Il Bollettino Domenicani n. 3, 2009

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Anno XLIII - n. 3 - maggio - giugno 2009 - Sped. A. P. Comma 20/c - art. 2 - Legge 662/96 - Cagliari Anno XLIII - n. 3 - maggio - giugno 2009 - Sped. A. P. Comma 20/c - art. 2 - Legge 662/96 - Cagliari PREDICAZIONE La Comunità e la sua dimensione missionaria. LA FAMIGLIA collaboratrice della missione apostolica PREDICAZIONE La Comunità e la sua dimensione missionaria. LA FAMIGLIA collaboratrice della missione apostolica DOMENICANI DOMENICANI

Transcript of Il Bollettino Domenicani n. 3, 2009

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PREDICAZIONELa Comunità e la sua dimensione missionaria.

LA FAMIGLIAcollaboratrice della missione apostolica

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DOMENICANIbimestrale d’informazionedella Provincia Romana di S.Caterina da Siena

Anno XLIII – n. 3maggio - giugno 2009

c/c postale n. 41482894int. Convento S. Domenico

Padri Domenicani 09127 Cagliari – Italia

Autorizzazione delTribunale di Firenze del4 gennaio 1967 - n. 1800

DirettoreP. Eugenio Zabatta o.p.

Responsabile P. Fausto Sbaffoni o.p.

Direzione e Redazione: piazza S. Domenico, n. 5

09127 CAGLIARI

Tel. 070 65 42 98 cell. 339 18 22 685

e.mail [email protected]

CON APPROVAZIONE ECCLES. E DELL’ORDINE

SPED. A. P. Comma 20c Art. 2 – Legge 662/96 - CA

copertina: FIRENZE. Convento S. Marco. Giovanni A. Sogliani: La

Provvidenza (1536).

A. XLIII - maggio-giugno - 2009 - n. 3

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SOMMARIO

Il dipinto consiste di due ordini coerenti. In basso è raffigurata la mensa di san Domenico, nel lunettone in cima il Cristo in croce fra la Vergine e S. Giovanni Eva-gelista. Il richiamo all’Euca-ristia, memoriale della Cro-ce è l’insegnamento, mentre il fatto ricorda come i frati, per la preghiera di Domeni-co, ottengono da Dio il pa-ne servito loro dagli angeli.

Editoriale. p. eugenio zabatta op.

Rilancio della predicazione.S. Domenico, l’evangelizzatore

p. eugenio zabatta op.

La vita clericale e monasticaa cura della redazione.

Il complesso domenicano di Foianop. giovanni serrotti op.

I coniugi, primi collaboratori …p. christian steiner op.

Il Rosario e i condannati all’aborto.p. giacinto cataldo op.

Notizie Varie. Capitolo provinciale; Giu-bileo sacerdotale di p. Giuseppe Serrotti; Fraternite LD.

In memoria di P. Raffaele Vela op.p. alessando cortesi op.

In memoria di Sr Reginalda Rosina.Le consorelle.

Biblioteca. Stampa domenicana.

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PREDICAZIONELa Comunità e la sua dimensione missionaria.

FAMIGLIAdestinataria della missione apostolica

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editoriale

Il periodo estivo è ormai imminente e ancora una volta giunge improvviso, inaspettato, diverso.

Lo vogliamo, questo periodo, per un meritato riposo, per un recupero di for-ze e come tale lo auguriamo possibile a tutti. D’altra parte, la comune sensa-zione della sua improvvisa presenza, è dovuta al fatto che noi siamo indietro rispetto alle “cose” da terminare prima delle “vacanze”.

Sfuma, inevitabilmente così anche l’iterato progetto di recupero, di “met-terci in pari”, proprio approfittando del periodo estivo che ancora una volta ci sorprende e ci lascia facilmente insod-disfatti e… alquanto irritati.

Le attività personali offrono già da sole il loro peso e richiedono continua attenzione, quanto più quelle comuni-tarie che normalmente sono più impor-tanti e inderogabili.

Coloro che, tra noi, sono più re-sponsabili di incarichi comunitari, fan-no continuamente esperienza di una maggiore tensione anche solo per il pensiero delle conseguenze che, per eventuali scelte, ricadono pure sugli altri confratelli.

Si tratta, infatti, di scelte da fare o di orientamenti da prendere che siccome sono a lunga scadenza e impegnano più larghi orizzonti, toccano la vita di tutti. Inoltre date la particolare crisi re-ligiosa e vocazionale è maggiormente urgente fare scelte giuste.

Non esiste il lusso di sbagliare.

La redazione di “Domenicani”, cer-cando di rapportarsi con coscienza al-

l’impegno che si è preso, riflette, già da qualche numero della rivista che cura, all’evento del Capitolo Provinciale e alle responsabilità di coloro che devo-no farne parte.

Con la convinzione che i Capitola-ri hanno un importantissimo ruolo da svolgere, in tempo di crisi e di situa-zioni precarie, la redazione augura lo-ro, con il sostegno della preghiera, un buon lavoro. Di questo augurio sa di potersi fare interprete dello stesso sen-tire di tutti i nostri gentili lettori.

Da parte sua, la direzione di “Do-menicani” ha inteso preparare gli ani-mi di tutti alla celebrazione del pros-simo Capitolo con alcuni articoli sulle stesse tematiche che impegneranno i nostri confratelli capitolari. Queste te-matiche vanno dalla Vita comunitaria all’impegno della Predicazione, dalle Vocazioni da incrementare, alle attività culturali da sostenere.

In questo fascicolo, trattando della famiglia (p.106) e della difesa della vita che sboccia (p.110) e invitando al ri-lancio della predicazione (p. 92) come nostro impegno ereditato dal carisma, “Domenicani” vorrebbe favorire il cli-ma di serena fraternità necessario per riflessioni oggettive, sinceri scambi di idee e coraggiose scelte e decisioni da prendere, ma “Domenicani” si premu-ra di ricordare che è “la predicazione per la salvezza delle anime” la nostra suprema lex. E questa è certamente a “dettare” nel cuore di tutti noi.

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RILANCIO DELLA PREDICAZIONE

e cammino di iniziazione cristiana

Non sfugge a coloro che, tra noi, sono particolarmente impegnati nel-la predicazione itinerante e sono più sensibili al carisma che ci caratterizza come Frati Predicatori, che non si dà ri-lancio dell’evangelizzazione senza un rinnovamento del cammino dell’inizia-zione cristiana.

Ci rendiamo conto, infatti, ogni volta che affrontiamo il discorso sul “dovere della predicazione”, che, per non rimanere nel teorico, c’è bisogno di una reinvenzione delle procedure e delle tecniche dell’iniziazione della fe-de cristiana, soprattutto degli adulti.

Abbiamo bisogno, in altre parole, di nuovi itinerari di formazione e anche di nuovi modi di espressione per essere ascoltati e intesi.

E questa necessità non preoccupa solo noi, ma, in forme e intensità diffe-renti, è il problema che tocca tutti colo-ro che hanno a cuore il rinnovamento della pastorale.

Non a caso il Concilio Vaticano II, che già ne aveva accusato il bisogno, aveva raccomandato di restaurare il ca-tecumenato, proprio in ordine al rilan-cio dell’evangelizzazione1.

A noi che siamo alla ricerca di vie concrete all’evangelizzazione viene spontaneo, allora, domandarsi: a che punto è oggi, in Italia, il rinnovamento del cammino di iniziazione cristiana?

L’orizzonte della programmazione pastorale, oggi, è così variegato che non è facile, anche ammesso che ogni

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buon tentativo sia valido, trovare il pro-prio ruolo, secondo il proprio carisma.

Come “umili ministri della parola” al seguito del nostro Padre San Dome-nico, dovremmo saper dare delle rispo-ste, nonostante si è convinti di non aver pronta, in tasca, la carta vincente.

Forse l’assillo della predicazione, come connaturale alla nostra voca-zione domenicana, ci dovrebbe por-tare istintivamente ad una soluzione. Sarebbe imperdonabile, del resto, se ognuno di noi, disorientato e pauroso, si ritraesse dal diffondere la Parola o “si sottraesse al compito di annunziare tut-ta la volontà di Dio” (At. 20,27).

Veramente “guai a noi se non evan-gelizzassimo” (I Cor. 9,16), anche a costo di dover imparare da altri come predicare.

Il nostro Ordine, circa 8oo anni fa, veniva accolto nella Chiesa, perché coloro che erano con San Domenico erano riconosciuti “lottatori della fede e veri ministri della Parola”.

Certamente anche oggi l’Ordine continua a godere di una particolare assistenza dello Spirito Santo e anche in questo periodo di svolta della Chiesa è chiamato a dare il suo contributo.

Come avviene in tempi difficili, è proprio il caso di ricordarlo, non solo si richiede l’impiego di tutte le forze, ma si guarda a ciò che è più essenziale.

Gli uffici diocesani e riviste di pasto-rale, tuttavia, traboccano di indicazio-ni a riguardo della predicazione e nel-le nostre riunioni non siamo da meno a fare lunghi elenchi di attenzioni da avere, di tentativi da fare.

C’è chi, tra noi, vede un rinnovamen-to della pastorale, e della predicazione in particolare, nel rinnovare la nostra vita comunitaria domenicana, con un

sano ritorno allo spirito delle origini, e lì vedono il segreto della riuscita2.

Altri, con una visuale più aperta al movimento della Chiesa nel program-mare l’evangelizzazione, pongono l’accento sulla cosiddetta sperimenta-zione finalizzata alla reinvenzione del cammino di iniziazione cristiana. Si parla allora di laboratori di fede o labo-ratori pastorali e questo perché la rein-venzione del cammino di iniziazione cristiana – sia tra i battezzati, sia tra i non battezzati – può essere soltanto il risultato di un processo lento e labo-rioso, fatto di tentativi, ispirati e guida-ti dalla riflessione biblica, teologica e spirituale3.

Partendo dal proposito di voler esse-re concreti e tenendo conto dell’incal-zare del processo di secolarizzazione della società, si fa notare che l’esito di quei tentativi, benché idonei a struttu-rare modelli adeguati di iniziazione, non può essere dato per scontato.

Le difficoltà insorgono, infatti, quan-do si tratta di “passare dal dire al fare”.

Tuttavia si può notare che al di là di ogni personale posizione rimane tra noi viva la convinzione che l’annuncio, la predicazione (anche itinerante) conser-va un ruolo primario e insostituibile4.

Stando ai documenti ufficiali della Chiesa, dal Concilio al Magistero, si possono identificare obiettivi, criteri e strumenti di pastorale che pongono al centro la Parola: annuncio e ascolto della Parola.

Sia di interesse, a tutti coloro che hanno a cuore il rinnovamento della predicazione, la correlazione vitale, funzionale, che esiste tra la predicazio-ne e l’esercizio della pastorale e quella della formazione dei nostri giovani stu-denti5.

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Il rinnovamento pastorale può veni-re soltanto attraverso una graduale ma-turazione degli “operatori–predicatori” in stretta comunione con il superiore provinciale e il promotore della predi-cazione.

Diventa necessario perciò organiz-zare e coordinare le attività: quelle condotte in modo disordinato, perso-nale e “anarchico” non solo compro-mettono l’unità tra noi religiosi ma ri-sultano controproducenti.

Giustamente - si fa notare - ciò che deve emergere nelle iniziative, non è l’improvvisazione o la novità per la novità, ma il frutto di una esperienza solidale.

Guardandoci attorno, a proposito

di esperienza, faccio mia quella che è stata indicata come “la strategia dei piccoli passi”. Una categoria teologica pastorale, questa dei piccoli passi, che, alla luce dei documenti ufficiali, ha coinvolto il complesso della pastorale ordinaria nella sperimentazione.

Questa “strategia” possiamo attri-buirla ai vescovi della Campania che il 15 maggio 2005 scrivevano: “Au-spichiamo una conversione pastorale nella vita delle nostre realtà ecclesiali: non vogliamo offrire modelli risolutivi da sostituire semplicemente ai prece-denti, ma desideriamo indicare nella direzione dei “piccoli passi“ per orien-tarsi nella direzione di una comunità che riscopra la dimensione missionaria e senta di doversi fare carico dell’inizia-zione, senza delegarla alle sole persone

addette ai lavori (parroco, cate-chisti…); “piccoli passi” nella logica della sperimentazione, non già della fede, ma dei me-todi e dei percorsi per trasmet-terla, verificarla continuamente nell’orizzonte del rinnovamen-to pastorale”6.

Può esserci utile quest’invi-to in riferimento a ciò che ci riguarda molto da vicino?

Oltre a tutto, non per il re-cupero di un aspetto del nostro carisma, ma per seguire, con maggiore intensità, l’esempio

AREZZO, Chiesa della Badia. GIORGIO VASARIVocazione di Pietro.

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di San Domenico, dobbiamo riportarci nella nostra predicazione e nella nostra vita domenicana alla centralità dell’Eu-caristia.

San Domenico in adorazione not-turna, dinanzi all’altare, non è un ele-mento di coreografia, ma un esempio da seguire.

Anche la coscienza cattolica della relazione Chiesa-Eucaristia ha avuto un salutare sviluppo. Uguale relazione c’è tra l’Eucaristia e la Predicazione: “L’Eucaristia si pone come fonte e in-sieme come culmine di tutta l’evange-lizzazione”7.

Non casualmente il nostro è un Or-dine eucaristico e non è il recupero di un’immagine che dobbiamo fare, ma il recupero di un mezzo che è anche il fine stesso della nostra predicazione. Anche il Rosario, nota Ordinis (LCO, 129), di sua natura non può che sboc-ciare nell’Eucaristia.

Occorrono, allora, delle iniziative eucaristiche? È, forse, la risposta che più ci compete e che le persone si aspettano da noi!

Raccogliamo le nostre forze intorno all’Eucaristia con un sapiente program-ma. Altro che “piccolo passo”! Questo sarebbe un passo da gigante che, intro-ducendo al cuore stesso della “memo-ria del Cristo”, ci porterà a raggiungere la meta della nostra predicazione: una maggiore accoglienza del vangelo del-la grazia da parte di tutti.

Gesù non ci ha dato Se stesso Eu-caristia come premio, ma come sacra-mento di grazia, cioè come mezzo per raggiungere la nostra salvezza.

Accoglienza del Vangelo è acco-glienza di Cristo. E Cristo si offre a noi, nel sacramento, proprio in quanto im-molato per noi e come immolato conti-nua a redimerci.

San Tommaso ci proporrebbe, anche oggi, di gridare al mondo che l’incon-tro con quel Pane e quel Vino è il riscat-to del passato, il senso del presente, la promessa del futuro; medicina che già ora ci libera dai mali dello spirito e del corpo.

Gesù Cristo, l’amore crocifisso e risorto di Dio, continua a donarsi agli uomini nell’Eucaristia.

Proponendo l’annuncio del “Fate questo in memoria di Me”, non dob-biamo temere di affermare, di fronte al mondo, questa verità elementare, e cioè che chi non è ancora entrato nella logica del “sine dominco non possu-mus” (senza la messa domenicale non possiamo vivere), non ha ancora accol-to e forse neppure ancora compreso il Vangelo.

La “predicazione dottrinale”, anche oggi per noi domenicani, è forse più di-rettamente quella eucaristica.

p. eugenio zabatta op.

1. Cf. CONFERENZA EPISCOPALE ITA-LIANA, Il volto missionario delle Parrocchie in un mondo che cambia. Nota pastorale del 30 maggio 2004, n.1.

2. Cf. “Domenicani” n. 1, 2009, p. 3.3. Cf. Comunicare il Vangelo in un

mondo che cambia. Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il primo decen-nio del 2000 (29 giugno 2001), n. 51).

4. Cf. Il volto missionario…, cit., n. 6.5. Cf. La formazione dei catechisti per

l’iiniziazione cristiana dei fanciulli e dei ra-gazzi, documento dell’Ufficio Catechistico Nazionale (4 giugno 2006).

6. Lettera dei vescovi campani alle co-munità: Iniziare alla vita cristiana nelle no-stre comunità, p. 28 s.).

7. Cf. Il volto missionario…, cit., n. 8.

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AREZZO. Chiesa S. Domenico - Trittico di Giovanni d’Agnolo (1400) part.

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San Domenico, attento ai segni dei tempi, riscoprì la sua missione evan-gelica proprio predicando e stando a contatto con gli eretici e i pagani.

Missione, la sua, che, talmente da lui incarnata e vissuta, caratterizza la sua stessa identità e che possiamo rias-sumere con le sue stesse parole: Egli fu l’umile ministro della predicazione.

Il tratto caratteristico della missione di san Domenico si trova proprio nel “posto” particolare che egli accorda al-la predicazione: posto diverso da quel-lo dato alla predicazione da san Fran-cesco o da sant’Ignazio di Loyola.

S. Domenico, con il suo senso evan-gelico e la sua visione profetica, prote-so al bene delle anime, diventa simile a colui che non vede altre vie per la propagazione e la riforma della Chie-sa, se non quella “regale”, primaria, suggerita, comandata da Cristo stesso: “Andate e predicate…” (Mt. 28,19).

Egli sa, e suggerisce ai suoi compa-gni, di ritornare allo spirito apostolico del “senza bisaccia” e “indossando una sola tunica” (Mt. 10,10) per potere ottenere l’obbedienza al Vangelo.

Infatti, solo quando si libera dal pos-sesso del potere e dominio temporale, la Chiesa comincia ad essere veramen-te evangelica. È questo il principio e l’atteggiamento che debbono guidarci anche oggi.

La Chiesa evangelica, cioè la Chiesa che è animata “dagli stessi sentimenti

SAN DOMENICO, L’EVANGELIZZATORE

“Ordine dei Predicatori” fu detto quello fondato da

san Domenico di Guzman perché il carisma che ha

ereditato da lui fu la “predicazione per

la salvezza delle anime”. pred

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che furono in Cristo Gesù” (Rom. 15,5; Fil. 2,5) e in piena unione al Suo Fon-datore, non ha altra forza se non il po-tere dello Spirito Santo e della Parola; e non ha altro “assillo (II Cor, 11,29) se non quello del servizio umile all’intera Umanità.

Come già san Paolo, in conformità al Vangelo e con vero spirito ecclesiale, anche san Domenico si sente sospinto (Rom 8,39) dall’annuncio del Vangelo e “… diffondendo con verità la Parola mia, nel mondo pareva un apostolo” (Dialogo, c. 158).

La predicazione di san Domenico, accompagnata dalla santità della sua vita, trova un varco in mezzo all’eresia per dissiparla e nella lotta ha la meglio. Non mancano i miracoli a confermare la verità della sua dottrina.

Il suo amore verso le anime è un fuoco divorante e la sua parola è dot-trina che illumina. In quelle regioni, infatti, ottenebrate dall’errore, solo con una luce interiore dello Spirito Santo si può ottenere la conversione e la rifor-ma dei costumi.

Riportato così alla Parola di Dio, la Sacra Scrittura, la parola di san Dome-nico gode della forza dello Spirito San-to e della forza della stessa Parola.

E come il Verbo di Dio, la Parola, è venuta a noi – si riveste di carne - attra-verso la Madonna, così anche la predi-cazione di san Domenico si “riveste” di una caratteristica tutta mariana: il santo Rosario, la cui prima diffusione è a lui attribuita da sempre.

Ma quello di san Domenico non è un orizzonte limitato, anche se la sua azione è più intensa là “dove le resi-stenze eran più grosse” (Par. XII,102)). Assetato com’è della salvezza di tutte le anime egli pensa non solo agli ereti-ci, ma anche a quei popoli lontani che ancora non conoscono la Parola di sal-vezza: i Cumani.

Ha una destinazione universale la predicazione di san Domenico e la sua missione sarà “compiuta” quando rag-giungerà “i confini della terra”: a que-sti, infatti, è stato inviato il Vangelo che egli annuncia.

Dal suo anelito universale per le ani-

FANJEAUX. Casa di S. Domenico.

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me, che porta san Domenico a predica-re di giorno e a “vegliare” e a flagellarsi di notte, che amiamo pensare sia stato “generato” l’Ordine da lui fondato.

Con i suoi frati, san Domenico – no-nostante la sua breve vita terrena – po-trà continuare nei secoli la missione di predicatore, di evangelizzatore, e spin-gersi – come aveva desiderato – oltre ai ristretti confini della cristianità ufficiale o della Chiesa istituzionale.

Certamente non dimentica i creden-ti già costituiti in Comunità – e questa si alimenta solo accompagnata dall’an-nuncio -, ma san Domenico si volge ai lontani. A questi soprattutto invia i suoi frati. Leggiamo nelle attuali Costituzio-ni dell’Ordine: “… sappiano i frati che sono inviati a tutti gli uomini, di ogni categoria e nazionalità, credenti e non credenti, e specialmente ai poveri, af-finché volgano il loro animo a evange-lizzare e a impiantare la Chiesa fra le genti, e a illuminare e confermare nella fede il popolo cristiano” (LCO, 98).

“I destinatari preferiti della sua evangelizzazione sono quelli che si incontrano al di fuori della Chiesa isti-tuzionale: gli eretici e i pagani. La sua predicazione e quella che desidera per il suo Ordine è una predicazione di frontiera, che rompe i confini geografi-ci e teologici nei quali, con frequenza

la Chiesa istituzionale vuole rinchiude-re il Regno. E il Regno è più al di là della stessa Chiesa, anche se questa è chiamata a essere segno e sacramento del Regno” (IDI, maggio 2009, n. 472, p. 124).

Quanto stiamo dicendo di san Do-menico non coincide, forse, chiara-mente con quanto la Chiesa oggi cerca di fare? La Chiesa percepisce che oggi è il tempo in cui le persone – credenti e non credenti – esigono dal Vangelo un annuncio chiaro di sicura salvezza e di liberazione. Salvezza delle anime per il Regno eterno, ma subito anche la liberazione dalle “vanità”, gli idoli, che opprimono e angosciano la società umana.

Questa “missione della predicazio-ne” è “la gloria di Domenico, il profeta che seppe collocarsi nella prospettiva del Vangelo per fare Chiesa ed essere luce e fermento in mezzo ai popoli.

Per l’Ordine dei Predicatori non è gloria, né motivo di uno sterile trion-falismo che porta solo a vivere guar-dando al passato, nutrendosi di risultati altrui e di vanagloria. Semplicemente, questa missione, per il frate predicato-re, è compito, impegno e responsabi-lità davanti al Vangelo, al mondo e al proprio carisma” (Ivi).

p. eugenio zabatta op.

L’impegno per lo studio, il servizio alla verità e la dedizione alla predicazio-ne sono caratteristiche che distinguono i domenicani e sono allo stesso tempo elementi decisivi per favorire la comunione nella diversità.

Infatti la verità è una forza che non conosce frontiere né ostacoli insormon-tabili quando la si serve umilmente e lealmente.

Allo stesso tempo, la predicazione del Vangelo conduce in tutti gli angoli del mondo (cf. Mc 16, 15) per annunciare Cristo, il quale “vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità (1 Tim 2, 4).

(Dal messaggio del Segretario di Stato di Sua Santità, S. E. Cardinal Tarcisio Bertone SDB, al Maestro dell’Ordine (10 luglio 2007).

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Annuario Pontificio – Dati statistici riferiti al 2007.

LA VITA CLERICALE E MONASTICA

nella chiesa cattolica: i numeri e le prospettive

Sacerdoti e candidati al sacerdo-zio nella Chiesa:

Il 28 febbraio 2009 è stato presen-tato al Papa, Benedetto XVI, l’Annua-rio Pontificio 2009. L’abbiamo sfoglia-to per fare alcune considerazioni con voi, riportando alcuni dati statistici in particolare. Questi sono sufficienti per rendersi conto della vita e della presen-za della Chiesa Cattolica nel mondo at-tuale.

Il problema più sentito da parte del-la Chiesa – pensiamo poter dire – ri-guarda i sacerdoti e i candidati al sa-cerdozio. La crescita dei sacerdoti non solo è minima globalmente (dal 2000

Annuario Pontificio. Dati statistici riferiti al 2007.

La Chiesa Cattolica è formata da: 2936 circoscrizioni – battezzati 17,3% della popolazione mondiale.

anno cattolici vescovi A. sacerdoti

2006 1miliardo131milioni 4.898 2000 405.1782007 1miliardo147milioni 4.946 (+1%) 2007 415.919

Il numero dei battezzati cattolici cresce in africa + 27,6%parità con la popolazione mondiale + 1,1% asia + 21,2%che corrisponde in cifre a 16 milioni. europa – 6,8%(il computo va dal 2006 al 2007). oceania – 5,5%

al 2007 è stata di 3.346), ma riguarda solo l’Africa (27,6%) e l’Asia (21,2%) perché si è avuto un calo sia in Europa (- 6,8%) sia in America (-5,5%). A que-sto calo si aggiunga, in questi due Con-tinenti, l’invecchiamento del clero.

Il fatto che anche il numero dei candidati al sacerdozio decresca ogni anno in Europa (- 2,1%) e in Ameri-ca (-1%) è segno di una tendenza che difficilmente cambierà di segno in un prossimo futuro, anche a motivo delle famiglie con pochi figli e il crescente secolarismo nel mondo moderno.

Ma passiamo alla lettura di alcuni numeri veramente significativi.

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Annuario Pontificio. Dati statistici riferiti al 2007.

anno candidati al sacerdozio diaconi permanenti

2006 115.480 34.5202007 115.919 (+ 0,4) 35.942 africa e asia in aumento africa e asia + 4,1% europa – 2,1% americhe – 1,1% europa e america + 4%

La vita monastica femminile:occupa un posto di particolare rilievo, per il bene e la fecondità di tutta l’ope-ra che la Chiesa svolge nel mondo.

Il Papa Benedetto XVI ricevendo il 20 novembre 2008 i membri della Ple-naria della Congregazione per gli Isti-tuti di Vita Consacrata, ormai a cento anni di vita, ha ricordato che lo scopo essenziale della vita monastica è “cer-care Dio” e “non anteporre niente a Cristo”. “In virtù del primato assoluto riservato a Cristo – ha detto tra l’altro il Papa – i monasteri sono chiamati ad essere luoghi in cui si fa spazio alla ce-

lebrazione della gloria di Dio, si adora e si canta la misteriosa ma reale pre-senza divina nel mondo…“.

E più avanti afferma: “Possano i mo-nasteri essere sempre più oasi di vita ascetica, dove si avverte il fascino del-l’unione sponsale con Cristo e dove la scelta dell’assoluto di Dio è avvolta da un costante clima di silenzio e di con-templazione”.

È facile che si allarghi in più zone la necessità di affidare alle religiose e ai laici, uomini e donne, anche compiti pastorali più urgenti: l’annunzio della Parola e la formazione cristiana dei ra-gazzi e dei giovani. >>>

Annuario CISM 2008

nel mondo vivono circa 50.000 monache in clausura.

Italia ordine monasteri monache presenze in comunità %

Monache 6950 Clarisse 130 1631 12,5 Benedettine 104 1550 14,9Novizie 268 Carmelitane des. 61 813 13,3 Visitandine 32 453 14,1Postulanti 179 Cappuccine 30 351 11,7 Domenicane 29 305 10,5

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Le cifre riportate non sono, sempli-cemente, il segno che nei seminari il numero dei giovani aspiranti al sacer-dozio è esiguo e che il clero è in pro-gressivo invecchiamento!

Le cifre che abbiamo colto dall’An-nuario statistico pontificio, che abbia-mo riportato nelle pagine precedenti esprimono, sì, una realtà di fatto, ma ci danno anche un messaggio da cogliere e da trasmettere. Messaggio prezioso che sprona a “muoverci” e ad alimen-tare la speranza di una ripresa.

Il messaggio si rivolge a tutti. Anche se con responsabilità differenti, tutti, in-fatti, siamo interpellati da Cristo a pre-gare il Padre della messe perché mandi operai nella sua messe (Mt. 9,37).

E tutti abbiamo bisogno del ministe-ro sacerdotale che è stato ordinato da Cristo stesso, che lo comunica, al bene e alla salvezza delle nostre anime.

Ma il messaggio, quelle cifre, lo “in-viano” soprattutto, a parer nostro, pro-prio a coloro che hanno già ricevuto il dono del sacerdozio e hanno saputo, a suo tempo, fare la loro scelta e dare generosamente la loro risposta consa-crando se stessi e la loro opera a Cri-sto.

Per un sacerdote – operaio del-

Per l’autonomia giuridica di cui go-dono i monasteri è motivo di speranza, per la vita degli stessi monasteri, il fatto che le giovani che chiedono di entrar-vi sono oggi di buon livello culturale e professionale. Segno positivo è pu-re l’accoglienza che alcune comunità

claustrali fanno a coloro che desidera-no vivere qualche giorno, in più inten-sa preghiera e meditazione, condivi-dendo liturgia e vita. Anche per questa accoglienza sono necessarie Comunità preparate ad offrire il clima di silenzio e preghiera. • • •

IL MESSAGGIO DI QUESTE CIFRE

la messe – parlare di “vocazione”, ha questo altissimo senso: egli lo fa con la speranza che il dono da lui ricevu-to dal Signore possa ancora rinnovarsi nel cuore di tanti giovani delle nostre Comunità e porti le famiglie soprattut-to, ma anche tutti noi, a circondare di stima questa speciale vocazione così da accompagnare, con il sostegno del-la preghiera e dell’incoraggiamento, quanti ancora oggi avvertono la voce della chiamata del Signore. >>

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Oltre al ruolo indispensabile della famiglia, che aiuta con premurosa at-tenzione a respirare un clima di fede e insegna a comportarsi da cristiano, decisivo è l’incontro che un giovane “chiamato” fa con preti “significativi” ed entusiasti della propria vita. Sono questi incontri che aiutano realmente a prendere la decisione, a pronunciare il “sì, eccomi”.

Nei sacerdoti, gli aspiranti al sacer-dozio, vogliono “vedere” innanzitutto la fedeltà alla preghiera, intensa e pro-lungata, che fa ritrovare un clima per-manente di riconferma della propria fede e appartenenza a Cristo.

Vogliono “vedere” poi, nei sacerdo-ti, piena disponibilità all’incontro con le persone; la priorità all’ascolto di esse, ma più ancora, come obiettivo di fon-do e respiro di vita, vogliono “vedere” in loro il vivo anelito di annuncio del Vangelo. È questo, infatti, il più grande atto d’amore che i sacerdoti devono sa-per offrire al Signore e ai tanti fratelli e sorelle che Egli fa loro incontrare ogni giorno.

In altre parole, tocca a noi sacerdoti per primi a credere che con il sacerdo-zio abbiamo ricevuto il dono più gran-de che potevamo desiderare.

Potremo “far sapere” che siamo con-tenti del dono ricevuto – e la gioia ne rileva la preziosità – se sentiamo forte il dovere di rilanciare la proposta vo-cazionale a giovani buoni e impegnati che, grazie a Dio, sono pur sempre pre-senti nelle nostre Comunità.

Tutto questo, prima di incontri, stu-di, dibattiti, iniziative varie che pure hanno la loro parte nell’importante im-pegno vocazionale.

(a cura di p. eugenio zabatta op).

VOCAZIONI NELL’ORDINE

Spigolando negli Atti del Capitolo Generale di Bogotà (2007)

58) … consideriamo che, nell’Or-dine domenicano, un quinto dei frati è attualmente nel periodo di forma-zione iniziale.

110) È un momento di speranza nella vita dell’Ordine. (…). Abbia-mo la grazia di avere vocazioni nella maggior parte delle entità dell’Ordi-ne. Dobbiamo cogliere con coraggio questa occasione.

113) Formazione. L’Ordine sta ri-cevendo la benedizione di numerose vocazioni in molte Province.

Dove ci sono molti frati in forma-zione, spesso è difficile offrire loro una formazione domenicana ade-guata. Dobbiamo rispondere a que-sta necessità.

131a) Le decisioni da prendere oggi e la strategia da mettere in cam-po nel prossimo futuro dovranno tenere conto della diminuzione, so-prattutto in Europa, delle vocazioni sacerdotali e religiose e degli studen-ti di teologia.

171) La vita comunitaria è il risul-tato di un processo costante e di un lungo apprendistato, per rispondere adeguatamente alla vocazione a vi-vere in comunità alla quale il Signore ci ha chiamato.

Dobbiamo continuamente impa-rare a “costruire comunità”.

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C’è voluto il restauro dell’ex com-plesso conventuale di san Domenico di Foiano della Chiana per ricordare agli stessi foianesi, ma anche ai frati dome-nicani, la singolare storia della stessa Chiesa monumentale e del Convento da dove per oltre tre secoli i frati dome-nicani hanno guidato e fortemente sor-retto, caratterizzandola con una decisa componente culturale e politica, la vita di tutta la vasta zona della valdichiana aretina e senese.

Venuti i primi frati alla fine del tre-cento dal Convento di Cortona sul promontorio lacustre con lo scopo ed il compito di tenere aperto un ospizio o ospedale, la loro presenza fu subito così forte ed incisiva da esigere la fon-dazione di un vero e proprio Convento con annessa Chiesa.

Venuta presto a far parte del terri-torio fiorentino, Foiano divenne sede importante e politicamente strategica proprio come ultimo baluardo della

stessa Firenze, che vide passare da lì, ultima fortezza, baluardo e dogana, intensi movimenti commerciali e cul-turali.

Foiano divenne così, di fatto, la sede privilegiata che dette modo all’Ordine domenicano di sviluppare una fioritura impensabile. Moltissimi sono i religiosi domenicani di origine foianese. A scor-rere l’elenco dei frati del Convento di S. Tommaso – così si chiamava il Con-vento, mentre la Chiesa era intitolata a S. Domenico – ci si stupisce per il gran numero di noti predicatori, teologi, letterati, artisti… e anche santi dati da Foiano all’Ordine domenicano. Notis-simo quel beato, “Benedetto da Foia-no”, discepolo fedele del Savonarola e finito nel carcere di Castel Sant’Angelo a Roma.

Il convento di S. Tommaso di Foia-no, tra l’altro, a conferma della fama e della considerazione acquisita di fronte all’intero Ordine domenicano, vanta la

Restauri al complesso domenicanodi Foiano della Chiana (ar).

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celebrazione ivi tenuta di alcuni capi-toli provinciali della Provincia Romana e addirittura di un memorabile capitolo generale nel 1604. In questa occasione furono oltre duecento i frati capitolari ospitati per più giorni nel Convento e nella stessa Foiano!

Tutto questo e molto altro ancora si è venuto a sapere in occasione delle iniziative che hanno voluto celebrare la conclusione di importantissimi ed imponenti restauri del complesso della Chiesa di S. Tommaso, della Cappella di S. Caterina e dello splendido organo a canne del “500. Sono stati il gran-de zelo e la passione del parroco della Collegiata di Foiano, Don Luigi Men-ci, di appassionati e generosi esperti, studiosi, amici di Foiano e delle stesse istituzioni pubbliche a intraprendere e portare magnificamente a termine la serie di lavori e di interventi.

Le solenni celebrazioni, che si sono tenute tra aprile e maggio, hanno avuto i loro momenti centrali in alcune gior-nate riservate a specifici programmi. Di particolare rilievo il primo momento, quello dell’inaugurazione dell’anti-co organo con un concerto molto ap-prezzato. Ha fatto seguito, dal 3 al 10 maggio, una serie di appuntamenti tra i quali da segnalare: La serata dedica-ta alla presentazione e spiegazione dei

lavori eseguiti, con ampi e interessanti interventi dell’ingegnere foianese Car-lo Romboli, delle restauratrici e dei re-stauratori delle varie opere pittoriche e ornamentali.

L’appuntamento con gli autori della voluminosa pubblicazione frutto di ap-profonditi studi sulla storia dei dome-nicani a Foiano (dott. A Palesati e dott. N. Lepri: “Limen cittadino e presenza domenicana a Foiano. Vicende storico-artistiche del complesso conventuale di S. Tommaso”, volume di 349 pagi-ne, editrice Rossi di Sinalunga (maggio 2009).

Di particolare rilievo e significato la “giornata domenicana” dell’8 maggio, che si è vissuta con la solenne celebra-zione della sera. La Liturgia, assistita per la parte musicale dai cori di S. Ma-ria del Sasso di Bibbiena e di S. Dome-nico di Arezzo diretti dal P. Giuseppe Serrotti, era presieduta dal P. Alberto Viganò, venuto da Perugia, e concele-brata dall’ex-provinciale P. Giovanni Monti, dal P. Giovanni Serrotti e dal P. Giovanni Palma, domenicani venuti rispettivamente da Firenze, da Arezzo e da Montepulciano. Erano presenti, insieme ad una folla di fedeli, anche diversi laici domenicani convenuti da varie località.

P. Giovanni Serrotti op.

Foiano della Chiana è situato sul punto più elevato della catena di colline tra la Chiana e il torrente Esse, 318 metri sopra il livello del mare, conta 8.051 abitanti. Il paese ha un nucleo storico a struttura ovoidale, dove predominano le calde tonalità del cotto.

Foiano della Chiana è un comune in provincia di Arezzo. Il territorio tende di fatto ad assumere una conformazione a bassa collina, dove la popolazione risulta concentrata nella maggiore delle sue frazioni di Pozzo della Chiana. Percorrendo corso Vittorio Emanuele ammiriamo la chiesa di S. Domenico e S. Michele arcangelo.

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San Paolo con Aquila e Priscilla. - Icona di Fabio N

ones (Trento).

Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dal-l’Italia con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava (At. 18, 1-3).

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La pastorale familiare domenicana in Sardegna

I ConIugI, PrImI CollaboratorI nell’evangelIzzazIone

“Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie-rà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi.”1

Gesù invia i suoi discepoli nelle “ca-se”. Non li invia verso le pareti delle case ma verso coloro che le abitano: le famiglie. Sono, nella maggior parte dei casi, marito e moglie che accolgono gli apostoli, che decidono se la loro casa è “degna” della visita degli apostoli e se la pace apostolica possa “scendere sopra di essa”. Così la coppia-famiglia si rivela la prima destinataria della mis-sione apostolica.

Anche san Paolo entra nella casa delle famiglie e si ferma presso di loro: “Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall’Italia con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende.”2.

Non solo abita e lavora con loro! I

due coniugi diventano anche suoi col-laboratori nella predicazione: “Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s’imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscil-la e Aquila”3.

I coniugi non solo accolgono e ac-compagnano l’apostolo: “Apollo in-tanto cominciò a parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio”4.

I coniugi istruiscono il predicatore, il ministro, lo introducono più profonda-mente nella “via di Dio”. Sono compe-tenti annunciatori della Parola e la loro casa diventa realmente piccola Chiesa: “Le comunità dell’Asia vi salutano. Vi salutano molto nel Signore Aquila e Prisca, con la comunità che si raduna nella loro casa”5.

Il loro amore per Cristo e la sua Chiesa non ha più limiti.

Sono al loro servizio anche a costo della loro vita: “Salutate Prisca e Aqui-la, miei collaboratori in Cristo Gesù; per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa, e ad essi non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese dei Gen-tili; salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa”6. >>>

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San Domenico si muove in questa stessa linea apostolica e aveva molta familiarità con le famiglie come testi-monia Guglielmina, la moglie di Elia Martino, affermando «d’aver mangiato più di 200 volte alla stessa mensa con lui»7 ospitando Domenico in casa lo-ro. Ma come Aquila e Priscilla, alcune famiglie non si accontentano di offrire solo accoglienza a Domenico.

Volevano essere partecipi della San-ta Predicazione: “Certuni non si accon-tentarono di offrire case, terreni o parte delle proprie rendite fondiarie, donaro-no se stessi al monastero, talvolta con le loro famiglie, e tutti i loro beni; così fecero Bernardo Catholica di Barsa e i suoi figli; ed anche Arnaldo Marty, con la moglie e il figlio”8.

La donazione era un atto ufficiale molto simile a quanto oggi promet-tono i laici domenicani, forse un po’ più radicale: “Io, Bernardo Catholica di Barsa, animato dall’amore di Dio e della Beata Maria, di buon cuor e in tutta libertà, e per la redenzione della mia anima, mi dono, me stesso e i miei figli Pietro e Bernardo, a Santa Maria di Prouille e alla sua abbazia, e a voi, si-gnor Domenico, canonico di Osma”9 .

Grazie alla fondazione del “Cen-tro di Preparazione alla Famiglia” e il “Consultorio d’ispirazione cristiana”10

da parte di P. Serafino Taddei op nel nostro convento Sant’Agostino a Sas-sari, ormai 42 anni fa, la nostra attivi-tà pastorale in Sardegna può inserirsi con grande facilità e qualità in questa collaborazione evangelica, apostolica e domenicana con i coniugi e le fami-glie, cara, fin dalle loro origini, sia alla Chiesa sia al nostro Ordine.

La nostra Provincia domenicana, perciò, ha stipulato una convenzione con il “Centro Famiglia di Sassari” che

garantisce al medesimo sia la presenza nelle strutture del ex convento sia l’as-sistenza di un frate domenicano.

Nel nostro Centro a Sassari circa una decina di coppie, specializzate in pa-storale familiare, prepara da ottobre a maggio giovani coppie al matrimonio, comunicando a loro preziosa sapienza cristiana ed umana per la costruzione delle loro famiglie. Varie iniziative, gruppo giovani famiglie, cineforum, incontri di formazione, approfondi-menti pedagogici, seminari, convegni contribuiscono a diffondere la cultura dell’amore familiare nella città e nel-la diocesi. Un gruppo di consulenti volontari, formati in un corso trienna-le, con l’equipe di esperti, segue nel consultorio le coppie in crisi facendo scoprire a tanti sposi ormai da decenni che la vita coniugale può essere appre-sa e sviluppata, se i due coniugi lo vo-gliono. Tante coppie hanno lasciato il nostro consultorio riconciliate e capaci di costruire il proprio rapporto in modo fruttuoso.

Attualmente seguiamo la fondazio-ne di un centro famiglia, con consul-torio, in una scuola materna di Porto Torres. Offriamo sempre di più corsi di pedagogia coniugale e genitoriale alle scuole che soffrono in modo particola-re della qualità carente della relazione tra i coniugi e nelle famiglie.

Collaboriamo anche con i respon-sabili regionali dell’Associazione Fami-glie numerose e del settore famiglia del Movimento dello Spirito.

Il lavoro al servizio delle famiglie si rivela sempre più trasversale sia con le istituzioni laiche, Comune e scuole, sia con la Chiesa locale, diocesi, parroc-chie, movimenti. Essendo la nostra di-rettrice del Consultorio, Prof. Angiolina Motroni, presidente della federazione

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sarda dei consultori, contribuiamo an-che a livello regionale alla formazione dei consulenti attraverso l’organizza-zione di convegni e corsi.

A Cagliari, su suggerimento del-l’Avv. Rosalia Pacifico, il nostro Capi-tolo conventuale ha istituito nei locali del convento di San Domenico il Cen-tro culturale per il Matrimonio e la Fa-miglia “Oltre la Porta”. Il gruppo orga-nizzativo è composto da 4 coppie, due laiche, due donne consacrate e due frati del convento di san Domenico. Il Centro s’impegna a diffondere una cul-tura nuziale e familiare all’interno del-la Città e della diocesi organizzando incontri mensili, corsi di pastorale co-niugale e familiari, convegni, seminari nelle scuole ecc.. Collaboriamo con la scuola materna delle nostre suore do-menicane a Cagliari e con una scuola privata di studi superiori a Siena.

La teologia e la pastorale matrimo-

niale e familiare si è sviluppata in Ita-lia in modo particolare negli ultimi 20 anni. Potervi dare un nostro contribu-to, sulla scia del “Punto Famiglia” dei frati domenicani di Torino, potrà mag-giormente qualificare la nostra azione pastorale sull’isola e sul “continente”. Se qualche frate, suora o laico/a fosse interessato a conoscere meglio questo aspetto della vita della Chiesa è ben-venuto/a nel nostro convento ormai at-trezzato di una spaziosa foresteria per un periodo di tirocinio.

La collaborazione con i coniugi e le famiglie tende alla realizzazione di quanto il Catechismo della Chiesa Cat-tolica esprime in modo nuovo e sor-prendente: “Due Sacramenti, l’Ordine e il Matrimonio, conferiscono una gra-zia speciale per una missione partico-

lare nella Chiesa a servizio dell’edifica-zione del popolo di Dio. Essi contribui-scono in particolare alla comunione ecclesiale e alla salvezza degli altri”11.

Quanto vale per la Chiesa in gene-rale può valere in modo particolare per il nostro Ordine, per la nostra Provin-cia. Quanto più entriamo in sintonia con le famiglie tanto più ci radichiamo nel territorio e possiamo insieme a lo-ro annunciare il Risorto proprio lì dove nasce e si sviluppa la persona umana: nella coppia-famiglia.

Fr. Christian-M. Steiner op

1. MATTEO 10, 12-14.2. ATTI 18, 1-3.3. ATTI 18, 18.4. ATTI 18, 26.5. I COR 16, 19.6. ROMANI 16, 3-5.7. PROCESSO DI CANONIZZAZIONE DI SAN DOMENICO, Atti dei testimoni del Langue-doc, 15.8. ROQUEBERT MICHEL, San Domenico, Cinisello Balsamo 2005, 175.9. Ivi, 176.10. Vedi www.cpfconsultoriosassari.it11. CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA COMPENDIO, 321; cfr CCC 1533-1535.

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Un tempo i “conquistatori europei” ritenevano i negri indigeni dell’America “esseri inferiori perché privi di un’ani-ma umana” e li asservivano e distrugge-vano. In certo modo, ritengono e fanno oggi la stessa cosa coloro che, dentro o fuori il grembo materno, manipolano i concepiti umani, come se fossero esseri senz’anima, cioè non-umani e non-per-sone fin dal loro concepimento.

Ugualmente come un tempo si è sostenuta l’esistenza di una “razza superiore” a vantaggio della quale si sono sacrificate le altre razze, ritenute inferiori, così oggi disinvoltamente, con la “pretesa” di eugenetica e di aborto terapeutico, ci si muove sulla razzista contrapposizione tra «fit», (gli «adatti, i forti), e «unfit», gli «inadatti, i deboli». I primi sono privilegiati e possono vivere, gli altri vengono distrutti.

L’attualità del problema della piaga dell’aborto e l’urgenza di una necessa-ria soluzione risulta, fra l’altro, dal nu-mero crescente dei bambini destinati all’aborto.

A questa scelta di morte opponiamo la nostra scelta di fede nell’universa-le ed esclusiva mediazione di Cristo e proponiamo come soluzione di base la preghiera, del Rosario in particolare.

Un’iniziativa di preghiera a favore dei bambini abortiti guidata da un padre domenicano. Riferiamo le ragioni teologiche di questa iniziativa che parte dalla riflessione sull’Immacolato Concepimento della Madonna e sul Sacro Cuore di Cristo.

UN ROSARIOPER I CONDANNATI ALL’ABORTO

presupposti di fede per un’iniziativa da allargare

Molteplici e di primaria importan-za, sono le ragioni dell’“impegno” di recitare insieme il Rosario, ogni sabato del mese di giugno, nel piazzale del-la Circumvesuviana di Madonna del-l’Arco (NA). L’impegno è stato preso da un gruppo interdiocesano di laici, il ”Gruppo del sabato sera” che, alle 18.00, tiene all’aperto, in questo piaz-zale, i suoi incontri su: “Parola di Dio e parole di uomini”. Al Rosario seguo-no, a più riprese, invocazioni al Sacro Cuore, in questo mese a Lui dedicato. La preghiera mariana è guidata da un sacerdote domenicano.

Ecco alcuni dei motivi di fondo che sostengono e stimolano questa iniziati-va comune di preghiera:

Il grande amore di Dio, per tutti noi, si manifesta nel Figlio.

«In Cristo, Dio ha assunto davve-ro un “cuore di carne”… un cuore umano, capace di tutte le vibrazioni dell’affetto»1. Pertanto con la recita del rosario, ha spiegato il coordinatore tec-nico del “Gruppo”, Fabio Fiorito, siamo introdotti nella stessa psicologia umana e divina del Sacro Cuore di Gesù, dal

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Un’iniziativa di preghiera a favore dei bambini abortiti guidata da un padre domenicano. Riferiamo le ragioni teologiche di questa iniziativa che parte dalla riflessione sull’Immacolato Concepimento della Madonna e sul Sacro Cuore di Cristo.

UN ROSARIOPER I CONDANNATI ALL’ABORTO

presupposti di fede per un’iniziativa da allargare

cui costato sono scaturiti la Chiesa, i sacramenti e ogni altra grazia.

Riflettendo insieme sui vari aspet-ti biblici, contemplati con Maria nei misteri del Rosario, ci interroghiamo e pensiamo alle vibrazioni di amore del Cuore di Gesù, vero uomo e vero Dio, per tutti i peccatori, privi della vita di grazia e in particolare per i bambini, inclusi quelli ai quali è stato impedito di nascere2. Questi ultimi sono priva-ti della vita fisica perché abortiti e di quella spirituale, di grazia, perchè sen-za battesimo.

A motivo dell’Incarnazione, Dio di-mostra di non stare “fuori, alla porta”: concepito nel grembo verginale di Ma-ria, Egli ha unito in Sé, nella Sua Per-sona, la nostra natura umana alla Sua natura divina. Concepito da donna Egli è venuto “ad abitare in mezzo a noi”.

Con il Rosario, meditandone i mi-steri, “entriamo nella dinamica psico-logica che è propria dell’amore”3.

Il valore della persona umana.

L’esecuzione abortiva, la condanna a morte, cioè, di un innocente e per giun-ta di un proprio figlio, ancora annidato

nel grembo materno, è, ad ogni livello umano e divino, un crimine senza pari. A causa di molteplici circostanze non solo economiche e demografiche, ma soprattutto politiche e pseudo culturali, il grembo della madre, oggi, è il posto meno sicuro per un essere umano, in-difeso e non autosufficiente.

Abbiamo il dovere di riaffermare e difendere il valore della persona e quindi di ogni singolo essere umano, anche se è ancora in crescita nel grem-bo materno.

San Tommaso d’Aquino faceva no-tare che: «concepimento e nascita ven-gono attribuiti a una persona, o ipostasi, secondo la natura nella quale l’ipostasi (persona) viene concepita e nasce», e per questo “è chiaro che può dirsi con verità che Dio è stato concepito ed è nato dalla Vergine” “che deve chiamarsi vera Madre di Dio”. Infatti “proprio per questo una donna è chiamata madre di una persona, perché l’l’ha concepi-ta e data alla Luce”4. Cita poi S. Cirillo che già aveva scritto: “L’anima dell’uo-mo nasce insieme col proprio corpo, e insieme formano una cosa sola; se qualcuno volesse dire che la madre del corpo non è la madre dell’anima, il suo sarebbe un parlare inutile”.

Da tutto questo possiamo intuire la perfezione dell’essere che ritroviamo nella persona umana, per la quale Cri-sto non ha dubitato di offrire Se stesso in riscatto di tutti noi.

Ma San Tommaso d’Aquino faceva notare anche che con l’Incarnazione divina del Figlio di Dio, si salvano so-lo coloro che vi aderiscono attraverso la fede e i sacramenti della fede, «per fidem et fidei sacramenta»5. E dunque, se ogni salvezza è legata a Cristo, uni-co e universale Salvatore, come rego-larsi nel caso dei bambini (sia nati che

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nascituri o allo stato di «feti viventi») nei quali l’esercizio personale del libe-ro arbitrio risulta ancora impossibile e non hanno ricevuto il battesimo?

L’istruzione della Chiesa sulla ne-cessità del battesimo.

Partendo dalle riflessioni che fi-no ad ora abbiamo fatto e dissipando ogni eventuale dubbio, la Sacra Con-gregazione per la Dottrina della Fe-de, il giorno 8 settembre 2008, con la Istruzione“Dignitas Personae” (n. 1), ci ha detto che «Ad ogni essere umano, dal concepimento alla morte, va rico-nosciuta la dignità di persona»; inoltre in data 20 ottobre 1980, la stessa Sacra Congregazione, ci aveva dato la Istru-zione sul Battesimo dei bambini. Tale “Istruzione”, a determinate condizio-ni stabilite dalla Chiesa, è valida anche per i feti abortivi. E questo in conformi-tà al “Diritto Canonico” che dice: “ca-pace di ricevere il battesimo, è ogni uo-mo non ancora battezzato”6 compresi “i feti abortivi, se vivono” (n. 871); e ancora: “in pericolo di morte” il batte-simo è amministrato lecitamente, an-che contro la volontà dei genitori, cat-tolici o non cattolici7.

Dio amante della vita, non dimen-tica il frutto delle “viscere materne” neppure quando queste stesse viscere umane dovessero dimenticare il pro-prio frutto8.

Come dal mistero del Verbo incar-nato riceve luce il mistero dell’uomo9, così, in certo modo, dal saluto di Ma-ria a S. Elisabetta, può ricevere “luce” l’eventuale amministrazione, in grem-bo, del battesimo ai bambini nascituri e che sono in pericolo. Leggiamo, infatti,

che fu fisicamente e subito avvertita dal piccolo Giovanni, ancora nel grembo di Elisabetta, sua madre, la “voce” del saluto di Maria10.

Stando alla Bibbia che ci riporta questo evento e riferendoci alle indica-zioni della scienza moderna, possono essere fisicamente avvertite dal bambi-no, vivente ancora nel grembo mater-no, la “voce” della formula battesimale: «Io ti battezzo», e il contatto concreto dell’acqua, necessaria materia battesi-male, che verrebbe versata, per il figlio battezzando, sulla fronte della madre gestante.

Dio che ha naturalmente predispo-sta la madre in funzione del figlio, che è gestito nel suo grembo a guisa di pri-gioniero e “paralitico” (Mc 2,5), per il necessario mandato di battezzare da-to da Gesù, perché non tener conto di questa mediazione materna per quanto riguarda la vita dell’anima del figlio?

Gesù stesso agli inizi del 1674, ap-parendo a santa Margherita Maria Ala-coque mostrò il suo Cuore «circondato da una corona di spine e sormontato da una croce» proprio per far com-prendere «che, dai primi istanti della sua Incarnazione e, cioè, dal momento in cui il Sacro Cuore era stato forma-to nel grembo di Maria, la croce vi era stata piantata e dal primo istante era stato pieno d’ogni amarezza»11.

Gesù avrebbe cominciato, quindi, a soffrire come Salvatore universale, già da quando era nel grembo materno, pri-ma ancora di nascere. Perché, non po-trebbe Egli applicare, mediante la Chie-sa, i suoi meriti salvifici anche a coloro che, ancora nel grembo materno, hanno la “necessità”12 di essere salvati?

Nella bolla dogmatica Ineffabilis Deus di Pio IX, è scritto che la beata

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Vergine Maria fu concepita immacola-ta proprio nel grembo materno, per i “meriti di Gesù Cristo Salvatore del ge-nere umano”.

Ma a questo stesso “genere umano”, per diritto di natura, fin dal loro con-cepimento (benché nel peccato d’origi-ne), appartengono pure i non-nati che vengono destinati all’aborto; anch’essi, fin dal loro concepimento, hanno gli stessi diritti dei bambini già nati. Come questi ultimi, pure loro, benché ancora nel grembo materno, sono “soggetti ca-paci” di ricevere il Battesimo che è “via ordinaria di salvezza” e sacramento “ef-ficace” della fede, amministrato dalla Chiesa per mandato divino dello stesso Gesù. Un approfondimento liturgico e pastorale, per il battesimo ai bambini non nati è quanto oggi occorre.

La necessità della preghiera.

Occorre, inoltre, “organizzare la speranza” con ogni mezzo lecito e co-me un tempo il giovane Davide, disar-mato, mise una sola “pietra” nella sua fionda contro Golia il prepotente fili-steo di Gat13 così oggi anche noi, nella “fionda dei disarmati” che è il Rosario di Maria, cerchiamo di porre Gesù, l’unica pietra che scartata dai muratori è diventata testata d’angolo13.

Trattandosi di un problema, quello dell’aborto, del quale l’uomo dimostra di essere incapace di dare una soluzio-ne, chiediamo aiuto con la preghiera, alla misericordia di Cristo, offertaci per mezzo del Suo Cuore, e alla mediazio-ne materna della Madonna.

Pregando, chiediamo che non ven-ga più ulteriormente elusa la “urgenza umana e civile” di un rimedio politico contro l’immane flagello dell’aborto,

al quale oggi, nonostante le grandi dif-ficoltà, Stato e Chiesa, laici di buona volontà e credenti di ogni popolo e na-zione, possono (e debbono) con rispet-tiva competenza offrire la loro solidale e valida collaborazione.

Queste in sostanza, sono le ragioni per cui in questo mese di giugno, con il Rosario, ad ogni “Ave”, proclamiamo il Cuore di Gesù “frutto benedetto del seno” e per i nascituri, in caso di mor-te, imploriamo per la loro salvezza la “misericordia” divina attraverso la stes-sa mediazione della Vergine Maria che fu concepita “senza macchia”, imma-colata, nel grembo di sant’Anna.

p. Giacinto M. Cataldo, o. p.

1.“Rosarium Virginis Mariae”, 26.2. E’ di rilievo l’amore che Gesù dimostra per i bambini e la condanna, da parte di Lui, per coloro che li “scandalizzano” (Mc 10, 13-16). 3. “Rosarium Virginis Mariae”, 26.4. San Tommaso d’Aquino, Summa Th., III, q. 35, a. 4). 5. S. Th. III, q.8, a. 3 ad 1; C.G. IV, 55).6. Codice di Diritto Canonico (CJC), n. 864.7. CJC n. 868 §2. La necessità del Battesimo è tale che la Chiesa abilita ad esserne “ministro” perfino un infedele purché egli abbia l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa stessa (cf. CCC, 1256). 8. Cf. Is 49, 15-16).9. Concilio Vat. II, Gaudium et Spes, 22)10. Lc 1, 41.44.11. Cf. Raymond Darricau, Margherita Maria Alacoque, in: “Bibliotheca Sanctorum”, Ist. Giovanni XXIII dell’Università Lateranense, Città Nuova Ed., 1967, vol. VIII, col. 805, n. 2).12. CJC 849)13. 1 Sam 17, 23 e 49-50),14. Mt 21,41). •••

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114Ormai prossimi al Capitolo Provin-

ciale, dopo la designazione degli ulti-mi tre religiosi convocati al capitolo, abbiamo l’elenco completo dei parte-cipanti.

Nel frattempo si è tenuta a Santa Maria Novella di Firenze, nei locali della Biblioteca, mercoledì 27 maggio, un’Assemblea della Provincia, aperta a tutti i religiosi.

Decisa dal Consiglio provinciale del 15 maggio u.s., erano state indicate anche le modalità che dovevano carat-terizzare la giornata che è trascorsa in fraterna atmosfera di dialogo.

Ecco il breve schema:Ore 9.00: La Concelebrazione eu-

caristica seguita subito dall’Assemblea le cui fasi sono state guidate da un mo-deratore, P. Marco Baron op. >>>

Verso il

Capitolo Provinciale

6 luglio 2009

Casa san Silvestro a Montecompatri-Rm

ProvInCIa romana dI Santa CaterIna da SIena

NOTIZIE NOTIZIE NOTIZIE

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Ha aperto l’incontro la chiara Rela-zione del Priore Provinciale, P. Danie-le Cara, seguita dalla relazione di ogni singolo presidente delle quattro com-missioni preparatorie.

Si sono, perciò, avvicendati al mi-crofono i padri: Andrea Ballicu, Anto-nio Cocolicchio, Vincenzo Caprara ed Eugenio Zabatta. Le loro esposizioni hanno permesso di avere un quadro completo della situazione dei diversi ambiti della vita della Provincia.

Sono seguiti alcuni interventi sulle tematiche presentate nelle relazioni, che hanno precisato e meglio chiarito alcuni aspetti particolari, ma soprattut-to nel pomeriggio, dopo il pranzo, c’è stata la possibilità, da parte di molti re-ligiosi, di dire il loro pensiero.

I vari settori della vita di Provincia sono stati, in certo modo, tutti vagliati con vivo interesse da parte dei presenti, nella ricerca del bene comune.

La riunione è proseguita serenamen-te fino alle sei della sera.

A parere di tutti, l’Assemblea è stata utile ad offrire l’occasione per l’incontro di vari confratelli, che non si vedevano da qualche anno, e a portare a tutti un certo aggiornamento sulle varie attività svolte, ma certamente, ciò che è sta-to detto in Assemblea costituirà come l’avvio dell’orientamento che vorranno avere i capitolari, nel loro dettato, per il bene della Provincia.

L’assemblea si è conclusa con il Canto dei Vespri e la Santa Messa con-celebrata alle 18.00.

Un vivo ringraziamento facciamo, anche da queste pagine, al P. Provin-ciale e collaboratori per questo incon-tro e a fr. Giovanni Monti, Vicario di S. Maria Novella, che ha organizzato, con la sua Comunità, una perfetta ac-coglienza per tutti.

il cronista.

Nella pagina accanto e sopra istantanee di alcuni religiosi che hanno partecipato all’Assemblea preparatoria al Capitolo provinciale.

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S. marIa del SaSSo. bIbbIena (ar). 20-21 gIugno 2009

gIubIleo SaCerdotale dI P. gIuSePPe SerrottI oP

Grande attesa per la festa che sarà grande, certamente commossa e affol-lata, che si vivrà a Santa Maria del Sasso di Bibbiena, in occasione del cinquan-tesimo di sacerdozio del P. Giuseppe Serrotti, attualmente e da più di dieci anni amatissimo e zelante rettore del Santuario domenicano.

Nato e vissuto qui, nel clima dello stesso Santuario mariano, a quattordici anni entrò nel Collegio San Domenico di Arezzo nell’ottobre del 1947.

Vestito l’abito domenicano e trascor-so l’anno di Noviziato a Fiesole (FI), se-guì, all’Angelicum di Roma, i suoi studi fino al dottorato in Teologia.

Subito dopo ebbe incarichi di gran-de fiducia, responsabilità e prestigio:

Vicerettore e poi Rettore del Collegio domenicano ad Arezzo, Superiore del-lo stesso Convento, quindi per due vol-te Superiore Provinciale della Provin-cia Romana e infine Priore e per lungo tempo anche Parroco della grande par-rocchia del S. Rosario a Roma.

P. Giuseppe si ritrova ora, ormai già da molti anni, nel suo luogo natio per il sevizio al Santuario, dal quale, pe-raltro, continua a coordinare, seguen-do una sua sensibilità missionaria, mai venuta meno, tutto il complesso lavoro di attenzione e di aiuti alla Missione domenicana in Pakistan e, più recente-mente, anche a quella del Guatemala.

La grande festa che gli affezionatis-simi bibbienesi e casentinesi gli stanno

BIBBIENA. S. Maria del Sasso.Particolare del grande e meraviglioso chiostro.

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La Provincia Romana di S. Caterina da Sienae la Famiglia Bellomo

Annunciano con gioia l’Ordinazione Presbiterale di

fr Simone Tommaso M. Bellomo o.p.

per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di S. Ecc. Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto.

preparando avrà due momenti di parti-colare rilievo:

il concerto all’aperto della sera del sabato 20 giugno. Il concerto è coor-dinato direttamente dal grande flautista Roberto Fabbriciani. Parteciperanno al-lievi antichi e nuovi del P. Giuseppe e lo stesso Fabbriciani con alcune com-posizioni inedite. Questi, amico per-sonale dei domenicani di Arezzo e di Santa Maria, e da tempo affascinato dal mistico clima del complesso di S. Ma-ria del Sasso, interessato da importanti restauri di recente conclusi, ha voluto personalmente organizzare il tutto.

La sera successiva, domenica 21 giugno, sarà il momento della grande festa liturgica, assieme alla tradizionale processione eucaristica che si snoderà per le strade adiacenti.

Singolare celebrazione, questa, che darà l’inizio di quell’anno sacerdotale che il Papa Benedetto XVI ha indetto partendo proprio da questi giorni.

La conclusione definitiva, natural-mente, si avrà nell’antico chiostro del monastero con un grande buffet offerto a tutti. Auguri!

P. Giovanni Serrotti op.

L’ordinazione avrà luogo nel Santuario di S. Maria dei Miracoli di Casalbordino (Chieti) Sabato 4 luglio 2009 alle ore 18.00.

Fr Simone celebrerà la Prima Messa Domenica 5 luglio 2009 alle ore 11,00 nella Chiesa SS. Salvatore di Piane d’Archi.

CASALBORDINO.Santuario della

Madonna dei miracoli.

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CAGLIARI - Nuove professioni in Fraternita

Sabato 23 maggio 2009, vigilia del-l’Ascensione di Nostro Signore e del-la Traslazione di S. Domenico, nella cripta della Chiesa, in clima di gioiosa partecipazione, che caratterizza sem-pre questi eventi, si è svolta la cerimo-nia della professione solenne di Marco Congiu (fr Raimondo) e della profes-sione temporanea di Silvana Pisano (Sr Rosa).

Il rito è stato ufficiato dall’Assisten-te, fr Alberto Fazzini op, che ha rivolto alla Comunità presente una riflessione sul significato della vocazione dei laici domenicani. Tra l’altro ci ha ricordato che i laici, riuniti dallo spirito aposto-lico di San Domenico, sono parte in-tegrante della Famiglia Domenicana e

perciò impegnati nella diffusione della Parola di Dio che deve essere accom-pagnata dalla testimonianza coerente della vita.

È seguita la S. Messa presieduta dal P. Assistente e concelebrata dal P. Chri-stian Steiner, direttore dell’Associazio-ne della Famiglia “Oltre la Porta”, che partecipava alla cerimonia assieme ad altri numerosi fedeli. Con loro ringra-ziamo anche il coro della Chiesa che ha accompagnato la liturgia con canti adatti alla circostanza.

Anche questa volta la serata si è conclusa con le foto di gruppo e un rinfresco aperto a tutti.

Marisa Vassena (Sr Tommasina), pre-sidente della FLD.

Nell’antica Cripta di San Domenico di Cagliari.

sopra: i professi Marco Congiu e Silvana Pisanu, con la priora Marisa Vas-

sena e il padre Assistente, Alberto Fazzini op.

a lato: con altri laici e frati domenicani .

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La Fraternita laica di San Domenico, a Li Punti, abbraccia con grande gioia, la nuova consorella Antonietta Loriga, che il 13 febbraio scorso ha promesso di vivere secondo la Regola di san Do-menico per tutta la vita.

Augura, di tutto cuore, alla signora Rita Prenza, accolta nella stessa Frater-nita, un fecondo cammino sotto il man-to della Madonna, mamma dolcissima dell’Ordine, lungo il sentiero tracciato da San Domenico e già percorso, con grande passione, da Santa Caterina da Siena, nostra patrona.

Un calorosissimo ringraziamento al Padre Christian Steiner, assistente della Fraternita, per le riflessioni con le quali dimostra la familiarità con Dio, in cui vive, e al parroco, Don Costantino Pod-dighe, per il profondo senso di parte-

LI PUNTI (SS) - Accoglienza e professioni nella Fld - Chiesa di San Pio X.

cipazione, con il quale ci consente di “sentirci a casa” nella Parrocchia di San Pio X. (Antonietta Cosseddu,

segretaria della Fld).

È quanto con entusiasmo, insieme alla foto sottostante delle due festeggia-te ci hanno inviato le consorelle della Fraternita domenicana di Li Punti.

Li Punti è il nome della loro zona in periferia di Sassari, al nord della Sarde-gna, ma un tutt’uno con la città.

Già da molto tempo c’è qui la Fra-ternita domenicana e si capisce come la presenza dei Padri presenti, fino al-l’anno scorso, nella Parrocchia di S. Agostino hanno potuto assisterla con-venientemente. Attualmente, come ci scrivono riconoscenti, è il P. Christian il loro Assistente. • • •

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Come ogni anno nel mese della Ma-donna, oggi 10 maggio 2009, c’è stata “la giornata domenicana” a S. Maria del Sasso di Bibbiena.

Le nostre care consorelle delle Fra-ternite di Arezzo, Pratovecchio e Mon-tepulciano hanno accolto con gioia il nostro invito a parteciparvi e noi gioio-samente le abbiamo ospitate.

C’era con noi anche la delegata della Toscana sud : la signora Vittoria Carmi.

Con la Santa Messa alle ore 10,30 e con la recita del Rosario nella cappella della Madonnina del buio si è iniziata la giornata di incontro fraterno.

P. Giuseppe Serrotti o.p. ha guidato la nostra riflessione commentando al-cuni episodi della vita di San Domeni-co e alcune sue virtù. L’abbiamo segui-to con attenzione e vero gaudio interio-re. Dopo il pranzo, goloso momento di allegria, P. Giovanni Serrotti o.p. ci ha parlato delle “Vitae fratrum”, un libro parallelo, in certo modo, a quello dei “Fioretti” di S. Francesco.

La prosa originale del libro e le “fe-stose ingenuità” dei primi frati ci hanno ulteriormente rallegrato. Anche questo richiamo è stato un meditare su quanto è bello amare Maria, Madre di Miseri-cordia.

I vespri cantati hanno concluso il nostro annuale incontro: è poco per es-sere uno solo all’anno. (Gabriella).

In seguito ci è pervenuta notizia del-lo stesso incontro anche da altre perso-ne che, ugualmente, hanno sottolinea-to “il forte desiderio che ci siano molte vocazioni in ogni ramo della nostra fa-miglia” e hanno messo in evidenza la condivisione fraterna, la gioia di sentir-si famiglia, l’amore all’Eucaristia, alla Madonna e a san Domenico e, infine, “anche questa volta, quando ci siamo salutati, avevamo il cuore pieno di gio-ia e molti hanno espresso il desiderio che ci siano presto altre esperienze che possano arricchire tutti per rafforzare l’amicizia e l’affetto tra i laici, i frati e le monache” (Carla Masetti).

BIBBIENA (AR) - Una Giornata d’incontro

BIBBIENA.Santuario di Santa Maria del Sasso

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In tempi normali ci troveremmo nel periodo in cui avrei voluto inviare la cronaca della festa di S. Caterina che stavamo organizzando con cura. Tra l’altro era prevista, per quella data, an-che una conferenza che avrebbe reso più ricca la ricorrenza, ma un evento particolare ha sconvolto i nostri piani e la nostra vita: il terremoto.

Il terremoto si è fatto sentire forte, potente, rumoroso nel bel mezzo del-la notte, fra la domenica 5 e il lunedì 6 aprile u.s., quando ancora avevamo nel cuore la gioia attinta dalle funzioni della Domenica delle Palme.

Anche nei giorni successivi il terre-moto si è ripetuto varie volte e ha la-sciato il suo segno non solo negli edi-fici pubblici e privati, ma soprattutto, con nostro grande rammarico, ha reso inagibili cinque delle sei chiese della nostra cittadina di Popoli, tra cui an-che la chiesa San Domenico alla quale siamo particolarmente legate: qui svol-gevamo tutte le nostre celebrazioni e riunioni.

Chissà, ci domandiamo ora, quando questa chiesa, già offesa e riparata dal terremoto degli anni ottanta, potrà ri-tornare al suo splendore?

Attualmente la Messa viene celebra-ta, durante i giorni feriali, nella piccola chiesa di S. Rocco, l’unica rimasta ille-sa ed agibile, mentre la domenica nella grande palestra annessa all’oratorio.

Nonostante tutto, però, non abbia-mo mancato di far memoria di S. Ca-

terina, nel giorno della sua festa, par-tecipando alla S. Messa celebrata da Don Panfilo, durante la quale abbiamo rinnovato la nostra professione.

In questi giorni le scosse sismiche si sono diradate, ma noi siamo disorien-tate, viviamo momenti di tensione, di paura ed il più piccolo rumore ci fa tra-salire.

Certamente, pensando alla catastro-fe della città dell’Aquila, epicentro del sisma, che dista circa 50 Km. da Popoli, possiamo ritenerci fortunati, nonostan-te che anche noi abbiamo subìto pa-recchi danni nelle nostre case e vivia-mo tutti in situazione di disagio, dalla quale, però, abbiamo proprio voglia di uscirne, aiutati dalla fede che non deve mai venir meno.

In questo difficile momento ricordia-mo le parole del salmo 27: “Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vi-ta, di chi avrò timore?” Ci consolano anche le parole di Isaia: “Non temere perché io sono con te; non smarrirti perché io sono il tuo Dio. Ti rendo forte e ti vengo in aiuto e ti sostengo con la mia destra vittoriosa”.

Che possiamo presto ritrovare quella serenità che ci consenta di riprendere la vita normale e poter guardare al futuro con fiducia e speranza. Un cordiale sa-luto da me e da tutte le consorelle.

Emilia Lattanzio, segretaria della fld di Popoli (PE).

Solidali con le nostre consorelle della Fld di Popoli, che sono state provate dal terremoto, leggiamo quanto una di loro ci ha scritto agli inizi del mese di maggio. Sono grate della nostra preghiera.

POPOLI - Una nostra Fld nelle zone terremotate

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In occasione del 60° anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uo-mo, siglata nel 1948 dalle Nazioni Unite, la Fraternita domenicana di Sas-sari ha organizzato una conferenza dal titolo “L’uomo al centro. I domenicani alla scoperta dell’America”.

La conferenza si è tenuta il 28 aprile u.s. nell’aula Eleonora d’Arborea del-l’Università di Sassari, dove la priora della Fld, Maria Motroni, ha introdotto i lavori ringraziando i numerosi inter-venuti e ha presentato il relatore, P. Al-berto Fazzini op., che opera da tempo in collegamento con le missioni dome-nicane in Guatemala.

Il relatore ha incentrato il suo inter-vento sulla storia del missionario spa-gnolo Bartolomeo Las Casas, domeni-cano, che nel 1500, in varie spedizioni partite dalla Spagna, si rese conto delle condizioni in cui venivano ridotti gli In-dios e iniziò a reagire sugli abusi com-messi a loro danno, adoperandosi a far conoscere in Europa la loro situazione

e soprattutto ad aiutarli ad affermate i propri diritti umani.

Per mettere in atto questo suo inten-to, Las Casas tornò in Spagna per in-formare la corona e il consiglio reale su ciò che in verità stava accadendo al di là dell’Atlantico. Egli iniziò a la-vorare per una riforma del rapporto tra la Madre Patria e i territori di conqui-sta, redigendo una serie di resoconti, memoriali e piani d’azione prima per il re Ferdinando e, dopo la sua morte, al cardinale Cisneros, all’imperatore Carlo V e al principe Filippo II. Ciò che più gli interessava non era raccontare gli orrori accaduti negli anni passati, ma denunciare gli scempi attuali e la corruzione coloniale al fine di porvi ri-medio e affermare i diritti umani degli Indios. Le opere di Las Casas ebbero in-dubbia influenza sulla liberazione per legge degli Indios decretata dall’impe-ratore Carlo V con le “Leyes Nuevas” del 1542-43.

Prof. Maria Motroni.

SASSARI - Una conferenza su Bartolomeo Las Casas, promossa dalla Fld.

SASSARI. Università. Aula Eleonora d’Arborea.

Il relatore P. A. Fazzini e la prof. Motroni.

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Padre Raffaele Vela, domenicano del convento san Domenico, ha vissu-to gran parte della sua vita religiosa a Pistoia.

Nato il 6 ottobre 1923 ad Allumiere (Rm), battezzato con il nome di Fran-cesco, era entrato in tenera età nelle scuole promosse dall’Ordine; dopo il noviziato a Pistoia emise la sua profes-sione semplice il 6 ottobre del 1941 a san Domenico, in occasione della festa della Madonna del Rosario data tradi-zionale delle professioni.

Proseguì gli studi a Pistoia nei dram-matici anni della guerra. Nel 1944 se-guì lo studentato sfollato a Bibbiena (Arezzo) e nel 1946 lo ritroviamo stu-dente del primo anno di teologia a san-ta Maria Novella a Firenze dove emise la professione solenne.

Nel 1947 frequentò i corsi a Bo-logna e successivamente nel 1948 fu

inviato dai superiori negli Stati Uniti, nel convento di sant’Alberto Magno a Oakland, in seguito ad un accordo di solidarietà tra le province religiose do-menicane che rendeva possibile il pro-seguimento degli studi in sedi america-ne ad un certo numero di frati italiani in formazione in un momento partico-larmente critico per l’Italia uscita dalle distruzioni della guerra.

P. Raffaele visse con intensità quegli anni di studio, aprendosi ad un modo più aperto di concepire la vita religio-sa e vivendo in particolare l’attenzione allo studio. Negli archivi di Provincia rimane traccia di scambi epistolari del giovane studente che riferiva al provin-ciale i suoi progressi nello studio e le sue esperienze in una terra così lontana. Proseguì la sua preparazione in campo filosofico e teologico e fu ordinato il 4 giugno 1949 a San Francisco in Califor-

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Allumiere (RM) 6.8.1923 - S. Domenico di Fiesole (FI) 11.5.2009

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nia. A Oakland nello studio della Pro-vincia statunitense iniziò giovanissimo la sua esperienza di insegnamento in filosofia, - nel 1951 era docente di me-tafisica, di teologia fondamentale e del trattato De ecclesia - prima di rientrare in Italia agli inizi degli anni ‘50.

Assegnato a santa Maria sopra Mi-nerva a Roma durante l’anno 1955 fu maestro degli studenti. Nel 1956 dai documenti dell’archivio risulta che fu eletto priore del convento di Pistoia ma rifiutò l’elezione. Sin da questa scelta si manifestò l’orientamento che lo gui-dò per tutta la sua vita: una dedizione totale allo studio affrontato in modo metodico e continuo, con una scansio-ne regolare e pacata del suo tempo, e con un atteggiamento di distanza nei confronti di ogni incarico che potesse distoglierlo dai ritmi di uno studio che per lui era inteso come ricerca della ve-rità ed espressione più profonda della sua vita come religioso dedito alla con-templazione.

In quegli anni era vivo e fiorente lo Studium della Provincia a Pistoia con la presenza di molti studenti. Da Firenze padre Raffaele si recava ad in-segnare a Pistoia: svolse a partire dal 1958 i corsi di critica e di storia della filosofia. Nel 1963, mentre continuava l’insegnamento di dogmatica e di sto-ria della filosofia, fu nominato reggente dello Studium, cioè responsabile coor-dinatore dei docenti dell’andamento dei corsi.

Erano gli anni del Concilio Vaticano II. Con l’equilibrio e la pacatezza che lo distingueva padre Raffaele si fece pro-motore nell’ambiente pistoiese di un rinnovamento dei programmi di studio e dei metodi di insegnamento e di for-mazione degli studenti come anche di un approfondimento degli orientamen-

ti che venivano emergendo dall’assise conciliare. Partecipava attivamente alla conduzione della rivista “Vita sociale”, e diviene uno dei redattori dal 1966, conducendo in particolare una sezione dedicata all’approfondimento della Pa-rola di Dio.

Nonostante la sua formazione fosse avvenuta negli anni precedenti al Con-cilio egli seppe trarre dal passaggio del Vaticano II il grande impulso a porre la Parola di Dio al centro e alla fonte di ogni riflessione teologica. Non perse d’altronde il suo orientamento specifi-camente filosofico negli studi e si dedi-cò in particolare all’approfondimento di autori come Friedrich Schleierma-cher e Sören Kierkegaard, aprendosi ad un approccio diverso rispetto ad un tomismo di scuola che risentiva di un’impronta fortemente razionalistica. Mantenne la carica di reggente dello Studium fino al 1971 anno in cui gli successe padre Salvatore Camporeale.

Dopo la dolorosa vicenda della chiusura dello Studium pistoiese, dal 1974 padre Vela trovò modo di conti-nuare il suo insegnamento di filosofia

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presso l’Istituto delle Suore mantellate, dove aveva iniziato ad insegnare dal 1969. Lì profuse per circa trent’anni le sue energie e le sue doti di insegnante e di guida soprattutto per molte ragazze che frequentavano l’Istituto magistrale.

Collaborava con la vita diocesana soprattutto nell’elaborazione e nella scelta dei temi delle settimane teolo-giche partecipando attivamente alle riunioni del Centro culturale ‘Jacques Maritain’ e ai cicli di conferenze an-nualmente promossi. Rifuggiva con de-licata ritrosia da ogni tipo di attività che gli comportasse il viaggiare o l’uscire dall’ambito della vita conventuale, e privilegiava lo svolgimento della sua missione di predicatore nella dimen-sione familiare e comunitaria.

Con discrezione manteneva i rap-porti con varie comunità di suore do-menicane, in particolare la comunità dell’Unione san Tommaso di piazza san Domenico dove quotidianamen-te per anni si è recato a celebrare la s. Messa al mattino presto.

Dal 1988 al 1992 fu sottopriore al tempo del priorato di padre Verde pri-ma e poi di padre Cubelli, così pure dal 1995 al 1998 durante il priorato di padre Alberto Simoni. Ma l’incarico che mantenne più a lungo fu quello di lettore conventuale, responsabile cioè della vita intellettuale della comunità.

Seguiva con scrupolosità e schedava con minuzia ogni principale rivista di tema filosofico e teologico che la ricca Biblioteca del convento gli dava occa-sione di leggere. Dal 1989 al 1993 fu promotore della Formazione perma-nente in Provincia. A lui fu affiancata una commissione che sotto la sua gui-da promosse una serie di begli incontri di formazione annuali per l’intera pro-vincia proprio a Pistoia.

Seguiva con interesse tutte le attività di tipo culturale che avevano sede nel convento e con puntualità le annotava chiedendo informazioni sui relatori, sui temi trattati e partecipando sem-pre in modo assai discreto ma attento ai dibattiti, spesso con domande assai sobrie ma che toccavano punti nodali oppure con osservazioni sintetiche e in qualche modo risolutive della questio-ne. Nutriva una non celata insofferenza per la verbosità e l’ampollosità di taluni conferenzieri come anche per espres-sioni di religiosità barocche o troppo esteriori.

La coltivazione della sobrietà, nel-l’ambito sia dello studio sia della vi-ta spirituale era un suo tratto tipico e originale, come anche una attenzione particolare alla povertà nella sua vita personale.

Dal 1997 fu incaricato in diocesi di seguire il gruppo della FUCI e si dedicò con attenzione metodica a preparare incontri di formazione e approfondi-mento. Così come da anni conduceva cicli di incontri per un gruppo promos-so dall’associazione “Rosario perpe-tuo” di Firenze dove coltivava l’ami-cizia con alcuni laici del Terz’Ordine domenicano a lui molto affezionati.

Fino agli ultimi mesi la sua vita è stata scandita da un ritmo assai regola-re di momenti di preghiera e di studio, anche se da qualche anno soffriva per l’insorgere di malattie tumorali che cer-cava di combattere con l’assistenza e il consiglio di medici a lui vicini e affe-zionati. Dopo aver subito un intervento nella primavera del 2008 ed essersi ri-preso, agli inizi di dicembre si è dovuto sottoporre ad un nuovo intervento chi-rurgico urgente. Ad esso è seguito un periodo particolarmente critico.

Ripresosi verso metà gennaio, è rien-

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trato in convento, ma le sue condizioni erano assai debilitate. Per assicurargli una assistenza più continua e mirata è stato trasferito agli inizi di marzo al convento san Domenico di Fiesole.

Ha vissuto lì gli ultimi due mesi della sua vita, cosciente delle sue condizio-ni ma abbandonato sempre al Signore nella fede e nella speranza anche se progressivamente indebolito. Fino al venerdì 8 maggio quando le condizioni si sono aggravate portandolo alla morte il lunedì 11 maggio nel pomeriggio.

Nella comunità di Pistoia lascia un ricordo di presenza, di vicinanza discre-ta a tante persone e un’eredità di inse-gnamento attestata dalle sue pubblica-zioni che raccolgono i testi pubblicati negli anni nella rivista ‘Vita sociale’: i titoli di questi testi sono indicativi della sua attenzione alla Parola di Dio letta come luce del cammino del credente: Parola e fede (1987), Figure ed episodi biblici (1992), La Parola di Dio luce sul cammino del credente (2000).

Attestazione della stima e della fra-ternità è stata data in occasione della Eucaristia delle esequie, celebrata in san Domenico il 13 maggio 2009.

In rappresentanza del vescovo han-

no concelebrato il vicario generale don Paolo Palazzi e il vicario per la vita reli-giosa don Luca Carlesi ed una testimo-nianza sentita è stata offerta da una sua alunna, ora docente di filosofia, Maria Matteini che ha ricordato il suo magi-stero ricco di ricerca umana, di fiducia nella ragione e di afflato di fede.

Come ha osservato nell’omelia pa-dre Alberto Simoni, le numerose pre-senze - tra le tante il socio del Provin-ciale, i numerosi confratelli delle di-verse comunità, i parenti, le suore do-menicane, le suore mantellate, allievi e persone amiche - sono state il segno del riconoscimento e della gratitudine per una vita sacerdotale nascosta con Cristo in Dio, spesa per la comunione con Dio e con i fratelli.

Il Vescovo mons. Mansueto Bianchi in un messaggio inviato alla comunità, ha ricordato come padre Vela nostro ‘compagno di strada’ ha seminato mol-to nel suo lungo percorso terreno. La sua testimonianza di domenicano de-dito allo studio e alla ricerca della ve-rità è certamente un seme di Vangelo seminato nella terra pistoiese.

Alessandro Cortesi op

Mentre stiamo consegnando alle stampe il presente fascicolo di “Domeni-cani”, veniamo a conoscenza del recente trapasso del nostro caro confratello P. ANGELICO ALORI op.

Ricoverato da qualche tempo nell’ospedale Torregalli di Firenze è morto il 21 maggio 2009 all’età di 95 anni.

Apparteneva alla Comunità di S. Maria Novella e date le sue condizioni già precarie di salute era curato al Convitto Ecclesiastico della Diocesi fiorentina.

Nel frattempo abbiamo appreso la notizia della morte di altre due consorel-le claustrali del monastero di Pratovecchio: Sr Angelica Bianchi e Sr Margheri-ta Barbonaglia. Di tutti e tre la nostra rivista si propone un fraterno ricordo nel prossimo numero. La redazione. • • •

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Suor REGINALDA ROSINA

monaca domenicana

La notte del 29 aprile 2009 ci ha lasciate per l’eternità la nostra conso-rella, Suor Reginalda Rosina, al secolo Domenica, all’età di 88 anni.

Era nata a Palmi (RC) nel 1921. Crebbe in un ambiente buono, dove venivano seguiti gli insegnamenti della Chiesa, e ancora bambina si sentì at-tratta a seguire Gesù con una partico-lare consacrazione di vita. Per questo motivo entrò, intanto, ancor giovanis-sima, nell’Azione Cattolica dove potè insegnare alle “Beniamine”, divenuta presto loro delegata, quelle stesse veri-tà della nostra fede che l’avevano con-quistata interiormente.

Un nuovo passo verso la vita reli-giosa lo fece quando la sua famiglia si stabilì definitivamente a Bibbiena (AR). Fu allora che venne a contatto con la spiritualità domenicana frequentando proprio il Santuario di S. Maria del Sas-so, retto dai Domenicani e dove subito si iscrisse al Terz’Ordine domenicano.

Poi, seguendo sempre il suo propo-

sito, nel 1948, a ventisette anni, entrò in Monastero divenendo figlia di S. Do-menico. Oltre che della vita da clau-strale suor Reginalda fu sempre entu-siasta, sino alla morte, anche del luogo dove ormai si era consacrata, tanto che desiderava di morire qui a S. Maria. Consacrazione che, come sappiamo, ella volle vivere come olocausto al Si-gnore per il bene delle anime e per la Chiesa.

Tra le tante mansioni, ricordiamo, tra tutte, quella che per molti anni svol-se con l’impegnativo e pesante incarico della cura della sacrestia del Santuario e tutti, sacerdoti, laici e consorelle han-no potuto apprezzare con quale ordi-ne, precisione e pulizia ha mantenuto la biancheria e i paramenti sacri. Ha continuato del resto una tradizione e ha seguito l’esempio di altre consorelle che precedentemente avevano svolto quell’attività.

Dopo quattro mesi di sofferenze fi-siche, offerte sempre con evidente ge-

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Palmi (RC) 1921.Bibbiena (AR) 2009.

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128Bibbiena, S. Maria del Sasso, 26 di-

cembre 2001.

Carissimo padre, la mia preghiera per lei è un dovere,

oltre che essere un piacere per rispon-dere alla sua richiesta.

Ho ricevuto il suo biglietto che mi ha rivelato il desiderio, o come lei dice, il “bisogno” di chi lo sostenga, in que-st’ora forse per lei di purificazione.

Le assicuro che le sarò vicina più di prima, tanto più che il pensiero dell’or-mai vicino incontro con Dio mi è pre-sente continuamente. Ma non abbiamo vissuto per quest’ora? Quando final-mente sarà arrivata (forse ci vorranno ancora degli anni) non sarà il giorno più bello della nostra vita?

La nostra insufficienza, debolezza, impotenza e sono tante le imperfezio-

ni! Saranno tutte sostituite dall’infinito Amore e dai meriti di Gesù che abbia-mo sempre cercato, desiderato, amato.

Presunzione? Non credo.Quando voi sacerdoti, alla Messa,

innalzate il Calice e l’Ostia e dite: “con Lui, per Lui e in Lui”, io mi affretto a di-re al Padre che mi veda in Lui, e questo dà pace alla mia povertà.

Tanti auguri, Padre! Il nuovo anno sia quello della nostra completa san-tificazione. Sapesse in qual tunnel sto camminando! Ma penso: in un mondo così sconvolto e sofferente, con tanti peccati, come potrei camminare nella gioia (sensibile)?

Partecipo così alla sofferenza di tan-ti fratelli.

Con immensa stima e affetto.Sr M. Reginalda o.p. • • •

Riportiamo una lettera di Sr Reginalda al P. Bernini op., che fu suo padre spiri-tuale ancor prima di entrare in monastero. Lo conobbe quando, ripreso gli studi per conseguire il diploma di maestra, studiava privatamente e dava gli esami a Roma.

La redazione ringrazia il padre Bernini per questo dono.

nerosità verso il Signore per le anime, si è spenta serenamente e dolcemente proprio il giorno della festa della gran-de senese, S. Caterina, venerata da lei con vivo affetto sin da quando era Ter-ziaria.

I funerali si sono svolti nel nostro coro con molta partecipazione di pa-renti, sacerdoti e fedeli, tra i quali an-che alcune sue Beniamine, ormai già avanti con gli anni.

Padre Giuseppe Serrotti, rettore del Santuario, ha celebrato la S. Messa insieme ai Signori Proposti di Bibbie-na e di Stia. È stata una bella fraterna

riunione, veramente sentita, quella for-mata da coloro che l’hanno conosciu-ta e stimata e noi monache ne siamo grate. Come consorelle, non potendo prolungarci su queste pagine, abbiamo il piacere di far conoscere altre notizie e date particolari della nostra cara suor Reginalda, attraverso il sito internet del nostro monastero al quale potete ricor-rere direttamente.

Le domenicane del monastero santa Maria del Sasso di Bibbiena (AR).

Sito: <[email protected]>

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A lode e gloria di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.

Rendo grazie per tutto il bene che ho ricevuto nella mia vita, specie per la mia vocazione religiosa domenicana. Posso affermare di avere realizzata la mia esistenza compiendo nella Chiesa una vera missione attraverso la preghie-ra e il sacrificio sublimati dall’amore.

Nella mia comunità di S. Maria del Sasso ho trovato il mio vero posto e mi sono sentita sempre felice della vera fe-licità che solo nel donarsi a Dio si tro-va. Non sono stata esente da sacrifici, dolori, sofferenze e altro, ma anche in quelle ore ho sentito il dono di Dio e l’aiuto per compiere la mia missione: Dio che lavorava nella mia anima.

Il mio desiderio dominante è sempre stato realizzare il primato di Dio in tutta la mia vita e portare a termine il disegno che Dio aveva fissato su di me e poter dire alla fine dei miei giorni: “tutto è compiuto”, “Vieni Signore Gesù”.

La SS.ma Vergine è stata per me la Mamma nella quale ho trovato il rifu-gio, in tutte le situazioni. Lei mi otten-ga ora di portare a termine la mia vita secondo il disegno di Dio e mi impetri la sua Misericordia a motivo delle mie deficienze che sono molte.

Un grazie particolare alle mie Con-sorelle e Madri, vive e defunte, per quanto mi hanno dato spiritualmente e materialmente; chiedo perdono per quanto avessi dato loro dispiacere, e perdono a mia volta di cuore. Accan-to a loro mi sono sentita veramente in famiglia.

Grazie ai miei cari famigliari: ai ge-

nitori, ormai passati ad altra vita, alle mie sorelle affettuosissime e amabili, ai nipoti che, sebbene ho vissuto con loro solo poche ore alla grata, sono stati con me affettuosissimi, e infine a tutti gli al-tri parenti un grazie di cuore.

Mi congedo dalla scena di questo mondo fissando lo sguardo su Gesù, unico amore di tutta la mia vita, mia Luce che ha rischiarato ogni mio pas-so. Ora vado incontro al suo Giudizio e alla sua Misericordia con fiducia, spe-rando di poter vedere finalmente il suo Volto.

Mi abbandono nelle tue mani, o Mamma mia, introducimi Tu, o Porta del Cielo, al cospetto del tuo dolcissi-mo Figlio e mentre durante la mia vita ogni sera ti chiedevo di restare con me nella notte, ora ti dico: fai che resti con Te nel Giorno senza tramonto.

Vieni, Signore Gesù, al momento che hai fissato per me. Cosi sia.

Suor Reginalda Rosina.

Bibbiena. Aprile 2002. Nell’81° anno della mia vita.

Testamento spirituale di Sr Reginalda op.Domenicana del monastero di Santa Maria del Sasso. Bibbiena (AR).

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P. Angelo Belloni ci parla delle Fonti Cateriniane che si aprono con il primo volume sul Processo Castellano:

Cari amici/amiche,Per le Edizioni Nerbini di Firen-

ze sta per iniziare la pubblicazione delle FONTI CATERINIANE, in italia-no moderno. La collana si aprirà con il volume: Il Processo Castellano. Si tratta della prima edizione italiana di questo testo, che riporta integralmente le testimonianze dei discepoli di santa Caterina da Siena al Processo di cano-nizzazione di Venezia, condotta sul-l’edizione latina pubblicata dal p. M-H. Laurent negli anni 40 del XX secolo.

Questo primo volume sarà poi se-guito da un secondo con la traduzione del “Libellus de supplementum legen-dae prolixae” di Fra Tommaso da Siena “Caffarini” e da un terzo con la prima traduzione completa della Legenda Maior del B. Raimondo da Capua e dei Miracoli della Beata Caterina di anoni-mo fiorentino.

Il prezzo di copertina del volume Il Processo Castellano, che avrà 400 pa-gine e sarà disponibile nelle librerie a partire dal prossimo mese di luglio, sa-rà di 70,00 euro.

Per tutto il mese di giugno è possibi-le prenotare una o più copie del volu-me, direttamente, presso la casa editri-ce con uno sconto del 20% sul prezzo

di copertina, quindi al prezzo speciale di 56,00 euro a copia. Per acquisti di 10 o più copie lo sconto sarà del 25% (quindi 52,50 euro a copia). Per preno-tare i volumi, è sufficiente inviare una mail alle Edizioni Nerbini ([email protected]): le copie saranno inviate per contrassegno nel mese di luglio senza aggravio di spese postali.

Il curatore P. Angelo Belloni o.pe.mail: [email protected]. 055.59230

A. BELLONI, L’Arte della preghiera, secondo santa Caterina e santa Teresa d’Avila. Ed. OCD, Roma, 2008 (pagine 250, € 15). L’autore del testo intende riproporre le idee fondamentali sulla vita spirituale. Lo fa facendoci riper-correre gli scritti di due sante, dottori della Chiesa: S. Caterina da Siena e S. Teresa d’Avila. La convergenza sostan-ziale delle due sante sulle irrinuncial-

BibliotecaSTAMPA DOMENICANA

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MEMORIE DOMENICANE, Ottocento Domenicano, vol n. 38, pp. 272 + ill. a colori f.t.. ISBN 978-88-88625-89-8. L’ottocento non è certo il “secolo d’oro” dell’Ordine domenicano, tuttavia è il secolo della ripresa dopo i marosi

rivoluzionari e le soppressioni napoleoniche e liberali. In questo numero monografico di Memorie Domenicane sono raccolti saggi di vari autori che approfondiscono le figure del cardinale domenicano Agostino Bausa e di Vincenzo Vannutelli all’epoca del suo viaggio in Russia; si studiano inoltre gli affreschi del Beato Angelico nel Convento fiorentino di san Marco così come emergono dai diari di viaggio ottocenteschi e novecenteschi, e l’in-terpretazione del Savonarola nell’Ottocento e nel primo Novecento.

Per richieste. Convento S. Maria Novella, 50123 Firen-ze. • • •

bili verità cristiane su cui fondare la no-stra vita e l’attualità del loro messaggio, in relazione alla dimensione mistica e spirituale, mentre ci permettono un cammino di sicura santità, ci rendono attraente e gradevole la lettura di que-ste pagine preziose. Per richieste: Convento Domenicani, 50014 S. Domenico di Fiesole (FI).

CHRISTIAN M. STEINER, Lei e Lui… una sinfonia? Marcianum Press (Vene-zia) 2009, pp. 298.

L’unione dei coniugi sta all’origine della persona umana. Dal punto di vi-sta genetico la coppia si rivela fonte di indicibile sinfonia, vale a dire quella che compone ogni persona. Da que-sto fatto biologico si può dedurre la seguente constatazione: se la coppia è in grado di dare origine a tanta armo-nia, qual è l’essere umano, allora nella relazione nuziale deve essere presente in modo sorgivo tutta la ricchezza sin-fonica della persona umana!

A partire da questo fatto genetico sconcertante, le pagine di questo libro vogliono essere un contributo alla sco-

perta e all’interpretazione delle dimensioni umane e cristiane che caratterizzano la ricchezza della coppia umana come origine della persona umana.

Per richieste: P. Christian Steiner op P.za S. Domenico, 5 09127 Cagliari.

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Preparandoci all’ottavo centenario dell’Ordine:

Capitolo generale di Bogotà, nn. 59, 60).

Il ritorno alla testimonianza dei primi frati ci fa vedere che fu la passione per la salvezza degli uomini e delle donne del

loro tempo a sviluppare in loro il senso della misericordia e la qualità della compassione

di Domenico. La nostra tradizione spirituale ci mostra anche come il dialogo con Dio animasse la vocazione apostolica delle prime generazioni. Questa realtà della

vita spirituale, della contemplazione, della celebrazione liturgica e dell’intercessione è certamente il punto d’appoggio più sicuro per darci l’audacia di inventare nuovi modi

d’incontro e di predicazione nel mondo d’oggi.

Abbiamo poi in più la fortuna di vivere insieme ai fratelli. In loro, quando

è necessario, troviamo il sostegno e l’incoraggiamento. Essi ci sono dati anche come interlocutori con i quali condividere le gioie e le angosce della missione. Con loro scopriamo anche che, quando Dio ci

invia a predicare, Egli ci chiama con fiducia ad impegnare tutta la nostra umanità

nell’incontro apostolico. La vita comunitaria è questa e dovrebbe diventare sempre di

più il luogo in cui la nostra identità di predicatori mette radici in una

spiritualità dell’Incarnazione.

“DOMENICANI” n. 3 / 09maggio - giugno 2009

PROVINCIA ROMANA DI S. CATERINA DA SIENApiazza S. Domenico, n. 5 - 09127 CagliariTel. 070-65 42 98 - cell. 339 18 22 685

fax 070-662837 - ccp. 41 48 28 94