Bollettino Diocesano Gennaio-Marzo 2016

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Atti ufficiali e attività pastorali dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996

ANNO XCII - N. 1 - Gennaio - Febbraio - Marzo 2016

Redazione e amministrazione:Curia Arcivescovile Bari-BitontoP.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: [email protected]

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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIODiscorso in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario

del Tribunale della Rota Romana 7Messaggio per la L Giornata mondiale delle comunicazioni sociali:

“Comunicazione e misericordia: un inconto fecondo” 11Discorso ai Missionari della Misericordia 15

DOCUMENTI DELLA SANTA SEDECongregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti

Decreto “in Missa in Coena Domini” 19

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANACONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Consiglio PermanenteComunicato finale dei lavori della sessione invernale

(Roma, 25-27 dicembre 2015) 21

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

Omelia nella ordinazione episcopale di S.E. Mons. Luigi Renna,vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano 29

Saluto all’inaugurazione dell’anno giudiziario delTribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese 33

VICARIATO GENERALE

La visita dell’Arcivescovo ai vicariati 37Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso

La preghiera e la conversione del cuore nel movimento ecumenicoRiflessioni sulla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 43

CURIA METROPOLITANA

CancelleriaSacre ordinazioni e decreti 51

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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALESOMMARIO

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Settore Presbiteri. Ufficio PresbiteriLe salde “fondamenta” della fede. Formazione del clero a Venezia 53

Settore Evangelizzazione. Ufficio CatechisticoIncontro di formazione dei catechisti 57

Settore Carità. Caritas DiocesanaIl Centro di ascolto “San Giuseppe Moscati”

della parrocchia Sacro Cuore di Bari 61

Progetto “Convivialità delle differenze”.Uno spazio familiare dove vivere la genitorialità

‘liberata’ dalle sbarre del carcere 63

Settore Carità. Ufficio MigrantesNon è poi così difficile 65

TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESERelazione del Vicario Giudiziale don Pasquale Larocca 69

Relazione di S.E. mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto 81

PUBBLICAZIONI 105

NELLA PACE DEL SIGNOREDon Gaetano Tomanelli 109

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

Gennaio 2016 111Febbraio 2016 113Marzo 2016 117

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Cari fratelli,

vi do il mio cordiale benvenuto, e ringrazio il Decano per le parolecon cui ha introdotto il nostro incontro.Il ministero del Tribunale Apostolico della Rota Romana è da sem-pre ausilio al Successore di Pietro, affinché la Chiesa, inscindibil-mente connessa con la famiglia, continui a proclamare il disegno diDio Creatore e Redentore sulla sacralità e bellezza dell’istitutofamiliare. Una missione sempre attuale, ma che acquista particola-re rilevanza nel nostro tempo.Accanto alla definizione della Rota Romana quale Tribunale dellafamiglia1, vorrei porre in risalto l’altra prerogativa, che cioè essa è ilTribunale della verità del vincolo sacro. E questi due aspetti sonocomplementari.La Chiesa, infatti, può mostrare l’indefettibile amore misericordio-so di Dio verso le famiglie, in particolare quelle ferite dal peccato e

Discorso in occasione dell’inaugurazionedel Tribunale della Rota Romana

MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

1 PIO XII, Allocuzione alla Rota Romana del 1° ottobre 1940: «L’Osservatore Romano», 2 otto-bre 1940, p. 1.

dalle prove della vita, e insieme proclamare l’irrinunciabile veritàdel matrimonio secondo il disegno di Dio. Questo servizio è affida-to primariamente al Papa e ai Vescovi.Nel percorso sinodale sul tema della famiglia, che il Signore ci haconcesso di realizzare nei due anni scorsi, abbiamo potuto compie-re, in spirito e stile di effettiva collegialità, un approfondito discer-nimento sapienziale, grazie al quale la Chiesa ha – tra l’altro – indi-cato al mondo che non può esserci confusione tra la famiglia volu-ta da Dio e ogni altro tipo di unione.Con questo stesso atteggiamento spirituale e pastorale, la vostraattività, sia nel giudicare sia nel contribuire alla formazione perma-nente, assiste e promuove l’opus veritatis. Quando la Chiesa, tramiteil vostro servizio, si propone di dichiarare la verità sul matrimonionel caso concreto, per il bene dei fedeli, al tempo stesso tiene sem-pre presente che quanti, per libera scelta o per infelici circostanzedella vita2, vivono in uno stato oggettivo di errore, continuano adessere oggetto dell’amore misericordioso di Cristo e perciò dellaChiesa stessa.La famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e pro-creativo, appartiene al “sogno” di Dio e della sua Chiesa per la sal-vezza dell’umanità3.Come affermò il beato Paolo VI, la Chiesa ha sempre rivolto «unosguardo particolare, pieno di sollecitudine e di amore, alla famigliaed ai suoi problemi. Per mezzo del matrimonio e della famigliaIddio ha sapientemente unite due tra le maggiori realtà umane: lamissione di trasmettere la vita e l’amore vicendevole e legittimo del-l’uomo e della donna, per il quale essi sono chiamati a completarsivicendevolmente in una donazione reciproca non soltanto fisica,ma soprattutto spirituale. O per meglio dire: Dio ha voluto rende-re partecipi gli sposi del suo amore: dell’amore personale che Egliha per ciascuno di essi e per il quale li chiama ad aiutarsi e a donar-

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2 «Forse tutto questo flagello ha un nome estremamente generico, ma in questo caso tra-gicamente vero, ed è egoismo. Se l’egoismo governa il regno dell’amore umano, ch’èappunto la famiglia, lo avvilisce, lo intristisce, lo dissolve. L’arte di amare non è così faci-le come comunemente si crede. A insegnarla l’istinto non basta. La passione ancor meno.Il piacere neppure» (G.B. MONTINI, Lettera pastorale all’arcidiocesi ambrosiana all’inizio dellaQuaresima del 1960).3 Cfr PIO XI, Lett. enc. Casti connubii, 31 dicembre 1930: AAS 22 (1930), 541.

MAGISTERO PONTIFICIO

si vicendevolmente per raggiungere la pienezza della loro vita per-sonale; e dell’amore che Egli porta all’umanità e a tutti i suoi figli,e per il quale desidera moltiplicare i figli degli uomini per renderlipartecipi della sua vita e della sua felicità eterna»4.La famiglia e la Chiesa, su piani diversi, concorrono ad accompa-gnare l’essere umano verso il fine della sua esistenza. E lo fanno cer-tamente con gli insegnamenti che trasmettono, ma anche con laloro stessa natura di comunità di amore e di vita. Infatti, se la fami-glia si può ben dire “chiesa domestica”, alla Chiesa si applica giu-stamente il titolo di famiglia di Dio. Pertanto «lo “spirito famiglia-re” è una carta costituzionale per la Chiesa: così il cristianesimodeve apparire, e così deve essere. È scritto a chiare lettere: “Voi cheun tempo eravate lontani – dice san Paolo – […] non siete più stra-nieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio” (Ef 2,19).La Chiesa è e deve essere la famiglia di Dio»5.E proprio perché è madre e maestra, la Chiesa sa che, tra i cristiani,alcuni hanno una fede forte, formata dalla carità, rafforzata dallabuona catechesi e nutrita dalla preghiera e dalla vita sacramentale,mentre altri hanno una fede debole, trascurata, non formata, pocoeducata, o dimenticata.È bene ribadire con chiarezza che la qualità della fede non è condi-zione essenziale del consenso matrimoniale, che, secondo la dottri-na di sempre, può essere minato solo a livello naturale (cfr CIC, can.1055 § 1 e 2). Infatti, l’habitus fidei è infuso nel momento delBattesimo e continua ad avere influsso misterioso nell’anima, anchequando la fede non è stata sviluppata e psicologicamente sembraessere assente. Non è raro che i nubendi, spinti al vero matrimoniodall’instinctus naturae, nel momento della celebrazione abbiano unacoscienza limitata della pienezza del progetto di Dio, e solamente

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4 PAOLO VI, Discorso alle partecipanti al XIII Congresso Nazionale del Centro Italiano Femminile, 12febbraio 1966: AAS 58 (1966), 219. San Giovanni Paolo II nella Lettera alle famiglie affer-mava che la famiglia è via della Chiesa: «la prima e la più importante» (Gratissimam sane, 2febbraio 1994, 2: AAS 86 [1994], 868).5 Catechesi nell’udienza generale del 7 ottobre 2015.

dopo, nella vita di famiglia, scoprano tutto ciò che Dio Creatore eRedentore ha stabilito per loro. Le mancanze della formazione nellafede e anche l’errore circa l’unità, l’indissolubilità e la dignità sacra-mentale del matrimonio viziano il consenso matrimoniale soltantose determinano la volontà (cfr CIC, can. 1099). Proprio per questogli errori che riguardano la sacramentalità del matrimonio devonoessere valutati molto attentamente.La Chiesa, dunque, con rinnovato senso di responsabilità continuaa proporre il matrimonio, nei suoi elementi essenziali – prole, benedei coniugi, unità, indissolubilità, sacramentalità6 –, non come unideale per pochi, nonostante i moderni modelli centrati sull’effi-mero e sul transitorio, ma come una realtà che, nella grazia diCristo, può essere vissuta da tutti i fedeli battezzati. E perciò, amaggior ragione, l’urgenza pastorale, che coinvolge tutte le strut-ture della Chiesa, spinge a convergere verso un comune intentoordinato alla preparazione adeguata al matrimonio, in una sorta dinuovo catecumenato – sottolineo questo: in una sorta di nuovocatecumenato – tanto auspicato da alcuni Padri sinodali7.Cari fratelli, il tempo che viviamo è molto impegnativo sia per lefamiglie, sia per noi pastori che siamo chiamati ad accompagnarle.Con questa consapevolezza vi auguro buon lavoro per il nuovoanno che il Signore ci dona. Vi assicuro la mia preghiera e contoanch’io sulla vostra. La Madonna e san Giuseppe ottengano allaChiesa di crescere nello spirito di famiglia e alle famiglie di sentirsisempre più parte viva e attiva del popolo di Dio.

Sala Clementina, venerdì, 22 gennaio 2016

Francesco10

6 Cfr AUGUSTINUS, De bono coniugali, 24, 32; De Genesi ad litteram, 9, 7, 12.7 «Questa preparazione al matrimonio, noi pensiamo, sarà agevolata, se la formazione d’unafamiglia sarà presentata alla gioventù, e se sarà compresa da chi intende fondare un propriofocolare come una vocazione, come una missione, come un grande dovere, che dà alla vitaun altissimo scopo, e la riempie dei suoi doni e delle sue virtù. Né questa presentazionedeforma o esagera la realtà» (G.B. MONTINI, Lettera pastorale all’arcidiocesi ambrosiana, cit.).

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Messaggio per la L Giornata mondialedelle comunicazioni sociali

“Comunicazione e misericordia:un incontro fecondo”

MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

Cari fratelli e sorelle,

l’Anno Santo della Misericordia ci invita a riflettere sul rapportotra la comunicazione e la misericordia. In effetti la Chiesa, unita aCristo, incarnazione vivente di Dio Misericordioso, è chiamata avivere la misericordia quale tratto distintivo di tutto il suo essere eil suo agire. Ciò che diciamo e come lo diciamo, ogni parola e ognigesto dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza e ilperdono di Dio per tutti. L’amore, per sua natura, è comunicazio-ne, conduce ad aprirsi e a non isolarsi. E se il nostro cuore e i nostrigesti sono animati dalla carità, dall’amore divino, la nostra comu-nicazione sarà portatrice della forza di Dio.Siamo chiamati a comunicare da figli di Dio con tutti, senza esclu-sione. In particolare, è proprio del linguaggio e delle azioni dellaChiesa trasmettere misericordia, così da toccare i cuori delle perso-ne e sostenerle nel cammino verso la pienezza della vita, che GesùCristo, inviato dal Padre, è venuto a portare a tutti. Si tratta di acco-gliere in noi e di diffondere intorno a noi il calore della ChiesaMadre, affinché Gesù sia conosciuto e amato; quel calore che dàsostanza alle parole della fede e che accende nella predicazione enella testimonianza la “scintilla” che le rende vive.La comunicazione ha il potere di creare ponti, di favorire l’incontro

e l’inclusione, arricchendo così la società. Com’è bello vedere perso-ne impegnate a scegliere con cura parole e gesti per superare leincomprensioni, guarire la memoria ferita e costruire pace e armo-nia. Le parole possono gettare ponti tra le persone, le famiglie, igruppi sociali, i popoli. E questo sia nell’ambiente fisico sia in quel-lo digitale. Pertanto, parole e azioni siano tali da aiutarci ad usciredai circoli viziosi delle condanne e delle vendette, che continuanoad intrappolare gli individui e le nazioni, e che conducono ad espri-mersi con messaggi di odio. La parola del cristiano, invece, si pro-pone di far crescere la comunione e, anche quando deve condanna-re con fermezza il male, cerca di non spezzare mai la relazione e lacomunicazione.È auspicabile che anche il linguaggio della politica e della diplo-mazia si lasci ispirare dalla misericordia, che nulla dà mai per per-duto. Faccio appello soprattutto a quanti hanno responsabilitàistituzionali, politiche e nel formare l’opinione pubblica, affinchésiano sempre vigilanti sul modo di esprimersi nei riguardi di chipensa o agisce diversamente, e anche di chi può avere sbagliato. Èfacile cedere alla tentazione di sfruttare simili situazioni e ali-mentare così le fiamme della sfiducia, della paura, dell’odio. Civuole invece coraggio per orientare le persone verso processi diriconciliazione, ed è proprio tale audacia positiva e creativa cheoffre vere soluzioni ad antichi conflitti e l’opportunità di realiz-zare una pace duratura. «Beati i misericordiosi, perché troverannomisericordia [...] Beati gli operatori di pace, perché saranno chia-mati figli di Dio» (Mt 5,7.9).Come vorrei che il nostro modo di comunicare, e anche il nostroservizio di pastori nella Chiesa, non esprimessero mai l’orgogliosuperbo del trionfo su un nemico, né umiliassero coloro che lamentalità del mondo considera perdenti e da scartare! La miseri-cordia può aiutare a mitigare le avversità della vita e offrire calore aquanti hanno conosciuto solo la freddezza del giudizio. Lo stiledella nostra comunicazione sia tale da superare la logica che separanettamente i peccatori dai giusti. Noi possiamo e dobbiamo giudi-care situazioni di peccato – violenza, corruzione, sfruttamento, ecc.– ma non possiamo giudicare le persone, perché solo Dio può leg-gere in profondità nel loro cuore. È nostro compito ammonire chisbaglia, denunciando la cattiveria e l’ingiustizia di certi comporta-

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MAGISTERO PONTIFICIO

menti, al fine di liberare le vittime e sollevare chi è caduto. IlVangelo di Giovanni ci ricorda che «la verità vi farà liberi» (Gv 8,32).Questa verità è, in definitiva, Cristo stesso, la cui mite misericordiaè la misura della nostra maniera di annunciare la verità e di con-dannare l’ingiustizia. È nostro precipuo compito affermare la veri-tà con amore (cfr Ef 4,15). Solo parole pronunciate con amore eaccompagnate da mitezza e misericordia toccano i cuori di noi pec-catori. Parole e gesti duri o moralistici corrono il rischio di alienareulteriormente coloro che vorremmo condurre alla conversione ealla libertà, rafforzando il loro senso di diniego e di difesa.Alcuni pensano che una visione della società radicata nella miseri-cordia sia ingiustificatamente idealistica o eccessivamente indul-gente. Ma proviamo a ripensare alle nostre prime esperienze di rela-zione in seno alla famiglia. I genitori ci hanno amato e apprezzatoper quello che siamo più che per le nostre capacità e i nostri suc-cessi. I genitori naturalmente vogliono il meglio per i propri figli,ma il loro amore non è mai condizionato dal raggiungimento degliobiettivi. La casa paterna è il luogo dove sei sempre accolto (cfr Lc15,11-32). Vorrei incoraggiare tutti a pensare alla società umananon come ad uno spazio in cui degli estranei competono e cercanodi prevalere, ma piuttosto come una casa o una famiglia dove laporta è sempre aperta e si cerca di accogliersi a vicenda.Anche e-mail, sms, reti sociali, chat possono essere forme di co-municazione pienamente umane. Non è la tecnologia che deter-mina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore del-l’uomo e la sua capacità di usare bene i mezzi a sua disposizione.Le reti sociali sono capaci di favorire le relazioni e di promuovereil bene della società ma possono anche condurre ad un’ulteriorepolarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi. L’ambientedigitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarez-zare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio mora-le. Prego che l’Anno Giubilare vissuto nella misericordia «ci rendapiù aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; eli-mini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni formadi violenza e di discriminazione» (Misericordiae vultus, 23). Anche

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in rete si costruisce una vera cittadinanza. L’accesso alle reti digi-tali comporta una responsabilità per l’altro, che non vediamo maè reale, ha la sua dignità che va rispettata. La rete può essere benutilizzata per far crescere una società sana e aperta alla condivi-sione.

Dal Vaticano, 24 gennaio 2016

Francesco

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Cari fratelli sacerdoti, con grande piacere vi incontro, prima di darvi il mandato di essereMissionari della Misericordia. È questo un segno di speciale rile-vanza perché caratterizza il Giubileo, e permette in tutte le Chieselocali di vivere il mistero insondabile della misericordia del Padre.Essere Missionario della Misericordia è una responsabilità che viviene affidata, perché vi chiede di essere in prima persona testimo-ni della vicinanza di Dio e del suo modo di amare. Non il nostromodo, sempre limitato e a volte contraddittorio, ma il suo modo diamare, il suo modo di perdonare, che è appunto la misericordia.Vorrei offrirvi alcune brevi riflessioni, perché il mandato che riceve-rete possa essere compiuto in maniera coerente e come un concre-to aiuto per le tante persone che si accosteranno a voi.Prima di tutto desidero ricordarvi che in questo ministero sietechiamati ad esprimere la maternità della Chiesa. La Chiesa è Madreperché genera sempre nuovi figli nella fede; la Chiesa è Madre per-ché nutre la fede; e la Chiesa è Madre anche perché offre il perdonodi Dio, rigenerando a una nuova vita, frutto della conversione. Nonpossiamo correre il rischio che un penitente non percepisca la pre-senza materna della Chiesa che lo accoglie e lo ama. Se venissemeno questa percezione, a causa della nostra rigidità, sarebbe undanno grave in primo luogo per la fede stessa, perché impedirebbeal penitente di vedersi inserito nel Corpo di Cristo. Inoltre, limite-rebbe molto il suo sentirsi parte di una comunità. Noi invece siamochiamati ad essere espressione viva della Chiesa che come madre

Discorso ai Missionari della Misericordia

MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

accoglie chiunque si accosta a lei, sapendo che attraverso di lei si èinseriti in Cristo. Entrando nel confessionale, ricordiamoci sempreche è Cristo che accoglie, è Cristo che ascolta, è Cristo che perdona,è Cristo che dona pace. Noi siamo suoi ministri; e per primi abbia-mo sempre bisogno di essere perdonati da Lui. Pertanto, qualunquesia il peccato che viene confessato – o che la persona non osa dire,ma lo fa capire, è sufficiente – ogni missionario è chiamato a ricor-dare la propria esistenza di peccatore e a porsi umilmente come“canale” della misericordia di Dio. E vi confesso fraternamente cheper me è una fonte di gioia il ricordo di quella confessione del 21settembre del ’53, che ha riorientato la mia vita. Cosa mi ha detto ilprete? Non ricordo. Ricordo solo che mi ha fatto un sorriso e poinon so cosa è successo. Ma è accogliere come padre…Un altro aspetto importante è quello di saper guardare al desideriodi perdono presente nel cuore del penitente. È un desiderio fruttodella grazia e della sua azione nella vita delle persone, che permettedi sentire la nostalgia di Dio, del suo amore e della sua casa. Nondimentichiamo che c’è proprio questo desiderio all’inizio della con-versione. Il cuore si rivolge a Dio riconoscendo il male compiuto,ma con la speranza di ottenere il perdono. E questo desiderio si raf-forza quando si decide nel proprio cuore di cambiare vita e di nonvoler peccare più. È il momento in cui ci si affida alla misericordiadi Dio, e si ha piena fiducia di essere da Lui compresi, perdonati esostenuti. Diamo grande spazio a questo desiderio di Dio e del suoperdono; facciamolo emergere come vera espressione della graziadello Spirito che provoca alla conversione del cuore. E qui mi rac-comando di capire non solo il linguaggio della parola, ma anchequello dei gesti. Se qualcuno viene da te e sente che deve togliersiqualcosa, ma forse non riesce a dirlo, ma tu capisci… e sta bene, lodice così, col gesto di venire. Prima condizione. Seconda, è pentito.Se qualcuno viene da te è perché vorrebbe non cadere in questesituazioni, ma non osa dirlo, ha paura di dirlo e poi non poterlofare. Ma se non lo può fare, ad impossibilia nemo tenetur. E il Signorecapisce queste cose, il linguaggio dei gesti. Le braccia aperte, percapire cosa c’è dentro quel cuore che non può venire detto o dettocosì… un po’ è la vergogna… mi capite. Voi ricevete tutti con il lin-guaggio con cui possono parlare.Vorrei, infine, ricordare una componente di cui non si parla molto,

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MAGISTERO PONTIFICIO

ma che è invece determinante: la vergogna. Non è facile porsi dinan-zi a un altro uomo, pur sapendo che rappresenta Dio, e confessare ilproprio peccato. Si prova vergogna sia per quanto si è compiuto, siaper doverlo confessare a un altro. La vergogna è un sentimento inti-mo che incide nella vita personale e richiede da parte del confessoreun atteggiamento di rispetto e incoraggiamento. Tante volte la ver-gogna ti fa muto e… Il gesto, il linguaggio del gesto. Fin dalle primepagine la Bibbia parla della vergogna. Dopo il peccato di Adamo edEva, l’autore sacro annota subito: «Allora si aprirono gli occhi ditutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico ese ne fecero delle cinture» (Gen 3,7). La prima reazione di questa ver-gogna è quella di nascondersi davanti a Dio (cfr Gen 3,8-10).C’è anche un altro brano della Genesi che mi colpisce, ed è il rac-conto di Noè. Tutti lo conosciamo, ma raramente ricordiamo l’epi-sodio in cui egli si ubriacò. Noè nella Bibbia è considerato un uomogiusto; eppure non è senza peccato: il suo essersi ubriacato fa com-prendere quanto anch’egli fosse debole, al punto da venir meno allapropria dignità, fatto che la Scrittura esprime con l’immagine dellanudità. Due dei suoi figli però prendono il mantello e lo copronoperché ritorni nella dignità di padre (cfr Gen 9,18-23).Questo brano mi fa dire quanto importante sia il nostro ruolonella confessione. Davanti a noi c’è una persona “nuda”, e ancheuna persona che non sa parlare e non sa che cosa dire, con la suadebolezza e i suoi limiti, con la vergogna di essere un peccatore, etante volte di non riuscire a dirlo. Non dimentichiamo: dinanzi anoi non c’è il peccato, ma il peccatore pentito, il peccatore che vor-rebbe non essere così, ma non ci riesce. Una persona che sente ildesiderio di essere accolta e perdonata. Un peccatore che promettedi non voler più allontanarsi dalla casa del Padre e che, con lepoche forze che si ritrova, vuole fare di tutto per vivere da figlio diDio. Dunque, non siamo chiamati a giudicare, con un senso disuperiorità, come se noi fossimo immuni dal peccato; al contrario,siamo chiamati ad agire come Sem e Jafet, i figli di Noè, che prese-ro una coperta per mettere il proprio padre al riparo dalla vergo-gna. Essere confessore secondo il cuore di Cristo equivale a coprire

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il peccatore con la coperta della misericordia, perché non si vergo-gni più e possa recuperare la gioia della sua dignità filiale, e possaanche sapere dove si ritrova.Non è, dunque, con la clava del giudizio che riusciremo a riportare lapecorella smarrita all’ovile, ma con la santità di vita che è principio dirinnovamento e di riforma nella Chiesa. La santità si nutre di amoree sa portare su di sé il peso di chi è più debole. Un missionario dellamisericordia porta sulle proprie spalle il peccatore, e lo consola con laforza della compassione. E il peccatore che va lì, la persona che va lì,trova un padre. Voi avete sentito, anch’io ho sentito, tanta gente chedice: “No, io non ci vado mai, perché sono andato una volta e il pretemi ha bastonato, mi ha rimproverato tanto, o sono andato e mi hafatto domande un po’ oscure, di curiosità”. Per favore, questo non è ilbuon pastore, questo è il giudice che forse crede di non aver peccato,o è il povero uomo malato che con le domande è incuriosito. Ma a mepiace dire ai confessori: se tu non te la senti di essere padre, non anda-re al confessionale, è meglio, fai un’altra cosa. Perché si può fare tantomale, tanto male ad un’anima se non viene accolta con cuore di padre,col cuore della Madre Chiesa. Alcuni mesi fa parlavo con un saggiocardinale della Curia Romana sulle domande che alcuni preti fannonella confessione e lui mi ha detto: “Quando una persona incominciae io vedo che vuol buttar fuori qualcosa, e me ne accorgo e capisco, ledico: Ho capito! Stia tranquilla!”. E avanti. Questo è un padre.Vi accompagno in questa avventura missionaria, dandovi comeesempi due santi ministri del perdono di Dio, san Leopoldo e sanPio, insieme a tanti altri sacerdoti che nella loro vita hanno testi-moniato la misericordia di Dio. Loro vi aiuteranno. Quando senti-rete il peso dei peccati a voi confessati e la limitatezza della vostrapersona e delle vostre parole, confidate nella forza della misericor-dia che a tutti va incontro come amore e che non conosce confini.E dire come tanti santi confessori: “Signore, io perdono, mettilo sulmio conto!”. E vai avanti. Vi assista la Madre della Misericordia e viprotegga in questo servizio così prezioso. Vi accompagni la miabenedizione; e voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.

Sala Regia, martedì 9 febbraio 2016

Francesco

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DOCUMENTI DELLA SANTA SEDEDOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

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Congregazione per il culto divino ela disciplina dei sacramenti

Decreto “in Missa in Coena Domini”

La riforma della Settimana santa, con decreto Maxima Redemptionisnostrae mysteria (30 novembre 1955), diede la facoltà, dove lo consi-gliava un motivo pastorale, di compiere la lavanda dei piedi a dodi-ci uomini durante la Messa nella cena del Signore, dopo la letturadel Vangelo secondo Giovanni, quasi a manifestare rappresentati-vamente l’umiltà e l’amore di Cristo verso i suoi discepoli.Nella liturgia romana, tale rito era tramandato col nome diMandatum del Signore sulla carità fraterna secondo le parole di Gesù(cfr Gv 13,34), cantate nell’antifona durante la celebrazione.Nel compiere tale rito, vescovi e sacerdoti sono invitati a conformar-si intimamente a Cristo che «non è venuto per farsi servire, ma perservire» (Mt 20,28) e, spinto da un amore «fino alla fine» (Gv 13,1),dare la vita per la salvezza di tutto il genere umano.Per manifestare questo pieno significato del rito a quanti parteci-pano, è parso bene al Sommo Pontefice Francesco mutare la normache si legge nelle rubriche del Missale Romanum (p. 300 n. 11): «Gliuomini prescelti vengono accompagnati dai ministri…», che deveessere quindi variata nel modo seguente: «I prescelti tra il popolo diDio vengono accompagnati dai ministri…» (e di conseguenza nelCaeremoniale Episcoporum n. 301 e n. 299 b: «le sedie per i designa-ti»), così che i pastori possano scegliere un gruppetto di fedeli cherappresenti la varietà e l’unità di ogni porzione del popolo di Dio.Tale gruppetto può constare di uomini e donne, e conveniente-

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mente di giovani e anziani, sani e malati, chierici, consacrati, laici.Questa Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacra-menti, in vigore delle facoltà concesse dal Sommo Pontefice, intro-duce tale innovazione nei libri liturgici del Rito Romano, ricordan-do ai pastori il loro compito di istruire adeguatamente sia i fedeliprescelti sia gli altri, affinché partecipino al rito consapevolmente,attivamente e fruttuosamente.Nonostante qualsiasi cosa in contrario.

Dalla Congregazione per il Culto Divinoe la Disciplina dei Sacramenti

6 gennaio 2016, solennità dell’Epifania del Signore.

Robert Card. SarahPrefetto

+ Arthur RocheArcivescovo Segretario

L’identità propria e unica dell’istituto matrimoniale, la richiesta dipolitiche familiari consistenti ed efficaci, la condivisione per l’umi-liazione dei giovani esclusi dal lavoro e degli adulti che l’hannoperso, le condizioni di povertà e di solitudine provate da tante per-sone, la persecuzione dei cristiani e di altre minoranze, il drammadei migranti e la riduzione dell’impegno condiviso dell’accoglienza:attorno ai temi della prolusione del card. Angelo Bagnasco – arci-vescovo di Genova e presidente della CEI – si è sviluppato il lavorodel Consiglio Episcopale Permanente, riunito a Roma dal 25 al 27gennaio 2016.Nelle parole dei vescovi è stato riaffermato l’impegno a continuareuna pastorale di prossimità a chi è nella fatica, oltre all’incoraggia-mento perché non venga meno la fiducia. Nel solco dell’eredità spi-rituale del Convegno ecclesiale di Firenze – e, in particolare, del dis-corso del Santo Padre e dell’esperienza sinodale – il confronto haaiutato a mettere a fuoco alcune priorità in vista di un’agenda con-divisa: famiglia, scuola e poveri, terreno di quella missionarietà chetrova nell’educazione la propria finalità.La volontà di valorizzare gli orientamenti contenuti nell’Evangeliigaudium è emersa anche a fronte del processo in corso di secolariz-zazione, per arrivare all’individuazione e all’assunzione di nuove

Consiglio Permanente

Comunicato finale dei lavori della sessione invernale(Roma, 25-27 gennaio 2016)

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANADOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

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forme di presenza testimoniale e di azione pastorale. In questa chia-ve, il Consiglio Permanente ha affrontato le proposte per un rilan-cio del Progetto culturale.Una comunicazione specifica è stata offerta in merito alla riformadel processo matrimoniale canonico, rispetto alla quale i vescovihanno espresso la piena condivisione per le ragioni che hanno ispi-rato il Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus di Papa Francesco.Il Consiglio Permanente ha approvato i nuovi parametri per l’edili-zia di culto per il triennio 2016-2018 e ha esaminato gli statuti diassociazioni di fedeli.Infine, ha provveduto anche ad alcune nomine, fra le quali quella dimembri di Commissioni episcopali e del presidente e dei membridel Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali deicattolici italiani.

Famiglia, misura di civiltà

Le difficoltà e le prove della famiglia – e insieme la sua bellezza, cen-tralità e unicità – sono state ampiamente sottolineate dai vescovi, aripresa e approfondimento dei contenuti offerti nella prolusionedel card. Bagnasco. Negli interventi si è espressa la consapevolezzadella missione ecclesiale di dover annunciare il vangelo del matri-monio e della famiglia, difendendo l’identità della sua figura natu-rale, i cui tratti sono recepiti nella stessa Carta costituzionale.L’equiparazione in corso tra matrimonio e unioni civili – con l’in-troduzione di un’alternativa alla famiglia – è stata affrontata all’in-terno della più ampia preoccupazione per la mutazione culturaleche attraversa l’Occidente.Sul piano delle nuove povertà, il Consiglio Permanente si è fatto inter-prete di una Chiesa vicina alla gente, della quale non ha esitato a farsivoce: ecco le famiglie che faticano ad arrivare a fine mese, molte dellequali si trovano a non saper soddisfare nemmeno i bisogni primari; eccola piaga della disoccupazione, per affrontare la quale non bastano irichiami alla solidarietà, ma serve una nuova, forte imprenditorialità e unwelfare di comunità; ecco la preoccupazione per l’inverno demografico,la richiesta di maggior sostegno per i diritti dei figli – a partire dal con-cepimento – e la denuncia per l’assenza di politiche familiari efficaci.

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A livello “geografico”, due le sottolineature di fondo: la necessità disuperare il divario tra Nord e Sud con un investimento non assi-stenziale, ma strategico nel Meridione – condizione imprescindibi-le per la ripresa economica del Paese – assicurando anche una mag-giore presenza dello Sato e un sostegno a quanti lottano per la lega-lità; la valorizzazione del Mediterraneo, sia nella prospettiva dellosviluppo in chiave europea, sia – sul fronte delle migrazioni – qualeponte per entrare in dialogo con le Chiese del Nord Africa, in vistadi una cultura non dell’emergenza, ma dell’accoglienza.

Firenze, un convenire che continua

Il confronto ha permesso ai vescovi di mettere a fuoco alcune indi-cazioni volte a continuare il cammino ecclesiale sulla scorta dell’e-sperienza del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze.Corale è risuonato il ringraziamento per la cordiale accoglienza dicui la Chiesa e la città si sono fatte interpreti, a partire dal genero-so servizio dei volontari.Nel solco degli Orientamenti pastorali del decennio, l’attenzionedel Consiglio Permanente si è concentrata sulle condizioni per darevita a un nuovo umanesimo, a un annuncio di fede che non si fermisul piano delle formule, ma giunga a illuminare le domande disenso che attraversano l’esistenza umana.A Firenze – è stato da tutti ricordato – Papa Francesco ha affidatoalla Chiesa italiana per i prossimi anni il compito di «avviare, inmodo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, pertrarre da essa criteri pratici e per attuare disposizioni, specialmentesu tre o quattro priorità». Almeno in parte, tali priorità sono emer-se già nelle stesse parole del Santo Padre, relative al primato dellacarità e alla presenza pubblica della Chiesa. In ordine di un’agendacondivisa, il Consiglio Permanente ha rimarcato innanzitutto lacentralità dei poveri, quindi l’impegno per una famiglia che siamaggiormente soggetto politico, attenta a costruire alleanze con lascuola e la comunità. La missionarietà – nell’orizzonte della sfida

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educativa – è stata indicata come il cuore di un dinamismo e il fon-damento di un umanesimo compiuto.Nella prospettiva dei vescovi, tali ambiti necessitano di essereassunti a partire dalle esigenze del territorio, per avviare processiche contribuiscano a risposte nel tessuto quotidiano. Sulla scia delConvegno – e della stessa tradizione ecclesiale – si intende guarda-re allo stile e alla pratica della sinodalità, quale metodo con cui rin-novare gli organismi di partecipazione, rendendoli sempre più luo-ghi di comunione, discernimento e progettazione pastorale, apertial dialogo con le diverse anime della società.La Segreteria generale sta predisponendo un sussidio che, nella lucedell’esperienza del Convegno, consenta di approfondirne il signifi-cato teologico e il valore ecclesiale.

Lievito nella cultura e nella società

L’importanza di valorizzare gli orientamenti contenuti nellaEvangelii gaudium è emerso anche dalla disanima che il ConsiglioPermanente ha fatto del cambiamento culturale ed etico in atto nelPaese. Senza indulgere a lamentele o a disfattismo, i vescovi si sonolasciati interrogare dal persistere di una religiosità diffusa, chespesso però non si esprime in senso ecclesiale e non porta a unareale vita cristiana. Dalla cultura tramandata di ieri – che ha deli-neato i tratti di un cristianesimo di popolo – ci si trova a misurarsicon la sfida di proporre l’esperienza di fede nelle circostanze inedi-te del tempo presente. In tempi nei quali la stessa visione dell’uomoe la prassi etica non hanno più una forma comune e condivisa, siavverte l’impossibilità di accontentarsi di una pastorale di conser-vazione, per aiutarsi a individuare – sulla scia dell’insegnamentodel Papa – nuove forme di presenza testimoniale e di azione.In questa chiave il Consiglio Permanente ha affrontato le proposteper un rilancio del Progetto culturale orientato in senso cristiano,secondo formule che consentano di evitare ogni autoreferenzialità. Alriguardo, si è sottolineata la necessità di un raccordo tra l’anima acca-demica e quella pastorale, in modo che i risultati della ricerca intellet-tuale possano essere condivisi e il dialogo interno ed esterno sia colti-vato nell’ottica della missione della Chiesa e della vita credente.

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La riforma del processo matrimoniale canonico

Giusta semplicità e celerità dei processi, accessibilità e vicinanzafisica e morale delle strutture ecclesiastiche, gratuità – per quantopossibile – delle procedure per le parti e centralità dell’ufficio delvescovo: le finalità della legge di riforma del processo canonico perle cause di dichiarazione di nullità del matrimonio, stabilite dalMotu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus di Papa Francesco, hannoincontrato la convinta adesione di tutto il Consiglio Permanente.I suoi membri hanno, in particolare, riconosciuto l’opportunità chenell’attuazione di detta riforma siano ricercate a livello di Regioneecclesiastica soluzioni condivise in merito all’impiego, all’eventualericollocazione e alla giusta retribuzione degli operatori impegnatinei tribunali ecclesiastici.La Conferenza Episcopale Italiana assicura l’impegno a valutarel’entità e le condizioni del proprio contributo economico perché siaattuato il principio della giustizia e della gratuità delle procedure.Verrà, quindi, modificata – in sede di Assemblea generale – la nor-mativa CEI sul regime amministrativo ed economico dei tribunali.

Verso il Congresso Eucaristico Nazionale

Dal 15 al 18 settembre 2016 si celebrerà a Genova il XXVI Con-gresso Eucaristico Nazionale, che ha per tema L’Eucaristia sorgen-te della missione: «Nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro».L’appuntamento si colloca all’interno dell’Anno giubilare che ilSanto Padre ha indetto per invitare ad aprirsi al dono della mise-ricordia di Dio, sorgente di ogni rinnovamento personale e co-munitario.Ai membri del Consiglio Permanente è stato presentato un pro-gramma di massima delle giornate, unitamente a un documentoteologico-pastorale, che – sulla scorta del testo della Preghiera euca-ristica IV – aiuta a contemplare la santità misericordiosa di Dio cheviene incontro a ogni uomo e a riscoprire la ricchezza della celebra-

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zione eucaristica per la vita ecclesiale. Indica, inoltri, alcuni aspettidel rapporto tra Eucaristia e trasformazione missionaria delle co-munità cristiane e individua gli ambiti della vita sociale in cui l’Eu-caristia impegna a una rinnovata testimonianza.Sono stati, quindi, annunciati alcuni sussidi pastorali, che offriran-no – tra l’altro – schemi per le catechesi e l’adorazione come per lapreghiera in famiglia. Mentre le diocesi stanno completando l’indi-viduazione dei delegati a cui affidare il coinvolgimento delle Chieseparticolari, si avverte l’importanza di sensibilizzare tutte le comu-nità affinché si sentano coinvolte in una rinnovata esperienza diDio. A tale scopo è stata condivisa ai vescovi anche la bozza di unMessaggio al popolo di Dio, nell’intenzione – una volta approvato– di diffonderlo in maniera capillare.

Nuovi parametri per l’edilizia di culto

Il Consiglio Permanente ha approvato le tabelle parametriche deicosti per la costruzione di nuovi edifici di culto. Valide per il trien-nio 2016-1018, sono state aggiornate applicando un incrementopercentuale pari all’1%, considerato adeguato alle previsioni mediedell’indice ISTAT.

Varie

Su indicazione della Congregazione per i vescovi, entro la fine d’a-gosto 2016 le Conferenze Episcopali regionali sono invitate a far per-venire alla Segreteria generale della CEI il parere circa un progetto diriordino delle diocesi. Entro il 10 marzo la stessa Congregazione hachiesto di conoscere come i vescovi vivano l’emeritato, come anche dipoter raccogliere suggerimenti in vista di una eventuale ulterioreriflessione. Infine, i presidenti delle Conferenza Episcopali regionalisono invitati a far pervenire le osservazioni e le proposte relative agliIstituti diocesani per il sostentamento del clero.

Nomine

Nel corso dei lavori, il Consiglio Episcopale Permanente ha provve-duto alle seguenti nomine:

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– Membro della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’an-nuncio e la catechesi: S.E. mons. Guglielmo BORGHETTI (Albenga-Imperia).– Membro della Commissione Episcopale per il servizio della caritàe la salute: S.E. mons. Francesco SAVINO (Cassano all’Jonio).– Membro della Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo:S.E. mons. Gerardo ANTONAZZO (Sora–Cassino–Aquino–Pontercorvo).– Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cat-tolici italiani: S.E. Mons. Filippo SANTORO (Taranto), presidente; prof.Mauro MAGATTI, segretario; Membri: S.E. mons. Marco ARNOLFO(Vercelli); S.E. mons. Angelo SPINILLO (Aversa); p. Francesco OCCHETTA,S.J., suor Alessandra SMERILLI, F.M.A., prof. Leonardo BECCHETTI, prof.Flavio FELICE, dott. Sergio GATTI, dott. Claudio GENTILI, prof. FrancoMIANO, prof. Giuseppe NOTARSTEFANO.– Coordinatore nazionale della pastorale dei cattolici albanesi inItalia: don Pasquale FERRARO (Roma).– Assistente ecclesiastico nazionale del Movimento di ImpegnoEducativo di Azione Cattolica (MIEAC): don Michele PACE (Andria).– Assistente ecclesiastico nazionale della Branca Esploratori/Guidedell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI): donAndrea MEREGALLI (Milano).– Assistente ecclesiastico nazionale per la Formazione capi dell’As-sociazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI): don PaoloGHERRI (Reggio Emilia–Guastalla).– Presidente della Confederazione delle Confraternite delle Diocesid’Italia: dott. Francesco ANTONETTI.Nella riunione del 25 gennaio 2016, la Presidenza ha rinnovato lacomposizione del Consiglio nazionale della scuola cattolica, cherisulta ora così formato:

a)membri designati dai rispettivi organismi:– per la CISM: fra Onorino ROTA, F.M.S.;– per l’USMI: suor Anna Monia ALFIERI, F.M.A.- per la FISM: don Aldo BASSO (Mantova); dott.ssa BiancamariaGIRARDI; dott.ssa Lucia STOPPINI; dott. Antonio TRANI; prof. RediSante DI POL; dott. Giannino ZANFISI;

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– per la FIDAE: p. Francesco Beneduce, S.J.; suor Maria GraziaTAGLIAVINI, P.P.F.F.; padre Vitangelo Carlo Maria DENORA, S.J.; prof.Francis Contessotto;– per la CONFAP: suor Lauretta VALENTE;– per l’AGESC: dott. Giancarlo FRARE;

b)membri di diritto:– S.E. mons. Mariano CROCIATA, presidente della Commissione Epi-scopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università;– Prof. Ernesto DIACO, direttore dell’Ufficio Nazionale per l’educa-zione, la scuola e l’università;– prof. Sergio CICATELLI, direttore del Centro Studi per la scuola cattolica;– dott. Luigi MORGANO, segretario nazionale FISM;– prof.ssa Virginia KALADICH, presidente nazionale FIDAE;– dott. Roberto GONTERO, presidente nazionale AGESC;– padre Francesco CICCIMARRA, B., presidente nazionale AGIDAE;– dott. Flavio VENTURI, presidente nazionale CONFAP;

c)membri di libera nomina:– don Filippo MORLACCHI (Roma); dott.ssa Paola VACCHINA; dott.Antonio QUONDAMSTEFANO; avv. Marco MASI; don Guglielmo MALIZIA,S.D.B.

La Presidenza della CEI ha inoltre provveduto alle seguenti nomine:– Consiglio di amministrazione della Fondazione di religione SantiFrancesco d’Assisi e Caterina da Siena: S.E. mons. Nunzio GALAN-TINO, segretario generale della CEI, presidente; Membri: S.E. mons.Carlo CIATTINI, vescovo di Massa Marittima-Piombino; S.E. mons.Maurizio GERVASONI, vescovo di Vigevano; S.E. mons. ErnestoMANDARA, vescovo di Sabina-Poggio Mirteto; don Rocco PENNACCHIO,economo della CEI.– Collegio dei revisori dei conti della Fondazione di religione SantiFrancesco d’Assisi e Caterina da Siena: prof. Guido PAOLUCCI, presi-dente; dott. Salvatore MILETTA, membro effettivo; dott. MassimoPERINI, membro effettivo; mons. Giuseppe BATURI, sottosegretarioCEI, membro supplente.– Presidente della Commissione Nazionale Valutazione Film(CNVF): don Davide MILANI (Milano).

Roma, 29 gennaio 2016

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Omelia nell’ordinazione episcopaledi S.E. Mons. Luigi Renna

Vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano(Andria, 2 gennaio 2016)

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MAGISTERO PONTIFICIO

Carissimo don Luigi,e voi tutti qui presenti, partecipi dell’unico popolo di Dio,la chiamata di Dio è un atto creatore. Dio conosce «le creatureancor prima che esistano», dice la preghiera dell’ordinazione epi-scopale. Quante volte, nel tuo ministero di educatore nei Seminarihai ripetuto che la vocazione, la chiamata di Dio è creatrice e lacreazione è sempre progressiva.Oggi, il Prologo di San Giovanni, questa perla del Vangelo, quasiapertura di una mirabile opera musicale, ti rilancia verso nuoviorizzonti e ti coinvolge nella sua melodia.La prima creazione, chiaramente evocata dall’evangelista, raggiun-ge in Cristo la nuova creazione. Particolarmente tu, questa sera, nesei al centro. In Cristo, suggerisce san Paolo, il Padre «ti ha sceltoprima della creazione del mondo […] predestinandoti […] secondo ildisegno d’amore della sua volontà».Alla chiamata, la risposta. La darai tra breve, assumendo gli impe-gni episcopali; una risposta generosa che ti deve rassicurare circa lavocazione da parte di Dio all’episcopato. La risposta è parte inte-grante della vocazione e ne assicura l’autenticità. Parecchie volte lohai ripetuto, prima degli ordini sacri, ai giovani del Seminario diMolfetta, da te saggiamente guidati: «Dio che ha iniziato in te lasua opera, la porti a compimento».

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

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Il Prologo di Giovanni affonda le sue radici nella Sapienza. Con la suaSapienza, l’Altissimo ha posto le tue radici nella Chiesa locale diAndria, popolo glorioso, segnato dalla vita di santi pastori, comemons. Di Donna, e ti accompagna nella nuova «porzione delSignore» di Cerignola-Ascoli Satriano. È la tua nuova eredità.Veni, creator Spiritus, stiamo per invocare. In pieno clima natalizio,festa di luce, oggi contempliamo con l’apostolo «il Padre della gloria»che «illumina gli occhi del tuo cuore». Sant’ Agostino commenta l’e-spressione: «E il Verbo si fece carne» con «Ci ha guarito gli occhi». IlVescovo è, secondo la Tradizione più antica, una fiaccola che risplen-de. Anzi, nel corpo mistico di Cristo, assume la funzione degli occhi,come custode che vigila sulle sorti del popolo a lui affidato.Accende lumen sensibus, continueremo a cantare nell’inno. La lucedegli occhi si espande per l’intero corpo della Chiesa. Non avevadetto Gesù: «Lampada del corpo è l’occhio» (Mt 6,22)? Gli occhidella Chiesa: questo sei chiamato ad essere, cioè maestro di veritàcon la Parola che illumina. Il libro dei Vangeli aperto sul tuo capo, dopo l’imposizione dellemani, è un ulteriore simbolo dello scendere e posarsi dello Spiritoinvocato su di te. Con la consegna dei Vangeli riceverai un vero eproprio mandato come prolungamento della missione apostolicailluminatrice.Secondo l’uso più antico, il giorno indicato per l’ordinazione epi-scopale è la domenica. Perché? Perché, come successore degli apo-stoli, il Vescovo viene ordinato nello stesso giorno in cui gli aposto-li ricevettero lo Spirito Santo. La grazia episcopale è la continua-zione del mistero della Pentecoste.Per questo l’invocazione dello Spirito Santo su di te è il punto cul-minante della preghiera di ordinazione e di tutto il rito. Tuttotende ad essa: il mistico gesto dell’imposizione delle mani, il silen-zio denso di preghiera «in corde propter descensionem Spiritus».Invocheremo poi il Padre, che conosce «i segreti dei cuori», perchéti conceda di esercitare degnamente il tuo nuovo ministero.Innanzitutto ti conceda di pascere il suo santo gregge. Sarai dun-que guida che ama, custodisce, veglia, salva. Gesù, l’unico «grandePastore», ti affida la missione di pascere tutte le sue pecore.Ti aiuti in questo Giovanni evangelista che rivive direttamente nel-l’ultima cena, in modo molto audace, l’immagine del Figlio che è

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

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nel seno del Padre. Come lui, in ogni Eucaristia che celebrerai, ti chi-nerai sul petto di Gesù (cfr Gv 13,24). Da oggi, come Giovanni, ame-rai di più il Signore e ti sentirai da Lui più amato.Avvertirai la sopravvivenza dell’apostolo in te, suo successore.Caro don Luigi, hai tanto amato il sacerdozio in tutta la tua vita.Tanti seminaristi, sacerdoti, vescovi si sono raccolti intorno a te.L’unzione del capo, facendoti «partecipe del sommo sacerdozio diCristo», corona il tuo cammino ministeriale. I presbiteri, in parti-colare, d’ora in poi riceveranno dalla pienezza del tuo sacerdozio edel tuo ministero.E noi, vescovi della Chiesa di Dio, ti accogliamo nella comunioneepiscopale. Attraverso il nostro ministero è Dio stesso che agisce. Ildono viene direttamente da Lui.Intercedono per te il Venerabile mons. Giuseppe Di Donna, il Servodi Dio don Tonino Bello e il Venerabile don Antonio Palladino.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

Andria (Palazzetto dello Sport), 2 gennaio 2016

Conconsacranti:Mons. Raffaele Calabro, vescovo di Andria.Mons. Felice Di Molfetta, Amministratore Apostolico di Cerignola-AscoliSatriano.

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Un cordiale saluto a tutti voi, che avete gentilmente accolto l’invitoa partecipare all’inaugurazione dell’Anno giudiziario del TribunaleEcclesiastico Regionale Pugliese. Il mio deferente pensiero va alleAutorità civili e militari presenti, sempre così attente alla vita dellacomunità ecclesiale in tutte le sue articolazioni. La sintonia istitu-zionale che si realizza e si consolida nel tempo sul territorio è moti-vo di speranza affinché il bene comune sia perseguito, tutelato eaffermato come espressione autentica delle rispettive responsabilità.Un cordiale benvenuto rivolgo ai rappresentanti del Tribunale Ec-cle-siastico di Appello di Benevento. Conosco il rapporto di collabora-zione intenso e fruttuoso che, nel tempo, cresce e si rinsalda con sem-pre maggiore armonia. I fedeli che si rivolgono ai nostri Tribunalinon possono che trovare giovamento in questa sinergia di intenti e diazione. Saluto altresì i rappresentanti del Tribunale di Albania, cheappella alla Puglia, così come gli ospiti degli altri Tribunali Ecclesia-stici regionali.Esprimo particolare gratitudine a S.E. mons. Bruno Forte, arcive-scovo di Chieti-Vasto, insigne teologo e saggio pastore, cui mi legaantica e sincera amicizia. La sua esperienza sinodale, narrata in que-sta sede, sarà la più compiuta espressione di quella sintonia tradiritto e pastorale così intensamente auspicata dai Padri sinodali efelicemente confluita nella recente riforma del processo canonicoper le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio, promulga-

Saluto all’inaugurazione dell’anno giudiziariodel Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese

(Bari, 13 febbraio 2016)

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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ta dal Santo Padre ed entrata in vigore nel dicembre scorso.Attraverso il solenne Atto pontificio tutta la Chiesa è stata chiamataa riflettere sulla peculiarità del ministero giudiziale in essa esercitato.I Vescovi, in particolare, sono stati invitati dal Pontefice a condivide-re con il Successore degli Apostoli «il potere delle chiavi per compie-re nella Chiesa l’opera di giustizia e verità». Papa Francesco, in lineacon i predecessori e nel solco dell’antichissima tradizione giuridicadella Chiesa, nelle premesse al documento di riforma, ha evidenziatoche «questa suprema e universale potestà, di legare e di sciogliere quiin terra, afferma, corrobora e rivendica quella dei Pastori delle Chieseparticolari, in forza della quale essi hanno il sacro diritto e davanti alSignore il dovere di giudicare i propri sudditi». È importante sottoli-neare che il Papa ritorna più volte, nel Motu Proprio appena emana-to, sul grande valore della salvezza delle anime (norma di sistema delvigente Codice di Diritto canonico) e sulla «necessità di tutelare inmassimo grado la verità del sacro vincolo».Questo duplice riferimento, più volte espresso dal Pontefice, è suf-ficiente a fugare ogni dubbio sulla serietà e sul rigore che il proces-so matrimoniale canonico conserva anche nell’attuale normativa.Equipararlo, come taluno ha fatto, al cosiddetto “divorzio breve”,significa non aver compreso lo spirito e la lettera della recente rifor-ma pontificia. Anzi, proprio in questa linea, mi permetto di appli-care ad ogni Tribunale ecclesiastico quanto il Pontefice ha afferma-to nella recente allocuzione alla Rota Romana: «Accanto alla defi-nizione della Rota Romana quale Tribunale della famiglia, vorreiporre in risalto l’altra prerogativa, che cioè essa è il Tribunale dellaverità del vincolo sacro. E questi due aspetti sono complementari».I Vescovi pugliesi, così come quelli delle altre Conferenze Episcopaliitaliane, si sono più volte e attentamente confrontati sul come realiz-zare al meglio gli intenti della recente legge di Papa Francesco.Attraverso un dialogo franco e costruttivo è emerso con chiarezzache, per quanto attiene alla dimensione strettamente giudiziale, l’at-tuale Tribunale Ecclesiastico Regionale, sulla scorta della pluridecen-nale esperienza e competenza maturate fin dal lontano 1939 (annodella sua istituzione) è in grado di assolvere opportunamente l’impe-gno affidatoci dal Supremo Legislatore. È per tale ragione che, connota del 7 dicembre scorso, i Vescovi pugliesi, a norma del can. 1673§2 del Mitis Iudex Dominus Iesus hanno confermato a questo Tribunale

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

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le facoltà giudiziarie per la nostra Regione. Ciò, facendo appello amotivazioni di carattere pastorale, storico e di prudente economiagenerale, in riferimento al tessuto specifico e alla consolidata espe-rienza regionale (in analogia con il Seminario Regionale e la FacoltàTeologica Pugliese). In tale direzione si stanno orientando la maggiorparte delle Conferenze Episcopali Regionali italiane. Al Vicario giu-diziale è stato dato mandato di elaborare criteri di attuazione con-creta della legge processuale, uniformando ad essa il Regolamentodel Tribunale. Si tratta di una nuova fase nella storia processualecanonica che comporterà pazienza e saggezza, soprattutto nell’ini-ziale periodo di attuazione. Sono convinto che i giudici ecclesiasticipugliesi rispetteranno questi indirizzi.Contemporaneamente, ogni singola diocesi sta approntando unastruttura stabile ove accogliere fedeli separati o divorziati, al fine diorientarli, qualora ne ricorrano le condizioni, ad intraprendere lavia giudiziaria.Il solenne Atto inaugurale che oggi insieme celebriamo, oltre adessere un rito ormai consolidato negli anni, mi dà la possibilità diesprimere sincera gratitudine a quanti, con discrezione e laboriosi-tà, operano per il bene dei fedeli.L’impegno di tutti gli operatori del nostro Tribunale sarà illustratodal Vicario giudiziale, don Pasquale Larocca, il quale con compe-tenza e scrupolo accompagna e presiede efficacemente il lavoro diuna struttura complessa ben articolata. A lui e a tutti gli operatoridella giustizia ecclesiastica, il mio personale e grato plauso, anche anome di tutti i confratelli dell’Episcopato pugliese.Mentre rinnovo il mio ringraziamento per la qualificata presenza,auguro a tutti buon ascolto.

Bari, 13 febbraio 2016+ Francesco Cacucci

Arcivescovo di Bari-BitontoModeratore del TERP

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Il 26 febbraio 2016 si è conclusa la visita pastorale dell’Arcivescovoai tredici vicariati della diocesi, una visita iniziata il 13 gennaio c.a.Come da programma ormai collaudato da vari anni, al mattinol’Arcivescovo, accompagnato dal Vicario generale, mons. DomenicoCiavarella, e dal Vicario episcopale per i presbiteri, di recente nomi-na, don Vittorio Borracci, ha incontrato i sacerdoti e i diaconi e,alla sera, dopo la concelebrazione eucaristica o la recita dei vespri(solo in un vicariato), il Consiglio Pastorale Vicariale, allargato aiConsigli Pastorali Parrocchiali.Nella mattinata, la riflessione è stata introdotta dalla lettura di unarticolo del card. Godfried Danneels circa la vita interiore e spiri-tuale dei sacerdoti, “per tenersi in quota” (titolo dato dal Vicarioepiscopale). L’articolo evidenziava tre punti nella vita del presbite-ro: l’usura di sé, la preghiera e la fraternità presbiterale. Qualchepensiero tratto dai tre punti. Circa l’usura di sé: «A furia di preoccu-parci dei mezzi da mettere in opera per essere buoni preti, rischia-mo di dimenticare Colui che solo ci rende buoni preti: lo Spirito diDio». Circa la preghiera: «La preghiera deve essere pianificata nell’a-genda. Non può ridursi a qualche “buco” nel ritmo della propriavita. … Programmare i propri tempi di preghiera è darsi un ritmoquotidiano, settimanale, mensile (annuale) … Pregare è entrare nelcombattimento spirituale in cui si alternano la presenza e l’assenza

La Visita dell’Arcivescovo ai vicariati

VICARIATO GENERALE

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

di Dio … La parrocchia ha diritto a un uomo di Dio e alla sua pre-ghiera … L’accompagnamento spirituale dei preti è importante».Circa, infine, la fraternità presbiterale: «Essere con gli altri aiuta asostenersi reciprocamente … Occorre ritrovare il bisogno del pre-sbiterio … Ebbene, la fraternità deve riformare l’agenda e imporre lasua priorità … abbiamo il dovere di stato di aiutarci a vicenda e lot-tare contro l’isolamento».I presbiteri e i diaconi (una presenza questa pressoché totale inogni vicariato) hanno espresso innanzitutto gratitudine per l’argo-mento scelto, preferendolo a quello pastorale, e, nei loro interventi,hanno con semplicità comunicato la loro esperienza di vita spiri-tuale. L’attivismo, si è detto, è un pericolo costante nella vita del pre-sbitero, che si lascia facilmente coinvolgere dai numerosi impegninella comunità, portando stanchezza e spossatezza fisica, a dannodella vita spirituale. Subentrano, poi, nell’attività del presbitero l’in-dividualismo e l’accentramento, non tenendo in debita considera-zione il ruolo prezioso del laicato, al quale affidare vari compiti.Si avverte la fatica a volte di trovare il tempo per pregare; si speri-menta come la stessa preghiera non cessa di essere un combatti-mento (agonia) interiore. Si rende necessario recuperare nella vitasacerdotale la dimensione dello Spirito, gestire il tempo e darsi unaregola di vita, con approfondimento personale della Parola di Dio.Fa anche bene il raccontarsi la propria esperienza, come sta giàavvenendo in alcuni vicariati durante i ritiri spirituali (ai preti piacepiù parlare di pastorale che di vita spirituale!). Molto possono aiu-tare in questo le comunità di religiosi presenti nei vicariati (oltrel’accoglienza che varie comunità religiose offrono ai sacerdoti per laconsumazione dei pasti). Un principio di fondo è stato ribadito conchiarezza: la nostra spiritualità è fondata sul ministero, per cui vamolto di più riscoperta la preghiera di intercessione per il propriopopolo. I presbiteri più giovani, infine, hanno raccontato il disagio,che essi provano, nel passaggio dalla vita del Seminario alla respon-sabilità personale: dal tutto organizzato e strutturato al tutto daorganizzare! Una nota a questo riguardo: la necessità dell’accom-pagnamento spirituale dei preti.Si parla tanto, all’interno del presbiterio. della vita di comunione,nella pratica invece si fa fatica. I sacerdoti, si è detto, nella maggio-ranza, non sono allenati a stare insieme, ma apprezzano coloro che

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VICARIATO GENERALE

già vivono questa esperienza. In diocesi, infatti, sono già presenti:con vita in comune, il Centro pastorale “Giovanni Modugno” inBitonto, la Casa del clero a Bari, la Fraternità sacerdotale “SanSabino” presso la Cattedrale di Bari; gruppi di spiritualità sacerdo-tale, l’Istituto secolare sacerdotale “S. Cuore di Gesù”, la Fraternitàsacerdotale Jesus Caritas; gruppi di sacerdoti che si incontranoperiodicamente, o mensilmente come l’Unione Apostolica del Clero,o settimanalmente come avviene in alcuni comuni della diocesi.Emerge la necessità dell’osmosi generazionale tra sacerdoti giovani equelli anziani e, a tale riguardo, non mancano iniziative già in atto:la settimana di formazione annuale, dove partecipano sacerdoti divarie età, la visita dei preti del biennio ai vari vicariati della diocesi.In appendice, l’Arcivescovo ha presentato e dato la parola al dott.Franco Jacobellis, vice direttore dell’Ufficio Amministrativo Dioce-sano (UAD) e a don Francesco Micunco, responsabile dell’UfficioBeni Culturali. Il primo ha esordito affermando che «l’UAD si ponecome organo di servizio sia all’Ordinario sia agli Enti Ecclesiasticisoggetti alla sua giurisdizione (parrocchie, confraternite…). In par-ticolare, ha continuato, l’Ufficio svolge le seguenti funzioni di sup-porto all’Ordinario: – istruisce le pratiche per il rilascio di autorizzazioni ad atti di

straordinaria amministrazione (contratti, acquisti, permute, dona-zioni e alienazioni di beni mobili e immobili ecc.);– vigila sull’amministrazione degli enti, esamina i rendiconti ed i

bilanci e cura che gli enti siano dotati del Consiglio di Amministrazione;– coadiuva l’Ordinario e gli enti ecclesiastici a lui soggetti, in

tutto ciò che riguarda l’adeguamento liturgico, la conoscenza, latutela, la valorizzazione e l’incremento dei beni culturali ecclesia-stici e dell’arte sacra;– mantiene i contatti e collabora con la Soprintendenza e con gli

altri organismi delle Pubbliche Amministrazioni competenti inmateria di beni culturali;– sovrintende alla programmazione, realizzazione e sviluppo del-

l’edilizia di culto (in tutte le sue tappe e le sue relazioni con laConferenza Episcopale Italiana, con gli enti pubblici e con i privati).

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A questo fine, l’Ufficio si articola in tre sezioni, alle quali corrispon-dono distinte aree di attività: Tecnica, Legale, Beni Culturali. Perquanto riguarda il servizio agli enti ecclesiastici (parrocchie, confra-ternite, ecc), la sezione Tecnica fornisce supporto di consulenza perl’impostazione delle pratiche di carattere catastale, tecnico-edilizio,per le stime di costi e modalità di intervento. Si sottolinea chel’Ufficio non surroga il ruolo e la responsabilità del legale rappre-sentante dell’ente; è anzi importante che l’ente individui un propriotecnico di fiducia (geometra, ingegnere, architetto a seconda deicasi) per interfacciarsi correttamente con la sezione tecnica. La sezio-ne Legale – analogamente a quanto accennato per la sezioneTecnica – fornisce supporto di consulenza per l’impostazione dellepratiche di carattere legale: compravendite, successioni, contenziosi,contratti, eccetera. Anche per queste attività è importante che l’enteindividui un proprio professionista (avvocato, notaio, commerciali-sta) per interfacciarsi correttamente con la sezione legale».È intervenuto, quindi, don Francesco Micunco: «La sezione BeniCulturali, ha affermato, è a servizio della tutela e valorizzazione deibeni artistici custoditi nelle nostre parrocchie, che sempre piùhanno bisogno di competenze e figure professionali per una cor-retta tutela. Di qui l’indicazione di contattare l’ufficio ogni voltache sia necessario programmare un intervento di restauro. Il servi-zio alla valorizzazione si è concretizzato in passato con l’inventariodelle opere d’arte mobili; a partire da quest’anno si arricchirà con ilcensimento degli edifici di culto, che ha anche l’obiettivo di rende-re disponibile tutta la documentazione necessaria a qualsiasi inter-vento di restauro».La mattinata si è conclusa con il pranzo, anch’esso momento fortedi fraternità ed amicizia.L’incontro della sera, sempre presieduto dall’Arcivescovo, ha vistola presenza dei direttori di alcuni Uffici di Curia: Catechistico,Laicato, Missionario, Caritas. Dopo una parola d’introduzione delvicario zonale, ogni comunità parrocchiale è stata invitata a riferirecirca la traccia pastorale “La sollecitudine del pastore e la docilitàdel gregge: le visite pastorali nella nostra Diocesi”, in particolaresulla prima tappa del cammino pastorale: “Risvegliare la memoria”,sia «per verificare, scrive l’Arcivescovo, il proprio cammino secon-do le indicazioni suggerite dal Vescovo, sia per farlo con uno sguar-

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VICARIATO GENERALE

do che, varcando i confini della parrocchia, sappia leggere la pro-pria storia nel contesto della vita pastorale dell’intera diocesi». Eciò, facendo un «esercizio di discernimento comunitario», con «ilmetodo delle tre perle» (la Legge, i Profeti e gli Scritti Sapienziali),usato da Gesù con i discepoli di Emmaus. Quali esperienze sono state attuate e quali problemi sono emersidalle varie comunicazioni delle comunità parrocchiali? Si va sem-pre più consolidando l’incontro unitario per lo più settimanale –catechesi liturgica o lectio divina – (per alcune comunità quindicina-le e per altre mensile); gli stessi partecipanti, in ascolto della Paroladi Dio, cercano aprire il loro sguardo ai vari segni presenti in comu-nità e nel territorio, favorendo così il legame tra liturgia e vita.Alcune comunità parrocchiali si sono scambiate le lettere pastora-li, altre si sono anche incontrate; i consigli pastorali vicariali hannopreso in esame le lettere al vicariato (facendo una lettura del terri-torio e della sua storia). Lentamente cresce la comunione sia pre-sbiterale che tra le comunità parrocchiali nello stesso vicariato.Eccetto qualche caso, si riconosce il ruolo del vicariato come pre-senza della Chiesa in un determinato territorio della diocesi e, cometale, si avverte la necessità di esprimere una voce univoca in rispo-sta alle varie esigenze territoriali. In ogni caso, il vicariato restacome centro propulsore di iniziative soprattutto di formazione (percatechisti, giovani, socio-politica…).Tanti sono i problemi emersi che chiedono attenzione e rispostepastorali: dalla condizione giovanile alla realtà familiare, dall’inte-grazione degli extracomunitari alle povertà vecchie e nuove, dallamobilità sociale al senso di appartenenza alla comunità. Si riscon-tra un po’ dovunque l’assenza dei giovani nei consigli di partecipa-zione e la loro fatica a partecipare agli incontri unitari. Il cambia-mento continuo dei parroci (specie religiosi) crea discontinuità nelcammino pastorale della comunità. Alcuni vicariati avvertono fra-gilità di rapporti tra le comunità parrocchiali, dovuta alla nonomogeneità del territorio; in altri, c’è un allentamento di relazionicon le istituzioni cittadine a seguito della nascita dei nuovi munici-pi. Attualissimo, il problema della fragilità della famiglia (il quarto

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vicariato ne ha fatto oggetto specifico di riflessione, partendo dallastatistica ISTAT sulla famiglia).L’Arcivescovo, concludendo, oltre a ringraziare per gli interventi, hainvitato innanzitutto a partire «dal dono che il Signore ci concedecon la sua Parola, i suoi sacramenti, il suo Amore». Ogni vicariato,ha detto, ha una sua propria identità; ha ribadito ancora una voltala necessità dell’incontro unitario settimanale per contrastare iltarlo della frammentazione; ha insistito sul senso comunionale nelvicariato e di apertura alla diocesi, contro ogni autoreferenzialità;ha invitato a fare molta attenzione al sensus fidei del popolo di Dio(trattasi di qualcosa di cui sempre stupirsi!). In particolar modo,l’Arcivescovo si è soffermato con fermezza, chiedendo la presenzadell’Azione Cattolica in ogni parrocchia, perché «voluta dai vescovied è l’unica associazione che abbia un respiro di Chiesa locale»;infine, ha anticipato che il prossimo anno pastorale sarà dedicatoalla famiglia, in considerazione anche del documento postsinodaledel Papa, atteso in aprile.

Il Vicario generalemons. Domenico Ciavarella

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In piena celebrazione dell’Anno santo 2016, Giubileo della Miseri-cordia, si è svolta dal 18 al 25 gennaio 2016 la Settimana di pre-ghiera per l’unità dei cristiani.Abbiamo vissuto l’ansia ecumenica nell’attesa della piena comu-nione visibile tra i cristiani presenti nel territorio barese, pellegri-nando per otto giorni di chiesa in chiesa nella contemplazione delsacro mistero dell’unità della Chiesa: «Che stupendo mistero! Vi èun solo Padre dell’universo, un solo Logos dell’universo e anche unsolo Spirito Santo, ovunque identico; vi è anche una sola vergineche diventa madre, ed io amo chiamarla Chiesa» (Clemente Ales-sandrino, Paedagogus 1,6). Il Concilio Vaticano II nel Decreto perl’Ecumenismo Unitatis redintegratio (UR) dichiara: «Il supremomodello e principio di questo Mistero è l’unità nella Trinità dellePersone di un solo Dio Padre e Figlio nello Spirito Santo» (n. 2).Durante l’ottavario dell’unità la Chiesa di Bari-Bitonto, presiedutadall’Arcivescovo S.Ecc. Mons. Francesco Cacucci, si è riunita, presbi-teri e laici, nella Basilica ‘ecumenica’ di S. Nicola in Bari il 24 gennaio,alle ore 18, alla presenza del Padre Priore della Basilica p. CiroCapotosto, O.P. e dei frati predicatori. Erano anche presenti i presbi-teri delle Chiese Ortodosse Greca, Rumena, Etiopica, Georgiana eRussa, rispettivamente: padre Arsenios, padre Mihai, padre Tefera,padre Moses e padre Andrej, i fratelli della Chiesa Cristiana

Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso

La preghiera e la conversione del cuorenel movimento ecumenico

Riflessioni sulla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

VICARIATO GENERALE

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Avventista del 7° Giorno, la presidente della Federazione delle Chieseevangeliche di Bari, prof.ssa Santa Abiusi, ed infine il fratelloSamuele Russo della Società Missionaria Evangelica Italiana di Bari.L’incontro ecumenico in S. Nicola era il settimo, dopo quelli del:– 18 gennaio presso la Chiesa Evangelica Valdese in corso VittorioEmanuele n. 138 in Bari, guidato dal pastore Francesco Carri con lapredicazione del parroco della parrocchia del Preziosissimo Sanguein S. Rocco, don Domenico Parlavecchia, C.PP.S.;– 19 gennaio presso la Chiesa Evangelica Battista in corso Sonnino n.23 in Bari, guidato dal pastore Ruggero Lattanzio con la predicazionedel padre Ciro Capotosto, O.P. e dello stesso pastore Lattanzio;– 20 gennaio con la celebrazione dei vespri in rito greco-bizantinonella cripta della Basilica di S. Nicola, presieduta da padre Serafim,sacerdote ortodosso greco, e con la partecipazione del pastore dellaChiesa Evangelica Luterana di Bari, Wilhelm Grillenberger;– 21 gennaio presso la parrocchia del Preziosissimo Sangue in S.Rocco in via Sagarriga Visconti n. 57 in Bari con la presidenza delparroco don Domenico Parlavecchia, C.PP.S. e con la predicazionedel pastore della Chiesa di Cristo prof. Valerio Bernardi;– 22 gennaio presso la parrocchia di S. Marco in via Caldarola n. 50in Bari con la presidenza del parroco don Biagio Lavarra e la predi-cazione di padre Emanuel Albano, O.P. e del pastore avventistaDaniele Pispisa;– 23 gennaio presso la Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno invia Quasimodo n. 68 in Bari, presieduto dal pastore Daniele Pispisae con la predicazione di don Biagio Lavarra.Il 25 gennaio la Settimana di preghiera per l’unità si è conclusapresso il Centro Pastorale Ortodosso in piazza Garibaldi in Baricon la celebrazione dei vespri in rito bizantino-rumeno presiedutadal sacerdote padre Mihai Driga.

Per la Chiesa di Bari-Bitonto, la preghiera ecumenica, praticata nonsolo durante la Settimana per l’unità, ma anche durante tutto l’an-no con incontri mensili, è la fonte e l’espressione della vocazioneecumenica diocesana. Infatti la preghiera, che continua nel tempo enello spazio, la preghiera stessa di Gesù al Padre: «Fa’ che sianotutti una cosa sola come Tu, Padre, sei in me ed io sono in Te,anch’essi siano in noi» (Gv 17, 21), è in realtà segno della comunio-ne trinitaria di cui la Chiesa è icona vivente.

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La preghiera di Gesù fu alla base dell’intuizione e dell’esperienza diPaul Couturier, il quale volle spostare l’asse della preghiera ecume-nica di un intero quadrante: dalla prospettiva ‘ecclesiocentrica’ chemirava alla conversione-ritorno di tutti i cristiani alla propriaChiesa, a quella ‘cristocentrica’ della conversione-convergenza ditutti i cristiani a Cristo. Questa l’invocazione del Couturier: «Tuttidomanderanno ad una sola voce il dono supremo dell’unità.Signore, abbi misericordia della tua Chiesa. Donale l’unità quale Tula vuoi, al modo che Tu vorrai». Paul Wattson, invece, fondatoredella Settimana di preghiera e della Congregazione dell’ Atonement,pensava che la conversione a Cristo si desse solo nella ChiesaCattolica romana.Paul Couturier era certo che lì dove una comunità di cristiani siimpegnava nella fedeltà a Cristo era presente la Chiesa Una. L’unitàcristocentrica, il Gruppo ecumenico di Bari (GEB), formatosi neglianni ’70 del secolo scorso e costituito da cristiani appartenenti avarie chiese, l’ha sempre coltivata e ancora coltiva negli incontri dipreghiera presso le parrocchie della diocesi.Nella preghiera in Cristo e con Cristo, nessuna Chiesa si autoaffer-ma, ma sempre si mantiene sotto il giudizio di Dio che la chiamaalla salvezza, donandole misericordia e perdono.Ritrovandosi con i fratelli separati per la preghiera vissuta nellaprospettiva della ‘conversione’ di tutti a Cristo, noi cattolici abbia-mo meglio compreso l’insegnamento del Decreto per l’ecumeni-smo circa la “sussistenza” dell’unità dell’unica Chiesa nella ChiesaCattolica: «tutti i cristiani si troveranno riuniti in quella unità del-l’unica Chiesa che Cristo fin dall’inizio donò alla sua Chiesa, e checrediamo sussistere, senza possibilità di essere perduta, nella Chiesacattolica» (UR 4).Pregare per il ritorno dei non cattolici alla Chiesa Romana e prega-re per l’incontro di tutti in Cristo non indicano tanto due tradizio-ni teologiche diverse ma tra loro compatibili, quanto invece un’al-ternativa, perché radicano la comunione ecclesiale sulla volontà diCristo nei confronti della Chiesa o sulla volontà autoritativa legit-timante della Chiesa stessa.

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La scelta del Concilio Vaticano II è chiaramente sulla volontà diCristo nei confronti della Chiesa, quando si afferma: “misterocomunionale” che fa della Chiesa una creatura dello Spirito Santo,che la raduna «nell’unità del Padre e del Figlio e dello SpiritoSanto» (LG 4). Unità tale, perciò, da essere unità “peregrinante”,cioè in permanente tensione escatologica, mai a termine del per-corso che la chiama alla pienezza di Cristo, che viene dal futuro delsuo giudizio; unità che «speriamo crescerà ogni giorno di più finoalla fine dei secoli» (UR 4).Il frutto della preghiera cristocentrica è la conversione del cuore,che rappresenta con la preghiera stessa l’anima di tutto il movi-mento ecumenico. «Questa conversione del cuore e questa santitàdi vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l’unità deicristiani, devono essere considerate come l’anima di tutto il movi-mento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismospirituale» (UR 8).Il tema della conversione è per il Concilio certo e autorevolmentevincolante, non tanto e solo come priorità interiore rispetto all’agi-re teologico e pastorale (agere sequitur esse), ma anche e soprattuttocome esigenza profonda e radicale, come ragione stessa del movi-mento ecumenico. La conversione del cuore sta all’interno dellapriorità della fede cristiana e quindi, dell’ecumenismo. È una priori-tà che giustifica il significato dell’ecumenismo. Ciò perché le divi-sioni tra i cristiani non sono riconducibili al contenzioso teologicoe dottrinale, che possiamo chiamare “causa materiale” dell’emergen-za storico-fenomenologica. La conversione invece è la “causa forma-le” e quindi l’oggetto proprio dell’ecumenismo che si muove ad unaltro livello: quello appunto della conversione-fedeltà, in quanto ilpeccato della Chiesa e dei cristiani compromette la realtà stessa dellacomunione. «Siccome ogni rinnovamento della Chiesa consisteessenzialmente in una fedeltà più grande alla sua vocazione, esso èsenza dubbio la ragione del movimento verso l’unità» (UR 6).Per dire, riprendendo i molti incisi fin qui rivolti all’ecumenismonella nostra Chiesa di Bari-Bitonto, la vocazione ecumenica di unaChiesa si spiega come attenzione “formale” e “finale” sul misterodella comunione, che verrebbe compromessa con il peccato dellaChiesa diocesana e dei cristiani. Il che significa che l’ecumenismo indiocesi sta o cade entro la dimensione del “mistero di comunione”:

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«questo è il sacro mistero dell’unità della Chiesa, in Cristo e permezzo di Cristo, mentre lo Spirito Santo opera la varietà dei doni. Ilsupremo modello e principio di questo mistero è l’unità nella Trinitàdelle Persone di un solo Dio Padre e Figlio e Spirito Santo» (UR 2).

Il mistero del Dio Uno e Trino si pone al di là della riflessione teo-logica. Il che non significa che la teologia non debba occuparsi dellaesposizione dottrinale della verità trinitaria. Significa però che essasarà sempre inadeguata rispetto alla rivelazione della sua divinità.Così come la ricerca dell’unità visibile non può sottrarsi a questaeconomia che viene dall’alto come dono di Dio.Se l’unità visibile è il segno sacramentale della comunione dellaGrazia Divina, essa sarà sempre appunto un dono e, quindi, unasorpresa di Dio. Il dono della comunione divina è sempre intera-mente nelle mani di Dio e non è deducibile del tutto dall’azione odalla riflessione teologica. Essa è donata quando, come e dove Diovorrà, secondo la finezza teologale dell’abbé Couturier: «Siamodivisi gli uni dagli altri non solo in maniera di fede, di ordine eccle-siastico e di tradizione, ma anche dal nostro orgoglio nazionale, diclasse o di razza. Ma Cristo ci ha fatti suoi e Lui non è diviso. È cer-candolo che noi ci troviamo» (dal Messaggio finale della primaConferenza del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Amsterdam,1948). Certi che la divisione è causata dall’uomo e dalla sua infe-deltà a Dio, i cristiani, pregando e implorando pietà per le loro divi-sioni, professano la fede nell’unità, cercata e implorata, restandonell’attesa penitente (conversione) che dispone all’accoglienza deldono. Con lo studio e con l’azione pastorale i fedeli in Cristo, ben-ché divisi ecclesiasticamente, saranno pronti e puntuali al donodella misericordia divina che sana le ferite.Nella implorazione orante a Dio misericordioso l’accento ecumeni-co si sposta dal fare all’essere. Tuttavia un essere che non esoneradal fare, ma che non vuole sottrarre in alcun modo il fare dal suocentro di grazia. Quel centro di amore di Dio che molti nell’ecume-nismo hanno chiamato “rivoluzione copernicana”. È in gioco nonla signoria della Chiesa, ma la Signoria di Cristo sulla Chiesa, per-

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ché ovunque e sempre si compia in ogni comunità cristiana lavolontà di Dio, il luogo “teologico” dove il movimento ecumenicointende portare tutti i cristiani.Un luogo circoscritto dall’adorazione, dall’implorazione e dalpentimento.

La preghiera, infatti, non è uno dei modi in cui si manifesta la con-versione della Chiesa e dei singoli cristiani, ma il modo unico senzail quale ogni iniziativa ecumenica cadrebbe nella nullità. Così inse-gna il Signore ai cristiani ancora separati e impegnati nell’operaecumenica: «Io sono la vite, voi siete i tralci. Se uno rimane unito ame ed io unito a lui, egli produce molto frutto; senza di me nonpotete fare niente» (Gv 15, 5).La preghiera adorante e implorante è l’atto con cui si confessa chesolo il Signore Gesù ci conduce al Padre nel suo Spirito. È atto dellaChiesa che si svolge nell’amore a Cristo, che rivela il cuore stessodella Chiesa, Corpo di Cristo, e che riflette nel modo più alto la suadottrina e il suo agire. Diremmo che la preghiera è l’atto di identi-tà della Chiesa che cerca l’unità dei suoi figli, perché lascia alloSpirito di Dio, e non al proprio spirito, di gemere “Abbà, Padre!”(cfr Gal 4, 6).I cristiani delle diverse Chiese infatti non possiedono il tempo, nep-pure il “tempo dell’unità”. Essi ricevono il tempo da Dio per viver-lo nel futuro di Dio che viene sempre dal domani delle sue promes-se, che ci chiamano sempre in avanti.L’unità è quindi l’“ora di Dio” che, scandita attentamente dai cri-stiani, diventa l’“ora delle Chiese”, e questa va ora attesa con la«lampada accesa» (cfr Mt 25, 1-13).La preghiera, perciò, è il luogo della consapevolezza ecumenica,riconoscendo che anche le divisioni di cui la Chiesa soffre appar-tengono esse pure all’area del Mistero, nel senso che essa constataallo stesso tempo di non saper dove guardare e che cosa decidereper esserne guarita. La divisione, almeno intenzionalmente, si èoperata forse per “amore di Dio”, il quale può talvolta chiedere chesi rompa l’unione anche con «il padre e la madre» (cfr Mt 19, 29),per rimanere nella fedeltà a Cristo. Ma la fedeltà a Cristo diventa laragione più alta per ritrovare l’unità perduta o compromessa: essainfatti genera unità e non separazione, perché porta dove sta Cristo

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che è morto e risorto per amare e unire gli uomini nel suo amore.Si può dire che la preghiera per l’unità ha il suo fondamento nellaPasqua di nostro Signore Gesù Cristo, come afferma il decreto perl’Ecumenismo al n. 8: «È infatti consuetudine per i cattolici di reci-tare insieme la preghiera per l’unità della Chiesa, con la qualeardentemente alla vigilia della sua morte lo stesso Salvatore pregòil Padre: “ che tutti siano una cosa sola”! (Gv 17,21)».

Il Concilio Vaticano II ci fa intendere che la preghiera per l’unitànon fu ‘uno’ dei momenti del pregare di Gesù. Il pregare di Gesù,che ha nell’ultima cena il momento culminante, è la manifestazio-ne del suo “essere” davanti al Padre, è la dichiarazione di massimaidentità tra il suo cuore e il cuore del Padre.È l’atto di amore con cui il Figlio si abbandona nell’obbedienzacompleta al Padre con assoluta libertà; atto di obbedienza che ilPadre nell’amore accoglie e trasforma in amore salvifico per l’uomoa cui il Padre lo invia: «Era ormai vicina la festa ebraica dellaPasqua. Gesù sapeva che per lui era venuto il momento di lasciarequesto mondo e tornare al Padre. Egli aveva sempre amato i suoidiscepoli che erano nel mondo e li amò sino alla fine» (Gv 13, 1).L’amore al Padre e all’uomo lascia entrare Gesù nella preghiera del-l’ultima cena con tutto se stesso, divenendo in essa il soggetto e ilcontenuto della sua preghiera.Rivolgendosi al Padre, Cristo manifesta la comunione trinitaria eda, con e per essa manifesta questa “comunione”: «Io ho dato a essila stessa gloria che tu avevi dato a me, perché anch’essi siano unacosa sola come noi: io unito a loro e tu unito a me. Cosi potrannoessere perfetti nell’unità e il mondo potrà capire che tu mi hai man-dato, e che li hai amati come hai amato me» (Gv 17, 22-23).Preghiera che raccoglie la vita di Gesù al massimo della concentra-zione: tutto ciò che Gesù è stato e vuole essere diventa preghiera-parola, contemplante e amante.Preghiera ben definita che diviene testamento ed eredità per i disce-poli. Ciò spiega perché il luogo privilegiato per accogliere il testa-mento e l’eredità di Gesù è la preghiera, nella quale i cristiani espri-

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mono il loro “sì” della vocazione all’unità e che diventa per loro impe-rativo di grazia e di fedeltà. Nella preghiera di Gesù i cristiani diconoa Dio chi è Dio, adorano e vivono nell’intimità donata e ricevuta.Con Dio e in Dio confessano di non appartenersi più e di esseredonati gli uni agli altri in maniera vincolante. La preghiera per l’u-nità diviene, allora, il movimento del cuore dei cristiani nel dupliceaspetto: sistole e diastole. Nel momento “sistolico” i cristiani sonouno con il Padre e il Figlio nello Spirito Santo e nel momento “dia-stolico” sono uno tra di loro con amore sincero e fraterno.

don Angelo Romitadirettore dell’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo

e il Dialogo interreligioso

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1. Sacre ordinazioni, ammissioni, ministeri istituiti

– La sera del 3 gennaio 2016, nella Basilica Cattedrale di Bari, S.E.mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, durante unaconcelebrazione eucaristica da lui presieduta, ha ordinato diaconi,in vista del presbiterato, i seminaristi Marco Carozza, AntonioStizzi, Nicola Gioacchino Tatulli e Giuseppe Tunzi, incardinandolinel clero dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto;– la sera del 12 marzo 2016, nella Basilica Cattedrale di Bari, S.E.mons. Ottavio Vitale, R.C.J., vescovo di Lezhë (Albania), duranteuna concelebrazione eucaristica da lui presieduta, con le legittimedimissorie del Superiore Provinciale e la licenza dell’Arcivescovo diBari-Bitonto, ha ordinato presbitero il diacono Savino AngeloM.Vulso, B.;– la sera del 22 marzo, martedì santo, nella cappella maggiore delSeminario arcivescovile di Bari, S.E. mons. Francesco Cacucci, arci-vescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucaristicada lui presieduta, ha ammesso tra i candidati al diaconato e al pre-sbiterato dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto i seminaristi GiuseppeCapozzi, Tommaso Genchi e Nicolino Antonio Sicolo.

Cancelleria

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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2. Decreti arcivescovili

S.E. l’Arcivescovo, con decreto del– 2 marzo 2016 (Prot. n. 07/16/D.A.G.), ha costituito il Tribunaleper la causa rogatoriale di beatificazione del Servo di Dio card.Anastasio Alberto Ballestrero, O.C.D., nominando il sac. UbaldoAruanno giudice delegato del Vescovo, il sac. Vittorio Borracci pro-motore di giustizia, il prof. Francesco Mastrandrea notaio attuario.

3. Nomine e decreti singolari

A) S.E. l’Arcivescovo ha nominato, in data:– 10 marzo 2016 (Prot. n. 08/16/D.A.S.-N.), il diacono permanenteLuigi Inversi, confermandolo per altri cinque anni, collaboratoredella Cancelleria arcivescovile della Curia diocesana di Bari-Bitontoe notaio di Curia;– 12 marzo 2016 (Prot. n. 09/16/D.A.S.-N.), la dott.ssa Rosa Pintopresidente del Consiglio dell’Ente Sociale Assistenziale Sanitario edirettore del Consultorio Familiare Diocesano, per cinque anni.

B) S.E. l’Arcivescovo, in data– 22 febbraio 2016 (Prot. n. 05/16/D.A.S.), ha incardinato nel clerodell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto don Massimo Ghionzoli, escardi-nato a norma del diritto dall’Istituto religioso Apostoli di GesùCrocifisso.

C) S.E. l’Arcivescovo, in data– 2 marzo 2016 (Prot. n. 06/16/L.A.), ha concesso licenza a S.E.mons. Luigi Renna, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, per il con-ferimento, nella cappella maggiore del Pontificio Seminario Regio-nale di Molfetta, del ministero istituito del lettorato al seminaristaFabio Carmosino.

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Conoscere la ricchezza della nostra Chiesa italiana è sempre fontedi nuove idee e sostegno al cammino pastorale della nostra comu-nità diocesana. Con queste intenzioni un gruppo di circa 40 pretiha vissuto nei giorni dal 28 marzo al 1° aprile l’esperienza annualedi formazione del clero insieme al nostro vescovo.La scelta quest’anno è caduta su Venezia, città con la quale Baricondivide la vocazione marinara e soprattutto l’apertura verso l’o-riente. Il filo rosso che ha attraversato la nostra esperienza è statoquello del rapporto tra la fede e l’arte, che a Venezia è vissuto comecentrale nell’impostazione di una larga fetta della pastorale.Dall’incontro con il Patriarca S.E. Francesco Moraglia, che ci haaccompagnati nella prima giornata di visite, con don GianmatteoCaputo, delegato patriarcale per i Beni culturali, e con gli altri con-fratelli presbiteri, con i quali abbiamo condiviso un pomeriggio didialogo, è emersa una realtà a due facce: da un lato una diocesi di300.000 abitanti, dei quali meno di 50.000 vivono nella città lagu-nare; dall’altro un flusso quotidiano di 100.000 pendolari e annua-le di 27 milioni di turisti. Al di là delle problematiche del quotidia-no, che presentano perlopiù problemi condivisi, è proprio questoaspetto caratteristico della città d’arte che ha costituito il cuore delnostro percorso. Anche la Puglia, infatti, sia pure in misura decisa-mente minore, è chiamata sempre più a confrontarsi con questo

Settore Presbiteri

Le salde “fondamenta” della fede.Formazione del clero a Venezia

(28 marzo-1 aprile 2016)

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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fronte di evangelizzazione possibile, discreto eppure estremamenteeloquente, che affonda le sue radici in un passato lontano ma affa-scinante.Le visite agli storici monumenti di Torcello, Burano, Murano eVenezia sono state allora occasione per confrontarsi con i fonda-menti della fede: se mi è consentito il gioco di parole, dato che inlaguna le fondamenta sono le palafitte su cui si costruisce.Venezia nasce come una città in cui fede e vita quotidiana sono for-temente intrecciate, ed il forte legame con Costantinopoli ha avutoin questo un ruolo determinante: infatti la città marittima ha benpresto fatto suo il ruolo di difesa della cristianità e la vicinanza traautorità civili e religiose che hanno caratterizzato l’impero Romanod’Oriente fino alla sua caduta. Venezia si propone come nuovaBisanzio, ed esprime anche nell’arte tale aspirazione: non sono sola-mente i marmi e le tante opere provenienti dall’oriente, di cui labasilica di san Marco è una sorta di museo, a parlare questa lingua,ma anche i mosaici, di stile orientale, ma realizzati da maestranzelocali. Ed è forse proprio nella lettura di quei mosaici che la Chiesasorella di Venezia ci ha fornito un esempio altissimo delle grandiprospettive pastorali che si sono aperte.Una diocesi che sceglie di dedicare parte delle sue risorse alla forma-zione di volontari che siano in grado di illustrare le opere d’arte e imonumenti della laguna non solo in quanto tali, ma come docu-menti di una fede vissuta, solide fondamenta sulle quali il popoloveneziano si è appoggiato per secoli, è una Chiesa in missione sul suostesso terreno, aperta a chi non è esplicitamente interessato al mes-saggio di fede, ma lo accoglie di buon grado perché fonte della bellez-za che gli sta davanti. Questa prospettiva ci ha accompagnati dall’iso-la di Torcello, sede della prima comunità lagunare e della Chiesa nataattorno al martyrion di Santa Fosca, fino alla Scuola Grande di SanRocco, dove l’arte di Tintoretto traduce in immagini la carità espres-sa in opere dalla Confraternita di San Rocco, per concludere con l’i-sola di San Francesco del Deserto, luogo in cui la bellezza di un’ar-chitettura sobria si sposa con quella naturale della laguna per conti-nuare a raccontare il passaggio di san Francesco in questi luoghi.Spesso è controversa la questione se le nostre chiese possano omeno correre il rischio di diventare dei musei: la risposta dei nostrifratelli dell’alto Adriatico è l’arte che parla della fede. Non si è scel-

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to di piegare le opere a degli itinerari di catechesi, ma di lasciare chesia l’intenzione di chi ha realizzato questi monumenti a guidarci inuna catechesi scritta su muri e tele da centinaia di anni, eppureancora attuale.È una provocazione anche per noi, come ha sottolineato più di unavolta il nostro arcivescovo: assumere nuova consapevolezza dellericchezze che il nostro passato, remoto e recente, ci ha consegnato,per saperne fare dono a quanti ci incontrano: penso alle tante occa-sioni che ci stanno impegnando come diocesi, dai flussi turisticialla rinascita di percorsi di pellegrinaggio che seguono la direttricedella Francigena verso sud. Si tratta di opportunità che oggi loSpirito ci invita a cogliere, per rinsaldare la nostra fede e per annun-ciarla con la semplicità di chi è consapevole del proprio patrimonioa quanti, credenti e non, si trovano a contemplare la bellezza chequella fede è stata in grado di generare.

don Francesco Micunco

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Mercoledì 27 gennaio, presso l’aula sinodale “Mons. MarianoMagrassi” in Bari, si è tenuto l’incontro di formazione dei catechi-sti sul tema La misericordia: una forma, uno stile, una sfida; ha relazio-nato fratel Michael Davide Semeraro, monaco benedettino che vivenella Comunità “La visitation” a Rhêmes-Notre-Dame (Aosta).Hanno partecipato circa 300 catechisti.Fratel Michael Davide ha precisato all’inizio il motivo principaleper cui Papa Francesco ha voluto e indetto il Giubileo dellaMisericordia con l’inizio dell’8 dicembre 2015, come afferma nellaBolla di indizione Misericordiae vultus al n. 4:

«Ho scelto la data dell’8 dicembre perché è carica di signi-ficato per la storia recente della Chiesa. Aprirò infatti laPorta Santa nel cinquantesimo anniversario della conclu-sione del Concilio Ecumenico Vaticano II. La Chiesa senteil bisogno di mantenere vivo quell’evento. Per lei iniziavaun nuovo percorso della sua storia. I Padri radunati nelConcilio avevano percepito forte, come un vero soffiodello Spirito, l’esigenza di parlare di Dio agli uomini delloro tempo in un modo più comprensibile. Abbattute lemuraglie che per troppo tempo avevano rinchiuso laChiesa in una cittadella privilegiata, era giunto il tempo di

Settore Evangelizzazione. Ufficio Catechistico

Incontro di formazione dei catechisti(Bari, 27 gennaio 2016)

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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annunciare il Vangelo in modo nuovo. Una nuova tappadell’evangelizzazione di sempre. Un nuovo impegno pertutti i cristiani per testimoniare con più entusiasmo e con-vinzione la loro fede. La Chiesa sentiva la responsabilità diessere nel mondo il segno vivo dell’amore del Padre».

Significative sono le parole di Giovanni XXIII all’inizio del Concilioe di Paolo VI alla conclusione dello stesso per evidenziare l’atteg-giamento di misericordia che la Chiesa deve avere verso l’umanità everso il mondo nella sua missione evangelizzatrice.Tornano alla mente le parole cariche di significato che san GiovanniXXIII pronunciò all’apertura del Concilio per indicare il sentiero daseguire: «Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina dellamisericordia invece di imbracciare le armi del rigore […] La ChiesaCattolica, mentre con questo Concilio Ecumenico innalza la fiacco-la della verità cattolica, vuole mostrarsi madre amorevolissima ditutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà verso ifigli da lei separati».Sullo stesso orizzonte, si poneva anche il beato Paolo VI, che siesprimeva così a conclusione del Concilio: «Vogliamo piuttostonotare come la religione del nostro Concilio sia stata principalmen-te la carità […] L’antica storia del Samaritano è stata il paradigmadella spiritualità del Concilio […] Una corrente di affetto e di ammi-razione si è riversata dal Concilio sul mondo umano moderno.Riprovati gli errori, sì; perché ciò esige la carità, non meno che laverità; ma per le persone solo richiamo, rispetto ed amore. Invece dideprimenti diagnosi, incoraggianti rimedi; invece di funesti presagi,messaggi di fiducia sono partiti dal Concilio verso il mondo con-temporaneo: i suoi valori sono stati non solo rispettati, ma onorati,i suoi sforzi sostenuti, le sue aspirazioni purificate e benedette […]Un’altra cosa dovremo rilevare: tutta questa ricchezza dottrinale èrivolta in un’unica direzione: servire l’uomo. L’uomo, diciamo, inogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità».La misericordia dunque diventa per la Chiesa e per ogni cristianouna forma per annunciare il Vangelo oggi in modo comprensibile equindi portare e testimoniare l’amore del Padre in Cristo che è ilvolto della sua misericordia.Perché la misericordia non sia un sentimento occasionale ed emo-

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tivo, deve diventare anche stile di vita; volgere lo sguardo a Dio,Padre misericordioso, e ai fratelli bisognosi di misericordia, signifi-ca puntare l’attenzione sul contenuto essenziale del Vangelo: Gesù,la Misericordia fatta carne, che rende visibile ai nostri occhi il gran-de mistero dell’Amore trinitario di Dio. Celebrare un Giubileo dellaMisericordia equivale a mettere di nuovo al centro della nostra vitapersonale e delle nostre comunità lo specifico della fede cristiana,cioè Gesù Cristo, il Dio misericordioso. La misericordia e il perdo-no non devono rimanere belle parole, ma realizzarsi nella vita quo-tidiana. Amare e perdonare sono il segno concreto e visibile che lafede ha trasformato i nostri cuori e ci consente di esprimere in noila vita stessa di Dio. Amare e perdonare come Dio ama e perdona.Questo è un programma e stile di vita che ci spinge ad andare sem-pre oltre senza mai stancarci, con la certezza di essere sostenutidalla presenza paterna di Dio.Nell’ultima parte della sua relazione e riflessione fratel MichaelDavide ha parlato della misericordia come sfida che interpella laChiesa, ogni comunità cristiana e ogni cristiano discepolo delSignore; ha indicato le porte che bisogna aprire e le porte che biso-gna chiudere.Le porte che bisogna aprire: rispetto di ogni vissuto e di ogni soffe-renza, fiducia nella libertà anche di coscienza di ogni persona, acco-glienza e integrazione di ogni persona e cultura, comprensione evalorizzazione di nuovi linguaggi e mutismi soprattutto dei giova-ni, umiltà e disponibilità al servizio della carità.Le porte che bisogna chiudere: privilegi e trionfalismi pastorali,superiorità ecclesiastica e clericalismo anche di alcuni laici, nostal-gia di noi stessi e del passato, vittimismo e apologismo, legalismo eburocratizzazione.La conclusione della relazione riprende la conclusione della Bolla diindizione di Papa Francesco al n. 25:

«Un Anno Santo straordinario, dunque, per vivere nellavita di ogni giorno la misericordia che da sempre il Padreestende verso di noi. In questo Giubileo lasciamoci sor-

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prendere da Dio. Lui non si stanca mai di spalancare laporta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condi-videre con noi la sua vita. La Chiesa sente in maniera fortel’urgenza di annunciare la misericordia di Dio. La sua vitaè autentica e credibile quando fa della misericordia il suoannuncio convinto. Essa sa che il suo primo compito,soprattutto in un momento come il nostro colmo di gran-di speranze e forti contraddizioni, è quello di introdurretutti nel grande mistero della misericordia di Dio, con-templando il volto di Cristo. La Chiesa è chiamata perprima ad essere testimone veritiera della misericordia pro-fessandola e vivendola come il centro della Rivelazione diGesù Cristo. […] In questo Anno Giubilare la Chiesa si fac-cia eco della Parola di Dio che risuona forte e convincentecome una parola e un gesto di perdono, di sostegno, diaiuto, di amore. Non si stanchi mai di offrire misericordiae sia sempre paziente nel confortare e perdonare. LaChiesa si faccia voce di ogni uomo e ogni donna e ripetacon fiducia e senza sosta: “Ricordati, Signore, della tuamisericordia e del tuo amore, che è da sempre” (Sal 25,6)».

La riflessione del relatore è stata ben accolta dai partecipanti ed èstata un aiuto nel comprendere meglio il dono e la responsabilitàpersonale ed ecclesiale di questo Anno santo della Misericordia equindi del rinnovamento pastorale che la Chiesa deve continuarenell’essere segno e sacramento di salvezza al servizio del Regno.

don Antonio Seriovice direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano

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Settore Carità. Caritas diocesana

Il Centro di ascolto “San Giuseppe Moscati” della parrocchia Sacro Cuore di Bari

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Sabato 6 febbraio 2016, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Bari,è stato inaugurato il Centro di ascolto e consulenza sanitaria “SanGiuseppe Moscati”, un’iniziativa nata all’interno del GruppoCaritas parrocchiale e fortemente voluta dai volontari che vi opera-no, ma resa possibile grazie al contributo e apporto di quanti,anche estranei alla comunità parrocchiale, hanno saputo e volutoaccogliere l’invito a mettere a disposizione non risorse economiche,ma il proprio tempo e (soprattutto) le proprie competenze e pro-fessionalità, per un servizio di solidarietà, carità e giustizia sociale.Il Centro, operativo dal 27 febbraio scorso, aperto ogni mercoledì(h 18.00 – 20.00) e sabato (h 10.00–12.00), si rivolge a quanti, acausa della loro condizione di stranieri, sperimentano molteplicidifficoltà di accesso all’assistenza sanitaria attraverso i canali ‘ordi-nari’ (Asl-ambulatori, ospedali pubblici e privati) e, in molti casi,rinunciano a curarsi, con conseguente peggioramento della qualitàdi vita, ma anche aumento dei rischi per la propria famiglia e perl’intera comunità in cui gli stessi vivono ed operano, e in genere perla salute pubblica.Le cause di queste difficoltà sono di varia natura: economico-socia-le, linguistica (la scarsa padronanza della lingua rappresenta sen-z’altro un ostacolo importante), ma non vanno trascurati gli aspet-ti psicologici, ad es. i timori e le paure connaturati alla condizione

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di straniero irregolare: basti pensare, infatti, che in Italia (non perragioni solidaristiche, ma per il principio per cui la ‘clandestinitàsanitaria’ non conviene alla salute pubblica) anche lo straniero irre-golare ha diritto di ricevere, con la garanzia assoluta dell’anonima-to, cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti ed essenziali, anchecontinuative, previo rilascio da parte dell’Asl, con diritto all’anoni-mato, di un codice-tessera cd. STP (straniero temporaneamentesoggiornante): eppure, di fronte ad un sistema normativo chegarantisce la salute dell’immigrato irregolare, vi è un’altra realtà,un’altra storia che racconta di persone che, pur nel bisogno di cureurgenti, tendono a nascondersi, a mentire e ad evitare qualsiasi‘contatto’ con le istituzioni. A quest’ultima realtà intende rispondere il Centro di ascolto “SanGiuseppe Moscati”, nel quale sono gratuitamente coinvolti edimpegnati medici di varie specializzazioni, infermieri, mediatoriculturali e volontari dell’accoglienza, che, unitamente alla costantepresenza di suor Patrizia De Cesare, e senza la pretesa di poter risol-vere tutti i problemi di chi si presenta al Centro, cercano innanzi-tutto di capire se vi siano bisogni e disagi inespressi (di caratteresociale, familiare e psicologico) spesso sottesi a problematiche appa-rentemente solo di carattere medico-sanitario, e di essere vicini achi, per la sua condizione di immigrato, avverte maggiormentequella familiare sensazione di sconforto e solitudine comune a chi,già gravato da problemi di salute, si imbatte nei costi e nei tempidella burocrazia sanitaria.La prospettiva ‘operativa’ del Centro e la speranza dei volontari chevi operano è quella di poter estendere il servizio, dopo un primoperiodo di ‘sperimentazione’ dei bisogni e dell’affluenza degli assi-stiti, in rapporto alla disponibilità e alle forze del personale volon-tario, anche a quei cittadini italiani che, versando in particolarisituazioni di disagio socio-economico, familiare e psicologico (sipensi alle varie situazioni di dipendenza, vecchie e nuove), riscon-trano difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria ‘ordinaria’ o, sem-plicemente, hanno ed esprimono il bisogno di essere ascoltati.

L’équipe del Centro “San Giuseppe Moscati”

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Settore Carità. Caritas diocesana

Progetto “Convivialità delle differenze”.Uno spazio familiare dove vivere la genitorialità

‘liberata’ dalle sbarre del carcere

Il 19 marzo a Loseto, frazione di Bari, nella parrocchia S. GiorgioMartire, l’Arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Francesco Cacucci, suun’intuizione della Caritas diocesana e del Servizio di Pastorale car-ceraria dei Frati Minori di Puglia e Molise ha inaugurato l’OperaSegno per il Giubileo della misericordia: “Casa Freedom” e ilCentro Sostegno alla Genitorialità “Don Tonino Bello”.La Casa è destinata all’accoglienza di detenuti in permesso premiocon i loro familiari e può ospitare un massimo di 8 persone. La fina-lità è il ricongiungimento familiare, cioè creare uno spazio neutrodove recuperare i rapporti genitoriali sfilacciati che la detenzioneha creato all’interno del nucleo familiare.Perché accogliere un carcerato? La comunità parrocchiale di Loseto,che già da tempo rifletteva e s’interrogava circa la possibilità di ren-dere una struttura attigua alla chiesa di S. Giorgio in Loseto unluogo di carità operosa, si è chiesta il senso di un progetto che lacoinvolgerà con i carcerati. In questo anno giubilare è sembrata unaprovvidenza, un’indicazione forte che il Signore mostrava, Lui cheha detto: «Ero carcerato e mi avete visitato». La comunità parroc-chiale, dopo attento discernimento, ha ritenuto che condividerequesto progetto avrebbe significato accogliere l’ultimo degli ultimi,cioè Gesù in carcere. L’incontro con fra Mimmo Scardigno, dellaPastorale carceraria dei Frati Minori di Puglia e Molise, ha consoli-dato questa intuizione di fede. Egli infatti ci ha raccontato:

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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«Perché visitare e accogliere un carcerato? È la domanda che mol-tissime volte mi sono posto sin dall’inizio del mio percorso di for-mazione nell’Ordine dei Frati Minori, da quando il mio forma-tore, sicuramente illuminato dallo Spirito Santo, mi incoraggia-va a visitare i luoghi delle lacrime: tra questi il carcere. Nicola, ungiovane ex-tossicodipendente, conosciuto nelle mie diverse espe-rienze di minorità in comunità terapeutiche, mi aiutò a rispon-dere. Mi disse: “Frate, solo se entri in prigione potrai comprende-re le mie lacrime e raccoglierle”. La folgorazione fu chiara!Signore, questo voglio, questo desidero ardentemente con tuttoil mio cuore! Un sogno che custodivo nel cuore da sempre, masolo la potenza dello Spirito Santo poteva farlo realizzare.Visitare e accogliere un carcerato, per me, significa andare nellasua prigione, ascoltare la sua storia, sentire il suo dolore per lapena e l’espressione del suo sentimento di colpa. Nel carcere latristezza e il dolore si respirano nell’aria. Entrare nel carcere esuperare le diverse barriere di controllo è sentire sulle spalle unadiffidenza, come una cappa pesante. Sento freddo, perché il miosentimento e la mia solidarietà naturale si collocano dalla partedelle vittime e non dei carnefici. Eppure questa diffidenza miaiuta a riflettere e lascio spazio a un desiderio intenso di arresta-re il giudizio per capire come l’umano si è messo in gioco, comeè accaduto che arrivasse a toccare i bassifondi della violenza senzala forza di fermarsi. Visitare e accogliere un carcerato non è ope-razione ingenua, perché non sono ingenue né lineari le domandeindotte dall’incontro con chi ha incentrato alcune sue scelte difondo proprio sulla violenza».

Visitare e accogliere il carcerato è non lasciare solo chi ha sbagliato,significa offrire un’opportunità di riscatto anche a noi stessi.Lo spirito di questa nuova opera segno, che arricchisce il territoriodella nostra diocesi, vuole essere quello suggerito dalla Scrittura (Eb13, 3): «Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni dicarcere». Se visitare in carcere un detenuto ci costringe alla separa-zione da lui fatta da muri e cancelli, quest’esperienza di prossimitàe vicinanza rende a noi volontari e operatori la possibilità di farciprossimi, di essere accanto da compagni, da fratelli, in nome diColui che è la buona Notizia, il Vangelo incarnato nella storia del-l’uomo, Colui che è la libertà dell’uomo che a Lui si rivolge.

L’équipe della Consulta “Convivialità delle differenze”

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MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

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Settore Carità. Ufficio Migrantes

Non è poi così difficile

Desidero qui raccontare brevemente della casa “Le Querce diMamre”, sita in via De Viti de Marco 20, nei pressi della parrocchiadi S. Marcello, nata a seguito dell’appello dello scorso settembre diPapa Francesco, che chiedeva in occasione del Giubileo della mise-ricordia un gesto concreto: «Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa,ogni monastero, ogni santuario d’Europa, ospiti una famiglia di profughi,cominciando dalla mia diocesi di Roma».Ho chiesto alla comunità cosa volesse fare di questo appello, sottoli-neando che il papa si rivolgeva non a ogni parroco, ma a ogni parrocchia,e che i locali della chiesa erano tutti, ringraziando Dio, molto fre-quentati e in parte occupati da una casa-famiglia, la “Casa di Betlem-me”, per minori in difficoltà. Una quarantina di famiglie si sono dettedisponibili a prendere in fitto una casa nei pressi della parrocchia (perora l’impegno è di un anno) contribuendo ciascuna secondo le suepossibilità. Ma anche i gruppi del catechismo, l’ACR, gli scout hannoinventato piccole iniziative per contribuire all’impresa.Avendo deciso di accogliere, non potevamo dare ospitalità in una diquelle case buie e umide dove sono relegati abitualmente gli immi-grati nella nostra città. Abbiamo scelto una casa luminosa e spazio-sa (4 stanze) di proprietà del papà di una scout, in un palazzo di 10piani nei pressi della parrocchia: 700 euro di fitto + il condominio. Per due mesi abbiamo pagato a vuoto perché nonostante avessimo

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fatto presente questa disponibilità in Prefettura e a tutte le coope-rative che gestiscono i CARA e gli SPRAR della provincia, nessunafamiglia di profughi è arrivata.Il motivo l’ho capito dopo (quello divino, non quello umano!).Dovevamo cambiare la tipologia di ospitalità della casa, che ora èdestinata ad accogliere neomaggiorenni stranieri, cioè quei minorinon accompagnati che dopo aver compiuto i 18 anni non possonopiù usufruire dell’accoglienza dello Stato, e il primo ad esservi ac-colto doveva essere Ibrahim.Ibrahim, un giovane senegalese di 21 anni, lo avevo conosciuto amaggio. Gli avevano rubato i documenti dalla casa abbandonatanei pressi della stazione di Mungivacca dove abitava (senza luce,senz’acqua, senza riscaldamento), e per sostenere gli esami di stato(frequentava l’ultimo anno presso l’Istituto Marconi), aveva urgen-za di rifarli, ma per questo aveva bisogno di indicare un domicilio.Mi colpì il suo sorriso, la sua gentilezza e il pesante zainetto cheportava con sé, nel quale custodiva un raccoglitore con tutti i suoidocumenti. A giugno si è diplomato con 85 e poi ha realizzato il suo sogno:iscriversi all’università, alla facoltà di ingegneria. Di tanto in tantoci siamo rivisti (la sua posta arrivava in parrocchia), e così ho pen-sato a lui quando abbiamo deciso di accogliere dei giovani stranie-ri. Ma non sapevo ancora quasi nulla di lui, non potevo immagina-re che stavo accogliendo un angelo secondo l’espressione dellaLettera agli Ebrei che ora mi torna sempre alla mente: «Non dimen-ticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senzasaperlo» (Ebr 13,2). Così poco alla volta ho conosciuto la sua storia. È stato abbando-nato in ospedale al momento della nascita, e adottato e teneramen-te amato da una famiglia senegalese cristiana, povera, già con duefigli. Però non è stato battezzato perché la sua famiglia naturale eramusulmana e quella adottiva non ha voluto imporgli la sua religio-ne. Anche per questo coltiva una gratitudine immensa verso lamadre. Non posso qui raccontarvi la sua storia, breve ma intensa: lapartenza dal Senegal a 14 anni nonostante tutti lo sconsigliassero,rendendosi conto dei troppi sacrifici che la sua famiglia faceva permantenerlo a scuola; il viaggio nel deserto; la Libia e la traversatafino a Lampedusa. Chi vuol saperne di più può chiedere a don

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Alessandro Tanzi o don Rocco Priore, che hanno avuto modo diconoscerlo alla mensa Caritas della Cattedrale.Il giorno in cui è venuto ad abitare nella nostra casa avevo inten-zione di invitare gli inquilini del palazzo perché potessero cono-scerlo e dargli il benvenuto. L’amministratore mi ha negato l’usodella sala condominiale (alcuni avevano protestato), e poi sonovenuti ad incontrarlo nell’appartamento solo in tre (di cui due sonocatechisti). Ma questo era nel conto, la casa è stata aperta non soloper accogliere alcuni profughi, ma anzitutto per cambiare noi, per-ché anche noi, come Abramo e Sara, accogliendo scopriamo unanuova fecondità. Adesso, dopo solo 20 giorni, le cose vanno giàmolto meglio, Ibrahim sta conquistano tutti con la sua educazionee il suo sorriso.Da qualche giorno sono venuti ad abitare a “Le querce di Mamre”altri due giovani di 18 anni, Saed e Sohel, che abbiamo selezionatofra le numerose richieste ricevute.Non è stato poi così difficile. Qualcuno ha mandato i suoi angeli perchénon inciampassero nella pietra i nostri piedi (Sal 91,12).Subito dopo l’ingresso di Ibrahim, ho iniziato a ricevere segnalazio-ni di famiglie di profughi bisognose di una accoglienza. Una coppiadi curdi irakeni, lei è incinta all’ottavo mese, è stata accolta dallaparrocchia di S. Maria del Fonte a Carbonara e da don MimmoChiarantoni. Nei prossimi giorni altre famiglie di profughi arrive-ranno nel nostro paese attraverso il canale umanitario aperto dallaTavola Valdese e dalla Comunità di Sant’Egidio. Altre parrocchievorranno rispondere all’appello del Papa?

don Gianni De RobertisUfficio Migrantes

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Inaugurazione dell’Anno giudiziario 2016

Relazione sull’attività dell’anno giudiziario 2015(Bari, 13 febbraio 2016)

TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESEDOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Eccellenze Reverendissime, distinte Autorità,cari confratelli, gentili ospiti,

compio il gradito incarico di illustrare l’attività del TribunaleEcclesiastico Regionale Pugliese svolta nell’anno 2015. È il frutto diun impegno corale dei vicari aggiunti, del collegio dei giudici, deicollaboratori e di tutti gli operatori della giustizia canonica. Esprimo innanzitutto un sincero ringraziamento alla ConferenzaEpiscopale Pugliese per la fiducia accordataci e per l’attenzione anoi riservata anche attraverso il costante consiglio e l’attenta vigi-lanza dell’Arcivescovo Moderatore. La Nota del 7 dicembre scorso,che conferma il riferimento unanime della Chiesa pugliese alnostro Tribunale, è segno ulteriore di stima nei nostri confronti.Un particolare e grato ricordo va al compianto mons. Luigi Stanga-rone, vicario giudiziale emerito, che il 30 giugno scorso ha vissuto ilsuo pio transito verso la casa del Padre. La nostra riconoscenza e ilsincero affetto per lui si fanno preghiera di intercessione costante.

Contesto generale

Anche l’anno appena trascorso ha visto il nostro impegno giudizia-le confrontarsi con due eventi particolarmente significativi per lavita della Chiesa: la celebrazione della XIV Assemblea generale ordi-

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naria del Sinodo dei Vescovi, dal 4 al 25 ottobre, e l’entrata in vigo-re della riforma del processo canonico per le cause di nullità delmatrimonio, l’8 dicembre. Abbiamo il privilegio, quest’anno, di attingere alla ricchezza dell’e-vento sinodale attraverso la testimonianza personale di S.E. mons.Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, il quale, su nomina pon-tificia, ha seguito i lavori di entrambe le sessioni assembleari, nellaveste privilegiata di segretario speciale. L’argomento del Sinodo, Lavocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contempora-neo, ha inevitabili riflessi anche sul nostro lavoro. Evidenzio il n. 82della Relazione finale consegnata al Santo Padre Francesco, in cui sifa esplicita menzione ai recenti documenti di riforma processuale1.Il Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus del 15 agosto 2015, pub-blicato l’8 settembre ed entrato in vigore l’8 dicembre scorso, harappresentato certamente un evento storico nella vita della Chiesa,in quanto è il terzo intervento di revisione del processo canonicodopo quelli di Papa Benedetto XIV (con la Costituzione apostolicaDei Miseratione, promulgata il 3 novembre 1741, con la quale si deci-se la necessità della doppia sentenza conforme ai fini della definiti-va dichiarazione di nullità di matrimonio) e di Papa Pio X (il quale,con specifica normativa del 1908, diede un decisivo impulso affin-ché i processi canonici venissero celebrati preferibilmente in dioce-si, limitando gli appelli e i ricorsi alla Sede apostolica). Tali elemen-ti sono poi confluiti, in modo diverso, nel Motu Proprio CausasMatrimoniales di Paolo VI (28 marzo 1971) e nel Codice di Dirittocanonico (25 gennaio 1983).

1 «Per tanti fedeli che hanno vissuto un’esperienza matrimoniale infelice, la verifica del-l’invalidità del matrimonio rappresenta una via da percorrere. I recenti Motu Proprio MitisIudex Dominus Iesus e Mitis et Misericors Iesus hanno condotto ad una semplificazione delleprocedure per la eventuale dichiarazione di nullità matrimoniale. Con questi testi, ilSanto Padre ha voluto anche “rendere evidente che il Vescovo stesso nella sua Chiesa, dicui è costituito pastore e capo, è per ciò stesso giudice tra i fedeli a lui affidati” (MI, pre-ambolo, III). L’attuazione di questi documenti costituisce dunque una grande respon-sabilità per gli Ordinari diocesani, chiamati a giudicare loro stessi alcune cause e, in ognimodo, ad assicurare un accesso più facile dei fedeli alla giustizia. Ciò implica la pre-parazione di un personale sufficiente, composto di chierici e laici, che si consacri in modoprioritario a questo servizio ecclesiale. Sarà pertanto necessario mettere a disposizionedelle persone separate o delle coppie in crisi, un servizio d’informazione, di consiglio e dimediazione, legato alla pastorale familiare, che potrà pure accogliere le persone in vistadell’indagine preliminare al processo matrimoniale (cfr MI, artt. 2-3)».

TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE

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Il tempo ci aiuterà ad apprezzare gli indubbi benefici della recenteriforma pontificia che è frutto peculiare del Sinodo straordinariodei Vescovi dell’ottobre del 2014. Tale Sinodo, infatti, ha datoimpulso decisivo alla normativa appena emanata. In quel contesto,da parte di alcuni Padri sinodali, è emerso un certo disagio circa ilprocesso matrimoniale, così come veniva celebrato (cfr Relatio Synodi2014, n. 48)2. Taluni proponevano di risolvere i casi di nullità matri-moniali attraverso il foro interno; altri suggerivano la via ammini-strativa; altri ancora evidenziavano il rischio di privare l’accertamen-to della nullità matrimoniale delle tutele giuridiche che solo unautentico processo avrebbe potuto garantire. Quest’ultima è la lineaemersa e fatta propria dal Supremo Legislatore. Infatti, come espres-so nel preambolo del MP, fedele alla linea intrapresa dai Predecessori,il Papa ha stabilito che: «le cause di nullità del matrimonio venganotrattate per via giudiziale, e non amministrativa, non perché loimponga la natura della cosa, ma piuttosto lo esiga la necessità ditutelare in massimo grado la verità del sacro vincolo: e ciò è esatta-mente assicurato dalle garanzie dell’ordine giudiziario».

L’attuale documento pontificio intende perseguire due obiettivifondamentali: il primo è quello di inserire pienamente la prassi giu-diziaria nella dimensione pastorale che pure le appartiene (con leconseguenze che saranno illustrate successivamente sul ruolo delvescovo diocesano e sulla normativa circa l’istituzione di una strut-tura diocesana stabile); il secondo mira a snellire il processo da ele-menti storicamente datati (l’obbligatorietà della duplice sentenza

2 «Un grande numero dei Padri ha sottolineato la necessità di rendere più accessibili edagili, possibilmente del tutto gratuite, le procedure per il riconoscimento dei casi di nulli-tà. Tra le proposte sono stati indicati: il superamento della necessità della doppia senten-za conforme; la possibilità di determinare una via amministrativa sotto la responsabilitàdel vescovo diocesano; un processo sommario da avviare nei casi di nullità notoria. AlcuniPadri tuttavia si dicono contrari a queste proposte perché non garantirebbero un giudizioaffidabile. Va ribadito che in tutti questi casi si tratta dell’accertamento della verità sullavalidità del vincolo. Secondo altre proposte, andrebbe poi considerata la possibilità didare rilevanza al ruolo della fede dei nubendi in ordine alla validità del sacramento delmatrimonio, tenendo fermo che tra battezzati tutti i matrimoni validi sono sacramento».

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conforme decisa dalla Costituzione apostolica Dei Miseratione diBenedetto XIV, citata) o ritenuti superflui.

La vera novità del Motu Proprio, dunque, si manifesta nella suadimensione pastorale, oltre che giuridica. In questo senso, in lineacon la normativa precedente, è stata ribadita la responsabilità delvescovo diocesano, secondo indicazioni precise e articolate. È benechiarire che la normativa attuale ripropone quella precedente circai canoni riguardanti il vescovo come giudice nativo nella propriadiocesi. Si tratta, infatti, di un principio teologico, prima ancorache giuridico, che deriva dalla tradizionale dottrina della Chiesa. Laconseguente possibilità di creare tribunali diocesani che si occupi-no delle nullità matrimoniali non è, pertanto, una novità esclusivadel presente MP.Innovativa e più incisiva appare, invece, la norma che chiede di isti-tuire in ogni diocesi una vera e propria «struttura stabile», con per-sonale qualificato e competente, che dovrà occuparsi dell’indagine«pregiudiziale o pastorale», previa alla celebrazione del processocanonico (artt. 2-5 delle Regole Procedurali; cfr inoltre Relatio Synodi2015, n. 82, citata). Tale struttura è stata concepita come il puntodi riferimento essenziale per tutti i fedeli che vivono il drammadegli affetti spezzati. In tale sede, essi potranno verificare, con l’au-silio di persone «dotate di competenze anche se non esclusivamen-te giuridico-canoniche» (RP 3), le condizioni che eventualmenteconsentiranno loro di accedere alla via giudiziaria. È questo il luogonaturale di innesto tra la pastorale familiare ordinaria e la dimen-sione giudiziaria canonica, fortemente auspicato dalla recenteriforma pontificia.

Quanto allo snellimento del processo, ciò è avvenuto tramite l’abo-lizione della obbligatorietà della doppia sentenza conforme. Ciò eragià stato anticipato dalle «facoltà speciali» concesse alla RotaRomana da Papa Benedetto XVI, l’11 febbraio 2013. Il processo,infatti, si conclude ora con la sentenza emanata in primo grado digiudizio, salvo il diritto di appello riconosciuto alla parte che siritiene onerata dalla sentenza. Accanto a questa novità vi sono altredue disposizioni che rendono obbligatorio quanto era semplice-mente suggerito nella normativa precedente. Ciò riguarda la fase di

TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE

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introduzione della causa (contestazione della lite, can. 1676) e lafase dibattimentale (possibilità di prendere visione degli atti giudi-ziari in corso di istruzione, can. 1677 §1). Tali indicazioni, già pre-senti nella normativa precedente, ma pressoché disattese, nel nostroTribunale erano già state rese operative, con evidente beneficio nel-l’economia generale dei tempi processuali.

In linea con lo snellimento della procedura, un riferimento specialemerita il processo brevior, che rende triplice la via giudiziaria ora per-corribile (stante il processo ordinario e quello documentale). Taleprocesso è affidato al vescovo diocesano, secondo le modalità indi-cate dalla normativa. La richiesta di un simile procedimento, infat-ti, va presentata al vicario giudiziale (cann. 1676 §§ 1 e 4 e 1685; art.15 Regole Procedurali) affinché provveda all’istruzione della causa. Ipresupposti per la sua celebrazione sono la concordia delle parti e lasussistenza di determinate «circostanze» che «rendano manifesta lanullità» (can. 1683). Solo al termine dell’istruttoria, gli atti del pro-cesso saranno consegnati al vescovo diocesano il quale, udito l’i-struttore e l’assessore deputato, avrà due possibilità: emettere sen-tenza affermativa, qualora avesse raggiunto la certezza morale delcaso, oppure inviare la causa all’esame ordinario. A seguito del pro-nunciamento del vescovo, è data possibilità di appello.

Va rilevato, infine, che il MP non ha inteso rendere più facili le nul-lità matrimoniali né introdurre nuovi capi di nullità. Il Papa havoluto affermarlo con chiarezza nelle premesse del documento: «sifavorisca non la nullità dei matrimoni, ma la celerità dei processi»,stante la preoccupazione, più volte espressa, della salvezza delleanime da un lato e della fermezza della dottrina della indissolubilitàdel matrimonio dall’altro.

Il documento pontificio ha inoltre posto l’attenzione alla dimensio-ne economica del processo, affermando: «curino per quanto possibi-le le Conferenze Episcopali, salva la giusta e dignitosa retribuzionedegli operatori dei tribunali, che venga assicurata la gratuità delle

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procedure». Ciò è prevedibile che sarà motivo di attenta riflessionedell’Assemblea generale della CEI che si terrà il prossimo mese dimaggio. In realtà, dal nostro modesto punto di vista, in Italia la que-stione è stata già ampiamente affrontata e risolta con le varie delibe-re della CEI che si sono susseguite a partire dal 1997 e che hannoriconosciuto e disciplinato il gratuito o il semi-gratuito patrociniocosì come l’esonero parziale o totale delle spese processuali per queifedeli che ne dimostrino l’effettiva necessità. Sulla stessa linea si èelaborata una rigorosa disciplina circa gli onorari spettanti ai patro-ni di fiducia. Tutto ciò, se già realizza nei fatti l’auspicio pontificio, continua agarantire un minimo di contribuzione da parte dei fedeli per ilsostentamento di una istituzione complessa e articolata quale è ilTribunale ecclesiastico, che attinge le sue risorse finanziarie, in mas-sima parte, dal gettito annuale dell’8 ‰ riconosciuto dallo Stato allaChiesa cattolica. È nostra cura costante coinvolgere, per quanto possibile, i parrocidei fedeli che a noi si rivolgono, in questa materia.

Un ultimo riferimento merita la scelta della sede del Tribunale. Ènoto che l’entrata in vigore della riforma di Papa Francesco ha postoil problema, ampiamente dibattuto, della sussistenza dei Tribunaliregionali, istituiti a seguito dell’entrata in vigore del precedenteMotu Proprio Qua Cura (1938). Detto documento ha affidato lariserva esclusiva della trattazione delle cause matrimoniali, appunto,ai Tribunali regionali. Il Rescritto pontificio del 7 dicembre scorsoha abrogato tale disposizione, onde consentire ai vescovi di creareliberamente un proprio tribunale diocesano. Agli stessi vescovi èstata data facoltà, a mente del can. 1673 §2 MI (in linea con il can.1423 CIC), di «accedere a un altro viciniore tribunale diocesano ointerdiocesano». La Conferenza Episcopale Pugliese, riunita in ses-sione plenaria il 9 dicembre scorso, in una Nota ufficiale ha, tra l’al-tro, chiarito: «quanto alla dimensione più strettamente giudiziale,stante il can. 1673 §2 MI, la Conferenza Episcopale Pugliese confer-ma l’intento di affidarsi al Tribunale Ecclesiastico Regionale. In que-sta delicata fase di attuazione della normativa processuale, infatti,l’Episcopato pugliese ritiene che l’esperienza e la competenza matu-rata nel corso di una storia pluridecennale (iniziata nel 1939), possa

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garantire la più compiuta attuazione di quanto previsto dalla recen-te normativa pontificia». Simile decisione è stata assunta dalla mag-gior parte delle altre circoscrizioni regionali.La recente riforma pontificia, nell’innestare nella prassi giudizialedella Chiesa elementi di novità, contribuisce a creare una maggioresensibilizzazione nei confronti di un istituto, il Tribunale ecclesia-stico, appunto, che è e si sente parte viva nell’ambito della più ampiapastorale familiare.

Rapporti istituzionali

Alla luce della recente normativa, ancora più intenso si è reso il con-fronto con i Tribunali ecclesiastici presenti sul territorio nazionale.Nel novembre scorso si è tenuta a Bari una riunione in cui erano pre-senti 12 dei 18 vicari giudiziali regionali italiani. All’incontro ha par-tecipato anche il prof. Manuel Arroba Conde, preside dell’IstitutoUtriusque Iuris della Pontificia Università Lateranense ed espertointernazionale di diritto processuale. La sua presenza è stata parti-colarmente illuminante ed ha contribuito non poco a fornire lineedi comprensione e di attuazione puntuale del Motu Proprio. Sunomina pontificia, il prof. Arroba ha, peraltro, partecipato ai lavoridei due recenti Sinodi, in qualità di esperto.Merita una particolare menzione, il rapporto che si va consolidandocon l’Università degli Studi di Bari, in particolare con la cattedra diDiritto canonico, grazie all’attenzione del prof. Gaetano Dammaccoe della prof.ssa Carmela Ventrella. Almeno una volta l’anno gli stu-denti, accompagnati dai docenti, hanno la possibilità di conoscereda vicino il Tribunale, confrontandosi direttamente con il vicariogiudiziale. Sono in cantiere iniziative comuni, tese ad una reciprocacollaborazione formativa e istituzionale. In particolare, si sta elabo-rando un progetto comune con la Pontificia Università Lateranensedi Roma, al fine di agevolare eventuali studenti universitari chevolessero completare il loro corso di studi nelle materie canonisticheecclesiastiche.

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Giudici

Continua con intensità e profitto la collaborazione con i tre vicariaggiunti, ai quali, d’intesa con i vescovi della Conferenza EpiscopalePugliese, è stato affidato il compito di istruire, su nomina del vica-rio giudiziale, la celebrazione del processo brevior, secondo le zonedi competenza, divise nelle tre aree regionali: mons. Mario Cota peril nord (metropolia di Foggia), mons. Giacomo Giampetruzzi per ilcentro (metropolia di Bari-Bitonto), mons. Paolo Oliva per il sud(metropolia di Taranto). A mons. Antonio Caricato è affidata lametropolia di Lecce. Ad essi sarà affiancato, in qualità di assessore,un giudice della diocesi d’origine delle parti, qualora vi fosse, o diuna diocesi viciniore.L’intero Collegio dei giudici (composto di ventiquattro sacerdoti eun laico) continua ad operare in modo motivato e intenso, compa-tibilmente con gli altri impegni diocesani propri di ciascuno. Sonocerto che nuove forze potranno essere messe a nostra disposizionedai vescovi, al fine di realizzare in pienezza lo spirito e la letteradella riforma pontificia. Evidenzio anche l’impegno, fortemente avvertito da tutti, di uncostante aggiornamento che si realizza attraverso la partecipazione acorsi e convegni organizzati dalle Facoltà romane e dalle Associazionicanonistiche italiane.

Patroni

Gli avvocati iscritti all’Albo operano con una sostanziale fedeltàall’impegno assunto, al fine di collaborare con il Tribunale all’ac-certamento della verità. Seppur con qualche sacrificio, ci si attienealle tabelle remunerative stabilite dalla CEI. È prevedibile che laprossima Assemblea generale dei vescovi apporterà qualche novitàanche riguardo a questo aspetto.I patroni stabili operanti presso il Tribunale, con la recente nominadel dott. Carlo Cassano, sono tornati ad essere tre. In questo modosi riesce a far fronte alle crescenti richieste dei fedeli, che trovano inessi persone esperte e qualificate, idonee a rendere loro il dovutoservizio di assistenza previsto dalla normativa vigente.

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Difensori del vincolo

Il Collegio dei difensori del vincolo, composto di undici collabora-tori e diretto da mons. Felice Posa, continua a fornire ai giudici quelcontributo prezioso e competente, particolarmente utile e delicatonella trattazione delle nullità matrimoniali. Tale servizio rappre-senta un riferimento essenziale e unanimemente apprezzato dalCollegio dei giudici.

Personale

Il personale laico, composto di dodici unità e recentemente arric-chitosi con la presenza del sig. Luca Eracleo, offre il proprio servi-zio con dedizione e spirito ecclesiale. La collaborazione tra gliaddetti ai vari servizi, coordinati dal Cancelliere, appare soddisfa-cente e davvero efficiente. Sottolineo che anche il personale dipen-dente cura la propria formazione culturale e professionale.

Gestione economica

Anche il quadro di riferimento economico potrebbe, in un prossimofuturo, contemplare delle novità normative, stante la citata esortazio-ne pontificia a garantire, per quanto possibile, la gratuità delle procedure. La gestione economica dello scorso anno, mantenendo un costantee attento contenimento delle spese, pur a fronte di un bilancio pre-ventivo inferiore all’anno precedente, ha consentito nuovamenteun risparmio finanziario rispetto allo stesso bilancio approvato peril 2015. Il risparmio è stato di oltre 62.000 euro. La struttura, entrata in proprietà dell’Arcidiocesi di Bari-Bitontonello scorso mese di settembre e dalla stessa Arcidiocesi concessa inuso gratuito al Tribunale, continua comunque ad essere puntual-mente dotata di nuove attrezzature necessarie al lavoro.

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Dati

Quanto ai dati numerici, si allegano le tabelle complete e dettaglia-te circa l’intera attività processuale dell’anno 2015. Ci si limita a evi-denziare solo quelli principali. I libelli introdotti nel 2015 sono stati 200 (rispetto ai 220 del 2014),mentre le cause decise sono state 230 (rispetto alle 260 del 2014). Diconseguenza, le cause pendenti sono scese dalle 452 al 31 dicembre2014 alle 405 al 31 dicembre 2015. Nonostante le iniziali incertez-ze dovute all’introduzione della riforma processuale, evidenzio iltrend positivo che si è registrato in Puglia rispetto alle altre Regioniitaliane. È un fatto indubbiamente apprezzabile. La fiducia deifedeli pugliesi nel Tribunale Ecclesiastico Regionale e il valore chesi attribuisce al sacramento del matrimonio andrebbero sostenutiin tutti i possibili ambiti pastorali. Le costituende strutture stabili (diocesane o metropolitane) di acco-glienza e di discernimento dei fedeli separati o divorziati ove realiz-zare l’indagine pregiudiziale o pastorale, così come previsto dal MI(artt.1-5 delle RP) sarà di indubbio ausilio al servizio giudiziale. Attingendo nuovamente ai dati regionali Istat relativi al 2014 (ulti-mi dati disponibili) risulta che in Puglia, presso i Tribunali civili,sono state concesse 6226 separazioni e 2853 divorzi. La evidentesproporzione numerica rispetto ai procedimenti pendenti presso ilnostro Tribunale ecclesiastico appare impressionante. Ci auguria-mo che la riforma processuale in vigore possa contribuire a fareverità sui tanti matrimoni falliti, registrati nel territorio regionale.Da questo punto di vista è sempre più proficua e concreta la colla-borazione con gli Uffici diocesani di pastorale familiare, con iConsultori familiari diocesani e, in particolare, con i responsabilidella Confederazione regionale degli stessi Consultori.

Conclusione

Concludo citando il Santo Padre che, in modo chiaro e incisivo,esprime lo spirito della riforma processuale nel preambolo deldocumento legislativo: «È quindi la preoccupazione della salvezzadelle anime, che – oggi come ieri – rimane il fine supremo delle isti-

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tuzioni, delle leggi, del diritto, a spingere il Vescovo di Roma adoffrire ai Vescovi questo documento di riforma, in quanto essi con-dividono con lui il compito della Chiesa, di tutelare cioè l’unitànella fede e nella disciplina riguardo al matrimonio, cardine e ori-gine della famiglia cristiana». Ed è un servizio alla famiglia e al desiderio di famiglia, custodito nelcuore di ognuno, che si pone il nostro discreto ministero ecclesiale.

Grazie per l’attenzione.

sac. Pasquale LaroccaVicario giudiziale

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Allegato

Statistiche Anno 2014

Relazione al 31 dicembre 2015Cause introdotte 200Cause archiviate 17Rato 0Cause decise 230Cause pendenti al 31/12/2015 405

DeciseAffermative 198Negative 32Totale 230

Capi di nullitàEsclusione della indissolubilità 81 affermative 40 negativeEsclusione della prole 47 affermative 17 negativeSimulazione totale del consenso 33 affermative 47 negativeIncapacità ad assumere gliobblighi coniugali 50 affermative 22 negativeDefectus discretionis iudicii 50 affermative 16 negativeTimore 3 affermative 7 negativeEsclusione della fedeltà 12 affermative 9 negativeErrore di qualità 6 affermative 6 negativeImpotenza 2 affermative 0 negativeCondizione 4 affermative 4 negativeEsclusione del bonum coniugum 1 affermative 7 negativeDolo 4 affermative 4 negative Impedimento per vincolo precedente 0 affermative 0 negative

La somma dei capi ammessi o respinti non corrisponde al numerodelle sentenze affermative o negative in quanto alcune volte nellastessa sentenza il Tribunale si è pronunziato su più capi, alcuni deiquali vengono ammessi e altri respinti.

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La famiglia come promessa, donoe sfida a partire dal recente Sinodo dei Vescovi

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Introduzione: il Sinodo dei quattro Papi e la centralità della famiglia

L’Assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi, celebrata dal 5 al19 ottobre 2014, e quella ordinaria, celebrata dal 4 al 25 ottobre2015, costituiscono un unico cammino sinodale, che è stato accom-pagnato nelle due tappe da una larghissima consultazione delleChiese in comunione con Roma, realizzata mediante questionariad esse inviati e che hanno ricevuto amplissima risposta, non solodalle Chiese locali, ma anche da molte istituzioni e centri di ricercain tutto il mondo. Il Sinodo vissuto in due tappe potrebbe esserecaratterizzato anzitutto dal suo rapporto a diverse figure diPontefici, tanto da azzardarne la definizione di “Sinodo dei quattroPapi”. Il primo fra essi è certamente Francesco: la sua impronta si èvista sin dall’inizio, quando ha invitato i vescovi a parlare in asso-luta libertà, precisando che non dovesse esserci niente di cui sipotesse dire “di questo non si può parlare”. I Padri sinodali hannopreso alla lettera l’invito del Successore di Pietro, dando vita a undibattito libero e nutrito, dove sono risuonati accenti anche moltodiversi fra loro, pur nella comunione della fede e della volontà dicercare il bene maggiore per le famiglie di tutto il mondo, al cui ser-vizio la Chiesa si pone. In questo senso, l’Assemblea sinodale nellesue due tappe ha rappresentato un esercizio ampio e ricchissimo

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della collegialità episcopale, della partecipazione attiva e responsa-bile, cioè, del collegio dei vescovi al governo pastorale del popolo diDio con il Papa e sotto la sua guida. Ne è risultata l’esperienza diuna Chiesa viva, adulta nell’assumere la complessità, accomunatadall’ascolto dello Spirito, in cammino nella ricerca delle vie nuovecui il Signore la chiama: una Chiesa “sinodale”. «Potrei dire serena-mente - ha affermato Francesco nel discorso di sabato 18 ottobre2014 - che con uno spirito di collegialità e di sinodalità abbiamo vis-suto davvero un’esperienza di Sinodo, un percorso solidale, un cam-mino insieme… e come in ogni cammino ci sono stati dei momentidi corsa veloce, quasi a voler vincere il tempo e raggiungere al piùpresto la mèta; altri momenti di affaticamento, quasi a voler direbasta; altri momenti di entusiasmo e di ardore». Il Papa non ha esi-tato poi ad aggiungere: «Personalmente mi sarei molto preoccupa-to e rattristato se… tutti fossero stati d’accordo o taciturni in unafalsa pace quietista. Invece ho visto e ho ascoltato - con gioia e rico-noscenza - discorsi e interventi pieni di fede, di zelo pastorale e dot-trinale, di saggezza, di franchezza, di coraggio e di parresia. E hosentito che è stato messo davanti ai propri occhi il bene della Chiesa,delle famiglie e la suprema lex, la salus animarum». Nel discorso com-memorativo del 50° dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, poi,Papa Francesco ha affermato che esso, «rappresentando l’episcopa-to cattolico, diventa espressione della collegialità episcopale all’in-terno di una Chiesa tutta sinodale… Esso manifesta la collegialitasaffectiva, la quale può pure divenire in alcune circostanze ‘effettiva’,che con giunge i vescovi fra loro e con il Papa nella sollecitudine peril Popolo di Dio». Soprattutto per questo, il cammino sinodaleappena concluso è stato quello del Sinodo di Papa Francesco, carat-terizzato dalla grande fiducia che sin dall’inizio del suo serviziopetrino egli ha voluto dare alla collegialità episcopale.Un’altra figura di pontefice che ha ispirato e accompagnato i lavo-ri sinodali è stata quella del Papa emerito Benedetto XVI: sebbenesia stato fisicamente presente solo alla canonizzazione dell’amatoPaolo VI il 19 ottobre 2014, si può dire che la scelta di fondo diaffrontare con onestà le sfide e i problemi della famiglia oggi corri-sponda a quanto egli ha voluto decisamente per la Chiesa negli ottoanni del suo pontificato riguardo a tutti gli aspetti della vita delpopolo di Dio. Alcuni temi, poi, sono stati ispirati direttamente al

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suo magistero: così l’attenzione alla rilevanza della fede degli sposinella celebrazione del matrimonio. Già da Prefetto della Congre-gazione per la dottrina della fede, egli aveva affermato: «Ulterioristudi approfonditi esige la questione se cristiani non credenti - bat-tezzati che non hanno mai creduto o non credono più in Dio - vera-mente possano contrarre un matrimonio sacramentale. In altreparole: si dovrebbe chiarire se veramente ogni matrimonio tra duebattezzati è ipso facto un matrimonio sacramentale». Il ragionamen-to è stringente: dal momento che la fede è parte dell’essenza delsacramento, “l’evidenza della non fede” ha come conseguenza che ilsacramento non si realizzi. Gli effetti di una simile conclusionepotrebbero essere ampi nel riconoscimento dell’invalidità di moltimatrimoni, aprendo così la strada allo snellimento di non pochiprocessi matrimoniali canonici. Soprattutto, però, l’insistenza diPapa Benedetto sulla rilevanza della fede motiva l’esigenza di un’ac-curata preparazione alle nozze, intesa anzitutto come “mistagogia”,e dunque come cammino che porti gli sposi cristiani a riscoprire evivere la grazia del loro battesimo e degli altri sacramenti nellacostruzione della nuova famiglia e nell’assumere gli impegni relati-vi alla indissolubilità del vincolo e all’apertura alla procreazione:temi su cui il Sinodo si è espresso con chiarezza dottrinale e atten-zione pastorale.Il terzo papa di cui si è avvertita particolarmente la presenza ispira-trice al Sinodo è stato Giovanni Paolo II, il “Papa della famiglia”,come lo ha definito Francesco: di frequente il lavoro sinodale si èrifatto al suo magistero sulla famiglia. Così ne ricorda l’apporto laRelazione finale dell’Assemblea ordinaria del 2015 (RS): «SanGiovanni Paolo II ha dedicato alla famiglia una particolare atten-zione attraverso le sue catechesi sull’amore umano e sulla teologiadel corpo. In esse, egli ha offerto alla Chiesa una ricchezza di rifles-sioni sul significato sponsale del corpo umano e sul progetto di Dioriguardo al matrimonio e alla famiglia sin dall’inizio della creazio-ne. In particolare, trattando della carità coniugale, ha descritto ilmodo in cui i coniugi, nel loro mutuo amore, ricevono il dono delloSpirito di Cristo e vivono la loro chiamata alla santità. Nella Lettera

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alle famiglie Gratissimam sane e soprattutto con l’Esortazione apo-stolica Familiaris consortio, Giovanni Paolo II ha indicato la famigliacome ‘via della Chiesa’, ha offerto una visione d’insieme sulla voca-zione all’amore dell’uomo e della donna, ha proposto le linee fon-damentali per la pastorale della famiglia e per la presenza dellafamiglia nella società» (RS 44). Era stato peraltro Giovanni Paolo IIa scegliere “la famiglia cristiana” come tema della V Assemblea ordi-naria del Sinodo dei Vescovi (26 settembre - 25 ottobre 1980), nonesitando ad affermare nell’Esortazione apostolica ad esso seguitache «l’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia!» (FC 86).Infine, viva è stata la memoria del beato Paolo VI, a partire dallascelta di far coincidere la chiusura dell’assemblea sinodale straordi-naria con la sua beatificazione, ma anche e soprattutto per lo stilee lo spirito dei lavori. Papa della conclusione e dell’attuazione delConcilio Vaticano II, Montini è stato il grande testimone del dialo-go della Chiesa con la modernità, attento alla ricerca tutt’altro chefacile e scontata delle mediazioni opportune fra la salvezza offertain Cristo e la storia reale. In ascolto fedele dei segni dei tempi e nellarigorosa fedeltà all’identità della Chiesa e del suo patrimonio difede, Paolo VI ha sovente vissuto in se stesso la tensione della ricer-ca, quella sofferenza del divenire in cui la luce dell’Eterno andavaproposta fra le penombre e perfino nelle tenebre di un’ora carica dicontraddizioni e di resistenze. Questo è però anche il compito che icredenti di oggi si trovano ad affrontare in rapporto alle culture del“villaggio globale”, spesso omologate a modelli forti ed insiemediversificate in relazione alla varietà e complessità delle sfide conte-stuali. Non pochi Padri hanno testimoniato di avvertire un clima dilavoro per tanti aspetti simile alle atmosfere conciliari, prolungatenella grande opera di servizio al popolo di Dio e all’umanità di PapaMontini. Anche così il Sinodo nelle sue due tappe è stata un’avven-tura bella, che ha aperto la porta a nuovi cammini ed esigerà corag-gio e impegno da parte di tutti i credenti per corrispondere a quan-to lo Spirito sta dicendo alla Chiesa. Appare anche ricco di spiritomontiniano l’appello di Papa Francesco a essere la Chiesa «che nonha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulleferite degli uomini; che non guarda l’umanità da un castello divetro per giudicare o classificare le persone [...] che ha le porte spa-lancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro

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che credono di essere perfetti! La Chiesa che non si vergogna delfratello caduto e non fa finta di non vederlo, anzi si sente coinvoltae quasi obbligata a rialzarlo e a incoraggiarlo a riprendere il cam-mino e lo accompagna verso l’incontro definitivo, con il suo Sposo,nella Gerusalemme celeste». Una Chiesa di uomini e per gli uomi-ni, decisa a non abdicare mai al suo compito di essere voce del Diovivo, che ha parlato alla storia in Gesù Cristo.Già questo legame forte del recente Sinodo ai grandi Papi chehanno governato la Chiesa dal Concilio a oggi, mostra come il temadella famiglia sia stato centrale nel magistero dei successori diPietro a noi più vicini nel tempo. Peraltro, la Costituzione pastora-le del Concilio Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneoGaudium et spes, fra le sfide cui chiedeva di dedicare maggiore atten-zione e impegno, aveva menzionato al primo posto la famiglia, fon-damento del vivere insieme degli esseri umani: «La famiglia, nellaquale le diverse generazioni s’incontrano e si aiutano vicendevol-mente a raggiungere una saggezza umana più completa e ad armo-nizzare i diritti della persona con le altre esigenze della vita sociale,è veramente il fondamento della società» (GS 47). Le ragioni di que-sta importanza dell’istituto familiare sono riconoscibili nella suanatura e missione, basate sul disegno divino sull’umanità, comeafferma la Relazione conclusiva della recente Assemblea ordinariadel Sinodo: «Grembo di gioie e di prove, la famiglia è la prima e fon-damentale ‘scuola di umanità’ (cfr GS, 52) […] La famiglia assumeper il cammino della Chiesa un’importanza speciale: “Tanto era l’a-more che [Dio] ha incominciato a camminare con l’umanità, haincominciato a camminare con il suo popolo, finché giunse ilmomento maturo e diede il segno più grande del suo amore: il suoFiglio. E suo Figlio dove lo ha mandato? In un palazzo? In unacittà? A fare un’impresa? L’ha mandato in una famiglia. Dio è entra-to nel mondo in una famiglia. E ha potuto farlo perché quella fami-glia era una famiglia che aveva il cuore aperto all’amore, aveva leporte aperte” (Papa Francesco, Discorso alla Festa delle Famiglie, Phila-delphia, 27 settembre 2015)» (RS 2). Le riflessioni che seguono toc-cheranno allora innanzitutto le sfide attuali che riguardano l’isti-

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tuto familiare, per richiamare poi il “Vangelo della famiglia” che laChiesa è chiamata ad annunciare, per considerare infine la pastoralefamiliare in generale e quella delle situazioni difficili o irregolari, allaluce specialmente della relazione finale presentata dall’Assembleaordinaria del 2015 a Papa Francesco.

1. Crisi dell’istituto familiare?

Nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium (2013) PapaFrancesco ha scritto: «La famiglia attraversa una crisi culturale pro-fonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso dellafamiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave per-ché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo doves’impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dovei genitori trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio tende a esserevisto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costi-tuirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità diognuno. Ma il contributo indispensabile del matrimonio alla socie-tà supera il livello dell’emotività e delle necessità contingenti dellacoppia» (EG 66). Non mancano, naturalmente, aspetti positivi nel-la situazione attuale dell’istituto familiare, mescolati e talvolta per-fino oscurati da aspetti negativi. Gli uni e gli altri sono così presen-tati nella Relatio conclusiva del recente Sinodo: «Siamo consapevo-li […] dei cambiamenti antropologico-culturali, in ragione dei qualigli individui sono meno sostenuti che in passato dalle strutturesociali nella loro vita affettiva e familiare. D’altra parte, bisognaegualmente considerare gli sviluppi di un individualismo esaspera-to che snatura i legami familiari, facendo prevalere l’idea di un sog-getto che si costruisce secondo i propri desideri, togliendo forza adogni legame. Pensiamo alle madri e ai padri, ai nonni, ai fratelli ealle sorelle, ai parenti prossimi e lontani, e al legame tra due fami-glie che tesse ogni matrimonio. Non dobbiamo tuttavia dimentica-re la realtà vissuta: la solidità dei legami familiari continua ovunquea tenere in vita il mondo. Rimane grande la dedizione alla cura delladignità di ogni persona – uomo, donna e bambini –, dei gruppi etni-ci e delle minoranze, così come alla difesa dei diritti di ogni essereumano di crescere in una famiglia» (RS 5).

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È necessario considerare in primo luogo i condizionamenti che neivari contesti gravano sulla realtà familiare: «Nella società odierna siosservano una molteplicità di sfide che si manifestano in misuramaggiore o minore in varie parti del mondo. Nelle diverse culture,non pochi giovani mostrano resistenza agli impegni definitiviriguardanti le relazioni affettive, e spesso scelgono di convivere conun partner o semplicemente di avere relazioni occasionali. La dimi-nuzione della natalità è il risultato di vari fattori, tra cui l’indu-strializzazione, la rivoluzione sessuale, il timore della sovrappopo-lazione, i problemi economici, la crescita di una mentalità contrac-cettiva e abortista. La società dei consumi può anche dissuadere lepersone dall’avere figli anche solo per mantenere la loro libertà e ilproprio stile di vita [...] I matrimoni in alcune parti del mondodiminuiscono, mentre le separazioni e i divorzi non sono rari» (RS7). La Relatio non tace neanche sulle sfide emergenti specie nel Norddel mondo: «Una sfida culturale odierna di grande rilievo emergeda quell’ideologia del ‘gender’ che nega la differenza e la reciproci-tà naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza dif-ferenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Que-sta ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativiche promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radi-calmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmi-na. L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individuali-stica, anche mutevole nel tempo. Nella visione della fede, la diffe-renza sessuale umana porta in sé l’immagine e la somiglianza diDio (cfr Gn 1,26-27). “La cultura moderna e contemporanea haaperto nuovi spazi, nuove libertà e nuove profondità per l’arricchi-mento della comprensione di questa differenza. Ma ha introdottoanche molti dubbi e molto scetticismo. […] La rimozione della dif-ferenza […] è il problema, non la soluzione” (Francesco, Udienzagenerale, 15 aprile 2015)» (RS 8).La stessa Relatio descrive, poi, articolatamente i fattori più rilevantiche incidono sulla crisi della famiglia in ampi settori del “villaggioglobale”: «La qualità affettiva e spirituale della vita familiare è gra-vemente minacciata dalla moltiplicazione dei conflitti, dall’impo-

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verimento delle risorse, dai processi migratori. Violente persecuzio-ni religiose, particolarmente nei riguardi delle famiglie cristianedevastano zone intere del nostro pianeta, creando movimenti diesodo e di immense ondate di rifugiati che esercitano grandi pres-sioni sulle capacità delle terre di accoglienza. Le famiglie provate inquesto modo, molto spesso, sono forzate allo sradicamento e con-dotte alla soglia della dissoluzione [...] Gli sforzi di tutti i responsa-bili politici e religiosi per diffondere e proteggere la cultura deidiritti dell’uomo sono ancora insufficienti. Bisogna ancora rispet-tare la libertà di coscienza e promuovere la coesistenza armoniosatra tutti i cittadini fondata sulla cittadinanza, l’uguaglianza e lagiustizia. Il peso di politiche economiche e sociali inique, anchenelle società del benessere, incide gravemente sul mantenimentodei figli, sulla cura dei malati e degli anziani. La dipendenza dall’al-cool, dalle droghe o dal gioco d’azzardo è talora espressione di que-ste contraddizioni sociali e del disagio che ne consegue nella vitadelle famiglie. L’accumulo di ricchezza nelle mani di pochi e la di-strazione di risorse destinate al progetto familiare accrescono l’im-poverimento delle famiglie in molte regioni del mondo» (RS 8).Non di meno, resta il dato innegabile che, «nonostante i segnali dicrisi dell’istituto familiare, nei vari contesti, il desiderio di famigliaresta vivo nelle giovani generazioni» (RS 2). Fra desiderio e rifiuto,la famiglia è decisiva per tutti, e non può non essere oggetto del-l’attenzione prioritaria della Chiesa, impegnata ad annunciare ilVangelo alle donne e agli uomini d’oggi.

2. Il Vangelo della famiglia

Alla luce delle sfide e delle attese riguardanti la famiglia oggi laChiesa si riconosce, dunque, chiamata a proporre con convinzioneil “Vangelo della famiglia”, fondato sul disegno del Creatore e sullaparola e l’azione del Figlio incarnato. I contenuti fondamentali diquesta buona novella sono così evocati: «La famiglia basata sulmatrimonio dell’uomo e della donna è il luogo magnifico e insosti-tuibile dell’amore personale che trasmette la vita. L’amore non siriduce all’illusione del momento, l’amore non è fine a se stesso, l’a-more cerca l’affidabilità di un ‘tu’ personale. Nella promessa reci-

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proca di amore, nella buona e nella cattiva sorte, l’amore vuole con-tinuità di vita, fino alla morte. Il desiderio fondamentale di forma-re la rete amorevole, solida ed intergenerazionale della famiglia sipresenta significativamente costante, al di là dei confini culturali ereligiosi e dei cambiamenti sociali. Nella libertà del ‘sì’ scambiatodall’uomo e dalla donna per tutta la vita, si fa presente e si speri-menta l’amore di Dio. Per la fede cattolica il matrimonio è segnosacro in cui diventa efficace l’amore di Dio per la sua Chiesa. Lafamiglia cristiana pertanto è parte della Chiesa vissuta: una ‘Chiesadomestica’» (RS 4).La buona notizia riguardo alla famiglia abbraccia in particolarequattro aspetti, che vanno proposti nella loro unità: la famigliacome scuola di umanità, di socialità, di vita ecclesiale, di fede e disantificazione. La famiglia è anzitutto scuola di umanità, scuola diamore nella vita e nella crescita della persona (cfr Gaudium et spes52). La Familiaris consortio aveva posto giustamente al centro e a fon-damento della realtà familiare il vincolo dell’amore che ci fa umani:«L’amore è la fondamentale e nativa vocazione di ogni essereumano […] L’istituzione matrimoniale non è una indebita ingeren-za della società o dell’autorità, né l’imposizione estrinseca di unaforma, ma esigenza interiore del patto d’amore coniugale che pub-blicamente si afferma come unico ed esclusivo perché sia vissutacosì la piena fedeltà al disegno di Dio Creatore» (FC 11). Perciò,riconoscere il valore di questo amore unitivo ed evangelizzarne con-tinuamente la necessità e la bellezza è compito ineludibile dei cre-denti: «Testimoniare l’inestimabile valore dell’indissolubilità edella fedeltà matrimoniale è uno dei doveri più preziosi e più urgen-ti delle coppie cristiane del nostro tempo» (FC 20).All’amore che nasce dall’alto ed è alla base di ogni vero amore, inparticolare di quello familiare, Benedetto XVI ha consacrato la suaenciclica Deus caritas est (25 dicembre 2005). Nella distinzione chel’enciclica fa fra “eros” e “agape”, fra amore passionale e amoreoblativo, si avverte l’eco del dibattito novecentesco avviato dallericerche di Anders Nygren (autore dell’opera classica Eros e agape).In questo quadro, il Papa afferma che l’amore cristiano «non è

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rifiuto dell’eros, non è il suo avvelenamento, ma la sua guarigionein vista della sua vera grandezza» (DCE 5). E questo avvienemediante un amore più grande, che ci è donato dall’alto: l’espe-rienza del Dio Amore rende possibile il dono di sé all’altro e aglialtri. «Sì, amore è ‘estasi’, estasi non nel senso di un momento diebbrezza, ma estasi come cammino, come esodo permanente dall’iochiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e propriocosì verso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio» (DCE6). È l’amore di chi sa di dover dare la vita: «L’intima partecipazio-ne personale al bisogno e alla sofferenza dell’altro diventa un par-tecipargli me stesso: perché il dono non umilii l’altro, devo darglinon soltanto qualcosa di mio ma me stesso, devo essere presentenel dono come persona» (DCE 34). Un programma, questo, inelu-dibile per ogni vita familiare che voglia essere autentica e umaniz-zante, e che si lasci plasmare dal modello dell’amore eterno: «Ilmatrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l’i-cona del rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa: il modo diamare di Dio diventa la misura dell’amore umano» (DCE 11).Nell’enciclica Lumen Fidei (29 giugno 2013) Papa Francesco si soffer-ma sul tema della famiglia alla luce del primato della fede: «Il primoambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nellafamiglia. Penso anzitutto all’unione stabile dell’uomo e della donnanel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza dell’a-more di Dio, dal riconoscimento e dall’accettazione della bontàdella differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una solacarne (cfr Gn 2,24) e sono capaci di generare una nuova vita, mani-festazione della bontà del Creatore, della sua saggezza e del suo dise-gno di amore. Fondati su quest’amore, uomo e donna possono pro-mettersi l’amore mutuo con un gesto che coinvolge tutta la vita eche ricorda tanti tratti della fede. Promettere un amore che sia persempre è possibile quando si scopre un disegno più grande dei pro-pri progetti, che ci sostiene e ci permette di donare l’intero futuroalla persona amata. La fede poi aiuta a cogliere in tutta la sua pro-fondità e ricchezza la generazione dei figli, perché fa riconoscere inessa l’amore creatore che ci dona e ci affida il mistero di una nuovapersona» (LF 52). Sulla via dell’amore, illuminato e nutrito dallafede, la famiglia può profilarsi dunque come un’autentica scuola diumanità buona, sana e felice secondo il progetto di Dio.

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La famiglia è anche scuola di socialità: essa fa crescere la personanello sviluppo delle sue capacità di socializzazione e nella costru-zione della società. Afferma la Familiaris consortio: «La famiglia è laprima e fondamentale scuola di socialità: in quanto comunità diamore, essa trova nel dono di sé la legge che la guida e la fa cresce-re. Il dono di sé, che ispira l’amore dei coniugi tra di loro, si ponecome modello e norma del dono di sé quale deve attuarsi nei rap-porti tra fratelli e sorelle e tra le diverse generazioni che convivononella famiglia. E la comunione e la partecipazione quotidianamen-te vissuta nella casa, nei momenti di gioia e di difficoltà, rappre-senta la più concreta ed efficace pedagogia dei figli nel più ampioorizzonte della società» (FC 37). Così, «nel matrimonio e nellafamiglia si costituisce un complesso di relazioni interpersonali -nuzialità, paternità-maternità, filiazione, fraternità -, mediante lequali ogni persona umana è introdotta nella famiglia umana e nellafamiglia di Dio, che è la Chiesa» (FC 15). Afferma la relazione fina-le del Sinodo: «La bellezza del dono reciproco e gratuito, la gioiaper la vita che nasce e la cura amorevole di tutti i membri, dai pic-coli agli anziani, sono alcuni dei frutti che rendono unica e insosti-tuibile la risposta alla vocazione della famiglia. Le relazioni familia-ri concorrono in modo decisivo alla costruzione solidale e fraternadell’umana società, irriducibile alla convivenza degli abitanti di unterritorio o dei cittadini di uno Stato» (RS 50).In maniera analoga, la famiglia diventa grembo di vita ecclesiale, cheeduca a vivere nella comunione della Chiesa: «Il matrimonio e lafamiglia cristiani edificano la Chiesa: nella famiglia, infatti, la per-sona umana non solo viene generata e progressivamente introdotta,mediante l’educazione, nella comunità umana, ma mediante la rige-nerazione del battesimo e l’educazione alla fede essa viene introdot-ta anche nella famiglia di Dio, che è la Chiesa» (FC 15). «In quanto“piccola Chiesa”, la famiglia cristiana è chiamata, a somiglianzadella “grande Chiesa”, ad essere segno di unità per il mondo e adesercitare in tal modo il suo ruolo profetico testimoniando il Regnoe la pace di Cristo, verso cui il mondo intero è in cammino» (FC 48).Il protagonismo attivo e rilevante della famiglia nella vita ecclesiale

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e dell’azione pastorale a favore della famiglia è così messo in lucedalla Relazione finale del Sinodo: «In virtù del sacramento delmatrimonio ogni famiglia diventa a tutti gli effetti un bene per laChiesa. In questa prospettiva sarà certamente un dono prezioso, perl’oggi della Chiesa, considerare anche la reciprocità tra famiglia eChiesa: la Chiesa è un bene per la famiglia, la famiglia è un bene perla Chiesa. La custodia del dono sacramentale del Signore coinvolgenon solo la singola famiglia, ma la stessa comunità cristiana, nelmodo che le compete. Di fronte all’insorgere della difficoltà, anchegrave, di custodire l’unione matrimoniale, il discernimento deirispettivi adempimenti e delle relative inadempienze dovrà essereapprofondito dalla coppia con l’aiuto dei Pastori e della comunità»(RS 52). D’altra parte, alla famiglia la Chiesa può guardare come adun modello cui ispirarsi: «Grazie alla carità della famiglia, la Chiesapuò e deve assumere una dimensione più domestica, cioè più fami-liare, adottando uno stile più umano e fraterno di rapporti» (FC 64).La famiglia è infine scuola di fede e di santificazione, in cui si eser-cita e si alimenta il cammino di santità dei coniugi e dei figli: «Iconiugi cristiani sono fortificati e quasi consacrati da uno specialesacramento per i doveri e la dignità del loro stato. Ed essi, com-piendo con la forza di tale sacramento il loro dovere coniugale efamiliare, penetrati dello spirito di Cristo, per mezzo del quale tuttala loro vita è pervasa di fede, speranza e carità, tendono a raggiun-gere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione, eassieme rendono gloria a Dio» (GS 48). Il sacramento nuziale è inse stesso fonte della grazia necessaria a realizzare un simile proget-to di vita: «Come dal sacramento derivano ai coniugi il dono del-l’obbligo di vivere quotidianamente la santificazione ricevuta, cosìdallo stesso sacramento discendono la grazia e l’impegno morale ditrasformare tutta la loro vita in un continuo sacrificio spirituale»(FC 56). La realizzazione di questa chiamata alla santità coniugalee familiare è alimentata dai doni del Signore e dalla corrisponden-za docile e orante ad essi: «La famiglia, nella sua vocazione e mis-sione, è veramente un tesoro della Chiesa. Tuttavia, come affermasan Paolo nei riguardi del Vangelo, “noi abbiamo questo tesoro invasi di creta” (2 Cor 4,7). Sulla porta d’ingresso della vita della fami-glia, afferma Papa Francesco, “sono scritte tre parole […]: permes-so?, grazie, scusa. Infatti queste parole aprono la strada per vivere

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bene nella famiglia, per vivere in pace. Sono parole semplici, manon così semplici da mettere in pratica! Racchiudono una grandeforza: la forza di custodire la casa, anche attraverso mille difficoltàe prove; invece la loro mancanza, a poco a poco apre delle crepe chepossono farla persino crollare” (Francesco, Udienza generale, 13maggio 2015) […] La preghiera domestica, la partecipazione allaliturgia e la pratica delle devozioni popolari e mariane sono mezziefficaci di incontro con Gesù Cristo e di evangelizzazione dellafamiglia. Ciò metterà in evidenza la speciale vocazione degli sposi arealizzare, con la grazia dello Spirito Santo, la loro santità attraver-so la vita matrimoniale, anche partecipando al mistero della crocedi Cristo, che trasforma le difficoltà e le sofferenze in offerta d’a-more» (RS 87).

3. Pastorale familiare e delle situazioni difficili o irregolari

Annunciare il Vangelo della famiglia è dunque dovere prioritario ditutta la Chiesa, che deve adempierlo nella concretezza delle situa-zioni e nella fedeltà ai tempi in cui opera: «L’azione pastorale dellaChiesa deve essere progressiva, anche nel senso che deve seguire lafamiglia, accompagnandola passo dopo passo nelle diverse tappedella sua formazione e del suo sviluppo» (FC 65). Occorre, pertan-to, discernere attentamente le vie pastorali adatte a meglio propor-re la bellezza e l’importanza della famiglia e quelle più consone amanifestare la misericordia di Dio alle famiglie in difficoltà, a quel-le in crisi, ai separati, ai divorziati, risposati e no.A tal fine l’azione evangelizzatrice e catechetica del popolo di Diodovrà anzitutto testimoniare il valore irrinunciabile della dottrinadell’indissolubilità del matrimonio, fondata sull’analogia fra il vin-colo nuziale e quello indissolubile di Cristo con la Chiesa. Afferma laRelatio Synodi: «La famiglia offre la possibilità alla persona di realiz-zarsi e di contribuire alla crescita degli altri nella società più ampia.La stessa identità cristiana ed ecclesiale ricevuta nel Battesimo fiori-sce nella bellezza della vita familiare» (7). Per questo, la meta dell’in-

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dissolubile fedeltà fra i coniugi va sempre incoraggiata e sostenuta enessuna forma di “divorzio” potrà considerarsi accettabile alla lucedella fede ecclesiale. Occorrerà pertanto verificare e potenziare tuttele modalità con cui sostenere i coniugi nel loro impegno di fedeltàreciproca e di dedizione ai figli. Non di meno sarà necessario riflet-tere sul modo migliore di accompagnare i separati e i divorziati nonrisposati in una vita di fede e di carità, che li faccia sentire protago-nisti della comunione ecclesiale, oltre a individuare le forme e i lin-guaggi per annunciare ai divorziati risposati che essi restano figlidella Chiesa e oggetto della misericordia di Dio, invitandoli a cam-mini di fede che li aiutino a sentirsi amati dal Padre.In proposito, la Relatio Synodi afferma: «La Chiesa, in quanto mae-stra sicura e madre premurosa, pur riconoscendo che tra i battez-zati non vi è altro vincolo nuziale che quello sacramentale, e cheogni rottura di esso è contro la volontà di Dio, è anche consapevo-le della fragilità di molti suoi figli che faticano nel cammino dellafede. “Pertanto, senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, biso-gna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe dicrescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno.[…] Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può esserepiù gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre isuoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà. A tutti devegiungere la consolazione e lo stimolo dell’amore salvifico di Dio,che opera misteriosamente in ogni persona, al di là dei suoi difettie delle sue cadute” (EG, 44). Questa verità e bellezza va custodita.Di fronte a situazioni difficili e a famiglie ferite, occorre semprericordare un principio generale: “Sappiano i pastori che, per amoredella verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni” (FC, 84).Il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi, e possono esi-stere fattori che limitano la capacità di decisione. Perciò, mentre vaespressa con chiarezza la dottrina, sono da evitare giudizi che nontengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è neces-sario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono amotivo della loro condizione» (RS 51).Il significato del carattere eminentemente pastorale che ha avuto larecente assemblea sinodale ordinaria sulla famiglia si coglie qui intutta la sua evidenza: non è in discussione la dottrina della Chiesa,più volte ribadita anche negli ultimi anni dai vari interventi magi-

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steriali. La riflessione del Sinodo ha riguardato le applicazionipastorali, il modo di proporre la dottrina (ad esempio a livello dilinguaggio), di accompagnarne la recezione e la pratica, di mostrar-ne in maniera chiara le potenzialità umanizzanti a fronte di unadiffusa non conoscenza o incomprensione, di favorire processi didiscernimento delle situazioni personali e di integrazione.L’Evangelii Gaudium sottolinea in proposito come l’agire pastoraledella Chiesa nei confronti delle persone in situazioni familiari dif-ficili o irregolari debba riflettere lo sguardo di misericordia con cuiil Padre celeste guarda e ama ciascuno dei suoi figli: di conseguen-za, verso chi vive realtà che comportano grande sofferenza «la veraurgenza pastorale è quella di permettere a queste persone di curarele ferite, di guarire e di riprendere a camminare insieme a tutta lacomunità ecclesiale» (EG 80). A sua volta la Relatio Synodi afferma:«Lo sguardo di Cristo, la cui luce rischiara ogni uomo (cfr Gv 1,9;GS, 22), ispira la cura pastorale della Chiesa verso i fedeli che sem-plicemente convivono o che hanno contratto matrimonio soltantocivile o sono divorziati risposati. Nella prospettiva della pedagogiadivina, la Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano allasua vita in modo imperfetto: invoca con essi la grazia della conver-sione, li incoraggia a compiere il bene, a prendersi cura con amorel’uno dell’altro e a mettersi al servizio della comunità nella qualevivono e lavorano» (RS 53). Tutto questo non ha nulla a che vederecon l’idea banalizzante di un’eventuale rinuncia a proporre le esi-genze della verità che salva: la medicina della misericordia non èmai finalizzata a favorire i naufragi, ma sempre e solo a salvare labarca sul mare in tempesta e a dare ai naufraghi l’accoglienza, lacura e il sostegno necessari. «Tutti hanno bisogno di uno sguardodi comprensione, tenendo conto che le situazioni di distanza dallavita ecclesiale non sempre sono volute, spesso sono indotte e a volteanche subite. Nell’ottica della fede non ci sono esclusi: tutti sonoamati da Dio e stanno a cuore all’agire pastorale della Chiesa» (RS34). Se non si comprende questa fondamentale intenzione, si equi-vocherà irrimediabilmente anche quanto il Sinodo ha detto sullasituazione dei separati, dei divorziati, dei divorziati risposati, delle

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convivenze, delle unioni di fatto, o delle unioni fra persone dellostesso sesso.La coniugazione di testimonianza alla verità e di esercizio dellamisericordia deve essere, dunque, lo stile proprio dell’azione pasto-rale della Chiesa, pronta ad accogliere ed accompagnare chi si troviin situazioni segnate da ferite o difficoltà. La Relatio Synodi nonesita ad affermare: «Quando l’unione raggiunge una notevole sta-bilità attraverso un vincolo pubblico – ed è connotata da affettoprofondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità disuperare le prove – può essere vista come un’occasione da accom-pagnare verso il sacramento del matrimonio, laddove questo siapossibile [...] La situazione di fedeli che hanno stabilito una nuovaunione richiede una speciale attenzione pastorale: “In questi decen-ni […] è molto cresciuta la consapevolezza che è necessaria una fra-terna e attenta accoglienza, nell’amore e nella verità, verso i battez-zati che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimentodel matrimonio sacramentale; in effetti, queste persone non sonoaffatto scomunicate” (Papa Francesco, Udienza generale, 5 agosto2015)» (RS 54). Un aspetto peculiare di questa sollecitudine pasto-rale verso le famiglie ferite o divise riguarda la cura dei camminirivolti ad accertare la validità o la nullità del vincolo matrimoniale:«I recenti Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et MisericorsIesus hanno condotto ad una semplificazione delle procedure per laeventuale dichiarazione di nullità matrimoniale. Con questi testi, ilSanto Padre ha voluto anche “rendere evidente che il Vescovo stes-so nella sua Chiesa, di cui è costituito pastore e capo, è per ciò stes-so giudice tra i fedeli a lui affidati” (MI, preambolo, III). L’attua-zione di questi documenti costituisce dunque una grande respon-sabilità per gli Ordinari diocesani, chiamati a giudicare loro stessialcune cause e, in ogni modo, ad assicurare un accesso più facile deifedeli alla giustizia» (RS 82). Soprattutto in un’epoca come lanostra, in cui tante coppie di sposi conoscono il dramma del falli-mento del loro progetto d’amore, e non pochi cercano di rifarsi unavita affettiva mediante nuovi vincoli sentimentali e nuove nozzecivili, quest’aspetto del ministero ecclesiale verso la realtà dellafamiglia assume un significato rilevante. Peraltro, una costatazioneonesta rileverà facilmente come non pochi dei matrimoni celebratiin Chiesa possano risultare non validi, in particolare se si tiene

conto dell’importanza della fede in ordine alla valida ed efficacericezione del sacramento, pur senza svalutare naturalmente la pre-senza della retta intenzione che salva la validità del vincolo nuziale.Nell’azione pastorale riguardante i divorziati e risposati, la RelatioSynodi sviluppa significativamente, accanto all’idea di accoglienza eaccompagnamento, quelle di discernimento e integrazione: «I bat-tezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere piùintegrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitan-do ogni occasione di scandalo. La logica dell’integrazione è la chia-ve del loro accompagnamento pastorale, perché non soltanto sap-piano che appartengono al Corpo di Cristo che è la Chiesa, ma nepossano avere una gioiosa e feconda esperienza. Sono battezzati,sono fratelli e sorelle, lo Spirito Santo riversa in loro doni e carismiper il bene di tutti. La loro partecipazione può esprimersi in diversiservizi ecclesiali: occorre perciò discernere quali delle diverse formedi esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale,educativo e istituzionale possano essere superate. Essi non solo nondevono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare comemembra vive della Chiesa, sentendola come una madre che li acco-glie sempre, si prende cura di loro con affetto e li incoraggia nelcammino della vita e del Vangelo. Quest’integrazione è necessariapure per la cura e l’educazione cristiana dei loro figli, che debbonoessere considerati i più importanti. Per la comunità cristiana, pren-dersi cura di queste persone non è un indebolimento della propriafede e della testimonianza circa l’indissolubilità matrimoniale:anzi, la Chiesa esprime proprio in questa cura la sua carità» (RS 84). L’esercizio del discernimento rinvia alla necessità di un criteriosecondo cui orientarsi: su questo punto il Sinodo ha richiamato leindicazioni offerte dal magistero di Giovanni Paolo II nellaFamiliaris consortio: «Sappiano i pastori che, per amore della verità,sono obbligati a ben discernere le situazioni. C’è infatti differenzatra quanti sinceramente si sono sforzati di salvare il primo matri-monio e sono stati abbandonati del tutto ingiustamente, e quantiper loro grave colpa hanno distrutto un matrimonio canonicamen-te valido. Ci sono infine coloro che hanno contratto una seconda

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unione in vista dell’educazione dei figli, e talvolta sono soggettiva-mente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabil-mente distrutto, non era mai stato valido» (FC 84). Il Sinodo ha quiaggiunto: «È quindi compito dei presbiteri accompagnare le perso-ne interessate sulla via del discernimento secondo l’insegnamentodella Chiesa e gli orientamenti del Vescovo. In questo processo saràutile fare un esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e dipentimento [...] Una sincera riflessione può rafforzare la fiducianella misericordia di Dio che non viene negata a nessuno» (RS 85).Inoltre, la Relatio Synodi ha sottolineato l’importanza del giudiziodella coscienza, che può essere a volte condizionato senza colpevo-lezza della persona: «Non si può negare che in alcune circostanze“l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere smi-nuite o annullate” (CCC, 1735) a causa di diversi condizionamenti.Di conseguenza, il giudizio su una situazione oggettiva non deveportare ad un giudizio sulla “imputabilità soggettiva” (PontificioConsiglio per i testi legislativi, Dichiarazione del 24 giugno 2000,2a). In determinate circostanze le persone trovano grandi difficoltàad agire in modo diverso. Perciò, pur sostenendo una norma gene-rale, è necessario riconoscere che la responsabilità rispetto a deter-minate azioni o decisioni non è la medesima in tutti i casi. Il discer-nimento pastorale, pure tenendo conto della coscienza rettamenteformata delle persone, deve farsi carico di queste situazioni. Anchele conseguenze degli atti compiuti non sono necessariamente lestesse in tutti i casi» (ib.). Viene a tracciarsi così un preciso percorsopastorale, che il Sinodo ha descritto nella maniera seguente: «Il per-corso di accompagnamento e discernimento orienta questi fedelialla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio. Il collo-quio col sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di ungiudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più pienapartecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favo-rirla e farla crescere. Dato che nella stessa legge non c’è gradualità(cfr FC, 34), questo discernimento non potrà mai prescindere dalleesigenze di verità e di carità del Vangelo proposte dalla Chiesa.Perché questo avvenga, vanno garantite le necessarie condizioni diumiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nellaricerca sincera della volontà di Dio e nel desiderio di giungere aduna risposta più perfetta ad essa» (RS 86). Il paragrafo dedicato

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all’attenzione pastorale verso le persone con orientamento omoses-suale si ferma a considerare la situazione delle famiglie con figli cheabbiano tale tendenza e offre queste indicazioni: «La Chiesa con-forma il suo atteggiamento al Signore Gesù che in un amore senzaconfini si è offerto per ogni persona senza eccezioni (MV, 12). Neiconfronti delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al lorointerno persone con tendenza omosessuale, la Chiesa ribadisce cheogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale,vada rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la curadi evitare “ogni marchio di ingiusta discriminazione” (Congre-gazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti diriconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 4). Si riserviuna specifica attenzione anche all’accompagnamento delle famigliein cui vivono persone con tendenza omosessuale. Circa i progetti diequiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali,“non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie,neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sulmatrimonio e la famiglia” (ib.). Il Sinodo ritiene in ogni caso deltutto inaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni inquesta materia e che gli organismi internazionali condizionino gliaiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istitui-scano il ‘matrimonio’ fra persone dello stesso sesso» (76). Accom-pagnamento, discernimento e integrazione sono dunque le tappeindispensabili di un atteggiamento pastorale sollecito nei confron-ti di tutte le possibili situazioni difficili o di famiglie ferite: «Starevicino alla famiglia come compagna di cammino significa, per laChiesa, assumere un atteggiamento sapientemente differenziato: avolte, è necessario rimanere accanto ed ascoltare in silenzio; altrevolte, si deve precedere per indicare la via da percorrere; altre volteancora, è opportuno seguire, sostenere e incoraggiare. “La Chiesadovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa‘arte dell’accompagnamento’, perché tutti imparino sempre atogliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cfr Es 3,5).Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossi-mità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che

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nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vitacristiana” (EG, 169)» (RS 77).È questo il cammino che porta a riconoscere nella famiglia non solol’oggetto di una specifica attenzione pastorale, ma anche un decisi-vo soggetto, protagonista della vita della Chiesa e della sua missio-ne: «Se la famiglia cristiana vuole essere fedele alla sua missione,essa dovrà ben comprendere da dove essa scaturisce: non può evan-gelizzare senza essere evangelizzata. La missione della famigliaabbraccia l’unione feconda degli sposi, l’educazione dei figli, latestimonianza del sacramento, la preparazione di altre coppie almatrimonio e l’accompagnamento amichevole di quelle coppie ofamiglie che incontrano difficoltà. Da qui l’importanza di uno sfor-zo evangelizzatore e catechetico indirizzato all’interno della fami-glia. Al riguardo, si abbia cura di valorizzare le coppie, le madri e ipadri, come soggetti attivi della catechesi, specialmente nei con-fronti dei figli, in collaborazione con sacerdoti, diaconi, personeconsacrate e catechisti. Questo sforzo inizia sin dalle prime fre-quentazioni serie della coppia. È di grande aiuto la catechesi fami-liare, in quanto metodo efficace per formare i giovani genitori e perrenderli consapevoli della loro missione come evangelizzatori dellapropria famiglia. Inoltre, è molto importante sottolineare il nessotra esperienza familiare e iniziazione cristiana. La comunità cristia-na tutta deve diventare il luogo in cui le famiglie nascono, si incon-trano e si confrontano insieme, camminando nella fede e condivi-dendo percorsi di crescita e di reciproco scambio» (RS 89). Tuttoquesto la comunità potrà farlo se saprà «infondere nelle famiglieun senso di appartenenza ecclesiale, un senso del ‘noi’ nel qualenessun membro è dimenticato. Tutti siano incoraggiati a sviluppa-re le proprie capacità e a realizzare il progetto della propria vita aservizio del Regno di Dio. Ogni famiglia, inserita nel contesto eccle-siale, riscopra la gioia della comunione con altre famiglie per servi-re il bene comune della società» (RS 90).Infine, la Relatio Synodi tocca i temi della trasmissione della vita,della denatalità e dell’educazione. Circa il primo punto si osservacome sia «purtroppo diffusa una mentalità che riduce la genera-zione della vita alla sola gratificazione individuale o di coppia. I fat-tori di ordine economico, culturale ed educativo esercitano un pesotalvolta determinante contribuendo al forte calo della natalità che

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indebolisce il tessuto sociale, compromette il rapporto tra le gene-razioni e rende più incerto lo sguardo sul futuro. Anche in questoambito occorre partire dall’ascolto delle persone e dar ragione dellabellezza e della verità di una apertura incondizionata alla vita comeciò di cui l’amore umano ha bisogno per essere vissuto in pienezza.Si coglie qui la necessità di divulgare sempre più i documenti delMagistero della Chiesa che promuovono la cultura della vita» (RS62). Il richiamo all’uso dei metodi naturali per la procreazioneresponsabile e l’accenno ai valori positivi della Humanae vitae diPaolo VI si collegano al forte invito ad accogliere e promuovere l’ac-coglienza della vita a tutti i livelli, facendosi carico del compito edu-cativo che introduce la persona cui si è data la vita nella realtà tota-le illuminata dalla fede nel mistero santo di Dio. Su queste sfide sigioca il futuro stesso dell’umanità, e l’impegno della comunità cri-stiana in questo campo assume più che mai la rilevanza di un ser-vizio decisivo alla causa dell’uomo e del suo destino.

Conclusione

In conclusione, è lecito chiedersi quale immagine di Chiesa haespresso il Sinodo dei Vescovi presieduto da Papa Francesco. Nonesiterei a dire che emerge il volto di una Chiesa libera, vivissima efedele. È una Chiesa libera quella che si è manifestata negli inter-venti e nei dialoghi sinodali: lo è stata per desiderio preciso delPapa, che ha invitato i vescovi rappresentanti di tutte le Chiese delmondo in comunione con Roma a esprimersi in totale franchezza.«Non c’è niente di cui si possa dire: di questo non si può parlare!».E l’invito è stato raccolto con entusiasmo, tanto da poter dire chenon ci siano situazioni significative per la vita delle famiglie nel“villaggio globale” che non siano state in qualche modo evocate orappresentate nell’aula sinodale. D’altronde, lo stesso tema delSinodo portava naturalmente a riferirsi alla rete complessa di con-dizioni, di sfide, di possibilità e di problemi che toccano le famiglienei diversi contesti del pianeta. Dalle lacerazioni connesse alla guer-

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TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE

ra in varie parti del pianeta, alle difficoltà economiche e sociali delSud del mondo, alla crisi dell’istituto familiare nell’Occidente euro-peo e americano, alla variegata considerazione della famiglia inpaesi come la Cina e l’India, è veramente il mondo intero e la realtàfamiliare nei suoi molteplici aspetti e problemi a essere stato al cen-tro della riflessione. L’esame di coscienza sul modo in cui la Chiesasi pone in questa complessità di situazioni ha mostrato luci eombre: non basta affermare il valore della realtà familiare se poinon si pone al centro dell’azione pastorale la cura delle famiglie,estesa ad abbracciare anche le più diverse situazioni di famiglie feri-te (divorziati risposati e no, separati, coppie in crisi...). Dal punto divista socio-politico, poi, la ferma denuncia di molte carenze diattenzione e di sostegno alla famiglia è stata largamente presente.La Chiesa che parla con piena libertà delle sfide, dei problemi edelle risorse delle famiglie nei diversi contesti non può non sentirsiinterpellata da quanto viene presentato in Sinodo: è una Chiesaviva quella che si è sentita palpitare nel dibattito sinodale. Lo è anzi-tutto per la testimonianza diretta di innumerevoli iniziative pasto-rali suscitate e vissute al servizio delle famiglie, per accompagnarlee integrarle nella vita della comunità cristiana e della società civile.Lo è anche dove si denunciano le carenze, sia da parte dell’azionedella Chiesa stessa, che da parte delle istituzioni politiche e sociali.Tutt’altro che indifferente alla complessità dei contesti e delleforme di governo che li caratterizzano, spesso è la comunità cristia-na che porta avanti azioni di denuncia e di promozione umana, sol-lecitando alla giustizia i detentori del potere. La Chiesa che ilSinodo ha mostrato al mondo non è in alcun modo una dirimpet-taia delle vicende umane, ma un lievito nella pasta della storia, unpopolo di donne e di uomini che, uniti ai loro Pastori, vivono laquotidianità della lotta per la giustizia o dell’azione di sensibilizza-zione ad essa nei più diversi contesti. Viva in se stessa, nell’articola-zione dei compiti e delle responsabilità, la Chiesa cui i Padri sino-dali hanno dato voce è presente e partecipe sui fronti più diversi incui ci si impegna per la causa di tutto l’uomo in ogni uomo.Colpisce infine nell’esperienza vissuta del Sinodo il senso di unità edi comunione profonda che ha unito i sinodali fra loro e al Vescovodi Roma, il Papa, chiamato a «presiedere la Chiesa nell’amore»,come afferma un’antichissima testimonianza di Ignazio di Antio-

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chia, padre della Chiesa delle origini. Per quanto possa apparireimpossibile agli occhi del mondo, i Padri sinodali, provenienti dallepiù diverse regioni e culture della terra, hanno sperimentato fraloro, con e sotto la guida di Papa Francesco, una profondissimaunità nella fede e nel senso di responsabilità verso gli uomini cui siriconoscono inviati ad annunciare il Vangelo. È questa la forza sin-golare che unisce la Chiesa cattolica nel tempo - i duemila anni dellasua spesso non facile storia - e nello spazio, che abbraccia lingue eambiti culturali e geografici diversissimi dell’intero pianeta. Chequesta comunione debba valorizzare le Chiese locali, come i diversilivelli regionali, nazionali e continentali della comunione ecclesiale,lo ha sottolineato lo stesso Papa Francesco nello stupendo discorsofatto il 17 ottobre per il cinquantesimo dell’istituzione del Sinododa parte di Paolo VI: «In una Chiesa sinodale, il Sinodo dei Vescoviè solo la più evidente manifestazione di un dinamismo di comunio-ne che ispira tutte le decisioni ecclesiali». Se questo vuol dire con-fessare la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica con libertà e con-vinzione, farne esperienza come è avvenuto in questo Sinodo è statoun dono singolare, che ha parlato di per sé di una presenza più altae profonda che tutti univa, valorizzando la dignità di ciascuno:quella del Signore Gesù che il Sinodo ha confessato e propostocome luce, speranza e forza per ogni famiglia del mondo.

+ Bruno ForteArcivescovo di Chieti-Vasto

Segretario speciale del Sinodo dei Vescovi103

TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE PUGLIESE

Nel nome di Teresa di Gesù tra Ávila e Baria cura di Michele Bellino

Presentazione di Michele Bellino aNel nome di Teresa di Gesù tra Ávila e BariUn dardo d’amore nella “Transverberazione” del Museo Diocesanodi Baria cura di Michele BellinoGelsorosso Ed., Bari 2016

Indice:Presentazione di Michele BellinoÀvila e Bari unite nel nome di Teresa Cepeda y Ahumada. Connubio trale arti nel Museo Diocesano di Bari di Angela AgnusdeiPer approfondire: Il Percorso dell’anima: Santa Teresa d’Àvila e SanGiovanni della CroceSu alcuni dipinti restaurati del Museo Diocesano di Bari e la fortuna sei-centesca della devozione e dell’immagine di Santa Teresa d’Àvila e diSan Giovanni della Croce fra Napoli e le Puglie di Pierluigi Leone de CastrisRelazione di restauro del dipinto ad olio su tela raffigurante laTransverberazione di Santa Teresa d’Àvila, con cornice lignea dorata (sec.XVII, autore Ippolito Borghese?) di Rosanna V. GuglielmoRelazione di restauro del dipinto ad olio su tela San Giovanni della Croce(sec. XVII, autore Carlo Rosa) di Rosanna V. GuglielmoNote storiche sul Carmelo barese di Michele BellinoCronologia del Carmelo bareseIndice dei nomi e dei luoghi notevoliRingraziamentiIndice delle immagini

PUBBLICAZIONIDOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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1 Il decreto De invocatione, veneratione, et reliquiis sanctorum, et de sacris imaginibus è della ses-sione XXV del Concilio di Trento, il 3-4 dicembre 1563.

Strutturo la presente introduzione ai lavori inseriti in questo stu-dio: “Nel nome di Teresa di Gesù tra Ávila e Bari. Un dardo d’amo-re nella Transverberazione del Museo Diocesano”, lasciandomi gui-dare dalle seguenti riflessioni.

Che cosa è un museo?«Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al ser-vizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compiericerche che riguardano le testimonianze materiali e immaterialidell’umanità e del suo ambiente: le acquisisce, le conserva, le comu-nica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto».Questa resta la definizione di museo più diffusa e condivisa nelpanorama professionale; ci si riferisce allo statuto del ConsiglioInternazionale dei musei (ICoM) del 2007. Da essa ne consegue cheogni qualvolta si entra in un museo si realizza un viaggio, in cuiattraverso le diverse opere che lo compongono, si tenta di costruirequell’identità collettiva di umanità intera attraverso il suo cammi-no nella storia.

Indicazioni alla luce del rinnovamento tridentinoLe prescrizioni tridentine sulle arti figurative furono inserite all’ul-timo momento della sessione finale del Concilio nel quadro di undecreto che disciplinava il culto delle immagini e delle reliquie1.Quali sono i principi teologici di riferimento?Eccone in sintesi. Cristo è l’unico Salvatore e Redentore, ma pos-siamo invocare i santi che sono in lui nella gloria come intercesso-ri. Il culto delle reliquie e delle immagini è accettato e favorito nonperché esse contengono in sé una sacralità magica, bensì perché ladevozione è rivolta ai prototypa che esse rappresentano. Nel decretodel Concilio di Trento al primo posto non abbiamo un richiamoallo scopo devozionale, bensì alla finalità educativa delle immaginicome racconti visivi: «per historia mysteriorum nostrae redemptio-nis, picturis vel aliis similitudinibus expressas».Il decreto tridentino deve fare i conti con la pala d’altare moderna,dove la storia si installa sempre più spesso al centro a differenza del

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2 Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, n. 62.3 Paolo VI, Messaggio agli artisti, 8 dicembre 1965.4 Gaudium et spes, n. 62.5 Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, 1999, n. 3.6 Papa Francesco, La mia idea di arte, Milano 2015, p. 10.

polittico medievale. Questo, infatti, era pieno di storie, ma come con-torno alla figura del santo presentato nella sua immagine ieratica.

Nello spirito del Concilio Vaticano IIQuale visione hanno i padri conciliari sulle arti?Per rispondere a questo interrogativo, come non far riferimento a ciòche è espresso nella Gaudium et spes: «Esse si sforzano, infatti, di cono-scere l’indole propria dell’uomo, i suoi problemi e la sua esperienza,nello sforzo di conoscere e perfezionare se stesso e il mondo; si preoc-cupano di scoprire la sua situazione nella storia e nell’universo, diillustrare le sue miserie e le sue gioie, i suoi bisogni e le sue capacità edi prospettare una migliore condizione dell’uomo»2.L’arte è considerata così, come strumento per conoscere l’uomo edha il grande compito educativo di «mettere la gioia nel cuore e resi-stere al logorio del tempo»3. La bellezza è strumento di Verità, comecontributo alla conoscenza di Dio4.

Prospettive di insegnamentoRiprendo alcune affermazioni della Lettera agli artisti di GiovanniPaolo II del 1999. Esattamente nelle prime battute di questo suntodottrinale, il Papa ricorda un’identità di verità tra il Bene e laBellezza. Dio «nel rilevare che quanto aveva creato era cosa buona,vide anche che era cosa bella»5. C’è dunque un’etica, una spirituali-tà dell’arte, che può contribuire alla vita, alla rinascita.In questo sentiero, papa Francesco esprime che l’arte è evangelizza-zione: «una realtà vitale che sappia custodire quel passato per rac-contarlo agli uomini di oggi, a cominciare dai più umili, e disporsicosì, tutti insieme, con fiducia al presente e anche al futuro»6.L’arte diventa così uno scrigno in cui ritrovare «consolazione e speranza».

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PUBBLICAZIONI

Ragione del presente lavoroIl rinnovo di un’ala del Museo Diocesano di Bari (2010-2015), volu-to da S.E. mons. Francesco Cacucci, con il recupero di opere pre-senti in deposito, è stata la ragione dell’intervento di salvaguardiadei dipinti qui esaminati.Il restauro dei due dipinti teresiani, realizzato da Rosanna V. Gu-glielmo – il San Giovanni della Croce in dialogo con Cristo e laTransverberazione di Santa Teresa d’Ávila – è l’inizio di un viaggio. Sì,viaggio tra le forme, i colori, gli stili, il contenuto, il contesto d’ori-gine, il messaggio. Ecco le diverse voci inserite in questo, spero, agilecontributo di ricerca: relazione di restauro, lettura iconografica,sunto storico, letteratura. L’ordine di presentazione privilegia l’a-spetto del comunicare ed educare i “non addetti ai lavori” a sogget-ti così religiosi e temi anche apparentemente lontani: camminointeriore, preghiera, immolazione, santità.Lo snodarsi di una chiave narrativa è la trama che vuole comunica-re la missione del Museo Diocesano.I contributi offerti dal professor Pierluigi Leone De Castris e dallaprofessoressa Angela Agnusdei sono un connubio perché l’arte di chiinsegna apra non solo conoscenza ma vivacità nel porre interrogati-vi e curiosità intellettuali. In questo contributo si sono volute ancheriportare idealmente le opere sacre nel loro contesto: il Carmelobarese. Esse imprimono i volti di Teresa d’Ávila e Giovanni dellaCroce, le loro parole, le loro esperienze, i loro scritti, gli esempi daimitare. È sorto, a tal fine, un dialogo reale con le comunità baresi diSan Giuseppe e Santa Teresa Nuova, ed ideale con le loro testimoni:la Beata Elia di San Clemente e la Madre Teresa di Gesù Gimma. Daquesta reciproca conoscenza è scaturita la letizia di dedicare il pre-sente studio alle due comunità teresiane della città di Bari.

don Michele Bellinodirettore del Museo diocesano

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Il 3 febbraio 2016, don Gaetano Tomanelli è tornato alla casa delPadre all’età di 86 anni.Nato a Grumo Appula il 6 settembre del 1919, è stato ordinatosacerdote il 14 maggio del 1944 dall’arcivescovo di Bari mons. Mar-cello Mimmi. L’8 dicembre 1950 viene istituita in Grumo Appula la nuova par-rocchia di S. Maria di Monteverde e don Gaetano Tomanelli vienenominato coadiutore del primo parroco don Giuseppe D’Amato.Gli anni cinquanta sono anni laboriosi per ambedue i sacerdoti, cheinsieme collaborano a costruire la nuova comunità parrocchiale.Alcune parrocchiane ricordano, ancora oggi, la benevola e continuaazione pastorale del parroco don Peppino D’Amato e del vice-par-roco don Gaetano. Con il lavoro di entrambi, si avvia l’AzioneCattolica parrocchiale, maschile e femminile, che diventa il motoretrainante della parrocchia. Nel 1963 don Peppino D’Amato è costretto a lasciare l’incarico diparroco per motivi di salute e vi subentra don Gaetano, comeamministratore parrocchiale, fino al gennaio 1965, quando l’arci-vescovo Enrico Nicodemo lo nomina parroco. Don Gaetano haretto la parrocchia di S. Maria di Monteverde dal 17 gennaio 1965al 10 settembre 1995. La sua azione sacerdotale, feconda nello stile e nelle attività, si èsempre distinta in pietà e ardore pastorale per il bene della comu-

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

NELLA PACE DEL SIGNORE

Don Gaetano Tomanelli

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nità, con la generosità di un padre premuroso e caritatevole, pron-to a intervenire nei momenti del bisogno e della prova. Il suo oriz-zonte non si dischiuse mai alla quotidianità delle cose, ai ristretticonfini del paese, ma ebbe sempre una visione più ampia della suamissione sacerdotale, sensibile ai problemi del mondo, alla missio-ne della Chiesa, all’ecumenismo.Don Gaetano non si accontentava di un impegno cristiano superfi-ciale o di facciata, ma esigeva un’adesione alla fede piena e convin-ta; non si stancava mai di annunciare al suo popolo, attraverso laparola di Dio e il ministero dei sacramenti, la fede in Cristo, testi-moniandola e vivendola lui stesso in prima persona con la preghie-ra, la carità e la donazione totale a Dio.Diverse sono le piccole opere, valide e meritorie, eseguite durantegli anni del suo ministero pastorale: il restauro totale della chiesa,la sua pavimentazione negli anni ’60, la costruzione della cella cam-panaria con la messa in opera di altre due campane, la costruzionedei due attuali altari laterali a devozione della Beata VergineAddolorata e del Cuore di Gesù, la costruzione del piccolo localeattiguo alla sacrestia, con ingresso esterno. Altra opera meritoria è stata la costante cura e abbellimento del piccoloSantuario rupestre di Mellitto, dedicato alla Madonna delle Grazie.Per il paese che gli ha dato i natali ha scritto, nel 1984, un volu-metto intitolato Storia e tradizioni di Grumo Appula, nel quale raccon-ta la storia della sua gente con la quale e per la quale ha vissuto eser-citando tutti quei carismi che il Signore gli ha donato.Don Gaetano nella sua vita non ha compiuto cose eccezionali: eccezio-nale è stata la sua totale donazione a Cristo. È stato l’umile servo delSignore che ha guidato il popolo di Dio con saggezza, tenendo sempreaperto davanti a sé il vangelo, come un bene prezioso e unico.Ha vissuto gli ultimi anni della sua vita, per motivi di salute, tra lemura della sua casa, nella quale gli giungevano voci, sguardi e noti-zie dal paese da lui sempre amato. Giorno dopo giorno, in contattointimo con Dio, ha realizzato la sua vocazione alla santità.Le esequie sono state celebrate dall’arcivescovo mons. FrancescoCacucci, con la partecipazione di sacerdoti e diaconi e alla presenzadi una affettuosa e numerosa schiera di fedeli.

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA BARI-BITONTO

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

Gennaio 2016

1 – Alla sera, presso il Santuario della Madonna del Pozzo inCapurso, celebra la S. Messa per l’apertura della Porta dellaMisericordia.

2 – Al pomeriggio, nel Palazzetto dello Sport in Andria, presie-de la concelebrazione eucaristica per l’ordinazione episco-pale di S.E. mons. Luigi Renna, vescovo eletto di Cerignola-Ascoli Satriano.

3 – Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa per l’ordina-zione diaconale di Marco Carozza, Antonio Stizzi, NicolaGioacchino Tatulli e Giuseppe Tunzi.

6 – Al pomeriggio, presso il monastero di S. Giuseppe in Bari,celebra la S. Messa in occasione della elezione della nuovapriora, madre Teodora dell’Eucarestia (al secolo: MariaLuisa Amerio).

7 – Al pomeriggio, presso il Museo diocesano, partecipa allatavola rotonda promossa dall’Opera per la Preservazione eDiffusione della Fede sui progetti e l’attività dellaComunità terapeutica Lorusso-Cipparoli.

8 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Ferdinando” in Bari,guida la catechesi comunitaria.

9 – Al mattino, presso il Seminario arcivescovile, celebra la S.Messa per gli ex allievi.

10 – Al mattino, presso la parrocchia “S. Marcello” in Bari, cele-bra la S. Messa e amministra le Cresime.

– Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la Festa dio-cesana della Famiglia.

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11 – Alla sera, presso la Fondazione “Paolo Grasso” in MartinaFranca, guida la catechesi su “L’Anno della misericordia inun tempo senza misericordia”.

13 – Presso la parrocchia “S. Maria del Carmine” in Sammicheledi Bari, incontra il Vicariato VIII.

14 – Presso l’Istituto dei Missionari Comboniani e la parrocchia“Maria SS. Addolorata” in Bari, incontra il Vicariato IV.

15 – Presso la parrocchia “Maria SS. del Rosario” in Bari, incon-tra il Vicariato I.

16 – Al mattino, presso l’Istituto “SS. Rosario” delle Suore Do-menicane Missionarie di San Sisto in Bari, celebra la S.Messa e incontra genitori e alunni nel 123° anniversario difondazione della Congregazione.

– Alla sera, nell’abbazia di S. Scolastica in Bari, partecipa allapresentazione del libro di p. Giulio Meiattini, O.S.B., In-nanzitutto figli. Nascere sposarsi generare.

17 – Al mattino, presso la parrocchia “Immacolata” in Modu-gno, celebra la S. Messa in occasione della Giornata mon-diale dei migranti.

18 – Alla sera, presso il Cinema “Il Piccolo” in Bari-Santo Spi-rito, guida la lettura del film di Edoardo Falcone Se Diovuole.

19 – Presso il Santuario del Beato Giacomo in Bitetto, incontrail Vicariato VII.

20 – Al mattino, nella Basilica di S. Nicola, celebra la S. Messaper la festa di S. Sebastiano, patrono del Corpo dei VigiliUrbani.

– Successivamente, presso la parrocchia “S. Maria del Soc-corso” in Noicattaro, incontra il Vicariato XI.

21 – Presso la parrocchia “S. Marcello” in Bari, incontra ilVicariato V.

22 – Al mattino, presso la Casa del clero, presiede la riunionedel Consiglio Presbiterale diocesano.

23 – Alla sera, presso la Società San Paolo in Bari, celebra la S.Messa per la Festa della Conversione di san Paolo e incon-tra la comunità dei Paolini.

24 – Al mattino, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Mola di Bari,incontra i ministranti delle scuole superiori della diocesi.

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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– Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, partecipa all’incontroecumenico di preghiera per l’unità dei cristiani.

25-27 A Roma, partecipa ai lavori del Consiglio Permanente dellaConferenza Episcopale Italiana.

28-30 A Lecce, presiede i lavori della Conferenza Episcopale Pugliese.30 – Al pomeriggio, presso il “Gran Teatrino di Pulcinella” pres-

so lo Stadio della Vittoria in Bari, partecipa alla presenta-zione del libro di padre Kizito Sesana Accogliere gli stranieri.

31 – Al mattino, presso la parrocchia “Cristo Re Universale” inBitonto, celebra la S. Messa e amministra le Cresime.

– Al pomeriggio, presso l’Istituto “S. Maria de Mattias” inBari Carbonara, celebra la S. Messa per i cento anni di suorMaria Tancredi, A.S.C.

– Alla sera, presso la parrocchia “Resurrezione” in Bari, cele-bra la S. Messa per il trigesimo del diacono Vito Romito.

Febbraio 2016

1 – Al mattino, a Roma, nella Sala stampa vaticana, partecipaalla conferenza stampa di presentazione degli Atti delcorso annuale di formazione per i nuovi vescovi, tenutosidal 7 al 16 settembre 2015 a Roma per iniziativa dellaCongregazione per i Vescovi: “Testimoni del Risorto”.

2 – Al mattino, in Episcopio, incontra i vicari episcopali.– Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per il Giubileo della

vita consacrata nella festa della Presentazione del Signore.3 – Al mattino, presso l’Istituto comprensivo XVI Circolo

“Marconi-Lucarelli” in Bari, assiste allo spettacolo “StudioDante a scuola, imparando per la vita”.

– Alla sera, presso la Casa del clero, presiede la riunione delConsiglio Pastorale diocesano.

4 – Presso la parrocchia “S. Rita” in Bari-Ceglie del Campo,incontra il Vicariato X.

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– Al pomeriggio, presso la parrocchia “S. Maria di Montever-de” in Grumo Appula, celebra la S. Messa per le esequie didon Gaetano Tomanelli.

5 – Presso il Centro “Giovanni Modugno” e la Basilica dei SS.Medici in Bitonto, incontra il Vicariato territoriale Biton-to-Palo del Colle.

6 – Al mattino, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Bari,benedice e inaugura il Centro di consulenza sanitaria e diprimo orientamento per migranti e persone senza fissadimora, intitolato a S. Giuseppe Moscati.

– Al pomeriggio, presso il Museo diocesano di Bari, parteci-pa alla presentazione del restauro, realizzato dai giovanidell’Accademia Margherita, dell’antica pianeta del card.Bonviso Bonvisi.

7 – Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano delle Murge,guida il ritiro spirituale diocesano per i fidanzati delle par-rocchie dei paesi.

– Alla sera, presso la parrocchia “S. Cataldo” in Bari, tiene lacatechesi comunitaria sul tema pastorale dell’anno.

8 – Alla sera, nella chiesa di S. Domenico in Bari, celebra la S.Messa per i giuristi cattolici.

9 – Al mattino, nella cripta della Cattedrale, celebra la S. Messaper la festa di S. Sabino, copatrono dell’Arcidiocesi.

– Al pomeriggio, nel Salone degli affreschi del Palazzo Ateneo diBari, tiene una conferenza su “Le radici dell’amore”, organiz-zata dall’Associazione Inner Wheel di Bari e Casamassima.

10 – Al mattino, presso la cappella della sede regionale del Corpodella Guardia di Finanza, celebra la S. Messa e impone le Ceneri.

– Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa del Mercoledìdelle Ceneri.

11 – Presso la parrocchia “S. Gabriele dell’Addolorata” e la cappel-lania dell’Ospedale S. Paolo in Bari, incontra il Vicariato VI.

12 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria di Monteverde” inGrumo Appula, tiene la catechesi comunitaria sul temapastorale dell’anno.

13 – Al mattino, nell’aula “Mons. Enrico Nicodemo” in Bari,presiede la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudizia-rio del Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese.

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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14 – Al mattino, presso la chiesa di S. Scolastica in Bari, tiene ilritiro spirituale per la comunità parrocchiale del BuonPastore.

– Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la Giornatadel malato e della vita.

15 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Michele Arcangelo” inBitetto, celebra la S. Messa e benedice il Crocifisso ligneorestaurato.

16 – Presso la parrocchia “Spirito Santo” in Bari-Santo Spirito,incontra il Vicariato III.

17 – Presso la parrocchia “S. Francesco di Assisi” in Bari, incon-tra il Vicariato XII.

18 – Presso il Santuario della Madonna del Pozzo in Capurso,incontra il Vicariato IX.

– Al pomeriggio, presso la parrocchia “Maria SS. Annun-ziata” in Modugno, celebra la S. Messa per le esequie delladott.ssa Anna Macina.

19 – Al mattino, nel Salone degli affreschi del Palazzo Ateneo diBari, partecipa al convegno provinciale di Federcooperative.

– Alla sera, presso il salone “Odegitria” della parrocchiaCattedrale, tiene la catechesi comunitaria sull’anno dellamisericordia.

20 – Al mattino, presso l’Istituto delle Suore Apostole del SacroCuore di Gesù in Cassano Murge, celebra la S. Messa perl’anno giubilare.

– Al pomeriggio, presso la chiesa di S. Gaetano in Bari, tienela catechesi sulla misericordia ai membri della Pia Associa-zione dei Misteri della Vallisa.

21 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Vito” in Palo del Colle,celebra la S. Messa.

22 – Alla sera, presso la chiesa del Gesù in Bari, celebra la S. Messaper l’anniversario della morte del Servo di Dio mons. LuigiGiussani, fondatore di “Comunione e Liberazione”.

23 – Al mattino, presso il Seminario arcivescovile, incontra l’é-quipe degli educatori.

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– Alla sera, presso la parrocchia “Spirito Santo” in Bari-Santo Spirito, guida la lettura del film di AlessandroBlasetti Io, io, io… e gli altri.

24 – Al mattino, presso il Pontificio Seminario regionale “PioXI” in Molfetta, partecipa all’incontro nel 50° anniversariodella Presbyterorum ordinis.

– Al pomeriggio, presso la parrocchia “S. Sabino” in Bari,partecipa alla presentazione del libro della prof.ssaAnnalisa Caputo Periferie in cattedra.

25 – Al mattino, presso la Curia arcivescovile, presiede l’incon-tro con i direttori degli uffici di Curia e i vicari zonali.

– Alla sera, presso la parrocchia “S. Antonio” in Bari, guida lacatechesi comunitaria sul tema: “Comunità, preghiera eParola”.

26 – Presso la parrocchia “Preziosissimo Sangue in S. Rocco”,incontra il Vicariato II.

27 – Nel pomeriggio, nella chiesa di S. Giacomo in Bari, parte-cipa alla presentazione del volume della prof.ssa MimmaPasculli Atlante del Barocco. L’arte dei marmorari in Italia meri-dionale. Tipologie e tecniche in età barocca.

– Alla sera, presso la parrocchia “S. Gabriele dell’Addolorata”in Bari, celebra la S. Messa per la festa del Titolare.

28 – Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, guidail ritiro spirituale per i fidanzati delle parrocchie della cittàdi Bari.

29 – Alla sera, nell’auditorium “Anna ed Emanuele De Gen-naro” – Fondazione Opera SS. Medici in Bitonto, guida lalettura del film La strada di Federico Fellini.

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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Marzo 2016

1 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa nella solennitàdi Maria SS. di Costantinopoli, con la partecipazione del Ivicariato.

2 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la parteci-pazione del III vicariato.

3 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la parteci-pazione dei vicariati II e IX.

4 – Al mattino, in Episcopio, presiede la riunione della presi-denza CEP.

– Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la parteci-pazione dei vicariati IV e V.

5 – Al mattino, presso l’Oasi Francescana “De Lilla”, porta ilsaluto all’incontro dei cappellani e operatori penitenziari.

– Al pomeriggio, nella Cattedrale di Trani, presiede la conce-lebrazione eucaristica per le esequie di S.E. mons. VincenzoFranco, arcivescovo emerito di Otranto.

– Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la parteci-pazione del vicariato XII.

6 – Al mattino, presso la parrocchia “Madonna di Pompei” inBari-Carbonara, celebra la S. Messa per il 75° anniversariodi fondazione della parrocchia.

– Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la parteci-pazione del vicariato VI.

7 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la parteci-pazione dei vicariati Bitonto-Palo del Colle e VII.

8 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la parteci-pazione del vicariato XI.

9 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa con la parteci-pazione dei vicariati VIII e X.

10 – Al mattino, presso la parrocchia “Maria SS. Annunziata” inModugno, celebra la S. Messa per la festa di Maria SS.Addolorata.

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– Alla sera, presso la parrocchia “S. Vito” in Gioia del Colle,tiene la catechesi sul sacramento della Confessione e bene-dice il confessionale.

11 – Al pomeriggio, presso l’Istituto “SS. Rosario” delle SuoreDomenicane Missionarie di San Sisto in Bari, celebra la S.Messa per la Federazione Nazionale Sanitari Pensionati eVedove, sezione di Bari.

12 – Al pomeriggio, nella Cattedrale di Cerignola, partecipa allaconcelebrazione eucaristica per l’ordinazione episcopale diS. E. mons. Luigi Mansi, vescovo eletto di Andria.

13 – Al mattino, presso l’Istituto Di Cagno Abbrescia in Bari,celebra la S. Messa per la comunità del Rinnovamentonello Spirito Santo.

– Alla sera, presso la parrocchia “SS. Salvatore” in Capurso,celebra la S. Messa e amministra le Cresime.

14-16 – A Roma, partecipa ai lavori del Consiglio Permanentedella Conferenza Episcopale Italiana.

17 – Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa per le Inter-forze in preparazione alla Pasqua.

– Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per il decimoanniversario della beatificazione della Beata Elia di S.Clemente, O.C.D.

18 – Al mattino, presso il Centro Polifunzionale della Polizia diStato in Bari, celebra la S. Messa in preparazione allaPasqua.

19 – Al mattino, presso la parrocchia “S. Giorgio” in Bari-Loseto,inaugura “Casa Freedom”, struttura promossa dalla Caritasdiocesana con il sostegno della comunità parrocchiale, perl’accoglienza di detenuti in permesso premio.

– Alla sera, in Bitonto, incontra gli operatori dell’Hospice“Aurelio Marena” e successivamente, partendo dal-l’Hospice, presiede la Via crucis diocesana con i giovani,organizzata dagli Uffici Missionario, Giovani e Liturgico edalla Caritas.

20 – Al mattino, sul sagrato della chiesa della SS. Trinità e deiSS. Medici in Bari, benedice i rami d’ulivo, quindi si recaprocessionalmente in Cattedrale, dove celebra la S. Messadella Domenica delle Palme.

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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– Alla sera, nella sala multimediale della Fondazione “Gio-vanni Paolo II” in Bari-San Paolo, nell’ambito della rassegna“A trovar Bellezza… Il Cinema che racconta di Noi”, guida lalettura del film di Destin Cretton Short Term 12.

21 – Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, tienela meditazione al clero diocesano.

– Al pomeriggio, nel Salone degli affreschi nel PalazzoAteneo di Bari, partecipa alla presentazione dell’enciclicaLaudato si’ di papa Francesco con il dott. Ruggiero e donRocco D’Ambrosio.

22 – Al mattino, presso l’Unità Spinale Unipolare nel Policli-nico di Bari-Padiglione Asclepios, celebra la S. Messa inoccasione della Pasqua e incontra degenti e familiari.

– Alla sera, nella cappella maggiore del Seminario arcivescovile,celebra la S. Messa per l’ammissione agli ordini sacri di GiuseppeCapozzi, Tommaso Genchi e Nicolino Antonio Sicolo.

23 – Al mattino, presso la sede dell’INPS in via Putignani-Bari,incontra i dirigenti e il personale per un momento di pre-ghiera in preparazione alla Pasqua.

– Successivamente, presso la Curia arcivescovile, scambia gliauguri pasquali con i curiali.

– Al pomeriggio, nella Basilica di S. Nicola, celebra la S.Messa in preparazione alla Pasqua per i dipendenti dellePoste Italiane.

– Alla sera, nella cripta della Cattedrale, presiede il rito difine cammino della III Comunità del Cammino neocate-cumenale.

24 – Al mattino, in Cattedrale, celebra la Messa crismale.– Alla sera, in Cattedrale, celebra la Messa “in Coena Domini”.

25 – Al mattino, in Cattedrale, presiede la celebrazionedell’Ufficio delle Letture.

– Successivamente, a mezzogiorno, nella Basilica di S. Nicola,guida il Santo Rosario per l’evento della Sacra Spina.

– Al pomeriggio, in Cattedrale, presiede l’Azione liturgica “inPassione et Morte Domini”.

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– Alla sera, in Bitonto, partecipa alla processione del Venerdìsanto a cura dell’Arciconfraternita “S. Maria del Suffragio”.

26 – Al mattino, in Cattedrale, presiede la celebrazione del-l’Ufficio delle Letture.

– Successivamente, scambia gli auguri pasquali con i mem-bri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusa-lemme.

– Alla sera, in Cattedrale, presiede la Veglia pasquale.27 – Al mattino, nella Concattedrale di Bitonto, celebra la S.

Messa nella Domenica di Pasqua.28/3-2/4 – A Venezia, partecipa alla settimana di formazione del

Clero diocesano.