Bollettino Diocesano 1/2012

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1 DIOCESI DI Livorno Bollettino ufficiale n. 1 anno 2012 1

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Bollettino Ufficiale Diocesi di Livorno

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DIOCESI DI Livorno Bollettino ufficiale n. 1 anno 2012

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BOLLETTINO DELLA DIOCESI DI LIVORNO N.1 2012 Responsabile: Chiara Domenici

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IL MAGISTERO Del vescovo

MONSIGNOR SIMONE GIUSTI

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Omelia del 1 gennaio 2012

Educare i giovani alla giustizia e alla pace1

1. Con quale atteggiamento guardare al nuovo anno? Nel Salmo 130 troviamo una bellissima immagine. Il Salmista dice che l’uomo di fede attende il Signore « più che le sentinelle l’aurora » (v. 6), lo attende con ferma speranza, perché sa che porterà luce, misericordia, salvezza. Vi invito a guardare il 2012 con questo atteggiamento fiducioso. Nell’anno che termina è cresciuto il senso di frustrazione per la crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l’economia; una crisi le cui radici sono anzitutto culturali e antropologiche. Ma se sembra quasi che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno in questa oscurità il cuore dell’uomo non cessa tuttavia di attendere l’aurora di cui parla il Salmista. Tale attesa è particolarmente viva e visibile nei giovani, ed è per questo che il mio pensiero si rivolge a loro considerando il contributo che possono e debbono offrire alla società. Dobbiamo quindi nonostante tutto, guardare il 2012 con atteggiamento fiducioso. 2. Giovani, osate il futuro la fantasia al potere, l’amore legge della nuova civiltà, la felicità e non il PIL, la meta. Mi voglio rivolgere quest’oggi in particolare ai giovani nella convinzione che essi, con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possono offrire una nuova speranza al mondo. Occorre ascoltare e valorizzare le nuove generazioni nella realizzazione del bene comune e nell’affermazione di un ordine sociale giusto e pacifico dove possano essere pienamente espressi e realizzati i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo. Le preoccupazioni manifestate da molti giovani in questi ultimi tempi, in varie Regioni del mondo esprimono il desiderio di poter guardare con speranza fondata verso il futuro. E’ importante che questi fermenti e la spinta ideale che contengono trovino la dovuta attenzione in tutte le componenti della società. La Chiesa guarda ai giovani con speranza, ha fiducia in loro, li incoraggia a ricercare la verità e a difendere il bene comune convinta com’è che una società migliore di questa è possibile, un nuovo modello di sviluppo va obbligatoriamente pensato, sperimentato attuato. No quindi alla rassegnazione perché non siamo alla fine della storia e i giovani con loro innata voglia di novità e di futuro ne sono un trascendente richiamo. 3. Non sono le ideologie che salvano il mondo ma soltanto il volgersi al Dio vivente” che è amore: “e che cosa mai potrebbe salvarci se non l'amore?”. Guardiamo con maggiore speranza al futuro e ai giovani voglio dire: non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento di fronte alle difficoltà e non abbandonatevi a false soluzioni, che spesso si presentano come la via più facile per superare i problemi. Non abbiate paura di impegnarvi, di affrontare la fatica e il sacrificio, spendetevi per i poveri, riempiete con un vostro vero volontariato non retribuito, le mense della Caritas come le altre opere sociali cittadine. Siate coscienti di essere voi stessi di esempio e di stimolo per gli adulti, e lo sarete quanto più vi sforzate di superare le ingiustizie e la corruzione, quanto più desiderate un futuro migliore e vi impegnate a costruirlo. Siate consapevoli delle vostre potenzialità e non chiudetevi mai in voi stessi, ma sappiate lavorare per un futuro più luminoso per tutti.

1 Riflessioni e considerazioni a partire dal Messaggio per la 45ª Giornata Mondiale della Pace : «Educare i giovani alla giustizia e alla pace» di Benedetto XVI.

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Oggi sono più che mai necessari autentici testimoni, e non meri dispensatori di regole e di informazioni; testimoni che sappiano vedere più lontano degli altri, perché la loro vita abbraccia spazi più ampi. Siate voi questo esempio credibile di vita nuova ! 4. Una società dal volto umano Il volto umano di una società dipende molto dal contributo dell’educazione a mantenere viva l’insopprimibile domanda sulla verità, su chi è l’uomo: l’uomo è un essere che porta nel cuore una sete di infinito, una sete di verità - non parziale, ma capace di spiegare il senso della vita - perché è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Riconoscere questa verità porta ad avere un profondo rispetto per ogni essere umano. D’altra parte solo nella relazione con Dio l’uomo comprende anche il significato della propria libertà. 5. Si alla libertà no all’ l’assolutismo dell’io La libertà non è l’assenza di vincoli o il dominio del libero arbitrio, non è l’assolutismo dell’io. L’uomo che crede di essere assoluto, di non dipendere da niente e da nessuno, di poter fare tutto ciò che vuole, finisce per perdere la sua libertà. Oggi minaccia la libertà la “massiccia presenza” del “relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione, perché separa l’uno dall’altro, riducendo ciascuno a ritrovarsi chiuso dentro il proprio “io”. Il retto uso della libertà è dunque centrale nella promozione della giustizia e della pace, che richiedono il rispetto per se stessi e per l’altro, anche se lontano dal proprio modo di essere e di vivere. 6. Ricercate ciò che è giusto non tanto ciò che utile: l’uomo è un fine non un mezzo. Occorre poi “educare alla giustizia” in un mondo che tende a ricorrere esclusivamente ai criteri dell’utilità, del profitto e dell’avere. La giustizia non è una semplice convenzione umana: infatti ciò che è giusto è determinato non da un contratto ma dall’identità profonda dell’essere umano creato da Dio. Oggi certe correnti della cultura moderna, sostenute da principi economici razionalistici e individualisti, hanno alienato il concetto di giustizia dalle sue radici trascendenti con la conseguenza di separarlo dalla carità e dalla solidarietà. 7. Offrire ai giovani un’immagine limpida della politica, come vero servizio per il bene di tutti. I responsabili della cosa pubblica sono chiamati ad operare affinché istituzioni, leggi e ambienti di vita siano pervasi da umanesimo trascendente che offra alle nuove generazioni opportunità di piena realizzazione e lavoro per costruire la civiltà dell’amore fraterno coerente alle più profonde esigenze di verità, di libertà, di amore e di giustizia dell’uomo. Ma responsabili sono anche i giovani che devono avere il coraggio di vivere prima di tutto essi stessi ciò che chiedono a coloro che li circondano. I giovani sappiano avere la pazienza e la tenacia di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò che è giusto e vero, anche quando ciò può comportare sacrificio e andare controcorrente. 8. E’ un dovere delle giovani generazioni esprimere in maniera libera e responsabile l’urgenza per un “mondo nuovo”. La Chiesa accoglie i giovani e le loro istanze come il segno di una sempre promettente primavera ed indica loro Gesù come modello di amore che rende «nuove tutte le cose» (Ap 21,5). Sappiate che non siete mai soli. La Chiesa ha fiducia in voi, vi segue, vi incoraggia e desidera offrirvi quanto ha di più prezioso: la possibilità di alzare gli occhi a Dio, di incontrare Gesù Cristo, Colui che è la giustizia e la pace”.

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La pace non è la semplice assenza di guerra e non può ridursi ad assicurare l’equilibrio delle forze contrastanti. La pace è frutto della giustizia ed effetto della carità. E’ anzitutto dono di Dio ma anche opera da costruire. Per essere veramente operatori di pace, dobbiamo educarci alla compassione, alla solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, essere attivi all’interno della comunità e vigili nel destare le coscienze sulle questioni nazionali ed internazionali e sull’importanza di ricercare adeguate modalità di redistribuzione della ricchezza, di promozione della crescita, di cooperazione allo sviluppo e di risoluzione dei conflitti. “Come si avrà la pace? Con un sistema di trattati politici, o con un armamento pacifico universale teso a garantire la sicurezza della pace? No, con questi mezzi certamente no, perché qui si scambia la pace con la sicurezza. Chi è in grado di rivolgere un appello alla pace in modo che il mondo sia costretto a sentire? La chiesa di Cristo in tutto il mondo deve strappare di mano ai propri figli le armi e impedire la guerra “ 2 affinché venga presto il giorno in cui : “Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare.” 3 Venga presto il giorno in cui “la conoscenza del Signore riempirà la terra”, solo allora avremo la pace, solo cambiando i cuori dei popoli, cambia la società, altrimenti cambieranno solo i gruppi al potere. L’evangelizzazione dei cuori è l’azione più rivoluzionaria che si può immaginare perché sovverte tutti i criteri del mondo ed insegna ad amare il nemico e a considerare tutti, proprio tutti, fratelli. Solo allora non ci sarà più spazio ne per i furbi della finanza ne per gli approfittatori del welfare, delle case popolari come degli asili, dei pacchi per i poveri come del volontariato divenuto in alcuni casi fonte di arricchimento per chi lo gestisce e costo insostenibile per l’Ente Pubblico, non più dono, gratuità, condivisione . L’evangelizzazione dei cuori è l’azione più rivoluzionaria che si può immaginare perché contesta tutti gli egoismi: “togli prima la trave dal tuo occhio poi la pagliuzza dall’occhio del fratello.”

+ Simone, Vescovo

2 Dietrich Bonhoeffer 1906-1945 3 Isaia 11,6-9

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27 gennaio 2012 omelia per la Festa del Voto

MARIA AGISCE COME PERSONA VIVA Ricorriamo ancora una volta a Lei

Nelle varie vicende mariane compresa quella di Montenero, è evidente il comportamento della SS. Vergine che agisce spesso come una creatura vivente usando anche i simboli di questo mondo. Abbiamo perciò elencato tali azioni di Maria SS: - guarisce, promette, annuncia, mostra qualcosa, protegge, salva, desidera qualcosa, prega, guida, benedice,tranquillizza, agisce, aiuta. e tanti altri gesti. Maria SS. reagisce e agisce come una persona viva sotto molteplici aspetti e in diverse situazioni in ogni epoca della storia cristiana e in quasi tutti i luoghi della Terra. La Madre di Dio si lascia vedere dalle categorie di persone più diverse: dai mistici fino ai peccatori più dissoluti e miscredenti, dai poveri e ingenui pastorelli ai sacerdoti e uomini della Chiesa. In quasi tutte le apparizioni, Maria SS. tende a mettere la gente in contatto con lei come persona viva e "realtà vivente" per rendere pienamente partecipe la contemporaneità del mondo al messaggio di salvezza di suo Figlio. Nelle apparizioni Maria si manifesta non solo «come se fosse vivente», ma è «un essere umano del mondo» senza limiti terreni. Afferma il vescovo siro Severiano di Gabala (+ 408): Maria abita «in una regione di luce, nella terra dei viventi». Maria abita in una regione di luce, nella terra dei viventi. Sono ormai 61 anni da quando è stato definito il dogma dell’Assunzione di Maria al Cielo, noi crediamo che Maria, come Cristo suo Figlio, ha già vinto la morte e trionfa già nella gloria celeste nella totalità del suo essere, «in anima e corpo». Immersi nel Mistero pasquale di Cristo, noi siamo resi partecipi della sua vittoria sul peccato e sulla morte. Qui sta il segreto sorprendente e la realtà chiave dell’intera vicenda umana. San Paolo ci dice che tutti siamo «incorporati» in Adamo, il primo e vecchio uomo, tutti abbiamo la stessa eredità umana alla quale appartiene la sofferenza, la morte, il peccato. Ma a questa realtà che noi tutti possiamo vedere e vivere ogni giorno aggiunge una cosa nuova: noi siamo non solo in questa eredità dell’unico essere umano, incominciato con Adamo, ma siamo «incorporati» anche nel nuovo uomo, in Cristo risorto, e così la vita della Risurrezione è già presente in noi. Quindi, questa prima «incorporazione» biologica è incorporazione nella morte, incorporazione che genera la morte. La seconda, nuova, che ci è donata nel Battesimo, è ««incorporazione» che da la vita. Sempre San Paolo ci ricorda : «Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. »4. Ora, ciò che san Paolo afferma di tutti gli uomini, la Chiesa, nel suo Magistero infallibile, lo dice di Maria, in un modo e senso precisi: la Madre di Dio viene inserita a tal punto nel Mistero di Cristo da essere partecipe della Risurrezione del suo Figlio con tutta se stessa già al termine della vita terrena; vive quello che noi attendiamo alla fine dei tempi quando sarà annientato «l’ultimo nemico», la morte5; vive già quello che proclamiamo nel Credo «Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà». Allora ci possiamo chiedere: quali sono le radici di questa vittoria sulla morte prodigiosamente anticipata in Maria? Le radici stanno nella fede della Vergine di Nazareth, come testimonia il Vangelo6: una fede che è obbedienza alla Parola di Dio e abbandono totale all’iniziativa e all’azione divina, secondo quanto le annuncia l’Arcangelo. La fede, dunque, è la grandezza di Maria, come proclama 4 1Cor 15, 21-24 5 cfr 1Cor 15, 26 6 Lc 1,39-56 in particolare v. 45

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gioiosamente Elisabetta: Maria è «benedetta fra le donne», «benedetto è il frutto del suo grembo» perché è «la madre del Signore», perché crede e vive in maniera unica la «prima» delle beatitudini, la beatitudine della fede. Elisabetta lo confessa nella gioia sua e del bambino che le sussulta in grembo: «E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Noi tutti esistiamo in forza del Suo amore. Noi tutti oggi siamo ben consapevoli che col termine «cielo» non ci riferiamo ad un qualche luogo dell’universo, a una stella o a qualcosa di simile: no. Ci riferiamo a qualcosa di molto più grande e difficile da definire con i nostri limitati concetti umani. Con questo termine «cielo» vogliamo affermare che Dio, il Dio fattosi vicino a noi non ci abbandona neppure nella e oltre la morte, ma ha un posto per noi e ci dona l’eternità; vogliamo affermare che in Dio c’è un posto per noi. Per comprendere un po’ di più questa realtà guardiamo alla nostra stessa vita: noi tutti sperimentiamo che una persona, quando è morta, continua a sussistere in qualche modo nella memoria e nel cuore di coloro che l’hanno conosciuta ed amata. Potremmo dire che in essi continua a vivere una parte di questa persona, ma è come un’«ombra» perché anche questa sopravvivenza nel cuore dei propri cari è destinata a finire. Dio invece non passa mai e noi tutti esistiamo in forza del Suo amore. Esistiamo perché egli ci ama, perché egli ci ha pensati e ci ha chiamati alla vita. Esistiamo nei pensieri e nell’amore di Dio. Esistiamo in tutta la nostra realtà, non solo nella nostra «ombra». La nostra serenità, la nostra speranza, la nostra pace si fondano proprio su questo: in Dio, nel Suo pensiero e nel Suo amore, non sopravvive soltanto un’«ombra» di noi stessi, ma in Lui, nel suo amore creatore, noi siamo custoditi e introdotti con tutta la nostra vita, con tutto il nostro essere nell’eternità. E’ il suo Amore che vince la morte e ci dona l’eternità, ed è questo amore che chiamiamo «cielo»: Dio è così grande da avere posto anche per noi. E l’uomo Gesù, che è al tempo stesso Dio, è per noi la garanzia che essere-uomo ed essere-Dio possono esistere e vivere eternamente l’uno nell’altro. Questo vuol dire che di ciascuno di noi non continuerà ad esistere solo una parte che ci viene, per così dire, strappata, mentre altre vanno in rovina; vuol dire piuttosto che Dio conosce ed ama tutto l’uomo, ciò che noi siamo. E Dio accoglie nella Sua eternità ciò che ora, nella nostra vita, fatta di sofferenza e amore, di speranza, di gioia e di tristezza, cresce e diviene. Tutto l’uomo, tutta la sua vita viene presa da Dio ed in Lui purificata riceve l’eternità. Questa verità che ci deve riempire di gioia profonda. Il Cristianesimo non annuncia solo una qualche salvezza dell’anima in un impreciso al di là, nel quale tutto ciò che in questo mondo ci è stato prezioso e caro verrebbe cancellato, ma promette la vita eterna, «la vita del mondo che verrà»: niente di ciò che ci è prezioso e caro andrà in rovina, ma troverà pienezza in Dio. Tutti i capelli del nostro capo sono contati, disse un giorno Gesù7. Il mondo definitivo sarà il compimento anche di questa terra, come afferma san Paolo: «la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» 8. Allora si comprende come il cristianesimo doni una speranza forte in un futuro luminoso ed apra la strada verso la realizzazione di questo futuro. Noi siamo chiamati, proprio come cristiani, ad edificare questo mondo nuovo, a lavorare affinché diventi un giorno il «mondo di Dio», un mondo che sorpasserà tutto ciò che noi stessi potremmo costruire. In Maria Assunta in cielo, pienamente partecipe della Risurrezione del Figlio, noi contempliamo la realizzazione della creatura umana secondo il «mondo di Dio». Cosa insegna quindi la storia della salvezza che si compie in Maria a noi così tanto cara?

7 cfr Mt 10,30 8 Rm 8,21

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Passa la scena di questi mondo ma non siamo soli, la speranza non tramonta perchè il Signore ci sostiene. Nei momenti difficili Livorno si e' affidata a Maria. Oggi ricordiamo una di quelle occasioni. Anche oggi Livorno insieme a tutta l'Italia vive un momento dl grande difficoltà. La speranza deve sostenerci, Livorno ha attraversato momenti ben più difficili. I problemi sono tanti ma non siamo soli. Cosa fare? Affidiamoci a Maria ! Una supplica a Maria Maria hai trovato in un umile livornese un cuore grande e pieno di fede, gli hai chiesto uno sforzo, per lui molto impegnativo ed egli l’ha fatto, ha iniziato a salire il colle ed ha visto che il cammino impossibile, era divenuto fattibile e la meta raggiunta. Egli ha avuto fiducia e ha superato difficoltà che sembravano insuperabili. Anche noi oggi viviamo difficoltà che sembrano insormontabili, abbiamo bisogno del tuo aiuto, del tuo consiglio, della tua forza. La storia della nostra città ci insegna che dobbiamo salire il monte portandoti con noi. Dobbiamo salire con te. Più ti porteremo in alto più facile sarà il nostro cammino e certa la nostra guarigione. Tu Maria ci hai insegnato a confidare in te in ogni situazione, ti abbiamo chiesto di tutto, salute, figli , guarigioni prodigiose, conforto, pace e tu sempre ci hai ascoltato e quante volte esaudito. Oggi siamo di nuovo raccolti: popolo e autorità a supplicarti. Cosa ti chiediamo? Finisca questo terremoto finanziario! I governanti illumina affinché sappiano guidare la Nazione e la Città, verso un porto sicuro al riparo dalla tempesta. Converti i cuori dei ricchi a saper condividere con i poveri, fa che essi cerchino di farsi un tesoro in cielo e non nei paradisi fiscali. Dona il giusto pentimento a chi si e' approfittato del prossimo, nella casa come nell'accaparramento di ingiuste ricchezze. Dona a ciascuno, amore al proprio lavoro e nessuno viva più alle spalle altrui, siano i genitori, i nonni o il proprio datore si lavoro. Il lavoro è la nostra ricchezza. Dona l'ardire e la saggezza agli imprenditori affinché nella eccellenza e nella innovazione dei loro prodotti diano lavoro a molti e successo alle loro imprese. Aiutaci a saper ricercare l'essenziale: la vita, gioia, l'amore e a saper farea meno del superfluo. Dai concordia a tutti noi, affinché nella stima reciproca si arrivi ai risultati che i poveri attendono ed esigono. Maria, Madre nostra, noi ben sappiamo che il tuo cuore di Madre non può rimanere insensibile al grido dei tuoi figli specie quando essi sono nel dolore. Madre nostra, Vergine di Montenero ascoltaci e soccorrici.

+ Simone, Vescovo

offerta dei fiori a Maria O Maria, Madre del Verbo incarnato e Madre nostra dolcissima, siamo qui ai tuoi Piedi mentre tramonta il

giorno, un altro grande dono del Signore.

Deponiamo nelle tue mani e nel tuo cuore tutto il nostro essere.

Noi saremo tuoi nella volontà, nel cuore, nel corpo.

Tu forma in noi con materna bontà in questo giorno una vita nuova, la vita del tuo Gesù.

Previeni e accompagna o Vergine di Montenero, anche le nostre più piccole azioni con la tua ispirazione

materna.

Rendici santi o Madre buona; santi come Gesù ci ha comandato, come il tuo cuore ci chiede e

ardentemente desidera. Così sia.

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22 febbraio 2012 – omelia delle Sacre Ceneri

Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci

a vicenda nella carità e nelle opere buone 9 Carissimi la Quaresima ci offre ancora una volta l'opportunità di riflettere sul cuore della vita cristiana: la carità. Infatti questo è un tempo propizio affinché, con l'aiuto della Parola di Dio e dei Sacramenti, rinnoviamo il nostro cammino di fede, sia personale che comunitario. E' un percorso segnato dalla preghiera e dalla condivisione, dal silenzio e dal digiuno, in attesa di vivere la gioia pasquale. Quest’anno desidero proporre alcuni pensieri alla luce di un breve testo biblico tratto dalla Lettera agli Ebrei: «Prestiamo attenzione gli uni agli altri per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» (Eb.10,24). E’ una frase inserita in una pericope dove lo scrittore sacro esorta a confidare in Gesù Cristo come sommo sacerdote, che ci ha ottenuto il perdono e l'accesso a Dio. Il frutto dell'accoglienza di Cristo è una vita dispiegata secondo le tre virtù teologali: si tratta di accostarsi al Signore «con cuore sincero nella pienezza della fede» (v. 22), di mantenere salda «la professione della nostra speranza» (v. 23) nell'attenzione costante ad esercitare insieme ai fratelli «la carità e le opere buone» (v. 24). Si afferma pure che per sostenere questa condotta evangelica è importante partecipare agli incontri liturgici e di preghiera della comunità, guardando alla meta escatologica: la comunione piena in Dio (v. 25). Mi soffermo sul versetto 24, che, in poche battute, offre un insegnamento prezioso e sempre attuale su tre aspetti della vita cristiana: l'attenzione all'altro, la reciprocità e la santità personale. 1. “Prestiamo attenzione”: la responsabilità verso il fratello. Il primo elemento è l'invito a «fare attenzione»: il verbo greco usato è katanoein, che significa osservare bene, essere attenti, guardare con consapevolezza, accorgersi di una realtà. Lo troviamo nel Vangelo, quando Gesù invita i discepoli a «osservare» gli uccelli del cielo, che pur senza affannarsi sono oggetto della sollecita e premurosa Provvidenza divina (cfr Lc 12,24), e a «rendersi conto» della trave che c’è nel proprio occhio prima di guardare alla pagliuzza nell'occhio del fratello (cfr Lc 6,41). Lo troviamo anche in un altro passo della stessa Lettera agli Ebrei, come invito a «prestare attenzione a Gesù» (3,1), l'apostolo e sommo sacerdote della nostra fede. Quindi, il verbo che apre la nostra esortazione invita a fissare lo sguardo sull’altro, prima di tutto su Gesù, e ad essere attenti gli uni verso gli altri, a non mostrarsi estranei, indifferenti alla sorte dei fratelli. Spesso, invece, prevale l’atteggiamento contrario: l’indifferenza, il disinteresse, che nascono dall’egoismo, mascherato da una parvenza di rispetto per la «sfera privata». Anche oggi risuona con forza la voce del Signore che chiama ognuno di noi a prendersi cura dell'altro. Anche oggi Dio ci chiede di essere «custodi» dei nostri fratelli (cfr Gen 4,9), di instaurare relazioni caratterizzate da premura reciproca, da attenzione al bene dell'altro e a tutto il suo bene. Il grande comandamento dell'amore del prossimo esige e sollecita la consapevolezza di avere una responsabilità verso chi, come me, è creatura e figlio di Dio: l’essere fratelli in umanità e, in molti casi, anche nella fede, deve portarci a vedere nell'altro un vero alter ego, amato in modo infinito dal Signore. Se coltiviamo questo sguardo di fraternità, la solidarietà, la giustizia, così come la misericordia e la compassione, scaturiranno naturalmente dal nostro cuore. Il Servo di Dio Paolo VI affermava che il mondo soffre oggi soprattutto di una mancanza di fraternità: «Il mondo è malato. Il suo male risiede meno nella dilapidazione delle risorse o nel

9 MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2012

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loro accaparramento da parte di alcuni, che nella mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli»10 L’attenzione all’altro comporta desiderare per lui o per lei il bene, sotto tutti gli aspetti: fisico, morale e spirituale. La cultura contemporanea sembra aver smarrito il senso del bene e del male, mentre occorre ribadire con forza che il bene esiste e vince, perché Dio è «buono e fa il bene» (Sal 119,68). Il bene è ciò che suscita, protegge e promuove la vita, la fraternità e la comunione. La responsabilità verso il prossimo significa allora volere e fare il bene dell'altro, desiderando che anch'egli si apra alla logica del bene; interessarsi al fratello vuol dire aprire gli occhi sulle sue necessità. La Sacra Scrittura mette in guardia dal pericolo di avere il cuore indurito da una sorta di «anestesia spirituale» che rende ciechi alle sofferenze altrui. L’evangelista Luca riporta due parabole di Gesù in cui vengono indicati due esempi di questa situazione che può crearsi nel cuore dell’uomo. In quella del buon Samaritano, il sacerdote e il levita «passano oltre», con indifferenza, davanti all’uomo derubato e percosso dai briganti (cfr Lc 10,30-32), e in quella del ricco epulone, quest’uomo sazio di beni non si avvede della condizione del povero Lazzaro che muore di fame davanti alla sua porta (cfr Lc 16,19). In entrambi i casi abbiamo a che fare con il contrario del «prestare attenzione», del guardare con amore e compassione. Che cosa impedisce questo sguardo umano e amorevole verso il fratello? Sono spesso la ricchezza materiale e la sazietà, ma è anche l’anteporre a tutto i propri interessi e le proprie preoccupazioni. Mai dobbiamo essere incapaci di «avere misericordia» verso chi soffre; mai il nostro cuore deve essere talmente assorbito dalle nostre cose e dai nostri problemi da risultare sordo al grido del povero. Invece proprio l’umiltà di cuore e l'esperienza personale della sofferenza possono rivelarsi fonte di risveglio interiore alla compassione e all'empatia: «Il giusto riconosce il diritto dei miseri, il malvagio invece non intende ragione» (Pr 29,7). Si comprende così la beatitudine di «coloro che sono nel pianto» (Mt 5,4), cioè di quanti sono in grado di uscire da se stessi per commuoversi del dolore altrui. L'incontro con l'altro e l'aprire il cuore al suo bisogno sono occasione di salvezza e di beatitudine. Il «prestare attenzione» al fratello comprende altresì la premura per il suo bene spirituale. E qui desidero richiamare un aspetto della vita cristiana che mi pare caduto in oblio: la correzione fraterna in vista della salvezza eterna. Oggi, in generale, si è assai sensibili al discorso della cura e della carità per il bene fisico e materiale degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla responsabilità spirituale verso i fratelli. Non così nella Chiesa dei primi tempi e nelle comunità veramente mature nella fede, in cui ci si prende a cuore non solo la salute corporale del fratello, ma anche quella della sua anima per il suo destino ultimo. Nella Sacra Scrittura leggiamo: «Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere» (Pr 9,8s). Cristo stesso comanda di riprendere il fratello che sta commettendo un peccato (cfr Mt 18,15). Il verbo usato per definire la correzione fraterna - elenchein - è il medesimo che indica la missione profetica di denuncia propria dei cristiani verso una generazione che indulge al male (cfr Ef 5,11). La tradizione della Chiesa ha annoverato tra le opere di misericordia spirituale quella di «ammonire i peccatori». E’ importante recuperare questa dimensione della carità cristiana. Non bisogna tacere di fronte al male. Penso qui all’atteggiamento di quei cristiani che, per rispetto umano o per semplice comodità, si adeguano alla mentalità comune, piuttosto che mettere in guardia i propri fratelli dai modi di pensare e di agire che contraddicono la verità e non seguono la via del bene.

10 Lett. enc. Populorum progressio [26 marzo 1967], n. 66

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Il rimprovero cristiano, però, non è mai animato da spirito di condanna o recrimina-zione; è mosso sempre dall’amore e dalla misericordia e sgorga da vera sollecitudine per il bene del fratello. L’apostolo Paolo afferma: «Se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu» (Gal 6,1). Nel nostro mondo impregnato di individualismo, è necessario riscoprire l’importanza della correzione fraterna, per camminare insieme verso la santità. Persino «il giusto cade sette volte» (Pr 24,16), dice la Scrittura, e noi tutti siamo deboli e manchevoli (cfr 1 Gv 1,8). E’ un grande servizio quindi aiutare e lasciarsi aiutare a leggere con verità se stessi, per migliorare la propria vita e camminare più rettamente nella via del Signore. C’è sempre bisogno di uno sguardo che ama e corregge, che conosce e riconosce, che discerne e perdona (cfr Lc 22,61), come ha fatto e fa Dio con ciascuno di noi. 2. “Gli uni agli altri”: il dono della reciprocità. Tale «custodia» verso gli altri contrasta con una mentalità che, riducendo la vita alla sola dimensione terrena, non la considera in prospettiva escatologica e accetta qualsiasi scelta morale in nome della libertà individuale. Una società come quella attuale può diventare sorda sia alle sofferenze fisiche, sia alle esigenze spirituali e morali della vita. Non così deve essere nella comunità cristiana! L’apostolo Paolo invita a cercare ciò che porta «alla pace e alla edificazione vicendevole» (Rm 14,19), giovando al «prossimo nel bene, per edificarlo» (ibid. 15,2), senza cercare l'utile proprio «ma quello di molti, perché giungano alla salvezza» (1 Cor 10,33). Questa reciproca correzione ed esortazione, in spirito di umiltà e di carità, deve essere parte della vita della comunità cristiana. I discepoli del Signore, uniti a Cristo mediante l’Eucaristia, vivono in una comunione che li lega gli uni agli altri come membra di un solo corpo. Ciò significa che l'altro mi appartiene, la sua vita, la sua salvezza riguardano la mia vita e la mia salvezza. Tocchiamo qui un elemento molto profondo della comunione: la nostra esistenza è correlata con quella degli altri, sia nel bene che nel male; sia il peccato, sia le opere di amore hanno anche una dimensione sociale. Nella Chiesa, corpo mistico di Cristo, si verifica tale reciprocità: la comunità non cessa di fare penitenza e di invocare perdono per i peccati dei suoi figli, ma si rallegra anche di continuo e con giubilo per le testimonianze di virtù e di carità che in essa si dispiegano. «Le varie membra abbiano cura le une delle altre»(1 Cor 12,25), afferma San Paolo, perché siamo uno stesso corpo. La carità verso i fratelli, di cui è un’espressione l'elemosina - tipica pratica quaresimale insieme con la preghiera e il digiuno - si radica in questa comune appartenenza. Anche nella preoccupazione concreta verso i più poveri ogni cristiano può esprimere la sua partecipazione all'unico corpo che è la Chiesa. Attenzione agli altri nella reciprocità è anche riconoscere il bene che il Signore compie in essi e ringraziare con loro per i prodigi di grazia che il Dio buono e onnipotente continua a operare nei suoi figli. Quando un cristiano scorge nell'altro l'azione dello Spirito Santo, non può che gioirne e dare gloria al Padre celeste (cfr Mt 5,16). 3. “Per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone”: camminare insieme nella santità. Questa espressione della Lettera agli Ebrei (10,24) ci spinge a considerare la chiamata universale alla santità, il cammino costante nella vita spirituale, ad aspirare ai carismi più grandi e a una carità sempre più alta e più feconda (cfr 1 Cor 12,31-13,13). L'attenzione reciproca ha come scopo il mutuo spronarsi ad un amore effettivo sempre maggiore, «come la luce dell'alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio» (Pr 4,18), in attesa di vivere il giorno senza tramonto in Dio. Il tempo che ci è dato nella nostra vita è prezioso per scoprire e compiere le opere di bene, nell’amore di Dio. Così la Chiesa stessa cresce e si sviluppa per giungere alla piena maturità di Cristo (cfr Ef 4,13). In tale prospettiva dinamica di crescita si situa la nostra esortazione a stimolarci reciprocamente per giungere alla pienezza dell'amore e delle buone opere. Purtroppo è sempre presente la tentazione della tiepidezza, del soffocare lo Spirito, del rifiuto di «trafficare i talenti» che ci sono donati per il bene nostro e altrui (cfr Mt 25,25s).

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Tutti abbiamo ricevuto ricchezze spirituali o materiali utili per il compimento del piano divino, per il bene della Chiesa e per la salvezza personale (cfr Lc 12,21b; 1 Tm 6,18). I maestri spirituali ricordano che nella vita di fede chi non avanza retrocede. Cari fratelli e sorelle, accogliamo l'invito sempre attuale a tendere alla «misura alta della vita cristiana» (Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte [6 gennaio 2001], n. 31). La sapienza della Chiesa nel riconoscere e proclamare la beatitudine e la santità di taluni cristiani esemplari, ha come scopo anche di suscitare il desiderio di imitarne le virtù. San Paolo esorta: «gareggiate nello stimarvi a vicenda» (Rm 12,10). Di fronte ad un mondo che esige dai cristiani una testimonianza rinnovata di amore e di fedeltà al Signore, tutti sentano l’urgenza di adoperarsi per gareggiare nella carità, nel servizio e nelle opere buone (cfr Eb 6,10). Questo richiamo è particolarmente forte nel tempo santo di preparazione alla Pasqua. Con l’augurio di una santa e feconda Quaresima, vi affido all’intercessione della Beata Vergine Maria e di cuore imparto a tutti la Benedizione Apostolica.

+ Simone, Vescovo

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Quaresima 2012

In occasione della visita alle famiglie voglio dirti…

Carissimi, è iniziato febbraio e con esso le annuali visite dei sacerdoti e diaconi alle famiglie. Voglio raggiungervi anch’io per invitarvi a vivere questo tempo di Quaresima come l’occasione propizia per conoscere ed amare sempre di più nostro Signore Gesù Cristo. Sicuramente lo conosci, chissà quante volte ha sentito parlare di Lui ma ancor di più, chissà quante volte hai avvertito la Sua presenza nel tuo cuore. Egli ti è sempre vicino e ti vuole bene. Gesù vuole insegnare a ciascuno di noi a vincere la morte e a vivere per sempre. La storia di Sua madre così venerata a Livorno, ne è un esempio. Lei una ragazza di Nazareth ha saputo avere fede e ha saputo amare Dio e il prossimo e come la storia ci dimostra, ha vinto la morte. La sua tomba è a Gerusalemme ma come quella di suo Figlio Gesù è vuota. E’ stata assunta in Cielo e tantissime volte è apparsa in mezzo a noi ascoltandoci, parlandoci, donandoci grazie e tante volte, miracoli. Quante testimonianze! Ella vive, ci è vicina, ci ascolta e quante volte ci ha esaudito. La morte non è l’ultima parola della vita. Cristo è risorto e anche noi risorgeremo con Lui. Oltre la morte c’è l’Amore che vive anche dinanzi alla morte. Tu certamente ami ancora i tuoi cari che ti hanno lasciato. Ne senti vivo l‘affetto e il ricordo nel tuo cuore. Certo non riesci ad abbracciarli, questa presenza in te è come un’ombra, la vedi, la senti ma non l’afferri. Ma l’ombra è qualcosa di reale come il sentimento che vivi, essa è prodotta dal sole e da un corpo che viene illuminato. I nostri cari sono in Dio, noi per ora possiamo solo vederne l’ombra ma essi sono vivi e il tuo cuore l’afferma. La morte si può vincere. Gesù l’ha vinta e ci vuole essere vicino per rafforzarci e renderci capaci di andare oltre la morte e vivere per sempre. Egli ci vuole aiutare e per questo ci dona i suoi sacramenti. I sacramenti sono i doni che Dio ti da proprio per essere capace di avere la forza di saper amare e vincere la morte. I sacramenti sono grandissimi doni di Dio a ciascuna persona, sono come il motore, le ruote, la benzina di un auto, senza di essi difficilmente si riesce a progredire nella vita cristiana così come un auto fatica molto a muoversi senza motore, senza ruote, senza benzina. Il primo dei sacramenti è il Battesimo, attraverso questo dono ci è tolto il peccato originale, il nostro cuore è orientato verso il bene, si diventa Figli di Dio e ci viene donata la forza per vincere ogni male fra cui la morte stessa. E’ un dono che va fatto ad ogni bambino, ad ogni persona. Vorrei quindi dirti: se qualcuno della tua famiglia, un bambino ad esempio, non ha ancora ricevuto questo dono (il battesimo, oppure la prima comunione, la Cresima, il Matrimonio) basta chiederlo al tuo parroco o direttamente a me, tuo Vescovo. Può venire a trovarmi o scrivermi anche via e-mail. Con affetto e amicizia. Il vostro

+ Simone, Vescovo

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19 marzo 1982 – 19 marzo 2012

30° anniversario della venuta alla Solvay del Beato Giovanni Paolo II Cari fratelli e sorelle! Sono qui oggi, insieme con voi per venerare san Giuseppe nel giorno in cui lo venera la Chiesa intera. Essa lo venera come merita quell’ammirevole “uomo giusto”, sposo – dinanzi alla legge – di Maria, Vergine di Nazaret, Madre del Figlio di Dio. Contemporaneamente la Chiesa venera Giuseppe di Nazaret come “artigiano”, come uomo del lavoro, forse falegname di professione. Egli è stato il solo e l’unico – tra tutti gli uomini del lavoro sulla terra – presso il cui banco di lavoro si presentava ogni giorno Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo. Proprio lui, Giuseppe, gli ha fatto imparare il lavoro della sua professione, lo ha incamminato in essa, gli ha insegnato a superare le difficoltà e la resistenza dell’elemento “materiale” e a trarre dalla materia informe le opere dell’artigianato umano. È lui, Giuseppe di Nazaret, che ha legato una volta per sempre il Figlio di Dio al lavoro umano. Grazie a lui, lo stesso Cristo appartiene anche al mondo del lavoro e rende testimonianza della sua altissima dignità dinanzi agli occhi di Dio.

Con queste parole 30 anni fa Giovanni Paolo II si rivolgeva a noi tutti. Oggi fedeli alla testimonianza che ha dato come operaio e Papa, dobbiamo dunque riaffermare, innanzitutto, il punto sorgivo della presenza sociale e civile dei cattolici: il primato della vita spirituale, quel guardare fermamente al volto di Cristo che con la forza del suo Spirito sprigiona dinamismi virtuosi d’intelligenza e di dedizione. Qualora si sbiadisse questo primato, i cristiani sarebbero omologati alla cultura dominante e a interessi particolari. L’esperienza insegna da sempre che, in ogni campo, non sono l’organizzazione efficiente o il coagulo di interessi materiali o ideologici che reggono gli urti della storia e degli egoismi di singoli o di parti, ma la consonanza delle anime e dei cuori, la verità e la forza degli ideali. E’ questo patrimonio spirituale che permette l’unità culturale e sociale dei cristiani per essere, secondo la parola del Maestro, lievito e sale nella pasta. Se per nessuno è possibile l’assenteismo sociale, per i cristiani è un peccato di omissione, infatti “da qui, dall’Eucaristia – scrive Papa Benedetto XVI – deriva dunque il senso profondo della presenza sociale della Chiesa, come testimoniano i grandi Santi sociali che sono stati sempre anime eucaristiche. Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e sete, che è forestiero, ignudo, malato, carcerato; ed è attento ad ogni persona, si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono in necessità. Dal dono di amore di Cristo proviene pertanto la nostra speciale responsabilità di cristiani nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna” (Benedetto XVI, Omelia Corpus Domini, 23.6.2011). Radicati e fondati in Cristo – come ha testimoniato proprio qui l’operaio poi Papa Giovanni Paolo II – i cristiani abitano la storia consapevoli di avere qualcosa di proprio da dire, qualcosa di decisivo per il bene dell’umanità. Qualcosa che è dato dalla fede, che si rivela pienamente in Gesù, ma che – in misura – è avvicinabile dalla ragione pensante e aperta: è l’autentica concezione dell’uomo, della sua dignità, dei suoi bisogni veri, non indotti e imposti da una cultura prona all’ideologia del mercato. Senza questa visione, paragonabile al tesoro nascosto nel campo o alla perla preziosa, l’ordine sociale e civile si deforma e progressivamente si allontana dall’uomo. E’ con questo patrimonio universale che la comunità cristiana deve animare i settori prepolitici nei quali maturano mentalità e si affinano competenze, dove si fa cultura sociale e politica. E’ noto che non tutte le concezioni antropologiche sono equivalenti sotto il profilo morale; da umanesimi differenti discendono conseguenze opposte per la convivenza civile. Se si concepisce l’uomo in modo individualistico, come oggi si tende, come si potrà costruire una comunità solidale dove si chiede il dono e il sacrificio di sé? E se lo si concepisce in modo materialistico, chiuso alla trascendenza e centrato su se stesso, un grumo di materia caduto nello spazio e nel tempo, come riconoscerlo non “qualcosa” tra altre cose, ma “qualcuno” che è qualitativamente

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diverso dal resto della natura? E su che cosa potrà poggiare la sua dignità inviolabile? E quale sarà il fondamento oggettivo e non manipolabile dell’ordine morale? Solo Dio Creatore e Padre può fondare e garantire la più alta delle creature, l’uomo. I fedeli laici sanno che è loro dovere lavorare per il giusto ordine sociale, anzi è un debito di servizio che hanno verso il mondo in forza dell’antropologia illuminata dalla fede e dalla ragione. E’ questo il motivo per cui non possono tacere. Quanto più le difficoltà culturali e sociali sono gravi come oggi, i cristiani tanto più si sentono chiamati in causa per portare il loro contributo specifico, chiaro, e deciso, senza complessi di sorta e senza diluizioni ingiustificabili. Prima di tutto occorre affermare con chiarezza che l’uomo è in sé il valore per eccellenza, che di volta in volta si rifrange in una cultura che tale è quando non lo imprigiona, consentendogli di porsi in continuo rapporto con la propria verità. Il Santo Padre Benedetto XVI, nella “Caritas in veritate”, dopo aver osservato che “la verità dello sviluppo consiste nella sua integralità” (n.18), ricorda al mondo che il vero sviluppo ha un centro vitale e propulsore, e questo è “l’apertura alla vita” (n. 28) . La vita è il primo e imprescindibile valore. Oggi l’attenzione generale è puntata con ragione ai grandi problemi del lavoro, dell’economia, della politica, della solidarietà e della pace: problemi che oggi attanagliano pesantemente persone, famiglie e collettività, specialmente i giovani. La sensibilità e la presenza costante della Chiesa sul versante dell’etica sociale è sotto gli occhi. E’ parte del messaggio cristiano, né è una conseguenza: “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20). L’incalcolabile rete di vicinanza e di solidarietà che abbraccia l’intero territorio nazionale è purtroppo quotidianamente frequentata da un numero crescente di fratelli e sorelle in difficoltà che ricevono ascolto, aiuto, attenzione. Ed è sempre più anche luogo di incontro e di concreta integrazione tra popoli, religioni e culture. Il Signore Gesù, Figlio di Dio e Salvatore del mondo, ispira e sostiene questa rete di fraterna carità che si avvale di risorse provvidenziali, e di quell’amore gratuito che viene dall’Alto. La ricaduta sociale della fede cristiana appartiene al patrimonio dottrinale, segna la missione della Chiesa e ispira la prassi della cristianità. Anche circa il tema critico e complesso del lavoro, la Chiesa segue le vicende in modo attento e partecipe e, nei limiti delle sue competenze, si pone a fianco dei diversi protagonisti con una presenza discreta, rispettosa e responsabile. Ma la giusta preoccupazione verso il lavoro e il superamento della crisi economica, non deve far perdere di vista la posta in gioco che è forse meno evidente, ma che sta alla base di ogni altra sfida: una specie di metamorfosi antropologica. Sono in gioco, infatti, le sorgenti stesse dell’uomo: l’inizio e la fine della vita umana, il suo grembo naturale che è l’uomo e la donna nel matrimonio, la libertà religiosa ed educativa che è condizione indispensabile per porsi davanti al tempo e al destino. Proprio perché sono “sorgenti” dell’uomo, questi principi sono chiamati “non negoziabili”. Quando una società s’ incammina verso la negazione della vita, infatti, “finisce per non trovare più le motivazioni e le energie necessarie per adoperarsi a servizio del vero bene dell’uomo. Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono” (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 28). Senza un reale rispetto di questi valori primi, che costituiscono l’etica della vita, è illusorio pensare ad un’etica sociale che vorrebbe promuovere l’uomo ma in realtà lo abbandona nei momenti di maggiore fragilità. Ogni altro valore necessario al bene della persona e della società, infatti, germoglia e prende linfa dai primi, mentre staccati dall’accoglienza in radice della vita, potremmo dire della “vita nuda”, i valori sociali inaridiscono. Ecco perché nel “corpus” del bene comune non vi è un groviglio di equivalenze valoriali da scegliere a piacimento, ma esiste un ordine e una gerarchia costitutiva. Nella coscienza universale sancita dalle Carte internazionali è espressa una acquisita sensibilità verso i più poveri e deboli della famiglia umana, e quindi è affermato il dovere di mettere in

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atto ogni efficace misura di difesa, sostegno e promozione. Ciò è una grande conquista, salvo poi – questa dichiarazione – non sempre corrispondere alle politiche reali. Ma, ci chiediamo, chi è più debole e fragile, più povero, di coloro che neppure hanno voce per affermare il proprio diritto, e che spesso nemmeno possono opporre il proprio volto?...Vittime invisibili ma reali! E chi è più indifeso di chi non ha voce perché non l’ha ancora o, forse, non l’ha più? E, invero, la presa in carica dei più poveri e indifesi non esprime, forse, il grado più vero di civiltà di un corpo sociale e del suo ordinamento? E non modella la forma di pensare e di agire - il costume - di un popolo, il suo modo di rapportarsi nel proprio interno, di sostenere le diverse situazioni della vita adulta sia con codici strutturali adeguati, sia nel segno dell’attenzione e della gratuità personale? Questo insieme di atteggiamenti e di comportamenti propri dei singoli, ma anche della società e dello Stato, manifesta il livello di umanità o, per contro, di cinismo paludato, di un popolo e di una Nazione. Torniamo ancora al nostro amata operaio Papa, nel 1982 affermava:

Guardando oggi con venerazione e con amore la figura di san Giuseppe, dobbiamo in questo sguardo rinnovare la nostra propria fede. Vediamo come la Parola del Dio vivente cade profondamente nell’anima di quell’Uomo – di quell’Uomo giusto. E noi, sappiamo ascoltare la Parola di Dio? Sappiamo assorbirla con la profondità del nostro “io” umano? Apriamo dinanzi a questo verbo la nostra coscienza? Oppure – al contrario – ci fermiamo soltanto alla superficie della Parola di Dio? Non le dischiudiamo un più profondo accesso all’anima? Non accogliamo questa Parola nel silenzio della prontezza interiore, così come Giuseppe di Nazaret? Non creiamo le condizioni perché essa possa agire dentro di noi e portare frutti? Ascoltiamo la Parola di Dio? Come l’ascoltiamo? Leggiamo la Sacra Scrittura? Partecipiamo alla catechesi? Abbiamo tanto bisogno della fede! È tanto necessaria la fede all’uomo dei nostri tempi, della difficile epoca odierna! È tanto necessaria una grande fede! Proprio oggi una grande fede è necessaria agli uomini, alle famiglie, alle comunità, alla Chiesa. Ed è proprio per prepararci allo sguardo maturo della fede sui problemi della Chiesa e del mondo contemporaneo che la Provvidenza Divina ci ha dato il Concilio Vaticano II, il suo insegnamento e il suo orientamento. È necessario che ora, nelle singole comunità che pure sono le Chiese – almeno nelle “Chiese domestiche” –, il lavoro perseveri sull’assimilazione di questo insegnamento. Bisogna leggere, bisogna ascoltare, e accettare nel silenzio della prontezza interiore quella Parola, che lo Spirito Santo “dice alla Chiesa” dei nostri tempi. (..) “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria... perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (Mt 1,20). Popolo di Dio! Chiesa livornese! Non temere di prendere, insieme con Giuseppe di Nazaret, Maria. Non temere di prendere Gesù Cristo, il suo Figlio, in tutta la tua vita. Non temere di prenderlo in una fede simile alla fede di Giuseppe. Non temere di prenderlo sotto i tetti delle tue case – così come Giuseppe ha accolto Gesù sotto il tetto della casa nazaretana. Non temere di prendere Cristo nel tuo lavoro quotidiano. Non temere di prenderlo nel tuo “mondo”. Allora questo “mondo” sarà veramente “umano”. Diventerà sempre più umano. Infatti, soltanto il Dio-Uomo può fare il nostro “mondo umano” pienamente “umano”.

+ Simone, Vescovo

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LETTERE E COMUNICAZIONI

ALLA DIOCESI

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Livorno, lì 17 Gennaio 2012

Alla Chiesa di Livorno

Festa del Voto, Venerdì 27 Gennaio 2012

ore 17.30 Piazza Grande – Cattedrale Carissimi,

ormai prossima la Festa del Voto a Maria Ss. di Montenero, che ci ricorda la promessa di fedeltà dei livornesi alla Madonna di Montenero per la protezione ricevuta in occasione del terremoto del 1742.

Nella Festa del Voto affideremo la città alla Madonna di Montenero, perché da Lei possa ricevere rinnovata protezione, per la crescita del territorio e lo sviluppo della qualità di vita dei cittadini nell’ottica della solidarietà e dell’accoglienza delle diversità. In occasione della Festa verrà pubblicato, a cura dell’Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali, un fascicolo “Un voto per dire Grazie”, da divulgare nelle Parrocchie e in altre realtà, che ci presenta a fumetti, la storia della Festa del Voto, per non dimenticare e per far tornare nel cuore dei livornesi la particolarità della venerazione alla Madonna di Montenero.

Vi aspetto, unitamente alle vostre Comunità Parrocchiali, Comunità Religiose, Aggregazioni laicali, ecc. alle Celebrazioni del 27 Gennaio, che avranno il seguente programma:

ore 17.30 – piazza Grande, recita del ROSARIO e OMAGGIO FLOREALE all’immagine della Beata Vergine Maria (con la collaborazione dei Vigili del Fuoco); ACCOGLIENZA della Sacra Immagine di Maria SS. di Montenero, ore 18.00 – processione verso la Cattedrale, CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA presieduta dal Vescovo e OFFERTA DELLA CERA VOTIVA da parte dell’Arciconfraternita di S. Giulia donata dalla cittadinanza livornese. ore 19.15 - ritorno a Montenero della Sacra Immagine

Grato per l’attenzione, i saluti più cordiali, + Simone, Vescovo

Livorno, lì 23 Gennaio 2012

Mercoledì 25 Gennaio 2012 - Vescovado

Incontro Formativo per il Clero giovane sul tema: Suggerimenti per la comprensione della realtà dei fanciulli e dei ragazzi.

Animati e provocati dalla Carità. L'evangelizzazione dei giovani Carissimi, approssimandosi il nostro nuovo incontro credo fare cosa utile inviandovi il programma dettagliato della giornata. Il programma dell’ incontro: Ore 9.30 Celebrazione dell'Ufficio delle Letture, meditazione a cura di Don Federico Ore 10.30 Dialogo formativo, introduce Don Cristian Ore 12.15 Celebrazione dell'Ora Media Ore 12,30 Pranzo Ore 13.30 conclusione

Nell’attesa di incontravi, (si prega di non mancare e di segnalare la presenza a pranzo) vi saluto nel nome del Signore.

+ Simone, Vescovo

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Livorno, lì 25 Gennaio 2012

Ai Presbiteri della Diocesi Carissimi,

nell’ultima riunione del Consiglio Pastorale Diocesano mi è stato richiesto di invitare tutti i Parroci a tenere più aperte possibili le Chiese per favorire l’afflusso dei fedeli per la preghiera personale nonché a pregarvi di rendere noti gli orari in cui un fedele può venire per un colloquio con il Parroco o per la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione. Sicuro che ognuno di voi ha ben presente queste esigenze pastorali, tuttavia raccolgo l’invito del Consiglio Pastorale Diocesano e vi invito ad esporre nella bacheca della Chiesa sia gli orari di apertura della Chiesa nonché gli orari (di massima ovviamente perché gli imprevisti per un parroco sono all’ordine del giorno) per i colloqui con i fedeli e per la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione.

Con gratitudine per il vostro impegno pastorale, vi porgo i miei più fraterni saluti.

+ Simone, Vescovo

Livorno, lì 23 Febbraio 2012

Al Clero della Diocesi

Carissimi,

all’inizio della Quaresima desidero confermare, così come da Calendario Pastorale, che conferirò il

Sacramento della Confermazione:

Domenica 15 Aprile, II di Pasqua e della Divina Misericordia, ore 10.30 in Cattedrale.

a persone adulte accompagnate dalle vostre Comunità:

Sarà anche occasione, per incontrare le coppie di fidanzati, che celebreranno il proprio Matrimonio nel

2012, nel caso in cui non fossero già stati presenti agli incontri Vicariali.

In questa celebrazione riceveranno e vivranno il Rito di Benedizione dei Fidanzati, il quale è, da questo

anno pastorale, requisito essenziale per ricevere il nulla osta alla Celebrazione del Sacramento Nunziale.

I Parroci nel presentarli alla Curia dovranno attestare che hanno fatto o stanno concludendo il percorso

formativo previsto.

Pertanto, chiedo ai Parroci, di comunicare alla Segreteria Vescovile il numero dei Cresimandi e delle

coppie per la Benedizione, mentre per i documenti rivolgersi direttamente alla Cancelleria.

Con i saluti più fraterni, buon cammino di Quaresima.

+ Simone, Vescovo

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Livorno, lì 23 Febbraio 2012

Giovedì 1 Marzo 2012- Vescovado Incontro Formativo per il Clero giovane sul tema:

Evangelizzare i Giovani

Uno stile di vita presbiteriale: sempre pronta a mettersi in discussione per saper elaborare a partire costantemente dalla carità pastorale, una pastorale giovanile continuamente rinnovata

Carissimi, ecco il programma del nostro prossimo incontro: Ore 9.30 Celebrazione dell'Ufficio delle Letture, meditazione a cura di Padre Emanuele Ore 10.30 Dialogo formativo, introduce Don Marco Ore 12.15 Celebrazione dell'Ora Media Ore 12,30 Pranzo Ore 13.30 Conclusione Nella gioia di incontrarvi, tutti, (si prega di segnalare la presenza a pranzo) vi saluto nel nome del Signore, con l’augurio di buon cammino di Quaresima.

+ Simone, Vescovo

Prossimi Incontri: Giovedì 26 Aprile - Giovedì 31 Maggio

Livorno, lì 23 Febbraio 2012

Al Clero della Diocesi

GITA del CLERO

Martedì 10 e Mercoledì 11 Aprile 2012 per Sacerdoti, Diaconi e familiari

Carissimi,

così come già negli anni passati, i giorni dopo al Pasqua effettueremo un’escursione di due giorni,

occasione di riposo, di incontro ed amicizia.

Quest’anno andremo a Mantova e Cremona, il programma lo trovate nell’allegato.

Chiedo, per ovvi problemi organizzativi, di comunicare l’adesione alla Pharus Viaggi 0586 211294

[email protected] entro il 20 Marzo p.v.

Certo dell’accoglienza e dell’attenzione, vi saluto nel nome del Signore.

+ Simone, Vescovo

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Livorno, lì 23 Febbraio 2012

Al Clero della Diocesi

Venerdì 23 Marzo 2012 Via Crucis Parrocchiale per i Missionari Martiri

Carissimi,

ogni anno in occasione dell’anniversario dell’uccisione di Mons. Oscar Romero la Chiesa ricorda i Missionari

Martiri con una Giornata di preghiera e di digiuno.

Anche la nostra Chiesa locale farà memoria di tutti coloro che hanno offerto la propria vita per l’annuncio

della Buona Novella, chiedo alle Comunità Parrocchiale di Celebrare Venerdì 23 Marzo p.v. la Via Crucis

per i Martiri Missionari.

Il Vescovo presiederà la Via Crucis nella Chiesa di S. Andrea a Livorno.

In allegato trovate la traccia di testo per tale celebrazione, ricordo inoltre che nel sito www.missioitalia.it

è possibile scaricare file con ogni supporto per l’animazione della Giornata.

Ringrazio per l’attenzione e nel ricordo della preghiera i saluti più fraterni.

+ Simone, Vescovo

Livorno, lì 1 Marzo 2012

Ai Mr. Parroci e ai Diaconi

Ai partecipanti alla S.F.O.P. Ai Catechisti

Ritiro spirituale di Quaresima per tutti gli Operatori Pastorali

VIVETE NELL’AMORE Domenica 11 Marzo 2012

Chiesa S. Caterina - ore 16/19 in occasione della Visita Pastorale al 1° Vicariato

Carissimi,

vi raggiungo per invitarvi a partecipare al Ritiro Spirituale di Quaresima del prossimo 11 Marzo. Così come gli incontri precedenti, il Ritiro è ricolto a tutti gli Operatori di Pastorale,

indipendentemente dalla loro partecipazione alla SFOP, inoltre il Ritiro non è un impegno in più rispetto ai tanti e qualificati delle Parrocchie, è solamente un’occasione, per chi lo desidera, di incontrarsi con il Vescovo e fare un po’ di silenzio interiore per meglio stare con Gesù, per meglio vivere il senso della Quaresima: tempo favorevole per la preghiera, l’ascolto, ecc..

Il Ritiro si svolgerà nel modo seguente : Ore 16 Celebrazione dell’ora media . Ore 16,45 Meditazione Ore 17.45 adorazione eucaristica , spazio per la riflessione personale , tempo per le confessioni. Ore 18,45 Collatio

19 Celebrazione del Vespro guidata dai Seminaristi e conclusione

Vi aspetto, buon cammino di Quaresima + Simone, Vescovo

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Livorno, lì 2 Marzo 2012

Al Clero della Diocesi

Alle realtà di ispirazione cristiana impegnate nel sociale

Alle Aggregazioni laicali Progetto Culturale Diocesano

Sabato 17 Marzo 2012 - Firenze

Cattolici Protagonisti nella Toscana di oggi. Un'agenda di speranza per il futuro del Paese Un cammino che continua... ad un anno dalla 46a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani

Carissimi,

dopo la Settimana Sociale di Reggio Calabria dello scorso anno, la Conferenza Episcopale Toscana, attraverso il Coordinamento di Pastorale Sociale e del Lavoro delle Diocesi toscane, ha elaborato un percorso che giungerà, a Maggio 2013, alla Celebrazione della 1^ Settimana Sociale dei Cattolici della Toscana. Il percorso inizierà Sabato 17 Marzo con un momento ufficiale, comunitario, di Chiesa toscana, che recepisce il documento conclusivo della Settimana Sociale e celebra l’Eucarestia per rendere grazie a Dio per il dono che riceve per una rinnovata missione, che la chiama ad incarnarsi, assumere e portare le gioie e le speranze, le angosce e le sofferenze della propria gente con la gioia della fede nel Risorto. Chiedo che l’evento sia diffuso nelle Parrocchie, Aggregazioni laicali, ed in tutte le realtà ecclesiali particolarmente attente e sensibili al sociale. Anche la nostra Chiesa di Livorno sarà presente a questo importante momento di comunione e condivisione mi auguro con una numerosa delegazione. Pertanto vi chiedo di comunicare la partecipazione alla mia Segreteria. Nel ricordo della preghiera vi saluto in Cristo.

+ Simone, Vescovo

Livorno, lì 8 Marzo 2012 Alla Chiesa di Livorno

19 marzo 1982 - 19 marzo 2012

A 30 anni dalla storica visita di Giovanni Paolo II in Diocesi Una S. Messa allo stabilimento Solvay di Rosignano

Il Vescovo, in collaborazione con lo stabilimento Solvay di Rosignano, invita la cittadinanza a partecipare

a: un evento per ricordare un momento storico della nostra diocesi Un momento per invocare il beato Giovanni Paolo II

affinché aiuti tutto il mondo del lavoro in un tempo di così grande crisi Una celebrazione per ringraziare Dio di averci donato un uomo, un Papa così grande

Programma di Lunedì 19 Marzo: ore 9.30 Accoglienza ore 9.45 Saluto del direttore dello stabilimento Solvay di Rosignano; testimonianze e ricordi della storica visita del Papa in Solvay ore 10.00 nel piazzale antistante il teatro Solvay: S. Messa presieduta dal Vescovo di Livorno monsignor Simone Giusti ore 11.15 una delegazione di autorità deporrà un mazzo di fiori presso il memoriale di Giovanni Paolo II all’interno della fabbrica ore 11.30 saluto alle autorità nella foresteria dello Stabilimento Le offerte che si raccoglieranno durante la celebrazione eucaristica saranno devolute al Fondo per le Famiglie in difficoltà promosso dalla Caritas di Livorno per pagare fra l’altro, gli affitti alle famiglie con decreto di sfratto per morosità incolpevole del territorio

+ Simone, Vescovo Si pregano i sacerdoti e i diaconi di dare conferma della loro presenza alla segreteria del Vescovo

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Livorno, lì 21 Marzo 2012

Alla Chiesa di Livorno

Giornata Diocesana della Gioventù Domenica 1 Aprile 2012 – ore 15 Chiesa S. Matteo

Carissimi,

la Domenica delle Palme, ormai da molti anni è il giorno particolarmente dedicato ai Giovani. Pertanto, Domenica delle Palme vivremo la Giornata Diocesana della Gioventù, in cui celebreremo l’Ammissione agli Ordini Sacri del seminarista Simone Barbieri. Chiedo a tutte le Parrocchie di essere presenti con i giovani e gli adolescenti che si stanno preparando, in questo anno pastorale, a ricevere il Sacramento della Cresima. Nessuna Parrocchia o Aggregazione sia assente, almeno un giovane ci sia! Ringrazio per l’attenzione e per il servizio donato alla Chiesa locale, con gli auguri di buon proseguimento di cammino Quaresimale.

+ Simone, Vescovo

Livorno, lì 21 Marzo 2012

Al Clero di Livorno

Colletta pro Terra Santa

Venerdì Santo 6 Aprile 2012 Carissimi,

la Congregazione per le Chiese Orientali ci ricorda, l’importanza e l’efficacia della solidarietà a favore dei Cristiani di Terra Santa, attraverso iniziative di preghiera e carità. La Quaresima è tempo favorevole per tutto questo. In particolare il Venerdì Santo sembra interpretare ancor più le necessità di questi popoli che possono essere racchiuse nelle sofferenze di tutto il Medio Oriente, in particolare la Siria e la Terra Santa. La fatica dei cristiani di Terra Santa prepara un domani di bene, ma chiede oggi un sostegno e solidarietà per donare loro speranza nel futuro. Le collette degli scorsi anni hanno contribuito allo sviluppo di progetti specifici per i Luoghi Santi, per le Comunità locali, in particolare opere per i giovani, attività per famiglie, con attenzione alle più povere ed alle giovani coppie, sostegno a scuole e Comunità parrocchiali, contributo alla Facoltà di Scienze Bibliche e di Archeologia di Gerusalemme. Oltre a tali opere sono stati eseguiti anche interventi in Siria e Libano. La Chiesa di Livorno lo scorso anno ha contribuito con € 4.582,04 Rinnovo la richiesta che Venerdì Santo, nelle vostre Comunità Parrocchiali siano sensibilizzate alle necessità e problemi della Terra Santa e le raccolte in denaro siano a favore di questa Terra. Grazie per quanto farete !

+ Simone, Vescovo

Le raccolte si prega di consegnarle all’Ufficio Amministrativo della Diocesi

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Livorno, lì 22 Marzo 2012

Ai Presbiteri della Diocesi

Visita Pastorale Ordinaria Scheda Parrocchia

Carissimi,

come sapete alla fine dello scorso anno ho iniziato la Visita Pastorale Ordinaria della Diocesi con il I Vicariato. In preparazione al proseguo della Visita, in allegato trovate una Scheda Amministrativa della Parrocchia, che vi chiedo di voler compilare in modo da facilitare l’aspetto amministrativo – giuridico della Visita. La Scheda, completa degli allegati richiesti, la potete consegnare all’Ufficio Amministrativo della Diocesi. Grato per il servizio offerto, i miei saluti più fraterni.

+ Simone, Vescovo

Livorno, lì 23 Marzo 2012

Ai Presbiteri della Diocesi

Mercoledì santo: 4 Aprile Giornata Sacerdotale Ore 10.00 – 14.00 Santuario di Montenero

ore 17,30- 19.00 Cattedrale Carissimi, nel proseguo dei nostri Ritiri Spirituali, ricordo l’importante incontro di Mercoledì Santo, 4 Aprile, in cui ci ritroveremo per la nostra Giornata Sacerdotale, il mattino al Santuario di Montenero, il pomeriggio in Cattedrale alle ore 17,30 per la Messa del Crisma nella quale rinnoveremo le nostre promesse sacerdotali e si benediranno gli olii con i quali amministreremo i sacramenti durante l’anno pastorale . Desidero ricordarvi orari e luoghi e chiedo di non anteporre assolutamente niente a questo appuntamento (eventuali funerali si celebrino nel primo pomeriggio e la messa quotidiana si celebri al mattino presto in tempo utile per partecipare in orario alla giornata). Gli orari della giornata: Il Mattino Ore 9.45 arrivi Ore 10.00 Celebrazione dell’Ora media e meditazione del Vescovo

“La vocazione nella vocazione battesimale: da una propria quotidiana esperienza personale l'attitudine a riconoscere quando il Signore chiama” Icona biblica: Atti: la scelta di Barnaba Atti 1,12-26

Ore 11.00 Adorazione Eucaristica e tempo per le confessioni (diversi padri del Santuario saranno a disposizione ) Ore 12.00 Benedizione Eucaristica e Angelus Ore 12.30 Pranzo Il Pomeriggio Ore 17.00 Ritrovo dei sacerdoti in Cattedrale Ore 17.30 S. Messa del Crisma Grazie per il servizio donato, con i saluti più fraterni.

+ Simone, Vescovo

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Livorno, lì 27 Marzo 2012

Ai Governatori Arciconfraternia: Misericordia di Livorno

Misericordia di Montenero – don Luca Purificazione

S. Giulia

Al Presidente Istituto Diocesano Sostentamento Clero

e p.c. Mons. Paolo Razzauti, Vicario per la Città Don Placido Bevinetto, Ufficio Diocesano Pastorale Sanità

Martedì 3 Aprile 2012 convocazione incontro ore 11 - Vescovado Carissimi, desidero incontrarvi per insieme approfondire e riflettere sulla Cremazione e dispersione delle ceneri, e su come i Cimiteri cristiani debbano offrire luoghi per le ceneri affinché in ogni forma, le esequie siano vissute cristianamente. Grato per il servizio offerto, in attesa di incontrarvi, i saluti più fraterni.

+ Simone, Vescovo

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NOMINE E decreti

VESCOVILI

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9 gennaio 2012 Il Vescovo ha incardinato don Donato Mollica nella Diocesi di Livorno 10 gennaio 2012 Il Vescovo ha nominato Luciano Della Bella presidente della Fondazione “Società Asili Infantili di Carità” 16 gennaio 2012 Il Vescovo ha nominato monsignor Paolo Razzauti pro-rettore del Seminario Vescovile Girolamo Gavi 7 febbraio 2012 Il Vescovo ha promosso al sacro ordine del Presbiterato don Marco Cimini 15 marzo 2012 Il Vescovo ha nominato

- padre Emanuele Zippo, presbitero della Congregazione dei Padri Passionisti, delegato diocesano del Movimento di Rinnovamento Carismatico Cattolico Internazionale

- don Anibal Alcides Reyes Hernandez, presbitero della Chiesa che è in Garagoa (Colombia)

delgato diocesano per i migranti del popolo sud americano 28 marzo 2012 Il Vescovo ha nominato don Marco Cimini vicario parrocchiale della parrocchia del Sacro Cuore in Livorno a decorrere dal 1° aprile

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ORGANISMI

DI PARTECIPAZIONE

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Verbale del 19 gennaio 2012

CONSIGLIO PRESBITERALE

Presenti: mons. Simone Giusti, mons. Ezio Morosi, mons. Paolo Razzauti, mons. Luciano Musi, padre Fabrizio Civili, padre Giovanbattista Damioli, don Gino Franchi, don Piotr Grajper, don Placido Bevinetto, don Gustavo Riveiro, don Federico Locatelli, don Jacek Macki, don Ordesio Bellini, don Piotr Kownacki.

Assenti: nessuno. Ordine del giorno: 1. introduzione del Vescovo; 2. lettera del Vescovo alle famiglie in occasione dell’annuale benedizione; 3. la Scuola di Formazione per Operatori Pastorali: una prima verifica; 4. i prossimi convegni del Progetto Culturale, della Caritas e dell’Ufficio Catechistico; 5. l’Anno della Fede: alcune idee pastorali per il prossimo anno; 6. un percorso unitario per il battesimo e per la catechesi mistagogica sul battesimo (valutazione del

documento allegato e già distribuito nell’ultimo consiglio); 7. norme per la raccolta di fondi nelle parrocchie in favore di realtà extra-diocesane; 8. varie ed eventuali. Dopo la preghiera iniziale, il vescovo ha parlato della nomina di mons. Paolo Razzauti a pro-rettore del seminario affinché i compiti formativi siano suddivisi fra mons. Ezio Morosi e lui. Ha inoltre riferito che vi sono altre tre persone che si sono presentate per entrare l’anno prossimo in seminario, e altre che si stanno avvicinando all’ambiente per conoscerlo meglio. a) Mons. Simone Giusti: il visitatore apostolico, il vescovo di Foligno, è rimasto molto contento del nostro seminario e ha trovato i ragazzi motivati. Si è raccomandato che si attenda la fine degli studi prima di procedere con le ordinazioni. Matteo Seu tornerà da Padova la prossima estate e terminerà la sua esperienza nel seminario di Padova per inserirsi in diocesi. Chiederò, a Giugno, ai parroci che hanno i seminaristi di fare una relazione sul loro servizio in parrocchia. b) Vi sono difficoltà in città: la situazione è complicata. La compagnia portuale è sull’orlo del fallimento. Anche se sarà rilevata ci sono molte persone in più rispetto al necessario. Sono state scoperte alcune famiglie, tra quelle che abitano negli alloggi comunali, che non sono tra le più povere. Bisogna iniziare a fare chiarezza su molte cose dell’Amministrazione Comunale e su Casalp. c) Verrà in servizio un prete dal Sudamerica, don Carlos, per studiare e farà servizio nella parrocchia di santa Teresa. Un altro prete passionista, che ha chiesto l’esclaustrazione, andrà a sant’Agostino e abiterà ai Sette Santi. Un altro ancora arriverà da Siracusa con la madre e andrà a Castellanselmo, dove abbiamo troncato l’accordo con l’associazione di padre Michele Vassallo. Forse ci sono gli estremi per avviare un’istruttoria canonica. Abbiamo avuto dei contributi per il restauro dell’immobile di san Ferdinando, per il quale abbiamo fatto un’offerta di acquisto, e per quello di S. Stefano ai Lupi. Vi sono difficoltà nelle chiese della Leccia e di Capraia per la povertà delle risorse delle parrocchie stesse, oltre al fatto che i lavori sono stati fatti male. Vi sono poi questioni in sospeso con la Fondazione don Nesi Corea, che è ospite da anni nel villaggio scolastico di Corea senza pagare nessun affitto, e con l’associazione Randi, che sta in un immobile della diocesi senza però voler essere realtà ecclesiale, mentre i rapporti con gli ambulatori del SAIS sono più sereni; tuttavia ho chiesto loro che non agiscano per fini contrari all’ispirazione cristiana. A Salviano una ditta darà il terreno per la nuova chiesa e in cambio eseguirà i lavori. Si stanno muovendo varie realtà per il progetto legato alla cosiddetta “lobby dei poveri”. Sarebbe bene che si ricordasse la Caritas nei testamenti. Si è poi parlato del fondo di solidarietà parrocchiale e delle questioni del suffragio dei defunti. Mons. Simone Giusti: un’altra cosa di cui parlare sarebbe la dispersione delle ceneri, si potrebbe arrivare a una delibera diocesana, perché spesso il problema è talvolta legato al solo denaro. Si risparmia se avviene la dispersione. Contano solo i soldi, ad esempio le cose di valore non vengono disperse perché valgono di

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più del corpo. Al prossimo consiglio affronteremo le questioni relative alle celebrazioni dei funerali e a questi problemi. Si è passati al punto n. 7 relativo alle raccolte di fondi. È stata distribuito un foglio ai presenti che è stato letto dal vescovo e discusso. Mons. Simone Giusti: le cose non cambiano per le raccolte che si fanno per autofinanziamento, mentre si precisano le norme per le raccolte a favore di associazioni che operano su progetti. È essenziale che ci siano delle credenziali, documenti firmati che certificano che i soldi si raccolgono raggiungono lo scopo e non vengono usati per altri scopi, dal momento che mi sono giunte delle denunce. Il decreto è stato approvato all’unanimità. Si è passati al punto relativo all’anno della fede. È stato distribuito un articolo dell’Avvenire che è stato letto e discusso. (vedi allegato) Don Ordesio Bellini: il documento fa un po’ sorridere, perché sembra che noi preti non facciamo niente e devono insegnarci cosa fare. Mons. Simone Giusti: credo che per la nostra diocesi si debbano potenziare le missioni cittadine. A tal fine vorrei affrontare la proposta di trasferire le Sorelle Francescane del Vangelo, da sempre impegnate in questo ambito, dalla parrocchia di Antignano alla Cattedrale e affidare loro il coordinamento delle missioni da fare. Sarebbe bello che ci si impegnasse da parte di tutte le parrocchie per le missioni. Un po’ tutta la diocesi ne ha bisogno, specialmente i quartieri del nord della città. Il vescovo ha chiesto ai presenti di intervenire. Padre Fabrizio Civili: io ho qualche dubbio sulla loro preparazione. Mons. Luciano Musi: io non solo non ho dubbi su di loro, ma vedo che hanno capacità con la gente, sono entrate in case dove io non entro da anni. Sono andate perfino nelle scuole. Don Ordesio Bellini: le suore arrivano dove noi non riusciamo. Mons. Paolo Razzauti: anch’io ho dubbi sulla preparazione delle suore. Le prime che sono arrivate ad Antignano erano molto preparate. Poi pian piano arrivarono quelle meno preparate. Il loro cammino è molto breve e la preparazione scarsa. È vero che entrano nelle case, ma vi riescono perché giocano sull’entusiasmo. È opportuno che vadano via dalla parrocchia di santa Lucia perché non è corretto che si mettano contro il parroco quando dovrebbero essere elemento di comunione. A volte hanno organizzato cose indipendenti. So che in tutto sono circa cinquanta nella loro congregazione, ma tra queste solo alcune sono più preparate. Il numero è rimasto stabile perché in questi anni alcune sono entrate e altre sono uscite. Don Federico Locatelli: non ho elementi sulla preparazione delle suore, ma la loro immediatezza conquista i livornesi e questo bisogna considerarlo. Spero che mandandole in cattedrale si possano migliorare le cose sia per loro sia per la città, facendo missioni nei quartieri. Comunque tengo a dire che l’operato delle suore è molto positivo per le parrocchie perché anche i parroci possono entrare in contatto con famiglie che altrimenti non potrebbero incontrare. Don Placido Bevinetto: mi chiedo poi chi dovrà mantenerle, visto che non hanno pensione e ci sono molte cose da fare. Don Ordesio Bellini: in diocesi ci sono molte suore brave e preziose ma inoperose. Don Gustavo Riveiro: io in tre anni ho conosciuto sette suore. Il loro problema è che cambiano spesso, sono itineranti e contemplative e così non possono conoscere i genitori di un percorso che dura sei anni. Le suore sono stipendiate dalla parrocchia, tutti i giorni ricevono qualcosa, talvolta anche più di quanto possono consumare. Abbiamo sempre dato tutto a loro. Nel ’99 hanno firmato una convenzione, poi dopo nove anni ne hanno firmata un’altra. La prima era poco pratica, la seconda molto di più. Rispetto alla lettera della madre generale la convenzione diceva il contrario. La cosa può andare se sono sotto la guida di qualcuno, perché lasciate da sole non hanno iniziativa. Per esempio, la convenzione dice che devono

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prendersi cura della chiesa di Antignano vecchia. Però non lavano i purificatoi, con fatica aprono e chiudono, le piante che vengono portate non vengono innaffiate. Mons. Simone Giusti: chiedo di nuovo a voi come dobbiamo procedere. Fare una convenzione più breve per affidare loro una missione? È da studiarsi? Padre Giovanbattista Damioli: non so che effetto possa avere viste le cose che ci sono state. Don Gino Franchi: visti i pareri discordi sulle suore, le ricadute che ci potrebbero essere, io mi affiderei a un’altra congregazione. Mons. Paolo Razzauti: si potrebbe risolvere la cosa con l’anno della fede, per cui si da inizio a un altro incarico. Il consiglio si è espresso a maggioranza sull’opportunità di fare una convenzione, seguita da alcune persone, con le suore che comporterebbe il trasferimento in cattedrale. Su un totale di tredici votanti escluso il vescovo, dieci i voti a favore, un voto contrario e due votanti astenuti. Mons. Simone Giusti: sempre sull’anno della fede, bisogna fissare le due celebrazioni di apertura e chiusura. L’11 ottobre fisserei l’apertura, nella domenica di Cristo Re dell’anno successivo la chiusura. Inviterei poi ad organizzare momenti di catechesi per vari ambiti e incontri di vario tipo, coinvolgendo le associazioni. Si è passati al punto n. 2. Il vescovo ha chiesto se è il caso che lui scriva una lettera alle famiglie da dare in occasione delle benedizioni. Don Ordesio Bellini: io sono molto rispettoso della libertà, preferisco che la gente faccia ciò di cui è convinto. Non dobbiamo stimolare noi lasciare libere le persone. Una caratteristica della diocesi è quella di fare mille proposte ma mai qualcosa di sistematico. Bisogna far capire cosa vuol dire essere cristiani. E se ci possiamo rendere utili anche noi sarebbe cosa buona. Don Gustavo Riveiro: mi si è presentata una ragazza che vuole fare comunione e cresima. Ancora non vuole sposarsi, ma ha un fidanzato anche lui non cresimato. Ci siamo trovati nella difficoltà di prepararli. Ho affidato a una persona la coppia. Mi chiedo se ci sono guide e sussidi anche per il catechismo nuovo. Mons. Simone Giusti: ci sono sussidi anche in diverse lingue che possono essere utilizzati. Alcuni li abbiamo e ho chiesto all’ufficio catechistico di metterli a disposizione. La grande missione è qui, l’ufficio missionario dovrebbe sviluppare una metodologia per avvicinare le persone qui. La nostra chiesa fa fatica a tenere chi viene e non sa come rivolgersi a chi non viene. Cerchiamo di conoscere i metodi di altre diocesi e di aggiornarci sui sussidi. Nello scrivere la lettera inviterò chi è interessato a rivolgersi alle strutture. Mons. Luciano Musi: la gente non legge, la lettera non serve, la gente guarda solo la televisione. E noi non ci possiamo rinchiudere nelle nostre celebrazioni, la gente è fuori. Abbiamo un’infinità di giovani a giro nei pub, ma i nostri sono i primi che non sono preparati. Non si sono affrontati i punti 3, 4 e 6. Nel prossimo consiglio si affronterà il documento per il battesimo, oltre alle questioni dei funerali e a quella della valorizzazione della presenza dei religiosi.

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Verbale del 1 marzo 2012

Consiglio Pastorale Diocesano

L’anno 2012, il giorno 1 del mese di marzo alle ore 21:15 si è riunito presso il Vescovado di Livorno, il Consiglio Pastorale Diocesano, sono presenti: mons. Giusti, Pirollo, Spugnesi, Belcari, Benenati, Citi, Mastromarino, Calvaruso, mons. Razzauti, don Locatelli, Morelli, Musumeci Bassi, Margotta; assenti giustificati: diacono Caccavale, Lucchesi. Vista la validità della seduta il Vescovo presenta l’Ordine del Giorno:

1. Introduzione del Vescovo 2. Valutazione sulla visita pastorale e l’attuazione del Progetto Educativo Diocesano con particolare

attenzione alla SFOP 3. La prossima Assemblea Diocesana del 20 maggio p.v. 4. L’Anno della Fede indetto dal santo Padre per ricordare i 50 anni del Concilio Vaticano II, come

viverlo in diocesi? Presiede la seduta mons. Giusti, esercita la funzione di segretario Pirollo. Si apre il dibattito tra i presenti e viene deliberato quanto segue. 1. [Vescovo] La situazione sociale nella città è sempre critica, ma qualche segno di miglioramento sembra esserci, tuttavia permangono i problemi relativi alla disoccupazione ed all’emergenza abitativa. Da un lato l’amministrazione pubblica è lenta nello sbrigare le pratiche burocratiche, dall’altro lato si registra la disponibilità delle istituzioni bancarie per finanziare a tasso zero le opere sociali che la Diocesi ha in progetto; tali opere riguardano diversi aspetti delle problematiche esistenti e sono dislocate in diverse zone della città (soprattutto nei quartieri nord). Buone notizie invece giungono dal seminario che in questo momento si sta aprendo alla gente; inoltre abbiamo ricevuto 12 richieste per il convitto. [Morelli] Questa apertura del seminario è un segno positivo. [mons. Razzauti] L’apertura è positiva però non deve essere esagerata altrimenti si perde la dimensione spirituale propria del seminario. Per quanto riguarda i ragazzi del convitto va detto che sono seguiti ed aiutati giorno per giorno. 2. [Vescovo] Il Progetto Educativo Diocesano (PED) è in fase di attuazione, seppur graduale. Principalmente in questo anno si sta puntando sull’attuazione dei percorsi in vista del matrimonio, in particolare occorre superare la logica della sacramentalizzazione. Inoltre da quest’anno sta diventando tassativa la benedizione dei fidanzati, dopo quelle in Avvento ne sarà fatta un’altra straordinaria nel Tempo di Pasqua. Un ulteriore sforzo che si sta facendo è relativo agli animatori dei gruppi dopo cresima: occorre che siano dei giovani a fare da animatori ai neo cresimati, per questo motivo, nel Tempo di Pasqua incontrerò i vari GAV. Per quanto riguarda la SFOP va detto che quest’anno ci sono in totale 300 iscritti, il primo biennio sta andando abbastanza bene nei vari vicariati, lo stesso vale per il secondo biennio che si svolge a livello diocesano. [Calvaruso] A Stagno si lavora bene con i giovani animatori, ma male con i catechisti adulti, alcuni dei quali hanno abbandonato il servizio anche a causa di problemi tecnici e di orario relativi alla SFOP. [Vescovo] Allora per il prossimo anno sarà attivato anche un corso serale per il III e IV anno, per consentire la partecipazione anche a chi lavora. [Spugnesi] Il I e II anno della SFOP, fatti a livello parrocchiale e vicariale, che risultati stanno dando? [Vescovo] Nei Vicariati I, II, IV e V il primo biennio della SFOP è stato attivato, in particolare sta dando buoni risultati nel V Vicariato, mentre nel III Vicariato manca del tutto e nel VI Vicariato è attivo solo a Stagno. [Citi] Nel V Vicariato la SFOP sta funzionando bene perché si è creata sinergia tra le parrocchie. [Vescovo] A livello vicariale occorre che in tutti i Vicariati parta il II anno della SFOP, il quale è di particolare importanza per via dell’insegnamento della dimensione cristologica. [Spugnesi] Da ciò che sta emergendo sembra quasi che ai sacerdoti non interessi la formazione dei laici. [don Locatelli] Secondo me invece il problema è che non c’è ricambio generazionale tra gli operatori pastorali. [Vescovo] Ho notato che nei Vicariati III e IV c’è un parrocchialismo esasperato per cui ogni parrocchia ha i propri cammini e l’introduzione di cammini vicariali è visto con sospetto. Invece nel VI Vicariato (ad eccezione di Stagno) il problema riguarda la mancanza di operatori pastorali, in particolare di catechisti.

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[Citi] All’interno del cammino formativo si potrebbero far incontrare, a livello diocesano o vicariale, le famiglie dei partecipanti alla SFOP in un clima educativo. [Belcari] Il problema del ricambio c’è poiché alla SFOP vedo che ci sono pochi giovani che partecipano. [Vescovo] Proprio per questo, durante il Tempo di Pasqua, incontrerò tutti i GAV: per vedere come si può impostare la SFOP per i giovani. [don Locatelli] Ricordo che i GAV hanno il compito di formare i giovani animatori in maniera equivalente al I anno di SFOP. Ricordo anche che il III e IV anno di SFOP sono mirati per un cammino personale di approfondimento teologico. 3. [Vescovo] La prossima AD sarà il 20 maggio (e non il 6 maggio) e sarà impostata sulla pastorale dei separati-divorziati. Come relatore è stato invitato il Card. Dionigi Tettamanzi, inoltre ci sarà spazio per il dibattito e per la presentazione di un sussidio orientativo a cura della Consulta di Pastorale Familiare. Se il Card. Tettamanzi non potesse venire chi si chiama? Io avevo pensato a don Zanetti. [Citi] Potremmo chiamare Camastri. [Vescovo] Dunque: prima sentiamo il Card. Tettamanzi, altrimenti sentiamo don Zanetti, altrimenti Camastri. 4. Il Vescovo lascia la parola a mons. Razzauti che illustra alcune proposte da realizzare in occasione dell’Anno della Fede indetto dal Papa. [mons. Razzauti] Ci sono diversi tipi di fede: uno di questi è la fede nascosta. L’ideale sarebbe riuscire a tirar fuori dalla gente la loro fede nascosta. Sta a noi far riemergere quella fede che c’è nelle persone battezzate che si dicono non credenti. Occorre trasmettere la fede da persona a persona. Tutti i documenti riguardanti l’Anno della Fede puntano sulla riscoperta della “Dei Verbum” e della “Lumen Gentium”. Credo che sia infattibile una missione popolare alla città, perché innanzitutto dovrebbe essere ben preparata e poi dovrebbe continuare nei tempi a seguire; invece si potrebbe puntare sulla rinascita dei centri d’ascolto (sorti in occasione del Sinodo Diocesano dei Giovani) e sull’annuncio della fede, non tanto ai lontani, quanto a categorie insolite di persone (un esempio potrebbero essere gli omosessuali). Durante il Tempo di Pasqua occorrerà stilare un programma. Alcune idee a riguardo sono: far rinascere i centri d’ascolto a livello condominiale o di via attraverso delle semplici schede sulla “Dei Verbum” e sulla “Lumen Gentium”, fare nel mese di Maggio delle peregrinatio Mariae nelle famiglie delle parrocchie da concludersi con un pellegrinaggio a Montenero, moltiplicare esperienze di invito alla preghiera quali quelle perpetrate dalle Sentinelle del Mattino, fare delle sanatio radice di alcune situazioni particolari (ad esempio delle coppie sposate solo civilmente da tanti anni), aprire le chiese per favorire la preghiera e l’ascolto. Occorre provocare la gente anche con atteggiamenti forti. [don Locatelli] Si potrebbe far riscoprire, in riferimento alla fede, il Giubileo che tanta gente ha riavvicinato alla Chiesa. Si potrebbero anche sfruttare i vari eventi cittadini serali, soprattutto in estate, per tenere aperte le chiese in modo che la gente possa ritagliarsi un po’ di tempo per la preghiera. [Spugnesi] Ritengo buona l’idea di far riscoprire il Giubileo. [Benenati] Altrettanto buona l’idea di tenere le chiese aperte, magari chiedendo ad alcune persone di accogliere chi vuole entrare. [Calvaruso] L’apertura serale delle chiese è positiva e ciò si è visto già in altre occasioni. [Morelli] Sbilancerei l’attenzione sulla presenza fisica nel territorio in una dimensione di ascolto della fede persone. [Vescovo] Quindi si potrebbero far ripartire i centri d’ascolto riprendendo in mano il testo “Lo scandaglio delle fedi”. [Citi] Un buon modo di far riscoprire la fede alle persone è quello di fargli riscoprire la figura di Maria. [Belcari] A S.Matteo vengono fatte delle catechesi in preparazione all’Anno della Fede; il tema di queste catechesi è il Credo. [Vescovo] Invito tutti voi a far giungere le vostre proposte.

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Verbale del 14 marzo 2012

Consiglio Presbiterale Presenti: mons. Simone Giusti, mons. Ezio Morosi, mons. Paolo Razzauti, don Gino Franchi, don Piotr Grajper, don Placido Bevinetto, padre Giovanbattista Damioli, don Federico Locatelli, don Jacek Macki. Assenti: don Piotr Kownacki, don Ordesio Bellini, mons. Luciano Musi, don Gustavo Riveiro, padre Fabrizio Civili. Ordine del giorno: 1. introduzione del Vescovo; 2. un percorso unitario per il battesimo e per la catechesi mistagogica sul battesimo (valutazione del

documento allegato e già distribuito nell’ultimo consiglio); 3. questioni e norme relative alla celebrazione delle esequie, nuovo rituale, dispersione delle ceneri,

ecc.; 4. la presenza delle comunità religiose a Livorno: come valorizzare la loro attività; 5. l’Anno della Fede: una prima proposta; 6. varie ed eventuali. Dopo la preghiera iniziale, il vescovo ha iniziato commentando i fogli che sono stati distribuiti ai presenti relativi alle statistiche sui sacramenti. I dati sono stati commentati anche da alcuni dei presenti (vedasi allegato 1). È stato quindi affrontato l’argomento n. 2, relativo al percorso per la preparazione al battesimo. Mons. Simone Giusti: prima di tutto occorre cercare di avere catechisti che preparino al battesimo e avere un percorso organizzato in modo che i bambini battezzati arrivano tutti alle prime comunioni. Una proposta possibile è quella di iniziare il cammino già prima della nascita, in genere negli ultimi tre mesi di gravidanza, più stabilizzati, quando non c’è ancora l’ansia dei ritmi di allattamento del bambino. In alcuni incontri poi si potrebbe parlare della celebrazione in modo da legarla alla messa domenicale. Non si potrà fare un percorso come con i fidanzati, ma occorre curare i genitori perché l’occasione del battesimo li riavvicini alla comunità. Esiste anche il testo del catechismo dei bambini da 0 a 6 anni (Lasciate che i bambini vengano a me) che accompagna il periodo fra il battesimo e l’inizio del percorso di catechesi. Un percorso che ho sperimentato prevedeva un incontro l’anno successivo al battesimo, il secondo anno due incontri, all’inizio della scuola materna tre incontri e così aumentando fino all’inserimento nella catechesi. Il vescovo ha lasciato spazio agli interventi. Don Placido Bevinetto: ho provato a fare incontri con le gestanti, infatti dopo la nascita è più difficile. Questo mi ha permesso di fare un’ora o due di incontro con le donne gravide. Si riesce a incontrare le famiglie. Don Gino Franchi: io sono perplesso. L’altro giorno ho trovato una famiglia e ho preso i dati, vedendo che le figlie non sono battezzate. Provengono da una parrocchia dove si chiedono molti incontri. La nonna va in chiesa tutti i giorni, ma la figlia e il genero sentendosi fare tante richieste si sono stancati di tutto. La lettera che Lei ha fatto alle famiglie è quasi uno sconto, ed è contraddittoria con queste cose che dice adesso. Leggevo l’altro giorno sul giornale qualcosa a proposito dei preti che crollano, e una delle cause è il moltiplicarsi dei cambiamenti e delle norme per cui molti mollano tutto, preferiscono andare in pensione e lasciare ad altri. Oggi però è difficile sapere in tempo chi nasce, nemmeno i parenti o i vicini avvisano della nascita. La realtà è questa, voler ricostruire una situazione che non c’è più è come pestare l’acqua nel mortaio. Padre Giovanbattista Damioli: forse don Gino ha ragione, se chiediamo molto non vengono più le persone. Però non ci dobbiamo fermare alla realtà che vediamo. I dati ci devono spingere a fare un minimo puntando ad un massimo. Se ho fatto un incontro molto solido vengono tutti, con due abbastanza ma con tre è già un problema. A volte l’evangelizzazione delle persone va fatta in modo essenziale. Essi possono

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approfondire anche da soli i contenuti, ma occorre verificare l’essenziale, che abbiano fede. Dove vanno le persone è un altro problema. In città c’è un movimento continuo. Bisogna avere la concretezza di affrontare la realtà ma anche puntare a qualcosa. Mons. Paolo Razzauti: nelle statistiche non abbiamo considerato le parrocchie militari, attorno alle quali ruotano molte persone e famiglie. È difficile sapere almeno in città chi è in attesa di un figlio. La benedizione delle famiglie è utile per sapere cosa accade. La preparazione per me dovrebbe essere leggera, perché ci sono molti pensieri. Ci sono poi i conviventi e i risposati o sposati civilmente che chiedono il battesimo. Occorre cercare di accompagnare ad un cammino di fede le persone. Bisogna puntare molto di più su come agganciare le persone dopo il battesimo. Io in parrocchia facevo la festa dei battesimi dell’anno precedente, e veniva il 70% circa. A maggio facevo la consacrazione alla madonna, e venivano nella stessa percentuale. Con il crescere dei bambini le persone venivano sempre meno. Con il catechismo da 0 a 6 anni facevo cinque incontri all’anno, bimbi e genitori insieme in due parti. Da lì sono nate famiglie impegnate. Oggi manca il tessuto di fede e va ricreato. Molta gente non sa neanche chi è. Molte persone non se lo sono nemmeno chiesto. La fede c’è anche in molti non battezzati. Fino a non molti anni fa anche a Livorno si battezzavano tutti, perfino coloro che si ritenevano non credenti anche per motivi politii o ideologici avevano ricevuto il battesimo e fatto la prima comunione. Un altro problema di oggi è che diamo indicazioni e regole senza accoglienza e senza amore. Le persone non si sentono accolte. Don Jacek Macki: il tempo più favorevole per preparare è prima del battesimo. Poi è più difficile trovare le persone, occorre fare degli incontri preparati bene e con molta accoglienza. Mons. Simone Giusti: le indicazioni date in sintesi da padre Giovanbattista Damioli sono molto utili. Direi di celebrare i battesimi una volta al mese per non frastornare troppo la comunità. Il documento che vi ho proposto non è tassativo, si danno delle indicazioni che possono essere usate con saggezza. Metterei come unica regola il fatto che è doveroso fare la preparazione al battesimo. Don Jacek Macki: secondo me occorrono regole condivise da tutti per evitare che i parroci facciano come vogliono. Perciò la preparazione va fatta bene. Don Federico Locatelli: io darei come regola fondamentale: i battesimi dovrebbero essere fatti consapevolmente, si deve aver cura di evangelizzare sia le persone che lo chiedono, sia quelle che non lo chiedono. Don Gino Franchi: io ho visto molte cose, ai tempi della guerra ci si battezzava all’ospedale e la prassi è rimasta fino agli anni Sessanta. Una volta una nonna mi chiese il battesimo per il nipote perché i genitori non ne volevano sapere, io rifiutai e il parroco mi disse che invece dovevo farlo. C’era questa mentalità. Oggi le cose sono diverse, se si dà troppo da mangiare a chi è disabituato lo si fa morire. Occorre accompagnare le persone poiché non c’è più la fede nel mondo. Mons. Simone Giusti: intanto direi di dare queste linee orientative per un triennio inserendole anche nel programma dell’anno della fede. Don Gino Franchi: mi ricordo che mons. Pangrazio faceva la filippica sul modo di vestire quando si entrava in chiesa. Don Piotr Grajper: io direi di impegnarsi perché il bambino battezzato abbia la possibilità di partecipare al catechismo e prepararsi ai sacramenti. Si è passati a discutere il punto n. 3 relativo alle norme sulle esequie e sulla dispersione delle ceneri. Don Placido Bevinetto: dico subito che è diventata un’abitudine la cremazione e la dispersione. Un documento della CEI dice che il gesto di conservare le ceneri in un luogo diverso dal cimitero o la dispersione è di per sé da considerarsi contrario alla fede, ma poi invita alla prudenza e dice di attivarsi su più fronti. Mons. Paolo Razzauti: ultimamente è stata data la possibilità di disperdere le ceneri nel cimitero in un campo apposito. Il fatto che ci sia un luogo dedicato è importante. Don Gino Franchi: dobbiamo sottolineare un aspetto, il valore del rapporto con questo mondo.

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Don Federico Locatelli: c’è soprattutto il problema della memoria, ricordare il nome in attesa della risurrezione. Io ho vissuto la questione in famiglia recentemente quando è morta una mia zia, che aveva manifestato il desiderio di disperdere le ceneri senza alcuna ombra di motivazioni contrarie alla fede. Conservare o disperdere sono due cose diverse. Chiedo se il campo del cimitero permetta di ricordare i nomi. Mons. Simone Giusti: certamente, viene messa una lista di nomi per cui si sa che i parenti sono in quel luogo. Non bisogna dare l’impressione di piegarci alle questioni economiche né favorire le imprese, ma va chiarito che è importante la memoria dei defunti, quindi le ceneri vanno conservate in un luogo dove c’è memoria. Un primo passo potrebbe essere quello di raccomandare per i cimiteri cristiani di dotarsi di un apposito campo per le ceneri. Si è passati all’argomento n. 4 relativo alla presenza delle comunità religiose in diocesi. Padre Giovanbattista Damioli: la diminuzione del personale è altissima. Nelle nostre scuole ormai per entrare i nuovi devono aspettare che se ne vada via uno. Di conseguenza noi abbiamo tra religiosi una diminuzione di vocazioni italiane. Abbiamo degli asili retti da intere comunità provenienti dall’esterno. A Prato le suore che vengono dall’estero, India e Filippine, sono numerose e hanno mentalità diversa con difficoltà a comprendeere la mentalità italiana. Manca la preparazione, anche quella spirituale. Per le nostre suore andare in missione era una vera vocazione di dono, ora è più raro, si mescolano altri intenti nelle suore che vengono qui. Il mondo femminile ha questi problemi, nel mondo maschile si sta verificando una cosa nuova: la vita monastica sta rifiorendo. Abbiamo comunità forti anche in paesi secolarizzati. Il problema è nei religiosi che hanno vita apostolica. Però stanno ricominciando delle vocazioni provenienti dal sud d’Italia. Alcune diocesi hanno ancora tradizioni, non hanno mai cessato di tenere il seminario minore, mentre molti seminari minori sono stati chiusi e questo ha provocato guai. Le vocazioni antiche vanno in crisi, ma essendoci tradizione sono soggette anche a nuovi impulsi. Le nuove congregazioni hanno un forte carisma finché c’è il fondatore, ma poi decadono. I religiosi che escono per fare la loro piccola congregazione e poi finisce tutto. Mons. Paolo Razzauti: mi chiedo che senso abbiano le congregazioni come le Piccole Missionarie di Antignano, che ormai sono poche. Che senso hanno le congregazioni lasciate a se stesse? Padre Giovanbattista Damioli: le suore di Valserena stanno sostenendo una comunità di Cortona che sono benedettine anche se diverse. Nella vita comune riunirsi è più difficile. Mons. Paolo Razzauti: anche le carmelitane rischiano di spegnersi perché sono strette in una struttura con pochi spazi. Non hanno molte vocazioni in vista. Mons. Simone Giusti: alcune congregazioni stanno domandando ma non si sa dove metterle. Ho scoperto anche congregazioni sconosciute e poco visibili. Chiedo anche a voi come gestire le nuove comunità religiose. L’assemblea si è confrontata sul problema. Mons. Simone Giusti: sarei dell’idea di dare vita a una piccola commissione diretta da padre Damioli per valutare le situazioni e vedere se ci sono immobili da utilizzare. Si è passati quindi all’argomento n. 5, l’Anno della Fede. È stata distribuita una fotocopia con alcune indicazioni su come vivere il prossimo anno pastorale. Tra le ipotesi, una celebrazione iniziale in ottobre. Il vescovo ha letto la fotocopia ed ha lasciato spazio agli interventi. Don Federico Locatelli: all’inizio non ci devono essere troppe convocazioni ma vanno fatte confluire. L’assemblea diocesana potrebbe confluire nella celebrazione iniziale di ottobre o nel convegno missionario per gli operatori pastorali. Mons. Paolo Razzauti: direi che è più adatto il convegno. Prima di concludere è stata ricordata la prossima ammissione tra i candidati agli ordini sacri di Simone Barbieri. La celebrazione si svolgerà all’interno della Giornata della Gioventù.