle verità del mes-saggio cristiano, ma prima di tutto come adesione della mente e delcuore alla persona di Cristo, come accoglienza, dialogo, comunionee intimità con Dio in Gesù Cristo. Il DB ci ha offerto una visione rin-novata della Chiesa, grembo che genera alla vita in Cristo mediantel’iniziazione cristiana, comunità tutta responsabile dell’evangeliz-zazione e dell’educazione della vita di fede.Il DB ci ha insegnato anche quali sono le fonti della catechesi: la SacraScrittura; la tradizione, luogo della trasmissione e dell’incontro conla parola di Dio vissuta e professata; la liturgia, celebrazione delmistero di Cristo; le opere del creato. Queste fonti danno alla cate-chesi una dimensione di annuncio e di contemplazione della storiadella salvezza (cap. 6). Anche il contesto sociale va guardato con gliocchi della fede: esso non è solo lo spazio in cui annunciare la paro-la di Dio, ma è anche il luogo teologico in cui Dio si manifesta, attra-verso i segni dei tempi (cfr n. 77).Nel cammino della Chiesa italiana il DB ha soprattutto messo in evi-denza il primato dell’evangelizzazione.Il DB ha avviato l’elaborazione dei nuovi catechismi per la vita cri-stiana. La Lettera dei vescovi per la riconsegna del testo “Il rinnovamentodella catechesi” (3 aprile 1988), nel riaffermare la validità del DB,diede inizio alla seconda stesura dei catechismi. Inoltre essa sotto-lineò l’urgenza di orientare la catechesi in senso marcatamente mis-sionario, integrandola in una pastorale organica e dando prioritàalla catechesi degli adulti.Nonostante le ripetute affermazioni del DB circa il ruolo dellaChiesa locale e in particolare della comunità parrocchiale nei con-fronti della catechesi, questa fondamentale indicazione pastoralenon sembra sia stata adeguatamente recepita dalle nostre comuni-tà. Questa carenza, in un contesto secolarizzato, compromettemolto l’efficacia della catechesi. Perciò è necessario educare la

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coscienza missionaria della comunità tutta intera, stimolandola adiventare attraente, accogliente e educante: una comunità che acco-glie le persone come sono e fa vivere loro esperienze significative divita cristiana; una comunità in cui i praticanti accostano gli indif-ferenti e i non credenti, stabiliscono con loro rapporti di amiciziae narrano la propria esperienza di fede sull’esempio di quanto pro-posto nella Lettera ai cercatori di Dio.Il DB ha sottolineato la priorità della catechesi degli adulti e dei giovani(n. 124). Di fatto, questo obbiettivo primario di formare cristianiadulti, capaci di rendere ragione esplicitamente della loro fede conla vita e con la parola, è rimasto spesso disatteso dalle nostre comu-nità.È fondamentale dare a tutti i fedeli la possibilità di accedere allaBibbia, obiettivo primario dell’apostolato biblico. Per cogliere lacontinuità dell’azione salvifica di Dio nell’oggi, occorre imparare aleggere i “segni dei tempi” in modo da portare il messaggio biblicodentro gli avvenimenti e le matrici culturali del nostro tempo,secondo l’intuizione portante del progetto culturale della Chiesaitaliana. La storia, in base al Concilio Vaticano II, non è solo il con-testo in cui annunciare la parola di Dio, è anche il luogo teologicoin cui Dio si manifesta attraverso i segni dei tempi. La catechesideve aiutare le persone a leggere la storia come storia di salvezza,dove Dio opera oggi e dove l’uomo è chiamato a collaborare da pro-tagonista.La catechesi deve educare non solo a leggere i “segni dei tempi”, maanche a valorizzare il rapporto tra fede e ragione, con particolare atten-zione a porre le “ragioni della fede” in dialogo con la cultura, perpoter scegliere ciò che è buono, vero, nobile, puro, amabile, onora-to, ciò che è virtù e merita lode. Deve educare i cristiani a conside-rare alla luce del Vangelo i problemi morali che emergono nella vitadei singoli e nella convivenza sociale. Inoltre la catechesi deve edu-care i cristiani a dialogare con tutti gli uomini.I catechisti, oltre a narrare e spiegare il messaggio cristiano (traditio),devono preoccuparsi di fornire a ciascuno gli strumenti espressiviperché possano riesprimere con la vita e la parola ciò che hanno

MAGISTERO PONTIFICIO

ricevuto (redditio). Una comunicazione che si esaurisse nel solo pro-cesso di trasmissione produrrebbe cristiani “infanti”, che “non par-lano”, “muti e invisibili” e alla fine perderebbe ogni rilevanza nellavita delle persone. Il cristiano è un testimone che, per rendere ragio-ne della sua fede, non può limitarsi a compiere le opere dell’amore,ma deve anche narrare ciò che Dio ha fatto e sta facendo nella suavita, e così suscitare negli altri la speranza e il desiderio di Gesù.

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Il presente contributo sul rapporto tra domenica e iniziazione cri-stiana tiene conto del cammino della Chiesa di Bari-Bitonto il cuiprogetto diocesano si muove nella prospettiva della pastoralemistagogica2. Con questa idea, la Chiesa barese intende mettersi insintonia con il Concilio Vaticano II3, sottolineando la necessità dipromuovere un’azione pastorale che privilegi l’essenzialità e la sinte-si. Il mio intervento si articola in due punti. Tratto prima alcunequestioni preliminari legate al modo di intendere l’azione e ilmetodo pastorale; in seguito mi soffermo sul tema specifico riguar-dante il rapporto tra domenica e iniziazione cristiana.

Commissione regionaleper la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi

Seminario di studi su:“Come fare iniziazione cristiana dei ragazzi

oggi nelle Chiese di Puglia”(15-16 febbraio 2010)

Mons. Vito Angiuli

Domenica e iniziazione cristiana1

CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

1 Comunicazione al Seminario di studi della Commissione pastorale regionale per la dot-trina della fede, annuncio e catechesi, Come fare iniziazione cristiana dei ragazzi oggi nelleChiese della Puglia, Oasi S. Maria, Cassano Murge, 15-16 febbraio 2010.2 Cfr F. CACUCCI, La Mistagogia. Una scelta pastorale, EDB, Bologna 2006; ID.,ColligiteFragmenta. Genesi e viluppo della scelta mistagogica, Levante editori, Bari 2007; V. ANGIULI,Evangelizzazione, testimonianza e mistagogia. Il cammino pastorale postconciliare della Chiesa ita-liana e della Chiesa di Bari-Bitonto, “Odegitria- Annali”, 14, 2007, pp. 79-116.3 Cfr La recezione del Concilio Vaticano II e la “svolta mistagogica” della pastorale. «Ut mysteriumpaschale vivendo exprimatur», “Orientamenti pastorali”, 55, 2007, n. 11, pp. 8-44.

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1. Questioni preliminari

0. Il punto centrale e sintetico della fede e della pastorale

Al centro della fede cristiana c’è il mistero di Cristo morto e risorto,prefigurato nell’Antico Testamento, compiuto storicamente nellavita terrestre di Cristo, contenuto nei sacramenti, vissuto mistica-mente nelle anime, reso perfetto escatologicamente nel Regno4.

1. La pastorale come “gesto pasquale” e “azione materna” dellaChiesa

- «La pastorale è un gesto pasquale, perché mira essenzialmente a farcompiere all’intera comunità quel “passaggio” che si è attuato inCristo. I due termini del passaggio (passaggio/passione) sono inultima analisi da una parte la schiavitù del peccato che è morte; dal-l’altra la libertà dei figli di Dio, che è vita. (…) È questa un po’ tuttal’opera della Chiesa: far passare gli uomini nella sostanza celeste delCorpo glorioso di Cristo, associandoli al mistero della suaPasqua»5.- La pastorale per l’IC è l’espressione della fecondità materna dellaChiesa che genera nuovi figli alla vita divina e li educa ad entrare inmodo sempre più pieno nel mistero di Cristo6. La pedagogiadell’Ecclesia Mater. - I sacramenti dell’iniziazione cristiana inseriscono la persona nelmistero di Cristo e trovano nella connotazione pasquale delladomenica (Pasqua settimanale) il contesto più idoneo della loro cele-brazione e della loro memoria 7.

4 Nei sacramenti il mistero si presenta come signum rememorativum passionis, signum demon-strativum gratiae, signum prognosticum gloriae. 5 M. MAGRASSI, Vivere la Liturgia, “La Scala”, Noci 1978, pp. 455-456.6 Cfr ivi, pp. 122-127.7 «La domenica è anche il giorno in cui facciamo memoria del battesimo, evento che,unendoci alla morte e alla risurrezione di Cristo, è per noi fonte di vita nuova», CONSIGLIO

EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CEI, Senza la domenica non possiamo vivere, Lettera in prepara-zione al XXIV Congresso Eucaristico Nazionale (Bari, 21-29 maggio 2005), 3.

CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE

2. La questione del metodo in generale e in riferimento all’IC

Da dove partire nella pastorale e, in particolare, nella pastoraledell’IC? Dal basso o dall’alto, dal metodo induttivo o da quellodeduttivo? Dai problemi, dalle domande, dall’esperienza o dalladottrina, dai contenuti veritativi, dai principi dogmatici? La questione del metodo è un’annosa questione che si presenta inogni genere di sapere. Può essere utile riportare due testi che si rife-riscono rispettivamente al metodo filosofico e a quello teologico:

Filosofia «Non ci sfugga la differenza tra i ragionamenti che muovono daiprincipi e quelli invece che ai principi risalgono. Anche Platone era imbaraz-zato su questa questione e giustamente, e cercava di stabilire se la via da segui-re fosse il muovere dai principi, oppure il giungere ad essi, come nello stadiose si corre dai seggi dei giudici di gara alla mèta o viceversa. Certamente, biso-gna partire dalle cose conosciute. Queste possono esserlo in due modi: ciò cheè noto a noi, e ciò che è noto in sé. Ora è forse opportuno che, per parte nostra,si cominci dalle cose che sono note a noi, appunto. Perciò occorre possedere giàuna buona formazione morale se si vuol ascoltare con profitto intorno albello, al giusto, insomma alla politica (giacché si parte dal fatto; e se questoappare sufficientemente spiegato, non avremo più bisogno del perché). Chi ègià educato, o possiede già i principi o li può acquistare facilmente»8.Teologia «Al metodo scolastico, che partiva dall’unità divina, posizionandosuccessivamente il discorso trinitario e la cristologia, si è sostituito un metodoinduttivo che parte dalla cristologia per concludere con la dottrina trinitaria»9.

3. La prospettiva mistagogica

Il metodo mistagogico segue una sua via in quanto si fonda sul prima-to del mistero e istituisce una circolarità dinamica tra vita e mistero.

8 ARISTOTELE, Etica nicomachea, I, 4.9 P. GAMBERINI, Un Dio relazione. Breve manuale di dottrina trinitaria, Città Nuova, Roma 2007,p. 18.

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10 E. JUNGEL, Che cosa significa dire: Dio è amore?, “Protestantesimo”, 56, 2001, pp. 160-161.11 La categoria mistero «offre alla teologia un terreno di dialogo non solo con le scienzeumane, ma in certa misura anche con le scienze naturali. In pochi ambiti della sua espe-rienza scientifica, infatti, l’uomo percepisce il mondo come qualcosa di dato, di “donato”,qualcosa la cui razionalità e bellezza fanno appello alla sua ragione e al suo spirito, e sonodunque capaci di rimandare ultimamente all’esistenza di un “mistero” di cui l’uomo nonpossiede le chiavi. Va certamente precisato che la nozione di mistero è qui impiegata inmodo analogico, perché Dio, l’uomo e il mondo non sono mistero nello stesso senso; eppu-re abbiamo a che fare con livelli di realtà fra loro connessi, le cui modalità di comprensio-ne sono gerarchicamente ordinate e si aprono verso livelli progressivamente superiori», G.TANZELLA-NITTI, Teologia e scienza. Le ragioni di un dialogo, Paoline, Milano 2003, p. 10. Dellostesso autore vedi la voce Mistero in G. TANZELLA-NITTI-A. STRUMIA, Dizionario Interdisciplinaredi Scienza e Fede, Urbaniana University Press, vol. I, Città Nuova, Roma 2002, pp. 978-990.

a) Primato del mistero«Si deve sempre parlare di mistero quando una cosa o una persona,o qualsiasi essere, ci si dischiude soltanto a partire dal suo intimo. Inun mistero non si può penetrare dall’esterno, non lo si può pene-trare con violenza. Dall’esterno non v’è alcun accesso al mistero. Lesue porte si aprono soltanto dall’interno. Se però si aprono, allorail mistero diviene non soltanto esperibile, ma anche interamentecomprensibile senza tuttavia cessare di essere mistero. Non è quin-di che noi affermiamo l’inconoscibilità di Dio, quando ci limitiamosemplicemente a dire di Lui che è un mistero, il mistero per eccel-lenza. E non è affatto che Dio cessi di essere un mistero, se noiveniamo a conoscerlo. È questo che distingue il mistero dall’enig-ma: il fatto che, quando viene compreso, esso non cessa di esseremisterioso»10.

b) Circolarità tra mistero e vitaIl mistero di Cristo, mistero che è noto in sé ed è noto a noi, è prin-cipio verso cui dirigersi e principio da cui cominciare, realtà meta-storica e in atto nella storia, dono ricevuto e compito da realizzare,grazia comunicata e da comunicare, esperienza e dottrina, verità eazione. Poiché il termine ‘mistero’ può essere inteso in chiave litur-gico-sacramentale o in senso antropologico-esistenziale (vi è ancheun significato cosmologico)11, si può partire dal mistero liturgicoper raggiunge la vita o dal mistero della vita per riferirsi al misterosalvifico celebrato nella liturgia. A ben vedere, questa prospettivatrova nel Rinnovamento della catechesi un suo riscontro. In esso, infat-

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12 COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, Lettera ai cercato-ri di Dio.

ti, si sottolinea che le fonti della catechesi sono la Parola, laTradizione, la liturgia, la vita. In altri termini, si afferma che vi èuna circolarità tra mistero celebrato, creduto e vissuto (cap. VI, inparticolare nn. 105-108 per la Scrittura, nn. 109-112 per laTradizione, nn. 113-117 per la liturgia, nn.118-122 per la vita). Sipuò, dunque, procedere nel seguente modo:

- Dal mistero liturgico al mistero della vita.Non è senza importanza la seguente affermazione del Rinnovamentodella catechesi: «Espressione culminante di tradizione e di vita, laliturgia è nella Chiesa una sorgente inesauribile di catechesi; essapermette di cogliere in unità tutti gli aspetti del mistero di Cristo,parlando con un linguaggio concreto alla mente e ai sensi» (RdC113). Forse ci preoccupiamo eccessivamente di una formazione allaliturgia, dimenticando che dobbiamo preoccuparci di essere forma-ti dalla liturgia.

- Dal mistero della vita al mistero della salvezza celebrato nella liturgia.Vale la pena di ricordare che l’intero Progetto catechistico è statopensato come accompagnamento “alla vita cristiana”. Si tratta dipartire dalla vita quotidiana nella consapevolezza che essa è caricadi mistero, dello stesso mistero di Dio. Una esemplificazione cate-chistica di questo approccio lo ritroviamo nella recente Lettera ai cer-catori di Dio, nella quale si parte da alcune domande presenti in ogniuomo (felicità e sofferenza, amore e fallimenti, lavoro e festa, giu-stizia e pace, la sfida di Dio12) per incrociare il mistero di Dio.Anche il IV Convegno nazionale di Verona ha seguito questa lineaprendendo in esame cinque ambiti della vita quotidiana (affettivi-tà, lavoro e festa, fragilità umana, tradizione, cittadinanza). In que-sta prospettiva, si sta organizzando il prossimo Congresso Euca-ristico Nazionale di Ancona (4-11 settembre 2011) sul tema Signore,da chi andremo? Eucaristia per la vita quotidiana.

CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE

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2. Questioni specifiche: la domenica e l’IC

a) Alcune indicazioni magisteriali

Il Progetto catechistico italiano insiste sulla centralità della domenicanel cammino di fede dei fanciulli e dei ragazzi che si preparano aricevere i sacramenti dell’IC. A tal proposito, è sufficiente richia-mare alcune affermazioni:

- «Nel catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragaz-zi queste tre dimensioni dell’esistenza cristiana (Parola, sacramen-to e vita nuova) si richiamano reciprocamente e trovano la loromigliore espressione nei contenuti e nella pedagogia dell’annoliturgico e nella celebrazione eucaristica nel giorno del Signore»13.- «La domenica è giorno da vivere e far vivere ai fanciulli e ragazzicome il giorno dell’assemblea liturgica, del riposo, dell’accoglienzanella carità, della anticipazione festosa del regno che il Signore hapreparato per i suoi. È il giorno dell’ascolto della Parola e della con-versione, del perdono e dell’accoglienza reciproca, del servizio frater-no e verso i poveri. Per questo verso la domenica deve convergere l’in-tera settimana, la catechesi feriale e la vita della comunità. Il giornodella comunità e della missione, è momento privilegiato dell’azioneeducativa, per crescere nella comunione di Cristo e della Chiesa»14.

- «Il neofita dovrà essere accompagnato dalla comunità – concreta-mente dal gruppo in seno al quale si è preparato – a fare proprio l’im-pegno della celebrazione eucaristica domenicale e a continuare la suaformazione cristiana nell’età dell’adolescenza e della giovinezza»15.

- «La celebrazione dell’eucaristia della domenica è punto di arrivodi un cammino catechistico e punto di partenza di un cammino

13 CEI, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, 5.14 Ivi, 20.15 CEI, L’iniziazione cristiana 2. Orientamenti per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzidai 7 ai 14 anni, 49.

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16 UCN, La formazione dei catechisti nella comunità cristiana, 7.

mistagogico, che introduca al mistero di Cristo, procedendo dalvisibile all’invisibile, dal significante a ciò che è significato»16.

- «Un ripensamento si impone, se si vuole che le nostre parrocchiemantengano la capacità di offrire a tutti la possibilità di accederealla fede, di crescere in essa e di testimoniarla nelle normali condi-zioni di vita. Per questo abbiamo pubblicato tre note pastorali sull’ini-ziazione cristiana, così da introdurre una più sicura prassi per l’ini-ziazione cristiana degli adulti, per quella dei fanciulli in età scolaree per il completamento dell’iniziazione e la ripresa della vita cri-stiana di giovani e adulti già battezzati. Qui richiamiamo alcuniobiettivi importanti.Anzitutto riguardo all’iniziazione cristiana dei fanciulli. Si è finora cer-cato di “iniziare ai sacramenti”: è un obiettivo del progetto catechi-stico “per la vita cristiana”, cui vanno riconosciuti indubbi meriti eche esige ulteriore impegno per una piena attuazione. Dobbiamoperò anche “iniziare attraverso i sacramenti”. Ciò significa soprat-tutto salvaguardare l’unitarietà dell’iniziazione cristiana. Non tre sacra-menti senza collegamento, ma un’unica azione di grazia: parte dalBattesimo e si compie attraverso la Confermazione nell’Eucaristia.È l’Eucaristia il sacramento che, continuamente offerto, non chiu-de un’esperienza, ma la rinnova ogni settimana, nel giorno delSignore. Le sperimentazioni che, secondo le disposizioni date daivescovi e limitatamente ad alcune parrocchie, alcune diocesi hannoavviato o stanno avviando circa una successione, diversa da quellaattuale, della celebrazione della Confermazione e della Messa diPrima Comunione, potranno essere utili per una futura riflessionecomune su questo tema.Nel cammino di iniziazione, preparando ai sacramenti, occorre evita-re due pericoli: il lassismo che svilisce il dono di Dio e il rigorismoche potrebbe lasciar intendere che il dono sia nostro, magaridimenticandosene subito dopo, facendo poco o nulla per l’accom-pagnamento mistagogico. In prospettiva catecumenale, il cammino va

CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE

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scandito in tappe, con percorsi differenziati e integrati. Occorre pro-muovere la maturazione di fede e soprattutto bisogna integrare traloro le varie dimensioni della vita cristiana: conoscere, celebrare e viverela fede, ricordando che costruisce la sua casa sulla roccia solo chi“ascolta” la parola di Gesù e la “mette in pratica” (cfr Mt 7,24-27).La fede deve essere nutrita di parola di Dio e resa capace di mostrar-ne la credibilità per l’uomo d’oggi. La partecipazione alla Messadomenicale va anche proposta come momento essenziale della pre-parazione ai sacramenti. L’accoglienza dei fratelli, soprattutto sedeboli — si pensi ai disabili, che hanno diritto a un pieno accessoalla vita di fede —, e il servizio dei poveri sono passaggi necessari diun cammino di maturazione verso il sacramento e a partire da esso. L’iniziazione cristiana dei fanciulli interpella la responsabilità origi-naria della famiglia nella trasmissione della fede. Il coinvolgimento dellafamiglia comincia prima dell’età scolare, e la parrocchia deve offri-re ai genitori gli elementi essenziali che li aiutino a fornire ai figlil’“alfabeto” cristiano. Si dovrà perciò chiedere ai genitori di parteci-pare a un appropriato cammino di formazione, parallelo a quellodei figli. Inoltre li si aiuterà nel compito educativo coinvolgendotutta la comunità, specialmente i catechisti, e con il contributo dialtri soggetti ecclesiali, come associazioni e movimenti. Le parroc-chie oggi dedicano per lo più attenzione ai fanciulli: devono passa-re a una cura più diretta delle famiglie, per sostenerne la missione. Come si è visto, “diventare cristiani” riguarda sempre più anche ragaz-zi, giovani e adulti: non battezzati, bisognosi di completare la loro ini-ziazione o desiderosi di riprendere dalle radici la vita di fede. Le trenote sopra ricordate definiscono gli itinerari catecumenali previsti inquesti casi. Essi vanno inquadrati in una rinnovata attenzione almondo dei giovani e degli adulti, per scoprire le difficoltà che moltiincontrano nel rapporto con la Chiesa, per cogliere le tante doman-de di senso che solo nel Vangelo di Gesù trovano piena risposta, persuscitare attenzione alla fede cristiana tra gli immigrati non catto-lici. Si tratta di valorizzare i momenti – tutti, non solo quelli cheappartengono strettamente alla vita comunitaria – in cui le parroc-chie entrano in contatto con questo mondo lontano, distratto,incapace di dare un nome alla propria ricerca. Decisivo resta l’in-contro personale: ai sacerdoti, soprattutto, va chiesta disponibilitàal dialogo, specie con i giovani.

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17 CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, 7.

Alla parrocchia, dunque, spetta non soltanto offrire ospitalità a chichiede i sacramenti come espressione di un “bisogno religioso”,evangelizzando ed educando la domanda religiosa, ma anche risve-gliare la domanda religiosa di molti, dando testimonianza alla fede difronte ai non credenti, offrendo spazi di confronto con la verità delVangelo, valorizzando e purificando le espressioni della devozionee della pietà popolare. All’immagine di una Chiesa che continua agenerare i propri figli all’interno di un percorso di trasmissionegenerazionale della fede, si affianca quella di una Chiesa che, pren-dendo atto della scissione tra fede e cultura nella società, proponeitinerari di iniziazione cristiana per gli stessi adulti. La parrocchia assume così gli stessi tratti della missionarietà di Gesù:la sua sollecitudine verso tutti, per cui accoglie le folle e dona loroparola e vita, senza però lasciarsi rinchiudere da esse (cfr Mc 1,37-38); la cura per il gruppo dei discepoli, invitati a “seguirlo” maanche ad “andare” (cfr Mc 3,14-15). Gesù pensa alla comunità infunzione della missione, non viceversa»17.

b) “Sine dominico non possumus”: qualche orientamentoper la prassi

- Valorizzare il significato teologico del dominicum per comprende-re la centralità della domenica nella vita della comunità cristiana enel cammino di fede del cristiano. Nel concetto di dominicum siincontrano la persona (Cristo risorto), il sacramento (eucaristia), lacomunità (chiesa), il tempo (ora dell’incontro celebrativo) e lo spa-zio (luogo dell’incontro celebrativo).

- Riconsiderare il significato antropologico della domenica (dieshominis) per comprendere il suo valore teologico (dies Domini e diesChristi) ed ecclesiologico (dies Ecclesiae). In particolare, riscoprire ilsenso del tempo festivo come risorsa di umanizzazione del tempo edelle relazioni interpersonali.

CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE

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- Far emergere l’unità tra la celebrazione liturgica, la partecipazionealla vita ecclesiale (nel caso del ragazzo alla vita di gruppo) e l’im-pegno nel quotidiano, in particolare nei gesti di carità (lex orandi, lexcredendi, lex agendi).

- Sviluppare un accompagnamento educativo, in sinergia tra par-rocchia e famiglia, che partendo dalla recezione del sacramento siprolunghi nella vita. In tale prospettiva, la domenica diventa il“punto centrale”, la “scadenza settimanale “ per collegare il primacon il dopo. Per dare cioè unità al cammino di fede.

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1 Cfr GIOVANNI PAOLO II, Novo millennio ineunte,6 gennaio 2001, n.40.2 Cfr R. GRASSI, I mille volti della religiosità giovanile, in ID. (a cura di), Giovani, religione e vita quo-tidiana. Indagine dell’Istituto IARD, Il Mulino, Bologna 2006, pp. 45-72.3 P. ZULEHNER, Tipologia del senso religioso e delle sue espressioni, relazione tenuta a Graz (31 mag-gio 2006). Cfr la sintesi di M. SIBOLDI in www.catechetica.it.

Carlo Lavermicocca

Cosa vuol dire fareiniziazione cristiana oggi in Italia

(le ragioni del cambiamento – l’identità – i compiti)

1. Le ragioni del cambiamento

Le attuali profonde trasformazioni socio-culturali hanno ripercus-sioni pure sul modo di credere delle persone e della loro relazionecon la Chiesa, mettono in discussione l’impianto pastorale consoli-dato e richiedono un ripensamento della prassi formativa. Riper-corriamo ora qui una breve sintesi degli elementi problematici e sti-molanti dell’attuale contesto culturale occidentale.

Quali le ricadute sulle nostre comunità cristiane?Oggi si assiste alla progressiva scomparsa della “società cristiana” 1.Le indagini sociologiche condotte nell’Europa occidentale rilevanoche nella società contemporanea il cristianesimo tende a privatiz-zarsi nella vita pubblica e a soggettivizzarsi nella vita ecclesiale2.Le ricerche denunciano una progressiva marginalizzazione del cri-stianesimo, poco significativo culturalmente, ridotto a fatto priva-to ed esposto al rischio di diventare solamente una delle tante risor-se per il benessere dell’individuo3.

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4 Cfr F. GARELLI-G. GUIZZARDI-E. PACE (edd.), Un singolare pluralismo. Indagine sul pluralismomorale e religioso degli italiani, Il Mulino, Bologna 2003, p. 115.5 Cfr R. ZAS Fiz De Col, Presente e futuro della pratica religiosa. Una interpretazione, in“Rassegna di Teologia” 46(2005)2, pp. 252-253.6 Cfr D. VILLEPELET, Catechesi come iniziazione. Quali conseguenze per l’azione catechistica?, in“Catechesi” 74 (2004-2005) 2, pp. 3.8.

Gli studi specialistici mettono in luce che all’interno stesso dellaChiesa si diffondono degli atteggiamenti che hanno sostituito l’a-teismo nel suo aspetto di principale problema socio-religioso: traquesti appaiono rilevanti la non appartenenza istituzionale4, che vadal sincretismo all’agnosticismo e l’indifferenza religiosa5 che con-sidera la religione come una dimensione “ermeneutica” della vita.Se è vero che il sacro permane si vanno però diffondendo forme dinomadismo religioso, di ricerca cioè di sempre nuove forme di espe-rienze ed emozioni religiose.Inoltre lo spirito obiettivo e critico, tipico della cultura contempo-ranea, mette in discussione la categoria del mistero, centrale nel cri-stianesimo6.

Quali le ricadute pastorali nella nostra prassi catechetica?Il mutato contesto sociale in cui anche la Chiesa italiana oggi èchiamata a vivere la sua missione non permette di portare facil-mente i fanciulli alla fede. La struttura attuale della catechesi deifanciulli e dei ragazzi e gli stessi sacramenti dell’iniziazione cristia-na (IC) che ordinariamente ricevono in questa età risponde più adun criterio di cristianità che di missione; offre una struttura diaccoglienza che risponde più ad una specie di socializzazione reli-giosa che ad una vera e propria evangelizzazione.Il modello a cui oggi si fa riferimento è quello di una comunità par-rocchiale che vive una sua tradizione cristiana ma non sempre veri-fica nelle sue scelte pastorali la radice di fede da cui sono nate certeistituzioni. Manca una “nuova evangelizzazione” eppure si conti-nua a fare catechesi e a dare i sacramenti. La sua struttura catechi-stica e pastorale è quella di una organizzazione di tipo scolastico,senza neppure un convinto coinvolgimento degli adulti da cui iragazzi affettivamente dipendono. Non sembra possibile - come fala CEI con i catechismi e i documenti sull’iniziazione cristiana dei

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7 Cfr CEI, Con il dono della carità dentro la storia, n. 23.

fanciulli e dei ragazzi - riadattare semplicemente la prassi anticadella iniziazione cristiana proposta dal RICA, senza opportuni rife-rimenti di nuova inculturazione della fede.La scelta qualificante della Chiesa italiana fatta nel Convegno eccle-siale di Palermo7 intende avviare con urgenza una pastorale perma-nente che ricerchi delle “forme più idonee per annunciare ilVangelo”. Questo dovrebbe mettere i pastori ed i catechisti sulle viedi una pastorale di missione permanente, di cui proprio le nuoveattenzioni ad adulti e bambini non battezzati, o ai tanti tipi di“ricomincianti”, dovrebbero essere una concretizzazione.In questi anni i cambiamenti sono esigiti anche da una presa dicoscienza delle esigenze della nuova evangelizzazione. A livello diChiesa universale il tema della nuova evangelizzazione, caro aGiovanni Paolo II, ha avuto un momento fondamentale nell’eventodel Giubileo del 2000 ed un impulso determinante nella Novo millen-nio ineunte, con il suo invito evocativo a “prendere il largo”, a impe-gnarsi per una nuova evangelizzazione e inculturazione della fede.Il cammino recente della Chiesa italiana è stato ispirato dagli orienta-menti pastorali per il decennio 2001-2010 (Comunicare il Vangelo in unmondo che cambia), concretizzatosi nelle tre Note sull’iniziazione cri-stiana, dal documento sul volto missionario della parrocchia (Il voltomissionario delle parrocchie in un mondo che cambia) e finalmente culmi-nate nella Nota pastorale sul primo annuncio (Questa è la nostra fede) eoggi completata dalla recente Nota sulla Lettera ai cercatori di Dio.In questo decennio sta quindi maturando un cambiamento di pro-spettiva che riguarda la parrocchia, chiamata ad andare oltre la“cura delle anime” verso una dimensione missionaria, evangeliz-zante, estroversa e non più centrata sulle strutture; il processo diiniziazione cristiana, finalizzato non ai sacramenti ma alla vita cri-stiana che mette al centro gli adulti con attenzione anche ai “rico-mincianti”, che adotta uno stile “catecumenale”; la stessa catechesi,tenuta a sua volta a recuperare il primo annuncio, finalizzato a pro-porre la fede come esperienza globale di vita.

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8 UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi.Nota per l’accoglienza e l’utilizzazione del catechismo della CEI (15 giugno 1991), n. 7.

2. L’identità

Punto di partenza per passare in rassegna le pietre miliari di un iti-nerario “catecumenale” in riferimento alla Nota 2 è la definizione di“iniziazione cristiana”, ripresa da un documento precedente8: «Periniziazione cristiana si può intendere il processo globale attraversoil quale si diventa cristiani. Si tratta di un cammino diffuso neltempo e scandito dall’ascolto della Parola, dalla celebrazione e dallatestimonianza dei discepoli del Signore attraverso il quale il cre-dente compie un apprendistato globale della vita cristiana e siimpegna in una scelta di fede e a vivere come figlio di Dio ed è assi-milato con il battesimo, la confermazione e l’eucaristia al misteropasquale di Cristo nella Chiesa». Come si vede, tale definizione faparte del Progetto catechistico italiano già negli anni precedenti laNota 2, la quale tuttavia (n. 19) «ha inteso rinnovare la pastoraledella educazione alla fede dei fanciulli integrando più armoniosa-mente, con la nozione di iniziazione cristiana, la dimensione cate-chistica e la dimensione liturgico-sacramentale e la vita di carità». L’iniziazione cristiana è, dunque, molto più che un semplice per-corso catechistico: è un’azione particolarissima che coinvolge i pro-tagonisti (ragazzi, adulti, chiesa, grazia divina…) affinché crescanonella fede e nella vita cristiana, a poco a poco, intrecciando tra lorolegami di fraternità, imparando ad affrontare la vita per riconosce-re in essa gli appelli del Padre, lasciandosi modellare dall’azionedello Spirito, riproducendo atteggiamenti e comportamenti evan-gelici. È un percorso educativo e pastorale che coinvolge molti pro-tagonisti e tutti gli aspetti della persona. Per questo oggi l’itinera-rio catecumenale è proposto autorevolmente a tutte le comunitàecclesiali, tenendo conto della situazione pastorale delle nostreChiese. Soprattutto là dove, sempre di più, ci sono ragazzi da bat-tezzare.

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Le tre Note dell’IC offerte dalla CEI

Dopo la pubblicazione della Conferenza Episcopale Italiana dellaversione definitiva dei suoi catechismi per i fanciulli e i ragazzi,qualificandoli come testi per l’IC, i vescovi italiani, attraverso ilConsiglio Episcopale Permanente tornano a pronunciarsi ufficial-mente sull’IC, con una serie di Note: L’Iniziazione cristiana 1.Orientamenti per il catecumenato degli adulti (1977), seguita da un se-condo analogo documento: L’Iniziazione cristiana 2. Orientamenti perl’Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi da 7 ai 14 anni (1999), eda un terzo testo: L’Iniziazione cristiana 3. Orientamenti per il risvegliodella fede e il completamento dell’Iniziazione cristiana in età adulta(2003)9.Il percorso dell’IC così come viene delineato nelle tre Note modifi-ca radicalmente lo stile pastorale dell’annuncio, della celebrazionee delle attività comunitarie. Esse in nessun modo possono risultareuna semplice preparazione al sacramento, bensì allenamento avivere quotidianamente il sacramento in riferimento a Cristo Gesùe non rappresentano per chi si avvicina alla parrocchia un’occa-sione saltuaria, di cui diventare utenti occasionali, bensì aggancioper un cammino prolungato nel tempo, prima e dopo il sacramen-to, per introdursi pienamente nella vita cristiana.Tra gli elementi che costituiscono la globalità dell’itinerario la Nota2 elenca: «l’annuncio-ascolto accoglienza della Parola, l’eserciziodella vita cristiana, la celebrazione liturgica e l’inserimento nellacomunità» (30). Così ogni itinerario di IC diventa un “tirocinio” divita cristiana. Si procede così dalla attenzione alla persona con ilsuo vissuto quotidiano, cercandovi i segni della presenza di Cristo;attraverso l’annuncio incarnato del Cristo morto e risorto; peraccompagnare gradualmente nel tempo a una scelta prima e a unostile di vita poi, con la parola, la testimonianza e la celebrazione a

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9 UCN, L’Iniziazione Cristiana. Documenti e orientamenti della Conferenza Episcopale Italiana,Elle Di Ci, Leumann (TO) 2004.

vivere da cristiani; giungendo appunto a scrivere con la vita itine-rari per “diventare cristiani” o “risvegliare la fede»10.La riflessione sull’IC promossa dalle tre Note ha portato anche a unripensamento della pastorale di IC dei ragazzi nella nostra prassiordinaria. Fermandoci appunto ai ragazzi dell’IC, la propostaespressa in modo particolare nella seconda Nota è quella di riorga-nizzare totalmente la pratica attuale della catechesi, rendendola uncammino vero e proprio per diventare cristiani, a cui la famigliaaccetta liberamente di partecipare con i propri figli, scandito da ritie celebrazioni, fatto anche di esperienze di vita cristiana e di parteci-pazione progressiva alla vita della parrocchia, che porta alla cele-brazione unitaria dei sacramenti di battesimo, cresima ed eucaristia.Le tre Note fanno riferimento all’Introduzione del RICA di cui ven-gono puntualizzati i seguenti criteri:- Il primato dell’evangelizzazione. Scelta che ancora fatica ad attuarsi eche riprende l’opzione fatta dalla Chiesa italiana già nel primoPiano pastorale degli anni ’70 (cfr Evangelizzazione e sacramenti).Nell’intento di evitare la riduzione della pastorale a prassi sacra-mentale il piano esortava a partire dall’annuncio e dall’ascoltodella Parola, che conduce alla fede e alla conversione, per poitrovare nella celebrazione dei sacramenti l’incontro vitale con ilSignore. Il primato dell’evangelizzazione viene ripreso nel nuovoprogetto come uno dei cardini dell’iniziazione che ha come desti-natari privilegiati soprattutto gli adulti.- L’IC nella forma del catecumenato. Il riferimento al paradigma catecu-menale intende superare la prassi che riduce l’IC alla sola cele-brazione dei sacramenti. Una prassi sbrigativa e facile che ancora per-mane e il Consiglio Episcopale Permanente tende a far abbandonareproponendo l’IC come realtà ampia, articolata in tempi e tappe, com-prendente diverse dimensioni e l’elaborazione di percorsi adattiall’età e all’esperienza delle persone. Nel suo complesso l’IC, nellaforma del catecumenato, comprende questi quattro aspetti:1. Il primo annuncio di Gesù Cristo che suscita la fede e l’adesionea Lui;2. La catechesi propriamente detta per l’approfondimento in forma

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10 Cfr A. FONTANA, Il mondo è cambiato, cambiamo la pastorale, Elle Di Ci, Leumann (TO) 2006,pp. 73-75.

organica del messaggio in vista del progressivo cambiamento dimentalità e stile di vita;3. L’esperienza liturgico-sacramentale che inserisce in Cristo e nellavita della Chiesa;4. La testimonianza, la vita della comunità, la missione.- L’unità dei tre sacramenti e il loro corretto ordine, che ha nella parteci-pazione alla mensa eucaristica il culmine dell’iniziazione.Diversamente dalla comune prassi occidentale, le note del ConsiglioEpiscopale Permanente, seguendo le indicazioni del RICA, ripristi-nano i tre sacramenti nell’ordine e significato originario.- La funzione materna della Chiesa. La Chiesa è il grembo maternodove il cristiano viene generato alla vita divina. Questa funzionematerna della Chiesa è assolta nel processo di IC. La comunitàguida e accoglie la persona all’incontro con Dio, la educa nella fedee alla conversione, la conduce alla celebrazione dei sacramenti, lainserisce nella sua vita. Tale compito spetta all’intera comunità, maè affidato anche ad operatori specifici: sacerdoti, diaconi, catechisti,padrini e accompagnatori.- La responsabilità del vescovo. Quale animatore della Chiesa locale, ilvescovo adatta il percorso dell’iniziazione alla realtà della propriaDiocesi e conferisce personalmente i tre sacramenti nel corso dellaveglia pasquale. Attiva il “Servizio diocesano del catecumento” conlo scopo di accompagnare e sostenere la pastorale dell’IC.- Segue l’anno liturgico. L’IC, in quanto celebrazione del mistero dellasalvezza nel tempo, segue il dinamismo dell’anno liturgico che nelsuo svolgersi conduce verso una conoscenza sempre più profondadi Cristo. In virtù dello stretto legame tra la Domenica, Pasquadella settimana, e la Pasqua annuale con tutta la pregnanza che talesolennità ha in rapporto all’IC, le varie celebrazioni aiutano a ma-turare gli atteggiamenti propri del discepolo di Cristo. In tal modol’anno liturgico manifesta la propria valenza celebrativa oltre chequella pedagogica.- Il sapiente adattamento delle forme e dei tempi dell’IC. È un criterio det-tato dalla diversità delle situazioni locali e dall’attenzione all’espe-rienza delle singole persone e anche dalle condizioni iniziali di cia-

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scuno, all’età e cultura, alla maturazione della fede e alle moti-vazioni che spingono alla richiesta dei sacramenti.Le tre Note del Progetto si collocano a sostegno della conversionenon soltanto attraverso vaghe esortazioni ma proponendo itinerariconcreti, percorribili, rivolti agli adulti che chiedono il Battesimo,ai fanciulli e ai ragazzi battezzati e non, al risveglio della fede in chi,già battezzato, ha interrotto il proprio cammino: itinerari da speri-mentare nelle Diocesi e nelle parrocchie11.

Pietre miliari della seconda Nota (cfr Fontana)

Il primo annuncio o evangelizzazioneLa pietra fondamentale dell’itinerario è il “primo annuncio”. Non èancora esplicito nella Nota 2 il termine “primo annuncio”, cosìcome sarà elaborato negli anni successivi alla Nota stessa 7.Tuttavia, quando nei nn. 38-50 si presentano i tempi e le tappe del-l’itinerario, mi pare con sufficiente chiarezza, la Nota 2 indica nel-l’evangelizzazione “rivolta alle famiglie e ai ragazzi per far scoprirela persona di Gesù” il punto originante del percorso catecumenale.È importante questa annotazione poiché in Gesù deve trovare fon-damento la nostra ricerca, la richiesta dei sacramenti stessi, il modocon cui percepiamo e viviamo la fede oggi. «Senza di me non potetefare nulla» (Gv 15,5), neanche un itinerario catecumenale! Perquesto la Guida pone all’origine del percorso la lettura o il raccon-to del vangelo di Marco, in forma adatta ai ragazzi e alle famiglie,senza interferenze con altri testi biblici impropri.

La Bibbia e i catechismi della CEI La Nota 2 propone dunque un percorso catecumenale che, partendodalla storia della salvezza per imparare a distinguere gli avvenimen-ti attraverso cui Dio ci parla e ci chiama all’alleanza, aiutandoci avedere la storia con il Suo sguardo, passando attraverso l’acqui-sizione degli atteggiamenti propri del celebrare cristiano con i suoi

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11 Cfr A. FONTANA, I criteri e le prospettive del rinnovamento in atto alla luce del Progetto Catechisticoitaliano, in NUCN 34 (2005) 3, pp. 67-82.

simboli e i suoi segni per incontrare oggi l’amore del Padre e vivereoggi l’alleanza, ci conduce a poco a poco ad appropriarci di atteggia-menti e comportamenti improntati all’amore predicato e praticatoda Gesù. Sono le tre fasi del catecumenato (biblica, liturgico-comu-nitaria, esistenziale) e possono durare tre o quattro anni e cul-minare, durante l’ultima Quaresima prima dei sacramenti, con lapreparazione spirituale e ascetica suggerita dai vangeli dell’anno A.

Il gruppo catecumenale, la famiglia, la comunità ecclesiale Il RICA afferma: «Poiché i fanciulli da iniziarsi sono spesso in rap-porto con qualche gruppo di compagni già battezzati, che si prepara-no con la catechesi alla Confermazione e all’Eucaristia, l’iniziazione èimpartita gradatamente e si appoggia come su fondamento in questostesso gruppo catechistico» (308). Ma la Nota 2 parte dal contestopiù ampio della comunità ecclesiale ed esorta a «creare un ambienteadatto alla loro età, capace di accompagnarli nella loro progressivacrescita nella fede, in un autentico cammino di conversione person-ale e di adesione a Cristo» (26). E aggiunge: «Questo è possibile attra-verso l’inserimento del fanciullo e del ragazzo in un gruppo “catecu-menale” con la presenza di alcuni adulti (catechisti, accompagnatori,padrini), della famiglia e, almeno nei momenti più significativi, dellacomunità tutta» (26).

- La progressione o gradualità del percorso con le sue tappe educativePiù volte la Nota 2 insiste sull’attenzione pedagogica ed educativapropria della comunicazione della fede nel corso dell’itinerario: ciòche era già un principio fondamentale nel documento di base (cioè,l’attenzione all’“uomo in situazione”) diventa nell’itinerario cate-cumenale una condizione senza la quale non si può procedere nel-l’itinerario. Il fatto stesso che il percorso sia scandito da varie tappe,da piccoli passi, da celebrazioni che segnano i cambiamenti nelgruppo e invocano lo Spirito santo, ci fa toccare con mano che ilcammino «non ha scadenze precostituite né date della primacomunione e della confermazione fissate per tutti, ma è attento erispettoso della diversa maturazione delle persone» (n. 27).

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Le celebrazioni e l’unità dei tre sacramenti dell’iniziazione cristiana Sia nel Rica sia nella Nota 2 si parla raramente della mitica “primacomunione”: si parla, invece, sempre di Battesimo, Cresima edEucaristia proprio perché – come altre istituzioni o feste cristiane –per molti oggi essa ha perso il suo significato in riferimento aCristo, ma è diventata semplicemente un gesto socialmente corret-to come “festa dei bambini”, isolata e a sé stante, senza rimando adun seguito di vita cristiana vissuta. Così come il Battesimo non harilevanza alcuna nell’esistenza di molti cristiani, poiché confinatonell’età incosciente dall’infanzia di cui nessuno conserva memoria.Infine, la Cresima, stiracchiata lungo gli anni, più avanti o più in-dietro secondo le esigenze pastorali, caricata di troppi significati adessa estranei, è diventata una specie di sacramento conclusivo dellapropria appartenenza alla comunità cristiana.

- La mistagogiaSe ormai è chiaro il quadro generale del percorso catecumenalecon le sue pietre miliari, proposte dal Rica e dalla Nota 2, parealtrettanto chiaro che l’itinerario non si può concludere con lacelebrazione dei sacramenti, come la maggior parte dei “corsi”catechistici sia per ragazzi sia per giovani e adulti realizzati anco-ra nelle nostre comunità. Questa è un’altra pietra miliare. Lamistagogia esiste per indicarci che nessun itinerario è orientatoad un sacramento, ma tutti sono orientati alla vita cristiana attra-verso il sacramento celebrato. Anzi, tutta la vita cristiana stasotto la luce del sacramento celebrato e dunque è essenzialmenteuna esistenza mistagogica. La sequenza nelle dimensioni cri-stiane della vita è: la fede creduta, poi celebrata, quindi vissuta,infine testimoniata. Così si esprime la Nota 2: «Con la celebrazione del battesimo, dellaconfermazione e dell’eucaristia non è terminato l’itinerario diiniziazione cristiana. Inizia il tempo della mistagogia per familia-rizzarsi sempre di più con la vita cristiana e i suoi impegni di testi-monianza (Rica 369)» (n.48). Come dire che senza la mistagogianon esiste nessun itinerario catecumenale, perché essa ne è parteintegrante. Fin dall’inizio deve essere chiaro, quando si fa la pro-posta alle famiglie e alle comunità.

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3. I compiti

Che cosa è successo in dieci anni? (cfr Fontana)Subito dopo l’uscita della Nota, di cui celebriamo il decennale, attuan-do ciò che la stessa suggerisce al n. 57 («Al Servizio nazionale per ilcatecumenato, con la collaborazione dell’Ufficio catechistico nazio-nale e dell’Ufficio liturgico nazionale è affidato il compito di predi-sporre un sussidio dettagliato per attuare in modo facile e ricco gli iti-nerari indicati»), fu pubblicata dalla Elledici la Guida per l’itinerario cate-cumenale dei ragazzi come modello per costruire nelle esperienze dioce-sane e locali i percorsi per i ragazzi e le famiglie. La Guida è firmata dalServizio nazionale e possiede dunque una certa autorevolezza. La Guida sviluppa il cammino catecumenale per i ragazzi da battez-zare, che sempre più numerosi frequentano il catechismo, ma inlinea con il Rica al cap. V propone di attuare l’itinerario «insieme aun gruppo di coetanei già battezzati che, d’accordo con i loro geni-tori, accettano di celebrare al termine di esso il completamentodella propria iniziazione cristiana» (Nota 2, n. 54). Inoltre, fondan-do i propri suggerimenti su alcuni criteri che caratterizzano lo spi-rito missionario proprio del catecumenato, propone un percorsofatto di ascolto della Parola di Dio nella Scrittura, di celebrazioniche ne scandiscono le tappe, di esperienze graduali e progressive divita cristiana. Non perde mai di vista neanche i contenuti dei cate-chismi della CEI, pur utilizzandoli in modo creativo, adattandoli alpercorso tipico del catecumenato, già in qualche modo implicitonei testi stessi. Molte diocesi e parrocchie hanno accolto gioiosamente e con entu-siasmo la proposta, cercando attraverso i propri orientamenti “inloco” di attuare la Nota 2 e la relativa Guida. Così sono iniziate leprime sperimentazioni a macchia di leopardo in tutta Italia, con risul-tati sorprendenti là dove lo spirito della Nota 2 venne acquisito inmaniera convinta. Molti parroci hanno riconosciuto che il nuovoimpianto catecumenale offre la possibilità di evangelizzare le fami-glie e di trasformare la comunità stessa che prende coscienza di esi-

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12 Cfr E. ALBERICH, Regards sur la catéchèse européenne, “Catéchèse”, n. 100-101(1985), p. 169.Sorprende, a questo proposito, l’uniformità dell’impianto di iniziazione cristiana neipaesi europei, persino sconcertante quando la si vede riprodotta nei suoi schemi più tra-dizionali in quei paesi (come i paesi dell’Est e nel Nord Europa) nei quali più evidente è loscarto culturale di questo modello. Si vedano le 10 rubriche sulla rivista “Evangelizzare”(settembre 2000 - giugno 2001) che presentano la prassi attuale di iniziazione in diecipaesi europei.

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stere per generare alla fede nuovi cristiani. Sarebbe lungo elencaregli effetti positivi e i risultati straordinari spesso verificati proprionelle famiglie più lontane dalla fede, che liberamente hanno assun-to l’impegno di lasciarsi coinvolgere in un cammino graduale perriscoprire la fede con i propri figli.

- Gli orientamentiDiversi indizi segnalano decisivi orientamenti nuovi nella prassicome: la finalità dell’iniziazione che è alla vita cristiana attraverso isacramenti e non iniziazione ai sacramenti; una logica più iniziati-ca e catecumenale e meno di socializzazione; i soggetti promotoriimplicati in una rete ampia di relazioni; la modifica dell’impiantoorganizzativo di iniziazione in una forma creativa e fedele ai propricontesti. Il problema del ripensamento del tradizionale processo diiniziazione Cristiana è certamente il compito più urgente e piùcomplesso della pastorale attuale, non soltanto italiana, ma euro-pea12. A questo proposito risulta dunque decisiva, secondo Biemmi,una sinergia ai tre livelli implicati.

1. Il primo livello è quello delle catechiste e dei catechisti di iniziazione cri-stiana. In questo momento essi stanno vivendo il loro compito conmolti disagi e i due atteggiamenti tra cui oscillano sono l’autocol-pevolizzazione (“le cose non vanno bene perché io non sono capa-ce, preparato...”) e la colpevolizzazione dei genitori (“a casa distrug-gono quello che noi costruiamo a catechismo”). Manca in loro laconsapevolezza di quello che sta accadendo, della transizione che èin atto. È urgente, per rasserenare il loro lavoro e per renderli crea-tivi, che siano coscienti che la catechesi non è la causa dell’insuc-cesso dell’evangelizzazione delle nuove generazioni, ma che, se mai,la catechesi vive le difficoltà della Chiesa intera nel suo compito diinculturazione della fede. Perché di questo si tratta, e non di conte-

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nuti o di metodi: di una nuova inculturazione della fede per unacultura che è di fatto ancora in gestazione.

2. Il secondo livello che deve stare in movimento è quello dei forma-tori dei catechisti. Non si può cambiare nulla alla base se non si tienein evoluzione la formazione stessa. Ad ogni discorso indirizzato allabase e a ogni progetto di cambiamento parziale deciso occorreripensare il modello formativo (e non solo i contenuti) applicatosulle persone chiamate ad attuare questi cambiamenti, tenendoconto di quel principio fondamentale per cui le persone formateapplicano inconsapevolmente il modello con il quale sono state for-mate. Se si vuole cambiare, si deve cambiare formazione.

3. Il terzo livello implicato è quello di chi gestisce l’autorità, al ver-tice (i vescovi), alla base (i parroci) e nel ruolo di mediazione (i diretto-ri UCD). Occorrono delle precise decisioni istituzionali assunte aitre livelli dell’autorità. In un certo senso, l’evoluzione va provocata.Molte linee proposte nella formazione sono infatti vanificate senon trovano accoglienza da parte dei parroci e sostegno autorevoleda parte dei vescovi. Un certo coraggio istituzionale si rende neces-sario, per piccoli passi ma in maniera determinata, se si intendeeffettivamente sbloccare questa situazione. Solo un orizzonte dicomprensione comune maturato ai tre livelli (catechisti, formatori,autorità) e una reale intenzione operativa assunta da chi gestiscel’autorità può far procedere il cambiamento senza far perdurarelentezze e frustrazioni. Un rischio forte sarebbe quello di pensareche le attuali difficoltà siano frutto di una crisi passeggera, e chetutto tornerà come prima; il modello non è finito, basta riprender-lo con un supplemento di impegno e di fantasia13. È una posizionegenerosa, ma che rischia di far perdurare illusioni e frustrazioni. Un

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13 Questa posizione può essere tenuta sia per inconsapevolezza dei cambiamenti in atto,sia per un eccesso di generosità pastorale. Si veda a questo proposito il dibattito aperto su“Settimana” in seguito al Convegno dei catecheti italiani, in particolare Catechesi: perché ecome cambiare i modelli esistenti?, “Settimana”, 16 XII 2001, n. 45, p. 2.

secondo rischio, non meno grave, sarebbe quello di lasciare le nuoveesperienze a se stesse, senza assistenza e orientamento.In conclusione afferma ancora Biemmi: «È dunque necessaria unaparola autorevole, non certo per dare soluzioni magiche, ma persegnalare che il problema va affrontato e per fornire alcuni orienta-menti di fondo. Deve essere una parola realistica, serena e rassere-nante, e per ciò stesso mobilitante. Deve anche essere una parolaorientativa, che fornisce i punti di riferimento di fondo e le atten-zioni da avere per procedere. Tale parola autorevole sul ripensa-mento del processo tradizionale di Iniziazione cristiana è forse ilmodo più adulto per assumere seriamente il progetto decennale“Comunicare il vangelo in un mondo che cambia”. I differentimodelli di iniziazione alla fede che nel corso della sua storia laChiesa ha assunto dimostrano che la fedeltà al vangelo richiedeprocessi comunicativi adatti alle differenti situazioni culturali e chenon c’è reale fedeltà al Vangelo se non c’è una altrettanto reale epaziente fedeltà al proprio mondo che cambia»14.

14 Cfr BIEMMI. Nuove esperienze, cit..

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1 CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, L’iniziazione cristiana.2. Orientamenti per l’iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni [23 maggio 1999], inUCN (a cura di), L’iniziazione cristiana. Documenti e orientamenti della Conferenza EpiscopaleItaliana, LDC, Leumann (To) 2004, pp. 59-82 e in SERVIZIO NAZIONALE PER IL CATECUMENATO,Guida per l’itinerario catecumenale dei ragazzi, LDC, Leumann (To) 2001, pp. 9-33.2 CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia [2004], n. 8. Per una sintesidel lavoro svolto all’interno del Seminario di studi, di cui sono espressione condivisa que-ste note di orientamento elaborate in vista di un successivo cammino progettuale di spe-rimentazione, cfr l’allegato report.

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Conclusioni

In cammino verso un nuovomodello d’iniziazione cristiana.

Prospettive comuni per unrinnovamento nelle Chiese di Puglia

La Commissione catechistica regionale della Conferenza Episco-pale Pugliese, a dieci anni dalla II Nota sull’Iniziazione cristiana1, siè ritrovata a confrontarsi e a riflettere su Come fare Iniziazione cri-stiana dei ragazzi oggi nelle Chiese di Puglia all’interno di un Seminariodi studi “ad hoc”, presieduto dal vescovo presidente mons.Francesco Pio Tamburrino e finalizzato ad accogliere l’appello al“ripensamento” che, in molteplici occasioni, il magistero pastoraledelle Chiese in Italia ha rivolto alle comunità cristiane, «se si vuoleche le nostre parrocchie mantengano la capacità di offrire a tutti lapossibilità di accedere alla fede, di crescere in essa e di testimoniar-la nelle normali condizioni di vita»2.Tra le prospettive comuni emerse c’è la fondamentale convinzione,frutto dell’analisi delle pratiche in atto nelle nostre chiese di Puglia,secondo cui il rinnovamento della catechesi passa attraverso un

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cambiamento da attivare anzitutto all’esterno dei percorsi d’inizia-zione in atto. Condizione privilegiata e necessaria è il collegamentocon la comunità e l’intera sua prassi educativa e formativa. Cosìintesa, a tutti coloro che ne vogliono usufruire e/o si apprestano afarne richiesta all’interno delle comunità cristiane, l’IniziazioneCristiana (=IC) va presentata e offerta in quanto progetto, e noncome opportunità meramente convenzionale, e in quanto progettodi rinnovamento e di cambiamento delle pratiche in atto.Detto altrimenti, il percorso di IC deve apparire come parte inscin-dibile e non distaccata di un progetto più ampio, qual è appuntoquello catechistico diocesano/parrocchiale, e soprattutto comeespressione dell’impegno di tutta la comunità. Non si tratta di unospezzone isolato di cammino, semplicemente legato ai sacramenti,o all’età scolastica. È tutta la comunità che, dietro e all’interno del-l’intero cammino di iniziazione, si impegna e vi si riconosce comemadre e mediatrice di grazia.Il cambiamento all’interno deve tener conto di tre forti attenzionida assumere sinergicamente e in chiave progettuale come punti diforza di verifica, ripensamento e rinnovamento della prassi dioce-sana e parrocchiale dell’IC:- la trasformazione in itinerario dell’intero cammino con precise esignificative tappe celebrative e/o caritative intermedie;- il coinvolgimento in maniera diretta o indiretta della famiglia, che è invi-tata a diventare corresponsabile del cammino dei fanciulli e deiragazzi;- la programmazione di concreti e significativi momenti di incontro e/o ditappe del cammino catechistico con l’intera comunità sia a livellocelebrativo che a livello di confronto e di testimonianza.È importante che la proposta di un ripensamento dell’IC non siesaurisca con la stesura di un testo scritto, ma preveda spazi e luo-ghi di sperimentazione. Per questo sarà necessario costituire un’é-quipe che all’interno dell’UCD e in collaborazione con altri ufficiinteressati, possa guidare una sperimentazione dell’intero progetto.Tale sperimentazione potrebbe essere condotta solo in alcune par-rocchie che lo desiderano, cercando di attivare così processi di cam-biamento dal basso, tuttavia sempre sotto la diretta responsabilitàdel vescovo e con la sua approvazione.Sul piano regionale, un’ipotesi di questo genere potrebbe partire

3 Per questi dati cfr il report dell’esplorazione condotta da Francesco Zaccaria e Pio Zuppa,in occasione del Seminario di studi tenuto a Cassano.

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per esempio dalle 30 parrocchie che hanno attivato percorsi cate-cumenali3 e da quelle dove già ci sono itinerari di catechesi familia-re e si vive un coinvolgimento sistematico dei genitori per studiareempiricamente in maniera più approfondita i percorsi, paragonar-ne gli itinerari, gli effetti sulle rappresentazioni di fede dei ragazzi edei genitori, il grado di coinvolgimento dei genitori e della comu-nità.Ciò porterebbe ad una sinergia di luoghi di ricerca e di azione, chevanno dalle sedi accademiche, agli organi pastorali di coordina-mento, per arrivare alla sperimentazione condivisa di una sosteni-bile alternativa proposta pugliese di IC.Non è sufficiente impostare una ricetta pronta da proporre, ma ènecessario stimolare il cambiamento attraverso un’azione dalbasso, che guardi ad un consapevole bisogno di rinnovamento dellapastorale dell’IC presenti nelle attuali comunità locali.Ciò richiede una visione comune, di cui è espressione il magisteropastorale espresso dai vescovi di Puglia e alla base non può nonmancare la formazione continua degli operatori pastorali. In pro-posito viene riconosciuta da parte di tutti l’importanza della Scuolaregionale per operatori pastorali, attivata in sinergia con il Servizioregionale di pastorale giovanile e coordinata dall’Istituto PastoralePugliese nella modalità finora sperimentata dell’Itinerario biennale diformazione (IBF), così come resta necessario l’ascolto e il dialogo perun confronto creativo e autentico fra le esperienze in atto.

La Commisione catechistica regionalee i Direttori degli UCD della Puglia

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Cancelleria

1. Sacre ordinazioni, ammissioni, ministeri istituiti

- La sera del 30 marzo 2010, martedì della Settimana santa, nellacappella maggiore del Seminario arcivescovile di Bari, S. Ecc.Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, ha ammes-so tra i candidati al diaconato e al presbiterato dell’Arcidiocesi diBari-Bitonto i seminaristi Alessandro D’Angelo, Alfredo Gabrielli,Nicola Simonetti e Gerri Zaccaro; e tra i candidati al diaconatopermanente della medesima Arcidiocesi i sigg. Carlo Benito Erricoe Donato Lippolis;

- la sera del 19 aprile 2010, lunedì della III settimana di Pasqua,nella chiesa parrocchiale di S. Ciro in Bari, S. Ecc. Mons.Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una con-celebrazione eucaristica da lui presieduta, ha ordinato diacono ilseminarista Pietro Tanzi, incardinandolo nel clero diocesano.

2. Decreti arcivescovili

S. Ecc. l’Arcivescovo, con decreto del- 10 marzo 2010 (Prot. n. 06/10/D.A.G.), ha costituito un nuovo

Postulatore per la causa di beatificazione e canonizzazione di

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madre Teresa di Gesù (Teresa Gimma), carmelitana scalza, nellapersona del rev.mo padre Luigi Borriello, O.C.D., in sostituzionedel rev.mo padre Ildefonso Moriones O.C.D.;

- 22 marzo 2010 (Prot. n. 08/10/D.A.G.), ha costituito una com-missione di periti in storia composta dal prof. Francello Sportellie dal rev.do sac. Giacomo Fazio, per la causa di beatificazione ecanonizzazione di madre Teresa di Gesù (Teresa Gimma), carme-litana scalza;

- 22 marzo 2010 (Prot. n. 09/10/D.A.G.), ha costituito una com-missione di periti in teologia composta dai rev.di sac. Jean PaulLieggi e sac. Vito Mignozzi, per la causa di beatificazione e cano-nizzazione di madre Teresa di Gesù (Teresa Gimma), carmelitanascalza.

3. Nomine e decreti singolari

A) S. Ecc. l’Arcivescovo ha nominato, in data:- 16 marzo 2010 (Prot. n. 7/10/D.A.S.-N.), don Sabino Perillo all’uf-

ficio di cappellano dell’Ospedale Pediatrico “Giovanni XXIII” inBari.

B) S. Ecc. l’Arcivescovo, in data:- 10 marzo 2010 (Prot. n. 05/10/D.A.S.), ha concesso licenza a S.

Ecc.za Rev.ma Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, Arci-vescovo di Lecce, per il conferimento del ministero istituito delLettorato, nella cappella maggiore del Seminario di Molfetta, aiseminaristi diocesani Mario Diana e Nicola Flavio Santulli;

- 1 aprile 2010 (Prot. n. 16/10/D.A.S.), ha riconosciuto a don Giu-seppe Gesualdo il diritto ad usufruire dei benefici previsti per lacondizione di anzianità.

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Il 27 marzo 2010, presso la Sala del Museo diocesano, è intervenutoMariano Benni, direttore di “MISNA”, Agenzia Stampa Internazionale deiMissionari, per una riflessione-testimonianza sulla situazione dell’informa-zione oggi, in particolare in quelle aree del mondo che appaiono le piùdimenticate e perseguitate. L’incontro è stato organizzato dall’UfficioLaicato e dalla Scuola di Comunicazioni sociali “Don Vito Marotta”, diret-ta dal dott. Enzo Quarto, in collaborazione con l’UCSI, è stato introdotto dalprof. Giuseppe Micunco, direttore dell’Ufficio Laicato dell’Arcidiocesi, e con-cluso da S.E. l’Arcivescovo. Pubblichiamo di seguito l’intervento del prof.Micunco.

Come Ufficio Laicato e Comitato dei Presidenti della CDAL(Consulta Diocesana delle Aggregazione Laicali) ci siamo messi datempo, in diversi incontri, a passare in rassegna i tanti problemisociali, politici, economici di oggi, le tante situazioni di disagio, ilmomento culturale, e abbiamo concluso di ripartire dalla comuni-cazione: ci è sembrata questa l’urgenza prima, la realtà più sogget-ta a violenza, una violenza che rende difficile, a volte impossibile,

Ufficio Laicato. Ufficio Comunicazioni sociali

Giuseppe Micunco

La strana geografia dell’informazioneNord-Sud, Est-Ovest. I mondi noti e ignoti

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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affrontare nel modo corretto i problemi. L’abbiamo proposto allecomunità parrocchiali, alle associazioni in un primo comunicato,La verità vi farà liberi, in cui scrivevamo:«I mezzi della comunicazione e dell’informazione, la televisione inmodo particolare, sono sempre più mezzi della persuasione, di unapersuasione aggressiva, violenta soprattutto nel potere che hannodi imporre modelli di comportamento, stili di vita, gerarchie divalori, modi sbagliati di comunicare e di relazionarsi.«Il linguaggio persuasivo è dilagante: lo usano i mezzi di informa-zione per acquisire più lettori o telespettatori, lo usano i politici perconvincere più elettori, lo usano persino i figli per portare i genito-ri sulle proprie convenienze, e così tra colleghi e in ogni altra rela-zione della nostra vita quotidiana. Il linguaggio persuasivo usa l’al-tisonanza. Il risultato è che viviamo in un mondo falso.L’altisonanza non è verità, ci allontana dalla verità. E senza la ricer-ca della verità l’uomo vive male» (cfr E. Quarto, “Gazzetta delMezzogiorno”, 25 ottobre 2009).

Abbiamo poi accolto e diffuso, in un secondo comunicato, alcunedelle considerazioni che il papa Benedetto XVI proponeva nel discor-so a Piazza di Spagna, nella festa dell’Immacolata (8 dicembre 2009):«Maria è la Madre... che ripete... agli uomini del nostro tempo: nonabbiate paura, Gesù ha vinto il male; l’ha vinto alla radice, liberan-doci dal suo dominio. Quanto abbiamo bisogno di questa bellanotizia! Ogni giorno, infatti, attraverso i giornali, la televisione, laradio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandocialle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualchemaniera, intossicandoci, perché il negativo non viene pienamentesmaltito e giorno per giorno si accumula. Il cuore si indurisce e ipensieri si incupiscono.Nella città vivono – o sopravvivono – persone invisibili, che ognitanto balzano in prima pagina o sui teleschermi, e vengono sfrut-tate fino all’ultimo, finché la notizia e l’immagine attirano l’atten-zione. È un meccanismo perverso... al quale purtroppo si stenta aresistere... C’è invece in ogni uomo il desiderio di essere accoltocome persona e considerato una realtà sacra, perché ogni storiaumana è una storia sacra, e richiede il più grande rispetto». Anche il recente documento dei vescovi italiani su Chiesa italiana e

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mezzogiorno denuncia il contrasto tra la nostra tradizione meri-dionale sociale e culturale e «l’assorbimento acritico di modellicomportamentali diffusi dai processi mediatici» (n. 6).

Volendo in tale contesto svolgere il tema portante della EnciclicaCaritas in veritate, e cioè la centralità della persona e lo sviluppo diun umanesimo integrale, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, ci èsembrato utile affrontare il tema oggi all’attenzione: la strana geo-grafia dell’informazione. Abbiamo seguito per un po’, ognuno per sé,in separata sede, l’informazione, in particolare i tg di varie reti, chepiù dei giornali o delle riviste fanno l’informazione della gentemedia, e abbiamo fatto una prima rilevazione, che propongo perbrevi flash.C’è, eccezion fatta per l’informazione cattolica, un sostanziale com-plessivo disinteresse per quanto avviene fuori d’Italia, se non peraspetti drammatici (stragi, sequestri, catastrofi naturali: tutto que-sto, peraltro, a tempo, finché la notizia è da prima pagina, vedi ilcaso di Haiti); accenno appena alle cosiddette guerre dimenticate...La scarsa attenzione si verifica soprattutto per i paesi più lontani,ma anche per l’Europa, per paesi dell’Est, anche quelli a noi più vici-ni, dei Balcani, del Kossovo e dell’Albania, della Grecia; ma ancheGran Bretagna, Francia, Germania, ecc. interessano prevalentemen-te per questioni economiche e monetarie, e magari, spesso, solo perfutili notizie di cronaca rosa, di curiosità, di animali... Grande trascurata è l’Africa (se non per fatti molto eclatanti ma“dati” in maniera veloce, sintetica), ma anche buona parte dell’Asia.L’Iran e l’Iraq, e Israele e la Palestina, sono tra le nazioni più citateforse perché le loro situazioni interne possono costituire un seriopericolo per la stabilità economica e politica dell’Occidente. LaCina trova spazio solo in caso di contrapposizioni con l’Europa ogli USA; l’India, di tanto in tanto, e solo per scontri etnico-religio-si. L’America latina è alla ribalta solo quando ci sono rivolte o ele-zioni, o i terremoti e i cicloni... È privilegiata l’informazione econo-mica sugli USA.Sarebbe interessante analizzare anche la strana geografia del-

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l’Italia... la Salerno-Reggio Calabria, la frana sulla linea Foggia-Napoli... O anche la strana geografia dell’informazione religiosa: siparla poco o niente del lavoro dei missionari, dei cristiani perse-guitati in varie parti del mondo; pare in questi giorni che l’unicoproblema della Chiesa sia la pedofilia dei preti, e c’è comunque, enon solo in Italia, un palese attacco alla Chiesa. In ogni caso le“buone notizie” sono in genere sottaciute o raramente presentate ecomunque sempre in una sola edizione dei TG.

Diceva ancora Benedetto XVI: «Spesso ci lamentiamo dell’inquina-mento dell’aria, ... c’è un altro inquinamento, meno percepibile aisensi, ma altrettanto pericoloso. È l’inquinamento dello spirito; èquello che rende i nostri volti meno sorridenti, più cupi, che ciporta a non salutarci tra di noi, a non guardarci in faccia… Le per-sone diventano dei corpi, e questi corpi perdono l’anima, diventanocose, oggetti senza volto, scambiabili e consumabili». C’è una graveresponsabilità dei mass-media, perché la gente ripete: “l’ha detto latelevisione... sta scritto sul giornale...”. L’altra sera, al Politecnico,mons. Cacucci, parlando di comunicazione, sottolineava l’impor-tanza dell’idea che sta dietro, quella che produce l’immagine o lanotizia scritta, quella che chiamava ‘comunicazione clandestina oinavvertita’.Dietro la strana geografia della comunicazione, oltre che superfi-cialità o ignoranza, c’è piuttosto una visione politico-culturale: alcentro siamo noi, l’Italia e l’Europa; l’eurocentrismo, spesso denun-ciato per lo studio della storia nelle nostre scuole, piuttosto che nelsenso di ‘Europa al centro’, sembra si debba intendere come ‘euro alcentro’. Dal punto di vista del messaggio cristiano non possiamoparlare se non in termini di fraternità universale, una fraternità cheè carità, e che ha il modello e la sorgente, come dice il papa in aper-tura della Caritas in veritate, in Dio che è amore, in Dio che è Trinità-amore (ne parlavamo in una recente assemblea diocesana del laica-to). Gesù aveva messo in guardia i suoi connazionali dal ritenersi ilcentro del mondo: «E verranno da oriente e da occidente, da set-tentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio»(Lc 13, 29). Mette in guardia anche noi.Ancora nel messaggio nella festa dell’Immacolata Benedetto XVIinvitava «a guardare gli altri come li guarda Lui: a partire dal cuore.

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E a guardarli con misericordia, con amore, con tenerezza infinita,specialmente quelli più soli, disprezzati, sfruttati», e ammonivaopportunamente: «Non serve condannare, lamentarsi, recriminare,ma vale di più rispondere al male con il bene. Questo cambia lecose; o meglio, cambia le persone e, di conseguenza, migliora lasocietà». È quello che vogliamo fare, vogliamo guardare in positivo,la sola denuncia è sterile, vogliamo credere nella «irriducibilità delcuore umano a farsi manipolare senza speranza dai produttori del-l’informazione», diceva uno di noi.Per far questo proponevamo così nel nostro primo comunicato: «Ilpunto di ripartenza ci è sembrato il rivalorizzare la comunità: lacapacità di comunicare nel modo giusto cresce con esperienze divita comunitaria, oggi abbondantemente in crisi a tutti i livelli, diluoghi in cui è possibile amare la verità, la sola che rende veramen-te liberi (cfr. Gv 8, 32), in cui è possibile “gareggiare nello stimarsi avicenda” (Rm 2, 10), in cui è possibile fare discernimento» dell’in-formazione. È sostanzialmente un impegno formativo quello che ciaspetta, soprattutto come laici, ed è un impegno che approfondire-mo nel Convegno regionale delle Chiese di Puglia del prossimo2011 a S. Giovanni Rotondo.È un impegno che dobbiamo vivere sia a livello personale, «in unadisponibilità al servizio, fondata su una tensione etica, personale, diamore e di testimonianza della verità, in virtù anche dell’esperienzacristiana vissuta che permette il giudizio sulla realtà, investendoogni ambito della vita con una luce di bellezza e una possibilità divera letizia»: sia a livello comunitario, «favorendo il più possibiledelle esperienze vive di comunità; incontrarsi, conoscersi, ascoltar-si, imparare a stimarsi, leggere insieme la realtà umana e cristiana,sociale ed ecclesiale, in cui viviamo, favorire il discernimento comu-nitario, incontrarsi qualche volta di più, magari proprio sullacomunicazione, di vedere un po’ di televisione in meno e di leggerequalche libro in più, anche un po’ di Sacra Scrittura in più...È urgente riprendere a comunicare in modo umano e cristiano. Ilmondo dell’informazione deve fare la sua parte. Per quanto ciriguarda, cominciamo da noi e dalle nostre comunità».

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Settore Evangelizzazione. Ufficio Catechistico

Don Maurizio Lieggi e sr Cristina Alfano

Vangelo e bellezza:evangelizzare attraverso l’arte e la musica*

“Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo,la Chiesa ha bisogno dell’arte.Essa deve infatti rendere percettibile e,anzi, per quanto possibile, affascinanteil mondo dello spirito, dell’invisibile, di Dio”

(Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, 12)

Premessa

Nella comunità ecclesiale l’impegno per una nuova evangelizzazio-ne è una costante che anima la riflessione e la ricerca di nuove vieper continuare a raccontare il Vangelo.Come non ricordare i ripetuti appelli di Giovanni Paolo II allesoglie del terzo millennio?I continui cambiamenti storici, culturali e sociali richiedono uncambiamento altrettanto forte ed efficace nella maniera di annun-ciare il Vangelo-Gesù, in un continuo e rinnovato slancio.Assistiamo ad una crescente difficoltà nella comunicazione della

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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* Intervento nel corso degli incontri di formazione per catechisti e operatori pastorali l’11e 12 gennaio 2010).

fede. Il messaggio evangelico è difficile farlo dialogare con l’espe-rienza quotidiana. Il nostro tessuto culturale sfida e minaccia con-tinuamente il progetto di vita cristiana. Spesso si afferma che essoè lontano, staccato dalla nostra vita, dal nostro sentire. Spesso sichiede alla Chiesa di essere al passo con i tempi. È più facile attac-care piuttosto che professare la fede. In tanti ambienti è più faciledirsi agnostici piuttosto che credenti. Il Vangelo rischia di perderespessore nel tessuto sociale e nelle scelte concrete della vita. Nondiventa più il parametro di paragone con il quale confrontarsi perdecidere della propria vita1.Il soggettivismo e il relativismo prevalgono spesso come misura ecriterio di verità. Una indifferenza religiosa ostentata emargina lafede in quanto evanescente, senza consistenza né pertinenza cultu-rale, nell’ambito di una cultura prevalentemente scientifica e tecni-ca. «I criteri di giudizio e di scelta assunti dagli stessi credenti si pre-sentano spesso, nel contesto di una cultura ampliamente scristia-nizzata, estranei o persino contrapposti a quelli del vangelo»(Veritatis splendor, n. 88).Paolo VI nella Evangelii nuntiandi aveva riassunto la situazione del-l’epoca contemporanea nella frattura tra fede e cultura: «La rotturatra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca,come lo fu anche di altre. Occorre dunque fare tutti gli sforzi invista di una generosa evangelizzazione della cultura, più esatta-mente delle culture. Esse devono essere rigenerate mediante l’in-contro con la buona novella» (n. 20).

È indubbia la complessità oggi dell’evangelizzazione, a meno chenon ci si accontenti di percorrere i consueti sentieri tracciati fino adoggi, non curanti delle continue trasformazioni a cui è sottopostaogni persona, anche al di là della propria volontà e delle propriescelte. Occorre salvaguardare una duplice fedeltà: quella al Vangeloe quella all’uomo. Il mondo cambia, il Vangelo non cambia! Come,allora, rendere ancora Bella, oggi, la Parola di Gesù?

L’evento cristiano ha qualcosa di significativo da proporre:

1 Cfr Giovanni Paolo II, Ecclesia in Europa. Esortazione apostolica post sinodale, n. 7

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La fede cristiana non è il prodotto delle nostre esperienze interiori,ma un evento che ci viene incontro dal di fuori. La fede poggia sulfatto che ci viene incontro qualcosa (qualcuno) a cui la nostra espe-rienza di per sé non riesce a giungere. Non è l’esperienza che siamplia o si approfondisce ma è qualcosa che accade. Le categorie di«incontro», «alterità», «evento» descrivono l’intima origine dellafede cristiana e indicano i limiti del concetto di esperienza.Indubbiamente ciò che ci tocca ci procura esperienza, ma esperien-za come frutto di un evento[…] Questo è ciò che determina anchela storicità della realtà cristiana, che poggia su eventi e non sullapercezione delle profondità del proprio intimo, che poi è quel chesi chiama «illuminazione». La Trinità non è oggetto della nostraesperienza, ma qualcosa che mi deve essere detto dall’esterno, mi siavvicina dal di fuori come «Rivelazione»2.

Come evangelizzare, oggi? Come “dire” la Verità che da questoevento scaturisce? Quale percorso può coniugare l’esigenza dicomunicare dei contenuti della fede e che permetta, allo stessotempo, una adesione libera, consapevole e coinvolgente?Una proposta di annuncio in cui appare necessario il superamentodel “sentire senza contenuto”, e del “contenuto senza sentimento”.

La Via della Bellezza

La Via della Bellezza è una risposta efficace a questi interrogativi. Sipresenta come un itinerario privilegiato per raggiungere ogni per-sona.Può aprire la strada della ricerca di Dio, disporre il cuore e la menteall’incontro col Cristo, lasciarsi interpellare e interrogare dalle pro-poste del Vangelo.La Via della Bellezza può saziare la fame e sete di verità, di bello e dibuono che ogni uomo porta in sé, una via che apre allo stupore.

2 J. Ratzinger, Fede, verità, tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo, Ed. Cantagalli,Siena 2005, pp. 91-93.

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3 Pontificio Consiglio della Cultura, La Via Pulchritudinis, cammino privilegiato di evangelizza-zione e di dialogo. Documento finale dell’assemblea plenaria, 2006, II.1

Ma di quale bellezza parliamo?

Una bellezza che permetta di trasmettere la fede mediante la suacapacità di raggiungere il cuore delle persone, di esprimere il miste-ro di Dio e dell’uomo, di presentarsi come un autentico ponte, spa-zio libero per camminare con gli uomini e le donne del nostrotempo che sanno o imparano ad apprezzare il bello, e aiutarli aincontrare la bellezza del Vangelo di Cristo che la Chiesa deve, persua missione, annunciare a tutti gli uomini di buona volontà3.

Nella sua lettera pastorale del 1999, anche il card. Martini, nellosforzo di aiutare la sua diocesi a vivere bene il passaggio di millen-nio, affrontava il tema della Bellezza come esperienza salvifica.

La bellezza di cui parlo non è dunque la bellezza seducente, cheallontana dalla vera meta cui tende il nostro cuore inquieto: è inve-ce la “bellezza tanto antica e tanto nuova”, che Agostino confessacome oggetto del suo amore purificato dalla conversione, la bellez-za di Dio; è la bellezza che caratterizza il Pastore che ci guida confermezza e tenerezza sulle vie di Dio, che è detto dal vangelo diGiovanni “il Pastore bello, che dà la vita per le sue pecore” (Gv10,11). È la bellezza cui fa riferimento san Francesco nelle Lodi delDio altissimo quando invoca l’Eterno dicendo: “Tu sei bellezza!”. Èla bellezza di cui recentemente ha scritto il Papa nella Lettera agliartisti affermando: “Nel rilevare che quanto aveva creato era cosabuona, Dio vide anche che era cosa bella...La bellezza è in un certosenso l’espressione visibile del bene, come il bene è la condizionemetafisica della bellezza” (n. 3). È la bellezza di fronte alla quale“l’animo avverte una certa nobile elevazione al di sopra della sem-plice predisposizione al piacere sensibile” (Immanuel Kant, Criticadel giudizio, § 59). Non si tratta quindi di una proprietà soltanto for-male ed esteriore, ma di quel momento dell’essere a cui alludonotermini come gloria (la parola biblica che meglio dice la “bellezza”di Dio in quanto manifestata a noi), splendore, fascino: è ciò chesuscita attrazione gioiosa, sorpresa gradita, dedizione fervida, inna-moramento, entusiasmo; è ciò che l’amore scopre nella personaamata, quella persona che si intuisce come degna del dono di sé, perla quale si è pronti a uscire da noi stessi e giocarsi con scioltezza.Non basta deplorare e denunciare le brutture del nostro mondo.Non basta neppure, per la nostra epoca disincantata, parlare di giu-

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4 C. M. Martini, Quale bellezza salverà il mondo. Lettera pastorale 1999-2000.5 T. Merton, Nessun uomo è un’isola, Milano, Garzanti, p. 53.

stizia, di doveri, di bene comune, di programmi pastorali, di esi-genze evangeliche. Bisogna parlarne con un cuore carico di amorecompassionevole, facendo esperienza di quella carità che dona congioia e suscita entusiasmo: bisogna irradiare la bellezza di ciò che èvero e giusto nella vita, perché solo questa bellezza rapisce vera-mente i cuori e li rivolge a Dio4.

L’arte

L’arte in tutte le sue forme aiuta l’uomo a cercare e ad andareverso un «oltre» perché l’arte non è mai fine a se stessa.

Se la Chiesa ha sottolineato la funzione dell’arte nella sua preghie-ra pubblica, lo ha fatto perché ben sapeva che una formazione este-tica vera e solida era necessaria per la completezza della vita e delculto cristiano. Liturgia, canto e arte sacra tendono a formare e aspiritualizzare la coscienza umana […]. Esiste una sola ragione percui questo è assolutamente vero: l’arte non è fine a se stessa.Introduce l’anima in un ordine spirituale più elevato, che esprimee in un certo modo spiega. Musica, arte e poesia sintonizzano leanime con Dio, perché stabiliscono una specie di contatto con ilcreatore e il Signore dell’universo5.

Quello dell’arte è un linguaggio efficace perché non intende dimo-strare qualcosa, ma mostrare in modo avvincente e coinvolgente laverità in essi contenuta. È la stessa dinamica della Rivelazione. «Dioinvisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici esi intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione consé… con eventi e parole intimamente connessi» (Dei Verbum, 2).

Il linguaggio dell’arte diventa una proposta di evangelizzazione rivol-ta all’uomo; una proposta capace di provocare in lui una adesionelibera e liberante. «L’arte riesce a trasferire in formule significative ciò

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che è in se stesso ineffabile» (Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, 12).È proprio la via della Bellezza quella che sembra capace «di mostra-re come il Cristo non sia solo vero e giusto, ma anche bello (“il belpastore” di Gv 10,11.14) e come sia proprio la bellezza a renderloattraente e significativo per chi cerca ragioni per vivere e vivereinsieme con gli altri». È importante che la ricerca teologica si apraall’«amore del bello, nella capacità di riconoscerne il volto nelSignore crocifisso, vera porta della Bellezza, che libera il frammen-to del tempo e lo redime per l’eternità»6.«La Chiesa ha bisogno dell’arte perché essa è chiamata a predicareCristo, Vita eterna che si è resa visibile, uomo-immagine che in ogniparola e azione ha rivelato l’invisibile Dio. Come la vita sacramen-tale e liturgica estende nel tempo gli effetti salvifici dell’operato diCristo, così l’arte sacra, intimamente legata alla liturgia e conside-rata essa stessa un “sacramentale”, estende la visibilità del Figlio diDio» (T. Verdon).Ecco, allora, l’arte visiva: strumento antico di catechesi dopo leScritture. Pittura, scultura, architettura fanno vedere, fanno toccare,fanno entrare fisicamente nel sacro. L’arte della Chiesa invita aconoscere in maniera sperimentale il Dio che in Gesù Cristo havoluto essere visto, toccato, “inabitato”.L’arte sonora: alla musica già i filosofi dell’antichità attribuivanouna grande importanza a causa della sua influenza sulle passioniumane. Essi vietavano certe melodie e certi strumenti musicali, mane consigliavano altri proprio perché la musica era considerato unmezzo potente per purificare l’anima.L’arte corporea: come non ricordare Davide che danza davanti all’ar-ca (2 Sam 6, 5.14)? La danza quasi come anticipazione della futuradanza dei risorti; danzare perché la liturgia della Chiesa ci invita acamminare verso Dio, ad alzare le braccia per benedirlo e invocarlo,a stringere le mani dei fratelli in Cristo. Danzare perché la gioia diDio entri in tutto il nostro essere e che nulla resti fuori dalla poten-za trasfigurante dello Spirito di Cristo.

6 Cfr B. Forte, Dove va il cristianesimo?, Ed. Querinana, Brescia 2000, p. 83.

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Un’esperienza ecclesiale: “Frammenti di Luce”

In questo impegno di evangelizzazione si colloca il progettoFrammenti di Luce.Esso ha lo scopo di portare la Parola del Vangelo attraverso i mezziartistici, facendo dialogare tra loro le diverse forme dell’arte (lamusica, la pittura, la poesia, la danza…). Impegnati in prima persona, come ideatori, in questo progettosono un gruppo di consacrati, che mettendo a disposizione il lorocarisma, il loro cammino di fede e le proprie competenze professio-nali, hanno risposto alle sfide che il nostro tempo lancia continua-mente al mondo e alla Chiesa. Giovanni Paolo II, scrivendo ai consacrati così diceva: «È soprattut-to a voi, donne e uomini consacrati, che rivolgo il mio appello fidu-cioso: vivete pienamente la vostra dedizione a Dio, per non lasciaremancare a questo mondo un raggio della divina bellezza che illu-mini il cammino dell’esistenza umana». Il progetto è una risposta a questo appello del papa; vuol essere unimpegno di duplice fedeltà: al Vangelo e all’uomo.

Il “concerto meditazione” è la forma privilegiata attraverso cui fareesperienza del Bello. Seguendo un tema guida, ogni concerto si arti-cola in un dialogo tra testi (poetici, in prosa, della Sacra Scritturacome anche della letteratura cristiana), musiche (recuperando ilgrande patrimonio che la Chiesa e la storia ci ha consegnato, dallostile gregoriano fino ai giorni nostri, utilizzando tutte le formemusicali), immagini (opere d’arte pittoriche come anche fotografied’autore), danza. Un’esperienza di immersione nella grande Lucedell’amore di Dio, come frammenti della sua Luce.L’impegno di evangelizzazione non può limitarsi a creare deglieventi, delle esperienze per quanto belle e significative possano esse-re. Occorre una formazione permanente. Quella formazione cheviene chiesta a tutti coloro che in prima persona si impegnano nellacomunità ecclesiale ad essere discepoli e servitori del Vangelo. Peresserne sempre all’altezza!

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Ecco perché Frammenti di Luce si sta impegnando anche nel campodella formazione attraverso l’itinerario de La Via della Bellezza, conconferenze-seminari, concerti-lezione, laboratori, avendo comedestinatari non solo il mondo ecclesiale ma anche quello laico, finoa raggiungere i cosiddetti lontani, tutti i cercatori di Dio.Un particolare sguardo è rivolto al mondo giovanile con appositiconcerti meditazione e speciali esperienze legate all’arte, pensateappositamente per loro. Il Pontificio Consiglio della Cultura invitaad impegnarsi a educare i giovani alla bellezza aiutandoli a plasma-re la loro sensibilità e il loro carattere per elevarli e condurli ad unareale maturità.Tante sono state e continuano ad essere le occasioni per vivere questaesperienza di evangelizzazione: incontri giovanili, rassegne artistico-musicali, pastorale carceraria, catechesi liturgiche, incontri diocesanidel clero, eventi ecclesiali nazionali. Un’esperienza che vede coinvoltiin maniera crescente giovani e meno giovani che desiderano collabo-rare al progetto. La costituzione di un coro composto da circa 40 gio-vani è uno dei segnali della positività della strada percorsa.

Arte e catechesi

Cosa ci impedisce, allora, di utilizzare l’arte nelle nostre catechesi? L’esperienza vissuta con Frammenti di Luce insieme a tante altreesperienze ecclesiali e artistiche è il segnale che anche nelle comu-nità parrocchiali più piccole è possibile mettere in atto un percorsoe un progetto di formazione e di catechesi basato sull’arte.Nonostante viviamo nell’epoca delle immagini che da ogni partebombardano i nostri sensi, non sempre sappiamo leggere il lorosignificato. Nelle scuole, se già esiste qualche lezione di arte o dimusica, spesso è ridotta ad una semplice enumerazione di nomi, diluoghi, di date.Quanto patrimonio artistico e musicale ci ha consegnato la Chiesa!Cosa sarebbe l’arte senza Cristo? Necessaria è la riscoperta dello stupore e del fascino. Il rischio diconsiderare tutto scontato è molto forte; anche il Vangelo correquesto rischio! Ecco allora la sfida: l’arte di fare catechesi con l’Arte!

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Alcune proposte molto concrete da poter mettere in campo:- utilizzazione di canti di evangelizzazione soprattutto per i bambi-ni e i ragazzi dell’Iniziazione cristiana;- riscoperta e valorizzare di affreschi, pitture e sculture nell’ambitodel territorio della propria parrocchia o diocesi, attraverso l’allesti-mento anche di qualche mostra;- ciclo di catechesi, specie nei tempi forti, in cui utilizzare pagine digrandi musicisti (un esempio: la Matthäus-Passion di J.S. Bach neltempo quaresimale);- parlare della creazione utilizzando il ciclo di mosaici di Monrealeinsieme all’ascolto guidato dell’oratorio La creazione (Die Schöpfung),di F.J. Haydn;- realizzazione di concerti meditazione o concerti spirituali in cuiimpegnare le competenze della propria comunità.

Sono solo alcune proposte; ma esprimono il desiderio e l’impegnonel trovare nuove strategie e nuovo slancio per narrare l’euanghelion,la Bella Notizia, Gesù:

Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi cheannunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, chedice a Sion: «Regna il tuo Dio».Senti? Le tue sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, poi-ché vedono con i loro occhi il ritorno del Signore in Sion. Prorompeteinsieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore haconsolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme. Il Signore hasnudato il suo santo braccio davanti a tutti i popoli; tutti i confinidella terra vedranno la salvezza del nostro Dio (Is 52,7-10).

Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello cheabbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e chele nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si mani-festò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annun-ciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -,quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi,perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunioneè con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scrivia-mo, perché la nostra gioia sia piena (1 Gv 1,1-4).

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CURIA METROPOLITANA

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

CONSIGLIO DIOCESANI

Consiglio Presbiterale Diocesano

Verbale della riunione del 22 ottobre 2009

Il giorno 22 ottobre 2009, alle ore 9,30 presso il salone della Casadel clero in Bari, si è riunito il Consiglio Presbiterale diocesano,convocato e presieduto dall’Arcivescovo Mons. Francesco Cacucci.Sono presenti: il pro-vicario mons. Vito Angiuli e i vicari episcopa-li: don Ubaldo Aruanno, mons. Vito Bitetto, mons. FrancescoColucci, mons. Domenico Falco, mons. Angelo Latrofa.Sono assenti: don Vito Carone, don Angelo Cassano, don LucianoCassano, don Enrico D’Abbicco, don Domenico Fornarelli, donVito Piccinonna, don Francesco Savino, don Gaetano Coviello, donVito Marziliano, don Nicola Colatorti, don Marino Decaro, donVittorio Borracci, don Domenico Lieggi, don Vito Rescina, donNicola Di Bari, p. Leonardo Di Pinto O.F.M., p. Mauro PaternosterC.S.S., p. Piergiorgio Taneburgo O.F.M. Cap., p. Francesco NeriO.F.M. Cap., p. Rosario Scognamiglio O.P.

All’ordine del giorno:

1. Celebrazione dell’anno sacerdotale: riflessione e proposte (intro-duce don Giacomo Fazio)2. Normativa dei matrimoni misti (comunicazione di don AngeloRomita)3. Varie ed eventuali

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Dopo la preghiera dell’Ora Media, l’Arcivescovo comunica lo statodi salute di alcuni presbiteri e ricorda p. Giulio Doronzo O.F.M.Cap. e don Lorenzo Ekwe, tornati alla casa del Padre, sottolineandola loro esemplarità nella vita sacerdotale e la loro dedizione allaChiesa locale.Inoltre l’Arcivescovo presenta mons. Domenico Falco, nuovo mem-bro di diritto del Consiglio in quanto vicario episcopale per laLiturgia e comunica la nomina di p. Leonardo Di Pinto O.F.M.,nuovo vicario episcopale per la vita consacrata.L’Arcivescovo chiede il parere al Consiglio per l’incardinazione di p.Giuseppe Spano, religioso clarettiano, presente in diocesi da circasette anni e attualmente amministratore parrocchiale della parroc-chia S. Pio X in Bari. Dopo la testimonianza positiva di alcuni pre-sbiteri, il Consiglio esprime parere favorevole all’unanimità.

Si passa al primo punto all’o.d.g.: Celebrazione dell’anno sacerdotale:riflessione e proposte. Introduce don Giacomo Fazio, direttore delCDV e membro dell’Ufficio Presbiteri. Don Fazio presenta il temadell’anno sacerdotale Fedeltà a Cristo, fedeltà del sacerdote facendo rife-rimento ad alcune parti della lettera di indizione di Benedetto XVIdel 16 giugno 2009 sulla spiritualità, i consigli evangelici, la comu-nione presbiterale, la valorizzazione della corresponsabilità dei laicinella missione della Chiesa, l’imitazione di sacerdoti esemplari, laconstatazione di limiti e debolezze. Inoltre don Fazio presenta l’o-biettivo di questo anno sacerdotale voluto dal Papa in occasione del150° anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney: farpercepire sempre più l’importanza del ruolo e della missione delsacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea.Infine don Fazio presenta alcune proposte dell’Ufficio Presbiteriper vivere questo anno sacerdotale:- Programmare un corso di esercizi spirituali per i presbiteri o valo-rizzare uno dei corsi che si tengono presso l’Oasi Santa Maria diCassano Murge.- Disponibilità di un confessore presso la Casa del clero in Bari.Far conoscere e valorizzare la realtà delle comunità sacerdotali pre-senti in diocesi.- Realizzare il pellegrinaggio ad Ars programmato per la settimanadi formazione del clero in ottobre del prossimo anno.

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- Attualizzare le indicazioni della nota pastorale dell’Arcivescovo“Un solo altare, una sola mensa” come segno di comunione presbi-terale e pastorale.

Seguono i diversi interventi. Don Aruanno ricorda la realtà delgruppo dei familiari del clero che si incontra mensilmente e siimpegna a sostenere i sacerdoti con la preghiera e l’affetto e auspi-ca che altri familiari facciano parte di tale gruppo.Mons. D’Urso auspica che oltre a vivere l’anno sacerdotale in dio-cesi, ci si organizzi per partecipare alla conclusione a Roma a giu-gno del prossimo anno; inoltre invita a custodire la memoria disacerdoti esemplari come mons. De Palma.Mons. Falco propone di pubblicare una lettera dei presbiteri ai laicie di valorizzare i presbiteri della diocesi per la celebrazione di nove-ne o per momenti di preghiera e di catechesi.Alcuni (d. Lobalsamo, p. Bubbico, d. Romita, d. Mangialardi, d.Trentadue, d. Moro, d. Gramegna) sottolineano la necessità diincontri di fraternità informali e spontanei, l’importanza di aiutarei laici a riflettere sul dono e sul ministero sacerdotale, la valorizza-zione della confessione e della direzione spirituale.La riflessione prosegue sull’adorazione vocazionale diocesana chesi realizza da venticinque anni e che fu voluta e organizzata da donTonino Ladisa come esperienza forte di preghiera per la nascita e ilsostegno delle vocazioni. Tale adorazione è partecipata da tantilaici specialmente giovani, presbiteri, consacrati e consacrate manon vede il coinvolgimento di tutte le parrocchie.Don Domenico Castellano propone che, oltre a partecipare, si puòvalorizzare lo schema dell’adorazione vocazionale utilizzandolonelle adorazioni in parrocchia. Don Fazio sottolinea che lo spiritodell’adorazione vocazionale è rimasto lo stesso nonostante qualchemodifica nello schema proposto; quest’anno, in occasione del ven-ticinquesimo, ogni mese si inviteranno rispettivamente: i presbite-ri, i seminaristi di teologia, i consacrati e le consacrate, le famiglie, imalati.Mons. Colucci propone di valorizzare nella meditazione personale

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CONSIGLI DIOCESANI

e nei ritiri vicariali alcune riflessioni del card. Ballestrero sulla vitasacerdotale e sul curato d’Ars.Don Serio chiede che ci sia più attenzione e stima reciproca tra pre-sbiteri e che ciascuno “adotti” un confratello specialmente se in dif-ficoltà o non molto partecipe nel presbiterio o nei momenti dioce-sani e vicariali e lo sostenga con la preghiera, con l’amicizia, il con-siglio e l’aiuto fraterno.L’Arcivescovo accoglie le diverse riflessioni e proposte e indica chesi realizzino soprattutto a livello personale e vicariale in modo danon aumentare gli incontri diocesani o cadere nell’attivismo e nel-l’emotività di momenti particolari che non incidono nella vita e nelministero quotidiano del presbitero. Circa l’adorazione vocazionale mensile, l’Arcivescovo ribadisce cheè un’esperienza ecclesiale che deve coinvolgere tutti (come l’assem-blea diocesana di inizio anno pastorale e la messa crismale); nessu-na parrocchia, aggregazione laicale e presbitero può disattenderel’adorazione vocazionale che, se partecipata e vissuta, può aiutare lecomunità e le persone a non essere autosufficienti e autoreferen-ziali ma ad avere un respiro ecclesiale diocesano.Anche in occasione delle visite pastorali, l’Arcivescovo, incontrandoi laici, ascolta il loro bisogno di diocesanità che va sempre incre-mentato.

Don Angelo Romita presenta una bozza di indicazioni pastorali suimatrimoni misti (cattolico-ortodossi, cattolico-evangelici, islamo-cattolici) preparato dall’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e ildialogo interreligioso e l’Ufficio di cancelleria.Vista la delicatezza e la complessità del tema, si propone di elabo-rare meglio tale bozza e di attendere una pubblicazione in materiada parte della CEI.Infine don Vito Cicoria, presbitero fidei donum in Sidamo (Etiopia)aggiorna il Consiglio sulla sua esperienza in missione e sulla realtàin cui egli vive, chiedendo il sostegno nella preghiera, la vicinanzadel presbiterio e della diocesi e invitando i confratelli a visitare e atrascorrere un periodo nella sua missione.La riunione si conclude alle 12.45 con la preghiera dell’Angelus.

sac. Antonio Serio, segretario

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Il giorno 29 gennaio 2010, alle ore 9,30 presso il salone della Casadel Clero in Bari, si è riunito il Consiglio Presbiterale diocesano,convocato e presieduto dall’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci.Sono presenti: il Vicario generale mons. Domenico Ciavarella, ilPro-Vicario mons. Vito Angiuli e i vicari episcopali: don CandeloroAngelillo, don Ubaldo Aruanno, mons. Vito Bitetto, mons.Francesco Colucci, mons. Domenico Falco, mons. Angelo Latrofa,P. Leonardo Di Pinto, O.F.M.Sono assenti: don Angelo Cassano, don Luciano Cassano, donDomenico Castellano, don Domenico Fornarelli, don FrancescoGramegna, don Gaetano Coviello, don Nicola Colatorti, donDomenico Lieggi, don Carlo Lattarulo, p. Mauro Paternoster,C.S.S., p. Rosario Scogliamiglio O.P.

All’ordine del giorno:

1. La riflessione e la formazione all’impegno sociale e politico nellacatechesi e nella pastorale ordinaria (introduce il dott. VitoMicunco).

2. Varie ed eventuali.

Dopo la preghiera dell’Ora Media, l’Arcivescovo comunica che si va

Consiglio Presbiterale Diocesano

Verbale della riunione del 29 gennaio 2010

CONSIGLIO DIOCESANI

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

definendo il programma di preparazione al Convegno regionale sullaicato che si terrà dal 28 aprile al 1° maggio 2011; sarà inviata lalettera di indizione da parte della Conferenza Episcopale Puglieseda presentare alle comunità la prima Domenica di Quaresima a cuiseguiranno tre tappe: la prima di sensibilizzazione (Quaresima-Pentecoste 2010), la seconda di approfondimento con tre incontria livello regionale (settembre-ottobre 2010), la terza di preparazio-ne a livello diocesano. Quest’anno la Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali(CDAL) ha organizzato, in vista del Convegno regionale, quattroassemblee diocesane invitando i responsabili nazionali di alcuneassociazioni e movimenti (Azione Cattolica, Comunione eLiberazione, Focolarini, Rinnovamento nello Spirito). L’Arcivesco-vo sottolinea il prezioso impegno dell’Ufficio Laicato e della CDALnella crescita della conoscenza reciproca, della comunione ecclesia-le e della collaborazione delle diverse aggregazioni laicali.L’Arcivescovo comunica lo stato di salute di alcuni presbiteri e invi-ta a sostenerli con la preghiera e a visitarli. Inoltre presenta i nuovimembri del Consiglio che subentrano a confratelli deceduti, impos-sibilitati o trasferiti: p. Santo Pagnotta O.P., don Giuseppe Bozzi,don Francesco Paolo Sangirardi, don Carlo Lattarulo, don NicolaBoccuzzi, p. Luigi Gaetani O.C.D.

Il Vicario Generale, mons. Domenico Ciavarella, e il Direttoredell’Ufficio Missionario, don Andrea Favale, comunicano l’espe-rienza vissuta in Etiopia dal 29 dicembre 2009 al 12 gennaio 2010.Sono andati per incontrare i nostri missionari “fidei donum” donLeonardo D’Alessandro e don Vito Cicoria e per condividere frater-namente per alcuni giorni la loro vita e il loro ministero. Nella mis-sione di Soddu Abala, nel vicariato di Awasa, in cui opera donLeonardo, sono state ripristinate le attività avviate da don FrancoRicci: servizio pastorale costante e proficuo nelle diverse cappelledislocate nel territorio; attività scolastica ben consolidata e corsi dialfabetizzazione nei luoghi utilizzati a cappelle; prevista, a breve,una comunità di religiose per riaprire l’infermeria e i corsi di cucito.

Nella missione di Neghelli, nel Vicariato di Meki, opera don VitoCicoria: è in costruzione la nuova chiesa parrocchiale; si celebra

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CONSIGLI DIOCESANI

quotidianamente l’Eucaristia; è presente una comunità di religiosecon scuola per infanzia e collaborazione missionaria. Entrambi inostri missionari curano le traduzioni dei testi della Sacra Scritturain lingua locale e don Leonardo è un membro della CommissioneLiturgica Nazionale. In Etiopia prevale la religione cristiana (orto-dossa copta 51%, fortemente presente con le proprie tradizioni;protestante 11%; quella cattolica è una minoranza); la religione isla-mica (33%) è in costante crescita. La vita che si conduce è moltosemplice e affrontata con dignità in ogni condizione: ci si dedicaalla pastorizia e più recentemente alla coltivazione dei campi.

Mons. Ciavarella e don Andrea hanno respirato un gran clima diaccoglienza e serenità dappertutto, sia con la gente sia con le comu-nità di religiose, missionari, volontari presenti nel territorio.Edificanti sono stati alcuni incontri con i Vescovi locali per unampio respiro ecclesiale; con la comunità di Gosa, presso la quale èstato per circa nove anni don Leonardo; con i missionari “fideidonum” di Mantova, presenti a Gighessa, con i quali don Vito hacollaborato e continua a condividere l’impegno missionario; con p.Angelo, frate cappuccino, da circa trent’anni in Etiopia, il quale hacomunicato la sua ricca esperienza innestata nelle radici storiche,culturali, religiose dell’Etiopia. Si potrebbe dire che in Etiopia sisperimenta “un’eterna primavera” non solo dal punto di vista cli-matico, ma soprattutto nel contatto umano gioioso e fraterno, col-mato dalla fede profonda, spontanea e sincera delle persone chehanno incontrato.

Si passa al primo punto dell’o.d.g. Il dott. Vito Micunco, Direttoredell’Ufficio Mondo Sociale e del Lavoro, introduce il tema: “Lariflessione e la formazione all’impegno sociale e politico nella cate-chesi e nella pastorale ordinaria”.Micunco presenta un fondamento biblico circa l’attenzione dei cre-denti alla vita sociale e politica facendo riferimento al Pentateuco, aiVangeli (parabola del samaritano, opere di misericordia corporale),agli Atti degli Apostoli. Si fa riferimento ai cristiani dei primi secolicon la Lettera a Diogneto, all’insegnamento dei Padri, all’impegno

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delle congregazioni religiose e al grande fermento laicale dell’Ot-tocento. L’insegnamento conciliare della “Gaudium et Spes” è unapietra miliare nel definire la presenza della Chiesa e l’impegno deicristiani nel mondo al servizio del Regno di Dio. Anche il Magisterosociale della Chiesa dalla “Rerum novarum” alla “Caritas in verita-te” è e deve essere sempre più il riferimento costante per la rifles-sione e l’impegno dei cristiani nella vita sociale e politica.Micunco evidenzia l’indole secolare propria dei laici in forza delBattesimo e la vocazione alla santità nella vita e nella testimonian-za nel mondo e quindi nella vita familiare, sociale, professionale epolitica. Spesso l’impegno nella vita sociale e politica è legato alladisponibilità e alla sensibilità del singolo e non è espressione dellacomunità cristiana. Sta venendo a mancare una presenza visibile eun impegno concreto dei cattolici nella vita sociale e soprattuttopolitica e anche le aggregazioni laicali non sono sempre incisivenella formazione delle coscienze per una testimonianza credibilenella vita personale e comunitaria.In forza dell’unità della persona e della sua formazione globale,anche la pastorale mistagogica deve aiutare i singoli e le comunità,a partire dalla catechesi ordinaria e collaborando con le istituzionie gli altri soggetti presenti sul territorio, ad essere soggetto didiscernimento e di animazione culturale finalizzata anche a pro-muovere e a consolidare nella società civile valori condivisi su cuipossa svolgersi una necessaria ma costruttiva dialettica politica perla crescita della stessa società.Nella nostra diocesi non mancano esperienze di formazione comele scuole all’impegno sociale e politico o l’attenzione ai temi socialiattraverso conferenze e dibattiti. Anche il Sinodo Diocesano si èespresso su questi temi (cfr. Libro del Sinodo in particolare nn. 290-314) e il Consiglio Pastorale Diocesano diverse volte ha riflettutosulla missione della Chiesa e sull’impegno dei laici nella società.

Seguono gli interventi. Don Trentadue afferma che tutti devonopreoccuparsi del bene comune e dei temi sociali per aiutare le per-sone a responsabilizzarsi e a non delegare.Don Carone afferma la necessaria distinzione tra sociale e politicoe invita a riflettere sui forti condizionamenti delle multinazionalisul sistema finanziario ed economico mondiale e nazionale.

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CONSIGLI DIOCESANI

Padre Bova evidenzia che si sta perdendo l’identità dei laici cattoli-ci nella vita sociale e politica, per cui è necessario essere presentiattivamente nella formazione e nel mondo della cultura a partiredall’Università.Don Sangirardi evidenzia come sia necessario che i laici stessi (enon solo il magistero) si esprimano e prendano posizione riguardoalla dignità della vita, della persona umana, del matrimonio e dellafamiglia, alla legalità e al bene comune. Si propone di valorizzaregli osservatori per leggere meglio le risorse, i problemi, gli interven-ti sul territorio.Altri (don Marziliano, don Romita, don De Robertis, don Borracci)sottolineano che come pastori alla guida di comunità, siamo chia-mati a formare e accompagnare i laici nella vita sociale e politica siaper una loro testimonianza cristiana sia per un impegno diretto. Laformazione permanente del clero deve riguardare anche i temisociali, per cui è necessario conoscere e studiare la dottrina socialedella Chiesa e valorizzare anche gli interventi più recenti e l’encicli-ca Caritas in veritate di Benedetto XVI. Il laboratorio pastorale diottobre potrebbe riguardare questi temi ma è opportuno che siapartecipato da presbiteri, diaconi e laici insieme.Don Lanzolla e don Mario Castellano sottolineano la necessità chei temi sociali e politici entrino nella pastorale e nella catechesi ordi-naria e che si vigili affinché la pietà popolare non sia legata o con-dizionata da interessi estranei alla dimensione di fede.Don Piccinonna afferma che da parte dei presbiteri si deve averemaggior stima per la vocazione secolare e la missione dei laici enon valorizzarli solo come operatori pastorali a volte in modostrumentale e dipendente, mortificando la loro dignità e respon-sabilità.Mons. Latrofa richiama alcune indicazioni del Convegno di Veronasul tema della cittadinanza.Don Savino evidenzia la complessità del tema in discussione e deglieventi storici e politici e presenta una riflessione su tre livelli:1) Impostare una pastorale integrata e globale secondo l’insegna-mento conciliare della Lumen Gentium e Gaudium et Spes, evitando la

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frattura tra fede e vita. La scelta della mistagogia deve aiutare lacomunità cristiana in questa sintesi e testimonianza nella vita;2) Curare il discernimento comunitario per valorizzare carismi epersone che si impegnino attivamente nel sociale e nella politica,saper leggere il territorio locale e diocesano alla luce della dottrinasociale della Chiesa (circa il bene comune, la destinazione universa-le dei beni, la sussidiarietà);3) Accompagnare le persone impegnate in politica nel rispetto dellaloro autonomia.Mons. Angiuli evidenzia come il Concilio e il postconcilio hannoorientato la Chiesa ad un lavoro di elaborazione e di sintesi su que-sti punti: soggettività della comunità cristiana, prassi pastorale,impegno e testimonianza nella vita sociale e politica.Mons. D’Urso sottolinea la necessità di lavorare in rete su questitemi per aiutare le persone a crescere nel rispetto dell’etica e dellalegalità e a ricentrare il dibattito politico sui reali bisogni e proble-mi delle persone e della comunità civile.

L’Arcivescovo ringrazia per la profondità dei numerosi interventi edevidenzia la difficoltà anche da parte dei presbiteri ad aiutare lacomunità a leggere la realtà e a fare discernimento a livello di con-tenuti e di metodi pastorali. Nelle parrocchie spesso manca la “let-tura politica” del territorio e si rischia di cadere in luoghi comuniquando si riflette sulla vita sociale e politica, questo lo confermanole visite pastorali. L’incontro comunitario settimanale non deve essere solo preparazionealla liturgia domenicale, ma anche esperienza di discernimentosulla vita e il cammino della comunità che incarna il Vangelo nellastoria. Basti ricordare la testimonianza di tanti laici cattolici impe-gnati nella politica, come Aldo Moro, che è si è formato anche nellaFUCI di Bari.L’Ufficio Mondo Sociale e del Lavoro ha il compito di accompa-gnare le parrocchie nella lettura del territorio e della storia incar-nando e testimoniando il Vangelo. Non basta fermarsi all’analisidella situazione, è necessario trovare un metodo pastorale cheformi le coscienze laicali a scelte autonome e responsabili nell’im-pegno e nella testimonianza nella vita sociale e politica. Oltre afavorire l’attiva partecipazione ad iniziative e incontri che già si rea-

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CONSIGLI DIOCESANI

lizzano in diocesi su questi temi, si può pensare ad un laboratoriopastorale di formazione su temi sociali specifici per tutti cioè pre-sbiteri, diaconi e laici insieme.La riunione si conclude alle ore 12.50 con la preghiera dell’Angeluse la preghiera per le vocazioni in occasione della imminenteGiornata del Seminario.

Il segretariosac. Antonio Serio

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

CONSIGLI DIOCESANI

Consiglio Pastorale Diocesano

Verbale della riunione del 19 gennaio 2010

Alle ore 19.00 del 19 gennaio 2010, presso la casa del Clero, si riuni-sce il Consiglio Pastorale diocesano convocato da S.Ecc.l’Arcivescovo. Sono presenti nr. 53 consiglieri; nr. 3 assenti risulta-no giustificati.Introduce l’odg la segretaria Annalisa Caputo, che dà subito laparola a p. Leonardo Di Taranto, direttore dell’Ufficio diocesanoper la pastorale della salute, per una presentazione del lavoro finqui svolto dall’Ufficio stesso.La relazione, allegata agli atti, si articola in più punti, riguardanti lanascita dell’Ufficio (a lui affidata nel 1985 dal p. MarianoMagrassi), uno sguardo al presente e prospettive per il prosieguodel cammino.Avvia la discussione mons. Vito Angiuli, che ringrazia per la rela-zione, che ha evidenziato con efficacia l’ambito della pastorale dellasalute e per tutto il lavoro svolto. Sottolinea tre punti: la formazio-ne, la presenza nelle strutture ospedaliere e l’attività pastorale nelleparrocchie:a) Riguardo alla formazione e in particolare al citato ‘Biennio di

etica e umanizzazione’ da parte del relatore, propone che l’ISSRsi affianchi ad esso (ma anche i diversi uffici della curia) e chel’ISSR stesso colleghi tutte le esperienze formative. Questo per-

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ché è compito proprio dell’Istituto non tanto e non solo fare teo-logia, ma anche e soprattutto accompagnare i bisogni formatividel territorio. Si dovrebbe creare un polo formativo unitario.

b) La presenza come cappellania nelle strutture ospedaliere è lostrumento che mette in relazione la Chiesa e il mondo.

c) E infine, le parrocchie. Bisognerebbe dare molta più importanzaa questo ambito (pastorale della salute), collegandolo alla pre-ghiera e ai sacramenti. I catechisti dovrebbero formare i ragazzianche a fare azioni di carità.

M. Luisa Logiacco ricorda che nella convenzione tra ConferenzaEpiscopale Pugliese e Regione Puglia si parla anche di pastoraleinterreligiosa e questo potrebbe essere interessante. Riguardo allabioetica, le persone sono a volte sbandate e il ruolo della pastoraledella salute dovrebbe anche essere quello di orientare in questosenso. Manca poi, in Puglia, spesso, l’attenzione agli ammalati soli. Interviene Chiara Trotta che riscontra, nella sua attività di medico,la mancanza di umanizzazione. Il Policlinico, ad es., è un’aziendadove si parla solo di costi e di efficienza. L’umanizzazione è resapossibile dagli operatori, attesi sempre con trepidazione dagliammalati. In questo, il lavoro svolto dalla Cappellania, a suo avvi-so, è stato ed è fondamentale.Per mons. Angelo Latrofa, è necessario promuovere sempre più ilvolontariato sanitario, che risulta ancora insufficiente, nonostanteil gruppo dei volontari di Bethesda.Pino Castoro ricorda che il problema riguarda tutti, perché ognunodi noi fa esperienza, nella propria famiglia, di ammalati e di anzia-ni non autosufficienti. Ma ci vuole un salto di qualità nell’impegno.Annalisa Caputo riporta il dibattito sul ruolo pastorale dei malati edei sofferenti. Il malato deve essere considerato non come oggetto,ma come risorsa. Ma tutti i settori della pastorale dovrebbero averea cuore questo problema o meglio questo obiettivo.Interviene l’Arcivescovo che comunica che lui stesso ha voluto,dopo 25 anni dall’istituzione dell’Ufficio, che si parlasse di questoargomento e dà atto a p. Leonardo per la conduzione di questo uffi-cio. È stato un cammino preziosissimo!È necessario, però, ora “sistematizzare” meglio l’attività. Questonon è compito del CPD, che però può dare degli orientamenti.Secondo l’Arcivescovo, il primo compito dell’Ufficio dovrebbe ora

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essere quello di fare un censimento di tutte le iniziative, associazio-ni, proposte già presenti sul territorio e trovare il modo di fare uncoordinamento. Per esempio, le case di cura private... non sonoospedali anche quelli? Eppure spesso mancano della presenza delsacerdote. Quindi, anche i sacerdoti devono maturare in questosenso.

La pastorale della salute – continua il vescovo – non deve essere soloospedalizzata (e la scelta di visitare gli ammalati va in questosenso). Ora forse sarebbe il caso di “stoppare” le iniziative, andandoavanti in quest’orientamento pastorale. L’atto di carità deve essere fon-damentale nell’azione catechistica, iniziando già con le visite agliammalati da parte dei bambini. La pastorale della salute è una real-tà che non va clericalizzata. È, dunque, una realtà che va vissutadalle associazioni e dalle parrocchie, però con l’attenzione a viverele diverse esperienze in una dimensione di unità. A mo’ di esempio,l’Arcivescovo cita il libro di Annalisa Caputo, appena pubblicato,sulla pastorale del Centro Volontari della sofferenza, libro di cuil’Arcivescovo stesso ha curato l’introduzione, e che ritiene unosplendido esempio di scelta mistagogica, che ha per ‘soggetto’ i di-sabili stessi.

La replica di p. Leonardo, che ringrazia delle sollecitazioni ricevute:- La sanità non si vive solo negli ospedali.- A M. Luisa Logiacco p. Leonardo risponde parlando della questio-

ne ecumenica, sottolineando come i volontari e gli operatori sianoeducati al confronto e al dialogo.

- Nelle parrocchie deve essere promosso il volontariato. Non volon-tarismo, che dura solo qualche mese, ma quello formativo e dura-turo. Il volontariato dobbiamo promuoverlo tutti.

Alle 21.00 il CPD si chiude.

Per la segreteriaLucy Scattarelli

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CONSIGLI DIOCESANI

Allegato

Il cammino dell’Ufficio per la pastorale della salute all’insegna della ricerca e della creatività

1985/2010:venticinque anni a servizio della Chiesa locale

Introduzione: due indicazioni preziose in un contesto creativo

È ancora molto vivo nella memoria il ricordo dell’incontro conmons. M. Magrassi, arcivescovo della nostra chiesa locale diBari/Bitonto, avvenuto nella tarda mattinata di un giorno ferialedella seconda metà di settembre del 1985. Senza fronzoli e conestrema immediatezza, il pastore mi diceva: «Ho pensato di affi-darti la responsabilità della pastorale sanitaria diocesana, poiché damolti anni sei impegnato in questo campo». Dinanzi alla mia per-plessità di inadeguatezza al compito, congedandomi paternamenteaggiungeva: «Fai quello che puoi e scegliti collaboratori validi».È ancora più nitido il ricordo dell’incontro con mons. FrancescoCacucci, attuale pastore della nostra arcidiocesi, presso l’Oasi S.Maria di Cassano Murge (Ba), in occasione di un raduno dei diret-tori degli Uffici diocesani nella prima metà di settembre del 2005.Durante il pranzo, alla mia comunicazione del traguardo dei ventianni di vita dell’organismo pastorale da me diretto, il vescovo midiceva: «Allora quest’anno termina la fase pionieristica dell’Ufficio:ora la pastorale della salute deve diventare una dimensione dellapastorale ordinaria di ogni comunità».Ho voluto ricordare queste indicazioni dei due nostri pastori, chehanno contribuito in modo particolare alla vita dell’Ufficio, perchéservono a collocare la sua nascita e il suo sviluppo nel suo contestopiù vero e a indicare la strada migliore su cui proseguire il nostrocammino di servizio alla Chiesa diocesana. Quando veniva istituito l’Ufficio nella nostra arcidiocesi era giàstata pubblicata la lettera apostolica Salvifici doloris sul senso cri-

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1 Cfr G. Ghilardi, La Consulta Nazionale per la Pastorale Sanitaria, in “Insieme per servire”,rivista dell’Associazione Italiana di Pastorale Sanitaria, anno X, n. 1, gennaio-marzo 1996,Atti del Convegno nazionale AIPaS “Tre volti della speranza: riflessione, collaborazione,progettualità”, Collevalenza (Pg), 9-13 ottobre 1995, pp. 55-62; L. N. Di Taranto, La Chiesanel mondo della sanità che cambia, Camilliane, Torino 2002, pp. 11-19.2 Cfr L. Di Taranto, A.N.C.R.O. Un’associazione nuova per un servizio antico, in “Insieme perservire”, cit., anno I, n. 1 giugno 1987, pp. 3-12.3 Il card. Carlo Maria Martini , arcivescovo di Milano, costituiva l’Ufficio diocesano per lapastorale della salute nel marzo del 1983: cfr S. Pintor, Fragilità e Vangelo 1979-2009: unbilancio, in Il Regno Attualità, 20/2009, p. 677.

stiano della sofferenza umana di Giovanni Paolo II (11 febbraio1984) e con il motu proprio Dolentium hominum era appena natol’organismo che oggi viene chiamato Pontificio Consiglio per glioperatori sanitari o per la pastorale della salute (11 febbraio 1985). In Italia, dagli anni ‘60 era attiva la Consulta nazionale per la pasto-rale della Sanità con riunioni periodiche e con l’organizzazione diconvegni nazionali nel decennio degli anni ‘70-80, che molti annidopo (settembre 1996) faranno maturare la nascita dell’Ufficionazionale, con un direttore ed una sede a Roma, presso la CEI1.Negli stessi anni (1984-85) erano iniziati i primi approcci di colla-borazione tra i quattro ordini religiosi impegnati nell’ambito sani-tario-ospedaliero (Camilliani, Frati Minori Cappuccini, Fatebe-nefratelli, Frati Minori), che nel novembre 1986 sarebbero conflui-ti nella nascita di un’associazione che oggi si chiama AssociazioneItaliana di Pastorale Sanitaria (A.I.Pa.S.)2. Nell’anno successivo(1987) iniziava la sua attività accademica l’Istituto Internazionaledi Teologia Pastorale Sanitaria “Camillianum” di Roma, affiliatoalla Pontificia Facoltà Teologica “Teresianum”, che rilascia i titoliaccademici della licenza e del dottorato in questa disciplina. Negli anni ‘80 poche erano le Consulte diocesane per la pastoraledella salute, già costituite ed operanti3. L’attività pastorale verso imalati ed i disabili era svolta dalla Caritas: nella nostra Chiesa loca-le, dopo la celebrazione del concilio Vaticano II, essa era stata rea-lizzata attraverso le iniziative benemerite di mons. Giuseppe Natalee, soprattutto, di don Vito Diana.

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CONSIGLI DIOCESANI

4 I Bollettini diocesani di quegli anni riportano le iniziative pastorali principali realizzatein quel periodo. 5 Cfr Lettera dell’arcivescovo, mons. Mariano Magrassi, a p. Nunzio Leonardo Di Tarantoper la nomina a responsabile della pastorale sanitaria per l’arcidiocesi di Bari (prot. n.20/86 del 26 maggio 1986). Tra l’altro, l’arcivescovo scriveva: «Il lavoro è grande, perché lasofferenza rende gli uomini più vicini a Dio, più simili a Gesù e più distaccati dal mondo.La morale sanitaria ti farà incontrare tutte le classi sociali, e in diverse circostanze. Conprofonda bontà disponi tutti al sorriso della grazia umana e divina, e continua in Diocesiquel lavoro che hai già fatto con i Cappellani del tuo Ordine» (in “Archivio dell’Ufficiodiocesano per la pastorale della salute”, Primo faldone 1986/87).

A tal riguardo è doveroso ricordare non solo i frequenti viaggi coni malati a Lourdes, organizzati dall’UNITALSI, ma anche laGiornata diocesana annuale del malato collocata all’interno deifesteggiamenti di san Nicola nel mese di maggio, la promozione delvolontariato sociosanitario in collaborazione con l’OARI, i primitentativi di costituzione di una Consulta, le prime iniziative di for-mazione degli operatori pastorali, la premura particolare espressaverso i malati in occasione della visita del papa a Bari nel febbraio1984, sia con un posto speciale durante le celebrazioni liturgicheche con la sosta dell’illustre pastore presso il Policlinico Consor-ziale della città4. La proposta di don Vito Diana, fatta a mons. Mariano Magrassi, diistituire un Ufficio per la pastorale della sofferenza o dei malati,come si chiamava in quegli anni, va considerata realmente un’in-tuizione profetica e va ascritta a merito dell’uno e dell’altro5.

Senza un modello: all’insegna della ricerca e della creatività

I primi passi del nuovo Ufficio sono stati sempre sostenuti dallabuona volontà, dal senso pratico delle persone, dalle intuizioni chesono sorte di volta in volta: non poteva essere altrimenti. Non aven-do un modello di riferimento e mancando ancora gli orientamentipastorali del magistero ecclesiale, tutto si è realizzato all’insegnadella ricerca e della creatività, accompagnate dalla preghiera, dalladisponibilità al soffio dello Spirito Santo, dal confronto con glialtri Uffici ben consolidati dalla prassi, dalle prime iniziative comu-ni prese con loro. Alcuni elementi, che hanno caratterizzato il lavo-

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ro di tutto il percorso compiuto in questo tempo, sono stati iseguenti: * L’entusiasmo e la curiosità nel gettare ponti di conoscenza e di amicizia dipersone qualificate nel settore: a questo proposito non va sottaciuto l’e-vento provvidenziale dell’incontro con alcuni padri camilliani, spe-cializzati nel settore della pastorale sanitaria, che hanno offerto sindall’inizio un grande contributo alla realizzazione della formazionedegli operatori pastorali in diocesi. * L’impegno di presenza attiva nella vita della Chiesa locale, specialmentenei momenti importanti e fondamentali della comunità diocesana, delle par-rocchie e delle associazioni di e per i malati: tale presenza è servita a farconoscere l’esistenza di un organismo giovane e le persone incari-cate a farlo crescere. * La scelta della politica dei piccoli passi nella programmazione e nella pro-gettualità: la saggezza permetteva di proporre e realizzare quelle ini-ziative concrete proporzionate alle forze umane e ai mezzi disponi-bili. * L’orizzonte operativo dell’Ufficio del respirare a due polmoni: il coinvol-gimento nelle iniziative della Consulta regionale e in quelle di respi-ro nazionale, che ha permesso di camminare insieme alle altreChiese diocesane e alla Chiesa italiana. * La riflessione comunitaria sulle esperienze pastorali realizzate e la conse-guente verifica: questo atteggiamento ha permesso di esaminare glieventuali sbagli commessi e di guardare con speranza al futuroimmediato.

Nell’orizzonte di queste linee costanti del cammino del nostroUfficio, possiamo dare un triplice sguardo: lo sguardo al passato per-metterà di focalizzare i percorsi principali realizzati in questi 25anni; lo sguardo al presente servirà per offrire una fotografia dell’i-dentità attuale dello stesso Ufficio nella sua organizzazione opera-tiva; lo sguardo al futuro prossimo aiuterà ad individuare le problema-tiche e gli impegni che attendono i responsabili di questa areapastorale nell’animazione delle comunità cristiane della nostraChiesa locale.

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CONSIGLI DIOCESANI

Uno sguardo al passato: i sentieri principali della ricerca creativa

Guardare al passato significa conservare la memoria di una vita vissutae di valori realizzati che possono risultare utili a chi raccoglie il testimo-ne. Guardare al passato inoltre significa ricordare i principi ispirativi chehanno permesso di svolgere un servizio prezioso alla Chiesa diocesana. In questo orizzonte, presento i cinque principali sentieri percorsidall’Ufficio in questi 25 anni:

1. Formazione iniziale e permanente degli operatori pastorali

Il nostro Ufficio ha creduto subito all’importanza e alla necessitàdella qualificazione professionale iniziale e permanente degli ope-ratori pastorali. Non a caso appena nominato direttore, il sotto-scritto ha sentito il bisogno di frequentare a Verona, presso ilCentro Camilliano di Pastorale, un mese intensivo di EducazionePastorale Clinica (Education Clinical Pastoral: ECP) nel settembre1986: questa opportunità formativa è risultata provvidenziale efondamentale. Le reali ricadute si sono rese visibili nell’impostazio-ne dell’organizzazione generale del lavoro dell’Ufficio, nella meto-dologia usata nella programmazione annuale, nelle tappe concretedella realizzazione dei progetti individuati.L’azione formativa della comunità diocesana si è concretizzata nellostudio della Salvifici doloris con un corso triennale (1988-1991), le cuilezioni furono affidate a docenti del luogo, e con un sorprendentenumero di partecipanti (oltre 300!). Negli stessi anni o in quelli imme-diatamente successivi furono organizzati un corso di bioetica (novem-bre - dicembre 1988) destinato principalmente agli studenti delle Scuoledegli allievi infermieri professionali (1989), un corso di Relazione diaiuto di primo, secondo e terzo livello (1988-91) sotto la guida del prof.A. Brusco, un corso sull’Animazione di gruppo, altri numerosi incontricon i consigli vicariali per illustrare le iniziative culturali dell’Ufficio. Nei primi anni ’90 l’Ufficio ha preparato corsi specifici su“Evangelizzazione e testimonianza della carità nel tempo della sof-ferenza”, “I sacramenti del tempo della malattia”, “La famiglia neltempo della sofferenza”. Contemporaneamente prendevano l’avviogli incontri annuali destinati ai ministri straordinari della SantaComunione, come formazione permanente ed in preparazione alla

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Giornata mondiale del malato: è risultata una iniziativa molto par-tecipata dai destinatari, che tuttora conserva l’obiettivo di appro-fondire il tema della stessa Giornata, di suggerire un ventaglio diiniziative di animazione dell’avvenimento, di distribuire il materia-le per la propria comunità di appartenenza. Alla formazione inizia-le dei nuovi ministri straordinari l’Ufficio ha sempre offerto il pro-prio contributo nei corsi organizzati dalle parrocchie o dalle vicarie,con interventi su specifici argomenti di settore. Da alcuni anni vengono organizzati i convegni diocesani di pasto-rale sanitaria: ne abbiamo celebrati già tre. Servono a prendere inesame una tematica specifica di attualità del mondo della salute. Diquesta attività formativa si sono redatti i relativi Atti, messi a dis-posizione delle persone interessate e conservati nell’archivio dioce-sano dell’Ufficio: resta un materiale importante, che potrà semprerisultare utile per la consultazione e per lo studio. Nel 1996, dopo un anno di incontri e di riflessione con la Consulta,è maturato il progetto della Scuola di pastorale sanitaria, che proprioquest’anno ha raggiunto il traguardo dei quattordici anni di vita e diattività a favore della comunità diocesana. È sostenuta dalla collabo-razione con il Camillianum di Roma, che ha assicurato il contributodei suoi docenti più qualificati, e dall’ospitalità della comunità deiFrati Cappuccini di S. Fara. Questa Scuola, che ha assunto nel corsodegli anni il nome di “Biennio di etica e umanizzazione”, ha offertoanche al personale sanitario (medici ed infermieri) l’opportunità diuna formazione negli ambiti dell’etica e dell’umanizzazione, cosìnecessarie per migliorare il servizio sanitario ed i luoghi di cura.Questa scelta della formazione continua ancora oggi, perché la for-mazione permanente, insieme all’aiuto dello Spirito, è il primo pre-supposto per un servizio efficace e fecondo della comunità eccle-siale all’uomo e alla comunità di oggi.

2. Costituzione degli organismi di comunione e di partecipazione

Seguendo il consiglio dell’amato pastore, mons. Mariano Magrassi,il secondo sentiero percorso dall’Ufficio è stato quello di cercare

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CONSIGLI DIOCESANI

6 Consulta nazionale CEI per la pastorale della sanità, Nota pastorale La pastorale della salu-te nella Chiesa italiana. Note di pastorale sanitaria, Roma 30 marzo 1989, n. 65. In seguito:PSCI.

collaboratori e di creare le strutture della pastorale della salute,indicate dalla Nota CEI del 1989, che «sono a servizio degli opera-tori pastorali, delle associazioni e delle istituzioni, quale strumentodi comunione e di animazione per il perseguimento delle comunifinalità pastorali nel mondo della salute»6.Per questo la costituzione di una Consulta è stata prioritaria nellepreoccupazioni iniziali del direttore: cercando i responsabili delleassociazioni di e per i malati, invitando i cappellani delle istituzio-ni sanitarie, stimolando le suore ospedaliere, chiedendo ai vicarizonali i propri rappresentanti, lentamente si è formato un gruppodi collaboratori e di animatori che hanno condiviso i primi passidel cammino dell’Ufficio che man mano si è andato sempre più svi-luppando e consolidando. Per creare un senso di appartenenza deicomponenti e per approfondire insieme la conoscenza dell’ambitopastorale di propria competenza è risultata utile e vincente la stra-tegia di convocare una volta al mese la Consulta, i cui incontri, pre-ceduti da una lettera d’invito alla partecipazione e da un ordine spe-cifico del giorno, sono stati sempre caratterizzati dalla serietà edalla concretezza del lavoro comunitario. Tutte le riflessioni e leconseguenti decisioni comunitarie prese nelle riunioni mensilisono state raccolte dalla segretaria che ha redatto un verbale letto edistribuito ai partecipanti.L’attività annuale poi è stata fissata in un programma, compren-dente sia gli obiettivi che le iniziative principali per perseguirli: essoè stato sempre distribuito ai componenti della Consulta e, negliultimi anni, anche ai parroci. Mensilmente l’Ufficio ha sempreavuto il suo spazio fisso nel “Notiziario diocesano”, ove vengonofatte conoscere gli appuntamenti e le iniziative del mese.Alla conclusione di ogni anno pastorale si fa una verifica del cam-mino compiuto, dei ritardi sperimentati e delle relative cause, delleconquiste fatte e dell’impegno a guardare sempre in avanti, per l’an-no successivo. La relazione annuale scritta delle attività svolte è ser-vita a far conoscere quanto realizzato all’intera comunità diocesa-

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7 Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Salvifici doloris sul significato cristiano della soffe-renza umana, Roma 11 febbraio 1989, n. 29. In seguito SD.8 Conferenza Episcopale Italiana, Evangelizzazione e testimonianza della carità, Orientamentipastorali dell’Episcopato italiano per gli anni ’90, Roma 8 dicembre 1990, n. 48.9 PSCI, op. cit., n. 59.

na, attraverso la sua pubblicazione nel “Bollettino diocesano”. Vaanche riconosciuto che la nostra diocesi, all’occorrenza, attraversol’economo, non ha fatto mai mancare le risorse finanziare per rea-lizzare le attività culturali e formative dell’Ufficio.

3. Promozione del volontariato sanitario e pastorale

La Chiesa ha sempre manifestato la sua attenzione al volontariatosia con gli interventi magisteriali che con la promozione di specifi-che associazioni che assicurano il servizio concreto nel tempo dellasofferenza fisica, psicologica e spirituale. Grazie ai vari tipi divolontariato – ha affermato Giovanni Paolo II – «i fondamentalivalori morali, quali il valore dell’umana solidarietà, il valore dell’a-more cristiano del prossimo, formano il quadro della vita sociale edei rapporti interumani, combattendo su questo fronte le diverseforme dell’odio, della violenza, della crudeltà, del disprezzo perl’uomo, oppure della semplice ‘insensibilità’, cioè dell’indifferenzaverso il prossimo e le sue sofferenze»7.Da parte loro i vescovi italiani hanno affermato negli Orientamentipastorali dello scorso decennio che «l’esperienza sempre più diffusadel volontariato è un’ulteriore, forte testimonianza del serviziodelle nostre chiese in risposta alle diverse povertà e un segno dellavitalità etica e sociale del vangelo della carità»8. Guardando almondo ospedaliero la Consulta nazionale CEI per la pastorale dellasanità ha sottolineato che «oltre ad inserire più direttamente i cri-stiani nel contesto sociale, il volontariato svolge implicitamenteopera di preevangelizzazione e di evangelizzazione»9.Su questi fondamenti teologici ed ecclesiologici, l’Ufficio diocesano

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CONSIGLI DIOCESANI

si è impegnato in modo diretto nel mondo del volontariato perrispondere concretamente all’invito esplicito fatto dall’arcivescovo,mons. M. Magrassi, nel messaggio pasquale “Diamo vita alla vita –La realtà sanitaria in terra di Bari” (1991), che sollecitava la comu-nità ecclesiale a «promuovere e formare un volontariato che inter-venga sulla linea della gratuità come segno della Chiesa che serve inmezzo ai fratelli». Nel dicembre dello stesso anno nasceva l’associa-zione “Volontari di Bethesda”, che s’ispira ai principi cristiani e sipropone di operare all’interno delle strutture ospedaliere pubbli-che, offrendo il proprio contributo specifico per l’umanizzazionedel mondo della sanità, mettendo sempre al centro di ogni pro-gramma la persona inferma con i suoi bisogni fisici, psicologici espirituali e lavorando in sintonia col personale ospedaliero ma con-servando la specificità dei propri interventi. Essa è stata guidata per un decennio dallo stesso direttoredell’Ufficio come presidente, che in questo ruolo ha potuto inseri-re lo sviluppo dell’associazione all’interno del cammino dellaChiesa locale e si è sforzato di incarnare i valori della fede e dellacarità sia attraverso la formazione di base e permanente degli stessivolontari sia attraverso la presenza operativa nelle corsie accanto aimalati, ai loro familiari e agli operatori pastorali.Attualmente i “Volontari di Bethesda” raggiungono il numero dicirca 170 e sono presenti e operanti nelle tre grandi istituzioni sani-tarie del capoluogo pugliese (Policlinico-Consorziale-56 volontari,Giovanni XXIII-68 volontari e Di Venere-38), mantengono buonirapporti con gli operatori pastorali del servizio religioso e alcuni diessi sono cristiani praticanti o ministri straordinari della SantaComunione.Nella Consulta dell’Ufficio naturalmente confluiscono anche leesperienze di altre associazioni di volontariato cattolico, che hannomodo di confrontarsi e di arricchirsi periodicamente tra loro, dicoinvolgersi nel cammino pastorale della Chiesa diocesana, didiventare ponti di comunione con i vari ambienti parrocchiali,familiari e sociali.Verso la fine degli anni ’90 l’Ufficio diocesano ha accettato la sfidadell’esperienza della cappellania ospedaliera (c. o.), un nuovo orga-nismo pastorale del mondo sanitario che, pur riconosciuto uffi-cialmente dalla Chiesa italiana sin dal 1989, fa ancora fatica ad

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10 Cfr L. N. Di Taranto, La Cappellania ospedaliera mista. Una novità ecclesiale nelle istituzionisanitarie, Camilliane, Torino 1999; Id., La cappellania ospedaliera, cantiere di Chiesa comunio-nale, Servi della Sofferenza, S. Giorgio Jonico (Ta) 2009.

affermarsi nelle singole diocesi. Essa si colloca all’interno del dis-corso del volontariato pastorale.Nel Policlinico Consorziale di Bari nel dicembre 1997 è iniziata l’e-sperienza della c.o., col coordinamento del direttore dell’Ufficiodiocesano che opera come cappellano all’interno della stessa strut-tura10. Dopo di essa ne sono sorte altre in altre aziende sanitarie,pur conservando ciascuno una propria e differente fisionomia. Percomprendere meglio la portata dell’esperienza della c. o. è benericordare che essa ha la sua fonte ispirativa e il suo fondamentonella ecclesiologia di comunione maturata nel concilio ecumenicoVaticano II, che ha definito la Chiesa primariamente come misteroe come popolo di Dio. La Cappellania ospedaliera, alla luce del per-corso sinora compiuto, può definirsi realmente un laboratorio dicomunità ecclesiale dove si sperimenta un modo originale di servi-zio pastorale con il coinvolgimento e l’impegno reale di tutti i com-ponenti del popolo di Dio, ciascuno secondo il proprio carisma.

4. Animazione pastorale e conservazione della memoria (archivio)

Conservare la memoria di un organismo e quindi di una comunitàsignifica non far disperdere la ricchezza multiforme di una esperien-za vissuta e lasciare un patrimonio culturale a coloro che vengonodopo, perché possa essere continuato il cammino percorso nellafedeltà alla tradizione e nell’attenzione ai segni dei nuovi tempi.Sin dall’inizio della sua attività l’Ufficio ha avuto un archivio, che èstato curato da un responsabile della Consulta. Certo la cataloga-zione dei documenti è stata fatta a livello amatoriale, ma almomento opportuno e con persone qualificate potrà essere fattauna cernita della documentazione: in tal modo potrà essere conser-vato quello che si riterrà opportuno.

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11 PSCI, n. 19.

Nell’archivio dell’Ufficio si trovano oltre una ventina di faldoni,suddivisi in fascicoli dei diversi settori dell’attività: incontri dellaConsulta, programmazione annuale, appuntamenti mensili, postain arrivo e in partenza, Scuola di pastorale sanitaria, interventi deldirettore, materiale della Giornata mondiale del malato, convegnidi Collevalenza,…Sono preparati e conservati copie degli Atti deicorsi e dei convegni realizzati in diocesi, mentre il direttore ha cura-to una sezione della Biblioteca provinciale dei Frati MinoriCappuccini di S. Fara in Bari, riservata alla pastorale della salute,che comprende circa un migliaio di volumi pubblicati in questiventi anni, suddivisi in sottosezioni. È stato attivato un sitoInternet a nome della Cappellania ospedaliera del PoliclinicoConsorziale (www.cappellaniapoliclinicobari.it), all’interno del qualeha trovato posto il lavoro pastorale dell’Ufficio. Come gli altriUffici diocesani, nel sito della diocesi (www.arcidiocesibaribitonto.it)trovano spazio le iniziative del nostro Ufficio.

Uno sguardo al presente: lo stato attuale dell’Ufficio diocesano

Negli ultimi trent’anni la Chiesa universale e quella italiana hannopercorso un cammino di rinnovamento, con le sollecitazioni delconcilio Vaticano II e con la lettura dei segni dei tempi. Anche l’a-zione pastorale ha conosciuto cambiamenti, scoperta di nuovi oriz-zonti, progetti e sperimentazione dell’annuncio del Vangelo e dellatestimonianza viva della carità.Per questo è necessario delineare, sia pure con pennellate essenzia-li, l’evoluzione della pastorale della salute dagli anni ’80 ai nostrigiorni e la fisionomia assunta dall’Ufficio diocesano.

1. La pastorale della salute oggi in Italia: identità evolutiva

La pastorale della salute «è stata variamente intesa e realizzata dallacomunità cristiana lungo i secoli, in sintonia con l’evoluzione dellacultura e della medicina e lo sviluppo della riflessione teologicasulla prassi ecclesiale»11. Negli ultimi decenni, la pastorale della

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salute, con un’evoluzione graduale e continua, ha chiarito meglio lapropria identità, ha scoperto le sue numerose finalità, ha moltipli-cato i suoi soggetti pastorali, si è organizzata in strutture di anima-zione e di comunione, si è dotata di organismi di partecipazione edi corresponsabilità.Inoltre si è arricchita di una preziosa iniziativa pastorale (Giornatamondiale del malato), vissuta creativamente dalle comunità ospe-daliere e parrocchiali, dalle associazioni ecclesiali e spesso anchedalla società civile. Essa non può più essere considerata “la cene-rentola delle pastorali”, però ha bisogno di fare ancora un lungocammino per entrare più profondamente nell’anima della comuni-tà ecclesiale e nel cuore dei singoli credenti. Essa ha vissuto, grosso modo, tre tappe o tre stagioni da non conside-rare staccate tra loro o addirittura contrapposte: vanno analizzate earmonizzate in un unico orizzonte di graduale sviluppo come tredimensioni di un’unica pastorale, che si integrano e si arricchisco-no vicendevolmente nelle loro specifiche peculiarità. Sono tutte e tre importanti, ciascuna caratterizzata da specificicontenuti e frutti: la pastorale della sofferenza o dei malati è stata vis-suta, grosso modo, fino al 1985 ed è stata caratterizzata dalla cen-tralità della persona del malato verso il quale si sono concentratetutte le cure della comunità cristiana, soprattutto per il suo benespirituale. La pastorale ospedaliera o della sanità ha abbracciato ildecennio 1986-1996 ed ha privilegiato la sua attenzione al mondosanitario, alla persona dell’assistente spirituale (o cappellano ospe-daliero), alla sollecitazione degli organismi di comunione negliospedali (consiglio pastorale e cappellania ospedaliera). La pastoraledella salute si è imposta nel primo decennio del Duemila con la pub-blicazione della nota pastorale della Commissione CEI per il servi-zio della carità e la salute nel 2006, con la maggiore attenzione allacomunità cristiana operante nel territorio.Oggi la pastorale della salute si può definire come «l’impegno mis-sionario di tutte le componenti della comunità cristiana “affinché ivalori della vita e della salute siano rispettati e orientati verso la sal-vezza, e il momento della malattia e della morte possano ricevere,

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CONSIGLI DIOCESANI

12 Cfr PSCI, n. 2; Commissione Episcopale CEI per il servizio della carità e la salute, Notapastorale “Predicate il Vangelo e curate i malati”. La comunità cristiana e la pastorale della salute,Roma 4 giugno 2006, n. 1. In seguito PVCM.

oltre il sostegno della scienza e della solidarietà umana, anche quel-lo della grazia del Signore”, sia nelle istituzioni sanitarie attraversola cappellania ospedaliera che nel territorio con l’impegno dellaparrocchia»12.Questa definizione ha il merito di presentare l’esistenza umana neisuoi quattro volti (vita-salute, malattia-morte), di chiarire bene ledue finalità pastorali (promozione della vita e della salute, cura delmalato fino all’ultimo respiro), di indicare i due luoghi operativi(strutture sanitarie e ambito territoriale) e di ricordare esplicita-mente il soggetto dell’impegno pastorale (la comunità ecclesiale)nelle due specificazioni di cappellania ospedaliera e di parrocchia,nelle molteplici componenti del popolo di Dio. Per la vita e la salutesi afferma che esse sono due valori che vanno rispettati, difesi e pro-mossi, ma anche aperti al dono della salvezza cristiana con la pro-mozione umana e l’evangelizzazione. Per la malattia e la morte siricorda l’impegno della cura degli infermi e dei morenti con gliinterventi terapeutici della medicina, con l’accompagnamento dellasolidarietà umana e con i mezzi della grazia di Dio (preghiera esacramenti).

2. L’Ufficio diocesano: identità, organigramma e attività

La stessa nota pastorale del 2006 afferma che una pastorale organi-ca nell’ambito diocesano trova il suo punto di riferimento nellapersona del vescovo che esercita il ministero di governo nella Chiesaparticolare mediante organismi e uffici pastorali. L’Ufficio diocesanoper la pastorale della salute ha il compito di studiare le linee pastoralidiocesane nel campo della sanità, di sensibilizzare le comunità cri-stiane a tali problemi, di coordinare le iniziative riguardanti la for-mazione e l’aggiornamento delle persone che operano nel settore,di seguire i vari progetti locali in materia sanitaria. Ad esso è aggiunta una Consulta diocesana, composta, oltre che dalresponsabile dell’Ufficio, da soggetti attivi nell’azione pastorale: cap-pellani ospedalieri; rappresentanti di vicarie, di operatori pastorali

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13 PVCM, n. 64.14 Arcidiocesi di Bari-Bitonto, Ufficio per la pastorale della salute, “Siate sempre lieti il Giornodi Domenica”. Lettera degli operatori pastorali delle Cappellanie ospedaliere alle comunità cristiane,Bari 14 settembre 2004, Ecumenica Editrice, Bari 2004.15 Arcidiocesi di Bari-Bitonto, Ufficio e consulta per la pastorale della salute, “Saremo simi-li a Lui”. Pellegrini verso la casa del Padre. Speranza cristiana e unzione degli infermi, Bari 31 mag-gio 2009, Edizioni Centro Volontari della Sofferenza, Roma 2009.

sanitari, di associazioni ecclesiali, di associazioni professionali cri-stiane e del volontariato. Le sue principali attività sono: la sensibiliz-zazione delle comunità ecclesiali, mettendo in rilievo il fatto che essecostituiscono il soggetto primario della pastorale sanitaria; la for-mazione degli operatori sanitari, con particolare attenzione ai cap-pellani, ai medici, agli infermieri e ai volontari; la promozione di ini-ziative finalizzate a migliorare l’assistenza ai malati, con particolareattenzione alle persone sole, emarginate, con patologie che richiedo-no cure particolari, come i malati oncologici, gli anziani non auto-sufficienti, le persone affette da AIDS e i malati psichiatrici13.Oggi l’organigramma dell’Ufficio dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto ècostituito da un direttore, un vice direttore, una segretaria, da unagiunta composta da un ristretto numero di componenti, convocatidal direttore ogni qualvolta si rende necessario, e da una Consultache ha trovato una propria sistemazione attraverso l’elaborazione el’approvazione di un regolamento interno. Esso serve a delinearemeglio l’identità dell’organismo partecipativo, le finalità da rag-giungere, i criteri di appartenenza, la struttura interna, la distribu-zione dei compiti. La Consulta, composta da una quarantina di membri, si riunisceregolarmente ogni due mesi, secondo un ordine del giorno presta-bilito. Quando è necessario, si istituiscono delle commissioni perstudiare un tema particolare che porta alla elaborazione di un sus-sidio particolare messo a disposizione di tutta la diocesi: finorasono stati pubblicati prima il contributo alla celebrazione del con-gresso eucaristico nazionale celebrato a Bari nel 200514 e dopo ilrecente libro sulle realtà ultime e sull’unzione degli infermi15. La 293

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16 La sede dell’Ufficio diocesano per la pastorale della salute è ubicata presso la curia dio-cesana, secondo piano, in corso A. De Gasperi, 274/A in Bari: è dotata di una stanza, tele-fono, computer collegato in internet, stampante e mobili per conservare il materiale diarchivio.17 Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Novo millennio ineunte all’episcopato, al clero e aifedeli al termine del Grande Giubileo dell’anno Duemila, Città del Vaticano 6 gennaio2001, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000.

sede16 è situata presso la curia diocesana, sezione di Via Alcide DeGasperi, che accoglie anche altri Uffici: la presenza di un compo-nente della Consulta è assicurata tre giorni la settimana.L’Ufficio mantiene collegamenti e partecipa con assiduità alle riunio-ni della Consulta regionale e a quella nazionale, di cui fa parte il diret-tore, ed offre il concreto contributo nelle diverse sedi in cui è coin-volto. Non manca mai di partecipare, con un congruo numero dioperatori pastorali, ai convegni di pastorale sanitaria sia in Puglia chea quelli organizzati dall’Ufficio nazionale e dall’As-sociazioneItaliana di Pastorale Sanitaria (A.I.Pa.S.) a Collevalenza (PG).

Continuando il cammino: alcuni percorsi principali

L’Ufficio diocesano per la pastorale della salute non può vivere disoli ricordi del passato o fermarsi a contemplare il presente. Senterivolte a se stesso le parole di Giovanni Paolo II nella Novo millennioineunte, dopo la celebrazione del Grande Giubileo del Duemila: “Oradobbiamo guardare in avanti, dobbiamo ‘prendere il largo’, fiducio-si nella parola di Cristo: Duc in altum! Ciò che abbiamo fatto… nonpuò giustificare una sensazione di appagamento ed ancor menoindurci ad un atteggiamento di disimpegno. Al contrario le espe-rienze vissute devono suscitare in noi un dinamismo nuovo, spingendo-ci ad investire l’entusiasmo provato in iniziative concrete”17.I principali percorsi che attendono la nostra Chiesa locale nell’am-bito della pastorale della salute, secondo noi, sono i seguenti:

1. La pastorale della salute nelle parrocchie

La Chiesa italiana da alcuni anni ha iniziato a maturare la convin-zione che la pastorale della salute dai luoghi sanitari si estenda al

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18 Cfr PVCM, nn. 48-65.19 PVCM, n. 51.20 Idem.

territorio, come è avvenuto per i servizi della Sanità che dagli ospe-dali si vanno aprendo ai luoghi di vita delle persone. Perciò le par-rocchie dovranno avere la capacità di vivere una pastorale integra-ta, che abbracci tutti i campi dei bisogni dei cristiani e dei cittadini.Nella nota pastorale CEI del 2006 tutta la terza parte è stata riser-vata a “La pastorale della salute nella comunità”18, il cui «primoprogetto da realizzare è la costruzione di una comunità guarita esanante. Gesù, infatti, non solo ha curato e guarito i malati, ma èstato anche instancabile promotore della salute. Il suo contributoin quest’area del vivere umano si è rivelato attraverso la sua perso-na, il suo insegnamento e le sue azioni. Il suo agire, infatti, è tesonon solo a colmare l’indigenza dell’uomo, vittima dei propri limi-ti, ma anche a sostenere la sua tensione verso la pienezza di vita:“Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”(Gv 10,10)»19.Ogni comunità parrocchiale è chiamata a crescere nella convinzio-ne che «nella trasmissione della fede – insegnamento, catechesi,incontri di studio, ritiri e esercizi spirituali, ecc. – non va solo instil-lata l’attenzione a tutte le categorie di malati, ma va anche compiu-ta un’azione preventiva, aiutando i giovani a un sano sviluppoumano e spirituale, accompagnando gli adulti nel superare conequilibrio le crisi della loro età, offrendo agli anziani risorse che liaiutino a vivere serenamente la vecchiaia»20.La scelta della sfida educativa, fatta dalla CEI per il secondo decen-nio di questo secolo, interesserà anche gli operatori della pastoraledella salute che si impegneranno a educare «all’arte della vita inte-riore, stimolando la capacità di gestire la propria sessualità, affetti-vità ed emotività, educando al discernimento del bene e male, alcontrollo delle situazioni, all’apprendimento della misura dei pro-pri limiti, allo sviluppo di modalità comunicative e relazionali

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CONSIGLI DIOCESANI

21 Idem.22 Idem.23 SD, n. 3.

significative. Tale attività educativa di prevenzione libera dal mitodella onnipotenza, difende dalla depressione, induce a trovare unsenso alla vita e favorisce lo stabilirsi di rapporti interpersonalicaratterizzati da collaborazione e fraternità»21.In poche parole, la comunità ecclesiale del territorio percorrerà duesentieri: la cura dei malati e «la promozione della salute intesa nellasua integralità (che) apre alla comprensione dei valori della vita,esperienza da amare e rispettare in tutte le situazioni e i momenti,anche in quelli della vulnerabilità e della morte»22.

2. L’impegno della parrocchia nelle strutture sanitarie private

Un ulteriore servizio si apre alla comunità parrocchiale sin da oggi:la presenza e l’azione nelle strutture sanitarie private, che richiedo-no un adeguato servizio di assistenza religiosa per i loro ricoverati.L’Ufficio diocesano ha già messo in cantiere il progetto di fare unamappa di tutte le Case di cura e di altre istituzioni similari per ini-ziare un dialogo sia con i loro responsabili che con i parroci delrispettivo territorio. Il nostro intento è quello di proporre una con-venzione privata tra loro e la diocesi per assicurare un serviziopastorale continuo e soddisfacente attraverso i vari componenti delpopolo di Dio (sacerdoti, diaconi, religiose e laici).Il tempo della malattia e del ricovero è molto prezioso soprattuttoper il cristiano; perciò vanno coniugati contemporaneamente il van-gelo della sofferenza e il vangelo della carità per incontrare l’uomo:«La Chiesa, che nasce dal mistero della redenzione nella croce diCristo, è tenuta a cercare l’incontro con l’uomo in modo particolaresulla via della sua sofferenza. In un tale incontro l’uomo “diventa lavia della Chiesa”, ed è, questa, una delle vie più importanti»23.

3. La formazione degli assistenti spirituali delle istituzioni sanitarie

La figura dell’assistente religioso ospedaliero è cresciuta nella mag-giore chiarezza di identità e di compiti sia da parte delle istituzioni

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24 PSCI, n. 39. 25 Idem, n. 40.26 Cfr Arcidiocesi Di Bari – Bitonto, Il Libro del Sinodo. Un futuro pieno di speranza – PrimoSinodo diocesano 1996 – 2000, Ecumenica Editrice, Bari 2002, nn. 285-289.

civili con l’inquadramento giuridico della sua figura professionaleche nella coscienza della comunità ecclesiale: «La presenza e l’azio-ne del cappellano s’iscrivono in quella visione globale dell’uomoche caratterizza significative correnti della moderna medicina. Intale prospettiva la dimensione spirituale e morale della personaumana ha un ruolo insostituibile nella conservazione e nel ricupe-ro della salute. Ne consegue che l’intervento dell’operatore pastora-le risponde a dei bisogni specifici del malato e s’inserisce, così, legit-timamente nell’orchestrazione delle cure prestate ai pazienti. Inquesta linea si muove il riconoscimento giuridico dell’assistentereligioso da parte dello stato»24.Perciò nell’azione pastorale tra i malati ricoverati e la comunità ospe-daliera non sono sufficienti solo la buona volontà, ma sono richiestialtri requisiti essenziali, messi in evidenza molto bene dalla primanota pastorale: «Per uno svolgimento adeguato della sua missioneaccanto ai malati, oltre a una profonda spiritualità il cappellano devepossedere una competenza e preparazione professionali che gli per-mettano sia di conoscere adeguatamente la psicologia del malato edi stabilire con lui una relazione significativa, sia di praticare unavalida collaborazione interdisciplinare. È sulla base di una caldaumanità che trova il suo primo appoggio l’accompagnamento pasto-rale del malato. Rispettando i bisogni e i tempi del paziente, il cap-pellano saprà anche essere propositivo di un conforto e di una spe-ranza che vengono dalla parola di Dio, la preghiera e i sacramenti»25.L’Ufficio diocesano non si deve stancare di stimolare i cappellaniospedalieri ad assicurarsi una formazione permanente attraverso lemolteplici iniziative programmate ogni anno a questo scopo. Dallaqualificazione della preparazione del cappellano scaturirà più facil-mente la costituzione delle cappellanie ospedaliere, promosseanche dal Libro del Sinodo della nostra diocesi26.Quella delle cap-

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CONSIGLI DIOCESANI

27 PSCI, n. 31.

pellanie ospedaliere è un’esperienza impegnativa, ma i frutti pasto-rali a beneficio dei malati, dei loro familiari e dell’intera comunitàsanitaria sono abbondanti ed evidenti.

4. L’accompagnamento dei malati nella fase terminale

La moderna medicina e l’organizzazione del Servizio SanitarioNazionale vanno riducendo i giorni del ricovero del malato al mini-mo, non solo per ragioni economiche. Di conseguenza i malati adiagnosi infausta sono facilmente mandati a casa: è un ulterioregrave problema che si va ad aggiungere agli altri che pesano sullaresponsabilità delle famiglie.La Chiesa italiana da oltre un ventennio ha preso coscienza di taleproblematica. Già nel 1989 affermava: «Una particolare attenzioneva rivolta agli ammalati in fase terminale, creando intorno ad essiun clima di solidarietà, di fiducia e di speranza. Da questo clima,infatti, l’accompagnamento spirituale del morente, che raggiungela sua espressione più significativa nella preghiera e nei sacramenti,trae credibilità ed efficacia»27. Le nostre parrocchie, attraverso lasensibilizzazione della comunità e il contributo di operatori pasto-rali specifici, potranno percorrere questa strada specifica della tra-dizione cristiana di stare accanto ai malati gravi e ai morenti.Oggi si vanno moltiplicando anche i cosiddetti Hospices e le relativecure palliative: quello del santuario dei SS. Medici di Bitonto è unarealtà operante nella nostra Chiesa locale, ma ne esistono altri nelnostro territorio. Costituiscono una sfida per la promozione di unvolontariato sociosanitario che sappia operare con competenza,umanità e spiritualità a favore dei morenti.

5. L’attenzione alla pastorale del lutto

Da pochissimi anni, cioè dalla fine degli anni ’90, alla pastoraledella salute si è aperto un nuovo, preziosissimo sentiero: quello del-l’aiuto alle persone in lutto, anche attraverso i gruppi di mutuoaiuto per l’elaborazione della grave perdita. È un’opportunità pre-

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28 GS 1: EV 1/1319.29 Cfr L. Moia, Figli in Cielo. La fede che rigenera la morte, in “Avvenire”, martedì 2 novembre2004. È stata accreditata presso la Conferenza Episcopale Italiana ed è diffusa nel territo-rio nazionale. È presente e attiva in molte parrocchie ed è collegata con una rete organiz-zativa e una direzione nazionale.30 Il sito Internet dell’associazione è il seguente: www.famiglieincammino.org.

ziosa e delicata per la Chiesa, che merita attenzione e coinvolgi-mento serio attraverso persone qualificate e comunità disponibili. Essa è consona alla sua lunga tradizione di assistenza ai sofferentie ai malati nella fase terminale della loro vita, ma corrispondeanche allo spirito di una scelta già operata dalla Chiesa conciliare:“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi,dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure legioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cri-sto...”28. Le risorse della Chiesa per il tempo del lutto si concretiz-zano sui tre versanti classici della sua missione: quella dell’evange-lizzazione o catechesi della vita e della morte, della salute e dellamalattia, della gioia e della sofferenza; quella della liturgia e deisacramenti attraverso una ritualità consolidata nei secoli e la lorodimensione sanante; quella della carità e della testimonianza permezzo della fantasia del cuore e della progettualità comunitaria. Per la pastorale del lutto rinnovata, che sta muovendo i primi passida alcuni anni, due sono le strade che possono essere percorse dallacomunità ecclesiale: quella dell’aiuto della preghiera e dei sacra-menti e quella dell’aiuto psicorelazionale e spirituale dei gruppi diauto-mutuo aiuto per il lutto. Sul versante dell’aiuto liturgico-sacramentale sono sorte due asso-ciazioni: “Figli in cielo” e “Famiglie in cammino”. La prima29 è statafondata dalla psicologa Andreana Bassanetti in seguito alla mortedi un giovane figlio, è presente in 80 diocesi e assiste con la pasto-rale della consolazione circa settemila genitori che hanno speri-mentato il lutto per la scomparsa del proprio ragazzo. La seconda30 è meno conosciuta della prima, ma ugualmente gioca ilsuo ruolo attivo nel campo dell’elaborazione del lutto per mezzo

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CONSIGLI DIOCESANI

31 Per notizie più particolareggiate sull’identità di tali gruppi, la conformazione e le carat-teristiche che li distinguono è molto utile cfr O. Scaramuzzi, Dall’isola all’arcipelago. Il grup-po per l’aiuto psicorelazionale nel lutto, Editrice Camilliane, Torino 2004. Tale pubblicazioneè di carattere esperienziale e fa un primo tentativo di delineare il volto specifico di questigruppi. Essi nel 1999 erano solo 2, nel 2006 erano oltre 50 quelli censiti. Per ulterioriinformazioni cfr “Noi-Avvenire”, Genitori e Figli, mensile di vita familiare, Supplementoad “AVVENIRE” del 28 ottobre 2007, n. 112 anno XI: il Dossier/Sorella Morte Affrontarela perdita con la luce della speranza, pp. 8-22. 32 PSCI, n. 32.

della preghiera. È una gemma di Comunione e Liberazione:«“Famiglie in cammino” è un gruppo nato casualmente nel marzodel 1991 a Rimini dall’incontro di alcuni genitori segnati dalla per-dita di figli, che partecipavano agli esercizi spirituali dellaFraternità di Comunione e Liberazione. Il desiderio di aiutarsi,divenuto poi criterio e metodo, ha spinto i primi a giudicare e acondividere il dolore nell’ottica della speranza cristiana».L’altra strada dell’aiuto alle persone in lutto è quella dei gruppi di auto-mutuo aiuto, che stanno sorgendo sul territorio nazionale a macchiadi leopardo, sia nel campo laico che in quello cattolico, nelle par-rocchie e negli ospedali31. Dal 2002 esiste un Coordinamentonazionale, di cui oggi fanno parte dieci membri sparsi in tuttaItalia, che riunisce tali gruppi e promuove convegni, pubblica librie cura la formazione dei volontari che animano i gruppi. La filoso-fia e la metodologia usata sono quelle dell’accompagnamento psi-corelazionale e, per quelli cattolici, dell’aiuto spirituale e pastoralenei momenti di necessità. La comunità cristiana, chiamata ad offri-re appoggio anche ai familiari del morente sia prima che dopo lamorte del loro congiunto, per aiutarli nel difficile periodo del lutto,ha queste opportunità che non può lasciarsi sfuggire32.

6. Possibilità di istituzione di nuovi ministeri?

I nuovi orizzonti operativi della pastorale della salute, che abbrac-ciano molteplici ambiti, richiedono nuovi compiti e nuovi operato-ri pastorali: è un autentico dono dello Spirito! Sorge spontanea unadomanda: Dinanzi a questa rinnovata Pentecoste sarà necessario opossibile istituire nuovi ministeri?Nella Chiesa dei nostri giorni il clima per l’istituzione di nuovi

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33 Cfr CfL, n. 23.34 NMI, n. 46.35 Conferenza Episcopale Italiana, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia.Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il primo decennio del 2000, Roma 29giugno 2001. Nell’Agenda pastorale si afferma l’impegno di “riflettere sulla creazione e valo-rizzazione di nuovi ministeri laicali di tipo missionario: visitatori della famiglie, modera-tori di gruppi di ascolto…”.36 Conferenza Episcopale Italiana, Nota pastorale Il volto missionario delle parrocchie in unmondo che cambia, Roma 30 maggio 2004, n. 12. In seguito VMPMC.

ministeri per nuovi bisogni è alquanto favorevole. Giovanni PaoloII, che si era espresso positivamente nella Christifideles laici 33, haribadito il suo assenso all’inizio del Terzo Millennio: «Accanto alministero ordinato, altri ministeri, istituiti o semplicemente riconosciuti,possono fiorire a vantaggio di tutta la comunità, sostenendola nei suoi mol-teplici bisogni»34. I vescovi italiani, da parte loro, negli Orientamentipastorali per il primo decennio del 2000, hanno manifestato chiara-mente la loro volontà di favorire la nascita di nuovi ministeri:nell’Agenda pastorale si afferma l’impegno di «riflettere sulla creazio-ne e valorizzazione di nuovi ministeri laicali di tipo missionario:visitatori della famiglie, moderatori di gruppi di ascolto…»35. Nellanota pastorale sulla parrocchia, poi, hanno ribadito: «la missiona-rietà della parrocchia esige che gli spazi della pastorale si aprano anchea nuove figure ministeriali, riconoscendo compiti di responsabilità a tutte leforme di vita cristiana e a tutti i carismi che lo Spirito suscita…»36.Nell’ambito della pastorale della salute, in alcune diocesi, è statoistituito il ministero della Consolazione, il cui servizio è indirizza-to principalmente a favore degli anziani soli in casa (vedi: diocesi diOppido Mamertina-Palmi, guidata da mons. Luciano Bux) oppurea sostegno dei malati terminali e delle loro famiglie (vedi: arcidio-cesi di Taranto, guidata da mons. Benigno Papa). La nostra Chiesalocale avrà modo di maturare la propria scelta attraverso la rifles-sione, il confronto e la ricerca più approfondita dei vari aspetti dellaproblematica. In caso positivo, si passerà ai fatti, organizzando uncorso specifico di formazione per questo nuovo ministero.

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CONSIGLI DIOCESANI

37 Cfr Conferenza Episcopale Italiana, Nota pastorale “Rigenerati per una speranza viva” (1Pt1,3): testimoni del grande ‘sì’ di Dio all’uomo dell’Episcopato italiano dopo il 4° Convegnoecclesiale nazionale, Roma 27 giugno 2007, nn. 23-25.38 VMPMC, n. 12.

Conclusione: grati a Dio e alla nostra Chiesa locale

Il cammino di questi 25 anni è stato lungo ed esaltante: siamo since-ramente grati a Dio e ai fratelli e alle sorelle che ci hanno permessoquesta diaconia nel mondo della sofferenza e della salute. L’Ufficiocontinuerà il suo servizio con la convinzione che la via da percorreresia quella indicata dai vescovi nella nota pastorale scaturita dopo ilconvegno nazionale di Verona, cioè della comunità fondata sullacomunione, corresponsabilità e collaborazione impegnata in unapastorale integrata37. Quanto è stato affermato del parroco nellanota pastorale sulle parrocchie riguarda tutti i sacerdoti e coinvolgetutti i componenti della comunità ecclesiale: «Il parroco sarà menol’uomo del fare e dell’intervento diretto e più l’uomo della comunione; eperciò avrà cura di promuovere vocazioni, ministeri e carismi. La suapassione sarà far passare i carismi dalla collaborazione alla corre-sponsabilità, da figure che danno una mano a presenze che pensanoinsieme e camminano dentro un comune progetto pastorale»38. Il servizio dell’Ufficio alla diocesi continuerà ad essere alimentatodalla filosofia che l’ha caratterizzato fino ad oggi ed espressa in que-sta poesia della sete e della fame dell’uomo contemporaneo: «Nonvenire a me con l’intera verità: / non portarmi l’oceano / se sono asse-tato / né il cielo / se chiedo luce; / ma donami / un raggio di sole, unsuggerimento, un po’ di rugiada. / Come l’uccello, / porto via solouna goccia d’acqua, / e come il vento, / solo un granello di sabbia».

Bari, 19 gennaio 2010P. Leonardo N. Di Taranto

Direttore dell’Ufficio

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE

Istituto Superiore di Scienze Religiose “Odegitria”

La nuova configurazionegiuridico-accademica degli ISSR

Relazione per l’anno accademico 2008-2009

Ecc.za rev.ma mons. Francesco Cacucci, Moderatore dell’Istitutorev. mons. Salvatore Palese, Preside della Facoltà Teologica Pugliese,gentili autorità, stimati colleghi e studenti, amici carissimi,

rivolgo un fraterno saluto a tutti voi che avete voluto essere presen-ti a questo atto ufficiale di apertura del nuovo anno accademicodell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Bari. Sono grato atutti coloro che, impossibilitati a presenziare, hanno fatto giungereun segno della loro partecipazione. Mi riferisco, in particolare, aiDirettori degli ISSR di Puglia. Siamo radunati non per una celebrazione formale, ma per rinnova-re la nostra comune convinzione dell’importanza che ha questa isti-tuzione accademica per la missione evangelizzatrice della nostraChiesa locale e per la formazione teologica di tutti coloro che desi-derano dare un fondamento più solido alla loro vita di fede. Lafinalità specifica di questa comunità accademica, infatti, è quella dioffrire un percorso di conoscenza teologica tenendo in unità ladimensione scientifica della ricerca con il senso affettivo dell’ade-sione di fede. Non uno studio asettico, e nemmeno un’indagineapprossimativa, ma un approfondimento dei contenuti della fedefatto con intelligenza e amore. Lo richiede lo stesso oggetto del

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sapere teologico: il mistero ineffabile di Dio, che è luce per l’intel-letto e forza d’amore per il cuore. Per questo, sentiamo appropriateal nostro impegno le parole con le quali sant’Anselmo d’Aostadescriveva la sua riflessione teologica: «Ti cerco desiderando, tidesidero cercando, ti trovo amando, ti amo investigando» («Quae-ram Te desiderando, desiderem quaerendo, inveniam amando,amem inveniendo»).

1. La configurazione giuridico-accademica degli ISSR

A partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II si è intensificato tra ifedeli (laici e religiosi) l’interesse per lo studio della teologia e dellescienze religiose come strumento per arricchire la propria vita cri-stiana, essere capaci di dare ragione della propria fede (cfr 1Pt 3,15),esercitare fruttuosamente l’apostolato e collaborare alla missionedella Chiesa. Tra le iniziative programmate per rispondere a tale esi-genza vanno annoverati gli Istituti Superiori di Scienze Religiose(ISSR). La loro configurazione giuridico-accademica è stata deli-neata con le disposizioni contenute nella Istruzione sugli IstitutiSuperiori di Scienze Religiose (25 settembre 2008) della Congregazioneper l’Educazione cattolica.Gli articoli 2 e 3 delineano la diversa natura dello studio della teo-logia nelle Facoltà e negli ISSR. Per quanto riguarda le Facoltà l’art.2 così recita: «Lo studio della Teologia e lo studio delle ScienzeReligiose si articolano in due percorsi distinti, che si differenzianosoprattutto per la natura degli insegnamenti e per i curricoli for-mativi che essi propongono. Il percorso di studio che viene offertodai Centri accademici ecclesiastici - quali le Facoltà di Teologia e gliIstituti ad esse incorporati, aggregati e affiliati - ha lo scopo di assi-curare allo studente una conoscenza completa e organica di tutta laTeologia; ciò è richiesto in particolare a coloro che si preparano alsacerdozio. Inoltre, esso si propone di approfondire in modo esau-riente le diverse aree di specializzazione della Teologia, di acquisireil necessario uso del metodo scientifico proprio di tale disciplina,nonché di elaborare un contributo scientifico originale».L’art. 3, invece, sottolinea che gli ISSR «intendono offrire la cono-scenza degli elementi principali della Teologia e dei suoi necessari

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presupposti filosofici e complementari delle scienze umane.Questo percorso di studio, più specificamente, ha lo scopo di: pro-muovere la formazione religiosa dei laici e delle persone consacrate,per una loro più cosciente e attiva partecipazione ai compiti di evan-gelizzazione nel mondo attuale, favorendo anche l’assunzione diimpieghi professionali nella vita ecclesiale e nell’animazione cristia-na della società; preparare i candidati ai vari ministeri laicali e servi-zi ecclesiali; qualificare i docenti di religione nelle scuole di ogniordine e grado, eccettuate le Istituzioni di livello universitario».Lo scopo specifico degli ISSR è regolato dall’art. 4: «Gli ISSR — silegge nell’Istruzione — designano un’ulteriore opportunità di parte-cipare, assieme alla Teologia, dello sforzo di approfondimento dellaverità, allo scopo di accompagnare la crescita nella fede delle singo-le persone e dell’intera comunità. Lo studio e l’insegnamento delleScienze Religiose forniscono gli elementi necessari per elaborareuna sintesi tra la fede e la cultura nella singolarità delle situazionivissute dalle Chiese particolari. Si tratta di una prospettiva cherisponde alla richiesta di una qualificazione del servizio ecclesialenelle concrete esigenze dei tempi e dei luoghi. Essa, pertanto, adot-ta specifici strumenti di studio, metodi pedagogici e l’impiego dienergie per un apprendimento e un’applicazione didattica differen-ti da quelli che vengono richiesti dalle Facoltà di Teologia».La pubblicazione dell’Istruzione ha posto al Comitato per gli Studisuperiori di Teologia e di Scienze religiose e ai Presidi delle Facoltàteologiche italiane l’interrogativo sulla ricezione e attuazione dellamedesima Istruzione come testo normativo definitivo per gli ISSRinsistenti sul territorio italiano. Al predetto Comitato e alConsiglio dei Presidi delle Facoltà teologiche italiane è parso piùsemplice recepire in toto l’Istruzione, prevedendo solo di “segnalare”le norme che variavano rispetto alla precedente Nota della CEI del2005 e di “attuare” quelle che consentivano o richiedevano alleConferenze episcopali nazionali di essere determinate.Nella Nota di ricezione, approvata ed emanata il 23 settembre 2009dal Consiglio Permanente della CEI, sono indicate sobriamente lenorme “recepite” e “attuative” della Istruzione della Congregazione;

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FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE

norme che forniscono il quadro con cui procedere alla revisionedegli statuti e regolamenti degli ISSR. A questa revisione sonoimpegnati tutti i sette Istituti superiori di Scienze religiose dellaPuglia. In tal modo, si può dire che questo “Progetto di riordino”rappresenti la risposta che la Chiesa italiana ha voluto dare a istan-ze provenienti da più parti e comunque attente alla necessità digarantire spazi formativi adeguati alle mutate esigenze culturali ecapaci di formare laici consapevoli.

2. La vita dell’Istituto nell’anno 2008-2009

La vita del nostro Istituto si muove nell’alveo di questa cornice.Sono stati rivisti gli Statuti e siamo in attesa della loro approvazio-ne. Successivamente sarà rivisto anche il Regolamento. Insieme agliIstituti di Puglia, si sta ripensando il Piano degli studi secondo unamodalità più rispondente alla finalità specifica dell’insegnamentodella teologia nella forma di “scienze religiose”. Segnalo alcune atti-vità svolte nello scorso anno.

2.1. I Professori, gli studenti e i titoli accademici conseguitiDevo, innanzitutto, riferire della riconferma alla mia persona comeDirettore dell’ISSR. Ringrazio per la fiducia accordatami dai pro-fessori, dal Preside e dal Moderatore.Gli studenti ordinari iscritti all’anno accademico 2009/2010 intutto sono 98. Nel triennio sono così suddivisi: 22 studenti (1°anno), 30 (2° anno), 29 (3° anno). Nel biennio di specializzazionesono: 10 (1° anno) e 7 (2° anno). Gli studenti uditori sono 11, gliiscritti al biennio teologico-filosofico 4, gli iscritti al corso di dia-conato 4, 1 studente straordinario e 20 studenti fuori corso. In tota-le gli iscritti sono 138.Tra i docenti vi sono alcuni che hanno lasciato il loro incarico (LeoGiuliano, Domenica Scalera, Marta Lobascio, Fernando Fioren-tino) ed altri che sono stati cooptati (Gino Copertino, AntonioCiaula, Chiara Troccoli). Un particolare e grato ricordo va allamemoria di don Vito Marotta, deceduto lo scorso anno.Durante l’anno 2009, 16 studenti hanno conseguito il grado accade-mico di Magistero in Scienze religiose, 1 studente il grado accademi-

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co di Diploma in Scienze religiose, 5 studenti la Laurea in Scienzereligiose e 6 studenti la Laurea magistrale in Scienze religiose.Hanno conseguito il Magistero in Scienze religiose: a) nella sessio-ne invernale (9 marzo 2009): CAPUTI Carmen, La mistagogia: dal cate-cumenato della Chiesa primitiva al neocatecumenato della Chiesa post-con-ciliare; DI COSOLA Francesca, L’Eucaristia come risposta al bisogno del-l’uomo contemporaneo nel magistero di Giovanni Paolo II; NICHOLAS

Arputha Mary, Dottrine fondamentali, prassi religiosa e riti di purificazio-ne nell’ induismo; PELELLA Maria, Dalla schiavitù alla libertà; PELLEGRINI

Rosa, Annuncio di Gesù Cristo e testimonianza del Vangelo, via privilegia-ta della missione della chiesa oggi; VANNOZZI Stefania, Il mistero dell’incar-nazione del Verbo, vocazione e salvezza dell’uomo - b) nella sessione esti-va (13 luglio 2009); BIASI Madia, Dolce Ospite dell’anima. Lo SpiritoSanto nella vita del cristiano; BIBA Roza, La vita sacramentale in Albaniadurante e dopo il regime comunista; CALÒ Simona, Un’ecclesiologia perimmagini. Lumen Gentium 6; DELL’EDERA Anna, New Age e cristianesimo:problemi e prospettive; STOPPA Marica, La concezione cristiana del lavoro edel riposo; SUMMO Isabella, La Chiesa “Corpo di Cristo”; TANCREDI

Antonietta, Psicologia e vocazione. L’incidenza della psicologia nell’ambi-to della ricerca vocazionale - c) nella sessione autunnale (9 novembre2009): BRIGIDO Giustina, L’esistenza cristiana nel tempo della secolarizza-zione in Johann Baptist Metz; DI MAGGIO Lucia, Matrimonio e divorzionell’Islam, nel cristianesimo e nella società contemporanea; GALLUZZI

Maria, Le donne e la donna nella Bibbia.Ha conseguito il Diploma in Scienze religiose nella sessione inver-nale (9 marzo 2009): GRIMALDI Rosanna, Percorsi della teologia del lai-cato nella chiesa post-conciliare.Ha conseguito la Laurea in Scienze religiose nella sessione inverna-le (9 marzo 2009): DEDEMOGO ABENA Marie Jeanne, L’inculturazionedella fede nella Chiesa congolese attraverso la liturgia e i suoi riti.Hanno conseguito la Laurea magistrale in Scienze religiose: a) nellasessione estiva (13 luglio 2009): CEDRO Giovanna Fulvia, La relazioneetica in Emmanuel Levinas; DE PASCALIS Salvatore, Il ruolo di Maria neldialogo cattolico-anglicano; MINENNA Francesca, Eubiosia e pastorale - b)nella sessione autunnale (9 novembre 2009): CORRADO Irene,

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FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE

Globalizzazione e religioni. Problemi e prospettive; POMPILIO Caterina, Ildono della verità (Gv 1,17); SUMMO Nicola, L’alleanza nel lezionario delnuovo rito del matrimonio.

2.2 Le iniziative culturaliTra le iniziative culturali ricordo le seguenti:— Venerdì 10 ottobre 2008, alle ore 17,30, presso l’aula magna “E.Nicodemo” si è tenuto il convegno dal titolo Al centro della teologia diPaolo: la vita “in Cristo” (relatore prof. don Giacomo Perego), orga-nizzato dall’ISSR di Bari e dalla Libreria San Paolo di Bari.— Giovedì 4 dicembre 2008, alle ore 18,00, presso l’aula magna “E.Nicodemo”, si è tenuta la presentazione del volume La riforma diBenedetto XVI la liturgia tra innovazione e tradizione di Nicola Bux,organizzata dall’ISSR di Bari, Libreria San Paolo di Bari e Piemme.Ne ha discusso con l’Autore Giovanni M. Vian, Direttore de“L’Osservatore Romano”; ha moderato Danilo Quinto, giornalista.— Venerdì 12 dicembre 2008, alle ore 17,30, presso l’aula magna “E.Nicodemo”, si è tenuto il convegno dal titolo Prima ha sofferto, poi si èincarnato: le ragioni di una venuta (relatore prof. padre Giancarlo Bruni),organizzato dall’ISSR di Bari e dalla Libreria San Paolo di Bari.— Martedì 13 gennaio 2009, alle ore 17,30, presso l’aula magna “E.Nicodemo”, si è tenuto il convegno dal titolo Teologia e comunicazio-ne, organizzato dall’ISSR di Bari e AIERRE Onlus Associaz.Internaz. Ricerca e recupero disordini della comunicazione umanadi Bari. Il convegno è stato introdotto dal dott. Francesco Mininni,audiologo e Presidente AIERRE. Il primo intervento, dal titolo Ilprimo comandamento è: “Ascolta” è stato tenuto dal prof. don AngeloGarofalo, docente di Sacra Scrittura; il secondo intervento, dal tito-lo Teologia dell’ascolto e patologia della sensorialità, è stato tenuto dalladott.ssa Marilisa Andretta, otorinolaringoiatra. Il convegno si èconcluso con l’intervento di S.Ecc.za mons. Francesco Cacucci,Arcivescovo di Bari-Bitonto.— Venerdì 20 febbraio 2009 alle ore 16,30, presso l’aula “AldoMoro”, Facoltà di Giurisprudenza di Bari, si è tenuto il convegnodal titolo Paolo ieri e oggi: la Parola esperienza del Dio vivente, (relatori:prof. Bruno Maggioni, Facoltà Teologica Italia Settentrionale diMilano e prof. Giacomo Perego Pontificia Università Lateranense diRoma) organizzato dall’ISSR di Bari, dalla Libreria San Paolo di

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Bari, e dall’Università degli Studi di Bari. Sono intervenuti il prof.Francesco Bellino, Università degli Studi di Bari, mons. VitoAngiuli, Direttore ISSR “Odegitria” di Bari. Il prof. Leo Lestingi haletto brani della “Traduzione della 1ª Lettera ai Corinzi” diGiovanni Testori.— Lunedì 30 marzo 2009 alle ore 17,30, presso l’aula magna “E.Nicodemo”, si è tenuta la presentazione dei libri di C. Lavermicocca,Iniziare educando. L’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi oggi.Prospettive pedagogiche e pastorali. Ecumenica Editrice, Bari 2008, e di F.Bellino Il paradigma biofilo. La bioetica cattolica romana, Cacucci Editore,Bari 2008, organizzato dall’ISSR di Bari e dalla Facoltà TeologicaPugliese di Bari. Sono intervenuti il prof. Giuseppe Morante, UPS diRoma, e il prof. Corrado Germinario, ISSR “Odegitria” di Bari. Hamoderato mons. Vito Angiuli, Direttore ISSR “Odegitria” di Bari.— Mercoledì 29 aprile 2009, alle ore 17,30, presso l’aula magna “E.Nicodemo”, si è tenuto il Seminario di studio sul tema Simone Weil,la passione per la verità, organizzato dall’ISSR di Bari e dalla FacoltàTeologica Pugliese di Bari. Sono intervenuti i proff. FrancescoSaracino e Leo Lestingi.— Mercoledì 6 maggio 2009, presso il Salone degli Affreschidell’Università degli Studi di Bari, Palazzo Ateneo, si è tenuta unagiornata di studio dal titolo Nuove prospettive in psicologia della religio-ne. La teoria dell’attaccamento, organizzata dal Dipartimento di psi-cologia dell’Università degli Studi di Bari, dalla Società Italiana diPsicologia della Religione e dall’ISSR di Bari. La prima relazione daltitolo La psicologia della religione: oggetto, ambiti, temi specifici è statatenuta da Mario Aletti, Presidente della Società Italiana diPsicologia della Religione. La seconda relazione dal titolo La psicolo-gia della religione in Italia: metodi e strumenti è stata tenuta daGermano Rossi e Salvatore Iovine dell’Università degli StudiMilano-Bicocca. Successivamente si è svolta una discussione coor-dinata da Giacomo Martielli e Giuseppe Moro dell’Università degliStudi di Bari. In seguito la conferenza magistrale dal titolo Il senti-mento religioso come esperienza di attaccamento. Prospettive di ricerca, evi-denze empiriche e questioni aperte è stata tenuta da Rosalinda Cassibba

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FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE

e Alessandro Costantini dell’Università degli Studi di Bari. Allatavola rotonda sono intervenuti Vito Angiuli, ISSR “Odegitria” diBari, Corrado Germinarlo. ISSR “Odegitria” di Bari, MarcoInnamorati. Università degli Studi di Bari, Carlo Lavermicocca.ISSR “Odegitria” di Bari, Luigi Pastore Università degli Studi diBari e Loredana Perla, Università degli Studi di Bari. Infine è statopresentato il volume di Silvia Godelli dell’Università degli Studi diBari, dal titolo Psicologia della religione e teoria dell’attaccamento.— Martedì 12 maggio 2009, ore 17,30 presso l’aula magna “E.Nicodemo”, si è tenuto il seminario di studio sul tema La Croce e ilCrocifisso, simbolo e verità, organizzato dall’ISSR di Bari e dallaFacoltà Teologica Pugliese di Bari; sono intervenuti MicheleLoconsole, Il segno della croce. Storia e liturgia, Carmela VentrellaMancini, Symbolum crucis, Raffaele Coppola, Simbolismo religioso enuove prospettive per lo studio del diritto ecclesiastico dello Stato.

2.3. La rivista e la collana“Studi e Ricerche”La rivista è al suo XV volume. La collana “Studi e Ricerche” si èarricchita di un nuovo volume di un nostro professore: ANTONIO

SERIO, Il futuro nelle radici, Ecumenica Editrice, Bari 2010, pp. 158.

2.4. La Scuola di comunicazioni socialiDa quest’anno, la Scuola di comunicazioni sociali, collegata con ilnostro Istituto, è stata intitolata a don Vito Marotta, suo fondato-re. Il nuovo Direttore è il dott. Enzo Quarto. Con il nuovo annoaccademico, la Scuola propone un laboratorio di ufficio stampaperché, per esempio, volontari di parrocchie, o di altre strutturereligiose o di associazioni di laicato cattolico, apprendano sulcampo gli elementi base per una efficace comunicazione. La Scuola di comunicazioni sociali si rivolge a tutti coloro che ope-rano nell’ambito dell’informazione anche con l’ausilio di nuove tec-nologie, compresi addetti stampa, tecnici di ripresa, fotografi, stu-diosi dei fenomeni della comunicazione, insegnanti ed educatorisociali, per aprire alla comprensione della complessità del sistema,proprio come l’immissione di antibiotici in un corpo malato. Perdifendersi dalla persuasione che nega la verità, occorre capire econoscere, ed imparare a comunicare secondo le tecniche dellamodernità, ma nell’etica e nei valori della tradizione cristiana.

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Occorre affermare la verità nel linguaggio della comunicazionedominante insegnando a far riflettere gli altri sui pericoli del lin-guaggio della persuasione. Come ha scritto papa Paolo VI, gli stru-menti della comunicazione sociale sono le nuove grandi vie aperteanche ai cristiani per il loro compito di testimonianza e di servizioalla verità. Ma le comunicazioni sociali non sono solo informazio-ne. Si comunica attraverso i programmi di intrattenimento radio-fonici e televisivi, il cinema, il teatro, la letteratura e la poesia, tuttele arti in genere. Per questo è opportuno dedicare la giusta atten-zione alla conoscenza delle tecniche adoperate ed alle interpreta-zioni possibili degli autori. C’è sempre l’agguato di messaggi subli-minali, o semplicemente indiretti, occulti e persuasivi. Infine,occorre imparare le tecniche giuste del comunicare per non essereesclusi a priori dal sistema mediatico o non esserne schiacciati.

2.4. La bibliotecaLa biblioteca diocesana “Odegitria”, operante presso l’Istitutosuperiore di Scienze religiose di Bari, è specializzata in scienze teo-logiche e umanistiche ed è aperta a studenti, docenti e al pubblicocon 20 postazioni di lettura di cui 2 per disabili. Dieci le sale dideposito libri; una di consultazione per il pubblico oltre ai locali diservizio e per la direzione. Costituita da un ampio spazio di 250mq., è dotata di scaffali mobili e fissi, di armadi e delle attrezzatureinformatiche dedicate alla schedatura, classificazione e ricerca delmateriale bibliotecario e di una videoteca. Sezioni e collocazionesono illustrate nella planimetria allegata. Le diverse tipologie docu-mentarie presenti ammontano a circa 70.000 volumi e a 780 perio-dici. Oggi sono 72 i periodici in abbonamento e scambio. La cata-logazione elettronica è organizzata per autore, soggetto, titolo, col-locazione, edizione. L’indicizzazione è nominale e semantica. Tra lecollezioni di interesse specifico vanno ricordate la collana di“Sources chrétiennes”, di “Les belles lettres” e de “La CiviltàCattolica” a partire dal 1850. La Biblioteca è stata recentementearricchita dei volumi della biblioteca dei Padri Gesuiti dell’IstitutoDi Cagno Abbrescia in Bari e di quella personale della prof.ssa Ada

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FACOLTÀ TEOLOGICA PUGLIESE

Lamacchia avuti in donazione. La raccolta libraria è andata cosìverso una differenziazione e varietà di opere teologiche e filosofi-che. Un’apposita commissione si incarica di valutare l’acquisto el’accrescimento bibliografico. La biblioteca coltiva rapporti di col-laborazione con la biblioteca dell’Istituto di Teologia EcumenicaSan Nicola e della biblioteca “Gaetano Ricchetti”.

3. Presentazione della prolusione accademica per l’anno 2009-2010

Tiene la prolusione accademica il prof. Giorgio Otranto, ordinariodi Storia del cristianesimo antico presso la Facoltà di Letteredell’Università degli Studi di Bari. Numerose sono le sue pubblica-zioni e gli incarichi ricoperti. Tra questi ricordo i seguenti: dal 1979al 1993 è stato Direttore dell’Istituto di Studi classici e cristiani (giàdi Letteratura cristiana antica); dal 1983 al 1989 è stato Presidentedel Consiglio di Corso di laurea in pedagogia – Facoltà di Magistero– Università degli Studi di Bari; dal 1986 è Direttore della rivista“Vetera Christianorum”, organo scientifico dell’Istituto di Studiclassici e cristiani, e dirige collane editoriali di storia e archeologia(Scavi e ricerche, Prometeo); dal 1990 al 1997 è stato Presidentedell’IRRSAE Puglia (Istituto Regionale di Ricerca, Sperimentazionee Aggiornamento Educativi); dal 1991 al 1997 è stato Coordinatorenazionale dei Presidenti di IRRSAE, CEDE (Centro Europeodell’Educazione) e BDP (Biblioteca di Documentazione Pedago-gica); dal 1995 al 2002 è stato Direttore del “Centro di studi micae-lici e garganici”, da lui fondato, istituito dall’Università di Bari e dalComune di Monte Sant’Angelo come sede distaccata delDipartimento di Studi classici e cristiani. Ringrazio sentitamente ilprof. Otranto per aver accettato l’invito. Considero questo suo inter-vento come inizio di una collaborazione tra i due Istituti che preve-de altre iniziative già in corso e da programmare nel prossimo futu-ro. Il prof. Otranto terrà la sua prolusione sul tema: Cristianesimo eChiese in Puglia fino a Gregorio Magno. Gli cedo volentieri la parola.

Bari, 1 marzo 2010Il Direttore

prof. mons. Vito Angiuli

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Il 21 aprile 2010, alle ore 9.30 presso la sala conferenze della Curiadi Bari si è tenuto l’incontro dei sacerdoti con il Presidente nazio-nale di Azione Cattolica prof. Franco Miano. All’incontro hannopartecipato S.E. l’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci, il prof.Giuseppe Micunco direttore dell’Ufficio Laicato, e alcuni membrilaici della Presidenza diocesana di AC.Dopo la preghiera iniziale, il Presidente diocesano di AC SalvatoreSchiralli ha salutato i presenti e ha condiviso una riflessione del1973 di Vittorio Bachelet del 1973, allora presidente nazionale diAC, sull’identità dell’Associazione:

Che cosa è l’Azione Cattolica? Ne abbiamo parlato molto, mami pare che sia soprattutto una realtà di cristiani che si cono-scono, che si vogliono bene, che lavorano insieme nel nomedel Signore, che sono amici; questa rete di uomini e donneche lavorano in tutte le diocesi, e di giovani e adulti, di ragaz-zi e fanciulli che cercano di servire la Chiesa. E questa è lagrande cosa. Perché noi serviamo l’AC, non perché ci interes-sa fare grande l’AC ma perché ci interessa rendere nellaChiesa il servizio che ci è chiesto per tutti i fratelli. E questacredo sia la cosa veramente importante.

Schiralli ha presentato brevemente la realtà viva dell’AC nella dioce-si, presente con circa 5.500 soci in 57 parrocchie, e ha manifestato la

Incontro dei sacerdoti con ilprof. Franco Miano, Presidente nazionale di A.C.

AZIONE CATTOLICA ITALIANA

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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gioia del cammino di fraternità e di comunione che si sta realizzan-do e rafforzando in questi anni tra le aggregazioni laicali in diocesi.

Il prof. Miano ha tenuto la relazione sul tema: “L’Azione Cattolicatra memoria e profezia. La sollecitudine pastorale del presbitero peri laici e per l’Associazione”.La memoria per la vita e la storia dell’AC di 140 anni dice gratitu-dine al Signore per un’esperienza significativa di Chiesa e di servi-zio alla Chiesa; questo si è realizzato attraverso la testimonianza el’impegno di tanti laici, dagli adulti ai ragazzi, ma anche attraversola cura e l’accompagnamento spirituale di tanti vescovi e presbiteriassistenti. La memoria dice anche impegno nel presente e nel futu-ro perché l’AC continui anche in forme nuove a testimoniare ilVangelo e a vivere la vocazione alla santità.Miano cita papa Benedetto XVI nel suo discorso all’Azione Catto-lica Italiana del 4 maggio 2008:

La magnifica corona dei volti che abbracciano simbolicamen-te Piazza San Pietro è una testimonianza tangibile di una san-tità ricca di luce e di amore. Questi testimoni, che hannoseguito Gesù con tutte le loro forze, che si sono prodigati perla Chiesa e per il Regno di Dio, rappresentano la vostra piùautentica carta d’identità. Non è forse possibile, ancora oggi,per voi ragazzi, per voi giovani e adulti, fare della vostra vitauna testimonianza di comunione con il Signore, che si tra-sformi in un autentico capolavoro di santità? Non è proprioquesto lo scopo della vostra Associazione? Ciò sarà certamen-te possibile se l’Azione Cattolica continuerà a mantenersifedele alle proprie profonde radici di fede, nutrite da un’ade-sione piena alla Parola di Dio, da un amore incondizionatoalla Chiesa, da una partecipazione vigile alla vita civile e da uncostante impegno formativo. Cari amici, rispondete generosa-mente a questa chiamata alla santità, secondo le forme piùconsone alla vostra condizione laicale! Continuate a lasciarviispirare dalle tre grandi “consegne” che il mio venerato prede-cessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II vi ha affidato aLoreto nel 2004: contemplazione, comunione e missione.

Sono le profonde radici di fede - come afferma il papa - nutrite daun’adesione piena alla Parola di Dio, da un amore incondizionato

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alla Chiesa, da una partecipazione vigile alla vita civile e da uncostante impegno formativo che rendono significativa e feconda larealtà e il servizio dell’AC nelle nostre diocesi e parrocchie.L’AC perché sia se stessa deve da una parte “disperdersi nella comu-nità cristiana diocesana e parrocchiale” perché è ad essa dedicata edall’altra deve “ritrovarsi come associazione” perché sia fedele allasua identità laicale di presenza e testimonianza nella Chiesa e inogni ambiente di vita.Per questo è necessaria la presenza e il servizio dei presbiteri assi-stenti che così è presentato nel Progetto formativo dell’AC:

I presbiteri assistenti si rendano disponibili in primo luogoall’accompagnamento spirituale e a quella presenza che con-sente di cogliere il valore spirituale della vita associativa; cheaiutino a vivere la dimensione profonda di esperienze eccle-siali non sempre facili; che si pongano al fianco delle personeper portare l’esistenza al confronto con il Vangelo e con il suoorizzonte. La loro presenza, segno della cura del Vescovo perl’Associazione, è anche custodia e promozione di un cammi-no associativo sempre più ecclesiale e comunionale.

Il loro compito si sviluppa nella semplicità della vita associativa. Inparticolare ad essi è chiesto di sostenere le persone nei passaggi del-l’esistenza e della fede, facendo in modo che ciascuno sia aiutato adessere fedele agli impegni che la vita associativa propone: gli eserci-zi spirituali, l’elaborazione di una propria regola di vita, particolariscelte di impegno.Perciò il presbitero assistente è chiamato ad essere padre e fratellonella fede, testimone di Cristo, ad accompagnare le persone nellescelte di vita e di testimonianza cristiana nella fedeltà alla vocazio-ne battesimale.

Seguono gli interventi di alcuni presenti; si sottolinea da una partela positività di alcune esperienze associative per la crescita dellacomunione e corresponsabilità ecclesiale e pastorale, dall’altra siavverte la fatica di impegnarsi nella formazione e di essere incisivi

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AZIONE CATTOLICA ITALIANA

nella promozione associativa perché altri conoscano l’associazionee vi aderiscano. L’impegno vocazionale dell’AC esiste ma deve essere sempre incre-mentato: si evidenzia come un’alta percentuale di giovani chehanno fatto esperienza dell’AC, sono stati aiutati a scoprire la lorovocazione alla vita sacerdotale e religiosa. L’esperienza associativadeve aiutare le persone a vivere la vita come vocazione con l’accom-pagnamento e il discernimento della comunità e dei presbiteri.Positiva è anche la testimonianza dei presbiteri assistenti diocesaniche sperimentano la gioia, la ricchezza e a volte la fatica di crescereinsieme ai laici nella comunione, nella stima e nella corresponsabilità.Si fa notare la necessità di valorizzare anche i diaconi permanentinel servizio dell’accompagnamento e della formazione delle perso-ne che vivono l’esperienza associativa. Infine l’Arcivescovo interviene sottolineando che l’esperienza dellevisite pastorali ha confermato che l’AC, dove è presente e vive beneil suo carisma, aiuta tutta la comunità parrocchiale a sentire vivo ilsenso ecclesiale cioè a vivere l’appartenenza alla Chiesa locale riuni-ta intorno al Vescovo e quindi ad uscire dall’isolamento e dall’au-toreferenzialità. L’AC aiuta non solo i laici ma anche i presbiteri avivere il senso e la bellezza della Chiesa locale che è Chiesa di popo-lo in cammino al servizio dell’edificazione del Regno di Dio nelmondo e nella storia.L’Arcivescovo invita a riprendere (e ripubblicare) una relazione eriflessione significativa sulla vocazione all’Azione Cattolica dimons. Anastasio A. Ballestrero del 1976.Per quanti hanno partecipato, credo che l’incontro vissuto in un climafraterno di ascolto e di confronto abbia aiutato a conoscere megliol’AC per quello che è ed è chiamata ad essere attraverso non solo leparole ma la testimonianza del prof. Miano e a prendere più consape-volezza di quello che noi presbiteri siamo chiamati a essere per lacomunità e le persone che ci sono affidate, illuminati e provocati dal-l’esortazione di san Pietro Apostolo nella sua prima lettera 5,1-4:

«Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro,testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria chedeve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato,sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace

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AZIONE CATTOLICA ITALIANA

a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso,non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovimodelli del gregge. E quando apparirà il Pastore supremo,riceverete la corona della gloria che non appassisce».

sac. Antonio SerioAssistente unitario di AC

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Antonio Ladisa

D’improvviso il tuo volto mi illumina.Poesie e canti

Presentazione di Mons. Francesco Cacucci aD’improvviso il tuo volto mi illumina. Poesie e cantidi Antonio Ladisaa cura di Vito Angiuli e Antonio ParisiEdizioni Liturgiche, Roma 2010

A un anno di distanza dall’improvvisa morte di mons. AntonioLadisa, mons. Vito Angiuli e mons. Antonio Parisi hanno volutopubblicare le sue poesie e i testi del canti da lui composti per farnedono a tutto coloro che lo hanno conosciuto e amato.Il motivo di questa scelta è facilmente intuibile: la poesia, per suanatura, è canto e il canto trova nella poesia la forma espressiva piùappropriata. Così leggendo queste composizioni, sarà più facilecogliere uno degli aspetti dell’eredità spirituale che don Tonino ciha lasciato: comprendere cioè che la risposta generosa e fedele allapropria vocazione trasforma la vita in poesia e canto.La chiamata, infatti, segna l’inizio del cammino, ma è anche forzache sorregge l’intera esistenza e dà senso alle cose. Come la poesia eil canto, la vocazione nasce da una Parola divina, da un fuoco sacroche sgorga da una misteriosa sorgente: dalla fornace ardente delladivina carità. Attratto nel vortice dell’amore, il chiamato si lasciaconquistare e avvincere. E ponendosi in ascolto, si lascia completa-mente possedere dall’amore, per diventare un suo araldo, un suomessaggero, un suo profeta.

PUBBLICAZIONI

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Il poeta, come il profeta, accoglie i misteri ineffabili, afferrato dauna Voce che chiama con una forza intima e suadente, cui è impos-sibile opporre resistenza. «Venne la poesia / a cercarmi – scrivePablo Neruda –. Non so come né quando, / no, non eran voci, noneran / parole, né silenzio, / ma da una strada mi chiamava, / dairami della notte, / d’improvviso tra gli altri, / tra fuochi violenti / oritornando solo, / era lì senza volto / e mi toccava».La poesia non è solo parola, ma anche Presenza che si rivela nelsilenzio, avvolta in esso quasi come in un manto regale. Quandoessa giunge, il volto si illumina e, “d’improvviso”, scrive PabloNeruda tutto si rischiara e prende forma. “D’improvviso”, ripeteanche don Tonino. I poeti si intendono e, insieme, testimonianoche la poesia, come la vocazione, è grazia che giunge “d’improvvi-so”, in un’ora segnata dall’eternità, secondo un imprescrutabiledisegno e una modalità imprevedibile.Giunge in un’ora che, irrevocabilmente, segna tutta la vita. Neltempo e nell’eternità.Da quella parola di grazia don Tonino si è lasciato afferrare e la gra-zia è diventata risposta personale, trasfigurata in poesia e canto e,misteriosamente, tramutata in vita.Una vita che è più forte della morte.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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1 Cfr supra, pp. 40-41.

In memoria di don Tonino Ladisa(10 novembre 1951 - 30 marzo 2009)

Fare memoria non significa soltanto non dimenticare, ma vuoi diresoprattutto ri-cor-dare, custodire nel cuore chi è stato strappato allavita, ma non all’affetto e all’amore, e ricollocare nell’orizzonte dellasperanza anche la dolorosa esperienza della morte.Per tutti la vita e la morte sono un mistero e a tutti, nell’arco dellapropria esistenza, può capitare di domandarsi: «Avanza la mor te ola vita?». E l’interrogativo che anche don Tonino si pone in unapoesia, scritta il 29 novembre 1995, intitolata Vita!1 .

La vita come un’aurora

La poesia è un’invocazione per sollevare il velo sul significato deltempo che avanza e corre verso il suo esito naturale. Ma quale? Lamorte o la vita? L’epilogo o l’inizio? La fine o il fine?A 44 anni, don Tonino sente il bisogno di riflettere sugli annitrascorsi e probabilmente, come in un flash-back, rivede il periododell’infanzia e della scuola elementare. Non è improbabile che glitorni alla mente il giorno in cui aveva fatto il suo ingresso nelSeminario Arcivescovile di Bari (27 settembre 1963), dove aveva fre-quentato le scuole medie e ginnasiali (1963-68). Non è nemmenoda escludere che si affollino in lui i ricordi degli studi liceali, primaa Molfetta e poi a Taranto (1969-1971), e degli studi teologici aMolfetta (1972-1976). Certamente rimane fisso nel suo cuore ilgiorno dell’ordinazione presbiterale (6 febbraio 1977), avvenutanella Cattedrale di Bari per l’imposizione delle mani di mons.Anastasio Alberto Ballestrero.

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PUBBLICAZIONI

Forse assapora nuovamente il gusto dei primi anni di ministero,prima nella parrocchia d’origine come viceparroco (fino a giugno1978) e, poi, come educatore (1978-1987) e padre spirituale pressoil Seminario Arcivescovile di Bari (1987-1992). Sono anni di fervidolavoro e di intelligente progettazione educativa come Direttore delCentro Diocesano Vocazioni (1984-1995) e del Centro RegionaleVocazioni (1990-2000), Vicedirettore del Centro NazionaleVocazioni (1997-2009), Membro del Comitato di Redazione dellaRivista del Centro Nazionale Vocazioni (1997-2009).Don Tonino scrive la poesia mentre svolge il suo ministero pa-storale presso la Cattedrale (1992-1998) e il Capitolo Metropo-litano Primaziale di Bari (1992-2009). Era stato Mons. MarianoMagrassi, che apprezzava molto la sua persona, a conferirgli la nom-ina di parroco e di canonico. In quegli anni, egli ha certamente avver-tito di essere anche fisicamente nel “cuore” della Diocesi, a strettocontatto con il Vescovo, a servizio della Chiesa Madre e dell’interacomunità diocesana. E lì, al centro della città di Bari, la sua personasi è arricchita di una nuova e più intensa esperienza pastorale.Ben presto, gli saranno affidati altri compiti a servizio della Chiesadiocesana e regionale: Direttore dell’Ufficio diocesano per il laicatodi Bari (1998-2005), Assistente diocesano unitario di AzioneCattolica (2000-2005), Rettore del Pontificio Seminario RegionalePio XI di Molfetta (2005-2009). E proprio mentre ricopre questoruolo, per il quale aveva maturato una ricca esperienza educativa,muore prematuramente e inaspettatamente in un incidentestradale, il 30 marzo 2009. II dolore per la sua improvvisa scom-parsa spegne la gioia delle Chiese di Puglia, in festa per la ricorren-za del centenario di fondazione del Seminario Regionale; e la cele-brazione festosa si trasforma in lutto e pianto.Guardando retrospettivamente, forse possiamo dire che la poesiascritta nel 1995 è un preludio al pensiero della morte. Ce ne dà unaconferma un’altra poesia, scritta un anno prima (29 novembre1994), dal suggestivo titolo Aurora. Rileggendola, oggi, sembraquasi un presagio dei tragici fatti accaduti e, di certo, è la miglioreinterpretazione della sua vita2.

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2 Cfr supra, p. 13.

PUBBLICAZIONI

Innamorato di Cristo e delle proprie radici

La vita come un’alba che avanza, così don Tonino ha interpretato lasua esistenza3. Vivere, per lui, non è stato solo contare le stagioniche si susseguono con ritmo monotono e ripetitivo per riannodareil filo del tempo che inesorabilmente scorre verso la fine, maprestare attenzione a quel volto che illumina e dona nuovi orizzon-ti e spazi infiniti. Sì, per don Tonino, l’esistenza è stata una conti-nua ricerca del volto di Cristo e una scoperta che, quando egli viene,albeggia la vita.Aveva imparato ad amare Gesù fin dalla fanciullezza nella parroc-chia del “Sacro Cuore”, situata al centro della città di Bari; unacomunità viva e un punto di riferimento per molti giovani che l’ave-vano scelta come “comunità di elezione”. La vicinanza con la sededell’Azione Cattolica Diocesana aveva reso la parrocchia un puntodi incontri di carattere diocesano, contribuendo così ad allargare losguardo oltre i confini del territorio parrocchiale. Anche dopo ilsuo ingresso in Seminario, la parrocchia è stata per don Tonino unluogo di confronto con esperienze di ampio respiro.Significativo per il suo cammino vocazionale è stato il rapporto coni sacerdoti della sua parrocchia, in modo particolare, con il parroco,don Marco Mancini. Tra di loro si era stabilito un vincolo di pater-nità e di amicizia che è continuato anche dopo l’ordinazione sacer-dotale e ha accompagnato tutte le tappe del suo ministero sacerdo-tale. C’era sempre un misto di venerazione e di affetto, ogni voltache don Tonino parlava di don Marco. Si avvertiva dalle sue paroleche il rapporto era costruito non solo su una consonanza pastorale,ma su una intesa più profonda di carattere umano e sacerdotale.Don Marco, da parte sua, ha sempre considerato il sacerdozio didon Tonino come il coronamento del suo ministero. A ogni nuovoincarico che gli veniva affidato, scorgeva una conferma della vali-dità del lavoro pastorale profuso con entusiasmo giovanile.

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3 Cfr supra, p. 45.

Rimanere giovani, pur nello scorrere del tempo, è la caratteristicache li ha accomunati. Il segreto, per entrambi, è consistito nel colti-vare la relazione perso nale con Cristo, attinta nella preghiera e vis-suta con un’attenzione particolare all’accompagnamento vocazio-nale e missionario dei giovani.Non si comprenderebbe però in modo adeguato la personalità didon Tonino senza fare riferimento al suo ambiente familiare.Ultimo di quattro figli (due fratelli e una sorella), egli ha scopertoil volto amorevole di Cristo in quello dei suoi familiari, soprattuttodei genitori. Ci sono virtù che si acquistano con l’esercizio, ma cisono caratteristiche personali radicate nell’ambiente familiare. Tradi esse, una lo ha sempre contraddistinto: la capacità di sorridere efar sorridere. Rimane proverbiale la sua capacità di intervenire nellediscussioni con battute fulminanti che suscitavano in tutti unsenso di umorismo e di ilarità. Un dono connesso con il suo carat-tere, ma forgiato nel clima della vita di famiglia, nella quale benpresto egli ha appreso che le difficoltà vanno affrontate con fiduciae con la capacità di trarre il bene anche dalle situazioni più avversee difficili.Dal padre, don Tonino ha imparato la semplicità nei rapporti congli altri, il senso della dignità e dell’onestà. Si può così comprendereil motivo della sofferenza che lo colpì quando apprese la notiziadella sua morte. Non si trattava solo del dolore per la perdita di unapersona amata, ma della consapevolezza del venire meno di unpunto di riferimento nel modo di intendere la vita. A lui ha dedica-to una toccante poesia4.Dalla madre, egli ha imparato il valore della fortezza d’animo, lacapacità di non scoraggiarsi nemmeno in presenza di gravi diffi-coltà, la determinazione nel continuare a lavorare con generosità eabnegazione senza badare alla stanchezza fisica. Ha sempre sentitola figura materna come una roccia cui aggrapparsi e un angelo chevegliava sulla sua persona. Chi ha vissuto i giorni tristi della suamorte, ha potuto constatare l’affetto e l’amore con cui la madre loha circondato anche in quei momenti di dolore. E stato com-movente vederla varcare la soglia del Seminario Regionale di

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4 Cfr supra, pp. 11-12.

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Moffetta e ascoltare la sua voce che ripeteva infinite volte: «Tonino,Tonino, Tonino...». È una scena eloquente che lascia trasparire illegame d’amore che vigeva tra loro due. Qualche anno prima(1995), nel suo ottantesimo compleanno, don Tonino le aveva de-dicato una tenerissima poesia5.In questo ambiente familiare e parrocchiale don Tonino ha scoper-to il volto affascinante di Cristo. Questo volto costituirà il conti-nuo punto di riferimento della sua riflessione. Così egli scrive inuno dei tanti commenti al mistero della vocazione cristiana:

Traspare sempre qualcosa di straordinario nello sguar-do di Gesù, come è descritto nel vangelo (cf. Lc 19, 5;22, 61; Gv 1, 42). Marco sottolinea che il Maestroguardò con simpatia il giovane cioè lo amò. Questogesto di amore è la chiamata cioè l’inizio della suavocazione di discepolo, come lo fu per Pietro (Gv 1, 42),per Zaccheo (Lc 19, 5). Lo senti qualche volta lo sguar-do di simpatia del Signore sulla tua vita? Non girare gliocchi per timore che ti chiami a maggior impegno. IlMaestro ha sempre qualcosa di importante da comu-nicare. Cosa manca per rispondere pienamente al suoamore e per adempiere il servizio del Regno? E che cosaha trovato di straordinario in te per averti un giornoinvitato al servizio della Parola nella Chiesa? Anche tu,forse, ti sei posto l’interrogativo: «Perché ha scelto pro-prio me e non altri? Che cosa ha visto in me il Signoredi interessante?». La risposta è una sola: «Nulla». Unacosa però è certa: Egli ti ha amato. La responsabilità diquesto fatto deve accrescere il senso della disponibilitàe della dedizione al servizio della Parola, senza alcunrisparmio.

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5 Cfr supra, pp. 9-10.

Poeta raffinato e artista geniale

Nel corso della sua vita egli modulerà l’esperienza dell’incontro per-sonale con il Signore in forme sempre nuove e mai ripetitive,trasformando il proprio vissuto in racconto, poesia, meditazione,preghiera.Con l’andare del tempo, si manifesterà, in modo sempre più evi-dente, la capacità di offrire testi di una raffinata modulazione stili-stica che ben si prestano alla trascrizione musicale. La sua capacitàcomunicativa si caratterizzerà per la linearità del pensiero e la flui-dità della parola. Ne sono testimonianza non solo le poesie e i cantiliturgici, ma anche le sue relazioni, il più delle volte, articolate inmodo da comunicare il pensiero con uno stile accattivante attra-verso la citazione di aforismi, brevi aneddoti, frasi incisive.La fluidità del suo eloquio poteva trarre in inganno, perché forsepoteva far pensare solo a un dono legato alla sua persona. In realtà,chi lo ha conosciuto da piccolo e gli è stato accanto negli anni dellasua formazione ha potuto constatare il progressivo emergere dellasua innata tendenza a cercare la bellezza delle cose e delle parole, eil certosino lavoro per esprimere i sentimenti e i pensieri in unaforma originale. Aveva nelle sue corde la naturale tendenza a mi-surarsi con il bello, ma non ha disdegnato di imparare la tecnicaattraverso un costante allenamento per usare la parola non solocome veicolo contenutistico, ma come richiamo estetico. Come unvalente artigiano si industria ogni giorno a “creare e dare vita” aisuoi oggetti utilizzando con sapienza la tecnica acquisita attraver-so un lungo apprendistato, così don Tonino si è costantementeimpegnato a “dare forma alla parola”, creando assonanze e cor-rispondenze, accordi e armonie.Qui si rivela un aspetto della sua vita che, altrimenti, non sarebbepercepibile. Non si comprende appieno la sua persona se non siimmagina il segreto lavoro di autoformazione che egli ha portatoavanti in tutta la sua esistenza. Dopo gli anni di studio nelPontificio Seminario Regionale di Molfetta, si dedicò al lavoro pa-storale, ma non smise di tenersi costantemente aggiornato sui temiteologici e pastorali. Progressivamente, ha allargato i suoi interessiad altri ambiti: poesia, arte, musica. Consultando la sua bibliotecasi rimane sbalordirti per la varietà dei libri che abbracciano i più

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diversi campi del sapere e che, indirettamente, testimoniano la suasete di conoscere, andando anche al di là di quanto poteva avere uninteresse e un utilizzo immediato nel ministero pastorale. Daquesto lavoro di accumulo di conoscenze, egli ha attinto sugge-stioni che poi ha travasato nelle sue relazioni e nei suoi scritti chehanno sempre il sapore della novità e della freschezza.

Pastore premuroso ed educatore instancabile

La sua capacità “creativa” si è manifestata anche in campo pa-storale. Il suo desiderio costante, durante gli anni del suo ministerodi parroco della Cattedrale di Bari, è stato quello di coinvolgere ilmaggior numero di persone nell’elaborazione di un progetto pa-storale condiviso, aperto a nuove prospettive e in sintonia con il ter-ritorio parrocchiale.Ha mostrato la stessa capacità di proporre idee nuove anche incampo vocazionale, settore al quale egli ha dedicato le sue migliorienergie di mente e di cuore. Preziosa è stata la sua partecipazioneall’elaborazione di documenti sulla formazione dei futuri presbi-teri; utili i suggerimenti proposti nelle relazioni tenute ai convegnidiocesani, nazionali e internazionali; efficaci le proposte per dareconcretezza agli orientamenti generali; lungimiranti le prospettivedelineate nei numerosi incontri di lavoro con le equipes vocazio-nali. Non è possibile dare conto di tutto questo lavoro. Basta solorichiamare qualche aspetto.È stata sua l’idea di proporre agli animatori vocazionali e ai giovanidella Diocesi di Bari-Bitonto di incontrarsi mensilmente per vivereinsieme l’adorazione eucaristica vocazionale. L’iniziativa ha avuto unimmediato successo e rimane ancora oggi un appuntamentoapprezzato da molti per la sua funzione di tenere desto l’impegnoper la pastorale vocazionale. Don Tonino comprese subito checompito del CDV era di promuovere e coordinare l’animazionevocazionale, senza sostituirsi all’attività della comunità parroc-chiale, che rimane centro primario dell’animazione vocazionale.

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Sotto la sua direzione, il CDV diventa il luogo d’incontro di per-sone, istituzioni, associazioni in grado di contribuire alla pastoralevocazionale, operando in modo unitario e rispettando i carismi e lefinalità proprie di ciascuno.Ugualmente ricco è stato il suo impegno come Vice Direttore delCNV. Ne hanno tracciato un ricordo commosso le persone con lequali egli ha collaborato nel corso degli anni: Mons. ItaloCastellani, Mons. Lorenzo Ghizzoni, don Luca Bonari, don Nicodal Molin (cf. la rivista “Vocazioni”, 26, 2009, n. 3 pp. 7-16).II suo intento educativo fondamentale, come Rettore del PontificioSeminario Regionale di Molfetta, è stato quello di delineare unaproposta formativa rispondente alle caratteristiche delle nuovegenerazioni e in sintonia con le prospettive indicate dai documentimagisteriali. Per questo si è impegnato ad aggiornare il progettoformativo coinvolgendo in questo lavoro educatori, professori eseminaristi.Tutta la vita di don Tonino si può riassumere nel suo instancabileamore per le vocazioni. Mons. Cacucci, nell’omelia in occasione delventicinquesimo anniversario di ordinazione presbiterale, che ab-biamo celebrato insieme nella Cattedrale di Bari, il 20 aprile 2002,ha richiamato la tonalità vocazionale del ministero con questeparole:

La vostra esperienza sacerdotale è stata segnata parti-colarmente da questa visione del Buon Pastore, perchél’amore al sacerdozio attraverso la cura delle vocazioniha segnato profondamente la vostra vita. Celebrare ilventicinquesimo anniversario del vostro sacerdozionella trentanovesima giornata mondiale per levocazioni è davvero un segno mirabile della benevolen-za del Signore ed è anche un segno consolante dellavostra fedeltà e del vostro amore. Seguire Gesù, le ormedel supremo Pastore, che è il compito dei pastori dellaChiesa, permette di essere accompagnatori dei fratelliper l’ingresso nel tempio. Gesù è la porta, non unaporta. Nessuno di noi è la porta del tempio.Accompagnare i fratelli ad entrare nel tempio èun’opera pastorale privilegiata, intensa, straordinaria,delicata.

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Nell’acrostico sul sacerdozio scritto in occasione del venticinquesi-mo di ordinazione sacerdotale di don Vito Spinelli (30 agosto 1995),egli ha riletto in modo poetico le parole che spesso vengono cantatedurante l’ordinazione presbiterale, Tu es sacerdos in aeternum 6. È unprezioso dono che don Tonino ci ha lasciato, mentre stiamo cele-brando l’Anno sacerdotale; una meditazione in cui si intrecciano ilsuo stupore e la sua ammirazione per il mistero e il ministero delsacerdote.

Rapiti dalla stessa meraviglia, anche noi magnifichiamo il Signoreperché ha donato alla Chiesa e al mondo un uomo e un sacerdotecome don Tonino Ladisa. Siamo certi che ora egli canta il suo per-sonale inno di lode alla Trinità con la stessa gioia e lo stesso amoremanifestati durante la sua vita.

Con amicizia.

don Vito Angiuli

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6 Cfr supra, pp. 34-36.

La Messa è finita.“Vorrei essere Volto di Dio”

Preghiere di don Vito Marotta

Prefazione di Luca Marotta aLa Messa è finita. “Vorrei essere Volto di Dio”Preghiere di don Vito MarottaGrafiche del Colle s.a.s., Gioia del Colle 2010

“La Messa è finita” è un titolo che vuole ricordare un momento unluogo, un personaggio, una missione e una passione.Il momento è quello che segna la fine della celebrazione eucaristicadomenicale. In quel preciso momento, che si ripete all’infinito,venivano proclamate e distribuite le preghiere di questa raccolta. Seda un punto di vista pastorale, questo rituale rappresenta un ten-tativo di far meglio cogliere il messaggio della celebrazione eucari-stica, da un altro punto di vista rappresenta certamente il tentati-vo di superare la parola “fine”, cercando di creare un continuum cheaffondi le sue radici nella mente e nel cuore delle persone.Il luogo è l’aula liturgica, dove si celebra la messa. L’aula liturgicaconcepita come luogo di “insegnamento dello spirito”. Non ci sipone dall’alto verso il basso ma si parte da un “sentire” individuale,inteso come sensazioni che derivano dall’ascolto della parola, perconseguire un’elevazione spirituale, che ci tende verso Dio, versouna dimensione superiore.Il personaggio è il sacerdote. Il sacerdote che deve testimoniare ilVangelo, che è Pastore che ama e cura le sue pecore. Non si limitaalla celebrazione eucaristica, contenente il sermone del giorno, cherischia di diventare un rituale meccanicistico, ma va oltre: rendepartecipe del suo vissuto spirituale e conduce verso la via dellaVerità.La missione è quella evangelizzatrice. La nostra periferia è terra dimissione. In questi ultimi decenni, a causa della secolarizzazione, si

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sta invertendo la dinamica del rapporto sacerdote-fedeli. Adesso ilsacerdote se aspetta i fedeli nel tempio, rischia di rimanere da solo.Deve uscire dalla chiesa, fare il “porta a porta”. In questa ottica laconsegna del foglio contenente la preghiera domenicale diventa“volantinaggio dello spirito”. È uno strumento che serve per entra-re sia nell’intimo spirituale del fedele che nella sua casa. Cercandoun contatto con quei familiari che forse non sono andati a messa.La passione è quella del cinema. Forse questa raccolta è una rispo-sta a don Giulio, il sacerdote personaggio del film di NanniMoretti, che scappa perché preso da un forte senso di impotenza,non riuscendo ad affrontare i problemi, i dolori, i drammi grandi epiccoli, che siano, dei suoi parrocchiani. La risposta “Vorrei essereVolto di Dio” è la stabilitas, nella certezza della Fede, di un vissutoreale caratterizzato dal “già ma non ancora”. Forse i problemi nonsi risolveranno, ma, se si ha la certezza che la parola fine non esiste,assumeranno una dimensione relativa.

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Ignazio Damiani

Quattro cammei per un ritratto.Don Mario Dalesio

Presentazione di Mons. Francesco Cacucci aQuattro cammei per un ritrattodi Ignazio DamianiEcumenica Editrice, Bari 2010

Indice: Presentazione, Prefazione. Questo libro, i tempi, il protagonista: I tempi, ilprotagonista -... spero di farcela- La sua mano scarna mi sfiora il volto.PRIMO CAMMEO. Don Mario Dalesio e l’Azione Cattolica: 1969: la collaborazionetra Gioventù Femminile e Gioventù Maschile di Azione Cattolica, a Bar -La Nostra voce trema, il Nostro cuore palpita - Al cader della giornata:recital di canti - Il convegno del 1970 - “Vivere consolidati nella fede qualevi fu insegnata” (Col 2,7) - “Io sono il pane disceso dal cielo” - L’essere el’apparire - Relazioni, sussidi ai gruppi di studio, documentazione -L’anno 1972 - Come alberi piantati lungo il fiume noi aspettiamo lanostra primavera. SECONDO CAMMEO. Confessione sacramentale, realtà di salvez-za: Il Buon Samaritano medica le ferite - ... e nel tuo perdono vivrò - Duepotentissimi fasci di luce - Il sacerdote è per l’uomo: deve essere Cristostesso - Ego te absolvo a peccatis tuis - La figura del confessore: dalCatechismo della Chiesa Cattolica - So che da ogni male Tu mi libererai -“Tu mi libererai” - Sosta che rinfranca. Don Mario e Triggiano: Triggiano, ilpaese della Madonna della Croce. TERZO CAMMEO. La parrocchia: Il cristianoe la Parola - Qual era in fondo la preoccupazione di don Mario? - Pretiindaffarati: la sostituzione della preghiera con l’azione - Lo vuoi? Te loregalo. Vicario Episcopale per la pastorale: Chi mi separerà dall’amore diCristo? - Don Mario morì sul campo - I programmi generali della Diocesidel 1992 e del 1993 - Anno pastorale 1993/94 - Le affermazioni conclusi-ve nelle due note. QUARTO CAMMEO. Il trapasso: Finché avrò respiro, fino aquando Tu vorrai, fino al giorno che Tu sai - Vi do un consiglio: compra-te da me oro purificato col fuoco, per diventare ricchi davvero (Ap 3,19) -Io ti prego con il cuore, so che tu mi ascolterai - Un amico fedele: balsamodella nostra vita - Tu sei la mia vita, altro io non ho. Niente nella vita ci

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separerà - Spezza ancora il pane, come facesti un dì - In Cristo rifioriràogni speranza perduta.

La memoria di don Mario Dalesio, sacerdote della nostra Chiesa diBari-Bitonto, dopo quasi diciassette anni dalla sua morte, è ancorauna memoria viva in tanti di noi che l’abbiamo conosciuto, amato,apprezzato. Sembra ravvivata la commozione vissuta nella catte-drale di Bari l’8 settembre 1993, il giorno della “sua” messa ese-quiale.Potrebbe forse apparire strano: non ho provato “lutto” per la suamorte. Mi son sempre chiesto il perché. Credo che la sua luminosa“nuova vita” in Gesù Risorto l’abbia reso misteriosamente, ma"realmente" vicino. I vari ricordi della sua persona che affiorano nelcammino della vita, sono sempre fonte di serenità e di gratitudine.Il suo “ritratto” offerto da Ignazio Damiani, amico comune, è undono per tutti. Seguiamone il percorso.Attorno alla persona e al ministero di don Mario si intersecano unaserie di considerazioni e di annotazioni di diverso genere, da quellestorio-geografiche a quelle esistenziali e spirituali, che arrichisconola trama dei ricordi di una molteplicità di elementi. Con questometodo di scrittura, la personalità di don Mario prende progressiva-mente forma e i diversi temi del racconto, quasi fossero tasselli di ungrande mosaico, si compongono in un quadro unitario che sapien-temente unisce i ricordi personali ai fatti accaduti.A dire il vero, un precedente libro, a cura di Vito Angiuli e MicheleGiorgio, pubblicato nel primo anniversario della morte di donMario e stampato dalla stessa casa editrice nel 1994, aveva raccolto isuoi scritti pastorali e spirituali, offrendo così la possibilità diconoscere la sua ricca personalità umana e sacerdotale e la feconditàdel suo ministero pastorale. Le riflessioni ivi contenute, infatti, rive-lano la carica di umanità del cuore sacerdotale di Don Mario erichiamano i temi spirituali e pastorali a lui più cari.Ignazio Damiani conosce questi scritti, ma nel suo libro segueun’altra via, perché fonda tutta la sua scrittura sulla sua esperienza,

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essendo egli stato legato a don Mario da una profonda e lunga ami-cizia personale. Scavando nella sua memoria, egli riporta alla lucegli avvenimenti e i luoghi degli incontri avuti con don Mario,richiama le sue parole “forti e suadenti” impresse in modo inde-lebile nella sua mente e rivela i sentimenti di affettuosa amiciziasedimentati nel fondo dell’anima.Di volta in volta, l’Autore mette in luce gli aspetti caratterizzanti lapersonalità di don Mario: la delicatezza nel modo di avvicinare etrattare le persone che a lui si rivolgevano per un colloquio o per unaconfidenza; la capacità di intessere relazioni interpersonali, fraterne epaterne insieme, diventando così per tanti giovani e adulti un puntodi riferimento insostituibile per la loro crescita umana e cristiana; lagrande generosità nel non appartenersi e nel darsi a tutti senza riserve;la discrezione assoluta nel conservare le confidenze ricevute e,insieme, la capacità di infondere sempre fiducia e speranza. Insomma,si tratta di quell’insieme di virtù umane che il Concilio Vaticano IInell’Optatam totius considera come qualità indispensabili per l’eserciziodel ministero pastorale.Ed è proprio questa capacità di vivere la propria vocazione sacerdo-tale nella linea del rinnovamento conciliare che è possibile leggere lavita e il ministero di don Mario. Intorno a questo tema, IgnazioDamiani racconta episodi dei quali egli è stato diretto testimone;avvenimenti che concorrono a delineare il ritratto di una personache ha incarnato il modello sacerdotale proposto dal ConcilioVaticano II. Nel racconto, quasi come due perle dello stile sacerdo-tale conciliare, emergono due qualità di don Mario: la sua grandeattitudine a costruire rapporti di comunione tra le persone e la suaspiccata sensibilità a promuovere la corresponsabilità dei laici. In unperiodo nel quale questi valori sono continuamente richiamaticome qualità indispensabili per l’esercizio del ministero, ripresen-tare una figura sacerdotale che li ha incarnati in modo luminoso èuno dei meriti che bisogna riconoscere all’Autore di questo libro alquale va tutto il mio personale ringraziamento per aver ripresentatoalla nostra Chiesa locale una persona amata da tutti e a me partico-larmente cara.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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Nicola Bux

Gesù il Salvatore.Luoghi e tempi della sua venuta nella storia

Introduzione aGesù il Salvatore.Luoghi e tempi della sua venuta nella storiadi Nicola BuxEd. Cantagalli, Siena 2009

Indice: Introduzione; I. L’origine di Gesù Cristo: 1. Tra Apocrifi e Vangeli – 2.La nascita e l’infanzia di Maria: La festa orientale della Concezione; II. Eglisalverà il suo popolo: 1. Perché Nazaret - 2. L’annuncio a Maria e il sogno diGiuseppe: Il luogo del villaggio evangelico, Il santo Luogo dell’incarna-zione, La santa Casa di Maria tra Nazaret e Loreto; III. La preparazione del-l’avvento del Salvatore: 1. La visita di Maria e la nascita di Giovanni: IMisteri di Ein Karem, Chiesa della Visitazione, Chiesa di San GiovanniBattista, S. Atanasio: Lettera a Epitteto – 2. San Giovanni nel deserto – 3.Colui che ha preparato la via della salvezza: Il luogo del Battesimo delSignore al Giordano – 4. Il martirio a Macheronte in Transgiordania: Lasepoltura e il culto a Samaria-Sebaste; IV. Non temete: è nato il Salvatore: 1.Perché Betlemme – 2. Il viaggio: La sosta di Maria – 3. Il censimento: Ladata del Natale, Annuncio di Natale (Kalenda) – 4. La Natività: La tradi-zione della Grotta, Dal Protovangelo di Giacomo – 5. L’annunciodell’Angelo ai pastori: I campi dove pascolavano, Visione avuta da santaBrigida a Betlemme – 6. Le traversie della basilica: Il luogo oggi, JosephRatzinger: La porta stretta di Betlemme – 7. La santa Grotta: La mangia-toia, Le grotte adiacenti, La Grotta “del Latte” e la “casa” di san Giuseppe,La liturgia di Natale ieri e oggi; V. I miei occhi hanno mirato il Salvatore: 1. Lafesta della circoncisione e il nome di Gesù – 2. Gesù al Tempio e la profe-zia della redenzione – 3. I Magi venuti per adorarlo: Chi erano, “Vedemmola sua stella”, La liturgia dell’Epifania, Paolo VI a Betlemme, gennaio 1964

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– 4. La strage degli innocenti: Chi era Erode – 5. La fuga in Egitto: La pre-ghiera alla Vergine Maria; VI. Il ritorno a Nazaret: 1. San Giuseppe il giusto:La chiesa della Nutrizione – 2. Il pellegrinaggio al Tempio: Sefforis, doveGesù lavorava e parlava greco – 3. I parenti del Signore; Nota bibliografica.

Questo libro nasce dall’attrattiva di Gesù, contemplato in particola-re nel mistero affascinante della sua infanzia. Dice santa Teresad’Avila: «non possiamo piacere a Dio e da lui ricevere grandi grazie,se non per le mani della sacralissima umanità di Cristo, nella qualeegli ha detto di compiacersi. Ne ho fatto molte volte l’esperienza, eme l’ha detto il Signore stesso. Ho visto nettamente che dobbiamopassare per quieta porta, se desideriamo che la somma Maestà cimostri i suoi grandi segreti. Non bisogna cercare altra strada, anchese si è raggiunto il vertice della contemplazione, perché per questa viasi è sicuri. È da lui, Signore nostro, che vengono tutti i beni. Egli ciistruirà. Meditando la sua vita, non si troverà modello più perfetto»1.Tutti i santi hanno seguito la via di Gesù, molti hanno privilegiatola sua infanzia perché sacramento dell’eterna giovinezza di Dio:l’Unigenito, ci ha fatto conoscere Dio che nessuno aveva mai visto.Quanti santi sono raffigurati con Gesù bambino tra le braccia.Tommaso da Celano, al termine della descrizione del presepe diGreccio, annota che «il fanciullo Gesù era stato abbandonato alladimenticanza nel cuore di molti, e per grazia di Dio fu risuscitatoin costoro per mezzo del suo santo servo Francesco e fu impressonella loro memoria amante»2. In Gesù è apparsa nel mondo la veri-tà3 e la grazia apportatrice di salvezza per tutti gli uomini4. A qual-cuno tutto questo potrà apparire incongruo con lo studio dei datistorici ed archeologici, ma l’Incarnazione è avvenuta nella storia ela storia non può prescindere da essa. A tal fine si menzionano inquesto studio le reliquie e i luoghi santi trasferiti o riprodotti inEuropa, che appartengono alle sue radici cristiane.Per farsi un’idea dell’infanzia di Gesù, è necessario tenere presenti i sobri

1 Opuscolo Il libro della vita, cap. 22, 6.2 1 Cel 86: FF 470.3 Cfr Gv 1, 17.4 Cfr Tit 2, 11.

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dati evangelici e la tradizione orale e scritta dei santi Padri e delle sacreliturgie che ancora oggi si celebrano in Terra Santa, ma anche gli apo-crifi, i racconti e le meditazioni dei pellegrini antichi o recenti. Quandopoi è dato di pellegrinare in quei luoghi santi, si comprende meglio lastoricità dei fatti che hanno avuto al centro la persona divina di Gesù.Una lettera di Melitone vescovo di Sardi, riportata dal primo stori-co della Chiesa Eusebio di Cesarea, annota: «Recatomi dunque inOriente, ho veduto i luoghi dove fu annunziato e si compì ciò checontiene la Scrittura»; e del vescovo Alessandro racconta: «Intra-prese il viaggio dalla Cappadocia… alla volta di Gerusalemme perpregare e visitare i luoghi santi»5. Allo stesso modo si comportòEgeria, la celebre pellegrina del IV secolo, che con occhi semplici hadescritto i luoghi santi e nello stesso tempo ha osservato con stu-pore e meditato con amore i misteri che in essi si sono compiuti econtinuano a compiersi. Tuttavia, san Massimo il Confessore s’in-terroga: «Ma il grande mistero dell’incarnazione divina rimane pursempre un mistero. In effetti come può il Verbo, che con la sua per-sona è essenzialmente nella carne, essere al tempo stesso come per-sona ed essenzialmente tutto nel Padre? Così come può lo stessoVerbo, totalmente Dio per natura, diventare totalmente uomo pernatura? E questo senza abdicare per niente né alla natura divina,per cui è Dio, né alla nostra, per cui è diventato uomo? Soltanto lafede arriva a questi misteri, essa che è la sostanza e la base di quellecose che superano ogni comprensione della mente umana»6.Auguriamo a chi leggerà questo libro di potersi abbassare e passa-re per la ‘porta stretta’ come suggerisce Joseph Ratzinger 7: così ci siavvicina al mistero di Gesù Salvatore. Perché dei piccoli è il regnodei cieli.

5 Historia ecclesiastica, IV, 26,14; VI, 11, 2.6 500 Capitoli. Centuria 1, 13; PG 90, 1186.7 Cfr il presente libro, pp. 83-85.

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Salvatore De Pascale

Viaggio nei 10 anni 1999-2009Parrocchia S. Giuseppe Moscati in Triggiano

Prefazione di Salvatore De Pascale aViaggio nei 10 anni 1999-2009Litopress, Bari 2009

Indice: Introduzione, Decreto Costitutivo Parrocchia, Pensiero diVincenzo Giannelli Diacono, Pensiero di don Paolo Bux, Saluto di donSalvatore, Le immagini, Verbale Assemblea Parr. 1996, Le immagini,L’Oratorio, Lettera aperta Halloween? No, thanks!, Le immagini, PrimoVerbale C.P.P., Le immagini, Articolo Gazzetta sugli incidenti stradali, Leimmagini, I Care, Le immagini, Pensiero del don su Santiago, Le immagi-ni, Teriamik, Bozza Progetto Chiesa nuova, Le immagini, MessaggiPastorali, Le immagini, Presepi e Altari del repositorio.

Carissima famiglia parrocchiale, quando il 7 ottobre del 2002 conla benedizione di Sua Ecc.za mons. Francesco Cacucci facevo il mioprimo ingresso in qualità di parroco di questa comunità, non avreimai pensato che mi sarei ritrovato dopo 8 anni a scrivere questerighe in occasione del 10° anniversario di erezione canonica dellanostra Parrocchia. «Grandi cose ha fatto in noi l’Onnipotente e Santo è il Suo Nome».Questi sono i miei sentimenti a distanza di tempo. È solo Grazia diDio infatti, tutto quello che di buono insieme abbiamo costruito,pietra dopo pietra, nel corso di questi anni.Quello che invece abbiamo seminato male, per le nostre negligenzeo incoerenze, lo affidiamo alla Misericordia di Dio perché abbiapietà di noi e ci perdoni.Le foto e gli scritti, corredo di questo libretto, non siano allora pernoi motivo di vanto ma solo di riconoscenza nei confronti del Buon

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Dio che «tutto opera in colui che crede», consapevoli che «se ilSignore non costruisce la casa invano vi faticano i costruttori».O mia amata famiglia, il meglio è sempre e comunque dinanzi anoi, perché il futuro é nelle mani di Dio.La nostra speranza ha un nome e un volto: si chiama Gesù. Siamoappena all’inizio della Sua costruzione spirituale per la nostracomunità.

Buon lavoro a noi tutti e grazie di cuore per quello che

siete e sarete per me.

Vostrodon Salvatore

Alberto D’Urso

Mons. Carmine De Palmaeroe nel confessionale

Prefazione di Francesco Cacucci aMons. Carmine De Palmaeroe nel confessionaledi mons. Alberto D’Urso

Indice: Prefazione; Cenni biografici; Anima sacerdotale; Sensibilità pasto-rale; La spiritualità benedettina; La pietà Eucaristica e il Ministero dellaConfessione; La preghiera e la devozione alla Madonna; La devozione aSan Nicola; Allegato Testo della deposizione resa da Mons. Carmine DePalma al Processo Ordinario della Diocesi per la Beatificazione di SuorElia di San Clemente; Bibliografia.

«Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù».La bella espressione del santo Curato d’Ars, proposta quasi a mo’ diicona da papa Benedetto XVI nella lettera di indizione dell’Annosacerdotale, può pienamente applicarsi al Servo di Dio mons.Carmine De Palma. Barese, presbitero di grande cultura e di grandespiritualità, di intensa attività pastorale, mons. De Palma ha segna-to la storia della nostra Chiesa locale con la personalità, le sue virtùumane e cristiane, spendendosi fino alla fine per la cura delleanime, soprattutto nella direzione spirituale e nel sacramento dellaRiconciliazione.Dal suo confessionale sono passati presbiteri, consacrati e consa-crate, laici senza numero. Della sua sapienza spirituale hanno potuto godere, tra gli altri, labeata Elia di San Clemente, la serva di Dio Bina Morfini, il servo diDio Giovanni Modugno, la prof. Anna De Renzio, le figure di san-tità della Chiesa di Bari–Bitonto.

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PUBBLICAZIONI

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Nei confronti di mons. De Palma la nostra Chiesa ha un debito cheè difficile quantificare.Fu uomo di larga erudizione, ma anche di profonda umiltà, di tantiimpegni pastorali, ma anche di intensa preghiera nello spirito bene-dettino, di doti meravigliose, ma anche di una grande riservatezza,di incarichi ufficiali, ma anche di assidua disponibilità al colloquiopersonale. Ho avuto la gioia di conoscerlo di persona e in altra occa-sione già ebbi a scrivere di lui: «Era l’uomo del silenzio, della fede edell’amore profondo, della solitudine non vuota, dell’accoglienzapaterna e dell’autentica comunione». Mons. De Palma è stato dav-vero "l’amore del cuore di Gesù". Da quando è stata introdotta lasua causa di beatificazione, la pubblicazione di alcuni suoi scritti cida già dato la possibilità di conoscere l’anima sacerdotale, il cuored’oro di mons. De Palma, la sua cultura, la sua particolare devozio-ne a Maria e a san Nicola. Questa nuova pubblicazione ci propone,in agile libretto, la vita e la spiritualità di mons. De Palma, le suevirtù di sacerdote, di pastore di anime, la sua pietà eucaristica. Sonodavvero grato a mons. Alberto D’Urso per questo lavoro, che nascedalla grande venerazione, dal grande affetto che ha sempre avutoper mons. De Palma, per averne promosso la conoscenza, e nonsolo a Bari, grazie all’attività che egli segue come vice presidentenazionale dell’Unione Apostolica del Clero. Il mio auspicio è che illibretto possa contribuire, profittando anche dell’Anno sacerdotaleche stiamo vivendo, a far crescere una spiritualità sacerdotale, nonsoltanto tra i presbiteri, ma anche tra i religiosi e i laici, popolosacerdotale dell’unico vero sommo sacerdote, Cristo.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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Don Leonardo Cardetta

NELLA PACE DEL SIGNORE

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Don Vito Leonardo Cardetta è nato a Bari il 9 ottobre 1945 ed èstato ordinato presbitero il 12 luglio 1970. È tornato alla casa delPadre il 21 aprile 2010. Le esequie sono state celebrate da S.E.l’Arcivescovo Mons. Francesco Cacucci il 22 aprile 2010 nella chie-sa parrocchiale di S. Maria Maggiore in Gioia del Colle.

Don Leonardo è stato il dono più prezioso di quest’anno sacerdo-tale.Un dono per la Chiesa e una testimonianza della vitalità del sacra-mento dell’Ordine che il 12 luglio 1970 lo ha reso sacerdote. Laforza dello Spirito Santo si è resa presente in lui nell’efficacia delministero sacerdotale. In questi ultimi mesi, come se nulla si fossemai interrotto, ha espresso la pienezza della sua personalità umanae sacerdotale, la sua cultura sconfinata, un senso pratico attento eoriginale e soprattutto ha diffuso in mezzo a noi la sua felicità: tuttise ne sono accorti!Grazie per essere ritornato: e anche negli anni in cui lo abbiamopercepito lontano, in realtà è stato spinto dal bisogno di essere diaiuto al caro e venerato fratello Vito. Hanno percorso, insieme, infi-nite strade. Ha sofferto tanto per la sua morte: ora lo immaginiamoaccanto a lui a camminare incontro al Signore.Fonti inesauribili del suo sacerdozio sono state l’Eucaristia e la

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Parola di Dio. L’Eucaristia che ha offerto ogni giorno in comunio-ne con Cristo al Padre, nel silenzio della sua casa. La Parola di Diodi cui è stato un appassionato studioso e divoratore.Parola ed Eucaristia lo hanno sostenuto e accompagnato. Lo hannotutti sperimentato vedendolo trepidante nel presiedere la celebra-zione eucaristica e autorevole nell’insegnamento omiletico.Ha amato il suo paese, Gioia del Colle, le tradizioni, le persone, lepietre scolpite del centro storico, ma soprattutto la sua parrocchiaS. Maria Maggiore: la chiesa madre.Lo ricordiamo zelante viceparroco nella parrocchia S. Lucia inGioia del Colle e docente appassionato di religione presso la scuolamedia Losapio e come rettore della chiesa di S. Domenico.Molti giovani sacerdoti lo hanno conosciuto per le belle lettere diauguri che scriveva in occasione dell’ordinazione presbiterale:erano cariche di affetto, fraternità sacerdotale e incoraggiamento aintraprendere il cammino del sacerdozio.Ringraziamo don Leonardo per la sua testimonianza di coraggio atornare in mezzo al popolo a cui il Signore lo aveva affidato e avereaperto il suo cuore al vescovo e al presbiterio, e particolarmente aisacerdoti delle parrocchie di Gioia del Colle che lo hanno accoltocon delicatezza e cura.Grazie don Leonardo per essere stato il dono più prezioso di questoanno sacerdotale.

NELLA PACE DEL SIGNORE

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Don Carlo Fiore

Nasce a Gioia del Colle il 23 aprile 1926, secondogenito di cinquefigli. Nel pieno della seconda guerra mondiale, all’età di tredicianni, entra nel seminario di Bari, dove frequenta le scuole medie eil ginnasio.Trasferitosi a Roma, partecipa assiduamente alle attivitàdella parrocchia della Mercede, retta dai religiosi “Mercedari”, checon la parola e l’esempio segnano spiritualmente la vita di donCarlo sino alla chiamata al sacerdozio. Nonostante la salute mal-ferma, completa gli studi teologici a Macerata, dove il 29 giugno1968 viene ordinato sacerdote.Dopo l’ordinazione viene nominato parroco nella chiesa S. Mariadegli Angeli a S. Gabriele dell’Addolorata, in provincia di Teramo.Dopo tre anni di ministero in Abruzzo, viene accolto da mons.Enrico Nicodemo nella diocesi di Bari, dove svolge il suo serviziopastorale a Mola, dapprima nella parrocchia S. Nicola, e in seguitonella parrocchia Maria SS. del Rosario.Dal 1971 al 1991 svolge con passione e dedizione l’incarico di inse-gnante di religione presso l’Istituto professionale “Luigi Santarella”di Bari, riscuotendo l’apprezzamento di tutto il corpo docente e delProvveditore agli studi.Nel 1996 ritorna a Gioia del Colle dove svolge il suo ministero pres-so la parrocchia S. Lucia, e in seguito nella parrocchia Immacolata,con l’incarico di rettore della chiesa del Crocifisso.Dal 2006 ha offerto il suo prezioso contributo alla parrocchia S. VitoMartire, sempre in Gioia del Colle. Con grande gioia, per quello chela sua precaria condizione di salute gli consentiva, si è reso disponi-bile a servire la comunità attraverso la celebrazione dell’Eucaristia esoprattutto del sacramento della Confessione.Il 29 giugno 2008 S.E. mons. Cacucci celebrava la solenne liturgiadi ringraziamento per il 40° anniversario di ordinazione sacerdota-le di don Carlo, che particolarmente commosso rinnovava la sua la

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sua fedele adesione alla chiamata del Signore. Da allora la salute èlentamente peggiorata rendendogli impossibile la celebrazionedella Messa: ciò nonostante rimaneva disponibile a ricevere in casaquanti volevano un consiglio o un incontro. Durante la visitapastorale a novembre 2009 gioiva commosso per la presenzadell’Arcivescovo che lo incontrava in casa: don Carlo garantiva l’of-ferta delle sue sofferenze per il bene dell’intera comunità diocesanae in particolare per tutti i sacerdoti.Lasciava questo mondo il 30 aprile 2010. Nella liturgia funebre,svoltasi il 2 maggio presso la parrocchia S. Vito Martire, l’Arci-vescovo accoglieva la sua testimonianza sacerdotale presentandolacome offerta a Dio gradita.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

1 - Al pomeriggio, presso la chiesa di Maria SS. del Carminein Bari vecchia, celebra la S. Messa e successivamente, nel-l’aula “Mons. Enrico Nicodemo”, presiede la cerimonia diinaugurazione dell’anno accademico dell’Istituto Supe-riore di Scienze religiose “Odegitria”, relatore il prof.Giorgio Otranto.

2 - Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa nella solennitàdi Maria SS. di Costantinopoli con la partecipazione deivicariati I, III, VI e XII.

3 - Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la parteci-pazione dei vicariati VII, X e XI.

4 - Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la parteci-pazione del vicariato episcopale territoriale Bitonto-Palodel Colle e i vicariati II e VIII.

5 - Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la parteci-pazione dei vicariati IV, V e IX.

6 - Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per il 175°anniversario di fondazione della Congregazione delleSuore Adoratrici del Sangue di Cristo.

7 - Al mattino, presso la parrocchia S. Enrico in Bari, celebrala S. Messa per il 50° anniversario di fondazione della par-rocchia. Successivamente, presso il santuario S. Fara in

Marzo 2010

Bari, celebra la S. Messa per il Convegno regionale degliIstituti secolari (C.I.S.).

- Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la consa-crazione nell’Ordo viduarum.

8 - Alla sera, in Mola di Bari, presiede l’inizio degli esercizispirituali cittadini per i giovani.

9 - Al pomeriggio, visita la zona industriale di Modugno esuccessivamente, presso l’Oratorio S, Giovanni Bosco inModugno, presiede l’incontro interparrocchiale in prepa-razione alla Visita pastorale.

10 - Al mattino, nella parrocchia Maria SS. Annunziata in Modu-gno, celebra la S. Messa per la festa di Maria SS. Addoloratae successivamente incontra l’amministrazione comunalenell’ambito della Visita pastorale alla città.

- Alla sera, presso la sede della Biblioteca “G. Ricchetti” inBari, partecipa alla celebrazione del 90° anniversario dellafondazione della Biblioteca.

11-14 - Visita pastorale alla parrocchia Maria SS. Annunziata inModugno.

15 - Alla sera, nell’aula magna “Attilio Alto” del Politecnico diBari, incontra gli studenti sul tema: “Educazione ai massmedia: un’emergenza”.

16 - Al mattino, nella Basilica di S. Nicola, celebra la S. Messaper le Interforze, in preparazione alle festività pasquali.

- Al pomeriggio, presso la parrocchia S. Luca in Bari, inau-gura il nuovo campo sportivo.

- Alla sera, in Cattedrale, guida la catechesi per la comunitàparrocchiale.

18-21 - Visita pastorale alla parrocchia S. Agostino in Modugno.19 - Al mattino, presso Villa Romanazzi Carducci, porta il

saluto al convegno del Rotary Club.22-25 - A Roma, partecipa alla riunione del Consiglio Permanente

della CEI.25 - Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario Regionale

pugliese Pio XI in Molfetta, celebra la S. Messa nel primoanniversario della morte di mons. Antonio Ladisa e pre-siede la cerimonia di intitolazione dell’aula magna delSeminario al compianto Rettore.

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26 - Al mattino, presso l’Ufficio regionale del Catasto nelPalazzo delle Finanze in Bari, celebra la S. Messa in prepa-razione alle festività pasquali.

- Al pomeriggio, in Contrada Copiana in Bari, partecipaalla cerimonia in occasione del decimo anniversario difondazione del Villaggio Aurora.

- Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, partecipa a un incon-tro sulla pastorale familiare.

27 - Al pomeriggio, presiede presso l’Arcivescovado l’incontrocon i giornalisti e celebra la S. Messa in preparazione allefestività pasquali.

28 - Al mattino, sul sagrato della chiesa della SS. Trinità e deiSS. Medici in Bari vecchia, benedice i rami di ulivo, quindisi reca processionalmente in Cattedrale, dove celebra la S.Messa della Domenica delle Palme.

29 - Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, pre-siede il ritiro del clero.

- Alla sera, presso la parrocchia S. Carlo Borromeo in Bari,celebra la S. Messa e benedice le nuove campane.

30 - Alla sera, presso il Seminario Arcivescovile, celebra la S.Messa per l’ammissione al diaconato e al presbiterato deiseminaristi Alessandro D’Angelo, Alfredo Gabrielli,Nicola Simonetti e Gerri Zaccaro, e al diaconato perma-nente dei sigg. Carlo Benito Errico e Donato Lippolis.

31 - Al mattino, presso la Curia arcivescovile, scambia gli augu-ri pasquali con i collaboratori della Curia.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

Aprile 2010

1 - Al mattino, in Cattedrale, celebra la Messa crismale.- Alla sera, in Cattedrale, celebra la Messa “in coena Do-

mini”. - Successivamente partecipa all’adorazione del SS. Sacra-

mento.2 - Al mattino, in Cattedrale, presiede l’Ufficio delle Letture.

- Alla sera, in Cattedrale, presiede la celebrazione dellaPassione del Signore.

- Successivamente, in Bitonto, partecipa alla processionedel Venerdì santo.

3 - Al mattino, in Cattedrale, presiede l’Ufficio delle Letture.- Alla sera, in Cattedrale, presiede la Veglia Pasquale.

4 - Al mattino, nella Concattedrale di Bitonto, celebra la S.Messa del giorno di Pasqua.

8 - Al mattino, in Cattedrale, concelebra la S. Messa con S.E.mons. Giuseppe Anfossi, vescovo di Aosta, in occasionedel pellegrinaggio della sua diocesi sulle orme disant’Anselmo.

- Al pomeriggio, nella cattedrale di Otranto, partecipa,come conconsacrante, alla concelebrazione eucaristica perl’ordinazione episcopale di S.E. mons. Vincenzo Pisanello,nuovo vescovo di Oria.

9 - Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la consa-crazione nell’Ordo virginum.

11 - Al mattino, celebra la S. Messa presso la chiesa dell’An-nunziata nella fraz. Monte Sannace in Gioia del Colle.

- Al pomeriggio, presso la parrocchia S. Marcello in Bari,presiede un incontro di spiritualità familiare.

12 - Alla sera, presso la Casa del clero in Bari, incontra i mem-bri del Serra Club.

13 - Alla sera, presso l’Oasi S. Martino in Bari, incontra i dia-coni permanenti.

15-18 - Visita pastorale alla parrocchia SS. Apostoli in Modugno.

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19 - Alla sera, presso la parrocchia S. Ciro in Bari, celebra la S.Messa per l’ordinazione diaconale di Pietro Tanzi.

20 - Al mattino, presso il Pontificio Seminario Regionale PioXI in Molfetta, presiede la riunione della Conferenza Epi-scopale Pugliese.

- Alla sera, presso la sede dell’Azione cattolica diocesana,incontra la Presidenza di A.C.

21 - Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, partecipaall’incontro del prof. Franco Miano, presidente nazionaledi A. C., con i sacerdoti diocesani.

- Alla sera, presso l’aula magna “Attilio Alto” del Politecnicodi Bari, partecipa all’Assemblea diocesana del laicato: rela-tore il prof. Franco Miano, presidente nazionale di A.C.,sul tema “Educazione integrale della persona e comunitàcristiana”.

22 - Presso la parrocchia S. Maria Maggiore in Gioia del Colle,celebra le esequie di don Leonardo Cardetta.

22-25 - Visita pastorale alla parrocchia S. Ottavio in Modugno.26 - Alla sera, presso la parrocchia S. Marco in Bari, presiede i

vespri e incontra la comunità parrocchiale.27 - Al mattino, presso il santuario del Beato Giacomo in

Bitetto, celebra la S. Messa per la festa del Titolare.- Alla sera, presso l’Istituto “S. Maria De Mattias” in Bari

Carbonara, partecipa alla presentazione del volume di IgnazioDamiani Quattro cammei per un ritratto. Don Mario Dalesio.

28-29 - Presso il Salone degli Affreschi nel Palazzo Ateneo di Bari,partecipa ai lavori del IX Convegno nazionale della SocietàItaliana per la Bioetica e i Comitati etici sul tema: “La sof-ferenza umana tra fragilità, solitudine e speranza”, relatoreS.Em. il card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano.

30 - Al mattino, presso la Casa del clero, presiede i lavori delConsiglio Presbiterale diocesano.

- Alla sera, presso la parrocchia S. Maria Assunta in Binetto, cele-bra la S. Messa per l’intitolazione del quartiere a “S. Giuseppeartigiano”.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

Bollettino DiocesanoArcidiocesi di Bari - Bitonto • Largo S. Sabino, 7 • 70122 BariArcivescovado: Tel.: 080 5214166Curia Metropolitana: Tel.: 080 5288111

Fax: 080 5244450 • 080 5288250www.arcidiocesibaribitonto.it • e-mail: [email protected]

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Anno LXXXVI n. 2 Marzo - Aprile 2010

Registrazione Tribunale di Barin. 1272 del 26/03/1996Spedizione in abbonamento postalecomma 20/c art. 2 L. 662/96Filiale di Bari