Bollettino Diocesano 2/2012

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1 DIOCESI DI Livorno Bollettino ufficiale n. 2 anno 2012 2

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Bollettino Ufficiale Diocesi di Livorno

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DIOCESI DI Livorno Bollettino ufficiale n. 2 anno 2012

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BOLLETTINO DELLA DIOCESI DI LIVORNO N.2 2012 Responsabile: Chiara Domenici

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IL MAGISTERO Del vescovo

MONSIGNOR SIMONE GIUSTI

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Omelia per il mercoledì santo – 4 aprile 2012

Non abbiamo nessun diritto alle grazie di Dio Scrive Francois Mauriac: “ Cristo è venuto a portare il fuoco sulla terra. Se sarete suoi amici, molti si riscalderanno a questo fuoco, ed attingeranno a questa luce . Ma il giorno in cui non brucerete più di amore, altri moriranno di freddo. Dipende da voi l'essere un giorno desti, vigilanti, maturi, oppure vecchi che portano in se stessi un cuore spento che lo stesso mondo rifiuta” Il fuoco è lo Spirito Santo che ci ha conformati a Cristo nella sacra ordinazione di cui questa sera facciamo memoriale. Abbiamo udito nella liturgia della parola: "Lo spirito del Signore è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione" (Is 61,1). In questi versetti, tratti dal Libro di Isaia, è contenuto il tema conduttore della Messa del Crisma. La nostra attenzione si concentra sull'unzione, dal momento che tra poco verranno benedetti l'Olio dei catecumeni, l'Olio degli infermi e il Crisma. Viviamo questa sera una singolare festa nel segno dell'"olio di letizia" (Sal 44,8). E' festa del popolo di Dio, il quale fissa quest'oggi lo sguardo sul mistero dell'unzione, che segna la vita di ogni cristiano, a partire dal giorno del Battesimo. E' festa, in modo speciale, di tutti noi, carissimi fratelli nel Sacerdozio, ordinati presbiteri per il servizio del popolo cristiano. Questo rito suggestivo prende luce, per così dire, dal Cenacolo, dal mistero cioè di Cristo Sacerdote, che nell'Ultima Cena consacra se stesso, anticipando il sacrificio cruento del Golgota. E' dalla Mensa eucaristica che discende la sacra unzione. Lo Spirito divino diffonde il suo mistico profumo in tutta la casa (cfr Gv 12,3), cioè nella Chiesa, e rende specialmente i sacerdoti partecipi della stessa consacrazione di Gesù (cfr Colletta). "Canterò in eterno le misericordie del Signore" (Rit. Salmo resp.). Ogni battezzato è chiamato a render lode e testimonianza all'amore misericordioso di Dio con la santità della vita, e così pure ogni comunità cristiana. "Questa è la volontà di Dio - scrive l'apostolo Paolo - la vostra santificazione" (1 Ts 4,3). E il Concilio Vaticano II precisa: "Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità" Questa fondamentale verità, che va tradotta in priorità pastorale, concerne anzitutto i Vescovi e voi, carissimi sacerdoti. Prima che il nostro «agire», interpella il nostro «essere». Questa "giornata speciale della nostra vocazione, ci chiama a riflettere soprattutto sul nostro «essere», e in particolare sul nostro cammino di santità. E' da questo che scaturisce, poi, anche lo slancio apostolico" (n. 6). "Siate santi - dice il Signore - perché io sono santo" (Lv 19,2); ma si potrebbe aggiungere: siate santi, affinché il popolo che Dio vi ha affidato sia santo. La santità del gregge non deriva certo da quella del Pastore, ma senza dubbio viene da essa favorita, incentivata e alimentata. Ho voluto porre l'accento sul fatto che la vocazione sacerdotale è «mistero di misericordia» (ivi, 7). Come Pietro e Paolo sappiamo di essere indegni di un dono così grande. Per questo dinanzi a Dio non cessiamo di provare stupore e riconoscenza per la gratuità con cui ci ha scelti, per la fiducia che ripone in noi, per il perdono che mai ci rifiuta (cfr ivi, 6). “L'insegnamento principale delle letture di oggi è che non abbiamo nessun diritto alle grazie di Dio: esse sono gratuite, sono un dono del suo amore, e noi possiamo solo pregare per ottenerle dalla sua misericordia.

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La donna cananea del vangelo supplica Gesù per la guarigione della figlia, «ma egli - dice l'evangelista - non le rivolse neppure una parola». Anzi a un certo momento risponde quasi per sbarazzarsi di lei, come se le dicesse: Non hai diritto al mio intervento! La donna insiste, gli si prostra davanti... E Gesù questa volta le dà una risposta umiliante, paragonandola ai «cagnolini». Sarà l'umiltà di questa pagana, unita alla sua fede, ad ottenere il miracolo: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». È una profonda lezione per noi sacerdoti: non abbiamo diritti. Quando otteniamo delle grazie non possiamo mai pensare di averle meritate; peccheremmo di superbia e ci allontaneremmo da Dio, che agisce sempre sul piano dell' amore, in risposta alla nostra umiltà e fiducia. Per amore egli si è scelto un piccolo popolo, «un popolo di scampati alla spada», dice Geremia, e ne ha fatto il suo popolo. (..) Riflettiamo sulla importante lezione che Dio ci dà oggi attraverso la sua parola. li giusto atteggiamento davanti a Dio è l'umiltà e la riconoscenza, perché gratuitamente egli ci ha colmati di gioia e di amore: la gioia di essere amati da lui e chiamati a far conoscere a tutti il suo amore.1 Con questo spirito, carissimi Fratelli, rinnoveremo tra poco le promesse sacerdotali. E' un rito che acquista pienezza di valore e di significato proprio come espressione del cammino di santità, al quale il Signore ci ha chiamato sulla via del sacerdozio. E' un cammino che ciascuno percorre in maniera personalissima, nota a Dio solo, il quale scruta e conosce i cuori. Tuttavia, nell'odierna liturgia, la Chiesa ci offre la consolante opportunità di unirci, di sostenerci gli uni gli altri nel momento in cui ripetiamo ad una sola voce: "Sì, lo voglio". Questa fraterna solidarietà non può non farsi impegno concreto a portare i pesi gli uni degli altri, nelle circostanze ordinarie della vita e del ministero. Se è vero, infatti, che nessuno può diventare santo al posto di un altro, è altrettanto vero che ognuno può e deve diventarlo con e per gli altri, sul modello di Cristo. La santità personale non si nutre forse di quella spiritualità di comunione, che deve sempre precedere e accompagnare le concrete iniziative di carità? 2 Per educare ad essa i fedeli, a noi Pastori è chiesto di darne coerente testimonianza. In tal senso, la Messa crismale assume una straordinaria eloquenza. In effetti, tra le celebrazioni dell'Anno liturgico, questa manifesta maggiormente il vincolo di comunione esistente tra il Vescovo e i presbiteri e dei presbiteri tra loro: è un segno che il popolo cristiano attende ed apprezza con fede e affetto. “Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti" (Is 61,6). Così il profeta Isaia si rivolge agli Israeliti, profetizzando i tempi messianici, in cui tutti i membri del popolo di Dio avrebbero ricevuto la dignità sacerdotale, profetica e regale per opera dello Spirito Santo. Tutto ciò si è realizzato in Cristo con la nuova Alleanza. Gesù trasmette ai suoi discepoli l'unzione ricevuta dal Padre, cioè il "battesimo nello Spirito Santo" che lo costituisce Messia e Signore. Comunica ad essi il medesimo Spirito; il suo mistero di salvezza estende così la sua efficacia sino ai confini della terra. Oggi, carissimi fratelli nel Sacerdozio, facciamo grata memoria dell'unzione sacramentale che abbiamo ricevuto, e al tempo stesso rinnoviamo l'impegno a diffondere sempre e in ogni luogo il buon profumo di Cristo (cfr Orazione dopo la Comunione). Ci sostenga la Madre di Cristo, Madre dei sacerdoti, alla quale le Litanie si rivolgono con il titolo di "Vas spirituale". Maria ottenga per noi, fragili vasi di creta, di essere ricolmi della divina unzione. Ci aiuti a non dimenticare mai che lo Spirito del Signore ci "ha mandato per annunciare ai popoli il lieto messaggio". Docili allo Spirito di Cristo, saremo ministri fedeli del suo Vangelo. Sempre. Amen!

1 Albert Vanhoye “Il pane quotidiano della parola” Ed Piemme pg 541-542, commento alle letture: Geremia 31, 1-7; da Geremia 31; Matteo 15,21-28 2 Novo millennio ineunte, n ° 43

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Permettete che in questa domenica delle palme invece che al Cenacolo e all'orto di Getsemani io rivolga il mio pensiero al lago di Tiberiade dove il Resuscitato appare agli apostoli. Nella Chiesa, vivente mistero pasquale, mistero di passione e di resurrezione dove Gesù mai cessa di rivelarsi e di donarsi, anche i personaggi evangelici hanno una loro proiezione analogica. Incontriamo Scribi e Farisei sempre solleciti al giudizio e alla condanna, sinedri e tribunali disposti a ripetere i gesti di Pilato e di Erode. Sul lago di Tiberiade Pietro è protagonista, e alla triplice domanda, che il Signore gli rivolge, intendiamo riferirei. Gesù chiede a noi, deboli come Simone di Giovanni, capaci nella nostra presunzione di rinnegare e di tradire in ore difficili dell'esistenza, chiede a noi: "Mi ami tu più di questi?» di fronte ai fedeli dei quali siamo pastori. "Mi ami tu?» (Gv. 21, 15 ss.). Inseriti per l'ordine sacro in un servizio di unità e di guida del popolo di Dio, nelle nostre anime la richiesta del Signore deve suscitare una eco profonda. Amiamo veramente il Signore? L'interrogativo categorico attende una risposta precisa, personale. Pietro non esita un istante a manifestare un consenso totale. Noi pure, nell'atto di confermare le promesse sacerdotali, rispondiamo: "Signore, si, tu lo sai che ti amo. Signore, tu conosci ogni cosa, tu sai che ti voglio bene».

+ Simone, Vescovo

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Omelia per il giovedì santo – 5 aprile 2012

Eucarestia:presenza di misericordia 1. SIAMO SALVI PER LA MORTE E RESURREZIONE DI CRISTO Gesù ha vinto la nostra morte con la sua morte. Ma la morte, quale gesto incomunicabile della persona che sola la può vivere come evento individuale dove l'uomo è solo con sé stesso, può essere partecipata solo attraverso gesti simbolici, cioè sacramentali: le parole e i gesti di Gesù nell’ultima cena rimandano agli eventi del Calvario, dove si attuano storicamente; la cena fa da ponte fra i discepoli e il Calvario, perché l'efficacia della parola di Gesù fa sì che l'annuncio di questi eventi diventi realtà al momento stesso che sono proclamati (,<voi annunciate la morte dei Signore. finché venga»: dice il racconto). Dunque la Santa Cena è un'azione simbolica che anticipa la morte imminente che non viene tanto predetta ma offerta come dono: il segno dunque risiede nel dono, non è il dono come effetto dei segno (cioè la morte offerta non è l'effetto dei rito). In questo senso si può dire che i gesti e le parole di Gesù nel cenacolo il giovedì santo, non sono solo un annuncio ma una realtà che si compie sotto i nostri occhi, realtà che è e nello stesso tempo ché non è la cosa detta o fatta. Gesù esprime attraverso i suoi atti e le sue parole, la sua morte, la vive in modo anticipato. Più di quanto avviene per i gesti profetici dell'antico testamento che realizzano in qualche maniera ciò che annunciano (ad es. Is 20, 1-6; Ger 19, 10-11; Ez 12, 1-10), nella cena di addio di Gesù la parola efficace come profezia gestuale e come parabola attualizzatrice ha il potere di fare di questo presente rituale il gesto creatore del futuro, di fare del gesto del donare, lo stesso atto del morire come offerta sacrificale per noi sulla croce. Quando celebriamo l’Eucarestia non si può perciò parlare di una rinnovazione della morte di Gesù; come non si può neppure dire che si rinnova sacramentalmente questa morte nella cena eucaristica. perché questa espressione didattica è usata per sottolineare il realismo del simbolismo sacramentale della cena nei confronti della croce; ma allora si deve comprendere che questa identità fra cena, che contiene e produce la croce senza rinnovarla in senso reale, e il Calvario non sopprime il divario o lo scarto che c'è fra un rito ed un evento storico: questo rito simbolico o sacramentale dell'evento è e non è nello stesso tempo il suo contenuto simboleggiato. Si dovrà dunque dire ed annunciare nella celebrazione, e questo è il senso vero del «memoriale», cioè del fare memoria, che Gesù non muore due volte ma che vive due volte la sua unica morte senza duplicazione dell'evento: nella parola durante l'ultima cena e nel suo corpo sul Calvario. Il sacramento-memoriale ha dunque il valore non di duplicare un evento per sé irripetibile (neppure sacramentalmente) ma di farci partecipare con lo stesso gesto sacramentale allo stesso unico evento della morte gloriosa dei Signore: una partecipazione che esige di essere completata nella venuta ultima (parusia) dei Signore “finché venga” dice l'apostolo. 2. IL PANE DI VITA: PANE DELLA MISERICORDIA “Io sono il pane della vita ; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete,mai! “ Nel Vangelo di San Giovanni Gesù ci indica fino a che punto questo sacramento realizza la remissione dei peccati e la comunione. E' veramente un sacramento della misericordia il quale ci mette in una situazione e in un dinamismo di comunione e di comunicazione profonda. Gesù stesso ha voluto diventare il nostro cibo, venire dentro di noi ma non tanto o non solo per alimentarci e sostenerci bensì per salvarci. Non soltanto farsi vicino, ma farsi interiore a noi. Solo Dio è Signore anche della morte ed è per sempre. Soltanto se per misericordia siamo associati alla sua Vita potremo vivere per sempre. L’eucarestia, sacramento della misericordia divina per eccellenza, vuole farci una sola cosa con il Signore. Solo così saremo salvi. Non è possibile concepire una relazione più profonda e più stretta:"Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui". Solo l’Amore che muore in croce salva.

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Solo l’Amore vince la morte. Soltanto se diventeremo solo amore saremo salvi. Fuori dell’Amore non c’è salvezza. Il fine ultimo dell'amore è l'unione, formare cioè una sola cosa dell'amante con l'amato « Che siano una cosa sola con noi come noi siamo uno» chiedeva Cristo, il secondo Adamo al Padre suo come il primo Adamo contemplando la Sposa aveva detto: «L'uomo lascerà il padre e la madre e si stringerà a sua moglie, e saranno due in una sola carne ». Lo sposo che si unisce alla sposa forma dunque una sola carne, costituisce un solo corpo. Lo Sposo divino Cristo, unendosi sulla croce alla sua Sposa formò una sola carne, costituì un solo corpo, la Chiesa: tutto questo è anticipato sacramentalmente nell’Eucarestia. L'Amore servo nell'Incarnazione aveva assunto un corpo per compiere la sua missione di salvezza, l'Amore sposo sulla croce assume un altro corpo per completare l'opera della sua redenzione. L'unione tra il Cristo e la Chiesa in un sol corpo è unione reale, soprannaturale, non fisica, ma mistica. Cristo trasforma sé nella Chiesa e la Chiesa in sé: è questo il «mistero occultato ai secoli e alle generazioni che ora è stato rivelato ai santi» (Col. 1, 26). Questo mistero in cui Cristo trasforma sé nella Chiesa e la Chiesa in sé il mistero pasquale, è l’Eucarestia, pane di vita . “ Gesù non ci lascia soltanto con la fede, ma con il suo corpo e il suo sangue, con tutta la struttura che forma il suo corpo, che è la Chiesa. Questo significa che noi dobbiamo andare a lui come a qualcuno che è esterno a noi, non solo come a qualcuno che è vivo nell'intimo di noi stessi. C'è sempre, nella vita spirituale, la tentazione di credere che tutto avvenga nell'intimo dell' anima e che le cose esteriori siano prive di importanza. Invece Gesù insiste sull' adesione anche esterna a lui. Non possiamo da soli darci il corpo e il sangue di Gesù per avere la vita: dobbiamo riceverli dall'esterno. È importantissimo: la fede ha una espressione esterna. Mangiare la carne e bere il sangue del Figlio dell'uomo non corrisponde alla teoria di chi, con la secolarizzazione, vorrebbe far scomparire ogni segno di realtà sacra. È certo che l'Eucaristia non può essere secolarizzata: è la presenza tra noi del corpo e del sangue di Gesù, e noi dobbiamo farle un grande spazio nella nostra vita. Non la pensiamo come un puro rito, ma come una realtà che riceviamo dall' esterno e diventa nostro nutrimento interiore: è una esistenza nuova: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui... Colui che mangia di me vivrà per me».1 Il Vangelo è la narrazione di una vita passata, la Chiesa è un vangelo vivente. Nella Chiesa, dice Benson, Egli riproduce, secolo per secolo, regione per regione, i fatti, le vicende di Gesù di Nazareth. Nella Chiesa egli finisce, compie, sulla trama della storia del mondo l'abbozzo duemila anni addietro tracciato: egli nasce, vive, soffre e muore, eternamente risorge il terzo giorno. Gesù è lo stesso ieri, oggi, sempre. Il miracolo dell'amore si compie nel mistero pasquale L'amante vive nell'amato e l'amato gioisce della vita dell'amante. Nell'amore profano l'uomo e la donna rimangono pur sempre due, e il corpo, anche se l'unione è piena, resta un ostacolo che si vorrebbe superare, abbattere perché l'unione sia completa. Nel corpo mistico grazie all’eucarestia, questa parete è abbattuta e l'unione dell'amante con l'amato è totale. L'amore eterno non distrugge, ma supera gli amori transitori; non ammette donazioni parziali: ogni altro amore deve essere mezzo, scala, al supremo amore. L'amore vuole continuità. Gesù Cristo doveva esser continuato. L'amore crea l'unità. Il Cristo" mistico, la Chiesa, dunque è amore dilatato, splendente. Fuori del Cristo, nessuna salvezza. Fuori dell'Amore è morte.

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3. MISERICORDIOSI: PERSONE CHE SANNO AMARE E d'altra parte San Paolo ci indica che questa reciprocità non può essere concepita come una relazione semplicemente bilaterale, una intimità chiusa, ma al contrario è una relazione che necessariamente ci spinge ad accogliere gli altri. C'è un solo Pane, quindi siamo tutti un solo "Corpo", la comunione è necessariamente comunione anche con gli altri, un'apertura universale. Chi non si apre agli altri non riceve veramente Gesù. La comunione ha la dimensione di unione profonda con il Signore e di unione al "Corpo" del Signore che è la Chiesa, la quale ha la vocazione di accogliere tutti i figli di Dio "dispersi". Sono due dimensioni inseparabili. Il "farsi vicino" è la dimensione propria di Dio perché è ciò che caratterizza l’amore che è Dio stesso. Il "farsi vicino" quindi si riceve da Dio, non può essere una semplice iniziativa umana. L'amore che non scaturisce dal contatto con Dio ha il soffio corto, non è in grado di superare gli ostacoli, né di aprirsi in modo universale. Soltanto la relazione con Dio nell'amore riconoscente, permette di andare agli altri con un amore veramente aperto. Riconoscere di aver ricevuto tutto da Lui e tornare tutti insieme da Lui: sta qui la pienezza della prossimità. La comunione ci spinge a servire gli altri fratelli, a comunicare in modo profondo, interiore, con loro. Ci dobbiamo affidare agli altri, per avere il contatto che corrisponde all'intuizione di Gesù. Dobbiamo diventare cibo degli altri. E' questo il dinamismo profondo della comunione. Ci ricorda Sant'Agostino: 2 «Io avevo posto sulla terra i miei poverelli, per voi. Io, loro capo, sedevo nel cielo alla destra di mio Padre, ma sulla terra le mie membra avevano fame. Se voi aveste donato alle mie membra, il vostro dono sarebbe giunto fino al capo. Quando ho posto i miei poverelli sulla terra, li ho costituiti come vostri fattorini perché portassero le vostre buone opere nel mio tesoro: voi non avete posto nulla nelle loro mani, per questo non possedete nulla presso di me Figlio mio, dice il Signore, conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, so la tua debolezza e le tue infermità, i tuoi cedimenti e i tuoi peccati. Ma ti dico ugualmente: dammi il tuo cuore, amami così come sei ! Se aspetti di essere santo per abbandonarti all'amore non mi amerai mai . È il canto del tuo cuore che mi interessa perché ti ho creato per amare. In tutto ciò che vivi,nel fervore o nell'aridità, nella fedeltà o nell'abbandono amami così come sei. E allora ti concederò di amare più di quanto possa immaginare .3 Amami così come sei !

+ Simone, Vescovo

1 Albert Vanhoye Il pane quotidiano della Parola Piemme, venerdì della 3 sett. Di pasqua 2 Sermones, 18, 4, 4: PL 38, 130-131 3 Mons. Lebrun

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Omelia per il Venerdì Santo – 6 aprile 2012

La salvezza inizia dalla consapevolezza di essere perdonati da una misericordia infinita

Oggi tutto e adorazione e silenzio. La stessa liturgia è più silenziosa e tutti ci siamo prostrati, già all’inizio, intendendo una indicibile oppressione. Si sente solo un pianto: quello di Dio. Si, Dio piange, con quel singhiozzo, con quella reiterata insistenza, con quella sconsolatezza che si abbatte su colui che vede suo Figlio nelle mani di uomini pieni di odio e di ingiustizia. Se ci lasceremo toccare, nella liturgia odierna, dal pianto divino, non dimenticheremo più il Padre che vive la morte del suo Figlio. E ascolteremo il pianto di colui che, sospeso sulla croce, si rivolge a noi con delle parole sconvolgenti: “popolo mio, che male ti ho fatto, perché tu mi mettessi in croce? In che ti ho provocato? Dammi risposta” E, sgomento, il Signore continua a non darsi pace:”Io ho aperto davanti a te il mare, e tu mi hai aperto con la lancia il costato. Io ti ho fatto una strada con la nube, e tu mi hai condotto al pretorio di Pilato. Io ti ho dissetato dalla rupe con acqua di salvezza, e tu mi hai dissetato con fiele e aceto. Io ti ho posto in mano uno scettro regale, e tu hai posto sul mio capo una corona di spine”. Il Signore conclude: “Che altro avrei dovuto fare e non ti ho fatto?”. Questo pianto, tante volte e inascoltato. Presi come siamo da noi stessi non lo sentiamo più. Ecco perché la nostra vita e spesso cosi arida e sciocca, e le nostre città sono cosi crudeli, soprattutto con i più deboli. Ognuno sembra come rinchiuso nel versare le lacrime solo su sé stesso, sui propri guai, sul proprio destino. E versa lacrime di dolore, che però resta sterile, perché si rinchiude in se stesso. Sono lacrime che non permettono di guardare oltre i propri sentimenti e le proprie angosce, che non arrivano a scoprire la fonte di ogni beatitudine l’amore che si dona. Quel giorno, come oggi, Gesù, chinato il capo, spirò. Forse a Gerusalemme non si parlava d’altro; la morte di questo singolare profeta doveva essere senza dubbio una notizia in una città strapiena di pellegrini ebrei e di proseliti convenuti per celebrare la Pasqua. Eppure chi troviamo presso la sua croce, a soffrire con lui e per lui, mentre Egli soffriva per noi e a causa nostra? Molti lo maledicevano e lo schernivano, lo insultavano e semplicemente se ne disinteressavano. Altri, si limitavano ad una commiserazione sterile. Moriva per gli uomini, e aveva accanto a se soltanto un piccolo gruppo di persone, che prendevano atto del suo amore oppure restavano sgomentati di una fine cosi ingiusta come crudele. Da quel primo Venerdì Santo, forse capitato il 7 aprile dell’anno 30, sono passati quasi duemila anni. E il dramma di questo giorno continua: il Signore che ha dato la sua vita per noi, non e amato. “Popo1o mio, che cosa ti ho fatto?”, ripete Gesù sulla croce. Questo lamento scende oggi dalla croce, per ognuno di noi. Chi di noi può dire di avere aiutato il Signore a portare la croce? Non quella nostra, s’intende, ma quella del Signore? Allora, per portare la croce di Gesù, requisirono un povero contadino, Simone, originario di Cirene, una regione dell’attuale Libia. E sempre il povero che porta la croce, allora come oggi essa finisce sulle spalle dei deboli. E, malgrado tutto, Gesù non l’abbandona quando, arrivato sul Golgota, viene crocifisso. Non fugge, né la sfugge Non ascolta gli inviti a salvare se stesso ed essere risparmiato da una tortura crudele, accompagnata da sofferenze e solitudine. Orbene, Gesù non scende dalla croce, perché quella

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croce e il trono del re dell’universo, che si e incarnato in una umanità bisognosa dell’amore più straordinario, di un amore che potesse rompere le catene dell’orgoglio e della violenza. Gesù non scende dalla croce perché è venuto “per dare testimonianza della verità”, come afferma davanti a Pilato (Gv 18, 37), e la verità e quella di un Dio che non si e dimenticato degli uomini ma ha voluto prendere su di sé il peccato del mondo. Gesù non scende dalla croce perché lui stesso è la “verità” (Gv 14, 6), incorpora in sé, nella sua vita, nelle sue parole, nei suoi gesti, la verità del Vangelo, che e salvezza per tutti. Gesù ha fatto della croce uno strumento di perdono e di alleanza definitiva tra Dio e l’umanità. Nella croce non c’e menzogna né furbizia, non c’e avarizia né invidia, non ci sono disprezzo dell’altro né della sua vita, piccola o grande, che arriva o che se ne va. La croce è misericordia. Perciò ci sono lacrime da versare, perché l’amore di Dio dilegua qualsiasi forma di amore per se stesso. Il Venerdì Santo e il giorno della contemplazione del Re che regna dalla croce, che è diventata la verità più nobile della storia umana. Verso questa croce a cui e sospeso il Messia di Israele, si rivolge lo sguardo di “colui che ha visto” (Gv 19, 35). Costui é testimone di una morte che raccoglie ogni morte, pure quelle più terribili, e al contempo inghiottisce la Morte, il nemico più antico della vita. Questo Messia-re si da senza risparmiare l’ultimo alito di vita — sangue e acqua scorrono dal suo costato — e perciò resta il trionfatore di quel duello con la Morte. I sacramenti della Chiesa, l’acqua del Battesimo e il sangue dell’Eucarestia, faranno rivivere il trionfo della donazione di Gesù, che distrugge il potere del male e la forza del peccato. Pasqua è pronta. L’Agnello sgozzato diventerà l’Agnello che vive per sempre. E’ ora dunque di dimenticare le nostre mani fredde e di guardare altre mani, di sostituire le nostre mani impietose con quelle misericordiose della donna che cosparge di olio i piedi di Gesù, con le mani di Maria, sua Madre, che accoglie il corpo senza vita del figlio, di Giuseppe d’Arimatea che toglie pietosamente il corpo dalla croce. Anche le mani del centurione che puntano su Gesù proclamandolo Figlio di Dio, o quelle della folla che si allontana battendosi il petto per la propria incredulità e la propria complicità per la morte dell’unico giusto. La salvezza inizia di qui, dal pentimento che nasce guardando la croce e dalla consapevolezza di essere perdonati da una misericordia infinita.

+ Simone, Vescovo

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Riflessione per la Via Crucis 2012

Nel crocefisso c’è il volto dell’amore pieno “Tu non scendesti dalla croce, quando per schernirti e per provocarti Ti gridavano: "Scendi dalla croce, e crederemo che sei proprio Tu!". Non scendesti perché, anche questa volta, non volesti rendere schiavo l'uomo con un miracolo, perché avevi sete di una fede nata dalla libertà e non dal miracolo. Avevi sete di amore libero, e non dei servili entusiasmi dello schiavo davanti al padrone potente che lo ha terrorizzato una volta per sempre."3 Nel Crocifisso contempliamo il volto dell’amore, dell’amore totale, pieno. Siamo salvi per l’amore. Grazie all’amore di un uomo che sa morire per Dio, di un Dio che vuole morire per l’uomo. E’ l’Amore che salva . E’ l’Amore che ci salva. Ieri nella passione di Cristo, oggi nella nostra passione quotidiana. Soltanto se saremo pienezza d’amore saremo salvi. E’ questo il dramma della nostra vita e della nostra società: l’amore mutilato, parziale, enfatizzato in alcuni suoi aspetti e negato per altri. Le mancanze d’amore, le parzialità d’amore fanno soffrire e provocanti il fallimento dell’amicizie, delle famiglie, della società, della vita . L’incapacità d’essere amore e soltanto amore, è il fallimento dell’uomo fatto per essere a immagine e somiglianza di Dio L’incapacità ad essere Amore è il fallimento dell’Uomo, è il peccato dell’uomo. L’uomo ha una opportunità unica: essere Amore, essere Dio e come Lui per sempre, come l’Amore per sempre. Ma questo è il suo dramma: non saper amare, non voler essere amore e quindi perdere l’occasione della sua vita, fallire, peccare, morire per sempre perché soltanto l’Amore è per sempre . Il dramma di Dio, il fallimento di un suo figlio è per l’uomo quello che chiamiamo Inferno, il luogo della perdizione totale, dell’assenza totale di Dio, dell’assenza dell’Amore. Il cuore di Dio si è squarciato sulla croce per perdonare e accogliere. Da parte di Dio, tutto è stato deciso: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno. Da parte di Dio prevale il suo Amore, la sua misericordia. Sta a ciascuno di noi, a me per primo, decidermi ed essere come Dio, soltanto e unicamente Amore. E’ questa una decisione capitale per la tua vita ma anche per le persone che ti stanno accanto e quindi per l’intera società . Nella Croce di Cristo è la chiave per la realizzazione del sogno di Dio, del nostro sogno: la civiltà dell’amore. Chi ama vola, corre, giubila, è libero e nulla può trattenerlo... Spesso l'amore non sente peso, non cura fatica,vorrebbe fare più di quello che può; non adduce a pretesto l'impossibilità, perché si crede lecito e possibile tutto.4 Soltanto amore. Soltanto amore.

+ Simone, Vescovo

3 Dostoevskij 4 Imitazione di Cristo

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Omelia di Pasqua – 8 aprile 2012

Dalle donne, la speranza NOTTURNO Col viso volto ad oriente per aspettare l'alba e il cuore volto ad un più chiaro oriente da cui verrà la risurrezione, io mi sono coricata. Che importa se per una sola notte o per tutte? Uno stesso Signore mi è guida verso l'alba e la risurrezione!5 1. Questa santa celebrazione è iniziata nella notte, alle porte di una chiesa buia, senza alcuna luce, quasi a voler imitare le donne di cui parla il Vangelo. Esse di buon mattino, quand’era ancora buio, andarono verso il sepolcro di Gesù. Fu l’affetto che le legava a quel maestro a spingerle verso quella tomba. Era ormai passato un intero giorno da quando lo avevano sepolto, e volevano compiere un ultimo gesto di tenerezza e di affetto. Il loro cuore era profondamente triste e il loro animo ormai rassegnato; una pietra pesante, pesante come la morte, stava li, con la sua freddezza e la sua mole, a separarle per sempre da quel maestro, da quell’amico che le aveva capite e le aveva salvate da una vita senza senso. Nessuna di loro lo aveva tradito e abbandonato, come invece avevano fatto i discepoli. Tuttavia anch’esse erano convinte che ormai non c’era più nulla da fare. Pareva che la loro vita accanto a Gesù fosse definitivamente chiusa. E cosa poteva significare la tristezza di quel gruppetto di uomini e donne rimasti più o meno fedeli, di fronte all’indifferenza con cui la morte di Gesù era stata vissuta dalla grande maggioranza degli abitanti di Gerusalemme? Tutto sembrava finito. Per quelle donne restava solo un problema: come togliere la pietra pesante che chiudeva il sepolcro perché potessero onorare il corpo di Gesù con gli oli aromatici che avevano comprato. 2. Gesù, come era vissuto da vivo cosi si comportava anche da morto Forse non sapevano che Gesù, come era vissuto da vivo cosi si comportava anche da morto: “Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Mt 8, 20). Potremmo dire che neppure da morto pensò a se stesso. La tradizione della Chiesa vuole che nel giorno del Sabato Santo Gesù si situi la discesa agli inferi, al mondo della morte. Si! E’ sceso a chiamare e a liberare tutti coloro che lo avevano preceduto in questo mondo, da Adamo ed Eva sino al Battista, per condurli tutti assieme, con lui, nel suo regno. Anche a loro disse: “Oggi, sarete con me in paradiso”. Ma Gesù continua a scendere anche negli inferni di questo mondo, nei luoghi dimenticati del pianeta, la dove la vita e’ come sotto terra, là dove gli uomini e le donne sono schiacciati dal male, dall’ingiustizia, dalla guerra, dall’oblio, dalla dimenticanza, dalla crudeltà, dalla morte violenta, ingiusta. La risurrezione parte di qui, da una tomba, dalle tante tombe degli uomini, dai tanti luoghi di dolore e di afflizione. Se non sentiamo la preoccupazione — la stessa di quelle donne — di recarci verso questi luoghi di dolore; se non entriamo dentro le ferite che il male procura agli uomini, non potremo comprendere cos’e la resurrezione, e neppure capire l’annuncio di questa notte.

5 MARGHERITA GUIDACCI, Poesia inedita in V. Volpini (a cura di), La preghiera nella poesia italiana .

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Quelle donne, come accade per noi, vedono “un giovane, seduto sulla destra, vestito di una veste bianca, ed ebbero paura”. Era l’angelo del Signore, l’angelo della resurrezione. A loro, piene di paura, egli disse: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E risorto, non e qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto”. E un annuncio breve, semplice, eppure sconvolge letteralmente la terra (nel Vangelo di Matteo si parla di un terremoto che accompagna l’arrivo dell’angelo che fa rotolare la pietra che chiudeva il sepolcro). La parola dell’angelo vince la paura ed invita a una fede, che è vita. Da li tutto può cominciare di nuovo. 3. La storia di Gesù non e finita con la sua morte, come avviene in ogni storia umana. E la morte in croce, avvenuta non con un attentato ma con un preciso itinerario legale, voleva allontanare definitivamente anche il solo ricordo di Gesù. Quelle donne videro che la sua tomba era spalancata. Il Signore Iddio aveva sollevato dalla morte il suo Figlio sottraendo il suo corpo alla corruzione. Questa e la Pasqua! E il passaggio di Gesù dal buio della morte alla luce della vita. Un passaggio difficile ove Gesù e il “male” si sono affrontati in un estremo duello: ha vinto l’amore di Dio. Da questa notte il bene può vincere il male. Il progetto violento del principe del male, che negli uomini ha trovato spesso solerti alleati, é stato sconfitto; l’amore ha vinto l’odio, il bene ha sconfitto il male, la compassione ha superato la cattiveria, la tenerezza l’ingiustizia, la disponibilità l’orgoglio, l’amicizia l’insensibilità. In un mondo in cui la compassione é sempre più rara e l’affermazione violenta dell’io diviene legge inesorabile, l’annuncio della Pasqua e davvero un annuncio benedetto. E benedetti sono quelli che lo accolgono e con fretta lo spargono, come seme buono, nelle vie del mondo. 4. Quelle donne non si fermarono al sepolcro, anche se, secondo l’evangelista Marco,“piene di spavento e di stupore, non dissero niente a nessuno”. Ma poi, come raccontano unanimamente Matteo, Luca e Giovanni, andarono subito ad annunziare agli Undici e agli altri quello che avevano visto e udito. Pasqua e una storia di incontro tra Gesù e i suoi discepoli. Lui, il Signore, prende l’iniziativa di ridare loro la pace che avevano perduta colti dalla paura. Dal Getsemani, quando quegli uomini avevano preferito la fuga all’amicizia col Signore, il loro cuore era triste e appesantito. Si chiedeva loro un gesto di affetto con il Maestro, non libero da rischi. Ma essi lo avevano abbandonato, lasciandolo solo, nelle mani di coloro che cercavano di portarlo alla morte. Quei discepoli avrebbero voluto salvare la vita fuggendo, ma infatti l’avevano persa: ogni fuga è come la morte del cuore. Avevano perduto l’affetto concreto che li legava a Gesù ed erano sprofondati nella tristezza e nella disperazione. Dopo la morte di Gesù, avevano provato a dissimulare il suo apparente fallimento, ma, prima che il Maestro morisse, lo avevano lasciato da solo. I discepoli non avevano compreso Gesù, il suo amore portato “sino alla fine” (Gv 13,1). Non avevano capito che Gesù, con la sua morte, liberava il mondo, non soltanto Israele, dall’odio e dalla vendetta, dal peccato e dall’inimicizia. Perciò, dopo Pasqua, quando Gesù e risorto, i discepoli non sono ancora risorti con lui, ma restano sulle vie piccole di un piccolo mondo, delusi e tristi. Infatti, i loro occhi sono incapaci di riconoscere Gesù, e il loro cuore non si muove con la forza del Vangelo. Ed e allora che il Signore, ancora una volta, ha pietà dei suoi amici, cosi come ha pietà della nostra povera fede, e appare a loro, li visita e li sottrae alla paura e alla tristezza. Gesù cammina accanto a tutti noi. Avremmo potuto abbandonarlo, trascinati dall’indifferenza o dalla pigrizia, oppure troppo tesi verso un mondo ricco di sensazioni ma non di amore. Avremmo potuto cadere nella delusione, come se tutto fosse relativo e volatile, come se non ci fosse nessuna grande parola che potesse rimuovere la vita. Ma Gesù non ha permesso che facessimo da soli il cammino verso Emmaus. Lui ha fatto si che il nostro viaggio diventasse una scoperta che capovolge e trasforma il nostro cammino. L’amore del Signore ci salva dalla tristezza ed Emmaus diventa ora un nome di amicizia e di gioia. Ma ci vuole aprire gli occhi, gli occhi interiori della fede e della gioia rinnovata e ci fa dire con Sant'Anselmo di Aosta: “VOGLIO TE SOLO, SIGNORE Ti ho cercato, o Signore della vita, e Tu mi hai fatto il dono di trovarTi: Te io voglio amare, mio Dio. Perde la vita, chi non ama Te: chi non vive per Te, Signore, è niente e vive per il nulla.

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Accresci in me, Ti prego, il desiderio di conoscerTi e di amarTi, Dio mio: dammi, Signore, ciò che Ti domando; anche se Tu mi dessi il mondo intero, ma non mi donassi Te stesso, non saprei cosa farmene, Signore. Dammi Te stesso, Dio mio! Ecco, ti amo, Signore: aiutami ad amarTi di più. Amen.” 5. La Chiesa vive in una sovrabbondanza di amore. Ha ricevuto un dono che la rinvigorisce e la rende fedele. Ma questo dono e chiamato a essere comunicato affinché molti altri trovino la gioia del Vangelo di Gesù risorto. Viviamo per il Signore, perché la buona notizia possa percorrere le strade del mondo. I due discepoli, appena Gesù li lascia dopo il gesto eucaristico della frazione del pane, ritornano a Gerusalemme e gridano: “Abbiamo visto il Signore!” Ogni Eucaristia diventa un ritorno alla città dove vivono gli uomini e le donne, dove molti cercano vie di pace e possono trovarli nella forza del Vangelo che vince la tristezza. La strada aperta dai discepoli di Emmaus conduce a riconoscete il Signore morto e risorto, presente nell’Eucaristia che ci nutre. Queste donne e questi poveri uomini — una assoluta minoranza, allora come oggi - ci stanno davanti questa sera e ci conducono accanto al sepolcro di Cristo e ai sepolcri dei tanti “poveri cristi” di oggi, sui quali il male continua ad accanirsi. E la loro compassione — non la presunta giustizia o la cosiddetta saggezza degli uomini — che ci fa guardare con occhi nuovi gli oppressi di questo mondo; sono esse a farci spendere tempo e denaro (non ci dice il Vangelo che andarono a comprare gli oli aromatici?) per , alleviare le ferite dei deboli, dei poveri, dei dimenticati; sono esse a farci uscire da noi stessi, persino dai nostri dolori, per incamminarci verso chiunque ha bisogno di aiuto. “L’amore vero ama ciò che vive e non può rassegnarsi all’idea che ciò che ama sarà distrutto.”6 Il Vangelo di Pasqua vince la paura, mette fretta, fa correre, fa cambiare il passo, fa superare barriere. Questo nostro povero mondo, violento e violentato, ha urgente bisogno di compassione, di amore, di solidarietà, di risurrezione; ha bisogno che quel piccolo gruppo di uomini e donne riprenda a correre in fretta per annunciare a tutti che il crocifisso e risorto, che l’amore sconfigge ogni male, anche la morte. Facciamo nostra quindi la preghiera del Beato Card. Newman: “Guidami, dolce luce, nelle tenebre che mi sommergono, guidami verso l'alto. La notte è fonda e sono lontano da casa: guidami verso l'alto! Dirigi i miei passi, perché non vedo nulla; fa’ che veda a ogni mio passo. Un tempo non ti avrei pregato per farlo. Da solo volevo scegliere il cammino, credendo di poterlo determinare con la mia luce, malgrado il precipizio. Con fierezza elaboravo i miei obiettivi. Ma ora dimentichiamo tutto ciò. Tu mi proteggi da tanto tempo e accetterai di guidarmi ancora: oltre le paludi, i fiumi e gli scogli che mi attendono al varco, fino alla fine della notte, fino all'aurora in cui gli angeli mi faranno segno. Ah! Io li amo da molto tempo, solo per un po’ li avevo dimenticati”.

+ Simone, Vescovo

6 Solev’ev

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22 maggio 2012, omelia per la Festa di Santa Giulia

I santi sono come dei fari La liturgia della Parola tutta ma in particolare l'Apocalisse ci immerge nel significato misterioso, profondo della liturgia che stiamo celebrando. Ci apre alla comprensione piena del martirio, all'intuizione dell'amore che sostenne il cuore di Santa Giulia. 1. La storia S. Giulia appartiene ad una illustre famiglia romana testimoniata dal nome: JULIA Il concetto di famiglia in epoca tardo romano era molto estensivo e non certamente riduttivo come oggi. Comunque il nome testimonia un legame parentale con la potente famiglia romana JULIA che ha avuto come capostipite Giulio Cesare e imperatori come Ottaviano Augusto. Abbiamo notizie di lei da una passio. E' vissuta nel V secolo, era probabilmente di famiglia nobile, viveva nell'Africa Romana, forse a Cartagine. Era cristiana. Siamo in epoca successiva a Costantino ma ancora moltissime zone dell’Impero sono orgogliosamente pagane ( l’imperatore Giuliano detto l’apostata, successore di Costantino il grande, cercò di ripristinare ovunque nell’impero, i culti pagani e debellare il cristianesimo) e le persecuzioni verso i cristiani non erano affatto cessate, non lo sono neppure oggi pensiamo all’India e alla Cina. A causa delle invasioni di barbari, la popolazione dell’Africa Romana venne martoriata e Giulia cadde schiava di Eusebio, ricco commerciante siriano. Di Eusebio, Giulia rimanendo fedele al suo credo, ne seppe conquistare il cuore e la fiducia divenendone diremmo oggi, una sorta di segretaria personale. Durante un viaggio Eusebio e Giulia fecero naufragio in Corsica. Gli occupanti della nave salvi, vollero offrire un sacrificio agli dei, Giulia si dissocio da essi. Felice il tiranno pagano del luogo, viene a conoscenza della supposta empietà di Giulia (era l’accusa ricorrente per i cristiani in epoca di persecuzione), la sottopone a giudizio e la condannata a morte. E' flagellata, crocifissa e poi in segno di estremo disprezzo, gettata in mare affinché nessuno avesse un luogo dove ricordala o peggio venerarla. Alcuni monaci di Gorgona hanno un sogno e fidandosi di esso, vanno in mare alla ricerca del corpo della donna. Esso viene ritrovato, recuperato e deposto in un sepolcro. Da allora iniziano fatti prodigiosi e miracolosi in Sardegna e Corsica dove sono state ritrovate Chiese bizantine a lei dedicate connesse appunto con l’acqua taumaturgica di Giulia ( nelle chiese vi è sovente un pozzo). Diverse località vengono a lei dedicate e portano tuttora il suo nome. Secoli dopo quando ormai la sua fama taumaturgica si era alquanto diffusa, la regina longobarda, nel 762, ne richiese il corpo ai monaci e nel suo viaggio verso Brescia fa tappa nel piccolo borgo di Livorno. A Livorno accadono tali e tanti fatti prodigiosi al punto che i livornesi chiedono ed ottengono di poter conservare almeno una reliquia di S. Giulia. Così viene concesso dalla Regina. Nel 763, l’anno successivo, gli viene dedicata una grande Chiesa a Brescia oggi contigua alla Cattedrale. Oggi il corpo di Giulia riposa in una nuova chiesa a lei dedicata nella prima periferia di Brescia. Sin qui i fatti. 2. Il significato "Per fare di un uomo un santo occorre solo la Grazia. Chi dubita di questo non sa cosa sia un santo né cosa sia un uomo", ha osservato con la sua caratteristica lapidarietà Pascal nei Pensieri. Prendo questa osservazione per accennare alle due prospettive di queste riflessioni: nel santo si congiungono la celebrazione di Dio (della sua Grazia appunto) e la celebrazione dell'uomo, nelle sue potenzialità e nei suoi limiti, nelle sue aspirazioni e nelle sue realizzazioni Nella Lettera Apostolica “Novo Millennio ineunte”, la lettera che il Papa ha consegnato alla Chiesa a conclusione del Giubileo dell'anno 2000, si parla con accenti profondi del tema della santità. Nella "grande schiera di santi e di martiri" che include "Pontefici ben noti alla storia o umili figure di laici e religiosi, da un continente all'altro del globo - ha osservato Giovanni Paolo II al n. 7 della Lettera - la santità è apparsa più che mai la dimensione che meglio esprime il

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mistero della Chiesa. Messaggio eloquente che non ha bisogno di parole, essa rappresenta al vivo il volto di Cristo". 2.1 Per capire la Chiesa occorre conoscere i santi che ne sono il segno e il frutto più maturo ed eloquente. Per contemplare il volto di Cristo nelle mutevoli e diversificate situazioni del mondo moderno occorre guardare ai santi che "rappresentano al vivo il volto di Cristo", come ci ricorda il Papa. "Nella vita di quelli che, sebbene partecipi della nostra natura umana, sono tuttavia trasformati nell'immagine di Cristo (Cfr 2 Cor 3, 18), Dio manifesta vividamente agli uomini la sua presenza e il suo volto. In loro è egli stesso che ci parla e ci mostra il segno del suo regno, verso il quale, avendo davanti a noi un tal nugolo di testimoni (Cfr Ebr 12, 1) e una tale affermazione della verità del Vangelo, siamo potentemente attirati" (LG, 50). Con la loro concretezza personale e storica fanno sperimentare che il Vangelo e la vita nuova in Cristo non sono un'utopia o un mero sistema di valori, ma sono "lievito" e "sale" capaci di far vivere la fede cristiana all'interno e dall'interno delle diverse culture, aree geografiche ed epoche storiche. Il fenomeno dei santi e della santità cristiana, crea uno stupore che non è mai venuto meno nella vita della Chiesa e che non può non sorprendere anche un osservatore laico attento, soprattutto oggi, in un mondo che cambia continuamente e rapidamente, in un mondo frammentato culturalmente sia a livello di valori che di costumi. Dallo stupore nasce la domanda: cosa fa sì che la fede si incarni in tutte le latitudini, nei diversi contesti storici, tra le più variate categorie e stati di vita? Come è possibile che senza dinamismi di potere, impositivi o persuasivi che siano, e senza dinamismi di uniformità, ci siano tanti santi così diversi e così consonanti con Cristo e con la Chiesa? Cosa spinge alla libera assunzione del nucleo germinativo cristiano che poi sviluppa tanta diversità e bellezza nell'unità della santità? 2.2 I santi e la santità sono riconosciuti con un movimento dal basso verso l'alto. Ancor oggi, è il popolo cristiano stesso che, riconoscendo per intuito della fede la "fama di santità", segnala i candidati alla canonizzazione al proprio Vescovo - titolare della prima fase del processo di canonizzazione - e successivamente al Dicastero della Santa Sede competente. Né la Congregazione delle Cause dei Santi e né il Papa "inventano" o "fabbricano" i santi. Ci pensa già, come sanno bene tutti i credenti, lo Spirito Santo. Che poi questo stesso Spirito - come dice il Vangelo - "spiri dove vuole" è una constatazione a cui siamo abituati da secoli, e tanto più oggi, essendo la Chiesa diffusa in ogni parte del mondo e in ogni strato sociale 2.3 I santi sono come dei fari; hanno indicato agli uomini le possibilità di cui l'essere umano dispone. Un grande filosofo francese del XX secolo, Henry Bergson, ha osservato che "i più grandi personaggi della storia non sono i conquistatori ma i santi". Mentre Jean Delumeau, uno storico del cattolicesimo del Cinquecento ha invitato a verificare come i grandi risvegli nella storia della cristianità siano stati caratterizzati da un ritorno alle fonti, cioè alla santità del Vangelo, provocata dai santi e dai movimenti di santità nella Chiesa. In tempi più recenti, il Card. Joseph Ratzinger ha giustamente affermato che: "Non sono le maggioranze occasionali che si formano qui o là nella Chiesa a decidere il suo e nostro cammino. Essi, i Santi, sono la vera, determinante maggioranza secondo la quale noi ci orientiamo. Ad essa noi ci atteniamo! Essi traducono il divino nell'umano, l'eterno nel tempo". In un'epoca di caduta delle utopie collettive, in un'epoca di diffidenza e di inappetenza di quanto è teorico e ideologico sta sorgendo una nuova attenzione verso i santi, figure singolari nelle quali si incontra non una teoria e neanche semplicemente una morale, ma un disegno di vita da narrare, da scoprire con lo studio, da amare con la devozione, da attuare con la imitazione. Essi ci dicono che sono possibili le virtù civiche come quelle cristiane. La Pira ne e' un esempio. E' possibile essere politici e vivere come un operaio,un impiegato qualsiasi, De Gasperi ce l'ha testimoniato. Con loro l'Italia e' stata protagonista del miracolo economico. Con politi santi di tale levatura l'Italia ha saputo dialogare fra le sue diverse culture e vivere una stagione esaltante.

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Poi il consumismo, il crollo dei valori ha innescato demoni che ancora oggi tardano a placarsi quali quello del terrorismo e dell'arrivismo. Si può generare morte facendo esplodere delle bombole di gas o facendo implodere l'economia . Siamo comunque mercanti di morte. La morte non e' mai una vittoria. E' sempre una sconfitta dell'uomo. la morte genera solo pianto. E' riscattata solo dal dono d'amore, solo il martirio la cambia in radice. Beato colui il cui desiderio di Dio è divenuto simile alla passione dell'amante per la persona amata. (Giovanni Climaco) Egli qualunque vocazione vivrà sarà grande e renderà grande la nazione perché come la storia dell' arte ci dimostra, quando e' grande Dio nel cuore dell'uomo , e' grande e splendida anche la città dell'uomo. Grande Dio, grande l'uomo: e' un binomio inscindibile. + Simone, Vescovo

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LETTERE E COMUNICAZIONI

ALLA DIOCESI

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Livorno, lì 9 Aprile 2012

Al Clero della Diocesi

Il Futuro del Paese nel cuore dei giovani Conoscere, partecipare, sostenere

Domenica 22 Aprile 2012 Giornata per l’Università Cattolica

Carissimi,

il prossimo 22 Aprile si celebrerà l’86^ Giornata per l’Università Cattolica, che precede di una settimana, la celebrazione di Domenica 29 Aprile, a Roma, verrà proclamato beato Giuseppe Toniolo che dell’Ateneo del Sacro Cuore è precursore.

Desidero che ogni Comunità sia sensibile al sostegno dell’Università Cattolica, per aiutare

concretamente ad accogliere e formare oltre 1600 giovani meritevoli provenienti dall’Italia e da tutto il mondo, favorendo inoltre la diffusione di strumenti che possano trasformare la fede in cultura.

Il sostegno all’Università Cattolica è anche un modo per contribuire ad un progetto culturale

aperto e disponibile ai giovani che spesso oggi sono per il mondo adulto un pianeta sconosciuto: sconosciuti i loro desideri più profondi, il loro atteggiamento di fronte alla società e alla Chiesa, sconosciuto il sistema di valori in cui credono, e che gli adulti tendono ad interpretare e talvolta a giudicare senza conoscere. Ogni parrocchia dovrebbe avere un suo progetto culturale, a carattere divulgativo e accessibile a tutti: la fede cerca la ragione. La testimonianza cristiana ne ha un bisogno estremo!

+ Simone, Vescovo

Livorno, lì 17 Aprile 2012

Al Clero della Diocesi

AGGIORNAMENTO TEOLOGICO DEL CLERO Carissimi,

siamo arrivati al II giorno dell’ appuntamento dell’aggiornamento teologico del Clero. Raccomando a tutti i Presbiteri di essere presenti, gli argomenti di queste due giornate sono importanti quanto la partecipazione ai Ritiri, che ho sempre visto costante.

Il Programma di domani, 18 Aprile, sarà:

ore 9.30 “Il male: fra antropologia e cosmologia”, interviene Prof. Hanz Gutierrez; ore 10.30 “Il male, l’uomo e Dio. Riflessioni dopo la Shoà”, a cura

del Prof. Paolo Ricca, ore 11.30 “Il maligno nella teologia cattolica” riflessione di

Padre Giovanni Battista Damioli

Sede dell’incontro: Sala Fagioli, Vescovado.

Al termine ci saranno comunicazioni sulla Giornata del Seminario e sulla Settimana Vocazionale e relative Veglie Vicariali. Certo della vostra presenza, in attesa di incontrarvi, i saluti più fraterni.

+ Simone, Vescovo

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Livorno, lì 18 Aprile 2012 - Ai Presbiteri “giovani”

- Ai Presbiteri animatori della pastorale giovanile diocesana

Animati e provocati dalla Carità L'evangelizzazione dei giovani

Incontri formativi con il clero giovane sul tema

Carissimi il prossimo incontro sarà :

Giovedì 26 Aprile 2012 in Vescovado e avrà per tema:

Valutazione e osservazioni sui percorsi formativi presenti in diocesi

Con particolare attenzione ai cammini parrocchiali ( ACI inclusa) e cammini diversificati interparrocchiali quali quello dell'AGESCI.

Cercheremo di valutare quanto è già in atto nella nostra diocesi e dove dovremmo orientare il nostro cammino pastorale nel prossimo anno pastorale. A questo fine vi ho raccolto nell’allegato che vi invio sia le vostre considerazioni già emerse negli incontri precedenti, sia le linee del Progetto Educativo Diocesano per la Pastorale Giovanile, sia alcune idee che potrebbero trovare sviluppo nell’immediato futuro. Il programma dell’ incontro Ore 9.30 Celebrazione dell'Ufficio delle Letture: meditazione di Don Grzegorz Ore 10.30 Valutazione e osservazioni sui percorsi formativi presenti in diocesi a partire dal documento riassuntivo allegatovi. Ore 12.15 Celebrazione dell'Ora Media e riflessione del Vescovo Ore 12,30 Pranzo Ore 13.30 conclusione Nell’attesa di incontravi, vi saluto nel nome del Signore. Prossimo Incontro: Giovedì 31 Maggio

+ Simone, Vescovo

Livorno, lì 23 Aprile 2012 Al Clero della Diocesi

Vademecum per la Pastorale delle Parrocchie Cattoliche verso gli Orientali non Cattolici Carissimi, desidero farvi giungere questo documento dell’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso, sussidio utile per le nostre Comunità per favorire l’accoglienza e la conoscenza degli immigrati presenti nel nostro territorio, i quali per la maggior parte sono cristiani orientali non cattolici. Ringrazio per l’attenzione e certo dell’azione pastorale per l’accoglienza nella diversità, nel ricordo della preghiera i saluti più fraterni.

+ Simone, Vescovo

Vademecum per la pastorale delle parrocchie cattoliche verso gli orientali non cattolici

INTRODUZIONE L’immigrazione cambia il volto della cristianità italiana: fedeli delle Chiese orientali non cattoliche e nuove sfide pastorali

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Nel corso degli ultimi vent’anni ha assunto una rilevanza particolare l’immigrazione nell’Europa occidentale di fedeli appartenenti a Chiese orientali, provenienti da Paesi dell’Est europeo e dal Medio Oriente. Anche l’Italia è interessata dal fenomeno migratorio. Secondo i dati del 2009, i cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia ammonterebbero a circa quattro milioni e mezzo. Ad essi devono aggiungersi quelli che si trovavano nel nostro Paese senza regolare permesso di soggiorno. L’incremento della popolazione immigrata, tenendo conto dei nuovi ingressi e delle nascite, è stimato in circa trecento/trecentocinquantamila persone l’anno . Circa la metà degli immigrati sono cristiani: fra di loro i fedeli ortodossi erano stimati nel 2008 in circa un milione centotrentamila. Il numero dei cristiani orientali non cattolici, e in particolare ortodossi di tradizione bizantina, è in veloce incremento. Si può prevedere che, se i flussi migratori manterranno le caratteristiche attuali, nei prossimi anni l’insieme di tali fedeli diventerà la seconda comunità religiosa italiana. La presenza rilevante di cristiani di confessione ortodossa ha favorito l’erezione di parrocchie ortodosse, di diocesi in Italia o aventi giurisdizione sulle comunità ortodosse in Italia. Inoltre, i cristiani ortodossi costituiscono una presenza significativa in molte diocesi cattoliche, apportandovi la ricchezza di tradizioni diverse e un notevole fervore spirituale. Questa nuova realtà cambia anche i termini dei rapporti ecumenici nel nostro Paese. Essi, infatti, non possono più limitarsi alle tradizionali relazioni con piccole minoranze storiche, spesso circoscritte in ristrette aree geografiche, oppure con i vertici istituzionali delle diverse confessioni, coinvolgendo gli specialisti o un numero limitato di delegati. Si tratta di una presenza diffusa sul territorio nazionale, che interessa direttamente le strutture pastorali di base, coinvolgendo le diocesi e le parrocchie cattoliche. Infatti, il numero dei fedeli è tale da rendere impossibile alle comunità orientali, che pure vanno progressivamente strutturandosi, di fare fronte compiutamente alle loro esigenze spirituali e pastorali. E dunque urgente considerare le conseguenze pastorali e giuridiche della presenza dei fedeli orientali non cattolici all’interno delle comunità cattoliche, a motivo dei contatti che si instaurano, per rispondere in maniera corretta alle richieste che essi presentano. Il presente vademecum, destinato prevalentemente ai parroci, agli operatori pastorali e ai responsabili delle istituzioni educative cattoliche, si propone una finalità pratica di indole pastorale, quale sussidio alle Chiese particolari. A tal fine, raccoglie e organizza la disciplina vigente nella Chiesa cattolica sui corretti rapporti con i fedeli appartenenti a Chiese orientali non cattoliche, con un’attenzione particolare alla situazione italiana. Alieno da qualunque intento di proselitismo, vuole offrire alcune indicazioni utili ai rapporti con la gerarchia orientale non cattolica, qualora essa chieda la collaborazione delle diocesi italiane. Viene pubblicato in via sperimentale sotto la responsabilità congiunta dei due Uffici, competenti in ragione della materia, della Segretaria Generale della Conferenza Episcopale Italiana, a ciò autorizzati dal Consiglio Episcopale Permanente nella sessione del 21-24 settembre 2009. La prima parte del vademecum presenta, in modo sintetico, taluni elementi dottrinali utili per comprendere il profilo delle Chiese orientali non cattoliche in Italia. Vengono pure evidenziate alcune differenze relative alla teologia sacramentaria tra la Chiesa cattolica e le Chiese orientali non cattoliche, per favorire la comprensione reciproca e l’instaurarsi di una prassi di collaborazione e di rispetto. La seconda parte del vademecum intende offrire alcuni indicazioni relative alla condivisione del culto liturgico sacramentale, con specifica attenzione alla problematica della communicatio in sacris, ai matrimoni misti e all’ammissione dei fedeli alla piena comunione nella Chiesa cattolica. Conclude il testo un’appendice, utile per ulteriori approfondimenti. Le indicazioni che seguono sono indirizzate alla Chiesa latina e rispecchiano la disciplina del Codice di diritto canonico (1983). Sono anche presenti ampi riferimenti alla normativa delle Chiese cattoliche orientali sui iuris, raccolta nel Codice dei canoni delle Chiese orientali (1990), nella misura in cui questa è utile per l’applicazione analogica e per facilitare la comprensione delle diversità esistenti. Ci auguriamo che questo sussidio favorisca l’efficace azione pastorale delle nostre Chiese e accresca la tensione all’unione in Cristo, obiettivo del cammino ecumenico. Roma, 23 febbraio 2010 Memoria di San Policarpo, vescovo e martire Don Gino Battaglia, Direttore dell’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso Mons. Adolfo Zambon, Direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi giuridici CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

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Livorno, lì 8 Maggio 2012

Al Clero diocesano

Festa della Patrona S. Giulia Martedì 22 Maggio 2012

Cattedrale, ore 17.30 Solenne Celebrazione Eucaristica

Carissimi, quest’anno la Festa della Patrona S. Giulia, assumerà un carattere ancor più coinvolgente

l’intera città, molte sono le iniziative a vario livello che si stanno organizzando per onorare e ricordare la Santa Patrona.

In allegato trovate il programma delle iniziative, che culmineranno con la Processione a mare (dal porto Mediceo a S. Jacopo) di Lunedì 21 Maggio e la Celebrazione Eucaristica con processione del 22 Maggio in Cattedrale. Vi invito ad essere tutti presenti, per quanto vi sarà possibile, a questi momenti di festa e di incontro della città e delle tante sue realtà, in particolare vi aspetto tutti, per la Solenne Celebrazione Eucaristica del 22 Maggio alle 17.30 in Cattedrale, a questo proposito dispongo che, Martedì 22 Maggio dalle ore 17 in poi, in città di Livorno, non vi siano altre celebrazioni eucaristiche, concomitanti con quella della Cattedrale, al fine di favorire la partecipazione ai festeggiamenti di S. Giulia.

Inoltre chiedo di divulgare, al massimo, le varie iniziative nelle vostre Comunità Parrocchiali.

Certo della vostra attenzione ed collaborazione, grato, vi saluto nel nome del Signore. + Simone, Vescovo

Livorno, lì 23 Maggio 2012

- Ai Presbiteri “giovani”

- Ai Presbiteri animatori della pastorale giovanile diocesana

Animati e provocati dalla Carità L'evangelizzazione dei giovani

Incontri formativi con il clero giovane sul tema

Carissimi il prossimo incontro sarà :

Giovedì 31 Maggio 2012 in Vescovado e avrà per tema: Generare nuovi cristiani- Un bozza di progetto per la riforma diocesana dell’IC ( 0 – 19 )

il prossimo incontro sarà l’occasione per presentarvi in anteprima( in bozza), il documento che sarà oggetto di approfondimento nel prossimo anno pastorale. Infatti nell’Anno della Fede cercheremo di elaborare una riforma complessiva dell’IC in diocesi. Ci riusciremo? Non lo so ma almeno ci proviamo. Trovate il testo nell’allegato a questa lettera. Inoltre desidero ascoltarvi al fine di compiere con voi tutti un discernimento in merito agli ambiti di servizio maggiormente cogenti per i carismi ricevuti da ciascuno di voi e più arricchenti per la vostra vita sacerdotale. L’incontro del prossimo 31 maggio sarà anche l’occasione per stilare il calendario completo degli incontro con i GAV ( il GAV del primo vicariato ho già avuto modo di incontrarlo). Il programma dell’ incontro Ore 9.30 Celebrazione dell'Ufficio delle Letture: meditazione di don Federico Nozza Ore 10.30 Una proposta per la riforma dell’IC diocesana. ( Il Vescovo e don Fabio ) Ore 12.15 Celebrazione dell'Ora Media e riflessione del Vescovo Ore 12,30 Pranzo Ore 13.30 conclusione Nell’attesa di incontravi, vi saluto nel nome del Signore.

+ Simone, Vescovo

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Livorno, 31 Maggio 2012

Alla Chiesa di Livorno

Domenica 10 Giugno 2012 Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

Colletta di solidarietà con le popolazioni dell’Emilia Romagna provate dal terremoto

Carissimi,

sappiamo a quali prove in questo periodo sono chiamate le popolazioni dell’Emilia Romagna, in segno di solidarietà, ed aderendo alla proposta dei Vescovi italiani, anche la nostra Chiesa di Livorno si associa alla sofferenze di tanti uomini, donne, bambini, ecc. e viene indetta per Domenica 10 Giugno una Colletta di Solidarietà.

Pertanto, ogni raccolta effettuata nelle nostre Parrocchie, Comunità, Celebrazioni

Diocesane, ecc. si prega di devolverla a favore delle popolazioni terremotate dell’Emilia Romagna, depositandola all’Ufficio Amministrativo della Diocesi, il quale provvederà ad inoltrarle alla Caritas Italiana, che è già operativa nelle zone colpite con un proprio centro operativo.

Certo della vostra attenzione e sensibilità, grato, nel ricordo della preghiera.

+ Simone, Vescovo

Livorno, 1 Giugno 2012

Al Clero Diocesano

Sabato 16 Giugno 2012 Benedizione dei Fidanzati

in occasione del Pellegrinaggio mensile a Montenero Carissimi, per tutti i Fidanzati che non hanno ancora ricevuto la Benedizione, o che hanno iniziato da poco il cammino di preparazione al Matrimonio, sono invitati a partecipare, Sabato 16 Giugno, Santuario di Montenero, ore 9 alla S. Messa, in cui riceveranno e vivranno il Rito di Benedizione dei Fidanzati. Con i saluti più fraterni.

+ Simone, Vescovo

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Livorno, lì 4 Giugno 2012

Al Clero Diocesano

Venerdì 15 Giugno 2012: Solennità del S. Cuore Vescovado – Sala Fagioli - ore 9,30

Padre Bartolomeo Sorge

direttore emerito della rivista Aggiornamenti Sociali guiderà il ritiro della giornata sacerdotale, essa sarà incentrata sul tema:

Sacerdoti con il cuore di Cristo

Carissimi, si approssima ormai la Giornata per la Santificazione Sacerdotale che come ogni anno si svolge in occasione della Solennità del S. Cuore. Il ritiro si svolgerà in Vescovado. L’Icona biblica che ci guiderà nella preghiera e nella meditazione sarà: “Amatevi come io ho amato voi”( Gv. 13,31-35). In specifico dopo la consueta recita dell’Ora Media, ascolteremo la meditazione di Padre Sorge alla quale seguirà subito la possibilità di approfondirla colloquiando con il predicatore. Al termine ci divideremo in tre gruppi e coordinati dai Vicari Episcopali e dai membri dell’equipé formativa del Seminario, rifletteremo sulla formazione e vita spirituale del clero verificando l’anno pastorale che si va concludendo ed esprimendo i propri desiderata per il nuovo anno pastorale, per l’Anno della Fede. Come di consueto il canto dell’Angelus ed eventuali comunicazioni, porranno termine all’incontro. Il pranzo sarà alle 12,30 in Seminario. Il programma Ore 9.30: Ora media; Ore 9.50 : Meditazione biblica di Padre Sorge e dialogo con il predicatore. Ore 11.15: Condivisione (per gruppi); Ore 12.15: Canto dell’Angelus e d eventuali comunicazioni Ore 12.30: Pranzo in Seminario e conclusione Nell’attesa di incontravi, vi saluto nel nome del Signore.

+ Simone, Vescovo

Livorno, 4 Giugno 2012

Ai membri del Consiglio Pastorale Diocesano Ai membri del Consiglio Presbiteriale

Venerdì 22 Giugno 2012

Convocazione congiunta del Consiglio Pastorale Diocesano e del Consiglio Presbiteriale Chiesa S. Lucia - Antignano – ore 19 - 23

Siamo ormai alla fase finale della stesura del Programma Pastorale Diocesano per l’Anno della Fede ed anche la lettera pastorale è a buon punto ( vi invio una prima bozza alla quale far seguire prima del 22 di giugno, una secondo testo). E' certamente un lavoro parziale e sicuramente lacunoso ma ha il pregio di aver messo a tema l'emergenza dell’annuncio della fede e della rimeditazione del Concilio Vaticano II senza però dimenticare il ostro Progetto Educativo da poco varato e bisognoso di essere sostenuto ma soprattutto attuato. Ci ritroveremo quindi per un ultimo momento di riflessione sul Programma e la Lettera Pastorale e per valutare come avviare l'attuazione delle scelte pastorali in esso contenute. Pertanto il Consiglio avrà il seguente ordine del giorno: 1. Introduzione del Vescovo. 2. L’Anno della Fede, la Lettera Pastorale sull’IC 3. Scelte pastorali da compiere nell’Anno della Fede. La nuova impostazione della SFOP L’impostazione del calendario diocesano 4. Varie ed eventuali. Al termine dei lavori è prevista la cena. Nell’attesa di incontravi, vi saluto nel nome del Signore.

+ Simone, Vescovo

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Livorno, lì 4 Giugno 2012

Al Vicario Generale, Ai Vicari Episcopali

Ai Direttori degli Uffici Pastorali

Giovedì 28 Giugno 2012 in Vescovado, ore 9,30

Riunione dei Direttori degli Uffici Pastorali Odg: Il Calendario Pastorale 2012-2013 per l’Anno della Fede

Il Progetto Educativo Diocesano sta muovendo i primi passi, l’itinerario tipico per i fidanzati sta divenendo piano piano una realtà e mi auguro di poterlo consegnare alle parrocchie della Diocesi in occasione dell’avvio del nuovo anno pastorale. La pastorale familiare sta crescendo, per fortuna non si partiva da zero, molto lavoro era stato fatto e da molti anni. Continuerà nel nuovo anno la visita Pastorale Ordinaria alla Diocesi la quale coinvolgerà come già più volte annunciato, il terzo vicariato. Iniziando quindi a proiettarci al prossimo anno pastorale vi invio due allegati già oggetto di confronto più volte con i Consigli Presbiteriale e Pastorale, il primo relativo al programma per l’Anno della Fede, il secondo relativo alla riflessione pastorale da compiere in Diocesi nell’Anno della Fede, alla luce del nostro Progetto Educativo Diocesano, per rinnovare e migliorare ulteriormente l’Iniziazione Cristiana dei fanciulli, dei ragazzi, dei giovani. Questo testo costituirà la parte centrale della Lettera che sto scrivendo alla Diocesi in occasione dell’Anno della Fede così come suggerito dal Santo Padre. Essi saranno oggetto di una ultima valutazione nella riunione congiunta dei Consigli Presbiteriale e Pastorale della Diocesi del prossimo 22 giugno. E’ necessario quindi come ogni anno che in giugno-luglio ogni Ufficio o Consulta, elabori il programma per il prossimo anno pastorale. E’ sempre più necessario che ogni Ufficio evidenzi quelli che potranno essere gli appuntamenti diocesani a cui tutti saranno tenuti a partecipare (possibilmente pochi e ben distanziati gli uni dagli altri ) nonché gli eventi destinati solo ad una categoria di persone, si preferirà inoltre il coinvolgimento vicariale e parrocchiale, dovrà essere premura di ogni ufficio promuovere sempre più incontri con le parrocchie nonché con il territorio della diocesi evitando troppe convocazioni. Si rammenti sempre che un ufficio non esiste per se stesso ne per convocare ma principalmente per animare le parrocchie della diocesi e per formare gli operatori pastorali. E’ necessario indicare entro il 20 luglio tutte le date della iniziative che si intendono promuovere nel prossimo anno al fine di stendere il Calendario Pastorale. Per presentarvi il programma pastorale definito dell’Anno della Fede e il testo ultimo della Lettera Pastorale per l’Anno della Fede invito tutti gli Uffici Pastorali della Diocesi a ritrovarsi con il Vescovo Giovedì 28 Giugno in Vescovado alle ore 9,30. Per concordare e calibrare il calendario diocesano 2012-2013 ci ritroveremo nuovamente Martedì 17 Luglio sempre alle ore 9.30, sempre in Vescovado I direttori che fossero impossibilitati a venire potranno farsi rappresentare da un loro delegato ma è necessario che ogni Ufficio sia rappresentato. Nell’attesa di incontravi, vi saluto nel nome del Signore .

+Simone, Vescovo

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Livorno, lì 14 Giugno 2012

Al Clero Diocesano

Giovedì 21 Giugno 2012 70° Anniversario Ordinazione Presbiteriale di Mons. Lelio Bausani

ore 18 S. Messa in Cattedrale

Carissimi,

con rendimento di Lode al Signore per il dono della vocazione, ricorderemo, il prossimo 21 Giugno, il 70° Anniversario di Ordinazione Presbiteriale di Mons. Bausani, Canonico Onorario della Cattedrale e Fondatore della Corale “Domenico Savio”, con la S. Messa, da me presieduta, concelebrata con Don Lelio e voi, per chi potrà essere presente a questo importante momento della Chiesa locale, per il dono di Don Lelio, che ha insegnato canto sacro e solfeggio a generazioni di bambini e giovani, oltre al suo ministero presbiteriale nella Chiesa di Livorno.

La liturgia sarà animata dalla Corale Domenico Savio, la quale al termine, in onore di Don Lelio, si esibirà con alcuni brani da lui composti. Grato, vi saluto nel nome del Signore.

+ Simone, Vescovo

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NOMINE E decreti

VESCOVILI

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3 aprile 2012 Il Vescovo ha nominato don Salvatore Placido Bevinetto, presbitero della Chiesa che è in Livorno, assistente spirituale del nascente gruppo ACOS (Associazione Cattolica Operatori Sanitari) 15 maggio 2012 Il Vescovo ha nominato don Antonio Sapienza, presbitero della Chiesa che è in Città del Este (Paraguay), parroco per nove anni della parrocchia di S. Maria Assunta in Castellanselmo, a decorrere dal 1° giugno 16 maggio 2012 Il Vescovo ha posto in quiescenza don Renzo Vignocchi, presbitero della Chiesa che è in Livorno, per raggiunti limiti di età, a decorrere dal 1° luglio 24 maggio 2012 Il Vescovo ha concesso al diacono Luca Esposito l’incardinazione nella Diocesi di Livorno Il Vescovo ha concesso al diacono Michele Esposto l’incardinazione nella Diocesi di Livorno 30 maggio 2012 Il Vescovo ha concesso a don Andrea Brutto, presbitero della Chiesa che è in Livorno, un secondo anno sabbatico per riflettere e approfondire la sua vocazione presbiterale, a partire dal 1° settembre 25 giugno 2012 Il Vescovo ha nominato don Jean Michel Moukouba Bamana, presbitero della Chiesa che è in Livorno,parroco per nove anni della parrocchia Beata Madre Teresa di Calcutta, a decorrere dal 1° luglio Il Vescovo ha nominato don Cristian Leonardelli, presbitero della Chiesa che è in Livorno,parroco per nove anni della parrocchia San Giovanni Gualberto, a decorrere dal 1° luglio Il Vescovo ha nominato don Anibal Alcides Reyes Hernandes, presbitero della Chiesa che è in Garagoa (Colombia), amministratore parrocchiale della parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo, a decorrere dal 1° luglio Il Vescovo ha nominato don Remigiusz Chola, presbitero della Chiesa che è in Livorno,vicario parrocchiale della parrocchia S. Croce a Rosignano Solvay, a decorrere dal 1° luglio Il Vescovo ha nominato don Pierre Claude Okondjo Wandja Wa Djongambolo, presbitero della Chiesa che è in Tshumbe (Repubblica Democratica del Congo),vicario parrocchiale della parrocchia N.S. del Rosario, a decorrere dal 1° luglio 29 giugno 2012 Il Vescovo ha nominato monsignor Paolo Razzauti, presbitero della Chiesa che è in Livorno,rettore del Seminario vescovile Gavi Il Vescovo ha nominato monsignor Ezio Morosi, presbitero della Chiesa che è in Livorno,vice rettore del Seminario vescovile Gavi Il Vescovo ha nominato monsignor Ezio Morosi, presbitero della Chiesa che è in Livorno,direttore della casa del clero “Mons. Alberto Ablondi” con sede in Livorno via del Seminario 61 Il Vescovo ha nominato don Didier Okito Wokito Lungangula, presbitero della Chiesa che è in Tshumbe (Repubblica Democratica del Congo),vice direttore dell’Archivio diocesano

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ORGANISMI

DI PARTECIPAZIONE

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Verbale del 16 maggio 2012

CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO

L’anno 2012, il giorno 16 del mese di maggio alle ore 21:15 si è riunito presso il Vescovado di Livorno, il Consiglio Pastorale Diocesano, sono presenti: mons. Giusti, Pirollo, Spugnesi, Belcari, Benenati, Dal Canto, Pini, Spadoni, Citi, Calvaruso, mons. Razzauti, diacono Caccavale, suor Gigliucci, Martella, Morelli, Lucchesi, Margotta; assenti giustificati: don Locatelli, Musumeci Bassi, Cavallini, Nasca. Vista la validità della seduta il Vescovo presenta l’Ordine del Giorno:

1. Introduzione del Vescovo 2. L’Anno della Fede: il programma Pastorale per l’anno 2012 – 2013 3. La nuova proposta per la Formazione degli Operatori Pastorali 4. La vita del Seminario Maggiore e Minore 5. Varie ed eventuali

Presiede la seduta mons. Giusti, esercita la funzione di segretario Pirollo. Si apre il dibattito tra i presenti e viene deliberato quanto segue. 1. [Vescovo] Sono iniziati i festeggiamenti per S.Giulia, questo è un tentativo per far sì che la festa patronale sia sempre più vissuta. Quest’anno si sono presentate 232 coppie ai percorsi per fidanzati, a fronte di 261 matrimoni religiosi; per questo motivo l’Ufficio per la Famiglia sta lavorando affinché in tutte le parrocchie ci sia un percorso teologico ed affettivo per le coppie che vogliono accostarsi al sacramento del Matrimonio; nell’Assemblea Diocesana di Domenica 20 p.v. l’Ufficio per la Famiglia presenterà un prototipo di sussidio per l’educazione delle coppie di fidanzati e l’AD valuterà se tali sussidi debbano essere adottati. Inoltre nella prossima AD si parlerà anche della pastorale per i separati e divorziati, a conclusione di un anno pastorale dedicato alla famiglia. Andando per le parrocchie ho notato un miglioramento della vita comunitaria a livello generale, ed in particolare per quanto concerne l’attuazione del PED. 2. Viene letto, e commentato dal Vescovo, la bozza di documento per “L’Anno della fede a 50 anni dal Concilio Vaticano II”, di seguito sono riportati i commenti dei presenti a riguardo. [Vescovo] Con i preti giovani stiamo riformando la pastorale giovanile affinché nascano in tutte le parrocchie dei gruppi di giovani. [Spugnesi] Come CPD non ci eravamo già espressi sull’iniziazione cristiana attraverso il PED? [Vescovo] Sì, ma vanno date delle direttive più precise su alcune parti dell’iniziazione cristiana, ad esempio per la catechesi post battesimale e post cresimale. [Calvaruso] La solenne professione di fede non è un giuramento e basta, ma è una questione personale e non una tappa di un intero gruppo. [Vescovo] Esatto, la solenne professione di fede è una questione personale, perciò questo documento parlerà anche di questo aspetto. [Martella] Si potrebbe proporre ai giovani una regola di vita, come avviene nell’AC, oppure come accade per la partenza nell’AGESCI. [Vescovo] Vorrei far nascere un ufficio per le scuole cattoliche con una sorta di SISS per la selezione degli insegnanti. Stiamo cercando di far nascere la casa editrice FIDES che pubblichi, senza fini di lucro, i libri scritti dalla diocesi, essa dovrebbe essere legata al CEDOMEI. [diac. Caccavale] Per quanto riguarda l’anno della fede, si potrebbe fare una rubrica fissa su La Settimana sul dietro le quinte dei documenti conciliari. Inoltre in questo documento manca un riferimento alla “Dei Verbum”. Infine ritengo che sia opportuno contattare subito i personaggi da invitare per gli incontri relativi all’anno della fede. [Vescovo] Questi personaggi saranno contattati subito dopo la sessione congiunta del CPD e del CP. [Martella] Ritengo questo documento dispersivo: si propongono diverse cose rischiando di non far arrivare il messaggio della riscoperta della fede. [Vescovo] Il progetto culturale toccherà i seguenti aspetti: arte e fede, scienze e fede, la ricerca di Dio. [Pini] Non ho obiezioni sulle proposte, tuttavia ho l’impressione che gli appuntamenti proposti siano serrati e si rischiano sovrapposizioni. Bisognerebbe stabilire delle priorità tra appuntamenti diocesani ed appuntamenti parrocchiali. [Martella] Sembra tutto calato dall’alto.

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[mons. Razzauti] Da quello che vedo il punto focale della fede c’è ed è trattato sotto diversi aspetti. Le iniziative proposte non si sovrappongono e devono essere complementari, soprattutto per quanto riguarda parrocchie ed aggregazioni laicali, invece gli incontri diocesani sono pochi. Inoltre tutto ciò sarà l’inizio di una provocazione che andrà protratta nel tempo, senza limitarsi a questo anno. [Morelli] Avevo avuto le stesse perplessità di Pini e Martella, tuttavia questi eventi possono essere l’occasione per lanciare o consolidare ciò che già c’è nella pastorale delle parrocchie e della diocesi. [diac. Caccavale] Nell’incipit del documento metterei un riferimento alla vita spirituale. Inoltre il Vescovo dovrebbe imporre alle parrocchie una conoscenza dei documenti del concilio: ad esempio se la diocesi propone di riflettere sul Vangelo di Luca, nelle parrocchie non si dovrà riflettere sulle lettere di San Paolo. [Spadoni] Questo documento, essendo ancora in forma di bozza, può dare l’impressione di frammentarietà, tuttavia apprezzo i pochi eventi diocesani che sono di notevole spessore. Ritengo che occorrerà redigere bene il documento finale di questa proposta, ritengo anche che è bene che ci siano delle proposte calate dall’alto cosicché tutte le parrocchie potranno lavorare su questo tema. [Vescovo] Questo passaggio è utile perché prima della versione definitiva, che sarà data dalla prossima sessione congiunta del CPD e del CP, si può lavorare per dare un documento più organico. Il tema del Vangelo di Luca sarà il filo conduttore della SFOP parrocchiale, le parrocchie inoltre lavoreranno anche sul documento relativo all’iniziazione cristiana, infine c’è la proposta dei centri d’ascolto da avviare nelle parrocchie. Accanto a tutto questo ci sono gli eventi collaterali a livello diocesano rivolti a tutti coloro che sono interessati. [Citi] Questo documento mi ha colpito perché può far presa sulla gente per quanto riguarda la ricerca di Dio. [Vescovo] Pensavo di far anticipare il documento da uno schema per rendere il tutto più chiaro. 3. Il Vescovo, dopo aver detto che anche quest’anno la SFOP è andata bene, lascia la parola al diacono Caccavale che illustra il documento “Bozza di riforma della SFOP”. [diac. Caccavale] Il documento “Bozza di riforma della SFOP” è frutto di don Fabio Menicagli e riguarda la formazione degli operatori pastorali nelle parrocchie e nei Vicariati, per il primo biennio di studi; l’obbiettivo principale di questo biennio è quello di aggregare i catechisti di tutte le categorie, dai battesimi agli adulti. Ho chiesto al Vescovo di separare la formazione di base dalla scuola di formazione teologica che riprende, in parte, i vecchi connotati all’interno di un triennio di studi; inoltre è stato chiesto all’ISR di abbuonare, agli studenti che lo frequentano, alcuni esami sostenuti a Livorno. [Vescovo] Aggiungo che sarà prevista una preparazione di base per i giovani animatori che sarà effettuata dai GAV. 4. Il Vescovo lascia la parola a mons. Razzauti che relaziona l’andamento del Seminario Diocesano. [mons. Razzauti] Un modo di far conoscere il seminario, in particolar modo ai giovani, è l’adorazione eucaristica del giovedì e la lectio divina del venerdì. I seminaristi sono nove, quattro di loro sono diaconi, quattro sono livornesi. In seminario si cerca anche di far conoscere, soprattutto a chi non è originario di Livorno, la storia della diocesi e la cultura della città. Il clima in seminario è sereno, inoltre quest’anno c’è stata l’esperienza del convitto con quattro ragazzi provenienti da fuori Livorno, ciò ha creato qualche problematica, tuttavia per questi ragazzi è importante vivere un’atmosfera di famiglia. Il prossimo anno arriveranno altri quattro seminaristi, più precisamente quattro diaconi provenienti da fuori Livorno, oltre a loro ci sono due ragazzi livornesi che vorrebbero entrare in seminario. Infine ritengo che occorra rivedere la Pastorale Vocazionale in tutti i suoi aspetti. [Martella] Sarebbe possibile far incontrare i seminaristi con le aggregazioni laicali?

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Verbale del 16 maggio 2012

CONSIGLIO PRESBITERALE

Presenti: mons. Simone Giusti, mons. Ezio Morosi, mons. Paolo Razzauti, don Piotr Kownacki, don Gino Franchi, padre Giovanbattista Damioli, don Placido Bevinetto, don Gustavo Riveiro, mons. Luciano Musi, padre Fabrizio Civili, don Jacek Macki, don Federico Locatelli, don Piotr Grajper, don Ordesio Bellini. Assenti: nessuno. Ordine del giorno: 1. introduzione del Vescovo; 2. linee guida per il prossimo Anno Pastorale: l’Anno della Fede; 3. La nuova proposta per la formazione degli Operatori Pastorali in Diocesi; 4. adempimenti da compiere in vista della scadenza del consiglio presbiterale e di quella della

Commissione Regionale Presbiterale; 5. varie ed eventuali. Dopo la preghiera iniziale, il vescovo ha riferito alcune notizie circa la visita del papa ad Arezzo. Successivamente ha parlato del progetto di costituire i due centri Caritas in Corea e in via Donnini, il primo per le docce, il vestiario ed altri servizi, il secondo per le emergenze abitative e per insegnare alcuni mestieri, con la collaborazione del CNA. Verrà ristrutturato l’immobile di Rosignano Marittimo per la Caritas vicariale, che verrà gestito dalla Caritas in collaborazione con l’associazione “La Sorgente del Villaggio”; finora invece era l’associazione ad avere la gestione diretta del servizio. Si è passati al punto n. 2dell’OdG relativo al programma per l’Anno della Fede (vedasi allegato 1). È stata distribuita e letta la seconda bozza del programma; durante la lettura il vescovo ha commentato i singoli punti. Poi è stato lasciato spazio agli interventi. Don Ordesio Bellini: lei è venuto con molte belle idee. Io però da anni vivo una sofferenza quando trovo persone con grandi lacune. Io ho una parrocchia che non ha nulla. Lei fa un sacco di proposte che suppongono un cammino inoltrato. O la mia parrocchia viene abolita o mi occorre il tempo di ricostruire e rifondare. I piccoli gruppi di giovani c’erano ma sono spariti; i catechisti che ho trovato devo tenerli, non ho alternativa. È un ricatto permanente. Mi dia ancora un anno per preparare la gente, perché quelli che c’erano non hanno creato futuro. Chi suonava è sparito quando gli è nata la bimba. Anche se propongo la scuola di formazione non ci vanno. Ho un vuoto da riempire, sto costruendo qualcosa ora con tre o quattro ragazzi di 18 anni che vorrei far diventare catechisti. Mons. Luciano Musi: mi pare che manchi una cosa importantissima. Si continua a parlare di ragazzi, si continua a dare il 90% delle energie ai ragazzi e non si danno agli adulti. Anche i genitori non ci sono, e senza di loro non si può trasmettere i contenuti. I ragazzi vanno lasciati da parte e bisogna occuparsi dei genitori. Oggi mancano anche le mamme, ci sono solo i nonni e le nonne che portano i bimbi al catechismo. Ho anche un bimbo che piange sempre al catechismo e dice che lo prendono in giro perché ha un babbo solo mentre gli altri ne hanno due! Bisognerebbe occuparsi molto di più delle coppie di fidanzati. Padre Fabrizio Civili: tra le aperture culturali di cui si parla io sottolineo un passo della lettera del papa “Porta Fidei” al n. 10. “Studiare l’atto della fede, con cui decidiamo di affidarci a Dio con fiducia e libertà”. I fedeli non hanno questa fiducia. L’atto della fede comporta intelligenza e volontà, e alla gente serve molto. Don Federico Locatelli: oggi mi sembra necessario verificare che il cuore compia un atto di fede. Molti degli adulti che vengono e che dicono di essere credenti non sempre hanno chiaro che cosa sia l’atto di fede, ma solo un’appartenenza formale. Mons. Paolo Razzauti: bisogna pensare non solo a chi viene sulla porta delle chiese, ma a chi è fuori della porta, proponendo una ricerca della fede a tutti i battezzati che si sono allontanati a un certo punto. Entrare anche negli ambienti e nei luoghi dove la fede è sotto la cenere, addirittura fare una proposta di fede anche a chi non è credente e non ha mai affrontato la questione. La fede è qualcosa per cui vale spendere la vita. In un momento in cui si butta via la vita, la nostra patrona santa Giulia ci mostra come si può donare la vita invece di rigettarla.

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Don Jacek Macki: curare la vita spirituale, la pastorale è frutto di una vita spirituale. Noi diamo molti sacramenti. La fede è un dono, Maria prima di dire di sì fa un incontro e un cammino spirituale. Bisogna trasmettere le cose fondamentali della fede. Don Gustavo Riveiro: ho l’impressione che in diocesi manchino strumenti che parlino a chi è lontano, quelli che ci sono valgono per chi già crede. Ci vorrebbe una sorta di ritiro-impatto dove vanno quelli che non credono più e si confrontano. La nuova immagine di parrocchia, nata in Messico, è utilissima. Si ridefinisce la parrocchia e la sua attività. Noi cerchiamo di svuotare il mare con un secchio ma non si arriva a nulla. La Chiesa non è questione numerica, sarà sempre un piccolo gregge. Se molti bambini non vengono battezzati e non c’è catecumenato degli adulti la Chiesa si ritrova allo sfascio. Don Ordesio Bellini: se dovessei scrivere, direi che io cerco un ateo serio con cui camminare seriamente. La funzione dell’ateismo è purificatrice. Credo che manchi la formazione ma anche l’informazione. La gente che ci sta intorno è disinformata. Bisognerebbe fare un anno spiegando ciò che accade. Poi riprendere le cose serie, senza chiamare persone da fuori. Continuo a sostenere che una delle più felici iniziative del Coletti era la lectio divina in cattedrale: anche se molti giovani non sapevano seriamente dove andavano, tuttavia andavano ad ascoltare il Coletti. Poi ci sarebbe da fare un momento di adorazione in silenzio o con poche giaculatorie. Mons. Paolo Razzauti: la lectio divina dopo il primo anno è stata un fallimento, i giovani non venivano o durante il silenzio erano distratti. C’erano altre persone. L’adorazione non dovrebbe diventare come quella che si fa ai ritiri dei preti dove molti vanno fuori. Mons. Simone Giusti: io vedo da ottimista che in alcune chiese dove prima avanzano panche ora non ci si sta più da quanto è piena, andando in giro vedo segnali positivi. Direi come don Luciano Musi che occorre sostenere le famiglie e fare centri di ascolto per adulti. Don Ordesio ricordava la lectio divina, ora c’è in seminario, sarà da vedere come formularla. Un’altra cosa che vedo anche un parrocchialismo esasperato, per cui non esce mai dalle parrocchie. Mons. Luciano Musi: una cosa che mi fa rabbia è che alcune parrocchie fanno alcune iniziative in contemporanea con le iniziative diocesane. Mons. Simone Giusti: quello che ricordava don Paolo viene citato quando si parla delle missioni popolari. Bisogna pensare a delle iniziative che ricordino una sorta di “atrio dei gentili”. Poi vorrei sottolineare che l’anno prossimo si dovrebbero consegnare le schede dei fidanzati che saranno discusse durante l’assemblea. Si è passati al punto successivo, relativo al nuovo progetto per la formazione degli operatori pastorali. (vedasi allegato 2) Mons. Simone Giusti: i gruppi di animatori vicariali diventano i luoghi di formazione per i giovani animatori e i catechisti giovani. La consulta di pastorale giovanile insieme all’ufficio catechsitico dovrà curare la formazione dei giovani catechisti. Vi sarà un primo anno a livello parrocchiale, userà alcune schede simili a quelle dei centri di ascolto. Il secondo anno affronterà l’approfondimento di un aspetto della fede. Saranno poi ripristinati i corsi equivalenti a quelli dell’istituto Stenone di Pisa. Infine vi sono i percorsi di formazione specifica per i catechisti, a cura dei GAV, o per la liturgia, a cura dell’ufficio liturgico. L’anno prossimo la formazione per il primo anno userà le schede del vangelo di Luca. Mi permetterei di suggerire il mio libro “Narrare la fede con il vangelo di Luca”. Può essere utile alle famiglie per fare catechismo ai figli. Il vescovo ha chiesto pareri sull’architettura della scuola ma nessuno dei presenti ha fatto osservazioni particolari approvando il nuovo progetto. Si è passati al punto successivo, relativo alla scadenza della Commissione Regionale Presbiterale. Ai presenti sono state distribuite due fotocopie, contenenti un estratto del verbale del Consiglio permanente della CEI e un percorso da attuare in vista della scadenza della commissione e del consiglio presbiterale. Don Federico Locatelli: come potete leggere dal verbale del consiglio permanente della CEI, quest’anno scade la commissione presbiterale regionale. Le singole diocesi devono eleggere i rappresentanti alla commissione, da cui verranno eletti i rappresentanti per quella nazionale. Siccome la commissione si riunisce quattro volte all’anno e una sola volta nel secondo semestre, per l’incontro di ottobre dovrebbero

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essere già presenti i nuovi rappresentanti insieme a quelli precedenti, che saluteranno la commissione. Il criterio elettivo deve essere rispettato in tutti i livelli. È stato chiesto ai presenti se ci fossero candidature. Si candidano don Ordesio Bellini, don Piotr Kownacki, e don Jacek Macki. Si rende disponibile don Federico Locatelli per la continuità. Il vescovo ha detto che scriverà una lettera per chiedere se ci sono altre candidature. Don Gino Franchi ha spiegato brevemente ciò che fa la commissione. È stato deciso che nel consiglio di settembre saranno eletti i candidati che andranno alla prima riunione seguente. Nel frattempo, qualche mese dopo, ci sarà da pensare al rinnovo del consiglio presbiterale. Il vescovo ha proposto che durante il ritiro di dicembre vengano eletti i rappresentanti dei vicariati e poi con il nuovo anno inizierà a lavorare il consiglio nuovo. Rapidamente don Federico Locatelli ha ricordato chi si recherà alla giornata regionale a Camaldoli per il millennio. Don Jacek Macki si è lamentato per l’assenza di molti preti agli incontri. Il vescovo ha ricordato che i preti giovani stanno facendo un cammino attraverso alcuni incontri specifici proprio perché vi sia più coesione.

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Verbale del 22 giugno 2012

INCONTRO CONGIUNTO

CONSIGLIO PRESBITERALE E CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO Ordine del Giorno: 1. Introduzione del Vescovo; 2. L’Anno della Fede, la Lettera Pastorale sull’IC; 3. Scelte pastorali da compiere nell’Anno della Fede:

la nuova impostazione della SFOP; l’impostazione del calendario diocesano;

4. Varie ed eventuali. Membri del Consiglio Presbiterale presenti di cui:

Ø appartenenti anche al Consiglio Pastorale Diocesano: mons. Simone Giusti, don Federico Locatelli, mons. Paolo Razzauti, mons. Ezio Morosi, padre Giovanbattista Damioli.

Ø non appartenenti al CPD: don Jacek Macki, don Gustavo Riveiro, don Gino Franchi, don Piotr Grajper, don Ordesio Bellini.

Membri del Consiglio Presbiterale assenti: mons. Luciano Musi, padre Fabrizio Civili, don Piotr Kownacki,

don Placido Bevinetto.

Membri del Consiglio Pastorale Diocesano presenti (escluso quelli già nominati): diacono Franco Caccavale, Giovanni Pirollo, Franco Spugnesi, Silvano Benenati, Carla Cecconi, Giancarlo Citi, Federico Morelli, Riccardo Lucchesi, Antonio Martella, Sandra Cavallini, Daniela Musumeci Bassi, Ottavia Margotta, Salvatore Nasca, Monica Calvaruso, sig. Mastromarino, suor Gabriella Gigliucci.

Membri del Consiglio Pastorale Diocesano assenti: Patrizia Belcari, Paolo Della Nina, Roberto Pini

(giustificato), Francesco Dal Canto, Gianluca Spadoni, Gianfranco Mastroeni, Nicola Zonta.

Ospite: don Fabio Menicagli per l’Ufficio Catechistico Diocesano.

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Dopo la preghiera iniziale il vescovo ha distribuito ai presenti la bozza della lettera pastorale per l’anno della fede, il documento del papa “Porta fidei” e la bozza del programma diocesano per l’anno della fede. Poi ha enunciato le nuove nomine: • Mons. Ezio Morosi è nominato direttore della casa del clero che sorgerà in quello che è stato

l’appartamento di mons. Ablondi, inoltre resterà vicario generale della diocesi. • Mons. Paolo Razzauti è nominato rettore del seminario vescovile, mentre mons. Morosi resterà vice-

rettore. • Don Giuseppe Coperchini è il nuovo sacrista della cattedrale. • Don Remigiusz Choła è nominato vicario parrocchiale di Santa Croce a Rosignano e resta a servizio del

quinto vicariato. • Don Claude Okondjo viene trasferito dalla parrocchia del Soccorso a quella del Rosario. • Entra un sacerdote dalla diocesi di san Miniato che va al Soccorso come vicario parrocchiale.

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• Don Jean Michel Moukouba Bamana è il nuovo parroco della parrocchia della beata Teresa di Calcutta nel quartiere di Salviano 2, nel quale è stato preso un appartamento per allestire i locali parrocchiali e una chiesa provvisoria in attesa che il comune dia il terreno per costruire la chiesa. Don Luciano Cantini è nominato vicario parrocchiale della stessa parrocchia.

• Don Anibal è il nuovo parroco della parrocchia dei santi Pietro e Paolo. • Don Cristian Leonardelli è nominato parroco di Valle Benedetta, succedendo a don Renzo Vignocchi

che andrà in quiescenza. Inoltre si occuperà della casa del CEIS e del gruppo scout. • Don Antonio Sapienza, già amministratore parrocchiale di Castellanselmo, è nominato parroco. • Don Didier Okito resta parroco di Capraia isola e diventa rettore ad interim dell’archivio diocesano; il

vescovo auspica una prossima disponibilità da parte di don Gino Franchi. • L’unità pastorale dei Tre Arcangeli non avrà avvicendamenti, dopo il trasferimento di don Anibal si

valuterà se introdurre altre persone in base al ridimensionamento del territorio. Per inciso, il vescovo ha espresso una lamentela per il tipo di controllo esercitato dall’amministrazione. Infatti, a Livorno e a Rosignano la gestione politica è controllata in modo quasi sovietivo, chi vuole intraprendere delle iniziative non riesce se la cosa non è gradita all’amministrazione, che pone molti ostacoli. Inoltre molti soldi vengono buttati al vento. Il vescovo ha invitato a far sentire la propria voce di fronte a una situazione come questa. Si è passati al secondo punto dell’Ordine del Giorno, relativo all’anno della fede. Il vescovo ha letto e illustrato il programma. Alcune date: l’8 settembre sarà consegnata la lettera pastorale, il 20 settembre ci sarà la prima assemblea del clero con la consegna dello schema, il 7 ottobre il convegno missionario di inizio anno pastorale, il 4 novembre l’apertura solenne dell’anno della fede. Il 26 maggio l’assemblea diocesana dove verranno raccolti i contributi delle parrocchie e delle aggregazioni laicali. Nella domenica di Cristo Re del 2013 ci sarà la chiusura dell’anno della fede. Mons. Simone Giusti: per l’apertura i vicari hanno proposto di fare una processione confluendo in cattedrale da vari punti della città. Vi è una commissione che sta lavorando per organizzare la cosa. La seconda parte della lettera sarà oggetto di riflessione nelle parrocchie, nelle aggregazioni laicali ecc. Il primo anno della SFOP sarà sulla fede nel vangelo di luca, le aggregazioni laicali proporranno momenti di approfondimento sul Concilio Vaticano II. Il progetto culturale promuoverà dei dibattiti sul tema “Dio? Che sorpresa!”. È stato lasciato spazio per gli interventi. Franco Spugnesi: chiedo se nei centri di ascolto si parla del vangelo di luca o dei documenti del concilio e quando viene consegnato il sussidio. Riccardo Lucchesi: chiedo se il lavoro avrà una sintesi nell’assemblea di maggio. Salvatore Nasca: se ci sono tanti incontri e iniziative delle parrocchie e delle aggregazioni laicali non c’è forse il rischio che ci si disperda un po’ rispetto alle iniziative diocesane? Mons. Simone Giusti: vorrei il più possibile unificare le iniziative per evitare il moltiplicarsi delle convocazioni. L’ho indicato ai direttori degli uffici pastorali. Se ciascuna aggregazione vuole sottolineare un documento può farlo ma in forma aperta a tutti. Il progetto culturale potrebbe mettere su una scuola della politica per trattare temi che la gente non ha possibilità di trattare altrove. Le opportunità sono differenziate: le parrocchie fanno i centri di ascolto per tutti, il progetto culturale fa qualcos’altro per chi vuole. Sottolineo anche il fatto che non ci sarà la prima assemblea ma questa sarà sostituita da una celebrazione solenne con un rito simile all’apertura della porta. L’idea è di chiamare il card. Ruini per parlare del suo nuovo libro con possibilità di dibattito. Riccardo Lucchesi: verrà fatto un calendario? Mons. Simone Giusti: ho scritto a tutti i direttori degli uffici pastorali di comunicare le date. Occorre essenzializzare le cose. Franco Spugnesi: riguardo alla dottrina sociale, si potrebbero sfruttare gli incontri che fa lei nell’anno della fede; per quello che riguarda la scuola di politica bisognerebbe definire il target: ai tempi miei si

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cercava di dare ai ragazzi gli input, ora il progetto culturale è fatto da persone più mature. L’importante è che le parrocchie facciano opera di promozione e la sostengano. Salvatore Nasca: se un’aggregazione fa qualcosa e invita ai suoi incontri va bene, ma è importante che passi come iniziativa della diocesi e non come qualcosa di riservato. Mons. Simone Giusti: sono d’accordo sul fatto che alcuni parroci considerano la parrocchia come feudo esclusivo e si chiudono a tutto il resto, arrivando anche a fare altre cose nel giorno di santa Giulia. Mons. Paolo Razzauti: ci sono anche i laici che fanno come vogliono, però a volte la cosa si ripecuote sui preti. Il problema è da tutte e due le parti. Don Gustavo Riveiro: avevamo fatto le statistiche sui non battezzati, sulla chiesa che deve predicare il vangelo. Il papa parla di un analfabetismo religioso. Mi domando se tutto questo venga contemplato nell’anno della fede. Ho la sensazione che l’anno della fede sia una celebrazione tra le nostre mura. Mons. Simone Giusti: c’è un 50% di ragazzi non battezzati e un altro che ci viene a cercare ma non si riesce a fare diventare anche questo 50% un insieme di nuovi cristiani. Bisogna partire dal sistema educativo parrocchiale che in molte parrocchie non funziona ma che assorbe molte energie. In tutte le parrocchie si deve ritardare le tappe sacramentali e non dare i sacramenti se i ragazzi non vengono a messa. Iniziamo ad avere coraggio con le famiglie. Credo che dobbiamo partire da qui e trovare una strada popolare per l’educazione alla fede a Livorno con scelte che diventino normative per tutte le parrocchie. Nella mia esperienza parrocchiale quando vidi che molti ragazzi si perdevano io studiai un sistema per quella parrocchia rimettendomi in discussione. Occorre partire da quelli che vengono. Sappiamo che in città ogni anno 100 bambini vengono battezzati in età scolare grazie alle scuole cattoliche, con cui si riavvicinano altre persone. Altri si possono cercare nelle scuole superiori. Due sacerdoti giovani sono disponibili a insegnare, bisogna potenziare la pastorale degli studenti. Gli insegnanti di religione hanno un compito fondamentale, alla cattedra devono fare religione dal punto di vista culturale ma poi non possono nascondersi come cristiani. È mia intenzione di valutare come avviene l’insegnamento ed evitare che vengano nominate persone che fanno solo i “professorini”. Infine occorre avere attenzione verso i tanti che sono in ricerca, tanto che il tema scelto per il progetto culturale è “Dio? Che sorpresa!”. Antonio Martella: il lavoro è stato sistemato, ma quello che mi sfugge è un punto sull’assemblea che viene fatta a maggio. Cos’è che deve essere introdotto, un riassunto del lavoro fatto sulla lettura dei documenti o si dirà come declinare le proposte del concilio nella realtà livornese? Mons. Simone Giusti: si parte da una proposta di tutte le diocesi toscane sull’iniziazione cristiana. Ci sono delle linee per questo lavoro e si parte da lì, per migliorarlo, per bocciarlo, ecc. Anche nel documento del sinodo molte cose sono state scritte e messe lì e ora bisogna attuarle. Federico Morelli: direi che è significativa l’assemblea di maggio ma siccome restano alcuni mesi prima della conclusione dell’anno si potrebbero sfruttare anche quelli. Rispetto al periodo canonico dell’anno pastorale si potrebbe valorizzare e gestire meglio anche il periodo successivo, per evitare che si finisca il lavoro prima e poi ci si riveda solo per la chiusura. Giancarlo Citi: la periferia viaggia a velocità diverse rispetto alla città. Se si riuscisse a favorire un interscambio fra parrocchie e aggregazioni laicali si potrebbero attenuare anche i gap fra la città e la periferia. Si è passati ad analizzare la lettera pastorale. Il vescovo ha letto alcune parti e ha commentato la poesia che la introduce. Mons. Simone Giusti: ho scelto questa poesia perché parla di un momento di morte che è anche nascita al cielo. Ci fa capire il valore della morte. Ho avuto già osservazioni sul linguaggio, che è piuttosto alto, per esigenze di rigore e di precisione. L’uomo di oggi è alienato. Una vita che appaga solo materialmente non realizza l’uomo; finché non trova Dio l’uomo non si realizza, non basta l’assistenza statale alla svedese o il benessere all’americana per appagare l’uomo, ci vogliono i valori spirituali. Noi siamo certi della vita eterna. Chi è in Cristo risorge a vita nuova, i santi mostrano la vita che è oltre la morte. La gente prende il cristianesimo come una filosofia qualunque. L’unica strada per vincere la morte è il cristianesimo, perché propone la salvezza integrale. Da lì l’assioma “extra ecclesiam nulla salus”, perché solo la fede cristiana propone una salvezza integrale rispetto ad altre filosofie. La dimensione della vita eterna è da

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sottolineare come atto di fede. Se nelle parrocchie si parlasse spesso di questi temi sarebbe cosa buona, invece si parla troppo dal punto di vista morale e poco da quello della salvezza. Bisogna far incontrare il Cristo, oggi è il tempo della mistica. I ragazzi che vengono in parrocchia hanno conosciuto Cristo solo intellettualmente ma non hanno fatto esperienza di Cristo in profondità. Dipende anche dal linguaggio usato, se li coinvolge ascoltano meglio e comprendono. Attenzione alle espressioni che non coinvolgono direttamente. È stato lasciato spazio per gli interventi. Don Gino Franchi: una cosa sulla prima parte della lettera: visto che in novembre andrà in vigore il nuovo rito dei funerali, sarebbe il caso di mettere in risalto le indicazioni. Riccardo Lucchesi: molte parti di questa lettera le avevamo affrontate anche nella scorsa riunione. Mi ritrovo nel metodo di lavoro. Il lavoro sulla seconda parte è giusto. I punti presenti nella prima parte sono fondamentali. Il papa dice nella lettera che occorre credere nell’opera di Dio. Se si esprime meglio anche qui quello che dice il papa la seconda parte risulterà efficace. Salvatore Nasca: alcuni punti mi sembrano significativi. Dalla lettera viene fuori che il problema è cambiare il modo di educare alla fede, parlare dei contenuti serve a poco se non c’è disponibilità a far proprio quello che si ascolta. Ci vuole altro, e questo altro è la vita, come si vive. Paolo VI diceva che la gente ascolta i maestri se prima li vede testimoni. I contenuti si possono passare ma se prima non viene fuori una testimonianza con i ragazzi e anche con gli adulti, non serve dire delle cose che poi non vengono sentite proprie, occorre offrire una testimonianza di amore reciproco nei gruppi, nelle parrocchie, ecc. Secondo me è importante mettere in evidenza questo aspetto come centrale. Mons. Paolo Razzauti: mi ricollego a quello che diceva Salvatore. I vescovi anni fa avevano scritto di evangelizzare il mondo che cambia. Oggi bisogna andare da persona a persona. Ma i sistemi di oggi non sono più quelli di prima. Noi continuiamo a usare sistemi che non vengono usati più. Io ritengo che la zona di Livorno e anche quella di Rosignano sia una zona di depressione, la gente è depressa perché ha perduto il senso di Dio, frequenta per abitudine ma vede delle città che perdono la propria identità. Livorno non ha una configurazione, non solo per come è governata, ma perché il livornese si è lasciato andare, non ha più interesse ed è per natura menefreghista, è un adolescente. Il documento del sinodo dell’84 è rimasto lì, pur essendo stato studiato. La programmazione pastorale fatta da Savio nel ’99 e poi quella del Coletti sono rimaste lì, ai livornesi vengono a noia le cose. Perfino lo sport come interesse è scomparso. Prima migliaia di persone venivano coinvolte la domenica pomeriggio per la partita. La gente va risvegliata da preti e laici insieme, se ci combattiamo l’uno con l’altro non otteniamo niente. Noi bisogna fare una sinergia, una comunione di intenti per un unico scopo, far innamorare di Gesù. Non siamo capaci di far innamorare i ragazzi di Gesù e se ne vanno, perché se si innamorassero resterebbero. Abbiamo buttato all’aria tante tradizioni allo scopo di rinnovare senza poi dare nulla in cambio, creando il vuoto da tutte e due le parti. Bisogna dare testimonianza da cristiani veri. Se il cristiano non si comporta coerentemente potrà fare anche duemila incontri di preghiera ma non viene creduto. Don Ordesio Bellini: in Italia ci sono varie situazioni. Al nord si diceva che la gente era casa e chiesa. Il mondo è cambiato, ma è rimasta una tradizione di essere casa e chiesa. Qui io vedo la tradizione ristorante e mare. In un mondo che è tutto mare e ristorante evangelizzare è un pasticcio. Io non ho veri cristiani nemmeno tra quelli che vengono in chiesa. Molti non si scandalizzano più, basta che abbiano il loro Gesù ma non sbattono la porta se ci sono gli scandali. Io sono molto critico, ma anche scettico su quello che si propone. Il mondo ha un’altra logica che investe anche i preti, i frati e le suore. Noi dobbiamo riscoprire l’essenziale, il problema è culturale. Non si parla di Gesù Cristo, si pensa che sia troppo presto, si aspetta a insegnare a pregare ecc. Tutto quello che proponiamo passa sopra perché la cultura è un’altra. La gente non viene in chiesa e poi fa catechismo. Ci sono molti ministri straordinari che hanno trovato una medaglia visto che non riescono a vivere il loro laicato in modo serio e si vergognano a dire che sono cristiani al lavoro. Non siamo testimoni di una gioia profonda e non c’è senso di appartenenza alla chiesa. La logica di molti non è cristiana, anche il parroco va solo informato ma tutti fanno le cose per conto loro. Mons. Simone Giusti: avendo bisogno di interventi puntuali entro la fine del mese, invierò ancora il documento a quelli che non l’hanno ricevuto. Si è passati al punto successivo relativo alla riforma della SFOP. Ha preso la parola il diacono Franco Caccavale.

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Franco Caccavale: credo che il papa con l’anno della fede abbia creato un’occasione per affrontare il problema della fede e la cultura. La mancanza di gioia è comune. C’è qualche elemento dell’identità livornese su cui si può lavorare, tra cui la capacità di associazionismo e di partecipazione. Sfruttiamo l’anno della fede per cercare di ritrovare la gioia dell’annuncio e lo slancio missionario. Bisogna formare le persone nelle nostre parrocchie. Le schede non devono essere molte, sono sei, da svolgersi in un anno circa. Gli argomenti sono: 1) Gesù Cristo argomento della fede. 2) Quale fede ho ricevuto da Gesù. Il rischio di farsi un Gesù a propria immagine e somiglianza e anche una chiesa propria. 3) La fede vissuta da Gesù. 4) La fede annunciata per Gesù; 5) La fede testimoniata da me, quello che trasmetto. 6) La fede nella Chiesa di Gesù. I documenti che sono stati dimenticati, come quelli del concilio, saranno da affrontare. La Dei Verbum diventa la premessa formativa. Si propone di fare due incontri sulla Dei Verbum con gli animatori e poi gli animatori fanno partire i vari centri di ascolto. Sfruttiamo l’occasione per leggere il vangelo di Luca e i documenti del concilio. Bisogna tornare a una fede gioiosa, perché annunciando con gioia la gente non si allontana. Come strumenti in ogni scheda ci saranno, oltre al testo biblico, degli spunti di riflessione, due domande per far parlare la gente, che ha bisogno di parlare, e poi una conclusione mirata all’azione e all’impegno pastorale. Si è lasciato spazio per gli interventi. Don Ordesio Bellini: io propongo quello che viene dalla diocesi ma non ci va nessuno, tuttavia questo avviene da prima che venissi io. Non so che devo fare. Io sto vivendo il ricatto che la gente o va da una parte o dall’altra. Mons. Simone Giusti: si parte da una proposta minimale. I catechisti, i ministri straordinari, possono essere invitati a degli incontri con cui affrontare le schede insieme a loro. Poi si può cercare altra gente. Il primo anno della SFOP è parrocchiale. Gli operatori pastorali possono essere i primi con cui lavorare. Salvatore Nasca: anche qui bisognerebbe concentrarsi non solo sull’ascolto ma sulla vita della Parola. Il problema è vivere la gioia e testimoniarla. Puntare di più su come io vivo e non come faccio ascoltare. Don Ordesio Bellini: se prima non si ascolta la Parola poi non si può dare una testimonianza. Don Gustavo Riveiro: ieri mons. Fisichella ha presentato un calendario che ha già molte iniziative e che verrà ancora arricchito. Ci sarà qualcosa di simile in diocesi? Mons. Simone Giusti: la chiesa universale ha un suo programma poi c’è quello della chiesa italiana. Sulle schede direi che man mano che sono pronte verranno mandate per la consultazione. Lascerei ora la parola a don Fabio. Don Fabio Menicagli: si è pensato di riformare la SFOP dividendo la formazione di area comune da quella specifica. La formazione di area comune è formata dal percorso per gli adulti fatto attraverso le schede che ha spiegato il diacono Franco, e da un corso di approfondimento con sedi vicariali. Il limite della videoconferenza era la mancanza di rielaborazione e di sintesi su quello che si ascoltava. Poi c’è la proposta di area specifica, in cui i singoli uffici trattano la formazione inserendo i temi di fede. Si divide la formazione per i catechisti più giovani fino a 30 anni da quella per i catechisti adulti, oltre i 30 anni circa. Gli educatori di giovani e i catechisti giovani vengono formati nei GAV, cioè nei gruppi vicariali attraverso alcune schede che sono in fase di elaborazione. Per la formazione degli adulti ci saranno altri incontri formativi che si svolgeranno in città e nel quinto vicariato. Quattro anni affronteranno ciclicamente quattro temi. Complessivamente i momenti sono quattro: il convegno missionario di inizio anno pastorale, gli incontri formativi, il convegno dei catechisti e la gita diocesana. È stato lasciato spazio per gli interventi. Don Jacek Macki: a volte i catechisti prendono una frase fuori dal contesto e ti fanno sembrare di aver sbagliato. Quando esco dagli incontri ho un po’ di inquietudine, rimango con i miei problemi. Bisogna partire dalla base. Non si può non parlare della fede, mi sento come Abramo, che è vecchio e sterile. La comunità non riesce a generare figli. Se parlo di cose facili sembrano cose cosmiche. Parlando a persone che si riavvicinano per prepararsi ai sacramenti è un’altra cosa, ti ascoltano di più.

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Mons. Simone Giusti: facciamo bene il primo anno con il vangelo di Luca. Il secondo anno è vicariale. Suggerisco ai parroci di alternarsi negli incontri in modo che gli operatori pastorali sentano più voci. È inevitabile che si prendano alcune osservazioni fuori contesto. Don Fabio Menicagli: con questa riforma non si parla più di un primo e di un secondo ma di proposte differenziate. Franco Caccavale: nella chiesa si viaggia a diversi livelli. Alcune persone vogliono viaggiare a livelli più alti e dobbiamo offrire qualcosa. A questo scopo viene attivata la scuola teologica che sarà articolata in tre anni con diversi livelli di formazione. Ognuno degli anni si aggancia a uno dei corsi di formazione. La novità di quest’anno è che siamo rimasti d’accordo con il direttore dell’ISSR di Pisa, don Roberto Filippini, per avere il riconoscimento di alcuni dei corsi, in modo che possa essere un inizio. Non c’è uno sdoppiamento per il quinto vicariato. Poi ha preso la parola don Federico Locatelli per la Pastorale Giovanile. Don Federico Locatelli: è stato già detto da don Fabio come la SFOP offrirà la formazione agli educatori di giovani, poiché la catechesi è un processo continuo dai ragazzi ai giovani. Le schede per gli incontri formativi sono simili a quelle del primo anno, ora in fase di elaborazione e verranno lasciate ai vicariati. Gli incontri mensili si concluderanno con una sorta di assemblea degli educatori. Per favorire una maggiore partecipazione è stata spostata la data della Giornata dei Giovani dalla Domenica delle Palme alla Domenica in Albis. La consulta di pastorale giovanile va avanti anche se ha bisogno di qualche aggiustamento, è già formata anche una sorta di segreteria, l’equipe “Costruire si può” che organizza gli eventi. Lo strumento di formazione principale rimane il GAV e la Pastorale giovanile si appoggia all’Ufficio Catechistico. Don Ordesio Bellini: importante è rendere partecipi le parrocchie senza che le cose siano fatte obbedendo ad altre autorità.