Bollettino Diocesano Luglio Ottobre 2015

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Atti ufficiali e attività pastorali dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto

Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996

ANNO XCI - N. 4 - Luglio - Ottobre 2015

Redazione e amministrazione:Curia Arcivescovile Bari-BitontoP.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: [email protected]

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Direttore:Gabriella Roncali

Redazione:Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea,Bernardino Simone, Francesco Sportelli

Gestione editoriale e stampa:Ecumenica Editrice scrl - 70123 Bari - Tel. 080.5797843 - Fax 080.2170009

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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALEMAGISTERO PONTIFICIO

Lettera apostolica in forma di motu proprio Mitis iudex Dominus Iesus 407Omelia nella S. Messa per l’apertura della

XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi 425Discorso a conclusione dei lavori della XIV Assemblea

generale ordinaria del Sinodo dei vescovi 431

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANACONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Comunicato finale dei lavoridella riunione autunnale del Consiglio Permanente

(Firenze, 30 settembre-2 ottobre 2015) 437

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVOProposta per l’anno pastorale 2015-2016: “La sollecitudine del pastore

e la docilità del gregge. Le Visite pastorali nella nostra Diocesi” 445

Omelia nella S. Messa della XXVI Domenica del Tempo Ordinario“Fossero tutti profeti nel mio popolo”

(Bari, Parrocchia “S. Cuore” – 27 settembre 2015) 459

Saluto alla cerimonia di inaugurazionedell’anno accademico 2015-2016 della Facoltà Teologica Pugliese

(Bari, Basilica di S. Nicola – 20 ottobre 2015) 461

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

CONVEGNILa 66a Settimana liturgica nazionale

“Eucaristia matrimonio famiglia”(Bari, 27-30 agosto 2015) 463

CURIA METROPOLITANA

CancelleriaSacre ordinazioni e decreti 469

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DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALESOMMARIO

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Settore Evangelizzazione. Ufficio catechisticoIncontri di formazione per catechisti e operatori pastorali

Gli incontri di formazione 475“Eucaristia e matrimonio: l’educazione della fede da parte della famiglia”

(mons. Domenico Falco) 479“Famiglia e comunità cristiana nell’educazione

alla fede e nel cammino dell’iniziazione cristiana” (Carlo Lavermicocca) 485“La trasmissione della fede da parte dei genitori

nel cammino di iniziazione cristiana” (Michele e Cinzia Vurro) 498

Settore Evangelizzazione. Ufficio catechisticoIl progetto “Secondo annuncio” 505

Settore Evangelizzazione. Ufficio missionarioGiornata Missionaria delle Religiose 2015: In preghiera con le religiose 517Missionarietà e vita consacrata: Veglia di preghiera missionaria 2015 521

Ufficio PresbiteriFraternità sacerdotale 525

Ufficio Musica sacra – Museo diocesano – Comunicazioni socialiLa sesta edizione di “Notti sacre” 527

CONSIGLI DIOCESANIConsiglio Pastorale Diocesano

Verbale della seduta del 28 aprile 2015 533

NELLA PACE DEL SIGNOREMons. Luigi Stangarone 539Don Franco Maiorano 541Diacono Giuseppe Viti 542

Diacono Carlo Lassandro 542Diacono Giuseppe Simone 543

DIARIO DELL’ARCIVESCOVOLuglio 2015 545Agosto 2015 546

Settembre 2015 547Ottobre 2015 550

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Il Signore Gesù, Giudice clemente, Pastore delle nostre anime, haaffidato all’Apostolo Pietro e ai suoi Successori il potere delle chia-vi per compiere nella Chiesa l’opera di giustizia e verità; questasuprema e universale potestà, di legare e di sciogliere qui in terra,afferma, corrobora e rivendica quella dei Pastori delle Chiese parti-colari, in forza della quale essi hanno il sacro diritto e davanti alSignore il dovere di giudicare i propri sudditi1.Nel volgere dei secoli la Chiesa in materia matrimoniale, acquisen-do coscienza più chiara delle parole di Cristo, ha inteso ed espostopiù approfonditamente la dottrina dell’indissolubilità del sacrovincolo del coniugio, ha elaborato il sistema delle nullità del con-senso matrimoniale e ha disciplinato più adeguatamente il proces-so giudiziale in materia, di modo che la disciplina ecclesiastica fossesempre più coerente con la verità di fede professata.Tutto ciò è stato sempre fatto avendo come guida la legge supremadella salvezza delle anime2, giacché la Chiesa, come ha saggiamente

Lettera apostolica in forma di motu proprioMitis iudex Dominus Iesus

sulla riforma del processo canonicoper le cause di dichiarazione di nullità

del matrimonio nel codice di diritto canonico

MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

1 Cfr CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Const. dogm. Lumen Gentium, n. 27.2 Cfr CIC, can. 1752.

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insegnato il Beato Paolo VI, è un disegno divino della Trinità, percui tutte le sue istituzioni, pur sempre perfettibili, devono tendereal fine di comunicare la grazia divina e favorire continuamente,secondo i doni e la missione di ciascuno, il bene dei fedeli, in quan-to scopo essenziale della Chiesa3.Consapevole di ciò, ho stabilito di mettere mano alla riforma deiprocessi di nullità del matrimonio, e a questo fine ho costituito unGruppo di persone eminenti per dottrina giuridica, prudenzapastorale ed esperienza forense, che, sotto la guida dell’Eccellentis-simo Decano della Rota Romana, abbozzassero un progetto diriforma, fermo restando comunque il principio dell’indissolubilitàdel vincolo matrimoniale. Lavorando alacremente, questo Coetusha apprestato uno schema di riforma, che, sottoposto a meditataconsiderazione, con l’ausilio di altri esperti, è ora trasfuso in que-sto Motu proprio.È quindi la preoccupazione della salvezza delle anime, che – oggicome ieri – rimane il fine supremo delle istituzioni, delle leggi, deldiritto, a spingere il Vescovo di Roma ad offrire ai Vescovi questodocumento di riforma, in quanto essi condividono con lui il com-pito della Chiesa, di tutelare cioè l’unità nella fede e nella discipli-na riguardo al matrimonio, cardine e origine della famiglia cristia-na. Alimenta la spinta riformatrice l’enorme numero di fedeli che,pur desiderando provvedere alla propria coscienza, troppo spessosono distolti dalle strutture giuridiche della Chiesa a causa delladistanza fisica o morale; la carità dunque e la misericordia esigonoche la stessa Chiesa come madre si renda vicina ai figli che si con-siderano separati.In questo senso sono anche andati i voti della maggioranza dei mieiFratelli nell’Episcopato, riuniti nel recente Sinodo straordinario,che ha sollecitato processi più rapidi ed accessibili4. In totale sinto-nia con tali desideri, ho deciso di dare con questo Motu proprio dis-posizioni con le quali si favorisca non la nullità dei matrimoni, mala celerità dei processi, non meno che una giusta semplicità, affin-ché, a motivo della ritardata definizione del giudizio, il cuore dei

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3 Cfr PAOLO VI, Allocuzione ai partecipanti del II Convengo Internazionale di Diritto Canonico, il17 settembre 1973.4 Cfr Relatio Synodi, n. 48.

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MAGISTERO PONTIFICIO

fedeli che attendono il chiarimento del proprio stato non sia lun-gamente oppresso dalle tenebre del dubbio.Ho fatto ciò, comunque, seguendo le orme dei miei Predecessori, iquali hanno voluto che le cause di nullità del matrimonio venganotrattate per via giudiziale, e non amministrativa, non perché loimponga la natura della cosa, ma piuttosto lo esiga la necessità ditutelare in massimo grado la verità del sacro vincolo: e ciò è esatta-mente assicurato dalle garanzie dell’ordine giudiziario.Si segnalano alcuni criteri fondamentali che hanno guidato l’operadi riforma.

I. – Una sola sentenza in favore della nullità esecutiva. – È parso oppor-tuno, anzitutto, che non sia più richiesta una doppia decisione con-forme in favore della nullità del matrimonio, affinché le parti sianoammesse a nuove nozze canoniche, ma che sia sufficiente la certez-za morale raggiunta dal primo giudice a norma del diritto.

II. – Il giudice unico sotto la responsabilità del Vescovo. – La costituzionedel giudice unico, comunque chierico, in prima istanza viene rimes-sa alla responsabilità del Vescovo, che nell’esercizio pastorale dellapropria potestà giudiziale dovrà assicurare che non si indulga aqualunque lassismo.

III. – Lo stesso Vescovo è giudice. – Affinché sia finalmente tradotto inpratica l’insegnamento del Concilio Vaticano II in un ambito digrande importanza, si è stabilito di rendere evidente che il Vescovostesso nella sua Chiesa, di cui è costituito pastore e capo, è per ciòstesso giudice tra i fedeli a lui affidati. Si auspica pertanto che nellegrandi come nelle piccole diocesi lo stesso Vescovo offra un segnodella conversione delle strutture ecclesiastiche5, e non lasci comple-tamente delegata agli uffici della curia la funzione giudiziaria inmateria matrimoniale. Ciò valga specialmente nel processo piùbreve, che viene stabilito per risolvere i casi di nullità più evidente.

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5 Cfr FRANCESCO, Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, n. 27, in AAS 105 (2013), p. 1031.

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IV. – Il processo più breve. – Infatti, oltre a rendere più agile il proces-so matrimoniale, si è disegnata una forma di processo più breve –in aggiunta a quello documentale come attualmente vigente –, daapplicarsi nei casi in cui l’accusata nullità del matrimonio è soste-nuta da argomenti particolarmente evidenti.Non mi è tuttavia sfuggito quanto un giudizio abbreviato possamettere a rischio il principio dell’indissolubilità del matrimonio;appunto per questo ho voluto che in tale processo sia costituitogiudice lo stesso Vescovo, che in forza del suo ufficio pastorale ècon Pietro il maggiore garante dell’unità cattolica nella fede e nelladisciplina.

V. – L’appello alla Sede Metropolitana. – Conviene che si ripristini l’ap-pello alla Sede del Metropolita, giacché tale ufficio di capo dellaprovincia ecclesiastica, stabile nei secoli, è un segno distintivo dellasinodalità nella Chiesa.

VI. – Il compito proprio delle Conferenze Episcopali. – Le ConferenzeEpiscopali, che devono essere soprattutto spinte dall’ansia aposto-lica di raggiungere i fedeli dispersi, avvertano fortemente il doveredi condividere la predetta conversione, e rispettino assolutamente ildiritto dei Vescovi di organizzare la potestà giudiziale nella propriaChiesa particolare.Il ripristino della vicinanza tra il giudice e i fedeli, infatti, non avrà suc-cesso se dalle Conferenze non verrà ai singoli Vescovi lo stimolo e insie-me l’aiuto a mettere in pratica la riforma del processo matrimoniale.Insieme con la prossimità del giudice curino per quanto possibile leConferenze Episcopali, salva la giusta e dignitosa retribuzione deglioperatori dei tribunali, che venga assicurata la gratuità delle proce-dure, perché la Chiesa, mostrandosi ai fedeli madre generosa, inuna materia così strettamente legata alla salvezza delle anime mani-festi l’amore gratuito di Cristo dal quale tutti siamo stati salvati.

VII. – L’appello alla Sede Apostolica. – Conviene comunque che si man-tenga l’appello al Tribunale ordinario della Sede Apostolica, cioè laRota Romana, nel rispetto di un antichissimo principio giuridico,così che venga rafforzato il vincolo fra la Sede di Pietro e le Chieseparticolari, avendo tuttavia cura, nella disciplina di tale appello, di

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MAGISTERO PONTIFICIO

contenere qualunque abuso del diritto, perché non abbia a ricever-ne danno la salvezza delle anime.La legge propria della Rota Romana sarà al più presto adeguata alleregole del processo riformato, nei limiti del necessario.

VIII. – Previsioni per le Chiese Orientali. – Tenuto conto, infine, delpeculiare ordinamento ecclesiale e disciplinare delle Chiese Orien-tali, ho deciso di emanare separatamente, in questa stessa data, lenorme per riformare la disciplina dei processi matrimoniali nelCodice dei Canoni delle Chiese Orientali.

Tutto ciò opportunamente considerato, decreto e statuisco che ilLibro VII del Codice di Diritto Canonico, Parte III, Titolo I,Capitolo I sulle cause per la dichiarazione di nullità del matrimo-nio (cann. 1671-1691), dal giorno 8 dicembre 2015 sia integral-mente sostituito come segue:

Art. 1 – Il foro competente e i tribunali

Can. 1671 § 1. Le cause matrimoniali dei battezzati per dirittoproprio spettano al giudice ecclesiastico.

§ 2. Le cause sugli effetti puramente civili del matrimonio spet-tano al magistrato civile, a meno che il diritto particolare non sta-bilisca che le medesime cause, qualora siano trattate incidental-mente e accessoriamente, possano essere esaminate e decise dal giu-dice ecclesiastico.

Can. 1672. Nelle cause di nullità del matrimonio, che non sianoriservate alla Sede Apostolica, sono competenti: 1° il tribunale delluogo in cui il matrimonio fu celebrato; 2° il tribunale del luogo incui una o entrambe le parti hanno il domicilio o il quasi-domicilio;3° il tribunale del luogo in cui di fatto si debba raccogliere la mag-gior parte delle prove.

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Can. 1673 § 1. In ciascuna diocesi il giudice di prima istanza perle cause di nullità del matrimonio, per le quali il diritto non facciaespressamente eccezione, è il Vescovo diocesano, che può esercitarela potestà giudiziale personalmente o per mezzo di altri, a normadel diritto.

§ 2. Il Vescovo costituisca per la sua diocesi il tribunale diocesa-no per le cause di nullità del matrimonio, salva la facoltà per lo stes-so Vescovo di accedere a un altro viciniore tribunale diocesano ointerdiocesano.

§ 3. Le cause di nullità del matrimonio sono riservate a un colle-gio di tre giudici. Esso deve essere presieduto da un giudice chieri-co, i rimanenti giudici possono anche essere laici.

§ 4. Il Vescovo Moderatore, se non è possibile costituire il tribu-nale collegiale in diocesi o nel vicino tribunale che è stato scelto anorma del § 2, affidi le cause a un unico giudice chierico che, ove siapossibile, si associ due assessori di vita specchiata, esperti in scien-ze giuridiche o umane, approvati dal Vescovo per questo compito;allo stesso giudice unico competono, salvo che risulti diversamen-te, le funzioni attribuite al collegio, al preside o al ponente.

§ 5. Il tribunale di seconda istanza per la validità deve sempreessere collegiale, secondo il disposto del precedente § 3.

§ 6. Dal tribunale di prima istanza si appella al tribunale metropo-litano di seconda istanza, salvo il disposto dei cann. 1438-1439 e 1444.

Art. 2 – Il diritto di impugnare il matrimonio

Can. 1674 § 1. Sono abili ad impugnare il matrimonio: 1° i coniu-gi; 2° il promotore di giustizia, quando la nullità sia già stata divul-gata, se non si possa convalidare il matrimonio o non sia opportuno.

§ 2. Il matrimonio che, viventi entrambi i coniugi, non fu accu-sato, non può più esserlo dopo la morte di entrambi o di uno diessi, a meno che la questione della validità non pregiudichi la solu-zione di un’altra controversia sia in foro canonico sia in foro civile.

§ 3. Se poi un coniuge muore durante il processo, si osservi il can. 1518.Art. 3 - L’introduzione e l’istruzione della causa

Can. 1675. Il giudice, prima di accettare la causa, deve avere la

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certezza che il matrimonio sia irreparabilmente fallito, in modo chesia impossibile ristabilire la convivenza coniugale.

Can. 1676 § 1. Ricevuto il libello, il Vicario giudiziale, se ritiene cheesso goda di qualche fondamento, lo ammetta e, con decreto appostoin calce allo stesso libello, ordini che una copia venga notificata aldifensore del vincolo e, se il libello non è stato sottoscritto da entram-be le parti, alla parte convenuta, dandole il termine di quindici gior-ni per esprimere la sua posizione riguardo alla domanda.

§ 2. Trascorso il predetto termine, dopo aver nuovamente am-monito, se e in quanto lo ritenga opportuno, l’altra parte a manife-stare la sua posizione, sentito il difensore del vincolo, il Vicario giu-diziale con proprio decreto determini la formula del dubbio e sta-bilisca se la causa debba trattarsi con il processo ordinario o con ilprocesso più breve a norma dei cann. 1683-1687. Tale decreto siasubito notificato alle parti e al difensore del vincolo.

§ 3. Se la causa deve essere trattata con il processo ordinario, ilVicario giudiziale, con lo stesso decreto, disponga la costituzionedel collegio dei giudici o del giudice unico con i due assessori secon-do il can. 1673 § 4.

§ 4. Se invece viene disposto il processo più breve, il Vicario giu-diziale proceda a norma del can. 1685.

§ 5. La formula del dubbio deve determinare per quale capo o perquali capi è impugnata la validità delle nozze.

Can. 1677 § 1. Il difensore del vincolo, i patroni delle parti, e, seintervenga nel giudizio, anche il promotore di giustizia, hannodiritto: 1° di essere presenti all’esame delle parti, dei testi e dei peri-ti, salvo il disposto del can. 1559; 2° di prendere visione degli attigiudiziari, benché non ancora pubblicati, e di esaminare i docu-menti prodotti dalle parti.

§ 2. Le parti non possono assistere all’esame di cui al § 1, n.1.Can. 1678 § 1. Nelle cause di nullità del matrimonio, la confes-

sione giudiziale e le dichiarazioni delle parti, sostenute da eventua-li testi sulla credibilità delle stesse, possono avere valore di prova

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piena, da valutarsi dal giudice considerati tutti gli indizi e gli ammi-nicoli, se non vi siano altri elementi che le confutino.

§ 2. Nelle medesime cause, la deposizione di un solo teste può farepienamente fede, se si tratta di un teste qualificato che deponga su cosefatte d’ufficio, o le circostanze di fatti e di persone lo suggeriscono.

§ 3. Nelle cause in materia di impotenza o di difetto del consen-so per malattia mentale o per anomalia di natura psichica il giudi-ce si avvalga dell’opera di uno o più periti, se dalle circostanze nonappare evidentemente inutile; nelle altre cause si osservi il dispostodel can. 1574.

§ 4. Ogniqualvolta nell’istruttoria della causa fosse insorto undubbio assai probabile che il matrimonio non sia stato consumato, iltribunale, sentite le parti, può sospendere la causa di nullità, comple-tare l’istruttoria in vista della dispensa super rato, ed infine trasmet-tere gli atti alla Sede Apostolica insieme alla domanda di dispensa diuno o di entrambi i coniugi ed al voto del tribunale e del Vescovo.

Art. 4 – La sentenza, le sue impugnazioni e la sua esecuzione

Can. 1679. La sentenza che per la prima volta ha dichiarato lanullità del matrimonio, decorsi i termini stabiliti nei cann. 1630-1633, diventa esecutiva.

Can. 1680 § 1. Alla parte, che si ritenga onerata, e parimenti alpromotore di giustizia e al difensore del vincolo rimane il diritto diinterporre querela di nullità della sentenza o appello contro lamedesima sentenza ai sensi dei cann. 1619-1640.

§ 2. Decorsi i termini stabiliti dal diritto per l’appello e la suaprosecuzione, dopo che il tribunale di istanza superiore ha ricevu-to gli atti giudiziari, si costituisca il collegio dei giudici, si designi ildifensore del vincolo e le parti vengano ammonite a presentare leosservazioni entro un termine prestabilito; trascorso tale termine, iltribunale collegiale, se l’appello risulta manifestamente dilatorio,confermi con proprio decreto la sentenza di prima istanza.

§ 3. Se l’appello è stato ammesso, si deve procedere allo stessomodo come in prima istanza, con i dovuti adattamenti.

§ 4. Se nel grado di appello viene introdotto un nuovo capo di

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nullità del matrimonio, il tribunale lo può ammettere e su di essogiudicare come se fosse in prima istanza.

Can. 1681. Se è stata emanata una sentenza esecutiva, si puòricorrere in qualunque momento al tribunale di terzo grado per lanuova proposizione della causa a norma del can. 1644, adducendonuovi e gravi prove o argomenti entro il termine perentorio di tren-ta giorni dalla proposizione dell’impugnazione.

Can. 1682 § 1. Dopo che la sentenza che ha dichiarato la nullitàdel matrimonio è divenuta esecutiva, le parti il cui matrimonio èstato dichiarato nullo possono contrarre nuove nozze, a meno chenon lo proibisca un divieto apposto alla sentenza stessa oppure sta-bilito dall’Ordinario del luogo.

§ 2. Non appena la sentenza è divenuta esecutiva, il Vicariogiudiziale la deve notificare all’Ordinario del luogo in cui fu cele-brato il matrimonio. Questi poi deve provvedere affinché al piùpresto si faccia menzione nei registri dei matrimoni e dei battez-zati della nullità di matrimonio decretata e degli eventuali divie-ti stabiliti.

Art. 5 – Il processo matrimoniale più breve davanti al Vescovo

Can. 1683. Allo stesso Vescovo diocesano compete giudicare la causedi nullità del matrimonio con il processo più breve ogniqualvolta:

1° la domanda sia proposta da entrambi i coniugi o da uno diessi, col consenso dell’altro;

2° ricorrano circostanze di fatti e di persone, sostenute da testi-monianze o documenti, che non richiedano una inchiesta o unaistruzione più accurata, e rendano manifesta la nullità.

Can. 1684. Il libello con cui si introduce il processo più breve, oltreagli elementi elencati nel can. 1504, deve: 1° esporre brevemente, inte-gralmente e chiaramente i fatti su cui si fonda la domanda; 2° indica-

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re le prove, che possano essere immediatamente raccolte dal giudice;3° esibire in allegato i documenti su cui si fonda la domanda.

Can. 1685. Il Vicario giudiziale, nello stesso decreto con cuidetermina la formula del dubbio nomini l’istruttore e l’assessore eciti per la sessione, da celebrarsi a norma del can. 1686 non oltretrenta giorni, tutti coloro che devono parteciparvi.

Can. 1686. L’istruttore, per quanto possibile, raccolga le prove inuna sola sessione e fissi il termine di quindici giorni per la presen-tazione delle osservazioni in favore del vincolo e delle difese diparte, se ve ne siano.

Can. 1687 § 1. Ricevuti gli atti, il Vescovo diocesano, consultato-si con l’istruttore e l’assessore, vagliate le osservazioni del difensoredel vincolo e, se vi siano, le difese delle parti, se raggiunge la certez-za morale sulla nullità del matrimonio, emani la sentenza.Altrimenti rimetta la causa al processo ordinario.

§ 2. Il testo integrale della sentenza, con la motivazione, sia noti-ficato al più presto alle parti.

§ 3. Contro la sentenza del Vescovo si dà appello al Metropolita oalla Rota Romana; se la sentenza è stata emessa dal Metropolita, sidà appello al suffraganeo più anziano; e contro la sentenza di altroVescovo che non ha un’autorità superiore sotto il Romano Pontefice,si dà appello al Vescovo da esso stabilmente designato.

§ 4. Se l’appello evidentemente appare meramente dilatorio, ilMetropolita o il Vescovo di cui al § 3, o il Decano della Rota Roma-na, lo rigetti a limine con un suo decreto; se invece l’appello èammesso, si rimetta la causa all’esame ordinario di secondo grado.

Art. 6 – Il processo documentale

Can. 1688. Ricevuta la domanda presentata a norma del can. 1676,il Vescovo diocesano o il Vicario giudiziale o il Giudice designato,tralasciate le formalità del processo ordinario, citate però le parti econ l’intervento del difensore del vincolo, può dichiarare con sen-tenza la nullità del matrimonio, se da un documento che non sia

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MAGISTERO PONTIFICIO

soggetto a contraddizione o ad eccezione alcuna, consti con certez-za dell’esistenza di un impedimento dirimente o del difetto dellaforma legittima, purché sia chiaro con eguale sicurezza che non fuconcessa la dispensa, oppure del difetto di un mandato valido incapo al procuratore.

Can. 1689 § 1. Contro questa dichiarazione il difensore del vincolo,se prudentemente giudichi che non vi sia certezza dei difetti di cuial can. 1688 ovvero della mancata dispensa, deve appellare al giudi-ce di seconda istanza, al quale si devono trasmettere gli atti avver-tendolo per scritto che si tratta di un processo documentale.

§ 2. Alla parte che si ritiene onerata resta il diritto di appellare.

Can. 1690. Il giudice di seconda istanza, con l’intervento del difen-sore del vincolo e dopo aver udito le parti, decida allo stesso mododi cui nel can. 1688 se la sentenza debba essere confermata o sepiuttosto si debba procedere nella causa per il tramite ordinario deldiritto; nel qual caso la rimandi al tribunale di prima istanza.

Art. 7 – Norme generali

Can. 1691 § 1. Nella sentenza si ammoniscano le parti sugliobblighi morali o anche civili, cui siano eventualmente tenute l’unaverso l’altra e verso la prole, per quanto riguarda il sostentamento el’educazione.

§ 2. Le cause per la dichiarazione di nullità del matrimonio nonpossono essere trattate con il processo contenzioso orale di cui neicann. 1656-1670.

§ 3. In tutte le altre cose che si riferiscono alla procedura, si devo-no applicare, a meno che la natura della cosa si opponga, i canonisui giudizi in generale e sul giudizio contenzioso ordinario, osser-vate le norme speciali per le cause sullo stato delle persone e per lecause riguardanti il bene pubblico.

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La disposizione del can. 1679 si applicherà alle sentenze dichiarati-ve della nullità del matrimonio pubblicate a partire dal giorno incui questo Motu proprio entrerà in vigore.

Al presente documento vengono unite delle regole procedurali, che horitenuto necessarie per la corretta e accurata applicazione della leggerinnovata, da osservarsi diligentemente a tutela del bene dei fedeli.

Ciò che è stato da me stabilito con questo Motu proprio, ordino chesia valido ed efficace, nonostante qualsiasi disposizione in contra-rio, anche se meritevole di specialissima menzione.

Affido con fiducia all’intercessione della gloriosa e benedetta sempreVergine Maria, Madre di misericordia, e dei santi Apostoli Pietro ePaolo l’operosa esecuzione del nuovo processo matrimoniale.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 15 del mese di agosto,nell’Assunzione della Beata Vergine Maria dell’anno 2015,terzo del mio Pontificato.

Francesco

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MAGISTERO PONTIFICIO

Regole procedurali per la trattazionedelle cause di nullità matrimoniale

La III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, cele-brata nel mese di ottobre 2014, ha constatato la difficoltà dei fedeli diraggiungere i tribunali della Chiesa. Poiché il Vescovo, come il buonPastore, è tenuto ad andare incontro ai suoi fedeli che hanno bisognodi particolare cura pastorale, unitamente con le norme dettagliate perl’applicazione del processo matrimoniale, è sembrato opportuno,data per certa la collaborazione del Successore di Pietro e dei Vescovinel diffondere la conoscenza della legge, offrire alcuni strumentiaffinché l’operato dei tribunali possa rispondere alle esigenze dei fede-li, che richiedono l’accertamento della verità sull’esistenza o no delvincolo del loro matrimonio fallito.

Art. 1. Il Vescovo in forza del can. 383 § 1 è tenuto a seguire conanimo apostolico i coniugi separati o divorziati, che per la loro con-dizione di vita abbiano eventualmente abbandonato la pratica reli-giosa. Egli quindi condivide con i parroci (cfr can. 529 § 1) la solle-citudine pastorale verso questi fedeli in difficoltà.

Art. 2. L’indagine pregiudiziale o pastorale, che accoglie nellestrutture parrocchiali o diocesane i fedeli separati o divorziati chedubitano della validità del proprio matrimonio o sono convintidella nullità del medesimo, è orientata a conoscere la loro condi-zione e a raccogliere elementi utili per l’eventuale celebrazione delprocesso giudiziale, ordinario o più breve. Tale indagine si svolgerànell’ambito della pastorale matrimoniale diocesana unitaria.

Art. 3. La stessa indagine sarà affidata a persone ritenute idoneedall’Ordinario del luogo, dotate di competenze anche se non esclusi-vamente giuridico-canoniche. Tra di esse vi sono in primo luogo ilparroco proprio o quello che ha preparato i coniugi alla celebrazionedelle nozze. Questo compito di consulenza può essere affidato anchead altri chierici, consacrati o laici approvati dall’Ordinario del luogo.

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La diocesi, o più diocesi insieme, secondo gli attuali raggruppamenti,possono costituire una struttura stabile attraverso cui fornire questoservizio e redigere, se del caso, un Vademecum che riporti gli elemen-ti essenziali per il più adeguato svolgimento dell’indagine.

Art. 4. L’indagine pastorale raccoglie gli elementi utili per l’even-tuale introduzione della causa da parte dei coniugi o del loro patro-no davanti al tribunale competente. Si indaghi se le parti sono d’ac-cordo nel chiedere la nullità.

Art. 5. Raccolti tutti gli elementi, l’indagine si chiude con il libel-lo, da presentare, se del caso, al competente tribunale.

Art. 6. Dal momento che il Codice di diritto canonico deve essereapplicato sotto tutti gli aspetti, salve le norme speciali, anche ai proces-si matrimoniali, a mente del can. 1691 § 3, le presenti regole non inten-dono esporre minutamente l’insieme di tutto il processo, ma soprattut-to chiarire le principali innovazioni legislative e, ove occorra, integrarle.

Titolo I – Il foro competente e i tribunali

Art. 7 § 1. I titoli di competenza di cui al can. 1672 sono equiva-lenti, salvaguardato per quanto possibile il principio di prossimitàfra il giudice e le parti.

§ 2. Mediante la cooperazione fra tribunali, poi, a mente del can.1418, si assicuri che chiunque, parte o teste, possa partecipare alprocesso col minimo dispendio.

Art. 8 § 1. Nelle diocesi che non hanno un proprio tribunale, ilVescovo si preoccupi di formare quanto prima, anche mediantecorsi di formazione permanente e continua, promossi dalle diocesio dai loro raggruppamenti e dalla Sede Apostolica in comunione diintenti, persone che possano prestare la loro opera nel tribunale perle cause matrimoniali da costituirsi.

§ 2. Il Vescovo può recedere dal tribunale interdiocesano costi-tuito a norma del can. 1423.

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MAGISTERO PONTIFICIO

Titolo II – Il diritto di impugnare il matrimonio

Art. 9. Se il coniuge muore durante il processo, prima che lacausa sia conclusa, l’istanza viene sospesa finché l’altro coniuge oun altro interessato richieda la prosecuzione; in questo caso si deveprovare l’interesse legittimo.

Titolo III – L’introduzione e l’istruzione della causa

Art. 10. Il giudice può ammettere la domanda orale ogniqualvol-ta la parte sia impedita a presentare il libello: tuttavia, egli ordini alnotaio di redigere per iscritto un atto che deve essere letto alla partee da questa approvato, e che tiene luogo del libello scritto dallaparte a tutti gli effetti di legge.

Art. 11 § 1. Il libello sia esibito al tribunale diocesano o al tribu-nale interdiocesano che è stato scelto a norma del can. 1673 § 2.

§ 2. Si reputa che non si oppone alla domanda la parte convenu-ta che si rimette alla giustizia del tribunale o, ritualmente citata unaseconda volta, non dà alcuna risposta.

Titolo IV – La sentenza, le sue impugnazioni e la sua esecuzione

Art. 12. Per conseguire la certezza morale necessaria per legge,non è sufficiente una prevalente importanza delle prove e degliindizi, ma occorre che resti del tutto escluso qualsiasi dubbio pru-dente positivo di errore, in diritto e in fatto, ancorché non sia esclu-sa la mera possibilità del contrario.

Art. 13. Se una parte ha dichiarato espressamente di rifiutare diricevere qualsiasi informazione relativa alla causa, si ritiene cheabbia rinunciato ad ottenere la copia della sentenza. In tal caso puòesserle notificato il solo dispositivo della sentenza.

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Titolo V – Il processo matrimoniale più breve davanti al Vescovo

Art. 14 § 1. Tra le circostanze che possono consentire la tratta-zione della causa di nullità del matrimonio per mezzo del processopiù breve secondo i cann. 1683-1687, si annoverano per esempio:quella mancanza di fede che può generare la simulazione del con-senso o l’errore che determina la volontà, la brevità della conviven-za coniugale, l’aborto procurato per impedire la procreazione, l’o-stinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo dellenozze o in un tempo immediatamente successivo, l’occultamentodoloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figlinati da una precedente relazione o di una carcerazione, la causa delmatrimonio del tutto estranea alla vita coniugale o consistentenella gravidanza imprevista della donna, la violenza fisica infertaper estorcere il consenso, la mancanza di uso di ragione comprova-ta da documenti medici, ecc.

§ 2. Tra i documenti che sostengono la domanda vi sono tutti idocumenti medici che possono rendere inutile acquisire una peri-zia d’ufficio.

Art. 15. Se è stato presentato il libello per introdurre un proces-so ordinario, ma il Vicario giudiziale ritiene che la causa possa esse-re trattata con il processo più breve, egli, nel notificare il libello anorma del can. 1676 § 1, inviti la parte che non lo abbia sottoscrit-to a comunicare al tribunale se intenda associarsi alla domandapresentata e partecipare al processo. Egli, ogniqualvolta sia neces-sario, inviti la parte o le parti che hanno sottoscritto il libello adintegrarlo al più presto a norma del can. 1684.

Art. 16. Il Vicario giudiziale può designare se stesso come istrut-tore; però per quanto sia possibile nomini un istruttore dalla dio-cesi di origine della causa.

Art. 17. Nell’emettere la citazione ai sensi del can. 1685, le partisiano informate che, se non fossero stati allegati al libello, possono,almeno tre giorni prima della sessione istruttoria, presentare gliarticoli degli argomenti sui quali si chiede l’interrogatorio delleparti o dei testi.

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MAGISTERO PONTIFICIO

Art. 18. § 1. Le parti e i loro avvocati possono assistere all’escus-sione delle altre parti e dei testi, a meno che l’istruttore ritenga, perle circostanze di cose e di persone, che si debba procedere diversa-mente.

§ 2. Le risposte delle parti e dei testi devono essere redatte periscritto dal notaio, ma sommariamente e soltanto in ciò che si rife-risce alla sostanza del matrimonio controverso.

Art. 19. Se la causa viene istruita presso un tribunale interdioce-sano, il Vescovo che deve pronunziare la sentenza è quello del luogoin base al quale si stabilisce la competenza a mente del can. 1672. Sepoi siano più di uno, si osservi per quanto possibile il principiodella prossimità tra le parti e il giudice.

Art. 20 § 1. Il Vescovo diocesano stabilisca secondo la sua pru-denza il modo con cui pronunziare la sentenza.

§ 2. La sentenza, comunque sottoscritta dal Vescovo insieme conil notaio, esponga in maniera breve e ordinata i motivi della deci-sione e ordinariamente sia notificata alle parti entro il termine diun mese dal giorno della decisione.

Titolo VI – Il processo documentale

Art. 21. Il Vescovo diocesano e il Vicario giudiziale competenti sideterminano a norma del can. 1672.

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Omelia nella S. Messa per l’apertura della XIVAssemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi

«Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui èperfetto in noi» (1 Gv 4,12).Le letture bibliche di questa domenica sembrano scelte apposita-mente per l’evento di grazia che la Chiesa sta vivendo, ossial’Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema della famigliache con questa celebrazione eucaristica viene inaugurata. Esse sono incentrate su tre argomenti: il dramma della solitudine, l’a-more tra uomo-donna e la famiglia.

La solitudineAdamo, come leggiamo nella prima lettura, viveva nel Paradiso,imponeva i nomi alle altre creature esercitando un dominio chedimostra la sua indiscutibile e incomparabile superiorità, ma no-nostante ciò si sentiva solo, perché «non trovò un aiuto che gli cor-rispondesse» (Gen 2,20) e sperimentò la solitudine.La solitudine, il dramma che ancora oggi affligge tanti uomini edonne. Penso agli anziani abbandonati perfino dai loro cari e daipropri figli; ai vedovi e alle vedove; ai tanti uomini e donne lasciatidalla propria moglie e dal proprio marito; a tante persone che difatto si sentono sole, non capite e non ascoltate; ai migranti e aiprofughi che scappano da guerre e persecuzioni; e ai tanti giovanivittime della cultura del consumismo, dell’usa e getta e della cultu-ra dello scarto.Oggi si vive il paradosso di un mondo globalizzato dove vediamotante abitazioni lussuose e grattacieli, ma sempre meno il caloredella casa e della famiglia; tanti progetti ambiziosi, ma poco tempo

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per vivere ciò che è stato realizzato; tanti mezzi sofisticati di diver-timento, ma sempre di più un vuoto profondo nel cuore; tanti pia-ceri, ma poco amore; tanta libertà, ma poca autonomia… Sono sem-pre più in aumento le persone che si sentono sole, ma anche quelleche si chiudono nell’egoismo, nella malinconia, nella violenza di-struttiva e nello schiavismo del piacere e del dio denaro.Oggi viviamo, in un certo senso, la stessa esperienza di Adamo:tanta potenza accompagnata da tanta solitudine e vulnerabilità; ela famiglia ne è l’icona. Sempre meno serietà nel portare avanti unrapporto solido e fecondo di amore: nella salute e nella malattia,nella ricchezza e nella povertà, nella buona e nella cattiva sorte.L’amore duraturo, fedele, coscienzioso, stabile, fertile è sempre piùderiso e guardato come se fosse roba dell’antichità. Sembrerebbeche le società più avanzate siano proprio quelle che hanno la per-centuale più bassa di natalità e la percentuale più alta di aborto, didivorzio, di suicidi e di inquinamento ambientale e sociale.

L’amore tra uomo e donna Leggiamo ancora nella prima Lettura che il cuore di Dio rimasecome addolorato nel vedere la solitudine di Adamo e disse: «Non èbene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda»(Gen 2,18). Queste parole dimostrano che nulla rende felice il cuoredell’uomo come un cuore che gli assomiglia, che gli corrisponde,che lo ama e che lo toglie dalla solitudine e dal sentirsi solo. Di-mostrano anche che Dio non ha creato l’essere umano per vivere intristezza o per stare solo, ma per la felicità, per condividere il suocammino con un’altra persona che gli sia complementare; per vive-re la stupenda esperienza dell’amore: cioè amare ed essere amato; eper vedere il suo amore fecondo nei figli, come dice il salmo che èstato proclamato oggi (cfr Sal 128).Ecco il sogno di Dio per la sua creatura diletta: vederla realizzatanell’unione di amore tra uomo e donna; felice nel cammino comu-ne, feconda nella donazione reciproca. È lo stesso disegno che Gesùnel Vangelo di oggi riassume con queste parole: «Dall’inizio dellacreazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lasce-rà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeran-no una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne» (Mc10,6-8; cfr Gen 1,27; 2,24).

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Gesù, di fronte alla domanda retorica che gli è stata fatta – proba-bilmente come un tranello, per farlo diventare all’improvviso anti-patico alla folla che lo seguiva e che praticava il divorzio come real-tà consolidata e intangibile –, risponde in maniera schietta e ina-spettata: riporta tutto all’origine, all’origine della creazione, perinsegnarci che Dio benedice l’amore umano, è Lui che unisce i cuoridi un uomo e una donna che si amano e li unisce nell’unità e nel-l’indissolubilità. Ciò significa che l’obiettivo della vita coniugalenon è solamente vivere insieme per sempre, ma amarsi per sempre!Gesù ristabilisce così l’ordine originario ed originante.

La famiglia«Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto» (Mc10,9). È una esortazione ai credenti a superare ogni forma di indi-vidualismo e di legalismo, che nascondono un gretto egoismo e unapaura di aderire all’autentico significato della coppia e della ses-sualità umana nel progetto di Dio.Infatti, solo alla luce della follia della gratuità dell’amore pasqualedi Gesù apparirà comprensibile la follia della gratuità di un amoreconiugale unico e usque ad mortem.Per Dio il matrimonio non è utopia adolescenziale, ma un sognosenza il quale la sua creatura sarà destinata alla solitudine! Infattila paura di aderire a questo progetto paralizza il cuore umano.Paradossalmente anche l’uomo di oggi – che spesso ridicolizza que-sto disegno – rimane attirato e affascinato da ogni amore autenti-co, da ogni amore solido, da ogni amore fecondo, da ogni amorefedele e perpetuo. Lo vediamo andare dietro agli amori temporaneima sogna l’amore autentico; corre dietro ai piaceri carnali ma desi-dera la donazione totale.Infatti, «ora che abbiamo pienamente assaporato le promesse dellalibertà illimitata, cominciamo a capire di nuovo l’espressione “tri-stezza di questo mondo”. I piaceri proibiti hanno perso la loroattrattiva appena han cessato di essere proibiti. Anche se vengonospinti all’estremo e vengono rinnovati all’infinito, risultano insipi-di perché sono cose finite, e noi, invece, abbiamo sete di infinito»

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(Joseph Ratzinger, Auf Christus schauen. Einübung in Glaube, Hoffnung,Liebe, Freiburg 1989, p. 73).In questo contesto sociale e matrimoniale assai difficile, la Chiesa èchiamata a vivere la sua missione nella fedeltà, nella verità e nella carità.Vivere la sua missione nella fedeltà al suo Maestro come voce che gridanel deserto, per difendere l’amore fedele e incoraggiare le numero-sissime famiglie che vivono il loro matrimonio come uno spazio incui si manifesta l’amore divino; per difendere la sacralità della vita,di ogni vita; per difendere l’unità e l’indissolubilità del vincoloconiugale come segno della grazia di Dio e della capacità dell’uomodi amare seriamente. La Chiesa è chiamata a vivere la sua missione nella verità che non simuta secondo le mode passeggere o le opinioni dominanti. La veri-tà che protegge l’uomo e l’umanità dalle tentazioni dell’autorefe-renzialità e dal trasformare l’amore fecondo in egoismo sterile, l’u-nione fedele in legami temporanei. «Senza verità, la carità scivolanel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempirearbitrariamente. È il fatale rischio dell’amore in una cultura senzaverità» (Benedetto XVI, Enc. Caritas in veritate, 3).E la Chiesa è chiamata a vivere la sua missione nella carità che nonpunta il dito per giudicare gli altri, ma – fedele alla sua natura dimadre – si sente in dovere di cercare e curare le coppie ferite con l’o-lio dell’accoglienza e della misericordia; di essere “ospedale dacampo”, con le porte aperte ad accogliere chiunque bussa chieden-do aiuto e sostegno; di più, di uscire dal proprio recinto verso glialtri con amore vero, per camminare con l’umanità ferita, per inclu-derla e condurla alla sorgente di salvezza. Una Chiesa che insegna e difende i valori fondamentali, senzadimenticare che «il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo peril sabato» (Mc 2,27); e che Gesù ha detto anche: «Non sono i saniche hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto achiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc 2,17). Una Chiesa che educaall’amore autentico, capace di togliere dalla solitudine, senzadimenticare la sua missione di buon samaritano dell’umanità ferita.Ricordo san Giovanni Paolo II quando diceva: «L’errore e il maledevono essere sempre condannati e combattuti; ma l’uomo checade o che sbaglia deve essere compreso e amato […] Noi dobbiamoamare il nostro tempo e aiutare l’uomo del nostro tempo» (Discorso

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all’Azione Cattolica Italiana, 30 dicembre 1978: Insegnamenti I [1978],450). E la Chiesa deve cercarlo, accoglierlo e accompagnarlo, perchéuna Chiesa con le porte chiuse tradisce se stessa e la sua missione, einvece di essere un ponte diventa una barriera: «Infatti, colui che san-tifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa ori-gine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli» (Eb 2,11).Con questo spirito chiediamo al Signore di accompagnarci nelSinodo e di guidare la sua Chiesa per l’intercessione della BeataVergine Maria e di san Giuseppe, suo castissimo sposo.

Basilica Vaticana,XXVII Domenica del Tempo Ordinario,4 ottobre 2015

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MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

Care Beatitudini, Eminenze, Eccellenze, cari fratelli e sorelle,vorrei innanzitutto ringraziare il Signore che ha guidato il nostrocammino sinodale in questi anni con lo Spirito Santo, che non famai mancare alla Chiesa il suo sostegno.Ringrazio davvero di cuore S.Em. il Cardinale Lorenzo Baldisseri,segretario generale del Sinodo, S.Ecc. Mons. Fabio Fabene, sotto-segretario, e con loro ringrazio il relatore S. Em. il Cardinale PeterErd� e il segretario speciale S.Ecc. Mons. Bruno Forte, i presidentidelegati, gli scrittori, i consultori, i traduttori, i cantori e tutti colo-ro che hanno lavorato instancabilmente e con totale dedizione allaChiesa: grazie di cuore! E vorrei anche ringraziare la commissioneche ha fatto la relazione: alcuni hanno passato la notte in bianco.Ringrazio tutti voi, cari padri sinodali, delegati fraterni, uditori,uditrici e assessori, parroci e famiglie, per la vostra partecipazioneattiva e fruttuosa.Ringrazio anche gli “anonimi” e tutte le persone che hanno lavoratoin silenzio contribuendo generosamente ai lavori di questo Sinodo.Siate sicuri tutti della mia preghiera, affinché il Signore vi ricom-pensi con l’abbondanza dei suoi doni di grazia!Mentre seguivo i lavori del Sinodo, mi sono chiesto: che cosa signifi-cherà per la Chiesa concludere questo Sinodo dedicato alla famiglia?Certamente non significa aver concluso tutti i temi inerenti la fami-

Discorso a conclusione dei lavoridella XIV Assemblea generale ordinaria

del Sinodo dei vescovi

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glia, ma aver cercato di illuminarli con la luce del Vangelo, della tra-dizione e della storia bimillenaria della Chiesa, infondendo in essila gioia della speranza senza cadere nella facile ripetizione di ciò cheè indiscutibile o già detto.Sicuramente non significa aver trovato soluzioni esaurienti a tuttele difficoltà e ai dubbi che sfidano e minacciano la famiglia, ma avermesso tali difficoltà e dubbi sotto la luce della fede, averli esamina-ti attentamente, averli affrontati senza paura e senza nascondere latesta sotto la sabbia.Significa aver sollecitato tutti a comprendere l’importanza dell’isti-tuzione della famiglia e del matrimonio tra uomo e donna, fonda-to sull’unità e sull’indissolubilità, e ad apprezzarla come base fon-damentale della società e della vita umana.Significa aver ascoltato e fatto ascoltare le voci delle famiglie e dei pasto-ri della Chiesa che sono venuti a Roma portando sulle loro spalle i pesi ele speranze, le ricchezze e le sfide delle famiglie di ogni parte del mondo.Significa aver dato prova della vivacità della Chiesa Cattolica, chenon ha paura di scuotere le coscienze anestetizzate o di sporcarsi lemani discutendo animatamente e francamente sulla famiglia.Significa aver cercato di guardare e di leggere la realtà, anzi le realtà, dioggi con gli occhi di Dio, per accendere e illuminare con la fiammadella fede i cuori degli uomini, in un momento storico di scoraggia-mento e di crisi sociale, economica, morale e di prevalente negatività.Significa aver testimoniato a tutti che il Vangelo rimane per laChiesa la fonte viva di eterna novità, contro chi vuole “indottrinar-lo” in pietre morte da scagliare contro gli altri.Significa anche aver spogliato i cuori chiusi che spesso si nascondo-no perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa, o dietro le buoneintenzioni, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualchevolta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite.Significa aver affermato che la Chiesa è Chiesa dei poveri in spirito edei peccatori in ricerca del perdono e non solo dei giusti e dei santi,anzi dei giusti e dei santi quando si sentono poveri e peccatori.Significa aver cercato di aprire gli orizzonti per superare ogni erme-neutica cospirativa o chiusura di prospettive, per difendere e perdiffondere la libertà dei figli di Dio, per trasmettere la bellezza dellaNovità cristiana, qualche volta coperta dalla ruggine di un linguag-gio arcaico o semplicemente non comprensibile.

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1 Cfr Lettera al Gran Cancelliere della “Pontificia Universidad Católica Argentina” nel centesimoanniversario della Facoltà di Teologia, 3 marzo 2015.2 Cfr Pontificia Commissione Biblica, Fede e cultura alla luce della Bibbia. Atti della Sessione ple-naria 1979 della Pontificia Commissione Biblica, LDC, Leumann, Torino 1981; Conc. Ecum.Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 44.3 Relazione finale (7 dicembre 1985): «L’Osservatore Romano», 10 dicembre 1985, 7.4 «In forza della sua missione pastorale, la Chiesa deve mantenersi sempre attenta ai muta-menti storici e all’evoluzione delle mentalità. Non certamente per sottomettervisi, ma persuperare gli ostacoli che si possono opporre all’accoglienza dei suoi consigli e delle suedirettive» (Intervista al card. Georges Cottier ne «La Civiltà Cattolica», 3963-3964, 8 ago-sto 2015, p. 272).

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Nel cammino di questo Sinodo le opinioni diverse che si sonoespresse liberamente – e purtroppo talvolta con metodi non deltutto benevoli – hanno certamente arricchito e animato il dialogo,offrendo un’immagine viva di una Chiesa che non usa “moduli pre-confezionati”, ma che attinge dalla fonte inesauribile della sua fedeacqua viva per dissetare i cuori inariditi1.E – aldilà delle questioni dogmatiche ben definite dal Magisterodella Chiesa – abbiamo visto anche che quanto sembra normale perun vescovo di un continente, può risultare strano, quasi come unoscandalo – quasi! – per il vescovo di un altro continente; ciò cheviene considerato violazione di un diritto in una società, può essereprecetto ovvio e intangibile in un’altra; ciò che per alcuni è libertà dicoscienza, per altri può essere solo confusione. In realtà, le culturesono molto diverse tra loro e ogni principio generale – come hodetto, le questioni dogmatiche ben definite dal Magistero dellaChiesa – ogni principio generale ha bisogno di essere inculturato, sevuole essere osservato e applicato2. Il Sinodo del 1985, che celebravail 20° anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, haparlato dell’inculturazione come dell’«intima trasformazione degliautentici valori culturali mediante l’integrazione nel cristianesimo,e il radicamento del cristianesimo nelle varie culture umane»3.L’inculturazione non indebolisce i valori veri, ma dimostra la loro veraforza e la loro autenticità, poiché essi si adattano senza mutarsi, anziessi trasformano pacificamente e gradualmente le varie culture4.

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Abbiamo visto, anche attraverso la ricchezza della nostra diversità,che la sfida che abbiamo davanti è sempre la stessa: annunciare ilVangelo all’uomo di oggi, difendendo la famiglia da tutti gli attac-chi ideologici e individualistici.E, senza mai cadere nel pericolo del relativismo oppure di demonizzaregli altri, abbiamo cercato di abbracciare pienamente e coraggiosamen-te la bontà e la misericordia di Dio che supera i nostri calcoli umani eche non desidera altro che «tutti gli uomini siano salvati» (1 Tm 2,4),per inserire e per vivere questo Sinodo nel contesto dell’Anno straor-dinario della Misericordia che la Chiesa è chiamata a vivere.Cari confratelli, l’esperienza del Sinodo ci ha fatto anche capiremeglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che difen-dono la lettera ma lo spirito; non le idee ma l’uomo; non le formu-le ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono. Ciò non signi-fica in alcun modo diminuire l’importanza delle formule: sononecessarie, l’importanza delle leggi e dei comandamenti divini, maesaltare la grandezza del vero Dio, che non ci tratta secondo i nostrimeriti e nemmeno secondo le nostre opere, ma unicamente secondola generosità illimitata della sua misericordia (cfr Rm 3,21-30; Sal129; Lc 11,37-54). Significa superare le costanti tentazioni del fra-tello maggiore (cfr Lc 15,25-32) e degli operai gelosi (cfr Mt 20,1-16).Anzi significa valorizzare di più le leggi e i comandamenti creati perl’uomo e non viceversa (cfr Mc 2,27).In questo senso il doveroso pentimento, le opere e gli sforzi umaniassumono un significato più profondo, non come prezzo dell’inac-quistabile Salvezza, compiuta da Cristo gratuitamente sulla Croce,ma come risposta a Colui che ci ha amato per primo e ci ha salvatoa prezzo del suo sangue innocente, mentre eravamo ancora pecca-tori (cfr Rm 5,6).Il primo dovere della Chiesa non è quello di distribuire condanne oanatemi, ma è quello di proclamare la misericordia di Dio, di chia-mare alla conversione e di condurre tutti gli uomini alla salvezzadel Signore (cfr Gv 12,44-50).Il beato Paolo VI, con parole stupende, diceva: «Possiamo quindi pen-sare che ogni nostro peccato o fuga da Dio accende in Lui una fiam-ma di più intenso amore, un desiderio di riaverci e reinserirci nel suopiano di salvezza [...]. Dio, in Cristo, si rivela infinitamente buono[...]. Dio è buono. E non soltanto in se stesso; Dio è – diciamolo pian-

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5 Omelia, 23 giugno 1968: Insegnamenti VI (1968), 1177-1178.6 Enc. Dives in misericordia, 13. Disse anche: «Nel mistero pasquale … Dio ci appare per quel-lo che è: un Padre dal cuore tenero, che non si arrende dinanzi all’ingratitudine dei suoifigli ed è sempre disposto al perdono» (Giovanni Paolo II, Regina Coeli, 23 aprile 1995:Insegnamenti XVIII, 1 [1995], 1035). E così descriveva la resistenza alla misericordia: «Lamentalità contemporanea, forse più di quella dell’uomo del passato, sembra opporsi alDio di misericordia e tende, altresì, ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuoreumano l’idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembranoporre a disagio l’uomo» (Enc. Dives in misericordia [30 novembre 1980], 2).7 Regina Coeli, 30 marzo 2008: Insegnamenti IV, 1 (2008), 489-490; e parlando del potere dellamisericordia afferma: «È la misericordia che pone un limite al male. In essa si esprime lanatura tutta peculiare di Dio - la sua santità, il potere della verità e dell’amore» (Omelia nellaDomenica della Divina Misericordia, 15 aprile 2007: Insegnamenti III, 1 [2007], 667).8 Un’analisi acrostica della parola “famiglia” ci aiuta a riassumere la missione della Chiesa nel

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gendo – buono per noi. Egli ci ama, cerca, pensa, conosce, ispira edaspetta: Egli sarà – se così può dirsi – felice il giorno in cui noi ci vol-giamo indietro e diciamo: Signore, nella tua bontà, perdonami. Ecco,dunque, il nostro pentimento: diventare la gioia di Dio»5.Anche san Giovanni Paolo II affermava che «la Chiesa vive una vitaautentica quando professa e proclama la misericordia […] e quandoaccosta gli uomini alle fonti della misericordia del Salvatore, di cuiessa è depositaria e dispensatrice»6.Anche papa Benedetto XVI disse: «La misericordia è in realtà ilnucleo centrale del messaggio evangelico, è il nome stesso di Dio[...] Tutto ciò che la Chiesa dice e compie, manifesta la misericordiache Dio nutre per l’uomo. Quando la Chiesa deve richiamare unaverità misconosciuta, o un bene tradito, lo fa sempre spinta dall’a-more misericordioso, perché gli uomini abbiano vita e l’abbiano inabbondanza (cfr Gv 10,10)»7.Sotto questa luce e grazie a questo tempo di grazia che la Chiesa havissuto, parlando e discutendo della famiglia, ci sentiamo arricchi-ti a vicenda; e tanti di noi hanno sperimentato l’azione dello SpiritoSanto, che è il vero protagonista e artefice del Sinodo. Per tutti noila parola “famiglia” non suona più come prima del Sinodo, alpunto che in essa troviamo già il riassunto della sua vocazione e ilsignificato di tutto il cammino sinodale8.

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compito di: Formare le nuove generazioni a vivere seriamente l’amore non come pretesa indi-vidualistica basata solo sul piacere e sull’“usa e getta”, ma per credere nuovamente all’amoreautentico, fecondo e perpetuo, come l’unica via per uscire da sé, per aprirsi all’altro, pertogliersi dalla solitudine, per vivere la volontà di Dio, per realizzarsi pianamente, per capireche il matrimonio è lo «spazio in cui si manifesta l’amore divino; per difendere la sacralitàdella vita, di ogni vita; per difendere l’unità e l’indissolubilità del vincolo coniugale comesegno della grazia di Dio e della capacità dell’uomo di amare seriamente» (Omelia nella Messadi apertura del Sinodo, 4 ottobre 2015: «L’Osservatore Romano», 5-6 ottobre 2015, p. 7) e pervalorizzare i corsi prematrimoniali come opportunità di approfondire il senso cristiano delsacramento del matrimonio; Andare verso gli altri perché una Chiesa chiusa in se stessa è unaChiesa morta; una Chiesa che non esce dal proprio recinto per cercare, per accogliere e percondurre tutti verso Cristo è una Chiesa che tradisce la sua missione e la sua vocazione;Manifestare e diffondere la misericordia di Dio alle famiglie bisognose, alle persone abban-donate, agli anziani trascurati, ai figli feriti dalla separazione dei genitori, alle famiglie pove-re che lottano per sopravvivere, ai peccatori che bussano alle nostre porte e a quelli lontani, aidiversamente abili e a tutti coloro che si sentono feriti nell’anima e nel corpo e alle coppie lace-rate dal dolore, dalla malattia, dalla morte o dalla persecuzione; Illuminare le coscienze, spes-so accerchiate da dinamiche dannose e sottili, che cercano perfino di mettersi al posto di Diocreatore: tali dinamiche devono essere smascherate e combattute nel pieno rispetto delladignità di ogni persona; Guadagnare e ricostruire con umiltà la fiducia nella Chiesa, seria-mente diminuita a causa dei comportamenti e dei peccati dei propri figli; purtroppo la con-tro-testimonianza e gli scandali commessi all’interno della Chiesa da alcuni chierici hannocolpito la sua credibilità e hanno oscurato il fulgore del suo messaggio salvifico; Lavorareintensamente per sostenere e incoraggiare le famiglie sane, le famiglie fedeli, le famiglie nume-rose che nonostante le fatiche quotidiane continuano a dare una grande testimonianza difedeltà agli insegnamenti della Chiesa e ai comandamenti del Signore; Ideare una rinnovatapastorale famigliare che si basi sul Vangelo e rispetti le diversità culturali; una pastorale capa-ce di trasmettere la Buona Novella con linguaggio attraente e gioioso e di togliere dai cuoridei giovani la paura di assumere impegni definitivi; una pastorale che presti una attenzioneparticolare ai figli che sono le vere vittime delle lacerazioni famigliari; una pastorale innova-tiva che attui una preparazione adeguata al sacramento matrimoniale e sospenda le pratichevigenti che spesso curano più l’apparenza di una formalità che un’educazione a un impegnoche duri per tutta la vita; Amare incondizionatamente tutte le famiglie e in particolare quel-le che attraversano un momento di difficoltà: nessuna famiglia deve sentirsi sola o esclusadall’amore o dall’abbraccio della Chiesa; il vero scandalo è la paura di amare e di manifestareconcretamente questo amore.

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In realtà, per la Chiesa concludere il Sinodo significa tornare a “cammi-nare insieme” realmente per portare in ogni parte del mondo, in ogniDiocesi, in ogni comunità e in ogni situazione la luce del Vangelo,l’abbraccio della Chiesa e il sostegno della misericordia di Dio!Grazie!

Roma, Aula del Sinodo, 24 ottobre 2015

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Il Magistero del Santo Padre – nella sua ricchezza di parola, gesti e incon-tri – ha costituito la trama di fondo su cui si sono appuntati i diversi argo-menti affrontati nella sessione autunnale del Consiglio EpiscopalePermanente: dai contenuti della prolusione alle modalità da offrire allediocesi italiane circa l’accoglienza dei profughi e alla stessa prospettiva concui si intende celebrare il Convegno Ecclesiale Nazionale di metà decennio(9-13 novembre 2015).Un clima di franca fraternità e di reciproca stima ha caratterizzato le gior-nate (30 settembre –2 ottobre 2015), volute a Firenze non solo comeopportunità per accostare la sede del Convegno, ma anche quale segnalee invito alle Chiese locali a prepararsi all’evento con un supplemento didisponibilità e d’impegno.Riunito alla vigilia della XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo deiVescovi (4-25 ottobre 2015) e della preghiera con il Papa – promossa peril 3 ottobre dalla CEI – il Consiglio Permanente ha espresso convinta vici-nanza alle famiglie, a partire dalla condivisione della loro non facile operaeducativa. Al riguardo, la stessa prolusione con cui il CardinalePresidente, Angelo Bagnasco, ha aperto i lavori riprende e valorizza i con-tenuti del recente viaggio di Papa Francesco a Cuba e negli Stati Uniti; inparticolare, rivolge ai responsabili della cosa pubblica l’appello a compie-re ogni sforzo per consentire a tutti l’accesso alle condizioni essenziali –materiali e spirituali – per formare e mantenere una famiglia.I Vescovi si sono concentrati, quindi, sul percorso proposto a livello dio-cesano in vista dell’Assemblea generale del maggio 2016, dedicata adapprofondire “La vita e la formazione permanente dei presbiteri”.Il rinnovo delle dodici Commissioni episcopali è stato l’occasione per unconfronto sulle loro modalità operative, sul loro rapporto con gli Uffici

Consiglio Permanente Comunicato finale dei lavori della sessione autunnale

(Firenze, 30 settembre – 2 ottobre 2015)

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANADOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

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della CEI e sulla loro funzione in ordine alla comunione dell’Episcopatoitaliano. Il Consiglio Permanente ha, inoltre, approvato il Messaggio per laGiornata nazionale per la vita e ha provveduto ad alcune nomine, fra cuiquelle dei membri del Consiglio per gli affari giuridici. Distinte comunica-zioni hanno riguardato: le indicazioni della Congregazione dei vescovi sullaformulazione, a livello di Conferenze episcopali regionali, di un progetto diriordino delle diocesi; alcuni aggiornamenti giuridici su temi sociali edetici; la preparazione al XXVI Congresso Eucaristico Nazionale (Genova,15-18 settembre 2016). Sono stati, infine, raccolti pareri sulla bozza di do-cumento della Congregazione per la dottrina della fede circa la cremazionedei defunti e sull’erezione di un Esarcato apostolico per i fedeli ucraini dirito bizantino residenti in Italia.

Strade da percorrere, obiettivi da perseguireA poco piu� di un mese dall’evento, il Consiglio Permanente ha fattoil punto sul Convegno Ecclesiale Nazionale e – piu� in generale – suiprimi cinque anni del decennio, che la Chiesa italiana ha dedicatoalla responsabilita� educativa. Centrale per i Vescovi rimane la que-stione antropologica, minacciata da una cultura del relativismo chesvuota ogni proposta: l’individuo che si concepisce “autonomo”dalla realta� , si priva di fatto dell’apertura alla trascendenza e di rela-zioni autentiche con il prossimo e, piu� in generale, con la vita socia-le e con il creato; rincorrendo semplicemente se stesso, finisce permancare l’appuntamento con cio� che qualifica il suo essere perso-na. Emblematico di tale cultura e� lo stesso tentativo di applicare la“teoria del gender”, secondo un progetto che pretende di cancellarela differenza sessuale. Di qui la rinnovata volonta� dell’Episcopatoitaliano a mantenersi nel solco della missione educativa, puntandonel prossimo quinquennio a intensificare alleanze collaborativecon la societa� civile e le sue Istituzioni, a partire dalla scuola. Laproposta del Convegno – riscoprire in Gesu� Cristo la possibilita� diun umanesimo vero e pieno – intende, quindi, concretizzarsi instrade da percorrere e obiettivi da perseguire, per un’educazioneintegrale che torni a dare contenuto a parole come persona e liber-tà, amore e famiglia, sessualità e generazione. Ne sono parte espe-rienze e opere di carità, espressione di una comunità che educa conil servizio.

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In risposta all’appello del Santo PadreIl riconoscimento degli altri come condizione per realizzare se stes-si porta a sentirsene responsabili, specie quando hanno il volto deldebole e del bisognoso. Di qui l’attenzione che il ConsiglioPermanente ha dedicato all’individuazione delle forme migliori concui promuovere una risposta effettiva ed efficace all’appello delSanto Padre circa l’accoglienza di una famiglia di immigrati in ogniparrocchia, comunità religiosa, santuario o monastero.Una prima ricognizione, compiuta nelle Conferenze EpiscopaliRegionali, documenta come la Chiesa italiana sia in prima fila intale servizio, con oltre 22 mila migranti ospitati in circa 1600 strut-ture di diocesi, parrocchie, comunità religiose e famiglie. Forti diquesta esperienza, maturata nel rapporto con le istituzioni civili, perampliare la rete ecclesiale dell’accoglienza i Vescovi hanno appron-tato una bozza di Vademecum con cui accompagnare le diocesi e leparrocchie: vengono indicate forme, luoghi e destinatari, nonchéaspetti amministrativi, gestionali, fiscali e assicurativi. Di tale per-corso è parte anche la fase di preparazione all’accoglienza, quindil’informazione – che consente di conoscere chi arriva e le cause del-l’immigrazione forzata – e la formazione, volta a preparare chi acco-glie (comunità, associazioni, famiglie e realtà del territorio).Il Vademecum, integrato dalle osservazioni dei membri del ConsiglioPermanente, sarà inviato a breve a tutti i Vescovi.

Presbiteri, due fuochi per una riformaLa vita spirituale dei presbiteri e il carico burocratico-amministra-tivo che spesso grava sulle loro spalle sono i due “fuochi” su cui si èconcentrata l’attenzione dei Vescovi, che al tema intendono dedica-re l’Assemblea generale del 2016. Pur nella consapevolezza di nonpoter giungere a un’unica soluzione che possa dare risposta allemolteplici sfide in campo – e che richiedono, essenzialmente, santi-tà di vita e letizia nel servizio pastorale – i Pastori sono decisi adavviare processi di riforma che aiutino il sacerdote a un esercizio delministero all’insegna di una convinta adesione al presbiterio, vissu-ta nella fraternità, con stile sinodale e missionario. Ne sono condi-

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

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zioni tanto una vita interiore custodita dalla preghiera e alimenta-ta dalla Parola di Dio, quanto una formazione permanente dipana-ta secondo iniziative pianificate, qualificate e diversificate.Parte da qui anche la possibilità di favorire l’introduzione di undiverso e più sostenibile modello organizzativo e amministrativodelle parrocchie, ispirato a più livelli a una maggiore corresponsa-bilità progettuale dei laici.

NomineNel corso dei lavori, il Consiglio Episcopale Permanente ha provve-duto alla nomina dei membri delle Commissioni Episcopali, i cuiPresidenti erano stati eletti nel corso dell’Assemblea generale tenu-ta nel maggio 2015. Di ciascuna Commissione Episcopale fa parteun Vescovo emerito, indicato dalla Presidenza.Le Commissioni Episcopali per il quinquennio 2015-2020 risulta-no così composte:- Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesiS.E. Mons. Luciano MONARI (Brescia), presidente; S.E. Mons.Mansueto BIANCHI (assistente ecclesiastico generale dell’AzioneCattolica Italiana); S.E. Mons. Renato BOCCARDO (Spoleto-Norcia); S.E.Mons. Giuseppe CAVALLOTTO (Cuneo e Fossano); S.E. Mons. CarloGHIDELLI (em. Lanciano-Ortona); S.E. Mons. Carlo MAZZA (Fidenza);S.E. Mons. Mauro Maria MORFINO (Alghero-Bosa); S.E. Mons. LuigiNEGRI (Ferrara-Comacchio); S.E. Mons. Orazio Francesco PIAZZA (SessaAurunca); S.E. Mons. Ignazio SANNA (Oristano).- Commissione Episcopale per la liturgiaS.E. Mons. Claudio MANIAGO (Castellaneta), presidente; S.E. Mons.Adriano CAPRIOLI (em. Reggio Emilia-Guastalla); S.E. Mons. PaoloMARTINELLI (aus. Milano); dom Mauro MEACCI, OSB (Subiaco); domDonato OGLIARI, OSB (Montecassino); S.E. Mons. SalvatorePAPPALARDO (Siracusa); S.E. Mons. Domenico SORRENTINO (Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino); S.E. Mons. Vittorio FrancescoVIOLA (Tortona).- Commissione Episcopale per il servizio della carità e la saluteS.Em. Card. Francesco MONTENEGRO (Agrigento), presidente; S.E.Mons. Antonio DI DONNA (Acerra); S.E. Mons. Domenico MOGAVERO

(Mazara del Vallo); S.E. Mons. Salvatore NUNNARI (em. Cosenza-

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Bisignano); S.E. Mons. Vincenzo Carmine OROFINO (Tricarico); S.E.Mons. Corrado PIZZIOLO (Vittorio Veneto); S.E. Mons. Carlo RobertoMaria REDAELLI (Gorizia); S.E. Mons. Benedetto TUZIA (Orvieto-Todi).- Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrataS.E. Mons. Gualtiero SIGISMONDI (Foligno), presidente; S.E. Mons.Arturo AIELLO (Teano-Calvi); S.E. Mons. Domenico CANCIAN (Città diCastello); S.E. Mons. Oscar CANTONI (Crema); S.E. Mons. MarioDELPINI (aus. Milano); S.E. Mons. Salvatore DI CRISTINA (em.Monreale); S.E. Mons. Gianfranco Agostino GARDIN (Treviso); S.E.Mons. Andrea Bruno MAZZOCATO (Udine).- Commissione Episcopale per il laicatoS.E. Mons. Vito ANGIULI (Ugento-Santa Maria di Leuca), presidente;S.E. Mons. Fernando FILOGRANA (Nardò-Gallipoli); S.E. Mons.Gabriele MANA (Biella); S.E. Mons. Francesco MARINO (Avellino); S.E.Mons. Giuseppe MERISI (em. Lodi); S.E. Mons. Beniamino PIZZIOL(Vicenza); S.E. Mons. Fausto TARDELLI (Pistoia); S.E. Mons.Giancarlo VECERRICA (Fabriano - Matelica).- Commissione Episcopale per la famiglia, i giovani e la vitaS.E. Mons. Pietro Maria FRAGNELLI (Trapani), Presidente; S.E. Mons.Nicolò ANSELMI (aus. Genova); S.E. Mons. Carlo BRESCIANI (SanBenedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto); S.E. Mons. Car-melo CUTTITTA (aus. Palermo); S.E. Mons. Mario PACIELLO (em.Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti); S.E. Mons. MauroPARMEGGIANI (Tivoli); S.E. Mons. Pietro SANTORO (Avezzano); S.E.Mons. Giuseppe ZENTI (Verona).- Commissione Episcopale per l’evangelizzazione dei popolie la cooperazione tra le ChieseS.E. Mons. Francesco BESCHI (Bergamo), residente; S.E. Mons.Alfonso BADINI CONFALONIERI (Susa); S.E. Mons. Tommaso CAPUTO

(Pompei); S.E. Mons. Giuseppe FIORINI MOROSINI (Reggio Calabria-Bova); S.E. Mons. Gervasio GESTORI (em. San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto); S.E. Mons. Giuseppe PELLEGRINI (Concor-dia–Pordenone); S.E. Mons. Giuseppe SATRIANO (Rossano-Cariati);S.E. Mons. Gianfranco TODISCO (Melfi-Rapolla-Venosa).

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

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- Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogoS.E. Mons. Bruno FORTE (Chieti-Vasto), presidente; S.E. Mons.Rodolfo CETOLONI, OFM (Grosseto); S.E. Mons. Maurizio MALVESTITI

(Lodi); S.E. Mons. Santo MARCIANÒ (Ordinario Militare per l’Italia);S.E. Mons. Donato OLIVERIO (Lungro); S.E. Mons. AmbrogioSPREAFICO (Frosinone-Veroli-Ferentino); S.E. Mons. Rocco TALUCCI

(em. Brindisi-Ostuni); S.E. Mons. Matteo ZUPPI (aus. Roma).- Commissione Episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’universitàS.E. Mons. Mariano CROCIATA (Latina-Terracina-Sezze-Priverno),presidente; S.E. Mons. Alberto Maria CAREGGIO (em. Ventimiglia-Sanremo); S.E. Mons. Pasquale CASCIO (Sant’Angelo deiLombardi-Conza-Nusco-Bisaccia); S.E. Mons. Erio CASTELLUCCI

(Modena-Nonantola); S.E. Mons. Paolo GIULIETTI (aus. Perugia-Città della Pieve); S.E. Mons. Lorenzo LEUZZI (aus. Roma); S.E.Mons. Lorenzo LOPPA (Anagni-Alatri); S.E. Mons. NazzarenoMARCONI (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia); S.E.Mons. Alberto TANASINI (Chiavari); S.E. Mons. PierantonioTREMOLADA (aus. Milano).- Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la paceS.E. Mons. Filippo SANTORO (Taranto), presidente; S.E. Mons.Francesco ALFANO (Sorrento-Castellammare di Stabia); S.E. Mons.Vincenzo APICELLA (Velletri-Segni); S.E. Mons. Marco ARNOLFO

(Vercelli); S.E. Mons. Claudio CIPOLLA (el. Padova); S.E. Mons.Giampaolo CREPALDI (Trieste); S.E. Mons. Maurizio GERVASONI

(Vigevano); S.E. Mons. Giovanni RICCHIUTI (Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti); S.E. Mons. Gastone SIMONI (em. Prato); S.E.Mons. Mario TOSO (Faenza-Modigliana).- Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni socialiS.E. Mons. Antonino RASPANTI (Acireale), presidente; S.E. Mons.Roberto BUSTI (Mantova); S.E. Mons. Martino CANESSA (em.Tortona); S.E. Mons. Giovanni D’ERCOLE (Ascoli Piceno); S.E. Mons.Filippo IANNONE (vicegerente Roma); S.E. Mons. Francesco MILITO

(Oppido Mamertina-Palmi); S.E. Mons. Ivo MUSER (Bolzano-Bressanone); S.E. Mons. Giuseppe PETROCCHI (L’Aquila); S.E. Mons.Domenico POMPILI (Rieti); S.E. Mons. Antonio STAGLIANÒ (Noto).- Commissione Episcopale per le migrazioniS.E. Mons. Guerino DI TORA (aus. Roma), presidente; S.E. Mons.

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Franco Maria Giuseppe AGNESI (aus. Milano); S.E. Mons. FrancoAGOSTINELLI (Prato); S.E. Mons. Domenico CALIANDRO (Brindisi-Ostuni); S.E. Mons. Massimo CAMISASCA (Reggio Emilia-Guastalla);S.E. Mons. Augusto Paolo LOJUDICE (aus. Roma); S.E. Mons. Ales-sandro PLOTTI (em. Pisa); S.E. Mons. Armando TRASARTI (Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola).

Il Consiglio Episcopale Permanente ha proceduto anche alle seguen-ti nomine:- Consiglio per gli affari giuridici: S.E. Mons. Vincenzo PISANELLO (Oria),presidente; S.E. Mons. Lorenzo GHIZZONI (Ravenna-Cervia); S.E. Mons.Franco LOVIGNANA (Aosta); S.E. Mons. Francesco OLIVA (Locri-Gerace),S.E. Mons. Giovanni TANI (Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado).- Collegio dei revisori dei conti della Conferenza Episcopale Italiana: S.E.Mons. Ernesto MANDARA (Sabina-Poggio Mirteto), presidente; S.E.Mons. Adriano TESSAROLLO (Chioggia); dott. Lelio FORNABAIO.- Vescovi membri della Presidenza di Caritas Italiana: S.E. Mons. CarloRoberto Maria REDAELLI (Gorizia); S.E. Mons. Vincenzo CarmineOROFINO (Tricarico).

Il Consiglio Permanente ha altresì provveduto alle seguenti nomine:- Presidente del Centro di Azione Liturgica (CAL): S.E. Mons.Claudio MANIAGO (Castellaneta).- Presidente della Federazione Italiana Esercizi Spirituali (FIES):S.E. Mons. Giovanni SCANAVINO (em. Orvieto-Todi).- Sottosegretari della Conferenza Episcopale Italiana: Mons.Giuseppe BATURI (Catania); don Ivan MAFFEIS (Trento).- Direttore dell’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’uni-versità: dott. Ernesto DIACO (finora vice responsabile del Servizionazionale per il Progetto culturale).- Responsabile del Servizio nazionale per l’edilizia di culto, ad inte-rim, a far data dal 15 novembre 2015: don Valerio PENNASSO (Alba).- Assistente ecclesiastico centrale dell’Azione Cattolica Italiana peril settore adulti: Don Emilio CENTOMO (Vicenza).

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

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- Assistente ecclesiastico generale dell’Associazione Guide e ScoutsCattolici Italiani (AGESCI): padre Davide BRASCA, B.- Assistente ecclesiastico generale della Branca Esploratori/Guidedell’Associa-zione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI): fr.Adriano APPOLLONIO, OFM.- Assistente ecclesiastico generale della Branca Lupetti/Coccinelledell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI): donAndrea DELLA BIANCA (Concordia-Pordenone).- Assistente ecclesiastico generale dell’Associazione Italiana Guide eScouts d’Europa Cattolici (AIGSEC): don Paolo LA TERRA (Ragusa).- Consigliere spirituale nazionale dell’Associazione Rinnovamentonello Spirito Santo (RnS): don Guido PIETROGRANDE, SDB.- Consulente ecclesiastico nazionale del Centro Sportivo Italiano(CSI): don Alessio ALBERTINI (Milano).

Il Consiglio Permanente ha accolto la proposta – avanzata dallaPresidenza, a seguito della richiesta pervenuta dal Forum delleAssociazioni familiari e dal Movimento per la Vita – di indicare ildott. Vittorio Sozzi (finora responsabile del Servizio nazionale peril Progetto culturale e coordinatore degli Uffici e dei Servizi pasto-rali della Segreteria generale) come referente degli Enti predetti.

Nella riunione del 30 settembre, la Presidenza della CEI ha provve-duto alle seguenti nomine:- Membro del Comitato per la promozione del sostegno economi-co alla Chiesa Cattolica: don Ivan MAFFEIS, sottosegretario e diretto-re dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali.- Membro del Comitato per la valutazione dei progetti di interven-to a favore dei beni culturali ecclesiastici: don Luca FRANCESCHINI(Massa Carrara-Pontremoli).

La Presidenza provveduto altresì alla seguente conferma:- Consigliere spirituale del Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa (GRIS): don Battista CADEI (Bergamo).La Presidenza ha infine concesso il benestare alla nomina di donMario VINCOLI (Aversa) come segretario nazionale della PontificiaOpera della Propagazione della Fede e della Pontificia Opera del-l’Infanzia Missionaria.

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Proposta per l’anno pastorale 2015-2016

La sollecitudine del pastore e la docilità del greggeLe Visite pastorali nella nostra Diocesi

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Continuando il cammino

Dopo aver percorso insieme il triennio che attraverso le icone bibli-che di Bartimeo, della Samaritana e di Nicodemo ha orientato lariflessione delle nostre comunità sulla fede (2012-2013), sulla spe-ranza (2013-2014) e sulla carità (2014-2015), per questo nuovoanno pastorale mi è sembrato opportuno coinvolgere tutte lecomunità della diocesi in un esercizio di discernimento alla luce delcammino sin qui percorso. Tale opportunità è suggerita dalla con-clusione della Visita pastorale che ha coinvolto ciascuna parroc-chia, ma con uno sguardo più ampio, capace di raccoglierne i frut-ti sia a livello vicariale che diocesano. Da più parti, infatti, è emersal’esigenza di una verifica, a livello di Chiesa locale, del nostro itine-rario pastorale.Per questo motivo ho ritenuto utile raccogliere in un’unica pubbli-cazione dal titolo Memoria fedeltà profezia1 le Lettere inviate alle sin-gole comunità parrocchiali, introdotte dal contributo di un socio-logo, da tempo osservatore attento dei fenomeni religiosi, che offreuna chiave di lettura e aiuta individuare alcuni aspetti che caratte-

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

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1 F. CACUCCI, Memoria fedeltà profezia. Visite pastorali 2007-2014, Ecumenica Editrice, Bari2015, 2 voll.

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rizzano la nostra Chiesa diocesana2. In modo particolare il sociolo-go, analizzando i testi, risponde a tre quesiti:

a) Come invitare ciascuna delle comunità parrocchiali di que-sta diocesi ad aprirsi al proprio territorio?

b) Come far crescere ciascuna di tali comunità nella scelta mista-gogica?

c) In quale direzione orientare le stesse comunità affinchéassolvano il loro delicato dovere educativo verso i giovani ei ragazzi?

La pubblicazione viene consegnata ai sacerdoti, ai diaconi, alle par-rocchie, alle comunità religiose. Inoltre, vorrei sottolineare quantoho scritto nella Presentazione dei due volumi: «Lo scopo della pub-blicazione è soprattutto quello di aiutare ciascuna comunità a farememoria della Visita pastorale, sia per verificare il proprio cammi-no secondo le indicazioni suggerite dal Vescovo, sia per farlo conuno sguardo che, varcando i confini della Parrocchia, sappia legge-re la propria storia nel contesto della vita pastorale dell’interaDiocesi»3.Proprio perché si tratta di riprendere quanto già è stato offerto inquesti anni, la finalità della Traccia non è quella di indicare unobiettivo, perché il progetto pastorale resta la scelta mistagogica,ma di dare alcune indicazioni per un discernimento fecondo suquanto abbiamo vissuto dal Sinodo diocesano ad oggi, lasciandocome sempre che sia l’Anno liturgico a ritmare il nostro cammino,attraverso spazi, metodi, strumenti che favoriscano la maturazionedi tale discernimento.

Qual è il metodo che ha ispirato le Visite pastorali e le Lettere invia-te alle singole comunità?Il discernimento è l’operazione spirituale fondamentale, è la primae la principale indicazione pastorale che precede e illumina tutte lealtre, in coerenza con la scelta mistagogica.

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2 L. DIOTALLEVI, Un evento raro in un posto particolare. Interrogativi sociologici sui documenti dellaVisita Pastorale alle parrocchie della Arcidiocesi di Bari-Bitonto, in F. CACUCCI, Memoria fedeltà pro-fezia cit., vol. I, pp. 13-45.3 F. CACUCCI, Memoria fedeltà profezia cit., pp. 9-10.

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

1. La struttura delle Lettere si apre con l’ascolto del Signore e deisegni dei tempi.Tutte le lettere partono dalla memoria, dalla riflessione suglieventi liturgici e dai brani della Scrittura incontrati nei giornidella Visita pastorale: «È dovere permanente della Chiesa di scru-tare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo», ciricorda il Concilio (Gaudium et Spes, n. 4). Aprirsi e obbedire almistero (mistagogia) è aprirsi ai segni della presenza di Dio nellastoria e aderirvi coscientemente e responsabilmente (discerni-mento). Questo non è possibile senza partire dalle concrete con-dizioni ecclesiali e sociali nelle quali si trovano le singole comuni-tà parrocchiali.

2. Le considerazioni sulla vita della comunità aiutano a comprendereche la presenza di Dio è già nelle vicende della Chiesa e della socie-tà. La memoria della comunità in cui operiamo, del territorio in cuiviviamo, rimanda alla seconda parola: fedeltà.La fedeltà alla Parola, ai Sacramenti, è la fonte della responsabi-lità di fronte alla storia. Il discernimento non si occupa di idee,né di persone astratte dal loro contesto, ma fa i conti con le real-tà, piccole o grandi, della parrocchia concreta, del territorio(persone, associazioni, gruppi, consiglio pastorale parrocchiale,consiglio per gli affari economici, scuole, industrie, istituzionicivili, malati, anziani, ecc.). Non si tratta ogni volta di ripartire‘da zero’. Anche se il parroco cambia, col nuovo bisogna conser-vare una fedeltà creativa.

3. Le indicazioni pastorali orientano lo sguardo verso il futuro. Laprofezia in senso etimologico vuol dire che siamo portatori di unaParola che non è nostra e che dobbiamo coraggiosamente propor-re, indicare, con uno sguardo di fede e di speranza capace di orien-tare, tra luci e ombre, la comunità parrocchiale nel territorio, so-prattutto ragazzi e giovani.

Il cammino mistagogico è un cammino di comunione, di riunifica-zione di fronte all’aggravarsi del rischio della frammentazione. Lacircolarità tra Liturgia Parola Carità è un modo per contrastare la

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frammentazione interiore, la frammentazione tra generazioni, laframmentazione tra ciò che è dentro la Chiesa e ciò che ne è fuori,la frammentazione tra idee e prassi.La priorità che sopravanza tutte le altre è l’incontro settimanalecomunitario. Operatori pastorali (catechisti, animatori liturgici,Caritas), gruppi, associazioni, movimenti, hanno ritmi di incontroe di lavoro che spesso contrastano con questa indicazione. Tutte leattività devono assumere ritmi meno intensi per cedere la prioritàall’incontro settimanale comunitario. Il soggetto è la comunitàintera. Il primato è nell’incontro che vede giovani e adulti operareun discernimento comune, capace di superare il narcisismo del gio-vanilismo e il conservatorismo degli adulti. L’incontro settimanalecomunitario non serve solo a preparare un rito, quello della dome-nica, serve a far sì che sia quella liturgia a guidare la lettura dellanostra esperienza (personale e parrocchiale) e a far sì che, a sua vol-ta, sia la nostra vita e i suoi nodi più importanti a divenire la ‘mate-ria’ della liturgia domenicale.

Comprendiamo allora perché la Traccia per questo nuovo annopastorale è legata sia ai tre tempi dell’Anno liturgico (Avvento-Natale, Quaresima-Pasqua, Tempo Ordinario), sia a tre pagine bi-bliche dell’evangelista Luca, contrassegnate dall’immagine del cam-mino che caratterizza la missione di Gesù e quella dei suoi discepo-li: da e verso Gerusalemme, in sintonia con quanto ci sarà offertodall’Anno giubilare della Misericordia. A questi tre momenti saranno legate le tre parole del titolo dellapubblicazione che raccoglie le Lettere pastorali: memoria fedeltàprofezia. Non sono dunque semplici riferimenti al passato, al pre-sente e al futuro, ma ancora una volta un richiamo alla sceltamistagogica della nostra Chiesa diocesana, per vivere la celebra-zione eucaristica domenicale in modo che la Parola di Dio e igesti sacramentali possano suscitare una grata memoria, aiutarea vivere la fedeltà nel presente e a orientare con fiducia verso ilfuturo:

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

A. RISVEGLIARE LA MEMORIA

Avvento-Natale: Da Gerusalemme ad Emmaus e da Emmaus aGeru-salemme (Lc 24, 13-34)«La carità della memoria si attua non tanto facendo riferi-mento a quanto nella prassi pastorale si è realizzato, ma allavisione globale che ha accompagnato dal Sinodo Diocesanoad oggi la vita pastorale della nostra Chiesa locale»4.

B. VIVERE LA FEDELTÀ

Quaresima-Pasqua: Da Gerusalemme a Gerico (Lc 10, 3-37) «L’identità cristiana si trova, oggi particolarmente, di frontealla tentazione di rendere marginale il riferimento al SignoreGesù. L’esperienza del Congresso eucaristico nazionale cheabbiamo vissuto nel 2005 ci ha aiutato, con l’autorevole inter-vento di Benedetto XVI, a scoprire la domenica come giornodel Signore, della Chiesa, dell’uomo»5.

C. TESTIMONIARE LA PROFEZIA

Tempo Ordinario: Da Gerusalemme a Gaza (At 8, 26-39)«Certo, senso profetico significa anche senso critico, denun-cia, vigilanza; ma non dobbiamo dimenticare che agli oracolidi giudizio, nei profeti si accompagnano sempre oracoli disalvezza, di simpatia, di speranza»6.

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4 IVI, vol. I, p. 11.5 Ibidem.6 Ibidem.

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A. Risvegliare la memoria

1. Avvento-Natale “Da Gerusalemme a Emmaus e da Emmaus a Gerusalemme”

(Lc 24,13-34)

La pagina biblica

Il testo dell’evangelista Luca è molto bello: si fa la descrizione dellaChiesa nella storia, segnata anche da momenti di tristezza e di sco-raggiamento. Mentre i due discepoli camminano sulla via di Em-maus, Gesù si avvicina, diviene l’Interprete, l’Esegeta della Parola, esi fa riconoscere quando si siede a mensa con loro e li invita allacelebrazione della Cena (Eucaristia).Il testo dice: «E, incominciando da Mosè e da tutti i profeti, (Gesù)spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24, 27).Secondo il metodo giudaico delle “tre perle” il messaggio biblico,per essere compreso, deve essere ripetuto in tre testi, nella Legge, neiprofeti, negli altri scritti (Libri sapienziali), che devono trovare con-ferma reciproca. Il Signore risveglia la memoria dei due discepoli,riscalda il loro cuore e cambia la loro vita. E impartisce una grande,esemplare catechesi, accostandosi e camminando con loro, colle-gando il Nuovo con l’Antico Testa-mento, “rimanendo”, attraversol’Eucaristia, in modo nuovo e definitivo. Il Risorto è il vero, grandeMistagogo7.

Nel solco dell’Anno liturgico

Alla memoria delle Scritture segue la Cena con la frazione del Pane (cfrLc 24, 30-35). Abbiamo qui la prima descrizione dell’Eucaristia similealla nostra: dalla strada polverosa del mondo alla liturgia sacramenta-le della Parola e a quella del Pane e del Vino. Notiamo bene chel’Eucaristia giunge alla fine, e non all’inizio del cammino. Si cominciacon il kèrygma (l’annuncio pasquale), seguito dalla didaché (la cateche-si biblica delle “tre perle”), per giungere alla fractio panis (lo spezzare del

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7 Cfr F. CACUCCI, La mistagogia. Una scelta pastorale, EDB, Bologna 2006, pp. 29-32.

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

Pane, come veniva definita la celebrazione eucaristica dalle primecomunità cristiane).La gioia di raccogliersi nella celebrazione eucaristica intorno alRisorto, facendone memoria, non spegne il desiderio di contem-plarlo “a volto svelato” nella gloria del suo Avvento: «Annunciamola tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesadella tua venuta».La celebrazione dell’Eucaristia, se ne sia coscienti o no, è sempre untornare a Gerusalemme e un ricominciare da Gerusalemme, unripartire dal mistero pasquale di Gesù morto e risorto.Il racconto di Emmaus porta la nostra attenzione su due momentideterminanti nel cammino di conversione dei due discepoli: lamemoria delle Scritture e i gesti dell’Eucaristia, e apre alla missionenel mondo da parte di semplici fedeli, quasi anonimi.

Il tempo di Avvento può essere un’occasione privilegiata per l’accoglienza ela presentazione dei bambini della Iniziazione cristiana: in particolarenella prima domenica di Avvento, per introdurli alla comprensione spiri-tuale del sacramento già ricevuto, si possono coinvolgere i bambini con i lorogenitori per la “Memoria del Battesimo” durante la celebrazione eucaristi-ca, possibilmente valorizzando il luogo del fonte battesimale.

Per la vita del singolo e della comunità

«Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero» (Lc 24, 31). Ilbuio della sera si è dileguato dal loro cuore e i due, senza indugio,partono e fanno ritorno a Gerusalemme.È la luce della fede che ha raggiunto Bartimeo, il cieco che riacqui-sta la vista, e che ci ha guidato nell’Anno della fede8. Dobbiamoimparare ad “aprire gli occhi del cuore”. Questo è discernimento,questa è mistagogia, secondo i padri della Chiesa: avere gli occhi percontemplare l’agire di Dio.

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8 Cfr Proposta per l’Anno pastorale 2012-2013: “Cristo Alfa e Omega”. La Veglia pasquale come camminodi fede e impegno alla testimonianza, in Bollettino diocesano “L’Odegitria”, n. 5, 2012, pp. 525-42.

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A tal proposito vorrei richiamare la Lettera inviata in occasione del-l’ultima visita pastorale. In concreto, questo tempo liturgicodovrebbe vedere le nostre comunità impegnate in una sorta di‘sguardo pastorale’ che miri ad approfondire la ‘visione’ del territo-rio nel quale opera la parrocchia per poter individuare i tratti che lacaratterizzano, e discernere alla luce della Parola di Dio come essapuò essere una presenza viva tra il popolo che è chiamato a servire.La nostra Diocesi presenta un territorio ampio ed eterogeneo. Èquesto il momento in cui prendere coscienza che il mistero del-l’Incarnazione è criterio essenziale per una pastorale che sa incar-narsi nella storia. Non esiste un modello di pastorale adatto adogni tempo e ad ogni situazione. Tanto meno bisogna essere osti-nati nel restare ancorati a un modello di pastorale se non è piùcapace di rispondere alla realtà. La città presenta una situazionediversa da quella dei paesi, così come diversi sono i “quartieri”della stessa città. Non si tratta di una questione puramente geo-grafica, ma esistenziale. Il discernimento richiede il coinvolgimen-to pieno dei laici. Ogni parrocchia, nell’incontro settimanalecomunitario, è chiamata a rileggere la Lettera inviata alla propriacomunità, soprattutto nella parte dal titolo: In ascolto del Signore edei segni dei tempi.L’itinerario dell’Avvento collega evangelizzazione e accoglienzanella sua doppia valenza:

– accogliere Cristo che viene a salvarci;– accogliere i fratelli, in particolare i più bisognosi, i profughi,secondo l’appello rivolto da papa Francesco in prossimità delGiubileo della Misericordia.

Tutti nella comunità si devono sentire interpellati.Dopo il tempo natalizio, incontrerò i vicariati. In preparazione aquesto incontro, almeno i consigli pastorali parrocchiali si impe-gnino a leggere le Lettere inviate alle altre parrocchie del vicariato.Sarà utile un lavoro a livello vicariale, che sappia far tesoro delleesperienze delle singole comunità e sappia avviare un dialogo con leparrocchie vicine in modo da avere uno sguardo più ampio riguar-do al contesto nel quale si opera.

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

B. Vivere la fedeltà

2. Quaresima-Pasqua“Da Gerusalemme a Gerico” (Lc 10, 3-37)

La pagina biblica

La parabola del buon samaritano presentata da Luca ci conduce sudi un percorso che da Gerusalemme scende verso Gerico. Essa è rac-contata da Gesù per rispondere alla domanda dell’interlocutore:«Chi è il mio prossimo?» (Lc 10, 29). Tuttavia, la parabola capovol-ge la domanda portando a chiedersi: di chi sono chiamato a farmiprossimo? «A dispetto della domanda dello scriba, la risposta diGesù pone l’accento sul verbo amare più che sul prossimo da aiu-tare»9. In questo modo, la parabola non si limita a considerare soloil secondo comandamento della Torah, bensì esplicita il rapportotra i due comandamenti: l’amore per Dio e l’amore per il prossimo.Come nel racconto dei due discepoli di Emmaus, anche in questapagina biblica siamo chiamati a considerare il percorso offertodalla parabola: da Gerusalemme a Gerico. Se Gerusalemme con ilsuo tempio richiama il culto offerto a Dio, il cammino che “scende”da Gerusalemme si offre come metafora dell’impegno che ogni cre-dente è chiamato a vivere: prolungare il culto verso Dio nell’amoreverso il prossimo. La strada verso Gerico è la strada che ancora oggiporta verso le periferie della storia, alle quali già due anni fa abbia-mo dedicato la nostra attenzione10.

Nel solco dell’Anno liturgico

Una colletta del tempo di Quaresima chiede aiuto a Dio «perchépossiamo vivere e agire sempre in quella carità, che spinse il tuo

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9 B. MAGGIONI, Il racconto di Luca, Cittadella Editrice, Assisi 2009, p. 217.10 Cfr F. CACUCCI, Lo splendore della speranza. Verso le periferie della storia, EDB, Bologna 2013;vd. anche in Bollettino diocesano “L’Odegitria”, n. 5, 2013, pp. 495-533.

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Figlio a dare la vita per noi»11. Ricordo a questo proposito l’impegnoche lo scorso anno ci ha coinvolti come Chiesa diocesana: «Vogliamopercorrere decisamente e profeticamente un itinerario per essere-cari-tà, con un’attenzione ai poveri mai dissociata dal mistero di Cristopovero»12. Il tempo di Quaresima-Pasqua, celebrando questoMistero, non solo sollecita la nostra fedeltà, ma spinge a realizzarnele conseguenze alla luce della parabola del samaritano.In questo tempo, ancora alla luce delle indicazioni del Papa, la medi-tazione sulle parabole della misericordia sarà certamente utile perriscoprire la ricchezza e il valore del sacramento della Riconciliazione.Ma non sarà sufficiente offrire più occasioni ai fedeli per celebrare que-sto sacramento, se non li si aiuterà a comprenderne l’autentico valore,così da goderne in pieno la grazia. Non possiamo continuare a lamen-tarci dei fedeli che disertano il confessionale se non li aiutiamo, soprat-tutto in quest’anno, a scoprire la ricchezza che offre loro il sacramen-to della Riconciliazione. La disponibilità di noi sacerdoti si deve mol-tiplicare con una presenza più assidua proprio in confessionale.

Anche per il Tempo di Quaresima sarà opportuno pensare al coinvolgi-mento dei bambini della Iniziazione cristiana insieme ai loro genitori. Inparticolare, nella prima Domenica di Quaresima si possono presentarealla comunità i bambini che nel tempo pasquale celebreranno il sacra-mento della Confessione e riceveranno la Prima Comunione, chiedendoai genitori di esprimere pubblicamente il loro impegno ad accompagnarei figli con la preghiera e la testimonianza. Allo stesso tempo, sarebbeauspicabile invitare anche i genitori ad accostarsi al sacramento dellaConfessione nella stessa celebrazione dei loro figli.

Per la vita del singolo e della comunità

Con un Prefazio della liturgia13 la Chiesa rende grazie a Dio perchéCristo «ancor oggi come buon samaritano viene accanto ad ogniuomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’oliodella consolazione e il vino della speranza». Cristo è il buon samarita-

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11 MESSALE ROMANO, Colletta della V domenica di Quaresima.12 F. CACUCCI, Rinascere all’amore. Il mistero di Nicodemo, EDB, Bologna 2014, p. 10. 13 Messale Romano, Prefazio comune VIII.

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

no presentato dalla parabola; la sua carità è la sua vita donata per noi.Avere presente questo tratto caratteristico della carità cristiana deveorientare lo sguardo prima di tutto sulla comunità che si raccoglieintorno all’altare: essa è riflesso della carità celebrata sull’altare. Lafedeltà all’amore di Cristo si esprime prima di tutto nelle relazioniall’interno della comunità, nello stile di vita che la caratterizza.Il tempo di Quaresima-Pasqua si offre come tempo propizio perriprendere quanto nella Lettera si riferisce alle Considerazioni sulla vitadella comunità.In questa prospettiva è più facile comprendere perché nelle Visitepastorali alle varie comunità ho sempre sottolineato il significato e ilvalore dell’incontro comunitario settimanale. Uno dei motivi è quello dialimentare lo spirito di carità attraverso la disponibilità a vivere lacomunione tra i vari gruppi parrocchiali e a favorire il dialogo tra gio-vani e adulti. Ma, allo stesso tempo, lo scopo è quello di avere semprepresente che nella vita comunitaria ogni programma non è semplice-mente frutto di buone iniziative, ma nasce dal confronto con la litur-gia domenicale, nella quale la comunità ritrova la propria identità e silascia interpellare dalla Parola di Dio. Per questo la proposta dell’in-contro settimanale non va interpretato e organizzato come una sem-plice preparazione alla liturgia domenicale.Là dove non è stato ancora possibile attuare queste indicazioni, il tempodi Quaresima-Pasqua può essere un’occasione privilegiata per gustare lascelta mistagogica che guida e orienta il cammino della comunità.Lo sguardo, a questo punto, deve allargarsi. Come spiega un Padre delV secolo, Severo patriarca di Antiochia: «Tu pensi spesso, nella tua igno-ranza, che il tuo prossimo sia colui che condivide la tua stessa religioneo la tua stessa nazionalità. Io invece dico e definisco come prossimo chipartecipa alla tua stessa natura ed è uomo come te» (Omelia 89).Allora potremo accogliere in modo più pieno e consapevole l’appello dipapa Francesco: «Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profu-ghi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame (…), il Vangelo cichiama, ci chiede di essere “prossimo” dei più piccoli e abbandonati»14.

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14 Angelus del 6 settembre 2015.

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C. Testimoniare la profezia

3. Tempo Ordinario“Da Gerusalemme a Gaza” (At 8, 26-39)

La pagina biblica

Il racconto dell’incontro tra Filippo e l’eunuco etiope è collocato in uncontesto storico che vede la comunità cristiana vivere due situazionicontrastanti: da una parte l’accoglienza entusiasta della Parola di Dio,dall’altra la persecuzione che flagella la comunità, come testimonia ilmartirio di Stefano. Tuttavia, quello che la storia fa leggere come unacontraddizione, agli occhi del credente si rivela come un’azione delloSpirito, che attraverso la persecuzione rende più forte e autentico l’an-nuncio del Vangelo. Questo vuol dire amare Dio “con tutta l’anima”.Il brano biblico riportato da Luca nel libro degli Atti degli apostolipresenta anch’esso un itinerario: è il cammino che da Gerusalemmeconduce verso Gaza, quindi verso il paese di provenienza dell’etio-pe, protagonista del racconto.Quello che Gesù ha fatto con i discepoli di Emmaus ora lo faFilippo con lo straniero: aprirlo al senso delle Scritture, alla luce delmistero pasquale di Cristo.

Nel solco dell’Anno liturgico

C’è un tratto caratteristico del Tempo Ordinario molto spesso sotto-valutato, o addirittura interpretato come una diminuzione rispettoagli altri tempi liturgici. Infatti, mentre nel Tempo di Avvento–Natalee Quaresima-Pasqua il Messale Romano offre un formulario liturgicoper ogni giorno, nel Tempo Ordinario il formulario dei giorni feriali èlo stesso della domenica, eccettuate le memorie e le feste. Possiamointerpretare tale ‘mancanza’ come una ricchezza, perché sottolinea lacentralità della domenica e impone di pregare con l’eucologia domeni-cale lungo tutta la settimana, facendo diventare il “giorno del Signore”il “Signore dei giorni”, così come si esprime Eusebio d’Alessandria15.

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15 Cfr EUSEBIO D’ALESSANDRIA, Sermone 16. Sul giorno del Signore.

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MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVO

Il Tempo Ordinario, piuttosto che diventare un tempo di ‘normaleamministrazione’, ci sollecita a una seria riflessione sull’impegnomissionario che attende ogni comunità. L’incontro del diaconoFilippo con lo straniero etiope ricorda l’incontro di Gesù con laSamaritana, che come brano biblico ha accompagnato due anni fa ilcammino della nostra Chiesa diocesana, orientando la nostra rifles-sione sulle periferie della storia. In quella circostanza riflettemmo sucome «periferia è ogni uomo costretto a vivere ai margini della sto-ria e delle relazioni», prendendo coscienza che è verso di lui «che sen-tiamo l’urgenza di far arrivare l’annuncio della misericordia di Dio,anche attraverso la testimonianza delle nostre comunità»16.Risuonano ancora le parole di papa Francesco: «La speranza cristia-na è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura»17.Il carro dell’eunuco etiope attraversa ancora oggi le nostre strade para-dossalmente deserte, proprio perché troppo affollate. A noi è affidatala responsabilità di raggiungere, ponendoci accanto, chi legge ma noncomprende, e si ritrova solo a cercare un senso alla vita e alla storia.

Il Tempo ordinario coinvolge molte comunità nei campi scuola offerti aibambini, ai ragazzi, ai giovani per il tempo estivo. In una domenica pre-cedente tali esperienze, si può invitare qualche bambino o ragazzo o gio-vane a presentare alla comunità il tema scelto per l’esperienza estiva einvitare la comunità a pregare per loro.

Per la vita del singolo e della comunità

Il diacono Filippo che sale sul carro insieme all’eunuco diventaimmagine eloquente e suggestiva della missione e del ruolo educa-tivo della comunità, in particolare dell’attenzione e della responsa-bilità degli adulti verso le nuove generazioni.In uno studio sul rapporto tra i giovani e la fede, si parla di «primagenerazione incredula», affermando che siamo di fronte ad «una

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16 F. CACUCCI, Lo splendore della speranza, cit., p. 9.17 Ancora nell’Angelus del 6 settembre 2015.

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generazione che non si pone contro Dio e contro la Chiesa, ma ad unagenerazione che sta imparando a vivere senza Dio e senza la Chiesa»18.Ma questo stile di vita non tocca solo i giovani perché, come già ricor-dava papa Benedetto XVI, «il grande problema dell’Occidente è ladimenticanza di Dio: è un oblio che si diffonde»19. Forse il nostroSud, e la Puglia in particolare, «si distingue per essere riuscita megliodi altre aree della stessa penisola e dell’intera Europa continentale adintraprendere vie di modernizzazione ed a conservare un cristianesi-mo di natura popolare e di forma ecclesiale, nonché in uno stato disalute piuttosto buono, per lo meno in termini comparativi»20. Tut-tavia, anche se non sperimentiamo sempre in modo dilagante questasituazione di «oblio di Dio», non possiamo ignorarne i germi. L’at-tenzione verso le nuove generazioni è un impegno che mira a non sot-tovalutare le conseguenze che tale situazione comporta.Dobbiamo prender atto che abbiamo una responsabilità nei confron-ti dei giovani che oggi, come l’etiope sul carro, si ritrovano soli e forseincapaci di comprendere quanto leggono, immersi in una cultura che,come scrive papa Francesco ai giovani, «crede che voi non siate ingrado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci diamare veramente»21. L’impegno per i giovani può assumerlo solo chiha fiducia in loro. Dobbiamo recuperare con le nuove generazioni undialogo capace di trasmettere la fede che noi stessi abbiamo ricevutoda parte di chi ci ha preceduto e si è preoccupato di noi.È un’indicazione pastorale centrale nelle Lettere che vi ho inviato.La responsabilità della fede ci chiama ad essere non cronisti, ma profetidella storia. Non siamo chiamati a raccontare i fatti, ma la presenza diDio in quello che accade. Solo in questo modo potremo aiutare i giova-ni a camminare con fiducia verso un futuro pieno di speranza22.

+ Francesco Cacucci Arcivescovo

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18 A. MATTEO, La prima generazione incredula. Il difficile rapporto tra i giovani e la fede, RubettinoEditore, Soveria Mannelli 2010, p. 16.19 PAPA BENEDETTO XVI, Discorso alla Curia romana, 22 dicembre 2006.20 L. DIOTALLEVI, Un evento raro in un posto particolare, cit., in F. Cacucci, Memoria fedeltà profezia cit., p. 14.21 PAPA FRANCESCO, Messaggio per la XXX Giornata mondiale della Gioventù, 31 gennaio 2015, n. 2. 22 È il sottotitolo del Libro del Sinodo della nostra diocesi.

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È forte e ricorrente la tentazione di identificare i giusti, i buoni, conuna parte, di ritenere giusto, buono chi è di questa o di quella reli-gione, di questa o di quella parte politica, mentre gli altri sono degliiniqui, dei cattivi. Anche alcuni talk show incrementano questamentalità. Di qui nascono, magari sotto forme diverse, guerre, raz-zismi, discriminazioni sociali.La Parola di Dio, oggi, nel giorno del Signore, vuole aprire i nostriorizzonti. Dio, nostro Padre, è Padre di tutti gli uomini. E a tutti,senza discriminazioni, elargisce i suoi doni. Sono i semi, come cidice l’antica Tradizione della Chiesa, i germi che Gesù, il Figlio diDio, ha disseminato a piene mani in tutti i popoli.Il nostro Dio non è invidioso, non è avaro. Siamo spesso noi, comeabbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi, che vogliamo impedire a chinon è dei “nostri” di fare cose buone nel nome di Gesù. E Gesù dice:«Non glielo impedite». Siamo, a volte, come si suol dire, più papistidel papa, più gelosi dei doni di Dio di quanto non lo sia Dio stesso.Vogliamo che i doni di Dio siano dati solo ai “nostri”.Se potessimo imparare dalla bontà di Dio, dalla Sua generosità,dalla Sua misericordia! Se potessimo imparare a non vedere nemicidappertutto, ma fratelli, che possono essere anche nell’errore, ma

Omelia nella S. Messa della XXVI Domenica del Tempo Ordinario

Fossero tutti profeti nel mio popolo(Bari, Parrocchia “S. Cuore”, 27 settembre 2015)1

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVODOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BAR-BITONTO

1 S. Messa teletrasmessa su RAI 1.

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che, come noi, sono in cammino verso Dio, pur su strade diverse,ma condotti dall’unico Spirito di Dio! «Lontano da ogni elitari-smo, l’orizzonte di Gesù non è per pochi privilegiati», ha detto papaFrancesco a Cuba.Stiamo piuttosto noi attenti a non dare scandalo, come ammoniscesan Giacomo nella sua Lettera: quanti accumulano ricchezze controil bene comune; quanti non pagano il giusto salario ai lavoratori;quanti si saziano solo di piaceri contro il vero amore; quanti oppri-mono gli innocenti.«Fossero tutti profeti!» ha detto Mosè al suo servitore Giosuè e atutti noi. E che significa essere profeti? Essere portatori di una Parolache non è nostra, e che proprio per questo non possiamo imporre,ma solo proporre.Gesù è la Parola che salva. Lui appunto, non noi, che, quandoabbiamo fatto tutto quello che c’è stato richiesto, dobbiamo consi-derarci “servi inutili”.

+ Francesco, Arcivescovo

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Saluto S. Ecc.za mons. Nunzio Galantino, segretario generale dellaCEI, ringraziandolo per aver accettato con cordialità il nostro invi-to a tenere la prolusione dell’anno accademico 2015-2016. Saluto gli eccellentissimi arcivescovi e vescovi e i reverendissimisuperiori e superiore degli ordini e delle congregazioni religiose e liringrazio della loro presenza. Saluto altresì con deferenza le autorità civili e militari che hanno cor-tesemente accolto il nostro invito. Ai rappresentanti delle autoritàaccademiche delle università pugliesi rivolgo un cordiale benvenuto.Ringrazio il priore di S. Nicola, p. Ciro Capotosto, e tutta la comu-nità dei Padri domenicani per la premurosa ospitalità offerta perrealizzare questo solenne atto accademico.Un saluto particolare intendo rivolgerlo a tutti i docenti e ai caristudenti, all’inizio dell’undicesimo anno accademico della FacoltàTeologica Pugliese. Siate benvenuti tutti, signore e signori, che cionorate con la vostra presenza in questa circostanza.Mi piace in questo contesto riprendere alcune riflessioni che PapaFrancesco ha proposto in occasione del centenario della Facoltà diTeologia nell’Università di Buenos Aires (4 settembre 2015). Nelsuo videomessaggio il Santo Padre ha ricordato che il vero compitodel teologo è quello di rispondere ad una domanda fondamentale:«Che cosa significa essere cristiani oggi?». Nella luce di queste affer-

Saluto del Gran Cancelliere alla cerimoniadi inaugurazione dell’anno accademico 2015-2016

della Facoltà Teologica Pugliese (Bari, Basilica di S. Nicola, 20 ottobre 2015)

MAGISTERO E ATTI DELL’ARCIVESCOVODOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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mazioni comprendiamo come fare teologia significa essere capacidi riflettere su come il cristianesimo si incarni nella storia. Se lo stu-dio della teologia è pensato e vissuto in questa prospettiva, alloraesso assume un ruolo insostituibile nella vita ecclesiale.Nello stesso messaggio pontificio vi è un’altra considerazione: lanecessità che si elabori una riflessione nella quale si superi unacerta opposizione tra teologia e pastorale, ossia tra riflessione cre-dente e vita credente. Se dunque la teologia intende essere un servi-zio autenticamente ecclesiale, essa deve tendere a far incontrarevitalmente la dottrina e la pastorale, perché il vissuto del popolo diDio ha un valore teologico che chi studia la scienza della fede nonpuò trascurare. Papa Francesco ha posto con forza anche alcuniinterrogativi che coinvolgono tutte le Facoltà teologiche: «A chistiamo pensando quando facciamo teologia? Quali persone abbia-mo davanti? Senza questo incontro con la famiglia, con il popolo diDio, la teologia corre il grande rischio di diventare ideologia».Esprimo, infine, viva gratitudine a tutte le componenti del Corpo acca-demico della Facoltà, in particolare al preside don Angelo Panzetta, ilcui incarico è stato rinnovato da parte della Congregazione perl’Educazione cattolica, il 16 settembre scorso. Sottolineo il suo impe-gno esemplare per rendere la Facoltà, nell’articolazione dei tre Istituti,sempre più solida e unitaria.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

Gran Cancelliere dellaFacoltà Teologica Pugliese

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Da giovedì 27 a domenica 30 agosto 2015, l’arcidiocesi di Bari-Bi-tonto ha accolto nella città di Bari la celebrazione della 66a Set-timana liturgica nazionale: un evento organizzato dal Centro diAzione Liturgica (CAL), che per questo anno ha scelto la nostraarcidiocesi e la città di Bari.Il CAL è un’associazione di cultori di liturgia e operatori pastorali,voluta dalla Conferenza Episcopale Italiana, al servizio delle Chieseche sono in Italia al fine di promuovere e diffondere le linee dipastorale liturgica proposte dalla stessa Conferenza Episcopale e diconsentire alle comunità cristiane di vivere bene ciò che celebrano edi partecipare con intelligenza e consapevolezza alle celebrazioniliturgiche. Il CAL, a tale scopo, ogni anno organizza la Settimanaliturgica nazionale in una diocesi e città italiana che la ospita colla-borando attivamente alla sua organizzazione e al suo svolgimento.Il CAL ha come presidente un vescovo nominato dalla ConferenzaEpiscopale Italiana, nella persona di S.E. mons. Alceste Catella,vescovo di Casale Monferrato, e come vice presidente S.E. mons.Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta e presidente dellaCommissione episcopale per la liturgia della CEI. Bari ha avuto l’onore di accogliere la celebrazione della Settimanaliturgica nazionale nel 1978 e nel 1992. Entrambi gli eventi, ancoramolto vivi nella memoria di quanti parteciparono, furono molto

La 66a Settimana Liturgica Nazionale

“Eucaristia matrimonio famiglia”(Bari, 27-30 agosto 2015)

CONVEGNIDOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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apprezzati a livello nazionale. Anche la celebrazione della Settima-na liturgica di quest’anno è stata molto apprezzata e partecipata.Circa 1000 iscritti tra vescovi, sacerdoti, diaconi, religiose e religio-se e moltissimi laici, soprattutto famiglie e giovani, hanno presoparte attivamente ai lavori congressuali che si sono svolti presso ilTeatro Petruzzelli e alle celebrazioni nella Cattedrale di Bari e nellaPontificia Basilica di San Nicola. La Settimana liturgica 2015 a Bari ha avuto come tema “Eucaristiamatrimonio famiglia”, collocandosi tra importanti eventi ecclesialicome il Sinodo straordinario dei vescovi su “Le sfide pastorali sullafamiglia nel contesto dell’evangelizzazione” (5-19 ottobre 2014), ilSinodo ordinario su “La vocazione e la missione della famiglia nellaChiesa e nel mondo contemporaneo” (ottobre 2015) e il VConvegno ecclesiale nazionale di Firenze “In Gesù Cristo il nuovoumanesimo” (novembre 2015). Si è scelto di approfondire l’aspettoliturgico-sacramentale dell’Eucaristia, che è culmine dell’iniziazio-ne cristiana ma anche fonte dell’amore nuziale; della domenica,giorno memoriale delle nozze di Cristo-Sposo con la Chiesa-Sposa;e il valore della celebrazione eucaristica domenicale da cui la fami-glia può continuamente attingere la forza dello Spirito, linfa d’a-more che la sostiene e che scorre nella liturgia del quotidiano, peressere se stessa in tutta la sua verità e bellezza. Gli insegnamenti del Concilio Vaticano II e del magistero postconci-liare ci hanno aiutato a riscoprire sempre più il rapporto intrinsecoche collega la nuzialità all’Eucaristia. L’Eucaristia, in quanto memo-riale della Pasqua di morte e risurrezione di Gesù, è il sacramento del-l’amore sponsale del Cristo-Sposo che ama e si dona alla Chiesa suaSposa ed è il luogo dell’effusione instancabile di questo amore, nellaforza dello Spirito santo, a coloro che partecipano alla mensa eucari-stica. E la Domenica è il tempo sacramentale nel quale Cristo risortosi rende presente in mezzo ai suoi discepoli e partecipa ad essi il sof-fio del suo Spirito, per essere anche loro, risorti con lui, immersi nellavita nuova, uomini e donne nuovi sulle strade del mondo.Giovedì 27 alle ore 16 nel Teatro Petruzzelli l’avvio dei lavori con lacelebrazione inaugurale, i saluti delle autorità civili e religiose loca-li, l’introduzione magistrale del presidente del CAL, mons. AlcesteCatella, e la prima relazione introduttiva affidata ad una coppia dilaici impegnati nella vita ecclesiale: Franco Miano, già presidente

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nazionale dell’Azione cattolica italiana dal 2008 al 2014, ordinariodi filosofia morale all’Università di Roma Tor Vergata e membrodel Pontificio Consiglio per i laici, e la moglie Giuseppina DeSimone, docente di etica e di filosofia della religione presso laFacoltà teologica dell’Italia meridionale di Napoli. A loro, unicacoppia italiana presente in qualità di esperti alla III Assembleagenerale straordinaria del Sinodo dei vescovi, è stato chiesto di leg-gere il contesto sociale e religioso in cui la famiglia nasce, si formae vive, guardando alla situazione concreta attuale, le dimensionidella crisi, i fondamenti e le potenzialità perché la famiglia diventiciò che già è nel suo profondo.Venerdì 28, dopo la celebrazione eucaristica in Cattedrale presiedu-ta da S. E. mons. Felice di Molfetta, vescovo di Cerignola-AscoliSatriano, già presidente del CAL, i lavori sono ripresi nel TeatroPetruzzelli con due intense relazioni. Don Giorgio Mazzanti, sacer-dote della diocesi di Firenze, docente di teologia sacramentale pres-so la Pontificia Università Urbaniana in Roma e presso la Facoltàteologica dell’Italia centrale, ha aiutato con efficacia a cogliere itratti biblici e sacramentali della sponsalità alla luce dellaTradizione dei Padri. Don Silvano Sirboni, già docente di liturgia,parroco e direttore dell’Ufficio Liturgico della diocesi di Alessan-dria, ha sapientemente ripercorso il rito del matrimonio, nei suoigesti e nelle sue preghiere, permettendo di cogliere come l’ideale divita matrimoniale, celebrato sacramentalmente, si ponga nella piùampia dinamica sacramentale del già e del non ancora: una realtàrealizzabile in sinergia con l’azione dello Spirito Santo.Nel pomeriggio i lavori sono proseguiti in quattro gruppi di inte-resse, tenuti in quattro parrocchie del centro della nostra città (SanGiuseppe, Sacro Cuore, Santa Croce e Cattedrale) col prezioso coin-volgimento di alcuni uffici della Conferenza Episcopale Italiana. Aloro sono stati affidati i quattro verbi della Cena eucaristica legan-doli a quattro tempi importanti della vita della coppia: “prese ilpane” - il tempo del fidanzamento - con don Michele Falabretti(responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile);“rese grazie” - il tempo del matrimonio - con don Franco Magnani

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(direttore dell’Ufficio liturgico nazionale); “lo spezzò” - il tempodella prova - con don Paolo Gentili (direttore dell’Ufficio naziona-le per la pastorale della famiglia); “lo diede loro”- il tempo dell’edu-cazione - con mons. Paolo Sartor (direttore dell’Ufficio catechisticonazionale). Nelle stesse parrocchie si è celebrata la preghiera deivespri e i partecipanti hanno potuto condividere la cena, generosa-mente offerta dalle comunità parrocchiali ospitanti.Alle ore 21.30, nella Basilica Pontificia di San Nicola, gli iscritti ealtri partecipanti hanno assistito al concerto-meditazione “Nicó-laos - tra oriente e occidente”, a cura della Fondazione Frammentidi Luce con la partecipazione dell’Orchestra sinfonica metropolita-na di Bari. Il concerto per soli, orchestra, voci recitanti, coreografiee proiezioni di immagini artistiche, ha presentato in modo origina-le la figura del santo vescovo Nicola, patrono della città e dellaregione.Sabato 29 agosto, al mattino la celebrazione eucaristica presiedutada S. E. mons. Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta, vice pre-sidente del CAL. Nel Teatro Petruzzelli si è tenuta la tavola rotondamoderata da mons. Domenico Falco, parroco e vicario episcopaleper la liturgia dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto. Significativa è stata latestimonianza offerta da tre coppie di sposi: Gioacchino Passarelloe Filippa Mancuso (del Rinnovamento nello Spirito), GiuseppePetracca Ciavarella e Lucia Miglionico (una coppia pugliese che harappresentato le famiglie italiane come uditori al Sinodo straordi-nario sulla famiglia), Tommaso Cionciolini e Giulia Ceroni (colla-boratori dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia dellaCEI). Contemporaneamente, presso la parrocchia Sacro Cuore, aigiovani è stata dedicata la proposta di tre workshop per aiutarli ariscoprire i gesti, le parole, i segni della Liturgia e, in particolare, itempi della celebrazione eucaristica riletti come opportunità per“celebrare l’Amore”. I workshop introdotti da un intervento di donMario Castellano, direttore dell’Ufficio liturgico di Bari-Bitonto,sono stati condotti da sacerdoti e consacrati esperti nell’ambitoliturgico e musicale: “Invitati e inviati” - riti di ingresso e di conclusione -con don Alessandro Amapani, teologo pastoralista, diocesi diAltamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, e sr Miriam Manca dellePie Discepole del Divin Maestro; “Dall’ascolto al dialogo” - liturgia dellaParola - con sr Alessia Pantaleo delle Apostole di Gesù Crocifisso;

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“Dono e comunione” - liturgia eucaristica - con don Gaetano AmoreLuca, della diocesi di Conversano-Monopoli.Nel pomeriggio di sabato, i lavori sono proseguitii con l’arcivescovodi Chieti-Vasto e segretario speciale al Sinodo sulla famiglia, mons.Bruno Forte, che, attraverso un affascinante e magistrale percorsonel libro dell’Apocalisse, ha aiutato a contemplare la profondità delmistero nuziale e a comprendere in che modo le coppie e le famigliecristiane possono realizzare la loro vocazione, trovando nella cele-brazione liturgica che è festa nuziale e nell’Eucaristia domenicale, inparticolare, la sorgente della loro concreta spiritualità. Subito dopo,dom Giulio Meiattini, autore di testi spirituali e monaco benedetti-no dell’Abbazia Madonna della Scala di Noci, ha offerto una rilet-tura sapiente e per nulla scontata di padre Mariano Magrassi, unuomo che con spiccata intelligenza, sincera fede e autentica umani-tà ha servito Dio e il suo popolo e ha contribuito efficacemente alcammino della riforma liturgica nel nostro Paese. Meiattini si èfatto voce dell’arcidiocesi e del Centro di Azione Liturgica di cuipadre Mariano Magrassi è stato anche vescovo-presidente oltre chefedele amico e instancabile relatore alle Settimane LiturgicheNazionali già da monaco, poi da abate e ancora da vescovo, per unamemoria grata e commossa da parte di tutti coloro che hannoconosciuto e apprezzato il pensiero e la vita di padre Magrassi.La giornata di sabato è culminata nella celebrazione-festa“Celebrare l’Amore” presieduta da S. E. mons. Nunzio Galantino,segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. La piazzaantistante la Basilica di San Nicola ha visto raccolti oltre mille par-tecipanti in una celebrazione strutturata attorno all’icona evangeli-ca delle nozze di Cana. Rivolgendosi soprattutto alle giovani fami-glie, ai giovani, fidanzati e non, oltre che a tutti i convegnisti, sisono intrecciati canti, preghiere, testimonianze e danze inerenti iltema della celebrazione. Due testimonianze hanno preceduto l’in-tervento di mons. Galantino, affidate a due coppie: GiulioCampanale e Annalisa Martielli, che hanno vissuto un’esperienza di“prova” superata con un rinnovato e motivato impegno familiareed ecclesiale; Gichi Garofalo e Nica Lorusso hanno presentato la

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propria “ordinaria” esperienza di famiglia che ha vissuto e vive sere-namente la propria vita e le proprie scelte nutrendosi dell’Euca-ristia, partecipando alla celebrazione domenicale. La celebrazione siè conclusa con un tempo gioioso di festa curato dal Servizio dioce-sano della pastorale giovanile, che già dalla preparazione dellaSettimana liturgica e nei giorni del convegno ha coordinato il grup-po di oltre trenta volontari che, guidati da don Michele Birardi,hanno generosamente offerto il loro aiuto per l’accoglienza e ilsereno svolgimento di tutti i momenti dell’evento.Domenica 30 nella Basilica di San Nicola alle ore 9.00 fr. EnzoBianchi, priore della Comunità monastica di Bose, ha tenuto l’am-pia e interessante relazione conclusiva, riassumendo i contenutidell’intera Settimana e offrendo intelligenti spunti di riflessionesulle attese, le difficoltà e le speranze della famiglia alla luce del-l’insegnamento della Sacra Scrittura, della Tradizione e del Ma-gistero ecclesiale. Alle ore 11.00 nella Cattedrale di Bari, l’arcivescovo di Bari-Bitonto,S.E. mons. Francesco Cacucci, ha presieduto la celebrazione eucari-stica conclusiva della 66a Settimana liturgica nazionale con la par-tecipazione di altri arcivescovi e vescovi convenuti, di tanti sacerdo-ti, diaconi, religiosi e religiose, consacrati e fedeli laici. Grato alSignore per quanto ci ha concesso, posso affermare senza ombra didubbio che la 66a Settimana liturgica nazionale celebrata a Bari ciha visti partecipi in tanti e in modo attivo e qualificato, e i suoi con-tenuti e il coinvolgimento generoso e attento delle comunità par-rocchiali hanno potuto segnare ulteriormente il cammino già belloed intenso che la nostra Chiesa locale sta compiendo come Sposaamata e benedetta da Cristo suo Sposo.

sac. Mario Castellanodirettore dell’Ufficio Liturgico diocesano

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1. Sacre ordinazioni, ammissioni, ministeri istituiti

- La sera del 5 settembre 2015, vigilia della XXIII domenica del T.O.,S.Ecc. mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, du-rante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, nella par-rocchia-santuario “SS. Medici Cosma e Damiano” in Bitonto, haistituito accolito il seminarista Antonio Stizzi.- La sera del 13 settembre 2015, vigilia della XXIV domenica delT.O., S.Ecc. mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto,durante una concelebrazione eucaristica da lui presieduta, nellachiesa parrocchiale di S. Maria Veterana in Triggiano, ha ordinatopresbitero il diacono Francesco Necchia, del clero diocesano.

2. Nomine e decreti singolari

A) S. Ecc. l’Arcivescovo ha nominato, in data-10 settembre 2015 (Prot. n. 35 bis/15/D.A.S.-N.), don Vito Frascella,confermandolo nell’incarico, all’ufficio di parroco della parrocchia“S. Egidio Abate” in Bitonto;- 14 settembre 2015 (Prot. 37/15/D.A.S.-N.), don FrancescoNecchia all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “S.Marcello” in Bari;- 14 settembre 2015 (Prot. n.39/15/D.A.S.-N.), don Maurizio Lieggi

Cancelleria

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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all’incarico di vice direttore dell’Ufficio di Musica sacra della Curiaarcivescovile di Bari-Bitonto e contestualmente a quello di vice diret-tore dell’Istituto diocesano per animatori musicali della liturgia;- 1 ottobre 2015 (Prot. n. 50/15/D.A.S.-N.), il diacono permanenteDomenico Armenise all’ufficio di collaboratore del direttoredell’Ufficio Caritas della Curia diocesana di Bari-Bitonto;- 1 ottobre 2015 (Prot. 51/15/D.A.S.-N), don Giovanni Lorussoall’ufficio di consulente ecclesiastico del Comitato territoriale diBari del Centro Sportivo Italiano;- 1 ottobre 2015 (Prot. n. 52/15/D.A.S.-N.), don Giovanni Lorussoall’ufficio di assistente spirituale del Comitato zonale A.N.S.P.I. diBari-Bitonto;- 18 ottobre 2015 (Prot. 55/14/D.A.S.-N), mons. Paolo Bux all’ufficiodi amministratore parrocchiale della parrocchia “S. Alberto” in Bari-Palese;- 25 ottobre 2015 (Prot. 59/15/D.A.S.-N), don Vito Campanelliall’ufficio di parroco della parrocchia “S. Maria della Pace” inNoicáttaro, per nove anni;- 25 ottobre 2015 (Prot. 60/15/D.A.S.-N), don Vito Cicoria all’uffi-cio di parroco della parrocchia “S. Vito Martire” in Gioia del Colle,per nove anni;- 26 ottobre 2015 (Prot. n. 62/15/D.A.S.-N.), don FrancescoGramegna all’ufficio di parroco della parrocchia “S. MariaAssunta” in Cassano delle Murge, per nove anni;- 26 ottobre 2015 (Prot. 65/15/D.A.S.-N), don Giuseppe Saponaro,confermandolo nell’incarico, all’ufficio di parroco della parrocchia“S. Maria delle Grazie” in Casamassima;- 26 ottobre 2015 (Prot. 66/15/D.A.S.-N), l’ing. Francesco Iacobellisall’incarico di vice direttore dell’Ufficio Amministrativo della Curiadiocesana di Bari-Bitonto, per cinque anni.

B) S. Ecc. l’Arcivescovo ha istituito, in data- 1 settembre 2015 (Prot. n. 24/15/D.A.S.-I), p. Savino Losito, S.D.V.all’ufficio di parroco in solido moderatore della parrocchia “SS.Trinità” in Mola di Bari;- 1 settembre 2015 (Prot. n. 25/15/D.A.S.-I), p. Matteo Mpampanye,S.D.V. all’ufficio di parroco in solido della parrocchia “SS. Trinità”in Mola di Bari;

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CURIA METROPOLITANA

- 1 settembre 2015 (Prot. n. 26/15/D.A.S.-I.), p. Raffaele Massari,O.F.M.Cap., all’ufficio di parroco della parrocchia-basilica “S. Fara”in Bari;- 1 settembre 2015 (Prot. n. 27/15/D.A.S.-I), p. Sabino Fuzio,O.F.M.Cap., all’ufficio di parroco della parrocchia “S. Francescod’Assisi” in Triggiano;- 1 settembre 2015 (Prot. n. 28/15/D.A.S.-I), p. Piero Errico,O.F.M.Cap., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia-basi-lica “S. Fara” in Bari;- 1 settembre 2015 (Prot. n. 29/15/D.A.S.-I), p. Ernesto Saponaro,O.F.M.Cap., all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “S.Francesco d’Assisi” in Triggiano;- 1 settembre 2015 (Prot. n. 30/15/D.A.S.-I), p. BlessingIwuanyanwu, S.D.V. all’ufficio di vicario parrocchiale della parroc-chia “SS. Trinità” in Mola di Bari;- 10 settembre 2015 (Prot. n. 32/15/D.A.S.-I), p. Giuseppe Cic-cimarra, O.F.M.Cap., all’ufficio di vicario della vicaria perpetua “S.Vincenzo de Paoli e S. Luisa di Marillac” presso l’Ospedale Policli-nico-Consorziale di Bari;- 10 settembre 2015 (Prot. n. 33/15/D.A.S.-I), p. Ruggiero Doronzo,O.F.M.Cap., all’ufficio di assistente diocesano dei Gruppi di pre-ghiera “Padre Pio”;- 10 settembre 2015 (Prot. n. 34/15/D.A.S.-I), p. Maurizio Placen-tino, O.F.M.Cap., all’ufficio di vicario parrocchiale della parroc-chia-basilica “S. Fara” in Bari;-1 ottobre 2015 (Prot. 43/15/D.A.S.-I), p. Giuseppe Capriati,

O.F.M. all’ufficio di amministratore parrocchiale della parrocchia“S. Antonio” in Bari;- 1 ottobre 2015 (Prot. 44/15/D.A.S.-I), p. Stefano Trio, C.P.P.S.all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “PreziosissimoSangue in San Rocco” in Bari;- 1 ottobre 2015 (Prot. 45/15/D.A.S.-I), suor Maria RosariaImperatore, S.F.A. all’incarico di vice direttore dell’Ufficio Caritasdella Curia diocesana di Bari-Bitonto;- 1 ottobre 2015 (Prot. 46/15/D.A.S.-I), p. Romualdo Airaghi, C.S.S.

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all’ufficio di parroco della parrocchia “Maria SS. Immacolata” inPalombaio;- 1 ottobre 2015 (Prot. 47/15/D.A.S.-I), p. Raffaele Zoppi, C.S.S.all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “Maria SS.Immacolata” in Palombaio;- 1 ottobre 2015 (Prot. 48/15/D.A.S.-I), p. Francesco Cioffi, C.S.S.all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “Maria SS.Addolorata” in Mariotto;- 1 ottobre 2015 (Prot. 48bis/15/D.A.S.-I), p. Renato Colucci, S.D.B.all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “SS. Redentore”in Bari;- 1 ottobre 2015 (Prot. 49/15/D.A.S.-I), p. Francesco Piciocco, O.F.M.all’ufficio di assistente diocesano dell’U.N.I.T.A.L.S.I., per tre anni;- 26 ottobre 2015 (Prot. 67/15/D.A.S.-I), p. Antonio Narici, O.F.M.all’ufficio di assistente spirituale dell’Arciconfraternita di “MariaSS. della Pietà e di S. Antonio” in Bari.

C) S. Ecc. l’Arcivescovo ha trasferito, in data- 10 settembre 2015 (Prot. n.35/15/D.A.S.-T.), don Rafael AntonioArango dall’ufficio di parroco in solido della parrocchia “S. EgidioAbate” in Bitonto all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia“Spirito Santo” in Bari-S. Spirito;- 14 settembre 2015 (Prot. n. 38/15/D.A.S.-T.), il diacono perma-nente Cosimo Gadaleta dall’ufficio di collaboratore della parroc-chia “Sacro Cuore” in Bari all’ufficio di collaboratore della parroc-chia “Maria SS. del Rosario” sempre in Bari;-1 ottobre 2015 (Prot. n. 40/15/D.A.S.-T), don Sergio Biancofiore dal-l’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “S. Croce” in Bari, all’uf-ficio di vicario parrocchiale della parrocchia “Sacro Cuore” in Bari;- 1 ottobre 2015 (Prot. n. 41/15/D.A.S.-T), don Angelo Arboritanzadall’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “S. Nicola” inToritto, all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “S. Mi-chele Arcangelo” in Bitetto;- 1 ottobre 2015 (Prot. n. 42/15/D.A.S.-T), don Alessandro D’An-gelo dall’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “S. Lucia”in Gioia del Colle, all’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia“S. Nicola” in Toritto;- 18 ottobre 2015 (Prot. n. 53/15/D.A.S.-T), don Vittorio Borracci dal-

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l’ufficio di parroco della parrocchia “Buon Pastore” in Bari, agli uffi-ci di vicario episcopale per i presbiteri, per cinque anni, e contempo-raneamente, sempre per lo stesso periodo, di direttore del Settore edell’Ufficio Presbiteri della Curia arcivescovile di Bari-Bitonto;- 18 ottobre 2015 (Prot. n. 54/15/D.A.S.-T.), don Gaetano Coviellodall’ufficio di parroco della parrocchia “S. Alberto” in Bari-Palese,all’ufficio di parroco della parrocchia “Buon Pastore” in Bari, pernove anni;- 24 ottobre 2015 (Prot. n. 56/15/D.A.S.-T.), don Michele De Mariodall’ufficio di parroco della parrocchia “Spirito Santo” in Palo delColle, all’ufficio di collaboratore parrocchiale della parrocchia-san-tuario “SS. Medici Cosma e Damiano” in Bitonto;- 24 ottobre 2015 (Prot. n. 57/15/D.A.S.-T.), don Vito Didonna dal-l’ufficio di parroco in solido della parrocchia “S. Maria delleGrazie” in Casamassima, all’ufficio di parroco della parrocchia“Spirito Santo” in Palo del Colle, per nove anni;- 26 ottobre 2015 (Prot. n. 61/15/D.A.S.-T.), don Nunzio Marinellidall’ufficio di parroco dalla parrocchia “S. Maria Assunta” inCassano delle Murge, all’ufficio di vicario parrocchiale della par-rocchia “S. Maria del Fonte” in Bari-Carbonara;- 26 ottobre 2015 (Prot. n. 63/15/D.A.S.-T.), don Stefano De Mattiadall’ufficio di vicario parrocchiale della Parrocchia “S. Maria LaPorta” in Palo del Colle, all’ufficio di parroco della parrocchia “S.Maria del Carmine” in Sannicandro di Bari, per nove anni;- 26 ottobre 2015 (Prot. n. 64/15/D.A.S.-T.), don EvangelistaNinivaggi dall’ufficio di vicario parrocchiale della parrocchia “SS.Medici Cosma e Damiano” in Bitonto, all’ufficio di vicario parroc-chiale della parrocchia “S. Maria La Porta” in Palo del Colle.

D) S. Ecc. l’Arcivescovo, in data- 25 ottobre 2015 (Prot. n. 58/15/D.A.S.), ha riconosciuto il dirittodi usufruire dei benefici previsti per la condizione di anzianità alsacerdote diocesano Oronzo Pascazio.

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Settore Evangelizzazione. Ufficio Catechistico

Incontri di formazione dei catechisti

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Il 5-6 e 12-13 ottobre si sono tenuti a Bari presso l’aula sinodale“Mons. Mariano Magrassi” gli incontri di formazione dei catechistisul tema: La famiglia nel cammino di iniziazione cristiana.Hanno partecipato circa 450 catechisti. Il 5 e il 12 ha tenuto la rela-zione don Mimmo Falco, vicario episcopale per la liturgia e parro-co della parrocchia “S. Cuore” in Bari sul tema: “Eucaristia e matri-monio: l’educazione della fede da parte della famiglia”. Don Mim-mo ha fatto riferimento al brano evangelico del ritrovamento diGesù nel tempio (Lc 2,41-52). Richiamando gli impegni degli sposinel giorno del loro matrimonio e dei genitori nel giorno del batte-simo dei loro figli, si evidenzia l’impegno educativo nella vita enella fede che non può essere disatteso né delegato. Nel contestosociale e religioso che è cambiato bisogna trovare forme di collabo-razione tra comunità cristiana e famiglia in un percorso più costan-te e inclusivo degli stessi genitori. Come Maria e Giuseppe si sonomessi alla ricerca di Gesù, così i genitori vivono la fatica di accom-pagnare i figli che spesso si smarriscono a livello esistenziale presida tanti impegni o da tanti messaggi contradditori o dall’iperpro-tezione ansiosa degli stessi genitori. Nel tempio Gesù ascolta einterroga i dottori; così anche i genitori, gli educatori e i catechistisono chiamati a mettersi in ascolto dei ragazzi, delle loro domande,dei loro dubbi, dei loro bisogni. Abbandonando una visione razio-nale della fede e quindi dell’educazione della fede, bisogna privile-giare la via mistagogica dell’esperienza, del coinvolgimento e prota-

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gonismo dei ragazzi nella vita reale della famiglia e della comunitàcristiana a cui appartengono.La crescita della persona e quindi dei ragazzi non è solo fisica e intel-lettuale ma anche spirituale, che include valori, atteggiamenti,domande di senso e quindi relazione con Dio, con i fratelli e con sestessi. Non solo bisogna aiutare i ragazzi a scoprire e a fare esperien-za della presenza di Dio ma a sentirsi amati da Dio e a sapersi fida-re di Dio. Anche un tempo di crisi può diventare un tempo di oppor-tunità positiva di educazione alla vita e alla fede in modo armonicoe integrale. Aiutiamo i nostri figli e ragazzi a costruire la loro vitaattraverso la testimonianza e l’educazione cristiana che doneremoloro: se diamo loro incertezze diventeranno incerti, se diamo lorosicurezze diventeranno persone più sicure e cristiani più credibili.

Il 6 e 13 si è riflettuto sulla trasmissione della fede da parte dei geni-tori con i contributi di don Carlo Lavermicocca, collaboratoredell’Ufficio Catechistico, e i coniugi Cinzia e Michele Vurro, diret-tori dell’Ufficio della pastorale familiare.Don Lavermicocca sottolinea come l’iniziazione cristiana è un can-tiere aperto e anche la fede dei ragazzi non si può dare per acquisitama bisogna suscitarla e aiutare ad accoglierla, e quindi anche la cate-chesi deve partire dal primo annuncio. La comunità cristiana deveessere aperta e fiduciosa nei confronti delle famiglie privilegiando l’e-vangelizzazione e la catechesi degli adulti e quindi dei genitori; pas-sando da una catechesi di tipo scolastico per fasce d’età ad una cate-chesi intergenerazionale, da una catechesi che prepara ai sacramentiad una catechesi mistagogica che introduce e accompagna nella vitacristiana, da un processo di socializzazione religiosa ad un processoche valorizza la scelta libera di adesione da parte delle persone, dalladelega ai catechisti al coinvolgimento dell’intera comunità.Anche la famiglia deve essere coinvolta e resa consapevole del pro-cesso di iniziazione cristiana attraverso un gruppo di accompagna-mento per i genitori. Bisogna privilegiare percorsi graduali e rispet-tosi dei genitori in quanto adulti; la fede non si rimotiva attraverso“lezioni di catechismo” o “richiami moralistici” ma attraverso rela-zioni vissute nell’orizzonte della testimonianza cristiana e dellacondivisione della vita reale nelle gioie e nelle fatiche.I coniugi Vurro hanno approfondito la vocazione e la responsabilitàdegli sposi e dei genitori nel vivere come coppia la fede in Cristo e

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l’appartenenza alla comunità cristiana e quindi nell’educare alla fedei propri figli. Citando il documento della CEI Comunicare il Vangelo inun mondo che cambia, n. 52, si sottolinea come la famiglia è il luogo pri-vilegiato dell’esperienza dell’amore nonché dell’esperienza e della tra-smissione della fede; i coniugi cristiani sono i primi responsabili diquella “introduzione” all’esperienza dell’incontro con Cristo il cuiinizio segnerà il cammino di fede dei propri figli. Facendo riferimen-to alla Lettera di san Paolo ai Romani cap. 12, si presenta un percor-so di vita dei coniugi e della famiglia dove si è chiamati ad essereautentici nell’amore e nella carità, a respingere il male in tutte le sueforme e a seguire il bene, a gareggiare nella stima reciproca, ad esserelieti nella speranza, forti nelle difficoltà, perseveranti nella preghiera,nella vita spirituale e sacramentale, solleciti per le necessità dei fratel-li, premurosi nell’ospitalità e nell’accoglienza.La fede in Cristo si comunica e si trasmette con l’esperienza e la vitastessa di fede che illumina e motiva valori da interiorizzare, atteggia-menti da costruire, comportamenti da realizzare, stili da assumere.

Le riflessioni proposte e condivise crediamo siano utili alle catechistee ai catechisti per vivere meglio la loro missione di genitori e il loroservizio di educatori nella fede nel percorso di iniziazione cristiana. Nell’udienza del 20 maggio 2015 Papa Francesco, riflettendo sul-l’impegno educativo delle famigli, ha affermato: «Le comunità cri-stiane sono chiamate ad offrire sostegno alla missione educativadelle famiglie, e lo fanno anzitutto con la luce della Parola di Dio.L’apostolo Paolo ricorda la reciprocità dei doveri tra genitori e figli:“Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi,padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino”(Col 3,20-21). Alla base di tutto c’è l’amore, quello che Dio ci dona,che “non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non siadira, non tiene conto del male ricevuto, … tutto scusa, tutto crede,tutto spera, tutto sopporta” (1 Cor 13,5-6). Anche nelle migliorifamiglie bisogna sopportarsi, e ci vuole tanta pazienza per soppor-tarsi! Ma è così la vita. La vita non si fa in laboratorio, si fa nellarealtà. Lo stesso Gesù è passato attraverso l’educazione familiare.

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[…] Mi auguro che il Signore doni alle famiglie cristiane la fede, lalibertà e il coraggio necessari per la loro missione. Se l’educazionefamiliare ritrova la fierezza del suo protagonismo, molte cose cam-bieranno in meglio, per i genitori incerti e per i figli delusi. È orache i padri e le madri ritornino dal loro esilio - perché si sono autoe-siliati dall’educazione dei figli -, e riassumano pienamente il lororuolo educativo. Speriamo che il Signore dia ai genitori questa gra-zia: di non autoesiliarsi nell’educazione dei figli. E questo soltantolo può fare l’amore, la tenerezza e la pazienza».

sac. Antonio SerioVice direttore dell’Ufficio Catechistico

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Mons. Domenico Falco

Eucaristia e matrimonio:l’educazione della fede da parte della famiglia

Brano biblico di riferimento

Luca 2, 41-5241 I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme perla festa di Pasqua. 42 Quando egli ebbe dodici anni, vi salironodi nuovo secondo l`usanza; 43 ma trascorsi i giorni della festa,mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rima-se a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44

Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, epoi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45 nonavendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46

Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo aidottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47 E tutti quelliche l`udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza ele sue risposte. 48 Al vederlo restarono stupiti e sua madre glidisse: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io,angosciati, ti cercavamo”. 49 Ed egli rispose: “Perché mi cerca-vate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padremio?”. 50 Ma essi non compresero le sue parole. 51 Partì dun-que con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Suamadre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52 E Gesù cre-sceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

1. «I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme…»

Siamo nel contesto di una tradizione religiosa che vede come prin-cipale protagonista l’intera famiglia. Secondo molti studiosi, lapagina lucana fa riferimento al Bar-mitzvà, che letteralmente signi-

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fica “figlio del comandamento”, ed indica sia il raggiungimentodella maturità religiosa e legale del ragazzo, sia la celebrazione conla quale la comunità ebraica prende atto di questa situazione. Finoa quel momento sono i genitori i principali responsabili dell’educa-zione religiosa del figlio.Tale situazione, oggi, non rispecchia più la nostra realtà, ma allostesso tempo, si tratta di una realtà che non possiamo trascurare.Infatti, fino a trent’anni fa, la vita liturgica dei bambini non inizia-va con il battesimo (d’altra parte celebrato subito nei primi giornidalla nascita), né tantomeno con la Messa di prima comunione,bensì iniziava nella stessa famiglia, con il segno di croce fatto quan-do si era intorno alla tavola, con le prime preghiere recitate con lamamma prima di andare a letto. Certo, non era così per tutti, tantoche potremmo citare anche qualche Padre della Chiesa che, a talproposito, non risparmia i suoi rimproveri ai genitori:

«Ci preoccupiamo dunque dei possedimenti dei nostri figli, edi loro no. Vedi che stoltezza! Forma l’animo del fanciullo eavrai anche il resto» (Giovanni Crisostomo, Omelie sulla primalettera a Timoteo).«Vuoi che tuo figlio sia obbediente? Allevalo fin dall’inizioeducandolo e ammonendolo nel Signore: non credere che siainutile per lui ascoltare le divine Scritture; in esse ode anzi-tutto: “Onora tuo padre e tua madre”; ciò è dunque anche atuo vantaggio. Non dire: “È roba da monaci, e non vogliofarlo monaco”. Non è necessario che diventi monaco; ma per-ché temi tanto ciò che porta tanto guadagno? Fallo cristia-no» (Giovanni Crisostomo, Omelie sulla Lettera agli Efesini).

La nostra riflessione deve tener conto, quindi, di una situazioneprofondamente cambiata e non sappiamo se molti genitori ricor-dano che nel giorno del loro matrimonio si sono impegnati ad«educare i figli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa», ehanno confermato il loro impegno per il battesimo dei loro figli.Vale la pena ricordare l’esortazione del sacerdote ai genitori del bat-tezzato durante la consegna del cero acceso:

«A voi, genitori, e a voi, padrino e madrina,è affidato questo segno pasquale,fiamma che sempre dovete alimentare.

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Abbiate cura che il vostro bambino, illuminato da Cristo,viva sempre come figlio della luce;e perseverando nella fede,vada incontro al Signore che viene,con tutti i santi, nel regno dei cieli».

La prima domanda che inevitabilmente provoca questa situazione è:quali sono i motivi che portano una famiglia a scegliere il camminodi Iniziazione cristiana per i loro figli? La scelta del catechismo set-timanale, se si tiene conto del coinvolgimento dei genitori, in realtàsembra solo finalizzata alla celebrazione dei sacramenti, senza alcu-na preoccupazione per l’educazione cristiana dei figli. L’impressioneè che spesso la scelta del catechismo settimanale è solo un impegnotra i tanti altri, cioè tra palestra, piscina, musica e altro. Alla luce di questa situazione, e tentando di riflettere sul versettoevangelico con cui abbiamo introdotto la nostra riflessione, è suffi-ciente una domanda: quale importanza o significato danno i geni-tori all’educazione cristiana dei loro figli? La comunità cristianacome può aiutare la famiglia in questo cammino di fede senza sosti-tuirsi ad essa? Una cosa è certa: bisogna creare forme di collabora-zione tra comunità e famiglia, anche alla luce di una nuova situa-zione. Forse è arrivato il momento di pensare ad un cammino checoinvolga in modo più serio e costante i genitori che chiedono isacramenti per i loro figli.

2. «Credendolo nella carovana… si misero a cercarlo»

Da una parte la carovana, dall’altra i genitori di Gesù. Da una parte,la confusione e l’anonimato che caratterizzano una carovana, e dal-l’altra l’appartenenza e la premura che caratterizzano una famiglia.Questa differenza, e quindi questa distanza tra la carovana e lafamiglia continuano oggi nel rapporto tra società e famiglia. È solonell’ambito della famiglia che Gesù può riconoscere la sua identitàdi figlio e di uomo. Nella carovana egli sarà inevitabilmente uno tra

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i tanti. E proprio nell’anonimato e nella confusione di una carova-na egli rischia di perdersi, cioè di perdere la sua identità. Ecco per-ché Maria e Giuseppe “si misero a cercarlo”. La ricerca dei genitoriesprime la loro premura e il loro affetto. La loro ricerca non espri-me solo la loro responsabilità di genitori, ma prima ancora l’amoredi un padre e di una madre verso il proprio figlio.Possiamo cogliere l’immagine della “ricerca” come metafora cheesprime un atteggiamento dei genitori: cosa significa “cercare” unfiglio? Parliamo di figli che possono smarrirsi in senso esistenziale.Sono là davanti a noi, anzi noi pensiamo che siano di fronte a noi,ma in realtà essi sono da un’altra parte con la loro mente e il lorocuore. I nostri figli possono smarrire il senso della loro innocenza e dellaloro gioia perché smarriti nella foresta dei mille impegni a cui liabbiamo sottoposti. Possono smarrirsi nella contraddizione traquello che imparano a scuola o in chiesa e quello che vivono in casa.Possono smarrirsi per l’assenza di genitori sempre molto generosinell’accontentarli, ma poco presenti nell’ascoltarli. Possono infinesmarrirsi quando si diventa iperprotettivi nei loro confronti, testi-moniando non la nostra preoccupazione ma trasmettendo loro lenostre paure.

3. «Nel tempio… ascoltava e interrogava»

Gesù ascolta e interroga. Per noi sarebbe stato più naturale immagi-nare Gesù che fa domande e ascolta le risposte. Invece, al contrario, lesue domande nascono da quanto ascoltano. È il modo più naturalecon cui i bambini si pongono di fronte alla realtà. Le domande deibambini sono sollecitate da quanto vedono o ascoltano. La Chiesa antica adottava una prassi che chiamava “mistagogia” eche ancora oggi rivela la sua ricchezza perché prende in seria consi-derazione la dimensione psicologica ed emotiva dell’uomo. Infatti,diventa più semplice ed interessante spiegare qualcosa che già èstata vissuta.Riguardo ai ragazzi, non è azzardato affermare che è dalle lorodomande che possiamo comprendere i loro interessi e la loro rea-zione di fronte a quello che vedono e vivono.

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L’educazione religiosa, non solo dei bambini, diversamente da altreesperienze, non è riducibile ad un impegno concreto perché tocca lavita di ogni giorno. Essa non è da identificare con la partecipazio-ne alla Messa o a qualche esperienza parrocchiale o scolastica, maun modo particolare di muoversi nella realtà di ogni giorno, lo stilecon cui si vivono le relazioni, il modo di affrontare situazioni par-ticolari della vita. Pertanto, la famiglia non può illudersi di offrireai propri figli un’educazione cristiana solo perché frequentano unascuola cattolica o partecipano al catechismo parrocchiale. L’educazione cristiana coinvolge la vita concreta di una famigliaperché saranno gli atteggiamenti che si vivono in casa a contribui-re, nel bene o nel male, alla comprensione dell’esperienza di fede. Allo stesso tempo, un aspetto di particolare importanza che nondobbiamo sottovalutare è lo stesso significato che diamo all’espe-rienza educativa in quanto tale. Sappiamo, infatti, che educare èprima di tutto l’arte di portare fuori ciò che già il bambino possie-de. Nel nostro caso, non possiamo ridurre l’educazione cristianaall’impegno di insegnare loro preghiere o atteggiamenti. Non siamonoi a dover insegnare al bambino a rapportarsi con Dio perché egli,più di noi, vive un rapporto privilegiato con la fede, perché più di-sponibile ad aprirsi ad una realtà che non vede, ma della quale per-cepisce la concretezza. Sono gli adulti quelli più preoccupati di unavisione “razionale” della fede. A volte, l’educazione cristiana chiedesemplicemente di poter rispondere alle domande dei ragazzi.

4. «Gesù cresceva… davanti a Dio e agli uomini»

La pagina evangelica dalla quale ci siamo lasciati guidare, ci condu-ce al cuore del nostro argomentare. Si afferma che Gesù «cresceva insapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini». Gesù cresceva nonsolo davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini. Sembra quasi unmonito a non pensare che la formazione cristiana sia altro rispettoalla formazione umana. Crescere nella fede significa per il credentecrescere nella sua realtà di uomo, secondo il progetto di Dio. Ci

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chiediamo allora: qual è l’obiettivo della formazione cristiana checoinvolge la responsabilità della famiglia? Il versetto evangelico sembra rispondere alla nostra domanda.L’obiettivo è certamente quello di aiutare il bambino a crescere. Maallo stesso tempo, sappiamo che la crescita non tocca solo la dimen-sione fisiologica della persona. Si cresce per età, ma si cresce anchenel modo di rapportarsi alla vita. Cresce il nostro corpo, ma cresco-no anche i nostri interessi e il nostro modo di rapportarci alla storia. L’educazione cristiana conferma la consapevolezza che c’è ancheuna dimensione spirituale della persona che dobbiamo aiutare acostruire. Forse, oggi, più che mai, ci rendiamo conto di quantoabbiamo sottovalutato questa dimensione spirituale, che non è daintendersi semplicemente come dimensione religiosa. C’è una fra-gilità esistenziale che rivela una “costruzione” umana messa conti-nuamente in pericolo dagli avvenimenti. Un termine con cui oggi si etichetta in modo lapidario la situazio-ne che stiamo vivendo è quella di “crisi”, ma aggettivandola solocome “economica”. C’è da chiedersi se dietro questa crisi economi-ca non ci sia in realtà una crisi più profonda, che tocca il modo stes-so di intendere la vita e la società.Impegnandosi nell’educazione cristiana dei propri figli, la famigliadeve sapere che li aiuta a non lasciarsi schiacciare dalla realtà.L’educazione cristiana che impegna la famiglia mira prima di tuttoa far maturare nei propri figli l’esperienza della fiducia. Non si trat-ta semplicemente di aiutare il bambino a scoprire la presenza diDio, ma soprattutto si tratta di aiutarlo a sapersi fidare di un Dioche non solo ci ha creati, ma continuamente accompagna la nostrastoria. Un’educazione cristiana solida può aiutare a vivere la crisinon come una minaccia ma come un’opportunità. Sembra che in ebraico, la parola “figli” si traduce con banim dalla cuiradice deriva il sostantivo bonim che significa “costruttori”. I nostrifigli sono “costruttori” del nostro futuro, del futuro della nostra sto-ria. Ma essi potranno costruire il futuro attraverso gli strumenti cheoffriremo loro: se diamo loro incertezze, diventeranno incerti, ma sediamo loro sicurezze, diventeranno persone sicure.

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don Carlo Lavermicocca

Famiglia e comunità cristiana nell’educazionealla fede e nel cammino della Iniziazione cristiana

1. L’iniziazione cristiana come cantiere aperto

La storia recente della catechesi mostra i segni dei cambiamentiancora faticosamente in corso. Mons. Caprioli, durante un’Assem-blea generale della CEI, riferendosi all’Iniziazione cristiana e allacatechesi, parlava di un cantiere aperto.Cantiere dice lavoro, fatica, trasformazione. Aperto richiama l’ideache qualcosa si sta cercando di fare. Non tutto è risolto, ma qual-cosa si muove, è vivo! Certo, bisognerà vigilare sul rischio che il cantiere aperto non si tra-sformi in cantiere infinito. A che punto sono i lavori?Sintetizzando, si può dire che la trasformazione della catechesi èavviata lungo due grandi direttrici. – Un impulso missionario. Che la fede non possa più essere data perpresupposta è assodato. La catechesi è chiamata a ripartire dalPrimo Annuncio della fede. Ora non ci si può solamente prenderecura e conservare la fede. – La comprensione della catechesi nel contesto più ampio dellaevangelizzazione e il passaggio da una catechesi intesa come “dot-trina” rivolta prevalentemente ai bambini in vista di sacramenti aduna catechesi inserita nel processo di iniziazione alla vita cristianache coinvolge e riguarda anche gli adulti.

Famiglia e catechesi. Anzi, famiglie e catechesiLa breve ispezione sulla catechesi mostra la complessità del reale. Illivello della complessità non si riduce quando si passa alla descri-zione dell’altro temine del titolo: famiglia. La sociologia contempo-

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ranea e l’esperienza quotidiana evidenziano la varietà dell’esistente.Oggi si parla di:

– famiglia nucleare, composta da un padre e una madre sposatie uno o più figli (propri o adottati) oppure da una coppia non spo-sata, ma convivente con figlio/i (unione di fatto);

– famiglia allargata, composta da nonni, genitori, figli, zii, cugini, ...;– famiglia monoparentale, composta da un solo genitore, celibe,

vedovo o divorziato, con uno o più figli.Partire dalla realtà della vita, valorizzare l’humanum facendo risuo-nare in esso la Buona Notizia mi pare rispettoso delle famiglie, nonillusorio, in perfetta sintonia con la teologia dell’incarnazione e conlo stile di Gesù.

- A partire dalle occasioni in cui il rapporto famiglia-catechesi si vive Individuerei tre “luoghi” principali della pastorale ordinaria in cuiil rapporto complesso tra famiglia e catechesi avviene, si realizza:

– IC dei ragazzi. È in quest’occasione che il contatto delle fami-glie con le parrocchie è più frequente;

– pastorale familiare. I gruppi famiglia nelle loro diverse forme;– pastorale 0-6 anni, pre- e postbattesimale. Il nome rimanda ai

bambini ma, di fatto, coinvolge le famiglie.

Ai primi due ambiti siamo più abituati: ci accompagna un’espe-rienza più o meno lunga. Il terzo è relativamente nuovo per lapastorale italiana, ma in esso l’apporto delle consapevolezze acqui-site nei primi due può essere valorizzato e felicemente sintetizzato.Cosa avviene qui, di norma?Tra famiglia e comunità ci si guarda “in cagnesco”.La definizione è di un teologo canadese che, riferendosi alla fase diIC dei ragazzi tra i 6 e i 12 anni, afferma che famiglie e comunitàsono come due fate chiamate alla culla dello stesso bambino che,anziché prendersene cura, impiegano il loro tempo a guardarsi acci-gliate. Ciò può dipendere da attese vicendevoli troppo alte in meritoall’educazione della/nella fede (cosa si aspettano i catechisti dallefamiglie e che cosa le famiglie dai catechisti?) e dall’ impressione didelega alla comunità o a alla famiglia (ci pensino loro, ci diciamo reci-procamente...) che ingenerano un senso di frustrazione e di giudizio.

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La comunità è invitata a diventare – Accogliente e aperta. Accogliere significa prendersi cura delle rela-zioni, preparando lo spazio per i nuovi arrivati (come capita nell’e-vento naturale della generazione. Molto prima della nascita, i geni-tori creano lo spazio del cuore e della casa per il nuovo che arriva!).I genitori che incontriamo non cercano chi li sostituisca (si senti-rebbero giudicati), ma chiedono di essere accompagnati, aiutati,appoggiati. Una comunità aperta onora l’intergenerazionalità, illegame tra le generazioni.– Fiduciosa e gratuita. Una comunità che dà credito ed è generosa. Èconsapevole cioè che non tutti faranno la stessa cosa, proprio comenei racconti del vangelo. Gesù chiama alcuni a stare con sé (Mc 3,14)e altri (ad esempio il paralitico) li rimanda a casa dopo averli guari-ti (Mc 2,11).

2. Le sfide aperte per la comunità cristiana

Diventa allora importante, nel tentativo di trovare una direzionecorretta per procedere, rilevare dalle nuove esperienze e dalla rifles-sione critica su di esse alcune linee direttrici che possono orientareil cambiamento e servire da punti di costante verifica. Biemmi liriassume attraverso alcuni passaggi da operare1.

1. Passare da una catechesi riservata ai ragazzi ad una catechesi per tutti. Sitratta di un’affermazione già ampiamente presente nei documentiufficiali della catechesi, sia a livello della Chiesa universale che dellaChiesa italiana. È alla base del progetto catechistico italiano e deicatechismi per le differenti fasce di età. In molte parrocchie è però

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1 La formulazione di questi passaggi trova alcune conferme nell’articolo di Luc Aerens,Mener la transition vers la catéchèse de cheminement, in La catéchèse paroissiale. Conditions d’unrenouveau, «Lumen Vitae», giugno 2002, pp. 149-169. Questo articolo conferma l’emerge-re di linee comuni in Europa per quanto riguarda il cambiamento da mettere in attorispetto ai tradizionali processi di iniziazione alla fede.

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rimasta una semplice intenzione. I dati a livello nazionale sonospietati. Le energie ecclesiali restano in gran parte disequilibrate.Infatti, 274.000 dei 300.000 cristiani sono impiegati per i fanciullie i ragazzi e il resto per i giovani e gli adulti2. Di fatto l’organizza-zione catechistica e pastorale italiana è ancora tutta centrata suifanciulli e i ragazzi, cioè è ancora tutta predisposta per un contestosociale, ecclesiale e culturale che non esiste più.

2. Privilegiare l’evangelizzazione e la catechesi degli adulti rispetto a quelladei ragazzi e ripensare questa nell’orizzonte della prima. Dove questapriorità è stata attuata, si nota che la costituzione dei gruppi diadulti non è stata fatta in sostituzione dell’impegno con i fanciullie i ragazzi, ma in aggiunta a quello. Cosi il senso di insoddisfazio-ne è continuato instaurando un percorso parallelo. Il passaggio agliadulti non significa certo l’abbandono dei fanciulli e dei ragazzi. Sitratta piuttosto di considerare il destinatario adulto come il pernoa partire dal quale vengono concepite tutte le iniziative, e questoobbliga a una profonda riformulazione del ministero catechistico,delle sue priorità, dei suoi obiettivi, della sua organizzazione.Guardando le esperienze nuove in atto, rispetto a questo passaggio,si nota che esse stanno andando in questa direzione, ma sono anco-ra in una fase nella quale il “perno” sono ancora i bambini, attornoai quali ruotano e si rimotivano gli adulti. È una fase inevitabile,dopo secoli di catechesi puerocentrica. La direzione è quella di arri-vare a un cambio del “perno” di attenzione.

3. Transitare da una catechesi per fasce di età ad una catechesi intergenera-zionale. Questa è l’effettiva novità portata dalle nuove esperienze eil punto di reale cambiamento. Al di là delle dichiarazioni di prin-cipio, la maggior parte delle attività ecclesiali si svolge secondo unmodello di separazione e, anche là dove esistono itinerari catechi-stici per adulti accanto a quelli per i fanciulli, niente o quasi nienteè previsto per una catechesi intergenerazionale. La suddivisionedella catechesi per generazioni poteva essere una soluzione perti-

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2 Questi dati, certamente da aggiornare, sono comunque molto vicini alla realtà, sonotratti dall’indagine curata dall’Università Salesiana: Giuseppe Morante, I catechisti parroc-chiali in Italia nei primi anni ‘90. Ricerca socio-religiosa, LDC, Leumaun (Torino) 1996.

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nente ed adatta per una società cristiana. Non lo è più in una socie-tà in cui il cristianesimo è socialmente minoritario. La catechesifamiliare è, per definizione, intergenerazionale.

4. Passare da una catechesi finalizzata ai sacramenti a una catechesi cheintroduca globalmente nella vita cristiana. È abbastanza evidente chel’enfatizzazione dei sacramenti (della cresima in particolare) portaa fare di essi la tappa conclusiva, piuttosto che la porta di entratanel mistero cristiano. Non è qui messa in discussione la necessità disalvaguardare la verità di fondo per la quale ciò che introduce nellafede cristiana è proprio la ricezione dei sacramenti dell’iniziazione,come esperienza della Pasqua di Cristo nella vicenda personale3.Quello che si vuole dire è che l’esperienza dei sacramenti è in fun-zione di una vita di fede che si apre davanti, che si sostiene e svi-luppa dentro una comunità che crede, celebra e vive il mistero chesperimenta e che si gioca nella quotidianità e nella profanità dell’e-sistenza. È innegabile che l’iniziazione e la catechesi che la sostienerestano nelle nostre comunità cristiane in gran parte nella linea diuna sacramentalizzazione (non raramente svenduta) delle nuovegenerazioni.

5. Passare da un processo di socializzazione di massa ad un processo che ricuperala scelta libera dei soggetti. Questo passaggio trae profitto dell’aumentoprogressivo di richiesta del battesimo nell’età dell’adolescenza e nell’etàadulta e permette di ricuperare quello che è fondamentale nell’atto difede: la scelta libera del soggetto. Non serve ricordare che vanno tenutepresenti due esigenze insite nell’atto di fede: la gratuità e precedenzadella grazia di Dio (che la prassi del battesimo dei bambini ha sempresottolineato) e la conversione e adesione libera del soggetto4. Questosecondo versante è stato oggettivamente offuscato in periodo di cristia-

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3 Si veda a questo proposito il dibattito in atto: P. Caspani, La pertinenza teologica della nozio-ne di iniziazione cristiana, Glossa, Milano 1999. Si veda anche il numero speciale Diventarecristiani. Educazione e iniziazione cristiana, «Catechesi», marzo-aprile 2002, in particolare A.Martella, L’iniziazione cristiana: chiarificazione contenutistica previa, pp. 4-11.4 Sulla centralità della conversione, sulla decisione come “atto coraggioso e adulto della

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nità, poiché la logica di un processo di socializzazione religiosa privile-gia il primo versante della fede: è proprio della socializzazione indurreuna scelta “sociale”, e quindi mandare in secondo piano l’iniziativa delsoggetto. È significativo che un recente convegno dei catecheti italiani,riflettendo sulla necessità di ripensare il modello di iniziazione cristia-na, abbia scelto il titolo “Cristiani per scelta”, titolo che ha orientato l’i-potesi della ricerca. La logica di un processo di iniziazione alla fede vera-mente inculturata, richiede oggi l’atto libero di scelta del soggetto5.

6. Uscire dalla delega a un gruppo di catechisti del processo di iniziazione aun processo preso a carico dall’intera comunità ecclesiale. Questo ultimoaspetto è quello che sostiene tutti i precedenti e appare come la con-dizione fondamentale, ma anche come il guadagno principale, di uncambiamento dell’attuale sistema di iniziazione. È anche il messag-gio più confortante che ci arriva dalle nuove esperienze. La comuni-tà ecclesiale adulta, in tutte le sue componenti anche se in modi dif-ferenziati, è grembo della fede per le nuove generazioni: i genitori,prima di tutto, il parroco, i catechisti, le persone impegnate negliambiti della liturgia e della carità, le persone più umili e sempliciche vivono la fede nel quotidiano. Il procedimento iniziatico è unprocedimento di appropriazione progressiva, libera, esistenziale, rit-mata liturgicamente, della fede cristiana e dei diversi aspetti dellavita cristiana, grazie al contatto e con l’appoggio di una comunitàche crede, vive e celebra. La sua logica è quella del “venite e vedete”;non avviene dunque senza il sostegno di comunità vive.Tutto quello che concorre a rendere consapevole la comunità adul-ta del suo compito generativo in ordine alla fede rispetto alle nuovegenerazioni è nella direzione giusta. Avviene così che la comunitàadulta, generando, rigenera se stessa. In ogni iniziato la Chiesa stes-sa, come “Chiesa domestica” (famiglia) e comunità parrocchialepuò rivivere la grazia dell’iniziazione e cosi rinascere continuamen-te alla propria identità.

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libertà” nel processo della logica battesimale, si veda Giuseppe Laiti, Il battesimo: grazia elogica di vita secondo la fede in Gesù Signore, in La fede battesimale come incontro con Cristo, IlSegno dei Gabrielli editori, Verona 1997. L’articolo contiene anche un’utile bibliografiasull’Iniziazione cristiana.5 Cfr L. Meddi (a cura), Diventare cristiani. La catechesi come percorso formativo, Luciano Edi-tore, Napoli 2002, p. 105.

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3. Le scelte qualificanti: le condizioni da mettere in atto

a) La famiglia deve diventare protagonistaCoinvolgere nel processo di iniziazione i genitori stessi e più larga-mente tutta la famiglia, tende a superare la delega dell’educazionealla fede ai catechisti e, in misure diverse, di renderne partecipi igenitori.Le nuove esperienze insegnano che il coinvolgimento dei genitorideve essere graduale, perché gli adulti si trovano a disagio a tra-smettere una fede di cui essi non sono consapevoli fino in fondo, eche sentono la necessità di rivedere completamente.Vengono attuate scelte diverse, che vanno da un coinvolgimentodiretto ed esigente a forme di collaborazione più graduali e inter-medie. Alcune parrocchie formano i genitori perché siano in gradodi fare la catechesi ai loro figli, nelle loro case, fornendo loro un’as-sistenza per questo compito. Ci sono esperienze che coinvolgono igenitori presentando chiaramente loro il percorso e chiedendo unalibera adesione, con la possibilità di una seconda modalità più tra-dizionale (una specie di doppio binario).Alcune proposte inoltre fanno leva sulla preparazione della liturgiaaffidata ai bambini e ai loro genitori. Frequente è la proposta diincontri familiari una volta al mese, legati alla celebrazione eucari-stica domenicale, oppure al pomeriggio della domenica o tutto ilfine settimana. Ci sono anche proposte di incontri serali mensilicon i ragazzi e genitori insieme, sotto forma di celebrazioni. È dasottolineare infine l’attenzione ad accompagnare e coinvolgere siale coppie non regolari che i genitori singoli.

b) Un gruppo di accompagnamentoIl coinvolgimento della comunità e della famiglia non va a segno senon c’è un vero e proprio gruppo di accompagnamento dell’inizia-zione cristiana. Si tratta semplicemente di un allargamento dellapersona del catechista. Se fino ad ora era la catechista o il catechi-sta singolo ad assumere questo compito, ora viene costituito ungruppo che si assume il ministero specifico dell’iniziazione nella

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comunità, non sulla logica di sostituzione del compito della comu-nità e della famiglia, ma nella logica di un gruppo che mantieneviva la coscienza e il servizio dell’iniziazione, coinvolgendo comu-nità e famiglie.Un gruppo di persone tessitrici, concretamente composte da figurevariegate: il parroco, alcuni catechisti che sembra utile chiamareaccompagnatori di catechesi, alcuni giovani più motivati, alcunipadrini scelti dalla comunità tra quelli tradizionali o debitamenteindicati, persone semplici che collaborano in momenti particolari(le celebrazioni, le uscite, i pranzi e le cene quando ci si incontra…).Comunità, famiglia e gruppo di accompagnamento sono la strut-tura di base per ridare alla comunità la sua capacità generativa: den-tro queste tre coordinate si sono precisate alcune scelte concrete,che si stanno diffondendo e che raccolgono un certo consenso.– La prima scelta condivisa è quella di ridare alla domenica il suosignificato profondo di giorno del Signore, di giorno della comuni-tà, di giorno dell’iniziazione alla fede. E c’è un largo accordo nel pri-vilegiare una domenica al mese, chiedendo ai ragazzi, alle loro fami-glie, all’intera comunità di fare di questo appuntamento mensile untempo di recupero della propria identità di fede e di comunità.Le modalità di attuazione variano. In genere avvengono incontriche occupano tutta la domenica mattina (o il sabato pomeriggio), eprevedono momenti separati tra genitori e ragazzi, un incontrocomune, la celebrazione eucaristica, seguita talvolta dal pranzo odalla cena insieme. In alcune parrocchie risulta essere molto signi-ficativo il fatto di permettere che la liturgia della parola avvenga inmodo separato per i bambini, per un’attenzione più precisa allaloro situazione.– Una seconda scelta è quella di slegare progressivamente il proces-so di iniziazione dai ritmi della scuola e anche dalla modalità sco-lastica. Questo viene perseguito passando da un ritmo scolastico(ora settimanale, aula, lezione, compiti) a un ritmo familiare (conmomenti diversificati: in gruppo tra ragazzi; dei genitori con il lorofiglio, momenti comuni tra tutte le famiglie, momenti con i geni-tori di formazione).Si tende a superare la divisione per classi formando gruppi per fascedi età. All’incontro settimanale di catechismo si preferiscono incon-tri meno frequenti (quindicinali o mensili), ma più prolungati e

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comprendenti le varie dimensioni della socialità e della fede. Restal’esigenza che siano assicurati momenti di incontro per fasce di etàe questa esigenza diventa più accentuata per i ragazzi più grandi,che hanno bisogno di una loro vita di gruppo.– Ci si sta anche avviando verso itinerari non omologanti (tutti le stes-se cose allo stesso modo), ma verso itinerari differenziati, secondo l’e-sigenza che era stata già segnalata fin dal 1970 nel Documento Base.Le differenti situazioni riguardanti i soggetti e la fede lo richiedono econsigliano di avere una certa malleabilità di impostazione, evitandoche la data della Cresima sia un imperativo obbligante. Si va verso unadiversificazione dei percorsi, creando gruppi che procedono con unpasso differenziato, anche se all’interno di un progetto condiviso.Nei tentativi in atto la chiave di volta su cui poggia il progetto è ilcoinvolgimento dei genitori. L’adulto è chiamato a diventare prota-gonista del percorso del proprio figlio e della propria fede in modonuovo e personale. Ma questo non avviene senza resistenza e pro-blemi diversificati.

c) Le tappe di un possibile percorsoImparando dalle esperienze in atto, il segreto della riuscita con i geni-tori è il seguente: passare da una catechesi centrata sui figli, a un cam-mino di fede per i genitori stessi. La cosa pare ovvia, a prima vista, marichiede un processo delicato e non scontato. Leggendo i resoconti riaf-fiora in queste esperienze che decidono di far leva sui genitori una pro-gressione di coinvolgimento molto interessante e indubbiamente sana:– si accoglie la domanda del sacramento, anche all’ultimo momen-to (significativa e coraggiosa è la scelta a questo proposito di unaparrocchia di “dare i sacramenti sulla fiducia”);– si suscita l’interesse dei genitori per il percorso di fede dei figli (dalsacramento al figlio);– si provoca e accompagna un percorso personale (dal sacramento,al figlio, all’adulto).Il passaggio è graduale e spesso spontaneo. I bambini diventanospesso i traghettatori dei loro genitori e i loro primi evangelizzatori.

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d) Le attenzioni da avere nel coinvolgimento dei genitoriIl percorso sopra delineato ha una condizione di base preliminare:che i genitori accettino progressivamente di essere coinvolti nei varipassaggi. È su questo punto che si incontrano le principali difficol-tà per chi tenta nuovi percorsi di iniziazione cristiana che abbianoal centro l’adulto e la sua crescita nella fede.– Famiglia reale, adulto reale. Alcune esperienze hanno sopravvalutato lafamiglia, chiedendo ad essa un livello di coinvolgimento fuori portatarispetto a due aspetti: non hanno tenuto conto del tempo reale che igenitori hanno; non hanno tenuto conto della loro reale situazionerispetto alla fede. Al centro dell’età adulta gli adulti hanno molte esi-genze formative, ma pochissimo tempo da dedicarvi. Inoltre, unadomanda alta nei loro confronti rischia di essere fatta a partire ancorada pretese ecclesiali proprie di una società di cristianità. Occorre dun-que tenere conto degli adulti reali, di storie e processi precisi.– Adulto e famiglia coinvolti in modo adulto. Le reazioni provocate inalcuni genitori, che hanno lasciato la comunità e hanno portato iloro figli altrove, non sono dovute all’esigenza della richiesta, ma almodo con la quale è stata fatta. Vanno salvaguardate tre attenzioni a questo livello. La prima è lapresentazione di un progetto chiaro e motivato: non bastano leaffermazioni di principio; occorre far capire cosa si intende fare coni propri figli e con i genitori, nel concreto, apportando le motivazio-ni. La seconda riguarda il rispetto della libertà e il coinvolgimentonella decisione; vanno dunque previste delle alternative quando sioperano delle proposte libere. Infine l’invito va fatto con umanità eattenzione ai singoli casi: lo stile relazionale risulta spesso decisivo.

e) La gradualità del processoFacendo una proposta, occorre tenere presente la storia di un territorio,la mentalità, le tradizioni. Il cambiamento, pur provocato, richiedepazienza nella risposta. È necessario allora dare tempo per preparare ilterreno; predisporre cammini differenti, o nella stessa parrocchia, o inaccordo con le altre parrocchie limitrofe; tenere conto dei preti reali,della loro formazione e delle loro resistenze. Meglio partire con preti dis-ponibili e motivati che imporre cambiamenti a livello diocesano. Èimportante fare leva su quei genitori che sono catechisti: sono unarisorsa preziosa. Per fare questo occorre rispettare due attenzioni:

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– salvaguardare la complementarietà dei soggetti e la globalità della propo-sta. Il rischio forte è di passare da una delega dell’iniziazione cri-stiana ai catechisti, ad una delega ai genitori. È quindi importanteuna proposta complementare: una parte del percorso continua adessere assolto dai catechisti, un’altra, più o meno importante, daigenitori. Occorre anche che i genitori siano contattati come adulti,per i loro bisogni personali, indipendentemente dai loro figli, conproposte gratuite. È da immaginare quindi un lavoro concordatotra preti, catechisti e genitori.Il coinvolgimento dei genitori è un passaggio intermedio ed indi-spensabile. Intermedio, verso un coraggioso ripensamento generalenel quale non il bambino sarà il perno dell’evangelizzazione, ma l’a-dulto stesso; indispensabile, perché se non rinascerà una comunitàdi adulti, non ci sarà Chiesa né trasmissione della fede.In questo percorso vanno messe in conto delle perdite. Proprio que-ste perdite paralizzano molti e inducono un pericoloso ritardo nelcambiamento. Le perdite che noi paventiamo, tramite un coinvol-gimento libero e responsabile degli adulti, non sono già tutte inatto nell’attuale pastorale di conservazione? La perdita più alta èdunque quella di non prendere nessun rischio, perché in questomodo noi saremo costantemente a rischio.

– Rispettare il ruolo specifico dei genitori nell’iniziazione della fede. Il com-pito prioritario dei genitori è quella testimonianza ordinaria di fedeche si può definire domestica. La fede non è nata da lezioni di cate-chismo, ma da relazioni vissute nell’orizzonte della testimonianza.Il ruolo di iniziazione alla fede della famiglia è primariamente quel-lo quotidiano, non strutturato come un incontro di catechesi.La fede passa dai rapporti, dai fatti di ogni giorno letti in ottica digrazia e di gratitudine, dagli eventi familiari gioiosi e dolorosi inter-pretati come eventi abitati dalla presenza del Signore, dal modo dileggere quello che succede nel mondo, dalla logica con la quale ci sirelaziona, si utilizzano le risorse, ci si relaziona con chi è diverso, simaturano atteggiamenti di solidarietà.Ciò è primario ed essenziale. Ma la famiglia può anche divenire un

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luogo nel quale i genitori danno esplicitamente parole alla fede ecreano momenti formativi per la famiglia. È su questo punto che lafamiglia e la parrocchia possono trovare un terreno di reciprocosostegno e il compito della catechesi tradizionale può diventare diassistenza ai genitori stessi senza delegare completamente ad essi ilcompito esplicitamente catechistico.Le nuove esperienze vanno in questa direzione. Questo duplicelivello di educazione alla fede dovrà essere salvaguardato, sapendoche il livello esplicitamente catechistico non può reggere se non èsostenuto, preveduto ed accompagnato da un’iniziazione alla fedequotidiana e familiare. È questa la strada perché comunità e fami-glia ridiventino, senza confondersi, i due grembi privilegiati dell’i-niziazione alla fede.

4. Le sfide aperte per la comunità cristiana

Il modello di IC che abbiamo presentato e richiamato mette in causaprimariamente la comunità, i suoi gesti e le sue parole, lo stile e iltono dell’annuncio del vangelo. Non sarà possibile nessun cambia-mento pastorale senza una reale conversione delle nostre comunità. Ecco alcuni ambiti che mi paiono come sfide aperte per le comuni-tà, ecco cosa possiamo fare:

1. Onorare la diversità– Rendendo il clima delle nostre comunità come quello di unafamiglia con tanti figli in cui ciascuno si sente ugualmente /diver-samente amato. – Accompagnando la vita delle persone, benedicendola; raggiun-gendo ognuno là dove è, andando oltre il giudizio di consistenzasulle domande che ci pone.

2. Riscoprire la missione di annunciare il Vangelo – Non solo e prima di tutto la dimensione morale della fede. Taledimensione etica è punto di arrivo, non di partenza. – Non soltanto la dimensione conoscitiva della fede. Non si arrivaa credere per conclusione “logica” di un ragionamento, o per dimo-strazione del teorema-Dio. – Cercando nuovi annunciatori; discernendo e suscitando la “voca-

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zione” di nuovi catechisti; accompagnando la loro formazione e illoro servizio.

3. Approfondire l’intelligenza della fede e curare i “linguaggi”della sua comunicazione

– La speranza in noi richiama il prendersi cura della fede nostra. Lafede nasce sempre nel grembo della testimonianza. – Il rendere conto ci domanda di essere capaci di dire la fede, impa-rando a narrare la fede non tanto all’imperativo, ma all’indicativo (èil modo che dice la realtà, la fa vedere) e al congiuntivo (che è ilmodo che esprime la possibilità e il desiderio).

4. Con mansuetudine, ci chiede uno stile umile e coraggioso, rispettoso.

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Michele e Cinzia Vurro

La trasmissione della fede da parte dei genitori nel cammino di iniziazione cristiana

Nell’affrontare il tema “La trasmissione della fede da parte dei geni-tori nel cammino di iniziazione cristiana” abbiamo pensato di chia-rire a noi stessi cos’è effettivamente la fede. La riflessione ci ha con-dotti a pensare che non è cercare qualcosa per se stessi, ma metter-si a disposizione, è un’obbedienza al Signore. La fede è offrire lapropria volontà a Dio, è la disponibilità ad accoglierlo, è la grazia discoprirlo attraverso e per mezzo dell’azione dello Spirito. La fede èpartecipare al progetto di Dio, è conoscere, assumere, costruire ilprogetto di Dio nella storia del mondo.Ci siamo anche chiesti: quando comincia l’iniziazione cristiana? Conla preparazione ai sacramenti? No, sicuramente prima. Con il bat-tesimo? Ci siamo detti che l’iniziazione cristiana comincia appenamettiamo alla luce un figlio.Noi pensiamo abitualmente ai genitori come coloro che generanola vita fisica, preoccupandosi poco della vita spirituale, quasi che lagenerazione non sia un atto completo ma un atto che riguarda solola dimensione fisica. No! Siamo genitori del tutto, generiamo inpienezza la vita; certo la dimensione fisica la generiamo con ilcorpo, quella spirituale con la nostra vita spirituale e queste duedimensioni vanno fatte coincidere al punto che un genitore è edu-catore di chi ha generato.C’è una caratteristica educativa che non può essere sostituita. La famigliagenera completamente e i genitori, in virtù del sacramento delmatrimonio ricevuto, hanno la dignità e la grazia di educare, sonochiamati a fare dei loro figli dei figli di Dio. Nel sacramento del matrimonio, con l’invocazione (epiclesi) delloSpirito Santo sugli sposi, lo Spirito viene ad abitare questa relazio-ne, abita l’unità di coppia e questi formano insieme l’immagine esomiglianza trinitaria. Agli sposi viene donato il «cuore nuovo esono resi capaci di amarsi come Cristo ci ha amati» (FC 13). I genitori, essendo catechisti nella vita familiare, non possono sot-

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trarsi dall’aiutare i figli a crescere nella fede attraverso le tappe delbattesimo che inserisce il bambino nella comunità, della cresimache assegna un posto nella Chiesa, dell’eucarestia che testimonial’alleanza d’amore tra Dio e la Chiesa.Gli sposi sono catechisti per sacramento.La generazione alla fede però avviene attraverso il vissuto della cop-pia, cioè attraverso la vita psicologica e spirituale generata dall’uni-tà della coppia.Noi sposi siamo catechisti nella vita familiare con una dimensionedi catechesi della quale i catechisti non possono fare a meno perchéil bambino coglie la presenza di Dio quando vede che i genitori, conil loro stare insieme, con il loro vissuto normale, fanno riferimentoad una Presenza, ad una Parola; quando vede che il papà e lamamma parlano con un Altro che non c’è fisicamente, quando hala consapevolezza che papà e mamma hanno una Presenza amantee paterna, quando comincia a scoprire che hanno una paternità euna maternità ancora più grande al di là della loro. Quando i figlihanno la percezione che la relazione dei genitori non è un fatto pri-vato, ma si realizza mettendosi a servizio della comunità cristiana,della Chiesa e quindi del mondo mettendosi il grembiule e lavandoi piedi all’altro, quando vedono coppie che cercano di camminarealla sequela di Gesù ogni giorno. Parliamo di coppie che, non-ostante un certo tipo di mentalità che veicola un messaggio indivi-dualista e superficiale, vanno controcorrente.

«La famiglia è il luogo privilegiato dell’esperienza dell’amore, nonchédell’esperienza e della trasmissione della fede… La famiglia è l’am-biente educativo e di trasmissione della fede per eccellenza: spettadunque anzitutto alle famiglie comunicare i primi elementi della fedeai propri figli, sin da bambini. Sono esse le prime “scuole di preghie-ra”, gli ambienti in cui insegnare quanto sia importante stare conGesù ascoltando i Vangeli che ci parlano di Lui. I coniugi cristianisono i primi responsabili di quella “introduzione” all’esperienza delcristianesimo di cui poi, chi è beneficiario, porterà in sé il seme pertutta la vita» (Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, 52).

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Sono coppie consapevoli che con le sole loro forze non ce la fanno,hanno bisogno di Dio e della comunità cristiana per andare avanti. È indispensabile che noi coppie cristiane, genitori, siamo consape-voli di vivere la nostra vita mostrando il nostro amore, iconadell’Amore Trinitario, dove si costruisce, nella storia delle persone,l’essere immagine e somiglianza di Dio.Trasmettere un’immagine positiva di Dio non è semplicemente unproblema di parole ma è un modo di essere. I genitori sono sacramen-to della tenerezza di Dio non soltanto dicendo, ma vivendo la tenerez-za e l’amore di Dio, e per il fatto stesso che la vivono la trasmettono.Noi coppie cristiane, come operatori pastorali, su che cosa basiamoil nostro servizio? Come facciamo a capire se la nostra coppia svol-ge bene il suo servizio di educatori alla fede in casa e nel mondo? Ascoltiamo cosa ci dice san Paolo nella Lettera ai Romani 12, 9-13:«La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene;amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello sti-marvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene; siate invece ferven-ti nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costantinella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete lenecessità dei santi, solleciti per le necessità dei fratelli, siate premu-rosi nell’ospitalità». Dà indicazioni alla comunità. Questo è attua-lizzabile per le nostre coppie, le nostre famiglie. Questo modo divita che ci suggerisce san Paolo, però, si realizza lentamente. Pianopiano, giorno dopo giorno, millimetro dopo millimetro, si fa emer-gere l’uomo nuovo dentro la propria esistenza. Quando la nostrarelazione di coppia cambia, quando i nostri atteggiamenti cambia-no. Lasciamo sempre i calzini dove non dobbiamo? La coppia cri-stiana che riceve questa indicazione, che vuole migliorare la propriarelazione di coppia e quella di altre coppie prende i calzini e su quelmobile non li lascerà mai più. Poniamo l’attenzione a partire dal v. 9: «la carità non sia ipocrita:detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri conaffetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda». L’ agàpe - dicesan Paolo – non sia ipocrita; ipocrites significa “non recitate”, l’ipo-crites era l’attore; non recitate. San Paolo, dunque, con quella sem-plice affermazione: “la carità sia senza finzioni!”, porta il discorsoalla radice stessa della carità, al cuore. Quello che si richiede dall’a-more è che sia vero, autentico, non finto. La carità ipocrita, infatti,

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è proprio quella che fa del bene, senza voler bene, che mostra all’e-sterno qualcosa che non ha un corrispettivo nel cuore. In questocaso, si ha una parvenza di carità, che può, al limite, nascondereegoismo, ricerca di sé, strumentalizzazione dell’altro, o anche sem-plice rimorso di coscienza. Il vostro sia un amore “senza ipocrisia”, sincero, cioè aperto allafiducia e al confronto di idee, attraverso un dialogo sincero concuore aperto fatto di ascolto, condivisione, sostegno e tenerezza.Nel nostro rapporto di coppia c’è verità?Soffermiamoci su due indicazioni: «detestate il male, attaccatevi albene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno».“Amatevi” in questa citazione è philadelfia e non agape, cioè l’amoreumano, mentre prima aveva parlato di agape. “L’amore di Dio checircola tra di voi non sia una recita”. Ora usa un altro termine, l’a-more umano fatto di tante piccole attenzioni. Prima di tutto cer-cate, all’interno della coppia, di avere quelle attenzioni che fannoessere l’uomo più “uomo”, che fanno essere l’uomo degno di esse-re uomo, quelle piccole attenzioni normali: cortesia, rispetto,stima. Papa Francesco ci ha suggerito: permesso, scusa, grazie. Lepiccole cose, perché Paolo sa che la grazia non prescinde dallanatura. L’amore di Dio penetra l’amore umano, infarcisce, corro-bora, innerva l’amore umano. Amatevi gli uni gli altri con affettofraterno significa avere quelle piccole attenzioni umane, piccole. Alui piace il risotto, a lei piace che tu sia ordinato.Essere attenti alle piccole cose umane, al tenersi bene, all’educazioneumana del rispetto fisico. Amatevi con affetto fraterno significarispettare l’altro, non dare niente per scontato. Se continuo a lavoraresu di me dimostro che l’altro non è una conquista messa in saccoccia. Ma l’indicazione veramente interessante è «gareggiate nello stimar-vi a vicenda». Questa è la spiritualità familiare che cerchiamo divivere e di trasmettere agli altri.Paolo cercava di far sì che i suoi collaboratori realmente trasfor-massero la loro esistenza e dà delle indicazioni. «Gareggiate» ricor-re solo qui in tutto il Nuovo Testamento. Letteralmente bisogne-rebbe tradurre “anticipatevi”, “precedetevi” nello stimarvi a vicen-

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da. «Quanto all’amore ciascuno consideri gli altri superiori a sestessi». Questa potrebbe essere la parafrasi. Fate a gara nel parlarebene gli uni degli altri perché la mentalità del mondo contempora-neo è invece una gara a parlare male gli uni degli altri. Il NT dà compimento: infatti, se per l’AT andava bene “Non fareagli altri quello che non vorresti gli altri facessero a te”, il Vangelola gira: “Fai agli altri quello che tu vorresti che gli altri facessero ate”. Quindi se tu vuoi che tua moglie sia più dolce con te....«Gareggiate nello stimarvi a vicenda»: Paolo dice che lo Spiritosanto si diffonde all’interno della famiglia se facciamo questo, ini-zia proprio così la missione di sposi. È talmente convinto di ciòPaolo, che mette un termine utilizzato ‘soltanto qui’, dal greco pro-ergumenu, cioè anticipatevi, precedetevi a parlare bene gli uni deglialtri, fate a gara: ci si trova a casa e intorno alla tavola ci sono i figli,che non parlano ma grugniscono: “Com’è andata oggi?”, e loro:“Grrr”; “a scuola tutto bene?”, e loro “Grrr”; “porti su la spesa?”,“Grrr”; ecco gli adolescenti, questa razza qua... che bella età! È bellaquando non sono loro che devono cambiare... l’adolescenza è fattaapposta per far capire ai genitori che sono loro che devono cambia-re! Se vogliamo cambiare loro abbiamo perso! Ora tu a tavola vuoitrasmettere la fede, vuoi crescere e perseverare nella fede, a tavoladavanti ai figli che non tollerano il cammino che tu fai: gareggiatenello stimarvi a vicenda, e tua moglie ti porta degli spaghetti alloscoglio che a te non piacciono e tu li mangi. I ragazzi, a cui hai dettocento volte “stai composto”, hanno le antenne e sentono tutto, e tudici a tua moglie che gli spaghetti sono buoni, ma loro, i figli, tidicono: “Ma come, ti sei sempre lamentato?”.Allora crescere nella fede è anche cambiare atteggiamento, e Paoloci suggerisce come: nello stimarci a vicenda; “amore ma se sono cosìbuoni gli spaghetti è perché le cozze le hai portate tu...!”. Il figlio adun certo punto si chiederà cosa succede, perché è questo il file chesi deve portare nel suo hard-disk: sì, è vero, questi due andavano amessa, ma io ho visto che gareggiavano nello stimarsi a vicenda. «Non conformatevi alla mentalità di questo mondo», che fa a garaa beccarti in fallo, ad individuare il tuo errore; che questo non regninelle nostre famiglie, ma gareggiate nello stimarvi a vicenda, e que-sto vale più di mille insegnamenti religiosi ai nostri figli. La nostrafamiglia, la nostra coppia, la nostra comunità non vale se fa chissà

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che cosa, ma vale se smette di essere cassa di risonanza di giudizi etra noi si sente solo parlare di stima. Si ha bisogno di cogliere che ci sono coppie non autoreferenziali, chehanno scoperto il senso della missione e che quindi sono protese adaiutare altre coppie grazie a Qualcun altro (Gesù). E se vai indietro,trovi che la croce di Cristo ci ha permesso di giungere fin qui.Rinnoviamoci nello Spirito, nei cardini della nostra mente, nella strut-tura della nostra mente. Pensate all’interno della coppia che detona-tore positivo questo può diventare anche per i nostri figli.«Perseveranti nella preghiera». È necessario che in famiglia si viva inun autentico clima di preghiera. Non preghiera meccanica, dettatanto per dire, ma intesa come dialogo con Dio, i coniugi insieme,se possibile con i figli, ma senza forzare perché sappiamo che, anchepedagogicamente, quando si impongono le cose poi si ha l’effettoopposto. Cercare, quindi, di creare un clima di grazia pregando laParola, è il modo in cui i figli possono crescere non soltanto insenso materiale o intellettuale ma in un senso più profondo, in unsenso spirituale, portando con sé quei valori che poi saranno i valo-ri strutturali di tutto il loro futuro.Non siamo soli in questa avventura, c’è una comunità che crede ecresce con noi. Non esiste una fede solitaria, la fede è comunitariaperché sempre espressione della Chiesa.Le famiglie sono sacramento dell’abbraccio, sono sacramento del-l’alleanza, del far ponti, del costruire relazioni dentro le nostre rela-zioni, del comunicare Cristo. Noi possiamo essere fiammelle accesed’amore perché Cristo vuole continuare a dire, a dare amore.Guardate che non ci deve essere chiesto di andar fuori a predicare,ma di manifestare amore, attenzione, delicatezza, accoglienza,aiuto, gentilezza, dire amore in casa, a scuola, sul posto di lavoro.L’amore si comunica con l’amore, non con le parole. Concludiamocon le parole della Preghiera alla Santa Famiglia per il Sinodo:

Gesù, Maria e Giuseppein voi contempliamolo splendore dell’amore vero,

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a voi con fiducia ci rivolgiamo.Santa Famiglia di Nazareth,rendi anche le nostre famiglieluoghi di comunione e cenacoli di preghiera,autentiche scuole del Vangeloe piccole Chiese domestiche.Santa Famiglia di Nazareth,mai più nelle famiglie si faccia esperienzadi violenza, chiusura e divisione:chiunque è stato ferito o scandalizzatoconosca presto consolazione e guarigione.Santa Famiglia di Nazareth,il prossimo Sinodo dei Vescovipossa ridestare in tutti la consapevolezzadel carattere sacro e inviolabile della famiglia,la sua bellezza nel progetto di Dio.Gesù, Maria e Giuseppeascoltate, esaudite la nostra supplica.

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Settore Evangelizzazione. Ufficio catechisticoIl Progetto “Secondo annuncio”

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Il Progetto “Secondo annuncio”

Un progetto formativo e pastorale che è nato già da qualche annoin Puglia a Santa Cesarea Terme (LE) è quello del Progetto “Secondoannuncio”. Il progetto è proposto agli Uffici catechistici e pastoralidiocesani interessati a investire nella formazione e nella sperimen-tazione dell’evangelizzazione degli adulti nei passaggi fondamenta-li della loro vita.L’Istituto Superiore di Scienze Religiose “S. Pietro Martire” di Vero-na e l’Istituto Pastorale Pugliese (con approvazione della Confe-renza Episcopale Pugliese) sono i due organismi che assumono esostengono il progetto, garantendone la qualità dottrinale, teologi-ca e pastorale. Il gruppo coordinatore è costituito da alcuni diret-tori degli Uffici catechistici diocesani dell’Italia settentrionale,dalla Karis di Verona (servizio arte e fede) e da un gruppo dellaregione ecclesiale della Puglia (staff dell’Itinerario biennale di for-mazione e Direttori degli Uffici catechistici diocesani).Viene cosìstabilita una feconda collaborazione tra istituzioni formative delNord e del Sud della Chiesa italiana. I due Istituti hanno affidato ladirezione del progetto a fratel Enzo Biemmi.Il progetto ipotizza di raccogliere, analizzare e riorientare le prati-che di secondo annuncio già presenti nelle parrocchie italianeattorno a 5 luoghi antropologici, o soglie di fede, attorno cioè alle

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esperienze che gli adulti e le adulte di oggi attraversano nell’arcodella loro vita. Il progetto prenderebbe sul serio il messaggio e laprofezia del Convegno ecclesiale di Verona (2006), che invita al di-slocamento della proposta di fede dalla logica e organicità del con-tenuto alla logica e organicità dell’esistenza umana nei suoi snodifondamentali. I cinque ambiti antropologici selezionati sono:

1. generare e lasciar partire (l’esperienza della genitorialità nellesue varie fasi)

2. errare (nel significato di esplorare e di sbagliare)3. legarsi, lasciarsi, essere lasciati (l’esperienza degli affetti)4. appassionarsi e compatire (il lavoro e la festa, la politica, il

volontariato...)5. sperimentare la fragilità e vivere il proprio morire.

In questo Progetto vengono recensite, analizzate e nuovamenteorientate alcune buone pratiche di primo/secondo annuncio già inatto nelle parrocchie italiane rispetto ai cinque ambiti di vita sele-zionati. Sono ugualmente prese in considerazione alcune esperien-ze extra parrocchiali (diocesane o sovra parrocchiali) suscettibili diessere attuate anche nella pastorale delle parrocchie.

Le proposte di secondo annuncio si concretizzeranno attorno a tre vie:– La via catechistica (proposte di annuncio basate sui racconti di

vita delle persone e sulla riflessione di fede)– La via pulchretudinis (itinerari di annuncio a partire dal patri-

monio artistico)– La via celebrativa (accompagnamento alla rielaborazione dei

passaggi di vita attraverso la preghiera e la celebrazione).In questo modo si intende mettere in atto un esercizio di teologiapratica: partire dalla pratica pastorale e tornare alla pratica pastora-le, attraverso una rilettura che tiene conto delle scienze antropologi-che implicate nell’ambito di vita analizzato e del dato della fede, conun particolare riferimento all’atteggiamento di Gesù nei riguardidelle persone.

La proposta trova poi attuazione pratica nel laboratorio estivo sulsecondo annuncio. I partecipanti apprendono ad analizzare le espe-rienze in atto, ricevono assistenza pastorale e teologica, collabora-no a orientare queste stesse esperienze.

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Possono partecipare ad uno o più laboratori (secondo gli ambiti di pro-prio interesse) soltanto persone mandate dagli organismi diocesani.

Calendario del lavoro

1. Un anno iniziale (2013) che ha i seguenti obiettivi:– verificare la validità e completezza della mappa del progetto

“Secondo annuncio”, completarla e di ogni ambito antropologicoaffinare le tre dimensioni: fenomenologica (l’esperienza di vitaimplicata); ermeneutica (la domanda di senso virtualmente presen-te nell’esperienza); catechetica (la proposta di secondo annuncio suquell’esperienza);

– analizzare cinque buone pratiche (una per ognuno degli ambi-ti). Queste pratiche sono le “cavie” per costruire la griglia di analisie mettere a punto il metodo di lavoro (dalla pratica alla pratica).In questo primo anno viene costruita una griglia partendo dalla let-tura di alcune pratiche (le pratiche osservate suggeriscono su qualipunti occorre stare attenti). Una volta costruita induttivamenteuna griglia, essa viene applicata ad altre pratiche e così progressiva-mente calibrata. Le angolature di osservazione rilevano da unacompetenza antropologica, biblico/teologica, pastorale.

2. Cinque anni successivi, uno per ambito: generare e lasciar partire;errare; legarsi, lasciarsi, essere lasciati; appassionarsi e compatire;sperimentare la fragilità e vivere il proprio morire. Una settimanaall’anno di lavoro intensivo:

– il primo anno (2013) per testare la piattaforma del progetto;– i successivi per approfondire una ad una le cinque aree di esperienza.

Il progetto secondo annuncio prende le mosse dalle buone pratichedi evangelizzazione degli adulti presenti nella pastorale italiana ead essa intende contribuire, offrendo i risultati elaborati anno peranno, grazie ai laboratori estivi, al lavoro del gruppo coordinatore,ai contributi dei partecipanti al laboratorio.Il lavoro confluirà ogni anno in una pubblicazione, nella quale ver-

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ranno offerti alcuni orientamenti operativi, intesi non come acqui-sizioni definitive, ma come stimolo per un progetto in divenire.Il lavoro confluisce in cinque volumetti scritti con linguaggio sem-plice, indirizzati alle parrocchie. I vari volumi contengono il raccon-to di alcune esperienze, la loro analisi, gli orientamenti per avviare eincrementare buone pratiche di secondo annuncio nelle parrocchie.Le Edizioni Dehoniane di Bologna sono partner del progetto e siimpegnano a pubblicare ogni anno i risultati della ricerca1.

Passaggi di vita, passaggi di fede.Per una mappa delle transizioni nella vita adulta

Analizziamo brevemente i cinque ambiti antropologici selezionaticome ipotesi, cercando di indicare per accenno la doppia opportunitàche hanno come luoghi di maturazione umana (senso) e come possi-bili soglie di fede, cioè come esperienze nelle quali affiora il misterodella vita umana e al contempo l’apertura alla trascendenza.

1. Generare e lasciar partireL’esperienza del generare riguarda il tempo della vita nel quale sidiventa papà e mamme e tutto il tempo successivo dell’educazionedei figli. Si è genitori (si mette al mondo qualcuno) e si diventapadri e madri (li si educa alla vita).Si tratta di un’esperienza di due nascite: quella di un figlio e quelladi una donna e un uomo che sono generati dal figlio come padri emadri (la bidirezionalità del cordone ombelicale). Nasce una crea-tura ma rinascono diversamente due altre creature.La questione del senso si affaccia in modo forte, sia come ecceden-

1 È stato anzitutto pubblicato il volume Il secondo annuncio. La grazia di ricominciare (2011),premessa all’intero progetto, che ha raccolto un notevole interesse da parte delle parroc-chie italiane, arrivando alla quinta edizione nel 2012. Un secondo testo introduttivo, Ilsecondo annuncio. La mappa (2013), è nato dal laboratorio dell’estate 2013, dove abbiamomesso a punto gli strumenti che ci guideranno nell’esplorazione della mappa, e ci siamoallenati all’ascolto e all’analisi delle esperienze di secondo annuncio. Cinque successivivolumetti, infine, restituiranno gli approfondimenti sui diversi ambiti della “mappa”, checontiamo di affrontare uno alla volta nei laboratori estivi dal 2014 al 2018: Il secondoannuncio. Generare e lasciar partire (2014); Il secondo annuncio. Errare (2015).

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za (la vita è un dono, non la possiamo dare e non ce la possiamodare), sia come difetto (un bimbo è fragile, esposto alla morte).Anche la tensione tra “generare e lasciar partire”, che dura ormaitutta la vita perché un figlio resta in casa a tempo indeterminato, èesperienza di crisi, di ridefinizione costante, di acconsentimento.Tutto questo diviene anche soglia possibile di fede, perché un bam-bino può “ri-svegliare” un adulto a una vita che va oltre, che vaverso “l’oltre”, può aprire ad esperienze umane vissute in profondi-tà, può far emergere interrogativi esistenziali assopiti. Un bambinocon la sua semplicità e il suo abbandono risveglia atteggiamentidimenticati, quali la fiducia, il senso di figliolanza, la gratuità, lagrazia. Un bimbo può far riscoprire la paternità di Dio e l’atteggia-mento di essere figli che dipendono da lui anche quando siamo nelpieno delle forze. Si può aggiungere che con le loro domande i bambini mettono alloscoperto l’autenticità della propria vita e la rinviano alle sue ragio-ni profonde, vere. Non si può ingannare un bambino.

2. ErrareIl termine “errare” è volutamente ambivalente: significa procederevagando e significa sbagliare. Riguarda tutta l’esperienza adulta, maha una particolare rilevanza nella fase del giovane adulto. Qui possia-mo collocare naturalmente il gusto di viaggiare (geograficamente maanche virtualmente), la conoscenza di ciò che è altro, di culture e reli-gioni diverse, fino al piacere semplice di passeggiare o di camminarein montagna. Sono esperienze fisiche ma fortemente simboliche. Ma c’è un errare di altra natura, che ha il carattere dell’esplorazionedella vita. Pensiamo alla ricerca del lavoro, alle prime esperienzeaffettive, al mondo delle amicizie. E poi l’errare è anche sbagliare,prendere delle sbandate, sciupare le proprie potenzialità.Dal punto di vista del processo di maturazione umana, l’errare ècarico di rischi ma anche di opportunità. La distinzione tra vagaree viaggiare può aiutare. L’adulto vagabondo è colui o colei che passada un’esperienza a un’altra senza orientamento. Vale non solo per igiovani, ma per gli adulti di qualsiasi età. L’adulto in viaggio è chi

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cerca, attraverso la pluralità dei cammini fisici o simbolici, la pro-pria direzione.L’esperienza del viaggio, dell’errare e del fallire è soglia potenziale difede. La Bibbia è carica di viaggi, di salite sui monti, di traversate dideserti e di mari, di pellegrinaggi. Sono sempre metafore dell’in-contro con Dio. In questo caso, quando la ricerca di senso diventaricerca di Dio, allora il viaggio si trasforma in pellegrinaggio, cometensione mai raggiunta.A sua volta l’errare come sbagliare è una grande soglia della fede,perché può permettere di incontrare il Dio che per sua natura tirafuori dall’Egitto, riapre cammini nel deserto, rimette in piedi, rido-na udito e parola. In questo caso il viaggio prende il senso di una“conversione” di direzione, di un ritorno ma in avanti («Ritornate ame con tutto il cuore», Gl 2,12).

3. Legarsi, lasciarsi ed essere lasciatiUn passaggio fondamentale per tutte e tutti è l’esperienza affettivacon le sue diverse stagioni. L’amicizia con toni più calmi, l’innamo-ramento con tinte più forti costituiscono un appuntamento chesegna in modo costitutivo la vita adulta e la sua possibile matura-zione. Vale anche per il rovescio: la solitudine.L’amore è l’irruzione di un gratis di cui si ha assolutamente bisognoe che non si può affatto meritare. È letteralmente un venire nuova-mente al mondo, l’essere generati a nuova vita. È evento inaugura-le: c’è un prima della vita e un dopo. Si è generati a una nuova iden-tità nella linea della reciprocità: mi lascio ridefinire fidandomi; con-tribuisco a ridefinire l’altro che mi concede fiducia.Nello stesso tempo l’amore è lo spazio umano più vulnerabile. I di-stacchi, le perdite affettive, i fallimenti di un matrimonio, i tradi-menti nell’amicizia e nell’amore sono talmente dolorosi in alcunicasi da portare a desiderare e procurarsi la morte.Siamo nel cuore di una domanda di senso. Essa ha a che fare, anco-ra una volta, con una esperienza pasquale. Anche qui è in gioco ilbisogno di vita e la minaccia della morte. La complessità culturale,la facilità di movimento e di relazioni, la centralità del soggetto edella sua autorealizzazione espongono l’esperienza dell’amore agrandi opportunità e a una grande fragilità.Tutto questo è potenziale soglia di fede, sia nel suo aspetto di ecce-

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denza, sia nel suo aspetto di fragilità. Per questo riflettiamo sul-l’importanza di due passaggi pastorali: i percorsi di preparazione almatrimonio e l’accompagnamento di persone separate o divorziate.Amare e essere amati è determinante per tutti. Per diritto e per rove-scio un’esperienza di amore è luogo della rivelazione di unaPresenza che ci ama incondizionatamente e unilateralmente, senzamerito. Per diritto: nella persona che ci ama; per rovescio: l’affac-ciarsi di un Dio che si rivela come l’unico all’altezza del nostro desi-derio. È così che il rovescio aiuta anche il diritto: l’amicizia e l’amo-re sono vie che portano all’Unico che colma il nostro cuore: «Ilnostro cuore è inquieto finché non riposa in te» (sant’ Agostino).

4. Appassionarsi e compatireC’è una quarta area esperienziale che appare come luogo di matu-razione nella vita adulta e come potenziale soglia di fede. È tuttoquello che riguarda l’appassionarsi e il compatire. Qui possiamomettere l’attrattiva del bello e del buono: lo sport, la musica, l’arte,la politica come amore alla polis, un lavoro che piace… Al rovescio,questa attrattiva o passione diventa compassione e quindi appelloal coinvolgimento quando ci si trova di fronte al brutto e al cattivo,cioè al volto sfigurato dell’umanità. Possiamo collocare qui ilvolontariato, i gesti di solidarietà, l’impegno per la giustizia, la lottaper i diritti umani, l’impegno per la salvaguardia del creato e ladenuncia per tutto quello che distrugge, la scelta di stili di vitasobri e solidali. Impegnarsi per il bello e il buono, spendersi pertogliere ogni bruttura e lenire ogni ferita: questo è il terreno dellapassione e della compassione. È dunque nuovamente il terreno del-l’amore, non più come complicità e reciprocità (affetti), ma comecura per la vita.Che sia una soglia potenziale di fede è evidente. Moltissime persone,anche molto semplici, che dicono di non credere si appassionano esi impegnano per l’umano. Ognuna di queste passioni e compassio-ni è un potenziale luogo di rivelazione e di svelamento di un Dio chesi è fatto umano, che si è appassionato di ciò che è umano, che si èlasciato sfigurare il volto (Veronica) perché venga restituito a tutti il

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proprio volto. In Gesù Dio si è rivelato il Dio del Bello e del Buonoe, nel suo Spirito, continua nella storia a impegnarsi per rendere ilmondo bello e buono. È la parola della Gaudium et Spes (chi segueCristo diventa pienamente umano). Siamo anche nel cuore dellaprospettiva pastorale di questo decennio (la vita buona del Vangelo).

5. Sperimentare la fragilità e vivere il proprio morireL’ultima area antropologica che sfioriamo è quella decisiva pertutti. Riguarda l’esperienza della vasta gamma di fragilità che toc-cano la vita fino all’ultima fragilità che è la morte. Abbiamo giàmenzionato tutte le fragilità affettive. Aggiungiamo quelle relativeai ruoli, come la perdita di un lavoro, ma anche ogni fallimentoeducativo. Parliamo delle malattie fisiche e psichiche (le più dolo-rose, che qualcuno ha definito “il dolore disabitato”), delle perditedi una persona cara (i lutti), dell’invecchiamento (constatiamo chele nostre energie diminuiscono), fino al proprio morire.Qui potremmo dire che ci troviamo nel campo della ricerca di sensodecisiva, che da sempre ha abitato l’uomo: l’integrazione del limite, ilsenso del morire nelle sue infinite sfaccettature, fino al proprio morire.Il senso qui ha un nome: la speranza. Essa può essere coltivata comesperanza per vivere le esperienze di solitudine, di malattia, di morte,fino a divenire la chiave possibile per affrontare la propria mortecome compimento della propria esistenza e non come fine (diffe-renza tra il crepare e il morire). Il morire può diventare il massimoatto umano come affidamento finale alla vita che prevarrà oltre lamorte. Questo modo di accettare il limite e il morire non è esclusi-vo di chi ha una fede. È proprio di chiunque abbia vissuto la suavita donandola.Siamo però anche nel cuore della fede, dell’annuncio del Dio dellavita, della rivelazione della Pasqua di morte e risurrezione delSignore e dell’affermazione del Credo: «Credo nella risurrezionedella carne e nella vita eterna». Siamo nel kerigma pasquale.

Questa veloce passeggiata nella mappa delle esperienze umane comesoglie di senso può bastare per intuire quanto è fecondo questo per-corso come aiuto a ogni adulto per prendere in mano se stesso e nonsciupare la propria vita. Questa mappa è infinitamente più ricca diquanto sopra descritto. Occorrerà fare un lavoro di équipe, magari

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con donne e uomini diversi, credenti e non credenti, per cogliere laprofondità della vita adulta e fare come Maria (“conservare”). La Chiesa, troppo concentrata sul piano oggettivo della fede, habisogno di questo trasloco nella storia che Dio scrive dentro lacarne delle donne e degli uomini di oggi. Allora capirà anche diver-samente e più in profondità l’aspetto oggettivo della Rivelazione. Siamo anche nel cuore di una sfida pastorale. Nelle nostre parroc-chie ci sono segni positivi di questo trasloco del Vangelo nella vitadella gente. Manca un sostegno, un orientamento, una messa inrete delle pratiche buone».

Il programma dei Laboratori estivi

Laboratorio estivo 2013“Esplorando la mappa”

Il primo laboratorio è stato dedicato a perfezionare la mappa che ciguiderà nel percorso ed a testare gli strumenti di lavoro.Si è tenuto da domenica 30 giugno a domenica 7 luglio 2013 a S.Cesarea Terme (vicino Otranto), presso la casa diocesana “OasiMartiri Idruntini”.Vi hanno partecipato persone inviate dal proprio Ufficio catechisticoo dalla propria diocesi (con un massimo di 3-4 persone per diocesi).Il frutto del lavoro svolto è confluito nel volume pubblicato adottobre 2013: Il secondo annuncio. La mappa.

Programma sintetico– Ascolto di cinque esperienze di secondo annuncio. Confronto

in assemblea con i protagonisti.Per testare il nostro approccio, abbiamo ricercato un’esperienza perciascun ambito: pastorale battesimale (generare); immigrazione(errare); pastorale per persone separate e divorziate (legarsi-lasciarsi);accompagnamento di persone nel carcere (appassionarsi); accompa-gnamento al morire (fragilità).

– Ascolto degli apporti di alcuni esperti.

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Grazia Papola, docente di Sacra Scrittura all’ISSR di Verona (errare);Cesare Pagazzi, docente di Teologia sistematica alla Facoltà teolo-gica di Milano (legarsi, lasciarsi, essere lasciati); Daniele Loro, docentedi Pedagogia generale e sociale alla Facoltà di Scienze della forma-zione Università di Verona (appassionarsi e compatire); FrancescoBrancato, docente di Escatologia e Antropologia Teologica pressolo Studio Teologico S. Paolo di Catania (vivere il proprio morire).

– A seguire il confronto con gli esperti.Laboratori di analisi delle cinque esperienze (un gruppo per ogniesperienza), con una griglia che aiuta a analizzare e orientare l’e-sperienza analizzata. Condivisione.Rilettura di quanto emerso secondo alcune prospettive:a. teologico/pratica: leggere una pratica pastorale (cosa abbiamo

appreso come metodo)b. biblico/catechetica: quale Vangelo di vita buona annunciare,

secondo lo stile di Gesùc. narrativo/riflessiva: un annuncio che autorizzi il racconto

delle proprie storied. simbolico/celebrativa: celebrare la vita dentro i suoi grandi passaggie. estetico/narrativa: la bellezza come via ed espressione del

Vangelof. etica: dare una forma buona alla propria vita assumendone le

sfide con responsabilità

Laboratorio estivo 2014“Generare e lasciar partire”

Il laboratorio estivo è stato dedicato alla prima delle cinque espe-rienze degli adulti, di cui abbiamo tracciato lo scorso anno lamappa: “generare, lasciar partire”.Si è tenuto da domenica 29 giugno a domenica 6 luglio, come l’an-no precedente a S. Cesarea Terme (vicino Otranto), presso la casadiocesana “Oasi Martiri Idruntini”.Il programma ha previsto l’ascolto delle esperienze, la loro analisiin gruppi di laboratorio, l’assistenza di tre esperti, la formulazionedi orientamenti per le parrocchie.

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Abbiamo dunque confermato il metodo di lavoro testato nell’anno“zero”, migliorandolo in base all’esperienza fatta.

Programma sinteticoPunto di partenza dei lavori è stato l’ascolto di cinque esperienzeattinenti al tema:

– Il corredino invisibile agli occhi. Accompagnamento per coppie inattesa, diocesi di Padova;

– Da un punto a una linea. La pastorale pre-post battesimale diZevio (Vr);

– Generare alla fede con gli adulti. Proposta di iniziazione cristianadi ispirazione catecumenale, parrocchia S. Marcello di Bari;

– Generare nel limite. Accompagnamento di famiglie con figli dis-abili, parrocchia S. Maria della Salette di Fasano (BR);

– Accogliere per lasciar partire. Accompagnamento di coppie configli in affido, Verona.Tre esperti hanno offerto un loro contributo:

– Approfondimento antropologico (dott. Daniele Loro, docentedi Pedagogia generale e sociale, Università degli Studi, Verona).

– Approfondimento biblico (suor Grazia Papola, biblista, docen-te all’ISSR di Verona).

– Approfondimento teologico (don Giuseppe Laiti, patrologo,docente all’ISSR e all’ITA di Verona).La parte essenziale è stata vissuta poi in laboratorio, suddividendo-ci in gruppi di lavoro.Nel 2014 hanno partecipato alla settimana anche alcuni “osserva-tori”, che ci hanno restituito una loro rilettura dell’esperienza,durante una tavola rotonda finale:

– prof.ssa Franca Feliziani Kannheiser (catecheta e pedagogista);– dott. Henri Derroitte (catecheta e pastoralista), della Facoltà di

teologia di Louvain-la-Neuve;– don Paolo Sartor (Servizio per il catecumenato, Ufficio cate-

chistico nazionale).

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Laboratorio estivo 2015“Errare”

Da domenica 28 giugno a domenica 5 luglio 2015, a S. CesareaTerme (vicino Otranto), presso la casa diocesana “Oasi MartiriIdruntini”, si è tenuta la settimana nazionale di ascolto e analisi dipratiche pastorali di evangelizzazione degli adulti, nei passaggi fon-damentali della loro vita.Dopo l’anno 2014 dedicato al tema del “generare e lasciar partire”,quest’anno le pratiche pastorali ascoltate e analizzate hannoriguardato l’esperienza antropologica della vita adulta come“erranza”.

Programma sinteticoL’équipe “Secondo annuncio” ha individuato quattro proposte diannuncio legate al tema:

– Il cammino delle Dolomiti (Diocesi di Belluno-Feltre); – Il vangelo dietro le sbarre. Il carcere di Poggioreale (AC Napoli); – Alla ricerca del lavoro perduto (Cooperativa Sant’Agostino,

Andria); – I viaggi della speranza (Parrocchia di Lampedusa, Ag).

Il programma nelle sue grandi linee ha previsto: due giorni di ascol-to delle esperienze; offerta da parte di due esperti di chiavi di lettu-ra antropologiche e teologiche; laboratori di analisi delle esperien-ze; elaborazione di orientamenti per le parrocchie.Nella settimana si è potuto anche godere di una riflessione del prof.Duccio Demetrio (direttore scientifico della Libera universitàdell’Autobiografia di Anghiari e di “Accademia del silenzio”) e dellapresenza costante dei proff. Gilles Routhier (decano della Facoltà diTeologia pratica dell’università Laval del Québec) e GiuseppeSavagnone (docente di filosofia, diocesi di Palermo), che hanno vis-suto per intero l’esperienza e ci hanno offerto una loro riletturacome osservatori.

don Carlo Lavermicocca

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Settore Evangelizzazione. Ufficio Missionario

Missionarietà e vita consacrata:Veglia di Preghiera Missionaria 2015

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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«Fratelli e sorelle carissimi, siamo radunati in questo luogo santo(Cattedrale - ndr) per celebrare la Veglia di preghiera missionarianell’Anno della vita consacrata, da cui la missione riceve uno sti-molo per la preghiera, la riflessione e l’azione. I consacrati sono resicapaci di “svegliare il mondo” con l’orazione, la testimonianza pro-fetica e la presenza nelle periferie esistenziali della povertà e del pen-siero». Con queste parole il nostro arcivescovo, mons. FrancescoCacucci, ci ha introdotto nella Veglia missionaria sabato 17 ottobre2015, dopo che i consacrati e le consacrate hanno deposto un ceroacceso presso l’immagine della Vergine Odegitria; a Maria, Stelladella nuova evangelizzazione, il Santo Padre ha affidato l’Annodella vita consacrata. Al saluto dell’arcivescovo ha fatto seguito l’a-scolto delle testimonianze di istituti secolari, di religiose e di reli-giosi, ossia dei componenti la vita consacrata. Successivamente, persuggellare una comunione più profonda tra la Chiesa etiopica diAwasa e la diocesi di Bari Bitonto, il nostro pastore ha impartito labenedizione agli inviati per l’annunzio missionario del Vangelo:don Leonardo D’Alessandro, già sacerdote Fidei donum da 22 anninella terra del martirio del “nostro” don Franco Ricci, cui si aggiun-gono da questa sera i coniugi Giovanni Milici ed Angela MariaGarofalo. Infine, con la proclamazione della Parola di Dio e la rac-colta di offerte ed arredi sacri per le missioni, si è concluso questoincontro in Gesù, primo missionario del Padre.

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Intendo elaborare questi novanta minuti di orazione, di testimo-nianza e di riflessione con alcune idee chiave che una giornalistasalentina mi ha “strappato” in una intervista avvenuta al terminedella Veglia.

D. «Le periferie esistenziali della povertà e del pensiero» sono le parole pro-ferite dall’Arcivescovo questa sera e continuamente ripetute da PapaFrancesco... E voi, qui!? Rinchiusi in Cattedrale!? D’accordo che siete statinumerosi, ma avete dato l’impressione di essere “Chiesa in entrata”, più che“in uscita” - mi si perdoni l’espressione!R. Intanto la comunione col Vescovo è la cifra del nostro essereChiesa. E, come tu stessa hai notato, moltissimi - sacerdoti e fedelilaici - hanno accolto l’invito a pregare insieme il Padrone dellamesse perché non faccia mancare operai per la sua messe (cfr Lc 10,2). Il prossimo anno, però, prevediamo di testimoniare la nostraidentità missionaria in un luogo simbolico della città di Bari, ove laconfluenza di persone di differente estrazione sociale, culturale ereligiosa consenta a tanti di essere posti agevolmente in rapportopersonale col Cristo. Ciò si realizzerà più facilmente se coinvolgere-mo per tempo gruppi, movimenti e associazioni ecclesiali, nonchépresbiteri, religiosi, religiose e istituti secolari.

D. Ho seguito la Veglia Missionaria dell’anno scorso presso l’aula magnadella Facoltà di medicina del Policlinico di Bari, ove avete pregato insieme adesponenti di altre fedi religiose. Sembrerebbe che quest’anno abbiate fattomarcia indietro. Quasi che la scelta di preghiera interreligiosa sia risultatainappropriata per questo tipo di convocazione.R. Lo scorso anno, prima di organizzare la Veglia missionaria inter-religiosa, noi dell’équipe dell’Ufficio/Centro Missionario Dioce-sano abbiamo riflettuto in questi termini: “La Veglia missionaria hauna sua tradizione che va bene. Ma quando di fatto non ci sono piùfrontiere, cosa è la Veglia? Celebrandola in maniera tradizionale,non si corre forse il rischio di osannare se stessi per i successi otte-nuti in campo missionario?”. Pertanto, convenimmo sull’opportu-nità di allargare la preghiera a quanti credono che, se «Dio èAmore» (1 Gv 4, 8) non è importante quale sia il Suo nome, se pro-nunciato nell’Amore. Confesso che si poteva fare di più da parte dichi teme sempre il confronto con chi non gli somiglia. Quest’anno,

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senza rinnegare il passato, abbiamo fatto la scelta di comunione deicredenti cattolici nella comunità diocesana, che nella verità ricono-sce il cammino compiuto e nell’umiltà intende stimolare un percor-so ulteriore in ambito missionario.

D. Mi chiedo se le testimonianze di questa sera abbiano aggiunto nuovo fer-vore per la missione. A mio avviso pochissimo. E poi, tre interventi non sot-traggono tempo consistente alla preghiera?R. Come esempio di ‘novità’ e di zelo per la missione devo ricordar-ti l’apporto degli istituti secolari. Questa sera l’intervento incisivodi una componente ci ha resi edotti su una realtà sconosciuta aipiù: ovvero che nella nostra diocesi sono presenti ben 18 istitutisecolari, che totalizzano circa 80 membri; e la cui spiritualità siesplica negli ambiti in cui si gioca tutto: politica, economia, educa-zione, famiglia, ecc. Sono invece d’accordo che in una veglia di pre-ghiera bisogna pregare di più ed ascoltare di meno. Ciò sarà nostrapremura per gli anni futuri.

D. Mi ha sorpreso positivamente il connubio tra missione e Vita consacrata.Però il tema missionario di quest’anno era: “Dalla parte dei poveri”.R. Tu fai riferimento al tema nazionale. In diocesi, invece, abbiamofatto nostra la scelta di Papa Francesco per la Giornata missionariamondiale 2015, sintonizzandoci con l’Anno della vita consacrata,che si conclude il 2 febbraio 2016. Ampliando la voce del Pontefice,abbiamo evidenziato che «tra la vita consacrata e la missione sussi-ste un forte legame» (Papa Francesco).

D. L’invio di due coniugi in Etiopia, come supporto all’azione di donLeonardo D’Alessandro, sacerdote diocesano “Fidei donum”, dona nuovoimpulso alla collaborazione tra le Chiese, auspicata dal Concilio Vaticano II.Quale sarà concretamente il loro impegno?R. I coniugi Giovanni Milici e Angela Maria Garofalo (rispettiva-mente dirigente scolastico ed impiegata in pensione) costituirannoil tramite tra la diocesi di Bari-Bitonto e il vicariato apostolico diAwasa (Etiopia). A partire dai prossimi mesi, essi alterneranno la

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loro presenza in Etiopia per inserirsi nel vivo dell’esperienza mis-sionaria ad gentes, e in diocesi per l’animazione nelle comunità par-rocchiali. Man mano diverranno più chiare e definite le loro com-petenze affinché la comunione tra le due Chiese divenga, semprepiù, salda e fruttuosa. Un discreto numero di persone che vivonoesperienze missionarie li sostiene, in pieno accordo e in totale col-laborazione con l’Arcivescovo e con l’Ufficio/Centro MissionarioDiocesano.

Concludo auspicando che i nostri fratelli e le nostre sorelle dellavita consacrata, che hanno ispirato questa Veglia di preghiera mis-sionaria, ci orientino verso la comunione nelle differenze, segnodello Spirito che soffia nei cuori la passione per la missione, affin-ché tutti diveniamo una sola cosa, secondo il desiderio di Gesù (cfrGv 17, 21).

don Ambrogio Avellutodirettore dell’Ufficio/Centro Missionario Diocesano

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Settore Evangelizzazione. Ufficio missionarioGiornata Missionaria delle Religiose 2015

In preghiera con le religiose

«Come tu mi vuoi io sarò / dove Tu mi vuoi io andrò.Questa vita io voglio donarla a Te / per dar gloria al Tuo nome, mio re.Se mi guida il tuo amore, paura non ho / per sempre io sarò, come Tu mi vuoi».

Con questo canto il 1° ottobre 2015 si dà inizio alla Veglia di pre-ghiera nella Giornata missionaria delle religiose presso il monaste-ro delle Clarisse in Mola di Bari, mentre è in corso l’Anno della Vitaconsacrata. È il giorno della memoria liturgica di santa Teresa diLisieux, patrona delle missioni; con la sua intercessione abbiamochiesto al Signore di risvegliare la coscienza missionaria delle reli-giose, anche di vita claustrale, perché irrobustiscano la scelta diessere “dalla parte dei poveri”, amando il mondo e la sua storia eadoperandosi con la preghiera e le opere di carità «perché la suacronaca, anche se nera e raccapricciante in certi frangenti, diventistoria di salvezza» (mons. Antonio Bello).Invochiamo quindi lo Spirito Santo mentre sette consacrate, con lelampade accese, simbolo dei doni del Divino Spirito, si recano versol’altare seguendo una consorella che regge il Libro della Parola, poisolennemente intronizzato.La dimensione missionaria, intrinseca ad ogni forma di vita consa-crata, è espressa dalla proclamazione del brano evangelico di Mariadi Betania, che cosparge i piedi di Gesù con una quantità esageratadi puro nardo assai prezioso; il gesto provoca la sdegnosa reazionedi Giuda per quello spreco, in quanto si sottraeva ai poveri il dovu-to aiuto (cfr Gv 12, 1-11). La pronta e opportuna risposta di Gesùinvita i suoi discepoli a «non rinunciare mai ad un amore in nome

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di un altro amore: «“I poveri li avete sempre con voi”; sono io che veli lascio in eredità, come parte di me, mio corpo da ungere di pro-fumo e di cura» (Ermes Ronchi).Alla proclamazione della Parola di Dio segue la lavanda dei piedi atre monache clarisse: «Come sono belli sui monti i piedi del mes-saggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di beneche annunzia la salvezza» (Is 52, 7). Col lavare i piedi alle monachesi intende porre in risalto la loro dimensione missionaria, ossia ladedizione al Padre e la premura umana ed evangelica per tutti ipopoli, al pari delle loro consorelle di vita attiva. Le clarisse, sostan-do in preghiera ogni giorno e per lungo tempo davanti a GesùEucaristia, adempiono pienamente l’impegno di “andare” versotutti i popoli, secondo lo stile contempl-attivo della Patrona delleMissioni, santa Teresa di Gesù Bambino. Successivamente ci lasciamo entusiasmare dalla testimonianzasemplice e profonda di suor Angela Benedetta, sorella povera diFrancesco e Chiara, che ha professato i primi voti il 7 dicembre2014. Prima di entrare in monastero, ha lavorato per dieci anni inun laboratorio di ceramica, ove plasmava l’argilla per forgiare vasinobili e meno decorosi, eppur sempre preziosi. Immagine, questa,del Vasaio – il Padre di ogni Dono perfetto – che traccia una storiagrandissima per ogni sua creatura. La neo-professa è convinta cheognuno di noi è destinato ad una missione speciale; speciale perchévoluta da Dio, che da sempre ha pensato a ciascuno per una storiasingolare. Nello specifico, suor Angela Benedetta ritiene che la mis-sione sua e delle consorelle sia essere parte di quel popolo che ilSignore ha riservato per sé, ogni giorno in disparte assieme al suoFiglio Gesù. Agli occhi del mondo sembrano sprecate, ma agli occhidi Dio sono preziose come profumo di nardo, unguento versato persuo amore, per il servizio alla Chiesa e alle anime. Tale opera siesplica con l’essere disponibili alla comunità di appartenenza; usci-re da sé per aprirsi all’altro/a reca un beneficio d’amore all’interaumanità. E ciò prende il nome di evangelizzazione, ciascuno secon-do il carisma ricevuto.Il sacerdote presidente nell’omelia comunica due idee. La prima èche evangelizzare è l’aspetto fondativo della missione: chi beneevangelizza, certamente avrà cura della promozione umana; nonpuò essere sempre vero il contrario. La seconda: non ci si può annul-

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lare a vantaggio di chicchessia. Evangelizzare chi non conosceCristo e promuoverlo nei suoi diritti deve partire sempre dal giustoamore di sé. Chi non ama se stesso, chi non custodisce la propriapersona salvaguardandone la dignità e le giuste esigenze, finirà conl’amare il prossimo in maniera coatta, stanca e sterile. Infatti“amare il prossimo come se stessi” cosa significa se non partire dalgiusto amore di sé? Da non confondersi con l’amor proprio, che èpuro egoismo ed eccessiva valutazione della propria persona.Con la preghiera dei fedeli, lo scambio di pace e la benedizione si con-clude questa significativa esperienza di Chiesa, che ha visto pregare,accanto alle religiose, anche molti fedeli laici e diversi sacerdoti.Ai partecipanti viene donato un piccolo ricordo: un Tau, segno con-creto di una devozione cristiana, ma soprattutto un impegno divita nella sequela del Cristo povero e crocifisso.Concludendo questi pensieri, mi piace tornare al gesto della lavan-da dei piedi, cuore della preghiera di questa sera, con le parole diMadeleine Delbrêl, mistica francese, assistente sociale e poetessa delsecolo scorso, di cui è stata introdotta la causa di beatificazione:

«Se dovessi scegliere una reliquia / della tua Passione, Gesù,/prenderei quel catino / colmo d’acqua sporca./Girare il mondo con quel recipiente / e ad ogni piede /cingermi dell’asciugatoio / e curvarmi giù in basso, /non alzando mai la testa oltre il polpaccio /per non distinguere / i nemici dagli amici, /e lavare i piedi del vagabondo, / dell’ateo, del drogato, /del carcerato, dell’omicida, / di chi non mi saluta più, /di quel compagno per cui non prego mai, /in silenzio /finché tutti abbiano capito nel mio / il tuo amore».

(Madeleine Delbrêl ,Una reliquia della Passione)

don Ambrogio AvellutoDirettore dell’Ufficio/Centro Missionario Diocesano

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Dal 22 al 27 giugno 2015, i sacerdoti del decennio della nostra arci-diocesi, con l’arcivescovo mons. Francesco Cacucci ed il vicario ge-nerale mons. Domenico Ciavarella, hanno trascorso insieme, comeavviene ogni anno, una settimana di formazione e di fraternitàsacerdotale. Questa esperienza viene a inserirsi nel cammino di for-mazione permanente per i sacerdoti ordinati negli ultimi dieci anni.Nella settimana si vivono insieme momenti di riflessione e di pre-ghiera (celebrazione eucaristica quotidiana, recita delle lodi e deivespri), come giornate intense trascorse all’insegna della conoscen-za e dell’approfondimento di luoghi e realtà differenti sotto il pro-filo culturale e pastorale. La meta scelta quest’anno, la Sicilia orientale, ha dato al gruppomodo di gustare sia la bellezza del creato, sia la realtà di una Chiesadalla storia antica e dalle profonde tradizioni religiose. Le visite aicelebri santuari delle martiri siciliane, Agata e Lucia, sono stateaccompagnate dagli appassionati racconti dei confratelli catanesi esiracusani, testimoni fedeli di tradizioni secolari ed evangelizzatoridella pietà del loro popolo. Oltre a questi santuari, il gruppo hapotuto sostare in preghiera presso l’effige della Madonna delleLacrime, venerata nel santuario di Siracusa.Continuando il viaggio, il gruppo dei sacerdoti si è recato ad Aci-reale, dove ha potuto ammirare le bellezze artistiche; proseguendo

Ufficio Presbiteri

Fraternità sacerdotale

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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le visite, ha raggiunto la riviera dei Ciclopi, e, quindi, le città diNoto e di Taormina. Ciascuna di queste città rivela lo specialissimorapporto di timore ed insieme di dipendenza dal Vulcano che ledomina: l’Etna. Davanti ad esso, si ripete il confronto eterno tra lagrandezza della natura e l’uomo che si misura con essa, cercandoora di dominarla, ora di adattarsi ad essa con successo. Ed è proprioil rispetto la chiave della prosperità delle comunità che da millenniconvivono con il vulcano. Un insegnamento ancora attuale, spe-cialmente per i luoghi in cui la natura è più delicata, come ad esem-pio nelle isole Eolie, altra meta del viaggio. Questo arcipelago, cheappare caratterizzato da un senso di lontananza dalla terra, è oggiimpreziosito dalla cura e dalla custodia di quelle popolazioni.La visione di tante bellezze, sia naturali che frutto prezioso, anche,della operosità degli abitanti, ha accresciuto in tutti i componentidel gruppo il gusto per l’armonia di quelle terre, inducendoli adapprezzare la natura ed il creato e, magari, anche a desiderare mag-giori conoscenze di altre bellezze naturali. In tutta la settimana,molto ha influito lo spirito della fraternità sacerdotale, che certa-mente ha ridestato in ciascuno la gioia dell’essere ministro delSignore nella sua Chiesa; la presenza, poi, dell’arcivescovo e la suaguida preziosa hanno oltremodo influito sulla vita di comunionepresbiterale ed ecclesiale. Di tutto questo, senz’altro le comunitàparrocchiali potranno avvertire il beneficio umano e spirituale. Inconclusione, come ringraziamento al Signore, il gruppo presbitera-le del decennio può acclamare col salmista: «Ecco quanto è bello equanto è soave che i fratelli vivano insieme» (Sal 133).

sac. Alessandro D’Angelo

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Uffici: Musica sacra - Museo diocesanoComunicazioni sociali

La sesta edizione di “Notti sacre”

Abbiamo archiviato anche questa sesta edizione di “Notti Sacre2015”. L’interesse, l’affluenza del pubblico, il livello ottimo dei varieventi ci inducono a confidare nel ‘miracolo’ che “Notti Sacre” pro-duce. Un’idea vincente fin dalla prima edizione; queste le ragioni: iltempo in cui si svolge (ultima settimana di settembre), i luoghi (lechiese e le strade del borgo antico) ricchi di fascino e di antichità, lescoperte artistiche sempre nuove e ricche dei vari concerti, la pre-senza di artisti stranieri (Ratisbona e Berlino) che ci aprono ad unarealtà europea. È proprio vero che con l’arte e la cultura si vive unavita veramente umana.

Il patrimonio storico Abbiamo riscoperto il canto gregoriano come momento di preghie-ra e di bellezza. Aiutati dalla presenza di Giacomo Baroffio, uno deimassimi esperti mondiali in questo campo, abbiamo partecipato aduna messa celebrata dall’arcivescovo in S. Nicola con il canto delproprio in gregoriano e l’esecuzione di una messa di Haydn dedica-ta a san Nicola. La basilica si è immersa in una preghiera profondae luminosa: mai una messa è stata così partecipata. Anche la pre-senza del coro “Novum Gaudium” ci ha riportati indietro neltempo, facendoci riscoprire il perché di un fascino antico ispiratodal canto gregoriano.La presenza in ogni rassegna di J.S. Bach rende l’appuntamento

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sempre magico ed entusiasmante; quest’anno è stato eseguito ilMagnificat, capolavoro indiscusso di tutti i tempi. Ma l’appunta-mento è stato ancor più esaltato dalla presenza di orchestra e corodella Cappella Santa Teresa dei Maschi. Una realtà che da un annocirca sta presentando al pubblico barese opere di autori della scuo-la napoletana del ‘600 e ‘700 con strumenti d’epoca. Un gruppo digiovani musicisti e cantori che sotto la guida esperta del maestroSabino Manzo sta riscuotendo molta attenzione e interesse.

L’organoOgni anno prevediamo un concerto d’organo per non dimenticarequesto re degli strumenti. Quest’anno abbiamo assistito ad un con-certo per organo e sassofono (Sciddurlo-Debenedetto) e ad alcunecomposizioni per organo dell’organista Grazia Salvatori. Vogliamofar conoscere la presenza nella città vecchia di Bari di alcuni organia canne pregevoli, ubicati nelle tante chiese. Siamo stati avvinti estupiti dall’improvvisazione eccezionale di un giovane organistatedesco (Bastian Fuchs) che accompagnava il coro di Ratisbona.

La musica contemporaneaÈ stata eseguita la messa di Ratisbona del compositore salentinoBiagio Putignano; esecutori di alto livello sono stati i cantoridell’Università cattolica di Ratisbona, che hanno offerto una inter-pretazione vocale di pregevole fattura. Così pure, un complesso dimusicisti iraniani, israeliani e tedeschi – “Sistanagila” - hanno spa-ziato fra musiche sacre e popolari dei rispettivi paesi di provenien-za, creando un clima di intensa partecipazione. Un’altra scoperta è stata la presenza del compositore GiovanniCastro, che insieme al “Quartetto Felix” e la voce del sopranoMonica Massetti ha messo in musica alcune liriche di una poetessavivente, pugliese.

L’eventoUn evento unico, seguito da stampa e televisioni locali, è stata laprima esecuzione mondiale di una Messa in re maggiore inedita diNiccolò Piccinni, scoperta da un musicista barese, Adriano Cirillo.La serata conclusiva ha visto la presenza di due cori, di Udine eGorizia, accompagnati dall’orchestra del Conservatorio di Foggia,

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diretti dal maestro Rocco Cianciotta. Una presenza che ha unito ilNord al Sud nel rendere omaggio a questo grande musicista barese.

Attenzione al territorioOgni anno cerchiamo di scoprire delle iniziative radicate sul terri-torio che meritano la ribalta. Fin dall’inizio è stata sempre presen-te l’Associazione “Nova Artistudium”, egregiamente diretta daDonato Falco e Grazia Albergo; sono l’esempio vivente di come èpossibile investire su un territorio con la musica, realizzando spet-tacoli musicali che coinvolgono, di volta in volta, bambini, ragazzee adulti, accompagnati da una band di artisti locali. La presenza della “Cedis Band” ha suscitato nel pubblico presentein Vallisa grande emozione; si trattava infatti di un gruppo di ragaz-zi diversamente abili, diretti dalla pianista Adriana De Serio.Hanno interpretato con l’ausilio del pianoforte alcuni brani classi-ci e leggeri, presentando anche brani del maestro Nino Rota. Va ricordata anche la serata animata dal gruppo “Jubilee gospel sin-gers” diretti da Mario Petrosillo, nella chiesa del Gesù. Hanno coin-volto il folto pubblico con i ritmi e le melodie tipiche dei neri diAmerica.

Il teatroIl regista Lino De Venuto ha messo in scena il lavoro di VitoMaurogiovanni I martiri di Abitene. A dieci anni dal Congresso euca-ristico nazionale di Bari, -abbiamo ripresentato questo lavoro chemette a tema la domenica; è stato interpretato dagli attori dellascuola diocesana di teatro. Inoltre il gruppo di attori romani “Speson stage” ha portato in scena Delitto e castigo di Fedor Dostojevskj.Bella e avvincente anche l’interpretazione di Lino De Venuto con lospettacolo I colori dell’anima di Vincent Van Gogh. Notti Sacre è anche attenta a nuove forme di arte; infatti nellaCattedrale di Bari gli artisti Michele Gomez e Luigi Morleo hannorealizzato La Creazione, opera di video art e danza; uno spettacolonuovo e originale che utilizza gli strumenti multimediali per crearescenari unici e meravigliosi.

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Così anche la presenza di “Frammenti di Luce” ci ha aiutato a riflet-tere sulla “Carità fonte di verità e amore”.

Il pensieroL’altro filone sviluppato dalla Rassegna ha visto la testimonianzaintensa e commovente di don Maurizio Patriciello, il prete che sibatte per la terra dei fuochi. Beppe Giulietti, Francesco Occhetta ed Enzo Quarto hanno discus-so di nuovo umanesimo, approfondendo le ragioni di un’etica davivere nel lavoro quotidiano del giornalista. Il Museo Diocesano di Bari ha ospitato il prof. Giacomo Baroffio,studioso raffinato del canto gregoriano, che ha presentato il libro“Exultet di Puglia” edito dalla Società di Storia Patria per la Pugliae dalla Soprintendenza Archivistica per la Puglia.

Le mostreIl succorpo della Cattedrale di Bari ha ospitato la mostra di pitturadal titolo “Madonne - Raffigurare Maria, donna più che Madonna”.Circa 30 dipinti di donne-artiste sotto la direzione artistica diMiguel Gomez e coordinato da Cinzia del Corral sono state espostein un ambiente suggestivo e affascinante. Tali dipinti sono le operefinaliste del Premio “Notti Sacre in Puglia”. La chiesa del Carmine ha ospitato la mostra di Adolfo Rollo: una vitaper l’arte, a 30 anni dalla scomparsa dello scultore barese. Infine lachiesa di san Michele ha messo in mostra opere e artisti in dialogo,dal titolo: “Un arcangelo e un Santo”, a cura di Sigismondo Favia.

Notti Sacre in PugliaPer il secondo anno consecutivo, la Rassegna è stata esportata inaltre diocesi (Cerignola, Ascoli Satriano, Lucera e Troia, Ortanova,Ugento, Santa Maria di Leuca), con una partecipazione di un pub-blico attento ed appassionato. Mettere in rete artisti ed eventi vari,sta a dimostrare che è possibile coordinare alcune realtà in modo dafar crescere il territorio. Ciò che meraviglia in positivo, è la sete dibellezza che la gente ricerca e noi crediamo fermamente che l’arte ela cultura siano una via privilegiata di avvicinamento e di scopertadel divino.

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RingraziamentiLa realizzazione di “Notti Sacre” è possibile grazie al lavoro gratui-to e nascosto di alcuni musicisti che con molti mesi di anticipo cer-cano di mettere insieme le varie tessere di un mosaico composito.Un grazie alle Confraternite di Bari vecchia e specialmente alla di-sponibilità della Cattedrale e di San Nicola, luoghi incantevoli pervivere momenti di arte sublime. Infine vorrei sottolineare che laRassegna è realizzata direttamente dalla nostra diocesi di Bari-Bitonto, da sempre attenta all’arte e alla cultura. Infine un grazie particolare per l’aiuto economico offerto dalProgetto culturale e da Sovvenire della CEI.

Il direttore artisticodon Antonio Parisi

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Consiglio Pastorale Diocesano

Verbale della seduta del 28 aprile 2015

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CONSIGLI DIOCESANIDOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Il giorno 28 aprile 2015, alle ore 19.00, presso la Casa del Clero inBari, S. Ecc.za Mons. Francesco Cacucci ha convocato e presiedutoil Consiglio Pastorale Diocesano per discutere il seguente ordinedel giorno:

- “Rinascere all’amore”: amare Dio con tutte le forze.A partire da una verifica del Servizio per la promozione del soste-

gno economico alla Chiesa Cattolica (Sovvenire), il Consiglio siinterroga su stili e buone prassi nell’uso del denaro da parte dellenostre comunità. Interviene la dott.ssa Bianca Casieri (addetta allacomunicazione e promozione per le offerte per il clero, del servizionazionale “Sovvenire”) e la dott.ssa Giuseppina Borrelli (incaricatadiocesana del Servizio per la promozione del sostegno economicoalla Chiesa Cattolica).

- Varie ed eventuali.

Risultano assenti giustificati: sig.ra Michela Boezio, sig. GiovanniCalia, don Marino Cutrone, don Enrico D’Abbicco, sig. LeonardoD’Ambra, sig. Vincenzo Pesce, don Vito Piccinonna, sig.na SimonaPiscitelli, sig. Mario Prestigiacomo, sig.ra Lucy Scattarelli, sig.Salvatore Schiralli, don Antonio Serio, sig. Francesco Sfarzetta, sig.Michele Tanzi, sig.rina Chiara Trotta.

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Il Consiglio ha inizio alle ore 19.00 con un momento di preghiera acui segue il saluto del segretario a padre Arcivescovo, al vicariogenerale mons. Ciavarella e a tutti i presenti, rinnovando gli auguriper le festività pasquali appena trascorse e invocando dal Risorto ildono del suo Spirito affinché i presbiteri siano sempre più confor-mi a Gesù “buon pastore” e i laici si dimostrino docili e disponibiliai loro pastori.Rivolge un grazie particolare alla dott.ssa Bianca Casieri, addettaalla “Comunicazione e promozione per le offerte per il Clero” delServizio Nazionale “Sovvenire”, per la sua presenza e la disponibili-tà a introdurre i lavori del Consiglio con la collaborazione delladott.ssa Giuseppina Borrelli, incaricata diocesana del Servizio“Sovvenire”.Prima di passare alla discussione di quanto all’odg, il segretarioinvita i presenti ad approvare i verbali precedenti:

– quello relativo alla convocazione del 7 gennaio, dedicato all’e-laborazione del progetto diocesano de “Le Notti di Nicodemo”;

– quello relativo alla convocazione del 24 febbraio, in sedutacongiunta con il Consiglio Presbiterale, dedicato all’elaborazione diun contributo alla Relatio Synodi sulla famiglia e alle domande inessa contenute.I presenti approvano entrambi i verbali all’unanimità.

1. In continuità con gli spunti offerti dalla nota pastorale di inizioanno, l’Ufficio di segreteria ha pensato di dedicare questo ultimoappuntamento del CPD, prima della pausa estiva, ad una riflessio-ne sul rapporto che singoli e comunità hanno con il denaro, inter-rogandosi su come funzionino i nostri Consigli per gli affari eco-nomici e su quale sia il livello di corresponsabilità maturato nellecomunità, in termini di solidarietà affettiva ed effettiva rispetto allestesse necessità della Chiesa.Particolarmente stimolante, nella nota pastorale, il richiamo ad“Amare Dio con tutte le forze …, pronti anche ad aprire il portafoglio!”, concui padre Arcivescovo ci ha invitato a non fraintendere il primatoaccordato a “l’essere carità”: amare Dio con tutte le forze richiamasingoli e comunità ad assumere impegni concreti, consapevoli deldilagante individualismo che spesso non risparmia gli stessi opera-tori pastorali e volontari.

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CONSIGLI DIOCESANI

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Per questo si è ritenuto utile partire da una lettura dei dati nazio-nali e diocesani del Servizio nazionale “Sovvenire”, voluto dalla CEIcome concretizzazione del documento dei vescovi italiani dell’88:Sovvenire alle necessità della Chiesa.L’esperienza pastorale, infatti, richiama tutti con urgenza a fare dipiù per migliorare la conoscenza nel popolo di Dio dei valori, dellefinalità sottese al Servizio nazionale “Sovvenire”, nonché dellediverse modalità attraverso cui è possibile contribuire: in pochisanno che la costruzione di nuove chiese e il sostentamento delclero, secondo criteri di perequazione, sono realizzati con il deter-minante contributo dell’8xmille alla Chiesa Cattolica da parte dicredenti e non. L’attenzione al servizio “Sovvenire”, pertanto, puòeducarci ad una carità “allargata”, liberata dalla preoccupazioneesclusiva per le necessità particolari e locali, e pronta a farsi acco-gliente e disponibile per tutti, secondo le possibilità di ciascuno.Prende la parola la dott.ssa Casieri, che invita i presenti alla visionedi un video promozionale realizzato dal Servizio nazionale e che, inmodo sintetico ed efficace, ne presenta valori e finalità. Al termine della visione, la dott.ssa Casieri discute alcuni dati riepi-logativi a livello nazionale e indicativi dello stato di salute delServizio:

1 – circa l’80% degli italiani che si avvalgono della facoltà di scel-ta della destinazione dell’8xmille opta per la Chiesa Cattolica: ildato è incoraggiante, ma è bene non dimenticare che è un dato di“cultura” e non di “natura”;

2 – dal ‘90 ad oggi la percentuale dei favorevoli alla ChiesaCattolica ha conosciuto alti e bassi, spesso dovuti anche a notizie edeventi amplificati dai media (scandalo pedofilia, potere, denaro etc.);

3 – ad oggi, i fondi raccolti sono così ripartiti: 23% per le opere di cari-tà, 36% per il sostentamento clero, 41% per le opere di culto e pastorali;

4 – il sistema è alimentato da due canali: l’8xmille e le erogazio-ni liberali in favore del clero;

5 – le risorse economiche maggiori provengono dall’8xmille e leerogazioni liberali sono una piccola percentuale che continua adiminuire;

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6 – la regione Puglia registra un trend positivo, rispetto alle altreregioni del sud, per ciò che riguarda la scelta dell’8xmille;.

7 – statisticamente risulta molto bassa nei fedeli laici (30% ca)la conoscenza del nuovo sistema di sostentamento del clero;

8 – anche il clero, da un punto di vista statistico, non promuove asufficienza tra i propri fedeli laici la conoscenza del sistema.A commento dei dati, la dott.ssa Casieri ricorda l’importanza di allar-gare la conoscenza dei valori che animano il Servizio: la stima nei con-fronti della Chiesa si alimenta attraverso la cura di relazioni impron-tate a fiducia e corresponsabilità tra presbiteri e laici; è doveroso con-tinuare a garantire uno stile di trasparenza e comunicazione negliorgani ecclesiali che si occupano di questioni economiche; occorreeducare alla corresponsabilità e alla partecipazione le nuove genera-zioni. Infine, proprio i dati statistici consigliano di promuovere in cia-scuna diocesi la presenza di un incaricato diocesano per il Servizio.Terminato l’intervento, prende la parola la dott.ssa Borrelli, incari-cata della nostra diocesi, e delinea in sintesi la situazione nellanostra Chiesa locale.I dati relativi alla scelta dell’8xmille sono al momento confortanti:il 90% di coloro che si avvalgono della facoltà di scelta opta per laChiesa Cattolica, un dato oltre la media nazionale. D’altra parte,occorre accrescere l’impegno per dare maggiore risonanza alla gior-nata nazionale dedicata al Sovvenire, nel mese di maggio: spesso cisi limita ad uno “stringato appello” al termine della celebrazioneeucaristica e il ricco materiale informativo, trasmesso alle parroc-chie dal centro nazionale, resta per lo più inutilizzato.Tra le iniziative che occorre promuovere maggiormente, per diffon-dere la conoscenza del Servizio, c’è quella denominata I feel CUD(dal 1 marzo al 31 maggio di ogni anno) in cui le parrocchie sonoinvitate a presentare progetti di carattere pastorale che possonoessere finanziati fino a un massimo di 15.000 euro: unica condizio-ne è quella di raccogliere in parrocchia il maggior numero di CUDcon la scelta in favore della Chiesa Cattolica.Infine, resta ancora molto da fare per creare una rete territoriale dicollaborazione con l’incaricato diocesano così da rendere più effi-cace l’azione di informazione e promozione nei fedeli laici, senzatrascurare una certa attenzione verso alcune figure professionali,come i commercialisti e gli stessi CAF.

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CONSIGLI DIOCESANI

Concluso l’intervento, prende la parola padre Arcivescovo per alcu-ne considerazioni e riflessioni alla luce dei dati presentati.Anzitutto c’è da considerare che più del 50% degli italiani che pre-senta la dichiarazione dei redditi non si avvale di alcuna sceltarispetto all’8xmille. Pertanto, ogni attività di sensibilizzazione infavore della Chiesa Cattolica non pone questa in regime di concor-renza rispetto allo Stato e alle altre confessioni religiose.I dati statistici altalenanti degli ultimi anni ci devono spronare a fareattenzione agli “attacchi culturali” che spesso, complice la risonanzamediatica data ad alcuni deplorevoli fatti di cronaca, scaturiscono da(o nascondono) forti pregiudizi ideologici contro la Chiesa. Per quanto riguarda la nostra diocesi, poi, è opportuno che non cisi adagi sulla positività dei dati statistici, ma ci si impegni in vistadel futuro: la non conoscenza del sistema di sostentamento daparte di molti fedeli laici non depone a favore dello stesso che, oggi,regge grazie alla dedizione e alla fiducia delle generazioni più adul-te. Per questo, occorre lavorare per educare le nuove generazionianzitutto ai valori del “Sovvenire” (equità, trasparenza, fiducia,stima); quindi accrescere la consapevolezza dei fedeli laici e dellostesso clero nei confronti del sistema che, altrimenti, corre il rischiodi essere in balia di un sentire altalenante e condizionato dai mezzidi informazione. D’altra parte, questo sforzo di responsabilizzazio-ne ed educazione a tutto campo deve essere accompagnato ancheda una certa prudenza a non istituzionalizzare eccessivamenteruoli e compiti nella nostra Chiesa locale, anche quando la cosariguarda l’azione caritativa. Infine, è opportuno che la dott.ssaBorrelli sia affiancata da un gruppo di lavoro, magari con la pre-senza di qualche consigliere diocesano, per rendere più efficace l’at-tività di educazione, informazione e sensibilizzazione al“Sovvenire” nella nostra diocesi.Terminato l’intervento, il segretario apre alla discussione dei consi-glieri e, in sintesi, queste sono le considerazioni e le proposte emer-se durante l’ampio dibattito:

1 - tra le finalità dello statuto del Consiglio per gli affari econo-mici delle parrocchie, è opportuno inserire quella di “educare il

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popolo di Dio ai valori del “Sovvenire”, istituendo un referente par-rocchiale dell’incaricato diocesano;

2 – nei luoghi di partecipazione e di esercizio della corresponsa-bilità occorre coinvolgere e valorizzare figure laicali preparate ecompetenti;

3 – a Bari esiste da alcuni anni l’Associazione dei commercialisticattolici che può garantire collaborazione e sostegno nel lavoro dipromozione, informazione e sensibilizzazione al “Sovvenire”;

4 – le parrocchie e le associazioni impegnate nella raccolta del5xmille in favore delle proprie attività e progetti devono promuo-vere anche l’8xmille in favore della Chiesa: il “Sovvenire” ci educa aduna carità senza individualismi e particolarismi;

5 – la Giornata nazionale di promozione del “Sovvenire” deveessere preparata e preceduta da incontri a livello vicariale, se non èpossibile farlo nelle singole parrocchie, magari mostrando quantodi buono è stato realizzato in diocesi (e non solo) con i fondidell’8xmille;

6 – non limitiamoci ad un lavoro di “pura informazione” sui datistatistici, ma lavoriamo per formare le coscienze del popolo di Dio,soprattutto le giovani generazioni, ai valori che animano il sistema;

7 – l’educazione ai valori del “Sovvenire” impone soprattutto aiparroci l’impegno ad una corretta e partecipata amministrazionedella comunità.Al termine degli interventi, il consigliere sig. Vito Massari offre lapropria disponibilità a far parte del gruppo di lavoro con la dott.ssaBorrelli.

2. Non ci sono altre questioni da porre all’attenzione del Consiglio.

Il Consiglio si scioglie, dopo la preghiera conclusiva, alle ore 21.30

Il segretario del CPDAntonio Nicola Colagrande

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NELLA PACE DEL SIGNOREDOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Mons. Luigi Stangarone

Il 30 giugno scorso mons. Luigi Stangarone ha celebrato il suo piotransito verso la Casa del Padre. Era nato ad Adelfia il 6 luglio 1918e ordinato presbitero il 12 aprile 1941. È stato canonico del CapitoloMetropolitano Primaziale di Bari e vicario giudiziale del TribunaleEcclesiastico Regionale Pugliese. Il 18 febbraio 1996 il Papa sanGiovanni Paolo II, lo ha nominato Protonotario apostolico.Con l’Arcivescovo, diversi sacerdoti, fedeli di Adelfia, lo abbiamoaccompagnato nel suo riposo eterno, celebrando il sacro rito delleesequie nella chiesa parrocchiale di S. Nicola, in Adelfia-Montrone.Il rito, composto e suggestivo, è stato quasi la cifra della lunga eproficua vita di don Luigi. Un pezzo importante della storia dellanostra Arcidiocesi, racchiuso in un uomo dall’aspetto piccolo,apparentemente fragile, ma di gran cuore e di assoluta nobiltà d’a-nimo. Mons. Stangarone ha saputo coniugare in modo armoniosodedizione sacerdotale, cultura e finezza di spirito.Il sacerdote lo si è colto tangibilmente proprio nel sobrio rito ese-quiale, lì dove una folla di fedeli attenta e commossa ha reso omag-gio al prete, sempre disponibile e capace di regalare a tutti un po’del suo tempo, unitamente ad una parola semplice fatta di inco-raggiamento e sempre avvolta da saggezza. La sua era una dimoraaccogliente per tutti, così come il suo cuore di pastore. Ci ha inse-

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gnato ad essere preti, senza clamore o ribalte cercate ed esibite, macon il semplice accompagnare tutti coloro che bussavano alla porta.Don Luigi, poi, era un uomo colto davvero: fine latinista, storico egiurista. Tre ambiti della sapienza umana che si fondono e si arric-chiscono vicendevolmente. Per questo il suo insegnamento prima,la sua produzione scientifica poi e, per lunghi anni, il suo esercizioministeriale presso il Tribunale ecclesiastico restano per tutti unafonte autorevole cui si è attinto negli anni scorsi e si può continua-re ad attingere per i prossimi. La scrivania, per lui, non è mai stataun luogo in cui rifugiarsi o allontanarsi dal mondo esterno, ma unaltare dove celebrare quotidianamente il suo essere a servizio dellacomunità ecclesiale, in modo discreto e prezioso, così come solo igrandi uomini sanno fare.Da ultimo, spiccava in don Luigi una finezza personale, nobile, capa-ce di infondere rispetto e ammirazione, ma mai distacco, in chi loavvicinava. Anzi, proprio quel suo tratto gentile e disponibile, lorendeva accessibile a tutti. Sapeva consigliare, ma anche ascoltarecon garbo e cortesia. Con una buona dose di sano umorismo eracapace di sdrammatizzare le situazioni più complesse, invitandol’interlocutore a valutare i problemi con maggiore serenità e fiducianella Provvidenza di Dio, alla cui misericordia affidiamo il caro donLuigi, affinché sia ammesso a celebrare in eterno le lodi al DioAltissimo.

sac. Lino LaroccaVicario giudiziale del T.E.R.P.

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NELLA PACE DEL SIGNORE

Don Franco Maiorano

Don Franco Maiorano era nato a Bari il 5 agosto del 1927. Nella suavita ha sempre mostrato una predilezione per i giovani e si è impe-gnato nell’ambito educativo senza mai tradire lo spirito di donBosco che conosceva nei dettagli della sua vita e che approfondivacontinuamente. Entrato tra i salesiani, fu ordinato sacerdote aTorino il 1 luglio del 1955.Nella sua vita sacerdotale tra i salesiani si prodigò nell’insegna-mento, essendosi laureato in Lettere, e non tralasciò mai il ministe-ro apostolico. Economo prima e parroco per un breve periodo a Ta-ranto, s’impegnò a evidenziare la centralità dell’uomo come segnoconcreto del Vangelo. Segnato dal Concilio Vaticano II, durante le sue lezioni non disde-gnò mai di coniugare lo spirito salesiano dell’essere “buoni cristia-ni” e “onesti cittadini”. Questo gli ha sempre permesso di essere inrelazione con un mondo di lontani cui prestava maggiormenteattenzione. Docente di lettere presso il Liceo Scientifico “E. Fermi”di Bari, riscuoteva tra gli alunni e le alunne una grande stima, tantoda curarne i rapporti umani anche a distanza di anni. Per circa un decennio ha curato una comunità di ricupero per tos-sicodipendenti, legandosi al “Progetto Uomo” di don Picchi.Entrato a far parte del clero diocesano di Bari, ha prestato ininter-rottamente il suo servizio alla parrocchia S. Giovanni Battista diBari e per un breve periodo a quella di S. Carlo.Introverso ed estemporaneo nello stesso tempo, ha vissuto gli ulti-mi sei mesi della sua malattia con spirito di attenzione verso tutti,soprattutto con chi aveva con lui un dialogo continuo. Perciò sem-bra che ci abbia lasciato con un impegno: “tu non devi essere unpredicatore, ma hai una maniera efficacissima per predicare: ilbuon esempio”.

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Diacono Giuseppe Viti

Dopo breve malattia il diacono Giuseppe Viti è tornato alla Casadel Padre sabato 2 maggio 2015.Era nato a Sant’Agata di Puglia (Fg) il 30 luglio 1940. Cancellierepresso il Tribunale di Bari, dopo aver vissuto l’esperienza professio-nale e coniugale come risposta alla chiamata di Dio, ha percorso ildiscernimento vocazionale verso il diaconato permanente, che havissuto come “vocazione nella vocazione”. Ordinato diacono il 24giugno 2001 nella parrocchia S. Croce in Bari, ha esercitato il suoministero in parrocchia, dove si è particolarmente distinto per isuoi approfondimenti sulla Sindone e vari eventi e mostre organiz-zate su questo tema.Tutta la comunità parrocchiale lo ha salutato con affetto durantele esequie celebrate dall’arcivescovo mons. Francesco Cacucci il 4maggio 2015, testimoniandone la ricchezza umana e spirituale e ilgeneroso impegno ecclesiale.

Diacono Carlo Lassandro

Il 1 ottobre 2015 il diacono permanente Carlo Lassandro è tornatoalla Casa del Padre.Era nato a Santeramo in Colle il 15 luglio 1932. Impiegato pressolo I.A.C.P. di Bari e già animatore degli adulti e delle coppie nellaparrocchia S. Ferdinando, era stato ordinato diacono il 24 settem-bre 1983. Ha esercitato il ministero diaconale, prima presso la par-rocchia S. Ferdinando, successivamente presso la parrocchia S.Marco in Bari; è stato anche collaboratore presso l’Archivio storico– sezione di Bari. Dal 13 ottobre 2007 aveva lasciato il ministero perraggiunti limiti di età, conservando la disponibilità in parrocchia.Le esequie sono state celebrate, presso la parrocchia S. Marco, dalVicario episcopale per il Diaconato permanente e i Ministeri isti-tuiti mons. Vito Bitetto.

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NELLA PACE DEL SIGNORE

Diacono Giuseppe Simone

Nato a Ortanova (Fg) l’8 ottobre 1923, Giuseppe Simone, funzio-nario presso la Regione Puglia, era stato ordinato diacono perma-nente il 21 giugno1981. Ha esercitato il suo ministero presso l’Ufficio diocesano per il dia-conato permanente e i i ministeri istituiti, e successivamente pressola parrocchia Spirito Santo in Bari-Santo Spirito e S. GiovanniBattista in Bari. Ha ricoperto anche incarichi presso l’Opera dioce-sana per la preservazione della fede e presso l’Istituto superiore discienze religiose “Odegitria”.È tornato alla Casa del Padre il 15 giugno 2015; le esequie sonostate celebrate dall’arcivescovo mons. Francesco Cacucci presso laparrocchia S. Fara in Bari.

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA BARI-BITONTO

DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

Luglio 2015

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1 – Al pomeriggio, presso la parrocchia “S. Nicola” in Adelfia,celebra la S. Messa per le esequie di mons. Luigi Stangarone.

2 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per il 40° anni-versario della Caritas diocesana.

3 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Nicola” in Bari-Carbonara,celebra la S. Messa per il 10° anniversario della ordinazionediaconale di Antonello Sisto.

4 – Alla sera, presso la chiesa del monastero di S. Giacomo dellemonache Benedettine Olivetane in Palo del Colle, celebra laS. Messa per il 50° anniversario della presenza delle mona-che nel nuovo monastero.

5 – Al mattino, nella chiesa di S. Maria degli Angeli in Bari, cele-bra la S. Messa per la festa della Titolare. Alla sera, presso la parrocchia “S. Cecilia” in Bari, celebra laS. Messa per il 50° anniversario dell’ordinazione sacerdotaledel parroco don Vincenzo Auciello.

6-11– Presso l’Oasi “S. Maria” in Cassano delle Murge, guida ilcorso di esercizi spirituali per le consacrate.

8 – Al pomeriggio, nella Cattedrale di Molfetta, presiede la con-celebrazione eucaristica per le esequie di mons. LuigiMartella, vescovo di Molfetta-Giovinazzo-Ruvo-Terlizzi.

11 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Giovanni Bosco” in Bari,celebra la S. Messa per il 25° anniversario della fondazionedella parrocchia.

24 – Al mattino, presso la parrocchia “S. Giovanni Battista” in Bari,celebra la S. Messa per le esequie di don Franco Maiorano.

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Agosto

2 – Al mattino, presso la parrocchia “S. Nicola” in Bari-Torre aMare, celebra la S. Messa per la festa del Patrono.

– Alla sera, nella chiesa di S. Rocco in Palo del Colle, celebra laS. Messa per la riapertura della chiesa dopo il restauro.

3 – Al mattino, in Episcopio, presiede la riunione del Collegiodei Consultori.

8 – Alla sera, presso la parrocchia “Buon Pastore” in Bari, cele-bra la S. Messa nel primo anniversario della morte di mons.Luciano Bux, già vescovo ausiliare di Bari-Bitonto e vescovoemerito di Oppido Mamertina-Palmi (RC).

9 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Michele Arcangelo” inBari-Palese, celebra la S. Messa per la festa del Patrono.

11 – Al mattino, presso il monastero di S. Chiara in Mola di Bari,celebra la S. Messa per la festa della Titolare.

15 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Benedetto” in Bari-S.Giorgio, celebra la S. Messa per la festa della Madonna dellaStella.

16 – Al mattino, nella chiesa madre di Tolve (Pz), celebra la S.Messa per la festa di S. Rocco.

17 – Al mattino, in Episcopio, presiede la riunione del Consiglioepiscopale.

19 – A Cotronei (Cs), incontra il gruppo famiglie della parrocchia“S. Maria La Porta” di Palo del Colle.

23 – Al mattino, nella chiesa del Cimitero di Bari, celebra la S.Messa.

26 – Al mattino, presso la sede regionale della RAI, offre un’in-tervista per la Settimana Liturgica Nazionale.

– Alla sera, in Cattedrale, assiste al concerto del coro dell’Uf-ficio Liturgico Nazionale della CEI.

27-30 –Presso il Teatro Petruzzelli in Bari, partecipa ai lavori della66° Settimana Liturgica Nazionale.

30 – Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa in chiusuradella Settimana Liturgica.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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Settembre

2-4 – Presso la Casa “Maris Stella” in S. Maria di Leuca, partecipaall’incontro dei vescovi pugliesi.

5 – Alla sera, presso il Santuario “Santi Medici” in Bitonto, cele-bra la S. Messa per il conferimento del ministero dell’accoli-tato al seminarista Antonio Stizzi.

6 – Al mattino, presso il Park Hotel Elizabeth in Mariotto, tienela catechesi su “Ecclesialità e responsabilità” ai partecipantial campo scuola unitario dell’Azione Cattolica e celebra la S.Messa.

– Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Carmine” inSammichele di Bari, celebra la S. Messa per la festa di sanRocco.

7 – Alla sera, presso il monastero di S. Chiara in Mola di Bari,celebra la S. Messa per la professione temporanea di suorAngela Benedetta O.S.C.

8-9 – A Roma, presso il Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum”,tiene una relazione al convegno per i nuovi vescovi su “Il vesco-vo e la cura del presbitero: dal Seminario al clero anziano”.

12 – Al pomeriggio, presso il Padiglione 7 della Fiera del Levante,partecipa alla cerimonia di inaugurazione della Fiera Cam-pionaria.

– Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa in occasione dellaGiornata mondiale per la cura del creato.

13 – Al mattino, nella chiesa di S. Pio in S. Giovanni Rotondo,partecipa alla concelebrazione eucaristica presieduta da S.Em. il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato.

– Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria Veterana” inTriggiano, celebra la S. Messa per l’ordinazione presbiteraledi don Francesco Necchia.

15 – Al mattino, presso il Seminario regionale di Chieti, incontrail clero diocesano sul tema “La pastorale della Chiesa ‘inuscita’ e la carità”.

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– Alla sera, presso la parrocchia “S. Michele arcangelo” inBitetto, celebra la S. Messa per il 25° anniversario dell’ordina-zione sacerdotale del parroco don Domenico Castellano.

16 – Al mattino, in Episcopio, presiede la riunione del Consiglioepiscopale. Successivamente, presso il Museo diocesano,tiene la conferenza stampa di presentazione della edizione2015 di “Notti Sacre”.

– Al pomeriggio, presso la cappella “Corpus Domini” in Bari,celebra la S. Messa.

17 – Al pomeriggio, presso l’aula magna della Scuola Allievi dellaGuardia di Finanza in Bari, presiede l’Assemblea diocesana epresenta la Traccia pastorale per l’anno 2015-2016: “La sol-lecitudine del pastore e la docilità del gregge. Le Visite pasto-rali nella nostra Diocesi”.

18 – Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano delle Murge,incontra le monache Clarisse di Puglia e celebra la S. Messa.

19 – Al mattino, presso l’aula magna dell’Università LUMSA inTaranto, partecipa, con l’arcivescovo di Taranto S.E. mons.Filippo Santoro, al convegno organizzato dalla Commis-sione CEI per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e lapace in occasione della decima Giornata mondiale per lacura del creato, sul tema: “Laudato si’ l’Enciclica per una con-versione ecologica integrale”.

– Alla sera, nella Basilica di S. Nicola in Bari, celebra la S. Mes-sa per la inaugurazione della sesta edizione della Rassegna“Notti Sacre”.

20 – Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la consacra-zione di Angela Buono, Marilena De Pietro, Carmela Locontee Maria Paparusso nell’Ordo viduarum.

– Alla sera, presso la parrocchia “S. Ottavio” in Modugno, cele-bra la S. Messa per il 60° anniversario dell’ordinazione sacer-dotale di p. Gianfranco Zurlo, S.S.S.

– Successivamente, in Cattedrale, nell’ambito della Rassegna“Notti Sacre”, assiste al concerto del Coro di Ratisbona.

21 – Al mattino, nella cappella della Scuola Allievi della Guardiadi Finanza in Bari, celebra la S. Messa per la festa di sanMatteo, patrono della Guardia di Finanza.

– Alla sera, presso il Museo diocesano in Bari, partecipa alla

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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presentazione del volume Exultet di Puglia, a cura di M.P.Mascolo e M.C. Nardella, presente il prof. Giacomo Baroffio.

22 – Alla sera, presso la parrocchia “Maria SS. del Carmine” inSannicandro di Bari, celebra la S. Messa per il 25° anniversa-rio dell’ordinazione sacerdotale del parroco don FrancescoGramegna.

23 – Al mattino, presso la Curia arcivescovile, incontra i vicarizonali e i direttori degli uffici di Curia.

24 – Alla sera, presso la parrocchia “Immacolata” in Modugno,guida la lettura del film La stanza del figlio, di Nanni Moretti.

25 – Alla sera, presso l’Istituto “Luciano Addante”, Opera Piavoluta da Suor Francesca Fallacara in Triggiano, partecipaall’evento dal titolo: “Prima che non ricordi…” sul morbo diAlzheimer.

26 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Sabino” in Bari, celebra la S.Messa per il 25° anniversario della dedicazione della chiesa.

27 – Al mattino, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Bari, cele-bra la S. Messa, teletrasmessa da Rai1.

– Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, celebra la S. Messa per il25° anniversario di professione religiosa di p. Santo Pa-gnotta, O.P.

– Successivamente, in Cattedrale, partecipa al concerto-messain re maggiore di Niccolò Piccinni, a conclusione dellaRassegna “Notti Sacre”.

28 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la festa di sanVincenzo de’ Paoli.

30/9-2/10 – A Firenze, partecipa ai lavori del Consiglio Permanen-te della CEI.

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Ottobre

1/2 – A Firenze, partecipa ai lavori del Consiglio Permanente dellaCEI.

3 – Al mattino, in Episcopio, incontra l’équipe educativa del Se-minario.

– Alla sera, presso la parrocchia “Trasfigurazione del Signore”in Bitritto, celebra la S. Messa per la festa parrocchiale e par-tecipa alla cerimonia di intitolazione della piazza antistantea mons. Mariano Magrassi.

4 – Al mattino, nella chiesa di S. Domenico in Bitonto, celebrala S. Messa per la festa della Madonna del Rosario.

– Alla sera, presso la Casa S. Fara in Bari, celebra la S. Messaper l’inaugurazione della Comunità vocazionale delle SuoreAdoratrici del Sangue di Cristo.

5/9 – Presso il Centro di spiritualità “P. Pio” in S. Giovanni Ro-tondo (Fg), partecipa al corso di esercizi spirituali per iVescovi pugliesi.

6 – Nel pomeriggio, nella Cattedrale di Molfetta, presiede laconcelebrazione eucaristica per le esequie di mons. Dome-nico Amato, amministratore della diocesi.

10 – Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario Regionale “PioXI” in Molfetta, presiede i lavori della Conferenza EpiscopalePugliese.

11 – Al mattino, presso il monastero di S. Scolastica in Bari, cele-bra la S. Messa per il 25° anniversario di professione mona-stica di donna Beda, O.S.B.

– Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, celebra la S. Messa per il14° Meeting regionale della vita consacrata in Puglia.

13 – Alla sera, nella chiesa dei Santi Medici in Bari, celebra la S. Messaper il 20°anniversario dell’Associazione “Nostra Signora diFatima”.

15 – Alla sera, presso il monastero di S. Giuseppe in Bari, celebrala S. Messa per la chiusura del quinto centenario della nasci-ta di santa Teresa di Gesù.

16 – Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge, parte-cipa al ritiro del clero diocesano.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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– Alla sera, presso la parrocchia “S. Andrea” in Bari, tiene lacatechesi alla comunità sul tema pastorale dell’anno.

17 – Al pomeriggio, in Cattedrale, celebra la S. Messa per il bicen-tenario della fondazione della Congregazione dei Missionaridel Preziosissimo Sangue.

– Alla sera, in Cattedrale, presiede la Veglia diocesana di pre-ghiera per la Giornata missionaria mondiale.

18 – Al mattino, presso la parrocchia “Buon Pastore” in Bari, cele-bra la S. Messa per l’ingresso del nuovo parroco don Gae-tano Coviello.

19 – Al pomeriggio, nel Teatro Petruzzelli in Bari, partecipa all’e-vento conclusivo del bicentenario della nascita di san Gio-vanni Bosco, presente il Rettor maggiore della Congrega-zione salesiana don Angel Fernández Artime.

20 – Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa per l’inaugura-zione dell’anno accademico 2015-2016 della Facoltà TeologicaPugliese. Successivamente, nella Basilica di S. Nicola, partecipaalla cerimonia di inaugurazione con la prolusione accademicadi S.E. Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI,su “Il compito della teologia per un nuovo umanesimo”.

– Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario regionale “PioXI” in Molfetta, incontra i seminaristi.

21 – Alla sera, presso la parrocchia “Sacro Cuore” in Bari, guida lacatechesi comunitaria sulla parabola del Buon Samaritano.

22 – Al mattino, presso la sede della Fondazione “Giovanni PaoloII” in Bari, partecipa alla cerimonia per il 25° anniversariodella Fondazione.

– Successivamente, presso l’Oasi S. Maria in Cassano Murge,presiede l’Assemblea federale delle monache Clarisse diPuglia e celebra la S. Messa.

– Alla sera, presso la parrocchia “Immacolata” in Modugno,presiede l’incontro di preghiera per l’inizio del camminodiocesano verso la GMG di Cracovia.

23 – Al mattino, presso il Teatro Petruzzelli in Bari, partecipa allagiornata inaugurale del Convegno dell’Associazione Nazio-

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nale Magistrati, presente il Presidente della RepubblicaItaliana Sergio Mattarella.

– Al pomeriggio, nella Cattedrale di Foggia, partecipa alla conce-lebrazione eucaristica per l’imposizione del pallio al-l’Arcivescovo metropolita di Foggia-Bovino S.E. Mons.Vincenzo Pelvi da parte del Nunzio apostolico per l’Italia S.E.mons. Adriano Bernardini.

24 – Al pomeriggio, nell’aula sinodale “Mons. Mariano Magras-si” in Bari, introduce il secondo anno del percorso di forma-zione per gli operatori delle Caritas parrocchiali.

– Alla sera, presso la parrocchia “Spirito Santo” in Palo delColle, celebra la S. Messa per l’ingresso del nuovo parrocodon Vito Didonna.

25 – Al mattino, presso la parrocchia “S. Rita” in Bari-Ceglie delCampo, celebra la S. Messa e amministra le Cresime.

– Alla sera, presso la parrocchia “S. Vito” in Gioia del Colle,celebra la S. Messa per l’ingresso del nuovo parroco don VitoCicoria.

26 – Alla sera, presso la parrocchia “Maria SS. del Carmine” inSannicandro di Bari, celebra la S. Messa per l’ingresso delnuovo parroco don Stefano De Mattia.

27 – Alla sera, presso la parrocchia “S. Giuseppe” in Palo del Colle,tiene la catechesi alla comunità sul tema pastorale dell’anno.

28 – Alla sera, presso l’Istituto “G. Salvemini” in Bari, partecipaall’incontro della Scuola diocesana di A.C., con la partecipa-zione del presidente nazionale prof. Matteo Truffelli.

29 – Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, presiede l’incon-tro di A.C. tra i sacerdoti diocesani e il presidente nazionaledell’Associazione.

– Alla sera, presso la parrocchia “S. Maria del Carmine” inSammichele di Bari, celebra la S. Messa per il mandato aglioperatori pastorali e guida la catechesi comunitaria.

30 – Al mattino, presso la Casa del clero in Bari, presiede lariunione del Consiglio Presbiterale diocesano.

31 – Al mattino, in Curia, incontra i delegati diocesani per ilConvegno Ecclesiale nazionale di Firenze.

– Alla sera, presso la parrocchia “S. Nicola” in Adelfia, benedi-ce il presbiterio restaurato e celebra la S. Messa.

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