Bollettino Diocesano Luglio-Ottobre 2014

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Atti ufficiali e attività pastorali dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996

ANNO XC - N. 4-5 - Luglio - Ottobre 2014

Redazione e amministrazione:Curia Arcivescovile Bari-BitontoP.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: [email protected]

Direttore responsabile:Giuseppe Sferra

Direttore:Gabriella Roncali

Redazione:Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea,Bernardino Simone, Francesco Sportelli

Gestione editoriale e stampa:Ecumenica Editrice scrl - 70123 Bari - Tel. 080.5797843 - Fax 080.2170009

www.ecumenicaeditrice.it - [email protected]

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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIOLettera apostolica in forma di “motu proprio” sul trasferimento della

Sezione Ordinaria dell’Amministrazione del Patrimonio dellaSede Apostolica alla Segreteria per l’Economia 407

Discorso per la conclusione della III Assemblea generalestraordinaria del Sinodo dei vescovi 411

SINODO STRAORDINARIO DEI VESCOVIMessaggio della III Assemblea generale straordinaria

del Sinodo dei vescovi (Roma, 18 ottobre 2014) 417

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANACONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Consiglio PermanenteComunicato dei lavori della sessione autunnale

(Roma, 22-24 settembre 2014) 423

Messaggio per la 64a Giornata nazionale del Ringraziamento:Benedire i frutti della terra e nutrire il pianeta 431

CENTRO DI AZIONE LITURGICABari sede della prossima Settimana Liturgica Nazionale

(Bari, 27-30 agosto 2015) 437

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTOS.E. Mons. Luciano Bux, vescovo di Oppido Mamertina-Palmi,

è tornato alla Casa del Padre 441

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVOAssemblea diocesana

(18 settembre 2014, Scuola Allievi della Guardia di Finanza - Bari)“Il cammino di Nicodemo”

Proposta pastorale per l’anno 2014-2015 447

Saluto del Gran Cancelliere all’inaugurazionedell’anno accademico 2014-2015 della Facoltà Teologica Pugliese 459

SOMMARIO

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CURIA METROPOLITANA

CancelleriaSacre ordinazioni e decreti 463

Settore evangelizzazione. Ufficio catechisticoIncontri di formazione per catechisti e operatori pastorali

sugli Orientamenti della CEI per l’annuncio e lacatechesi in Italia “Incontriamo Gesù”:

Relazione di don Salvatore Soreca 472

Settore Evangelizzazione. Ufficio missionarioVeglia missionaria con preghiera interreligiosa 487

Sei sacerdoti baresi a Hong-Kong 490“Periferie cuore della missione” 494

CONSIGLI DIOCESANI

Consiglio Presbiterale Diocesano-Consiglio Pastorale DiocesanoVerbale della riunione congiunta del 18 febbraio 2014 497

Consiglio Pastorale DiocesanoVerbale della riunione del 13 maggio 2014 507

Allegato al verbale: «La bellezza che salva il mondo è l’amoreche condivide il dolore». Esperienza della comunità

Parrocchia-Santuario Santi Medici di Bitonto(relazione di don Francesco Savino) 514

NELLA PACE DEL SIGNOREMons. Pasquale Pierro 519

DIARIO DELL’ARCIVESCOVOLuglio 2014 523Agosto 2014 524

Settembre 2014 525Ottobre 2014 528

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Confermando una tradizione plurisecolare, l’ultimo ConcilioVaticano II ribadì la necessità di conformare l’organizzazione dellaSanta Sede alle necessità dei tempi, adeguando soprattutto la strut-tura dei Dicasteri della Curia Romana, il loro numero, denomina-zione e competenza, così come i loro modi di procedere e il recipro-co coordinamento alle reali esigenze della Chiesa in ogni momento.Un concreto risultato di tali principi è avvenuto con la promulga-zione, il 24 febbraio 2014, della Lettera apostolica, in forma diMotu Proprio, Fidelis dispensator et prudens, col quale ho istituito laSegreteria per l’Economia come Dicastero della Curia Romana.Essa, tenendo conto di quanto stabilito dal Consiglio per l’Eco-nomia, ha come competenze il controllo economico e la vigilanzasui Dicasteri della Curia Romana, sulle Istituzioni collegate con laSanta Sede e sulle amministrazioni dello Stato della Città delVaticano.Ciò considerato, e accogliendo il parere dei Capi Dicastero interes-sati, ho ritenuto opportuno che la Segreteria per l’Economia assu-ma sin d’ora tra i suoi compiti istituzionali, d’accordo con le moda-lità e nei tempi che stabilisca il relativo Cardinale Prefetto, quelliche fino ad oggi erano attribuiti alla denominata “Sezione Ordi-naria” dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica

Lettera apostolica in forma di “motu proprio”

Trasferimento della Sezione Ordinariadell’Amministrazione del Patrimonio

della Sede Apostolica alla Segreteria per l’Economia

MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

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e, quindi, di trasferire al suddetto Dicastero le competenze che lacostituzione apostolica Pastor bonus del 28 giugno 1988 aveva affi-dato a detta Sezione dell’Amministrazione del Patrimonio dellaSanta Sede. Di conseguenza, l’Amministrazione del Patrimoniodella Santa Sede non sarà più divisa in Sezioni e, in avvenire, svol-gerà unicamente i compiti che finora erano a carico della Sezionestraordinaria.Di conseguenza, dopo aver esaminato con cura ogni questioneriguardante la materia, e chiesto il parere dei Dicasteri competentie di persone esperte, stabilisco e decreto quanto segue:

Articolo 1.Il testo dell’articolo 172 della costituzione apostolica Pastor bonus èintegralmente sostituito dal testo seguente:§1. Spetta a questo Ufficio di amministrare i beni di proprietà

della Santa Sede destinati a fornire i fondi necessari all’adempi-mento delle funzioni della Curia Romana.§2. L’Ufficio amministra anche i beni mobili ad esso affidati da

altri enti della Santa Sede.

Articolo 2.Il testo dell’articolo 173 della costituzione apostolica Pastor bonus èintegralmente sostituito dal testo seguente:L’Ufficio è presieduto da un Cardinale, assistito da un determinatonumero di Cardinali e da un Prelato Segretario.

Articolo 3.Sono abrogati gli articoli 174 e 175 della costituzione apostolicaPastor bonus.

Articolo 4.Il Prefetto della Segreteria per l’Economia costituirà una Commissionetecnica con lo scopo di facilitare il trasferimento delle competenzefinora attribuite alla Sezione Ordinaria dell’Amministrazione delPatrimonio della Sede Apostolica e determinerà, a partire della dataodierna, come dovranno risolversi le questioni pendenti presso la sud-detta Sezione Ordinaria fino al completo trasferimento effettivo deicompiti.

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MAGISTERO PONTIFICIO

Tutto ciò che ho deliberato con questa Lettera apostolica in formadi Motu Proprio, ordino che sia osservato in tutte le sue parti, non-ostante qualsiasi cosa contraria, anche se degna di particolare men-zione, e stabilisco che venga promulgato mediante la pubblicazio-ne sul quotidiano “L’Osservatore Romano”, entrando in vigore ilgiorno stesso della promulgazione.

Dato a Roma, presso San Pietro,l’8 luglio dell’anno 2014, secondo del Pontificato

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Eminenze, Beatitudini, Eccellenze, fratelli e sorelle,

con un cuore pieno di riconoscenza e di gratitudine vorrei ringra-ziare, assieme a voi, il Signore che ci ha accompagnato e ci ha gui-dato nei giorni passati, con la luce dello Spirito Santo!Ringrazio di cuore il signor cardinale Lorenzo Baldisseri, segretariogenerale del Sinodo, S.E. mons. Fabio Fabene, sotto-segretario, econ loro ringrazio il relatore il cardinale Péter Erdö, che ha lavora-to tanto anche nei giorni del lutto familiare, e il segretario specialeS.E. mons. Bruno Forte, i tre presidenti delegati, gli scrittori, i con-sultori, i traduttori e gli anonimi, tutti coloro che hanno lavoratocon vera fedeltà dietro le quinte e totale dedizione alla Chiesa esenza sosta: grazie tante!Ringrazio ugualmente tutti voi, cari Padri sinodali, delegati fra-terni, uditori, uditrici e assessori per la vostra partecipazione attivae fruttuosa. Vi porterò nella preghiera, chiedendo al Signore diricompensarvi con l’abbondanza dei Suoi doni di grazia!Potrei dire serenamente che – con uno spirito di collegialità e disinodalità – abbiamo vissuto davvero un’esperienza di “Sinodo”, unpercorso solidale, un “cammino insieme”.Ed essendo stato “un cammino” – e come ogni cammino ci sonostati dei momenti di corsa veloce, quasi a voler vincere il tempo eraggiungere al più presto la mèta; altri momenti di affaticamento,quasi a voler dire basta; altri momenti di entusiasmo e di ardore. Ci

Discorso per la conclusione della III Assembleagenerale straordinaria del Sinodo dei vescovi

MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

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sono stati momenti di profonda consolazione ascoltando la testi-monianza dei pastori veri (cfr Gv 10 e cann. 375, 386, 387) che por-tano nel cuore saggiamente le gioie e le lacrime dei loro fedeli.Momenti di consolazione e grazia e di conforto ascoltando le testi-monianze delle famiglie che hanno partecipato al Sinodo e hannocondiviso con noi la bellezza e la gioia della loro vita matrimoniale.Un cammino dove il più forte si è sentito in dovere di aiutare ilmeno forte, dove il più esperto si è prestato a servire gli altri, ancheattraverso i confronti. E poiché è stato un cammino di uomini, conle consolazioni ci sono stati anche altri momenti di desolazione, ditensione e di tentazioni, delle quali si potrebbe menzionare qualchepossibilità:– la tentazione dell’ irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi den-tro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Diodelle sorprese (lo spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciòche conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e rag-giungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli zelanti, degliscrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti – oggi – “tradizionalisti”e anche degli intellettualisti;– la tentazione del buonismo distruttivo, che a nome di una miseri-cordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle;che tratta i sintomi e non le cause e le radici. È la tentazione dei “buo-nisti”, dei timorosi e anche dei cosiddetti “progressisti e liberalisti”;– la tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere undigiuno lungo, pesante e dolente (cfr Lc 4,1-4) e anche di trasfor-mare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e imalati (cfr Gv 8,7) cioè di trasformarlo in «fardelli insopportabili»(Lc 10, 27);– la tentazione di scendere dalla croce, per accontentare la gente, enon rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allospirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio;– la tentazione di trascurare il depositum fidei, considerandosi noncustodi ma proprietari e padroni o, dall’altra parte, la tentazione ditrascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguag-gio di levigatura per dire tante cose e non dire niente! Li chiamava-no “bizantinismi”, credo, queste cose...Cari fratelli e sorelle, le tentazioni non ci devono né spaventare nésconcertare e nemmeno scoraggiare, perché nessun discepolo è più

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grande del suo maestro; quindi se Gesù è stato tentato – e addirit-tura chiamato Beelzebul (cfr Mt 12, 24) – i suoi discepoli non devo-no attendersi un trattamento migliore.Personalmente mi sarei molto preoccupato e rattristato se non cifossero state queste tentazioni e queste animate discussioni, questomovimento degli spiriti, come lo chiamava sant’Ignazio (EE, 6), setutti fossero stati d’accordo o taciturni in una falsa e quietista pace.Invece ho visto e ho ascoltato - con gioia e riconoscenza - discorsi einterventi pieni di fede, di zelo pastorale e dottrinale, di saggezza, difranchezza, di coraggio e di parresia. E ho sentito che è stato messodavanti ai propri occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la “supre-ma lex”, la “salus animarum” (cfr can. 1752). E questo sempre – loabbiamo detto qui, in aula – senza mettere mai in discussione leverità fondamentali del sacramento del matrimonio: l’indissolubi-lità, l’unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l’apertura alla vita (cfrcann. 1055, 1056 e Gaudium et spes, 48).E questa è la Chiesa, la vigna del Signore, la Madre fertile e laMaestra premurosa, che non ha paura di rimboccarsi le manicheper versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini (cfr Lc 10, 25-37);che non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare oclassificare le persone.Questa è la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e composta dapeccatori, bisognosi della Sua misericordia. Questa è la Chiesa, lavera sposa di Cristo, che cerca di essere fedele al suo Sposo e alla suadottrina. È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con leprostitute e i pubblicani (cfr Lc 15). La Chiesa che ha le porte spa-lancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloroche credono di essere perfetti! La Chiesa che non si vergogna delfratello caduto e non fa finta di non vederlo, anzi si sente coinvoltae quasi obbligata a rialzarlo e a incoraggiarlo a riprendere il cam-mino e lo accompagna verso l’incontro definitivo, con il suo Sposo,nella Gerusalemme celeste.Questa è la Chiesa, la nostra madre! E quando la Chiesa, nella varie-tà dei suoi carismi, si esprime in comunione, non può sbagliare: è labellezza e la forza del sensus fidei, di quel senso soprannaturale della

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fede, che viene donato dallo Spirito Santo affinché, insieme, pos-siamo tutti entrare nel cuore del Vangelo e imparare a seguire Gesùnella nostra vita, e questo non deve essere visto come motivo di con-fusione e di disagio.Tanti commentatori, o gente che parla, hanno immaginato di vede-re una Chiesa in litigio dove una parte è contro l’altra, dubitandoperfino dello Spirito Santo, il vero promotore e garante dell’unità edell’armonia nella Chiesa. Lo Spirito Santo che lungo la storia hasempre condotto la barca, attraverso i suoi ministri, anche quandoil mare era contrario e mosso e i ministri infedeli e peccatori. E,come ho osato dirvi all’inizio, era necessario vivere tutto questo contranquillità, con pace interiore, anche perché il Sinodo si svolgecum Petro et sub Petro, e la presenza del Papa è garanzia per tutti.Parliamo un po’ del Papa, adesso, in rapporto con i vescovi... Dunque,il compito del Papa è quello di garantire l’unità della Chiesa; è quellodi ricordare ai pastori che il loro primo dovere è nutrire il gregge -nutrire il gregge - che il Signore ha loro affidato e di cercare di acco-gliere - con paternità e misericordia e senza false paure - le pecorellesmarrite. Ho sbagliato. Ho detto accogliere: andare a trovarle.Il suo compito è di ricordare a tutti che l’autorità nella Chiesa è ser-vizio (cfr Mc 9, 33-35) come ha spiegato con chiarezza PapaBenedetto XVI, con parole che cito testualmente: «La Chiesa è chia-mata e si impegna ad esercitare questo tipo di autorità che è servizio,e la esercita non a titolo proprio, ma nel nome di Gesù Cristo (...)attraverso i Pastori della Chiesa, infatti, Cristo pasce il suo gregge: èLui che lo guida, lo protegge, lo corregge, perché lo ama profonda-mente. Ma il Signore Gesù, Pastore supremo delle nostre anime, havoluto che il Collegio Apostolico, oggi i Vescovi, in comunione conil Successore di Pietro (...) partecipassero a questa sua missione diprendersi cura del Popolo di Dio, di essere educatori nella fede,orientando, animando e sostenendo la comunità cristiana, o, comedice il Concilio, “curando, soprattutto che i singoli fedeli siano gui-dati nello Spirito Santo a vivere secondo il Vangelo la loro propriavocazione, a praticare una carità sincera ed operosa e ad esercitarequella libertà con cui Cristo ci ha liberati”(Presbyterorum ordinis, 6)(...) è attraverso di noi - continua Papa Benedetto - che il Signore rag-giunge le anime, le istruisce, le custodisce, le guida. Sant’Agostino,nel suo Commento al Vangelo di san Giovanni, dice: “Sia dunque

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impegno d’amore pascere il gregge del Signore” (123,5); questa è lasuprema norma di condotta dei ministri di Dio, un amore incondi-zionato, come quello del Buon Pastore, pieno di gioia, aperto a tutti,attento ai vicini e premuroso verso i lontani (cfr Agostino, Discorso340, 1; Discorso 46, 15), delicato verso i più deboli, i piccoli, i sempli-ci, i peccatori, per manifestare l’infinita misericordia di Dio con leparole rassicuranti della speranza (cfr Id., Lettera 95, 1)» (BenedettoXVI, Udienza generale, mercoledì 26 maggio 2010).Quindi, la Chiesa è di Cristo - è la Sua Sposa - e tutti i vescovi, incomunione con il Successore di Pietro, hanno il compito e il dove-re di custodirla e di servirla, non come padroni ma come servitori.Il Papa, in questo contesto, non è il signore supremo ma piuttostoil supremo servitore - il servus servorum Dei; il garante dell’ubbidien-za e della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, al Vangelo diCristo e alla Tradizione della Chiesa, mettendo da parte ogni arbi-trio personale, pur essendo – per volontà di Cristo stesso – il«Pastore e Dottore supremo di tutti i fedeli» (can. 749) e pur goden-do «della potestà ordinaria che è suprema, piena, immediata e uni-versale nella Chiesa» (cfr cann. 331-334).Cari fratelli e sorelle, ora abbiamo ancora un anno per maturare,con vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare solu-zioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famigliedevono affrontare; a dare risposte ai tanti scoraggiamenti che cir-condano e soffocano le famiglie. Un anno per lavorare sulla Relatiosynodi che è il riassunto fedele e chiaro di tutto quello che è statodetto e discusso in questa aula e nei circoli minori, e viene presen-tato alle Conferenze episcopali come Lineamenta.Il Signore ci accompagni, ci guidi in questo percorso a gloria delSuo nome con l’intercessione della Beata Vergine Maria e di sanGiuseppe. E per favore non dimenticate di pregare per me.

Roma, Aula del Sinodo, sabato, 18 ottobre 2014

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Noi Padri Sinodali riuniti a Roma intorno a Papa Francesconell’Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, cirivolgiamo a tutte le famiglie dei diversi continenti e in particolarea quelle che seguono Cristo Via, Verità e Vita. Manifestiamo lanostra ammirazione e gratitudine per la testimonianza quotidianache offrite a noi e al mondo con la vostra fedeltà, la vostra fede, spe-ranza, e amore.Anche noi, pastori della Chiesa, siamo nati e cresciuti in una fami-glia con le più diverse storie e vicende. Da sacerdoti e vescovi abbia-mo incontrato e siamo vissuti accanto a famiglie che ci hanno nar-rato a parole e ci hanno mostrato in atti una lunga serie di splen-dori ma anche di fatiche.La stessa preparazione di questa assemblea sinodale, a partire dallerisposte al questionario inviato alle Chiese di tutto il mondo, ci haconsentito di ascoltare la voce di tante esperienze familiari. Ilnostro dialogo nei giorni del Sinodo ci ha poi reciprocamente arric-chito, aiutandoci a guardare tutta la realtà viva e complessa in cuile famiglie vivono.A voi presentiamo le parole di Cristo: «Ecco, sto alla porta e busso.Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui ecenerò con lui ed egli con me» (Ap 3, 20). Come usava fare durantei suoi percorsi lungo le strade della Terra Santa, entrando nelle case

Messaggio della III Assemblea generalestraordinaria del Sinodo dei Vescovi

(Roma, 18 ottobre 2014)

SINODO DEI VESCOVIDOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

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dei villaggi, Gesù continua a passare anche oggi per le vie dellenostre città. Nelle vostre case si sperimentano luci ed ombre, sfideesaltanti, ma talora anche prove drammatiche. L’oscurità si fa anco-ra più fitta fino a diventare tenebra, quando si insinua nel cuorestesso della famiglia il male e il peccato.C’è, innanzitutto, la grande sfida della fedeltà nell’amore coniuga-le. Indebolimento della fede e dei valori, individualismo, impoveri-mento delle relazioni, stress di una frenesia che ignora la riflessio-ne segnano anche la vita familiare. Si assiste, così, a non poche crisimatrimoniali, affrontate spesso in modo sbrigativo e senza il corag-gio della pazienza, della verifica, del perdono reciproco, della ricon-ciliazione e anche del sacrificio. I fallimenti danno, così, origine anuove relazioni, nuove coppie, nuove unioni e nuovi matrimoni,creando situazioni famigliari complesse e problematiche per la scel-ta cristiana.Tra queste sfide vogliamo evocare anche la fatica della stessa esi-stenza. Pensiamo alla sofferenza che può apparire in un figlio diver-samente abile, in una malattia grave, nel degrado neurologico dellavecchiaia, nella morte di una persona cara. È ammirevole la fedeltàgenerosa di molte famiglie che vivono queste prove con coraggio,fede e amore, considerandole non come qualcosa che viene strap-pato o inflitto, ma come qualcosa che è a loro donato e che essedonano, vedendo Cristo sofferente in quelle carni malate.Pensiamo alle difficoltà economiche causate da sistemi perversi, dal«feticismo del denaro e dalla dittatura di un’economia senza voltoe senza scopo veramente umano» (Evangelii gaudium, 55), che umiliala dignità delle persone. Pensiamo al padre o alla madre disoccupa-ti, impotenti di fronte alle necessità anche primarie della loro fami-glia, e ai giovani che si trovano davanti a giornate vuote e senza atte-sa, e che possono diventare preda delle deviazioni nella droga onella criminalità.Pensiamo, pure, alla folla delle famiglie povere, a quelle che s’ag-grappano a una barca per raggiungere una meta di sopravvivenza,alle famiglie profughe che senza speranza migrano nei deserti, aquelle perseguitate semplicemente per la loro fede e per i loro valo-ri spirituali e umani, a quelle colpite dalla brutalità delle guerre edelle oppressioni. Pensiamo anche alle donne che subiscono vio-lenza e vengono sottoposte allo sfruttamento, alla tratta delle per-

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SINODO DEI VESCOVI

sone, ai bambini e ragazzi vittime di abusi persino da parte di colo-ro che dovevano custodirli e farli crescere nella fiducia e ai membridi tante famiglie umiliate e in difficoltà. «La cultura del benessereci anestetizza e […] tutte queste vite stroncate per mancanza di pos-sibilità ci sembrano un mero spettacolo che non ci turba in alcunmodo» (Evangelii gaudium, 54). Facciamo appello ai governi e alleorganizzazioni internazionali di promuovere i diritti della famigliaper il bene comune.Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse una casa con la porta sem-pre aperta nell’accoglienza, senza escludere nessuno. Siamo perciògrati ai pastori, fedeli e comunità pronti ad accompagnare e a farsicarico delle lacerazioni interiori e sociali delle coppie e delle famiglie.

* * *

C’è, però, anche la luce che a sera splende dietro le finestre nelle casedelle città, nelle modeste residenze di periferia o nei villaggi e persi-no nelle capanne: essa brilla e riscalda corpi e anime. Questa luce,nella vicenda nuziale dei coniugi, si accende con l’incontro: è undono, una grazia che si esprime – come dice la Genesi (2,18) – quan-do i due volti sono l’uno “di fronte” all’altro, in un “aiuto corri-spondente”, cioè pari e reciproco. L’amore dell’uomo e della donnaci insegna che ognuno dei due ha bisogno dell’altro per essere sestesso, pur rimanendo diverso dall’altro nella sua identità, che siapre e si rivela nel dono vicendevole. È ciò che esprime in modo sug-gestivo la donna del Cantico dei Cantici: «Il mio amato è mio e io sonosua… io sono del mio amato e il mio amato è mio» (Ct 2,16; 6,3).L’itinerario, perché questo incontro sia autentico, inizia col fidan-zamento, tempo dell’attesa e della preparazione. Si attua in pienez-za nel sacramento ove Dio pone il suo suggello, la sua presenza e lasua grazia. Questo cammino conosce anche la sessualità, la tene-rezza, la bellezza, che perdurano anche oltre la vigoria e la freschez-za giovanile. L’amore tende per sua natura ad essere per sempre,fino a dare la vita per la persona che si ama (cfr Gv 15,13). In questaluce l’amore coniugale, unico e indissolubile, persiste nonostante le

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tante difficoltà del limite umano; è uno dei miracoli più belli, ben-ché sia anche il più comune.Questo amore si diffonde attraverso la fecondità e la generatività,che non è solo procreazione, ma anche dono della vita divina nelbattesimo, educazione e catechesi dei figli. È pure capacità di offri-re vita, affetto, valori, un’esperienza possibile anche a chi non hapotuto generare. Le famiglie che vivono questa avventura luminosadiventano una testimonianza per tutti, in particolare per i giovani.Durante questo cammino, che è talora un sentiero d’altura, confatiche e cadute, si ha sempre la presenza e l’accompagnamento diDio. La famiglia lo sperimenta nell’affetto e nel dialogo tra maritoe moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle. Poi lo vive nell’a-scoltare insieme la Parola di Dio e nella preghiera comune, una pic-cola oasi dello spirito da creare per qualche momento ogni giorno.C’è quindi l’impegno quotidiano dell’educazione alla fede e alla vitabuona e bella del Vangelo, alla santità. Questo compito è spessocondiviso ed esercitato con grande affetto e dedizione anche dainonni e dalle nonne. Così la famiglia si presenta quale autenticaChiesa domestica, che si allarga alla famiglia delle famiglie che è lacomunità ecclesiale. I coniugi cristiani sono poi chiamati a diventa-re maestri nella fede e nell’amore anche per le giovani coppie.C’è, poi, un’altra espressione della comunione fraterna ed è quelladella carità, del dono, della vicinanza agli ultimi, agli emarginati, aipoveri, alle persone sole, malate, straniere, alle altre famiglie in crisi,consapevoli della parola del Signore: «C’è più gioia nel dare che nelricevere» (At 20,35). È un dono di beni, di compagnia, di amore e dimisericordia, e anche una testimonianza di verità, di luce, di sensodella vita.Il vertice che raccoglie e riassume tutti i fili della comunione conDio e col prossimo è l’Eucaristia domenicale, quando con tutta laChiesa la famiglia si siede alla mensa col Signore. Egli si dona atutti noi, pellegrini nella storia verso la meta dell’incontro ultimoquando «Cristo sarà tutto in tutti» (Col 3,11). Per questo, nellaprima tappa del nostro cammino sinodale, abbiamo riflettuto sul-l’accompagnamento pastorale e sull’accesso ai sacramenti deidivorziati risposati.Noi Padri sinodali vi chiediamo di camminare con noi verso il pros-simo sinodo. Su di voi aleggia la presenza della famiglia di Gesù,

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SINODO DEI VESCOVI

Maria e Giuseppe nella loro modesta casa. Anche noi, unendoci allafamiglia di Nazaret, eleviamo al Padre di tutti la nostra invocazioneper le famiglie della terra:

Padre, dona a tutte le famiglie la presenza di sposi forti e saggi, chesiano sorgente di una famiglia libera e unita.Padre, dona ai genitori di avere una casa dove vivere in pace con la lorofamiglia.Padre, dona ai figli di essere segno di fiducia e di speranza e ai giovaniil coraggio dell’impegno stabile e fedele.Padre, dona a tutti di poter guadagnare il pane con le loro mani, digustare la serenità dello spirito e di tener viva la fiaccola della fedeanche nel tempo dell’oscurità.Padre, dona a noi tutti di veder fiorire una Chiesa sempre più fedele ecredibile, una città giusta e umana, un mondo che ami la verità, la giu-stizia e la misericordia.

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1. Presbiteri alla prova della riforma

Il primo compito della sessione autunnale del Consiglio Permanenteè stato quello di completare la preparazione dell’Assemblea generalestraordinaria, in programma ad Assisi dal 10 al 13 novembre prossi-mo sul tema della vita e della formazione permanente del clero. Oltrea definirne l’ordine del giorno, il Consiglio ha approvato il testodell’Instrumentum laboris, curato dalla Commissione episcopale per ilclero e la vita consacrata. Una sua Traccia, finalizzata all’ascolto dei sacerdoti, era stata sot-toposta all’attenzione dei Vescovi già all’inizio dell’estate: dallerisposte giunte alla Segreteria generale – rappresentative di tutte leConferenze Episcopali Regionali – e dal confronto in ConsiglioPermanente è emersa una generale condivisione dell’impianto teo-rico. Esso è ispirato a offrire una sorta di «agenda» su cui comePastori convergere per esercitare quella primaria responsabilità cheè la cura per il clero, per la sua santificazione, per lo stile e i conte-nuti del servizio che è chiamato a rendere alla comunità. I Vescovi si sono ritrovati attorno a una concezione della formazio-ne permanente che non si riduce a un aggiornamento teologico-pastorale, ma si muove nell’orizzonte di una conversione e, piùancora, di una «riforma» dei presbiteri. Il percorso – che si vuole

Consiglio Permanente

Comunicato dei lavori della sessione autunnale(Roma, 22-24 settembre 2014)

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANADOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

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“incisivo, comprensivo e propositivo” – punta alla verità del mini-stero e al carattere evangelico della sua pratica. In questa luce, il Consiglio Permanente ha dedicato un’ampiaattenzione al testo – che offre un indice argomentato di questioni –integrandolo con alcune sottolineature. Negli interventi si è postoin particolare l’accento sull’ “asse portante della vita del prete”, chene qualifica il celibato e le relazioni umane, ossia il rapporto conGesù Cristo, vivente e operante nella Chiesa. Da chi diventa sacer-dote – è stato precisato – ci si attende un’inscindibile unità di per-sona e comunione, quindi un radicamento nel presbiterio e unapiena disponibilità all’obbedienza: prescindere da queste dimensio-ni – hanno rimarcato i Vescovi – significherebbe comprometterenon soltanto il servizio ministeriale, ma l’identità stessa dellaChiesa. Non è mancato il richiamo a una lettura sapienziale dellasituazione del clero in Italia, attenta a considerare i mutamentisociali, nonché la riduzione numerica delle vocazioni e l’innalza-mento dell’età media del clero. Una riflessione i Vescovi sentono didoverla fare anche sulla natura del Seminario, sulla sua capacitàd’incidenza, sulla necessità di qualificarlo con proposte di serviziofra i poveri. Si avverte, inoltre, l’esigenza di mettere a punto un qua-dro delle esperienze da includere e valorizzare in un accompagna-mento dei presbiteri che attraversino situazioni particolarmenteproblematiche. In definitiva, il Consiglio Permanente ha apprezzato l’indicazionedi soffermare l’attenzione dell’Assemblea su alcuni processi per unaformazione che sia adeguata alle esigenze della Chiesa di oggi eaiuti a evitare di cadere in forme di esercizio del ministero che smar-riscono l’essenziale, ossia quella gioia e quella fraternità con cui ilconsacrato è chiamato a vivere e a compiere la missione.

2. Famiglia, gratitudine e preoccupazione

Nello scorso mese di luglio la Presidenza della Conferenza EpiscopaleItaliana ha interpellato le Conferenze episcopali regionali circa l’op-portunità di un pronunciamento del Consiglio Permanente sul temadella famiglia fondata sul matrimonio, nonché di iniziative legislati-ve in materia di unioni di fatto. Se rispetto all’opportunità di una

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

manifestazione pubblica sono emerse sensibilità diverse, il parerepositivo riscontrato in maniera unanime circa la possibilità di un pro-nunciamento ha portato il Consiglio Permanente a discutere e appro-vare un Messaggio che nasce dalla convinzione che «la famiglia è unbene di ciascuno e di tutti, del Paese nel suo insieme»: essa – ribadi-scono i Vescovi – «è comunione di vita che un uomo e una donna fon-dano sul vincolo pubblico del matrimonio, aperta all’accoglienzadella vita. Per noi cristiani assume la dignità di sacramento; per essanon ci stanchiamo di investire persone ed energie».I Pastori muovono dalla passione per «l’uomo e la società» e, quindi,dalla gratitudine per quanti anche oggi «testimoniano la libertà e ladignità» di quell’ «intima comunità di vita e di amore che è il matri-monio», che porta a costruire «una famiglia aperta alla generazione»e ad assumere con coraggio l’impegno educativo, nonostante le tantedifficoltà, esasperate per giunta dalla crisi economica. Nel contempo, il Messaggio richiama i responsabili della cosa pub-blica, invitandoli a non essere «sordi nel promuovere interventifiscali di sostegno alla famiglia, come nel realizzare una politica diarmonizzazione tra le esigenze del lavoro e quelle della vita familia-re». Per questo, insieme al rilancio dell’impegno ecclesiale a fiancodi «quanti avvertono il peso della posta in gioco», i Vescovi espri-mono una chiara presa di distanza dal tentativo del legislatore diprocedere al «riconoscimento delle cosiddette unioni di fatto» e didare «accesso al matrimonio di coppie formate da persone dellostesso sesso». Infine, denunciano la preoccupazione di chi, abbre-viando i tempi del divorzio, enfatizza in realtà «una concezione pri-vatistica» dell’unione coniugale.

3. Cristiani perseguitati, la Chiesa italiana c’è

La parola alta e ferma del Santo Padre affinché si spengano i foco-lai di guerra – a partire da quelli che hanno assunto l’aspetto di unavera e propria persecuzione religiosa – è risuonata a più riprese neltesto della prolusione. Il Cardinale Presidente ha ricordato la pre-

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ghiera promossa ad agosto dalla CEI in tutte le Chiese del Paese, lasolidarietà e la disponibilità delle diocesi all’accoglienza, l’appelloal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, perché «la comunità internazio-nale prenda le misure necessarie affinché lo scempio abbia fine e icristiani – come le altre minoranze religiose – possano tornare nelleloro case liberi e in pace». Dei perseguitati il Segretario generale ha rappresentato in Con-siglio Permanente i drammi, a partire dalla difficoltà che incontra-no nel farsi riconoscere la condizione di status di profughi. Perpoter offrire loro maggiore tutela e sicurezza – e anche per qualifi-care la collaborazione della Chiesa italiana tutta su questo fronte –ha comunicato ai vescovi che si sta lavorando alla formalizzazionedi un protocollo d’intesa tra Governo e Caritas Italiana, finalizzatoa definire ruoli e competenze. Ai membri del Consiglio è stato fornito, quindi, un quadro rias-suntivo della situazione dei cristiani perseguitati nel mondo, con leiniziative e gli interventi in atto. A tale riguardo, la Presidenza hadeliberato lo stanziamento di un milione di euro – da prelevarsi daifondi dell’otto per mille – a sostegno della comunità cristiana inIraq. Il contributo si aggiunge a quello, analogo per entità, stanzia-to a luglio per far fronte all’emergenza in Siria. Si muove in questa prospettiva di comunione tra le Chiese e diattenzione a quelle più provate la visita a Gaza che la Presidenzadella CEI ha comunicato di compiere nei giorni 3 e 4 del prossimonovembre su invito del Patriarca Latino di Gerusalemme.

4. Firenze, coinvolgimento collettivo

«Il nostro continente è vecchio perché privo di ideali veri, senza unacultura alta, capace di far vibrare le menti e gli animi, di suscitaresentimenti e passioni nobili, di sprigionare energie, di alimentareun giusto senso di appartenenza».Quest’analisi, offerta nella prolusione (n. 3), è stata ripresa e appro-fondita nel dibattito in Consiglio in merito alla Traccia per la pre-parazione nelle diocesi del 5° Convegno ecclesiale nazionale (InGesù Cristo il nuovo umanesimo, Firenze, 9-13 novembre 2015). Il testo – apprezzato dai Vescovi, pur con la richiesta di un linguag-

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

gio maggiormente comunicativo, senza per questo penalizzare pro-fondità e riferimenti culturali – è stato approvato: su singoli puntile Conferenze episcopali regionali sono invitate a inviare eventualiosservazioni e suggerimenti migliorativi entro il prossimo 20 otto-bre. Destinatari della Traccia sono gli operatori pastorali, con l’in-tento di attivare un loro coinvolgimento che favorisca una parteci-pazione responsabile. Come è stato evidenziato in ConsiglioPermanente, il Comitato preparatorio punta, infatti, a promuovere– anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie – un movimento dalbasso, che faccia diventare il Convegno l’occasione per leggere e veri-ficare nella chiave dell’umanesimo le esperienze concrete in attonelle diocesi come nelle diverse realtà ecclesiali, e ponendosi in dia-logo con quanti – al di là dell’appartenenza religiosa – sono interes-sati ai temi del Convegno stesso. A questo confronto collettivo pun-tano anche le “cinque operazioni” suggerite dalla Traccia – uscire,annunciare, abitare, educare e trasfigurare – e condivise fra i vesco-vi in vista di una pastorale che superi i riferimenti settoriali e, par-tendo da Gesù Cristo, ponga la persona al centro del proprio agire.

5. Nella gioia del Vangelo

In occasione dell’Anno della vita consacrata (2015) – voluto dalSanto Padre per il risveglio dei religiosi alla gioia di una vita autenti-camente evangelica, fraterna e missionaria – il Consiglio Permanenteha concordato alcune iniziative, accanto a quelle già programmatedalla Santa Sede. In particolare, si è promosso l’organizzazione di unforum a livello nazionale, rivolto ai vicari episcopali per la vita con-sacrata; l’offerta di un sussidio liturgico per le Giornate 2015 e 2016della vita consacrata; una riflessione a livello di Conferenze episco-pali regionali sulla situazione in loco della presenza di realtà religio-se; il coinvolgimento di una rappresentanza significativa di religiosinella prossima Assemblea generale straordinaria e, quindi, nelConvegno ecclesiale nazionale di Firenze.

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6. Varie

Nell’agenda dei vescovi il Consiglio Permanente ha appuntato l’im-portanza di trovare modalità e tempi per verificare la ricezione el’applicazione che nella Chiesa italiana ha avuto l’Esortazione apo-stolica Evangelii gaudium, a quasi un anno dalla sua pubblicazione. Nel corso dei lavori il Consiglio Permanente ha approvato l’ordinedel giorno della prossima Assemblea generale straordinaria (Assisi,10-13 novembre 2014), stabilendo che in quell’occasione venganosottoposte a votazione anche le Disposizioni riguardanti la conces-sione di contributi finanziari della Conferenza Episcopale Italianaper i beni culturali ecclesiastici e per l’edilizia di culto. L’Assembleadi novembre sarà, quindi, chiamata ad eleggere il Vice presidentedella CEI per il Centro e il Presidente della Commissione episcopa-le per il servizio della carità e la salute. Il Consiglio Permanente ha, poi, approvato il Messaggio per la pros-sima Giornata nazionale per la vita (1° febbraio 2015); ha stabilitola data del prossimo Congresso eucaristico nazionale (Genova, 15-18 settembre 2016); ha autorizzato la Commissione episcopale peri problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace a predisporre unaproposta per un Convegno sul centenario della Prima guerra mon-diale. Infine, ha autorizzato la pubblicazione di una circolare dellaCommissione episcopale per le migrazioni sull’organizzazioneregionale e diocesana della Migrantes e ha condiviso un aggiorna-mento sull’iniziativa denominata Prestito della speranza, a soste-gno delle famiglie in difficoltà a causa della crisi economica.

7. Nomine

Nel corso dei lavori, il Consiglio Permanente ha proceduto alleseguenti nomine:– Direttore dell’Ufficio catechistico nazionale: mons. Paolo SARTOR(Milano);– Direttore dell’Ufficio liturgico nazionale: don Franco MAGNANI

(Mantova);– Direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’uni-versità: dott. Vittorio SOZZI;

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

– Direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia:don Paolo GENTILI (Grosseto);– Responsabile del Servizio per la promozione del sostegno econo-mico alla Chiesa Cattolica: dott. Matteo CALABRESI;– Coordinatore nazionale della pastorale per i cattolici africanifrancofoni in Italia: don Matthieu Malick FAYE (Tambacounda,Senegal);– Coordinatore nazionale della pastorale per i cattolici indiani dirito latino del Kerala in Italia: don Antony Benoy ARAKKAL GEORGE(Kottapuram, India); – Assistente ecclesiastico nazionale della Comunità di VitaCristiana Italiana (CVX): p. Massimo NEVOLA, SJ;– Assistente ecclesiastico nazionale del Movimento Adulti ScoutCattolici Italiani (MASCI): mons. Guido LUCCHIARI (Adria-Rovigo).

Il Consiglio Permanente ha confermato le seguenti elezioni:– Animatore spirituale nazionale dei Cursillos di Cristianità: donGiuseppe ALEMANNO (Nardò-Gallipoli).– Presidente dell’Associazione Biblica Italiana: don Luca MAZZINGHI

(Firenze).

La Presidenza, nella riunione del 22 settembre, ha dichiarato l’as-sunzione ad interim delle funzioni di Presidente della Commissioneepiscopale per il servizio della carità e la salute da parte di S.E. mons.Luigi BRESSAN, Arcivescovo di Trento, a far data dal 27 ottobre 2014.

La Presidenza, nella medesima riunione, ha proceduto alle seguen-ti nomine:- Assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore -sede di Milano: don Pier Luigi GALLI STAMPINO (Milano);- Membro del Consiglio nazionale della scuola cattolica: dott.ssaBiancamaria GIRARDI.

Roma, 26 settembre 2014

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1 FRANCESCO, Messaggio per la Giornata mondiale dell’alimentazione, 16 ottobre 2013, n. 1.

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Messaggio per la 64a GiornataNazionale del Ringraziamento

Benedire i frutti della terra e nutrire il pianeta

«Tu fai crescere l’erba per il bestiame e le piante che l’uomocoltiva, per trarre cibo dalla terra, vino che allieta il cuore del-l’uomo, olio che fa brillare il suo volto e pane che sostiene ilsuo cuore» (Sal 104, 14-15).

La Giornata del Ringraziamento 2014 precede di alcuni mesi l’aper-tura di Expo Milano 2015 dedicato a “Nutrire il pianeta. Energia perla vita”, un tema di particolare rilevanza per il nostro Paese e non solo.Esso invita a dedicare un’attenzione speciale al tema del cibo, qualedono di Dio per la vita della famiglia umana. Così, nel ringraziare ilPadre per i frutti della terra, ci rendiamo consapevoli di coloro chepatiscono la fame. Papa Francesco richiama spesso «la tragica condi-zione nella quale vivono ancora milioni di affamati e malnutriti, tra iquali moltissimi bambini»1. La fame è minaccia per molti dei poveridella terra, ma anche tremendo interrogativo per l’indifferenza dellenazioni più ricche. Infatti, alla sottonutrizione di alcuni, si affiancaun dannoso eccesso di consumo di cibo da parte di altri. È uno scan-dalo che contraddice drammaticamente quella destinazione univer-sale dei beni della terra richiamata – quasi cinquanta anni or sono –

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dal Concilio Vaticano II nella Costituzione pastorale Gaudium et spes(cfr n. 69). È una questione di giustizia, che pone gravi interrogativiin merito al nostro rapporto con la terra e con il cibo.In questa Giornata del Ringraziamento guardiamo dunque all’agri-coltura, che – attraverso i suoi frutti – è fonte della vita.

La terra, il lavoro, i frutti

Potremmo muovere da un’immagine biblica molto bella e dolce:quella della felicità dell’uomo che coltiva la terra, per poi mangiar-ne i frutti nella pace, benedicendo il Creatore per i suoi doni.Già il racconto della creazione in Gen 2 disegna, in effetti, quest’al-leanza dell’uomo con la terra.Nel versetto 2,15, Adam è chiamato a coltivarla e a custodirla. Iltesto ebraico rimanda ad una sorta di servizio verso la terra, trami-te la dignità del lavoro, che si fa subito anche custodia, affinché essaa sua volta serva l’uomo, donandogli il cibo per la vita. Ma il pecca-to spezza tale alleanza, associando il lavoro della terra al peso diuna fatica che appare insostenibile. Il sogno del Dio creatore restainvece quello di una sorta di reciprocità: ad un lavoro umano rispet-toso della terra che si fa giardino, essa corrisponde con la generosae vivificante produzione di frutti.Il sistema agricolo contemporaneo appare però spesso distante datale immagine: la sua complessità esige considerazioni ben più arti-colate. Infatti, nelle zone agricole di grande vastità, l’attività tendespesso a coinvolgere sempre più reti di imprese e comporta l’uso ditecniche anche complesse (si parla di “agricoltura industriale”). Lafinanza poi, purtroppo, si comporta con il cibo come una puramerce, su cui scommettere per trarne profitto, a prescindere daldestino di chi di esso vive. E sulla terra si specula! La sua stessa di-sponibilità è a rischio: spesso essa è destinata ad altri scopi o divie-ne oggetto di una lotta commerciale tra le economie più forti. Enon mancano le pressioni crescenti sul piano della legalità: la salu-brità dei prodotti è minacciata da abusi e forme di inquinamentoche talvolta neppure percepiamo.Una situazione complessa, dunque, che mette a rischio la capacitàdell’agricoltura di garantire sicurezza alimentare, per avere un cibo

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

che possa nutrire gli abitanti del pianeta e che sia affidabile per chilo consuma. Come uscire da tale situazione? Come far sì che anchenella complessità contemporanea trovi espressione la realtà costi-tutiva di un’agricoltura che sia collaborazione all’azione del Dioprovvidente, datore di vita?

Prospettive

Forse il primo dato da tenere presente è che anche il nostro rap-porto con la terra è un fatto culturale; come ogni realtà sociale, essodisegna modelli di organizzazione della società in cui anche ladimensione tecnica esprime valori e dà forma alla stessa relazionetra le persone. Si tratta, dunque, di educarci a pensare l’agricolturacome spazio in cui la giusta ricerca della remunerazione del lavorosi intrecci con la solidarietà, l’attenzione per i poveri, la lotta controlo spreco, con un’attiva custodia della terra.Si tratta però anche di operare per dar forma ad un sistema agrico-lo che dia corpo a tali istanze, sviluppando e promuovendo unmodello di produzione agricola che sia attento alla qualità e allasalvaguardia dei terreni, in modo da garantire effettiva sostenibili-tà. La terra, in altre parole, va custodita come un vero e propriobene comune della famiglia umana, dato per la vita di tutti. Essadeve mantenere come primaria la sua destinazione fondamentale –quella di essere, appunto, fonte di cibo per i suoi abitanti, facendoin modo che il rispetto e la ricerca della qualità dei beni salvaguar-di la capacità della terra stessa di produrre per la generazione pre-sente e per quelle future.Occorre presidiare il territorio contro il degrado e la cementifica-zione, che lo rendono inospitale per la vita e sottraggono aree allaproduzione di cibo. Occorrerebbe pure evitare l’installazione dipannelli solari sul terreno, collocandoli piuttosto sugli edifici.L’agricoltura poi non è solo produzione finalizzata a nutrire lafamiglia umana, ma anche custodia del territorio, che lo cura e loriqualifica. Quando esso è privato della presenza del lavoro agrico-

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lo, è anche meno curato, più esposto a fenomeni di erosione, tantopiù in un tempo di mutamento climatico, segnato da eventi meteo-rologici di vasta portata, che richiedono – insieme ad un’adeguataimpostazione etica e ad un necessario cambio culturale – «un gran-de impegno politico-economico da parte della comunità interna-zionale», attuando «una risposta collettiva basata su quella culturadella solidarietà, dell’incontro e del dialogo, che dovrebbe esserealla base delle normali interazioni all’interno di ogni famiglia e cherichiede la piena, responsabile e impegnata collaborazione da partedi tutti, secondo le proprie possibilità e circostanze»2.Inoltre, la stessa agricoltura è anche un sistema di relazioni umane,che si sviluppano in stretto contatto con la terra ed i suoi ritmi.Riteniamo doveroso ringraziare in profondità i contadini e tutticoloro che, lavorando con amore e passione la terra, ci fornisconoun cibo buono e sicuro. Non dimentichiamo, in questo senso, ilgrande contributo offerto dai lavoratori immigrati presenti sulnostro territorio. Da sottolineare in particolare la grande rilevanzadelle famiglie rurali, testimoni concrete di un’alleanza con la terrache esse sono chiamate a rinnovare nelle pratiche produttive.Sono tante le imprese che considerano tale rapporto come parte diuna forma di esistenza che si tramanda di padre in figlio, di madrein figlia, nella quale la continuità si intreccia con l’innovazione.Come già ricordava Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo delmondo agricolo, occorre educarci a coniugare tradizione ed inno-vazione: questa è la strada per far fronte ai gravi problemi che inve-stono il mondo agricolo e più in generale l’intera società. Così egliaffermava incisivamente: «Camminate nel solco della vostra miglio-re tradizione, aprendovi a tutti gli sviluppi significativi dell’era tec-nologica, ma conservando gelosamente i valori perenni che vi con-traddistinguono. È questa la via per dare anche al mondo agricoloun futuro di speranza»3. Papa Francesco – nella sua recente visita inMolise, parlando al mondo rurale – ha chiesto di maturare voca-zioni per la terra, onde essere contadini per vocazione e non percostrizione! Non solo, deve farci riflettere un altro passaggio di

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2 Intervento del Segretario di Stato, card. Pietro Parolin, al Vertice Onu sul clima, 23 set-tembre 2014.3 GIOVANNI PAOLO II, Discorso al Giubileo del mondo agricolo, 11 novembre 2000, n. 9.

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

quel discorso: «Il restare del contadino sulla terra non è rimanerefisso, è fare un dialogo, un dialogo fecondo, un dialogo creativo. Èil dialogo dell’uomo con la sua terra che la fa fiorire, la fa diventareper tutti noi feconda. Questo è importante»4.

Consumatori corresponsabili

La custodia della terra per nutrire il pianeta è impresa che richiamaanche la responsabilità delle singole persone e delle famiglie: siamoconsumatori, ma anche cittadini attivi e responsabili.Educarci alla custodia della terra significa altresì adottare compor-tamenti e stili di vita in cui l’uso del cibo e dei prodotti alimentarisia più attento e lungimirante. Con le nostre scelte di acquisto delcibo possiamo offrire sostegno alle produzioni locali. Spesso è ilmodo di acquistare di ognuno di noi che decide il futuro di una pic-cola cooperativa locale, come a decidere del futuro dei nostri terri-tori è anche – in prospettiva nazionale – il dato in aumento deglistudenti che frequentano le scuole agrarie e il crescente dato dioccupazione in agricoltura. Sono segnali positivi che spingono aprivilegiare le coltivazioni biologiche e sostenibili, dedicando anchepiù attenzione a cosa mangiamo. È saggezza privilegiare la qualitàrispetto alla quantità, sapendo che – nei prodotti a forte impattoambientale e sociale – la qualità aiuta la sostenibilità.Altrettanto importante è agire nelle nostre famiglie, per ridurre edeliminare lo spreco alimentare, che nelle società agiate raggiungelivelli inaccettabili. Papa Francesco ha più volte denunciato la “cul-tura dello scarto”, cultura che «tende a diventare mentalità comu-ne che contagia tutti», rendendoci «insensibili anche agli sprechi eagli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando inogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffro-no fame e malnutrizione. [… ] Il consumismo ci ha indotti ad abi-

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4 FRANCESCO, Discorso all’incontro con il mondo del lavoro e dell’industria, 5 luglio 2014.

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tuarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvol-ta non siamo più in grado di dare il giusto valore, che va ben al dilà dei meri parametri economici. Ricordiamo bene però che il ciboche si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è pove-ro, di chi ha fame!»5.Ecco dunque alcune scelte che indichiamo alle nostre comunità,frutto della benedizione del cibo:– coltivare la terra in forme sostenibili, per nutrire il pianeta concuore solidale;– adottare comportamenti quotidiani basati sulla sobrietà e la salu-brità nel consumo del cibo;– soprattutto, rendere grazie a Dio e ai fratelli umilmente (dahumus) per il dono che ogni giorno riceviamo dalla terra e dal lavo-ro dell’uomo, in modo tale da tutelarli anche per le prossime gene-razioni.Ci sarà prezioso, nel compiere questo percorso di speranza, rilegge-re il piccolo Libro di Rut.Così è scritto: «il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà ilmio Dio» (Rt 1,16). È una storia di persone fragili che – operando insolidarietà e condivisione – giungono a costruire vita buona, basa-ta sull’istituto della spigolatura, al fine di coniugare l’attenzioneper il povero e il contrasto allo spreco. Così, quella vicenda di dolo-re diventa una storia di speranza, che riesce a trovare vie d’uscitaanche dalle situazioni difficili e disperate: «È nato un figlio aNoemi!» (Rt 4, 17).

Roma, 7 ottobre 2014,Memoria della Beata Vergine Maria del Rosario

La Commissione episcopaleper i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace

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5 ID., Udienza generale, 5 giugno 2013.

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Prot. n. 31/2014

A Sua Eccellenza ReverendissimaMons. Francesco CacucciArcivescovo di Bari-BitontoCorso Alcide De Gasperi, 274/A70125 Bari

Eccellenza reverendissima,dopo aver ascoltato i Suoi collaboratori alla nostra Assemblea del21 maggio e dopo esserci serenamente confrontati, con l’assensodel Presidente, credo che la vostra proposta possa essere presa inconsiderazione.Per questo è importante, in questa prima fase, pensare e program-mare il da farsi.Se ci indica un referente, con un comitato di preparazione, potrem-mo avere un primo incontro.Io stesso posso scendere nei mesi prossimi per individuare e verifi-care alcuni aspetti dell’accoglienza.Per quanto riguarda il tema proposto, per ottobre potremmo avere

Bari sede della prossimaSettimana Liturgica Nazionale

(27-30 agosto 2015)

CENTRO DI AZIONE LITURGICADOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

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un incontro a Roma con il nostro Consiglio, per delineare unoschema più preciso.Nel frattempo Le invio il depliant della prossima Settimana Litur-gica, a conclusione della quale, Lei o qualche Suo rappresentante,dopo aver annunciato il luogo, dovrà esprimere alcune parole diinvito a Bari.Mons. Magrassi ci aiuterà in questo impegno!Grazie di cuore della disponibilità e un saluto cordiale e fraterno.

Roma, li 28 maggio 2014

Mons. Alfredo Di Stefano Segretario CAL

Bari, 25 agosto 2014Prot. n. 252/A/14

Molto ReverendoMons. Alfredo Di StefanoSegretario del Centro di Azione LiturgicaVia Liberiana, 17 - 00185 Roma

Reverendissimo Monsignore,L’arcidiocesi di Bari-Bitonto è ben lieta di accogliere la celebrazionedella 60a Settimana Liturgica Nazionale.Il tema indicato dall’intera Conferenza Episcopale Pugliese è:“Eucarestia Matrimonio Famiglia”. Nella prospettiva del prossimoSinodo dei Vescovi, si ritiene interessante continuare ad approfon-dire l’aspetto Iiturgico sacramentale dell’Eucarestia, culmine dell’i-niziazione cristiana e fonte della nuzialità, con una particolareattenzione pastorale ai giovani fidanzati e alla famiglia nella suaconcreta partecipazione all’Eucarestia domenicale.Si avrà a cuore il coinvolgimento di coloro che curano la pastoralefamiliare o gli itinerari di preparazione al matrimonio, ma anche dei

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CENTRO DI AZIONE LITURGICA

catechisti dell’iniziazione cristiana, che sempre più devono rivolgersi aigenitori per risvegliare in loro il desiderio di un itinerario di fede e ren-derli corresponsabili nella trasmissione della stessa fede ai propri figli.Le confermo che la data prevista sarebbe da giovedì 27 a domenica30 agosto 2015, per favorire una maggiore partecipazione dellefamiglie e dei giovani.Bari ha avuto la gioia di accogliere la celebrazione della SettimanaLiturgica Nazionale nel 1978 e nel 1992. La Settimana Liturgica del2015 a Bari, nel X anniversario del Congresso Eucaristico Nazionale“Senza la Domenica non possiamo vivere”, sarebbe occasione pro-pizia per fare anche memoria dell’amato e compianto padreMariano Magrassi, del quale abbiamo celebrato quest’anno il Xanniversario della morte, pastore e maestro particolarmente caro alCAL, di cui è stato presidente.Le indico come referenti per l’organizzazione dell’evento mons.Domenico Falco, vicario episcopale per la liturgia, mons. AntonioParisi, direttore dell’Ufficio Musica Sacra, mons. Vito Manchisi, eco-nomo diocesano, e don Mario Castellano, direttore dell’UfficioLiturgico.RingraziandoLa per la gentile attenzione e per la collaborazione,auguro a Lei e ai Suoi collaboratori un proficuo lavoro e Le chiedodi porgere i miei saluti a S.E.R. mons. Catella, presidente del CAL.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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Bari, 29 giugno 1936 - 8 agosto 2014

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S.E. Mons. Luciano Bux,vescovo emerito di Oppido Mamertina-Palmi,

è tornato alla Casa del Padre

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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MAGISTERO PONTIFICIO

L’8 agosto 2014, dopo breve malattia, ha cessato di battere il cuoregeneroso e fedele di S.Ecc. Mons. Luciano Bux, don Luciano per gliamici e parenti. Ha avuto così prematuramente termine la vita ini-ziata 78 anni fa di un credente rigoroso e appassionato per ilSignore e la Sua Chiesa, che ha servito fino alla morte come sacer-dote e vescovo.Nacque a Bari il 29 giugno 1936 da Michele Bux e Rosa Paglionico,famiglia alla quale apparteneva, in quanto zio del padre, mons.Francesco Bux, canonico e arciprete di Modugno, parente che donLuciano ebbe modo di conoscere durante gli anni della guerra, quan-do la sua famiglia si trasferì a Modugno. Tornato a Bari, frequentò ilLiceo classico “Q. Orazio Flacco” e contemporaneamente si impegnògenerosamente nella Gioventù Italiana di Azione Cattolica (G.I.A.C.),divenendone, sotto la guida di don Giuseppe Lanave, uno dei diri-genti diocesani.Terminati gli studi liceali e avviato soprattutto dalla famiglia aglistudi universitari in giurisprudenza, ben presto maturò in lui, con ilconsiglio di don Lanave, la chiamata al sacerdozio che lo portò, nonsenza contrasti familiari, all’età di vent’anni ad entrare in seminario,prima per un anno al Pontificio Seminario di Molfetta, poi alPontificio Seminario Campano di Posillipo a Napoli, ove ebbe modo

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di formarsi al sacerdozio sotto la sapiente guida dei Padri Gesuiti eil sostegno di don Lanave, nel frattempo divenuto parrocco di SanPasquale in Bari, fino a conseguire la licenza in sacra teologia.Fu ordinato sacerdote da mons. Enrico Nicodemo nella Cattedraledi Bari il 2 luglio 1961. Nel 1962 fu nominato vicario cooperatorenella parrocchia di S. Pasquale in Bari fino al 1965 e collaboratoredella stessa parrocchia fino al 1973. La parrocchia di S. Pasquale dal1960 aveva come parroco don Nicola Milella, dal quale don Lucia-no apprenderà a porre i primi passi del ministero pastorale e con ilquale sarà legato da profonda amicizia, restando sempre presentenelle parrocchie in cui don Milella è stato parroco per la celebrazio-ne della santa messa feriale.Nel 1963 fu nominato dall’Arcivescovo assistente diocesano dellaG.I.A.C., nel 1968 ne divenne Pro-delegato arcivescovile. Si impegnòanche nell’attività ecumenica e nell’insegnamento della religione nellascuola, prima per qualche anno presso l’istituto tecnico “Romanazzi”,poi per lunghi anni fino al termine di tale ministero, nel liceo classico“O. Flacco”, ove aveva studiato da ragazzo. Così, durante tutti gli annidel Concilio e del post-Concilio, don Luciano spese le sue migliorienergie di giovane sacerdote a servizio della gioventù, soprattuttonell’Azione Cattolica, impegnandosi in particolare nell’associazionegiovanile di S. Pasquale da lui guidata, formando generazioni di gio-vani all’assiduità alla catechesi, alla preghiera personale, alla liturgia,alla vita comune, alla ministerialità.Divenuto assistente diocesano di tutta l’Azione Cattolica (1970), e perdue trienni anche assistente regionale, e volendo aprire l’esperienzadell’associazione parrocchiale di S. Pasquale a una dimensione piùampia, con il consenso dell’Arcivescovo, all’inizio del 1973 lasciò l’im-pegno presso la parrocchia di S. Pasquale e costituì l’Associazioneinterparrocchiale “S. Lazzaro”, sempre di Azione Cattolica, presso lasede diocesana dell’A.C., ove fece realizzare anche una cappella.Tale esperienza, che approfondiva la proposta cristiana per i giova-ni in una prospettiva vocazionale, crebbe e si consolidò, tanto daarrivare ad esprimere nel giro di pochi anni ben tre vocazioni reli-giose e due sacerdotali, mentre la diocesi di Bari viveva gli anni dellamalattia e della morte di mons. Nicodemo, poi quello della reggen-za di mons. Michele Mincuzzi, quindi i primi anni del ministeroepiscopale del futuro card. Anastasio Alberto Ballestrero, O.C.D.. A

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quest’ultimo, che fin dall’inizio aveva confermato a don Lucianotutti gli incarichi, si deve l’iniziativa di affidargli la guida di queilaici che si sarebbero impegnati nella Chiesa mediante un ministe-ro istituito, in vista dell’istituzione in diocesi del diaconato perma-nente. Così don Luciano lasciò l’Azione Cattolica per assumere l’uf-ficio di delegato arcivescovile per i ministeri (novembre 1976); e poi,d’intesa con l’Arcivescovo e approfittando di una donazione, creavanella periferia di Bari l’Oasi S. Martino, affidata alle cure sue edell’Associazione S. Lazzaro.Con l’arrivo a Bari di p. Mariano Magrassi, O.S.B. come arcivesco-vo, don Luciano fu nominato vicario episcopale per il laicato, iministeri e il diaconato permanente (giugno 1978; dal 1984 soloper i ministeri e il diaconato), ruolo che svolse per ben diciassetteanni, curando presso l’Oasi S. Martino la formazione dei candidatial diaconato e ai ministeri istituiti e in seguito anche la loro forma-zione permanente. Insieme approfondì e sviluppò l’esperienzadell’Associazione “S. Lazzaro” che, lasciata l’Azione Cattolica, nel1987 si era costituita in Associazione privata di fedeli a norma deldiritto, mentre alcuni dei suoi membri, dopo lungo discernimento,se ne distaccavano pur avendo sempre come assistente don Lucianoe come sede l’Oasi S. Martino, ove lo stesso don Luciano, dopo lamorte dei genitori, si trasferì ad abitare.In tutti questi anni grande è stato l’impegno di don Luciano soprat-tutto a favore della formazione e del ministero dei diaconi perma-nenti e dei ministri istituiti, basandola sui solidi fondamenti conci-liari, attraverso la scuola da lui fondata presso l’Oasi S. Martino, iritiri, le esperienze comunitarie. La stessa Oasi, poi, da lui diretta eove celebrava la messa nei giorni festivi, andava sempre più diven-tando un punto di riferimento spirituale per la diocesi.Il 21 gennaio 1995 don Luciano veniva nominato dal Santo PadreGiovanni Paolo II Vescovo titolare di Aurusuliana ed ausiliaredell’Arcivescovo di Bari-Bitonto. Scelse come motto “Parare Christivias”. Ordinato Vescovo il 25 marzo successivo da mons. Magrassi,avendo come conconsacranti mons. Mincuzzi, Arcivescovo di Lecce,e mons. Lanave, Vescovo di Andria, in pari data fu nominato vica-

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rio generale dell’Arcidiocesi, lasciando così l’incarico per i diaconi equello di rettore dell’Oasi S. Martino ed andando ad abitare inSeminario. Solo conservò la guida spirituale dell’Associazione “S.Lazzaro”, mentre il gruppo degli Amici dell’Oasi vi restava, affidatoa un nuovo assistente.Ha svolto per cinque anni questo ministero episcopale, negli ultimianni dell’episcopato di mons. Magrassi e nel primo di mons. Cacuc-ci, durante i quali si è impegnato senza risparmiare fatiche soprat-tutto per il Sinodo diocesano, oltre che nella guida pastorale delladiocesi, affiancando l’Arcivescovo.Il 5 febbraio 2000 fu trasferito dal Santo Padre Giovanni Paolo IIalla sede vescovile di Oppido Mamertina-Palmi, in Calabria, ovefece il suo ingresso il 5 maggio dello stesso anno. Ha guidato quel-la chiesa particolare per ben dodici anni, spendendosi con tutte lesue forze soprattutto per la formazione dei laici e dei ministri isti-tuiti, dei diaconi permanenti, dei seminaristi, dei sacerdoti; e dive-nendo «figura di riferimento molto bella e molto importante per laCalabria…, apprezzato per il suo equilibrio pastorale, anche inmomenti in cui ha dovuto prendere delle decisioni per dare unassetto diverso alla Diocesi di Oppido-Palmi» (mons. NunzioGalantino). In quegli anni è stato anche nominato membro dellaCommissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e lacatechesi, della C.E.I.Il 2 luglio 2011, quando aveva appena celebrato i cinquant’anni disacerdozio, il Santo Padre Benedetto XVI accettava la sua rinunciaalla guida della Diocesi di Oppido-Palmi per raggiunti limiti di età,pur confermandolo ancora per un anno come amministratore apo-stolico sede vacante della stessa Diocesi. Il 30 giugno del 2012,lasciata Oppido, si è ritirato nella Arcidiocesi di Bari («che è laChiesa che lo ha generato alla fede, al presbiterato e anche all’epi-scopato»: mons. Nunzio Galantino), andando a vivere in Semi-nario. Finché la salute glielo ha permesso, ha voluto tener fedeall’impegno, oltre che della celebrazione eucaristica quotidiana, diuna catechesi settimanale e di qualche opera di carità.Le esequie sono state celebrate da S.E. l’Arcivescovo mons.Francesco Cacucci il pomeriggio del 9 agosto in Cattedrale, conce-lebranti il Vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, mons. FrancescoMilito, mons. Domenico Padovano, Vescovo di Conversano-

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Monopoli, mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto, mons.Benigno Luigi Papa, O.F.M. Cap., Arcivescovo emerito di Taranto,mons. Luigi Martella, Vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. Mons. Bux riposa in attesa della risurrezione dei corpi nelCimitero monumentale di Bari, nel terreno del Capitolo metropo-litano primaziale.La testimonianza della sua vita e delle opere da lui compiute, orache riposa nel Signore, resterà lungamente nel cuore e nella mentedi chi lo ha conosciuto, come pure quale pietra miliare nel cammi-no della Chiesa diocesana e italiana.

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Assemblea diocesana, 18 settembre 2014,Scuola Allievi della Guardia di Finanza - Bari

Il cammino di Nicodemo icona del cammino cristianoProposta pastorale per l’anno 2014-2015

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

Come consuetudine di ogni inizio anno pastorale, l’arcivescovo diBari–Bitonto mons. Francesco Cacucci, nell’assemblea diocesana svoltasipresso l’aula magna della Scuola Allievi della Guardia di Finanza, nelpomeriggio di giovedì 18 settembre 2014, ha delineato a sacerdoti, consa-crati e laici, le linee e le tematiche che ogni comunità potrà seguire in unacomunione di intenti e di obiettivi.Più di millecinquecento tra sacerdoti, religiosi, diaconi e laici hanno par-tecipato alla riflessione comunitaria che ha avuto come tematica “L’annodella Carità. Il cammino di Nicodemo”, chiudendo così un trittico diriflessioni sulle virtù teologali (anno della Fede due anni fa e anno dellaSperanza l’anno scorso). È stato possibile seguire l’evento anche in diret-ta streaming video sul portale diocesano.Il punto di partenza della riflessione è stata la professione di fede delpopolo ebreo, lo “Shemà Israel” (Ascolta Israele), che ricorda il primo e ilpiù importante dei comandamenti: amare Dio con tutto il cuore, contutta l’anima e con tutta la forza e il secondo sull’amore del prossimo.Icona di riferimento è stata la figura di Nicodemo, visto in un suo per-corso-cammino di amore “progressivo” nei confronti di Gesù, uno“Shemà” interiore, ben visualizzato dall’opera pittorica del gesuita p.Franco Annicchiarico, biblista e iconografo.Nel primo percorso della riflessione dell’Arcivescovo, “amare Dio contutto il cuore”, emerge il contrasto tra le tenebre e la luce come metaforadella duplice tendenza che abita il cuore di Nicodemo, il “combattimen-to del cuore” anche di tanti personaggi biblici. Viene chiesto allora a tuttele comunità diocesane di caratterizzarsi per una premurosa accoglienza

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delle tante persone che sono sulla soglia delle nostre chiese ma nonriescono a varcarla, ascoltando i loro dubbi e le loro domande, pregandoper le loro intenzioni ed educando i cristiani alla carità.Il secondo percorso – “amare Dio con tutta l’anima” –, chiede di passaredall’amore per la Legge alla Legge dell’amore. Nicodemo impara che l’a-more lo si accoglie, è un dono, non una conquista. Il vescovo invita così leparrocchie e tutti i fedeli a rinnovare la professione di fede anche avendoil coraggio di scelte illuminate e difficili, coinvolgendosi totalmente, nonrisparmiando nulla per qualcuno o per qualcosa in cui si crede.Concretamente: una attenzione privilegiata verso la realtà della famiglia,soprattutto quelle in difficoltà, verso i fidanzati e le giovani coppie.L’ultima parte della riflessione, “amare Dio con tutta la forza”, delinea lafigura di Nicodemo che “parla” con un gesto che compie: egli si reca alsepolcro di Gesù portando circa trenta chili di una mistura di mirra e diàloe. La fede nel Cristo apre ad un amore senza calcoli e capace anche di“spreco”: Nicodemo ama Dio con tutta la forza, cioè con il suo denaro.Mons. Cacucci invita le comunità ad essere totalmente coinvolti nell’a-more per Dio in modo tale da essere capaci di una generosità senza con-dizioni e senza calcoli. Questo – continua l’Arcivescovo – suscita unadomanda: qual è il nostro rapporto con il denaro? Questa domanda inter-roga anche sul rapporto-attenzione del credente verso gli altri perché lacarità non è una questione di soldi ma di cuore. In concreto l’ArcivescovoCacucci invita pastori e comitati delle numerose feste patronali che sisvolgono principalmente in estate ad una indicazione concreta e impe-gnativa: destinare una percentuale della spesa complessiva della festa adun’opera concreta di carità legata al territorio nel quale si svolge la festa.Concludendo, l’Arcivescovo invita a far giungere l’evangelo, la buonanotizia a tutti, in modo particolare ai poveri che occupano un posto pri-vilegiato nel cuore di Dio. Qui di seguito pubblichiamo una sintesi dellatraccia della relazione tenuta da mons. Arcivescovo*.Gli interventi in aula e il dibattito successivo, hanno caratterizzato laseconda parte dell’Assemblea.Al termine, Mons. Cacucci ha reso ufficiali nomine e trasferimenti deisacerdoti nelle comunità parrocchiali della diocesi.

*Il testo completo della relazione, Rinascere all’Amore. Il mistero di Nicodemo, è stato editoper i tipi delle Edizioni Dehoniane, Bologna, novembre 2014.

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L’Anno della Carità. Il cammino di Nicodemo

Alla cara memoria di Mons. Enrico Nicodemo,Arcivescovo di Bari (1952-1973), che ha intra-preso la strada della “conversione” al ConcilioVaticano II nella maturità della sua vita.

– Continuità e sintesiLa scelta della figura di Nicodemo èvolta ad assicurare la continuità conil cammino iniziato due anni fa. Ilcieco Bartimeo si apre alla fede, ladonna samaritana si apre alla speran-za. La figura di Nicodemo ci raccoglieintorno alla carità.Nel vangelo di Marco (12, 29-31),alla domanda: «Qual è il primo ditutti i comandamenti?», Gesù ri-sponde come tutti gli ebrei:«“Shemà Israel”, Ascolta Israele! IlSignore nostro Dio è l’unicoSignore». Prima c’è la professione

di fede e, da questa professione di fede, scaturisce subito ilcomandamento di amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima econ tutte le forze; e di amare il prossimo. Questo è l’unico comanda-mento.L’evangelista Giovanni presenta Nicodemo in tre pericopi cherichiamano il triplice invito dello Shemà. Nel primo brano (Gv 3,1-13) Nicodemo è colui che viene a trovare Gesù di notte, che hapaura, che non ama ancora con tutto il suo cuore. Il secondo brano (Gv7,45-53) mostra Nicodemo accusato dai Giudei di prendere le dife-se di Gesù. In questa situazione, Nicodemo rischia il suo posto nelsinedrio, forse anche la vita. Ama Dio con tutta l’anima. Troviamo,infine Nicodemo nel momento della sepoltura di Gesù: Nicodemo

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prepara una sepoltura da re, spendendo parecchio denaro, perché gliaromi erano cari. Ama Dio con tutte le forze, cioè con il suo denaro (Gv19, 38-40).

A. Amare Dio con tutto il cuore

1. «Andò da Gesù di notte»

Avvento-NataleI “Nicodemo” della storia

Nella pagina biblica emerge il contra-sto tra le tenebre e la luce come meta-fora della duplice tendenza che abita ilcuore di Nicodemo.

– Nel solco dell’Anno liturgicoIl “combattimento del cuore”, cioè ildilemma tra i dubbi e le certezze cheabitano il cuore di Nicodemo sembracaratterizzare anche i personaggi deltempo di Avvento-Natale: Giovanni

Battista, Maria, Zaccaria, Giuseppe.

– Per la vita del singolo e della comunitàIl cammino di Avvento-Natale deve caratterizzarsi per una premu-rosa accoglienza delle tante persone che sono sulla soglia dellenostre chiese ma non riescono a varcarla. Vivere la carità è anchesaper ascoltare i dubbi e le domande degli uomini e delle donne delnostro tempo: ministero dell’accoglienza di una “Chiesa in uscita”.Un modo concreto per realizzare questo impegno potrebbe esserequello di offrire delle occasioni di dialogo per far emergere dubbi,incertezze o attese nei confronti della fede; una serie di incontri chepotremmo chiamare “Le notti di Nicodemo” da realizzare in un luogodella nostra Diocesi, per esempio nel cuore della città.

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– Per sottolineare il ministero dell’accoglienza e la propria disponibi-lità verso coloro che vivono dubbi o incertezze nei confronti dellafede, ogni comunità potrebbe disporre all’ingresso della propriachiesa, accanto ad una icona del Battista o della Vergine, un’urnaper la “colletta delle intenzioni” assicurando la preghiera dellacomunità per chiunque depone nell’urna una richiesta di pre-ghiera o di aiuto, o scrive semplicemente il proprio nome. Nellaquarta domenica di Avvento, si potrebbero raccogliere le variepetizioni e deporle davanti all’altare accompagnate da una pre-ghiera-colletta.– Ogni anno la Caritas diocesana offre indicazioni per l’Avvento difraternità. Tuttavia, alla luce del cammino che intendiamo percorre-re, la premura sarà soprattutto quella di educare alla carità (PaoloVI), a partire dai più piccoli. Per loro, una proposta potrebbe esserequella di invitarli a vivere in questo tempo una piccola rinuncia set-timanale, così da poter raccogliere ogni domenica il frutto del loroimpegno e offrirlo nel tempo di Natale a coloro che vivono situa-zioni di povertà.

2. «Come può nascere un uomo quando è vecchio?»

Battesimo di Gesù-Tempo Ordinario (prima parte)Orientare lo sguardo su Cristo

– Nel solco dell’Anno liturgicoNicodemo riconosce in Gesù “colui che viene da Dio”, ma non haancora varcato la soglia che porta “dai segni al Segno”.Di fronte all’indice del Battista che proclama: «Ecco l’agnello di Dio!»(Gv 1,36), possiamo solo decidere se seguire Cristo come fanno idue discepoli, o limitarci a guardarlo mentre passa.– Per la vita del singolo e della comunitàQuale è il compito della comunità cristiana e la responsabilità diogni credente? Annunciare e orientare lo sguardo verso Cristo.

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Altro aspetto da sottolineare è che ogni comunità cristiana vinca latentazione dell’autoreferenzialità che porta a compiacersi dei propriprogetti e delle proprie attività chiudendosi al mondo che vive fuoridai propri confini, arrivando, a volte, anche ad ignorare le parrocchiepiù vicine o a dare vita ad una concorrenza di identiche iniziative.– Per la celebrazione liturgicaCelebrare, nella domenica del Battesimo del Signore, con tutte la fami-glie dei battezzati e con i ragazzi che hanno ricevuto il sacramentodella Cresima nell’anno precedente, la memoria dei due sacramenti.Anche la Giornata del Seminario diocesano celebrata in questo tempoè una felice e feconda occasione per approfondire il dono dellavocazione e riflettere sulla responsabilità della sequela.

B. Amare Dio con tutta l’anima

3. «Dio ha tanto amato il mondo…»

Tempo di QuaresimaDall’amore per la Legge alla Leggedell’Amore

Gesù vuole condurre Nicodemo apassare dall’amore per la Legge allaLegge dell’amore. Perché questo siapossibile, Nicodemo deve imparareche l’amore lo si accoglie, non lo siraggiunge: esso è un dono e non unaconquista.Solo dopo aver aperto il suo cuore aDio, Nicodemo potrà amare contutta l’anima, come recita lo Shemà.

È quello che Nicodemo farà quando, esponendosi pubblicamente afavore di Gesù davanti ai capi dei sacerdoti e ai farisei, sarà umilia-to e minacciato riguardo la sua posizione.

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– Nel solco dell’Anno liturgicoOgni domenica, la liturgia invita a rinnovare la professione di fede: per ali-mentare nei cristiani il coraggio di scelte illuminate dalla fede in Cristo.Se amare con il cuore significa aderire totalmente a Cristo, amarecon tutta l’anima significa avere il coraggio di saper dare la vita perLui. Lo stesso martirio, la più alta testimonianza della fede, vienechiamato il “battesimo di sangue”.È questo il motivo che porta la Chiesa a collocare sotto l’altare le reli-quie dei santi. Non sono le reliquie dei santi che sono sotto l’altare arendere sacro l’altare, ma è il sacrificio di Cristo che si celebra sull’al-tare che ha reso santo il sacrificio di coloro che sono sotto l’altare.– Per la vita del singolo e della comunitàLo sguardo verso la Croce sul quale insiste il cammino quaresimaleorienta anche l’impegno nella carità insegnandoci ad avere gli occhifissi sul Crocifisso e le mani tese verso i fratelli.Può essere utile, anche con appropriate celebrazioni, mettere inrisalto il segno della Croce. Per esempio, nella prima domenica diQuaresima potrebbe esserci la “consegna del segno della Croce” peri bambini che riceveranno la Prima comunione.Come nel tempo di Avvento-Natale, anche per la Quaresima sonopreviste indicazioni da parte della Diocesi o a livello nazionale perla Quaresima di carità. Sono indicazioni preziose per orientare l’at-tenzione dei fedeli verso un progetto concreto di amore.

4. «…da dare il suo Figlio unigenito»

Tempo di Pasqua-PentecosteRinati dall’alto per guardare verso l’alto

Anche nel linguaggio comune “dare l’anima” significa coinvolgersitotalmente, non risparmiare nulla per qualcuno o per qualcosa incui si crede. La Prima Lettera di san Giovanni, proclamata nelledomeniche del tempo pasquale secondo il ciclo B, esorta i credenti:

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“Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità”(V domenica di Pasqua B). Anche la comunità di san Giovanniriprende l’insegnamento dello Shemà Israel: bisogna amare contutto il cuore, non come Caino (vv. 11-12); con tutta l’anima, pron-ti a dare la vita per i fratelli (v. 16); aiutando il fratello in necessitàcon le ricchezze di questo mondo (v. 17).– Per la vita del singolo e della comunitàLa gratuità dell’amore e la disponibilità a saper anche soffrire peramore conduce la nostra attenzione, in modo speciale, verso la real-tà della famiglia.Nel matrimonio «il modo di amare di Dio diventa la misura dell’a-more umano» (Benedetto XVI). In questa luce, la fedeltà non siriduce a una norma da rispettare, ma è riflesso della fedeltà checaratterizza l’amore di Dio per l’umanità.Il tempo pasquale chiede quindi alle comunità uno sguardo piùattento e premuroso verso le famiglie, soprattutto quelle in diffi-coltà, verso i fidanzati e le giovani coppie.– Per la celebrazione liturgicaIl tempo pasquale si presenta già ricco di segni nella celebrazionedei sacramenti della iniziazione cristiana e del matrimonio.

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

C. Amare Dio con tutte le forze

5. «Portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe»

Pentecoste-Tempo Ordinario (seconda parte)Essere carità ed educare alla carità

Nicodemo non parla, come è avvenuto nei due brani precedenti cheraccontano di lui. Parla per lui il gesto che compie. Egli, infatti, si recaal sepolcro portando “circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe”(Gv 19,39). Se leggiamo l’impronta regale che l’evangelista Giovannidà al racconto della Passione e della Crocifissione, l’abbondanza degliaromi portati da Nicodemo conferma che siamo di fronte alla sepol-tura riservata a un re. Nicodemo prepara una sepoltura da re, spen-dendo parecchio denaro, perché gli aromi erano cari.Il riferimento agli aromi portati da Nicodemo ci riporta al raccontodell’unzione di Betania (Gv 12,1-8) e mette in risalto l’elemento comu-ne dato dall’eccedenza del profumo. Il profumo è uno dei simboli del-l’amore; con esso si evidenzia il significato del gesto di Nicodemo: lafede nel Cristo apre a un amore senza calcoli e capace anche di spreco.Nicodemo ama Dio con tutte le forze, cioè con il suo denaro.

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– Nel solco dell’Anno liturgicoL’itinerario percorso da Nicodemo diventa il cammino del creden-te lungo tutto l’anno liturgico.– Per la vita del singolo e della comunitàIl gesto di Nicodemo ci porta oltre un semplice gesto di carità. La pre-senza di Nicodemo presso il sepolcro e l’abbondanza degli aromi cheporta con sé per ungere il corpo di Cristo fa di Nicodemo un uomoche ha compreso cosa significa “amare Dio con tutte le forze”. Signi-fica essere totalmente coinvolti nell’amore per Dio da essere capaci diuna generosità senza condizioni e senza calcoli. Il gesto di Nicodemoche non bada a spese con la sua eccessiva scorta di aromi, inoltre, pro-voca una domanda: qual è il nostro rapporto con il denaro? Ladomanda è inevitabile, perché il denaro non è solo un simbolo econo-mico, ma anche esistenziale, in quanto condiziona la vita dell’indivi-duo tanto da determinarne le scelte. Quando il denaro non è più a ser-vizio dell’uomo e dei suoi bisogni, ma diventa un “padrone” che assog-getta, ti offre la ricchezza ma ti toglie la libertà.Una riflessione sul rapporto del credente con il denaro è necessaria perinterrogarsi riguardo alla sua attenzione verso gli altri. La carità non èinnanzitutto una questione di soldi, ma una questione di cuore.Il rapporto con il denaro coinvolge anche la comunità e i suoi pastori.– Per la celebrazione liturgicaPrima di “fare” la carità è necessario “essere carità”.Gran parte di questo tempo dell’anno liturgico coincide con l’esta-te. Nella nostra Diocesi il tempo dell’estate è caratterizzato da unfitto programma di feste patronali. Nonostante siano già state dateindicazioni a riguardo negli anni precedenti, dobbiamo prendereatto di come a volte tali feste siano organizzate con uno spiritopoco evangelico. Nella Nota pastorale dei Vescovi pugliesi Le nostrefeste ci sono indicazioni molto concrete sull’aspetto della carità chedeve caratterizzare le feste religiose. Offro un’indicazione impegna-tiva per tutti, pastori e fedeli: destinare una percentuale della spesacomplessiva della festa ad un’opera concreta di carità legata al ter-ritorio stesso nel quale si svolge la festa. Tale opera di carità, comu-nicata alla comunità insieme al programma della festa, sarà vinco-lante ai fini dell’approvazione della Curia diocesana.

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Una breve e semplice conclusione

Il cammino che impegna la nostra Chiesa diocesana non deve quest’an-no aggiungere niente di straordinario, ma semplicemente farci stru-menti docili nelle mani del Signore che vuole, attraverso di noi, far giun-gere l’evangelo, la buona notizia a tutti, ma in modo particolare a coloroche occupano un posto privilegiato nel cuore di Dio: i poveri. Pertanto,non voglio tirare nessuna conclusione al termine di questa traccia, per-ché rischieremmo di ridurre tutto il nostro impegno ad un effluvio dibelle parole sulla carità e su alcune iniziative da promuovere.Ci affidiamo all’invito di Papa Francesco che nella Evangelii Gau-dium esorta a non mettere in moto “un eccesso di attivismo” maprima di tutto a vivere verso il povero una “attenzione d’amore”.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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Saluto del Gran Cancelliereall’inaugurazione dell’anno accademico 2014-2015

della Facoltà Teologica Pugliese(Bari, Basilica di San Nicola, 28 ottobre 2014)

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVODOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Rivolgo il mio fraterno e cordiale saluto agli Eccellentissimi Arcivescovi eVescovi della nostra Conferenza Episcopale Pugliese, ai ReverendissimiSuperiori e Superiore degli Ordini e della Congregazioni religiose.Saluto altresì con deferenza i rappresentanti delle Autorità accade-miche delle Università pugliesi e le Autorità civili e militari chehanno cortesemente accolto il nostro invito.Un particolare saluto intendo rivolgerlo ai Reverendissimi Direttoridegli Istituti Superiori di Scienze Religiose, ai chiarissimi docenti eai cari studenti della Facoltà Teologica Pugliese.

Signore e signori, siate benvenuti all’inaugurazione del decimo an-no accademico della Facoltà Teologica Pugliese.La Vostra presenza ci onora e ci incoraggia.Ritengo che, con questo primo decennio, sia giunta a compimentouna sorta di “rodaggio” della nostra istituzione accademica, che hamostrato di perseguire mete che sono andate ben al di là di ogni piùrosea previsione.Alla luce di questi positivi traguardi, è possibile crescere ulterior-mente, con l’aspirazione che ci sostiene: una formazione semprepiù adeguata dei nostri studenti, a servizio della Chiesa e dellasocietà pugliese.In tale prospettiva siamo tutti chiamati non solo a conservare, ma

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a sviluppare quella unità di intenti, che è il presupposto indispen-sabile di ogni crescita e di ogni sviluppo istituzionale.La nostra Facoltà è sorta per una scelta comunionale unanimedell’Episcopato pugliese. Il clima di comunione, che non esimedalla fatica del cammino, ha visto la convergenza dei tre Istituti teo-logici, “Regina Apuliae” di Molfetta, “San Nicola” e “Santa Fara” diBari. Tutti, in questo decennio, abbiamo moltiplicato gli sforzi perconsolidare un’unità accademica sempre più efficace.Il processo di autovalutazione e le indicazioni della Commissionedi valutazione esterna (AVEPRO), che ci ha visitato, preso atto dellanatura tri-composta della nostra Facoltà, da una parte ha colto inquesto il riflesso della vitalità e varietà delle Chiese in Puglia, d’al-tro lato ha esortato a curare e coltivare una unità sempre più profi-cua. La valutazione largamente positiva che ne è scaturita, ci inco-raggia nel proseguire il cammino, alla luce delle prospettive fecon-de che il cosiddetto Processo di Bologna ci indica. Questo anno accademico 2014-2015 è profondamente segnatodall’Anno della Vita Consacrata, indetto da Papa Francesco. È unpeculiare appuntamento di grazia che ci offre l’occasione perapprofondire ulteriormente il carisma della Vita Consacrata, che«si pone nel cuore stesso della Chiesa» (Vita consecrata, 3) e che segnaanche il vissuto della nostra Facoltà, in modo peculiare nei suoiIstituti, con l’apporto di tanti docenti e studenti appartenenti agliIstituti di Vita Consacrata e alle Società di Vita Apostolica.Conviene fare memoria del 2° Convegno Ecclesiale Regionale, cele-brato a Taranto-Martina Franca dal 30 aprile al 2 maggio 1998, sultema: “La vita consacrata in Puglia”, con la Nota pastorale Consacrati,profeti nelle Chiese di Puglia, punto di arrivo di un vasto e complessopercorso che ha trovato il suo culmine nell’Atlante degli Ordini, delleCongregazioni Religiose e degli Istituti Secolari in Puglia, un “unicum” nelsuo genere che ha consegnato alla storia il passato e il presente,abbracciando il futuro.Non possiamo dimenticare che il Convegno di Taranto rimanda aquello precedente, di Bari: Dalla disgregazione alla comunione (1993),che ha indubbiamente segnato una tappa importante nel camminodi comunione delle Chiese pugliesi negli ultimi decenni.La Facoltà Teologica Pugliese è una gemma pugliese preziosa inca-stonata nella nostra esperienza ecclesiale.

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

E se nel percorso annuale non mancheranno occasioni per riflette-re maggiormente sulla identità e comprensione della vita consacra-ta nella complessità contemporanea, siamo oggi grati a PadreInnocenzo Gargano, camaldolese, nostro conterraneo, per avereaccolto l’invito a tenere la prolusione di questo anno accademico,introducendoci, da par suo, in questo particolare anno di grazia.La Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società diVita Apostolica ha già chiesto all’Istituto di Teologia ecumenico-patristica “San Nicola”, della nostra Facoltà, una collaborazioneper il Colloquio ecumenico di consacrati e consacrate che si terrà aRoma dal 22 al 25 gennaio 2015.Ringrazio ancora tutti per averci onorati con la Vostra presenza.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

Gran Cancelliere dellaFacoltà Teologica Pugliese

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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1. Sacre ordinazioni, ammissioni, ministeri istituiti

- La sera del 2 luglio 2014, nella chiesa parrocchiale di S. Fara inBari, S. Ecc. mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-S. Maria diLeuca, durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta,con le legittime dimissorie del Ministro Provinciale e la licenzadell’Arcivescovo di Bari-Bitonto, ha ordinato diaconi fra MatteoDi Seclì, fra Gabriele Bitonti, fra Gianluca Crudo, fra PieroSirianni e fra Luigi Valentino, O.F.M. Cap.- La sera del 31 ottobre 2014, vigilia della Solennità di Tutti i Santi,S.Ecc. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto,durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, con lelegittime dimissorie del Ministro Provinciale, nella chiesa parroc-chiale di S. Rocco in Valenzano, ha ordinato presbitero il diaconofra Giovanni Laricchia, O.F.M.

2. Nomine e decreti singolari

A) S. Ecc. l’Arcivescovo ha nominato, in data

- 1 ottobre 2014 (Prot. n. 67/14/D.A.S.-N.), don Mario Castellano,confermandolo per altri cinque anni, direttore dell’UfficioLiturgico e contestualmente cerimoniere arcivescovile, per lo stes-so periodo;

Cancelleria

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- 1 ottobre 2014 (Prot. 68/14/D.A.S.-N.), don Ubaldo Aruanno,confermandolo per altri cinque anni, all’ufficio di direttore dellaCasa del Clero “Mons. Enrico Nicodemo” in Bari;- 1 ottobre 2014 (Prot. n. 69/14/D.A.S.-N.), mons. Antonio Parisi,confermandolo per altri cinque anni, all’ufficio di amministratore-economo della Casa del Clero “Mons. Enrico Nicodemo” in Bari;- 5 ottobre 2014 (Prot. n. 70/14/D.A.S.-N.), mons. Alberto D’Urso,accettandone formalmente la rinuncia a parroco della parrocchia“S. Croce” in Bari, all’ufficio di direttore dell’Oasi S. Maria inCassano delle Murge;- 5 ottobre 2014 (Prot. 74/14/D.A.S.-N), don Giacomo Fazio all’uf-ficio di parroco della parrocchia “S. Pietro Apostolo” in Mo-dugno, per nove anni;- 5 ottobre 2014 (Prot. n. 75/14/D.A.S.-N.), don Rafael AntonioArango all’ufficio di parroco in solido della parrocchia “S. EgidioAbate” in Bitonto; contestualmente ha confermato don VitoFrascella come parroco in solido moderatore della medesima par-rocchia;- 5 ottobre 2014 (Prot. 80/14/D.A.S.-N), don Pasquale Dello Iacovoall’ufficio di cappellano dell’Istituto “Madre Clelia Merloni” delleSuore Apostole del S. Cuore in Bari;- 5 ottobre 2014 (Prot. 81/14/D.A.S.-N), don Paolo Candeloroall’ufficio di padre spirituale della Confraternita “S. MicheleArcangelo” in Bitonto;- 5 ottobre 2014 (Prot. 82/14/D.A.S.-N), don Paolo Candeloroall’ufficio di padre spirituale della Confraternita “S. Filippo Neri”in Bitonto;- 15 ottobre 2014 (Prot. n. 83/14/D.A.S.-N.), mons. DomenicoFalco, confermandolo per altri cinque anni, agli uffici di vicarioepiscopale per la Liturgia, direttore del Settore Liturgia edell’Ufficio Arte sacra-Musei della Curia arcivescovile di Bari-Bitonto;- 27 ottobre 2014 (Prot. 87/14/D.A.S.-N), don Alessandro Tanziall’ufficio di parroco della parrocchia “Gesù di Nazareth” in Bari,per nove anni;- 27 ottobre 2014 (Prot. n. 88/14/D.A.S.-N.), il diacono permanen-te Alessandro Giannini all’ufficio di collaboratore del direttoredell’Ufficio Caritas della Curia arcivescovile di Bari-Bitonto.

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B) S. Ecc. l’Arcivescovo ha istituito, in data

- 1 settembre 2014 (Prot. n. 56/14/D.A.S.-I), p. Marcellino Chiechi,O.F.M., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “S.Maria di S. Luca” in Valenzano;- 1 settembre 2014 (Prot. n. 57/14/D.A.S.-I), p. Antonio Cofano,O.F.M., all’ufficio di parroco della parrocchia “S. Maria di S.Luca” in Valenzano;- 1 settembre 2014 (Prot. n. 58/14/D.A.S.-I.), p. Joseph Kalathi-parambil, O.S.I., all’ufficio di cappellano dell’Ospedale “DiVenere” in Bari-Carbonara;- 2 settembre 2014 (Prot. n. 59/14/D.A.S.-I), p. Leonel Fernández,O.C.D., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “S.Maria del Monte Carmelo” in Bari;- 1 ottobre 2014 (Prot. n. 66/14/D.A.S.-N), p. Sabino Di Molfetta,O.S.I., all’ufficio di parroco della parrocchia “S. Maria del Campoe della Pietà” in Bari-Ceglie del Campo;- 5 ottobre 2014 (Prot. n. 76/14/D.A.S.-I), p. Domenico NicolaCasulli, O.F.M., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia“S. Michele Arcangelo” in Bitetto;- 5 ottobre 2014 (Prot. n. 77/14/D.A.S.-I), p. Giammaria Apollonio,O.F.M., all’ufficio di assistente spirituale dell’Arciconfraternita“Maria SS. della Pietà e di S. Antonio” in Bari;- 5 ottobre 2014 (Prot. n. 78/14/D.A.S.-I), p. Cosmo Scardigno,O.F.M., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “S.Leone Magno” in Bitonto;- 5 ottobre 2014 (Prot. n. 79/14/D.A.S.-I), p. Gianpaolo Lorusso,O.F.M.Conv., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia“S. Francesco d’Assisi”in Bari.- 15 ottobre 2014 (Prot. 84/14/D.A.S.-N), p. Giuseppe Mastrandrea,S.S.P., all’ufficio di delegato arcivescovile del Cimitero di Bari erettore della Chiesa Principale ivi situata.

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C) S. Ecc. l’Arcivescovo ha trasferito, in data

- 28 settembre 2014 (Prot. n. 60/14/D.A.S.-N.), don Vito Didonnadall’ufficio di parroco della parrocchia “S. Rita” in Bari-Ceglie delCampo a parroco in solido della parrocchia “S. Maria delleGrazie” in Casamassima; contestualmente ha confermato donGiuseppe Saponaro come parroco in solido moderatore dellamedesima parrocchia;- 28 settembre 2014 (Prot. n. 61/14/D.A.S.-T.), don DomenicoFornarelli dall’ufficio di parroco della parrocchia “S. AndreaApostolo” in Bitonto, all’ufficio di parroco della parrocchia S.Rita in Bari-Ceglie del Campo, per nove anni;- 28 settembre 2014 (Prot. n. 62/14/D.A.S.-T), don Paolo Candelorodall’ufficio di vicario parrocchiale delle parrocchie “Maria SS.Assunta”-Concattedrale e “S. Giovanni Evangelista” in Bitonto,al-l’ufficio di parroco della parrocchia “S. Andrea Apostolo” inBitonto, per nove anni;- 28 settembre 2014 (Prot. n. 63/14/D.A.S.-T), don MassimoDabbicco dall’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “S.Cuore” in Bari, all’ufficio di parroco della parrocchia “S. Cataldo”in Bari, per nove anni;- 1 ottobre 2014 (Prot. n. 64/14/D.A.S.-T), don Bruno Fontana dal-l’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “Maria SS.Assunta” in Modugno, all’ufficio di vicario parrocchiale della par-rocchia “S. Cuore” in Bari;- 1 ottobre 2014 (Prot. n. 65/14/D.A.S.-T), p. Massimo Ghionzoli dal-l’ufficio di parroco in solido moderatore della parrocchia “S. Rocco”in Valenzano, all’ufficio di vicario parrocchiale delle parrocchie“Maria SS. Assunta”-Concattedrale e “S. Giovanni Evangelista” inBitonto;- 5 ottobre 2014 (Prot. n. 71/14/D.A.S.-T.), don Vito Marziliano dal-l’ufficio di parroco della parrocchia “S. Giuseppe” in Bari, all’uf-ficio di parroco della parrocchia “S. Croce” in Bari, per nove anni;- 5 ottobre 2014 (Prot. n. 72/14/D.A.S.-T.), don Donato Lucariellodall’ufficio di parroco della parrocchia “S. Maria del Carmine” inNoicattaro, all’ufficio di parroco della parrocchia “S. Giuseppe”in Bari, per nove anni;- 5 ottobre 2014 (Prot. n. 73/14/D.A.S.-T.), don Giuseppe Bozzi dal-

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l’ufficio di parroco della parrocchia “S. Pietro Apostolo” inModugno, all’ufficio di parroco della parrocchia “S. Maria delCarmine” in Noicattaro, per nove anni;- 24 ottobre 2014 (Prot. n. 85/14/D.A.S.-T.), don PierpaoloFortunato dall’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “S.Giuseppe” in Bari agli uffici di direttore del Centro DiocesanoVocazioni, responsabile del Seminario diocesano esterno e padrespirituale del Seminario diocesano di Bari-Bitonto;- 26 ottobre 2014 (Prot. n. 86/14/D.A.S.-T.), don Francesco Arditojr. dall’ ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “SS.Medici” in Bitonto, all’ufficio di vicario parrocchiale della parroc-chia “S. Giuseppe” in Bari;- 27 ottobre 2014 (Prot. n. 89/14/D.A.S.-T.), il diacono permanenteMichele De Leo dall’ufficio di collaboratore della parrocchia “S.Antonio” da Padova in Bari-Carbonara, all’ufficio di collaborato-re del cappellano dell’I.R.C.C.S. “Giovanni Paolo II” in Bari;- 27 ottobre 2014 (Prot. n. 90/14/D.A.S.-T.), il diacono permanenteFranco Sgovio dall’ufficio di collaboratore della parrocchia “S.Maria Assunta” in Grumo Appula, all’ufficio di collaboratore delcappellano dell’Ospedale “S. Paolo” in Bari.

D) S. Ecc. l’Arcivescovo, in data

- 18 luglio 2014 (Prot. n. 55/14/D.A.S.), ha riconosciuto il diritto diusufruire dei benefici previsti per la condizione di anzianità alsacerdote diocesano don Vito (Emanuele) Scardicchio.

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Gli incontri di formazione dei catechisti si sono tenuti dal 6 al 9 otto-bre presso l’aula sinodale “Mons. Mariano Magrassi” sugli orienta-menti della CEI per l’annuncio e la catechesi in Italia “IncontriamoGesù”, pubblicati il 29 giugno. Hanno partecipato circa 500 catechisti.I relatori sono stati: don Giuseppe Cito, direttore dell’UCD delladiocesi di Conversano-Monopoli, e don Salvatore Soreca, direttoredell’UCD della diocesi di Benevento e collaboratore all’Ufficio cate-chistico nazionale della CEI.Don Cito ha presentato gli orientamenti sottolineandone le quat-tro caratterizzazioni fondamentali: il primato della catechesi e dellaformazione degli adulti e delle famiglie, l’ispirazione catecumenale,la formazione di evangelizzatori e catechisti, la proposta mistago-gica dei preadolescenti, adolescenti e giovani.La relazione ha approfondito il capitolo primo “Abitare con spe-ranza il nostro tempo”, in cui si mette in luce come sia cambiato ilcontesto attuale che non è più di cristianità ma di missione e quin-di di primo annuncio. Il nuovo contesto pone una sfida educativa echiede un nuovo impegno di evangelizzazione e il coraggio delprimo annuncio.Non basta saper leggere il nuovo contesto e focalizzare il problema,bisogna comprendere la scommessa o la sfida educativa e pastoraleper poi fare una proposta concreta che guidi e accompagni il cam-

Settore Evangelizzazione. Ufficio catechistico

Incontri di formazioneper i catechisti e gli operatori pastorali

sugli Orientamenti della CEI per l’annuncioe la catechesi in Italia “Incontriamo Gesù”

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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mino di fede e di vita delle persone. L’evangelizzazione deve esserecompresa come orizzonte e processo e in essa si colloca la cateche-si, che deve essere di iniziazione non solo per i ragazzi ma anche pergli adulti e i giovani. La catechesi deve essere proposta e vissutacome cammino armonico, organico e globale, finalizzato alla matu-rità della vita cristiana: accanto alla traditio o consegna del messag-gio cristiano, è fondamentale riscoprire la redditio, ossia la capacitàdel soggetto di aderire esistenzialmente a Cristo e all’annuncio delVangelo e di ri-narrare con le parole e la vita quanto gli è statoannunciato.La fede cristiana deve fecondare l’umano attraverso la relazione conuna comunità che ascolta, che celebra, che testimonia l’incontrovivo con Cristo.Don Soreca ha presentato e approfondito il capitolo quarto: “Testi-moniare e narrare. La formazione degli evangelizzatori e dei cate-chisti”. Ogni evangelizzatore deve essere cristiano adulto, cittadinoresponsabile, capace di motivare e narrare la propria esperienza difede, radicata nell’appartenenza alla comunità cristiana.Quindi il catechista è credente e testimone che vive la risposta allachiamata di Dio dentro una comunità, è capace di identità relazio-nale, svolge il compito di proporre e realizzare itinerari specifici, hauna competenza teologica-educativa e pastorale, usa e armonizza idiversi linguaggi della fede.Le tensioni fondamentali dell’identità del catechista sono: la spiri-tualità, la vocazione, la ministerialità e la profezia. Fondamentale èla formazione personale e comunitaria del catechista, che devecurare queste dimensioni: essere (identità umana e cristiana), sape-re (contenuti della fede non come dottrina astratta ma esperienzavissuta), saper fare-comunicare (dire la fede nei diversi linguaggi),sapere stare con (saper vivere la relazione educativa) e sapere starein (vivere l’appartenenza ecclesiale e l’empatia con le persone).Ha fatto seguito la comunicazione di p. Angelo De Florio, O.Carm.sulla scelta pastorale attuata nella parrocchia S. Maria delle Vittoriein Bari per il completamento dell’iniziazione cristiana dei ragazzi,che coinvolge i genitori e le famiglie che accompagnano e guidanoi loro figli nel cammino di fede.La presentazione e l’approfondimento di alcune parti degli orien-tamenti della CEI hanno aiutato i partecipanti a prendere più con-

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sapevolezza della loro vocazione e il loro servizio di catechisti nellacertezza di fede che «la Parola di Dio opera in coloro che credono»(1Ts 2,13) e che «l’annuncio di Gesù Salvatore rinnova il miracolodella conversione e la risposta della fede autentica. Se la Chiesa esisteper evangelizzare possiamo anche affermare che l’evangelizzazione fa laChiesa in quanto essa è, nella sua intima natura, dialogo di chiamatae risposta, dono e accoglienza, proposta e libertà» (Orientamenti n. 96).

sac. Antonio Seriovice direttore dell’Ufficio catechistico diocesano

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don Salvatore Soreca*

Presentazione di “Incontriamo Gesù”. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia

Siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madreche ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avrem-mo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio,ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.

1Ts 2,7b-8

Desidero cominciare la presentazione degli Orientamenti Incontria-mo Gesù con la citazione della prima lettera ai Tessalonicesi, un testoche sin dal principio è stato scelto come “compagno di strada” nelcammino del nostro documento, sia per la scrittura nella fase reda-zionale, sia per la lettura nella stesura definitiva. La sua importanzaè segnalata nella tabella fuori-testo apposta nell’Introduzione:«Cominciano probabilmente proprio con questa lettera gli scrittidel Nuovo Testamento: un apostolo missionario, la sua comunità, leinevitabili fatiche, l’allontanamento, l’attesa e la gioia di riannodareun dialogo nello Spirito, mai interrotto».Per rispondere all’invito di papa Francesco a portare a tutti la “gioiadel Vangelo”, i vescovi italiani hanno portato a compimento IG a 44anni dalla pubblicazione del Documento di Base “Il rinnovamentodella catechesi”. Un testo che rappresenta il punto d’arrivo di unamaturazione: gli estensori hanno tenuto grandemente in conto ilDirettorio generale della catechesi (approvato da Giovanni Paolo IIil 15 agosto 1997) e la scansione contenutistica e metodologica delCatechismo della Chiesa Cattolica. Nella struttura del testo si pos-sono inoltre riconoscere riferimenti organici anche al magisterocatechistico degli ultimi Pontefici: l’Evangelii nuntiandi, la Catechesitradendae, la Novo millennio ineunte, la Fides et ratio, la Deus caritas est,

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*Aiutante di studio dell’Ufficio Catechistico Nazionale.

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la Lumen fidei, e agli orientamenti pastorali della CEI, soprattuttoComunicare il vangelo in un mondo che cambia e Educare alla vita buonadel vangelo, nonché alle note CEI sulla parrocchia missionaria, l’ini-ziazione cristiana, il primo annuncio e gli oratori.

Il quadro ecclesiologico di questi Orientamenti

La citazione biblica della prima lettera ai Tessalonicesi è stata ripre-sa per due motivi. Il primo è perché, sia per il suo tono sia per la suacollocazione nell’economia del documento, essa è in grado dicomunicarci l’immagine di Chiesa che guida il testo: l’Ecclesia mater.Gli Orientamenti lo dichiarano brevemente, ma incisivamente: «LaChiesa si mostra madre proprio in quanto genera alla vita di Dio ealla fede cristiana» (n. 47). Ancora prima si può leggere: «In quantomadre, la Chiesa è “grembo accogliente, comunità di credenti in cuisi è generati come figli di Dio e si fa l’esperienza del suo amore”» (n.29). Non è certamente l’unica cosa che, quanto al suo mistero e allasua missione, nel testo si dica della Chiesa, ma è la più pregnante equesto proprio nel significato etimologico e letterale del termine,ossia la più generativa.

La seconda ragione per il mio inizio col richiamo paolino è più con-tingente, ma non secondaria poiché esso ci dice qualcosa sullo“stile”, che deve informare la vita di un evangelizzatore, di una cate-chista, di un catechista. Nell’accompagnare i processi di fede i cate-chisti debbono farsi «prossimo», come Maria quando si fece vicinaalla sua parente Elisabetta. L’immagine della santa madre Chiesa ècara a papa Francesco. Basterà qui ricordare quanto ha ripetuto nelsuo intervento al Convegno ecclesiale di Roma la sera del 16 giugnoscorso: «La sfida grande della Chiesa oggi è diventare madre:madre! […] Se la Chiesa non è madre, è brutto dire che diventa unazitella, ma diventa una zitella! È così: non è feconda. Non solo fafigli la Chiesa, la sua identità è fare figli, cioè evangelizzare, comedice Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi. L’identità della Chiesa è que-

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sta: evangelizzare, cioè fare figli […] per questo la Chiesa deve farequalcosa, deve cambiare, deve convertirsi per diventare madre. Deveessere feconda! La fecondità è la grazia che noi oggi dobbiamo chie-dere allo Spirito Santo, perché possiamo andare avanti nella nostraconversione pastorale e missionaria. Non si tratta, non è questionedi andare a cercare proseliti, no, no! [...] La Chiesa - ci ha dettoBenedetto XVI - non cresce per proselitismo, cresce per attrazione,per attrazione materna, per questo offrire maternità; cresce pertenerezza, per la maternità, per la testimonianza che genera semprepiù figli. È un po’ invecchiata la nostra Madre Chiesa […] La Chiesadiventa più giovane quando è capace di generare più figli; diventapiù giovane quanto più diventa madre. Questa è la nostra madre, laChiesa [...] Vogliamo una Chiesa di fede, che creda che il Signore ècapace di farla madre, di darle tanti figli. La nostra Santa MadreChiesa»1.C’è un’altra nota ecclesiologica che mi piace sottolineare che con-cerne il valore della “corresponsabilità”. Si intende la Chiesa comela comunità del Risorto al servizio del Regno (LG 4). La comunitàecclesiale è realizzazione storica dell’universale chiamata alla comu-nione nel «progetto salvifico contraddistinto da una logica comu-nionale, di popolo di noi»2. Accogliendo la rivelazione della Paroladonata nell’esperienza storica, l’uomo è accolto a sua volta nellacomunione trinitaria e, attraverso la consacrazione a tale comunio-ne sancita nel Battesimo, egli diviene membro della comunità deiredenti, di quella che è la comunità sacerdotale (LG 11). L’accentosulla koinonia pone l’enfasi sulla comune partecipazione, pur nelladistinzione dei servizi, alla missione profetica di Cristo (LG 35)3:«Della comunione con il Regno di Dio, che è insieme segnata dallarelazione con Dio e dalla relazione di amore con gli altri (persone epopoli), la Chiesa è mediatrice e insieme anticipazione proprio del-474

1 Testo in: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/june/documents/papa-francesco_20140616_apertura-convegno-diocesano.html. 2 S. NOCETI, Educare nella comunità cristiana, co-educarsi come comunità, in P. ZUPPA (ed.),Apprendere nella comunità. Come dare «ecclesialità» alla catechesi, Torino-Leumann, Elledici2012, p. 77.3 Cfr E. ALBERICH, La catechesi oggi. Manuale di catechetica fondamentale, Torino-Leumann,Elledici 2001, pp. 41-43.

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l’esperienza autentica di comunione con Dio e insieme di comu-nione di vita con i fratelli»4.Ogni membro della comunità che ha professato la fede in CristoGesù è protagonista di una comunione che lo lega a Dio e ai fratel-li ed è, quindi, soggetto determinante nella definizione del “noiecclesiale” che continua nella storia l’annuncio del Regno. Nel defi-nire il suo sistema educativo alla fede, quindi, la comunità accom-pagna i singoli battezzati a prendere consapevolezza di tale respon-sabilità e, in tale modo, determina la credibilità della sua esperien-za nel tempo e nella storia (IG 15, 28-29). Pensare i processi di ini-ziazione alla fede e educazione alla fede, non è solo una questionedi emergenza pastorale, è una questione di credibilità del tessutoecclesiale e di obbedienza alla voce dello Spirito che continua a vivi-ficare e fa progredire a sua Chiesa.

Necessità degli Orientamenti

Il documento è stato redatto e approvato all’unanimità dallaCommissione Episcopale per la Dottrina della Fede, l’Annuncio e laCatechesi (CEDAC), passato per ben due volte al voto unanime delConsiglio Episcopale Permanente e sancito dal voto a larghissimamaggioranza della 66a Assemblea generale della CEI5 è il frutto dellungo cammino svolto per delineare gli Orientamenti per l’annun-cio e la catechesi in Italia. La necessità di un testo che potesse sostenere la riflessione e la pro-gettazione della pastorale catechistica, dopo un decennio di speri-mentazioni catechistiche diocesane e durante il cammino decenna-le nel frattempo avviato con gli orientamenti CEI Educare alla vitabuona del Vangelo (2010), era dunque avvertita da moltissimi sogget-ti. L’ampia consultazione delle Conferenze episcopali regionali,

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4 S. NOCETI, Educare nella comunità cristiana, co-educarsi come comunità, cit., pp. 77-78.5 Su 202 votanti i placet sono stati 186, i non placet 10, le schede bianche 6 (dal Verbale no

4 – 66a Assemblea generale della CEI, 21 maggio 2014).

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avvenuta tra l’estate e l’autunno del 2013, ha sollecitato numerosispunti di lavoro con significative modifiche della bozza inviata. Ovviamente il recentissimo magistero del Santo Padre Francesco,condensato nell’Esortazione Evangelii gaudium, ha offerto non solotante riflessioni – che abbondantemente risuonano nel testo – maanche un quadro di sintesi, nel quale si collocano quelle questioniche necessariamente il testo di questi Orientamenti ha lasciato aper-te (ad esempio sulla celebrazione dei sacramenti dell’Iniziazione cri-stiana) perché, proprio su indicazioni delle Conferenze episcopaliregionali, si sviluppino ulteriori approfondimenti.Prima di sottolineare alcuni punti precisi di riflessione, vorreispendere qualche parola sul valore del cammino di stesura deltesto che ha visto una consultazione amplissima (sono calcolatialmeno 250 contributi scritti tra vescovi, parroci, singoli esperti,realtà ecclesiali nelle varie fasi preparatorie; hanno partecipato aivari momenti di riflessione in totale circa 700 persone). Questastessa partecipazione testimonia l’interesse, la vitalità, l’attenzionenei confronti della catechesi e dell’evangelizzazione. Il documentorilancia – con le opportune distinzioni e sottolineature pastoralilocali – i valori che il progetto catechistico italiano ha mostrato dalDB in poi: una forte caratterizzazione cristocentrica, un vitale econtinuo riferimento alla Scrittura, una proposta unitaria di edu-cazione alla fede e alla vita cristiana con una forte attenzione aicontenuti, al messaggio ai destinatari, alle loro situazioni di vita, ailoro vissuti. Tali valori trovano nel DB una formulazione ancoravalida per lucidità espressiva e fedeltà al Magistero del ConcilioVaticano II. Appare però evidente che in questi ultimi anni è gra-dualmente cresciuto l’interesse per l’annuncio cristiano in tutte lesue forme, per l’ispirazione catecumenale della catechesi, per l’im-portanza – primaria e prioritaria – della catechesi per e con gli adul-ti. In tal senso questi Orientamenti possono diventare momento dirilancio della missione evangelizzatrice delle comunità cristiane,soprattutto delle comunità parrocchiali, in dialogo con la realtà econ tutte le persone.

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Il testo di “Incontriamo Gesù”

Presento ora un profilo di lettura del testo, sottolineando alcuniimportanti nodi pastorali, come emersi dalle consultazioni delleConferenze episcopali regionali.Il testo presenta un indice assai semplice:

1. Il titolo È interessante che la Commissione episcopale incaricataabbia deciso di assegnare al documento il titolo “IncontriamoGesù” per sottolineare sia la dimensione del discepolato, sia ladimensione della testimonianza ecclesiale. Si tratta di una idealecontinuità con quanto affermato nel n. 25 di Educare alla vita buonadel Vangelo, che delinea come stile educativo la pedagogia di Gesù.Ecco qual è in sintesi l’obiettivo dell’annuncio e della catechesi: l’in-contro di grazia con Gesù. La forma del verbo in prima persona plu-rale sottolinea - come nei simboli di fede - la dimensione ecclesialedi questo incontro.

2. L’Introduzione, assai breve, mostra scopo, contesto e destinatari diquesti Orientamenti, nell’attuale contesto culturale e ecclesiale. Iltono non è celebrativo: da subito (come richiesto da alcuneConferenze) si mettono accanto ai motivi positivi anche i problemi,le difficoltà, le inadempienze – nonché i ritardi – di questi decenni.L’introduzione si conclude, però, con un grazie per il cammino del-l’evangelizzazione dal DB a oggi.

3. Il Capitolo I “Abitare con speranza il nostro tempo. Un nuovo impegno dievangelizzazione” cerca di contestualizzare nell’oggi l’azione evange-lizzatrice. Come suggerito da alcune Conferenze, si è cercato di sot-tolineare maggiormente i “segni di speranza” considerando la «cul-tura contemporanea come via di missione» e non solo come «ostaco-lo», senza però tacere le «esigenze di conversione» (nn. 9-10). Questaparte è stata apprezzata da molti osservatori. Si vuole poi contestua-lizzare il dinamismo della fede (nn. 11-14) per poi descrivere l’evan-gelizzazione come orizzonte e processo (identità, soggetti, passaggi, rap-

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porto tra evangelizzazione–annuncio–catechesi, catechesi per adultie giovani). Il n. 27 dal titolo “SapereGesù” è un paragrafo nodale per-ché riassume tutto il movimento dell’azione evangelizzatrice.

4. Il Capitolo II “Annunciare il Vangelo di Gesù. Il coraggio del primo annun-cio” è interamente dedicato al primo annuncio. Esso ha subìto ampirifacimenti, anche perché era stato in qualche modo il capitolo piùcriticato dalle Conferenze regionali. Accanto ad una parte per cosìdire descrittiva nei nn. 36-41, si cercano di tratteggiare quelle «soglie»attraverso le quali si può concretamente operare una pastorale diannuncio. Il capitolo si conclude con delle Proposte pastorali (cosìanche il III e il IV capitolo) tra le quali i “Laboratori sull’annuncio”:idea che ha riscosso molti apprezzamenti tra vescovi ed esperti.

5. Il Capitolo III “Iniziare, accompagnare e sostenere l’esperienza di fede. Ilcammino della Iniziazione cristiana” si concentra, appunto, sull’Ini-ziazione cristiana. Prima l’Iniziazione cristiana degli adulti (cate-cumenato), quindi gli itinerari per bambini e ragazzi. Nelle Propostepastorali si trova abbozzata una proposta di itinerario 0-6 anni e 6-12 anni con la richiesta che in un immediato futuro l’UCN formu-li proposte più organiche e definisca i passaggi di revisione deicatechismi. Il n. 61 è dedicato alla celebrazione dei sacramenti,soprattutto della Confermazione. Su questo punto, stando allediversificate indicazioni delle Conferenze regionali, il «cantiere»rimane aperto. Gli Orientamenti richiamano alcuni aspetti fonda-mentali (anche maturati in questi ultimi anni) e chiedono che lariflessione continui nelle Conferenze regionali per giungere a scel-te omogenee.

6. Il Capitolo IV “Testimoniare e narrare. Formare servitori del Vangelo” è sulministero e la formazione di evangelizzatori e catechisti. È di fatto ilcapitolo più innovativo. Quanto alla “ministerialità dei catechisti” (cfrn. 76-78) il Consiglio Episcopale Permanente ha inteso, per così dire,rafforzare il mandato del Vescovo, che non dovrebbe essere generico, oepisodico. Anche per i padrini/madrine si propone una scelta, raffor-zando questa figura e lasciando come «testimoni» del rito altre perso-ne scelte dalla famiglia che non hanno i requisiti canonici per svolgereil ruolo di padrini/madrine (cfr n. 70). Su questi ultimi due aspetti c’è

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stato ampio dibattito nell’Assemblea generale CEI dello scorso mese dimaggio. La parte finale del capitolo IV si occupa della formazione deicatechisti e del profilo degli Uffici diocesani, regionali, nazionale.

7. La Conclusione è breve e vuole sintetizzare nell’ambito della comu-nità domenicale l’impegno di evangelizzazione e catechesi.Delle tabelle fuori-testo presentano una breve analisi e accompagna-no i singoli capitoli di 1Ts 1-2: una testimonianza neotestamenta-ria di come l’avventura dell’evangelizzazione sia una dimensioneoriginaria nonché originante della Chiesa. Fra il titolo e il sottoti-tolo dei capitoli, poi, sono state inserite alcune righe di sintesi perfacilitarne la lettura. I riferimenti mariani non sono conclusivi, maappaiono nell’ambito della trattazione anche per esemplificare,attraverso il suo «tipo» e la sua «immagine» (cfr Lumen gentium, 63-64), l’indole materna della Chiesa.Il testo porta in appendice un Glossario, curato della Consulta UCN.Si tratta di un vademecum dei concetti espressi nella trattazioneanche ad uso delle scuole di formazione. Il testo rimanda più voltead alcune scelte che vanno discusse nelle Conferenze episcopali regio-nali con deliberazioni unitarie in quell’ambito. Tale scelta è moti-vata dalla diversità del tessuto sociale, culturale e religioso dellediocesi italiane; in tale senso, è parso più opportuno ai vescovirimandare alcune scelte al dibattito regionale.

Punti di forza del testo

Vorrei, a questo punto, aggiungere alcune peculiarità trasversali altesto, utili per la nostra riflessione.Anzitutto, le sette dimensioni fondamentali che caratterizzano gliOrientamenti e, insieme, aprono ad ulteriori futuri sviluppi:

1. Un chiaro riferimento all’evangelizzazione in quanto orizzonte e proces-so. La distinzione non è peregrina. Tutto l’agire ecclesiale va com-preso nell’orizzonte di ciò che costituisce l’identità stessa della

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Chiesa, appunto l’evangelizzazione. Allo stesso tempo, il processodi evangelizzazione ha delle tappe che necessitano di scelte missio-narie ed educative appropriate.

2. Il primo annuncio che vuole illuminare il cuore dell’uomo nei passaggifondamentali e critici della vita. In tale senso è un atto ecclesiale che fasintesi delle esigenze kerigmatica e apologetica, perché è annunciodella chiarezza del mistero salvifico, con parresìa, e, allo stessotempo, è testimonianza della Bellezza operata dalla Parola nelcuore di chi l’accoglie.

3. L’assoluta precedenza della catechesi e della formazione cristiana degliadulti, e, all’interno di essa, del coinvolgimento delle famiglie nellacatechesi dei piccoli (cfr particolarmente il n. 24). Si tratta, inoltre,di valorizzare tutta l’azione formativa (che comprende anche litur-gia e testimonianza della carità) in chiave “adulta”.

4. La centralità della comunità nel processo di discernimento e progettazio-ne dell’educazione nella fede. Tutta la comunità, nella diversità deiministeri che partecipano in modo differenziato alla responsabilitàper il Regno, deve discernere l’agire educativo perché in esso sidetermina l’autenticità del suo tessuto ecclesiale.

5. L’ispirazione catecumenale della catechesi: questo comporta un’at-tenzione esplicita all’Iniziazione cristiana degli adulti e, insieme,una forte attenzione al dono di grazia operato da Dio, alla scelta difede, agli itinerari, ai riti, alle celebrazioni e ai passaggi che scandi-scono il cammino.

6. La formazione dei catechisti e – in forma curriculare e permanente –la formazione dei presbiteri e dei diaconi. La formazione specifica dicoloro che operano – a vario titolo – negli Uffici catechistici diocesani.

7. La proposta mistagogica ai preadolescenti, agli adolescenti e ai gio-vani, caratterizzata da una non scontata continuità con la cateche-si di iniziazione cristiana ma anche dalla considerazione della real-tà di «nuovi inizi» esistenziali.

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Desidero anche indicare sei sottolineature fondamentali presenti negliOrientamenti sulle quali sarebbe opportuno riflettere:– Come richiesto da molte Conferenze è stato molto sottolineato –

per via del tema dell’Annuncio – l’invito all’ascolto/lettura della Scrittura(nella Chiesa), anche con attenzioni ad armonizzare tale prospettivacon un corretto approccio liturgico e catechistico (cfr n. 17). Simileattenzione è stata riservata per il tema della testimonianza della carità.– La dimensione kerigmatica, in chiave fortemente cristocentrica,

dell’annuncio ed anche della catechesi è stata sottolineata sia al n. 27come “cuore” dell’azione evangelizzatrice sia al n. 35 sul primoannuncio.– L’attenzione a GS 11 nel discernimento sul contesto socio-cul-

turale odierno operato dal documento, indicando nei segni di spe-ranza, «i veri segni della presenza o del disegno di Dio» nella storia. – La proposta che i padrini e le madrine (Orientamenti n. 70) siano

figure veramente «scelte, qualificate e valorizzate». – Il valore del mandato del vescovo (Orientamenti n. 78), che esprime

la ministerialità peculiare dei catechisti.– La centralità del discernimento dei presbiteri che insieme alla

comunità sono chiamati a riconoscere e promuovere nei fedeli i donidella Spirito in riferimento al servizio alla Parola. Con la comunità ipresbiteri devono garantire una adeguata offerta formativa che siconfigura come un processo di crescita spirituale. La formazione deveessere percepita non come momento tecnico legato alla sola acquisi-zione di competenze metodologiche, ma come momento ecclesiale nelquale il catechista può crescere nella consapevolezza del dono di fededa comunicare.

Per concludere

I nostri Orientamenti s’intitolano Incontriamo Gesù. L’incontro di cui siparla non è un incontro, per così dire formale, o culturale, e nem-meno – cosa già più profonda – esistenziale. Si tratta, invece, di unincontro concreto e reale, quasi un «corpo a corpo» con Gesù. Anzi,

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per dirla tutta, si tratta di un lasciarsi incontrare da Lui, lasciarsiraggiungere dall’onda purificatrice del suo amore totale: acqua esangue, vita e morte, spirito e carne.Contemplando Gesù Crocifisso, san Bonaventura esclamava: «per-ché dal fianco di Cristo morto in croce fosse formata la Chiesa e siadempisse la Scrittura che dice: “Volgeranno lo sguardo a colui chehanno trafitto” (Gv 19, 37), per divina disposizione è stato permes-so che un soldato trafiggesse e aprisse quel sacro costato»6. Magarila nostra catechesi fosse come questo colpo di lancia, capace an-ch’essa di aprire e mostrare alle donne ed agli uomini del nostrotempo il mistero dell’amore misericordioso del Padre, del cuore diCristo, del soffio dello Spirito!

Possibili ricadute pastorali per l’IC

Senza bisogno di ripetere analiticamente le parole già citate delPapa e della CEI, facciamo notare come alcuni elementi siano digrande apporto al cammino di rinnovamento dell’iniziazione cri-stiana. Per non dilungarci, elenchiamo alcuni punti, ciascuno deiquali potrà meritare una ripresa e un approfondimento.

1. Il soggetto dell’iniziazioneUn primo aspetto da sottolineate è l’identificazione la sottolinea-tura del soggetto proprio di tutta l’attività di comunicazione dellafede: la comunità cristiana, da cogliere come insieme di famiglie edi figure educative, come vera “comunità educante”. Sono molto interessanti, a questo proposito, i due momenti in cui ilConsiglio Episcopale Permanente della CEI ha dato ampio spazio altema della catechesi in occasione dell’esame delle bozze di IG. Nelcomunicato finale della Presidenza seguito alla seduta del 24-27 set-tembre 2012 per esempio si legge: «La responsabilità di comunicare etestimoniare la fede alle nuove generazioni ha il suo soggetto nell’in-tera comunità cristiana: questa consapevolezza richiede un forteinvestimento sulla formazione e l’accompagnamento degli adulti, a

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6 SAN BONAVENTURA, Lignum vitae. De mysterio passionis, 30.

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partire da quanti già partecipano alla vita ecclesiale. Compito priori-tario della Chiesa, del resto, rimane la riscrittura della proposta cri-stiana nelle coscienze delle persone e nel loro vissuto».Come mostra la lettura passo passo di IG – in particolare i capitoliI e III – per far crescere l’iniziazione cristiana non è sufficienteriqualificare tecnicamente i catechisti o riscrivere i catechismi; è ingioco la qualità evangelica ed educativa delle nostre comunità cri-stiane. Questa prospettiva dovrà attraversare ogni proposta di for-mazione e sussidiazione che verrà offerta nei prossimi anni.

2. Una Chiesa “in uscita”Come deve essere questa comunità che ama il Vangelo e ogni uomofino a riuscire a vivere uno stile realmente educativo? Il Paparisponderebbe dicendo, tra l’altro, che deve essere una Chiesa “inuscita” (nel senso che evangelizzare è inculturare la Parola). Quasi ogniparagrafo di EG ha conseguenze in ordine a un reale dinamismomissionario.Le conseguenze per noi sono evidenti. Tra i problemi tipici dellapastorale odierna vi è la difficoltà di far incrociare a molti adulti,famiglie e ragazzi la vita della comunità cristiana. Pensiamo all’im-portanza della domenica, dell’esistenza cristiana non solo limitataalla liturgia o alla catechesi, alla scarsa testimonianza data dacomunità che appaiono talvolta “vecchie” e chiuse su se stesse.Questi problemi – insegna il Papa – non si risolvono indurendo ilproprio volto e alzando l’asticella delle richieste, ma iniziando adaprire le porte e le finestre della comunità, valorizzando ogni occa-sione di incontro con le famiglie e con i singoli. Le comunità pasto-rali e parrocchiali, come pure le aggregazioni ecclesiali, dovrannomolto vigilare su questo. Senza tener viva questa attenzione, l’ini-ziazione cristiana sarà sempre un’attività – anche importante ebella – proposta dalla parrocchia, con la conseguenza che, giunti aisacramenti, non ha senso proseguire la preparazione. L’obiettivo èinvece che l’iniziazione introduca alla vita cristiana, che non termi-na mai e che è bello condividere insieme.

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3. Il racconto della buona notizia di GesùAbbiamo rimarcato l’accento posto sull’annuncio, fin dal sottoti-tolo di IG: ormai non è più possibile fare catechesi senza partire dal-l’evangelizzazione. Lo ha mostra del resto anche l’esortazione apo-stolica di papa Francesco.La nostra iniziazione cristiana cambierà se partirà dall’annuncio:ad esso è specificamente dedicato il primo anno dell’itinerario dio-cesano rinnovato. E se avranno il gusto dell’annuncio della buonanotizia di Gesù anche gli anni successivi.In maniera provocatoria, potremmo dire che il vero «laboratoriosull’annuncio» (cfr IG 46) potrebbe essere il rinnovamento dell’ini-ziazione cristiana.

4. Non pretendere, ma proporre e offrire, nella gioiaNon possiamo che prestare attenzione all’obiezione che il Papa fa aquella che chiama “dogana pastorale”. Non è rendendo più impe-rative le richieste che si superano le difficoltà di rapporto con lefamiglie coinvolte nell’iniziazione cristiana. Dobbiamo sceglierecammini in cui risulta evidente l’accoglienza e l’ospitalità vissutadalle nostre comunità nei confronti dei bambini e dei genitori. Questo nulla toglie al valore degli itinerari, al contenuto della cate-chesi, alla qualità delle celebrazioni. È anzi doveroso chiedersi: checosa è possibile fare perché i sacramenti siano sempre meglio cura-ti? “No alla dogana pastorale” non significa “sì al pressapochismo”!Entrambi questi esiti, pur presentandosi in forme opposte (este-nuante burocratizzazione, in un caso; estrema facilitazione, nell’al-tro) lasciano la bocca amara: sembra quasi che alla comunità cri-stiana interessi poco incontrare le famiglie e i bambini, facendo losforzo per conoscersi, avviare un tratto di percorso insieme, impa-rare a stimarsi e collaborare.Certo una pastorale siffatta chiede tempo, investimento di energiee di persone. Ma in gioco è la possibilità di annunciare davvero ilVangelo oggi. Ed è una possibilità che ci toglie dall’ansia e ci rendegioiosi testimoni di ciò che abbiamo a nostra volta ricevuto. Non èun caso che, soprattutto in EG, la sottolineatura della gioia siacostante. In genere non ci si aspetta che gente gioiosa e festantepossa essere “anche” credente! Eppure è così! Del resto non solo ilpatrono san Giovanni Bosco, ma anche san Filippo Neri, lo stesso

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san Francesco erano figure ilari e gioiose. La missionarietà, in con-creto, nelle nostre comunità, assume anche il volto di luoghi aper-ti, ospitali, sani, in cui genitori e bambini sono accolti a bracciaaperte e resi via via partecipi del cammino che vi si svolge.

5. Un itinerario globale e unitarioMolto importanti sono gli accenni nei documenti del Papa e dellaCEI alla qualità dell’itinerario: annuncio della Parola, esperienzafraterna, preghiera, testimonianza della carità. Anche qui ricordiamo l’apporto del Consiglio permanente dellaCEI. Dopo aver trattato di IG nella riunione del 28-30 gennaio2013, il Consiglio ne ha messo a fuoco ulteriormente l’obiettivocon queste parole: «Partendo dalla trasmissione della fede in uncammino di incontro con Cristo nella comunità ecclesiale, i Vescoviguardano alla catechesi quale momento irrinunciabile, di cui avver-tono la necessità di chiarire termini, contenuti e collegamenti: soloallora il “sapere” della fede coglie la centralità della dimensionecelebrativa, che a sua volta apre alla carità».Si tratta, in altri termini, di valorizzare ciò che si è cercato di espri-mere in questi anni parlando di ispirazione catecumenale degli iti-nerari di iniziazione cristiana dei ragazzi. Sul tema IG offre unparagrafo molto meditato e completo (cfr IG 52), vero punto diarrivo della riflessione e delle sperimentazioni di questi decenni. Lìsi indicano le varie caratteristiche della ispirazione catecumenale:un insieme di elementi da cercare di tenere presente nel suo insie-me; condizione, questa, che permette di relativizzare la questionedella collocazione dei sacramenti, accettando che esistano almomento in Italia due soluzioni, entrambe legittime e portatrici divalori positivi (cfr IG 61).

6. L’attenzione al percorso personale, al cammino spiritualeL’itinerario però non è tutto; soprattutto l’itinerario scritto, tra-sformato in sussidiazione. E questo per due motivi. Anzitutto il primato della vita sul discorso. Non a caso il Papa sot-tolinea spesso la possibilità di annunciare ovunque: «Spontanea-

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mente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in unastrada» (EG 37). Siamo chiamati a riconoscerci, come annunciato-ri, quali persone in cammino. L’esperienza degli Atti degli Apostoliandrebbe riletta in proposito come fonte di stile pastorale.Ma c’è anche un altro motivo che invita a non assolutizzare l’im-portanza degli itinerari scritti: il fatto che il vero itinerario lo com-piono le persone, ciascuna con la loro identità e specificità chemerita attenzione. Non a caso in EG si evidenzia l’importanza diuna pastorale dell’a uno a uno, che non si attende per forza i gran-di numeri per agire. È questa vera pastorale missionaria. Da questopunto di vista le parrocchie e realtà piccole, che talvolta potrebberosoffrire di questa loro situazione, possono rappresentare un conte-sto più a dimensione umana, in cui ci si conosce e si collabora.Nel caso di comunità grandi o di parrocchie piccole, comunque,l’attenzione dovrà essere a valorizzare tutto ciò che nell’itinerario diiniziazione chiama in causa la persona e la sua maturazione, pen-siamo alla preghiera, all’introduzione nella vita liturgica, al discer-nimento sul cammino percorso, alla dimensione vocazionale. Nonsi tratta di temi accessori od opzionali rispetto all’annuncio e allacatechesi, ma di risvolti vitali di un incontro vero con Gesù.

7. Imparare ad accompagnarePer proporre questi cammini e affiancare famiglie e ragazzi, comedobbiamo essere? Il Papa ci direbbe: accompagnatori, più che cate-chisti. E questo in tutti i “mondi” dell’esistenza, anche quello piùordinario della vita familiare, dell’esperienza scolastica, del tempolibero condiviso.Rinnovare l’iniziazione cristiana significa anzitutto scegliere e for-mare figure educative bene preparate. È una priorità in Italia cui vadata reale attenzione. Tra l’altro per la prima volta in un documen-to CEI si invitano con chiarezza diocesi e parrocchie a farsi caricodei costi economici della formazione iniziale e permanente dei pro-pri catechisti.

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Sabato 18 ottobre 2014, ore 17.00: la Facoltà di Medicina del-l’Università di Bari per circa due ore è stata adibita a Cattedrale deiPopoli in occasione della Veglia missionaria diocesana. I fedelibahá’í, musulmani, tamil, sik, i cristiani evangelici battisti e noi cri-stiani cattolici abbiamo pregato assieme il Dio e Padre di tutte legenti. Alla lode a Dio ha fatto eco la richiesta di pace per tutte legenti. Quasi trecento convenuti nell’aula magna, adornata per l’oc-casione con stoffe e nastri variopinti, hanno preso posto nella sala,“avvolgendo” idealmente le cinque lampade colorate accese. Posteal centro della sala in zolle di terra, esse simboleggiavano i cinquecontinenti: il verde collegato con l’Africa, il bianco abbinatoall’Europa, il rosso che rappresentava le Americhe, il blu l’Oceania,il giallo l’Asia. Per due ore non ci è importato più neanche sapere a quale religioneappartenessimo, non certo per qualunquismo o superficiale ireni-smo in campo religioso, ma perché riconoscevamo in ogni essereumano presente in sala un figlio di Dio e un nostro fratello, unanostra sorella: tutti amati da Lui con totale intensità. L’inusualeincontro fraterno di preghiera ci ha fatto superare la tentazione dicredere che quanti non ci somigliano non hanno né carne né san-gue. Infatti anche a molti perbenisti delle nostre comunità, gruppi,movimenti e associazioni fa paura la diversità in campo sociale e

Settore Evangelizzazione. Ufficio Missionario.

Attraversare le periferie di altre fedi e religioniVeglia missionaria con preghiera interreligiosa

(Bari, 18 ottobre 2014)

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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religioso, facendo fatica a riconoscere in quel diverso un fratello.Noi partecipanti all’incontro ci siamo immediatamente infervoraticon la recita della preghiera comune iniziale: «Sia fatta la tua volon-tà, Dio dell’Universo! Tu che ci dai l’acqua per bere e sai dare ad ognicreatura ciò che a lei spetta, e non togli a chi sai che è generoso e gene-rosamente dà, sii tu mia forza, mia cura, mia gioia, mia luce nellastrada buia; mia gioia nel dolore, mio conforto nell’afflizione, miosostentamento nella fame. Sii tu occhi nel buio, orecchio nel silenzio.La tua mano guidi ogni mio passo e sii tu l’unica mia certezza!».Prima di questa fiduciosa implorazione è stata proclamata una“parabola” per dare il senso adeguato all’incontro: «Il buon pastoreraccoglieva le sue pecore per portarle all’ovile. Incontrò sulla suastrada la pecorella di un altro pastore. Sapeva che anche l’altropastore era un buon pastore; e che anch’egli amava le sue pecorelle.Quindi prese la pecorella e l’accolse nel suo ovile. Le dette acqua efresca erba e disse: “Non temere! Non ti porto via dal pastore che tuami!”. Quindi rinchiuse il recinto e si recò al vicino pastore. Bussòalla sua porta e chiese ospitalità dicendo: “Il mio gregge ha erba fre-sca; la tua pecorella, forse, è venuta più vicina al mio campo perchénon c’è più erba nel tuo campo. Puoi farle pascolare insieme allemie. In primavera Dio penserà a tutte e due le greggi. La tua peco-rella è da me; vieni pure a prenderla quando sei comodo tu. E siapace e bene a te e a chi è con te”». Il significato mi sembra ovvio:accettarsi reciprocamente nel differente modo di essere, di pensare,di esprimersi e di vivere l’esperienza religiosa; e collaborare nei valo-ri comuni di giustizia, di pace e di dialogo tra noi e con Dio.La mia impressione sulla serata: la preghiera dei tamil e dei sik mi èparsa la più sincera; l’orazione dei bahá’í la più coinvolgente.L’intervento dei musulmani mi è sembrato contenesse il desideriodi appartenere ad un amore più grande e più comune, quasi a scon-giurare il pregiudizio generale di essere annoverati tra i violenti. Noicristiani – cattolici ed evangelici – abbiamo scelto di proclamare espiegare la Parola di Dio, rinunciando alla preghiera diretta. Unapecca involontaria vi è stata nella scelta del repertorio dei canticomuni, ove non è stato previsto nessun canto “orientale”. Pertantonon sarebbe male sognare la creazione di una corale interreligiosache renda giustizia alla adeguata espressione di tutti nella lode alDio dell’Universo.

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A coloro che hanno espresso perplessità sulla preghiera interreligio-sa durante la Veglia missionaria, domando: quando non ci sono piùfrontiere, cosa è la Veglia missionaria? Non è forse la comunione dipreghiera con coloro che, come noi, pronunciano nell’amore il NomeSanto di Dio, pur chiamandolo diversamente?Un grazie riconoscente al Signore per averci ispirato la posa in operadi un altro tassello in quel variegato mosaico ideato da san GiovanniPaolo II che, ventotto anni fa (il 27 ottobre 1986), convocava adAssisi la prima Giornata mondiale di preghiera per la pace, cui pre-sero parte i rappresentanti di tutte le grandi religioni mondiali.

sac. Ambrogio Avellutodirettore Ufficio/Centro Missionario Diocesano

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Settore Evangelizzazione. Ufficio missionario

Dalla Cina con stuporeSei sacerdoti baresi a Hong Kong

Dal 3 al 17 settembre 2014 sei sacerdoti diocesani di Bari-Bitonto -don Michele Camastra, già sacerdote Fidei donum in questa regioneper 12 anni sino al 2012, il sottoscritto, don Vittorio Borracci, donBruno Fontana, don Alfredo Gabrielli e don Nicola Laricchia - cisiamo recati ad Hong Kong (letteralmente “Porto profumato”).Questo territorio, che conta sette milioni e mezzo di abitanti, èstato colonia inglese sino al 1997 ed attualmente fa parte dellaRepubblica popolare cinese, con uno statuto speciale. La celebra-zione del centenario della costituzione della parrocchia Holy Crossin Hong Kong, ove don Michele ha esercitato il ministero di parro-co dal luglio 2009 al febbraio 2012, ha costituito il motivo delnostro viaggio. Abbiamo consegnato nelle mani del vescovo dellaChiesa locale, card. John Tong Hon, una lettera del nostro pastoreindirizzata ai fedeli di quella comunità parrocchiale. In essa mons.Francesco Cacucci sottolineava «l’ansia missionaria che caratteriz-za la vita della Chiesa» che, attraverso il dono di un nostro sacer-dote per oltre un decennio alla Chiesa che è in Hong Kong, ha resoconcreta «la sollecitudine di ogni vescovo per tutte le Chiese, comeha affermato il Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmaticasulla Chiesa Lumen gentium».Alle ore 19.00 di mercoledì 3 settembre siamo partiti per Monacodall’aeroporto di Bari-Palese, dopo aver posato per alcune fotoricordo che immediatamente abbiamo postato su facebook, rice-vendo numerosi “mi piace” da fedeli laici e sacerdoti della nostradiocesi e da moltissimi amici cinesi di don Michele. Poco dopo le22.00 ci siamo imbarcati sull’aereo per Hong Kong, ove siamo giun-ti circa 11 ore dopo, alle 15.30 locali con un fuso orario di 6 ore.Appena fuori dall’aereo siamo stati letteralmente avvolti da unclima umidissimo che non ci ha abbandonato sino al rientro. Ègiunto prestissimo, però, l’atteso refrigerio con un’autovettura cli-matizzata da 7 posti, messa a nostra disposizione da una fedeledella parrocchia Holy Cross e alla cui guida – rigorosamente a sinistra

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come da tradizione anglosassone – si è posto don Camastra per l’inte-ra permanenza, poiché molto esperto anche come… accompagnatoreturistico. Ospitati per alcuni giorni presso l’Hotel Caritas Lodges Service,gestito con professionalità dalla Caritas locale e nelle restanti giorna-te presso la Pime House (comunità dei missionari del Pime oriundi daMilano, che nel 1858 hanno fondato la Chiesa in Hong Kong), siamostati accolti con simpatia, efficienza e amore da sacerdoti e fedeli. Unavenerazione inattesa per il sacerdote in quanto ministro di Dio l’ab-biamo percepita per la durata dell’intero soggiorno.Un breve elenco di alcuni luoghi che abbiamo visitato. Tian TanBuddha, meglio noto come il Grande Buddha, è una grande statuadi bronzo, una delle 5 personificazioni del Buddha, alta 34 metri epesante 250 tonnellate; si trova vicino al monastero di Po Lin e sim-boleggia il rapporto armonico tra uomo e natura, la gente e la reli-gione. Il Seminario diocesano, che ospita appena sette seminaristi,di cui due provenienti dalla Repubblica popolare cinese. Holy SpiritStudy Centre (HSSC), istituto di ricerca fondato nel 1980 dal cardi-nale John Baptist Wu, che raccoglie e cataloga informazioni sullaCina e la Chiesa continentale da oltre 100 periodici di lingua cine-se e inglese e dai quotidiani; tale Centro approfondisce la compren-sione di una nazione in rapida trasformazione e consente allaChiesa di svolgere al meglio la sua missione. L’elegante, colorato epanoramico parco Nan Lian Garden, che copre un’area di 35.000 mq;barriere antirumore schermano i giardini, attutendo l’effetto acu-stico del traffico esterno. Il monastero femminile buddhista Chi Lin,che al suo interno ospita diversi edifici per i religiosi, sale per le pre-ghiere, giardini, ostelli per i visitatori e perfino un ristorante vege-tariano.Tre concelebrazioni difficili da dimenticare sono: il matrimonio diKevin e Praire, l’ordinazione diaconale di Cyrillus Cheung Lok-Tine, soprattutto, la Messa per il centenario della chiesa Holy Cross. Itre banchetti seguiti ai rispettivi riti religiosi hanno messo a duraprova la nostra “linea”, ma ci hanno permesso di gustare il megliodella cucina cinese, finissima e molto variegata.La Chiesa cattolica in Hong Kong è costituita dal 6% della popola-

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zione a fronte del 90% di buddisti e taoisti. Ma la credibilità che essariscuote anche presso le altre confessioni religiose è molto elevata amotivo dell’impegno nelle istituzioni quali la scuola, gli ospedali, lecarceri e le famiglie. Le scuole cattoliche sono molto frequentateperché ritenute da tutti professionali; esse diventano la principalerisorsa di conversioni al cattolicesimo, poiché la testimonianza suDio ivi è credibile. L’impegno degli operatori pastorali nelle fami-glie per incontrare soprattutto i poveri e gli emarginati e la visita aicarcerati danno ulteriore impulso alla scelta per Cristo, che si con-cretizza in 3.500 battesimi l’anno, celebrati durante la Veglia pa-squale. La maggior parte delle famiglie sono di religione mista, maciò non crea il dilemma della futura scelta religiosa dei figli, inquanto il coniuge non cattolico opta senza problemi perché essisiano battezzati nella nostra fede, anche a motivo della praticaecclesiale del coniuge cattolico dopo la sua conversione. Infatti lenostre chiese sono affollate e le liturgie sono ben animate da mini-stranti, cantori, lettori, accoliti, diaconi e sacerdote. Tutti cantano,tutti partecipano con le risposte assembleari e la gioia pervade i pre-senti. Possiamo darne noi testimonianza, dal momento che dome-nica 7 settembre abbiamo operato una full immersion in cinqueparrocchie diverse, concelebrando e trattenendoci successivamentenell’agape fraterna con sacerdoti e fedeli laici.Non possiamo poi tralasciare la breve “incursione” a Macao, excolonia portoghese, e la “due giorni” a Guangzhou – suolo total-mente cinese.Macao è situata sul lato occidentale del delta del fiume delle Perle,con Hong Kong ad est. L’economia del territorio è fortementedipendente dal gioco d’azzardo e dal turismo, ma comprende ancheattività produttive. Suggestiva la visita alla città su cui sovrasta quelche resta della cattedrale di S. Paolo, la sola facciata. Abbiamo cena-to con un missionario comboniano, p. Corrado De Robertis, fino apochi mesi fa della comunità comboniana di Bari, che ci ha chiari-to molti dubbi.Guangzhou (Canton) è la più grande città costiera del sud dellaCina, al terzo posto per abitanti e importanza dopo Pechino eShanghai. In questa località la testimonianza di carità dei missio-nari del Pime è apprezzata anche dalle autorità della Repubblicapopolare cinese. Due sacerdoti, infatti, hanno creato una “cittadel-

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la della carità” per disabili fisici e psichici; una “fabbrichetta” dipane e affini gestita da disabili psichici lievi; una fattoria in campa-gna per disabili mentali gravi. Tanto amore, molta passione, gran-de professionalità. Questi ministri di Dio, però, non possono cele-brare in chiesa poiché non sono “preti patriottici”, i soli ricono-sciuti dal governo cinese. Essi celebrano in casa o in hotel, con pru-denza, per non essere scoperti e, di conseguenza, espulsi. Anche noi,nei due giorni vissuti assieme a loro, abbiamo condiviso la medesi-ma esperienza. Concludo citando due eventi curiosi. Il primo: in episcopio adHong Kong siamo rimasti bloccati tutti e sei in ascensore per oltreventi minuti; solo la nostra prontezza nell’improvvisarci intervista-tori gli uni degli altri e nel discutere su svariati argomenti ci ha evi-tato il panico. Il secondo: negli ultimi due giorni di soggiorno (15 e16 settembre) è scoppiato un violento tifone, che ha bloccato uffi-ci, scuole e chiese. Ancora poche ore e saremmo stati costretti arimandare il rientro. Anche se con un giorno di ritardo, però, nonavremmo smarrito il nostro stupore per questa esperienza, bellaoltre ogni attesa.

sac. Ambrogio AvellutoDirettore Ufficio/Centro Missionario Diocesano

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Settore Evangelizzazione. Ufficio missionario

“Periferie cuore della missione”(Giornata missionaria mondiale, domenica 19 ottobre 2014)

“Periferie cuore della missione”. «Con questo slogan – scrive donMichele Autuoro, direttore nazionale delle Pontificie OpereMissionarie – vogliamo vivere quest’anno le cinque settimanedell’Ottobre missionario e la 88° Giornata missionaria mondiale. Lamissione nasce dalla preghiera, dall’incontro personale con Gesù,colui che ci ha “sedotti”; Papa Francesco afferma: «Evangelizzatoricon Spirito significa evangelizzatori che pregano e lavorano…Occorre sempre coltivare uno spazio interiore che conferisce sensocristiano all’impegno e all’attività» (Evangelii gaudium [EG], 262).Questo sussidio per l’animazione liturgica (“Per comunità, adulti efamiglie”, distribuito alle parrocchie dall’Ufficio/Centro missionariodiocesano) vuole offrire degli spunti per ricordare alle nostre comu-nità che solo “uniti a Gesù, possiamo cercare quello che Lui cerca,amare quello che Lui ama” (EG, 67). Gesù cosa ha cercato e amato? Ipoveri, i peccatori, gli emarginati, i delusi, gli stranieri, gli ammalati,i prigionieri del male, i cercatori di senso: essi sono diventati il greg-ge della sollecitudine del Buon Pastore. Dalla contemplazione nasceuno sguardo nuovo sull’umanità, per essere capaci di ascoltare ilgrido degli ultimi, pronti a farci carico delle loro esistenze affinchénon ci siano periferie e centri distinti… (Papa Francesco)».Lo slogan della Giornata missionaria mondiale contiene due pro-vocazioni per le nostre Chiese locali: accogliere l’invito a “uscire”dal nostro modo di pensare e vivere, per essere “Chiesa attratta dailontani della terra”, per riscoprire il cuore della missionarietà.Andare/uscire verso gli ultimi per i cristiani non vuol dire soloandare verso i fratelli e le sorelle, ma scoprire che Dio è già qui, Luiaccanto all’umanità.Papa Francesco ci invita a vivere con particolare impegno laGiornata missionaria mondiale, domenica 19 ottobre, nella felicecoincidenza con l’evento della beatificazione di papa Paolo VI, unpontefice che ha posto in primo piano la natura missionaria dellaChiesa.

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Anche quest’anno, l’Ufficio/Centro missionario diocesano, direttoda don Ambrogio Avelluto, ha realizzato, nel mese missionario, piùdi una iniziativa volta a risvegliare in ogni fedele la passione e lo zelodi portare a tutto il mondo il Vangelo. Anzitutto, la ricorrenza dellaGiornata missionaria mondiale è stata annunciata alla cittadinanzabarese con l’affissione di manifesti nei diversi quartieri della città. Il 1° ottobre, Giornata missionaria delle religiose, sull’esempio disanta Teresa di Lisieux, patrona delle missioni («Vorrei essere missio-naria non soltanto per qualche anno, ma vorrei esserlo stata fin dallacreazione del mondo ed esserlo fino alla consumazione dei secoli»),si è svolta una veglia di preghiera sul tema: “Uscire e consolare” pres-so l’abbazia-monastero benedettino “Santa Scolastica” in Bari.Il 18 ottobre, nell’aula magna della Facoltà di Medicina presso ilPoliclinico di Bari, è stata celebrata una veglia missionaria diocesa-na con preghiera a carattere interreligioso. Durante la veglia, sonostati offerti oggetti liturgici o per la celebrazione eucaristica, dadonare ai missionari sparsi nel mondo, a cura della FondazioneMissio, Opera Apostolica, Pontificie Opere Missionarie.Il 19 ottobre, Giornata missionaria mondiale, è stato allestito unostand nel Centro commerciale “Mongolfiera” di Bari-Japigia, in col-laborazione con l’Associazione onlus “Mondo antico e tempimoderni”. Per tutta la giornata di domenica, molti visitatori hannomostrato interesse alla manifestazione avvicinandosi al gazebo echiedendo maggiori informazioni. Sono stati distribuiti gratuita-mente un grande numero di pieghevoli e di riviste missionarie,messi a disposizione dalla Fondazione Missio. Molto ha contribui-to alla riuscita dell’iniziativa l’apporto fornito dalla Onlus “Mondoantico e tempi moderni”, presidente il prof. Nicola Cutino, e dalladirezione della “Mongolfiera” di Bari-Japigia per la concessione diuno spazio all’interno dell’Ipercoop.È in corso, inoltre, per il mese di ottobre, nel Seminario arcivesco-vile, una mostra missionaria con esposizione dei lavori degli stu-denti che hanno partecipato alla XIII edizione 2014 del concorsomissionario “Don Franco Ricci” sul tema “Africa: forza e fragilità diun continente. Quale solidarietà? Quale responsabilità?”.

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L’Ottobre missionario coincide anche con l’inizio di un nuovoanno pastorale, con l’auspicio che si realizzi sempre più quel rinno-vamento ecclesiale attraverso «una scelta missionaria capace di tra-sformare ogni cosa, dove tutto diventi un canale adeguato per l’e-vangelizzazione del mondo attuale» (EG 27).

dott. Mario ConfortiUfficio/Centro missionario diocesano

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Il giorno 18 febbraio 2014, alle ore 19.00, presso l’Aula sinodale“Mons. Mariano Magrassi”, si sono riuniti, in forma congiunta, ilConsiglio Presbiterale e il Consiglio Pastorale Diocesano, convoca-ti e presieduti dall’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci.Sono presenti: il vicario generale mons. Domenico Ciavarella e ivicari episcopali: don Ubaldo Aruanno, mons. Vito Bitetto, mons.Francesco Colucci, mons. Domenico Falco, p. Luigi Gaetani, mons.Angelo Latrofa.

All’ordine del giorno:– Verso il V Convegno Ecclesiale Nazionale a Firenze 2015: “InGesù Cristo il nuovo umanesimo”.

– Varie ed eventuali.

Dopo la preghiera iniziale, tratta da Fil 2,6-11 e Gaudium et spes n.22, introduce don Alessandro Tanzi, il quale spiega che questariunione congiunta tra i due Consigli è a motivo dell’Invito che ilcomitato preparatorio del Convegno ecclesiale di Firenze del 2015ha esteso a tutte le diocesi di Italia, per chiedere un contributo allapreparazione di tale convegno il cui tema è “In Gesù Cristo il nuovoumanesimo”. L’incontro deve essere un confronto in ascolto reci-

Consiglio Presbiterale DiocesanoConsiglio Pastorale Diocesano

Verbale della riunione congiuntadel 18 febbraio 2014

CONSIGLI DIOCESANI

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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proco a partire da quella che il comitato preparatorio ha volutoindicare come traccia da approfondire.Per una preparazione adeguata è necessario far tesoro delle espe-rienze fatte in ciascuna diocesi a cominciare dall’ultimo ConvegnoEcclesiale di Verona. Siamo invitati ad una riflessione attorno aqueste aree tematiche:

1. Le forme e i percorsi di incontro con Cristo nella pastoraleordinaria dell’iniziazione cristiana come in altre forme di esperien-ze di annuncio e di evangelizzazione con attenzione ai nuovi conte-sti e alle nuove periferie esistenziali.2. Le difficoltà di credere e di educare a credere che oggi si speri-

mentano tenendo presente il confronto con il pluralismo culturalee religioso che condiziona le scelte di fede personali e comunitarie.3. La mappa dei luoghi in cui avviene l’esperienza della fede.

La domanda che sintetizza è: come la fede in Gesù Cristo illuminal’umano e aiuta a crescere in umanità?Le domande per la riflessione sono: come accogliere questa sfida?Come affrontare queste periferie del nostro tempo? Quale in parti-colare l’impegno dei laici, anche alla luce del recente convegno diSan Giovanni Rotondo? Quale luce può venire dal CongressoEucaristico Nazionale di Bari sulla domenica giorno del Risorto,della Chiesa e dell’uomo?Prima della presentazione del tema si procede all’approvazione deiverbali dei precedenti incontri sia del Consiglio Presbiterale sia delConsiglio Pastorale.Il tema dell’incontro è presentato dal prof. Giuseppe Micunco, ilquale specifica che la lettera del comitato non è un documento pre-paratorio al Convegno, ma un invito a intraprendere insieme uncammino. Un cammino che viene dai quattro convegni dei quattrodecenni precedenti:– 1976 Roma: Evangelizzazione e promozione umana;– 1985 Loreto: Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini;– 1995 Palermo: Il vangelo della carità per una nuova società inItalia;

– 2006 Verona: Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo.Questi convegni si sono intrecciati con i programmi che decennioper decennio la CEI ha proposto a tutte le Chiese d’Italia. Al centro,

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CONSIGLI DIOCESANI

il filo conduttore, è sempre l’evangelizzazione. Sempre desta è stataanche l’attenzione all’“humanum”. «Il Vangelo – dice la lettera delcomitato preparatorio – annunciato dalla Chiesa, illumina di sensoil volto dell’uomo e permette di intuire le risposte meno scontate aisuoi interrogativi più profondi». Il Convegno si terrà a Firenze nellasplendida cornice della città che è simbolo della grandezza dell’uo-mo quando si lascia illuminare da Dio.La spinta a trattare questo tema viene dal Concilio Ecumenico inprimis e poi anche dai pontefici e dal magistero della Chiesa in gene-re. Tutti i Papi, dal Concilio in poi, hanno nei loro testi richiamatocome urgente l’esigenza di fondare e rifondare un nuovo umanesi-mo, un umanesimo integrale, in un contesto di crisi innanzituttoantropologica e quindi di identità dell’uomo.Benedetto XVI sottolineò nell’ambito del Convegno di Verona chela risurrezione di Cristo è un fatto avvenuto nella storia di cui gliapostoli sono stati testimoni e non certo creatori. Nello stessotempo essa non è affatto un semplice ritorno alla vita terrena: èinvece la più grande “mutazione” mai accaduta, il “salto” decisivoverso una dimensione di vita profondamente nuova, l’ingresso inun ordine decisamente diverso che riguarda anzitutto Gesù diNazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storiae l’intero universo. Per questo la risurrezione di Cristo è il centrodella predicazione e della testimonianza cristiana dall’inizio allafine dei tempi. La sua resurrezione è stata dunque come un’esplo-sione di luce, un’esplosione d’amore che scioglie le catene del pec-cato e della morte. Essa ha inaugurato una nuova dimensione dellavita e della realtà, dalla quale emerge un nuovo mondo che penetracontinuamente nel nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sé.Tutto ciò avviene concretamente attraverso la vita e la testimonian-za della Chiesa, anzi la Chiesa stessa costituisce la primizia di que-sta trasformazione che è opera di Dio e non nostra. Essa giunge anoi mediante la fede e mediante il sacramento del Battesimo, che èrealmente rinascita, trasformazione in una vita nuova. È ciò cherileva san Paolo nella Lettera ai Galati: «Non sono più io che vivoma Cristo vive in me» (Gal 2,20). È stata cambiata così l’identità

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essenziale tramite il Battesimo e io continuo ad esistere soltanto inquesto cambiamento. La fede cristiana compie, quindi, questo nuo-vo umanesimo.Siamo invitati anche a tener conto della storia dell’umanesimo cri-stiano a partire dalla paideia greca e dall’humanitas latina, recepite earricchite dai padri della Chiesa nell’incontro con il messaggio cri-stiano, e poi dall’umanesimo medievale, inaugurato da san Fran-cesco d’Assisi, e dall’umanesimo rinascimentale.Oggi l’umanesimo cristiano sembra essere soltanto una variabileminoritaria dei numerosi e differenti umanesimi che preferiscononon richiamarsi ad alcuna ispirazione evangelica. Scopo del conve-gno è quello di proporre alla libertà dell’uomo contemporaneo lapersona di Gesù Cristo e l’esperienza cristiana quali fattori decisividi un nuovo umanesimo. L’annuncio di Cristo è capace di interagi-re con chiese e confessioni cristiane, con le religioni e con le diversevisioni del mondo, valorizzando tutti gli elementi positivi che lamodernità può offrire in abbondanza.Umanesimo non è solo visione dell’uomo in senso teologico-filoso-fico o teorico, ma è analizzare i problemi della cultura, della fami-glia, della politica, della convivenza sociale, della custodia del crea-to, della pace. Un umanesimo integrale, che riguardi cioè tutto l’uo-mo e tutti gli uomini.Il convegno deve avere un propositivo orizzonte di speranza. Nonsiamo chiamati ad un’analisi dettagliata e omnicomprensiva, bensìalla presentazione di un’esperienza, di un dono che si desidera con-dividere per un cammino di crescita comune.Guardando alle esperienze della nostra diocesi negli ultimi diecianni si può proporre, come esperienza propositiva, il CongressoEucaristico Nazionale del 2005, con particolare riguardo alla dome-nica come Dies hominis. In secondo luogo il Convegno regionale diSan Giovanni Rotondo sia per l’aspetto della corresponsabilità deilaici quanto all’essere e all’agire della Chiesa sia per lo specifico chel’impegno dei laici nelle realtà terrestri rappresenta in ordine ad unumanesimo illuminato da una fede in Gesù Cristo.Per le vie attivate per il superamento delle difficoltà viene indicatala proposta pastorale per l’anno 2013-2014 dell’Arcivescovo mons.Cacucci: Verso le periferie della storia. Lo splendore della speranza, che daun lato si inserisce nella linea da anni avviata della pastorale mista-

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gogica e dall’altra privilegia un’attenzione alle periferie umane edesistenziali.La lettera propositiva privilegia questi soggetti per la consultazione:– Consiglio presbiterale diocesano– Consiglio pastorale diocesano– Facoltà teologica pugliese e l’Istituto superiore di scienze religiose– La consulta e l’apostolato dei laici– Consigli pastorali vicariali– Consigli superiori dei religiosi e delle religiose

Le elaborazioni di questi soggetti devono pervenire entro fine apri-le perché entro fine maggio bisogna far pervenire al comitato unlavoro complessivo che tenga conto di tutti i contributi.

Dopo l’introduzione del prof. Micunco si lascia spazio agli inter-venti liberi dei presenti.– Vengono condivise le seguenti notizie emerse dai lavori del

comitato preparatorio:1. Sarà approntata una scheda preparatoria per le diocesi in vistadel Convegno;2. È stato fatto un invito alla concretezza. Occorre lavorare per indivi-duare/indicare un’esperienza significativa vissuta in diocesi. Occorrefare una mappatura di queste esperienze, di questi doni. Il criterio concui scegliere è quello comunicativo. Si sta preparando un sito nazio-nale in cui confluiranno le esperienze più significative di ogni diocesi.Tutto quello che non andrà sul sito nazionale dovrà confluire in unsito diocesano creato sul modello di quello nazionale;3. Saranno coinvolti anche l’Ufficio scuola (sarà proposto un con-corso) e l’Ufficio per la pastorale giovanile. Si richiede in modoesplicito la partecipazione di una nutrita rappresentanza di giovaniper ogni diocesi.– Viene avanzata la proposta di una “cattedra delle periferie”, per

mettersi realmente in ascolto di queste realtà.– Si sottolinea come il desiderio del comitato preparatorio è che

il convegno sia un convenire delle chiese che sono in Italia, che nonsia funzionale a se stesso, ma che sia un evento ecclesiale capace di

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coinvolgere la base e interessi innanzitutto i giovani. Che non siaquindi un convegno accademico, ma che si lasci spazio alla narra-zione delle esperienze e al confronto delle esperienze. Un umanesi-mo pratico e non teorico.Una categoria che è ritornata nella riunione del comitato è stataquella della “profezia”. Un’altra categoria utilizzata è quella della“bellezza”. Non c’è umanesimo vero che non produca bellezza. Si èsottolineata, inoltre, l’importanza che sia un convegno aperto,capace di fare una riflessione non solo ad intra, rispetto alle espe-rienze della Chiesa, ma un convegno capace di dialogare, perchénon c’è un solo umanesimo, ma ci sono esperienze diverse di uma-nesimo. Un convegno che non finisca nella celebrazione stessa, mache rappresenti poi il cammino delle chiese che sono in Italia.– Riprendendo gli Atti del Convegno di San Giovanni Rotondo,

viene evidenziato l’impegno proposto ai nostri laici di «amare lanostra terra, coltivarla e custodirla con un amore intelligente, soli-dale, operoso e riconoscente». In questo si trovano molti aspettidell’umanesimo. Si propone, inoltre, di riprendere due relazioni delCongresso Eucaristico di Bari: quella di Paola Bignardi e quella dimons. Giuseppe Betori.– Ci si chiede se lo scopo è individuare delle esperienze o ripren-

dere una serie di documenti, che è giusto conoscere, e se si sta effet-tivamente intercettando la richiesta fatta dal Comitato.– In Educare alla vita buona del Vangelo si sottolinea la necessità di

parlare del bisogno di significato e di felicità nelle persone. Questisono i temi di cui la gente vuole parlare. Il Papa sottolinea anche l’as-senza della donna, anche all’interno della Chiesa. E poi, il tema del lin-guaggio: se uno non legge mai un romanzo, non vede mai un film,non si interessa di arte, che tipo di cambiamento può avere la sua vita?– Si evidenzia una perplessità sull’impegno, il tempo e le risorse

spese per la preparazione di un convegno. Il convegno è sì un labo-ratorio, ma è pur sempre e solo un convegno. La preoccupazioneprimaria è invece quella di domandarci, come diocesi, che accen-tuazione vogliamo dare proprio grazie al convegno. Certo dobbia-mo aspettare le riflessioni e gli Atti del convegno, ma i problemi cisono già noti. La vita delle comunità deve concentrarsi su alcuneurgenze che sono scoppiate. Oggi – riprendendo le parole del Papa– una è la pecora rimasta nell’ovile e novantanove sono quelle da

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ricercare; e allora il problema è la vita concreta delle comunità.Dobbiamo spostare l’attenzione sulla vita della nostra diocesi.– Si propone di puntare l’attenzione su quanto il Congresso

Eucaristico di Bari ha aiutato il nostro popolo a crescere in umani-tà. Quanto la celebrazione eucaristica aiuta a non considerare nes-suno come “straniero”, perché vi è un’unica mensa; oppure quantonutrirci del corpo di Cristo porta al rispetto del corpo anche quan-do per esempio è in fin di vita. Occorre rileggere l’esperienza delCongresso a partire dalla ricaduta che ha avuto nella vita concretadella nostra gente, verificando se c’è stata questa ricaduta.– Viene condivisa la riflessione vissuta in un vicariato in sede di

preparazione alla presente riunione, che ha fatto emergere l’atten-zione all’incarnazione e quindi all’importanza della testimonianzadei cristiani in questo mondo. “Testimonianza” nel senso di incar-nare i valori cristiani senza mettersi etichette, ma anche senza“nascondersi nelle catacombe”.– Si sottolinea come quello di Firenze potrebbe essere un conve-

gno rilevante, perché noi stiamo vivendo una svolta ecclesiologicasulla linea data da Papa Francesco. Il rapporto tra Chiesa universa-le e Chiese particolari esige una rilettura e il Papa sta evidenziandoil valore e la centralità della Chiesa locale. Per questo il comitatopreparatorio dice di tener in grande considerazione l’insegnamentodel Papa e l’Evangelii gaudium in particolare.– Si chiede se non sia vero che quando viviamo le periferie geogra-

fiche o esistenziali noi sperimentiamo come l’incontro con Cristo puòdare senso a ciò che non sembra avere senso. Non sono le periferie chepossono generare un nuovo umanesimo? Bisogna vivere la “Chiesa inuscita” di cui parla il Papa. Viene proposta la rilettura di un docu-mento del 1976 di padre Mariano Magrassi, Liturgia e promozioneumana. Anche la liturgia può diventare strumento di promozioneumana. Un suggerimento viene anche dal cap. 4 della Evangelii gau-dium, dove si parla della “dimensione sociale” della evangelizzazione:la questione sociale è dimensione costitutiva del kerygma.– Si propone come modello quello dei Magi, che si muovono verso

l’incerto, vanno verso Cristo, partendo dagli ultimi per arrivare a Gesù.

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– Si invita ad agganciare l’esperienza del convegno al lavoro fattoprecedentemente nella nostra diocesi. Il passaggio è quello dall’ec-clesiocentrismo alla dimensione antropologica. Dalla dimensionedella Chiesa che ruota tutta attorno ai sacramenti ad una Chiesache ci fa toccare con mano le problematiche umane. Non si trattadi scegliere una strada o un’altra, una testimonianza o l’altra, mabisogna approfondire anche i contenuti. Il Congresso eucaristico diBari ci aveva portati ad interrogarci sulla centralità della domenica;ora dobbiamo dire qual è la traduzione pratica di questa riflessio-ne. Dobbiamo passare da una Chiesa “dei sacramenti” ad unaChiesa “dai sacramenti” e capire dove dobbiamo essere presenti,dove dobbiamo andare. Si propone un approfondimento dei nn.26,27,28,29,44,46 di Evangelii gaudium.

L’Arcivescovo sottolinea che l’esperienza che si richiede alla diocesideve evidenziare la dimensione di «Cristo uomo nuovo» (cfr GS 10).A questo proposito, ha ripercorso a grandi linee la storia che ha por-tato a questo convegno, soffermandosi in particolare sui temi pro-posti dalla CEI negli ultimi quattro decenni: Evangelizzazione e sacra-menti (1970), Comunione e comunità (1980), Annunciare il vangelo dellacarità (1990), Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia (2000) edEducare alla vita buona del Vangelo (attuale decennio). L’Arcivescovo hapoi ripercorso brevemente la storia dei precedenti convegni.Per questo convegno – ha sottolineato l’Arcivescovo – non si puònon tenere conto dello stile e delle sottolineature proposte dall’at-tuale pontefice, Papa Francesco, non strettamente legato allanostra cultura europea, e che ci aiuta quindi a focalizzare la dimen-sione dell’uomo al di là della concezione eurocentrica. La Evangeliigaudium diventa quindi un confronto necessario.Da una parte, dunque, va considerato lo schema che dagli anni ‘70ci accompagna, lo schema Chiesa-mondo, e dall’altro c’è un invitoad aprirsi alle varie dimensioni dell’umanesimo, tenendo presentegli stimoli che vengono dal magistero di Papa Francesco, guardan-do quindi alla cattolicità, all’intreccio tra Chiesa e storia, tra Chiesae società, ripartendo dal mistero teandrico di Gesù Cristo.La figura di Papa Francesco scompone l’impostazione iniziale diquesto convegno. Più che di evangelizzazione il Papa parla di an-nuncio kerygmatico: annunciare l’essenziale del Vangelo. L’Arci-

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vescovo propone di pensare a questo convegno partendo da una let-tura dell’Evangelii gaudium e dal riprendere quella ricchezza immen-sa che è venuta dalla nostra diocesi con il Congresso EucaristicoNazionale del 2005.Ricorda, inoltre, alcuni esempi concreti, a partire dalle sue visitepastorali. Di come, ad esempio, la parrocchia incida fortemente neltessuto sociale del nostro territorio: si pensi alla zona di Loseto. Nelborgo antico di Bari – e questo è forse frutto del Congresso Euca-ristico – in diverse chiese la domenica celebrano i georgiani, gli etio-pi, i romeni, i luterani e i greco-ortodossi. Questo è un modo divivere la domenica ed è l’affermazione di un giorno che diventa pertutti giorno del Signore ed esprime le realtà di un’umanità nuova,di un dialogo nuovo, di ecumenismo. Accanto a questi aspetti posi-tivi possono poi emergere delle difficoltà da mettere in rilievo.A conclusione l’Arcivescovo evidenzia come questo incontro sia ser-vito ad arricchirsi reciprocamente e come questo sia già un cammi-no giusto verso il convegno. Se questo si facesse anche in un consi-glio pastorale parrocchiale o vicariale vorrebbe dire saper già legge-re i segni dei tempi.Terminata la discussione, l’assemblea si è conclusa alle 21.00 con larecita del salmo 8.

Il segretario del Consiglio Presbiteraledon Alessandro Tanzi

Il segretario del Consiglio PastoraleAntonio Colagrande 505

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Il giorno 13 maggio 2014, alle ore 19.00, presso l’aula magna dellaCasa del Clero in Bari, si è riunito il Consiglio Pastorale diocesano,convocato e presieduto dall’Arcivescovo mons. Francesco Cacucci.Risultano assenti giustificati: mons. Alberto D’Urso, don EnricoD’Abbicco, mons. Vito Bitetto, don Domenico Chiarantoni, donMarino Cutrone, don Antonio Lobalsamo, padre Lorenzo Lorusso,O.P., sig. Nicola Costantino, sig. Mariano Mazza, sig. Alfredo DeSantis, sig. Vincenzo Pesce, sig.ra Michela Boezio.

All’ordine del giorno:– Verso il V Convegno Ecclesiale Nazionale a Firenze 2015: Comela nostra Chiesa locale, comunicando la luce di Cristo, sta aiutandole persone a crescere in umanità?Interviene don Ciccio Savino, parroco della parrocchia“SS. Medici Cosma e Damiano” in Bitonto.– Varie ed eventuali.

La terza ed ultima seduta del Consiglio, nell’anno pastorale incorso, si apre con un breve momento di preghiera a cui segue il salu-to di benvenuto che il segretario rivolge a padre Arcivescovo e a tuttii presenti, rinnovando gli auguri pasquali e ricordando le parole diGesù ascoltate nella Liturgia della Parola della domenica preceden-

Consiglio Pastorale Diocesano

Verbale della riunione del 13 maggio 2014

CONSIGLI DIOCESANI

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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te: “Io sono la porta delle pecore”. L’augurio per tutti è che questotempo pasquale sia kairòs, tempo favorevole non solo per ricono-scere in Cristo l’unica vera porta di accesso al mistero di Dio e del-l’uomo, ma anche la guida e il compagno fedele del nostro cammi-no senza del quale il nostro “andare verso le periferie” rischia diessere inconcludente.Prima della discussione di quanto all’odg, è approvato il verbaledella seduta del 18 febbraio 2014.

1. “Siamo nani che camminano sulle spalle di giganti”. Nell’intro-duzione del segretario, il famoso aforisma di Bernardo di Chartresesprime bene lo stato d’animo di tutti i presenti, non solo perché apochi giorni dalla canonizzazione di Giovanni XXIII e di GiovanniPaolo II, ma anche per la grande semplicità ed esemplare testimo-nianza di Papa Francesco. Eventi e testimoni che non ci lascianoindifferenti, ma scuotono le coscienze e interpellano il nostro “esse-re e fare” Chiesa.Difatti, alcuni consiglieri hanno sollecitato la segreteria ad avviareuna riflessione su quanto lo Spirito sta suggerendo attraverso ilmagistero e la prassi di Papa Francesco, senza dimenticare le solle-citazioni dei vescovi italiani negli Orientamenti pastorali per que-sto decennio (Educare alla vita buona del Vangelo) o quanto i vescovipugliesi hanno scritto nella loro Nota pastorale al termine delConvegno regionale del 2012.La Chiesa, tuttavia, popolo in cammino nella storia, ci sollecita adaprirci a quanto lo stesso Spirito suggerirà nel prossimo Convegnonazionale di Firenze 2015: In Gesù Cristo, il nuovo Umanesimo.Nella precedente seduta, il prof. Micunco ha fornito un ricco mate-riale documentario e ha ricordato che l’umanesimo cristiano è «unavisione dell’uomo e del mondo, che riguarda tutto l’uomo in tutte lesue dimensioni e occupazioni, e tutti gli uomini, soprattutto i piùpoveri». Se di “novità” si deve parlare non è certamente nel contenu-to, che è e resta Cristo, quanto piuttosto nell’impegno a «rendere dinuovo cultura la fede nei diversi spazi del nostro tempo, nel reincar-nare i valori dell’umanesimo cristiano» (Giovanni Paolo II); nell’affer-mare con chiarezza che «lo sviluppo richiede una visione trascenden-te della persona che ha bisogno di Dio» (Benedetto XVI); nel tradurrela consapevolezza che «il kerygma possiede un contenuto ineludibil-

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mente sociale: nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunita-ria e l’impegno sociale con gli altri» (Evangelii gaudium, n. 177).Per non dimenticare lo stesso magistero di padre Arcivescovo che,nella proposta pastorale di quest’anno, commentando il raccontodella Samaritana, in continuità con le figure di Zaccheo e del ciecoBartimeo, ci ha detto che essi «non possono conseguentemente nonprovocarci all’azione invitandoci a portare nelle periferie dell’umanola testimonianza di un incontro che apre alla speranza».“Come la fede in Gesù Cristo illumina l’umano e aiuta a crescere inumanità?”Questa la domanda che il Comitato preparatorio al prossimoConvegno ecclesiale nazionale ci ha consegnato perché ci interrogas-simo sui criteri e sulle scelte di fondo dell’azione pastorale, a livellodiocesano e locale, nelle parrocchie, associazioni e movimenti.Adesso si tratta di partire da una esperienza concreta, quella dellaparrocchia-santuario “Santi Medici” in Bitonto, guidata da donCiccio Savino, con un atteggiamento di discernimento e uno spiri-to di condivisione a cui ci richiama lo stesso Comitato e che devecaratterizzare il nostro Consiglio.

Terminato l’intervento introduttivo del segretario, prende la paro-la don Savino e presenta il Progetto pastorale della sua “parrocchia-santuario”, istituita dopo il trasferimento delle sacre immagini deiSanti Cosma e Damiano dalla chiesa di S. Giorgio nel Santuario,edificato a partire dal 1960 per volontà di mons. Aurelio Marena edelevato a Basilica Pontificia Minore da Papa Paolo VI nel 1975.Don Savino articola il suo intervento (cfr allegato) soffermandosisui seguenti punti:A - La scelta di fondo: partire dalle persone fragili e vulnerabili percostruire comunitàB - La scelta secondo il MagisteroC - Primato della Parola di Dio studiata e pregata nella lectio divinasettimanaleD - La bellezza della liturgia e la centralità della domenica, giornodella carità

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E - La carità del Santuario e il mondo della culturaF - I Santi Medici a sostegno e conforto della scelta pastoraleG - Il Consiglio pastorale parrocchiale e il Consiglio per gli affarieconomici: luoghi in cui si traduce il progetto pastoraleH - La visita pastorale del vescovo mons. Francesco Cacucci nei gior-ni 15-16-17-18 novembre 2007I - La “via mistagogica” e la scelta della carità-vita come sintesi tracatechesi e liturgia.

Terminato l’intervento, il segretario invita i presenti a prendere laparola per ulteriori contributi.

P. Ottavio Raimondo ritiene importante che le comunità parroc-chiali diventino “comunità di comunità”, costituite cioè da personeche, come i primi discepoli, condividono la vita, mettono in comu-ne anche il denaro ed evangelizzano testimoniando la “vita nuova”del Vangelo; inoltre, c’è necessità che i laici diventino non solo “aiu-tanti” del parroco, ma protagonisti dell’azione pastorale.Maria Campanile sottolinea come la parrocchia-santuario “SantiMedici” sia riuscita a caratterizzarsi per l’accoglienza e la condivisione,con una “ricerca intraprendente dell’altro”. Spesso, invece, mancafiducia nei confronti dell’uomo, perché bloccati dalla paura: prevale iltimore di affrontare i conflitti che spesso si innescano all’interno dellecomunità e dei consigli pastorali. Infine, si chiede come riuscire a farprevalere il desiderio di confronto all’interno delle comunità.Don Antonio Serio, parroco a Bitonto, evidenzia come la realtàdella parrocchia-santuario “Santi Medici” sia riuscita a legare lacarità oltre che al cuore alle mani. Si domanda come si possa megliocoinvolgere e corresponsabilizzare i giovani, i movimenti e le asso-ciazioni presenti in parrocchia.Lucy Scattarelli racconta la sua personale esperienza come membrodi diritto del consiglio della Fondazione “Opera Santi Medici”, evi-denziando il legame che l’opera della parrocchia-santuario ha sem-pre curato con la diocesi; sottolinea l’attenzione che essa ha sempreavuto nella valorizzazione delle esperienze e competenze dei laici. Sichiede come superare la paura verso questo tipo di esperienze perdare seguito alle indicazioni di papa Francesco che parla di comu-nità parrocchiali “in uscita”.

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Padre Arcivescovo chiede a Beppe Micunco di collegare quantoascoltato da don Savino con la relazione presentata nell’ultimoConsiglio pastorale, così da inviare al Comitato preparatorio delConvegno ecclesiale nazionale una esperienza diocesana caratteriz-zante e in linea con l’umanesimo cristiano.Beppe Micunco ritiene che vi siano tanti umanesimi e lo stesso uma-nesimo cristiano si può dimensionare in modi diversi a seconda delleprospettive che si scelgono. Perciò, si potrebbe narrare come il pro-getto presentato si confronta con altri umanesimi o “pseudo-uma-nesimi”; come il mondo laico, la società e il territorio in cui la par-rocchia-santuario agisce si rapporta a queste esperienze; come essa facrescere in umanità anche i più lontani; quali valori culturali delmondo di oggi così complesso siano stati messi in gioco, assunti,confrontati all’interno dell’esperienza parrocchiale; oppure, come ivari incontri con il mondo della cultura, di notevole spessore, sianodiventati anima e tessuto dell’esperienza parrocchiale.Don Angelo Latrofa si chiede come il progetto pastorale della par-rocchia “Santi Medici” sia riuscito a dialogare con quello delle altreparrocchie di Bitonto e se l’esperienza presentata è frutto dell’inte-ra Chiesa bitontina. Inoltre, vorrebbe capire come la carità concre-tizzata nelle “opere segno” si rapporta con la carità “spirituale” delSantuario, “clinica dell’anima”, per essere vicini alle povertà nonsolo materiali ma anche spirituali.Nicola Ugenti propone di presentare questo tipo di esperienza e diadottare un metodo di confronto con le altre esperienze parroc-chiali come occasione di crescita e per una valutazione più obietti-va della prassi pastorale.Tommaso Cozzi chiede in quale misura il progetto sia riuscito adialogare con le varie istituzioni (pubblica amministrazione, siste-ma sanitario, sistema educativo, sistema culturale), rispetto allequali la Chiesa, in taluni casi, si trova a svolgere un ruolo di sup-plenza e ad avere relazioni non sempre facili.

Infine, prende la parola padre Arcivescovo che ha suggerito l’inter-vento di don Savino e che nel 2007 ha indirizzato alla comunità

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della parrocchia-santuario, al termine della sua visita pastorale, unalettera intitolata “Gaudium et spes”. A don Savino chiede di collegarein modo più esplicito i contenuti del suo intervento a quantorichiesto dal Comitato preparatorio di Firenze 2015.Non è nelle intenzioni presentare un modello di progetto pastora-le con il quale le altre parrocchie debbano confrontarsi: ogni par-rocchia ha una sua specificità. Il confronto e il dialogo con gli altripastori della Chiesa italiana conferma un dato incoraggiante: vivia-mo una ricchezza nelle nostre parrocchie per la quale dobbiamoringraziare il Signore. Pertanto, dobbiamo presentare non tanto ilresoconto delle esperienze realizzate, quanto piuttosto le ispirazio-ni di fondo che le animano. Ci è chiesto di presentare il modo in cui siamo “chiesa in uscita”,chiesa che incontra gli uomini, soprattutto coloro che non sonosoliti vivere nelle nostre parrocchie. Si tratta di un’umanità moltovaria, come rivela la stessa esperienza dei santuari anche in paesieuropei ad alto livello di scristianizzazione e secolarizzazione (Fran-cia, Belgio, Centro Europa).La specificità del nostro contributo è anche nel fatto che la parrocchia“Santi Medici” è una “parrocchia-santuario” che riesce a dare spazio eforma al ricchissimo mondo della pietà popolare, oggi rivalutata.Questo è anche il senso di una Chiesa in uscita che ha deciso diincontrare il mondo; una Chiesa che vuole dare spazio e attenzione aquella di umanità di cui parla la Gaudium et spes. In diocesi viviamo ilrecupero della religiosità popolare da parte di tanti parroci, a diffe-renza della presa di distanza delle passate generazioni, e l’esperienzache dobbiamo presentare deve esserne la “cifra”. Chiesa in uscita nonnecessariamente significa uscire dal “luogo” parrocchiale, quantopiuttosto saper incontrare la ricchezza di umanità di tutte quelle per-sone, spesso senza un cammino parrocchiale, che in un santuario siha la possibilità di incrociare, anche solo per una confessione. Perciò,occorre provare a proporre qualcosa che, pur partendo da una pro-gettualità pastorale sistematica e rigorosa, non sia una “gabbia”, masappia testimoniare l’apertura e l’accoglienza verso ogni uomo.In questa prospettiva, l’esperienza avviata presso i “Santi Medici”può rappresentare qualcosa di singolare e originale, anche rispettoal panorama della Chiesa italiana: progettualità pastorale, pietàpopolare, carità a “360 gradi”.

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L’Hospice, ad esempio, è un inno alla vita che testimonia come nonbasta solo dire che l’eutanasia è moralmente condannabile, ma cheoggi è possibile e doveroso dare attenzione al “fine vita”. Questa èuna dimensione importante del nuovo umanesimo che passa attra-verso una scelta concreta, impegnativa e rischiosa di attenzione acoloro che si preparano alla morte.Concludendo, padre Arcivescovo invita don Savino a mettere parti-colarmente in evidenza, nella scheda da trasmettere al Comitato pre-paratorio, il modo in cui una proposta progettuale pastorale garan-tisca spazio alla pietà popolare e sappia aprirsi a possibilità inedite.

Terminati gli interventi e dopo la comunicazione di alcuni avvisi, laseduta si chiude alle 21.30 con il canto del “Regina Coeli”.

Bari, 13 maggio 2014

Il segretario del Consiglio Pastorale DiocesanoAntonio Nicola Colagrande

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Allegato

«La bellezza che salva il mondo èl’amore che condivide il dolore»

Esperienza della comunitàParrocchia-Santuario “Santi Medici” di Bitonto

Storia e campo d’intervento

È la bellezza che la pietà popolare ha da sempre cercato e continuaancora oggi a cercare nella devozione ai Santi Medici Cosma eDamiano. La fede del popolo di Dio e degli uomini di buona volon-tà coglie nel potere taumaturgico di questi due medici santi, anar-gìri, che secondo la tradizione non prendevano denaro per il loroservizio agli ammalati, e che questo servizio prestavano comeespressione della carità cristiana testimoniata fino al martirio, lamisericordia di Dio e della comunità cristiana. Le parole “PerGrazia ricevuta” ritornano come costante negli ex-voto che i devotirecano al Santuario a loro dedicato nella città di Bitonto. La comu-nità parrocchiale non si rinchiude in entità territoriali o in proget-tazioni pastorali circoscritte ma vive un esodo costante includendoogni persona che visita la Basilica. Dalle pietre che edificano il tem-pio, costruito negli anni postconciliari, ricava la ricerca costante didiventare Santuario di “pietre vive”, edificato sulla “Pietra angola-re”. Accogliere ogni diverso nella sua peculiarità e lasciarsi interro-gare dalle sue domande di senso, talvolta di scoperta del misteroche ci abita e ci fa ad immagine e somiglianza di Dio, fa della nostracomunità una piccola parte del “popolo in cammino” che si accom-pagna ai santi verso la Gerusalemme celeste ed include qualunquefratello si attardi sulla strada, si sia fermato ai margini, sia schiac-ciato dalla fatica umana. È stata una vocazione diremmo quasi“naturale” a muovere la comunità a dare vita a varie opere di caritàfraterna che convergono in un modo “nuovo” di considerare l’uo-mo nutrito dalla Buona Notizia, dall’esperienza terrena di Gesù edalla sua gloriosa resurrezione.

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Soggetti destinatari, finalità dell’iniziativa, strumenti

Nessun orizzonte di vita che rinasce può essere nascosto o nonvalorizzato: ogni contributo, anche del pellegrino errante che capi-ta per caso, è una risorsa preziosa da custodire e da mettere in azio-ne per costruire insieme percorsi di bellezza e di bontà. Il medicorinomato che viene a deporre il racconto della sua guarigioneinspiegabile scientificamente e che si interroga sul suo significato,il delinquente che piange pentito dei suoi delitti lasciando comepegno un’arma ai piedi dell’altare basilicale, il disoccupato che, tramille soluzioni iperboliche della sua difficile condizione economi-ca, presta gratuitamente la sua opera di volontario per essere soli-dale con chi ha bisogno di lui, l’anziano che si sente ancora in gradodi dare il suo contributo in progetti e in azioni per il bene comunesono tutti segni di una concezione antropologica che si apre a par-tire dalla proposta cristiana.Accoglienza e dialogo sono il metodo che scegliamo per aprirci acogliere i segni di cambiamento in positivo e che ci permette di inte-ragire con uomini e donne del mondo laico, delle Istituzioni e dellecategorie professionali. In tutti troviamo la disponibilità a cercaresoluzioni condivise alle emergenze, di cui molti, sempre più nume-rosi, portano le stigmate. Pensiamo a quanti non hanno il panequotidiano: dalla mensa eucaristica nasce l’ideazione di una mensaper tanti che mangiano con noi almeno una volta al giorno, prele-vano derrate alimentari che a nostra volta raccogliamo grazie allagenerosità di coloro che hanno imparato il gusto della essenzialità,di una cucina povera, della distribuzione come forma di moltipli-cazione. Molti sono i professionisti che scoprono come via dibenessere personale e sociale l’umanizzazione della propria presta-zione. Dicono che ci mettono l’anima nel loro lavoro perché sono acontatto con altri uomini che non possono essere identificati da unbisogno particolare.Le varie strutture di accoglienza, dalla casa “Xenìa” per donne mal-trattate, anche con figli, fino a “Raggio di Sole”, casa alloggio permalati di AIDS, insieme ai vari progetti di accoglienza per emigrati,

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zingari, barboni nascono dal riconoscere che l’altro, nella sua origi-nalità, è un mio fratello e soltanto con lui posso costruire la felici-tà mia e di coloro che amo.

Soggetti coinvolti nell’iniziativa

“Nessuno è così povero da non avere nulla da dare”: scopriamo che lapovertà può essere ricchezza perché chi è povero è generoso più deglialtri, riesce a dire grazie per quanto ha e restituisce più facilmentequanto ha ricevuto in termini di collaborazione responsabile. L’ex tos-sicodipendente che diventa animatore di comunità, sostegno allefamiglie di tossicodipendenti, organizzatore di giornate di sensibiliz-zazione nelle scuole è un esempio di quanto la dignità personale rico-nosciuta e valorizzata diventi proposta umanizzante. La cura delcorpo e dello Spirito, mai disgiunta nella proposta cristiana, in questoSantuario-Parrocchia, si concretizza nella liturgia e nella catechesi e inparticolar modo nella “assistenza” (“ad-sistere”) del malato inguaribile.Nel tempo della positività del progresso scientifico, la morte, ritenutacome scacco cui è meglio non pensare, viene assunta come parametroper ripensare la vita. Finché c’è l’ultimo respiro ogni morente ha dirit-to a qualcuno che gli stia vicino, gli stringa la mano, ascolti le suepaure, lo accompagni nel transito cercando di lenire il suo doloresenza togliergli la coscienza. Quando il tempo si è fatto breve tuttiimparano qualcosa, tutti ripensano al proprio modo di essere nelmondo, molti si aprono all’eternità e si affidano all’abbraccio miseri-cordioso del Padre perché hanno visto un volto sorridente accanto aloro, perché hanno avuto una mano da stringere cui affidare unbiglietto per i parenti. Gli animatori del servizio socio-sanitariodell’Hospice “Aurelio Marena” sono anche volontari cui si aggiungo-no talvolta parenti che vogliono restituire alla comunità quantohanno ricevuto in termini di sollievo.

Frutti sul territorio

La preghiera come linfa vitale proposta e condivisa a quanti si affac-ciano al Santuario produce germi di trasformazione che orientano

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la religiosità popolare ma anche catechesi e liturgia. Nella novena inpreparazione alla festa dei Santi, il 26 settembre, si propongonotemi teologici e riflessioni ecclesiali che edificano i devoti, oltre adare avvio dell’anno pastorale. La formazione non soltanto specifi-ca ma anche su temi di ampia portata permette lo scambio con ilmondo della cultura e avvia un’osmosi di risorse che produce i suoifrutti. Entriamo nelle case dei devoti vicini e lontani, anche oltre-mare, grazie ad una rivista, “L’Eco dei Santi Medici”. Anziani, mala-ti e quanti sono impossibilitati ad intervenire alle liturgie e agliincontri culturali nei “Luoghi del dialogo” possono seguirci per viaweb. La proposta della buona vita del Vangelo arriva così in manie-ra inaspettata anche agli indifferenti e spesso riceviamo riscontrisotto forma di domande e curiosità proprio da essi. L’educazionealla bellezza e alla musica, al valore della vita anche quando è nega-ta, “incrinata”, suscita percorsi innovativi nel tessuto sociale. Ilverde fruibile da ospiti delle strutture di accoglienza e da quantivogliono fermarsi nel giardino agevola la convivialità con malati,anziani, zingari, barboni che passano dalla marginalità alla inclu-sione divenendo soggetti attivi di comunità. I giovani sono sensibi-li alle proposte loro rivolte e scelgono di avvicinarsi al volontariato,anche civile, per rimanere a disposizione degli altri. Alcune espe-rienze di microcredito, sviluppatesi spontaneamente sull’esempiodella Banca Etica di cui si avverte la mancanza, forme di economiacivile declinate e messe in atto da piccoli imprenditori che affron-tano la crisi economica con la partecipazione condivisa dei dipen-denti, sono alcuni segnali che ci fanno intravvedere il superamentodell’individualismo e dell’indifferenza che ci infiacchisce nello spre-co delle risorse.La proposta di globalizzazione della carità che parte da Cristovivente tra noi e si serve delle nostre braccia e della nostra intelli-genza per costruire con la famiglia umana una nuova ecologia hatrovato un punto fermo nella istituzionalizzazione della Fonda-zione “Opera Santi Medici Cosma e Damiano - Bitonto - Onlus”,costituita come ente giuridico dopo trenta anni di vita parrocchia-le come frutto maturo di nuove relazioni con gli enti istituzionali.

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Il lavoro di rete nel territorio ci consente di intervenire nel TerzoSettore e di proporci come impresa sociale che offre opportunità dilavoro per quanti scoprono la vocazione a collaborare responsabil-mente per il benessere delle collettività. La sollecitazione per la cit-tadinanza attiva, oltre che a sviluppare l’interesse per temi sociali,locali e nazionali, ha orientato in alcuni la scelta dell’impegno poli-tico come forma alta di carità.

Conclusione e prospettive

Tra tanti umanesimi “disumani”, l’umanesimo cristiano, checoniuga la bellezza di Cristo, «il più bello tra i figli dell’uomo» (Sal45, 3), con lo scandalo della croce, può dire una parola di luce e disperanza. La comunità parrocchiale sceglie ogni giorno di farsistrumento docile dello Spirito e di proporre molto concretamenteun umanesimo integrale perché si maturi insieme «una nuova men-talità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tuttirispetto all’appropriazione di beni da parte di alcuni» (EvangeliiGaudium n. 188). Si tratta di passare da una mistica dei poveri aduna mistica con i poveri.

don Ciccio Savino

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«Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete» (Lc 10,23). Sono leparole con cui il Maestro accoglie i suoi, di ritorno dalla missioneche Egli aveva loro affidato, di annunciare il Regno di Dio e la suapace; li gratifica, così, chiamandoli beati perché, seguendo la suaparola e annunciandola, hanno potuto riconoscere e contemplarele meraviglie di Dio, tanto attese. È un’espressione, questa del van-gelo di Luca, che ben si adatta a descrivere la personalità di donPasquale: un uomo di Dio, pastore secondo il suo cuore, che hasaputo far trasparire dalle sue parole e dai suoi gesti quella bellezzadi Dio che sempre lo ha affascinato e che ha animato il suo mini-stero presbiterale.Mons. Pasquale Pierro nasce il 14 luglio 1918 a Bitonto, dove riceveil battesimo nell’allora parrocchia di S. Giorgio (nel centro storico). Dopo il primo anno di studi di avviamento professionale, entra inSeminario e completa gli studi ginnasiali e liceali e quindi quelliteologici, in vista del sacerdozio, presso il Seminario Regionale diMolfetta. È ordinato presbitero il 7 maggio 1944 dal vescovo diBitonto e Ruvo, mons. Andrea Taccone.Nei primi anni di sacerdozio, collabora personalmente con mons.Gaetano Cuonzo che, in quegli anni, è parroco di S. Giorgio inBitonto; svolge diversi incarichi in Azione Cattolica, è assistentedella FUCI e dei giovani laureati; è anche corrispondente presso il“Quotidiano”, giornale dei cattolici italiani (nel 1947); ricopre

Mons. Pasquale Pierro

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anche, per breve tempo, il ruolo di educatore presso il Seminario diMolfetta. È padre spirituale presso l’Istituto delle suore Maestre PieFilippine in Bitonto. Nel 1948, alla morte di mons. Michele Leone, parroco a Bitontonella chiesa di S. Egidio abate, gli succede alla guida di quella comu-nità, incarico che mantiene fino al 1993. Nel 1975 è nominato cap-pellano di Sua Santità. È insegnante di religione presso l’Istitutotecnico industriale di Bitonto.Dal tratto nobile e delicato, don Pasquale si adopera con zelo al ser-vizio del popolo di Dio, avendo particolarmente a cuore l’eserciziodella misericordia nel sacramento della Riconciliazione; cura conzelo la dignità della liturgia e degli ambienti parrocchiali; si mostravicino alle famiglie del territorio e ai bisogni dei più poveri; coglien-do i bisogni della gente del quartiere che va sempre più sviluppando-si, negli anni ’60 dà vita all’asilo parrocchiale. Si adopera nella for-mazione dei laici sulle orme del Concilio Vaticano II. Durante il suoparrocato, la comunità di S. Egidio riceve in dono dalla signoraMarina Bovio-Pastore un suolo edificatorio nella zona di espansionedel territorio parrocchiale; nasce da allora l’idea della costruzione diuna nuova chiesa con strutture pastorali più adeguate alle mutateesigenze dei tempi, a servizio di questa zona, decentrata rispetto aquella tradizionale prossima al centro storico; tale progetto saràeffettivamente portato a compimento negli anni 2000, con l’edifica-zione e la consacrazione della chiesa dei Santi Martiri di Abitene. Dopo aver lasciato la parrocchia di S. Egidio, per raggiunti limiti dietà, don Pasquale si mette a disposizione, come collaboratore pres-so la parrocchia S. Caterina in Bitonto; qui dalla fine degli anni ‘90al 2011, finché le forze fisiche glielo consentono, celebra ogni gior-no la S. Messa ed esercita il ministero di confessore. Nel frattempo, non rinuncia alla sua attenzione verso le necessitàdei più deboli: incoraggia con slancio e determinazione la nascitadella Fondazione Santi Medici, presso l’omonima parrocchia inBitonto, e, nella neonata fondazione, dal 1994 al 2006, è membrodel collegio dei revisori dei conti. Nel 2002 è nominato canonico della Concattedrale di Bitonto, svol-gendo, per alcuni anni, l’ufficio di Penitenziere. Con discrezione e amabilità, continua a farsi annunciatore dellaParola e testimone di fede; lo fa attraverso la predicazione ma anche

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attraverso dei fogli che fa circolare fra amici e fedeli della parrocchiadi S. Caterina; è il suo modo semplice di esprimere la sua parteci-pazione, la sua presenza orante, la sua condivisione delle varietappe dell’anno liturgico, come pure degli eventi più significativi,ordinari e straordinari, della vita ecclesiale e civile.Dall’ottobre del 2011, le malferme condizioni di salute non gli con-sentono più di uscire; ottiene il permesso di celebrare la Messa unavolta a settimana in casa dove si riunisce un piccolo gruppo di fami-liari e amici. Grande è la sua commozione quando, il 7 maggio2014, 70mo dell’ordinazione presbiterale, accoglie l’arcivescovoMons. Francesco Cacucci e con lui, e un gruppo di sacerdoti fra cuidon Alberto Battaglia, compagno di ordinazione di don Pasquale,celebra l’Eucaristia di ringraziamento.In uno dei suoi ultimi scritti, del novembre 2013, così si esprime aproposito della vita eterna: «È la realtà futura che spunta almomento del transito da questo mondo per entrare nel tempo, chenon ha tramonto, della vita con Dio amato e servito con umiltà eslancio di generosa dedizione, con purezza di spirito e gioia di fede,accettando e seguendo il Figlio Suo Gesù, fattosi uno di noi peramore e offrendo la vita per la salvezza dell’umanità con ilSacrificio della Croce… rivolgiamo la mente alla realtà futura che ciattende sperando di ottenerla con una vita pura e santa. Facciamonostro il canto del salmista: Quale gioia quando mi dissero andremo allacasa di Dio. Ed ora i nostri piedi stanno alle tue porte Gerusalemme (Sal122,1-2), La mia anima ha sete di Dio, del Dio vivente, quando vedrò il suovolto? (Sal 42,3)».Don Pasquale muore nelle primissime ore del 16 settembre 2014.La S. Messa esequiale, presieduta il giorno seguente dall’arcivesco-vo nella parrocchia di S. Caterina in Bitonto, vede la presenza dinumerosi presbiteri e laici. Lascia un testamento spirituale, lettopubblicamente al termine della S. Messa: nella sua brevità ed essen-zialità ci consegna una grande gratitudine al Padre, fonte di ognidono. Nella stessa gratitudine lo affidiamo, supplici, al Pastoregrande delle pecore perché, nella sua infinita misericordia, gli con-ceda il premio promesso ai suoi servi fedeli.

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Luglio 2014

1-4 - Partecipa al viaggio di formazione dei sacerdoti giovani aParigi.

5 - Alla sera, presso la chiesa del Sacro Cuore in Bari-Palese,celebra la S. Messa per il 60° anniversario di ordinazionesacerdotale di don Luigi Minerva.

6 - Alla sera, presso la parrocchia “Stella Maris” in Bari-Palese,celebra la S. Messa per la festa della Titolare.

7 - Al pomeriggio, presso il santuario “SS. Medici Cosma eDamiano” in Bitonto, inaugura il nuovo Centro “Un tettoper tutti”, casa di pronta accoglienza per le persone disagia-te e senza fissa dimora, presente il ministro della SaluteBeatrice Lorenzin.

- Alla sera, presso la Fondazione Giovanni Paolo II onlus alQuartiere S. Paolo, partecipa alla presentazione del volumePeriferie. Itinerari socioeducativi della Chiesa di Bari. Documenti etestimonianze, a cura di Donato Calace.

9 - Alla sera, a Polignano a Mare, nell’ambito della XIII edizio-ne della manifestazione letteraria “Il libro possibile”, parte-cipa al dibattito sul volume La trasmissione della fede con S.E.mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto.

10 - Al mattino, in Episcopio, incontra il Collegio dei Consul-tori.

- Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per il 60° anni-versario di ordinazione sacerdotale di mons. Nicola Bo-nerba.

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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11 - Alla sera, presso il monastero di S. Giacomo delle monacheBenedettine Olivetane in Palo del Colle, celebra la S. Messaper il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale di mons.Vito Bitetto, vicario episcopale per il Diaconato permanen-te e i Ministeri istituiti e rettore dell’Oasi diocesana S.Martino.

13 - Al mattino, presso la parrocchia “S. Nicola” in Cappelle deiMarsi in Avezzano (Aq), celebra la S. Messa per la festa delPatrono.

15 - Alla sera, in Cattedrale, partecipa al concerto del Coro delTeatro Petruzzelli.

16 - Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Carmine” inNoicattaro, celebra la S. Messa per la festa della Titolare.

17 - Al mattino, presso la Fondazione Giovanni Paolo II in Bari,partecipa al Consiglio di Amministrazione della Fonda-zione.

18 - Alla sera, presso la parrocchia “S. Giovanni Bosco” in Bari,celebra la S. Messa e benedice le nuove immagini dei santiGiovanni XXIII e Giovanni Paolo II.

19 - Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria Assunta” inSannicandro di Bari, celebra la S. Messa per il 50° anniversariodi ordinazione sacerdotale del parroco don Nicola Rotundo.

Agosto 2014

2 - Alla sera, presso la parrocchia “SS. Medici Cosma e Da-miano” in Bitonto, celebra la S. Messa per la consacrazionedi Maria Catena Trimarchi nell’Ordo virginum.

3 - Alla sera, presso la parrocchia “S. Nicola” in Torre a Mare,celebra la S. Messa per la festa del Patrono.

9 - Al pomeriggio, in Cattedrale, celebra le esequie di S.E. mons.Luciano Bux, vescovo emerito di Oppido Mamertina-Palmie già ausiliare di Bari-Bitonto.

10 - Alla sera, presso la parrocchia “S. Michele Arcangelo” inBari-Palese, celebra la S. Messa per la festa del Patrono.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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11 - Al mattino, presso il monastero “S. Chiara” delle monacheClarisse in Mola di Bari, celebra la S. Messa per la festa dellaTitolare.

14 - Alla sera, in Castellaneta Marina (Ta), presenzia allo sbarcodella statua di Maria Stella Maris, partecipa alla processionecittadina e celebra la S. Messa.

15 - Alla sera, presso la parrocchia “S. Benedetto” in Bari, celebrala S. Messa per la festa della Madonna della Stella.

16 - Al mattino, presso la chiesa di “S. Rocco” in Gioia del Colle,celebra la S. Messa per la festa del Titolare.

- Alla sera, presso la parrocchia “S. Rocco” in Valenzano, cele-bra la S. Messa per la festa del Titolare.

17 - Al mattino, presso il monastero di S. Scolastica in Bari, cele-bra la S. Messa e incontra la comunità delle monacheBenedettine.

29 - Alla sera, presso il monastero “S. Ruggero” delle monacheBenedettine Celestine in Barletta, celebra la S. Messa a chiu-sura del 720° della Perdonanza Celestiniana.

31 - Ad Acerno (Sa), incontra gli operatori pastorali della par-rocchia S. Croce.

Settembre 2014

4 - Alla sera, nella cappella dell’Episcopio, celebra la S. Messacon il rettore e i seminaristi del Seminario arcivescovile.

5 - Alla sera, presso la parrocchia “S. Paolo” in Bari, celebra la S.Messa nella memoria della beata Teresa di Calcutta.

7 - Al mattino, presso la parrocchia “Maria SS. Immacolata”in Bitonto-Palombaio, celebra la S. Messa per la festapatronale.

- Alla sera, presso la parrocchia “S. Nicola” in Toritto, celebrala S. Messa per la festa patronale.

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8 - Al mattino, nella cripta della Cattedrale, celebra la S. Messanella festa della Natività della Beata Vergine Maria e nel 15°anniversario del suo ingresso nell’Arcidiocesi.

- Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria Maggiore” in Gioiadel Colle, celebra la S. Messa nella festa della Titolare, per il40° anniversario dell’ordinazione sacerdotale del parrocodon Tonino Posa e il 50° anniversario di professione reli-giosa della sorella suor Candida Posa, delle Suore Stim-matine di S. Francesco.

11 - Al mattino, presso la Facoltà Teologica Pugliese, presiede laCommissione di Alto Patronato della Facoltà.

12 - Al mattino, in Bari, partecipa all’inaugurazione del nuovopoliambulatorio per la prevenzione tumori della LILT, pre-sente il ministro per la salute Beatrice Lorenzin.

13 - Al pomeriggio, partecipa alla cerimonia di inaugurazionedella Fiera del Levante, presente il presidente del ConsiglioMatteo Renzi.

- Alla sera, presso la parrocchia “S. Croce” in Bari, celebra la S.Messa per la festa della Esaltazione della Croce.

14 - Al mattino, presso il Santuario della Madonna dell’Arco inNapoli, celebra la S. Messa per il 140° anniversario della fe-sta dell’Incoronazione.

15 - Nel pomeriggio, presso la parrocchia “S. Gabriele dell’Addo-lorata” in Bari, celebra le esequie di p. Giovanni Continisio,C.P.

16 - Al mattino, in episcopio, presiede la riunione del Consiglioepiscopale.

- Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria La Porta” in Palo delColle, partecipa alla presentazione del volume di FrancescoMastrandrea L’Azione Cattolica Italiana a Palo del Colle. Centoanni di presenza (1911-2014).

17 - Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, celebrala S. Messa di ringraziamento e saluto alle Suore Ancelle delSacro Cuore di Gesù per il lungo servizio reso alla comuni-tà diocesana in quella casa di spiritualità.

- Al pomeriggio, presso la parrocchia “S. Caterina vergine emartire” in Bitonto, celebra le esequie di mons. PasqualePierro.

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18 - Al mattino, presso la Scuola Allievi della Guardia diFinanza, celebra la S. Messa per la festa di san Matteo,patrono del Corpo.

- Al pomeriggio, presso l’aula magna della Scuola Allievi dellaGuardia di Finanza, presiede l’Assemblea diocesana.

19 - Al mattino, in Cattedrale, partecipa alla conferenza stampadi presentazione dell’evento “Notti sacre 2014”.

- Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria di S. Luca” inValenzano, celebra la S. Messa per l’ingresso del nuovo par-roco p. Antonio Cofano, O.F.M.

20 - Alla sera, presso la parrocchia “Cuore Immacolato di Maria”in Bari, celebra la S. Messa per il 50° anniversario dell’ordi-nazione sacerdotale di p. Giuseppe De Vito, R.C.J..

- Successivamente, nella chiesa di S. Anna in Bari, celebra la S.Messa per l’apertura di “Notti sacre”.

21 - Al mattino, presso la parrocchia “S. Maria La Porta” in Palodel Colle, partecipa alla concelebrazione eucaristica presie-duta da S.Em. il card. Giuseppe Betori, arcivescovo diFirenze, per la festa del SS. Crocifisso di Auricarro.

- Alla sera, presso la parrocchia “S. Vito Martire” in Gioia delColle, celebra la S. Messa per il 25° anniversario dell’ordina-zione sacerdotale del parroco don Vito Campanelli.

22-25 - A Roma, partecipa ai lavori della sessione autunnale delConsiglio Permanente della CEI.

25 - Alla sera, presso la parrocchia “S. Michele Arcangelo” inBitetto, celebra la S. Messa e partecipa alla presentazionedel restauro della statua in argento del Santo Patrono.

26 - Al pomeriggio, presso il Museo diocesano, partecipa conmons. Salvatore Palese alla presentazione del libro MarianoAndrea Magrassi, uomo, maestro, pastore.

- Alla sera, presso la chiesa dei “Santi Medici” in Bari, celebrala S. Messa per la festa dei Titolari.

- Successivamente, nella Basilica di S. Nicola, partecipa alconcerto dell’orchestra e del coro del Teatro Petruzzelli.

27 - Alla sera, presso la casa di riposo “S. Vincenzo de Paoli”

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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in Palo del Colle, celebra la S. Messa per la festa delTitolare.

28 - Al mattino, presso la parrocchia “S. Andrea” in Bitonto,celebra la S. Messa per l’ingresso del nuovo parroco donPaolo Candeloro.

- Alla sera, presso la parrocchia “S. Cataldo” in Bari, celebra laS. Messa per l’ingresso del nuovo parroco don MassimoDabbicco.

30 sett./4 ott. - Presso il Centro Madonna della Nova in Ostuni,partecipa agli esercizi spirituali con i Vescovi pugliesi.

Ottobre 2014

30 sett./4 ott. - Presso il Centro Madonna della Nova in Ostuni,partecipa agli esercizi spirituali con i Vescovi pugliesi.

3 - Al pomeriggio, nella cattedrale di Brindisi, partecipa allaconcelebrazione eucaristica presieduta da S.Em. il card.Salvatore De Giorgi per l’ordinazione episcopale di S.E.mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo di Rossano-Cariati.

4 - Alla sera, presso la parrocchia “S. Rita” in Bari, celebra la S.Messa per l’ingresso del nuovo parroco don Domenico For-narelli.

5 - Al mattino, presso la parrocchia “S. Maria delle Grazie” inCasamassima, celebra la S. Messa e presenta il co-parrocodon Vito Didonna.

- Alla sera, presso la parrocchia “S. Pietro Apostolo” inModugno, zona Cecilia, celebra la S. Messa per l’ingresso delnuovo parroco don Giacomo Fazio.

6 - Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa di ringraziamen-to per la beatificazione di mons. Alvaro del Portillo, succes-sore di san Josemaría Escrivá de Balaguer alla guidadell’Opus Dei.

- Successivamente, presso l’Istituto del Sacro Costato in Bari,incontra i Superiori e le Superiore religiosi con le Consa-crate degli Istituti secolari.

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7 - Al pomeriggio, presso la parrocchia “S. Fara” in Bari, celebrala S. Messa per l’inaugurazione del nuovo anno accademicodella Facoltà Teologica Pugliese.

8 - Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, cele-bra la S. Messa per le monache Clarisse di Puglia.

- Alla sera, presso la parrocchia “S. Agostino” in Modugno,partecipa alla presentazione del libro Il Mondo di suor Enza.Una significativa esperienza per la liberazione dalla tossicodipen-denza in Terra di Bari, curato da Amedeo Padovano.

9 - Al pomeriggio, presso l’Oasi diocesana S. Martino in Bari,incontra i diaconi permanenti.

10 - Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, parte-cipa al ritiro del clero.

- Alla sera, presso la chiesa di S. Giuseppe in Bari, tiene lacatechesi sul tema “Le sfide pastorali della famiglia nel con-testo dell’evangelizzazione”.

11 - Al pomeriggio, nell’aula sinodale in Bari, incontra gli opera-tori della Caritas diocesana.

- Alla sera, nella chiesa del Gesù in Bari, partecipa all’incon-tro con p. Paolo Bizzeti, S.J., su “I Gesuiti. Tratti di una pre-senza nella Chiesa e nel mondo”, in occasione del bicente-nario della ricostituzione della Compagnia di Gesù.

12 - Al mattino, presso la chiesa di S. Domenico in Bari, celebrala S. Messa per la festa della Madonna del Rosario e per il50° anniversario dell’ordinazione sacerdotale del rettoredon Antonio De Santis.

- Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del MonteCarmelo” in Bari, celebra la S. Messa in occasione dell’aper-tura del quinto centenario della nascita di santa Teresad’Avila.

14 - Al pomeriggio, presso il C.A.R.A. in Bari, partecipa allapreghiera interreligiosa organizzata dalla FondazioneMigrantes.

15 - Alla sera, presso la sede dell’UNITALSI in Bari, incontra imembri dell’Associazione.

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16-19 - Visita pastorale alla parrocchia “S. Nicola” in Bari-Carbonara.

19 - Alla sera, presso la parrocchia-santuario “Santi MediciCosma e Damiano” in Bitonto, celebra la S. Messa per lafesta esterna dei Patroni.

20 - Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Carmine” inNoicattaro, celebra la S. Messa per l’ingresso del nuovo par-roco don Giuseppe Bozzi.

21 - Alla sera, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Mola diBari, celebra la S. Messa e inaugura il campo sportivo.

22 - Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario regionale PioXI in Molfetta, incontra i seminaristi.

23 - Al pomeriggio, presso l’Università degli studi “Aldo Moro”di Bari, saluta i partecipanti al convegno organizzato daUniversità, Regione Puglia e Cesforia sul tema del dialogotra le due sponde adriatiche “Vita democratica: educazioneal pluralismo”.

- Successivamente, presso l’auditorium della FondazioneOpera Santi Medici in Bitonto, incontra S.Em. il card.Giovanni Battista Re.

24 - Alla sera, presso la parrocchia “Immacolata” in Gioia delColle, tiene la catechesi comunitaria sul tema pastorale del-l’anno.

25 - Alla sera, presso la parrocchia “S. Giovanni Bosco” in Bari,celebra la S. Messa e amministra le Cresime.

26 - Al mattino, presso la parrocchia “Spirito Santo” in Bari-Santo Spirito, celebra la S. Messa e benedice i campi sportivi.

- Alla sera, presso la parrocchia “S. Giuseppe” in Bari, celebrala S. Messa per l’ingresso del nuovo parroco don TinoLucariello.

27 - Alla sera, presso la parrocchia “Gesù di Nazareth” in Bari,celebra la S. Messa per l’ingresso del nuovo parroco donAlessandro Tanzi.

28 - Al mattino, nella basilica di S. Nicola, presiede la cerimo-nia di inaugurazione del nuovo anno accademico dellaFacoltà Teologica Pugliese, con la lectio magistralis di p.Innocenzo Gargano “La Lectio Sacrae Paginae e la teologiaoggi”.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

- Alla sera, presso la parrocchia “SS. Rosario” in Mola di Bari,tiene la catechesi sul tema pastorale dell’anno.

29 - Al mattino, in Giovinazzo, partecipa all’inaugurazione del-l’anno sociale della cooperativa di integrazione socialeCEDIS.

- Alla sera, presso la parrocchia “Redentore” in Bari, celebra laS. Messa nella festa del beato Michele Rua e in occasionedell’apertura dell’anno di celebrazione del bicentenariodella nascita di san Giovanni Bosco.

30 - Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Carmine” inSammichele di Bari, tiene la catechesi sul tema pastoraledell’anno.

31 - Al mattino, presso il Seminario arcivescovile, incontra l’é-quipe educativa.

- Alla sera, presso la parrocchia “S. Rocco” in Valenzano, cele-bra la S. Messa per l’ordinazione sacerdotale di fra GiovanniLaricchia, O.F.M.

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