Bollettino Diocesano Luglio-Agosto 2011

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Anno LXXXVII n. 4 Luglio - Agosto 2011 Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 Spedizione in abbonamento postale comma 20/c art. 2 L. 662/96 Filiale di Bari

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Atti ufficiali e attività pastorali dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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Anno LXXXVII n. 4 Luglio - Agosto 2011

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Registrazione Tribunale di Barin. 1272 del 26/03/1996Spedizione in abbonamento postalecomma 20/c art. 2 L. 662/96Filiale di Bari

BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996

ANNO LXXXVII - N. 4 - Luglio - Agosto 2011

Redazione e amministrazione:Curia Arcivescovile Bari-BitontoP.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: [email protected]

Direttore responsabile:Giuseppe Sferra

Direttore:Gabriella Roncali

Redazione:Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea,Bernardino Simone, Francesco Sportelli

Gestione editoriale e stampa:Ecumenica Editrice scrl - 70123 Bari - Tel. 080.5797843 - Fax 080.9190596

www.ecumenicaeditrice.it - [email protected]

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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO

Lettera in occasione del 150° anniversariodella fondazione de «L’Osservatore Romano» 407

Omelia nella Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria 411

Giornata mondiale della gioventù:(Madrid, 18-21.08.2011)

Saluto ai giovani e omelia nella concelebrazione eucaristica conclusiva 415

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI BITONTO

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

Sacra Scrittura e mistagogia in alcune lettere di san Pio(Martina Franca, 18 febbraio 2011) 419

CURIA METROPOLITANA

CancelleriaSacre ordinazioni e decreti 431

Ufficio per le cause dei santiApertura del processo di beatificazione

e canonizzazione della Serva di Dio suor Teresa di Gesù (Gimma), O.C.D. 433

Ufficio Laicato. Consulta diocesana delle Aggregazioni laicaliIl Convegno sui laici di San Giovanni Rotondo.

Lavoro di preparazione e prospettive 437

CONSIGLI DIOCESANI

Consiglio Pastorale diocesanoVerbale della riunione del 22 febbraio 2011 441

SOMMARIO

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”Il nuovo statuto dell’Istituto 447

e il Decreto della Congregazione per l’Educazione cattolica 479

DOCUMENTAZIONE

Il Convegno di Psicologia della religione 481

PUBBLICAZIONI 483

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

Luglio 2011 491Agosto 2011 492

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIO

Lettera in occasione del 150°anniversario della fondazione

de «L’Osservatore Romano»

All’Illustrissimo SignoreProf. Giovanni Maria Vian

Direttore de «L’Osservatore Romano»

Per un giornale quotidiano centocinquant’anni di vita sono unperiodo davvero considerevole, un lungo e significativo camminoricco di gioie, di difficoltà, di impegno, di soddisfazioni, di grazia.Pertanto, questo importante anniversario de «L’OsservatoreRomano» – il cui primo numero uscì con la data del 1° luglio 1861– è innanzitutto motivo di ringraziamento a Dio pro universis benefi-ciis suis: per tutto quello, cioè, che la sua Provvidenza ha disposto inquesto secolo e mezzo, durante il quale il mondo è cambiato pro-fondamente, e per quanto dispone oggi, quando i cambiamentisono continui e sempre più rapidi, soprattutto nell’ambito dellacomunicazione e dell’informazione.Allo stesso tempo, la presente lieta ricorrenza offre anche l’occasio-ne per alcune riflessioni sulla storia e sul ruolo di tale quotidiano,chiamato abitualmente “il giornale del Papa”. Siamo invitati, quin-di, – come disse Pio XI, di v.m., nel 1936, esattamente settantacin-que anni fa –, a dare «una occhiata al cammino percorso e darneun’altra al cammino che resta da percorrere», sottolineando soprat-tutto la singolarità e la responsabilità di un quotidiano che da un

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secolo e mezzo fa conoscere il Magistero dei Papi ed è uno deglistrumenti privilegiati a servizio della Santa Sede e della Chiesa.«L’Osservatore Romano» ebbe origine in un contesto difficile edecisivo per il Papato, con la consapevolezza e la volontà di difen-dere e sostenere le ragioni della Sede Apostolica, che sembrava esse-re messa in pericolo da forze ostili. Fondato per iniziativa privatacon l’appoggio del governo pontificio, questo foglio serale si definì“politico religioso”, proponendosi come obiettivo la difesa del prin-cipio di giustizia, nella convinzione, fondata sulla parola di Cristo,che il male non avrà l’ultima parola. Tale obiettivo e tale convinzio-ne furono espressi dai due celebri motti latini – il primo tratto daldiritto romano e il secondo dal testo evangelico – che, sin dalprimo numero del 1862, si leggono sotto la sua testata: Unicuiquesuum e, soprattutto, Non praevalebunt (Mt 16,18).Nel 1870 la fine del potere temporale – avvertita poi come provvi-denziale nonostante soprusi e atti ingiusti subiti dal Papato – nontravolse «L’Osservatore Romano», né rese inutili la sua presenza e lasua funzione. Anzi, un quindicennio più tardi, la Santa Sede decisedi acquisirne la proprietà. Il controllo diretto del giornale da partedell’autorità pontificia ne aumentò con il tempo prestigio e auto-revolezza, che crebbero ulteriormente in seguito, soprattutto per lalinea di imparzialità e di coraggio mantenuta di fronte alle tragediee agli orrori che segnarono la prima metà del Novecento, eco «edeledi un istituto internazionale e supernazionale», come scrisse il car-dinale Gasparri nel 1922.Si susseguirono allora avvenimenti tragici: il primo conflitto mon-diale, che devastò l’Europa cambiandone il volto; l’affermarsi deitotalitarismi, con ideologie nefaste che hanno negato la verità eoppresso l’uomo; infine, gli orrori della shoah e della seconda guer-ra mondiale. In quegli anni tremendi, e poi durante il periodo dellaguerra fredda e della persecuzione anticristiana attuata dai regimicomunisti in molti Paesi, nonostante la ristrettezza dei mezzi edelle forze, il giornale della Santa Sede seppe informare con onestàe libertà, sostenendo l’opera coraggiosa di Benedetto XV, di Pio XIe di Pio XII in difesa della verità e della giustizia, unico fondamen-to della pace.Dal secondo conflitto mondiale «L’Osservatore Romano» poté cosìuscire a testa alta, come subito riconobbero autorevoli voci laiche e

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come nel 1961, in occasione del centenario del quotidiano, scrisse ilcardinale Montini, che due anni dopo sarebbe diventato Papa conil nome di Paolo VI: «Avvenne come quando in una sala si spengo-no tutte le luci, e ne rimane accesa una sola: tutti gli sguardi si diri-gono verso quella rimasta accesa; e per fortuna questa era la lucevaticana, la luce tranquilla e fiammante, alimentata da quella apo-stolica di Pietro. “L’Osservatore” apparve allora quello che, insostanza, è sempre: un faro orientatore».Nella seconda metà del Novecento il giornale ha iniziato a circola-re in tutto il mondo attraverso una corona di edizioni periodiche indiverse lingue, stampate non più soltanto in Vaticano: attualmenteotto, tra cui, dal 2008, anche la versione in malayalam pubblicata inIndia, la prima interamente in caratteri non latini. A partire dallostesso anno, in una stagione difficile per i media tradizionali, la dif-fusione è sostenuta da abbinamenti con altre testate in Spagna, inItalia, in Portogallo, e ora anche da una presenza in internet semprepiù efficace.Quotidiano “singolarissimo” per le sue caratteristiche uniche,«L’Osservatore Romano», in questo secolo e mezzo, ha innanzitut-to dato conto del servizio reso alla verità e alla comunione cattoli-ca da parte della Sede del Successore di Pietro. Il quotidiano ha cosìriportato puntualmente gli interventi pontifici, ha seguito i dueConcili celebrati in Vaticano e le molte assemblee sinodali, espres-sione della vitalità e della ricchezza di doni della Chiesa, ma non hadimenticato mai di evidenziare anche la presenza, l’opera e la situa-zione delle comunità cattoliche nel mondo, che vivono talvolta incondizioni drammatiche.In questo tempo – segnato spesso dalla mancanza di punti di rife-rimento e dalla rimozione di Dio dall’orizzonte di molte società,anche di antica tradizione cristiana – il quotidiano della Santa Sedesi presenta come un “giornale di idee”, come un organo di forma-zione e non solo di informazione. Perciò deve sapere mantenerefedelmente il compito svolto in questo secolo e mezzo, con atten-zione anche all’Oriente cristiano, all’irreversibile impegno ecume-nico delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali, alla ricerca costante

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di amicizia e collaborazione con l’Ebraismo e con le altre religioni,al dibattito e al confronto culturale, alla voce delle donne, ai temibioetici che pongono questioni per tutti decisive. Continuando l’a-pertura a nuove firme – tra cui quelle di un numero crescente di col-laboratrici – e accentuando la dimensione e il respiro internaziona-li presenti sin dalle origini del quotidiano, dopo centocinquant’an-ni di una storia di cui può andare orgoglioso, «L’OsservatoreRomano» sa così esprimere la cordiale amicizia della Santa Sede perl’umanità del nostro tempo, in difesa della persona umana creata aimmagine e somiglianza di Dio e redenta da Cristo.Per tutto questo, desidero rivolgere il mio pensiero riconoscente atutti coloro che, dal 1861 fino ad oggi, hanno lavorato al giornaledella Santa Sede: ai direttori, ai redattori e a tutto il personale. ALei, signor direttore, e a quanti cooperano attualmente in questoentusiasmante, impegnativo e benemerito servizio alla verità e allagiustizia, come pure ai benefattori e ai sostenitori, assicuro la miacostante vicinanza spirituale e invio di cuore una speciale benedi-zione apostolica.

Dal Vaticano, 24 giugno 2011

Cari fratelli e sorelle,

ci ritroviamo riuniti, ancora una volta, a celebrare una delle piùantiche e amate feste dedicate a Maria Santissima: la festa della suaassunzione alla gloria del Cielo in anima e corpo, cioè in tutto il suoessere umano, nell’integrità della sua persona. Ci è data così la gra-zia di rinnovare il nostro amore a Maria, di ammirarla e di lodarlaper le “grandi cose” che l’Onnipotente ha fatto per Lei e che ha ope-rato in Lei.Nel contemplare la Vergine Maria ci è data un’altra grazia: quella dipoter vedere in profondità anche la nostra vita. Sì, perché anche lanostra esistenza quotidiana, con i suoi problemi e le sue speranze,riceve luce dalla Madre di Dio, dal suo percorso spirituale, dal suodestino di gloria: un cammino e una meta che possono e devonodiventare, in qualche modo, il nostro stesso cammino e la nostrastessa meta. Ci lasciamo guidare dai brani della Sacra Scrittura chela liturgia oggi ci propone. Vorrei soffermarmi, in particolare, suun’immagine che troviamo nella prima lettura, tratta dall’Apo-calis-se, e alla quale fa eco il vangelo di Luca: cioè, quella dell’arca.Nella prima lettura, abbiamo ascoltato: «Si aprì il tempio di Dioche è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza» (Ap11,19). Qual è il significato dell’arca? Che cosa appare? Per l’Antico

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

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Omelia nella Solennità dell’Assunzionedella Beata Vergine Maria

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Testamento, essa è il simbolo della presenza di Dio in mezzo al suopopolo. Ma ormai il simbolo ha ceduto il posto alla realtà. Così ilNuovo Testamento ci dice che la vera arca dell’alleanza è una per-sona viva e concreta: è la Vergine Maria. Dio non abita in un mobi-le, Dio abita in una persona, in un cuore: Maria, Colei che ha por-tato nel suo grembo il Figlio eterno di Dio fatto uomo, Gesù nostroSignore e Salvatore. Nell’arca – come sappiamo – erano conservatele due tavole della legge di Mosè, che manifestavano la volontà diDio di mantenere l’alleanza con il suo popolo, indicandone le con-dizioni per essere fedeli al patto di Dio, per conformarsi alla volon-tà di Dio e così anche alla nostra verità profonda. Maria è l’arca del-l’alleanza, perché ha accolto in sé Gesù; ha accolto in sé la Parolavivente, tutto il contenuto della volontà di Dio, della verità di Dio;ha accolto in sé Colui che è la nuova ed eterna alleanza, culminatacon l’offerta del suo corpo e del suo sangue: corpo e sangue ricevu-ti da Maria. A ragione, dunque, la pietà cristiana, nelle litanie inonore della Madonna, si rivolge a Lei invocandola come Foederisarca, ossia “arca dell’alleanza”, arca della presenza di Dio, arca del-l’alleanza d’amore che Dio ha voluto stringere in modo definitivocon tutta l’umanità in Cristo.Il brano dell’Apocalisse vuole indicare un altro aspetto importantedella realtà di Maria. Ella, arca vivente dell’alleanza, ha un destinodi gloria straordinaria, perché è così strettamente unita al Figlio cheha accolto nella fede e generato nella carne, da condividerne piena-mente la gloria del cielo. È quanto ci suggeriscono le parole ascol-tate: «Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita disole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodicistelle. Era incinta… Essa partorì un figlio maschio, destinato agovernare tutte le nazioni…» (12,1-2; 5). La grandezza di Maria,Madre di Dio, piena di grazia, pienamente docile all’azione delloSpirito Santo, vive già nel Cielo di Dio con tutta se stessa, anima ecorpo. San Giovanni Damasceno riferendosi a questo mistero inuna famosa Omelia afferma: «Oggi la santa e unica Vergine è con-dotta al tempio celeste … Oggi l’arca sacra e animata del DioVivente, [l’arca] che ha portato in grembo il proprio Artefice, siriposa nel tempio del Signore, non costruito da mano d’uomo»(Omelia II sulla Dormizione, 2, PG 96, 723) e continua: «Bisognavache colei che aveva ospitato nel suo grembo il Logos divino, si tra-

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sferisse nei tabernacoli del Figlio suo … Bisognava che la Sposa cheil Padre si era scelta, abitasse nella stanza nuziale del Cielo» (ivi, 14;PG 96, 742). Oggi la Chiesa canta l’amore immenso di Dio per que-sta sua creatura: l’ha scelta come vera “arca dell’alleanza”, comeColei che continua a generare e a donare Cristo Salvatore all’uma-nità, come Colei che in cielo condivide la pienezza della gloria egode della felicità stessa di Dio e, nello stesso tempo, invita anchenoi a divenire, nel nostro modo modesto, “arca” nella quale è pre-sente la Parola di Dio, che è trasformata e vivificata dalla sua pre-senza, luogo della presenza di Dio, affinché gli uomini possanoincontrare nell’altro uomo la vicinanza di Dio e così vivere in comu-nione con Dio e conoscere la realtà del Cielo.Il vangelo di Luca appena ascoltato (cfr Lc 1,39-56), ci mostra que-st’arca vivente, che è Maria, in movimento: lasciata la sua casa diNazaret, Maria si mette in viaggio verso la montagna per raggiun-gere in fretta una città di Giuda e recarsi nella casa di Zaccaria e diElisabetta. Mi sembra importante sottolineare l’espressione “infretta”: le cose di Dio meritano fretta, anzi le uniche cose delmondo che meritano fretta sono proprio quelle di Dio, che hannola vera urgenza per la nostra vita. Allora Maria entra in questa casadi Zaccaria e di Elisabetta, ma non entra sola. Vi entra portando ingrembo il figlio, che è Dio stesso fatto uomo. Certamente c’era atte-sa di lei e del suo aiuto in quella casa, ma l’evangelista ci guida acomprendere che questa attesa rimanda ad un’altra, più profonda.Zaccaria, Elisabetta e il piccolo Giovanni Battista sono, infatti, ilsimbolo di tutti i giusti di Israele, il cui cuore, ricco di speranza,attende la venuta del Messia salvatore. Ed è lo Spirito Santo ad apri-re gli occhi di Elisabetta e a farle riconoscere in Maria la vera arcadell’alleanza, la Madre di Dio, che viene a visitarla. E così l’anzianaparente l’accoglie dicendole «a gran voce»: «Benedetta tu fra ledonne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che lamadre del mio Signore venga da me?» (Lc 1,42-43). Ed è lo stessoSpirito Santo che davanti a Colei che porta il Dio fattosi uomo,apre il cuore di Giovanni Battista nel grembo di Elisabetta.Elisabetta, esclama: «Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei

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orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo» (v. 44).Qui l’evangelista Luca usa il termine skirtan, cioè “saltellare”, lostesso termine che troviamo in una delle antiche traduzioni grechedell’Antico Testamento per descrivere la danza del re Davide davan-ti all’arca santa che è tornata finalmente in patria (2 Sam 6,16).Giovanni Battista nel grembo della madre danza davanti all’arcadell’Alleanza, come Davide; e riconosce così: Maria è la nuova arcadell’alleanza, davanti alla quale il cuore esulta di gioia, la Madre diDio presente nel mondo, che non tiene per sé questa divina presen-za, ma la offre condividendo la grazia di Dio. E così – come dice lapreghiera – Maria realmente è causa nostrae laetitiae, l’“arca” nellaquale realmente il Salvatore è presente tra di noi.Cari fratelli! Stiamo parlando di Maria, ma, in un certo senso, stia-mo parlando anche di noi, di ciascuno di noi: anche noi siamodestinatari di quell’amore immenso che Dio ha riservato - certo, inuna maniera assolutamente unica e irripetibile - a Maria. In questaSolennità dell’Assunzione guardiamo a Maria: Ella ci apre alla spe-ranza, ad un futuro pieno di gioia e ci insegna la via per raggiun-gerlo: accogliere nella fede il suo Figlio; non perdere mai l’amiciziacon Lui, ma lasciarci illuminare e guidare dalla sua parola; seguirloogni giorno, anche nei momenti in cui sentiamo che le nostre crocisi fanno pesanti. Maria, l’arca dell’alleanza che sta nel santuario delCielo, ci indica con luminosa chiarezza che siamo in camminoverso la nostra vera Casa, la comunione di gioia e di pace con Dio.Amen!

Parrocchia S. Tommaso da Villanova,Castel Gandolfo, lunedì 15 agosto 2011

Cari giovani,

con la celebrazione dell’Eucaristia giungiamo al momento culmi-nante di questa Giornata mondiale della Gioventù. Nel vedervi qui,venuti in gran numero da ogni parte, il mio cuore si riempie di gioiapensando all’affetto speciale con il quale Gesù vi guarda. Sì, ilSignore vi vuole bene e vi chiama suoi amici (cfr Gv 15,15). Egli viviene incontro e desidera accompagnarvi nel vostro cammino, peraprirvi le porte di una vita piena e farvi partecipi della sua relazio-ne intima con il Padre. Noi, da parte nostra, coscienti della gran-dezza del suo amore, desideriamo corrispondere con ogni generosi-tà a questo segno di predilezione con il proposito di condividereanche con gli altri la gioia che abbiamo ricevuto. Certamente, sonomolti attualmente coloro che si sentono attratti dalla figura diCristo e desiderano conoscerlo meglio. Percepiscono che Egli è larisposta a molte delle loro inquietudini personali. Ma chi è Lui vera-mente? Come è possibile che qualcuno che ha vissuto sulla terratanti anni fa abbia qualcosa a che fare con me, oggi?Nel Vangelo che abbiamo ascoltato (cfr Mt 16,13-20) vediamodescritti due modi distinti di conoscere Cristo. Il primo consiste-

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Viaggio apostolico a Madridin occasione della XXVI Giornata

mondiale della Gioventù(18-21 agosto 2011)

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rebbe in una conoscenza esterna, caratterizzata dall’opinione cor-rente. Alla domanda di Gesù: «La gente chi dice che sia il Figliodell’Uomo?», i discepoli rispondono: «Alcuni dicono Giovanni ilBattista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Vale a dire,si considera Cristo come un personaggio religioso in più di quelligià conosciuti. Poi, rivolgendosi personalmente ai discepoli, Gesùchiede loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro risponde con quel-la che è la prima confessione di fede: «Tu sei il Cristo, il Figlio delDio vivente». La fede va al di là dei semplici dati empirici o storici,ed è capace di cogliere il mistero della persona di Cristo nella suaprofondità.Però la fede non è frutto dello sforzo umano, della sua ragione,bensì è un dono di Dio: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, per-ché né carne, né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che ènei cieli». Ha la sua origine nell’iniziativa di Dio, che ci rivela la suaintimità e ci invita a partecipare della sua stessa vita divina. La fedenon dà solo alcune informazioni sull’identità di Cristo, bensì sup-pone una relazione personale con Lui, l’adesione di tutta la perso-na, con la propria intelligenza, volontà e sentimenti alla manifesta-zione che Dio fa di se stesso. Così, la domanda «Ma voi, chi dite cheio sia?», in fondo sta provocando i discepoli a prendere una deci-sione personale in relazione a Lui. Fede e sequela di Cristo sono instretto rapporto. E, dato che suppone la sequela del Maestro, la fededeve consolidarsi e crescere, farsi più profonda e matura, nellamisura in cui si intensifica e rafforza la relazione con Gesù, la inti-mità con Lui. Anche Pietro e gli altri apostoli dovettero avanzareper questo cammino, fino a che l’incontro con il Signore risortoaprì loro gli occhi a una fede piena.Cari giovani, anche oggi Cristo si rivolge a voi con la stessa doman-da che fece agli apostoli: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispondete-gli con generosità e audacia, come corrisponde a un cuore giovanequal è il vostro. Ditegli: Gesù, io so che Tu sei il Figlio di Dio, chehai dato la tua vita per me. Voglio seguirti con fedeltà e lasciarmiguidare dalla tua parola. Tu mi conosci e mi ami. Io mi fido di te emetto la mia intera vita nelle tue mani. Voglio che Tu sia la forzache mi sostiene, la gioia che mai mi abbandona. Nella sua risposta alla confessione di Pietro, Gesù parla dellaChiesa: «E io a te dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la

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mia Chiesa». Che significa ciò? Gesù costruisce la Chiesa sopra laroccia della fede di Pietro, che confessa la divinità di Cristo. Sì, la Chiesa non è una semplice istituzione umana, come qualsiasialtra, ma è strettamente unita a Dio. Lo stesso Cristo si riferisce adessa come alla «sua» Chiesa. Non è possibile separare Cristo dallaChiesa, come non si può separare la testa dal corpo (cfr 1Cor 12,12).La Chiesa non vive di se stessa, bensì del Signore. Egli è presente inmezzo ad essa, e le dà vita, alimento e forza. Cari giovani, permettetemi che, come successore di Pietro, vi invitia rafforzare questa fede che ci è stata trasmessa dagli Apostoli, aporre Cristo, il Figlio di Dio, al centro della vostra vita. Però per-mettetemi anche che vi ricordi che seguire Gesù nella fede è cam-minare con Lui nella comunione della Chiesa. Non si può seguireGesù da soli. Chi cede alla tentazione di andare «per conto suo» odi vivere la fede secondo la mentalità individualista, che predominanella società, corre il rischio di non incontrare mai Gesù Cristo, o difinire seguendo un’immagine falsa di Lui.Aver fede significa appoggiarsi sulla fede dei tuoi fratelli, e che latua fede serva allo stesso modo da appoggio per quella degli altri. Vichiedo, cari amici, di amare la Chiesa, che vi ha generati alla fede,che vi ha aiutato a conoscere meglio Cristo, che vi ha fatto scoprirela bellezza del suo amore. Per la crescita della vostra amicizia conCristo è fondamentale riconoscere l’importanza del vostro gioiosoinserimento nelle parrocchie, comunità e movimenti, così come lapartecipazione all’Eucaristia di ogni domenica, il frequente acco-starsi al sacramento della riconciliazione e il coltivare la preghiera ela meditazione della Parola di Dio.Da questa amicizia con Gesù nascerà anche la spinta che conduce adare testimonianza della fede negli ambienti più diversi, inclusodove vi è rifiuto o indifferenza. Non è possibile incontrare Cristo enon farlo conoscere agli altri. Quindi, non conservate Cristo per voistessi! Comunicate agli altri la gioia della vostra fede. Il mondo habisogno della testimonianza della vostra fede, ha bisogno certa-mente di Dio. Penso che la vostra presenza qui, giovani venuti daicinque continenti, sia una meravigliosa prova della fecondità del

MAGISTERO PONTIFICIO

mandato di Cristo alla Chiesa: «Andate in tutto il mondo e procla-mate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15). Anche a voi spetta lostraordinario compito di essere discepoli e missionari di Cristo inaltre terre e paesi dove vi è una moltitudine di giovani che aspiranoa cose più grandi e, scorgendo nei propri cuori la possibilità di valo-ri più autentici, non si lasciano sedurre dalle false promesse di unostile di vita senza Dio.Cari giovani, prego per voi con tutto l’affetto del mio cuore. Vi rac-comando alla Vergine Maria, perché vi accompagni sempre con lasua intercessione materna e vi insegni la fedeltà alla Parola di Dio.Vi chiedo anche di pregare per il Papa, perché come Successore diPietro, possa proseguire confermando i suoi fratelli nella fede. Chetutti nella Chiesa, pastori e fedeli, ci avviciniamo ogni giorno di piùal Signore, per crescere nella santità della vita e dare così testimo-nianza efficace che Gesù Cristo è veramente il Figlio di Dio, ilSalvatore di tutti gli uomini e la fonte viva della loro speranza.Amen.

Base aerea dei Quattro Venti di Madrid,Domenica, 21 agosto 2011

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Premessa

La concorrenza di due importanti eventi, il Sinodo dei vescovi del-l’ottobre 2008 e la celebrazione dell’Anno paolino 2008-2009, non-ché l’attenzione posta dalla Chiesa italiana per questo anno pasto-rale alla formazione cristiana, in particolare dei fanciulli e dei gio-vani, mi ha suggerito di prendere in considerazione un aspetto dellapersonalità spirituale di san Pio da Pietrelcina, che non trovo moltovalorizzato pastoralmente, quello del suo rapporto con la SacraScrittura1.Ho voluto farlo, partendo da una ricognizione dei passi biblici cita-ti da san Pio nelle sue lettere, limitandomi, per ovvie ragioni ditempo, a quelle contenute nel I volume dell’Epistolario2, e conside-

Sacra Scrittura e mistagogiain alcune lettere di san Pio*

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

* Lectio magistralis tenuta a Martina Franca il 28 febbraio 2011, presso la Fondazione“Nuove Proposte”, in occasione della consegna del premio “Margiotta-Nicodemo”per gli studi religiosi.1 Mi meraviglia già, ad esempio, l’assenza dell’indice dei passi biblici, peraltro nume-rosi, citati dal santo nelle sue lettere, nell’edizione ufficiale e aggiornata del suo epi-stolario: P. Pio da Pietrelcina, Epistolario (a cura di Melchiorre da Pobladura e Ales-sandro da Ripabottoni), San Giovanni Rotondo 20074. Negli indici tematici abbiamopochi riferimenti riguardanti la Scrittura, limitati all’invito a leggerla, solo nei volu-mi II, III e IV; nessun riferimento nel I vol.2 Corrispondenza con i Direttori spirituali (1910-1922). Una analisi più ampia, di caratte-re generale, del linguaggio biblico di padre Pio, estesa a tutto l’Epistolario, si trova inL. Lotti, L’Epistolario di Padre Pio. Una lettura mistagogica, LEV, Ed. P. Pio da Pietrelcina,San Giovanni Rotondo (Fg) 2006, pp. 171-211.

rando le sole citazioni dirette, rilevate nelle note. In realtà, ben piùnumerose sono le espressioni di san Pio che ‘profumano’ di SacraScrittura e che, con uno studio mirato in tal senso, potrebbero esse-re evidenziate3. Una maggiore valorizzazione del rapporto di sanPio con la Scrittura potrebbe venire utile per tutta la Chiesa, sia perl’anno pastorale che ci apprestiamo a vivere (e sarebbe un bel con-tributo…), sia, anche, per ‘dimensionare’ più biblicamente una figu-ra che viene in genere ‘squilibrata’ soprattutto sul piano devozioni-stico-spirituale.

Antico e Nuovo Testamento

Farò prima delle considerazioni di carattere generale, mi sofferme-rò poi più particolarmente su alcune lettere dell’epistolario. Le cita-zioni bibliche, esplicite e implicite, rilevate nelle lettere del primovolume4 sono più di centocinquanta (154), delle quali, all’incirca,metà dall’Antico Testamento (76), metà dal Nuovo Testamento(79), ed è già questo un fatto interessante5. La predilezione di san Pio va per l’Antico Testamento - è fin troppoevidente - ai libri sapienziali: ben 62 su 76 citazioni; le altre 14 sonodal Pentateuco (4), dai libri storici (4), dai profeti (6). Tra i librisapienziali sono privilegiati i Salmi (37 citazioni), il libro di Giobbe

3 Rileva P. Lotti: «Sembra quasi che una lettura esperienziale della Parola di Dio loabbia portato ad interiorizzare talmente i testi biblici da farne uno strumento per ladescrizione del suo mondo interiore e per spiegare agli altri l’agire di Dio» (Lotti,L’Epistolario, cit., p. 174).4 Considero solo le lettere del santo, ma utile, in uno studio più completo, sarebbeesaminare anche le citazioni presenti nelle lettere dei suoi direttori spirituali, p.Agostino e p. Benedetto, per avere l’aspetto biblico del dialogo intessuto negli anni1910-1922, anni particolarmente importanti sia per la crescita spirituale di padre Pio(sono peraltro gli anni della prima guerra mondiale, nella quale il giovane frate deveanche prestare il servizio militare), che per il manifestarsi del prodigio delle stimma-te (20 settembre 1918).5 Sull’importanza di un concorde utilizzo di Antico e Nuovo Testamento, soprattut-to per una catechesi mistagogica, alla luce degli insegnamenti dei Padri della Chiesa,ho insistito nella proposta pastorale per la mia diocesi, cfr F. Cacucci, La mistagogia.Una scelta pastorale, EDB, Bologna 2006, pp. 58-59. Vd. anche G. Francesconi, Storia esimbolo, Morcelliana, Brescia 1981, p. 329.

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

(14), il Cantico dei cantici (10); una sola citazione dal libro deiProverbi. Da queste scelte, consapevoli o spontanee che siano, emer-gono chiare alcune coordinate della spiritualità del santo diPietrelcina: la preghiera e la lode di Dio anche nell’abbandono,nella ‘notte’, nella passione (i Salmi); la pazienza nella prova(Giobbe); il desiderio dell’unione sponsale (il Cantico). Il canto dellemeraviglie di Dio, attraverso la croce, e sulla croce, giunge allenozze mistiche con l’Agnello: un itinerario tipicamente francesca-no, un itinerario profondamente e veramente ‘cristiano’.Le espressioni tratte dai Salmi e dal libro di Giobbe sono soprattuttoquelle di Gesù provato nella passione, sulla croce, per amore degliuomini, per la nostra salvezza. Le immagini tratte dal Cantico dico-no del desiderio d’amore, della ricerca costante che la sposa fa delloSposo, fino a congiungersi strettamente e definitivamente con lui6.Nelle citazioni dal Nuovo Testamento, che spesso accompagnano equasi ‘portano a compimento’ quelle dell’Antico, le preferenze disan Pio vanno ai quattro Vangeli (52 su 79), ben distribuite (18 daMatteo, 7 da Marco, 13 da Luca, 14 da Giovanni); quindi alle lette-re paoline (20: Romani, I e II Corinzi, Galati, I e II Timoteo); meno adaltri testi: Ebrei (4), Giacomo (2), Apocalisse (1).

Sacra Scrittura e mistagogia

Più che la riflessione dottrinale e teologica a san Pio interessa lapersona di Gesù: come la sposa del Cantico san Pio ricerca lo Sposo,i suoi baci d’amore, la sua passione, le sue piaghe, il vino del ban-chetto delle nozze… È un modo quanto mai interessante, coinvol-gente, mistagogico, di leggere la Scrittura: una lettura spirituale,che diventa liturgica ed esistenziale, che si fa culto della passione e

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6 La fede per padre Pio «è la condizione perché avvenga il connubio tra Dio e l’anima;è il cammino stesso per la celebrazione del connubio» (L. Lavecchia, L’itinerario di fedein Padre Pio da Pietrelcina nell’Epistolario, Ed. Padre Pio da Pietrelcina, San GiovanniRotondo 2003, p. 50).

della croce, fino alla risurrezione, ma che si fa anche oblazione,sacrificio, immolazione, per la salvezza delle anime e la riconcilia-zione dei peccatori.San Pio si fa così per noi, per la comunità cristiana, vero mistagogo:ci prende per mano e ci introduce nel mistero di Cristo, non tantoe non solo attraverso le sue parole, ma anche e soprattutto attra-verso la sua persona, che si è configurata a Cristo fino ad averne eportarne le stimmate. Ma è una configurazione che si fonda sulleparole della Scrittura, non sul sentimento, per alto che possa esse-re: direi non sull’eros, ma sull’agape, sul dono d’amore che è laParola di Dio, che, come ci ha detto il Vaticano II, «nel suo grandeamore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, perinvitarli e ammetterli alla comunione con sé»7.Sono soprattutto le parole e le immagini tratte dal Cantico dei canti-ci a farci comprendere meglio tutto questo, e non a caso, se pensia-mo a quanto i Padri della Chiesa e i mistici di tutti i tempi hanno‘utilizzato’ questo libro della Scrittura per introdurre i fedeli nelmistero di Cristo8, nei sacramenti, nel cammino di iniziazione.Sant’Ambrogio ricorre quasi sistematicamente a una lettura spiri-tuale del Cantico per la sua catechesi sui sacramenti9. E interessanteè rilevare come anche san Pio faccia un uso mistagogico del libro.Su questo ci vogliamo soffermare.

La lettura mistagogica del “Cantico dei cantici”

I baciPer la prima volta troviamo una citazione del Cantico in una letteraa p. Agostino del 17 agosto 1913; il suo direttore spirituale, ama-reggiato, gli ha chiesto di pregare per delle persone colpite da gravedisgrazia, e Pio lo rincuora, scrivendogli tra l’altro: «Vi consoli, caropadre, il dolce pensiero di amare Gesù e di esserne assai di più da lui

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7 Dei Verbum 2.8 A riguardo cfr G. Micunco, Mistero della fede. Strumenti per una catechesi mistagogica, Ed.Stilo, Bari 2008, pp. 134 sgg.9 Su questo cfr E. Cattaneo, Il “Cantico dei cantici” nelle catechesi mistagogiche diSant’Ambrogio di Milano, «La Civiltà Cattolica», 143 (1998), III, pp. 29-41.

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

riamato. Chiediamogli con la sposa dei sacri Cantici: “Osculetur meosculo oris sui, quia meliora sunt ubera tua vino”10. Quante volte questobacio di pace, a noi sacerdoti specialmente, ci viene dato da Gesùnel santissimo Sacramento! Sì, desideriamolo ardentemente questobacio dalla bocca divina e più ancora mostriamocene riconoscenti.Qual più caro dono possiamo noi miseri mortali desiderare daDio?!»11. La stessa esegesi ‘eucaristica’ del ‘bacio’ troviamo già inAmbrogio, che così dice al catecumeno: «Sei venuto all’altare, ilSignore Gesù chiama te o la tua anima o la Chiesa e dice: “Mi bacicon i baci della sua bocca” (Ct 1, 1). Vuoi applicare queste parole aCristo? Nulla di più gradito. Vuoi applicarle alla tua anima? Nulladi più soave»12. Ma anche santa Teresa d’Avila vedrà nel primo ver-setto del Cantico un riferimento all’Eucaristia: «Non ci accostiamonoi al SS. Sacramento? Mi sono infatti domandata se qui la sposachieda appunto questa grazia, che Cristo ci ha fatto soltanto piùtardi»13.

Il vinoUna lettura spirituale, eucaristica, del vino, sempre con riferimentoal Cantico, farà ancora san Pio in un’altra lettera, tra le ultime diquesto volume dell’Epistolario, una lettera a padre Benedetto del 29gennaio 191914, in cui il punto di partenza è un ringraziamento chepadre Pio fa al suo direttore spirituale per dell’uva che gli ha man-

42310 Ct 1, 1: «Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, le tue tenerezze sono più dolci delvino» (trad. CEI).11 Pio da Pietrelcina, Epistolario, cit., vol. I, p. 406. Nella stessa lettera san Pio cita altridue passi della Scrittura, la mancanza di fede del popolo d’Israele nel deserto, checausò anche la ‘punizione’ di Mosè (cfr Nm 20, 11-12) e l’invito a cacciare ogni timo-re dall’anima che, se ama il Signore, «non cammina, ma vola»: Viam mandatorum tuo-rum cucurri cum dilatasti cor meum (Sal 118, 32), «Corro per la via dei tuoi comanda-menti, perché hai dilatato il mio cuore».12 Sacram. 5, 2, 5.13 Pens. 1, 10.14 Solo da pochi mesi (20 settembre 1918), è il caso di ricordarlo, Pio ha ricevuto ildono definitivo delle stimmate.

dato in dono; padre Benedetto gli ha esposto alcune sue amarezze15

e il frate così risponde: «Ricevo l’uva che mi avete mandata, e com-mosso e riconoscente ve ne ringrazio di cuore davanti a Gesù, pre-gandolo con importunità che continui a vuotare il vostro cuore diquel rimasuglio di acqua, e che lo riempia di quel misterioso vinoche chiedeva la sposa della sacra Cantica»16. I passi del Cantico a cuisan Pio fa riferimento, come è rilevato in nota, sono due. In uno lasposa dice: «Attirami dietro a te, corriamo! M’introduca il re nellesue stanze: gioiremo e ci rallegreremo per te, ricorderemo le tuetenerezze più del vino» (Ct 1, 4); nell’altro passo è lo sposo a dire:«Sono venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa, e raccolgo la miamirra e il mio balsamo; mangio il mio favo e il mio miele, bevo ilmio vino e il mio latte. Mangiate, amici, bevete; inebriatevi, o cari»(Ct 5, 1).San Pio così continua nella sua lettera: «Sì, padre, vino voi chiedetein ricambio dell’uva, ed è giusto, e vino vi sarà dato. Un altro pocoancora e sarete inebriato di questo vino. Maria già ne ha mossalagnanza al Figliuolo e questi è già per ordinare che si occupino leidrie»17. Come abbiamo già osservato, è importante questo mettereinsieme, da parte del frate di Pietrelcina, Antico e NuovoTestamento: il vino degli sposi del Cantico, la ‘figura’, trova compi-mento nella realtà del vino degli sposi di Cana, delle nozze mistichein cui la nostra acqua umana, per intercessione di Maria, è mutatada Gesù in vino celeste. L’accostamento tra i due Testamenti per-mette, anche in questo caso, una lettura mistagogica, che ci intro-duce più profondamente nel mistero pasquale di Cristo, partendodal segno dell’uva, e dando un senso alle umane amarezze. Ed è sanPio a farsi mistagogo, «pregandolo con importunità», come Maria,che sembra quasi forzare il Figlio, con una insistenza che ricordal’opportune, importune, che Paolo consiglia a Timoteo (2 Tm 4, 2)18.

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15 Non sappiamo quali, perché non abbiamo la lettera di p. Benedetto a cui p. Piorisponde.16 Pio da Pietrelcina, Epistolario, cit., vol. I, p. 1120.17 Ibid.18 Ecco, tra gli altri, una citazione che andrebbe rilevata in uno studio più completodel linguaggio biblico-spirituale di padre Pio; qualche altra citazione meriterebbeanche l’immagine dell’uva e del vino, come, ad esempio, Is 5, 1-7.

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La ricerca dello Sposo

La lettera più interessante per la nostra analisi è senza dubbio quel-la del 17 ottobre 1915, in risposta ad una di padre Agostino, il qualechiede la preghiera di p. Pio per i peccatori e consigli su alcune que-stioni, una lettera in cui troviamo ben tre citazioni dal Cantico deicantici19. È una lettera in cui fra Pio effonde tutto l’impeto del suoamore, il suo essere tutto di Dio, in cui fa proprie le parole di Teresadi Gesù Bambino: «Io non voglio scegliere né di morire, né di vive-re; ma faccia Gesù di me quel che vuole!». Egli avverte anche il pesodella condizione umana, della carne: «Ahimè! Chi mi libererà da unsì crudo strazio del cuore?»20, e sembra dire con san Paolo: «Sonouno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato allamorte?» (Rm 7, 24). Ed ecco che Pio si ritrova nelle condizioni della sposa del Cantico,che cerca continuamente con ardore lo sposo, poi lo perde, poi loritrova di nuovo, lo ritrova ancora per non lasciarlo più; scrive: «Chifia mai che riesca a separare o a spegnere questo fuoco, che in pettomi arde di fiamme sì accese per voi? Deh!, o Signore, non vogliateprendervi gusto a nascondervi; voi lo comprendete quale scompi-glio ed agitazione s’impossessano di tutte le potenze dell’anima edei sentimenti ancora essi! Voi il vedete che non regge al crudelestrazio di questo abbandono la poverina, perché voi troppo l’aveteinnamorata di voi, bellezza infinita. Voi il sapete com’ella affanno-samente vi cerca. Questo affanno non è affatto inferiore a quelloche pur provava quella vostra sposa dei sacri cantici; anch’ella al pardi questa sacra sposa s’aggira fuor di sé per le pubbliche vie e lepiazze e prega e scongiura le figlie di Gerusalemme di dirle ove sia

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19 Mi sembra opportuna una considerazione di p. Lotti: «Si noti anche come la ter-minologia sponsale ereditata dal Cantico dei cantici e dai mistici spagnoli non vengaconsiderata mai a livello individuale, ma lo sposalizio mistico diventa funzionale allarealizzazione di un progetto di Dio sulle persone e su coloro che gli sono accanto»(op.cit., p. 188).20 Pio da Pietrelcina, Epistolario, cit., vol. I, p. 675.

il suo diletto: “Vi scongiuro, o figlie di Gerusalemme, se vedrete ilmio amato, ditegli che io languisco d’amore!”»21.Una vera lettera d’amore. P. Pio ha quasi dimenticato il destinatariodella lettera, perché parlando dell’amore che gli arde nell’anima, sirivolge direttamente a colui che è l’Amore. E la forma di questoamore è ancora quello della sposa del Cantico: il riferimento biblicotoglie ogni ombra di sentimentalismo al sentimento di Pio e gli dàuna dimensione profondamente cristiana ed ecclesiale. Il riferi-mento biblico si precisa e si arricchisce con altre due espressionitratte dai salmi: «Quanto bene comprende l’anima mia in questostato quello che è scritto nei salmi: Deficit spiritus meus!; Deficit in salu-tare tuum anima mea»22. E l’anima, che si sente ‘venir meno’, nonresta in attesa passiva, ma, come la sposa del Cantico, si mette allaricerca: «Anche io, giacché non potei trovare ciò di cui ha bisognol’anima mia nel riposo e nella notte, anche io sorgerò, come la sposadella sacra cantica e cercherò quegli che ama l’anima mia: Surgam etquaeram quem diligit anima mea»23.

L’amore forte come la morte

La lettura del Cantico si fa nuovamente mistagogica: chiaro mi sem-bra il riferimento al mistero pasquale nel ‘riposo’ e nella ‘notte’, dacui la sua anima aspira a ‘sorgere’; una aspirazione, una tensioneche trova risposta nell’ultimo riferimento al Cantico presente inquesta stessa lettera, un riferimento che san Pio applica non solo asé, ma anche a quanti attendono una liberazione: «Voi l’avete detto,o dolce mio Signore, che “l’amore è forte al par della morte, e duroal par dell’inferno”, perciò guardate con occhio di ineffabile dolcez-za questi morti fratelli, incatenateli a voi con una forte stretta diamore. Risorgano tutti questi veri morti, o Signore»24. Abbiamo qui

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21 Ivi, p. 676; il passo citato è Ct 5, 8.22 Ibid. La prima espressione è in Sal 76, 4: «viene meno il mio spirito» e in Sal 83, 3:«l’anima mia languisce»; la seconda è in Sal 118, 81: «Mi consumo nell’attesa dellatua salvezza».23 Ivi, p. 677. Il passo citato è Ct 3, 2.24 Ibid. Qui padre Pio cita Ct 8, 6.

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una interessante lettura di questo celebre versetto del Cantico, in cuii termini ‘amore’ e ‘morte’ potrebbero rischiare di essere ‘romanti-cizzati’ e vengono invece letti alla luce della morte e risurrezione diCristo, tant’è vero che il frate continua con un riferimento esplicitoalla risurrezione, ancora con una citazione, questa volta dalVangelo di Giovanni: «O Gesù, Lazzaro non vi chiese punto che lorisuscitaste; valsero per lui le preghiere di una donna peccatrice; oh!eccone, o mio divin Signore, un’altra anima ancora essa peccatricee più rea senza paragone, che vi prega per tanti morti, che puntonon si curano di pregarvi affin di essere risuscitati. Voi sapete, omio Signore e mio re, il crudo martirio che mi cagionano quest’al-trettanti Lazzari; chiamateli con un grido sì possente che dia loro lavita e al vostro comando escano dalla tomba dei loro sozzi piaceri.Fatelo, o Signore, e così tutti benediremo le ricchezze della vostramisericordia…»25.In un’altra lettera, del 27 ottobre 1915, a padre Agostino, san Pio faancora riferimento a Ct 8, 6; parlando del contrasto tra momenti diestasi, di ebbrezza dello spirito26 e momenti di duro richiamo allarealtà, scrive: «Io non so se il Signore vi abbia mai fatto esperimen-tare quello che fa sentire da molto a questa sua creatura. Mai ella hasentito come lo sente in questo stato la dolcezza e la profondità, checontengono varie sentenze della Scrittura santa. Di queste, una lasarebbe: “L’amore è forte al par della morte, e duro al par dell’infer-no”»27. A parte la citazione del passo del Cantico, questo testo è inte-ressante perché ci attesta come veramente la spiritualità di padre

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25 Ibid. Nel citare il vangelo della risurrezione di Lazzaro (cfr Gv 11, 21 ss.) san Pio sot-tolinea «le preghiere di una donna peccatrice», identificando, evidentemente, secon-do una tradizione esegetica, Maria di Betania con la peccatrice che unse i piedi Gesù(cfr Lc 7, 37 ss.), come farà Maria di Betania (cfr Gv 12, 3 ss.). Questa citazione chepadre Pio fa del vangelo di Lazzaro è ripresa anche da padre Lotti, che lo commentain una prospettiva battesimale di morte e risurrezione del credente (cfr op. cit., p. 207).26 Padre Pio cita anche l’esperienza di rapimento al terzo cielo che Paolo racconta in2 Cor 12, 2-4. 7.27 Pio da Pietrelcina, Epistolario, cit., vol. I, p. 681.

Pio si fondasse sulla Scrittura, oltre che sull’Eucaristia: ‘dolcezza eprofondità’ nascono da «sentenze della Scrittura santa».

L’inverno è passato

Non ci deve meravigliare allora che san Pio parli con le parole dellaScrittura, anche quando scrive della sua cattiva salute, che forse glipermetterà – ma non sarà così – di evitare la ripresa del serviziomilitare; da San Giovanni Rotondo, dove si trova appunto per con-valescenza, scrive (23 febbraio 1917)28 a padre Agostino: «Nel gen-naio, come vi scrissi nell’ultima mia lettera, feci una di quelle solitericadute. Febbre altissima e forte polmonite vennero a farmi visita.Il caso fu giudicato dal medico, poverino!, disperato. E nel più belmomento che andavo assaporando le dolcezze del iam hiems transiit,venni miracolosamente guarito e gittato nuovamente in alto marea combattere il buon combattimento»29. Ancora una citazione dalCantico, un libro che Pio doveva davvero molto amare, per esprime-re la speranza di essere ormai fuori pericolo, di poter tornare contutta serenità all’‘uva’ dell’ebbrezza spirituale, dell’abbandono inDio, ma il Signore ha disposto diversamente, lo ha guarito e l’harigettato nell’agone; e Pio lo dice ancora con una espressione dellaScrittura, il «buon combattimento»30 che Paolo esorta Timoteo acombattere.

Conclusioni

Concludo queste mie considerazioni sul valore della Scrittura perpadre Pio, riprendendo quanto già dicevo per i Padri della Chiesa:«L’uso che i Padri facevano dei brani scritturistici, leggendol’Antico alla luce del Nuovo Testamento, non era una pura opera-

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28 Il 19 agosto 1917 fra Pio dovrà tornare nella caserma di Napoli.29 Pio da Pietrelcina, Epistolario, cit., vol. I, p. 868. In latino san Pio cita Ct 2, 11: «l’in-verno ormai è passato», che continua, lo sappiamo, con «il tempo dell’uva è venuto»:ancora un riferimento al vino.30 Cfr 1 Tm 6, 12: una citazione non rilevata nelle note.

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

zione intellettuale né sfoggio di cultura. Tutt’altro: era finalizzatounicamente alla comprensione dell’unico mistero di Dio, procla-mato nella Bibbia e operante nella liturgia»31. Approfondire questorapporto di san Pio con la Scrittura può rendere un grande, utileservizio alla Chiesa tutta.

+ Francesco CacucciArcivescovo

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31 F. Cacucci, La mistagogia, cit., p. 58.

Sacre ordinazioni, ammissioni, ministeri

- La mattina del 16 luglio 2011, memoria della Beata Vergine Mariadel Monte Carmelo, nella chiesa parrocchiale di S. Rocco inValenzano, S. Em.za Rev.ma card. Francesco Monterisi, del titolodi S. Paolo alla Regola, durante una concelebrazione eucaristicada lui presieduta, con le dimissorie dei legittimi Superiori e lalicenza dell’Arcivescovo di Bari-Bitonto, ha ordinato presbiterodon Reyjie Maria Penecios e diacono il professo Massimo MariaGhionzoli, dell’Istituto Religioso “Apostoli di Gesù Crocifisso”.

Nomine e decreti singolari

S. Ecc. l’Arcivescovo ha nominato, in data:- 30 luglio 2011 (Prot. n. 39/10/D.A.S.-N.), il prof. Giuseppe

Micunco, confermandolo nell’incarico per un altro quinquennio,agli uffici di direttore del Settore e dell’Ufficio Laicato della Curiaarcivescovile.

S. Ecc. l’Arcivescovo, in data:- 11 luglio 2011 (Prot. n. 38/11/L.A.), ha concesso licenza a mons.

Antonio Parisi per la pubblicazione del fascicolo di testi liturgicimusicati dal titolo Sorgente di salvezza, edito dalla Cooperativa“Rinnovamento nello Spirito” di Roma.

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

CURIA METROPOLITANA

Cancelleria

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CURIA METROPOLITANA

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Lunedì 5 luglio 2011, alle ore 17.00, nella chiesa del Monastero diS. Teresa Nuova in Bari, alla presenza dell’Arcivescovo di Bari-Bitonto S.E. Mons. Francesco Cacucci, si è celebrato il solenne attodi apertura del processo per la beatificazione e canonizzazione dellaServa di Dio suor Teresa di Gesù (al secolo: Teresa Gimma), carme-litana scalza, fondatrice del detto monastero, morta nel 1948 infama di santità.Erano presenti il Postulatore della causa, S.E. Mons. Vito Angiuli,vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, il Vicepostulatore mons.Angelo Latrofa, i membri del tribunale: il giudice delegato mons.Ignazio Fraccalvieri, il promotore di giustizia, don UbaldoAruanno, il notaio attuario dott. Gabriella Roncali; tutti hannoprestato il giuramento prescritto. La sessione di apertura, dopo unmomento di preghiera, è stata introdotta dal delegato diocesanoper le cause dei santi mons. Vito Bitetto; si è conclusa con la lettu-ra del verbale redatto dal cancelliere arcivescovile don Paolo Bux.

Ufficio per le cause dei santi

Apertura del processo di beatificazione ecanonizzazione della Serva di Dio

suor Teresa di Gesù (Gimma), O.C.D.

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Verbale della sessione di aperturadel processo cognizionale canonico diocesano

su vita, virtù e fama di santitàdella Serva di Dio suor Teresa di Gesù (Gimma), O.C.D.

Nel nome di Dio. Amen.

Nell'anno del Signore 2011, il giorno 5 del mese di luglio, alle ore17.00, nella chiesa del Monastero di Santa Teresa Nuova in Bari,davanti all'Ecc.mo e rev.mo mons. Francesco Cacucci, Arcivescovodi Bari-Bitonto, presenti il rev. mons. Ignazio Fraccalvieri, giudicedelegato, il rev. don Ubaldo Aruanno, promotore di giustizia, legit-timamente citato; la dott. Gabriella Roncali, eletta notaio attuario,sono comparsi S.E. mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento-SantaMaria di Leuca, e il rev. mons. Angelo Latrofa, rispettivamentepostulatore e vicepostulatore della causa di beatificazione e cano-nizzazione della Serva di Dio Suor Teresa di Gesù (Teresa Gimma),legittimamente costituiti, chiedendo che si procedesse all'aperturadel processo informativo sulla vita, le virtù e la fama di santità didetta Serva di Dio.

Ascoltata la petizione del postulatore, l'Ecc.mo Mons. Arcivescovo,su richiesta del promotore di giustizia, ha esaminato i mandati dinomina, e li ha consegnati al giudice delegato e al promotore di giu-stizia affinché li esaminassero. E non essendovi nulla da opporre,l’Arcivescovo li accettò come legittimi.

Mons. Arcivescovo ha quindi confermato la nomina di tutti quelliche col suo Decreto erano stati designati membri del tribunale perl’istruzione del processo, avendo tutti accettato volentieri l'incaricoper il quale erano stati designati, dichiarandosi disposti a compier-lo fedelmente e a conservare il dovuto segreto.

In un secondo momento, sono passati tutti a prestare il giuramen-to prescritto, e in primo luogo Mons. Arcivescovo, secondo la se-guente formula:

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«Nel nome di Dio. Amen. Io, Francesco Cacucci, Arcivescovo diBari-Bitonto, giuro che, prescindendo dalle persone, devo compie-re con fedeltà e diligenza il compito che mi compete nel processosulla vita, le virtù e la fama di santità della Serva di Dio Suor Teresadi Gesù (Gimma). Giuro inoltre di osservare il dovuto segreto.Che Dio mi aiuti e mi assistano questi santi vangeli».

Francesco Cacucci Arcivescovo di Bari-Bitonto

Eseguito l'atto, il giudice delegato, il promotore di giustizia e ilnotaio attuario hanno prestato il seguente giuramento:

«Nel nome di Dio. Amen. Io, Ignazio Fraccalvieri, giudice delegato,Io, Ubaldo Aruanno, promotore di giustizia, Io, Gabriella Roncali,notaio, nel processo sulla vita, le virtù e la fama di santità dellaServa di Dio suor Teresa di Gesù (Gimma), giuro di compiere fedel-mente l'incarico affidatomi. Giuro, inoltre, di osservare il segretoproprio del mio ufficio. Che Dio mi assista e mi aiutino questi santivangeli».

Mons. Ignazio Fraccalvieri, giudice delegatoDon Ubaldo Aruanno, promotore di giustizia

Dott. Gabriella Roncali, notaio attuario

Allo stesso modo, il postulatore e il vicepostulatore, invitati daMons. Arcivescovo, hanno prestato il seguente giuramento:

«Nel nome di Dio. Amen. Io, Vito Angiuli, postulatore della causadi canonizzazione della Serva di Dio Suor Teresa di Gesù (Gimma),Io Angelo Latrofa, vicepostulatore della causa di canonizzazionedella Serva di Dio Suor Teresa di Gesù (Gimma), giuro di compiere fedelmente il compito affidatomi e di non dire ofare nulla che, direttamente o indirettamente, possa attentare alla

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verità o alla giustizia o limitare la libertà dei testimoni. Che Dio miassista e mi aiutino questi santi vangeli»

Mons. Vito Angiuli postulatoreMons. Angelo Latrofa vicepostulatore

In seguito, il vicepostulatore della causa ha consegnato l'elenco deitestimoni, riservandosi il diritto e la facoltà di presentare altri nomie di rinunciare, eventualmente, a qualcuno di quelli indicati nelsuddetto elenco. Mons. Arcivescovo e il giudice delegato hannoaccettato, con le indicate riserve, i testimoni proposti.Quindi, il giudice delegato si è riservato di indicare il luogo perinterrogare i testimoni e presentare le altre prove, la sede del tribu-nale diocesano e i giorni e gli orari delle sessioni.

Infine Mons. Arcivescovo e il giudice delegato hanno ordinato distendere il verbale di tutto quanto realizzato nella presente sessio-ne, e di consegnarlo insieme alle nomine e ai documenti preceden-temente citati.

Terminato l'atto, hanno firmato il verbale Mons. Arcivescovo, il giu-dice delegato, il promotore di giustizia, il notaio attuario, come segue:

Arcivescovo di Bari-BitontoGiudice delegato

Promotore di giustiziaNotaio attuario

Di tutte e ciascuna delle cose realizzate, è stato redatto e sottoscrit-to il presente verbale.

Dato in Bari, 5 luglio 2011

Il Cancelliere arcivescoviledon Paolo Bux

L’assemblea della Consulta diocesana delle Aggregazioni Laicali(CDAL) dell’11 giugno 2011, alla quale sono sempre invitati, eampiamente presenti, anche i laici delle comunità parrocchiali, èstata un’occasione per fare un po’ un consuntivo del lavoro svoltoin preparazione al III Convegno ecclesiale regionale, tenutosi a SanGiovanni Rotondo (29-31 aprile 2011) su L’impegno dei laici nellaChiesa e nella società pugliese oggi e per avviare delle prospettive di lavo-ro, a partire dalle conclusioni del Convegno stesso.L’Ufficio Laicato e la Consulta hanno scelto, ritenendola la piùurgente e opportuna, come linea di riflessione e approfondimentoquella della formazione dei laici, che ha trovato poi un valido soste-gno nel recente documento dei Vescovi italiani per il decenniopastorale 2010-2020, sulla sfida educativa, Educare alla vita buona delVangelo. Negli anni 2009-2010 abbiamo proposto degli approfon-dimenti affidati a responsabili nazionali di importanti aggregazio-ni laicali, che fossero anche dei testimoni: A. Riccardi, I laici oggi,testimoni di Cristo risorto; V. Paglia, I laici e la Parola, dopo il Sinodo deiVescovi sulla Parola di Dio; F. Nembrini, Dal rischio educativo l’impegnodell’io per un nuovo umanesimo; J. Morán, Educare a essere cittadini delmondo; F. Miano, Educazione integrale della persona e comunità cristiana;S. Martinez, Educazione e vocazione universale alla santità.

Ufficio Laicato.Consulta diocesana delle Aggregazioni Laicali

Il Convegno sui laici di San Giovanni RotondoLavoro di preparazione e prospettive

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E di formazione alla solidarietà abbiamo parlato nel Convegno delsettembre 2010 alla Fiera del Levante su Chiesa e Mezzogiorno, in dia-logo con le istituzioni; sono stati relatori Giuseppe Pennella, LuigiAlici, Andrea Olivero. Un Convegno che abbiamo ripreso nell’as-semblea CDAL di novembre 2010, introdotta da una relazione diVito Micunco, direttore dell’Ufficio della pastorale sociale e delmondo del lavoro. Abbiamo sentito il bisogno, come dicono i nostriVescovi, di «procedere alla verifica degli itinerari formativi esistentie al consolidamento delle pratiche educative in atto» (n. 6) e delnostro operare, visto che anche «ogni nostra azione ha una valenzaeducativa». Abbiamo così dedicato l’assemblea del laicato del 26 febbraio 2011,ormai in vista del Convegno sui laici di San Giovanni Rotondo,ancora al tema della formazione: La sfida educativa e la “VerbumDomini” di Benedetto XVI, relatore il prof. Giuseppe Micunco, diret-tore dell’Ufficio Diocesano Laicato, che è partito dal documentodei vescovi.La relazione si è dapprima soffermata sulla crisi della cultura con-temporanea quale viene proposta paradigmaticamente ne Il nomedella rosa di U. Eco, che ha per protagonisti un maestro e un disce-polo e si conclude con l’incendio di una grande biblioteca, di cuirestano solo brandelli, scarsi frammenti di sapienza; il romanzo diEco propone come materia del contendere il secondo libro (perdu-to) della Poetica di Aristotele, un libro sulla commedia e sul ‘riso’,icona della libertà, della felicità, del senso, elementi positivi cheanche i Vescovi ci invitano a riscoprire come fine del lavoro educa-tivo (cfr n. 8; cfr anche Deus caritas est, n. 3); che sono del Vangelo:Gesù annuncia la liberazione (cfr Lc 4) e la gioia (cfr Gv 17, 13).L’educazione deve tornare a mettere al centro la Parola, a proporrenon nomi (Il nome della rosa) ma le realtà del bene, del vero, del bello(n. 7): come società, oggi, invece del bene proponiamo l’utile; inve-ce del vero un razionalismo empirico; invece del bello un godimen-to effimero. Una strategia educativa sapiente non prevede steccati o‘muraglie cinesi’ per difenderci dall’attacco di presunti barbari (cfrA. Baricco, I barbari, Fandango, Roma 2006), ma, come già fecero iPadri della Chiesa, un recupero e una valorizzazione degli elementipositivi, delle aspirazioni genuine, dei ‘semi del Verbo’, che sononella cultura del nostro tempo. I vescovi invitano a valorizzare

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nuovi ‘areopaghi’, come hanno fatto esperienze tipo la ‘cattedra deinon credenti’ o il ‘cortile dei gentili’ o ‘dialoghi di frontiera’.Questo richiede una capacità di pensiero, di riflessione, di interio-rità, di silenzio, di contemplazione, di quella che Aristotele chiama-va ‘attività contemplativa’ (theoretikè enèrgheia), contro la superficia-lità imperante. Richiede una visione di umanesimo integrale (n. 5;cfr Caritas in veritate 18-19), quello proposto da J. Maritain, maanche dal nostro Servo di Dio Giovanni Modugno (Bitonto 1880-Bari 1957), un modello di educatore che dobbiamo sempre piùriscoprire.Tutto questo vogliamo fare da laici, nel nostro impegno nelmondo, nel matrimonio e nella famiglia, nel lavoro e nell’impegnoculturale e sociale, nella politica. Vogliamo farlo avendo in tutto esempre come ‘pedagogo’ il Signore Gesù («uno solo è il VostroMaestro», Mt 23, 8): così lo ha chiamato Clemente Alessandrino(citato dai vescovi, n. 1); perché su di lui sia fondata la nostra pai-dèia, la nostra cultura, il nostro modo di vedere e di vivere.Paolo (cfr Rm 12, 1-2) esorta i cristiani a «offrire i corpi», non solopensieri e sentimenti, ma la vita stessa, anche fisica e dice che que-sto è il «culto ‘logico’» dei cristiani; il greco loghikòs è stato pocoopportunamente reso in genere con ‘spirituale’ («è questo il vostroculto spirituale»); ma Paolo intendeva dire il culto del Lògos, cioè del‘Verbo’, di Gesù Cristo Parola e Sapienza del Padre, tant’è vero chePaolo spiega subito dopo: «Non uniformatevi alla mentalità delmondo presente, ma trasformatevi continuamente nel rinnova-mento della vostra mente» (Rm 12, 2). Il culto a Dio si fa cambiando modo di pensare e cambiando vita,rigettando ogni culto idolatrico, conformandoci a Cristo, che così ènon solo ‘pedagogo’, ma anche ‘mistagogo’, perché ci introducesempre più nella sua persona, nel suo ‘mistero’, nella sua morte erisurrezione. La Parola deve animare tutta la pastorale e la vita dellaChiesa (Verbum Domini 73); deve animare la vita dei laici (VD 84).Questo lavoro di formazione, che è in realtà un lavoro di ‘confor-mazione’ a Cristo e di ‘trasformazione’ in lui (gr. metamòrphosis, cherendiamo in genere con ‘trasfigurazione’), che fa dire a Paolo «Non

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CURIA METROPOLITANA

sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2, 20), si puòfare solo in una comunità, secondo il modello dei primi cristiani(«assidui nell’ascolto…», At 2, 42 ss.; cfr n. 20). In comunità è possi-bile superare la frammentazione, vincere le solitudini, gli egoismiindividuali e sociali. È possibile far risplendere rinnovata e redentaquell’immagine di Dio deturpata dal peccato, una immagine fattadi lògos e di agàpe, di parola-sapienza e di amore-carità, perché Dio èSapienza (cfr Gv 1, 1) e Amore (cfr 1 Gv 4, 8).

Dopo la celebrazione del Convegno di San Giovanni Rotondo nel-l’assemblea CDAL dell’11 giugno 2011, dopo aver ripercorso il cam-mino fatto dalle Aggregazioni laicali, il direttore dell’UfficioLaicato ha relazionato brevemente sul Convegno, soffermandosisoprattutto sulle proposizioni conclusive approvate dal Convegnostesso, proponendone la lettura già fatta nell’ultimo ConsiglioPastorale diocesano e aprendo il dibattito sulle prospettive di lavo-ro per il prossimo anno. Si è concordato di proseguire sul tema del-l’educazione, tenendo conto del tema particolare che l’Arcivescovovorrà proporre per il nuovo anno pastorale nella Assemblea dioce-sana di settembre e valorizzando le specifiche originalità che ogniesperienza associativa, secondo il proprio carisma, vive nel lavoroformativo.

prof. Giuseppe MicuncoDirettore Ufficio Laicato

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Il giorno 22 febbraio 2011, alle ore 19.00, presso il salone della Casadel clero in Bari, convocato dall’arcivescovo di Bari-Bitonto mons.Francesco Cacucci, si è riunito il Consiglio Pastorale Diocesano sulseguente odg:

1. Comunità e scuola: introduce don Nicola Monterisi;2. Varie ed eventuali.

Sono assenti 58 consiglieri, di cui 9 giustificati.Presiede la riunione mons. Francesco Cacucci, modera la segretariadel Consiglio Annalisa Caputo.Dopo la preghiera iniziale e l’approvazione all’unanimità del verba-le della seduta precedente, si passa al primo punto all’ordine delgiorno: introduce don Nicola Monterisi, direttore dell’UfficioScuola.Nella sua relazione introduttiva, don Nicola Monterisi sottolineacome il tema del rapporto comunità e scuola vada inquadrato nel-l’ambito della sfida educativa (“Educare alla vita buona del Vangelo” -Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio2010-2020); propone una chiave di lettura del mondo della scuolaoggi, con particolare riferimento all’emergenza educativa, alle ten-denze culturali in atto, ai compiti del sistema scolastico, al ruolodel testimone-maestro, alle aspettative delle famiglie; fornisce alcu-

Consiglio Pastorale Diocesano

Verbale della riunione del 22 febbraio 2011

CONSIGLI DIOCESANI

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

ni dati sulla situazione dell’insegnamento della religione cattolica alivello diocesano; illustra le iniziative promosse dall’Ufficio Scuolaper l’aggiornamento e la formazione dei docenti di religione; e, infi-ne, a partire dall’esperienza degli incontri con le scuole tenuti dalVescovo in occasione delle visite pastorali, propone alcune riflessio-ni su una possibile applicazione nel nostro contesto di Chiesa loca-le delle linee guida contenute nel documento Fare pastorale della scuo-la oggi in Italia, il testo di riferimento della CEI in materia di pasto-rale scolastica. La relazione scritta è allegata agli atti e fa parte inte-grante del presente verbale.

Seguono diversi interventi.Giuseppe Liantonio si sofferma a riflettere sull’importanza dellascuola nella formazione catechistica dei ragazzi con particolare rife-rimento al ruolo degli insegnanti di religione cattolica. Mette in evi-denza la forte domanda di cultura religiosa espressa dagli studenti,la necessità di una mediazione culturale nell’insegnamento dellareligione, l’inadeguatezza di molti dei libri di testo in circolazione,il forte rischio di dispersività dell’attuale proposta formativa dellascuola italiana e la necessità di un riequilibrio tra attività curricula-re ed extracurriculare.Salvatore Schirone richiama l’attenzione sull’esigenza che la pasto-rale scolastica non rimanga un fatto occasionale limitato soltantoalla visita del Vescovo alle scuole ma coinvolga le parrocchie nellaloro vita ordinaria, e, allo stesso modo, che non sia delegata a set-tori specializzati della pastorale ma sia impostata secondo il princi-pio della pastorale integrata.Gianni Ruggeri si augura che la rivista «Tempopieno» dell’UfficioScuola abbia una più ampia diffusione all’interno del mondo dellascuola. Osserva come spesso l’insegnamento della religione cattoli-ca rischi di disperdersi su aspetti sociologici, psicologici o di storiadelle religioni, mentre andrebbe dato maggior spazio all’approfon-dimento diretto della Bibbia. Denuncia la tendenza nella scuola chepunta a sminuire, se non a rimuovere del tutto, autori e correntiche fanno riferimento al trascendente (Dante, Manzoni, ecc.).Ricorda infine come il compito educativo, e quindi l’attenzione allascuola e ai suoi problemi, siano parte integrante dell’esperienza cri-stiana.

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CONSIGLI DIOCESANI

Annalisa Caputo segnala lo strumento dei POF (Piani di OffertaFormativa) come un canale efficace per aprire spazi nella scuola eauspica, da parte della comunità ecclesiale, un impegno volto asostenere le vocazioni all’insegnamento per assicurare una presen-za nella scuola che vada al di là dei docenti di religione. A questoproposito constata tuttavia come il problema sia di carattere strut-turale, essendoci nelle nostre comunità intere generazioni che vor-rebbero diventare insegnanti ma che oggi non possono farlo.Don Nicola Monterisi sottolinea come da parte delle famiglie lascelta della scuola dove mandare i propri figli si basi prevalente-mente sulla quantità e varietà dell’offerta delle attività extrascola-stiche e non sulla valutazione di ciò che è essenziale. Ritiene a que-sto proposito che sia doveroso intervenire come comunità cristianaper educare i genitori a un rapporto diverso con la scuola, nell’inte-resse delle famiglie, delle nuove generazioni e dello stesso sistemaeducativo. Non va infatti dimenticato che la conseguenza di unadomanda così poco esigente è una preparazione molto scarsa deglistudenti e uno scadimento generale del livello culturale della classedocente.Don Enrico Dabbicco ammette che se da un lato il dato relativo alnumero degli studenti che decidono di avvalersi dell’ora di religio-ne è incoraggiante, in quanto è indicativo di un tessuto che tuttosommato regge ancora, dall’altro lato esso non deve trarre in ingan-no in quanto non dice nulla sulle reali motivazioni della scelta. Taledato, perciò, anziché rassicurare, deve essere accolto come una ulte-riore responsabilità che comporta la necessità di operare scelte dif-ficili sul tipo di insegnanti e sulle modalità di insegnamento dellareligione cattolica. Ritiene inoltre che per le parrocchie la scuolarappresenti un’occasione unica per incontrare tutti. A questoriguardo riporta la sua positiva esperienza di parroco e di come inquesta collaborazione con la scuola (attività di recupero scolastico,ecc.) sia possibile creare il primo aggancio con il catechismo.Maria Luisa Lo Giacco ritiene che la percentuale del 95% degli stu-denti che scelgono l’ora di religione sia un segnale molto positivoperché, a prescindere delle motivazioni che stanno alle spalle, un

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livello di adesione così alto consente alla Chiesa, attraverso l’operadei propri insegnanti di religione, di parlare alla quasi totalità dellapopolazione giovanile. Nell’affrontare il rapporto tra comunità escuola, invita a considerare anche la presenza dei tanti movimentiche operano sul territorio. A questo proposito lamenta come tal-volta si incontri maggiore disponibilità e collaborazione da partedei professori credenti di altre discipline che non da parte degliinsegnanti di religione. Don Angelo Latrofa esprime riconoscenza verso tutti i docenti direligione, e in particolare verso quelli che operano nella scuola del-l’infanzia, per la loro competenza, professionalità e testimonianza:anche grazie al loro impegno la scuola riesce ad essere non soltan-to un luogo di istruzione ma di formazione. Ritiene che i parrocidebbano fare in modo di conoscere personalmente tutti gli inse-gnanti che operano nelle scuole del loro territorio. Invita infine adutilizzare a pieno lo strumento dei POF per inserirsi organicamen-te all’interno delle scuole. A questo scopo, propone di trovare leforme più adatte per far conoscere tale possibilità.Beppe Micunco ritiene che l’attenzione pastorale alla scuola nonpossa limitarsi al tema dell’insegnamento della religione in quantoriguarda il fatto educativo in generale. Il problema della scuola vadunque visto come problema di abbassamento culturale dell’interasocietà. A questo proposito auspica anche in ambito ecclesiale unosforzo per alzare il livello culturale della società recuperando i valo-ri del bello, del buono e del vero e promuovendo, a partire dallacatechesi, una maggiore conoscenza e valorizzazione della culturacontemporanea.Michele Vurro ritiene che anche alla luce dei dati esposti nella rela-zione introduttiva l’insegnamento dell’ora di religione sia un’op-portunità da utilizzare nel miglior modo possibile. A questo riguar-do richiama la necessità di far ricorso agli strumenti e ai linguaggipropri dei ragazzi e di riprendere in considerazione la presenza deisacerdoti nella scuola poiché è una delle poche occasioni in cui iragazzi hanno la possibilità di incontrare un prete. Ritiene infinedoveroso intervenire sulla crisi degli organismi di partecipazionestimolando una riflessione con i dirigenti scolastici.Suor Ofelia Pepe ribadisce che nella scuola cattolica la cultura è unmezzo per arrivare alla formazione integrale della persona e che sia

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CONSIGLI DIOCESANI

da parte dei ragazzi che delle famiglie c’è attenzione nei confrontidi questa impostazione. Invita quindi a non essere pessimisti.Anche rispetto all’insegnamento della religione cattolica, ritieneche le esperienze positive siano di gran lunga superiori a quellenegative.Giuseppe Paradies lamenta una scarsa partecipazione dei genitorialla vita della scuola, non sempre dovuta alla chiusura dei dirigentio degli insegnanti (per esempio c’è poca possibilità di interazionesulle questioni didattiche) ma a un problema più generale cheriguarda il compito educativo e il rapporto genitori-figli.Mons. Francesco Cacucci spiega che la scelta di andare in tutte lescuole in occasione delle visite pastorali è anche dovuta al fatto checi sono generazioni che rischiano di non incontrare mai il Vescovo(la preparazione della visita diventa invece occasione per i docentiper fare una sorta di catechesi sulla realtà del Vescovo). Riferiscedella buona accoglienza ricevuta da parte di tutte le scuole visitate eche nessun istituto scolastico ha mai negato la richiesta d’incontro.Riguardo alle scuole cattoliche, lamenta la persistenza di un atteg-giamento individualistico che chiude ciascuna realtà in se stessa eimpedisce un cammino comune. Raccomanda invece da parte ditutti gli istituti una più assidua e attiva partecipazione alle iniziati-ve diocesane e una maggiore attenzione reciproca che sappia tra-dursi in un continuo scambio di informazioni e di esperienze.Ricorda infine come le scuole cattoliche, permettendo di incontrarequotidianamente i giovani, rappresentino un’opportunità straordi-naria per fare sintesi tra fede e vita. Con riferimento al dato relativoalla scelta di avvalersi dell’ora di religione, evidenzia come esso testi-moni un’attenzione nei riguardi della Chiesa ancora molto alta siada parte delle famiglie che da parte delle nuove generazioni (bastiguardare i dati relativi ai licei per comprendere che la scelta deiragazzi non è imposta dai genitori). In conclusione, prendendo attodell’esistenza – per ragioni storiche – di questa grande disponibilitànei confronti della Chiesa e di una presenza ancora molto ricca evariegata della Chiesa nella scuola, l’Arcivescovo invita tutti a riflet-tere sulle possibilità missionarie che il mondo della scuola offre alla

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Chiesa: spesso limitiamo la nostra fantasia missionaria ad interven-ti confinati all’interno della realtà ecclesiale (organizzazione di cen-tri d’ascolto, ecc.) e sottovalutiamo la valenza missionaria dellanostra presenza – così ben documentata nella relazione introduttiva– all’interno della scuola. È questo – sottolinea l’Arcivescovo – undato che, sotto il profilo pastorale, non può essere disatteso e cheimpone il superamento di un certo settorialismo in favore di un’a-zione integrata tra la pastorale scolastica, giovanile e della famiglia.La scuola – conclude mons. Cacucci, richiamando i risultati dell’in-dagine internazionale OCSE-Pisa pubblicati sull’ultimo numerodella rivista «Tempopieno» (ottobre-dicembre 2010, n. 4 – Anno V),dai quali emerge come la Puglia sia al primo posto quanto a qualitàdel sistema scolastico – è una risorsa straordinaria per la societàcome per la Chiesa, e come tale va considerata.

Esaurito il primo punto all’ordine del giorno, prende la parolaSalvatore Schiralli per una breve comunicazione. Informa ilConsiglio che è terminato il suo mandato di presidente diocesanodell’Azione Cattolica. Ringrazia i consiglieri per l’impegno condivi-so in questi anni a servizio della Chiesa locale e chiede due preghie-re, una per l’Azione Cattolica e l’altra per la Consulta Diocesanadelle Aggregazioni Laicali (CDAL): l’esperienza di comunione vis-suta in questi anni nella CDAL è un dono che deve sempre più con-tagiare tutta la comunità e tutte le comunità perché nessuna orga-nizzazione è fondamentale ma ognuna è una parte del tutto.Alle ore 21.00, dopo la preghiera finale, S.E. l’Arcivescovo dichiarachiusa la seduta.

Per la segreteriaVito Micunco446

* Approvato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica il 25 novembre 2006 prot. N.1447/2006.** Approvato dalla Congregazione dell’Educazione Cattolica il 23 marzo 2010.

Titolo I

Natura, finalità e sede dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSR)

Art. 1 - Natura e finalità1. L’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Odegitria” di Bari è unaistituzione accademica ecclesiastica eretta accademicamente dallaCongregazione per l’Educazione Cattolica e collegata con la FacoltàTeologica Pugliese, la quale conferisce, mediante lo stesso Istituto,i gradi accademici di Baccalaureato in Scienze Religiose (Laurea inScienze Religiose) e di Licenza in Scienze Religiose (Laurea Magi-strale in Scienze Religiose).2. L’ISSR si configura giuridicamente come una attività dell’OperaDiocesana per la Preservazione e Diffusione della Fede dell’Arcidiocesidi Bari-Bitonto, che ha sede presso la Curia Arcivescovile, PiazzaOdegitria – Bari, ed è un Ente Ecclesiastico civilmente riconosciuto conD.P.R. del 7 maggio 1965 – Iscriz. nel Reg. delle Pers. Giur. Al n. 252 del25 giu. 1987 – Iscr. Cam Comm. II.AA. di Bari – Reg. REA n. 193099 del2/12/80 – Part. IVA 02148370728 – Cod. Fisc. 80000930729.3. L’ISSR è finalizzato alla formazione teologica accademica di reli-

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ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”

Istituto Superiore di Scienze Religiose “Odegitria”*

Statuto**

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giosi e laici per una loro più cosciente e attiva partecipazione ai com-piti di evangelizzazione, favorendo l’assunzione di compiti profes-sionali nella vita ecclesiale e nell’animazione cristiana della società.4. L’ISSR persegue le seguenti finalità:a) proporre l’approfondimento e la trattazione sistematica, con metodo

scientifico proprio, della dottrina cattolica, attinta dalla divinaRivelazione e dalla sacra Tradizione della Chiesa, “interpretata auten-ticamente dal Magistero vivo della Chiesa” (cf. Istruzione art. 3);

b) promuovere la ricerca delle risposte agli interrogativi umani, allaluce della stessa Rivelazione, con l’ausilio delle scienze filosofi-che, delle scienze umane e delle scienze delle religioni, in un dia-logo interdisciplinare con la cultura contemporanea;

c) curare la formazione e la qualificazione degli operatori di pasto -rale, con particolare riferimento ai candidati al Diaconato per-manente e alla ministerialità istituita (fatta eccezione per i can-didati al Presbiterato), nonché alle altre persone impegnate inservizi ecclesiali, special mente nell’ambito della pastorale del-l’annuncio, della carità e del culto divino;

d) fornire una preparazione specialistica agli insegnanti di religio-ne cattolica nelle scuole pre-universitarie di ogni ordine e grado;

e) offrire delle opportunità di conoscenza approfondita della fedea quanti sono aperti alla ricerca della Verità e desiderano since-ramente confrontarsi col dato cristiano;

f) studiare le varie problematiche connesse con le scienze della re ligionee la pastorale, con particolare riferimento al contesto meridio nale;

g) contribuire all’evangelizzazione nel contesto pastorale dellaChiesa locale e delle altre Diocesi pugliesi;

h) promuovere la formazione permanente degli operatori pastoralimediante corsi di aggiornamento, seminari di studio e di ricerca.

Art. 2 - Sede dell’IstitutoL’Istituto ha sede nella città di Bari, nel Palazzo Effrem, PiazzettaArcivescovi Bisanzio e Rainaldo, 15.

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Titolo II

La Comunità Accademica e il suo Governo

Art. 3 - La Comunità AccademicaTutte le persone che, a titolo diverso, partecipano alla vitadell’Istituto sono, ciascuna secondo la propria condizione e funzio-ne, corre sponsabili del bene dell’intera Comunità Accademica econtribuisco no al raggiungimento delle sue finalità.

Art. 4 - Le Autorità Accademiche dell’Istituto1. L’ISSR è governato da Autorità accademiche comuni con laFacoltà Teologica Pugliese cui è collegato e da Autorità accademi-che proprie del medesimo Istituto:a) le Autorità comuni con la Facoltà Teologica sono: il Gran

Cancelliere, il Preside della Facoltà, e il Consiglio di Facoltà;b) le Autorità proprie dell’Istituto sono: il Moderatore, il Direttore

dell’Istituto, il Vice-Di rettore, nel caso sia nominato, e ilConsiglio di Istituto.

2. Il governo dell’Istituto spetta alle Autorità personali e agli Or ganicollegiali, secondo le modalità indicate nei documenti della SantaSede e nei presenti Statuti.

Art. 5 - Il Gran CancelliereI compiti del Gran Cancelliere della Facoltà Teologica, per ciò checoncerne l’ISSR, sono:a) promuovere l’impegno scientifico e procurare che la dottrinacattolica sia integralmente custodita;b) presentare, alla Congregazione per l’Educazione Cattolica lo Statutodell’Istituto e il piano di studi per l’approvazione (cf. Istruzione art. 7 b);c) informare la Congregazione per l’Educazione Cattolica circa gliaffari più importanti ed inviare, ogni cinque anni, una relazioneparticolareggiata intorno alla situazione accademica ed economicae alla vita e all’attività dell’I.S.S.R (cf. Istruzione art. 7 c);

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”

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d) nominare il Direttore, scelto tra una terna di docenti stabili, pro-posta dal Consiglio di Istituto acquisito il parere favorevole delConsiglio di Facoltà (cfr Istruzione art. 7 d).

Art. 6 - Il Preside della Facoltà TeologicaAl Preside della Facoltà Teologica, per ciò che concerne la vitadell’ISSR, spetta:a) convocare e presiedere il Consiglio di Facoltà e il Collegio plena-

rio dei docenti per le questioni riguardanti l’Istituto;b) regolare, insieme al Direttore dell’Istituto, le questioni comuni;c) presiedere, personalmente o tramite un suo Delegato, le sedute

di esame finale per il conseguimento dei gradi accademici;d) firmare i diplomi dei gradi accademici;e) presentare ogni cinque anni al Consiglio di Facoltà la relazione sulla

vita e l’attività dell’Istituto, preparata dal Direttore dell’ISSR eapprovata dal Consiglio di Istituto, e inoltrarla al Gran Cancelliere.

Art. 7 - Il Consiglio di FacoltàAl Consiglio di Facoltà, per quanto concerne la vita dell’ISSR, spetta:a) esaminare ed approvare in via preliminare lo Statuto, il

Regolamento e i piani di studio (cfr Istruzione art. 9 a);b) esprimere il proprio giudizio circa l’idoneità dei docenti

dell’ISSR in occasione della loro prima cooptazione e della loropromozione a stabili (cfr Istruzione art. 9 b);

c) approvare la terna di Docenti stabili, eletta dal Consiglio diIstituto, per la nomina del Direttore dell’ISSR.

d) comprovare la consistenza e la funzionalità delle strutture e deisussidi dell’ISSR, in particolare della Biblioteca;

e) indirizzare e sostenere l’Istituto riguardo ad eventuali iniziativedi collaborazione con altre realtà accademiche;

f) promuovere incontri periodici su tematiche di comune interesseai fini di stimolare la qualità degli studi;

g) approvare la relazione quinquennale sulla vita e l’attività dell’I-stituto preparata dal Direttore e sottoposta all’approvazione delConsiglio di Istituto;

h) esaminare ed approvare le informazioni che il Preside deveannualmente fornire sull’andamento dell’Istituto.

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Art. 8 - Il Moderatore dell’ISSR1. Il Moderatore dell’ISSR è l’Arcivescovo di Bari-Bitonto pro tempo-re existens.2. Il Moderatore ha la responsabilità dell’Istituto, ne promuove losviluppo e ne garantisce la comunione con la Chiesa barese, con lealtre Chiese particolari della Puglia e con la Chiesa universale.3. Spetta al Moderatore:a) nominare i Docenti dell’Istituto, su proposta del Direttore,

acquisito il parere favorevole del Consiglio di Facoltà;b) concedere e revocare la missio canonica ai Docenti che insegnano

discipline concernenti la fede e la morale, dopo aver emesso laprofessione di fede (cfr Istruzione art. 10 b) e la venia docendi aiDocenti che insegnano altre discipline;

c) sospendere dall’insegnamento un Docente dell’Istituto persopravvenuta inabilità permanente e riconosciuta, udito il pare-re del Consiglio di Istituto (cfr art. 26,2);

d) sospendere o privare un Docente da ogni funzione e attivitàaccademica, per gravi motivi di ordine dottrinale, morale o disci-plina re, a seguito di delibera del Consiglio di Istituto (cfr art.26,3) oppure, in casi gravi e urgenti, con decisione propria, fattisalvi i diritti di difesa (cfr art. 26,5);

e) vigilare sull’andamento dottrinale e disciplinare dell’Istituto,riferendone al Gran Cancelliere.

f) nominare, su proposta e richiesta del Direttore, un Vice-Di -rettore scelto tra i Docenti stabili dell’Istituto (cfr art. 10,1);

g) nominare il Segretario, l’Economo e il Direttore della Bi blioteca,udito il Direttore dell’Istituto;

h) approvare i bilanci annuali, preventivo e consuntivo, e gli atti digestione straordinaria dell’Istituto;

i) inoltrare alle Autorità competenti le richieste di modifica deipresenti Statuti (cfr art. 54);

l) firmare i diplomi dei gradi accademici dell’ISSR insieme con ilPreside della Facoltà e il Direttore dell’Istituto.

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Art. 9 - Il Direttore dell’Istituto1. Il Direttore dell’ISSR è un Docente stabile dell’Istituto, nomi -nato dal Gran Cancelliere, che lo sceglie in una terna eletta dalConsiglio di Istituto e approvata dal Consiglio di Facoltà.2. In vista della sua nomina, il Consiglio di Istituto, integrato da tuttii docenti non stabili, elegge con votazioni distinte – a maggioran zadei due terzi per le prime tre votazioni, assoluta dalla quarta – unaterna di Docenti stabili da presentare al Gran Cancelliere, dopo averotte nuto il nulla osta del Consiglio di Facoltà (cfr art. 12,3).3. Il Direttore dura in carica cinque anni e può essere riconfer mato nel-l’ufficio una sola volta consecutivamente. Dopo la nomina, il Direttoreemette la professione di fede dinanzi al Moderatore o suo delegato.4. Il Direttore ha la immediata responsabilità accademica e orga -nizzativa dell’Istituto; spetta, pertanto, a lui:a) rappresentare l’Istituto davanti alle autorità civili e religiose e

alle altre autorità della Facoltà Teologica e dell’Istituto, fattisalvi gli obblighi e le prerogative di queste ultime;

b) promuovere e coordinare l’attività dell’Istituto, secondo quantodeterminato nello Statuto e nel Regolamento;

c) controfirmare i diplomi dei gradi accademici, firmati dal Presidedella Facoltà e dal Moderatore;

d) convocare e presiedere il Consiglio di Istituto, l’Assemblea deiDocenti, il Consiglio degli Affari Economici e il Consiglio diBiblioteca, le Commis sioni di studio e di lavoro costituite dalConsiglio di Istituto;

e) redigere e sottoporre all’approvazione del Consiglio di Istituto larelazione quinquennale sulla vita e l’attività dell’Istituto da pre-sentare al Preside della Facoltà;

f) presenziare alle sedute per l’esame finale (presie duto dal Presidedella Facoltà o suo delegato) per il conferimento dei gradi acca-demici;

g) esaminare le richieste e i ricorsi dei Docenti e degli Studenti, ri -mettendo la soluzione dei casi più gravi, non risolti dalConsiglio di Istituto, al giudizio del Consiglio di Facoltà;

h) sorvegliare l’andamento economico dell’Istituto e controfirma re ibilanci di gestione da presentare al Moderatore per l’approvazione;

i) presenziare alle Assemblee degli Studenti, personalmente o me -diante un suo delegato.

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Art. 10 - Il Vice-Direttore1. Il Direttore può chiedere al Moderatore la nomina di un Vice-Direttore, da scegliere tra i Docenti stabili dell’Istituto.2. Il Vice-Direttore affianca il Direttore e lo sostituisce nell’ordi -naria amministrazione, quando questi fosse temporaneamenteassente o impedito.3. In caso di sede vacante, il Vice-Direttore è tenuto a convocare,entro un mese, il Consiglio di Istituto per la designazione delDiretto re, a norma dell’art. 9,2.4. Il Vice-Direttore è nominato a tempo definito. In ogni caso perun tempo non superiore alla durata in carica del Direttore che lo haproposto.

Art. 11 - Il Consiglio di Istituto1. Il Consiglio di Istituto è composto dai seguenti membri di diritto:a) dal Preside della Facoltà o da un suo delegato;b) dal Direttore dell’ISSR, che lo convoca e presiede;c) dal Vice-Direttore, nel caso che sia stato nominato;d) da tutti i Docenti stabili dell’Istituto;e) da due rappresentanti dei Docenti incaricati eletti dai loro colleghi;f) da due Studenti ordinari, eletti dall’Assemblea degli Studenti; g) da un delegato del Moderatore scelto tra i Direttori degli Uffici

pastorali della Diocesi; h) dal Segretario dell’Istituto, con soli compiti di attuario, senza di -

ritto di voto.2. I rappresentanti al Consiglio di Istituto sono eletti in assembleedistinte di Docenti e Studenti, indette dal Direttore, mediante vota-zio ne a scrutinio segreto e a maggioranza assoluta nelle prime trevota zioni.3. I rappresentanti dei Docenti incaricati e degli Studenti ordi naridurano in carica per tre anni accademici. Tutti possono essererieletti.4. Qualora durante il mandato un componente eletto venisse amancare per qualsiasi motivo, subentra al suo posto il primo deinon eletti.

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5. Quando si trattano questioni di loro competenza, partecipano alConsiglio, su invito del Direttore, l’Economo (cfr art. 45,3) e ilDirettore della Biblioteca (cfr art. 49,4).

Art. 12 - Competenze del Consiglio di Istituto1. Al Consiglio di Istituto spetta governare l’ISSR a norma del suoStatuto e del suo Regolamento.2. Più in particolare, spetta al Consiglio:a) regolare nelle sue linee generali l’attività accademica (didattica e scien-

tifica) dell’Istituto, tenendo conto delle proposte dell’Assemblea deiDocenti e degli orientamenti generali della Facoltà;

b) stabilire il Piano di studio, lo Statuto e il Regolamento dell’ISSRda sottoporre all’approvazione delle Consiglio della Facoltà;

c) designare la terna di Docenti stabili da proporre al Moderatoreper la nomina del Direttore;

d) approvare il Regolamento degli Studenti e altri regolamenti in -terni;

e) proporre curricoli di studio non accademici, per il consegui -mento di particolari Diplomi o titoli, da sottoporre all’approva-zione Facoltà Teologica;

f) costituire commissioni di studio e di lavoro;g) approvare la relazione quinquennale che il Direttore invia al

Preside della Facoltà;h) esprimere il parere favorevole per la prima cooptazione dei

docenti non stabili e (una valutazione scritta) per le successivepromozioni a docente stabile;

i) eleggere due Docenti stabili al Consiglio degli Affari Economici(cfr art. 46,1e) e al Consiglio di Biblioteca (cfr art. 49,5e);

l) trattare, con la presenza della sola componente docente, gli even-tuali casi di sospensione o allontanamento di un Docente;

m)determinare, nei casi previsti, i provvedimenti disciplinari a ca -rico di Studenti colpevoli di gravi infrazioni;

n) approvare con la maggioranza dei due terzi e presentare alModeratore eventuali modifiche al presente Statuto (cfr art.54a).

3. Ogni cinque anni accademici il Consiglio di Istituto, integrato datutti i docenti incaricati, elegge con votazioni distinte a scrutiniosegreto e a maggioranza dei due terzi per le prime tre votazioni, asso-

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luta dalla quarta, una terna di nomi di Docenti stabili per la nominadel Direttore. Prima di essere presentata al Gran Cancelliere, la ternadeve ottenere il nulla osta del Consiglio di Facoltà. Qualora il GranCancelliere ritenesse la terna non idonea può chiederne un’altra.

Art. 13 - Sedute del Consiglio di Istituto1. Il Consiglio viene convocato, in via ordinaria, almeno due volteper anno accademico; in via straordinaria, ogni volta che se ne pre-senti l’esigenza e quando venga richiesto dalla maggioranza deisuoi membri.2. L’ordine del giorno del Consiglio è stabilito dal Direttore e co -municato ai componenti in tempo utile, assieme agli eventuali stru -menti di lavoro.3. Il Consiglio di Istituto decide con la maggioranza dei membri didiritto e, per quanto riguarda le questioni personali, con la mag-gioranza dei due terzi. Quando si tratta di questioni inerenti alcorpo docente, i rappresentanti degli studenti non partecipano alladiscussione e alla relativa votazione. 4. Le sedute hanno valore legale quando sono presenti almeno dueterzi dei membri legittimamente convocati.

Art. 14 - L’Assemblea dei Docenti1. L’Assemblea dei Docenti è composta da tutti i Docenti di ogniordine e grado.2. L’Assemblea è convocata dal Direttore almeno una volta peranno accademico al fine di formulare proposte per il miglioramen-to scientifico e didattico dell’ISSR, soprattutto per quanto riguardal’insegnamento e i contenuti delle discipline.

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Titolo IIII Docenti

Art. 15 - I docenti dell’ISSR1. Tutti i Docenti devono distinguersi per ricchezza di dottrina, perintegra testimonianza di vita, per senso di responsabilità ecclesialee per capacità pedagogica.2. Per l’idoneità all’insegnamento nell’Istituto si richiede che iDocenti abbiano un titolo abilitante riconosciuto, e cioè:a) il grado accademico di Dottorato per i docenti stabili;b) il grado accademico di Licenza in una disciplina ecclesiastica o

una Laurea specialistica (o equivalente) per i docenti non stabili.

Art. 16 - I vari ordini di Docenti1. Il corpo accademico dell’Istituto è composto da Docenti stabi li enon stabili.2. I Docenti stabili possono essere Ordinari o Straordinari.3. I Docenti non stabili possono essere Incaricati o Invitati.

Art. 17 - Nomina dei Docenti1. La nomina di tutti i Docenti, stabili e non stabili, viene fatta dalModeratore, previo giudizio, per la prima cooptazione, del Consi-glio di Istituto (cfr art. 12,2h) e previo parere favorevole del Con-siglio di Facoltà (cfr art. 7c).2. I Docenti del clero diocesano, i religiosi e i consacrati per inse-gnare nell’Istituto e per rimanervi devono avere il consenso scrittodel proprio Ordinario o Superiore ecclesiastico.3. Coloro che insegnano discipline concernenti la fede e la mora ledevono emettere la professio fidei dinanzi al Moderatore o suo dele -gato, e ricevere la missio canonica, insegnando essi in forza della mis -sione ricevuta dalla Chiesa.4. Gli altri Docenti dell’Istituto devono ricevere l’autorizzazione ainsegnare (venia docendi) dal Moderatore.5. Gli eventuali docenti non cattolici devono ricevere la venia docen-di direttamente dal Gran Cancelliere della Facoltà.

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Art. 18 - Requisiti per la nomina dei Docenti stabili1. Può essere nominato Docente stabile Straordinario colui che:a) si distingua per ricchezza di dottrina, per testimonianza di vita e

per senso di responsabilità ecclesiale ed accademica;b) sia in possesso del congruo Dottorato, conseguito in una Facol-

tà canonicamente riconosciuta, e per le discipline non ecclesia-stiche del titolo di laurea specialistica;

c) abbia insegnato per almeno tre anni accademici nell’Istitutocome docente incaricato, dimostrando attitudine all’insegna-mento universitario;

d) abbia al suo attivo adeguate pubblicazioni scientifiche;e) abbia il consenso scritto del proprio Ordinario o Superiore eccle-

siastico;f) dimostri di possedere capacità pedagogico-didattiche.2. Può essere nominato Docente stabile Ordinario colui che:a) abbia insegnato come docente Straordinario nell’Istituto per

almeno un triennio in maniera soddisfacente la disciplina al cuiinsegnamento è chiamato;

b) abbia al suo attivo congrue pubblicazioni scientifi che che segni-no un progresso nella disciplina insegnata;

c) abbia il consenso scritto del proprio Ordinario o Superiore eccle-siastico.

3. I Docenti stabili presso l’Istituto non possono essere contempo-raneamente stabili in altre istituzioni accademiche ecclesiastiche ocivili. Inoltre, l’incarico di docente stabile è incompatibile con altriministeri o attività che ne rendono impossibile l’adeguato svolgi-mento in rapporto sia alla didattica sia alla ricerca.

Art. 19 - Requisiti per la nomina dei Docenti non stabili1. I Docenti non stabili sono professori chiamati dall’Istituto atempo deter minato. Essi si suddividono in Incaricati e Invitati.2. Gli Incaricati sono Docenti che, forniti di congruo titolo acca -demico (cfr art. 15,2b), ricevono un incarico di docen za semestraleo annuale. Ogni incarico può essere rinnovato.3. Gli Invitati sono Docenti che, pur insegnando come stabili in

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altri Centri e istituti accademici, vengono chiamati a svolgere unruolo di docenza nell’Istituto a tempo determinato.4. I docenti non stabili per le materie ecclesiastiche devono essere inpossesso almeno della licenza canonica o di un titolo equipollentee per le materie non ecclesiastiche della Laurea specialistica ed averebuone attitudini all’insegnamento.

Art. 20 - Passaggi ai vari ordini di docenzaPer i passaggi di un Docente non stabile a Docente stabileStraordinario e di un Docente Straordinario a Docente Ordinario,viene costituita dal Consiglio di Istituto una Commissione di qua-lificazione presieduta dal Direttore, che valuta i requisiti richiesti.Compito della Commissione è di esprimere un parere scritto sull’i-doneità del candidato, in base agli artt. 15 e 18 del presente Statuto.Il parere della Commissione viene comunicato dal Direttore alConsiglio di Istituto che, nella sola componente docente, si esprimea riguardo a scrutinio segreto e a maggioranza assoluta. La nominaè fatta dal Moderatore, dopo aver ottenuto il parere del Consigliodi Facoltà a norma dell’art. 7c.

Art. 21 - Numero dei Docenti1. Il numero dei Docenti deve garantire il normale svolgimento del-l’attività accademica. Esso viene in concreto determinato dalDirettore, col consenso del Consiglio di Istituto.2. I Docenti stabili dell’Istituto devono essere almeno cinque e talida coprire tutte le aree disciplinari: Filosofia, Teologia dogmatica,Sacra Scrittura, Teologia morale- pastorale, Scienze umane.

Art. 22 - Compiti dei Docenti1. Tutti i Docenti, ma in modo particolare i Docenti stabili, sonocorresponsabili del buon andamento delle attività formative, didat-tiche e culturali dell’Istituto, nella consapevolezza di costituire unaComunità accademica.2. I Docenti guidano gli studenti nel loro studio personale, siamediante lezioni magistrali e seminari, sia mediante incontri, eser-citazioni e colloqui.

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Art. 23 – Diritti del Corpo docente1. Tutti i Docenti stabili sono membri di diritto del Consiglio diIstituto e hanno voce passiva per l’elezione a Direttore e per lanomina a Vice-Direttore.2. Tutti i Docenti stabili hanno voce passiva per l’elezione a rap -presentanti nel Consiglio degli Affari Economici (cfr artt. 12,2i;46,1e) e del Consiglio di Biblioteca (cfr artt. 12,2i; 49,5e).3. I docenti stabili ogni sette anni possono chiedere un periodomassimo di un anno libero dall’insegnamento e da altre attivitàaccademiche, da dedicare alla ricerca e alle pubblicazioni, a benefi-cio dell’Istituto. In questo periodo essi conservano la cattedra, altriincarichi accademici compatibili col lavoro personale e relatividiritti. Le domande, presentate al Direttore, vengono sottoposte alparere del Consiglio di Istituto e alla approvazione del Moderatore.Della decisione viene informato il Preside della Facoltà.4. Tutti i membri del Corpo docente hanno voce passiva per lacostituzione di particolari commissioni di studio o di lavoro.5. I Docenti incaricati eleggono ogni tre anni tra i loro colleghi duerappresentanti al Consiglio di Isti tuto (cfr art. 11,1d.2-3).

Art. 24 - Libertà accademica1. A tutti i membri del Corpo docente è riconosciuta una giusta libertàdi ricercare, nonché di insegnare, esprimendo con umiltà e coraggio lapropria opinione nel campo in cui sono competenti, fatte salve le esigen-ze di istituzionalità e sistematicità che caratterizzano gli studi nell’ISSR.2. Coloro che insegnano materie concernenti la fede e la morale sonoconsapevoli che tale compito va svolto in consonanza con il Ma -gistero autentico della Chiesa e, in particolare, del RomanoPontefice.3. Al fine di armonizzare meglio le esigenze scientifiche con le neces-sità formative e pastorali, i Docenti promuovono tra loro incontri distudio nei quali comunicare e confrontare le proprie ricerche e le pro-prie esperienze didattiche.4. I Docenti si rendano disponibili al confronto e alla collaborazionecon i Docenti della Facoltà e degli altri Istituti ad essa collegati.

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Art. 25 - Durata delle funzioni accademiche1. I Docenti non stabili mantengono il loro incarico per il periododi tempo per il quale sono stati assunti.2. Tutti i Docenti - stabili e non stabili - cessano dall’attività ac -cademica con il compimento del 70° anno di età. Oltre questo limi-te, i Docenti stabili diventano “emeriti” e possono ricevere annual-mente - fino al compimento del 75° anno - particolari incarichi, agiudizio del Direttore, udito il parere del Consiglio di Istituto.

Art. 26 - Procedure di sospensione dall’attività accademica1. I Docenti dell’Istituto risultano sospesi da ogni attività e fun -zione, o privati dell’ufficio, nei seguenti casi:a) per sopravvenuta inabilità permanente, chiara e riconosciuta;b) per gravi motivi di ordine dottrinale, morale o disciplinare;c) se viene loro revocata dal Moderatore la missio canonica e l’auto -

rizzazione a insegnare e, per i membri del clero diocesano, i reli-giosi e i consacrati, se viene ritirato il consenso scritto del pro-prio Ordinario o Superiore ecclesiastico.

2. Nei provvedimenti di sospensione per motivi di inabilità, di cuisopra al par. 1a, il Consiglio di Istituto, in seduta straordinaria, nellasola componente docente, a scrutinio segreto e a maggioranza asso-luta esprimerà un giudizio. Questo sarà comunicato per iscritto alModeratore, il quale agisce a norma dell’art. 8,3d. Del provvedimen-to viene data comunicazione ufficiale al Preside della Facoltà.3. Nei provvedimenti di sospensione per motivi dottrinali, morali edisciplinari, il Consiglio di Istituto, in seduta straordinaria, nellasola componente docente, a scrutinio segreto e a maggioranza asso-luta, esprime un proprio giudizio. Questo sarà comunicato periscritto al Moderatore, il quale agisce a norma dell’art. 8,3e. Delprovvedimento viene data comunicazione ufficiale al Preside dellaFacoltà.4. Nei provvedimenti di privazione dell’ufficio di un Docente, permotivi dottrinali, morali o disciplinari, si procederà nel modo se -guente:a) il Consiglio di Istituto, in seduta straordinaria e con la presenza

della sola componente docente, assumerà le dovute informazio-ni dal Direttore e, tenuto conto del bene dell’Istituto, di tutta lacomunità ecclesiale e dello stesso interessato, potrà dare even-

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tualmente mandato al Direttore di regolare la questione perso-nalmente col Docente, se condo la mente del Consiglio;

b) qualora non si giungesse a una composizione, la questione sarànuovamente trattata dal Consiglio di Istituto in seduta straordi-naria, con la presenza della sola componente docente. IlConsiglio, a scruti nio segreto e a maggioranza di due terzi nelleprime tre votazioni, as soluta nella quarta, esprimerà un propriogiudizio, che sarà comunica to per iscritto al Moderatore, il qualeprovvederà a norma dell’art. 8,3d. Del provvedimento verrà datacomunicazione ufficiale al Preside del la Facoltà;

c) nei casi più gravi o urgenti, al fine di provvedere al bene degliStudenti e dei fedeli, il Moderatore, procedendo d’intesa colDirettore dell’Istituto e con il Preside della Facoltà, può sospen-dere ad tempus il Docente, finché non sia concluso il procedi-mento ordinario.

5. In tutti i procedimenti di sospensione e di privazione dell’uffi ciosarà sempre assicurato al Docente il diritto di esporre e difendere lapropria causa, anche con la designazione di esperti in qualità dicon sulenti, e di appellarsi alla Facoltà e, in seconda istanza, allaSanta Se de, per una definitiva soluzione della vertenza.6. La sospensione e la privazione dell’attività accademica non com-portano la perdita dei diritti economici acquisiti dal Docente per illavoro svolto nell’Istituto.

Titolo IVGli Studenti

Art. 27 - I vari ordini di Studenti1. L’Istituto è aperto a persone consacrate non aspiranti al presbi -terato, a membri di società di vita apostolica, a laici che, idonei percondotta morale e studi precedenti, intendono condividere le fina-lità dell’Istituto.2. Gli Studenti si distinguono in:

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a) ordinari, cioè iscritti che frequentano tutti i corsi e le esercitazio-ni prescritte dall’Istituto che conducono ai gradi accademici diBaccalaureato e Licenza (Laurea in Scienze Religiose e LaureaMagistrale in Scienze Religiose).

b) straordinari, cioè iscritti che, pur frequentando tutti i corsi obuona parte di essi, mancano del titolo specifico per l’iscrizionecome studenti ordinari;

c) uditori, cioè iscritti che hanno ottenuto dal Direttore l’autorizza-zione a frequentare solo qualche corso, sostenendone, eventual-mente, i relativi esami, senza aspirare ai gradi accademici.

d) ospiti, cioè coloro che non volendo conseguire il grado accademi-co dell’ISSR desiderano frequentare qualche corso e sostenere ilrelativo esame per un eventuale riconoscimento in un altroIstituto.

Art. 28 - Condizioni per l’ammissione degli Studenti ordinari e ospiti1. Possono essere ammessi come Studenti or dinari e ospiti al primociclo che conduce al Baccalaureato in Scienze Religiose (Laurea inScienze Religiose) coloro che:a) risultano idonei per condotta morale attestata, per le persone di

vita consacrata, dal competente Superiore ecclesiastico o, nelcaso di laici, dal pro prio Parroco o da altra persona con respon-sabilità ecclesiale;

b) sono in possesso del titolo di studio prescritto per l’ammissionealle Università italiane;

c) dispongano del tempo richiesto per la frequenza alle lezioni edassumano l’impegno di un serio studio personale.

2. Possono essere ammessi come Studenti or dinari al secondo ciclo checonduce alla Licenza in Scienze Religiose (Laurea Magistrale in ScienzeReligiose) coloro che, oltre ai requisiti di cui al par. 1, siano in possessodel Baccalaureato in Scienze Religiose (Laurea in Scienze Religiose).3. Gli Studenti iscritti come ordinari presso l’ISSR non possono con-temporaneamente iscriversi ad altre Facoltà o Istituti ecclesiastici.

Art. 29 - Condizioni per l’ammissione di Studenti straordinari1. Possono essere ammessi a iniziare gli studi come Studentistraordinari coloro che:a) risultano idonei per condotta morale attestata, per le persone di

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vita consacrata, dal competente Superiore ecclesiastico o, nelcaso di laici, dal pro prio Parroco o da altra persona con respon-sabilità ecclesiale;

b) sono privi del titolo di studio richiesto per l’ammissione alleUni versità italiane e, tuttavia, sono in possesso di attestati distudi medio-superiori dai quali non emergano gravi insufficien-ze, a giudizio dell’Autorità competente.

2. Il passaggio di uno studente straordinario a studente ordinariopuò essere valutato solo qualora, in itinere, lo studente entrasse inpossesso dei requisiti di cui all’art. 28.

Art. 30 - Condizioni per l’ammissione di Studenti uditori1. Possono essere ammessi a partecipare ai corsi come uditoricoloro che:a) risultino idonei per condotta morale, attestata come per gli Stu -

denti ordinari e straordinari (cfr artt. 28,1a; 29,1a);b) dimostrino, con certificati congrui, di possedere almeno una for-

mazione medio-superiore;c) intendano frequentare solo alcuni corsi o speciali curricoli di stu-

dio rispondenti a esigenze personali o della Chiesa particolare.2. Gli studenti uditori che, avendone titolo, chiedessero di iscri versicome straordinari o come ordinari, possono ottenere la convali dadei corsi già frequentati e degli eventuali esami già sostenuti, a giu -dizio della Commissione eletta dal Consiglio di Istituto per il rico-no scimento e l’omologazione degli esami (cfr art. 32,2).

Art. 31 - Gli Studenti ‘fuori corso”Gli Studenti “fuori corso” sono quelli che, iscritti in qualità di ordi -nari o straordinari, non hanno completato gli esami e le proverichie ste dal piano di studi prescelto entro i rispettivi cicli previsti.

Art. 32 - Riconoscimento degli studi compiuti1. Gli Studenti provenienti da Istituti Superiori di Scien ze Religiose(ISSR) eretti accademicamente dalla Congregazione per l’Educa-zione Cattolica, da Facoltà Teologiche o da Istituti universitari

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ecclesiastici o civili, possono chiedere, presentando la relativa docu-mentazione, il ricono scimento degli studi compiuti presso i pre-detti Istituti.2. Le singole domande sono esaminate da una Commissione elettadal Consiglio di Istituto e presieduta dal Direttore, la quale pro cedeai riconoscimenti e alle omologazioni in conformità alle normativeema nate dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica.

Art. 33 - Partecipazione degli Studenti alla vita dell’Istituto1. Gli Studenti dei vari ordini partecipano attivamente alla vitadell’Istituto e possono associarsi per promuovere il dialogo con leAu torità e i Docenti dell’Istituto, secondo modalità previste dalpresente Statuto e dal Regolamento.2. L’Assemblea degli Studenti, composta da tutti gli Studenti or -dinari e straordinari dell’Istituto, si riunisce almeno una voltaall’anno per offrire indicazioni circa la vita e il governo dell’Istituto.All’As semblea partecipa il Direttore, personalmente o tramite unsuo dele gato.3. Ogni tre anni l’Assemblea degli Studenti elegge tra gli studen ti ordi-nari due rappresentanti al Consiglio di Istituto (cfr art. 11,1f). Ognianno l’Assemblea degli Studenti elegge tra gli Studenti ordinari un rap-presentante al Consiglio degli Affari Economici (cfr art. 46,1f) e uno alConsiglio di Biblioteca (cfr art. 49,5f). Tutti possono essere rieletti.4. Tutti gli Studenti ordinari e straordinari possono essere chia matia partecipare alle Commissioni costituite dal Consiglio di Istitu to.

Art. 34 - Provvedimenti disciplinari1. Gli Studenti devono osservare fedelmente le norme dell’Istitu tocirca l’ordinamento generale, la disciplina e le altre disposizioniconcernenti la vita dell’Istituto.2. Il Direttore e, nei casi più gravi, il Consiglio di Istituto determi -nano eventuali provvedimenti disciplinari a carico degli studenti,sem pre tutelando il diritto di difesa e la possibilità di ricorso allaFacoltà e al Moderatore.Nei casi più gravi si procede nel modo seguente:- il Consiglio di Istituto, in seduta straordinaria, assumerà le dovu-

te informazioni dal Direttore e, tenuto conto del bene dell’Isti-tuto, di tutta la comunità ecclesiale e dello stesso interessato,

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potrà dare eventualmente mandato al Direttore di regolare la que-stione personalmente con lo studente, secondo la mente delConsiglio;

- qualora non si giungesse a una composizione, la questione sarànuovamente trattata dal Consiglio di Istituto in seduta straordi-naria. Il Consiglio, a scrutinio segreto e a maggioranza di dueterzi nelle prime tre votazioni, assoluta nella quarta, esprimerà unproprio giudizio, che sarà comunicato per iscritto al Moderatore.

- nei casi più gravi o urgenti, al fine di provvedere al bene dellacomunità il Direttore dell’Istituto può sospendere ad tempus lostudente, finché non sia concluso il provvedimento ordinario;

- in tutti i procedimenti di sospensione e di esclusione dello stu-dente dall’Istituto gli sarà sempre assicurato il diritto di esporre edifendere la propria causa, anche con la designazione di esperti inqualità di consulenti, e di appellarsi alla Facoltà e al Moderatore.

Titolo VOrdinamento degli studi

Art. 35 - Principi generali per l’ordinamento degli Studi1. L’Istituto è finalizzato ad offrire agli studenti una formazioneteologica accademica, che si caratterizzi per scientificità, organicitàe completezza dei contenuti teologici, dei suoi necessari presuppo-sti in filosofia e comple menti in altre scienze umane e della religio-ne, e ad indirizzare gli studenti all’uso degli strumenti, dei criteri edei metodi del lavoro teologico.2. Il corso di studi accademico è articolato in due cicli: il primo ciclotriennale per il conseguimento del Baccalaureato in Scienze Religiose(Laurea in Scienze Religiose), e il secondo ciclo biennale per il con-seguimento della Licenza in Scienze Religiose (Laurea Magistrale inScienze Religiose).3. Nel primo ciclo vengono trattate tutte le fondamentali discipline

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filosofiche e teologiche, in modo tale che al titolo conclusivo delBaccalaureato in Scienze Religiose (Laurea in Scienze Religiose) corri-sponda la completezza del percorso.4. Al successivo ciclo per il conseguimento della Licenza in ScienzeReligiose (Laurea Magistrale in Scienze Religiose) sono riservate soprat-tutto le discipline caratterizzanti l’indirizzo specialistico dell’Istituto.

Art. 36 - Il curricolo accademico1. L’intero corso di studi quinquennale, articolato nei due cicli dicui all’art. 35,2, prevede un curricolo di 10 semestri, ciascuno deiquali comprende 12 settimane scolari effettive, ciascuna con circa18 ore di lezione, per un totale di 300 crediti comprendenti corsi,seminari, laboratori, tirocini. Un credit corrisponde a un’ora setti-manale di lezione per un intero se mestre.2. Le discipline del curricolo si dividono in:a) fondamentali;b) di indirizzo;c) complementari;d) opzionali;e) seminari.3. Nel ciclo triennale, per il conseguimento del grado accademico di“Laurea in Scienze Religiose”, il curriculum per un totale di 180 cre-dits, prevede le seguenti discipline fondamentali: Storia della Filo-sofia, Filosofia Sistematica, Sacra Scrittura, Teologia Fondamen-tale, Teologia Dogmatica, Teologia Liturgica, Teologia Morale,Teologia Spirituale, Patrologia, Storia della Chiesa, Diritto Cano-nico (cfr Istruzione art. 24 §1).4. Nel ciclo biennale, per il conseguimento del grado accademico di“Laurea Magistrale in Scienze Religiose”, il piano di studi prevedeun duplice indirizzo:a) pastorale-ministeriale: per la preparazione di candidati ai mi -nisteri istituiti (non indirizzati però al presbiterato), oppure all’a-nimazione pa storale della comunità ecclesiale;b) pedagogico-didattico: per la qualificazione in vista dell’inse -gnamento della religione cattolica nelle scuole pre-universitarie diogni ordine e grado.5. In tale biennio il curriculum, per un totale di 120 credits, prevede,oltre i corsi riferiti ad alcune delle menzionate discipline, in specie

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quelle propriamente teologiche, corsi delle discipline caratterizzan-ti l’indirizzo di specializzazione.6. Ogni anno il Consiglio di Istituto programma discipline opzio-nali in numero sufficiente per consentire una certa libertà di sceltada parte degli studenti, tenuto conto dell’indirizzo prescelto. Nellediscipline opzionali vengono approfonditi i temi specifici caratte-rizzanti l’indirizzo specialistico dell’Istituto.7. I seminari consistono in lavori di gruppo su tematiche indicate esi concludono normalmente con una esercitazione scritta. 8. Nell’indirizzo pastorale-ministeriale, oltre alle lezioni magisteria-li e ai lavori seminariali, possono essere previste esercitazioni prati-che, pianificate e seguite dai Docenti, in modo che sia possibileintegrare la partecipazione attiva ad esperienze pastorali con unariflessione e una revisione specifiche.9. Il piano di studi dell’Istituto specifica ulteriormente le variediscipline e l’attribuzione dei credits. Il piano di studi è approvatodal Consiglio di Istituto e dal Consiglio di Facoltà.

Art. 37 - Gli esami1. L’impegno personale degli Studenti e il loro progresso nella for-mazione sono valutati per mezzo di esami orali e scritti e con altreprove, quali la partecipazione attiva alle lezioni e ai seminari, la dis-cus sione della dissertazione scritta o della tesi, l’esame comprensi-vo ora le.2. Tutti gli insegnamenti impartiti presso l’Istituto, sia fondamen -tali che complementari, di indirizzo e opzionali, si concludono conuna prova d’esame. Tale prova intende verificare la sintesi matura-ta dal candidato nella di sciplina studiata, come pure la sua capaci-tà di sostenere un confronto interpersonale sul piano delle idee.3. Le prove d’esame nelle singole discipline possono essere orali oscritte, a discrezione del Docente, tenuto anche conto dell’interessedegli Studenti.4. L’esaminatore competente per ogni disciplina è il Docente del lastessa. In caso di legittimo impedimento il Diret tore può designareun altro Docente dell’Istituto o una commissione. In casi ecceziona-

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li il Direttore può nominare una commissione esami natrice con osenza il titolare del corso. Possono essere invitati a far parte di com-missioni esaminatrici membri esterni particolarmente qualificati.5. Le prove d’esame sono pubbliche e si sostengono esclusiva mentenei locali indicati dall’Autorità accademica.6. Sono ammessi a sostenere la prova d’esame in qualsiasi disci plinasoltanto gli Studenti che risultano ad essa regolarmente iscritti eabbiano partecipato ad almeno due terzi delle ore di lezione.7. A conclusione del curricolo triennale, per gli Studenti che inten-dono conseguire il grado accademico di Baccalaureato in ScienzeReligiose (Laurea in Scienze Religiose) (cfr art. 40), è previsto unesame finale, su apposito tesario, la composizione e discussionepubblica, davanti ad una commissione di almeno tre membri pre-sieduta dal Preside della Facoltà o da un suo delegato, di una tesielaborata sotto la guida di un docente dell’Istituto che mostri lacapacità di impostazione dell’argomento scelto.8. A conclusione del biennio di specializzazione, per gli Studentiche intendono conseguire il grado accademico di Licenza in ScienzeReligiose (Laurea Magistrale in Scienze Religiose) (cfr art. 41), è pre-vista la discussione della tesi elaborata sotto la guida di un docentedell’Istituto che mostri la competenza maturata nel campo di spe-cializzazione prescelto davanti ad una commissione di almeno tremembri presieduta dal Preside della Facoltà o da un suo delegato. 9. Le modalità dell’esame orale e della disserta zione scritta per i di-versi piani di studio sono specificate nel Regola mento dell’Istituto.10. La valutazione degli esami e delle altre prove viene espressa conun voto. L’esame si ritiene superato con la votazione di 18/30. Leincidenze percentuali delle varie prove del curricolo ai fini del com-pu to finale sono indicate nel Regolamento.11. Il computo per la votazione finale del Baccalaureato in ScienzeReligiose (Laurea in Scienze Religiose) e della Licenza in Scienze Religiose(Laurea Magistrale in Scienze Religiose) viene effettuato nelle moda-lità stabilite dal Regolamento sulla base dei seguenti criteri:a) media dei voti ottenuti negli esami di profitto, previsti dal piano

di studi, incidente per 80 punti su 110;b) media dei voti espressi sulla dissertazione conclusiva dal relato -

re e dal correlatore, incidente per 20 punti su 110;c) media dei voti ottenuti nell’esame finale (discussione della dis -

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sertazione + esame comprensivo orale) espressi da tutti i membridel la Commissione esaminatrice presieduta dal Preside dellaFacoltà o da un suo delegato, incidente per 10 punti su 110.

12. La Commissione per l’esame finale dispone, qualora lo riten gaopportuno per una particolare qualificazione dello Studente, dialtri tre punti, a integrazione del voto finale a condizione che il votodell’esame finale sia stato 30.13. La valutazione finale viene espressa in 110/110. Si considera conse-guito il grado accademico solo con la valutazione minima di 66/110.14. Vengono dichiarati decaduti dagli studi e perdono ogni dirit toacquisito gli Studenti che non hanno conseguito il grado accademi -co trascorsi dieci anni di “fuori corso” (cfr art. 31) per ciascun ciclo.15. Chi ha conseguito Diplomi universitari o compiuto studi pres-so Centri qualificati può ottenere dispense per alcuni esami o di -scipline e può godere di una personalizzazione del curricolo deglistu di, a giudizio di una speciale commissione eletta dal Consigliodi Isti tuto (cfr art. 32,2).

Art. 38 - L’anno accademico1. L’anno accademico consta di due semestri, ciascuno di 12 set -timane scolari effettive, con 18 ore di lezione settimanali.2. Le lezioni del primo semestre vanno da ottobre a gennaio, quelledel secondo semestre da febbraio a giugno.3. Per ogni anno accademico si hanno tre sessioni ordinarie d’e -same: estiva, autunnale, invernale.4. In ogni sessione ordinaria d’esame vengono proposti normal -mente due appelli per ogni disciplina prevista. Chi fosse respinto(non probatus) al primo appello di una disciplina non può presen-tarsi al secondo appel lo della medesima sessione.5. Appelli straordinari d’esame sono deliberati, per giusta causa, dalConsiglio di Istituto e vanno collocati sempre al di fuori dell’orariodelle lezioni.6. Il Direttore può concedere, d’intesa col Docente interessato, esamifuori sessione per singoli Studenti, in casi del tutto eccezionali.Art. 39 - Curricoli non accademici e formazione permanente

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”

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1. L’Istituto può programmare, d’intesa con la Facoltà a cui è colle-gato, particolari itinerari formativi non accademici, corsi di aggior-namento, seminari di studio e di ricerca, in ordine alla formazionepermanente degli operatori pastorali e culturali, per contribuireall’evangelizzazione nel contesto pastorale della Chiesa locale edelle altre Diocesi pugliesi.2. I programmi, proposti e approvati dal Consiglio di Istituto, pos-sono prevedere corsi che si concludono con i relativi esami. Di essil’Istituto rilascia regolare attestato.3. Opportune convenzioni con la Facoltà posso no assicurare ai sin-goli corsi e agli esami dei programmi di formazione per manentespeciali riconoscimenti in ordine ai curricoli accademici del laFacoltà.

Titolo VIGradi accademici e diplomi

Art. 40 – Il Baccalaureato in Scienze Religiose(Laurea in Scienze Religiose)

1. Il primo grado accademico conferito dalla Facoltà agli studentiordinari dell’ISSR a conclusione del primo ciclo di studi è ilBaccalaureato in Scienze Religiose (Laurea in Scienze Religiose).2. I requisiti per il conseguimento del Baccalaureato in ScienzeReligiose (Laurea in Scienze Religiose) sono:a) aver frequentato il ciclo triennale di studi ed aver superato tutte

le verifiche di profitto prescritte;b) attestare la conoscenza di una lingua straniera, nelle modalità

stabilite dal Regolamento dell’Istituto;c) aver redatto e discusso pubblicamente un elaborato scritto con-

forme alle norme indicate nel Regolamento dell’Istituto chemostri la capacità di impostazione dell’argomento scelto;

d) aver superato l’esame comprensivo finale su apposito tesario edavanti una commissione di almeno tre docenti presieduta dalPreside della Facoltà o da un suo delegato di una tesi elaboratasotto la guida di un docente dell’Istituto che mostri la capacitàdi impostazione dell’argomento scelto.

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Art. 41 – La Licenza in Scienze Religiose(Laurea Magistrale in Scienze Religiose)

1. Il secondo grado accademico conferito dalla Facoltà agli studen-ti ordinari dell’ISSR a conclusione del biennio di specializzazione, èla Licenza in Scienze Religiose (Laurea Magistrale in Scienze Religiose).2. I requisiti per il conseguimento della Licenza in Scienze Religiose(Laurea Magistrale in Scienze Religiose) sono:a) aver frequentato il ciclo quinquennale di studi ed aver superato

tutte le verifiche di profitto prescritte;b) attestare la conoscenza di due lingue straniere, nelle modalità

stabilite dal Regolamento dell’Istituto;c) aver redatto un elaborato scritto, conforme alle norme indicate

nel Regolamento dell’Istituto, che dimostri la competenzamaturata nel campo di specializzazione prescelto e sottomessoa pubblica discussione;

3. Col conferimento del grado accademico di Baccalaureato in ScienzeReligiose (Laurea in Scienze Religiose) la Facoltà dichiara:a) per l’indirizzo pastorale-ministeriale, il candidato qualificato ad

assumere incarichi ministeriali (fino al diaconato permanente) oa svolgere particolari compiti di animazione pastorale nell’ambi-to della comunità ecclesiale;

b) per l’indirizzo pedagogico-didattico, il candidato qualificatoall’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pre-uni-versita rie di ogni ordine e grado.

4. Lo Studente, che ha conseguito la Licenza in Scienze Religiose (LaureaMagistrale in Scienze Religiose) in un indirizzo, può conseguire il tito-lo di Licenza in Scienze Religiose (Laurea Magistrale in Scienze Religiose)nell’altro indirizzo, con un curri colo integrativo di almeno 15 credits,relativi al nuovo indirizzo e com prensivo di una esercitazione scritta.5. I documenti attestanti il conferimento dei gradi accademici sonosottoscritti dalle competenti Autorità accademiche, secondo laprassi vigente, e recano, oltre l’intestazione della Facoltà e del-l’Istitu to, l’indicazione del particolare indirizzo seguito dal candi-dato. Per i riconoscimenti civili, i diplomi devono essere vidimatidalle compe tenti Autorità ecclesiastiche e civili.

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Art. 42 - Diplomi non accademiciAgli Studenti che hanno superato tutte le prove ed esercitazio nipreviste da particolari curricoli non accademici istituiti dalConsiglio di Istituto con il placet della Facoltà a cui si è collegati (cfrart. 39), l’Istituto conferisce, sotto la responsabi lità della Facoltà,altri Attestati e Diplomi non accademici.

Titolo VIIGli Officiali e il personale ausiliario

Art. 43 - Disposizioni generali1. Nel governo e nell’amministrazione dell’ISSR le Autorità ac cademichesono coadiuvate da Officiali, che sono il Segretario e l’Economo.2. Nella gestione economica dell’Istituto, l’Economo è affiancatoda un Consiglio degli Affari Economici.3. Il Segretario e l’Economo possono essere coa diuvati da persona-le di Segreteria o di Economato, assunto dal Direttore.

Art. 44 - Il Segretario1. Presso l’ISSR opera una Segreteria dell’Istituto sotto la direzionedel Segretario, il quale può essere coadiuvato da personale diSegreteria.2. Il Segretario è nominato dal Moderatore, udito il Direttoredell’Istituto (cfr art. 8,3h), dura in carica quattro anni e può essere ri -confermato.3. Spetta, in particolare, al Segretario:a) curare e conservare in Archivio gli atti concernenti il governo

dell’Istituto, i registri accademici, le cartelle degli studenti;b) predisporre e controllare la documentazione relativa alle imma -

tricolazioni e iscrizioni, ai piani di studio, alle prove d’esame;c) preparare e rilasciare attestati ufficiali, autenticati con il timbro

dell’Istituto e con la propria firma o, nei casi previsti, quella delDiret tore o di altre Autorità competenti;

d) predisporre gli atti preparatori per le riunioni collegiali o il lavo -ro di Commissione;

e) partecipare al Consiglio di Istituto con mansioni di attuario, re -digendone gli atti (cfr art. 11,1 h);

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f) notificare, a mezzo di stralcio-verbale, le delibere del Consiglio diIstituto alle persone o agli organi interessati alla loro esecuzione;

g) coadiuvare il Direttore in tutte le mansioni attinenti il buon an -damento dell’Istituto, specie per quanto riguarda il calendarioaccade mico, l’orario scolastico, gli esami;

h) predisporre i dati sull’attività dell’Istituto, per la opportuna do -cementazione e le relazioni triennali;

i) curare la corrispondenza d’ufficio e l’opera di diffusione per laconoscenza dell’Istituto e delle sue attività.

4. Il Segretario è membro di diritto del Consiglio degli AffariEconomici (cfr art. 46,1d).

Art. 45 - L’Economo1. L’Economo è nominato dal Moderatore, udito il Direttoredell’Istituto (cfr art. 8,3g); dura in carica quattro anni e può esserericonfermato.2. Spetta in particolare, all’Economo:a) attendere alla gestione economica dell’Istituto e, d’intesa con il

Direttore, provvedere alle sue necessità, specie per quanto riguar-da la funzionalità della Sede, l’incremento del patrimonio libra-rio (cfr art. 49,2) e gli altri sussidi didattici;

b) redigere i bilanci annuali, preventivo e consuntivo, e presentarli,dopo la discussione in Consiglio degli Affari Economici, alModeratore per l’approvazione;

c) compilare e aggiornare l’inventario dei beni dell’Istituto;d) procedere alla riscossione dei diritti amministrativi e all’equa

retri buzione del personale docente e non docente, sulla basedelle indica zioni del Consiglio degli Affari Economici, approva-te dal Moderatore;

e) dirigere, d’intesa con il Direttore, il personale non docente dell’I-stituto;

f) curare l’attuazione delle decisioni del Consiglio degli AffariEconomici e redigere i verbali delle sue sedute.

3. L’Economo partecipa, su invito del Direttore, al Consiglio diIstituto, con voto deliberativo nelle questioni di sua pertinenza.

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”

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4. L’Economo può essere coadiuvato da persona le ausiliario, assun-to dal Direttore.

Art. 46 - Il Consiglio degli Affari Economici1. Il Consiglio degli Affari Economici è composto:a) dal Direttore dell’Istituto, che lo convoca e lo presiede;b) dal Vice-Direttore, nel caso che sia stato nominato;c) dall’Economo;d) dal Segretario;e) da due Docenti stabili eletti dal Consiglio di Istituto (cfr art.

12,2i);f) da uno Studente ordinario eletto dall’Assemblea degli Studenti

(cfr art. 33,3).

I rappresentanti dei Docenti restano in carica tre anni. Il rappre-sentante degli Studenti resta in carica un anno. Tutti possono esse-re rieletti.2. Il Consiglio degli Affari Economici è convocato almeno due voltel’anno dal Direttore per esprimere un parere sul bilancio preventivo esul rendiconto consuntivo, da presentare al Consiglio di Istituto e,per l’approvazione, al Moderatore. In via straordinaria il Consigliodegli Affari Economici è convocato ogni volta il Direttore lo ritengaopportu no, o quando sia richiesto per iscritto da almeno tre membri.3. Gli atti di straordinaria amministrazione, proposti dal Consi gliodegli Affari Economici, sono di competenza del Moderatore.4. Quando si trattano questioni relative alla Biblioteca, il Diretto redell’Istituto invita al Consiglio degli Affari Economici il Direttore dellaBiblioteca, con voto deliberativo nelle questioni che lo riguardano.5. Il Consiglio degli Affari Economici determina annualmente la ta -bella dei diritti amministrativi, in relazione al costo della vita e alleesi genze di bilancio, seguendo i criteri fissati dal Consiglio diIstituto e le indicazioni del Moderatore.6. Il Consiglio degli Affari Economici delibera eventuali provviden -ze e sussidi in favore degli Studenti, in base a criteri stabiliti dalConsi glio di Istituto.

Art. 47 - Il Personale ausiliario1. Il personale non docente è parte integrante della comunità ac -

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cademica dell’Istituto e viene assunto, sulla base di precisi criterinor mativi e retributivi, dal Direttore.2. Le specifiche attribuzioni e responsabilità del personale non docen-te sono fissate da un regolamento interno, approvato dal Mode ratore.

Titolo VIIISussidi didattici ed economici

Art. 48 - La Sede dell’Istituto1. L’Istituto usufruisce di una Sede propria (cfr art. 2) con auleadatte e sufficienti per lo svolgimento dei corsi, ambienti per lavo-ro di gruppo e seminari, biblioteca, locali per la permanenza deiDocenti, uffici di Direzione, Segreteria ed Economato.2. La Direzione dell’Istituto garantisce l’agibilità delle aule e deglialtri ambienti e la loro funzionalità rispetto alle esigenze didattichee di gestione.

Art. 49 - La Biblioteca1. L’Istituto dispone di una propria Biblioteca, con congrua dota -zione di libri e periodici, in relazione alle esigenze didattiche escienti fiche dei curricoli di studio.2. L’Istituto si impegna al costante incremento delle attrezzature edel patrimonio librario della Biblioteca, specie nei settori riguar-danti le discipline di insegnamento e gli ambiti nei quali viene svol-ta attività di ricerca e di produzione scientifica.3. La Biblioteca è retta da un Direttore, nominato dal Moderato re,udito il Direttore dell’Istituto (cfr art. 8,3g). Il Direttore dellaBiblio teca rimane in carica quattro anni e può essere riconfermato.4. Il Direttore della Biblioteca partecipa al Consiglio di Istituto e alConsiglio degli Affari Economici, su invito del Direttore dell’Isti-tuto, con voce deliberativa nelle questioni di sua pertinenza.5. Nella gestione della Biblioteca il Direttore è affiancato da unConsiglio di Biblioteca, composto da:a) il Direttore dell’Istituto, che lo convoca e lo presiede;

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b) il Vice-Direttore, nel caso che sia stato nominato;c) il Direttore della Biblioteca;d) l’Economo;e) due docenti stabili, eletti dal Consiglio di Istituto (cfr art. 12,2i);f) un rappresentante degli Studenti ordinari, eletto dall’Assemblea

degli Studenti (cfr art. 33,3).I rappresentanti del Corpo docente durano in carica tre anni; il rap-presentante degli Studenti un anno. Tutti possono es sere rieletti.6. Le attribuzioni dei diritti e dei doveri del Direttore e del Consi-glio di Biblioteca sono fissate nel Regolamento della Biblioteca,approvato dal Consiglio di Istituto.7. La Biblioteca è aperta a Docenti e Studenti dell’Istituto, dellaFacoltà e dei Centri ad essa collegati. Essa è anche aperta al pubbli-co esterno, secondo le modalità indicate nel Regolamen to.

Art. 50 - Altri sussidiCompatibilmente con le disponibilità finanziarie, l’Istituto mette adisposizione i più moderni sussidi multimediali e altre attrezzatu-re per l’insegnamento, l’apprendimento e la ricerca.

Art. 51 - Sussidi economici, tributi e retribuzioni1. L’Istituto provvede al suo sostentamento economico tramite:a) diritti amministrativi, esigiti secondo tabelle stabilite dal Consi -

glio degli Affari Economici e approvate dal Moderatore;b) contributi finanziari della Diocesi di Bari-Bitonto;c) elargizioni e donazioni finalizzate all’Istituto o a sue specifiche attività.2. Il personale docente e non docente dell’Istituto viene retribui totenendo presente criteri generali di giustizia e professionalità, se -condo parametri fissati dal Consiglio degli Affari Economici eapprovati dal Moderatore.

Titolo IXRapporti con altri centri di studi

Art. 52 - Collaborazioni, riconoscimenti, passaggi1. L’Istituto collabora, in primo luogo, con la Facoltà TeologicaPugliese, con gli Istituti accademici colle gati con la Facoltà e con glialtri Istituti di Scienze Religiose.

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2. L’Istituto è aperto a collaborazioni e riconoscimenti — secon do ledisposizioni emanate dalla Facoltà a cui si è collegati — con Uni -versità e Facoltà ecclesiastiche, con Istituti di Scienze Religiose rico -nosciuti dalla Conferenza Episcopale Italiana.3. L’Istituto è inoltre aperto a collaborazioni e riconoscimenti conIstituti accademici e Centri di ricerca civili, seguendo le indicazio niofferte dalla Facoltà a cui è collegato.4. Gli Studenti che hanno conseguito la Laurea Magistrale in ScienzeReligiose, e desiderano “conseguire il Baccalaureato in Sacra Teologia pos-sono essere ammessi dal Preside ad una Facoltà di Teologia dopo attentavalutazione delle singole discipline del curriculum studiorum da parte delConsiglio della medesima Facoltà. Lo stesso Consiglio deve stabilire edapprovare per ogni candidato un apposito programma integrativo, delladurata di almeno due anni, con i relativi esami” (cfr Istruzione art. 21).5. Gli studenti ordinari dell’Istituto possono ottenere riconosci -menti dei curricoli svolti e degli esami sostenuti presso la Facoltà opresso altri Istituti accademici ad essa collegati, in conformità allanorme stabilite dal Regolamento.

Titolo XDisposizioni finali

Art. 53 - Criteri per l’interpretazione degli Statuti1. L’Istituto è retto dalle Norme Generali emanate dalla Santa Sedee dalla Conferenza Episcopale Italiana, dalle disposizioni dellaFacoltà Teologica Pugliese, dal presente Statuto e dal Re golamentoapplicativo.2. Per tutto ciò che non è specificato dai presenti Statuti, l’Istitutosi regola in conformità con lo Statuto della Facoltà e le delibere delConsiglio di Facoltà.

Art. 54 - Modifica degli StatutiEventuali modifiche da parte dell’Istituto ai presenti Statuti devono essere:a) deliberate dal Consiglio di Istituto con la maggioranza dei due terzi;

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”

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b) ratificate dal Moderatore;c) sottoposte al parere favorevole del Consiglio di Facoltà;d) ratificate dal Gran Cancelliere;e) inoltrate alla Congregazione per l’Educazione Cattolica, e da

questa approvate.

Art. 55 - Rinnovi della Convenzione1. Il collegamento dell’Istituto con la Facoltà Teologica Pugliese è rego-lato da una speciale Convenzione della durata di 5 anni, rinnovabile.2. Il mancato rinnovo della Convenzione da parte della Facoltà com-porta la sospensione del collegamento e l’avvio della previ sta procedu-ra di rescissione presso la Congregazione per l’Educazio ne Cattolica.

Norme transitorie

Art. 1 - Il passaggio degli studenti dal vecchio al nuovo ordinamen-to dell’ISSR sarà autorizzato dal Preside della Facoltà – dopo atten-ta valutazione del curriculum svolto, degli esami superati e dei tito-li conseguiti – in base alle indicazioni fornite dal Direttore.Gli studenti ancora iscritti al curricolo quadriennale per il conse-guimento del Magistero in Scienze Religiose possono iscriversi alcurricolo per il conseguimento della Licenza in Scienze Religiose(quinquennale) seguendo un piano di studi appropriato, che deter-mini il numero dei credits necessari a completare l’iter per conse-guire il titolo, approvato dal Preside su presentazione del Direttore.Art. 2 - L’iscrizione al curricolo per la Licenza in Scienze Religiose(quinquennale) è possibile a chi è già in possesso del Diploma o delMagistero in Scienze Religiose solo dopo aver conseguito il Bacca-laureato in Scienze Religiose (triennale).

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Decreto della Congregazioneper l’Educazione cattolica

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ODEGITRIA”DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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La Società Italiana di Psicologia della Religione, insieme con ilDipartimento di Psicologia dell’Università di Bari, ha assunto l’im-pegno di organizzare il biennale congresso internazionale dellaIAPR (International Association for the Psychology of Religion).Il congresso si è svolto presso l’Università di Bari nei giorni 21-25agosto 2011. La preparazione del congresso era iniziata già dueanni fa, subito dopo la chiusura di quello di Vienna (agosto 2009)ed è ora arrivata a termine. Più di duecento autori hanno chiesto di partecipare e proposto unabstract del loro intervento. I partecipanti sono venuti letteralmen-te da tutte la parti del mondo: da quasi tutti gli stati europei,dall’America del Nord e del Sud, dal Medio e dall’Estremo Oriente. Gli interventi hanno coperto tutta la gamma dei temi e dei metodidella psicologia della religione. Ogni giornata si è aperta con unarelazione in sessione plenaria e ha continuato con sessioni paralle-le (generalmente quattro in contemporanea). Le relazioni in plena-ria sono state affidate ad alcuni dei più noti studiosi: LeeKirkpatrick, Vassilis Saroglou, Jacob Belzen e il decano degli psico-logi della religione, Antoine Vergote, riconosciuto tra i padri fon-datori della psicologia della religione in Europa. Le giornate del congresso sono state intense per il ritmo di lavoro ericche di contatti culturali. Ma sono state anche allietate da piace-

Il Convegno di Psicologia della religione

DOCUMENTAZIONE

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

voli momenti sociali e visite culturali. Il Comitato organizzativolocale, coordinato dalla prof.ssa Linda Cassibba, direttrice delDipartimento di Psicologia, insieme con don Carlo Lavermicocca,docente dell’ISSR “Odegitria” di Bari, ha offerto in collaborazionecon la diocesi gratuitamente a tutti i partecipanti una visita guida-ta, nella città vecchia di Bari. della Cattedrale, del succorpo e delmuseo diocesano, che si è conclusa con il saluto dell’Arcivescovomons. Francesco Cacucci, e una visita in pullman in una delle piùbelle città della regione Puglia, Trani, con cena in un ristorante tipi-co. Per tutti i soci della SIPR, la partecipazione al congresso è stata unagrande opportunità per conoscere alcune delle figure più significa-tive della psicologia della religione, ascoltare i risultati delle lororicerche e stabilire contatti per future collaborazioni, con i singolistudiosi ma anche con la IAPR, associazione in cui i ricercatori ita-liani sono presenti sempre più numerosi e forniscono un apprezza-to contributo.

sac. Carlo Lavermicocca

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

PUBBLICAZIONI

Annalisa Caputo

Essere laici oggi

Premessa di Mons. Pietro Maria Fragnelli aEssere laici oggidi Annalisa CaputoEdizioni CVS, Roma 2011

Indice:PREMESSA di mons. Pietro Maria Fragnelli; PRELUDIO “Tra diluvio e arcobale-no” come “parvenze di ponti”: 1) In una Chiesa di “pietre di scarto” – 2) Iltesto…e il suo contesto ecclesiale – 3) Il contenuto del volume;RINGRAZIAMENTI; PASSAGGIO L’Ora dei laici.

PRIMA PARTE: RIFLESSIONI ANTROPOLOGICHE

I. Oggi: L’Ora del post-secolarismo. Appunti per una riletturaII. Laici: Ponti della laicità. Ponti nella laicità: 1) Secolarità e laicità; 2)

Laico “si dice in molti modi”, ma bisogna seguire ciò che è comune”;3) Una koiné ermeneutico-antropologicaPassaggio: Dall’antropologico all’etico

III. Nella società: Per un’etica della laicità: 1) “Il desiderio di una vita feli-ce, con e per gli altri, all’interno di istituzioni giuste”; 2) Prosa dellagiustizia/poetica dell’amore; 3) Controcorrente nascosta della spe-ranzaInterludio: Tra lo spazio della società e quello della Chiesa.Christifideles laici/Christi-amantes laici

SECONDA PARTE: QUESTIONI TEOLOGICHE

IV. Nella Chiesa: Immagini, modelli, cammini di laicità: 1) Tra laicitàdella Chiesa e teologia del laicato: tertium non datur?; 2) Alcune meta-fore…per narrarci: a) Dalla Trinità/arcobaleno all’iride vocazionaledella Chiesa – b) La poetica della spiritualità: una questione di accen-ti – c) Il modello/mosaico, contro i rischi di omologazione; 3) Minimi

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comuni denominatori: per una ‘laicalità’ adulta: a) Preghiera(Parola); Sacramenti (Eucaristia); Direzione spirituale – b)Apostolato del simile verso il similePassaggio: Dal generale al locale

V. Pugliese: Per una regione/ponte solidale: 1) “Ponte tra popoli e cul-ture”; 2) “L’anima pugliese”;3) Areopaghi dell’annuncio; 4) La radice mariana, accanto a quellapetrina, della fede pugliese

IN CONCLUSIONE

Il modello dei modelli: Maria/poesia, Sponsa Verbi

Appendice:Per pregare su ‘I laici, la chiesa, il mondo’Schema per un’Adorazione eucaristica – Meditazione guidata sullaMissione dei settantadue discepoli

La relazione su “I laici nella Chiesa e nella società pugliese, oggi” èstata tenuta dalla prof.ssa Annalisa Caputo il 28 aprile 2011 all’a-pertura del terzo convegno ecclesiale regionale, davanti ai Vescovidi Puglia e a 350 delegati delle 19 diocesi pugliesi convenuti a SanGiovanni Rotondo. La relatrice ha sorpreso tutti con l’articolazionedel contenuto e con il modo di porgere (un powerpoint ricco diimmagini d’arte e di sottolineature musicali mirate). L’assemblea leha riservato un caloroso applauso e un insistente invito a appron-tare quanto prima la pubblicazione del testo e del video. Eccoci,ora, di fronte al testo, minuziosamente arricchito di note per glispecialisti, ma ugualmente snello e perfino colloquiale, adatto a unpubblico più largo. Chi legge avverte la sensazione di entrare subi-to nel clima dei giorni del convegno: cosa che ben si armonizza congli auspici dei partecipanti. Ecco che un cammino personale edecclesiale diventa libro. Vi si trovano l’eco del dibattito attuale dellaChiesa italiana circa la vocazione e la missione dei laici, la tracciadella sollecitudine costante della Conferenza Episcopale Pugliese, ifili della riflessione e dell’impegno di quanti – nelle nostre comuni-tà parrocchiali, religiose e associative – hanno contribuito all’ap-profondimento degli obiettivi del Convegno in parola.Il volume, tuttavia, non si presenta scontato, come un documentodestinato ad archivi polverosi. Al contrario si avverte la spinta acamminare lungo i cerchi concentrici della ricerca fatta dal-

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l’Autrice: si passa dal generale al locale e dall’orizzonte più ampioed esterno, quello antropologico, a quello più interno e profondo,l’orizzonte etico, cui fanno seguito gli sviluppi teologici e cristolo-gici. I cinque termini del tema del convegno diventano ambiti dellariflessione: la cornice spazio-temporale (l’avverbio “oggi” e l’agget-tivo “pugliese”) e lo sviluppo tematico sulla laicità, la società e laChiesa. La Vergine Maria, nella conclusione, è presentata come ilmodello dei modelli, strettamente legata al Verbo incarnato ed allaChiesa – comunione sempre in costruzione. In appendice l’Autriceinvita a pregare su I laici, la Chiesa e il mondo, fornendo pagine per l’a-dorazione e la lectio divina.Mi auguro che numerosi lettori – laici, ministri ordinati e consa-crati – scoprano le tante valenze di questa proposta: è l’ora dei laici,appunto, se e nella misura in cui è anche l’ora di tutte le altre voca-zioni alla vita consacrata e al ministero ordinato. Alla base c’è lacentralità dell’essere umano chiamato al dialogo con Dio e contutti i fratelli. Scrive l’Autrice: «Se è vero che essere laici significa‘semplicemente’ e ‘radicalmente’ essere uomini, allora essere laicinella società non potrà che significare cercare di essere uomini‘etici’, che cercano e vivono un ethos comune. Anche per questo hoscelto di avvalermi – per tracciare le linee di una possibile ‘eticasociale della laicità’ – di uno sfondo ‘laico’ (ermeneutico/fenome-nologico) e non dei Documenti magisteriali /(anche se non si faràfatica a riconoscere la loro presenza, in controluce). A confermadella verità che: non c’è nulla di propriamente umano che non siaiscritto nel cuore di Dio e dunque che non stia a cuore alla Chiesa». Questa pubblicazione conferma l’idea che oggi “il nuovo umanesi-mo”, di cui il Concilio testimoniava la nascita (Gaudium et spes, 55),ha bisogno di essere ricompreso e “difeso” in un rinnovato impe-gno corale, in una coraggiosa battaglia “per una nuova cultura dellavita, della solidarietà e dell’amore” (W. Kasper). La Chiesa italiana,in questo orizzonte, riceve dalle Chiese del Sud nuovi stimoli affin-ché il Paese “cresca insieme”. In un mondo globalizzato l’Autriceincoraggia la maturazione di una laicalità adulta: cioè capace dicorreggere “la stereotipata immagine ‘clericale’ della Chiesa” impo-

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PUBBLICAZIONI

sta dalla “ricorrente semplificazione mediatica, che riduce il puntodi vista dei cattolici alla voce degli ecclesiastici” (cfr CEI,Comunicazione e missione, 149) e, nello stesso tempo, idonea a far fio-rire la testimonianza “plurale” dei Christifideles laici fino ai verticidella santità.

+ Pietro Maria FragnelliVescovo di Castellaneta

Presidente dell’Istituto Pastorale Pugliese

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PUBBLICAZIONI

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Senza la domenica non possiamo vivereAtti del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale

(Bari, 21-29 maggio 2005)

Presentazione di mons. Francesco Cacucci aSenza la domenica non possiamo vivereAtti del XXIV Congresso Eucaristico NazionaleLevante Editore, Bari 2011

Indice: I materiali graficiPresentazione di mons. Francesco Cacucci Introduzione di Giuseppe MicuncoLa scelta di Bari: DocumentiLa preparazione al Congresso: Documenti – Relazioni e convegniLe iniziative del 2003: Documenti – Comunicati alla stampa – Relazioni econvegni – SussidiLe iniziative del 2004: Documenti – Comunicati alla stampa – Relazioni econvegni (Convegni nazionali, Assemblee e incontri diocesani) –DocumentazioneLe iniziative del 2005: Documenti – Comunicati alla stampa – Relazioni econvegni (Convegni nazionali, Assemblee e incontri diocesani)La settimana congressuale: Sabato 21 maggio – Domenica 22 maggio – Lunedì23 maggio –Martedì 24 maggio – Mercoledì 25 maggio – Giovedì 26 mag-gio – Venerdì 27 maggio – Sabato 28 maggio – Domenica 29 maggioMateriali, vita e organizzazione del CongressoIndice analiticoAppendice iconografica

Sine dominico non possumus: “Senza la domenica non possiamo vive-re”. È la luminosa testimonianza dei quarantanove martiri diAbitene, che, durante la persecuzione di Diocleziano (304), diederola vita per affermare la centralità irrinunciabile per i cristiani del

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dies Domini, del giorno del Signore, della pasqua domenicale, delRisorto: «la domenica cristiana ripropone ogni settimana alla con-siderazione e alla vita dei fedeli l’evento pasquale, da cui sgorga lasalvezza del mondo» (Beato Giovanni Paolo II, Dies Domini, 19).“Senza la domenica non possiamo vivere”: è stato il tema scelto e pro-posto dalla Conferenza Episcopale Italiana per il XXIV CongressoEucaristico Nazionale da celebrarsi a Bari nel maggio 2005. LaChiesa di Bari-Bitonto ha accolto l’annuncio con gioia e gratitudi-ne sia per la scelta di Bari come sede della celebrazione, sia per iltema proposto.Con gioia: perché al centro del Congresso, prima ancora che unaverità dottrinale, si poneva un evento ecclesiale, la memoria di mar-tiri dell’Eucaristia domenicale, una testimonianza che sarebbediventata un segno non solo per la nostra Chiesa locale, ma per laChiesa tutta.Con gratitudine: perché un tale tema veniva a inserirsi felicementenel cammino pastorale che la nostra Chiesa locale stava, e sta, por-tando avanti, come frutto del recente Sinodo diocesano (1997-2000), riproponendo, secondo l’insegnamento dei Padri dellaChiesa, ripreso dai Padri sinodali nel Sinodo sull’Eucaristia, «unacatechesi a carattere mistagogico, che porti i fedeli ad addentrarsisempre meglio nei misteri che vengono celebrati» (Benedetto XVI,Sacramentum caritatis, 64).«Questo è il giorno che ha fatto il Signore» (Salmo 118, 24). Perciòla domenica è il giorno del Signore, è il suo giorno, il giorno dellasua risurrezione, del trionfo sul peccato e sulla morte. E il Risortoha voluto che fosse anche il giorno della Chiesa, della comunità cri-stiana radunata nella gioia dalla Parola e dall’Eucaristia. Ha volutoche fosse il giorno dell’uomo, il giorno della festa, del riposo, dellacarità fraterna.Il Congresso è stato già a partire dalla fase preparatoria un eventodi Chiesa. Attraverso convegni, incontri, iniziative artistiche e cul-turali, attraverso soprattutto i sussidi per la catechesi mistagogicanei tempi di Avvento-Natale e di Quaresima-Pasqua, il lavoro dipreparazione (2002-2005) ha via via coinvolto la Chiesa diocesana,quella regionale, quella nazionale. La celebrazione del Congresso(21-29 maggio 2005) è stata così la pienezza, il compimento di uncammino che ha sempre avuto come fonte e culmine la domenica.

PUBBLICAZIONI

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Il lavoro del Comitato diocesano, delle varie commissioni, deivolontari, il riconoscimento da parte delle istituzioni del Congressodi Bari come ‘grande evento’ hanno favorito da tutta Italia una par-tecipazione numerosa e ordinata alle giornate congressuali, chesono state ricche di contributi e approfondimenti, di preghiera e ditestimonianze di vita, di gioia e generosità e hanno trovato felicecoronamento nella celebrazione eucaristica conclusiva presiedutadal Sua Santità Benedetto XVI, da poco eletto al soglio pontificio.Per tutto sento, a nome anche dell’intera Chiesa di Bari-Bitonto, didover esprimere la mia profonda gratitudine al Signore, al SantoPadre, ai confratelli nell’Episcopato, che numerosissimi hannopreso parte al Congresso, in modo particolare a Sua Eminenza ilcard. Camillo Ruini, delegato del Papa per il Congresso, ai presbi-teri, ai diaconi, ai consacrati e alle consacrate, ai laici tutti. Unagrande riconoscenza esprimo, per la loro concreta e cordiale dispo-nibilità, ai rappresentanti delle istituzioni ai diversi livelli, nazio-nale, regionale, provinciale, comunale.Un particolare pensiero devo infine rivolgere ai fratelli rappresen-tanti delle altre confessioni cristiane, per la loro presenza, per ilcontributo di idee, per i momenti di preghiera vissuti insieme. Lapaterna celeste intercessione di san Nicola conceda alla chiara ericonosciuta vocazione ecumenica della città d Bari di crescere eprogredire secondo le vie che lo Spirito vorrà indicare.Questi Atti vogliono essere una ‘memoria’ da custodire nella fedel-tà e nella fecondità.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

3 - Al mattino, presso la parrocchia S. Michele Arcangelo inBitetto, celebra la S. Messa per il 50° anniversario dell’ordi-nazione sacerdotale del parroco don Nicola Pascazio.

- Alla sera, presso la parrocchia Stella Maris in Bari-Palese, cele-bra la S. Messa per la festa della comunità parrocchiale.

4 - Al pomeriggio, presso la sede della Provincia di Bari, parteci-pa alla cerimonia per il 150° anniversario dell’istituzionedell’Ente.

5 - Al pomeriggio, presso il monastero di S. Teresa Nuova inBari, presiede l’apertura del processo per la causa di beatifica-zione della serva di Dio suor Teresa di Gesù (Gimma), O.C.D.

6 - Alla sera, in piazza S. Benedetto in Polignano a Mare, parteci-pa al dibattito su “Etica e diritto” nell’ambito della decimaedizione del Festival “Il Libro possibile”.

8 - Alla sera, presso la parrocchia S. Maria delle Vittorie in Bari,celebra la S. Messa per il 50° anniversario dell’ordinazionesacerdotale del parroco p. Paolo Lagioia, O.C.

10 - Alla sera, presso la parrocchia S. Maria del Carmine inSannicandro di Bari, celebra la S. Messa per l’inizio del sette-nario in onore della Titolare.

Luglio 2011

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11 - Al mattino, presso l’abbazia di S. Scolastica in Bari, celebra laS. Messa nella solennità di S. Benedetto abate.

- Alla sera, presso la parrocchia S. Benedetto in Bari-SanGiorgio, celebra la S. Messa per la festa del Titolare.

29 - Al mattino, presso la Cittadella della Scuola della Guardia diFinanza in Bari, partecipa alla cerimonia di “Consegna delleFiamme” agli Allievi Finanzieri.

Agosto 2011

6 - Alla sera, presso la chiesa di S. Rocco in Gioia del Colle, par-tecipa alla cerimonia di presentazione delle tele restaurate.

7 - Al mattino, presso la chiesa di S. Domenico in Bari, celebra laS. Messa per la festa del Titolare.

- Alla sera, presso la parrocchia S. Michele Arcangelo in Bari-Palese, celebra la S. Messa per la festa patronale.

8 - Alla sera, presso la chiesa di S. Domenico in Palo del Colle,partecipa alla cerimonia di riapertura della chiesa dopo irestauri.

21 - Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa.

22 - Alla sera, in Cattedrale, incontra i partecipanti al Congressointernazionale dell’Associazione di Psicologia della religione.

28 - Ad Acerno (Sa), partecipa al Campo scuola degli operatoripastorali della parrocchia S. Croce di Bari.

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Bollettino DiocesanoArcidiocesi di Bari - Bitonto • Largo S. Sabino, 7 • 70122 BariArcivescovado: Tel.: 080 5214166Curia Metropolitana: Tel.: 080 5288111

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Anno LXXXVII n. 4 Luglio - Agosto 2011

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Registrazione Tribunale di Barin. 1272 del 26/03/1996Spedizione in abbonamento postalecomma 20/c art. 2 L. 662/96Filiale di Bari