Bollettino Diocesano Maggio-Giugno 2012

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Anno LXXXVIII n. 3 Maggio - Giugno 2012 Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996 Spedizione in abbonamento postale comma 20/c art. 2 L. 662/96 Filiale di Bari

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Atti ufficiali e attività pastorali dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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Anno LXXXVIII n. 3 Maggio - Giugno 2012

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Registrazione Tribunale di Barin. 1272 del 26/03/1996Spedizione in abbonamento postalecomma 20/c art. 2 L. 662/96Filiale di Bari

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari–Bitonto

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BOLLETTINO DIOCESANO

l´OdegitriaAtti ufficiali e attività pastoralidell’Arcidiocesi di Bari–Bitonto

Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996

ANNO LXXXVIII – N. 3 Maggio – Giugno 2012

Redazione e amministrazione:Curia Arcivescovile Bari–BitontoP.zza Odegitria – 70122 Bari – Tel. 080/5288211 – Fax 080/5244450www.arcidiocesibaribitonto.it – e.mail: [email protected]

Direttore responsabile:Giuseppe Sferra

Direttore:Gabriella Roncali

Redazione:Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea,Bernardino Simone, Francesco Sportelli

Gestione editoriale e stampa:Ecumenica Editrice scrl – 70123 Bari – Tel. 080.5797843 – Fax 080.2170009

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XXV ANNIVERSARIO DELL’ORDINAZIONE EPISCOPALEDI S.E. MONS. FRANCESCO CACUCCI

Il XXV anniversario dell’Ordinazione episcopaledi S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari–Bitonto 297

Indirizzo di saluto del Vicario generale mons. Domenico Ciavarella 299

Omelia nella S. Messa per il XXV anniversario di episcopato 301

Messaggio di benedizione del Santo Padre Benedetto XVI 304

“Dio ti ha avvolto nel suo Amore” di mons. Domenico Ciavarella 306

DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

MAGISTERO PONTIFICIODiscorso all’Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana 311

Discorso in occasione del 50° anniversario dell’istituzione della Facoltàdi Medicina e Chirurgia del Policlinico “A. Gemelli” 317

DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANACONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

LXIV Assemblea generale (Roma, 21–25 maggio 2012)Comunicato finale dei lavori 323

CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE“Cristiani nel mondo. Testimoni di speranza”.

Nota pastorale dopo il terzo Convegno Ecclesiale PuglieseI laici nella Chiesa e nella società pugliese, oggi 331

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI BITONTOCURIA METROPOLITANA

CancelleriaSacre ordinazioni e decreti 361

SOMMARIO

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Ufficio per le cause dei santiChiusura dell’istruttoria per l’eroicità delle virtù e la fama di santità

della Serva di Dio Madre Teresa di Gesù (Gimma), O.C.D. 363

Settore PresbiteriLa Giornata di Santificazione sacerdotale:

La sfida dell’educazione alla fede di Mons. Mariano Crociata(Cassano Murge, 15 giugno 2012) 365

Settore Vita consacrataL’esperienza delle adorazioni eucaristiche nel Monastero S. Giuseppe in Bari 377

Settore LaicatoLe attività dell’Ufficio Laicato e della Consulta delleAggregazioni Laicali nell’anno pastorale 2011–2012 381

Settore Evangelizzazione. Ufficio missionarioCerimonia di premiazione del Concorso missionario “Don Franco Ricci” 385

PUBBLICAZIONI 389

NELLA PACE DEL SIGNOREDon Giovanni Tomasicchio 401

DIARIO DELL’ARCIVESCOVOMaggio 2012 403Giugno 2012 405

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XXV ANNIVERSARIO DI EPISCOPATO DI S.E. MONS. FRANCESCO CACUCCI

“Pro ovibus suis”1987 – 13 giugno – 2012

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Più di cinquemila fedeli si sono stretti intorno al nostro Arcive-scovo S.Ecc. Mons. Francesco Cacucci, in Cattedrale, la sera del 12giugno 2012, per la solenne concelebrazione eucaristica, animata inmodo mirabile dalla Corale diretta da mons. Antonio Parisi, inoccasione del XXV anniversario della sua ordinazione episcopale:erano presenti i vescovi della Toscana con S. Em. il card. GiuseppeBetori, Arcivescovo di Firenze e Presidente della Conferenza Epi-scopale Toscana, in visita in Puglia, i vescovi pugliesi, vescovi amici,rappresentanze ecumeniche, presbiteri, diaconi, religiosi e religiose,fedeli laici. L’indirizzo di saluto del vicario generale mons.Domenico Ciavarella si è fatto espressione del sentimento di lode alSignore e dell’affetto che era nel cuore di tutti. La lettura del mes-saggio di benedizione del Papa a conclusione della celebrazione hasuggellato l’evento rendendo palpabile la comunione vissuta dellaChiesa locale. La concelebrazione eucaristica è stata il culmine di una serie di ini-ziative che l’hanno preceduta e seguita, tutte ispirate dal desideriodi esprimere la gratitudine al Signore per la presenza sollecita delministero di mons. Cacucci nella ‘sua’ chiesa diocesana, come haben sottolineato mons. Ciavarella nell’articolo pubblicato sulNotiziario diocesano di giugno Dio ti ha avvolto nel suo Amore. Ricor-diamo, il 13 giugno, l’incontro con i docenti e gli studenti dellaFacoltà teologica Pugliese di cui l’Arcivescovo è Gran Cancelliere:con loro hanno festeggiato padre Arcivescovo il Preside mons.Angelo Panzetta e il segretario p. Sandro Pagnotta, O.P., p. LuigiOrlando, O.F.M., direttore dell’Istituto Teologico di S. Fara, e donGiacomo Lorusso, direttore dell’Istituto Teologico “ReginaApuliae” di Molfetta. Era inoltre presente il priore della Basilica diS. Nicola p. Lorenzo Lorusso, O.P. Dopo la concelebrazione eucari-

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stica, nel Portico dei Pellegrini, il prof. don Jean Paul Lieggi hatenuto una riflessione sull’ultimo documento della CommissioneTeologica Internazionale sulla Teologia oggi. Il giorno 15 giugno, nel Seminario Arcivescovile, S. Ecc. l’Arci-vescovo ha incontrato tutti i ministranti della diocesi, come, in pre-parazione alla celebrazione dell’evento, aveva già incontrato inCattedrale negli ultimi mesi i cresimandi di ogni vicariato. Per l’oc-casione sono state inoltre allestite in Cattedrale una mostra a pan-nelli su “I pastori della Chiesa di Bari dal 1612 a oggi”, promossadal Capitolo Metropolitano Primaziale e curata dal MuseoDiocesano, con un sussidio storico–catechetico destinato ai cresi-mandi e ai giovani delle comunità, e, nella zona del Battistero, unamostra fotografica a cura dell’Unione Diocesana Sacristi con imomenti più significativi delle liturgie presiedute dall’Arcivescovo.Un vero avvenimento è stato poi il concerto in Cattedrale offertodal Coro della Cappella Musicale Pontificia Sistina, diretto damons. Massimo Palombella, la sera del 15 giugno, con il patrociniodella Provincia, del Comune e del Commissario del Teatro Petruz-zelli, preparato da una conferenza stampa tenuta nel foyer delTeatro dal vicario generale mons. Domenico Ciavarella e da mons.Antonio Parisi: nella Cattedrale gremita sono state eseguite operedi Perosi e Palestrina.Al cuore di ogni iniziativa e di ogni dono si colloca infine il segnodella carità nell’opera della mensa di Santa Chiara, che rende visi-bile in modo semplice la realtà della via mistagogica la quale com-porta, sempre secondo le parole del Vescovo, l’educazione alla cari-tà ecclesiale.Di tutto ciò ha dato notizia in una bella veste grafica pensata perl’occasione l’intero Notiziario Diocesano del mese di giugno tuttodedicato all’evento, e il quotidiano “Avvenire” che, domenica 20giugno, ha dedicato una pagina alla felice ricorrenza.

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Indirizzo di saluto del Vicariogenerale mons. Domenico Ciavarella

nella Messa per il XXV anniversario di Episcopato(Cattedrale di Bari, 12 giugno 2012)

È sempre bello e suggestivo ritrovarci in questa Chiesa Madre dellaDiocesi, e lo è ancora di più in questa ricorrenza giubilare, in cuitutta la Chiesa locale si raccoglie attorno al proprio vescovo, testi-mone della fede apostolica, per celebrare il sacrificio di lode che ali-menta tutta la sua vita. Saluto con intima gioia e ringrazio per lapresenza S.Em. il card. Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze, e ivescovi della Toscana in visita alla nostra terra di Puglia; saluto eringrazio i vescovi delle diocesi pugliesi e i vescovi amici; saluto eringrazio le autorità civili e militari che ci onorano con la loro pre-senza. Tutti, insieme al Pastore di questa diocesi di Bari-Bitonto,innalziamo col salmista la lode ed il ringraziamento: «Che cosa ren-derò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto? Alzerò il calicedella salvezza e invocherò il nome del Signore. Adempirò i miei votial Signore, davanti a tutto il suo popolo» (Sal 116,12–14). Padre, l’origine del suo sacerdozio, come Lei ricorda in diverse occa-sioni, sono nella nostra Chiesa locale; nella vita della sua famiglia,innanzitutto, frutto dell’amore della sua mamma e del suo papà;nella vita della comunità parrocchiale; nei volti di tanti sacerdoti disingolare statura interiore e di tante figure di laici generosi e audacinel vissuto pastorale. Un tratto del cammino vocazionale poi l’ha per-corso nel nostro Seminario diocesano, di cui proprio quest’annoabbiamo celebrato i 400 anni di vita. «Nel cuore della nostra diocesiquesto resta un segno del grande sì di Dio all’uomo e il grande sì ditanti uomini della nostra terra all’invito fatto dal Signore: seguimi!»(come ha scritto nella sua Lettera pastorale “Cerca e troverai”).Ora, per un misterioso disegno di Dio, è il Pastore di questa stessaChiesa. Pro ovibus suis: l’immagine del pastore, che dà la vita per le

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pecore, è la più eloquente per raccontare la vita e soprattutto il mini-stero di un Vescovo. Già sant’Agostino commentava: «Siamo comepastori per voi, ma sotto quel Pastore siamo con voi pecore. Siamoper voi da questo luogo come maestri, ma sotto quell’unico Maestroin questa scuola siamo con voi condiscepoli» (Discorso ai pastori, 46). Ebbene, l’immagine del pastore ha suggerito alla nostra Chiesa diocesa-na la scelta dei doni che, mentre testimoniano l’affetto di tutta la comu-nità verso il suo Vescovo, allo stesso tempo esprimono la consapevolez-za di un ministero che assicura la presenza tra noi del Pastore supremo:– la mitria, per richiamare il ministero di guida affidato al Vescovo.Scriveva san Gregorio Magno: «la pietà faccia apparire ai fedeli madrecolui che li guida, e la disciplina glielo mostri padre» (Regola Pastorale, 6);

– la casula, con il suo immediato riferimento al ministero sacerdotaleper tenere viva la consapevolezza che, come afferma la ChristusDominus, il Vescovo è il principale dispensatore dei misteri di Dio (15);

– un obolo per realizzare un gesto concreto di solidarietà in favoredell’ampliamento della mensa per i poveri curata dalla parrocchiasede della Cattedra del Vescovo. «La carità, infatti, è superiore atutte le regole», affermava san Vincenzo de’ Paoli.

In questo modo, desideriamo esprimerle i voti augurali: da parte dei pre-sbiteri diocesani e religiosi, dei diaconi, della vita consacrata e dei mini-stri istituiti, da parte di tutte le nostre comunità. Sono le tante personeche Lei ha incontrato nella Visita pastorale ed incontra ogni giorno;sono famiglie che Le vogliono bene e giovani entusiasti; sono fedeli cheringraziano e pregano per Lei e per questa Chiesa senza stancarsi; sonoquei fedeli semplici che vivono mettendosi al servizio dei più poveri. «Caro don Franco – così si esprimeva p. Mariano Magrassi nel gior-no in cui La ordinava Vescovo – Dio ti conosce da sempre, da sem-pre sei avvolto dal suo pensiero e dal suo amore». Dal cielo, l’indi-menticabile suo predecessore certamente intercede per la sua per-sona e il suo ministero. La Beata Vergine Maria Odegitria, sanNicola, san Sabino e la nostra cara barese beata Elia di SanClemente, intercedano presso il Buon Pastore: Lui che conosce legioie e le sofferenze dei suoi ministri continui a colmarla dei suoidoni per l’edificazione di questa eletta Chiesa che è in Bari-Bitonto.Auguri vivissimi e con sincero affetto.

mons. Domenico CiavarellaVicario generale

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Omelia nella S. Messaper il XXV anniversario di Episcopato

(Cattedrale di Bari, 12 giugno 2012)

Carissimi,risuonano nella mia mente e nel mio cuore le parole che mons.Mariano Magrassi, mio padre nell’episcopato, mi rivolse nell’ome-lia di ordinazione in questa Cattedrale, 25 anni or sono: «Caro donFranco, Dio ti conosce da sempre, da sempre sei avvolto dal Suopensiero e dal Suo Amore. Ti ha pensato cristiano, ti ha pensatosacerdote e ti ha pensato vescovo della Sua Chiesa. Ti ha avvolto nelSuo Amore prima che tu esistessi». Commento più bello alle paro-le di Geremia, che con le altre letture dopo venticinque anni vengo-no oggi riproposte, non poteva regalarmi. Dio mi ha chiamato, Dioci ha chiamato, da sempre. Assicuravo a quel sant’uomo, di fronteal Signore, di essere per lui quello che Timoteo fu per Paolo.E dal cielo egli, oggi, ricorda a me e a voi di ravvivare il dono di Dio,che è in me mediante l’imposizione delle sue mani (cfr 2Tim 1,6). Ciricorda ancora quella catena ininterrotta di imposizioni di maniche dagli apostoli si estende nella storia, fino ad oggi. La successio-ne apostolica non è un semplice avvicendamento di uomini neiruoli di guida nella Chiesa. Non è una banale trasmissione di pote-ri: è la sopravvivenza degli apostoli nei loro successori.«Ravvivare il dono di Dio». Già i Rituali liturgici dei primi secoli Innatale episcoporum, nell’anniversario dell’ordinazione episcopale,riprendono quell’aureo filone di discorsi con cui pastori come sant’Agostino e san Leone Magno rivolgevano al loro popolo proprio ilgiorno natale della loro ordinazione.«Ma gioia più genuina e più alta sarà per me, se non vi fermate aconsiderare la mia povera persona». Faccio mie queste parole di sanLeone Magno, per ringraziare Dio del dono fatto alla Chiesa nella

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persona degli apostoli e dei loro successori e per implorare unasempre più abbondante benedizione.L’esultanza e la riconoscenza colmano il mio cuore e spero anche ilvostro, cari fratelli. L’esultanza, come in Maria, è quella dello spiri-to, che in questa divina liturgia vede congiunti cielo e terra.La gratitudine e la gioia non sono però disgiunte da un certo timo-re; la fragilità umana è grande e il ministero episcopale comportagrandi responsabilità e oneri, e nessuno può assolverlo degnamen-te se non ne sarà reso capace dalla grazia di Dio.Mi unisco quindi al gemito di sant’Agostino che sente in modostruggente, da quando è stato posto sulle sue spalle il carico dell’e-piscopato, «sarcina episcopatus», la preoccupazione della suadignità: «nondimeno – aggiunge – mi procura molto più turba-mento riflettere su questo oneroso incarico il giorno anniversarioche attualizza quella data».Se questo avvertiva il grande vescovo di Ippona, quale non deveessere il mio umano smarrimento?Eppure – lo confidavo ai miei fratelli vescovi pugliesi nell’ultimoincontro – gli intensi sentimenti di Agostino mi hanno pervasosoprattutto venticinque anni orsono, poi all’inizio del mio ministe-ro ad Otranto e, di nuovo, a Bari, tredici anni fa. Una grazia conso-lante ha stemperato, nel tempo, il timore, che a tratti riaffiora –come negarlo? – nella consapevolezza sempre più vivida che tra ilvescovo e il suo popolo è stabilito un legame talmente stretto chel’uno non si comprende senza l’altro, tanto da indurre san Ciprianoad esclamare: «Non c’è Chiesa senza vescovo e non c’è vescovo senzaChiesa».Ordinato vescovo in un contesto che aveva il respiro dell’Oikoumene,con la presenza delle Chiese d’Oriente e d’Occidente, imploro dalSignore per intercessione dei santi vescovi Nicola e Sabino e dellanostra beata Elia di San Clemente, sotto lo sguardo amorevole dellaVergine Odegitria, che la nostra Chiesa di Bari–Bitonto cresca semprepiù quale limpido sacramento di unità intorno a Cristo Buon Pastore.Siete voi il termine primo o, se si vuole, ultimo del mio ministero,carissimi fratelli e sorelle.Quando san Giovanni nel Vangelo ci rivela Gesù come pastore che«dà la propria vita per le pecore», vuole adombrare l’unione delvescovo col suo popolo che coinvolge i loro destini anche oltre la

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morte. L’essere buon pastore mi è possibile solo per la Sua grazia.Cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? E voi rendete fecondo ilmio ministero perché siete il campo di Dio.E se come pastore e custode delle vostre anime invoco la misericor-dia di Dio per voi, anche voi continuate a pregare il Signore per me.Preghiamo insieme, carissimi fratelli, perché «il mio episcopatogiovi a me e a voi» (Agostino). Se avremo pregato di continuo vicen-devolmente, con perfetto slancio di carità, con l’aiuto del Signoreraggiungeremo felicemente la mèta. Che si degni concederla ilnostro Buon Pastore. Amen.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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Messaggio di benedizionedel Santo Padre Benedetto XVI

Al Venerabile FratelloFRANCESCO CACUCCIArcivescovo Metropolita di Bari–Bitonto

Eccoci, siamo con te nella gioia, Venerabile Fratello, e la menteNostra, mossi dalla carità di Cristo, a te rivolgiamo in questo feliceevento della tua vita; tu, infatti, il prossimo 13 giugno, memoria disant’Antonio di Padova, per dono della grande benevolenza divina,compirai il venticinquesimo anno dalla tua ordinazione episcopale.E poiché sappiamo che nello svolgimento del tuo sacro ministerohai operato con grande zelo, desideriamo, data la circostanza, ralle-grarci con te per le fatiche compiute e discorrere con te da fratello afratello.Hai sentito da giovane di essere chiamato alla sequela del DivinoMaestro e hai compiuto il corso di studi in scienze sacre presso laPontificia Facoltà Teologica di San Luigi a Posillipo, dove hai con-seguito la licenza in Teologia; hai poi preso la laurea in Teologianella Pontificia Università Gregoriana di Roma e quella in ScienzePolitiche nell’Università degli studi di Bari; ordinato sacerdote, haioperato con scienza e zelo nella tua originaria arcidiocesi di Bari.Sei stato, tra l’altro, condirettore del Seminario Minore, parroco,docente sia di religione cattolica in un Liceo della tua città che diTeologia Dogmatica nell’Istituto Superiore di Teologia per Laici enella Facoltà di Teologia Ecumenica, membro del Consiglio presbi-terale e del Collegio dei Consultori, Assistente ecclesiasticodell’Associazione di Azione Cattolica.Nel 1987 il beato Giovanni Paolo II, Nostro Predecessore di felicememoria, ti ha nominato Vescovo Ausiliare della tua originariaSede metropolitana di Bari–Bitonto; sei stato quindi trasferito allaSede arcivescovile di Otranto e costituito, infine, ArcivescovoMetropolita di Bari-Bitonto.

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Nello svolgimento di così impegnativo ministero episcopale, ti seisforzato di governare, istruire e santificare i fedeli a te affidati e diannunziare loro la perenne novità del Vangelo (cfr S. Basilio, De bap-tismo I,2: PG 31,1544 d.), perché essi secondo il Vangelo vivessero elo testimoniassero con le buone opere e la santità della vita.Conosciamo inoltre le tue egregie doti di animo, di mente e dicuore, che ti hanno meritato la stima dei tuoi Confratelli dellaConferenza Episcopale Pugliese, di cui sei zelante Presidente, non-ché quella dei tuoi presbiteri e collaboratori; conosciamo la cura date posta nel dare attuazione alle disposizioni del ConcilioEcumenico Vaticano II e l’opera da te con grande diligenza presta-ta per il positivo svolgimento del Congresso Eucaristico Nazionale,celebrato il 2005, al quale Noi stessi, da poco eletti alla Sede delbeato Pietro, siamo intervenuti tra effusioni di gioia da parte delclero e del popolo tutto.Pertanto, per il giubileo d’argento del tuo Episcopato, accogli,Venerabile Fratello, i Nostri auguri unitamente alla seguente pre-ghiera: Gesù, buon Pastore delle nostre anime, con l’aiuto dellabeata Madre di Dio e per l’intercessione del Santo Vescovo Nicola,custodisca te, Presule benemerito, nella sua provvidenza e clemen-za e ti fortifichi e ti colmi nella sua grande benevolenza dell’abbon-danza dei doni celesti.A propiziarti tutto questo e ad attestarti il nostro fraterno affettosia l’Apostolica Benedizione che dalla Città beata dei Santi ApostoliPietro e Paolo con grande amore e grato ricordo nel Signore impar-tiamo a te e, per tuo tramite, a tutta la comunità ecclesiale di Ba-ri–Bitonto, Sede Ecumenica, in particolar modo per i diletti nostriFratelli Ortodossi.

Rimanete sempre lieti nell’amore di Cristo (cfr Gv 15,9), Figli a Noicarissimi di Bari–Bitonto.

Benedetto XVI

Dal Vaticano, il 13 maggio dell’anno 2012,ottavo del Nostro Pontificato

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mons. Domenico Ciavarella

“Dio ti ha avvolto nel suo Amore”

Caro don Franco, Dio ti conosce da sempre, da sempre sei avvolto dal suopensiero e dal Suo amore. Ti ha pensato, cristiano, ti ha pensato sacerdote eti ha pensato vescovo della Sua Chiesa. Ti ha avvolto nel Suo Amore ancoraprima che tu esistessi. Ciò che ora accade, dunque, da sempre è nel pensiero enel cuore di Dio: queste parole dell’omelia dell’indimenticabileArcivescovo Mariano Magrassi nel giorno dell’ordinazione episco-pale di mons. Francesco Cacucci, il 13 giugno 1987, suscitano, nel25° anniversario dell’evento, ancora stupore e giubilo per l’azioneamorevole del Padre, che sceglie tra i suoi figli i testimoni del CristoRisorto.Cristiano, sacerdote, vescovo: un singolare cammino vocazionale.Provvidenzialmente, la ricorrenza del giubileo episcopale viene acoronare un anno pastorale vissuto tutto nel segno della vocazione.Nella memoria dei Quattrocento anni del Seminario Diocesano (1612– 18 gennaio – 2012), “400 anni di vocazione”, l’Arcivescovo haintrodotto l’anno pastorale con una sua relazione sull’impegnoeducativo vocazionale della comunità cristiana. Ha offerto, quindi,una lettera pastorale dal titolo Cerca e troverai, con la quale ha “con-segnato” il Seminario perché tutti scoprano e valorizzino questo“segno” e ha affidato alla Chiesa locale il compito di educare al pro-getto e alle scelte di vita, indicando come criteri e sentieri di impe-gno la formazione, la testimonianza e la relazione. Il dono della let-tera pastorale dell’Arcivescovo e l’auspicio di Papa Benedetto XVI«ai fedeli di Bari, accompagnati dall’Arcivescovo Mons. FrancescoCacucci, che ricordano il quarto centenario di fondazione del Semi-nario diocesano, per una feconda prosecuzione dell’opera formativa a ser-vizio dei candidati al sacerdozio» (udienza generale del 25 aprile 2012),certamente daranno maggior slancio nel lavorare in profondità nelcompito di educare al progetto e alle scelte di vita.“Ti ha avvolto nel Suo Amore”. Queste parole richiamano non solo lafiducia del Buon Pastore in chi è chiamato ad essere sua immaginesacramentale, come per ogni vescovo, ma anche la consapevolezza

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che la comunità cristiana è sempre oggetto dell’amore da parte delBuon Pastore. Per questo, la nostra comunità diocesana rende gra-zie al Signore perché non ha fatto mai mancare alla sua Chiesapastori e guide sapienti, ed in particolare per il dono provvidenzia-le che il Signore aveva preparato per la Chiesa di Bari–Bitonto, chia-mando il vescovo Francesco ad essere pastore tra la sua gente. «Soche il vostro vescovo non ha ottenuto né da se stesso né dagli uomi-ni il ministero che esercita a servizio della comunità, né per propriaambizione, ma gli è stato affidato dall’amore di Dio Padre e delSignore Gesù Cristo» (S. Ignazio di Antiochia, Lettera ai cristiani diFiladelfia, cap. 2). In questo momento storico, la fausta ricorrenza ècome un ulteriore segno provvidenziale all’interno del camminounitario pastorale, ricco, in questi anni del suo ministero nellaChiesa di Bari–Bitonto, di eventi ecclesiali. Innanzitutto, l’Arcivescovo ha portato a termine nel 1999, dopo leprime tre sessioni, il Sinodo Diocesano, fino alla redazione del Libro delSinodo, “un futuro pieno di speranza”. Come lo stesso Arcivescovoha scritto nella lettera per la consegna del Libro del Sinodo, è stata“una indimenticabile esperienza di Chiesa, vissuta sia a livello di baseche negli incontri assembleari, che ha visto il popolo di Dio attivoprotagonista […] un avvenimento che è destinato a segnare un solcoprofondo nella coscienza e nella vita della nostra Chiesa locale”. La celebrazione del Congresso Eucaristico Nazionale, nel 2005, “unaulteriore e indimenticabile esperienza della Chiesa locale”, ha scrit-to l’Arcivescovo negli Atti del Congresso, “già a partire dalla fasepreparatoria. Attraverso convegni, incontri, iniziative artistiche eculturali, attraverso i sussidi per la catechesi mistagogica nei tempidi Avvento–Natale e di Quaresima–Pasqua, il lavoro di preparazio-ne (2002–2005) ha via via coinvolto la Chiesa diocesana, quellaregionale, quella nazionale…. Il tema proposto “Sine dominico nonpossumus” veniva a inserirsi felicemente nel cammino pastoraleche la nostra Chiesa locale stava e sta portando avanti, come fruttodel recente Sinodo Diocesano (1997–2000)”. Questo cammino si vaconcretizzando nella scelta indicata dall’Arcivescovo e che ha comeobiettivo la sintesi tra catechesi, liturgia e vita.

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La Visita Pastorale in questa Chiesa particolare, indetta l’8 settembre2006, festa della Natività di Maria Santissima, la prima del suo mini-stero episcopale e ancora in corso; una visita che dà fiducia e corag-gio a quanti lavorano nelle comunità parrocchiali, nelle associazioni,nelle scuole. Esemplarmente fedele al Suo motto episcopale “Pro ovi-bus suis”(Gv 10,11), il vescovo vive questa sua azione apostolica edevento di grazia come un richiamo incessante nel suo essere disce-polo e Pastore allo stesso tempo, un pastore che guida ma che simette in ascolto. «Vi custodiamo, scriveva sant’Agostino, per com-pito del ministero sacro, ma vogliamo essere custoditi con voi.Siamo come pastori per voi, ma sotto quel Pastore siamo con voipecore. Siamo per voi da questo luogo come maestri, ma sotto quel-l’unico Maestro in questa scuola siamo con voi condiscepoli»(Discorso sui Pastori, 46). «Rendete fruttuoso il nostro ministero […] Aiutateci con la vostra preghiera e lavostra obbedienza, perché troviamo la nostra gioia non tanto nell’essere vostricapi, quanto nell’esservi utili servitori» (S. Agostino Discorsi, 340). Il pros-simo 12 giugno, la Chiesa di Bari–Bitonto, nell’ascolto della Parola enel rendimento di grazie, esprimerà questi comuni sentimenti. Lode e ringraziamento al Signore per il dono del Vescovo Francesco,successore degli Apostoli e maestro nella fede, che ha saputo darepriorità pastorali a quelle scelte indicate dal magistero della Chiesae in particolare dal Concilio Vaticano II.Supplica fiduciosa, invocando coralmente su di lui la protezione e l’in-tercessione dei Santi Patroni della Chiesa locale: la Vergine Odegitria,san Nicola, ponte tra le Chiese di Occidente e Oriente (presente attraverso ifratelli ortodossi anche alla sua ordinazione episcopale), san Sabino,vescovo intrepido delle Chiese di Puglia e la prima beata della terra diBari: suor Elia di San Clemente, piccola ostia per amore (encomiabilel’impegno profuso da parte dell’Arcivescovo per la sua beatificazione,avvenuta il 18 marzo 2006: «la ricchezza della vicenda umana e spiri-tuale di questa giovane carmelitana la riscontro con crescente evi-denza anche nell’esperienza di sacerdoti, consacrati e di tanti laici,affascinati dalla vita della giovane barese»).Solidarietà verso i fratelli indigenti, sostenendo il progetto, volutodall’Arcivescovo e avviato dalla parrocchia sede della Cattedra delVescovo, di una nuova mensa per i poveri, da realizzare accanto allachiesa di Santa Chiara nei pressi del Porto.

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XXV ANNIVERSARIO DI EPISCOPATO DI S.E. MONS. FRANCESCO CACUCCI

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Dalle pagine del Notiziario Diocesano, giungano a Lei, caro Padre ePastore di questa eletta Diocesi di Bari–Bitonto, a nome mio e ditutta la comunità, i voti augurali affinché il Signore continui aricompensarla come solo Lui sa fare e a colmarla dei suoi doni. Invito, infine, fervidamente sacerdoti, religiosi, consacrati e comu-nità tutte della Diocesi a vivere “una cum Episcopo” questa faustaricorrenza giubilare.

mons. Domenico CiavarellaVicario generale

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MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

è un momento di grazia questo vostro annuale convenire in assem-blea, in cui vivete una profonda esperienza di confronto, di condi-visione e di discernimento per il comune cammino, animato dalloSpirito del Signore Risorto; è un momento di grazia che manifestala natura della Chiesa. Ringrazio il cardinale Angelo Bagnasco perle cordiali parole con cui mi ha accolto, facendosi interprete deivostri sentimenti: a Lei, Eminenza, rivolgo i migliori auguri per lariconferma alla guida della Conferenza Episcopale Italiana.L’affetto collegiale che vi anima nutra sempre più la vostra collabo-razione a servizio della comunione ecclesiale e del bene comunedella Nazione italiana, nell’interlocuzione fruttuosa con le sue isti-tuzioni civili. In questo nuovo quinquennio proseguite insieme ilrinnovamento ecclesiale che ci è stato affidato dal Concilio Ecume-nico Vaticano II; il 50° anniversario del suo inizio, che celebreremoin autunno, sia motivo per approfondirne i testi, condizione di unarecezione dinamica e fedele. «Quel che più di tutto interessa ilConcilio è che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodi-to e insegnato in forma più efficace», affermava il beatopapa Giovanni XXIII nel discorso d’apertura. E vale la pena medi-tare e leggere queste parole. Il papa impegnava i Padri ad approfon-dire e a presentare tale perenne dottrina in continuità con la tradi-zione millenaria della Chiesa, «trasmettere pura ed integra la dot-trina, senza attenuazioni o travisamenti», ma in modo nuovo,

Discorso del Santo Padre Benedetto XVIall’assemblea della Conferenza Episcopale Italiana

Venerati e cari fratelli,

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«secondo quanto è richiesto dai nostri tempi» (Discorso di solenneapertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, 11 ottobre 1962). Con que-sta chiave di lettura e di applicazione, nell’ottica non certo di un’i-naccettabile ermeneutica della discontinuità e della rottura, ma diun’ermeneutica della continuità e della riforma, ascoltare ilConcilio e farne nostre le autorevoli indicazioni, costituisce la stra-da per individuare le modalità con cui la Chiesa può offrire unarisposta significativa alle grandi trasformazioni sociali e culturalidel nostro tempo, che hanno conseguenze visibili anche sulladimensione religiosa.La razionalità scientifica e la cultura tecnica, infatti, non soltantotendono ad uniformare il mondo, ma spesso travalicano i rispettiviambiti specifici, nella pretesa di delineare il perimetro delle certez-ze di ragione unicamente con il criterio empirico delle proprie con-quiste. Così il potere delle capacità umane finisce per ritenersi lamisura dell’agire, svincolato da ogni norma morale. Proprio in talecontesto non manca di riemergere, a volte in maniera confusa, unasingolare e crescente domanda di spiritualità e di soprannaturale,segno di un’inquietudine che alberga nel cuore dell’uomo che nonsi apre all’orizzonte trascendente di Dio. Questa situazione di seco-larismo caratterizza soprattutto le società di antica tradizione cri-stiana ed erode quel tessuto culturale che, fino a un recente passa-to, era un riferimento unificante, capace di abbracciare l’intera esi-stenza umana e di scandirne i momenti più significativi, dallanascita al passaggio alla vita eterna. Il patrimonio spirituale e mora-le in cui l’Occidente affonda le sue radici e che costituisce la sualinfa vitale, oggi non è più compreso nel suo valore profondo, alpunto che più non se ne coglie l’istanza di verità. Anche una terrafeconda rischia così di diventare deserto inospitale e il buon semedi venire soffocato, calpestato e perduto.Ne è un segno la diminuzione della pratica religiosa, visibile nellapartecipazione alla Liturgia eucaristica e, ancora di più, al sacra-mento della Penitenza. Tanti battezzati hanno smarrito identità eappartenenza: non conoscono i contenuti essenziali della fede opensano di poterla coltivare prescindendo dalla mediazione eccle-siale. E mentre molti guardano dubbiosi alle verità insegnate dallaChiesa, altri riducono il regno di Dio ad alcuni grandi valori, chehanno certamente a che vedere con il Vangelo, ma che non riguar-

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MAGISTERO PONTIFICIO

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dano ancora il nucleo centrale della fede cristiana. Il regno di Dio èdono che ci trascende. Come affermava il beato Giovanni Paolo II,«il regno non è un concetto, una dottrina, un programma soggettoa libera elaborazione, ma è innanzi tutto una persona che ha il voltoe il nome di Gesù di Nazareth, immagine del Dio invisibile»(Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio [7 dicembre 1990],18). Purtroppo, è proprio Dio a restare escluso dall’orizzonte ditante persone; e quando non incontra indifferenza, chiusura orifiuto, il discorso su Dio lo si vuole comunque relegato nell’ambi-to soggettivo, ridotto a un fatto intimo e privato, marginalizzatodalla coscienza pubblica. Passa da questo abbandono, da questamancata apertura al trascendente, il cuore della crisi che feriscel’Europa, che è crisi spirituale e morale: l’uomo pretende di avereun’identità compiuta semplicemente in se stesso.In questo contesto, come possiamo corrispondere alla responsabi-lità che ci è stata affidata dal Signore? Come possiamo seminarecon fiducia la Parola di Dio, perché ognuno possa trovare la veritàdi se stesso, la propria autenticità e speranza? Siamo consapevoliche non bastano nuovi metodi di annuncio evangelico o di azionepastorale a far sì che la proposta cristiana possa incontrare mag-giore accoglienza e condivisione. Nella preparazione del VaticanoII, l’interrogativo prevalente e a cui l’assise conciliare intendeva darerisposta era: «Chiesa, che dici di te stessa?». Approfondendo taledomanda, i Padri conciliari furono, per così dire, ricondotti al cuoredella risposta: si trattava di ripartire da Dio, celebrato, professato etestimoniato. Esteriormente a caso, ma fondamentalmente non acaso, infatti, la prima Costituzione approvata fu quella sulla SacraLiturgia: il culto divino orienta l’uomo verso la Città futura e resti-tuisce a Dio il suo primato, plasma la Chiesa, incessantemente con-vocata dalla Parola, e mostra al mondo la fecondità dell’incontrocon Dio. A nostra volta, mentre dobbiamo coltivare uno sguardoriconoscente per la crescita del grano buono anche in un terrenoche si presenta spesso arido, avvertiamo che la nostra situazionerichiede un rinnovato impulso, che punti a ciò che è essenziale dellafede e della vita cristiana. In un tempo nel quale Dio è diventato per

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molti il grande Sconosciuto e Gesù semplicemente un grande per-sonaggio del passato, non ci sarà rilancio dell’azione missionariasenza il rinnovamento della qualità della nostra fede e della nostrapreghiera; non saremo in grado di offrire risposte adeguate senzauna nuova accoglienza del dono della Grazia; non sapremo conqui-stare gli uomini al Vangelo se non tornando noi stessi per primi auna profonda esperienza di Dio.Cari fratelli, il nostro primo, vero e unico compito rimane quello diimpegnare la vita per ciò che vale e permane, per ciò che è realmenteaffidabile, necessario e ultimo. Gli uomini vivono di Dio, di Coluiche spesso inconsapevolmente o solo a tentoni ricercano per darepieno significato all’esistenza: noi abbiamo il compito di annunciar-lo, di mostrarlo, di guidare all’incontro con Lui. Ma è sempre impor-tante ricordarci che la prima condizione per parlare di Dio è parlarecon Dio, diventare sempre più uomini di Dio, nutriti da un’intensavita di preghiera e plasmati dalla sua Grazia. Sant’Agostino, dopo uncammino di affannosa, ma sincera ricerca della Verità era finalmen-te giunto a trovarla in Dio. Allora si rese conto di un aspetto singo-lare che riempì di stupore e di gioia il suo cuore: capì che lungo tuttoil suo cammino era la Verità che lo stava cercando e che l’aveva tro-vato. Vorrei dire a ciascuno: lasciamoci trovare e afferrare da Dio, peraiutare ogni persona che incontriamo ad essere raggiunta dallaVerità. E’ dalla relazione con Lui che nasce la nostra comunione eviene generata la comunità ecclesiale, che abbraccia tutti i tempi etutti i luoghi per costituire l’unico Popolo di Dio.Per questo ho voluto indire un Anno della fede, che inizierà l’11 otto-bre prossimo, per riscoprire e riaccogliere questo dono prezioso cheè la fede, per conoscere in modo più profondo le verità che sono lalinfa della nostra vita, per condurre l’uomo d’oggi, spesso distratto,ad un rinnovato incontro con Gesù Cristo «via, vita e verità».In mezzo a trasformazioni che interessavano ampi strati dell’uma-nità, il servo di Dio Paolo VI indicava chiaramente quale compitodella Chiesa quello di «raggiungere e quasi sconvolgere mediante laforza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i puntidi interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vitadell’umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col dise-gno della salvezza» (Esort. ap. Evangelii nuntiandi [8 dicembre 1975],19). Vorrei qui ricordare come, in occasione della prima visita da pon-

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tefice nella sua terra natale, il beato Giovanni Paolo II visitò un quar-tiere industriale di Cracovia concepito come una sorta di «città senzaDio». Solo l’ostinazione degli operai aveva portato a erigervi primauna croce, poi una chiesa. In quei segni, il Papa riconobbe l’inizio diquella che egli, per la prima volta, definì «nuova evangelizzazione»,spiegando che «l’evangelizzazione del nuovo millennio deve riferirsialla dottrina del Concilio Vaticano II. Deve essere, come insegna que-sto Concilio, opera comune dei vescovi, dei sacerdoti, dei religiosi edei laici, opera dei genitori e dei giovani». E concluse: «Avete costrui-to la chiesa; edificate la vostra vita col Vangelo!» (Omelia nel Santuariodella Santa Croce, Mogila, 9 giugno 1979).Cari confratelli, la missione antica e nuova che ci sta innanzi è quel-la di introdurre gli uomini e le donne del nostro tempo alla rela-zione con Dio, aiutarli ad aprire la mente e il cuore a quel Dio cheli cerca e vuole farsi loro vicino, guidarli a comprendere che com-piere la sua volontà non è un limite alla libertà, ma è essere vera-mente liberi, realizzare il vero bene della vita. Dio è il garante, nonil concorrente, della nostra felicità, e dove entra il Vangelo – e quin-di l’amicizia di Cristo – l’uomo sperimenta di essere oggetto di unamore che purifica, riscalda e rinnova, e rende capaci di amare e diservire l’uomo con amore divino.Come evidenzia opportunamente il tema principale di questavostra Assemblea, la nuova evangelizzazione necessita di adulti chesiano «maturi nella fede e testimoni di umanità». L’attenzione almondo degli adulti manifesta la vostra consapevolezza del ruolodecisivo di quanti sono chiamati, nei diversi ambiti di vita, ad assu-mere una responsabilità educativa nei confronti delle nuove gene-razioni. Vegliate e operate perché la comunità cristiana sappia for-mare persone adulte nella fede perché hanno incontrato GesùCristo, che è diventato il riferimento fondamentale della loro vita;persone che lo conoscono perché lo amano e lo amano perchél’hanno conosciuto; persone capaci di offrire ragioni solide e credi-bili di vita. In questo cammino formativo è particolarmente impor-tante – a vent’anni dalla sua pubblicazione – il Catechismo dellaChiesa Cattolica, sussidio prezioso per una conoscenza organica e

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completa dei contenuti della fede e per guidare all’incontro conCristo. Anche grazie a questo strumento possa l’assenso di fedediventare criterio di intelligenza e di azione che coinvolge tutta l’e-sistenza.Trovandoci nella novena di Pentecoste, vorrei concludere questeriflessioni con una preghiera allo Spirito Santo:

Spirito di Vita, che in principio aleggiavi sull’abisso,aiuta l’umanità del nostro tempo a comprendereche l’esclusione di Dio la porta a smarrirsi nel deserto del mondo,e che solo dove entra la fede fioriscono la dignità e la libertàe la società tutta si edifica nella giustizia.Spirito di Pentecoste, che fai della Chiesa un solo Corpo,restituisci noi battezzati a un’autentica esperienza di comunione;rendici segno vivo della presenza del Risorto nel mondo,comunità di santi che vive nel servizio della carità.Spirito Santo, che abiliti alla missione,donaci di riconoscere che, anche nel nostro tempo,tante persone sono in ricerca della veritàsulla loro esistenza e sul mondo.Rendici collaboratori della loro gioiacon l’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo,chicco del frumento di Dio, che rende buono il terreno della vita eassicura l’abbondanza del raccolto.Amen.

Benedetto XVIRoma, Aula del Sinodo, giovedì 24 maggio 2012

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MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

Con particolare gioia vi incontro oggi per celebrare i 50 anni di fon-dazione della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Policlinico“Agostino Gemelli”. Ringrazio il Presidente dell’Istituto Toniolo,cardinale Angelo Scola, e il Pro–Rettore, prof. Franco Anelli, per lecortesi parole che mi hanno rivolto. Saluto il signor Presidentedella Camera, onorevole Gianfranco Fini, i signori Ministri, onore-voli Lorenzo Ornaghi e Renato Balduzzi, le numerose autorità,come pure i docenti, i medici, il personale e gli studenti delPoliclinico e dell’Università Cattolica. Un pensiero speciale a voi,cari pazienti.In questa circostanza vorrei offrire qualche riflessione. Il nostro èun tempo in cui le scienze sperimentali hanno trasformato la visio-ne del mondo e la stessa autocomprensione dell’uomo. Le molte-plici scoperte, le tecnologie innovative che si susseguono a ritmoincalzante, sono ragione di motivato orgoglio, ma spesso non sonoprive di inquietanti risvolti. Sullo sfondo, infatti, del diffuso otti-

Discorso in occasione del 50° anniversariodell’istituzione della Facoltà di Medicina eChirurgia del Policlinico “Agostino Gemelli”

Signori cardinali, venerati fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,onorevole signor Presidente della Camera e signori Ministri,

illustre Pro–Rettore, distinte autorità, docenti, medici,distinto personale sanitario e universitario,

cari studenti e cari pazienti!

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mismo del sapere scientifico si protende l’ombra di una crisi delpensiero. Ricco di mezzi, ma non altrettanto di fini, l’uomo delnostro tempo vive spesso condizionato da riduzionismo e relativi-smo, che conducono a smarrire il significato delle cose; quasi abba-gliato dall’efficacia tecnica, dimentica l’orizzonte fondamentaledella domanda di senso, relegando così all’irrilevanza la dimensionetrascendente. Su questo sfondo, il pensiero diventa debole e acqui-sta terreno anche un impoverimento etico, che annebbia i riferi-menti normativi di valore. Quella che è stata la feconda radice euro-pea di cultura e di progresso sembra dimenticata. In essa, la ricercadell’assoluto – il quaerere Deum – comprendeva l’esigenza di appro-fondire le scienze profane, l’intero mondo del sapere (cfr Discorso alCollège des Bernardins di Parigi, 12 settembre 2008). La ricerca scienti-fica e la domanda di senso, infatti, pur nella specifica fisionomiaepistemologica e metodologica, zampillano da un’unica sorgente,quel Logos che presiede all’opera della creazione e guida l’intelligen-za della storia. Una mentalità fondamentalmente tecnopratica gene-ra un rischioso squilibrio tra ciò che è possibile tecnicamente e ciòche è moralmente buono, con imprevedibili conseguenze.È importante allora che la cultura riscopra il vigore del significatoe il dinamismo della trascendenza, in una parola, apra con decisio-ne l’orizzonte del quaerere Deum. Viene in mente la celebre frase ago-stiniana: «Ci hai creati per te [Signore], e il nostro cuore è inquietofinché non riposa in te» (Le Confessioni, I, 1). Si può dire che lo stes-so impulso alla ricerca scientifica scaturisce dalla nostalgia di Dioche abita il cuore umano: in fondo, l’uomo di scienza tende, ancheinconsciamente, a raggiungere quella verità che può dare senso allavita. Ma per quanto sia appassionata e tenace la ricerca umana, essanon è capace con le proprie forze di approdo sicuro, perché «l’uo-mo non è in grado di chiarire completamente la strana penombra chegrava sulla questione delle realtà eterne... Dio deve prendere l’iniziativadi venire incontro e di rivolgersi all’uomo» (J. Ratzinger, L’Europa diBenedetto nella crisi delle culture, Cantagalli, Roma 2005, p.124). Perrestituire alla ragione la sua nativa, integrale dimensione bisognaallora riscoprire il luogo sorgivo che la ricerca scientifica condividecon la ricerca di fede, fides quaerens intellectum, secondo l’intuizioneanselmiana. Scienza e fede hanno una reciprocità feconda, quasiuna complementare esigenza dell’intelligenza del reale. Ma, para-

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dossalmente, proprio la cultura positivista, escludendo la domandasu Dio dal dibattito scientifico, determina il declino del pensiero el’indebolimento della capacità di intelligenza del reale. Ma il quae-rere Deum dell’uomo si perderebbe in un groviglio di strade se nongli venisse incontro una via di illuminazione e di sicuro orienta-mento, che è quella di Dio stesso che si fa vicino all’uomo conimmenso amore: «In Gesù Cristo Dio non solo parla all’uomo, malo cerca.... È una ricerca che nasce nell’intimo di Dio e ha il suopunto culminante nell’incarnazione del Verbo» (Giovanni PaoloII, Tertio Millennio Adveniente, 7).Religione del Logos, il cristianesimo non relega la fede nell’ambitodell’irrazionale, ma attribuisce l’origine e il senso della realtà allaRagione creatrice, che nel Dio crocifisso si è manifestata comeamore e che invita a percorrere la strada del quaerere Deum: «Io sonola via, la verità, la vita». Commenta qui san Tommaso d’Aquino: «Ilpunto di arrivo di questa via infatti è il fine del desiderio umano.Ora l’uomo desidera due cose principalmente: in primo luogo quel-la conoscenza della verità che è propria della sua natura. In secon-do luogo la permanenza nell’essere, proprietà questa comune atutte le cose. In Cristo si trova l’una e l’altra... Se dunque cerchi perdove passare, accogli Cristo perché egli è la via» (Esposizioni suGiovanni, cap. 14, lectio 2). Il Vangelo della vita illumina allora ilcammino arduo dell’uomo, e davanti alla tentazione dell’autono-mia assoluta, ricorda che «la vita dell’uomo proviene da Dio, è suodono, sua immagine e impronta, partecipazione del suo soffio vita-le» (Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 39). Ed è proprio percor-rendo il sentiero della fede che l’uomo è messo in grado di scorgerenelle stesse realtà di sofferenza e di morte, che attraversano la suaesistenza, una possibilità autentica di bene e di vita. Nella Croce diCristo riconosce l’Albero della vita, rivelazione dell’amore appas-sionato di Dio per l’uomo. La cura di coloro che soffrono è alloraincontro quotidiano con il volto di Cristo, e la dedizione dell’intel-ligenza e del cuore si fa segno della misericordia di Dio e della suavittoria sulla morte.Vissuta nella sua integralità, la ricerca è illuminata da scienza e

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fede, e da queste due «ali» trae impulso e slancio, senza mai perde-re la giusta umiltà, il senso del proprio limite. In tal modo la ricer-ca di Dio diventa feconda per l’intelligenza, fermento di cultura,promotrice di vero umanesimo, ricerca che non si arresta alla super-ficie. Cari amici, lasciatevi sempre guidare dalla sapienza che vienedall’alto, da un sapere illuminato dalla fede, ricordando che lasapienza esige la passione e la fatica della ricerca.Si inserisce qui il compito insostituibile dell’Università Cattolica,luogo in cui la relazione educativa è posta a servizio della personanella costruzione di una qualificata competenza scientifica, radica-ta in un patrimonio di saperi che il volgere delle generazioni hadistillato in sapienza di vita; luogo in cui la relazione di cura non èmestiere, ma missione; dove la carità del Buon Samaritano è laprima cattedra e il volto dell’uomo sofferente il Volto stesso diCristo: «l’avete fatto a me» (Mt 25, 40). L’Università Cattolica delSacro Cuore, nel lavoro quotidiano di ricerca, di insegnamento e distudio, vive in questa traditio che esprime il proprio potenziale diinnovazione: nessun progresso, tantomeno sul piano culturale, sinutre di mera ripetizione, ma esige un sempre nuovo inizio.Richiede inoltre quella disponibilità al confronto e al dialogo cheapre l’intelligenza e testimonia la ricca fecondità del patrimoniodella fede. Si dà forma così a una solida struttura di personalità,dove l’identità cristiana penetra il vissuto quotidiano e si esprimedall’interno di una professionalità eccellente.L’Università Cattolica, che ha con la sede di Pietro un particolare rap-porto, è chiamata oggi ad essere istituzione esemplare che nonrestringe l’apprendimento alla funzionalità di un esito economico,ma allarga il respiro su progettualità in cui il dono dell’intelligenzainvestiga e sviluppa i doni del mondo creato, superando una visionesolo produttivistica e utilitaristica dell’esistenza, perché «l’essereumano è fatto per il dono, che ne esprime ed attua la dimensione ditrascendenza» (Caritas in veritate, 34). Proprio questa coniugazione diricerca scientifica e servizio incondizionato alla vita delinea la fisio-nomia cattolica della Facoltà di Medicina e Chirurgia «AgostinoGemelli», perché la prospettiva della fede è interiore – non sovrappo-sta, né giustapposta – alla ricerca acuta e tenace del sapere.Una Facoltà cattolica di Medicina è luogo dove l’umanesimo tra-scendente non è slogan retorico, ma regola vissuta della dedizione

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quotidiana. Sognando una Facoltà di Medicina e Chirurgia auten-ticamente cattolica, padre Gemelli – e con lui tanti altri, come ilprof. Brasca –, riportava al centro dell’attenzione la persona umananella sua fragilità e nella sua grandezza, nelle sempre nuove risorsedi una ricerca appassionata e nella non minore consapevolezza dellimite e del mistero della vita. Per questo avete voluto istituire unnuovo Centro di Ateneo per la vita, che sostenga altre realtà già esi-stenti quali, ad esempio, l’Istituto Scientifico Internazionale PaoloVI. Incoraggio, quindi, l’attenzione alla vita in tutte le sue fasi.Vorrei rivolgermi ora, in particolare, a tutti i pazienti presenti qui al«Gemelli», assicurare loro la mia preghiera e il mio affetto e direloro che qui saranno sempre seguiti con amore, perché nel lorovolto si riflette quello del Cristo sofferente.È proprio l’amore di Dio, che risplende in Cristo, a rendere acuto epenetrante lo sguardo della ricerca e a cogliere ciò che nessunaindagine è in grado di cogliere. L’aveva ben presente il beatoGiuseppe Toniolo, che affermava come è della natura dell’uomoleggere negli altri l’immagine di Dio amore e nel creato la suaimpronta. Senza amore, anche la scienza perde la sua nobiltà. Solol’amore garantisce l’umanità della ricerca. Grazie per l’attenzione.

Benedetto XVI

Roma, giovedì 3 maggio 2012

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1. Per un ripensamento culturale collettivo

Angustia per una condizione sociale di crisi assai più ampia di ogniprevisione e volontà di farsi prossimo con parole non scontate diincoraggiamento e di sostegno. Il cardinale Presidente, con una let-tura apprezzata per coraggio e prospettiva, ha costruito la sua pro-lusione assumendo come filo conduttore il cuore del pastore cheavverte la responsabilità di farsi voce ad un tempo realistica ed equi-librata di quanto vive fra il suo popolo. I vescovi ne hanno condivi-so l’impianto, riprendendolo e approfondendolo ulteriormente,convinti che le sfide del tempo presente non possono essere affron-tate con risposte semplicistiche.Al riguardo, tra le priorità rimarcate c’è l’obiettivo dell’accesso allavoro e, quindi, di segnali che consentano soprattutto ai giovani diandare oltre l’attuale precarietà. Nel contempo, l’Assemblea ha evi-denziato che, prima ancora del pur reale bisogno di riforme econo-miche, c’è quello di un autentico ripensamento culturale collettivo:«ad una crisi epocale si deve rispondere con un cambiamento altret-tanto epocale», innanzitutto di mentalità. L’episcopato ha sottoli-neato come questo comporti il superamento della cifra dell’indivi-dualismo e della logica dell’utilitarismo: se un ciclo si è definitiva-mente interrotto, «il nuovo sarà comunque diverso» e richiederà«idee, progetti e comportamenti adeguati alla nuova condizione».

LXIV Assemblea generale

Comunicato finale dei lavori(Roma, 21–25 maggio 2012)

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANADOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

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Nella consapevolezza che «ci vuole intelligenza, coraggio e perseve-ranza per proporre strade concrete, efficaci e percorribili», i pastoridella Chiesa che vive in Italia hanno rinnovato l’impegno a fare finoin fondo la loro parte. È parte essenziale di questo impegno la tute-la e la promozione della famiglia: ogni “distrazione” su questo fron-te ferisce l’intera società, che «indebolisce il suo più rilevante cespi-te di vitalità, di coesione e di futuro» e rischia di perdere quella«bussola irrinunciabile che orienta ogni dimensione del viverecomune». Di qui il forte appello dei vescovi a liberare la domenicadal lavoro, a tutela della dignità delle persone – della donna, soprat-tutto – e dei tempi della famiglia. Rientrano in questo compitoanche il sostegno formativo, alla luce della dottrina sociale dellaChiesa, di quanti si impegnano in politica, nonché, più in generale,l’opera educativa, attenta a far gustare come la gioia del servizionon ammetta confronti «con il gusto acre dell’avere a scapito delprossimo».

2. Quella speranza che nasce dalla fede

L’ampia analisi del cardinale Presidente è stata apprezzata perchériconosciuta innervata da quella speranza che nasce dalla fede eche, anche nelle difficoltà del presente, sa far emergere le risorse e lavita buona dei credenti. Tale ricchezza è stata unanimemente rico-nosciuta nel valore della pastorale ordinaria, che fa della parrocchia«il miracolo di Dio dispiegato sul territorio».Ripartire da questa esperienza significa affrontare con «la compa-gnia buona degli altri» quella solitudine che è «la madre di tutte lecrisi». Più ancora, significa lavorare per superare quella crisi di fede,che non tocca soltanto i lontani: oggi la stessa Chiesa, infatti, – èstato evidenziato in Assemblea – non è segnata da un deficit orga-nizzativo, ma da una preoccupante crisi di fede. Per affrontarla ivescovi hanno sottolineato la necessità di favorire la formazione,valorizzando i contenuti del Catechismo della Chiesa Cattolica,quale via per riprendere con forza anche l’insegnamento conciliare.Fa parte di questa priorità anche l’indicazione di rimettere al centrodella vita ecclesiale il Magistero pontificio, facendone uno stru-mento essenziale per ricostruire un’identità nel popolo cristiano.

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

3. Atteggiamenti, contenuti e scelte di maturità

La maturità della vita di fede – ossia vivere l’esperienza di Dio nellasequela di Gesù Cristo e nell’appartenenza ecclesiale – è ciò che fapassare da una religiosità puramente ereditata a una convinzioneacquisita in maniera personale. Oltre ogni mediocrità, questa pro-spettiva richiede, secondo i vescovi, di saper assumere e proporre unorizzonte di santità. Nel decennio che la Conferenza EpiscopaleItaliana dedica al primato dell’educazione, la missione più alta con-siste così nel formare coscienze attente ad ascoltare la chiamatadivina e a scoprire in essa la propria identità, la via per diventaretestimoni di umanità compiuta fra gli uomini di oggi.Attorno a questo orizzonte – che nella scansione degli Orientamentipastorali declina il tema dell’anno in corso – si è sviluppato un ampioconfronto tra i vescovi, approfondito anche nei lavori di gruppo.Le stesse parole del Santo Padre, nell’intervento di giovedì 24 mag-gio in Assemblea, sono andate in questa direzione: Benedetto XVIha esortato l’episcopato a «vegliare e operare perché la comunitàcristiana sappia formare persone adulte nella fede perché hannoincontrato Gesù Cristo, che è diventato il riferimento fondamenta-le della loro vita; persone che lo conoscono perché lo amano e loamano perché l’hanno conosciuto; persone capaci di offrire ragionisolide e credibili di vita».Muovendo dalla consapevolezza di come oggi la maturità umana ecredente sia tutt’altro che scontata o acquisita una volta per tutte, ivescovi si sono interrogati su come favorire la formazione, tanto alivello di atteggiamenti, che di contenuti e di scelte.Tra gli atteggiamenti, che una Chiesa orante e accogliente può svi-luppare, hanno indicato il servizio, la comunione, la coerenza trafede e vita; atteggiamenti da promuovere anche aiutando a risco-prire il valore del silenzio, la meraviglia verso i doni ricevuti, la liber-tà dalle diverse forme di dipendenza, la sobrietà. Quanto ai conte-nuti di una formazione adeguata agli adulti, la centralità riporta aGesù Cristo e alla realtà ecclesiale, in un impegno che porti a supe-rare il diffuso analfabetismo dottrinale, con la proposta anche di

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figure e di esperienza vive, esigenti, fraterne. Solo a queste condivi-sioni l’adulto sarà in grado di assumere quelle scelte che traduconola libertà in opzioni di fondo e in decisioni precise, rendendoloautenticamente uomo.

4. Una Chiesa esperta in umanità

La quaestio fidei, posta nell’attuale cultura, ha caratterizzato l’ap-prezzato intervento del segretario generale e l’ampio dibattito chene è seguito, attorno alla scelta del tema e delle modalità di prepa-razione del Convegno ecclesiale nazionale del 2015.Dopo aver riconosciuto come proprio la fede cristiana oggi rischi didiventare evanescente, i vescovi hanno condiviso la necessità di tro-vare le forme con cui testimoniare che l’essere credenti crea le con-dizioni migliori di una vita piena e riuscita, nonché integrata in unaprospettiva elevante ed eterna. Qui si radica la ricchezza della voca-zione battesimale di ogni credente – è stato rimarcato – come dellevocazioni di speciale consacrazione. La fede, dunque, come rispostache ricrea l’umano, capace di fondare un nuovo umanesimo, unanuova umanità, aperta alla bellezza, all’arte, a uno sguardo che sariconoscere i segni del Regno già presenti e operanti nella storia.Del resto, la Chiesa è esperta in umanità (Paolo VI), proprio perchévive in relazione con Dio; l’icona evangelica in cui si specchia è l’in-contro al pozzo di Gesù con la donna samaritana (Gv 4), da cuinascono la conversione e la gioia dell’intera città.Sono tornate puntuali le parole rivolte ai vescovi da Benedetto XVI:«Gli uomini vivono di Dio, di Colui che spesso inconsapevolmenteo solo a tentoni ricercano per dare pieno significato all’esistenza».Il Papa ha quindi aggiunto: «La missione antica e nuova che ci stainnanzi è quella di introdurre gli uomini e le donne del nostrotempo alla relazione con Dio, aiutarli ad aprire la mente e il cuorea quel Dio che li cerca e vuole farsi loro vicino, guidarli a compren-dere che compiere la sua volontà non è un limite alla libertà, ma èessere veramente liberi, realizzare il vero bene della vita».La ricchezza degli interventi in Assemblea sarà ripresa dal ConsiglioEpiscopale Permanente del prossimo settembre, chiamato a elegge-re il comitato preparatorio del Convegno e a definire anche una

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proposta di titolo che sarà infine sottoposta all’Assemblea generaledel 2013.

5. Messale Romano, la parola alla Santa Sede

L’Assemblea generale ha approvato pressoché all’unanimità sia itesti propri dell’edizione italiana, concernenti il corpus delle colletteposte in appendice del Messale Romano, sia la terza edizione italia-na dello stesso nel suo insieme. È giunto così a conclusione l’iter perla sua approvazione definitiva da parte della Conferenza EpiscopaleItaliana, dopo che la prima parte era stata esaminata e approvatadalla 62a Assemblea generale (Assisi, novembre 2010) e una secon-da parte nel corso della 63a Assemblea generale (Roma, maggio2011). Il materiale complessivo può essere ora presentato alla SantaSede per la necessaria recognitio, i cui esiti saranno vincolanti.

6. Abusi sessuali, le Linee guida

In Assemblea sono state presentate le Linee guida per i casi diabuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici. Il testo –sollecitato a ogni Conferenza Episcopale dalla “Lettera circolare”della Congregazione per la Dottrina della Fede (maggio 2011) eapprovato dal Consiglio Episcopale Permanente nella sessione delscorso 23–26 gennaio 2012 – è finalizzato a facilitare la retta appli-cazione delle norme circa i delicta graviora in questo ambito, alla luceanche della legislazione italiana.La protezione dei minori e la premura verso le vittime degli abusirimangono la priorità assoluta; ad essa si accompagna la cura per laformazione di sacerdoti e religiosi.Le Linee guida si articolano in una Premessa e in tre successivi para-grafi, dedicati rispettivamente a delineare Profili canonistici, Profilipenalistici e rapporti con l’autorità civile, nonché Il servizio della SegreteriaGenerale della Conferenza Episcopale Italiana.

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7. Adempimenti in materia giuridico–amministrativa

Come ogni anno, i vescovi hanno provveduto ad alcuni adempi-menti di carattere giuridico–amministrativo. È così stato presenta-to e approvato il bilancio consuntivo della CEI per l’anno 2011,sono stati definiti e approvati i criteri per la ripartizione dellesomme derivanti dall’otto per mille per l’anno 2012 ed è stato illu-strato il bilancio consuntivo dell’Istituto Centrale per il Sosten-tamento del Clero per l’anno 2011.

8. Comunicazioni e informazioni

Ai vescovi è stato presentato il nuovo statuto della FondazioneMigrantes – che recepisce le nuove indicazioni normative della SantaSede e della CEI – e l’attenzione pastorale nel mondo delle migra-zioni e della mobilità umana, profondamente mutato negli ultimidecenni anche in Italia.Una comunicazione è stata dedicata all’imminente Incontro mon-diale delle famiglie (Milano, 30 maggio – 3 giugno 2012), dedicatoal tema “La famiglia: il lavoro e la festa” e impreziosito dalla pre-senza del Santo Padre.È stata presentata in Assemblea una riflessione volta a condividerealcune linee operative per migliorare la qualità comunicativa equindi l’immagine della Chiesa veicolata dai media. Si sono forniti,inoltre, ragguagli sul Seminario di studio per i vescovi nell’Annodella fede (Roma, 12–14 novembre 2012). Altre informazionihanno riguardato la Giornata mondiale della gioventù di Rio deJaneiro (23–28 luglio 2013) e la Giornata per la carità del Papa (24giugno 2012), appuntamento annuale che esprime il profondo vin-colo che unisce le Chiese in Italia con il successore di Pietro: ne èsegno il fatto che, pur nel perdurare degli effetti della crisi economica,i dati relativi al 2011 attestano un ulteriore incremento (+ 1,2%).Infine, è stato presentato e approvato il calendario delle attivitàdella CEI per l’anno pastorale 2012–2013.

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9. Nomine

Nel corso dei lavori, l’Assemblea generale ha eletto vice Presidentedella CEI per l’area Sud S.E. Mons. Angelo SPINILLO, vescovo diAversa.Il Consiglio Episcopale Permanente, nella sessione del 23 maggio,ha provveduto alle seguenti nomine:– Presidente del Comitato per i Congressi Eucaristici Nazionali:S.Em. card. Angelo BAGNASCO (arcivescovo di Genova).– Delegato della CEI presso la Commissione degli Episcopati dellaComunità Europea (COMECE): S.E. mons. Gianni AMBROSIO (vesco-vo di Piacenza–Bobbio), per un ulteriore triennio.– Assistente ecclesiastico della Confederazione delle Confraternitedelle Diocesi d’Italia: S.E. mons. Mauro PARMEGGIANI (vescovo diTivoli), per un quinquennio.– Coordinatore nazionale della pastorale per le comunità cattolichemalgasce in Italia: padre Pierre Emile RAKOTOARISOA, SJ, per un quin-quennio.– Coordinatore nazionale della pastorale per le comunità cattolicheromene di rito latino in Italia: mons. Anton LUCACI (Iasi – Romania),per un ulteriore quinquennio.– Presidente Nazionale Maschile della Federazione UniversitariaCattolica Italiana (FUCI): sig. Stefano NANNINI, per un biennio.Infine, ha fissato la data della prossima Settimana sociale dei cat-tolici Italiani (Torino, 12–15 settembre 2013).

Roma, 25 maggio 2012

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Cristiani nel mondo. Testimoni di speranzaNota Pastorale dopo il terzo Convegno Ecclesiale Pugliese

“I laici nella Chiesa e nella società pugliese, oggi”

CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESEDOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

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PremessaLe Chiese di Puglia si interrogano

«Quel che conta soprattutto è il ‘senso’ che ha per il cristianoogni attività, il suo costruire dovunque e comunque per l’eter-no […] contribuire con la carità e la verità a quei mutamentidi struttura sociale che solo il cristiano può produrre construmenti di pacifico progresso».

(Aldo Moro)

Per un rinnovato impegno sociale ed ecclesiale

Nuove domande

1. La Puglia! Di fronte ad una crisi diffusa, che tutti riconosconoessere non solo economica, ma anche morale, ci si chiede: qual è,oggi, il ruolo della Puglia? Come è vista dallo straniero che appro-da sulle nostre coste o dal cronista del nord che pare cucire addos-so a questo territorio abiti di maniera, logori e magari interessati? È

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ancora terra abitata da un popolo di formiche o è diventata davveroterra leader di nuovi processi di sviluppo? È lembo residuo di memo-rie ancestrali utili per attirare divi dello spettacolo globale o avam-posto di civiltà che ha vinto l’antica lamentela e la fatalistica rasse-gnazione? Divenuta sempre più terra di immigrati – senza smetteredi essere terra di migranti –, si presenta come tessuto sociale ed eco-nomico promettente o terra di espansione del crimine organizzato?Le difficili e incerte tessiture politiche e amministrative saprannoapprodare a un dialogo costruttivo tra soffocanti solitudini e gran-di risorse della nostra cultura e del nostro territorio?

2. Di fronte a tutto ciò è doveroso domandarsi: i pugliesi di oggi e iresponsabili delle varie istituzioni quale realtà sociale e culturale,economica e morale stanno consegnando alle nuove generazioni?Quale etica muove i nostri professionisti? Quali prospettive idealivengono elaborate nelle università e nelle scuole, nelle imprese e neilaboratori, nel dibattito politico e nelle aule dei tribunali? È possi-bile educare alla legalità senza educare alla moralità? Quanti sisono defilati, delusi, dalla vita pubblica? Quanti stanno abbando-nando il campo agli speculatori di ogni tipo, lasciando cadere lapassione per il bene comune? Di quale luce nuova ha bisogno lospazio pubblico per essere motivo di felicità per tutti, specie per ipiù poveri, per i giovani e le donne, gli immigrati e le persone sole?

Nuovi compiti

3. Una tale verifica porta con sé altri interrogativi rivolti al mondoecclesiale: quali nuovi compiti educativi devono affrontare le Chiese diPuglia? Quale contributo al rinnovamento portano alla societàpugliese? Quale tipo di formazione offrono ai cristiani laici? Conchi collaborano nell’affrontare i problemi e nel cercare le risorse e lerisposte? Quali modelli laicali del passato sono ancora oggi presen-ti nell’immaginario collettivo del popolo di Dio? La vita dellecomunità cristiane si ispira a un’autentica corresponsabilità pasto-rale, a una concreta attenzione ad ogni situazione di fragilità, a unatestimonianza evangelica dal forte spessore educativo?

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IntroduzioneUna viva esperienza pasquale

per una rinnovata missione laicale

«La moltitudine di coloro che erano diventati credenti avevaun cuore solo ed un’anima sola […].Con grande forza gli apostoli davano testimonianza dellarisurrezione del Signore Gesù».

(At 4, 32–33)

In compagnia di cristiani laici, testimoni di fede e di speranza

4. Il desiderio di compiere questa verifica ci ha portati a risalire allesorgenti delle nostre risorse umane e spirituali con un’esperienzaecclesiale particolarmente significativa, vissuta a San GiovanniRotondo nei giorni 27-30 aprile 2011, alla vigilia della beatificazio-ne del Papa Giovanni Paolo II. La città nota al mondo perché luogodove “riposa” san Pio da Pietrelcina, è stata non solo la sede, maanche il luogo simbolico, che ha offerto una chiave di lettura all’in-tero convegno: da lì si potevano intravedere i sentieri di santità e diciviltà che la forza trasformante della fede ha aperto nella storiapugliese, specie nei momenti difficili.Certo, come insegna Benedetto XVI, siamo consapevoli che il nostrotempo è attraversato da una pervasiva «crisi di fede»1; tuttavia cisentiamo sostenuti dalla grata certezza che il bene seminato datanti laici pugliesi nel nostro territorio continua ad alimentare quel-l’umanesimo cristiano che è capace di portare vera speranza a tutti.

1 BENEDETTO XVI, Lettera apostolica Porta fidei, 11 ottobre 2011, n. 2.

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Il bene non fa notizia

5. Ammaestrati dalla Lettera agli Ebrei, sappiamo che anche nelnostro tempo siamo «circondati da un gran numero di testimoni»(Eb 12,1) di Cristo Risorto in tutte le nostre diocesi.Per tutti ricordiamo Aldo Moro e Giovanni Modugno.Per fede, infatti, l’on. Moro (1916–1978) ha saputo compiere un’ar-monica sintesi tra i suoi doveri di padre e di marito all’interno delnucleo familiare, la sua appassionata ricerca accademica e la capa-cità educativa verso le nuove generazioni durante gli anni del suoinsegnamento universitario e il delicatissimo ruolo ricoperto alivello politico e istituzionale; una testimonianza, la sua, esemplareed eroica fino al dono della vita per il bene dell’intera nazione ita-liana. Tra i tanti suoi insegnamenti, vale la pena di ricordare quan-to egli scriveva in un articolo del 1977, durante “gli anni di piom-bo”, un anno e mezzo prima della sua tragica morte: «Penso all’im-mensa trama d’amore che unisce il mondo, ad esperienze religioseautentiche, a famiglie ordinate, a slanci generosi di giovani, a formedi operosa solidarietà con gli emarginati ed il Terzo Mondo, acomunità sociali, al commovente attaccamento di operai al lorolavoro. […] Certo il bene non fa notizia. Quello che è al suo posto,quello che è vero, quello che favorisce l’armonia è molto menosuscettibile di esser notato e rivelato, [ma] il bene, anche restandocome sbiadito nello sfondo, è più consistente del male che lo con-traddice. La vita si svolge in quanto il male risulta in effetti margi-nale e lascia intatta la straordinaria ricchezza di valori di accetta-zione, di tolleranza, di senso del dovere, di dedizione, di simpatia,di solidarietà, di consenso che reggono il mondo, bilanciando vit-toriosamente le spinte distruttive di ingiuste contestazioni»2.

Innamorati di Cristo

6. Per fede il prof. Modugno (1880–1957) ebbe il coraggio di oppor-si in modo non violento al regime fascista, rinunziando a tutti iriconoscimenti accademici e alle offerte di incarichi politici e isti-

2 A. MORO, Il bene non fa notizia ma c’è, «Il Giorno», 20 gennaio 1977.

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tuzionali, per dedicare le sue energie di mente e di cuore a quella cheegli riteneva essere la sua vera vocazione di educatore delle nuovegenerazioni e di valente studioso di pedagogia. Dopo l’incontro conCristo, egli comprese che il compito più urgente della Chiesa eraquello di “cristianizzare” il mondo; espressione, questa, che sembracontenere un’anticipazione dell’attuale impegno per la nuova evange-lizzazione. Non si comprende appieno la sua figura di educatore etestimone se non si considera che tutto era motivato dall’incontrocon Cristo. Così egli si rivolgeva agli operai: «Quanto vi sento piùvicini al mio cuore ora che la mia anima è illuminata da Cristo!»3.E, alla fine della seconda guerra mondiale, lanciava a tutti messag-gi di speranza: «Ripeto alle anime assetate di libertà, di giustizia e dipace, che solo in una profonda, sincera e coerente rinascita cristia-na è posta la possibilità di realizzare questi ideali, ai quali incoerci-bilmente aspirano i popoli, che sono stati oppressi dalla tirannia estraziati dalla guerra»4.Per fede molte donne e uomini del nostro tempo, sovente anchegiovani, hanno dato prova del loro amore a Cristo consacrando laloro esistenza a servizio di tutti nella quotidianità della loro vita lai-cale. Parafrasando un’omelia del vescovo don Tonino Bello, possia-mo dire che questi e altri cristiani impegnati nella vita socialehanno «amato il mondo, gli hanno fatto compagnia e si sono ado-perati perché la cronaca di perdizione diventi storia di salvezza»5.Questo compito lo hanno realizzato lungo i secoli molti santi chepopolano la nostra Puglia dal Gargano al Salento. Noi continuia-mo questo cammino di grazia in cui la fede ha trasformato la vita,è diventata carità solidale ed è stata fonte di speranza per tutti.

3 M. MODUGNO, Appunti per una biografia, in M. PERRINI (a cura di), Pedagogia e vita di GiovanniModugno, Ed. La Scuola, Brescia 1961, p. 179.4 G. MODUGNO, Prefazione alla seconda edizione del volume F. W. Förster e la crisi dell’animacontemporanea, Editori Laterza, Bari 2005 (ristampa della seconda edizione del 1946. Laprima edizione era del 1931), p. XXII.5 A. BELLO, Omelia per la messa crismale del 1989, in Omelie e scritti quaresimali, Mezzina,Molfetta 2005 (Scritti di Mons. Antonio Bello, 2), p. 66.

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Il terzo convegno ecclesiale regionale: un evento dello Spirito

7. Il Convegno, che ha avuto per tema I laici nella Chiesa e nella societàpugliese oggi, è stata una grande iniziativa ecclesiale, sollecitata dallaConsulta regionale per il laicato e promossa dalla ConferenzaEpiscopale Pugliese. Di tutte le 19 diocesi, sono stati chiamati a rac-colta alcuni rappresentanti – laici, presbiteri e membri di vita con-sacrata – per riflettere insieme sui cristiani laici in vista di un lororinnovato impegno nella Chiesa e nel territorio pugliese oggi6, nellaconsapevolezza che questa è “l’ora dei laici”7.

Approfondire il Concilio

Le motivazioni che hanno indotto a scegliere questo tema vanno cer-cate senza dubbio nel fatto che i laici, per il dono del Battesimo, sonoparte attiva della vita e della missione della Chiesa. Alla luce dellaricca letteratura teologica e della diffusa prassi pastorale provocatedal Concilio Vaticano II, come Pastori delle Chiese di Puglia abbiamopensato di sollecitare le nostre comunità a rivisitare e fare oggetto diulteriore approfondimento i documenti conciliari e post–conciliarisul laicato per riscoprirne l’originaria modalità di presenza e di azio-ne dei fedeli laici nella Chiesa e nella società e così favorire l’esperien-za di una più completa ecclesiologia di comunione.

8. I rappresentanti delle Chiese di Puglia non sono giunti al convegnoimpreparati. L’Istituto Pastorale Pugliese, su mandato della ConferenzaEpiscopale, ha coinvolto nella riflessione e nella progettazione tutte lediocesi e tutte le componenti ecclesiali. L’elaborazione di due sussidi hafavorito la preparazione personale e comunitaria prima e durante ilConvegno8. Sono stati realizzati nella regione tre seminari di studio – aOtranto, Molfetta e San Severo – che hanno consentito un ampio dibat-

6 In precedenza si sono tenuti due Convegni ecclesiali regionali: il primo a Bari nel 1993sul tema: Crescere insieme in Puglia; il secondo nel 1998 a Taranto e Martina Franca sultema: La vita consacrata in Puglia.7 Cfr S. RAMIREZ (a cura di), L’ora dei laici in Puglia. Prospettive teologico–pastorali, III Quadernodell’Istituto Pastorale Pugliese, Vivere In, Monopoli 2011. Per un approfondimento vediA. CAPUTO, Essere laici, oggi, Edizioni CVS, Roma 2011.8 CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE – ISTITUTO PASTORALE PUGLIESE, I laici nella Chiesa e nella societàpugliese oggi. Sussidio a schede per la preparazione personale e comunitaria al Terzo Convegno

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tito su alcune tematiche significative: la necessità di un’alleanza educa-tiva tra famiglia, parrocchia, società e scuola; la valorizzazione di orga-nismi di partecipazione come luoghi che favoriscono la crescita comu-ne di clero, laici e persone consacrate nella corresponsabilità; l’impegnodi testimonianza dei cristiani laici, nel vasto campo della cultura, dellavita sociale e dell’impegno politico.

Alcune coordinate fondamentali

9. La celebrazione del Convegno è stata da tutti ritenuta un dono di Dio,un evento dello Spirito, un’autentica esperienza pasquale. L’incontro,collocato nell’ottava di Pasqua, con le celebrazioni eucaristiche e la litur-gia delle Ore, ha fatto sentire ai 400 partecipanti la presenza viva delSignore Risorto, quale sorgente di gioia, vincolo di comunione e fonda-mento di speranza. La partecipazione dei delegati di altre confessionicristiane e dei rappresentanti delle comunità islamiche ha richiamato lavocazione della Puglia al dialogo ecumenico e al confronto culturalecon le religioni non cristiane presenti nella nostra regione.Dopo avere ascoltato i convegnisti e accolto il lodevole sforzo disintesi dei lavori consegnato a noi nelle Proposizioni finali 9, con que-sta Nota pastorale desideriamo offrire alcune coordinate fonda-mentali, da noi tutti condivise, senza presumere di fare una sintesidei lavori e lasciando alle singole diocesi la libertà di modulare illoro impegno secondo i ritmi pastorali di ciascuna. È nostro vivointendimento ribadire la prospettiva di speranza che ci muove interra di Puglia a partire dalla fede in Gesù risorto. Auspichiamo chequesto testo sia favorevolmente accolto da tutto il popolo di Dio,ma anche da quanti, pur non essendo cristiani, operano per la giu-stizia e la pace e interpellano i credenti, specialmente in tempi dicrisi. Ci rivolgiamo ai cercatori della verità e a tutti gli uomini dibuona volontà, ai quali guardiamo con rispetto e stima.

Ecclesiale Regionale, Vivere In, Monopoli 2010; ID., I laici nella Chiesa e nella società pugliese oggi.Sussidio per i gruppi di approfondimento e di ricerca, Vivere In, Monopoli 2011.9 Cfr www.istitutopastoralepugliese.org.

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Capitolo primoAmate la nostra terra

«Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden,perché lo coltivasse e lo custodisse».

(Gn 2,15)

Europei del Mediterraneo

10. A voi, Chiese di Puglia, e in particolare a voi, cristiani laici,nostri fratelli nella fede, la prima parola che vogliamo dire è laseguente: amate la nostra terra! Amatela con tutta la forza dellaragione e tutta la passione della nostra fede in Cristo morto e risor-to. Amate il luogo dove viviamo e lavoriamo, così come esso è, conla sua storia e la pluriforme tradizione culturale e religiosa, con l’i-dentità culturale che ci ritroviamo, con le risorse che possediamo,con le problematiche umane e sociali che siamo chiamati ad affron-tare. Amate la nostra terra soprattutto in questo momento di crisieconomica e sociale, che ci provoca a ricercare nuovi stili di vita enuovi modelli di sviluppo per il nostro futuro.

Un ruolo centrale

Dal Gargano a Santa Maria di Leuca, la nostra è una terra bellissi-ma, “santuario della luce e del silenzio”, con il suo mare, le sue col-line, il suo tavoliere, i suoi castelli, le sue masserie, le sue cattedrali.Finestra aperta sul mare, la Puglia è una terra di antica civiltà, la cuistoria culturale e religiosa ha plasmato l’identità delle nostre popo-lazioni attuali: siamo europei del Mediterraneo.Siamo europei e vogliamo restare tali, senza perdere la nostraappartenenza a un contesto culturale che ci induce a operare perchéla vita dell’Unione Europea non avvenga soltanto lungo l’asse Est–Ovest, ma anche lungo quello Nord–Sud. Operare perché essa nonresti chiusa egoisticamente nella ricca fortezza del Nord Europa,ma si apra a una cultura di scambio di doni con i popoli del Medi-

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terraneo, compresi quelli delle nazioni del Nord Africa che si affac-ciano sullo stesso mare10.Amate, perciò, la nostra regione Puglia, impregnata come è di cul-tura greco–romana e giudaico–cristiana e con la sua radicata voca-zione ecumenica. Amate e stimolate il suo prezioso contributo allosviluppo delle altre regioni europee e alla promozione della pace nelbacino del Mediterraneo. Amate la nostra terra benedetta da Dio,che ha ricevuto l’annuncio della fede cristiana sin dai primordi eche sembra proiettare le nostre Chiese del Sud11 verso un ruolosignificativo nel cristianesimo che verrà12.

Coltivate e custodite la nostra terra

11. Come cristiani laici, avete una ragione in più per amare la nostraterra, ove non abitiamo per caso, per un gioco fortuito di un ano-nimo processo evolutivo, ma per un dono di Dio a cui è stretta-mente legato un duplice compito: «coltivare e custodire la terra»(cfr Gn 2,15) e riconoscere nel mistero dell’Incarnazione e dellaRedenzione un’espressione della stessa benevolenza di Dio (cfr Gv3,16) nei confronti dell’umanità, delle creature infraumane, dellerealtà terrestri e del cosmo intero.In quanto fedeli laici, siete tenuti ad amare il mondo, perché in essoe attraverso di esso rispondete alla vocazione di cercare il Regno di

10 Il «comune denominatore del Mediterraneo […] accentua la centralità del Mezzogiornoper la movimentazione delle persone e delle merci provenienti dal Medio Oriente e daglialtri Paesi asiatici […]. Possiamo pertanto considerare quella del Mediterraneo una vera epropria opzione strategica per il Mezzogiorno e per tutto il Paese, inserito nel camminoeuropeo e aperto al mondo globalizzato», in CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Per un Paese soli-dale. Chiesa italiana e Mezzogiorno, 21 febbraio 2010, n. 7.11 Cfr A. RUSSO (a cura di), Chiesa nel Sud Chiese del Sud. Nel futuro da credenti responsabili, EDB,Bologna 2009.12 Lo sviluppo delle Chiese cristiane nel Sud del mondo sembra candidarle a diventare nelmedio–lungo termine centro di gravità statistico del cristianesimo; cfr P. JENKINS, Verso Sud.Uno sguardo al cristianesimo che verrà, in «La rivista del clero italiano», 4/2008, pp. 269–282.

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13 Cfr GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Novo millennio ineunte, 6 gennaio 2001, n. 50.

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Dio trattando le cose temporali (cfr LG 31). Amate la nostra terra daragazzi e da giovani, da adulti e da anziani. Amatela in sintonia contutti i pugliesi di ieri e di oggi costretti a vivere lontano da essa, permotivi di lavoro o di studio, senza mai confondere tale amore con unvago sentimentalismo, né tantomeno con un fatuo localismo: ilvostro sia, piuttosto, un amore intelligente, solidale, operoso e riconoscente.

Il quadruplice volto dell’amore

Amore intelligente

12. Amate la nostra terra con un amore intelligente! Non vi accada diessere passivi spettatori di movimenti di pensiero, di fenomeni cultu-rali e di cambiamenti sociali che avvengono nel territorio senza ilvostro apporto. Da cittadini e ancor più da cristiani sentitevi operato-ri attivi, protagonisti di quella elaborazione culturale che normalmen-te precede l’impegno sociale. Investite i talenti ricevuti da Dio nello stu-dio e nella ricerca scientifica in tutti gli ambiti del sapere umano.L’amore vero è illuminato dalla verità, che la ragione umana può cono-scere e cercare con passione e perseveranza. Siate vigili sentinelle pre-senti nel territorio e amate il mondo secondo «il pensiero di Cristo»(cfr 1Cor 2,16). Siate attenti a individuare e cogliere quei dinamismiculturali sotterranei che sono alla base delle trasformazioni sociali epolitiche del territorio, con un sapiente discernimento delle linee dipensiero condivisibili e conciliabili con la visione cristiana della vita.

solidale

13. Manifestate un amore solidale verso gli uomini e le donne delnostro tempo. Amate i poveri e tutti coloro che si trovano in diffi-coltà, soprattutto in un momento di crisi come questo, nel quale ildivario tra i ricchi e i poveri si fa sempre più marcato. Come il buonsamaritano, sprigionate la «fantasia della carità»13 e fate sentire laprossimità della Chiesa in ogni situazione di fragilità.Oggi più che mai la Chiesa ha bisogno della mente, del cuore e delle

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mani dei laici che vivono a contatto diretto con tutte le tipologie dipovertà presenti nella società. Alimentate la speranza! La storiainsegna che la politica non è in grado di risolvere tutti i problemidella convivenza umana: la società ha bisogno di quelle espressionidi gratuità che hanno un sapore squisitamente evangelico.L’amore solidale non resti circoscritto al vostro ambiente di vita,ma si apra a tutti, ben oltre i confini della nostra regione.

operoso

14. Il vostro sia un amore operoso, attento al bene comune di tutta laregione e promotore del suo autentico sviluppo. A questo propositoci piace segnalare un aspetto di grande attualità: il rapporto con l’am-biente. Amate la natura! La relazione dell’uomo con l’ambiente èparte costitutiva della sua identità umana: una tale relazione è ilrisultato di una più profonda relazione dell’uomo con Dio. La natu-ra ci è stata data ed è a nostra disposizione «non come un cumulo dirifiuti sparsi a caso»14, ma come un dono che il Creatore ha affidatoall’uomo perché «lo coltivasse e lo custodisse» (Gn 2,15). Coltivate,cioè dominate il mondo infraumano (cfr Gn 1,28): trasformate l’am-biente senza devastarlo per il profitto di pochi. Custodite la terra inquanto essa è destinata al sostentamento di tutti gli esseri viventi.Esercitate la vostra regalità sul mondo sempre sotto la regalità diDio. I disastri ecologici e le devastazioni ambientali, prima di esse-re un problema sociale, sono un problema etico15. Il vostro amoresia esteso alle persone e all’ambiente. Il degrado ambientale influi-sce sul degrado morale, come pure il degrado morale genera ildegrado ambientale. Questa verità è a fondamento di ogni proget-to educativo che voglia insegnare alle nuove generazioni ad amarel’ambiente come la propria casa16.

14 Citazione di un frammento di Eraclito in BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Caritas in veri-tate, 29 giugno 2009, n. 48; Cfr i nn. 48–52.15 Cfr Proposizione n. 10.16 Cfr Proposizione n. 11.

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riconoscente

15. Abbiate un amore riconoscente verso Dio, che ha lasciato una trac-cia di sé nell’uomo e nel mondo. Nel solco del Concilio Vaticano IIesercitate la vostra funzione regale «riconoscendo la natura intimadi tutta la creazione, il suo valore e la sua ordinazione alla lode diDio» (LG 36).Insieme a Francesco d’Assisi, erede dei canti di lode della Bibbia,anche voi lodate Dio per tutte le creature presenti nel cosmo. Conuguale gioia ed esultanza, ringraziate Dio per «sora nostra matreTerra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi concoloriti flori ed herba»17.Conoscerete lo stupore e l’estasi di chi contempla nel cosmo «l’o-pera delle sue mani»: il creato come messaggero divino, che «gior-no e notte» annuncia la gloria di Dio (cfr Sal 19,1–7); sperimentere-te la gioia dell’abbandono fiducioso al Padre celeste, che «nutre gliuccelli del cielo e veste i gigli del campo» (Mt 6,26.29).

17 Il Cantico delle creature, 9: FF 263.

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Capitolo secondoRimanete uniti al Signore Gesù

«Io sono la vite, voi i tralci.Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto,

perché senza di me non potete far nulla».(Gv 15, 5)

Una relazione vitale con Cristo

Identità cristiana

16. Noi Vescovi abbiamo soprattutto a cuore che vi apriate ad unrapporto vivo con il Signore Gesù e restiate sempre uniti al suoamore. La relazione del cristiano con Cristo – a differenza di quan-to può accadere in altre esperienze religiose – non è di tipo giuridi-co e neppure soltanto dottrinale o etico, ma è una relazione vitale.Con la fede e il Battesimo avete ricevuto in dono lo stesso Spirito diGesù risorto, che vi rende «nuova creatura» (2Cor 5,17), partecipidella vita divina, chiamati a modellare la vostra esistenza sulla suapersona.Questa identità cristiana è dono di Dio, ma è anche una scelta fattanella libertà. Essa va riscoperta, deve diventare oggetto di una con-sapevolezza riflessa, essere vissuta con gioia e testimoniata confedeltà e coraggio nell’attuale contesto socio–culturale. La vostrasia una fede robusta, amica dell’intelligenza, che evita le possibilipatologie della religione (intolleranza, fideismo, violenza), e sa illu-strare in maniera positiva la ragionevolezza delle verità rivelate e ilnotevole contributo che la fede dona allo sviluppo integrale del-l’uomo. In tal modo saprete dare risposte «a chiunque vi domandiragione della speranza che è in voi» (1Pt 3,15).

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Siate santi

Come buon seme

17. Vorremmo che la vostra santità fosse maggiormente apprezzatada voi stessi e presa in considerazione dalle altre componenti dellacomunità cristiana. L’universale vocazione alla santità trova unamolteplice modalità di applicazioni concrete secondo il disegnodivino unico su ogni persona umana. Vi esortiamo, pertanto, a cam-minare verso la santità stando nel mondo e avendo a che fare con lerealtà temporali: incarnati nel territorio, ma con il cuore legato a Dio!Si illudono quei cristiani laici che pensano di poter essere più vici-ni a Dio trascurando i propri doveri professionali. Il ConcilioVaticano II, infatti, avverte che «il cristiano che trascura i suoi impe-gni temporali, trascura i suoi doveri verso il prossimo, anzi versoDio stesso, e mette in pericolo la propria salvezza eterna» (GS 43).Dio vi ha posto nel “campo” del mondo come buon seme (cfr Mt13,38): in forza del Battesimo e della Cresima, corroborati dall’Eu-caristia, siete chiamati a vivere la novità radicale portata da Cristoproprio all’interno delle comuni condizioni di vita18. E dal momen-to che la gran parte di voi ha formato o pensa di formare una fami-glia, cercherete di non perdere mai di vista che il matrimonio è la«nuova via della vostra santificazione»19.

Attingete alle sorgenti della vita spirituale

18. Stare nel mondo, trattare e ordinare le cose temporali secondoDio (cfr LG 31), è possibile soltanto ad una condizione: che voi laicifacciate ricorso alle sorgenti della vita spirituale.La prima e necessaria fonte di santificazione, da cui «attingere uno spi-rito veramente cristiano» (SC 14), è la liturgia e, in particolare, la cele-brazione eucaristica. Essa «edifica la Chiesa» e porta alla perfezione (cfrAG 39). L’altro mezzo di santificazione è la lettura della Scrittura, fatta al

18 BENEDETTO XVI, Esortazione apostolica postsinodale Sacramentum caritatis, 22 febbraio2007, n. 79.19 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Rito del matrimonio, LEV, Roma 2008, n. 56; cfr anche LG 41.

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di fuori della celebrazione liturgica, da soli o in gruppo. La Scritturanon è un libro di storia, ma «sorgente pura e perenne di vita spiritua-le» (DV 21) Tra i modi con cui accostarvi alla Scrittura, imparate a pra-ticare sempre meglio la Lectio Divina, perché apre “il tesoro” della Paroladi Dio e «crea l’incontro con Cristo, Parola divina vivente»20.Esortiamo voi, cristiani laici, a cercare con fiducia l’aiuto della dire-zione spirituale e della grazia del sacramento della Riconciliazione.L’esperienza della fragilità umana ci insegna che la via della santitàesige vigilanza e lotta al peccato: il cuore ha bisogno di una conti-nua purificazione. Il perdono offerto da Dio nella celebrazione delsacramento ci fa uscire dal tunnel dell’oscurità e della paralisi spi-rituale, dandoci luce e speranza. In una parola ci fa tornare «a pas-seggiare con Dio in paradiso» (VD 87).

In dialogo con Dio

19. Non rassegnatevi, pertanto, al clima superficiale che si respiranel nostro tempo.Coltivate il rapporto con la natura e vivete un’intensa esperienza disilenzio e di contemplazione della bellezza del creato. Concedetevisistematiche giornate di preghiera e corsi annuali di esercizi spiri-tuali. Cercate Dio, ben sapendo che egli conosce meglio di tutti laverità della nostra vita e ciò di cui abbiamo veramente bisogno.Non abbiate paura di dialogare con Lui. Quanto più siete impegnatinelle complicate questioni della vita sociale, culturale e politica,tanto più avete bisogno di silenzio, di riflessione e condivisione, dicomunione con Colui che, essendo Luce e Amore (1Gv 1,5; 4,8), è ingrado di far luce sulla vita delle persone e sulla società. Dal suoSpirito proviene ogni vera ispirazione, capace di rinnovare culture epolitiche per costruire nel mondo la civiltà dell’amore21.

20 BENEDETTO XVI, Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini, 30 settembre 2010,n. 87. Di seguito citata VD.21 Cfr Proposizione n. 12.

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Capitolo terzoSiate pietre vive della Chiesa nel mondo

«Avvicinandovi a Lui, pietra viva, […] quali pietre vive sietecostruiti anche voi come edificio spirituale, […] per offriresacrifici spirituali graditi a Dio».

(1Pt 2,4–5)

Costruttori di comunità

20. Il Convegno di San Giovanni Rotondo ci ha offerto un’espe-rienza viva ed eloquente del nostro essere Chiesa. Ci ha aiutato arisalire alla sorgente dell’identità e della missione dei laici, passan-do attraverso l’approfondimento della comunione ecclesiale. Unbattezzato non è mai una persona sola: la comunione con Cristofonda la relazione con gli altri fratelli di fede. Rigenerati dalle acquedel Battesimo, vi esortiamo ad accogliere l’invito di Pietro a mante-nere viva l’adesione a Cristo, “Pietra viva”: è Lui che ci trasforma in“pietre vive” per formare l’edificio spirituale e offrire un sacrificiogradito a Dio (cfr 1Pt 2,4–5).Sì, la Chiesa è mistero di comunione! Per questo i carismi, se sonoveramente tali, cioè doni dello Spirito Santo, non possono maientrare in conflitto gli uni con gli altri. Essi devono essere vissutisenza un atteggiamento di superiorità o un complesso di inferiori-tà. Ogni stato di vita ha qualcosa da imparare e qualcosa da inse-gnare alle altre figure vocazionali. Con un sapiente intreccio di rela-zioni umane, la comunità cristiana potrà risplendere in tutta la suabellezza e proporsi al mondo come sacramento credibile di Cristo,salvatore del mondo.Ne parla con insistenza san Paolo, nelle sue numerose esortazioni avivere la carità (cfr Fil 2,1–4; 4,2–4; 1Cor 13; Ef 4,1–6) e la reciprocitàdell’amore (cfr 1Cor 12,26). La frequenza della formula «gli uni glialtri»22 manifesta l’imperativo fondamentale della vita cristiana e

22 Ecco alcune citazioni dall’epistolario paolino: «Confortatevi a vicenda e siate di aiuto

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richiama la responsabilità di tutti a condividere la passione per laChiesa, famiglia di Dio e corpo di Cristo.Siano, pertanto, valorizzate le esperienze associative che, in comu-nione con i pastori, hanno come obiettivo la santificazione dei fede-li laici, la loro testimonianza di carità e la presenza solidale nelmondo.

Corresponsabili e missionari

21. Sin dall’inizio del cammino di preparazione e durante la cele-brazione del Convegno, il tema del rapporto tra laici e presbiteri è statoa cuore di tutti i partecipanti. Per questo raccomandiamo fiduciosilo sviluppo e la cura di una tale equilibrata relazione sia negli annidi formazione nei nostri Seminari, sia nella prassi pastorale parroc-chiale e associativa.Cresca nelle nostre comunità ecclesiali la corresponsabilità che siesprime tanto nelle forme istituzionali previste dalla Chiesa univer-sale con gli organismi di partecipazione, quanto in quelle carisma-tiche antiche e nuove suscitate dallo Spirito: pensiamo ai terz’Or-dini e alle aggregazioni storiche, ma anche ai movimenti e allenuove comunità. Fiorisca, inoltre, la corresponsabilità di laici, religiosi epresbiteri nel discernimento comunitario e nei percorsi di formazio-ne condivisa, nella pastorale ordinaria e nella missione ad gentes23.Raccomandiamo a tutti di respingere la tentazione di mortificare labellezza della comunione ecclesiale con forme inaccettabili di auto-referenzialità e di contrapposizione, di clericalizzazione dei laici edi laicizzazione dei preti24.

gli uni agli altri; vivete in pace tra voi» (1Ts 5,11.13); «Quando vi radunate per la cena,aspettatevi gli uni gli altri; […] Nel corpo non vi siano divisioni, ma anzi le varie membraabbiano cura le une delle altre» (1Cor 11,33; 12,25); «Mediante l’amore siate a servizio gliuni degli altri; […] Portate i pesi gli uni degli altri» (Gal 5,13; 6,2); «Amatevi gli uni gli altricon affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda» (Rm 12,10).23 Cfr Proposizioni nn. 4 e 5.24 Cfr Proposizione n. 7.

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Negli organismi di partecipazione, si promuova uno spirito e unostile di comunione: il dialogo consapevole e libero faccia riscopriree sviluppare il volto missionario delle nostre parrocchie, aiutando isingoli battezzati e i gruppi ecclesiali ad assumersi le proprie re-sponsabilità25.

Nel solco del Convegno di Verona

22. Come Pastori esprimiamo il nostro sincero apprezzamento e ilvivo incoraggiamento alle migliaia e migliaia di persone impegnatein un apostolato di stretta collaborazione con la gerarchia nell’am-bito della catechesi, della liturgia, delle caritas e di tutte le associa-zioni ecclesiali, movimenti e gruppi. Vivete la partecipazione allavita pastorale della Chiesa come una grazia che arricchisce la vostraesistenza e diventa fondamento di un servizio da esercitare concompetenza e amore. Nel solco del Convegno ecclesiale nazionaledi Verona (16–20 ottobre 2006), tenete presente le parole che for-mano la «triade indivisibile: comunione, corresponsabilità, collabo-razione. Esse delineano il volto di comunità cristiane che procedo-no insieme, con uno stile che valorizza ogni risorsa e ogni sensibili-tà, in un clima di fraternità e di dialogo, di franchezza nello scam-bio e di mitezza nella ricerca di ciò che corrisponde al bene dellacomunità intera»26. In un contesto sociale frammentato e disperso,occorre generare stili di incontro e di comunicazione attraversorelazioni interpersonali attente a ogni persona, senza sacrificare laqualità dei rapporti all’efficienza dei programmi.

Cristiani competenti

23. Sentitevi partecipi della missione della Chiesa e continuate afare del mondo il luogo privilegiato e prioritario del vostro impe-

25 Cfr Proposizioni nn. 6 e 7.26 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, «Rigenerati per una speranza viva» (1 Pt 1,3): Testimoni delgrande ‘sì’ di Dio all’uomo. Nota pastorale dopo il 4° Convegno ecclesiale nazionale, 29 giu-gno 2007, n. 23.

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gno apostolico, annunciando e testimoniando il contenuto stessodella missione di Gesù: la regalità di Dio sull’uomo e sul mondo(cfr Mc 1,14). Siate cristiani competenti nel campo scientifico, filo-sofico e teologico, perché le sfide da affrontare sono davveroardue27. Nell’areopago della cultura moderna, siete chiamati a tene-re alto il confronto sui grandi temi della verità e della carità, pro-ponendo con franchezza la forza liberante del messaggio evangeli-co. La vostra parola e la vostra vita narrino a tutti che Dio non ènemico dell’uomo, ma suo primo alleato, anzi suo Creatore e Padre;il riconoscimento della sua presenza nel mondo non è una ipotesiinutile per l’ordinamento della società moderna perché è Dio cherende possibile una vita veramente umana; questa non è frutto diingegneria genetica, ma dono di Dio; l’intelligenza dell’uomo non èun prodotto del caso, ma partecipazione della sapienza di Dio; lalibertà umana non si identifica con il capriccio, ma nasce dalla veri-tà e si esercita nella carità; la tecnica e i capitali economici sonoimportanti per lo sviluppo dell’uomo, ma accanto ad essi è neces-saria l’educazione a una crescita spirituale oltre che materiale; loStato, al quale è doveroso pagare le tasse e i cui rappresentanti van-no rispettati, non è fonte dell’etica umana, perché prima ci sono lapersona e la famiglia, i cui diritti lo Stato deve riconoscere e nonfondare, perché essi sono radicati nella natura dell’uomo.

27 Cfr Proposizioni nn. 9 e 12.

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Capitolo quartoOsate la speranza

«Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e di ogni pacenella fede, affinché abbondiate nella speranza, per la potenzadello Spirito Santo».

(Rm 15,13)

La Puglia, arcobaleno e ponte

24. La Puglia, di solito, viene descritta con due metafore: il ponte el’arcobaleno. La figura dell’arcobaleno sottolinea l’identità pluraledella nostra regione; un’identità che traspare perfino dal suo nome,declinabile al singolare (Puglia) o al plurale (Puglie). Ciò vuol direla diversità di colori che formano un solo fascio di luce; e la diversi-tà dei territori (Capitanata, Terra di Bari, Murge, Arco jonico, Pianadei Messapi, Salento), delle tradizioni culturali e linguistiche si fon-dono in un comune senso di appartenenza. L’immagine dell’arco-baleno, inoltre, si riferisce alla capacità della gente pugliese di aprir-si alla speranza anche quando sopraggiungono situazioni di grandidifficoltà e di gravi problemi sociali ed economici.L’immagine del ponte, inscritta nella sua conformazione geograficae nella sua storia, indica la sua collocazione tra Nord e Sud, tra Este Ovest, e richiama la sua naturale vocazione a proporsi non comeperiferia, ma come terra di approdo e di passaggio, di confine e difrontiera. Da sempre, gli scambi culturali e commerciali con i Paesiposti sull’altra sponda dell’Adriatico e con quelli del Nord Africahanno caratterizzato la sua composizione sociale e il suo sviluppo.La sua posizione centrale nel mar Mediterraneo ne ha fatto, in que-sti anni, la porta dei flussi migratori che dalle regioni del Sud delmondo si sono diretti verso il Nord Europa.

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Il ponte teologico ed ecumenico

25. Ancor prima, però, la metafora del ponte indica la condizioneoriginale, teologica, dei cristiani, che sono nel mondo, ma non sonodel mondo (cfr Gv 17,9–19), chiamati ad essere cittadini della cittàterrena e, insieme, della città del cielo. Alimentate, dunque, la setedi ancoraggio della nostra storia alla dimora eterna del Padre: cosache non distoglie dall’impegno terreno, anzi lo motiva ed esalta.Osate proporre la speranza cristiana a tutte le ideologie orizzonta-li, che si rivelano miopi e riduttive nel riconoscimento delle grandiattese del cuore umano e del senso pieno della vita. La suprema“arcata” che collega terra e cielo è ricordata nella risposta che Gesùdà a Natanaele: «Vedrai cose più grandi di queste» (cfr Gv 1,50). Latestimonianza di questi primi incontri con il Messia, raccontati nelquarto Vangelo, vi confermi nella certezza che – nella Chiesa e nellasocietà – è possibile vedere in anticipo “le cose più grandi” del cielo.

Ecumenismo di base

26. L’unità visibile dei cristiani di Oriente e di Occidente appartie-ne alle cose più grandi promesse da Gesù alla sua Chiesa. La com-presenza del mondo bizantino e di quello latino ha profondamen-te segnato la nostra storia; il nostro passato, con le sue istanze e lesue speranze, continua a vivere nelle tracce indelebili segnate nell’a-nima pugliese, ancora più che nei pure splendidi monumenti.Pertanto, in questa terra, che è crocevia di culture e civiltà, coltiva-te la vocazione al dialogo, iscritta nelle mille forme, nei mille voltidi questa regione “al plurale”.Rinvigorite in modo capillare l’ecumenismo di base e valorizzate laFacoltà Teologica Pugliese, in particolare il suo Istituto Ecumenico,per conoscere la teologia dei Padri e i tesori della tradizione orien-tale e occidentale, in modo da arricchire di “nuovi ponti” culturalie spirituali il nostro futuro28.

28 Cfr Proposizione n. 4.

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Accoglienza e dialogo

Aiutate la società civile pugliese a risalire alle motivazioni genuine eprofonde di un’autentica cultura dell’accoglienza e dell’integrazionedegli immigrati, portatori anch’essi di valori, di esperienze e di risor-se umane, che possono arricchire la nostra regione. Siate artefici diun attento dialogo culturale con le diverse espressioni religiose noncristiane presenti in Puglia, nel rispetto più sincero di tutte le tradi-zioni degli immigrati, ma senza dimenticare la vostra identità cri-stiana: nella bellezza del volto di Cristo crocifisso e risorto, Figlio diDio e Redentore di tutti gli uomini, trovate quel senso pieno chesiete tenuti a irradiare su ogni sincera ricerca di Dio (cfr LG 16).

Il ponte fede–vita

Valori fondamentali

27. Con realismo e fiducia vi esortiamo a rinnovare la prassi pasto-rale delle nostre comunità ecclesiali, perché diventino sempre piùcapaci di generare cristiani adulti nella fede, sostenuti da una «spi-ritualità creativa, sapienziale e comunionale»29. Tutti coloro che abi-tano e abiteranno la nostra terra domandano una nuova genera-zione di uomini e donne per il servizio della polis, umanamente di-sponibili e cristianamente motivati nel costruire una convivenzasociale solidale, ordinata secondo il principio della sussidiarietà.Persone capaci di realizzare “ponti nuovi” tra liturgia e vita, tradimensione spirituale e impegno pubblico in campo politico esociale, con lo stile della “coerenza eucaristica” (cfr 1Cor 11,27–29),richiamata da Benedetto XVI: «Il culto gradito a Dio non è mai attomeramente privato, senza conseguenze sulle nostre relazioni socia-li: esso richiede la pubblica testimonianza della propria fede. Ciòvale ovviamente per tutti i battezzati, ma si impone con particolareurgenza nei confronti di coloro che, per la posizione sociale o poli-tica che occupano, devono prendere decisioni a proposito di valori

29 G. LAZZATI, Tre note per una nuova spiritualità laicale, in «Segno sette», 4 giugno 1985, in L.CAIMI (a cura di), Giuseppe Lazzati. Laici secondo il Vangelo, AVE, Roma 2007, pp. 285–288.

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fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita umana, dal con-cepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matri-monio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la pro-mozione del bene comune in tutte le sue forme. Tali valori nonsono negoziabili. Pertanto, i politici e i legislatori cattolici, consapevolidella loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolar-mente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a pre-sentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella naturaumana»30.

Globalizzare la solidarietà

28. È sotto gli occhi di tutti che la crisi attuale non è solo economi-ca, ma anche etica e antropologica. La globalizzazione dei mercatidomanda un impegno ancora più grande e concreto per globalizza-re la solidarietà. I beni della terra sono dati dal Creatore a tutti gliuomini: su tale principio si fonda la tessitura di un legame profon-do tra economia ed etica. Un “ponte nuovo”, che non si limita ad inse-rire settori o segmenti etici nella prassi economico–finanziariaattuale, ma cerca nella dottrina sociale della Chiesa le dimensioniindispensabili, le “esigenze intrinseche” per passare dalla denunciaalla costruzione di una “casa comune”. I “beni relazionali” ed i“beni finanziari” devono essere collegati al principio del primatodella persona sull’economia. Papa Benedetto XVI chiede di elabora-re un’etica «amica della persona»31. In questo campo osiamo pen-sare e sperare che il Sud possa rivelarsi un nuovo “laboratorio”,capace di fornire orientamenti ed esperienze utili al resto del Paese,dell’Europa e del mondo32.

30 BENEDETTO XVI, Sacramentum caritatis, n. 83.31 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, n. 45.32 Cfr Proposizione n. 11. A tal proposito, i vescovi italiani hanno scritto: «Il Mezzogiornopuò divenire un laboratorio in cui esercitare un modo di pensare diverso rispetto aimodelli che i processi di modernizzazione hanno prodotto: […] (pensare) al gratuito e per-sino al grazioso, e non solo all’utile e a ciò che conviene; al bello e persino al meraviglioso,

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Nuovo investimento educativo

29. Con lo sguardo rivolto all’avvenire, esortiamo tutti a costruireponti tra le generazioni. In una situazione di emergenza e di difficoltàa trasmettere la fede alle nuove generazioni, occorre promuovere unrinnovato protagonismo in campo educativo. Ci riferiamo alle famiglie,alla rete delle parrocchie, all’azione preziosa degli istituti religiosi edelle aggregazioni ecclesiali, all’impegno profuso nella scuola dagliinsegnanti di religione cattolica, all’opera qualificata delle scuolecattoliche e delle altre istituzioni educative e culturali. Oggi è neces-sario «un investimento educativo capace di rinnovare gli itinerariformativi, per renderli più adatti al tempo presente e significativiper la vita delle persone, con una nuova attenzione per gli adulti. Laformazione, a partire dalla famiglia, deve essere in grado di daresignificato alle esperienze quotidiane, interpretando la domanda disenso che alberga nella coscienza di molti»33 e stimolando la diffu-sione e maturazione di una catechesi sempre più performativa34,modellata sulla “grazia che insegna”35.Siate, pertanto, promotori di una formazione della persona favo-rendo la sua crescita integrale mediante sagge alleanze educative trafamiglia e parrocchia, scuola e istituzioni. A voi genitori ed educa-tori rivolgiamo l’invito a guardare con attenzione e a proporre conconvinzione Gesù, maestro e modello di umanità pienamente rea-lizzata. Egli è l’uomo nuovo, che chiama tutti a diventare simili alui, a conformare la nostra vita alla sua, con l’aiuto della sua graziae con l’esercizio della nostra libertà e responsabilità36.

e non solo al gusto e a ciò che piace; alla giustizia e persino alla santità, e non solo allaconvenienza e all’opportunità», in CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Per un Paese solidale, n. 17.33 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, “Rigenerati per una speranza viva”, n. 17.34 La catechesi «non può limitarsi a essere scuola di dottrina, ma deve diventare occasio-ne di incontro con la persona di Cristo e laboratorio in cui si fa esperienza del misteroecclesiale, dove Dio trasforma le nostre relazioni e ci forma alla testimonianza evangelicadi fronte e in mezzo al mondo. Da essa dipende non soltanto la corretta ed efficace tra-smissione della fede alle nuove generazioni, ma anche lo stimolo a curare e maturare unaqualità alta della vita credente negli adolescenti e nei giovani», in CONFERENZA EPISCOPALE

ITALIANA, Per un Paese solidale, n. 17.35 «È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna (pai-dèúousa) a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrie-tà, con giustizia e con pietà» (Tt 2,11–12).36 Cfr Proposizioni nn. 1 e 2.

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Giovani protagonisti

Costruire sulla Roccia

30. La domanda di Gesù ai due discepoli di Giovanni Battista –“Che cosa cercate?” (Gv 1,38) – coglie nel vivo anche voi, giovanidella Chiesa e della società pugliese di oggi, assetati di sicurezze e diattenzioni, di novità e di felicità. Vivete immersi in cose che invec-chiano presto, in momenti felici che non durano; le crisi personalie sociali sembrano rincorrersi continuamente.Eppure non smettete di cercare e desiderare. Cosa cercate? Forse nonsempre lo sapete. Spesso vi disperdete dietro a curiosità varie, a luo-ghi nuovi, a segmenti slegati tra loro. A volte le vostre storie sembra-no pagine imprevedibili di un “libro di sabbia”, che non ha inizio néfine. Un libro incomprensibile. Eppure non vi rassegnate, attendete ecercate, finché alcuni incontri vi provocano a ripensare non solo laquotidianità, ma anche la direzione e la compagnia della vostra vita.Sì, come il popolo di Israele, anche voi cercate un «futuro pieno disperanza» (Ger 29,11). Voi, giovani, siete il futuro di queste Chiese edi questa società. Condividiamo la vostra ricerca sofferta! Uniamo lanostra voce alla vostra: esortiamo le nostre comunità ad aprirsi di piùalla vostra presenza negli organismi di partecipazione e in tutta lavita ecclesiale; chiediamo che possiate sperimentare attenzione eamore effettivi da parte della nostra società. Scoprite pienamente lavostra vocazione umana e cristiana: costruite sulla roccia della Paroladi Dio e non sulla sabbia! Siate docili all’azione dello Spirito di Gesù:create ponti nuovi tra arte e fede, benessere fisico e benessere spiri-tuale, impegno nello studio e volontariato.

Servire la pace

31. Consapevoli delle responsabilità che abbiamo nella promozionedella pace, intendiamo fare delle Chiese di Puglia delle comunità cheeducano alla pace.

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A tutti voi, uomini e donne della Puglia, e soprattutto a voi, giova-ni, vogliamo dare una consegna che riempia di senso la vita: essereprotagonisti di una cultura della pace, non solo nel proprioambiente, ma anche tra popolazioni appartenenti a etnie diverse, aterritori geograficamente distanti, a popolazioni che professanoreligioni differenti. Le tre grandi religioni monoteistiche che hannosegnato con alterne vicende, positive e negative, la storia dei popolidel Mediterraneo, hanno nella comune fede in Dio Padre miseri-cordioso, il fondamento religioso oggettivo per la promozione diuna cultura imperniata sulla “convivialità delle differenze” (mons.Antonio Bello). È questo l’apporto più significativo che le religionipossono offrire alla causa della pace. Si tratta di una comune epaziente opera educativa che aiuti le persone a sapersi accettarereciprocamente, ad aiutarsi benevolmente nella convinzione che ledifferenze, lungi dall’essere sinonimo di divisione e fonte di con-flittualità, possono essere opportunità preziose per l’arricchimentodel proprio orizzonte culturale e della propria vita.Non ci illudiamo che il cammino della pace sia facile. Esso è osta-colato dall’integralismo, dal proselitismo, dalla violenza che impo-ne agli uomini determinate convinzioni religiose o che impedisceloro di esprimerle, ma anche dal facile irenismo che tende a livella-re le differenze sbiadendone i contenuti o mortificandone la mani-festazione. Ma nonostante sia un cammino irto di difficoltà, essodeve essere perseguito con perseveranza. Servire la pace, infatti,significa umanizzare il mondo e in ultima analisi glorificare Dio,perché Pace è il suo Nome.

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CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE

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ConclusioneUna nuova primavera

«Venite e vedrete».(Gv 1,39)

Pietre di scarto, splendenti di luce

32. Concludiamo la presente nota rievocando il logo del Convegno,che raffigurava l’icona dei discepoli di Giovanni (cfr Gv 1,35–51). Inquei due “cercatori di Dio” e del suo Messia, riconosciamo i cristianidi tutti tempi, e in particolare i fedeli laici che camminano sulle stra-de della nostra terra. Vi invitiamo ad “andare e vedere” chi è Colui chepuò dire una parola che illumina la mente e riscalda il cuore, cheinfonde speranza e conduce alla vita piena. È la Parola che Gesù con-tinua a rivolgere a chi lo segue sinceramente, oggi come ieri. Lui soloè capace di togliere i sigilli della storia di ogni uomo, leggerla e gui-darla al bene. Ed è lo stesso Signore risorto che ogni domenica ci dàappuntamento nella celebrazione della Santa Eucaristia: lì non soloci parla, ma si dona completamente a noi per farci entrare in comu-nione profonda con Lui. Vi esortiamo: cercate e trovate in Lui la gioiapiena della vita e della missione laicale nella Chiesa e nella società.

Il mosaico e le tessere

33. Vi accompagni il ricordo gioioso dei mosaici nella cripta dellachiesa di San Pio. Alzate lo sguardo alle migliaia di piccole tessere benallineate che creano una armonia di colori. Pietre diverse, nessuna piùimportante dell’altra, ognuna con la sua bellezza e collocata al giustoposto, ma tutte necessarie alla realizzazione del progetto dell’artista:creare un disegno capace di riflettere la bellezza della santità. Non è

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difficile scoprire su quelle tessere la nostra identità di “pietre vive”scolpite dallo Spirito di Dio, ciascuna con una sua bellezza e con unavocazione specifica, tutte importanti nel progetto di Dio per forma-re il volto radioso della Chiesa. Vivete come pietre splendenti di luce,tutte insieme impegnate ad esprimere la bellezza della gloria di Dioche si riflette sulla terra. Vivete sostenuti dall’esempio di san Pio,“pietra di scarto”, uomo buono, che nel Libro dell’amore ha trovatola forza per vincere ogni forma di “inverno”. Con l’intercessione suae di tutti i santi, sotto lo sguardo luminoso di Maria, Regina Apuliae,possiamo passare – nella forza della Pasqua – a una “nuova primave-ra” della società e della vita cristiana in Puglia.

Pasqua di Risurrezione, 8 aprile 2012

+ FRANCESCO CACUCCIArcivescovo Metropolita di Bari–Bitonto

+ DOMENICO UMBERTO D’AMBROSIOArcivescovo Metropolita di Lecce

+ FILIPPO SANTOROArcivescovo Metropolita di Taranto

+ FRANCESCO PIO TAMBURRINOArcivescovo Metropolita d Foggia–Bovino

+ MICHELE CASTOROArcivescovo di Manfredonia–Vieste–

S. Giovanni Rotondo

+ DONATO NEGROArcivescovo di Otranto

+ GIOVANNI BATTISTA PICHIERRIArcivescovo di Trani–Barletta–Bisceglie

+ ROCCO TALUCCIArcivescovo di Brindisi–Ostuni

+ VITO ANGIULIVescovo di Ugento–Santa Maria di Leuca

+ RAFFAELE CALABROVescovo di Andria

+ DOMENICO CALIANDROVescovo di Nardò–Gallipoli

+ DOMENICO CORNACCHIAVescovo di Lucera–Troia

+ FELICE DI MOLFETTAVescovo di Cerignola–Ascoli Satriano

+ PIETRO MARIA FRAGNELLIVescovo di Castellaneta

+ LUIGI MARTELLAVescovo di

Molfetta–Ruvo–Giovinazzo–Terlizzi

+ MARIO PACIELLOVescovo di Altamura–Gravina–Acquaviva

delle Fonti

+ DOMENICO PADOVANOVescovo di Conversano–Monopoli

+ VINCENZO PISANELLOVescovo di Oria

+ LUCIO RENNAVescovo di San Severo

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CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE

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Vergine coraggiosa,ispiraci forza d’animo e fiducia in Dio,

perché sappiamo superaretutti gli ostacoli che incontriamo

nel compimento della nostra missione.Insegnaci a trattare le realtà del mondocon vivo senso di responsabilità cristiana

e nella gioiosa speranzadella venuta del Regno di Dio,

dei cieli nuovi e della terra nuova.Tu che insieme agli Apostoli in preghiera

sei stata nel Cenacolo in attesadella venuta dello Spirito di Pentecoste,invoca la sua rinnovata effusionesu tutti i fedeli laici, uomini e donne,perché corrispondano pienamentealla loro vocazione e missione,come tralci della vera vite,

chiamati a portare molto fruttoper la vita del mondo.

Vergine Madreguidaci e sostienici perché viviamo sempre

come autentici figli e figliedella Chiesa di tuo Figlio

e possiamo contribuire a stabilire sulla terrala civiltà della verità e dell’amore,

secondo il desiderio di Dioe per la sua gloria. Amen

Giovanni Paolo IIin Christifideles Laici, 64

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

CURIA METROPOLITANA

Cancelleria

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1. Sacre ordinazioni, ammissioni, ministeri istituiti

- La sera del 17 giugno 2012, XI domenica del Tempo Ordinario,nella chiesa parrocchiale di S. Vito in Gioia del Colle, mons.Domenico Ciavarella, vicario generale, delegato dall’Arcivescovodi Bari-Bitonto, ha istituito accolito il sig. Angelo Angelillo;

- la mattina di domenica 24 giugno 2012, Solennità della Natività diS. Giovanni Battista, nella Cattedrale di Bari, durante una concele-brazione eucaristica da lui presieduta, S.E. mons. FrancescoCacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, ha istituito accoliti i seguenticandidati al diaconato permanente: Alessandro Amato, GrazianoBernardi, Carmelo Cassano, Tommaso Cozzi, Liberato De Caro,Giuseppe De Serio, Carlo Benito Errico, Luigi Fanelli, DonatoLippolis; nonché i ministri laici: Costantino Cacucciolo, FrancescoEpifani, Michele Guerra, Luigi Laguaragnella, Nunzio Lassandro,Elio Lorusso, Oronzo Losacco, Vito Nicola Masciopinto, GaetanoMilella, Claudio Nocco, Adriano Paduano, Massimo Perrelli;

- la sera di domenica 24 giugno 2012, Solennità della Natività di S.Giovanni Battista, nella chiesa parrocchiale del SS. Sacramento inBitonto, S.E. mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucaristica da lui presiedu-ta, ha ordinato diacono il seminarista Nicola Flavio Santulli,incardinandolo nel clero diocesano;

- la sera di venerdì 29 giugno 2012, Solennità dei SS. Apostoli Pietro

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e Paolo, nella Cattedrale di Bari, S. E. mons. Francesco Cacucci,Arcivescovo di Bari-Bitonto, durante una concelebrazione eucari-stica da lui presieduta, ha ordinato presbitero il diacono Fran-cesco Micunco, del clero diocesano.

2. Decreti arcivescovili

S. E. l’Arcivescovo, con decreto arcivescovile del- 1 giugno 2012 (Prot. n. 21/12/D.A.G.), ha rinnovato il ConsiglioPastorale diocesano per la durata di cinque anni, nominando con-testualmente segretario del medesimo Consiglio il signor AntonioNicola Colagrande, vice presidente dell’Azione Cattolica diocesana.

3. Nomine e decreti singolari

A) S. Eccellenza l’Arcivescovo ha nominato, in data:- 1 giugno 2012 (Prot. n. 20/12/D.A.S.-N), don Michele Camastraall’ufficio di assistente spirituale della Confraternita di S. Giu-seppe in Triggiano;

- 24 giugno 2012 (Prot. n. 48/12/D.A.S.-N), il sig. Patrizio Tarantinoall’ufficio di difensore del vincolo del Tribunale diocesano.

B) S. E. l’Arcivescovo ha trasferito, in data- 12 giugno 2012 (Prot. n. 22/12/D.A.S.-T.), il diacono permanenteGiovanni Caradonna dall’ufficio di collaboratore della parrocchiaS. Marcello in Bari all’ufficio di collaboratore della parrocchia S.Carlo Borromeo in Bari;

- 12 giugno 2012 (Prot. n. 23/12/D.A.S.-T.), il diacono permanenteCosmo Gadaleta dall’ufficio di collaboratore della parrocchiaCattedrale in Bari all’ufficio di collaboratore della parrocchia S.Ferdinando in Bari;

- 12 giugno 2012 (Prot. n. 24/12/D.A.S.-T.), il diacono permanenteRaffaele Carofiglio dall’ufficio di collaboratore della parrocchia S.Maria Veterana in Triggiano all’ufficio di collaboratore della par-rocchia SS. Crocifisso in Triggiano.

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Ufficio Cause dei santi

Chiusura del processo diocesanodi beatificazione e canonizzazione

della Serva di Dio Teresa di Gesù (Gimma), o.c.d.,Fondatrice del Monastero di S. Teresa Nuova in Bari

CURIA METROPOLITANA

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Il 6 giugno 2012, alle ore 17.30, presso la chiesa del Monastero di S.Teresa Nuova in via Amendola in Bari, si è celebrata la cerimonia dichiusura della fase diocesana del processo canonico sulle virtù eroi-che e la fama di santità della Serva di Dio Teresa di Gesù (Gimma),carmelitana scalza e fondatrice del Monastero stesso.La cerimonia è stata presieduta dall’Arcivescovo di Bari-BitontoS.E. mons. Francesco Cacucci, con la partecipazione del Postula-tore della causa S.E. mons. Vito Angiuli Vescovo di Ugento-S.Mariadi Leuca, del Vicepostulatore mons. Angelo Latrofa, del Provincialedella Provincia Napoletana dei Carmelitani scalzi p. Luigi Gaetani,del Cancelliere Arcivescovile mons. Paolo Bux. Erano presenti i membri del Tribunale, mons. Ignazio Fraccalvieri,Giudice delegato, don Ubaldo Aruanno, Promotore di giustizia, e ladott.ssa Gabriella Roncali, Notaio attuario; e inoltre il Delegatodiocesano per la cause dei santi mons. Vito Bitetto e il suo collabo-ratore prof. Giuseppe Micunco.Dopo l’invocazione dello Spirito Santo col canto del Veni Creatorintonato dalle monache del Monastero, dopo una lettura dagliscritti di Madre Gimma e la preghiera d’intercessione, il Postulatoremons. Angiuli ha spiegato il significato e i momenti della cerimo-nia di chiusura del processo, soffermandosi sulla bellezza dellafigura della Serva di Dio e sulla preziosità dei suoi scritti spirituali

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da poco pubblicati. Il Provinciale p. Luigi Gaetani ha aggiunto delleconsiderazioni sulla spiritualità carmelitana e in specifico su quel-la di Madre Gimma, mettendo in rilievo il valore che tale spirituali-tà può e deve avere per tutto il popolo di Dio.Si è proceduto quindi alle operazioni di chiusura del processo, conla consegna dei documenti e con la stesura dello ‘strumento dichiusura’. Il notaio della causa, dott.ssa Roncali, ha quindi dato let-tura del verbale che è stato sottoscritto dai membri del Tribunale edall’Arcivescovo; il Vicepostulatore mons. Latrofa è stato ufficial-mente incaricato del compito di portare a Roma presso la Congre-gazione delle cause dei santi due copie autentiche del Processo conla relativa documentazione. Mons. Bitetto ha brevemente illustratol’iter che ora a Roma il processo dovrà avere. Espletate le procedure giuridiche, l’Arcivescovo Mons. Cacucci hapreso la parola, esprimendo il suo rallegramento per questa nuovafigura di santità che va ad arricchire ulteriormente la storia di unmomento particolarmente felice per la nostra Chiesa diocesana, quel-lo della prima metà del Novecento, che ha visto fiorire quasi con-temporaneamente, e in alcuni casi insieme, altri testimoni di santità,espressioni di vocazioni diverse, ma tutte in qualche modo debitricialla spiritualità carmelitana. La Beata Elia, prima beata della Chiesadi Bari, è vissuta nel Carmelo di via De Rossi; il Servo di Dio mons.Carmine De Palma, sacerdote barese, è stato per qualche tempo suoconfessore e direttore spirituale; mons. De Palma ha accompagnatoanche un altro Servo di Dio della diocesi di Bari-Bitonto, un laico, ilprof. Giovanni Modugno, bitontino, ma che a Bari ha insegnato esvolto la sua opera di educatore nella società e nella comunità cri-stiana; e alla spiritualità carmelitana è stata legata anche un’altrasplendida figura della Bari di quegli anni, la Serva di Dio Bina Mor-fini, una catechista, una laica, che ha fondato a Bari il Terz’ordine car-melitano. Madre Teresa di Gesù Gimma appartiene lei pure a questianni di grazia per la nostra Chiesa, e la sua opera educatrice e spiri-tuale, così ben attestata dagli scritti che ci ha lasciato, ha senz’altrocontribuito alla crescita umana e cristiana della nostra città e dellanostra Chiesa.La solenne cerimonia di chiusura del processo si è conclusa con ilcanto del Magnificat.

prof. Giuseppe Micunco

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Dobbiamo essere grati al Santo Padre Benedetto XVI per avereindetto un Anno della fede, non solo a motivo della grazia che essocomunque rappresenta per ogni credente, comunità o Chiesa parti-colare, ma anche per il contributo specifico che apporta al cammi-no della Chiesa in Italia. I vescovi italiani, infatti, hanno messo alcentro dell’impegno pastorale del decennio l’educazione, con unaattenzione specifica – in conformità alla loro propria missionepastorale – alla educazione alla fede. L’Anno della fede, con il richia-mo alle due ricorrenze che lo hanno suggerito, offre al compitoeducativo due riferimenti fondamentali nel Concilio Vaticano II enel Catechismo della Chiesa Cattolica (cfr Benedetto XVI, LetteraApostolica Porta fidei, n. 4).Su questo sfondo vorrei rileggere con voi gli Orientamenti pastora-li. Una rilettura che intende puntare su alcune questioni nodali piùche su una pedissequa esposizione di un documento che ben cono-scete. Il motivo di questa scelta è presto detto. Penso che uno deimodi migliori di celebrare un Anno della fede sia proprio quello difar crescere la vita di fede di noi presbiteri e delle nostre comunità

Settore PresbiteriLa Giornata di santificazione sacerdotale

Mons. Mariano CrociataLa sfida dell’educazione alla fede

(Cassano Murge, 15 giugno 2012)

CURIA METROPOLITANA

DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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* Relazione tenuta da S.E. mons. Mariano Crociata, Segretario generale della ConferenzaEpiscopale Italiana, alla Giornata di santificazione sacerdotale presso l’Oasi S. Maria inCassano Murge il 15 giugno 2012.

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dentro il cammino ordinario di vita. Senza trascurare le iniziativestraordinarie che dovranno essere intraprese o accolte, la ricchezzadi questa indizione sta tutta nella sua capacità di far riflettere erisvegliare l’interesse per la fede nei nostri fedeli e attorno a noi. IlPapa definisce la finalità di questo Anno come un «riscoprire il cam-mino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza lagioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo» (Portafidei, n. 2). E, a partire da tale esperienza, indica il duplice indivisibi-le compito di «riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmonel comunicare la fede» (cfr Porta fidei, n.7), e quello che cerca diunire «riflessione» sulla fede e «confessione di fede», per «conosceremeglio» e «trasmettere» la fede stessa (cfr Porta fidei, n. 8).

1. Ci troveremmo in errore e sprecheremmo una opportunità sepensassimo che, alla fin fine, quella del Papa sia una iniziativa det-tata da circostanze estrinseche e fortuite; essa invece risponde aduna esigenza che scaturisce da un discernimento della situazioneculturale e religiosa in cui ci troviamo. Scrive il Papa al n. 2 di Portafidei: «Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggiorpreoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche delloro impegno, continuando a pensare alla fede come un presuppo-sto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solonon è più tale, ma spesso viene perfino negato. Mentre nel passatoera possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamenteaccolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essaispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori dellasocietà, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato moltepersone».La preoccupazione per la profonda crisi di fede in atto non cancel-la quella fiducia più volte manifestata nel potere che ha l’esperien-za della gioia dell’incontro con Cristo e l’entusiasmo per la sua tra-smissione; ma se solo la forza di questa gioia e di questo entusia-smo può vincere ogni difficoltà, nondimeno i motivi di preoccupa-zione sono ben fondati e gravi. Lo fa rilevare ancora il Papa in dueinterventi relativamente recenti. Nel Discorso alla Curia Romana del22 dicembre scorso, diceva: «Con preoccupazione, non soltantofedeli credenti, ma anche estranei osservano come le persone chevanno regolarmente in chiesa diventino sempre più anziane e il loro

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numero diminuisca continuamente; come ci sia una stagnazionenelle vocazioni al sacerdozio; come crescano scetticismo e increduli-tà». E proseguiva: «Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è lacrisi della fede. Se ad essa non troviamo una risposta, se la fede nonriprende vitalità, diventando una profonda convinzione ed una forzareale grazie all’incontro con Gesù Cristo, tutte le altre riforme rimar-ranno inefficaci» . E pochi giorni dopo, alla Omelia dei Vespri del 31dicembre 2011, aggiungeva: «La quaestio fidei è la sfida pastorale prio-ritaria […]. I discepoli di Cristo sono chiamati a far rinascere in sestessi e negli altri la nostalgia di Dio e la gioia di viverlo e di testimo-niarlo, a partire dalla domanda sempre molto personale: perchécredo? Occorre dare il primato alla verità, accreditare l’alleanza trafede e ragione […]; rendere fecondo il dialogo tra cristianesimo e cul-tura moderna; far riscoprire la bellezza e l’attualità della fede […]come orientamento costante, anche delle scelte più semplici, che con-duce all’unità profonda della persona rendendola giusta, operosa,benefica, buona. Si tratta di ravvivare una fede che fondi un nuovoumanesimo capace di generare cultura e impegno sociale».Non vorrei sembrare troppo concordista se affermo che la scelta deivescovi italiani è caduta sul tema educativo sulla base di un discer-nimento analogo a quello che abbiamo ascoltato dalle parole citatedel Papa, il quale peraltro con il suo magistero è pure all’origine diuna specifica attenzione nei confronti dell’educazione. Proprio taleaccostamento, tra quaestio fidei ed educazione, permette di afferma-re che umano e cristiano non si possono dissociare. Se dobbiamorilevare una crisi di fede, non possiamo fare a meno di constatareuna contestuale crisi dell’umano. Se è diventato un problema edu-care alla fede, non è meno problematico semplicemente educare; eun recupero della fede non può che portare con sé uno sviluppodell’umano1.

1 Gli Orientamenti CEI lo ricordano così: «La fede, infatti, è radice di pienezza umana,amica della libertà, dell’intelligenza e dell’amore. Caratterizzata dalla fiducia nella ragio-ne, l’educazione cristiana contribuisce alla crescita del corpo sociale e si offre come patri-monio per tutti, finalizzato al perseguimento del bene comune» (Educare alla vita buona delVangelo, n. 15).

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2 Già Romano Guardini, nel 1957, scriveva di nutrire «la strana impressione, oggi così fre-quente, che l’esistenza umana, pur con tutto il suo sapere sterminato, con tutta l’enormepotenza ed esattezza della tecnica, sia in definitiva governata da persone immature. E daquesta percezione nasce la profonda preoccupazione che porta a chiedersi se simili uomi-ni, che con tanta difficoltà arrivano a mettere radici in se stessi, riusciranno a padroneg-giare la propria potenza, o se soccomberanno ad essa» (R. Guardini, Le età della vita, Vita ePensiero, Milano 1986, p. 66).

2. Questa connessione appare con singolare evidenza in un ambitoche trova spunto già nel primo capitolo degli Orientamenti, dove sidice che i «giovani si trovano spesso a confronto con figure adultedemotivate e poco autorevoli, incapaci di testimoniare ragioni divita che suscitino amore e dedizione» (Educare alla vita buona delVangelo, n. 12).Riflettendo quest’anno nell’assemblea dei vescovi sulla formazionedegli adulti, abbiamo potuto verificare la complessità e la faticadella maturità umana. Dobbiamo distinguere accuratamente,senza separarle, tra condizione dell’adulto o dell’età adulta e matu-rità umana e credente (c’è infatti una maturità proporzionata adogni età). Il problema è innanzitutto quello della maturità degliadulti, anche se non è meno difficile incontrare altre età della vitaassunte in maniera adeguata alle rispettive caratteristiche.Senza dubbio, però, la condizione dell’adulto svolge una funzionedecisiva, perché rappresenta il paradigma, una sorta di parametrodi riferimento per tutte le altre età della vita. Senza pretendere difissare una stagione della vita in uno stato inalterabile e raggiuntouna volta per tutte, dobbiamo riconoscere che un carattere distinti-vo e decisivo dell’adulto maturo è la capacità di decentrarsi e didedicarsi ad altri e ad altro.L’adulto maturo è l’opposto dell’adolescente, il quale si percepiscee si manifesta come totalmente auto-centrato, così da pensare soloa se stesso, alla sua immagine, ai suoi desideri e alle sue passioni. Ilproblema di oggi è che l’adolescente ha preso il posto dell’adultomaturo, e – in un certo senso – lo ha sostituito come paradigmaantropologico2.Si è persa così l’evidenza fondamentale secondo cui a dare gusto epienezza alla vita è generare nuove creature, dedicarsi a farle cresce-re, creare qualcosa per loro e per il loro futuro, dare corpo a progetti

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3 Ancora un riferimento a Romano Guardini, che soleva affermare: «L’uomo è per l’uomola via verso Dio» (R. Guardini, Persona e libertà, Editrice La Scuola, Brescia 1987, p. 223).

per il bene degli altri e della società intera realizzando qualcosa dibuono anche a costo di sacrifici. Il mito dell’autorealizzazione atutti i costi (individualistica, privata e direi quasi solipsistica) è unprincipio di consunzione che si è incistato nella mente collettiva.Così finisce, infatti, la cura dell’altro. E senza la cura dell’altro nonc’è generazione, non c’è educazione, non c’è progetto condiviso,non c’è futuro comune.Siamo tornati a parlare di educazione perché è venuto meno il pre-supposto su cui si basava la vita sociale, prima che la stessa vita cri-stiana, ovvero una sana antropologia della dedizione e della cura del-l’altro e della comunità nel suo insieme. L’educazione è diventata unproblema perché non è più ovvio che stare al mondo come umaniabbraccia come compito fondamentale la trasmissione della vita (insenso completo, dalla procreazione alla maturazione della persona).In questo modo vediamo, infatti, il legame intimo che sussiste tra iltema della formazione degli adulti e quello che riguarda gli educa-tori (per richiamare i due temi all’attenzione della Conferenza epi-scopale tra quest’anno e l’anno prossimo). Perché se non ci sonoadulti maturi, non c’è nemmeno più educazione. E se si vuole aiu-tare qualcuno a crescere, ci vuole bene chi lo sappia fare proponen-dosi come modello e dedicandovisi.«Ogni adulto – leggiamo negli Orientamenti pastorali – è chiamatoa prendersi cura delle nuove generazioni, e diventa educatore quan-do ne assume i compiti relativi con la dovuta preparazione e consenso di responsabilità» (Educare alla vita buona del Vangelo, n. 29).Non siamo lontani, così dicendo, dal compito dell’educazione cri-stiana, anzi vi siamo nel bel centro; poiché se un buon cristiano nonpercepisce questa sua prima responsabilità nei confronti degli altrie della vita come collaborazione con il Creatore, nella chiamata afarsi strumento della nascita di nuovi figli di Dio, non ci sono teo-rie pedagogiche e programmi pastorali che tengano3. Il cristianoporta a compimento l’umano non nel senso che lo scopo dell’an-

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nuncio della fede sia semplicemente una buona riuscita umana, manel senso che nella fede si scopre come la persona umana ritrova laverità di se stessa nell’atto in cui incontra Cristo nella Chiesa e a luisi vota con tutto se stesso insieme alla comunità dei fratelli.

3. Le considerazioni problematiche sull’adulto oggi e sulla sua pre-caria maturità non devono portarci ad uno sguardo pessimisticosull’uomo di oggi, per poi concludere un po’ semplicisticamenteche viene il Cristo a risolvere ogni problema e a dare ogni risposta.Non siamo chiamati a condannare né assolvere un’epoca, una cul-tura, una condizione sociale. Si tratta piuttosto di capire comepossa avvenire l’incontro con Cristo nelle condizioni di questotempo. Anche in questo ambito vale ciò che la teologia sempre ciricorda, e cioè che creazione e redenzione sono momenti e dimen-sioni imprescindibili dell’unico disegno di Dio. Il Dio che vuolefarsi incontrare in Cristo è lo stesso che ci ha fatti per sé in questomondo verso un destino eterno. Ciò che è inscritto nella nostranatura ha già il presentimento di Cristo, senza per questo poteremai immaginare o adeguare l’assoluta novità e divina gratuità diCristo stesso. In questo senso, l’educazione ha una dinamicaumana fondamentale già inscritta nella struttura dell’essereumano, nella quale il dono della fede si inserisce con la sua irridu-cibile originalità e gratuità.Per questo dobbiamo innanzitutto prendere in considerazione lagenerazione come esperienza originaria dell’umano e paradigmadell’educazione. Lo ricorda il nostro documento nel capitolo terzo,quando scrive: «Esiste un nesso stretto tra educare e generare: la rela-zione educativa s’innesta nell’atto generativo e nell’esperienza diessere figli. L’uomo non si dà la vita, ma la riceve» (Educare alla vitabuona del Vangelo, n. 27). Il paradigma generativo fa capire qualisono gli elementi decisivi che ruotano attorno all’educazione: ilsuperamento della falsa idea di autonomia e dell’educazione comeautosviluppo (cfr Educare alla vita buona del Vangelo, n. 9), il sensodella interrelazione e del profondo legame con gli altri, il bisognodell’autorità, il significato della testimonianza, il processo di cre-scita nell’articolazione di educazione e formazione (usati non solonel documento come equivalenti ma etimologicamente riferibili adue dimensioni simultanee e distinte del processo di maturazione

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umana e credente, l’una espressiva dell’originalità della persona,l’altra produttiva di indirizzo e orientamento della persona stessa).Se volessimo riprendere questi elementi, dovremmo evidenziare chel’esperienza fondamentale della persona rivela, insieme alla sua ori-ginalità, la sua non autosufficienza. Nessuno basta a se stesso, per-ché nessuno viene da se stesso, è origine a se stesso.La relazione con gli altri è costitutiva; la singolarità e l’originalitàinconfondibile di ciascuno non possono cancellare il bisogno deglialtri e l’irriducibile socialità4. Questo dato radicale della condizioneumana è capace da solo di rivelare la verità essenziale sull’essereumano e la sua costitutiva apertura oltre se stesso. Umano e cre-dente, a questo livello radicale, si congiungono almeno comepotenzialità reali per il percorso esistenziale di ogni persona.Questo congiungimento di umano e credente può essere schema-tizzato in alcuni binomi in cui condensare la correlazione tra il datooggettivo e l’esperienza soggettiva.Il primo binomio è quello di figliolanza e dipendenza: l’essere figliodice con assoluta immediatezza la mia dipendenza originaria.Originariamente io dipendo da qualcuno e posso elaborare la veritàdella mia esperienza solo a partire dalla coscienza di tale dipendenza.In un certo senso il primo atto educativo si connette con la capaci-tà di ascoltare, per così dire, questa esperienza originaria. In essa sivede subito come l’origine ultima – che noi chiamiamo Dio – si col-loca intuitivamente sul prolungamento di tale dipendenza e la suapercezione sull’approfondimento della coscienza di essa.Il secondo binomio compone autorità e obbedienza. Ci vuole infat-ti qualcuno che mi indichi con sicurezza il senso del mondo e il mio

4 Lo affermava autorevolmente Benedetto XVI il 27 maggio 2010 incontrando i vescovi ita-liani: «è essenziale per la persona umana il fatto che diventa se stessa solo dall’altro, l’ ‘io’diventa se stesso solo dal ‘tu’ e dal ‘noi’, è creato per il dialogo, per la comunione sincroni-ca e diacronica. E solo l’incontro con il ‘tu’ e con il ‘noi’ apre l’ ‘io’ a se stesso. Perciò lacosiddetta educazione antiautoritaria non è educazione, ma rinuncia all’educazione: cosìnon viene dato quanto noi siamo debitori di dare agli altri, cioè questo ‘tu’ e ‘noi’ nel qualesi apre l’ ‘io’ a se stesso».

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posto in esso. L’autorità ha questa funzione di collocazione nell’o-rizzonte sociale e mondano. Senza l’autorità l’essere al mondo nonsi dispiega, ma rimane involuto e racchiuso in se stesso. Questadimensione si coglie ancora più chiaramente nella distinzione tramaterno e paterno, tra accoglienza e connotazione affettiva, e sensodell’ordine che regola le relazioni e il mondo tutto. All’autorità sirisponde con l’obbedienza che si lascia guidare e condurre verso lavita, in un atteggiamento di adesione che abilita ad acquistaresenso di sé, sicurezza e autonomia personale nel quadro delle rela-zioni con gli altri e con il mondo. Non si cresce se non c’è qualcunoche ti introduce e ti conduce, e se non ti rendi in qualche mododocile verso chi è in grado di indicarti la strada della vita.Il terzo binomio lo indicherei con i termini di testimonianza e affi-damento. Qui si coglie lo stretto legame con quello precedente, poi-ché proprio il cammino di crescita porta ad una personalizzazioneche attende sempre più chiaramente il manifestarsi del significatopersonale credibile dell’autorità come autorevolezza e, soprattutto,come testimonianza, cioè consegna di sé a quella causa più grandeche tutti supera, e cioè la vita.Testimoni della vita, i genitori per primi (ma non solo loro: cfrEducare alla vita buona del Vangelo, n. 29) ne attestano il significato, ivalori, l’orientamento5. Se questa presenza accade, l’obbedienza sitrasforma, anzi – meglio – si sostanzia di affidamento.L’ultimo binomio è quello di tradizione e temporalità. Il ragazzo, ilgiovane che cresce si percepisce sempre più inserito in un contestosociale e culturale di cui coglie il valore complessivo perché ne vedetramandato un patrimonio di valori e di senso di cui si nutre l’esi-stenza personale nell’intreccio delle relazioni e del tessuto sociale.Qui si inserisce l’assunzione del senso del tempo e la necessità delladurata (cfr Educare alla vita buona del Vangelo, nn. 31-32). La vita sipresenta come una costruzione che richiede dedizione, pazienza,

5 Proprio pochi giorni fa, l’11 giugno 2012, intervenendo al Convegno pastorale della dio-cesi di Roma, Benedetto XVI evidenziava così come il dono della vita da parte dei genito-ri affermi un orientamento essenziale di fronte alla vita stessa: «Si può realmente antici-pare la vita, dare la vita senza che il soggetto abbia avuto la possibilità di decidere? Io direi:è possibile ed è giusto soltanto se, con la vita, possiamo dare anche la garanzia che la vita,con tutti i problemi del mondo, sia buona, che sia bene vivere, che ci sia una garanzia chequesta vita sia buona, sia protetta da Dio e che sia un vero dono».

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tempo, elaborazione di coscienza, di conoscenza, di competenza, dicapacità di decisione e di scelta.Il contesto della nostra epoca, così debole sul piano ideale ed etico,può suscitare sentimenti di incertezza e sollevare qualche dubbiosulla capacità di incidenza di queste indicazioni; e tuttavia nessunadifficoltà ci legittima a diffidare dell’umano che ci è stato conse-gnato. La nostra stessa fede ci attesta che la bontà radicale dell’o-pera creatrice di Dio non è stata cancellata; e in ogni caso la certez-za della sua redimibilità è parte integrante della sostanza del nostrocredere. Tale visione dell’umano educativo è affidabile e costituiscel’ambiente – se non proprio il supporto – antropologico in cui lafede si inserisce per fecondare con il suo dono il terreno della vita.

4. L’incontro con Cristo, Figlio di Dio e figlio dell’uomo, è lasostanza personale della fede. Il capitolo secondo degli Orienta-menti pastorali dispiega il senso di tale incontro integrandolo inuna visione trinitaria in cui si evidenzia il protagonismo delloSpirito, e collocandolo nell’orizzonte vasto della storia della salvez-za confluente a sua volta sul tempo della Chiesa. La Chiesa è ora illuogo comunitario nel quale Cristo Gesù può essere riconosciutoattraverso una testimonianza molteplice di credenti e di segni diuna presenza personale viva e inconfondibile.Due semplici elementi devo sottolineare, nel quadro di una com-prensione trinitaria della fede. L’incontro con Cristo dà risposta econsistenza al bisogno di ancorare la vita in Dio per darle fonda-mento. La sostanza della fede è infatti relazione personale con Dioin un gesto di affidamento e di adesione incondizionata. E in talerelazione, umano e cristiano si integrano a somiglianza di quanto èavvenuto in Cristo, vero Dio e vero uomo. Come per lui, anche peril credente la relazione con Dio non diminuisce ma potenzia e portaa compimento la sua umanità. Diventare figli di Dio per il donodella fede rende pienamente umani; e nulla di veramente umanoviene perduto nella relazione filiale con Dio in Cristo (cfr Ef 4,8).Il secondo elemento che deve essere colto riguarda l’opera delloSpirito, che è il vero protagonista di ogni storia di fede. La sua azio-

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ne predispone e sollecita ad una accoglienza attiva della grazia divi-na, che rende il dono della fede veramente personale, perché fa ilcredente capace di una risposta che coinvolge la coscienza e la liber-tà in adesione a Dio. La grazia dello Spirito Santo risveglia e mobi-lita la dimensione più profondamente personale del credente, e cioèappunto la sua libertà. In contrasto con ogni apparenza inganne-vole, è proprio l’iniziativa di Dio tramite il suo Spirito ad attivaretutto il potenziale di libertà che è nel cuore dell’uomo. Al suocospetto, la possibilità – anzi la pretesa – di fare ciò che si vuole sipalesa come arbitrio insensato, cioè privo di orientamento, che è ilcontrario della libertà e alla fine negazione della persona. Il creden-te è il soggetto ideale di una libertà che dà modo alla personaumana di mettere tutta se stessa nell’orientare le sue decisioni e lesue scelte con integra volontà e matura consapevolezza.Ma tutto questo non è un risultato raggiunto una volta per tutte,bensì un cammino mai terminato di maturazione personale nellacomunità ecclesiale, in cui si alimenta la relazione con Dio comecomunione trinitaria.

5. Ed è proprio in questo punto che bisogna toccare la questioneconclusiva, almeno in questa sede. Il quarto capitolo degli Orien-tamenti pastorali ha un chiaro intendimento teologico-pastorale,con le sue attenzioni al ruolo educativo della famiglia, della parroc-chia, della scuola, della società intera con il suo ambiente comuni-cativo digitale.Una nota specifica che lo caratterizza è la proposta di alleanze edu-cative, le quali, prima di essere formule di organizzazione pastora-le, ispirano un clima di attiva collaborazione e di impegno comuni-tario nella missione educativa. Come a dire che l’educazione nonpuò essere opera di un singolo, di un individuo isolato, al limitenemmeno solo della famiglia, ma di un tessuto interpersonale,comunitario, sociale, perché educare è introdurre nella vita, accom-pagnare a entrare nel mondo per imparare a starci umanamente.Ciò risalta con tutta evidenza nell’orizzonte della fede quando con-sideriamo che la fede personale è sempre anche ecclesiale. Di quipuò dispiegarsi tutta l’azione pastorale della Chiesa.Prima di dire una parola su questo punto, però, bisogna quantomeno porre la questione forse più difficile di ogni azione pastorale:

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è possibile educare alla fede? La fede è una realtà educabile? Larisposta la cercherei sulla linea di una analogia con l’educazione ingenerale e che formulerei come accompagnamento autorevole, cheunisce secondo un equilibrio evolutivo direttività e attesa, indica-zione-orientamento-motivazione e accoglienza della spontaneità edella espressività della persona. La circolarità tra educazione e for-mazione, intese nel loro significato etimologico, aiuta a cercare l’e-quilibrio tra la proposta di una forma (di pensiero, di atteggiamen-ti, di stile di vita) e la sollecitazione di una espansione autonomadell’interiorità della persona, come accompagnamento adeguatoalla maturazione della persona.Nell’ambito della fede la teologia ci aiuta a tradurre tale circolaritàed equilibrio nella esplicitazione di quella triangolazione semprenecessaria nel rapporto tra educatore ed educando, là dove il terzoinvisibile è il termine di riferimento di una pienezza umana che siprofila sullo sfondo dell’umanità e del mondo. Il credente chetende alla maturità della fede e alla pienezza che essa conferisce allasua personalità sa fin dall’inizio di stare in relazione con DioTrinità. E tuttavia, come dice san Paolo, non potrebbe prendere co-scienza e avviare alcun percorso di crescita nella fede senza la paro-la dell’annunciatore, la testimonianza degli altri credenti, la vitadella comunità (Ef 10,10).Questa considerazione conduce spontaneamente il nostro discorsosulla responsabilità pastorale della comunità ecclesiale, che propriol’Anno della fede invita a rinnovare sulla scia del Concilio e con ilsostegno del Catechismo della Chiesa Cattolica.In termini forse troppo essenziali, si potrebbe suggerire che la rivi-sitazione delle costituzioni conciliari consentirebbe, insieme allaapprofondita conoscenza dei contenuti, il riallineamento dell’im-pianto pastorale attorno al soggetto primo che è la Chiesa nelle suecomunità, la quale si alimenta alle fonti della liturgia e della Paroladi Dio e si pone in relazione con il mondo della vita delle personeincontrate nella loro concreta situazione (per condurle alla pienacomunione tra loro e con Dio). Senza dimenticare come punto diriferimento il quadro sicuro di intelligenza dei contenuti della fede

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rappresentato dal Catechismo della Chiesa Cattolica che ha nel nostroCatechismo degli adulti, La Verità vi farà liberi, una delle prime eautorevoli mediazioni nazionali.In chiusura vorrei accennare alla domanda che serpeggia dietro ilmio discorso, ovvero che cosa si debba fare per confrontarsi effica-cemente con la situazione di crisi richiamata all’inizio.Tendenzialmente sono portato a diffidare di facili ricette. Trovo intal senso un motivo di incoraggiamento nella Lettera del Papa Portafidei, là dove afferma che i «credenti, attesta sant’Agostino, “si forti-ficano credendo” […]. Solo credendo, quindi, la fede cresce e si raf-forza; non c’è altra possibilità per possedere certezza sulla propriavita se non abbandonarsi, in un crescendo continuo, nelle mani diun amore che si sperimenta sempre più grande perché ha la sua ori-gine in Dio» (n. 7).Il segreto della vita di fede, come di ogni impegno pastorale, è stardentro, rimanere fedeli, lasciarsi plasmare. Qualcosa di simile puòessere detto dell’educazione alla fede e della formazione di adultieducatori. L’importante è accendere il cammino e perseguirlo conperseveranza. L’esperienza pastorale della vostra Chiesa incentratasulla mistagogia è una proposta esemplare in tal senso. Bisognaavere fiducia che la serietà della proposta e la fedeltà al camminoporteranno i loro frutti.

�+ Mariano CrociataSegretario generale CEI

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Settore Vita consacrata

Monastero San Giuseppe (Bari)

L’esperienza delle adorazioni eucaristiche

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Quando suor Elia di S. Clemente venne solennemente beatificate inCattedrale, il 18 marzo 2006, la Chiesa di Bari-Bitonto si raccolse infesta per contemplare l’umile ma luminosissima stella che laProvvidenza divina aveva voluto accendere nel nostro cielo. La gioiadel popolo di Dio era palpabile, e non solo durante la cerimoniacosì solenne e suggestiva della beatificazione, ma anche in tutti glieventi liturgici e culturali che l’avevano preceduta e preparata. Labeata Elia era la figlia prediletta, tanto attesa: e l’urna contenente lesue spoglie, esposta alla venerazione della gente in Cattedrale in untrionfo di fiori e di lampade accese, seppe meravigliosamente riuni-re in un solo cuore la grande famiglia diocesana.Ecco allora sorgere spontanea un’idea: perché non continuare aincontrarsi, non solo per rinnovare la gioia di una bella festa, masoprattutto per approfondire insieme la ricchezza spirituale di que-sta creatura così semplice e straordinaria e per continuare a “sentir-si famiglia” attorno a lei? Perché non riunirsi periodicamente, permeditare quei suoi testi così limpidi e accessibili, qualche voltaanche non perfetti sul piano espressivo, ma spesso impressionantiper la profondità nascosta che solo con la preghiera – più che conlo studio – si può comprendere?Cogliendo prontamente i segni dello Spirito, il vice postulatoremons. Alberto D’Urso organizzava nel settembre 2006 un incontro

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di preghiera presso la parrocchia Santa Croce, coinvolgendo natu-ralmente le consorelle della beata Elia, le Carmelitane del monaste-ro S. Giuseppe. Prostrata in adorazione davanti al SS. moSacramento solennemente esposto, una piccola comunità di fedeliringraziava il Signore per il grande dono ricevuto e insieme riflette-va su un aspetto della vita di Gesù che così bene l’umile suora avevasaputo fare proprio: “Salì sul monte, solo, a pregare”; questo era il temaattorno al quale si svilupparono la preghiera e la meditazione.L’iniziativa ebbe successo, tanto che un mese dopo venne ripetuta,proponendo questa volta il tema della riconoscenza: “Ringrazia ditutto cuore il Signore e la Vergine Santa”.Fu subito chiaro che la novella beata sapeva calamitare i cuori: leadorazioni si susseguirono ininterrottamente con cadenza mensilee sempre con grande partecipazione. Cambiò solo la sede, la chiesadel Monastero nella quale suor Elia aveva trascorso ore e ore di pre-ghiera, dove aveva maturato in cuore i pensieri e i santi propositiche ora venivano offerti alla meditazione di tutti: la chiesa doveriposano le sue spoglie in una nicchia dalla quale un suo bellissimoritratto sorride dolcemente a tutti.Da allora sono passati alcuni anni, ma la “festa di famiglia” conti-nua a radunare alla fine di ogni mese fedeli in numero sempre cre-scente, al punto che la chiesa spesso risulta troppo piccola: quandoè possibile si sceglie proprio il giorno 29 del mese, per ricordarequel 29 maggio che la Chiesa ha assegnato alla memoria liturgicadella nostra beata. La pausa estiva di luglio e agosto, anziché raf-freddare gli entusiasmi, sembra riaccenderli: quando si avvicinal’appuntamento di settembre si moltiplicano le telefonate e lerichieste di persone (spesso si tratta di sconosciuti) che si informa-no sulle date programmate, nel timore di restare escluse. Il pro-gramma con il tempo ha assunto una fisionomia definita: i temidegli incontri sono sempre diversi, ma tutti ispirati ai punti fonda-mentali della spiritualità della beata. Non solo: se è possibile, siindividua per l’intero anno un vero e proprio itinerario che, da set-tembre a giugno, sviluppa un unico tema di fondo. Così, per faredegli esempi, nell’anno 2009-2010 si è pregato e meditato sugli arti-coli del Credo; e nel 2011-2012 abbiamo accompagnato suor Elianelle varie fasi della sua crescita spirituale, dai primi slanci infanti-li fino alla totale consumazione di sé per amore.

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Si è anche giunti molto presto, già dai primissimi incontri, a unaorganizzazione “condivisa”: singole comunità parrocchiali o grup-pi ecclesiali animano a turno le adorazioni, interpretando libera-mente e con grande creatività il tema che viene loro affidato.Abbiamo visto avvicendarsi numerose parrocchie della diocesi(della città ma anche, in gran numero, della provincia), i diaconi,l’Azione Cattolica, le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, il grup-po “Piccole sorelle di S. Teresina”, la comunità “Nazareth” diBitonto, il Terz’Ordine carmelitano (ocds), che ci ha portato anchela voce delle nostre care consorelle del monastero S. Teresa Nuovadi Bari. Non mancano mai ai nostri incontri i familiari della beataElia e, soprattutto, tantissimi fedeli che spontaneamente e per ini-ziativa personale si affacciano e poi molto spesso ritornano, conammirevole assiduità. Insomma: una famiglia, che sente il bisognodi riunirsi attorno all’Unico nel quale possiamo dire di essere vera-mente un cuore solo e un’anima sola. Questo ci ha permesso di veri-ficare quanto è viva la nostra Chiesa locale, nei suoi ministri e neisuoi fedeli laici: questi ultimi ci commuovono, offrendoci l’esempiodi una preghiera autentica e raccolta, fatta non solo di buoni pen-sieri e bellissimi canti ma anche di lunghi silenzi adoranti, atteg-giamenti che con tutta evidenza non sono improvvisati, ma nasco-no dalla consuetudine e da una buona formazione.Infine, uno sguardo al futuro. Per l’anno 2012-2013 è stata laChiesa stessa a fornirci la traccia per le meditazioni: fedeli al richia-mo del Santo Padre che ha indetto l’Anno della Fede, le comunitàanimatrici degli incontri ci inviteranno ad arricchire la nostra fedemeditando con noi alcuni testi di santi carmelitani. Avremo dun-que, come compagni di cammino, non solo la beata Elia (le cui“perle” vengono sempre offerte in ogni incontro) ma anche i suoimaestri e fratelli, santa Teresa d’Avila, san Giovanni della Croce,santa Teresa di Gesù Bambino, santa Teresa Benedetta della Croce,la beata Elisabetta della Trinità e gli altri grandi del Carmelo; la spi-ritualità carmelitana, così meravigliosamente incarnata da grandisanti, è tutta incentrata su una vita di fede, una fede che è totale eincondizionato abbandono al Signore, nello spogliamento di ogni

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cosa che «non è Lui» e nella delega totale, in bianco, a Colui «dalquale sappiamo di essere amati» (santa Teresa d’Avila). Riflette-remo su questo e su tutto quanto lo Spirito Santo ispirerà a questoproposito: come titolo della serie degli incontri dell’anno abbiamoscelto questa eloquente espressione di san Giovanni della Croce: “Sel’anima cerca Dio, molto più Dio cerca lei”.Ci diamo dunque appuntamento per il 28 settembre 2012 a Bari,presso il monastero S. Giuseppe in via Beata Elia (De Rossi) 245,alle ore 20: ci guiderà un testo di santa Teresa Benedetta della Croce(Edith Stein) su questa traccia: “La fede è la via che attraversa la notteper condurre al traguardo dell’unione con Dio”. L’incontro sarà guidatodal parroco della parrocchia S. Ottavio (Modugno) e dalla suacomunità di fedeli.

Le monache carmelitane del monastero di S. Giuseppe in Bari

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Settore LaicatoUfficio Laicato e Consulta diocesana

delle Aggregazioni laicali

Le attività dell’Ufficio Laicato e della Consultadiocesana delle Aggregazioni Laicali

nell’anno pastorale 2011-2012

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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All’indomani del Convegno di San Giovanni Rotondo (28-30 aprile2011), che ha riproposto come primaria per l’impegno dei laicinella Chiesa e nella società pugliese oggi la ‘sfida educativa’,l’Ufficio Laicato e la Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicalihanno voluto riprendere il documento dei vescovi italiani, checostituisce il programma pastorale per il decennio 2010-2020:Educare alla vita buona del Vangelo. Il Vangelo dà la risposta al desiderio di senso e di felicità dell’uomo(cfr n. 8). Viene richiesto a noi, alle nostre comunità, alle nostreAggregazioni laicali, un prezioso e improrogabile lavoro educativo,capace di suscitare nuove vocazioni religiose e laicali, nella Chiesa enella società, tutte intese al servizio di Dio e dei fratelli.Negli incontri di quest’anno (2011-2012) abbiamo voluto far cre-scere la nostra attenzione verso alcuni settori dell’educazione ordi-nariamente trascurati dalla scuola, dalla famiglia, dalle nostrecomunità cristiane: la musica e il canto, le arti figurative, la poesiae la filosofia. Sono settori trascurati non tanto e soltanto per loscarso tempo loro dedicato, quanto per la scarsa o nulla valorizza-zione dal punto di vista sociale, civile e culturale, oltre che religio-so, in vista di una formazione integrale della persona.

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Si sono tenuti, nell’Aula sinodale “Mariano Magrassi”, i seguentiincontri, ai quali sono stati invitati tutti i laici, sia delle Aggre-gazioni laicali che delle comunità parrocchiali:Sabato 19 novembre 2011: Dopo il Convegno di San Giovanni Rotondo.Dall’educazione alla vocazione: la musica e il canto nella Chiesa e nella società.Introduzione del prof. Giuseppe Micunco, Direttore Ufficio Laicato.Relatori: mons. Antonio Parisi, sacerdote e musicista; prof. NicolaScardicchio, docente al Conservatorio; prof. Grazia Albergo, docen-te di religione.Giovedì 23 febbraio 2012: Dopo il Convegno di San Giovanni Rotondo.Dall’educazione alla vocazione: le arti figurative nella Chiesa e nella società.Introduzione del prof. Giuseppe Micunco, Direttore dell’UfficioLaicato.Relatori: dott.ssa Annalisa Caputo, docente di filosofia pressol’Università di Bari; p. Franco Annichiarico, gesuita, studioso eautore di icone.Giovedì 24 maggio 2012: Dopo il Convegno di San Giovanni Rotondo.Dall’educazione alla vocazione: filosofia e poesia nella Chiesa e nella società.Introduzione del prof. Giuseppe Micunco, Direttore dell’UfficioLaicato.Relatori: prof. Costantino Esposito, docente di filosofia pressol’Università di Bari; prof. don Jean Paul Lieggi, docente di teologiapresso la Facoltà Teologica Pugliese.Gli incontri hanno anche tenuto conto della lettera pastorale Cercae troverai proposta (gennaio 2012) dal nostro Vescovo a tutta laChiesa diocesana in occasione dei 400 anni del Seminario Arcive-scovile di Bari, lettera alla quale è stato dedicato uno specificoincontro della Consulta delle aggregazioni laicali il 12 marzo: ildocumento è stato commentato capitolo per capitolo dai respon-sabili delle diverse aggregazioni presenti; nella circostanza si sonoanche eletti i membri rappresentanti della CDAL per il nuovoConsiglio Pastorale Diocesano.Un nuovo incontro della Consulta si è tenuto l’11 giugno, per com-mentare la nota pastorale dei vescovi di Puglia dopo il terzoConvegno Ecclesiale Pugliese, I laici nella Chiesa e nella società pugliese,oggi, celebrato nell’aprile 2011 a San Giovanni Rotondo. Hannoproposto le loro riflessioni sulle diverse parti del documento i com-ponenti del comitato dei presidenti della CDAL: Michela Boezio,

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Lucy Scattarelli, Filippo Boscia, Leonardo e Filomena Dambra,Vincenzo Mascello, Sebastiano Barbone, Pino Piscopo, Maria LuisaLogiacco, Massimo Tamma, Rossella Cinquepalmi.Un momento particolarmente ricco per le Aggregazioni laicali è statol’incontro che si è tenuto presso il Politecnico di Bari in concomitan-za con il terzo grande evento “Insieme per l’Europa”, celebrato aBruxelles il 12 maggio 2012: dopo le tre tappe precedenti, 2004, 2007a Stoccarda e nel 2009 con eventi nazionali, si è continuato a parlareagli europei – dai politici ai comuni cittadini – delle «necessitàdell’Europa di riscoprire le proprie radici cristiane», facendolo conun linguaggio di politica umana, attraverso un messaggio di culturae di spiritualità. “Insieme per l’Europa” non è un movimento: è unacomunione profonda tra credenti, che pur provenendo da esperienzemolto diverse, lavorano per un obiettivo comune. Alla manifestazione del 12 maggio a Bari, sono state proposte varieriflessioni a cura di rappresentanti di varie aggregazioni, da diverseangolazioni, politiche, religiose, culturali, ecumeniche; i canti ese-guiti dalle corali del Rinnovamento nello Spirito Santo, deiFocolari, dalla corale ecumenica, hanno favorito la gioia e la comu-nione. E’ stato presente l’Arcivescovo di Bari-Bitonto, mons.Francesco Cacucci, che ha avuto parole di apprezzamento, non soloper i contenuti proposti, ma anche e soprattutto per il clima di festae di condivisione vissuto dal laicato diocesano.Va dato atto, infine, al prezioso lavoro portato avanti, insiemeall’Ufficio Laicato, dal comitato dei presidenti della CDAL e dal suosegretario Leonardo Dambra: più e prima che un organo di lavoro,è un affiatato gruppo di amici, che si incontrano mensilmente eche, pur responsabili di esperienze laicali diverse, mettono in comu-ne, all’insegna della fraternità e della stima reciproca, risorse con-crete e interiori al servizio dell’utilità comune, ecclesiale e sociale, inconsonanza con le indicazioni pastorali della Chiesa locale.

prof. Giuseppe Micuncodirettore Ufficio Laicato

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Giovedì 24 maggio 2012, alle ore 17.00, nell’auditorium della scuolasecondaria di I grado “Tommaso Fiore” in via Martin Luther King, 38– Bari, si è svolta la cerimonia di premiazione del concorso missionario“Don Franco Ricci” – XI edizione 2012, bandito dall’Ufficio/Centromissionario sul tema “Con gli altri come fratelli”, nel ventesimo anni-versario dell’uccisione in Etiopia del sacerdote barese.Dodici le scuole partecipanti, di cui 1 scuola primaria, 7 scuolesecondarie di 1° grado e 4 scuole secondarie di 2° grado, con la par-tecipazione di 240 studenti, di cui 2 come singoli. Vi hanno parte-cipato anche 4 gruppi parrocchiali. Da segnalare la partecipazionedi una studentessa come singola appartenente alla diocesi di Trani.Ciò ci entusiasma e ci suggerisce, per le successive edizioni del con-corso, di allargarne la partecipazione anche a scuole e gruppi appar-tenenti ad altro territorio diocesano.

PremiScuole primarie

1° PREMIO - Lorusso Martina - Classe IV-B -VIII C.D. “Giovanni PaoloII” - Bari Carbonara2° PREMIO - Fonderico Antonella - Classe V-A -VIII C.D. “GiovanniPaolo II” - Bari Carbonara3° PREMIO - Allegrezza Daniele – Caringella Adriana - Lacedra

Ufficio missionario

Cerimonia di premiazioneConcorso missionario “Don Franco Ricci”

XI edizione 2012

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DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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Claudia - Lollino Maria - Portincasa Annamaria - Classe IV-B -VIIIC.D. “Giovanni Paolo II”- Bari Carbonara

Scuole medie 1° PREMIO - Terrevoli Daniele - Classe II-F Scuola secondaria I grado“Tommaso Fiore” - Bari2° PREMIO - Simmi Mariailenia – Sassanelli Silvia - Classe II-G Scuolasecondaria I grado “Amedeo d’Aosta” - Bari 3° PREMIO - Santantonio Onofrio - Classe III-E Scuola secondaria Igrado “S. Giovanni Bosco” - Toritto

Scuole superiori 1° PREMIO - Berardi Roberta - Classe IV – L. G. “Margherita” - Bari2° PREMIO - Ranieri Giovanni - Classe I-A I.T.G. “Pitagora” - Bari3° PREMIO - Porcella Ruggiero -Classe I-G I.T. AER - I.I.S. “Euclide” - Bari

Menzione speciale della giuria

Parrocchia Buon Pastore - Bari - Gruppi Joseph e Noè

Segnalazioni della giuria

Scuole elementari Stragapede Silvia - Classe V-B -VIII C.D. “Giovanni Paolo II” - BariCarbonaraDi Candia Ivan Giacomo - Classe V-B -VIII C.D. “Giovanni Paolo II”- Bari CarbonaraAccettura Mariano - Partipilo Gianrocco - Classe V-A -VIII C.D.“Giovanni Paolo II” - Bari CarbonaraClasse II– C - VIII C.D. “Giovanni Paolo II”- Bari Carbonara

Scuole medieFanelli Luca - Classe III-F Scuola secondaria I grado “TommasoFiore” - BariMassari Greta - Classe II-F Scuola secondaria I grado “TommasoFiore” - Bari

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Moscatello Mariachiara - Classe III-F Scuola secondaria I grado“Tommaso Fiore” - BariRafaschieri Vincenzo Alessio – Nitti Alessandro - VeronicoGiuseppe - Hajdari Annalisa - Classe III-H Scuola secondaria Igrado “Amedeo d’Aosta” - Bari Pepe Antonio – Sardaro Piero - Classe I-C Scuola secondaria I grado“Amedeo d’Aosta” - Bari Novembre Noemi - Classe II-C Scuola secondaria I grado “M.R.Imbriani - Balilla” - Bari Sabato Lutonia Sofia - Danza Giuseppe - Classe III-C Scuola secon-daria I grado “Amedeo d’Aosta” - Bari Melpignano Giulia - Classe II-E Scuola secondaria I grado“Michelangelo” - BariTortorelli Valentina - Classe III-A Scuola secondaria I grado“Capozzi-Galilei”- ValenzanoTanzi Vincenza - Classe II-F Scuola secondaria I grado “S. GiovanniBosco” - Toritto Ziccolella Michele - Classe II-E Scuola secondaria I grado “S.Giovanni Bosco” - Toritto Di Biase Antonio – Classe I Media – Istituto Comprensivo “N.Ronchi” - Cellamare

Scuole superioriMonterisi Roberta - Classe IV – L. G. “Margherita” - Bari

ParrocchieParrocchia S. Ferdinando - BariParrocchia SS. Apostoli - ModugnoParrocchia S. Giuseppe Moscati in San Lorenzo - Triggiano

SingoliBarbone Magdala - CoratoCornacchia Lobelia - Bari

Mario ConfortiCentro Missionario Diocesano Bari-Bitonto

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Marco PesolaIl profumo di Dio

Prefazione di mons. Francesco Cacucci aIl profumo di Dio.I frutti del sacrificio di don Franco Ricci continuano a fiorire nelgermoglio profumato della Chiesa che è in Soddu Abala (Etiopia)di Marco PesolaStilo Editrice, Bari 2012

Indice: Prefazione di Mons. Francesco Cacucci - PresentazioneUna Vita, un dono – Nota introduttiva di Giuseppe MicuncoMorto per amore – When the saints go marching in… - Qualche datosull’Etiopia.La Missione: Paradiso sì, ma per arrivarci! – Il profumo di Dio – LaCappella di Cigga: fede e democrazia nella foresta – Abbaleo, Abbaleo…catechismo e non solo – Alta tecnologia – La Scuola - Acqua, luce e inter-net - Investigazioni con Padre Brown – Visita a varie capanne – Invito apranzo – Emergency – Gioia - … e tristezza – Una giornata particolare –Ordinazione di Abba Tseggay – Volti della Foresta.Ricordi e testimonianze: L’ultima lettera alla mamma signora Rita -Gabriella Ricci – Mons. Francesco Colucci – Lena Lopriore – Lucia eBiagio Cipriani – Mons. Antonio Talacci – Francesco De Cecco – GigiFanelli e Raffaele Giordano – Associazione “Un Ponte per l’Etiopia” –Maria Clementina Caputo – Eloisa Valenzano – Dal Ponte di liane alponte di ferro.

“Bisogna saper fiorire là dove Dio ci ha seminati”. La bella espres-sione della nostra Beata Elia di San Clemente pienamente si addicealla testimonianza di don Franco Ricci, seme caduto nella terrad’Etiopia, fiorito in una numerosa comunità cristiana, germoglioche continua ancora e sempre più a spandere il suo profumo di san-

PUBBLICAZIONIDOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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tità e di amore. Il sangue versato da don Franco è stato ed è davve-ro il “buon profumo di Cristo” di cui parla san Paolo (2 Cor 2, 15).Con delicatezza e passione il prof. Marco Pesola, preside della scuo-la media Amedeo d’Aosta in Bari, sempre attento, come ha dimo-strato già in altri lavori, alle cose belle della Chiesa e del mondo,questo profumo l’ha per così dire raccolto in questo volume, attra-verso immagini, corredate di brevi e sapienti didascalie, che sonocome dei fiori poetici e spirituali della terra di Etiopia, di quellacomunità cristiana di Soddu Abala fondata da don Franco e oraguidata da don Leonardo D’Alessandro, il sacerdote fidei donumdella nostra Chiesa diocesana che ne ha raccolto l’eredità, conti-nuando in un impegno missionario voluto e sostenuto, già primadi me, da Mons. Ballestrero e da Mons. Magrassi.Marco Pesola è stato di recente per diversi giorni nella missione diSoddu Abala, per consegnare a don Leonardo una generosa offertamessa insieme dai ragazzi della sua scuola, e ha potuto, e voluto,così partecipare alla vita della comunità, alle sue liturgie, aimomenti di preghiera e di catechesi, di formazione scolastica,entrando nelle case, conoscendo e condividendo la semplice e pove-ra vita delle famiglie, ma anche la loro ricca esperienza di umanità,di freschezza, di fiducia nella divina provvidenza.Fotografo di provata abilità ed esperienza, ha quasi naturalmente,in modo quindi non artificioso, fissato, nelle foto che ci propone,sequenze vive e toccanti di quella realtà africana in cui la memoriadi don Franco Ricci si fa continuamente presente, non solo in luo-ghi e opere che ne ricordano l’impegno, ma anche nello spirito difede e di amore, nella passione per la verità e per la giustizia chehanno contrassegnato il suo ministero in quella terra e in quellaChiesa che ha amato “fino alla fine” (Gv 13,1), fino al pieno compi-mento di un mistero pasquale, che egli ha celebrato nel suo corpo enel suo sangue dando “la vita per i propri amici” (Gv 15,17).È un mistero di morte e di risurrezione che don Franco ha semprevissuto, sin dagli anni della giovinezza, coltivando la sua vocazioneal sacerdozio, praticando la carità verso i poveri e gli ammalati, deci-dendo di partire per la missione, fino al dono totale. Anche tuttoquesto si ripercorre nel presente volume. Attraverso le diverse testi-monianze e le immagini, che diventano per tutti un monito e uninvito a vivere, anche noi, fino in fondo, la nostra vocazione.

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Evitiamo così il rischio, proprio del nostro tempo, «della rassegna-zione, del fatalismo pessimistico, del vuoto interiore», un rischioche ho denunciato nella mia Lettera alla Chiesa locale nel IV cente-nario del Seminario diocesano: Cerca e troverai: «Non solo i laici cri-stiani, ma anche i vescovi, i presbiteri, le religiose e i religiosi (la cuivita dovrebbe essere più che mai ‘progettuale’) cadono in questatrappola esistenziale, quando dimenticano di essere ‘uomini edonne della chiamata’» (n. 12).Sono passati vent’anni dal sacrificio di don Franco Ricci e quelseme caduto in terra d’Etiopia continua a germogliare, a dare i suoifiori, i suoi frutti, a spandere il suo profumo, di una «vera primave-ra della Chiesa», come la chiama l’autore nella Presentazione (p. 3),per la sua spontaneità, per la sua freschezza. È la primavera di unaChiesa giovane, ma che può e deve contagiare anche noi, la nostraChiesa, che porta il peso dei secoli perché è una primavera che lacelebrazione della Pasqua rinnova per noi in ogni anno liturgico.Sono davvero profondamente grato al prof. Pesola per il dono chefa, con questo suo appassionato lavoro, attraverso il linguaggiofotografico, alla chiesa di Soddu Abala, alla memoria dell’indimen-ticabile e mai dimenticato don Franco Ricci, alla nostra Chiesa diBari-Bitonto, e auspico perciò che sia degnamente accolto e diffusonelle nostre comunità. Sono convinto che i tanti, bellissimi voltidella comunità cristiana etiopica che ci guardano e ci sorridono daqueste immagini, volti così pieni di umanità e di fede, ci potrannoaccompagnare e sostenere con gioia, per il dono dello Spirito, nellanostra testimonianza cristiana nella Chiesa e nel mondo.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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In cammino verso un nuovo modellod’iniziazione cristiana

a cura di Carlo Lavermicocca

Introduzione di mons. Vito Angiuli aIn cammino verso un nuovo modello d’iniziazione cristiana.Prospettive comuni per un rinnovamento nelle Chiese di Pugliaa cura di Carlo LavermicoccaPrefazione di Mons. Pietro M. Fragnelli“Quaderni dell’ Istituto Pastorale Pugliese”, n. 4Ed. Viverein, Monopoli 2012

Indice: PREFAZIONE di Mons. Pietro M. FragnelliINTRODUZIONE di Mons. Vito Angiuli

Forum I COSA VUOL DIRE FARE INIZIAZIONE CRISTIANA OGGI IN ITALIA E NELLECHIESE DI PUGLIACosa vuol dire fare iniziazione cristiana oggi inItalia. Le ragioni del cam-bio, l’identità, i compiti (Carlo Lavermicocca) – Effathà. Orientamenti perl’iniziazione cristiana nell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni (AngeloCiccarese–Giacomo Giannocaro) – Convegno Diocesi di Trani “La Chiesamadre genera i suoi figli e rigenera se stessa” (Vito Sardaro) – Domenica einiziazione cristiana (Mons. Vito Angiuli) – Esperienze di iniziazione cri-stiana dei fanciulli e dei ragazzi oggi in Puglia. Panorama critico e inse-gnamenti per la prassi (Pio Zuppa-Francesco Zaccaria) – Quali catechisti peruna iniziazione cristiana “rinnovata”? (Giuseppe Cito) – SintesiForum II NUOVE ESPERIENZE DI IC DEI RAGAZZI OGGI NELLA CHIESE DI PUGLIA.INFORMAZIONI, INDICAZIONI OPERATIVE, PROPOSTE DI ESPERIENZE

Nuove esperienze di iniziazione cristiana in Italia. Le varie sperimenta-zioni (Carlo Lavermicocca) – Parrocchia “S. M. Carmine” – Noicattaro (Ba)(Donato Lucariello) – Parrocchia “S. M. Assunta”- Polignano (Ba) (VitoBenedetti) – Parrocchia “S. Giuseppe” – Corato (Ba) (Stefania Stefanachi) –Parrocchia Cattedrale – Foggia (Antonio Sacco) – Progetto Diocesano pergenitori – Taranto (Francesco Nigro) - Sintesi CONCLUSIONE di Mons. Vincenzo Identi ; APPENDICI; BIBLIOGRAFIA

Gli orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio 2010-2020, Educare alla vita buona del Vangelo, ripropongono con forza iltema della iniziazione cristiana non come uno dei tanti impegni

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pastorali della comunità cristiana, ma come «l’attività che qualifical’esprimersi proprio della Chiesa nel suo essere inviata a generare allafede e realizzare se stessa come madre» (n. 40). In questa prospettiva,non possiamo dimenticare che la pratica ecclesiale dell’iniziazionecristiana fa parte del cammino di recezione del Concilio Vaticano II;un cammino, in atto ormai da 50 anni, che ha segnato il vissuto dellecomunità cristiane. Anche la ripresa dell’espressione “iniziazione cri-stiana” si deve al Concilio. Alla fine del XIX secolo – scrive Marie-Josée Poiré - «la riflessione teologica sul concetto di iniziazione cri-stiana ha particolarmente occupato i liturgisti, specialmente gli spe-cialisti di storia della liturgia. La diffusione delle loro scoperte hacontribuito al successo del concetto e alla sua introduzione nei docu-menti del Concilio Vaticano II (ad esempio Sacrosanctum Concilium 71;Ad Gentes 14; Presbyterorum Ordinis 2)».La pubblicazione dell’ Ordo initiationis christianae adultorum nel 1972,tradotto in italiano nel 1978 col titolo Rito dell’iniziazione cristianadegli adulti (RICA), ha riportato in auge un’espressione fino ad allo-ra quasi del tutto dimenticata. In precedenza, la locuzione “inizia-zione cristiana” la si riscontrava soltanto nei testi di storia dellaChiesa e della liturgia. La prassi pastorale ordinaria, infatti, nonavvertiva alcun bisogno di ricorrere a questa espressione: semplice-mente si amministrava il battesimo ai bambini appena nati e glialtri sacramenti ai fanciulli e ragazzi che avevano frequentato lacatechesi preparatoria. Il RICA, invece, non regola soltanto la cele-brazione dei sacramenti del battesimo, cresima ed eucaristia agliadulti, ma disciplina anche il cammino catechistico e rituale prece-dente e seguente attraverso le tappe del precatecumenato, catecu-menato e mistagogia. Ognuna di esse prevede un certo tipo diannuncio e di catechesi, determinate figure ministeriali e celebra-zioni appropriate. Ecco perché, negli anni ’80 e ’90 in Italia, l’e-spressione “iniziazione cristiana” è diventata quasi una parola d’or-dine per ricondurre all’unità le indicazioni degli anni ’70 concer-nenti il percorso col quale si diventa cristiani. All’interno di questoprocesso di riappropriazione c’è chi ha anche invitato alla pruden-za di fronte al rischio di una “inflazione” del termine. “Iniziazione

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cristiana” – è stato evidenziato – è un’espressione ripresa ed utiliz-zata da specialisti di diverse discipline, ma corre il rischio che il suouso non sia accompagnato con una vigilanza metodologica appro-priata. Come è noto, si tratta di una parola che non ha origine bibli-ca e non appartiene ai primi secoli cristiani. Inscritta nel linguaggiocristiano a partire dal IV-V secolo, proviene verosimilmente dalle reli-gioni misteriche. È vero, però, che i documenti magisteriali sulla cate-chesi utilizzano sempre di più il vocabolario dell’iniziazione. Il Direttoriogenerale per la catechesi (1997) stabilisce che «la catechesi è un elementofondamentale dell’iniziazione cristiana». In questo senso, si parla di ini-ziazione cristiana per richiamare la catechesi di preparazione ai sacra-menti. Talvolta, l’espressione è assunta secondo un’accezione più tecni-ca: la si ritrova in una sequenza che l’associa e la distingue da quella dieducazione e di istruzione. In questo modo la utilizzano i Direttorigenerali del 1971 (n. 31) e del 1997 (n. 68). C’è anche chi pensa al cam-mino neocatecumenale. A partire da decreto sull’attività missionaria AdGentes fino alla promulgazione del RICA, le due parole sono sistemati-camente legate, a tal punto che nel linguaggio corrente si parla volen-tieri dell’iniziazione come del cammino quale viene proposto dal cate-cumenato. Il Direttorio catechistico generale del 1971, ad esempio, identifi-ca la catechesi dell’iniziazione e il catecumenato (n. 96).A ben vedere, la dimensione dinamica del divenire cristiani non èsconosciuta al Nuovo Testamento. Non è difficile, infatti, scoprirenegli scritti neotestamentari il richiamo al carattere graduale dell’e-sperienza di fede. In essi si parla di «catecumeni» (Gal 6,6), di «illu-minati» (Eb 6,4;10,32), di cristiani «perfetti» o «maturi» (1Cor2,6;14,20). In Ef 4, 13-14, i «fanciulli battuti dalle onde e portati quae là da qualsiasi vento di dottrina» sono contrapposti allo «stato diuomo perfetto nella misura che conviene alla piena maturità diCristo». In Eb 5,12-14, si oppone la situazione di chi ha bisogno chequalcuno gli insegni i «primi elementi degli oracoli di Dio» a quel-la di coloro che dovrebbero «essere ormai maestri»; la condizione dicoloro che sono «bisognosi di latte» a quella di colui per cui è inve-ce adatto il «nutrimento solido», che ha «le facoltà esercitate a distin-guere il buono dal cattivo». Le preghiere che Paolo fa per le comuni-tà lasciano intravedere un itinerario che va verso «una conoscenzapiena» della volontà di Dio, «con ogni sapienza e intelligenza spiri-tuale» (Col 1,9), «crescendo sulla conoscenza di Dio» (Col 1, 10).

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Si fa strada così l’ipotesi, avanzata da qualche esegeta e ribadita più voltedal card. Martini, secondo cui anche i “quattro vangeli” potrebbero esse-re considerati come tappe e momenti successivi della maturazione cri-stiana: iniziazione catecumenale, introduzione alla vita comunitaria,l’avviamento all’evangelizzazione, la maturità contemplativa. Ciascunatappa pone in luce i fondamenti della fede, percepiti in modo semprepiù pieno a mano a mano che l’esperienza cristiana si compie e si fa piùmatura. Non si tratta quindi di una presentazione astratta, ma di unainiziazione concreta che guida insieme alla realtà da credere e ai motividi credibilità, chiarificati nello svolgersi dell’esperienza.Se però si limita la riflessione al campo più specificamente catechisti-co, si deve osservare che il Concilio Vaticano II è all’origine di quelcammino di riforma della catechesi e dei percorsi di educazione allafede che tanto hanno segnato il cammino della Chiesa italiana: dalfamoso documento base del 1970, il Rinnovamento della catechesi, alleconseguenze generate da questo strumento (nuovi itinerari di cate-chesi, nuovi strumenti, un modo nuovo di immaginare la trasmissio-ne e di pensare la figura dei catechisti e degli educatori), e al cammi-no di trasformazione che ha saputo innescare nella Chiesa italiana,fino alle tre note CEI sulla iniziazione cristiana (1997, 1999, 2003).Negli anni postconciliari, la crescente difficoltà della prassi pastoraledi stampo tridentino nel riuscire a formare i cristiani del XX secolo èvenuta sempre più a galla e ha richiesto dei cambiamenti che l’epi-scopato italiano ha promosso rimarcando con vigore la centralitàdella comunicazione e dell’educazione alla fede e ribadendo alcunescelte significative: l’impegno per il rinnovamento liturgico, la sotto-lineatura della comunità quale soggetto dell’evangelizzazione, ilsegno della carità come aspetto qualificante la missione cristiana. Ilrinnovamento della catechesi è stato inserito nel contesto dell’evan-gelizzazione sulla base di alcune opzioni fondamentali: la prioritàdella catechesi agli adulti e ai giovani; il ricentramento cristologicodell’annuncio e della catechesi; la finalità tendente a formare unamentalità di fede più che a dare una pura e semplice istruzione; ilrichiamo alla dimensione esperienziale e non solo a un sapere teorico.Prendendo in considerazione la situazione attuale, non si può non

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rilevare che siamo in un contesto di sperimentazione prolungata enon del tutto compiuta; tentativi di cambiamento proposti ormaida più di quarant’anni cercano di correggere errori e ingenuità e sipropongono di condividere guadagni e certezze acquisite. Questolungo travaglio è costellato da segni di maturazione e, allo stessotempo, di difficoltà: da una parte, infatti, sono state messe in attolodevoli esperienze di superamento della frammentazione e delladispersione; dall’altra si evidenzia la problematicità di passare da unidealismo progettuale alla pratica di un’azione pastorale che tengaconto delle reali risorse e degli effettivi strumenti disponibili.Al di là dei singoli elementi analitici, rimane tuttavia un forte e dif-fuso clima di insoddisfazione che si esprime anche nell’ipotesi, avan-zata da qualche catecheta, di abbandonare lo stesso progetto cate-chistico elaborato a partire dal Documento Base del 1970. In questaprospettiva, non si può non dare ragione a don Luca Bressan quan-do sostiene che i diversi tentativi di sperimentazione «sono lo spec-chio di una Chiesa che non ha ancora sufficientemente e in modoconsapevole elaborato e fissato i tratti fondamentali dell’identità cri-stiana odierna, la figura del cristianesimo da vivere in questo nostropresente storico. Anche perché al primo shock, al primo fattore diaggiornamento, tutto endogeno (il Vaticano II come evento chiede alnostro cristianesimo l’assunzione di uno stile più qualitativo, mag-giormente capace di incidere nel presente attraverso la forma dellatestimonianza), si è aggiunto un secondo shock, un secondo fattoredi trasformazione e di crisi: la crisi culturale del maggio ’68, che inun attimo ha reso obsoleti linguaggi, riti, strumenti pedagogici suiquali contavamo di poter appoggiare il nostro lavoro di riforma e diricostruzione degli itinerari di generazione alla fede».Non si deve però cadere in una sorta di pessimismo sulle reali capa-cità della comunità ecclesiale di realizzare un profondo cambia-mento strutturale della prassi iniziatica. Sono evidenti alcunisegnali del cambiamento della mentalità che si è realizzato in que-sti anni anche grazie allo sforzo di sperimentazione compiuto inmolte Chiese particolari. Gli stessi Orientamenti della Chiesa ita-liana per gli anni 2010-2020 rilevano che, pur in presenza di unclima indifferente se non addirittura ostile al messaggio delVangelo, la Chiesa ha riscoperto il linguaggio originario dell’an-nuncio caratterizzato dalla dimensione del dono e dell’appello alla

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continua conversione e, conseguentemente, l’iniziazione cristiana«ha gradualmente assunto un’ispirazione catecumenale, che con-duce le persone a una progressiva consapevolezza della fede,mediante itinerari differenziati di catechesi e di esperienza di vitacristiana. La celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana,seguita da un’adeguata mistagogia, rappresenta il compimento diquesto cammino verso la piena maturità cristiana» (EVBV 40). È in questa linea che si colloca il presente volume che raccoglie gli Attidei due forum realizzati in Puglia dalla Commissione Catechi-sticaRegionale per la catechesi (15-16 febbraio 2010 e 7-8 marzo 2011) colpreciso scopo di offrire informazioni utili agli operatori del settorecatechistico, ascoltando gli approfondimenti degli esperti e analiz-zando alcune esperienze in atto, per dare corso a una riflessionecomune da parte delle Chiese di Puglia e per giungere alla proposta dialcune indicazioni operative, al fine di accompagnare la sperimenta-zione nel contesto propriamente “pugliese”. L’esperienza dei dueforum è stata intesa come una sorta di “laboratorio”, come ne esisto-no altri nella Chiesa italiana, per convogliare le risorse presenti nelterritorio in modo da affrontare le sfide che vengono dall’attuale sce-nario sociale e culturale e riprogettare la prassi ordinaria dell’inizia-zione cristiana, senza la pretesa di arrivare in fretta a un nuovo model-lo, ma con l’umiltà di preparare le condizioni mettendo in campo glielementi fondamentali di un rinnovato progetto ecclesiale.La raccolta, pubblicata in occasione del Convegno CatechisticoRegionale di Ostuni (22-24 giugno 2012), è il frutto del comuneimpegno messo in atto dagli Uffici Catechistici diocesani. Si trattadi una lodevole iniziativa editoriale non solo perché esalta ladimensione comunionale e progettuale delle Chiese pugliesi, maanche perché si inserisce in modo proficuo nel cammino di rico-gnizione disegnato dalla Commissione Episcopale per la dottrinadella fede, l’annuncio e la catechesi e promosso dall’UfficioCatechistico Nazionale per rivisitare la prassi iniziatica e ridefiniregli orientamenti comuni validi per tutta la Chiesa italiana.

+ Vito Angiulivescovo di Ugento-S. Maria di Leuca

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Le opere di san Vincenzo de’ Paoli a Bitonto(1852-2012)

Presentazione di Mons. Francesco Cacucci aLe opere di San Vincenzo de’ Paoli a Bitonto (1852-2012)a cura del Volontariato Vincenzianoe di Michele Muschitiello e Marino PaganoSECOP Edizioni, Corato 2012

INDICE: Presentazione di mons. Francesco Cacucci; Un testimone tra gli altri… dimons. Cristoforo Palmieri;Introduzione di p. Michele Natuzzi; Il Volontariato Vincenziano oggi a Bitontodi Piera Rutigliani Carbone.San Vincenzo de Paoli e le sue opere – Le Dame di Carità - Le Figlie dellaCarità all’Ospedale di Bitonto – Le Figlie della Carità all’Istituto MariaCristina – Pia Associazione Immacolata Concezione – La Farmacia diBeneficienza Comunale – Le Figlie della Carità e la Gioventù Mariana –Conferenza maschile Laica di San Vincenzo – Canonico Nicola Fano –Mons. Cristofo Palmieri: Vescovo vincenziano – Suore Figlie della Caritànative di Bitonto.

Sono lieto di presentare quest’opuscolo scritto, come si dice neltitolo, dopo 160 anni della presenza vincenziana a Bitonto, pren-dendo come punto di riferimento l’arrivo delle Figlie della Caritàall’Istituto Maria Cristina di Savoia nel 1852. Nel 1884 sorsero leDame di Carità, oggi “Gruppi di Volontariato Vincenziano”, nel1922 le “Figlie di Maria”, cioè l’Associazione mariana che oggi sichiama “Gioventù Mariana Vincenziana”, negli anni 1930 laSocietà di S. Vincenzo de’ Paoli. Ma, come scrive la presidente PieraRutigliani Carbone, è ben da oltre 150 anni che l’opera di sanVincenzo de’ Paoli viene attuata a Bitonto, se pensiamo, ad esem-pio, alla presenza dei missionari vincenziani che in Puglia sono arri-vati 60 anni dopo la morte di san Vincenzo (1660), a Oria, a Lecce,

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a Bari, evangelizzando con le missioni popolari tutta la regione; nelloro Registro delle missioni è annotata per esempio la famosa mis-sione che essi svolsero a Bitonto nella Quaresima del 1762.Sono lieto, perché così posso esprimere la gratitudine e l’apprezza-mento della nostra Arcidiocesi oggi, anche a nome di tanti Vescovimiei predecessori.Molto opportunamente, non poche pagine sono dedicate innanzi-tutto al Fondatore, S. Vincenzo de’ Paoli, descrivendone la biogra-fia, il carisma, le intuizioni geniali e le numerose opere. Non pernulla il papa Leone XIII lo proclamò, nel 1885, patrono di tutte leopere di carità.Poi vengono passate in rassegna le opere che in questo secolo emezzo sono state realizzate a Bitonto dalla Famiglia Vincenziana.Certo è un elenco che non può ritenersi completo, chi potrà conta-re le innumerevoli iniziative compiute nel silenzio e nel segreto?Proprio nello spirito del Vangelo: «non sappia la tua sinistra ciò chefa la tua destra» (Mt 6,3).È solo la punta di un iceberg, quindi, l’elenco qui riportato, ed èriportato perché ne conserviamo memoria, e sia di esempio a tuttinoi: «vedano le vostre opere buone, e rendano gloria al Padre» (Mt5,16).I tempi cambiano. Quella che era l’opera sostitutiva dell’odiernowelfare, oggi rischierebbe di diventare assistenzialismo. Ma nonpossiamo dimenticare l’insostituibile valore del volontariato e dellatestimonianza cristiana nella società contemporanea. Ed è qui lostile caratteristico del volontariato vincenziano, che potremmodefinire, prendendo il discorso A Diogneto, «paradossale» (V,4).«L’amore è inventivo all’infinito», diceva san Vincenzo. Che questoamore inventivo ci porti a inventare sempre nuove strade per rag-giungere tanti nostri fratelli e nostre sorelle poveri.

+ Francesco CacucciArcivescovo di Bari-Bitonto

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Mons. Giovanni Tomasicchio

NELLA PACE DEL SIGNOREDOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

Don Giovanni, secondo di nove figli, nacque a Lecce il 1° ottobre 1916da padre macchinista delle Ferrovie dello Stato e madre casalinga.A circa 11 anni, entrò nella Scuola Apostolica dei Lazzaristi (Missio-nari di S. Vincenzo de’ Paoli) ubicata di fronte all’abitazione dellafamiglia e, terminate le scuole medie, passò a Napoli presso la Casadei Vergini per frequentare il ginnasio. Durante l’adolescenza, dovet-te due volte interrompere gli studi per malferma salute.Dopo il ginnasio, la famiglia si trasferì a Bari e il papà non volevache continuasse a frequentare il Seminario. Giovanni insistette ecosì potè accedere al Seminario Regionale di Molfetta.Il 29 giugno 1942, avendo completati gli studi, fu ordinato sacer-dote e assegnato come vice parroco della parrocchia Santa Croce,dove era parroco mons. Michele D’Alba.Dopo 14 anni, nel 1956, fu nominato parroco di Santa Cecilia cheallora aveva sede in via Principe Amedeo e che si era resa vacante perla rinuncia di mons. Michele Cassano, andato in pensione.La chiesa di Santa Cecilia era molto piccola e priva di qualsiasi pos-sibilità pastorale. Don Giovanni cominciò subito a impegnarsinella costruzione di una chiesa più grande; questo fu possibile gra-zie ad un suolo appartenente al Capitolo Metropolitano (in viaDante angolo via Ravanas) e donato a tale scopo alla parrocchia.Così don Giovanni, nel 1967, poté dare inizio ai lavori di costruzio-

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ne della nuova chiesa godendo della collaborazione del fratello Ugo,ingegnere al Ministero dei Lavori pubblici, e del concorso entusiastadei parrocchiani. La chiesa fu inaugurata l’anno successivo.Il 23 settembre 1989 fu nominato canonico del Capitolo Metro-poli-tano Primaziale di Bari e lasciò la parrocchia. Da canonico, ha dato lasua preziosa collaborazione alla parrocchia Maria SS. del Rosario inS. Francesco da Paola, specialmente col ministero della riconciliazio-ne, con una presenza veramente costante. In seguito, gli fu affidatal’assistenza diocesana U.N.I.T.A.L.S.I. e durante quegli anni fu nomi-nato dal vescovo di Lourdes cappellano della Grotta. Nel 1991, dopo la liberazione dell’Albania dal regime comunista, fuesortato dall’Arcivescovo mons. Mariano Magrassi a recarsi in quellanazione per prestare opera di aiuto. A Durazzo ha collaborato allaricostruzione della Cattedrale e in seguito ha costruito ex novo unachiesa a Mollas, sorretto anche dai parrocchiani della parrocchiaMaria SS. del Rosario e sempre da suo fratello Ugo. Oltre alla colla-borazione per le costruzioni, don Giovanni ha curato la preparazio-ne al sacerdozio presso il Pontificio Seminario di Molfetta di un gio-vane albanese, che ora svolge il suo ministero presso la Cattedrale diTirana. Don Giovanni ha continuato finché ha potuto a visitare l’Al-bania portando offerte per le sante Messe e altri aiuti.Nell’ultimo periodo della sua vita, è stato ospite dell’Opera donGuanella ed ha chiuso la sua vita il 27 maggio 2012, domenica diPentecoste. Dalla battuta sempre pronta, don Giovanni si è distintoper il suo spirito gioviale, l’assiduità e la prontezza nell’attendere alleconfessioni e l’apertura missionaria verso la Chiesa dell’Albania.

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Maggio 2012

DIARIO DELL’ARCIVESCOVODOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI–BITONTO

1 – Al mattino, presso la masseria “Odegitria” in Cassano delleMurge, celebra la S. Messa per la festa della comunità par-rocchiale della Resurrezione in Bari e accoglie le promessedei ragazzi dei gruppi “Scout” e Shalom”.

2 – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi dell’XIvicariato.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Francesco di Paola in Bari,guida la lettura del film “Terraferma” di EmanueleCrialese con gli “Amici del SERMIG”.

3–6 – Visita pastorale alla parrocchia S. Rocco in Valenzano.8 – Al mattino, presso il molo S. Nicola, celebra la S. Messa e

assiste all’imbarco della statua del Santo Patrono.9 – Alla sera, nella Basilica di S. Nicola, celebra la S. Messa e

partecipa al prelievo della santa manna.10–11 – Presso il Santuario della Madonna di Montevergine (Av),

con il Consiglio di amministrazione della Biblioteca “G.Ricchetti” incontra la comunità monastica e visita l’abbazia.

12 – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del IXvicariato.

– Alla sera, presso l’aula magna “Attilio Alto” del Politecnico diBari, partecipa all’incontro “Insieme per l’Europa”, organizzatodall’Azione cattolica, la Comunità di S. Egidio, il Movimentodei Focolari e il Rinnovamento nello Spirito Santo.

13 – Al mattino, presso il monastero di S. Scolastica in Bari,celebra la S. Messa per l’insediamento della Badessa.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Ottavio in Modugno, celebra laS. Messa per il 30° anniversario della istituzione della parrocchia.

14 – Al pomeriggio, presso l’Oasi S. Maria in Cassano delle Murge,

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partecipa con i Frati minori, le monache Clarisse di Puglia e iconsigli regionali O.F.S. e Gi.Fra, alla Giornata di celebrazionedell’VIII centenario della consacrazione di santa Chiara d’Assisi.

– Alla sera, presso la parrocchia Maria SS. del Rosario in S.Francesco di Paola in Bari, tiene la catechesi sulla Letterapastorale “Cerca e troverai”.

15 – Al mattino, presso la Casa del clero, presiede la riunionedel Consiglio Presbiterale diocesano.

– Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi delvicariato episcopale territoriale Bitonto–Palo del Colle.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Croce in Bari, presiede l’incontroorganizzato dal Centro culturale “D. Marin” sull’Anno della fede.

16 – Al pomeriggio, presso il Pontificio Seminario RegionalePugliese ”Pio XI” in Molfetta, incontra i seminaristi teologi.

17–20 – Visita pastorale alla parrocchia S. Francesco di Paola inCapurso.

19 – Alla sera, presso il Santuario della Madonna del Pozzo inCapurso, partecipa alla Veglia di Pentecoste con i giovani.

21–24 – A Roma, partecipa ai lavori della LXIV Assemblea generaledella Conferenza Episcopale Italiana.

25 – Al mattino, presso il Pontificio Seminario Regionale Pu-gliese “Pio XI” in Molfetta, presiede la S. Messa per glianniversari delle ordinazioni presbiterali dei sacerdotidella Regione Puglia.

– Alla sera, in Cattedrale, inaugura la mostra “I Pastori della Chiesadi Bari dal 1612 a oggi”, organizzata dal Museo diocesano.

26 – Al mattino, a Gioia del Colle, benedice la sede della Libre-ria S. Paolo. Successivamente, presso la parrocchia S. MariaMaggiore, celebra la S. Messa per la festa di san Filippo Ne-ri, patrono della città.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Cataldo in Bari, celebra laS. Messa e amministra le cresime.

27 – Al mattino, presso la parrocchia S. Gabriele dell’Addolo-rata in Bari, celebra la S. Messa e amministra le cresime.

– Alla sera, presso la parrocchia Stella Maris in Bari-Palese,celebra la S. Messa e amministra le cresime.

28 – Al pomeriggio, in Cattedrale, celebra le esequie di mons.Giovanni Tomasicchio.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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29 – Al pomeriggio, presso il monastero S. Giuseppe in Bari,celebra la S. Messa per la memoria liturgica della Beata Eliadi San Clemente.

30 – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del V vicariato.31 – Al mattino, presso la scuola di Parchitello (Noicattaro), parteci-

pa alla cerimonia di inaugurazione del laboratorio linguistico.– Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del X vicariato.– Alla sera, presso la parrocchia S. Vito in Palo del Colle, tie-ne la catechesi comunitaria sulla Lettera pastorale.

Giugno 2012

1 – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del IIIvicariato.

2 – Al mattino, presso l’Ospedale Consorziale Policlinico inBari, celebra la S. Messa per l’Associazione Italiana per laDonazione di Organi (AIDO).

– Al pomeriggio, presso il monastero S. Giuseppe in Bari,celebra la S. Messa e presiede la professione solenne di suorMaria Rosaria del Cuore di Gesù e di suor Teodoradell’Eucaristia, O.C.D.

– Alla sera, in Cattedrale, inaugura la mostra fotografica “IlVescovo nella sua Cattedrale”, realizzata dall’Unione dio-cesana Sacristi.

3 – Al mattino, presso la Casa Osanna in Noci, celebra la S.Messa e incontra la comunità parrocchiale di S. Marcello.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Maria del Campo e dellaPietà in Bari–Ceglie del Campo, celebra la S. Messa e bene-dice la statua della Madonna nella piazza del paese.

4 – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del VIe XII vicariato.

5 – Al mattino, presso il Seminario arcivescovile, incontra l’é-quipe educativa.

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– Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del II vicariato.6 – Al mattino, a Turi, presiede i lavori della Conferenza Epi-

scopale Pugliese.– Al pomeriggio, nel monastero di S. Teresa Nuova in Bari,presiede la cerimonia di chiusura del processo informativodiocesano sull’eroicità delle virtù e la fama di santità dellaServa di Dio madre Teresa di Gesù (Gimma), O.C.D.

7 – Al pomeriggio, in Cattedrale, incontra i cresimandi del IV vicariato.– Alla sera, presso la chiesa del Gesù in Bariù, presenta la Letterapastorale “Cerca e troverai” all’Associazione CommercialistiCattolici.

8 – Alla sera, presso la chiesa S. Domenico in Palo del Colle,partecipa alla presentazione delle tele restaurate.

10 – Al mattino, presso la parrocchia SS. Sacramento in Bari,celebra la S. Messa e amministra i Battesimi.

– Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa nella Solennitàdel SS. Corpo e Sangue di Cristo e partecipa alla proces-sione per le vie della città sino a Piazza del Ferrarese, doveimparte la benedizione eucaristica.

11 – Alla sera, nella Basilica di San Nicola, partecipa alla concele-brazione eucaristica presieduta da S.Em. il card. GiuseppeBetori, arcivescovo di Firenze e presidente della ConferenzaEpiscopale Toscana.

12 – Alla sera, in Cattedrale, presiede la solenne concelebrazione euca-ristica per il XXV anniversario della sua ordinazione episcopale.

13 – Al mattino, nella Basilica di S. Nicola, celebra la S. Messa eincontra docenti e studenti della Facoltà Teologica Pugliese.

14 – Al mattino, in Episcopio, incontra i vicari episcopali.– Al pomeriggio, presso il Seminario arcivescovile, incontra iministranti della diocesi.

15 – Al mattino, presso l’Oasi S. Maria in Cassano delle Murge,partecipa alla Giornata di santificazione sacerdotale, relatoreS.E. mons. Mariano Crociata, segretario generale della CEI.

– Al pomeriggio, presso l’Hotel Parco dei Principi in Bari–Palese,saluta i partecipanti al convegno nazionale del Serra Club.

– Alla sera, in Cattedrale, assiste al concerto eseguito dallaCappella musicale pontificia Sistina, diretta dal maestromons. Massimo Palombella.

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DIARIO DELL’ARCIVESCOVO

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16 – Al mattino, a S. Giovanni Rotondo, concelebra la S. Messapresieduta da S.Em. il card. Tarcisio Bertone, Segretario diStato, nel decimo anniversario della canonizzazione di S.Pio da Pietrelcina.

17 – Al mattino, nella Basilica di S. Nicola, concelebra la S. Mes-sa presieduta da S.Em. il card. Zenon Grocholewski.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Marcello in Bari, celebra la S.Messa per il XX anniversario della morte di don Franco Riccie partecipa alla presentazione del libro Il profumo di Dio sullachiesa di Soddu Abala in Etiopia, del prof. Marco Pesola.

18–23– Partecipa al viaggio con i preti giovani a Berlino.24 – Al mattino, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la istitu-

zione dei nuovi accoliti.– Alla sera, nella parrocchia SS. Sacramento in Bitonto, celebra laS. Messa per l’ordinazione diaconale di Nicola Flavio Santulli.

25 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per la memoria liturgi-ca di san Josemaria Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei.

- Successivamente, presso l’Istituto delle Suore FrancescaneAlcantarine in Bari-Palese, incontra i membri della Fon-dazione “Frammenti di luce” e il coro.

26 – Alla sera, presso la parrocchia Maria SS. del Carmine inSannicandro di Bari, celebra la S. Messa per il 170° anni-versario della Confraternita.

27 – Al mattino, presso il Monastero di S. Chiara in Mola di Bari,ascolta le monache clarisse per l’elezione della Badessa.

28 – Alla sera, presso la parrocchia S. Nicola in Bari-Catino,celebra la S. Messa per il 20° anniversario dell’ordinazionesacerdotale del parroco don Luciano Cassano.

29 – Alla sera, in Cattedrale, celebra la S. Messa per l’ordinazio-ne presbiterale del diacono Francesco Micunco.

30 – Al mattino, presso l’Istituto “Annibale Maria di Francia” inBari, celebra la S. Messa e incontra i ragazzi e i genitori.

– Alla sera, presso la parrocchia S. Maria Assunta in GrumoAppula, celebra la S. Messa per il 40° anniversario dell’ordi-nazione sacerdotale del parroco don Michele Delle Foglie.

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Anno LXXXVIII n. 3 Maggio - Giugno 2012

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