Il Bollettino Domenicani n.4, Ottobre 2010

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domenicani - settembre - ottobre 2010 - n. 4 133 A. XLIV - n. 4 - settembre-ottobre 2010 - - Sped. A.P. - D.L. 24/12/2003, n. 353, conv. in L. 27/02/2004 n. 46 - Firenze Aut. n. 1800/1967 . SPIRITUALITÀ DOMENICANA la Beata Passione (p. 136) 290° CAPITOLO GENERALE elezione del 87° maestro dell’Ordine (p. 142) DOMENICANI DOMENICANI

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SPIRITUALITÀ DOMENICANAla Beata Passione (p. 136)

290° CAPITOLO GENERALEelezione del 87° maestro dell’Ordine (p. 142)

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DOMENICANIbimestrale d’informazionedella Provincia Romana di S.Caterina da Siena

Anno XLIV – n. 4settembre-ottobre 2010

c/c postale n. 41482894int. Convento S. Domenico

Padri Domenicani 09127 Cagliari – Italia

Autorizzazione delTribunale di Firenze del4 gennaio 1967 - n. 1800

DirettoreP. Eugenio Zabatta o.p.

Responsabile P. Fausto Sbaffoni o.p.

Direzione e Redazione: piazza S. Domenico, n. 5

09127 CAGLIARI Tel. 070 65 42 98

cell. 339 18 22 685 e.mail

[email protected]

CON APPROVAZIONE ECCLES. E DELL’ORDINE

Sped. Abb. Postale D.L. 24/12/2003, n. 353,

conv. in L. 27/02/2004 n. 46

copertina:FIRENZE: Museo di S. MarcoB. Angelico: Angelo musicante

Anno XLIV - Settembre-Ottobre 2010 - n. 4

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EditorialeLa Redazione.

Spiritualità DomenicanaLa beata Passione.

P. Eugenio Zabatta op.

Eventi290° Capitolo Generale, I Domenicani una Famiglia di predicatori; Il nuovo Maestro dell’Ordine, P. Bruno Cadoré op.

La RedazioneLa predicazione e la vita comunitaria

P. Carlos A. Costa op.

Notizie varieLa fld della Minerva al Salesianum (p.150); Roma, Monastero del Rosario (p. 151); Fi-renze, Scuola di preghiera (p. 152); Caglia-ri, professione di fr Gian Matteo (p. 154); Roma, professione di fr Massimiliano (p. 159); Pratovecchio, Monastero S. M. della Neve e S. Domenico, professioni (p.160); Fraternite di Siena, Cagliari, Popoli, Pesca-ra, Teramo (p. 162); Bibbiena Santuario del Sasso, attività (p. 168).

In Memoria: P. Alberto Boccanegra op.P. Angelo Belloni op.

Pubblicazioni • • •

Gli Angeli, di natura spi-rituale, svolgono nei riguar-di degli uomini la funzione di inviati da Dio, per comu-nicare qualche suo manda-to, istruire, proteggere gli individui. Il nostro atteggia-mento verso di loro, nostri custodi, sia di rispetto per la presenza, devozione per la benevolenza e di confi-denza per la custodia.

(PL 183, 233).som

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editorialeAvanti, con slancio!

Anche se con un po’ di ritardo, do-vuto a cause variamente concorrenti, pensiamo, noi della redazione, di in-viarvi, in compenso, un numero della nostra cara rivista piuttosto ricco.

All’inizio del nuovo anno sociale ormai ben avviato per tutti, come ci au-guriamo, fa bene poter leggere notizie con idee stimolanti o semplicemente piacevoli che ci riportano a fatti, me-glio eventi, già conclusi con successo.

A suscitare impiego di coraggio per poter portare avanti, più decorosamen-te possibile, una caratteristica del no-stro carisma domenicano, ci auguriamo che concorra per tutti l’articolo su: “La Beata Passione”. Concorra a modo di eventuale correzione di rotta se neces-sario oppure per un’alzata di tono della nostra spiritualità. Il richiamo del per-corso compiuto dai nostri santi e beati nell’assimilazione a Cristo sofferente e l’invocazione del loro aiuto, ci pare in chiara sintonia con quanto globalmen-te ci è stato raccomandato dall’ultimo Capitolo Generale, al quale abbiamo dedicato alcune pagine. Sia gradita la breve sintesi che abbiamo fatto in rife-rimento al tema che ci è sembrato il filo conduttore che ha guidato i nostri con-fratelli capitolari: riscoprire il carisma di essere frati predicatori.

Frutto genuino della nostra vita co-munitaria, questa nostra identità di “frati predicatori” della parola, deve li-berarci dalla paura e farci fare il passo coraggioso proprio delle persone che non esitano ulteriormente a “compro-mettersi” volentieri per Cristo, nono-stante eventuale rischio.

Sapersi compromettere perché le parole che predichiamo, ha detto un padre capitolare, abbiano “autorità”. Parole possibilmente ricche di speran-za ed eredi della gioia schietta del San-to Padre Domenico.

Di conseguenza, se è a questa divi-na imitazione di carità che dobbiamo tendere, invitiamo a leggere le numero-se e lieti notizie che seguono, di profes-sioni in tutti i rami della famiglia, di ini-ziative varie intraprese presso le nostre comunità, anche laicali. Leggerle con lo spirito di chi è incline a lasciarsi gui-dare non dal peso della convivenza - a cui pure ci siamo vincolati -, ma dalla gioia della comunione fraterna.

Viviamo in un’epoca - e chi non lo sa? - caratterizzata da paure e insicu-rezze, ma noi chiamati «a dare nella fe-deltà parole sicure e certe» dobbiamo essere aperti - come buoni strumenti - alla costante novità dello Spirito: è Lui che fa nuove tutte le cose!

La Redazione. •••

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LA BEATA PASSIONE e la spiritualità domenicana

In piena corrispondenza alla dottrina della

Redenzione, la spiritualità domenicana, fin dalle sue

origini, ha privilegiato la contemplazione del

Cristo in Croce e delle sue sofferenze.

I numerosi santi e beati domenicani ci invitano

a percorrere la stessa via per cogliere uguali

frutti di santità. Premuriamoci, dunque, di

conoscere la loro vita e imitare il loro esempio.

CROCE DI LOURDES

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LA BEATA PASSIONE e la spiritualità domenicana

La Passione è il complesso dei dolo-ri e delle sofferenze che Cristo sostenne nello spirito e nel corpo, specialmente nell’ultimo periodo della sua vita che ebbe come epilogo la tragedia della Croce. Dolori e sofferenze che pro-porzionatamente al suo infinito amore, furono massimi per estensione e per intensità1.

Alla scuola di Cristo il cristiano im-para, così, non solo a sopportare, ma ad amare il dolore come mezzo di pu-rificazione; impara a farne una leva po-tente dello spirito e a considerarlo via di conformità a Cristo.

Guardando il Cristo, confitto in Cro-ce2, e riconoscendo l’amore per cui Egli ha dato la vita per noi3, il cristiano comprende che ormai il dolore non è più la triste fioritura del male4, ma lo strumento di cui si serve l’amore per manifestarsi. «Chi dice di amare una persona, scriveva S. Tommaso d’Aqui-no, e non è pronta a soffrire qualcosa per la persona che ama, non ama ve-ramente».

Nonostante che la Bibbia parli di un ordine di giustizia da ristabilire at-traverso il dolore e la punizione, pure afferma la preminenza del perdono e dell’amore nell’operare la salvezza.

Anche i Vangeli, pur proclaman-do che siamo stati salvati mediante il

Sangue e la morte di Gesù5 mettono in risalto l’eredità di resurrezione e di glo-ria che ce ne deriva.

La passione e la morte di Cristo ci meritano il perdono e la salvezza pro-prio in quanto sono supremi atti di amorosa obbedienza di Lui a Padre, anche se tutto si concretizza nell’offerta della sua Vita. Un mistero, questo, non completamente traducibile in concetti, per quanto il cuore umano intuisca di che cosa si tratti. È l’amore che si espri-me nella fatica, nella sofferenza, nella morte, accettandoli.

La redenzione portataci da Gesù, allora, non è da considerare prima di tutto frutto della sofferenza che Egli ha sopportato per ristabilire un ordine giu-ridico infranto, ma nella sua disponibi-lità al servizio6, nel suo amore e nella bontà della sua Vita.

Ne consegue, naturalmente, che la nostra santificazione e salvezza si ot-terrà in misura della nostra adesione e conformità a Cristo, come scrive l’apo-stolo Paolo: «siamo stati predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio di Dio»7.

Una conformità che maturerà ali-mentando in noi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù8.

Si può capire quanto sia stata assi-

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dua e centrale da parte dei nostri san-ti, a cominciare da S. Domenico, la meditazione sulla Passione di Cristo e quanta venerazione esprimessero per i patimenti da Lui sofferti. Anche gli stes-si strumenti del suo martirio, quali la Croce e la Corona di spine, sono stati oggetto della loro venerazione9.

Un primo riflesso di questa partico-lare “affezione e partecipazione” ai pa-timenti del Signore la possiamo vedere nelle molteplici celebrazioni liturgiche entrate nel Calendario domenicano. Anche se queste con la riforma liturgi-ca del Concilio Vaticano II10 sono state abolite, non deve mancarci lo spirito proprio della nostra tradizione dome-nicana nel continuare a “contemplare” la beata passione del Signore, di cui quelle celebrazioni erano segno.

È certamente ancora utile, a nutri-mento dello spirito domenicano, rian-dare a leggere nei lezionari dell’Ordine quelle celebrazioni11. Anche solamente da queste liturgie si può capire quan-

to intensamente fosse raccomandata la devozione a Gesù “patiens”, sofferen-te. Si direbbe che queste celebrazioni fossero la “versione” liturgica dei mi-steri dolorosi meditati nel Rosario.

Riportandoci alle origini del nostro Ordine, non sarà difficile ritrovare co-me pratica normale la meditazione sul-la Passione caratterizzata per l’intensità e lo slancio.

Nel prezioso libretto-manoscritto: «I nove modi di pregare di S. Domenico»12, al quarto modo si legge: «In seguito S. Domenico, davanti all’altare o nel Ca-pitolo, fissava lo sguardo nel Crocifis-so, contemplandolo con una incompa-rabile penetrazione, e davanti a lui si genufletteva più volte»13.

Ci viene spontaneo pensare che questa descrizione sia stata l’ispiratrice dei molteplici e bellissimi affreschi che il beato Angelico ci ha lasciato di S. Domenico in mistica contemplazione di Cristo crocifisso.

CASTELLI (sec. XVIII)San Domenico

(collez. di Imbrighi PG. Roma).

Pregando, San Domenico s’infervorava al punto da versare abbondanti lacrime e la sua volontà si accendeva di così santo fervore…

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Il ricordo, stimolante all’imitazione, del santo Patriarca da parte dei frati, che certamente era nell’intenzione del pittore angelico, diventa per noi la te-stimonianza che la pratica della “medi-tazione” sul Crocifisso, si era già affer-mata nella spiritualità domenicana.

Una uguale indicazione dell’intenso sguardo al Cristo sofferente la troviamo in molti episodi riportati dalle Vitae Fra-trum14. Si parla di un frate tedesco che fin dalla fanciullezza portasse grande devozione per le “piaghe” di Gesù. Ogni giorno diceva delle preghiere in onore delle cinque piaghe e faceva al-trettante venie (prostrazioni), imploran-do da Gesù il suo amore e timore. Al Signore dev’essere piaciuta tale devo-zione per la sua Passione perché Egli si mostrò al frate15.

Anche di fr Gualtiero vi si racconta che mentre era immerso nella contem-plazione della Passione di Cristo fu par-tecipe, più volte, del dolore del Cristo nelle parti del suo corpo corrisponden-ti alle ferite del Cristo; così pure un al-tro frate del Convento di Metz, “mentre meditava la Passione, gli parve vedere con gli occhi dell’intelligenza il Cristo Crocifisso presente e come da poco de-posto dalla croce…16.

Sfogliando la vita dei numerosi san-ti e beati dell’Ordine, si troverà come usuale la loro particolare attenzione verso la Passione di Cristo. Le mirabili espressioni dottrinali, le straordinarie predicazioni sui misteri della Passio-ne, le grandi esperienze dei mistici di ogni secolo, testimoniano una spiritua-lità domenicana tutta concentrata sulla Passione.

Sant’Alberto Magno, San Tommaso d’Aquino, Sant’Antonino di Firenze, il Savonarola, B. Enrico Susone, Giovan-

ni Taulero, S. Caterina da Siena e Santa Caterina de’ Ricci, con molti altri santi e beati dei quali molti stigmatizzati17, sono tutti domenicani la cui spiritualità si è nutrita del mistero della Croce.

Restringendo il nostro obiettivo al territorio della Provincia Romana, ri-cordiamo in particolare alcuni nostri santi dei quali possiamo visitare, ancor oggi, i luoghi dove hanno operato e le chiese a loro dedicate.

Il B. Giacomo da Bevagna († 1301) che, pur prodigandosi con santo zelo per la salvezza delle anime sì da racco-gliere copiosi frutti, tremava al pensie-ro della propria salvezza. Un giorno, in cui più violentemente si sentì oppresso dalla paura, si gettò ai piedi del Cro-cifisso e piangendo supplicò il Signore perché gli concedesse un segno della sua futura salvezza. Dal costato del Crocifisso sgorgò allora un flusso di Sangue, che asperse il beato, accom-pagnato da queste parole: «Sanguis iste sit in signum tuae salutis»18.

La B. Giovanna d’Orvieto († 1306) che, raggiunti i più alti gradi della vita mistica, riviveva la dolorosa Passione di Cristo: negli ultimi dieci anni di vita, tutti i venerdì, fu vista dalle sue conso-relle come inchiodata sulla Croce, con il volto insanguinato, mentre si udiva il rumore della sue ossa che si disloga-vano19.

S. Caterina da Siena (1347-1380) è “la mistica del Sangue di Cristo” per eccellenza. Le lettere che si aprono a nome di Gesù Cristo Crocifisso, sono l’espressione più concreta e il frutto della contemplazione amorosa di Cristo sofferente in Croce: lo svenato Agnello. E che dire del Cristo-Ponte, nel “Dia-logo della Divina Provvidenza”, con i vari scaloni che Caterina percorre? La Croce è al centro della sua spiritualità!

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«Su quale mensa – le dice l’Eterno Pa-dre – Domenico fa nutrire i suoi figlioli con il lume della scienza? Alla men-sa della Croce; sulla Croce è posta la mensa del santo desiderio, dove ci si ciba di anime in mio onore …»20.

Fu durante il suo soggiorno a Pisa che, rapita in estasi nella Chiesa di S. Cristina, Caterina ricevette da Gesù le sacre stimmate.

Figlie spirituali di S. Caterina furono la B. Chiara Gambacorti (1362-1420) e la B. Maria Mancini (1355-1431) vissu-te a Pisa nel monastero S. Domenico. In entrambe le beate, le sofferenze, le opere di carità e l’amore a Cristo Cro-cifisso “crebbero” insieme.

Dello stesso periodo è la B. Villana delle Botti (1332-1361) la cui tomba marmorea è in S. Maria Novella di Fi-renze. Ogni giorno segnava una più in-tima configurazione al divino Paziente che la beata spesso invocava: «Christo Jesù, l’amor mio crocifisso»21.

Una beata che ha “goduto” delle estasi prolungate anche per più giorni è stata la B. Colomba da Rieti (1467-1501) che, però, svolse a Perugia la sua missione. Che la sua vita fosse un tutt’uno con il Cristo Paziente, lo sin-tetizza bene la domanda che lei rivol-se al confessore poco prima di morire: «Padre, spiegatemi le parole del Signo-re sulla Croce: Dio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»22.

Anche la B. Lucia da Narni (†1544) visse in estasi, più volte, i misteri della Passione e nel monastero di Viterbo ri-cevette il 24 febbraio 1496 le stimma-te. Di lei abbiamo dei manoscritti di “Rivelazioni”, ritrovati ultimamente, in cui la beata con espressioni spiranti al-la semplicità evangelica ci parla delle sue mistiche esperienze23.

Un’altra stigmatizzata domenicana

è S. Caterina de’ Ricci del monastero di Prato (1522-1590). La sua vera se-te bruciante fu: perdersi nella contem-plazione di Gesù Crocifisso. Per dodici anni (1542-54) nel suo corpo martoria-to dalle stimmate si rinnovò, tra le esta-si e gli spasimi più atroci, la Passione del Salvatore.

Oltre al vivacissimo epistolario della santa pratese, ci rimangono i “Versetti della Passione”, una specie di medita-zione paraliturgica da lei composta con brani della Scrittura che i libri corali domenicani hanno conservato e che si cantano in alcuni conventi dell’Ordine ogni venerdì di quaresima.

Era della Fraternita laica della Miner-va di Roma la venerabile Maria Raggi († 1600) che amava meditare lungamente i misteri della Passione e un giorno il Signore le impresse le sacre stimmate, dalle cui piaghe, dopo la morte, furono visti irradiarsi raggi luminosi24.

Verso la fine del XIX secolo abbia-mo avuto anche due stimmatizzate nel-la Comunità claustrale di S. Maria del Sasso presso Bibbiena (AR), che furono di santa vita: Sr Emilia Giuseppa Rossi († 1889) e Sr Rosa Caterina Santamaria († 1903).

Altri nomi hanno illuminato il cie-lo domenicano nel secolo scorso e altri nostri confratelli sono stati beatificati e canonizzati: il beato Pier Giorgio Fras-sati (20.05.1990); il beato Giacinto Cor-mier (20.11.1994); la beata Ascensión Nicol Goñi (14.05.2005); San Francesco Coll y Guitart (11.10.2009), insieme ai numerosi martiri (2008) dei quali, per-sonalmente, forse non conosciamo del tutto i nomi.

Un elenco più che incompleto il no-stro, ma sufficiente per convincerci che il cuore della spiritualità domenicana

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1. S. Th. III, q. 46, a. 6.2. Gv. 19,37.3. Gv. 10,11; 15,134. Rom. 6,23. Il prezzo del nostro riscatto

è il Sangue di Cristo. Cf 1 Pt. 1,19.5. «Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto

per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» Mc. 10,45. Cf Eb. 9,22.

6. San Paolo, Ef. 1,11. 7. Conformità che implica assimilazione

e partecipazione alla natura divina: «effi-ciamini divinae consortes naturae» (2 Pt. 1,4).

8. S. Paolo, Rom. 15, 6; Fil. 1,79. Furono due domenicani (fr Andrea a fr

Giacomo Longjumeau) ad accompagnare la sacra Corona di spine del Salvatore che il re di Costantinopoli, Baldovino, donò nel 1239 a S. Luigi IX, re dei Franchi, che fece costruire a Parigi una grandiosa Cappella per accoglierla. Tra i nostri beati, nutrì par-ticolare venerazione per la Corona di spine il B. Andrea di Pistoia (1335-1401). (cf. L. Taurisano, il B. Andrea Franchi, vescovo di Pistoia, Roma 1922, pp. 201-202).

10. Alcune celebrazioni furono soppresse già con la riforma di S. Pio X.

11. Ricordiamo: “Orationis in Monte Olive-to” (feria III dopo Septuagesima); “Domini-cae Passionis” (feria III dopo Sessagesima); “Lanceae et Clavorum” (feria VI dopo I Dom. di Quaresima); “Sanctae Syndonis” (feria II dopo IV Dom. di Quar.); “SS. Quinque Vul-nerum” (feria VI dopo la III Dom. di Quar.); “Praetiosi Sanguinis” (feria VI dopo la IV Dom. di Quar.); “In compassione B. M. Vir-ginis” (feria VI dopo la Dom. di Passione).

pulsa nella contemplazione del Cristo Crocifisso e nella venerazione della sua beata Passione.

Un elenco incompleto che diverreb-be veramente completo – ci sia permes-so dire - solo qualora potessero essere aggiunti anche i nostri nomi!

(p. eugenio zabatta op).

12. Di autore anonimo, c. 1260-1280. Il manoscritto più importante con meraviglio-se illustrazioni a colori è conservato nella Biblioteca Vaticana: Codex Rossianus, 3 (sec. XIV), in lingua catalana.

13. «Egli, Domenico, insegnava ai frati a fare altrettanto quando passavano davanti al Crocifisso…» (1° modo).

14. Le Vitae Fratrum di Geraldo Frachet, nella traduzione di P. Taurisano di un codice del quattrocento. La raccolta dei “fatti” è gui-data dal quarto successore di S. Domenico, Maestro Umberto di Romans († 1277).

15. Vitae Fratrum, 178. La preghiera ripor-tata è «Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo». Preghiera che è rimasta nella Via Crucis che annovera tra i suoi iniziatori il beato domenicano Alvaro da Cordova (c. 1360-1430).

16. Ivi, cf. rispettivamente nn. 288 e 467.17. Ci riferiamo al volume “La estigmatio”

(Paris 1894) del dott. Imbert-Gourbeyre. Ai sessanta stigmatizzati che l’autore enumera a quella data, vanno aggiunti altri ventitré, secondo studi più recenti.

18. «Questo Sangue sia in segno della tua salvezza». A Bevagna (PG), nella chiesa di S. Giorgio, si venera, ancora incorrotto, il corpo del beato.

19. Il corpo della B. Giovanna riposa in S. Domenico di Orvieto. La beata è patrona delle ricamatrici.

20. Dialogo, c. 158.21. La tomba della beata è di Bernardo

Rossellino.22. Cf A. BAGLIONI, Beata Colomba da

Rieti. Perugia 1989.23. “Rivelazioni” pubblicate in: «Bollettino

della Società Pavese di Storia Patria” da A. Matter, A. Maggi e M. Gardner. La rivista “Domenicani” (2005, n. 2; 2006, nn. 1 e 2) riporta brevi, ma interessanti studi di P. G. Cappelluti op.

24. In S. Maria sopra Minerva, Roma, si tro-va, addossato al secondo pilastro a sinistra, il bel monumento alla Ven. Maria Raggi di Gian Lorenzo Bernini (1643).

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I Domenicani: una famiglia di Predicatori

Le Commissioni preparatorie al Capitolo

Per meglio soddisfare alle esigenze dei vari settori della vita e della missio-ne domenicana sono state costituite le seguenti commissioni:- Sequela Christi – La vita consacrata.- Lo studio: centri e formazione intel-

lettuale.- Il ministero della Parola.- La formazione dei frati.- Il governo dell’Ordine- L’amministrazione economica.

«Il ministero della Parola»

“Questo tema è stato un po’ il filo conduttore di tutto il Capitolo Genera-le: riscoprire il carisma dell’essere frati predicatori”.

La commissione incaricata si è in-teressata a:

La necessità di una pianificazione “strategica” per la missione in funzione

L’Ordine dei Predicatori è una co-munità di uomini e di donne, nella Chiesa cattolica, fondata 800 anni fa e sempre viva ancora oggi: ci chiamano comunemente «Domenicani» in rife-rimento al nome del nostro fondatore San Domenico.

• Ragione del nostro esistere è PRE-DICARE il Vangelo di GESÙ CRISTO che è venuto perché abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza.

• La nostra vita e le nostre parole proclamano la grande COMPASSIO-NE di Dio per tutta l’umanita, special-mente quella oppressa dalla povertà e dall’esclusione.

• Cercando la VERITA’ con costan-za, STUDIAMO per avere e dare rispo-ste adeguate agli interrogativi degli uo-mini e delle donne di oggi.

• Vivendo con lo SPIRITO affidato al Signore e aperto ai segni dei tempi, lavoriamo in frontiera per favorire una nuova cultura.

• Viviamo in COMUNITÀ, dalla quale impariamo a far sì che la nostra predicazione scaturisca da un’autenti-ca vita evangelica.

Le nostre vite sono una risposta al comandamento principale di Dio: amare Dio con tutto il cuore e amare il prossimo come noi stessi.

In quanto domenicani viviamo il nostro amore verso il prossimo nel co-municare la Parola di Dio (la carità del-

la verità). Per la nostra stessa salvezza e per la salvezza degli altri, professiamo una regola di vita che ci incorpora alla comunità dei predicatori.

Di conseguenza siamo una famiglia di fratelli e sorelle uniti dalla nostra co-mune vocazione e consacrazione alla predicazione.

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I domenicani predicano la Parola di Dio. Questa è la nostra unica vocazione pur vivendo in differenti stati di vita: frati, monache, suore e laici. Siamo un Ordine religioso nella Chiesa Cattolica Romana.

Il Capitolo:suprema autorità nell’Ordine.

Il Capitolo Generale ha visto riuniti insieme frati da tutto il mondo, parte-cipanti a diverso titolo. Il Capitolo è la suprema autorità nell’Ordine, superio-re a quella del Maestro ed è celebrato ogni tre anni. Al nono anno il Capitolo provvede prima all’elezione del nuovo Maestro e poi tratta della vita dell’Ordi-ne e delle sue strutture. Valido strumen-to del Capitolo sono le Commissioni, ciascuna interessata ad un’area specifi-ca della Vita domenicana: studio, pre-ghiera, missioni, governo, ecc. Natural-mente, data la sua natura di assemblea generale, le decisioni prese nel Capi-tolo Generale, dopo discussioni, scam-bio di vedute e con votazione segreta, riguardano tutto l’Ordine. Perché que-ste decisioni entrino nelle “Costituzio-ni”, tuttavia, si richiede il vaglio di altri due Capitoli Generali.

Il Capitolo è iniziato con la S. Mes-sa votiva alla Spirito Santo, celebra-ta, in spagnolo, dall’uscente Maestro dell’Ordine, fr Carlos Azpiroz Costa. Un bel gruppo di 200 membri – frati, monache, suore e laici – riuniti attorno all’85° successore di San Domenico, per questa celebrazione eucaristica! Hanno pregato insieme per la benedi-zione di Dio sul Capitolo e al termine della Messa è risuonata in pienezza l’antifona di san Domenico: “O Lumen Ecclesiae”. •••

delle risorse e delle esigenze delle va-rie entità. Come incoraggiare la “creati-vità apostolica” senza arrendersi all’in-dividualismo? Perché è sempre più dif-ficile fondare nuove missioni? Perché è difficile mantenere missioni stranie-re? Come reagiamo al secolarismo e al consumismo nel mondo, nella Chiesa e nella vita religiosa? L’itineranza e la disponibilità dei frati per nuove aree di missione. La formazione teologica e spirituale dei nostri laici. Apostolato con internet. Mezzi di comunicazione. Una riflessione teologica sul carattere del ministero della nostra predicazio-ne. Collaborazione con gli altri rami dell’Ordine. Missione per la formazio-ne dei giovani. Difficoltà per “Giustizia e pace in alcune zone dell’Ordine. La promozione del Giubileo dell’ Ordine per il 2016.

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Il nuovo Maestro dell’Ordine domenicano.

Fr BRUNO CADORÉ86° successore di San Domenico.

Fr Bruno, di 56 anni, era attualmen-te superiore provinciale dei domenica-ni della Provincia di Francia, eletto otto anni fa, dopo essersi dedicato alla for-mazione dei frati giovani a Lille.

Quando entrò in Noviziato era dot-tore in medicina e come tale aveva la-vorato per due anni in Haïti.

Nell’Ordine si è laureato in teo-logia e ha insegnato etica biomedica nell’Università cattolica a Lille dove ha diretto il Centro d’etica fino all’elezio-ne come provinciale nel 2002.

Dal 2008 è anche membro del Con-siglio nazionale del Sida.

Durante il provincialato di P. Bruno, la Provincia di Francia ha accolto nu-merosi giovani frati. Il nuovo Maestro ha lavorato, così, all’incremento della vita domenicana dalla Scandinavia al Congo.

Dopo la sua elezione, in numerose pubblicazioni si poteva leggere la se-guente presentazione: «È un uomo di aspetto fragile, dal cuore forte. Sua ma-dre era francese e suo padre della isola della Martinica».

Gli auguriamo un proficuo lavoro sotto l’illuminazione dello Spirito San-to e lieti per la sua elezione lo ricordia-mo volentieri nella preghiera.

La Regina del Rosario, Patrona dell’Ordine e San Domenico, di cui è figlio e successore in questo arduo e prestigioso incarico di guida dell’Ordi-ne, lo accompagnino.

Riunito a Roma dal 1° settembre, il Capitolo generale dell’Ordine era for-mato da 127 delegati provenienti da tutti i continenti. Erano i superiori pro-vinciali assieme ai delegati eletti dagli stessi frati secondo la tradizione demo-cratica dell’Ordine domenicano. Il Ca-pitolo generale, che è il supremo orga-no di governo, ha lavorato per tre set-timane sui grandi orientamenti dell’Or-dine che il nuovo Maestro dovrà guida-re durante il suo mandato.

Il capitolo generale dell’Ordine dei Predicatori, fondato da S. Domenico, ha eletto, domenica 5 settembre 2010, fr Bruno Cadoré come nuovo Mae-stro dell’Ordine. Eletto per un periodo di nove anni, succede così a fr Carlos Azpiroz Costa (argentino), Maestro dell’Ordine dal 2001 al 2010. Fr Vin-cenzo de Couesnongle era stato l’ulti-mo francese che ha ricoperto l’incarico di Maestro, dal 1974 al 1983.

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LE QUATTRO ASPIRAZIONI del nuovo maestro dell’ordine

Con un tono molto semplice e con-fidenziale, ma anche chiaro, il Maestro ha manifestato ai Capitolari quattro aspirazioni:

1 – Avrebbe desiderato un incontro personale con ciascuno dei capitolari ma non è stato possibile anche per mo-tivi di tempo. L’incontro con i piccoli gruppi durante la mensa gli ha permes-so di comprendere quanto sia impor-tante la predicazione nelle diverse real-tà. È questa che dobbiamo favorire nel cuore della chiesa e del mondo: dob-biamo continuamente trasmettere alla gente il vangelo stando in contatto con essa.

2 – Desidera vivere il suo manda-to sperimentando la ricchezza del no-stro Ordine con le sue diversità sociali e culturali, ma nella testimonianza al mondo di una grande unità.

3 - Cercare con voi la fonte della no-stra comunione: la preghiera “secreta” e la preghiera liturgica. Queste sono le basi da cui nasce la nostra predicazio-ne.

4 – L’invito alla collaborazione. Il Maestro da solo non può rispondere a tutte le attese proposte anche in questo Capitolo. Una ristrutturazione più agi-le dell’Ordine non la può realizzare il Maestro da solo ma sarà il frutto di una condivisione delle potenzialità e capa-cità di tutti.

Infine ha chiesto di portare i suoi saluti ai religiosi malati e anziani che continuano a testimoniare il carisma

di S. Domenico, di dire a chi vive si-tuazioni di difficoltà la sua vicinanza e anche un saluto ai novizi e agli stu-denti perché sentano l’orgoglio di por-tare avanti l’eredità della nostra grande famiglia.

Un lungo e sentito applauso ha ac-colto le parole del nuovo Maestro.

Dopo tutti in chiesa a ringraziare Dio e la Vergine Maria, patrona del no-stro Ordine.

Dopo il pranzo i saluti e le partenze per le diverse parti del mondo dove i figli di S. Domenico sono presenti a continuare la sua predicazione.

Sia forte in tutti noi la gioia di ap-partenere a questa nostra bella famiglia sempre pronta a rinnovarsi e ad accet-tare con coraggio e speranza le nuo-ve sfide che vengono dalla chiesa e dal mondo.

RINGRAZIAMENTI ai confratelli che per tre settima-

ne hanno portato avanti i lavori del Capitolo Generale.

Anche “Domenicani” si unisce vo-lentieri nello spirito al nuovo Maestro dell’Ordine, fr. Bruno Cadorè, nel rin-graziare il suo predecessore - P. Alfonso Carlos Costa - e quanti hanno prepara-to la celebrazione del Capitolo, quanti hanno poi lavorato durante lo svolgi-mento del medesimo.

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Visite gradite durante lo svolgimento del Capitolo.

MARTEDÌ 14 settembre:alle ore 12.30: Fanno visita al Ca-

pitolo Generale il Card. George Cot-tier, già Teologo della Casa Pontificia, Mons. Jean-Louis Bruguès op, Segreta-rio della Congregazione per l’Educa-zione Cattolica e già Priore Provinciale della Provincia di Tolosa, Mons. Joseph Augustine DI NOIA op, Segretario del-la Congregazione per il Culto Divino e figlio della Provincia S. Giuseppe (New York) negli Stati Uniti, P. Giertych Wojciech op, teologo della Casa Pon-tificia. Tutti rivolgono ai Padri Capito-lari un breve discorso, ciascuno tenen-do conto del tipo di servizio che presta nella e alla Chiesa, e si trattengono alla mensa fraterna.

MERCOLEDÌ 16 settembre:12.30: Visita i Capitolari Mons. Joseph

William Tobin C. SS. R., Segretario della Congregazione della vita consacrata.

Il DONO DELLA NOSTRA PRO-VINCIA AI PADRI CAPITOLARI.

LUNEDI’ 20 settembre: Il pranzo di oggi è stato più ricco ….

Al termine di esso è stato regalato ad ogni capitolare un piccolo quadro con la rappresentazione di Santa Caterina che riceve le stigmate. L’affresco è del Sodoma e si trova nella Cappella di S. Caterina in S. Domenico di Siena.

E’ stato un segno di fraternità da par-te della nostra Provincia nel cui territo-rio si è celebrato questo Capitolo Ge-nerale elettivo ed è stato preparato spe-cificamente per questo evento.

I Padri Capitolari hanno manifestato il loro gradimento. • • •

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Presento la mia «Relatio de Statu Ordinis» al Capitolo Generale Elettivo che, per grazia di Dio, si riunirà a Ro-ma dal 1° settembre del 2010. Il Capi-tolo Generale, che è la suprema auto-rità nell’Ordine, è la riunione dei frati rappresentanti le Provincie per trattare e definire ciò che riguarda il bene di tutto l’Ordine e – nel caso del prossimo Capitolo – eleggere il Maestro dell’Or-dine (LCO 405). (…).

67. Non ci stancheremo di dirlo: l’Ordine, come ogni Istituto religioso nella Chiesa, si caratterizza come tale perché noi frati facciamo la professione con i voti pubblici e viviamo la vita fra-terna in comunità (cf CIC c. 607 § 2).

I nostri voti sono pubblici perché sono stati accettati dai nostri legittimi superiori a nome della Chiesa. I nostri voti sono solenni perché – riconosciu-ti come tali dalla Chiesa – manifestano la radicalità evangelica del nostro im-pegno (cf CIC 1192 § 1 e 2). La testi-monianza pubblica che noi frati diamo a Cristo e alla Chiesa porta con sé la “separazione dal mondo” propria del carattere e della finalità dell’Ordine (cf CIC c. 607 § 3).

68. San Domenico raccomandò ai suoi frati “la comunità e l’obbedienza”.

Nel tempo della nostra preparazione al Giubileo per gli 800 anni della confer-ma dell’Ordine, abbiamo bisogno di ripassare, ricordare, la teologia della vita religiosa riscoprendo la ricchezza profonda della parola religione/religio-so: ri-eleggere (eleggere nuovamente); ri-legare (ritornare a legare ciò che è slegato): ri-leggere (leggere di nuovo). Abbiamo bisogno di tornare a elegge-re, tornare a unire, ritornare a legge-re… specialmente ciò che è in relazio-ne con la professione dei consigli evan-gelici e la vita fraterna in comunità.

69. In un settore che via via dà sem-pre più importanza alla “privatizzazio-ne” non abbiamo nascosto o diluito la “pubblicità” della nostra vita evangeli-ca? Molte volte la difesa del “privato” arriva a ridurre ciò che è ”ecclesiale“ – la nostra appartenenza alla Chiesa e la nostra vita religiosa vissuta in nome della Chiesa – alla sua minima espres-sione, al meramente opinabile o a ste-rili discussioni con carattere solamente “ecclesiastico”.

70. Si è soliti parlare di “secolarizza-zione” o di “secolarismo” nella vita re-ligiosa. Senza voler precisare i concetti o evitando in questo contesto un’ana-lisi degli stessi, penso che l’origine di

LA PREDICAZIONE E LA VITA COMUNITARIAVENERDI’ 17 settembre è stato presentato ai Capitolari il testo della Commis-

sione sul ministero della Parola (la predicazione). Questo tema è stato un po’ il filo conduttore di tutto il Capitolo: riscoprire il carisma dell’essere frati predicatori.

In attesa degli Atti Capitolari, riportiamo ora quanto su questo tema l’ex-Mae-stro, fr Carlos A. Azpiroz Costa op. ha scritto nella Relazione sull’Ordine.

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quelle tendenze e implicitamente l’an-ticamera della cosiddetta “indifferen-zazione della vita religiosa, è la “pri-vatizzazione” della nostra professione pubblica. Senza accorgecene, molte dimensioni della nostra vita consacra-ta espresse nei voti pubblici e solenni, possiamo ridurli alla sfera del privato (o al più a qualcosa di opzionale). In al-tre parole, che significa concretamente oggi la radicalità alla quale ci obbli-ghiamo? Immagino che le provincie e i conventi debbono discernere con se-renità e seriamente – anche prenden-do opportune decisioni – in conformità alle responsabilità che LCO (libro delle Costituzioni) riconosce loro.

71. La nostra predicazione suggeri-sce in qualche modo lo stile che la no-stra vita fraterna in comunità deve ave-re. La vita comunitaria non è un “op-tional” (facoltativa) per la vita religiosa domenicana. In certa misura è “l’hu-mus” (il terreno) su cui si sviluppa, ma-tura, la nostra vita e la nostra missione. La vita comunitaria è in filigrana con il governo (dei superiori responsabili) e – dobbiamo insistere sempre nello stesso tema – la qualità della vita comunitaria è in sintonia (ha a che vedere) con la qualità di governo. Le comunità i cui membri non si riuniscono, che non pregano insieme, non condividono la mensa quotidiana e non si riuniscono per pianificare, valutare, trattare e de-finire la loro vita, non sono feconde. È noto come il timore o il silenzio dei su-periori dinanzi a eventuali conflitti, fa sì che nascondiamo e non risolviamo i problemi. Ciò che non è detto in comu-nità, al momento e al luogo opportuno, finisce per essere deciso nei corridoi, non nello spazio e nel tempo proprio delle nostre riunioni, e si finisce con ri-

soluzioni fragili e mutevoli. Si capisce perché in numerose visite canoniche si deve prescrivere che almeno una volta al mese la comunità si riunisca in con-formità a quanto è detto in LCO (cf nn. 6-7 e ACG 2001 nn. 272-275).

72. Si può costatare in molti ambiti della nostra società un certo modello “bipolare” che si manifesta pure nelle opzioni, nelle scelte filosofiche, politi-che e ideologiche che non favoriscono una vera comunicazione (dialogo), né la “unanimità” necessaria per garanti-re la nostra vita e la nostra missione. Si presentano determinate opzioni co-me completamente opposte, esclusive o escludenti (sono forse segnali postu-mi neo-manichei?). È urgente che noi frati troviamo il tempo e lo spazio op-portuno per dialogare seriamente su questo. Determinate dialettiche che teoreticamente riferiamo alle aree del realismo metafisico, grazie alla nostra formazione intellettuale e alla nostra fede, in pratica, si trasformano, senza accorgecene, in modelli di esclusione, opposti, inconciliabili, che ricorrono a “etichette” per combattersi vicendevol-mente. Il linguaggio e lo speciale dina-mismo dei mezzi di comunicazione ci determinano senza farcene accorgere. Che forse l’Ordine non può offrire un segnale della sua unità – unanimità in una Chiesa che a volte pare abissarsi in sterili discussioni ecclesiastiche, di partito, ideologiche? Il problema non consiste nel fatto che ci sono discus-sioni, posizioni opposte o ideologie. Il problema è che queste acquistano, ri-peto, tinte esclusive e escludenti e non ammettono sfumature (l’analogia!). Il carattere sapienziale del nostro modo di accostarci alla realtà richiede questo discernimento. •••

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La comunicazione era arrivata sul mio telefonino da parte di padre Anto-nio Cocolicchio, assistente della nostra fraternita della Minerva: “L’incontro del nuovo Maestro dell’Ordine con la fa-miglia domenicana ci sarà al Salesia-num, sabato 11 settembre alle ore 18 per i vespri ai quali partecipiamo con le nostre insegne di terziari…”.

Avevo già saputo, dai giornali e dal sito www.op.org/ della elezione a Ma-estro dell’Ordine di Padre Bruno Ca-doré, e ne avevo diffuso la notizia tra gli amici e tra gli altri membri della Fra-ternita con cui mi ero potuto mettere in comunicazione.

Ci diamo tutti appuntamento al-la Minerva e, stipati in cinque in una macchina guidata da Francesca Sanfe-lice, segretaria della Fraternita, ci diri-giamo verso il Salesianum.

Giriamo invano, varie volte per tro-vare la strada giusta, ma alla fine, d’im-provviso, ci troviamo davanti al cancel-lo e, scesi, andiamo difilato nella gran-de chiesa per unirci al coro di quanti, facendo uso della lingua materna di san Domenico, lo spagnolo, cantavano “Gloria al Padre, y al Hijo, y al Espiritu Santo”.

Terminati i vespri, salutati il padre provinciale Daniele Cara, frati, suore ed altri laici della Fraternita ivi convenuti, con grande allegrezza, abbiamo potuto incontrare e porgere i nostri auguri, di persona, al nuovo Maestro dell’Ordine, che ha suscitato subito la nostra simpa-tia per l’affabilità del tratto e la grande

cordialità che ha mostrato a ciascuno di noi. A nome di tutta la Fraternita gli abbiamo dato anche una lettera augu-rale che lui ha gradito.

Prima dell’incontro conviviale ci siamo sparpagliati per l’ampio giardino che circonda il Salesianum, e là abbia-mo potuto anche parlare della nostra fraternita a coloro che ci chiedevano informazioni. La fraternita in verità vive intensamente le proprie adunanze, in un cuor solo e in un’anima sola, sotto lo sguardo della nostra patrona, santa Caterina da Siena.

Il Maestro dell’Ordine ha rivolto il suo saluto e il suo augurio a tutti i presenti e noi ci siamo ripromessi di comunicare le sue parole nella prima adunanza di ottobre a quelli che non hanno potuto vivere di persona questo momento di letizia domenicana.

Prima di ritornare alle nostre case abbiamo assistito a un filmato, molto ben fatto, che illustra l’opera dei do-menicani in vari campi della società, incarnando in situazioni diverse e in paesi diversi lo spirito misericordioso di san Domenico, tutto teso alla altrui salvezza.

Il Maestro dell’Ordine ha voluto an-che posare con noi per una foto ricordo e noi gli diciamo grazie e ci impegnia-mo a dire sempre per lui un’Ave Maria in ogni nostro futuro incontro. Grazie, padre Bruno. (cfr. p. 147).

Angelo Gravier Oliviero

(fra Angelo) •••

ROMA. “Salesianum” sede del Capitolo.

La fraternita laica domenicana della Minervaincontra il nuovo Maestro dell’Ordine e i Padri capitolari.

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Il 24 giugno 2010, il Papa si è reca-to in visita alle consorelle claustrali di Montemario. Rivolgendo loro la parola ha, tra l’altro, detto:

«… Siate grate alla divina Provviden-za per il dono sublime e gratuito della vocazione monastica, a cui il Signore vi ha chiamate senza alcun vostro merito. Con Isaia potete affermare “Il Signore mi ha plasmato suo servo fin dal seno materno” (Is 49,5). Prima ancora che nasceste, il Signore aveva riservato a Sé il vostro cuore per poterlo ricolmare del suo amore. Attraverso il sacramento del Battesimo avete ricevuto in voi la Gra-zia divina e, immerse nella sua morte e risurrezione, siete state consacrate a Gesù, per appartenerGli esclusiva-mente. La forma di vita contemplativa, che dalle mani di san Domenico, avete

ricevuto nella modalità della clausura, vi colloca, come membra vive e vitali, nel cuore del corpo mistico del Signore, che è la Chiesa…

Possiate pronunciare ogni giorno il vostro “sì” ai disegni di Dio, con la stessa umiltà con cui ha detto “sì” la Vergine Santa. Ella, che nel silenzio ha accolto la Parola di Dio, vi guidi nella vostra quo-tidiana consacrazione verginale, perché possiate sperimentare nel nascondi-mento la profonda intimità da Lei stessa vissuta con Gesù. Invocando la sua materna intercessione, insieme a quella di san Domenico, di santa Caterina da Siena e dei tanti santi e sante dell’Ordine Domenicano, imparto a tutte voi una speciale Benedizione Apostolica, che estendo volentieri alle persone che si affidano alle vostre preghiere».

ROMA. Monastero “Santa Maria del Rosario”

Il S. Padre, Benedetto XVI, in visita alle Monache domenicanedi Monte Mario.

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Dal 5 al 15 settembre del presente anno 2010, la Provincia Toscana dei Carmelitani Scalzi, riunita nella sua Casa di Orazione ad Arcetri (FI), ha vis-suto un momento di significativa im-portanza per la sua vita spirituale.

P. Graziano Sbrolli, Provinciale dei Carmelitani scalzi di Toscana, ha orga-nizzato un corso per Scuola di Preghie-ra al fine di formare educatori capaci di trasmettere al popolo di Dio il Carisma Teresiano dell’Orazione. Il corso è sta-to guidato dal p. Mario Gallian, dome-nicano, che ormai da 15 anni ha tenuto con ottimo risultato corsi di scuola di preghiera in diverse diocesi dell’Italia centrale e nella Basilica di S. Maria so-pra Minerva in Roma.

L’iniziativa della scuola di preghiera nasce anche come risposta alla richiesta stessa dei laici, che spesso si accostano alle grate dei nostri Monasteri non solo per chiedere preghiere, ma anche per essere introdotti essi stessi nel mistero profondo della preghiera.

Così, non senza un pizzico di co-raggio, affascinati dalla prospettiva, col nostro P. Provinciale, che ha proposto e sostenuto l’idea, abbiamo deciso di intraprendere l’avventura…

I partecipanti al corso, 35 in tutto tra frati, monache, membri del terz’Or-dine secolare e laici in fase di discer-nimento vocazionale (non è piccolo numero, considerando che l’iniziativa

è stata novità assoluta nel Nostro Or-dine Carmelitano e per di più diretta esclusivamente alla sola nostra Provin-cia Toscana) sono giunti da quasi tutti i Monasteri e Conventi della nostra Pro-vincia Religiosa comprendente Tosca-na, Sardegna e parte delle Marche.

Nell’arco di 10 giorni, al ritmo di 2 catechesi al giorno, P. Mario Gallian ci ha fatto percorrere tutti gli stadi della preghiera cristiana da quella vocale a quella del cuore fino alla contempla-zione infusa passando attraverso la pre-ghiera di ascolto. Per spiegarci le va-rie modalità d’immersione in Dio nelle diverse forme di preghiera, p. Mario si è servito soprattutto della dottrina dei Mistici Dottori del Carmelo: Teresa di Gesù e Giovanni della Croce, facendo però riferimento, oltre che, ovviamen-te, a Caterina da Siena, anche a S. Tere-sa di Gesù Bambino e alla B. Elisabetta della Trinità, di cui il nostro fratello do-menicano è autenticamente innamora-to e profondo conoscitore.

Il clima di gioia scaturito dalla pro-fonda comunione fraterna che ci uni-sce, ha dato al corso un tocco ancora più bello, valorizzando ulteriormente la preziosità del dono ricevuto.

Siamo grati a P. Mario di averci of-ferto il frutto della fatica di 15 anni di lavoro personale. Ci troviamo tra le ma-ni, pronto, il tesoro di un materiale ela-borato traendo gemme preziose dalla

FIRENZE. Casa dei PP. Carmelitani Scalzi Un corso di “scuola di preghiera” dettato e accompagnato dal P. Mario Gallian op.

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più alta tradizione spirituale e maturato dall’esperienza di chi, con pazienza e sapienza, ha già percorso la via correg-gendone, nel cammino, eventuali limi-ti.

Durante l’omelia della celebrazio-ne eucaristica conclusiva, con parole vibranti ed appassionate, p. Mario ci ha esortati ad accogliere la sfida, con-segnandoci il testimone che lui senti-va di doverci passare in quanto eredità propria del Carmelo. Sentiva di averlo dovuto custodire per noi, per donarce-lo con la stessa gratuità con la quale l’aveva ricevuto da Dio. Di questo sia-

mo profondamente grati a Dio, anzitut-to, e a lui, p. Mario.

Ora il seme è stato gettato: se il pro-getto è, come crediamo, volontà di Dio, il Signore voglia compiere per noi l’opera sua aiutandoci a moltiplicare nelle nostre case le scuole di preghiera affinché Lui, Dio, sia sempre più ama-to e l’uomo trovi in Lui la sua più vera gioia.

È il nostro augurio, grato. La nostra gioiosa speranza.

Dalla relazione de Le Carmelitane Scalze di Arezzo.

FIRENZE. Casa di Orazione ad Arcetri (FI), dei Carmelitani Scalzi. I partecipanti al corso, 35 in tutto tra frati, monache, membri del terz’Ordine secolare e

laici in fase di discernimento vocazionale, giunti da quasi tutti i Monasteri e Conventi della Provincia Religiosa comprendente Toscana, Sardegna e parte delle Marche. Siamo grati a P. Mario di averci offerto il frutto della fatica di 15 anni di lavoro personale.

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«Incorporati con la professione nel nostro Ordine, veniamo consacrati to-talmente a Dio e ci doniamo in modo nuovo alla Chiesa intera «totalmente dedicati all’evangelizzazione della pa-rola di Dio nella sua interezza» (LCO, n. 1, cost. fund. §).

Questo dono di sé, che si realizza mediante l’atto della professione, è frutto di una grazia singolare, di cui, Dio è l’autore. Obbligandosi con voto, l’uomo può così offrire a Dio l’intera sua vita.

La sede propria per l’emissione del-la professione religiosa, anticamente nel nostro Ordine, era il Capitolo. Og-gi il rito si svolge in chiesa, in connes-sione con la celebrazione eucaristica, per cui diviene un atto ecclesiale in cui l’offerta di ogni fratello o sorella si uni-sce intimamente all’oblazione di Cristo stesso.

Quel giorno, il 5 settembre 2010, in cui il nostro confratello fr Gian Matteo Serra (30 anni) ha fatto la sua professio-ne solenne, la nostra chiesa è stato il bel chiostro di S. Domenico di Cagliari che così preordinato è riuscito a conte-nere i numerosissimi partecipanti e ha contribuito a far cogliere a tutti, quasi sensibilmente e nella commozione, il senso, la natura dell’offerta che veniva compiuta.

Non è possibile ridire, in poche pa-

role come in molte, quanto, invece, è stato facile ai presenti di cogliere in un solo sguardo, accompagnati dalla fede, e riviverlo in gaudio interiore.

Alcuni confratelli convenuti - suoi compagni di studio e formatori -, nu-merosissimi amici e parenti tra cui, in posto d’onore, i genitori di fr Gian Mat-teo, molti rappresentanti delle varie fra-ternite e associazioni che fanno capo a S. Domenico e tutta la comunità locale dei frati, facevano corona ad un evento così significativo e oggi raro.

In coincidenza, inoltre, celebrava il XXV dell’ordinazione sacerdotale il P. Giancarlo Uccheddu, della Comunità di S. Domenico, per cui non fa mera-viglia che tantissime persone fossero lì presenti a ringraziare il Signore con e per i due festeggiati.

Otto sacerdoti hanno concelebra-to l’Eucaristia presieduta dal p. priore Maurizio Carosi. Ad animare la liturgia è venuto il coro di Settimo S. Pietro, di-retto da un amico di fr Gian Matteo.

Dopo i riti d’inizio, il primo sugge-stivo momento è stato la prostrazione a terra in forma di croce del professando e la domanda del priore con la rispo-sta schietta e pronta di fr Gian Matteo: «Cha cosa chiedi? La misericordia di Dio e la vostra».

L’omelia è stata centrata sulla fecon-dità della consacrazione per la gloria di Dio e la salvezza dei fratelli a cui la

Il fatto. La cronaca, le immagini, i commenti.

La professione solenne di fr Gian Matteo Serra op.

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stessa vocazione domenicana è ordina-ta e sulla bellezza del sacerdozio che assimila al Cristo nel dono gratuito del perdono e della grazia di Dio che por-ta. P. Maurizio ha ben interpretato ed espresso l’augurio, appropriato ad en-trambi i confratelli festeggiati, da parte di tutti i convenuti.

Il rito è poi proseguito con il canto delle litanie dei santi e la proclamazio-ne della formula della professione da parte di fr Gian Matteo nelle mani del priore P. Maurizio. «Prometto obbe-dienza a Dio, alla Beata Vergine Ma-ria, a San Domenico e a te ». Lo stesso giorno era stato eletto nuovo Maestro dell’Ordine P. Bruno Cadoré e nella formula è stato pronunciato il suo no-me: forse, in assoluto, era la prima pro-fessione che veniva emessa con il nuo-vo Generale.

Quel momento così suggestivo, quanto atteso; così sacro quanto im-pegnativo e totale: “fino alla morte”! È seguito l’abbraccio e la gioiosa acco-

glienza fraterna era ben evidenziata. Lo slancio del dono di sé al Signore,

la generosità del gesto di consacrazio-ne a Dio e di servizio ai fratelli, dove e come Dio vorrà, non vengano mai me-no ai nostri confratelli! Siano in loro, anzi, sempre più in crescita.

La celebrazione continua, si arriva alla comunione: tutti si accostano a ricevere il Cristo, Vittima e Sacerdote; l’unico Mediatore e il Consacrato, ap-punto, alla cui oblazione, oggi con la sua professione si è unito fr Gian Mat-teo; il Cristo in Persona del quale agi-sce, come sacerdote, P. Giancarlo Uc-cheddu.

Uno scrosciante applauso segue al canto, in nota Ordinis, della Salve Re-gina e dell’O Lumen che ha chiuso la cerimonia.

In serena e gioiosa fraternità, è pro-seguita la festa con la cena, consumata sotto i portici del bel chiostro in stile catalano aragonese.

(P. Eugenio Zabatta op.).

CAGLIARI. Il bel chiostro di S. Domenico, preparato a festa.

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«Non so quando ho scoperto di ave-re la vocazione; ad un certo punto mi è sembrato di averla e ho iniziato a vivere come se l’avessi!».

Poco prima di essere condannata a morte chiesero a santa Giovanna d’Ar-co se ritenesse di essere in stato di gra-zia davanti a Dio. Lei rispose: «se lo so-no che Dio mi ci mantenga, se non lo sono che Dio mi ci metta ». Dire con certezza come ci troviamo davanti a Dio è impossibile. Costruire un rappor-to, almeno lontanamente chiaro della nostra relazione a Lui, è invece il cam-mino di una vita.

Madre Teresa, gli ultimi cinquant’an-ni della sua vita è arrivata persino a

chiedersi se Dio esistesse, e Gesù stes-so sulla croce ha gridato al Padre : «Dio mio, perché mi hai abbandonato ?». Il nostro vivere con Dio è tutt’altro che scontato. La nostra relazione con Dio è piena di domande alle quali non sem-pre è facile rispondere.

Di fronte a tanti perché, a tanti dolo-ri, a tante ingiustizie, a volte ci rimane solamente un disarmante “perché sì” che può voler dire anche “non lo so”, “non ne capisco il senso”. A volte, gli avvenimenti del mondo contribuisco-no ad allenarci a credere in un Dio che sembra non ascoltare, ma che in realtà non abbandona.

Dio chiede solo di essere preso co-me compagno di viaggio, come qual-

DECIDERE E DI LUI FIDARSI!Abbiamo chiesto a fr Gian Matteo di parlarci della sua… vocazione!… e lui ci ha risposto così:

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La Professione. ”Nel chiostro del convento di Cagliari, in modo pubblico, cioè solenne, davanti ad alcuni dei miei confratelli, alla Chiesa, a parenti ed amici, ho professato la mia risposta alla chiamata di Dio a seguirlo come frate domenicano sino alla morte”.

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cuno a cui gridare, a volte di gioia, a volte, spesso, di dolore … e Lui ascolta, sostiene, guida, in maniera sorprenden-te. La vita ci riempie di domande, ed esse, in un modo o nell’altro, ci chie-dono di prendere una posizione: anche non ascoltarle è una risposta!

È arrivato per me uno di quei mo-menti in cui di fronte alle domande di Dio è necessario sbilanciarsi, decide-re, e con Lui rischiare, o direi piuttosto: fidarsi! Così lo scorso 5 settembre ho vissuto la Professione Solenne!

Studente universitario a Roma, circa dieci anni fa, mi sembra di riscoprire in me un certo desiderio di esser prete, il tutto ancora in maniera molto generica e confusa. In quale momento della mia vita? Come me ne sono accorto? Cosa ho sentito?

Tutte domande lecite, alle quali ri-spondo sinceramente: non lo so!

Quando ho scoperto di «avere la vocazione?» (come tanti la chiamano in modo generico). Rubando la rispo-sta a don Bruno Maggioni, che ha pre-dicato gli esercizi spirituali con i quali mi sono preparato alla professione, di-rei: “non lo so quando ho scoperto di avere la vocazione; ad un certo punto mi è sembrato di averla e ho iniziato a vivere come se l’avessi !” e ho scoperto di esserne gioioso!

Credo di poter dire di avere incon-trato la Tenerezza-Misercordia di Dio durante una confessione ed è lì che ho conosciuto l’Ordine dei domenicani.

Ci sono conversioni che cambiano radicalmente la vita, altre che si con-sumano nella quotidianità, giorno per giorno! San Pietro dopo aver incontrato Gesù ha continuato a pescare, ancora pesce e non subito uomini! Altri santi da un giorno all’altro hanno ribaltato le

loro abitudini, come san Francesco! La strada di ognuno è unica!

Io ho continuato a studiare, ho finito l’università e intanto ho approfondito la conoscenza dell’Ordine. Mi è piaciuto, mi sono sentito a casa, ho desiderato di farne parte e ho iniziato il mio cam-mino di giovane frate abbracciando per la prima volta i voti di povertà, castità, obbedienza. Scopro giorno per giorno cosa significano nella mia vita: met-ti sempre al primo posto Dio e ama le persone, che ti ha messo intorno, di un amore gratuito!

Povertà: cerca di vivere una vita mo-desta, senza troppi attaccamenti, sem-plice, questo anche perché i poveri che dovrebbero essere i miei preferiti, co-me lo erano per Gesù, si sentano accol-ti ancora di più. Castità: costruisci una vita di libertà che ti permetta di amare senza voler trattenere e di donare sen-za voler per forza ricevere qualcosa in cambio. E questo cerca di farlo sempre! Obbedienza: credi che Dio ha un pro-getto su di te e che per realizzarlo ti chiede di lasciarti condurre, a volte do-ve non saresti mai andato di tua spon-tanea volontà!

Ho detto che non so dire precisa-mente il modo in cui Dio sia entrato nella mia vita! Credo sia avvenuto in maniera naturale nello scorrere dei giorni, negli incontri, nei sentimenti. Quando si scopre di amare una perso-na, con la quale magari ci si sposerà, i sentimenti li si sentono nello stoma-co, ancor prima che nella testa! Poi col tempo si inizia a dare un nome ai propri desideri, che magari significano famiglia … o missione … solo per fare due esempi! Una volta che il tempo ha verificato i desideri, arriva il momento di prendere decisioni per attuarli.

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A tre anni dalla mia professione dei voti temporanei, in uno spirito di pre-ghiera e dialogo con Dio e con i miei formatori, ho maturato il desiderio di volere continuare la mia vita di consa-crazione per tutta la vita.

Nel chiostro del convento di Caglia-ri, in modo pubblico, cioè solenne, da-vanti ad alcuni dei miei confratelli, alla Chiesa, a parenti ed amici, ho professa-to la mia risposta alla chiamata di Dio a seguirlo come frate domenicano sino alla morte.

Il momento della professione è stato per me come la risposta ad una Parola di Dio che riassumerei così: “ho pen-sato per te questo: allenati tutta la vita ad amarmi e ad amare i tuoi fratelli e le tue sorelle sino al sacrificio della tua vi-ta; fatti annunciatore della Mia Parola, predicandola con coraggio, approfon-dendola con passione, vivendola in te stesso e comunitariamente con i fratelli che ti metto accanto. Tutto il resto sia

in secondo piano”. Questa proposta di Dio mi ha sedotto e col Suo aiuto sarà il mio cammino di ogni giorno!

Ognuno di noi cerca una vita gio-iosa e credo che il Signore me la sta indicando chiaramente tra i figli di san Domenico.

Ora chiedo, a Dio, solamente che mi mantenga fedele, e che possa mo-rire domenicano, fedele alla vocazione che mi ha donato e che attraverso que-sta vocazione Dio mi faccia diventare santo.

Il beato Pier Giorgio Frassati par-lando ai giovani di Pollone li invitava all’apostolato dell’esempio. Questo suo programma di vita, concretizzato nell’aver saputo vivere con una straor-dinaria normalità la sua quotidianità di studente, senza mai vergognarsi della sua fede semplice e profonda, è anche per il mio cammino un desiderio e una preghiera.

(fr Gian Matteo Serra op).

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Contemporaneamente, celebrava il XXV dell’ordinazione sacerdotale il P. Giancarlo Uc-cheddu, della Comunità di S. Domenico, per cui tantissime persone erano lì presenti a ringraziare il Signore con e per i due festeggiati.

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Non conoscevo fra Massimiliano: la sua storia, la sua vocazione. A svelar-ci il percorso della sua vita di uomo, di studioso e di religioso, è stato Padre Daniele Cara che, pur impegnato co-me Provinciale al Capitolo generale domenicano, che si teneva a Roma, ha voluto essere presente e ricevere nelle proprie mani la professione di fra Mas-similiano, il 4 settembre, nella basilica di Santa Maria sopra Minerva di Roma, durante la liturgia eucaristica.

Fr Massimiliano è nativo di Foggia ed è già sacerdote. Ha maturato la sua vocazione domenicana a contatto con i frati del convento di Fiesole, presso i quali aveva trovato alloggio per mo-tivi di studio. Così, attratto dall’ideale domenicano, lui studioso, ha chiesto di viverlo pienamente, come frate. Du-rante il rito della professione, il P. Da-niele gli ha ricordato che deve vivere la vita comune con grande disponibi-lità di cuore e là dove l’obbedienza lo invierà; deve essere fedele ai consigli evangelici e perseverante nell’osser-vanza regolare.

Dopo l’omelia, fra Massimiliano ha proferito con voce ferma la formu-la della professione “ad triennim”: “Io, fr Massimiliano prometto obbedien-za a Dio, alla beata Vergine Maria, a San Domenico e a te, fra Daniele Cara, Priore Provinciale…».

Una commozione intensa e conte-nuta, asciutta come è nello stile dei Fra-ti Predicatori, eppure profonda e com-movente, ha pervaso tutti i presenti.

Attorno a fra Massimiliano, duran-

te e dopo la professione si sono stretti i genitori, i parenti, gli amici foggiani e quelli toscani, i frati, le suore, i laici domenicani e tante persone attente a cogliere il significato di questa risposta alla vocazione domenicana da parte di un uomo, di un sacerdote, chiamato ad essere predicatore della Grazia, predi-catore del Vangelo della salvezza. Lo aiutino in questa sequela il santo Padre Domenico e santa Caterina da Siena e gli siano intercessori presso il nostro e suo Salvatore, Gesù Cristo.

Angelo GravierPresidente della Fraternita laica di S. Maria sopra Minerva

ROMA. Basilica S. M. sopra Minerva.

La professione di fr Massimiliano d’Alessandro op.4 Settembre 2010

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Una scelta radicale, una scelta folle per coloro che non entrano nell’ottica dell’amore.

Cosi può risultare agli occhi del “mondo” ciò che suor Mirella e suor Rosmaria hanno vissuto il 29 maggio pronunciando il loro “sì!” per sempre a Dio. Una scelta totale, radicale, piena, una risposta a una chiamata, che si può dare solo per amore.

Dio chiama in ogni momento, ad ogni ora, in ogni luogo, Dio fissa lo sguardo e ama lasciando piena libertà di rispondere.

Chi cercate? È la domanda che un giorno ha fatto a suor Mirella e suor Rosmaria risvegliando in loro la sete di Verità, il desiderio di donarsi totalmen-te a Lui abbandonando ogni certezza, ogni bene. Un lasciare per ritrovare il centuplo!

Vi assicuro che non sono parole “superate” “arcaiche”, parole che pote-vano esser dette solo al tempo di Gesù duemila anni fa. Sono parole che anco-ra oggi trovano terreno fecondo, parole che danno senso e significato al vivere di oggi.

La scelta di vita in monastero vuol dire lasciare le cose del mondo, lascia-re un modo di fare che riempie di co-se, di affanni; lasciare tutto quanto può apparire irrinunciabile… lasciare tutto per ritrovare il tutto in Lui, per Lui e con Lui; per ritrovarsi poi nel mondo accanto ad ogni uomo anche se in mo-do diverso.

Così comincia l’avventura di comu-

nione, di suor Mirella e suor Rosma-ria, che s’innesta nell’amore di Dio per l’umanità.

Le parole rischiano di sciupare ciò che è indicibile perché di fronte al “mi-stero” bisognerebbe solo fermarsi e contemplare. L’uomo, però, anche og-gi ha bisogno di una parola, di esser accompagnato, di essere sostenuto, ha bisogno di toccare con mano cosi co-me fece san Tommaso apostolo.

A questo riguardo mi permetto di far mie le parole di Gesù quando alla domanda dei suoi discepoli: Maestro dove abiti? Rispose: Venite e vedete! Si! venite e vedete come la grazia di Dio compie meraviglie, venite e vede-te che è ancora possibile, oggi, dire sì all’amore, dire sì alla vita in modo uni-co e particolare, cosi come hanno fatto queste due sorelle nel giorno della loro professione solenne.

Dire sì a uno stile che sembra invivi-bile, inutile, superato, dire sì a una vita fatta di pazzi e pazze che credono an-cora all’Essenza, all’amore riponendo in Dio ogni cosa. Il 29 maggio il Mona-stero delle domenicane “Santa Maria della Neve e san Domenico”, ha esul-tato di gioia, ha sperimentato – grazie alla testimonianza della comunità – e sperimenta la Presenza viva e santifi-cante della sua Parola.

Parole che trovano eco ancora oggi nel cuore di giovani di questo tempo, parole che trovano spazio nel cuore di chi ha ancora il coraggio di osare.

Una solennità coronata anche dalla

PRATOVECCHIO (AR) La Professione di sr Mirella e sr Rosmaria op.- 29 maggio 2010 -

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presenza del vescovo di Fiesole, mons. Mario Meini, di sacerdoti, frati domeni-cani e suore domenicane venuti da va-ri luoghi del mondo, da parenti, amici, conoscenti che hanno voluto condivi-dere questo momento di grazia.

Grazie! Sì, grazie a Dio per que-sto momento, grazie perché continua a farsi presente nella vita di ciascuno, grazie per il dono di suor Mirella e suor Rosmaria che con il loro ”Sì“ hanno avuto il coraggio di testimoniare e vi-vere alla sua sequela.

Grazie per la comunità tutta che at-traverso la sua testimonianza, il suo si-lenzio e i suoi sguardi pieni di signifi-cato diventano pane spezzato e donato per tutti coloro che si lasciano toccare e amare.

Cantiamo al Signore, stupenda è la sua vittoria……nostra forza e nostro canto….sono le parole del canto che hanno scelto le due consorelle al ter-

mine della celebrazione, parole che fanno esultare il cuore ed elevare a lui il nostro grazie perenne e sincero.

Sempre avanti e sempre meglio, ca-rissime sorelle: annnunciate che Dio è amore creativo, che rigenera e dà vi-ta. Annunciate con la vostra vita “na-scosta” che l’amore allarga il cuore, si espande e si dilaga dal momento in cui siamo disposti a lasciarci toccare.

Siate un tutt’uno con il Signore. Diffondete il suo profumo, conti-

nuate ad essere terreno fecondo pron-to ad accogliere il seme della parola e, come scriveva san Domenico: “la vostra sia un’intelligenza puntata sulla storia della salvezza, una volontà deci-sa a rincorrere l’uomo nella sua realtà di peccato e di morte, una voce calda e sonora per gridare a tutti l’amore ap-passionato di Cristo”.

Tiziana Caputo •••

PRATOVECCHIO. Monastero S. Maria della Neve e S. Domenico. Professione solenne delle consorelle domenicane Sr Mirella e Sr Rosmaria.

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La fraternita di Siena ha avuto un ritiro spirituale condotto brillantemente da P. Mario Gallian, unitamen-te all’assistente della Fld, il P. Reinaldo Sanchez.

Sono emerse una riflessio-ne sul senso di vita cristia-na, sul carisma domenica-no e sull’incontro con Dio che presuppone la ricerca personale e la propria rispo-sta alla scelta e alla chiama-ta di Dio.

Anche quest’anno la Fra-ternita ha partecipato vali-damente alle feste cateri-niane con il pane benedetto di S. Caterina e un omaggio floreale alla Santa.

Altre professioni, intanto, hanno arricchito la Comu-nità senese che con nume-rose iniziative, anche di be-

neficenza, collaborano per la pastorale e la forma-zione spirituale.

Merito particolare della presidente Giovanna Borgogni assistita da un Consiglio efficiente e dal contributo di tutte le consorelle della Fld “santa Ca-terina da Siena”.

(Caterina Monciatti, maestra delle novizie).

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La Fraternita senese in ritiro. Professioni.

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Come già predisposto dal Consiglio, la Fraternita domenicana di Cagliari, il 20 giugno 2010, si è riunita, presso il Centro Giovanile di Selargius, per una giornata di ritiro, con la guida dell’As-sistente, fr Alberto Fazzini op.

Alle ore nove i partecipanti hanno iniziato con il canto delle Lodi, nella piccola, ma accogliente cappella del Centro. È seguita la riflessione, dettata dall’Assistente, che ci ha riportato alle caratteristiche domenicane più essen-ziali: studio, preghiera, predicazione … vita comunitaria.

L’accento, comunque, è stato da-to alla predicazione attiva di evange-lizzazione, alla quale anche noi laici siamo destinati. Per questo compito, quanto prima si dovrà predisporre, pre-via riunione del Consiglio, una serie di incontri, in modo che, ascoltando le catechesi e studiando, “impariamo” a

operare sempre meglio nella diffusione della Parola di Dio. La speranza che ci accompagna è di diventare sempre più «una presenza domenicana evangeliz-zante». Che il lavoro e l’impegno che abbiamo avuto per il passato, possa avere dei frutti, possa avere… un futu-ro!

Al termine della riflessione e dello scambio di idee che ha fatto seguito, c’è stata la S. Messa alla quale abbia-mo partecipato dando particolare at-tenzione alla preghiera dei fedeli con intenzioni spontanee personali.

In gioiosa e fraterna condivisione, infine, ci siamo riuniti per il pranzo, al quale hanno partecipato anche i Padri della Comunità di Cagliari e Sr France-sca delle Suore domenicane di Iolo.

La segretaria della FLDGabriella Medda (sr Maria Bartolomea). •••

CAGLIARI. Selargius. La Fraternita si riunisce per una giornata di ritiro

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“23 giugno 2010”, una data per noi indimenticabile perché legata ad un evento speciale: l’incontro delle frater-nità di Popoli, di Pescara e di Teramo, presso l’Istituto Maria Immacolata di Giulianova, ridente città della provin-cia di Teramo.

Una splendida giornata estiva, un giardino ricco di magnolie, glicini ed oleandri in fiore, il mare sullo sfondo, hanno fatto corona a quest’incontro, organizzato per festeggiare la chiusura dellíanno sociale.

Accolti da tutti con piacere, sono stati con noi P. Alberto Viganò, promo-tore nazionale delle Fld e P. Maurizio Carosi, assistente delle Fld di Pescara e Teramo.

L’incontro tra noi è stato gioioso! Dopo un caloroso abbraccio di saluto, verso le 10,30, ci siamo riuniti per la celebrazione delle lodi e per ascoltare con interesse P. Alberto il quale, con la sua bella parola, ha trattato de: «Il cam-mino di perfezione come esperienza e condizione necessaria per la santità ri-chiesta a tutti secondo il carisma do-menicano».

L’uomo - ha detto P. Viganò - tende alla perfezione che prevede, però, un cammino in salita, un cammino cospar-so di difficoltà. Parlandoci di ascetica e mistica, Egli ci ha indicato il metodo da seguire secondo il carisma domenica-no, visto in S. Tommaso e in S. Caterina da Siena. Possiamo arrivare alla cono-scenza di Dio come Prima Verità - ha continuato il padre - con la nostra ra-

Popoli. La Chiesa parrocchiale di San Francesco

Colgo l’occasione per comunicare che dopo 14 mesi dal terremoto e cioè il 5 giugno u.s., è stata finalmente riaperta al culto, con la gioia di tutta la Comunità popolese, la chiesa di San Francesco, la chiesa parrocchiale, che è tornata al suo splendore.

Con entusiasmo, noi tutti, abbiamo assistito alle ore 21.00, alla toccante ce-rimonia di riapertura e abbiamo parteci-pato alla S. Messa, celebrata dal vescovo Mons. Angelo Spina, assieme al parroco don Panfilo, contento ed emozionato, e a numerosi altri sacerdoti.

Non ci sembra vero, dopo tanti disa-gi, di avere ora una vera chiesa funzio-nante e per questo ringraziamo il Signore dal profondo del cuore.

Speriamo, giustamente, che in futu-ro possano essere riparate le altre chie-se, tra le quali il nostro S. Domenico, ma passeranno degli anni perché i danni so-no stati veramente tanti.

GIULIANOVA Incontro delle Fld di Popoli, Pescara e Teramo.

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gione, ma partendo dall’umiltà e dalla introspezione che ci permettono di ri-conoscere i nostri difetti e con volontà tagliare in noi le radici che inclinano al male, in modo da ottenere dal Signore il dono della fede e la sua grazia.

Ci aiutano in questo percorso lo stu-dio, la preghiera e la contemplazione i cui frutti vanno poi donati agli altri, co-me dice S. Tommaso con il suo famoso motto: «contemplata aliis tradere».

Dopo la conferenza abbiamo parte-cipato alla S. Messa concelebrata dai due Padri domenicani, quindi, un’aga-pe fraterna ha allietato la nostra gior-nata permettendo così di conoscerci meglio, socializzare, scambiarci idee e proposte.

Nel pomeriggio un’altra riunione ci ha consentito di fare degli interventi, delle riflessioni su quanto ascoltato in mattinata e di dare delle testimonianze su ciò che ci ha maggiormente aiutati ad avvicinarci tra noi e a farci sentire vera famiglia.

Arrivato, quindi, il momento di prendere la via del ritorno, con un po’

di rammarico abbiamo iniziato i saluti: nel nostro cuore c’era, comunque, tan-ta gioia per aver trascorso insieme una giornata ricca non solo di spiritualità, ma anche di distensione e serenità.

La foto di gruppo, che riportiamo, ha concluso questa bella esperienza che ci auguriamo possa ripetersi in fu-turo.

Emilia Lattanzio. Segretaria della fld di Popoli.

POPOLI (PE). Festa in onore di S. Domenico.

La buona riuscita della festa che ha visto la partecipazione massiccia della Comunità, è stata per noi motivo di gio-ia e di soddisfazione; ci stimola, inol-tre, a fare ancor meglio per il futuro.

Finalmente, ad oltre un anno dal forte sisma che aveva reso inagibili tut-te le chiese della città di Popoli, è stata

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riaperta al culto, dopo importanti lavori di ristrutturazione, la chiesa di S. Fran-cesco che ora risplende più bella che mai, con la gioia di tutta la Comunità.

Proprio in questa chiesa, che è la parrocchiale, abbiamo celebrato dal 5 all’8 agosto, con l’entusiasmo di sem-pre, la festa in onore di S. Domenico. Festa che è a noi tanto cara perché tan-to è l’affetto che sentiamo nei confron-ti del Fondatore dell’Ordine di cui noi laiche siamo parte integrante.

Per l’occasione, con piacere, abbia-mo rivisto il P. Luciano Cinelli, venuto da Firenze: egli ha animato le funzioni e ci ha introdotte alla festa parlando-ci della vita del santo, delle sue virtù e del periodo storico in cui è vissuto, periodo difficile per la Chiesa a moti-vo dell’imperversare delle eresie e per l’ignoranza religiosa.

Nei giorni di preparazione alla festa abbiamo pregato intensamente. Anche le meditazioni che hanno accompa-gnato la recita dei misteri del Rosario, facevano riferimento a S. Domenico, al suo modo di pregare, al suo amore al Crocifisso e alla Madonna. Abbiamo partecipato, ogni giorno, alla Messa con profondo raccoglimento.

Anche i numerosi fedeli, che sono stati presenti alle funzioni, hanno potuto gustare le ormai famose pagnottine dol-ci, offerte da noi della Fraternita, a ricor-do del miracolo dei pani operato da S. Domenico a Roma presso S. Sisto.

Speriamo che un giorno potrà essere riparata anche la chiesa di S. Domeni-co, alla quale ci legano tanti ricordi! Ci rivolgiamo a S. Domenico perché non ci faccia mai mancare la sua protezione e ci dia forza e sostegno così che pos-siamo, sul suo esempio, dare il nostro pur piccolo contributo per la salvezza del mondo. Emilia Lattanzio.

Rev. Don UGO DI DONATO

Dopo una malattia sopportata pazientemente e assistito amore-volmente, il 15 giugno 2010, è tor-nato alla Casa del Padre il sacer-dote Don Ugo, assistente emerito della nostra Fld di Popoli per molti anni. Il 27 luglio successivo avreb-be compiuto 89 anni.

Don Ugo ha svolto il suo lungo ministero sacerdotale e pastorale a Popoli. Di grande cultura, egli ha scritto, insieme ad altre apprezzate pubblicazioni, tre volumi riguar-danti la nostra città dal titolo: “Po-poli e Popolesi”. Per lunghi anni ha insegnato religione anche nelle scuole superiori della zona.

Tutta la comunità di Popoli, di-mostrando stima, solidarietà e af-fetto, si è mossa insieme alle auto-rità ed alle associazioni per dargli l’estremo saluto e tutti, come noi della Fraternita, hanno partecipato alla Messa esequiale: presiedeva il vescovo, Mons. Angelo Spina, e tra i numerosi concelebranti il nostro parroco ed assistente Don Panfilo.

Tutti abbiamo pregato perché il Signore lo accolga nella schiera dei suoi eletti.

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Il 12 giugno, festa del Cuore Immaco-lato di Maria, nella Basilica di S. Marco di Firenze, durante la Santa Messa, ce-lebrata dall’Assistente della Fld, P. Lu-ciano Cinelli, il nostro presidente, Elio Montanari, ha ricevuto la professione perpetua della consorella Laura Mol-teni (sr Rosa).

A conclusione della cerimonia, alle foto scattate nel chiostro San Dome-nico è seguito un rinfresco per festeg-giare fraternamente, insieme al padre assistente, ai vari membri della Fld e all’Associazione Internazionale Cateri-nati, della sezione di Firenze, la nostra consorella che con la professione per-petua si è legata per sempre all’Ordine di San Domenico.

(dalla Fraternita laica domenicana “Beato Angelico”, Firenze).

FIRENZE. San Marco.Laura Molteni emette in Fraternita la Professione Perpetua.

FIRENZE. San Marco. La Fld fiorentina festeggia Laura Molteni.

un Chiesa di Firenze

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A fine maggio grande entusiasmo, tanto stupore e forte emozione da parte di tutti per l’affollata, interminabile pro-cessione “aux flambeaux” da Bibbiena a S. Maria del Sasso. Si concludeva così, con tripudio di luci e di canti, il mese di maggio intessuto anche quest’anno di iniziative e di eventi portati avanti nel Santuario tanto caro a tutti i bibbiene-si e casentinesi. Lo stesso Arcivescovo Mons. Fontana, dopo il percorso della processione, aveva concluso la serata davanti al Santuario con compiacimento e vigoroso discorso alla immensa folla dei presenti.

Non minore impressione, ha suscita-to la “processione degli Angeli” – dive-nuta nuovamente tradizionale - la sera

del 28 giugno, che ha portato i fedeli dalla chiesa di Camenza al Santuario di S. Maria.

Tra gli straordinari e numerosi eventi soprannaturali, che per secoli si sono susseguiti intorno al luogo dell’appari-zione della Madonna, uno in partico-lare era sempre rimasto nella mente di tutti: nel giugno del 1444, dalle colline prospicienti la piccola Chiesa sorta sul grande masso - il “Sasso” divenuto ormai luogo di venerazione - furono in molti a vedere scendere giù una straordinaria processione di Angeli provenienti da Camenza, una lunga, luminosa fila im-mersa e circondata da globi di fuoco, osannante con voci e canti di grande dolcezza e avvolgenti il luogo ormai sacro dell’apparizione di Maria. Camen-za…! Quale grande, antica e misteriosa storia di questo “oratorio” sorto prima del mille per volontà dell’Arcangelo Mi-chele, apparso ad alcuni del luogo!

Si racconta di fedeli assidui nella loro venerazione, di una sorgente di acqua purissima e sanatrice, di indul-genze concesse da Papi e anche di un incontro tra il Re Balduino e Gregorio X in viaggio verso il Concilio di Lione, di un affidamento dello stesso oratorio e della sede e dei terreni annesi ai frati domenicani che nel frattempo si erano insediati nel convento di Santa Maria, recentemente costruito, ad opera del Sa-vonarola… con il Cardinale Dovizi che si era adoperato per la donazione.

Risvegliare una quasi sopita atten-

BIBBIENA (AR) Maggio al Santuario di Santa Maria del Sasso 2010.

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zione a tutte queste “cose”, ricordare con un’iniziativa precisa e con una particolare celebrazione quanto im-portante sia anche oggi la devozione a San Michele arcangelo e alla presenza degli Angeli nel culto e nella gloria di Maria ma anche nella nostra vita: que-sta è stata l’ispirazione che ha portato il P. Giuseppe Serrotti ed il P. Haenni, poco più di dieci anni fa, a ripristinare la processione da Camenza al Santuario la sera del 28 di giugno.

Iniziata timidamente e con poche persone, di anno in anno si è subito ingrandita, ha preso consistenza… Ma quest’anno nessuno si aspettava tanta solennità, tanta festa, tanta folla: un’apo-teosi di luci, di festa, di canti… Lo stesso percorso nel folto della pineta di tanto in tanto ravvivato da anime ispirate e generose con luci, con immagini, con sagome di angeli. E poi tanti collabora-tori per l’organizzazione in tutti i suoi particolari: tutto sta crescendo di nuovo nell’animo dei bibbienesi e dei casen-tinesi…

Chi ha visto dai soliti luoghi di un tempo dipanarsi nell’ultimo tratto giù verso il santuario questa lunga, intermi-nabile fila di luci, ha avuto la sensazione del rinnovarsi dell’antico prodigio… gli Angeli ci sono ancora, si immaginano, ma ci sono davvero lì, accanto a quei fedeli – piccoli, adulti, anziani - che scendono giù cantando e pregando in un tripudio di gioia grande.

È stato bello poter raggiungere il “Sasso” e dire a Maria la gioia dell’affi-damento a Lei, il conforto che si sente grande nel cuore, e sentire la forza di riprendere decisi, tornando a casa, il proprio cammino della vita.

dal Santuario Santa Maria del Sasso (P. Giovanni Serrotti, Superiore).

Daniela, Mara e Tea, tre ragazze del-la Parrocchia Maria Assunta di Rocca di Papa (Roma), hanno accompagnato un gruppo di giovani per trascorrere tutti insieme, in serenità e preghiera, alcuni giorni presso il Santuario di S. Maria del Sasso.

Dalla bella relazione che ha inviato Daniela ai Padri del Santuario riportia-mo alcuni stralci.

«A pochi km da Arezzo e ad un sof-fio dal Monte della Verna ci siamo con-vinte più che mai della meraviglia di questo luogo, S. Maria del Sasso, e ci siamo subito decise: lì avremmo svolto con l’intero gruppo gli esercizi spiritua-li in estate. E così dal 6 al 13 agosto in questo bellissimo Santuario 13 gio-vani di età diversa (dal più piccolo di 17 anni alla più grande di 37) abbia-mo incontrato e assaporato l’amore di Dio. Attraverso la natura, i prati verdi, gli alberi ombreggianti, le acque del ruscello vicino, abbiamo acquietato l’animo agitato dalla quotidianità con cui siamo arrivati e che con tanta fa-tica abbiamo cercato di abbandonare. Attraverso la santità di quel luogo, le miracolose testimonianze sulla presen-za della Vergine, la dedizione, il sacri-ficio e l’amore dei padri Domenicani, abbiamo accolto la Parola con stupore

Tra le varie iniziative:

GIOVANI IN ESERCIZI PIRITUALIPRESSO IL SANTUARIO

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e meraviglia, meditandola ogni giorno nelle riflessioni in solitudine e nella celebrazione dell’Eucarestia. E ancora con la testimonianza delle vicine suore di clausura, del loro silenzioso e appar-tato operare che nello stesso tempo è esplosione di grazia ed energia trasfor-mante, abbiamo lasciato cadere gli or-meggi, non senza timore e dolore, per lasciarci finalmente guidare dallo Spi-rito Santo.

Ogni momento di questa settimana è stato incanto e meraviglia. In ognuno di noi è successo qualcosa. Lo Spirito ha parlato con forza mettendo a nudo chi di noi era più chiuso, infuocando chi di noi era il più freddo, purificando chi di noi era più prigioniero del dolore e delle schiavitù (…).

Ogni giorno è stato prezioso. Anche la visita al vicinissimo santuario france-scano della Verna e la faticosa ascesa

al monte Pinna hanno completato quel percorso interiore, doloroso ma stupe-facente, che si stava facendo con gli esercizi.

A conclusione di questa esperienza c’è stata la Messa celebrata da padre Giuseppe, che per noi è stata un do-no d’amore reciproco senza misura. E in ultimo l’emozionante colloquio di noi tutti con Sr Candida alla grata del-la clausura. Quel sorriso sereno e quel parlare pieno di luce, la forza di chi dà la vita tutti i giorni per amore di Dio e di questa nostra umanità che ha tanto bisogno di preghiera; una dedizione to-tale non priva certo di momenti di pro-va, difficoltà, tentazioni come la stessa Sr Candida ci ha testimoniato con un sorriso, ma sempre un dono di se stes-si che resiste e rimane gioioso e forte, grazie alla potenza di Dio e alla sua in-finita misericordia (…)».

Daniela (Rocca di Papa- RM).

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Come l’anno scorso, in agosto, l’ac-coglienza dei pellegrini al Santuario della Madonna del Sasso, è stata fatta da quattro suore domenicane di diffe-renti Congregazioni e nazionalità: Sr. M. Nicoletta Sottana della Congrega-zione di S. Caterina da Siena, Sr. Teresa Caterina Nannoni dell’Unione S. Tom-maso d’Aquino, Sr. Monica Tibog (filip-pina) del SS.mo Rosario di Pompei, Sr. M. Giacinta Arakaparabil (indiana) del-la Congregazione di Iolo.

Uguale collaborazione hanno sapu-to offrire le suore alle varie celebrazio-ni liturgiche perché risultassero più de-corose e più seguite dai fedeli.

Il santuario situato in un luogo in-cantevole del Casentino è frequentato, infatti, da numerosi pellegrini attratti dall’amore alla Madonna qui apparsa nel lontano 1347, ma anche dall’atmo-sfera di silenzio e di pace che vi regna e infine dal richiamo delle opere d’arte in esso custodite.

Accogliendo i pellegrini, le suore hanno … predicato avvalendosi proprio delle opere d’arte. Le spiegazioni da lo-ro offerte dei vari capolavori sono state occasione per ricordare le verità teolo-giche, espresse da quelle stesse opere, e per sollecitare la riflessione sulla pro-pria fede e portare ad accogliere il mes-saggio evangelico nella vita.

Tra le opere d’arte a S. Maria, spic-cano l’Ultima Cena del Raffaellino del Colle (1534); L’Assunta di B. della Por-

ta e Fr Paolino da Pistoia, insieme al-la tavola dei Santi domenicani con la Madonna; il quadro della Madonna con Bimbo di Bicci di Lorenzo e poi le opere di Buti, di Ligozzi, della Robbia ed altri. Ma tutto il complesso architet-tonico rinascimentale del Sasso è ricco ed attraente.

Bello il clima di convivialità e di collaborazione di tanti laici domenica-ni che frequentano il santuario, e oltre a vivere la devozione e la spiritualità mariana, essi sanno davvero farsi dono nei momenti di bisogno: pulizia della chiesa, addobbo dei fiori, canto, servi-zio liturgico ed altro.

Soddisfatte di aver vissuto l’espe-rienza di famiglia domenicana e di aver impiegato bene le loro vacanze, a fine mese, le suore sono rientrate nelle loro comunità con l’augurio di “arrivederci” al prossimo anno … se Dio vorrà.

ACCOGLIENZA AL SANTUARIO DEL SASSO

Quattro Suore Domenicane intercongregazionalifanno da “Cicerone”

ai pellegrini e turisti di Santa Maria

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P Alberto (Osvaldo) Boccanegra op nasce a Venezia il 19 ottobre 1920 da Antonio e Ida Camerin, ed è il primo-genito di tre fratelli.

Con le scuole dell’obbligo frequen-ta anche per 5 anni alla scuola di mu-sica per lo studio del violino, sotto la direzione del maestro Barbini.

I fratelli Giancarlo e Giuseppe con-divideranno questa sua passione per la musica raggiungendo mete importanti e ricorderanno la bravura del loro fra-tello anche in quel campo.

Si diploma al Liceo classico M. Fo-scarini con il massimo dei voti.

Richiamato alle armi nel 1941 se-gue il corso di addestramento per uf-ficiali di fanteria alla caserma Gotti di Vittorio Veneto uscendone col grado di sottotenente di fanteria.

Dopo l’8 settembre sfugge alle rap-presaglie tedesche e si ricongiunge all’esercito italiano a Catanzaro. In questa città accade un fatto importante che rappresenta la svolta decisiva della sua vita: mentre sta pregando sente una

voce interiore che lo invita a farsi reli-gioso e precisamente, domenicano.

Approdato a Roma ringrazia il Si-gnore di non aver dovuto sparare ne-anche un colpo contro i suoi simili. In-fatti aveva trascorso gran parte del suo tempo come militare nelle attività della Croce rossa e i tempi liberi nello stu-dio di tutto l’Organon di Aristotele in greco.

Consegue il dottorato in filofosia al-la Cattolica di Milano nel Giugno 1948 con una dissertazione su “I primi prin-cipi in Duns Scoto”. Presupposti e co-rollari. Relatore prof A. M. Masnovo. In questa università frequenta l’ambiente dei neo-tomisti del prof. Bontadini e ha modo di esprimere le sue idee alterna-tive sulla rivista Vita e pensiero. Gli vie-ne pure offerta la cattedra di filosofia teoretica ma il suo cuore e la sua mente sono ormai orientati ala consacrazione al Signore nell’Ordine domenicano.

Entra quindi in convento e fa la ve-stizione a S. Domenico di Fiesole il 10 ottobre 1948 e ha P. Benedetto Lenzetti

In Memoriam

A – Venezia 19 ottobre 1920

W - Fiesole 11 luglio 2010

P. ALBERTOBOCCANEGRA

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come maestro di noviziato. Emette la prima professione l’11 ottobre 1949.

Il 14 di questo stesso mese è già iscritto al Pontificio Ateneo Angelicum per lo studio delle materie filosofiche e teologiche sotto la guida tra gli al-tri del p. Garrigou Lagrange e qui nel 1953 discute la sua tesi dottorale in fi-losofia dal titolo: De dynamismo entis. Consegue infine il lettorato in Teologia nel 1954 con una tesi dal titolo: Fun-damenta metaphisica, tractaus de Deo secundum S. Thomam.

Ritorna poi a Fiesole dove comple-ta, i suoi studi teologici nello Studio Te-ologico della Provincia di San Marco. La tesi dottorale di teologia da tutti so-spirata che avrebbe dovuto condensare tutto il suo geniale sistema di pensiero resterà forse la sua grande incompiuta.

La sintesi più ampia del suo pensie-ro si trova nei numeri 3-4 di Sapienza XXII (1969), pp. 410-513, sotto il titolo: L’uomo in quanto persona centro del-la metafisica tomista. Altri sviluppi del suo pensiero si trovano su questa stessa rivista in diversi numeri degli anni ’60 e ’70. Diversi interventi sono presenti anche nella Rivista di filosofia neosco-lastica degli anni ’60.

Emette la professione solenne, l’11 ottobre 1952. Ordinato Sacerdote a S. Marco di Firenze il 25 luglio 1953 non ha mai abbandonato il convento di S. Domenico di Fiesole.

Sebbene con grande ritrosia ricopre a più riprese incarichi importanti a li-vello Provinciale chiedendo però di es-serne sollevato quanto prima a motivo delle sue impegnative ricerche.

E’ stato quindi per brevi periodi ma a più riprese: Maestro dei professi stu-denti, confessore ordinario del novi-ziato di Fiesole, membro della com-missione per l’ammissione agli ordini

e alle confessioni. E’ stato per anni vice direttore della Commissione per la tra-duzione della Somma Teologica in Ita-liano presieduta da P. Tito Centi con p. Angelo Urru come segretario.

Il p. T. Centi ha fatto notare che i suoi contributi e suggerimenti sono stati geniali e indispensabili. Le sue in-troduzioni, gli immensi schemi riassun-tivi sono tutt’ora consultabili nei 35 vo-lumi della Somma delle ESD. Mentre le sue introduzioni si possono leggere in La Somma teologica : vol. VIII, La Bea-titudine ; Gli Atti umani (I-II, qq.1-21).

La sua attività esterna predominante è stata certamente quella di insegnan-te. Negli anni ’70 ha tenuto un corso di filosofia all’Angelicum di cui ci resta-no le dispense dal titolo: Frammenti di metafisica iniziale. Gran parte delle sue fatiche più che ventennali le ha dedica-te però all’insegnamento di filosofia e teologia nello Studio Teologico Dome-nicano di Bologna e nello Studio Teolo-gico Fiorentino dove migliaia di alunni, soprattutto futuri sacerdoti e religiosi, hanno avuto modo di apprezzarne le grandi doti di profondità e umanità.

Solo uno studio competente – do-vremo aspettare la nascita di un genio pari a lui? – ci permetterà di affrontare la complessità del suo pensiero che è rimasto condensato in migliaia di pagi-ne schematiche manoscritte conservate ora negli archivi conventuali di S. Do-menico di Fiesole.

È stato confessore assai ricercato dai giovani, consigliere e direttore spiritua-le di moltissime persone che riceveva quotidianamente nelle sale conventua-li a tutte le ore anche senza preavviso. Era facile trovarlo impegnato in lunghe ed impegnate discussioni con persone di ogni ceto e cultura.

A questo proposito non si può di-

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menticare la sua capacità di reggere il confronto anche con persone di grande cultura e con impostazioni di pensie-ro molto diverse dalle sue. Ma non ha disdegnato i servizi ai meno dotti e ai bambini di San Domenico con i quali dialogava volentieri.

Per anni ha tenuto infatti corsi di ca-techesi in parrocchia con vivo apprez-zamento da parte dei numerosi parte-cipanti.

Negli ultimi decenni è stato fede-lissimo cappellano festivo a Ponte al-la Badia, per tutte le stagioni e in tutte le condizioni fisiche fino a quando il fiato, per fare la ripida salita, glielo ha consentito.

Nonostante una malattia che lo ha accompagnato e provato per quasi tutta la vita costringendolo a cure costanti, il suo amore per lo sport gli ha conserva-to una forte fibra di cui andava fiero, infatti oltre ad essere un ottimo ginna-sta e ciclista saliva settimanalmente a piedi al Santuario della Madonna del Sasso (35 Km c.a.).

Quando negli ultimi anni le sue for-ze non gli hanno più permesso di con-tinuare la ricerca ha sentito di nuovo nel suo cuore l’appello a lasciare tutto e a dedicarsi alla preghiera continua come unica cosa necessaria attraverso la recita del S. Rosario, che segnava a matita su un piccolo rettangolo di car-tone per raggiungere precisamente i 14 rosari interi al giorno. Era facile trovar-lo in diverse ore del giorno e nel buio della notte nel capitolo del convento assorto nella preghiera personale.

La sua tempra provata da un’età più che venerabile e da altri disturbi insi-diosi e umilianti hanno reso infine più difficile la convivenza conventuale ma non per questo ha voluto solo per un giorno rinunciare, alla preghiera co-

rale, alla S. Messa, alla mensa comu-ne e nei momenti migliori, al tentativo di essere spiritoso, visitando inoltre e aiutando regolarmente fino alla fine i confratelli in condizioni fisiche peggio-ri della sua.

I disturbi dell’età lo hanno rapi-damente e completamente debilita-to nell’estate di quest’anno 2010 fino a ridurlo agli estremi e a condurlo alla morte la mattina di Domenica 11 lu-glio dopo un’agonia di diversi giorni durante la quale è amorevolmente as-sistito dalla comunità e dai suoi ama-ti fratelli.

I suoi funerali presieduti dal p. Pro-vinciale fra Daniele Cara sono stati ce-lebrati il giorno seguente con grande partecipazione dei suoi figli spirituali nel comune rimpianto per una perdita tanto grande. Ora riposa tra i suoi con-fratelli nel cimitero di S. Domenico di Fiesole.

p. Angelo Belloni o.p.

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PUBBLICAZIONIriceviamo in redazione

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Prospettive domenicane per l’Europa - 6 - Migrazioni, Pistoia (Italia) Centro Espaces “Giorgio La Pira” (2010).

Quale supplemento alla rivista “Koi-nonia”, periodico mensile, il Centro Espaces (Pistoia) pubblica questo nuo-vo studio (pp. 46) di Prospettive dome-nicane per l’Europa su Migrazioni.

Le tematiche di AA.VV. sono: Immi-grazione: la politica Europea (Ignace Berten op); Migrazioni e diritti umani (Gabriel Nissim op); Chiese e migra-zioni in Europa, Documenti e posizio-ni delle Chiese (Alessandro Cortesi op); Denaro, cultura e confini sociali: l’ac-cettazione degli immigrati in Europa (Jaroslaw Glodek op); Migrazioni e Me-diterraneo (Daniele Aucone op); L’im-migrazione in Spagna (Luis Vila op).

Ind. : Italia - Centro Espaces “Gior-gio La Pira” - P.za San Domenico, 1 - 51100 Pistoia - Italia.

Tel: +39.0573.50.93.82 - e-mail: in-fo@domenicani pistoia.it

Monografia della Comunità delle Do-menicane di Monte Mario: Omelia di Benedetto XVI alle claustrali di Mon-temario-Roma. A cura delle Monache Domenicane, pp. 48, Roma.

La breve monografia offertaci dalle consorelle del proto monastero dome-nicano in Italia, di una cinquantina di pagine, raccoglie, oltre all’omelia del Papa Benedetto XVI, anche altri articoli e discorsi pubblicati in occasione della visita del Pontefice a quella Comunità claustrale (24.VI.2010).

Nel volumetto vi è riferito, inoltre, una breve e interessante storia della Comunità e del Monastero che si ripor-ta, nella sua fondazione, allo stesso Pa-dre San Domenico (21.II.1221).

Suggestiva pure l’immagine di Maria, la Haghiosoritissa, venerata nel Mona-stero, la cui storia è particolarmente av-vincente.

Ind: Monache Domenicane. Monte-mario.: via A. Cadlolo, 51 – 00136 Ro-ma (tel. 06 35420940). Roma.

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“DOMENICANI” n. 4 / 2010settembre-ottobre 2010

PROVINCIA ROMANA DI S. CATERINA DA SIENApiazza S. Domenico, n. 5 - 09127 CagliariTel. 070-65 42 98 - cell. 339 18 22 685

fax 070-662837 - ccp. 41 48 28 94e.mail: [email protected]

l’Eucaristia è il sacramento della Passione di nostro Signore

«Nella terza parte della Summa Theologiae, san Tommaso si sofferma in modo particolare sul Mistero dell’Eucaristia, per il quale ebbe una grandissima devozione, al punto che, secondo gli antichi biografi, era solito accostare il suo ca-po al Tabernacolo, come per sentire palpitare il Cuore divino e umano di Gesù.

In una sua opera di commento alla Scrittura, san Tommaso ci aiuta a capire l’eccellenza del Sacramento dell’Eucaristia, quando scrive: “Es-sendo l’Eucaristia il sacramento della Passione di nostro Signore, contiene in sé Gesù Cristo che patì per noi. Pertanto tutto ciò che è effet-to della Passione di nostro Signore, è anche ef-fetto di questo sacramento, non essendo esso altro che l’applicazione in noi della Passione del Signore” (In Ioannem, c.6, lect. 6, n. 963).

Comprendiamo bene perché san Tommaso e altri santi abbiano celebrato la Santa Messa versando lacrime di compassione per il Signore, che si offre in sacrificio per noi, lacrime di gioia e di gratitudine.

Cari fratelli e sorelle, alla scuola dei santi, in-namoriamoci di questo Sacramento! Partecipia-mo alla Santa Messa con raccoglimento, per ot-tenerne i frutti spirituali, nutriamoci del Corpo e del Sangue del Signore, per essere incessan-temente alimentati dalla Grazia divina! Intrat-teniamoci volentieri e frequentemente, a tu per tu, in compagnia del Santissimo Sacramento!

Da L’udienza generale di Benedetto XVI.(L’Osservatore Romano, 24 giugno 2010).