Cuore Azzurro N. 69 - 20 maggio 2012

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1 9 7 2 A S S O C I A Z I O N E I T A L I A N A N A P O L I C L U B COPIA OMAGGIO FOTOAGENZIA MOSCA PERIODICO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA NAPOLI CLUB - ANNO VII N. 69 - 20 MAGGIO 2012 Magazine Magazine Roma 20 maggio 2012 Finale Napoli - Juventus A CACCIA DEL POKER Dal Cesena al Siena: il cammino in Coppa Angelo Pisani: Come manca Diego Il dubbio amletico: essere juventino o no? Speciale Coppa Italia Dal Cesena al Siena: il cammino in Coppa Angelo Pisani: Come manca Diego Il dubbio amletico: essere juventino o no?

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Il giornale ufficiale pubblicato e a cura dell'AINC l'Associazione Italiana Napoli Club, in distribuzione gratuita al San Paolo.

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MagazineMagazine

Roma20 maggio 2012

FinaleNapoli - Juventus

A CACCIADEL POKER

Dal Cesena al Siena:il cammino in Coppa

Angelo Pisani:Come manca Diego

Il dubbio amletico:essere juventino o no?

Speciale Coppa Italia

Dal Cesena al Siena:il cammino in Coppa

Angelo Pisani:Come manca Diego

Il dubbio amletico:essere juventino o no?

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S tasera all’Olimpico scatta l’ultimo appuntamento della stagione ita-liana per squadre di club. L’ultimo vero appuntamento, ma stavoltaparliamo di nazionali è con gli Europei in programma a giugno in Po-

lonia e Ucraina. Tornando al confronto dell’Olimpico, a contendersi la coppaItalia si ritroveranno due formazioni con opposti stati d’animo. Da una partela corazzata juventina, carica come non mai, ancora imbattuta, e che vuoledoppiare il successo in campionato. Dall’altra, un Napoli deluso dalla man-cata qualificazione ai preliminari di Champions, in piena polemica per il pre-sunto prossimo addio di Lavezzi,con un Cavani abbastanza irre-quieto e con poca energia nei gar-retti. Se si dovesse solo guardarecome le due squadre giungono aquesto appuntamento, il risultatosembrerebbe scontato. Ma il cal-cio ha abituato un po’ tutti a es-sere prudenti, e quelli chepossono essere i risultati più scon-tati rischiano di essere capovolti. Èl’augurio che si fanno i tifosi napo-letani che accorreranno in massasugli spalti dell’Olimpico. Sonoprevisti circa 35mila tifosi azzurriche arriveranno da tutta Italia. Èun confronto dove le motivazionipossono far pendere la bilancia dauna o dall’altra parte. Se è veroche la Juventus di quest’anno nonpare disposta a fare sconti a nes-suno e soffre di un complesso di bulimia, vista la anoressia degli ultimi anni,bisogna vedere quanto sono rimasti nell’organismo degli uomini di Conte itanti bagordi successivi alla conquista del 28esimo titolo. O se improvvisa-mente la macchia oleata alla perfezione dal tecnico leccese, possa subireuna battuta d’arresto e i giocatori possano sentire addosso la pressione didover vincere, ma soprattutto lo stress psico fisico di una stagione giocataalla morte. Questo in casa juventina, e il Napoli come sta? Sul piano fisico, il

Max Bonardi

Napoli visto a partire dalla vittoria di Lecce è sembrato sempre più in calo dicondizione, e con giocatori distratti da vari argomenti: Lavezzi in lista disbarco, De Sanctis alle prese col contratto, Pandev a caccia di una riconfermasotto al Vesuvio, e tanti altri elementi chi più chi meno delusi dalla stagioneo in precario stato di forma. C’è poi Mazzarri, anch’egli, anche se non lo am-metterà mai, deluso da come si è evoluta, anzi, involuta, la stagione. Il tec-nico di San Vincenzo, sotto contratto per un'altra stagione, sta aspettandodi sedersi a parlare col presidente per capire ambizioni e prospettive del pro-

getto Napoli. L’intenzione è quelladi rispettare l’impegno preso unanno fa, ma non è detto che il con-fronto col presidente non possaportare qualche clamoroso cam-biamento. Tutto dipenderà daquello che il Napoli vorrà farel’anno prossimo, e soprattutto sedovesse partecipare all’EuropaLeague che tipo di squadra si met-terebbe insieme. Il condizionale èd’obbligo, visto che ancora non sisa come evolverà lo scandalo diCalciopoli bis, con le penalizzazionipreviste per società i cui tesseratiabbiano compiuto comportamentiilleciti. Dunque, questa gara, sevinta, può portare la giusta tran-quillità in casa Napoli, che po-trebbe affrontare un mese che sipreannuncia caldo, almeno col

primo trofeo dell’era De Laurentiis in bacheca. Il che non è poco. L’impor-tante è che il confronto tra Napoli e Juventus sia all’insegna del fair play,qualunque sia il risultato. E che sia una bella partita. Il tutto per far parlareuna volta tanto all’estero di un calcio italiano bello e combattuto, e non perepisodi di isterismo, comportamenti scorretti, aggressioni verbali e fisichealla quaterna arbitrale di cui è stata costellata la cronaca soprattutto di questiultimi mesi. Allora buona partita e buone vacanze a tutti.

STESSO OBIETTIVO OPPOSTI STATI D’ANIMO

EXTRA TIME Zona Napoliil programma dellʼAssociazione

Italiana Napoli Club

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Tv Luna o Lunasat canale 888 di Sky il venerdì alle ore 22.30Repliche il venerdì alle ore 24 su Tv Luna e alle ore 00.30

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CHE VINCAIL MIGLIORE!

Saverio Passaretti (presidente AINC)

LA VIGNETTA DI

ORGANO UFFICIALE DELLAASSOCIAZIONE ITALIANA NAPOLI CLUB

Sede legale: Corso Novara, 5 - NapoliAnno VII - n° 69 - 20 maggio 2012

Direttore responsabile: Saverio Passaretti

hanno collaborato:Luigi Alvino, Max Bonardi, Sergio Curcio, Paolo del Vaglio, Carlo Longobardi,

Bruno Marra, Marco Martone, Fabrizio Piccolo, Massimo Sparnelli

Registrazione Tribunale di Napoli N. 91 del 5/12/2007Fotocomposizione e Stampa: Ink & Paper s.r.l.

Grafica: Mario SuarezEdito dalla A.I.N.C.

chiuso in redazione giovedì 17 maggio 2012 - ore 17,00

Pimpanti e bellicosi, altrimenti siamospacciati. Sette finali di Coppa Italia, tre

vinte, ma due perdute contro grandi squadre (Milan e Inter). E ora c’èla Juve, la squadra furente di Conte, l’imbattuta Juve di questa stagioneche tutto vuole e già stringe lo scudetto. Sarà anche la partita di addiodi Del Piero che ce la metterà tutta per far rimpiangere la sua classe im-mensa benché stagionata. Vorrà lasciare il segno di un altro successo.C’è la “rabbia” di Vidal che ha scelto la Juve ed escluso il Napoli per vin-cere. Mancherà un guerriero (Chiellini), ma bianconeri a grinta spianatacon molti protagonisti che una Coppa non l’hanno mai vinta, perciò mo-tivatissimi. C’è l’ordine perentorio del giovane Agnelli: vincere, vincereperché è tornata la Juve vincente. L’accoppiata scudetto-Coppa non rie-sce facilmente. Viene la pelle d’oca pensando a un Napoli non in salute,spacciato dal pronostico e forse condizionato dall’irresistibile avversa-rio. In campionato il 3-3 al San Paolo e lo 0-3 a Torino nel mito ruggentedel nuovo stadio juventino. Questa Juve non promette nulla di buono.Vuole la terza stella degli scudetti, vorrà anche la prima di Coppa (neha vinte nove, punta decisamente alla decima). Messa così la partita, ilNapoli deve superarsi in tutti i sensi per deludere Madama. Sarà comeuna notte di Champions, ma lì il Napoli era la sorpresa, la grandissimasorpresa, mentre all’Olimpico tutte le carte sono in tavola, il Napoli nonè un segreto per la Juve. Loro verranno subito avanti con la difesa altae la corsa potente. Ci sarebbe da pensare che potrebbe essere la garagiusta per il Napoli, difesa e contropiede. Ma la difesa (troppi gol incampionato) dovrà sfoderare la partita dell’anno. Se il Napoli reggel’urto bianconero potrà giocare il confronto con buone chances. Ci vor-ranno un super Lavezzi e la conferma di Cavani matador per colpire. Civorrà il Napoli che sulle fasce riacquisti il vigore e l’incisività dei tempifelici. Ci vorranno troppe cose nel Napoli di questo fine stagione, mentrela Juve ha uno spartito da grande orchestra che ha eseguito sinora inmodo eccellente. Ha vinto lo scudetto con la migliore difesa, ma noncon il migliore attacco (due gol più del Napoli, sei meno del Milan). Piùche migliore difesa, migliore compattezza di squadra. Formazione solidache attacca sulle fasce con i lunghi e puntuali traversoni di Pirlo e vieneall’assalto con i centrocampisti deputati al tiro. Gli attaccanti di ruolofanno la “sponda”. Coraggio, Napoli. Non è perduta fin quando l’arbitronon fischia la fine. Ma ci vuole un Napoli senza soggezione, pugnace,irriducibile, veloce. Ci vuole una squadra di morale alto e grande fisicità.La Coppa è l’ultima chance per dare lustro a una stagione di grandi emo-zioni ma di scarsi risultati. Pesa il terzo posto fallito, il mancato ritornoin Champions. La Juve arriva a questa finale sulle ali dell’entusiasmo econvinta, fino a prova contraria, di essere imbattibile e, intanto, è im-battuta. L’accoppiata scudetto-Coppa Italia è riuscita due volte alla Juve(1960 e 1995). Riuscì al Napoli di Maradona (1987 con 13 vittorie, unrecord). È riuscita due volte all’Inter. Una volta al Torino e alla Lazio. La“fame” della Juve e il ritrovato orgoglio bianconero risorto da Calciopolirendono questa finale molto particolare. Al Napoli la suggestione di uno“scippo” clamoroso che piacerebbe a mezza Italia. Perché è tornata aJuve padrona, la Juve prepotente. Ne ha i mezzi. Per frantumarglieli civuole un grande Napoli. Intanto, all’Olimpico di Roma ci sarà il grandetifo azzurro. Il Napoli è in debito con i suoi tifosi. Gli deve, per chiudere,un’altra notte fantastica.

di Mimmo Carratelli

La stagione calcistica 2011 – 2012 del Napoli si avvia alla conclu-sione con l’ennesima appassionante sfida in Coppa Italia controla Juve nell’entusiasmante palcoscenico dell’Olimpico di Roma.

Una sfida che si ripete portando con sé il fascino di una “classica” semprericca di rinnovati stimoli, questa volta in una finale che vede contrappo-ste l’imbattuta squadra bianconera e quella azzurra reduce da un in-candescente finale concluso, purtroppo, senza la agognataqualificazione alla Champions League. Una valutazione serena evidenziaun’ottima annata che ha visto l’undici di Mazzarri battersi su tre fronticon eccellenti risultati. Il rammarico è che con un pizzico di fortuna inpiù e con qualche altro innesto a supporto, probabilmente, sarebbestato possibile assaporare maggiori soddisfazioni sia in campionato chenella competizione europea. Non resta che elogiare l’ottimo lavorosvolto da tutta la società, il Napoli è rispettato e temuto da tutti e deved’obbligo proseguire su questa strada, con una programmazione che si-curamente vedrà lo staff tecnico in prima linea nella prossima campagnaacquisti. Ingenerosi i fischi al Pocho durante la sfida conclusiva col Siena;le voci di una sua probabile partenza hanno scatenato l’ira dei tifosi chevedevano nell’argentino un idolo insostituibile, c’è da comprendere, cheseppure a malincuore, i calciatori sotto tutti cedibili e che non esistonoappartenenze eterne. Le esigenze contrattuali miste a ragioni di oppor-tunità comportano anche dei distacchi traumatici, quello che conta è ilrispetto per l’atleta e credo che Lavezzi meriti un trattamento adeguatoper quanto ha saputo donare al pubblico napoletano. La gara con la Juvepuò restituire la giusta serenità all’ambiente e la prevendita dei bigliettilascia ben sperare in una presenza massiccia di tifosi di ambedue le com-pagini, sarà uno spettacolo di sportività e passione, e a prescindere dalrisultato, l’aspetto fondamentale è che tutto si svolga nella massima se-renità. I nostri club affiliati saranno presenti, come sempre, numerosi earriveranno da tutta Italia per sostenere, con la correttezza che li con-traddistingue, lo squadrone azzurro, un’occasione speciale per dimo-strare ancora una volta la qualità di un tifo esuberante e colorito masempre esemplare. Qualunque sarà il risultato si assisterà a una sfidaavvincente, con un’atmosfera incandescente. Tanti i tifosi azzurri al-l’Olimpico. Una menzione speciale meritano i Club Napoli Caivano, Metadi Sorrento, Gaiano, Santa Maria di Castellabate, Angri, MonsummanoTerme, Guastalla, Modena, Campobasso, Venafro e Isernia, che sarannopresenti in massa all’Olimpico insieme a tantissimi altri affiliati di altriClub. L’invito è sempre lo stesso: sportività, grande entusiasmo, e maiaccettare provocazioni. Una serata di grande calcio all’insegna dellasportività. Forza Azzurri e grazie tifosi!

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NAPOLI - JUVENTUSN. Giocatore Ruolo Classe Naz. Presenze A Gol

1 MORGAN DE SANCTIS P 1977 ITA 37 –2 GIANLUCA GRAVA D 1977 ITA 6 –3 IGNACIO FIDELEFF D 1989 ARG 4 –4 MARCO DONADEL C 1983 ITA – –6 SALVATORE ARONICA D 1978 ITA 31 –7 EDINSON CAVANI A 1987 URU 35 238 ANDREA DOSSENA D 1981 ITA 33 2

11 CHRISTIAN MAGGIO C 1982 ITA 33 314 HUGO CAMPAGNARO D 1980 ARG 31 215 ROBERTO COLOMBO P 1975 ITA – –16 EDUARDO VARGAS A 1989 CIL 10 –17 MAREK HAMSIK C 1987 SLO 37 918 JUAN ZUNIGA D 1985 COL 31 220 BLERIM DZEMAILI C 1986 SVI 28 321 FEDERICO FERNANDEZ D 1989 ARG 16 –22 EZEQUIEL LAVEZZI A 1985 ARG 30 923 WALTER GARGANO C 1984 URU 33 228 PAOLO CANNAVARO D 1981 ITA 32 229 GORAN PANDEV A 1983 MAC 30 631 JACOPO DEZI C 1992 ITA – –83 ANTONIO ROSATI P 1983 ITA 1 –85 MIGUEL BRITOS D 1985 URU 11 188 GOKHAN INLER C 1984 SVI 36 –90 MAX AMMENDOLA C 1990 ITA 1 –99 CRISTIANO LUCARELLI A 1975 ITA 3 –

N. Giocatore Ruolo Classe Naz. Presenze A Gol1 GIANLUCI BUFFON p 1978 ITA 35 –3 GIORGIO CHIELLINI D 1984 ITA 34 24 JOSÉ MARTIN CASERES D 1987 URU 11 16 FABIO GROSSO D 1977 ITA 2 –7 SIMONE PEPE C 1983 ITA 31 68 CLAUDIO MARCHISIO C 1986 ITA 36 9

10 ALESSANDRO DEL PIERO A 1974 ITA 23 311 PAOLO DE CEGLIE D 1986 ITA 21 113 ALEXANDER MANNINGER P 1977 AUS – –14 MIRKO VUCINIC A 1983 MON 32 915 ANDREA BARZAGLI D 1981 ITA 35 117 ELJERO ELIA C 1987 OLA 4 –18 FABIO QUAGLIARELLA A 1983 ITA 23 419 LEONARDO BONUCCI D 1987 ITA 32 220 SIMONE PADOIN C 1984 ITA 6 121 ANDREA PIRLO C 1979 ITA 37 322 A.E. PARDO VIDAL C 1987 CIL 33 723 MARCO BORRIELLO A 1982 ITA 13 224 EMANUELE GIACCHERINI A 1985 ITA 23 126 STEPHAN LICHTSTEINER D 1984 SVI 35 227 MILOS KRASIC C 1984 SER 7 128 M.A.B. ESTIGARRIBIA C 1987 PAR 14 130 MARCO STORARI P 1977 ITA 3 432 ALESSANDRO MATRI A 1984 ITA 31 1034 LUCA MARRONE C 1990 ITA 3 1

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L a certezza che per il Napoli o la Juventus possaessersi aperto un ciclo importante e vincentepasserà obbligatoriamente attraverso la conqui-

sta della Coppa Italia in palio questa sera all’Olimpico.A pensarci bene nella stagione degli addii di Del Piero eGattuso, Zambrotta e Inzaghi, del fallimento di Inter eMilan in campionato, il finale di stagione rende pienagiustizia a due società che sono risorte dalle ceneri,l’una dopo l fallimento, l’altra dopo il terremoto di Cal-ciopoli del 2006, proponendosi sul palcoscenico mag-giore con idee e metodi di gestione innovativi dopo annidi profonde amarezze e sofferenze per le due tifoserie,anche se con prospettive diverse. Questa finale tra Ju-ventus e Napoli, perciò, speriamo innanzi tutto che apraun nuovo e bel capitolo della storia del calcio italiano,perché se è vero che la Juve ha firmato un’impresa stra-ordinaria concludendo imbattuta un campionato trion-fale, il Napoli, senza alcun dubbio, è stata la formazioneitaliana che per gioco e risultati ha dato più lustro al cal-cio nostrano in Europa. Per gli azzurri c’è forte il ramma-rico di non essere riusciti a ripetere il “miracolo” dellascorsa stagione e anche un pizzico di rimpianto per l’an-damento… lento nella parte conclusiva del torneo,frutto non solo degli sforzi fisici e nervosi profusi inChampions League, ma anche di una rosa ancora troppolimitata dal unto di vista qualitativo, che ha spesso costretto Mazzarri a uti-lizzare quasi sempre i suoi 13-14 titolarissimi raschiando il fondo del bariledelle loro energie psico-fisiche. Perciò la finalissima dell’Olimpico, se da unlato propone alla Juve la possibilità di concludere imbattuta l’intera stagione,centrando un’impresa mai riuscita a nessuna squadra in Italia, dall’altro re-gala al Napoli l’opportunità di cogliere il primo trofeo dell’era De Laurentiis,togliendosi uno “sfizio” riuscito a nessuno contro i bianconeri di Conte. Par-tita dall’esito solo apparentemente scontato in favore dei neo campioni d’Ita-lia, perché al di là dei valori in campo e delle residue forze ancora adisposizione d azzurri e bianconeri, il Napoli potrebbe avere dalla sua l’espe-rienza fatta quest’anno in Champions, dove nel girone della morte ha dispu-tato sei finali giocate allo spasimo, imparando a gestire con lucida freddezzae cinismo gli assalti di Manchester City e Bayern, oltre che del men blasonatoVillarreal. Il fatto, poi, che il City di Mancini abbia vinto la Premier League eche il Bayern sia approdato alla finale di Champions, dove incontrerà il Chel-sea, killer degli azzurri nei supplementari degli ottavi, deve perciò costituire

Sergio Curcio

CON L’ESPERIENZA DELLA CHAMPIONS

per Mazzarri e il suo gruppo la convinzione, la forza che in una gara seccapuò succedere di tutto, anche eliminare come per incanto scorie e tossinedi un’annata di 50 partite sul groppone per tirar fuori la madre di tutte lepartite alla cinquantunesima.Il tecnico toscano dovrà impostare una gara tatticamente attenta ma più si-mile a quella dell’andata in campionato che non quella del ritorno dove gliazzurri furono travolti. Era il 29 novembre, e Conte al San Paolo decisi disfidare Mazzarri sul piano dell’aggressività, del pressing asfissiante, dellaveemenza agonistica. Dopo un primo tempo spettacolare del Napoli chiusoper 2-0 e con un rigore segnato ma fatto ripetere ad Hamsik da Tagliavento,e poi sbagliato, la Juve sul 3-1 a metà secondo tempo sembrava spacciata,e invece complice la stanchezza e la ingenuità degli azzurri, venne fuori ilcarattere rabbioso, la “fame” dei bianconeri che riacciuffarono risultato eimbattibilità, mai stata così in pericolo come quella sera. Per la prima voltasi vide la vera essenza, l’anima juventina della squadra di Conte, quella di-mostrazione di forza e umiltà al tempo stesso ce ha portato allo scudetto.

Stasera i bianconeri tenteranno la doppietta conla Coppa Italia – impresa riuscita al Napoli ’86-’87– proprio contro gli azzurri. Auguriamoci di assi-stere a una gara bella, spettacolare, agonistica-mente intensa e incerta. La Juve ha dalla sual’entusiasmo e la consapevolezza di un futurodegno della storia vincente del passato. Il Napoliha molti, troppi dubbi sul futuro del progetto DeLaurentiis, un portafoglio senza i futuri introitidella Champions e i “mal di pancia” di diversi az-zurri. E se l’addio di Del Piero è stato salutato conuna standing ovation tra fiumi di lacrime di gioiae di commozione, quello di Lavezzi, ufficiale oquasi, è stato con un calcio d’angolo non battutoper evitare i fischi dei tifosi, sentitisi traditi. Baste-ranno il ritorno del Matador al centro dell’attaccoe la voglia di quel ragazzo perbene che è Hamsikper far tornare l’ottimismo ai trentaduemila napo-letani presenti all’Olimpico? Vincere il trofeo sa-rebbe il regalo più bello per un pubblico degno diuna società da primato tecnico e non solo econo-mico… Stasera, proviamo ancora a sognare: noncosta nulla!!! La dea Eupalla un miracolo può farlo.Domani, poi, è un altro giorno… Non credo, a miosommesso avviso, che quelli a seguire sarannogiorni esaltanti per i tifosi e per la società.

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PERSONAGGI

Angelo Pisani è un tifoso privilegiato perché è legato ai colori azzurrida sempre e perché può vantarsi di difendere in un giudizio controil fisco italiano il vero giocatore simbolo del Napoli e quello che re-

sterà negli anni nei cuori dei tifosi azzurri: Diego Armando Maradona. E che,a suo dire, se fosse inserito nel contesto del Calcio Napoli porterebbe solobenefici.

D. Tifoso doc naturalmente, che Napoli è statoquesta stagione?R. Un Napoli po’ confuso caratterizzato da troppialti e bassi nel corso del campionato. La sensa-zione è che ci siano stati continui litigi nello spo-gliatoio, tra giocatori e allenatore e tra lo stessotecnico e il presidente non ci sia più quella sintoniache l’anno scorso aveva prodotto ottimi risultati.Nel complesso lo spogliatoio si è sfaldato proprionei momenti in cui si doveva essere uniti e caricati.Tuttavia si può essere soddisfatti, si è centrata laqualificazione in una coppa europea e ora c’è lachance in coppa Italia. Sono ottimista.

D. Rispetto alle aspettative di inizio stagione sipuò essere più soddisfatti o delusi per i risultati? R. Il mio voto è 6 e mezzo: l’entusiasmo e l’amoreper questa maglia mi condizionano. Certamente èstata grande la delusione dell’uscita agli ottavi diChampions col Chelsea. Dopo la gara di andatatutti avevamo sognato magari una semifinale echissà qualcos’altro. È andata così e il risultato vaaccettato. Così come è stata una doccia gelata lapenultima gara di campionato col Bologna e conessa sono svanite le poche possibilità di centrareil terzo posto.

D. Ora da dove si deve ricominciare?R. Da una società compatta, con uno spogliatoio unito, con un gruppo squa-dra che sia un tutt’uno con la città. Non li vedo uniti con la città, è più fortel’attaccamento dei tifosi verso la squadra enon viceversa. Deve diventare tutto un’unicaforza, questa disgregazione ha impedito ilraggiungimento di risultati. Ci vogliono cam-biamenti, magari un nuovo allenatore, faccioun nome, Maradona, con Frustalupi suo se-condo. R. Lei al tempo del fallimento del Napolipropose una class action contro la Figc peri danni esistenziali subiti dai tifosi azzurri,come si è concluso il contenzioso?R. Vincemmo contro la Figc due cause su trecon 1000 euro di indennizzo a tifoso dimo-strando che i loro diritti sono costituzional-mente garantiti. Un’altra causa è statatrasferita al Tar per difetto di giurisdizione, epresto verrà discussa.

D. Veniamo all’aspetto legale della vicenda Maradona, come nasce il suorapporto col Pibe?R. Nasce da un vecchio rapporto conoscenza da tifoso quando ero più gio-vane. Poi insegnando all’Università mi sono imbattuto in questa vicenda,l’ho chiamato e abbiamo deciso di intervenire per restituire dignità e ragionea Maradona, ingiustamente accusato di evasione.

D. A che punto è il contenziosoR. Giovedì mattina ci sarà l’udienza. Ma va detto che Maradona ha già vintonel 1994, non c’è da parte sua nessuna responsabilità, manca il presuppostogiuridico per attuare le procedure esecutive di Equitalia. Nel frattempo ab-biamo fatto un’offerta di 3,5 mln di euro da elargire come contributo vittimedel fisco.

Max Bonardi

ANGELO PISANI: COME MANCA DIEGO

Angelo Pisani è nato il 21 luglio 1971 in Napoli. Laureato in Giurispru-denza svolge la professione di avvocato, ma è ancheil presidente dell’-VIII° Municipalità del Comune di Napoli. Ricopre il ruolo di docente diDiritto Tributario all'Università Parthenope di Napoli. È presidente del-l'associazione Noi Consumatori, nonché presidente dell'AMI (Associa-zione Municipalità Italiane) e da anni si occupa di assistere i cittadinivessati da Equitalia, avendo conseguito numerose vittorie in Tribunalein difesa dei diritti dei contribuenti italiani vittime delle "cartelle pazze".Negli anni passati è salito alla ribalta delle cronache nazionali per averottenuto un’importante vittoria giudiziaria nei confronti della Figc perla tutela dei tifosi napoletani in merito alla retrocessione del Napoli inserie C. Si è distinto per diverse class action a tutela dei diritti dei citta-dini italiani dal mondo della sanità fino a quello dei trasporti.

D. La vicenda impedisce a Maradona di venire in Italia?R. No, Maradona è un uomo libero e la cartella non è più un titolo esecutivo.

D. Che sensazione ha, il suo rapporto con Napoli è sempre così forte?R. Con la città sicuramente, mentre con la società Calcio Napoli non ha nes-

sun rapporto. Non c’è nessuna possibilità che si in-vesta su Maradona, sarebbe un’energia positivaper la città, ma oscurerebbe del tutto il presidenteDe Laurentiis.

D. Una volta sbloccata la vicenda, crede a un Ma-radona allenatore o dirigente in Italia?R. Sicuramente sì, questo è il suo lavoro, se do-vesse venire in Italia, verrebbe solo per il Napoli.

D. Che sensazioni ha sulla finale di Coppa Italia,chi vince?R. Spero che finisca positivamente per noi. Dob-biamo vincere, sarebbe l’unica ricompensa che ri-mane in questa stagione. E poi avrebbe ancoravalore maggiore perché vinta contro la vera rivalestorica degli azzurri. Sarebbe la finale delle finali.

D. Favorevole o contrario alla ristrutturazione delSan Paolo?R. È necessario un nuovo stadio polifunzionale, ioproporrei la zona di Scampia, vicina all’aeroportoe ben collegata da tre metropolitane. Servirebbea riqualificare un’area della città, degradata e de-qualificata. Significherebbe investire in un’areadove già hanno sede due squadre di calcio impor-tanti della città: Campania e Internapoli. Invece, ilprogetto a Ponticelli non avrebbe senso.

D. Un consiglio a De Laurentiis…R. Contattare Maradona e trovargli un ruolo per sconvolgere l’Italia. Sarebbeil suo più bel film.

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P ersonalmente segna l’inizio vero di una stagione. Quando viene pub-blicato il tabellone della Coppa Italia, in estate, significa che le va-canze son finite e che si fa sul serio. Per me ha lo stesso valore del

calendario del campionato e da anni, ogni anno, faccio quello che fanno tan-tissimi tifosi. Cioè sto lì a calcolare gli incroci virtuali, daisedicesimi fino alla finale. Facile ultimamente, col Na-poli che parte dai quarti. Un po’ meno quando eravamoin B e si iniziava a giocare prima di Ferragosto. Tutti i cal-coli avevano sempre la stessa finta soluzione: Napoli infinale. Poteva cambiare l’avversario, ma nei deliri estivinon esistevano ostacoli per arrivare fino in fondo a gio-carci un trofeo che solo chi ha una certa età ha sempreconsiderato nobile e bello. Noi che le finali di Coppa Ita-lia ce le ricordiamo tutte o quasi (no, quella del ‘62 nonposso ricordarla), possiamo ancora recitare a memoriala sequenza dei marcatori del 4-0 al Verona nel ‘76 o di-segnare con i pastelli lo slalom di Ciro Muro nel 3-0 all’Atalanta nell’andata al San Paolo.Quella Coppa Italia significava due cose: stringere una coppa – sì, le coppesi possono anche stringere, non solo alzare – e qualificarsi per una cosa cheoggi non c’è più. La Coppa delle Coppe, ahi nostalgia canaglia. L’ultima volta che siamo arrivatifin qui è stato nel ‘97 e in questi giorni avrete letto e sentito tutti quelli chec’erano, non c’erano, avrebbero voluto esserci e tutte le disamine su come eperché perdemmo col Vicenza. Inutile ricordarlo qui. Però anche quest’anno,

appena uscito il tabellone, il primo pensiero è stato il solito. In finale ci an-diamo così: con l’Inter ai quarti chissà perché giochiamo al San Paolo in garaunica, che occasione. In semifinale i conti fasulli mi davano una tra Udinese ePalermo, anziché il Siena, e in finale avrebbe dovuto esserci il Milan. Poco

male, anzi. Gli ultimi avversari li ho sbagliati, ma staserasiamo davvero in finale. Finalmente finale. Dopo tre annia sentirsi dire che “sono tutte finali da qui alla fine” ce negiochiamo una vera. E non contro Verona, Atalanta o Vi-cenza. Contro la Juventus campione d’Italia e imbattuta.Dimentichiamo per un attimo annessi e connessi: il van-taggio di saltare i playoff di Europa League, l’orgoglio dilegittimare la gara di Supercoppa con argomenti incon-futabili, l’ipotesi che una vittoria possa convincere qual-che tenore recalcitrante a continuare a cantare nel nostrocoro, la soddisfazione di battere il rivale di sempre chequest’anno non ha perso mai. Tutte cose giuste e vere,ma quello che più conta sarebbe vincere per noi e basta.

Per il Napoli. Perché abbiamo voglia di far festa tutti in-sieme e senza polemiche. Perché quella coppa la vogliamo stringere, baciare,accarezzare. Un ciclo vincente è fatto di crescita ma anche di maturazione equesta squadra, questo staff, questo allenatore lo meritano proprio. Non per-ché debba essere la fine di un ciclo, anzi. Piuttosto per dare sangue e colore aquesto ciclo emozionante. Lo meritano tutti, lo meritano i tifosi. La Juve vuolela terza stella? Chiacchiere. Noi vogliamo la quarta coccarda. Quel tricoloretondo con il fiocco che si mette sulla maglietta. Pulita, la nostra..

Fabrizio Piccolo

VOGLIAMO LA QUARTA COCCARDA

I nutile negarlo, quella dello stadio Olimpico di Roma è la “partita dellepartite” per tutti i tifosi napoletani. Il destino degli azzurri, ancora unavolta, s’incrocia con quello degli “odiati” bianconeri e questa volta la

posta in palio è la Coppa Italia. È l’ottavavolta che la squadra partenopea scendein campo nella partita che decide l’asse-gnazione del trofeo. Finora il bilancio nonsorride alle fortune azzurre. Nelle prece-denti occasioni, infatti, per tre volte il Na-poli è riuscito a prevalere sull’avversario,ma per quattro volte è stato costretto avedere alzare la coppa da mani “nemi-che”. Gli azzurri si sono aggiudicati per trevolte il secondo titolo nazionale equando lo fecero, nel 1962, stabilirono unrecord mai più eguagliato. La squadra al-lenata da Bruno Pesaola, infatti, fu laprima e unica compagine di serie B ad ag-giudicarsi il titolo. Il Napoli trionfò nellafinale contro la Spal, con il risultato di 2a1, dopo aver superato negli ottaviprima e nei quarti di finale poi, compagini sulla carta molto più forti, comeTorino e Roma. Quell’anno i partenopei riuscirono nella doppia impresa dialzare la coppa e di ottenere in campionato la promozione in serie A. Nonsarà quello l’unico primato legato all’avventura in Coppa Italia della forma-zione azzurra. Molti anni più tardi, nel 1987, il Napoli di Maradona, Bagni eGiordano riuscì in un’altra storica impresa. La squadra allenata da OttavioBianchi raggiunse, infatti, la doppia finale contro l’Atalanta, dopo aver infilatouna serie incredibile di undici vittorie consecutive. Furono tredici alla fine,perché contro i bergamaschi finì 3a0 all’andata e 1a0 al ritorno. Il gol di BrunoGiordano, nella seconda finale, chiuse in bellezza una stagione magica, cheportò sotto al Vesuvio il primo scudetto della storia del Napoli. Poco più didieci anni prima, nel 1976, i tifosi napoletani avevano già assaporato il gustodella vittoria. In quell’occasione il Napoli, superò in finale il Verona, allo sta-dio Olimpico di Roma, con un perentorio 4a0 maturato nel secondo tempo.

Marco Martone

OTTAVA FINALE, TOGLIAMOCI LO SFIZIO…Era il Napoli di Beppe Savoldi, che segnò due gol in quella partita, di GiorgioBraglia, di Peppe Bruscolotti e di Peppe Massa. Altre finali ha giocato il Na-poli, andate meno bene. Nel 1972 gli azzurri incontrarono il Milan e i rosso-

neri s’imposero per 2a0. Non moltomeglio andò nel 1978 contro l’Inter. Inquella occasione la squadra di Di Marzioandò prima in vantaggio, con Restelli, perpoi essere raggiunta e superata dai gol diAltobelli e Bini, a due minuti dalla fine. Eancora bruciano le finali perse contro laSampdoria di Vialli e Mancini, nel 1989(1-0 all’andata al San Paolo e 4-0 per i blu-cerchiati al ritorno) e quella con il Vicenzanel 1997, quando il Napoli fu battuto aisupplementari (3-0), dopo aver vinto al-l’andata 1a0. La città di Napoli è stata pro-tagonista anche di un’altra finale diCoppa Italia. Era il 1979, quando la par-tita tra Juventus e Palermo, vinta dai

bianconeri per 2-1, si giocò allo stadio San Paolo. Ora la “vecchia signora”sarà l’avversario da battere, per rendere magica una stagione ricca di ram-marichi, per togliersi uno sfizio contro quegli “odiati” avversari di sempre.

LE 7 FINALI DEL NAPOLI

1962: Napoli-Spal 2-1 a Roma1972: Milan-Napoli 2-0 a Roma1976: Napoli-Verona 4-0 a Roma1978: Inter-Napoli 2-1 a Roma1987: Napoli-Atalanta 3-0, Atalanta-Napoli 0-11989: Napoli-Sampdoria 1-0, Sampdoria-Napoli 3-01997: Napoli-Vicenza 1-0, Vicenza-Napoli 3-0

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L a chiamano la Madre di tutte le sfide. Napoli-Juventus è la finale dellefinali, fors’anche riduttiva per la Coppa Italia. Perché il Pianeta delPallone ha due colori, uno è dipinto d’azzurro e l’altro è in bianco e

nero. Eppure c’è una fondamentale differenza tra i due popoli. Quello delNapoli è orgoglioso fino alla esaltazione, quello juventino è disgregato, quasisotterraneo.Tifare per la Juventus è come era una volta votare per la Democrazia Cri-stiana: mezza Italia lo faceva e nessuno lo diceva. Come se fosse una am-missione di colpa, una lettera scarlatta, una traccia da occultare. Eppure sitratta della squadra più blasonata d’Italia, della società che ha fatto la Storiadel nostro Paese. Ma cosa si nasconde dietro la ritrosia degli appassionatijuventini a uscire allo scoperto per mettere sotto la luce del sole la loro le-gittima passione? Proviamo a scandagliare il mistero buffo della tifoseria piùocculta e omertosa d’Italia.

NON SONO UNA SIGNORA - Chiaramente il discorso riguarda non il tifosojuventino residente a Torino, ma i tifosi sparsi per l’Italia. Che, parliamoci,chiaro rappresentano il 70 per cento del popolo bianconero. Perché per sto-ria, cultura e sedimentazione, il tifoso della Juve è apolide, delocalizzato, tra-piantato, infiltrato, sempre ospite e mai padrone. Una specie di nemesi peruna squadra che per 50 anni ha dominato la scena italiana. Il paradosso vi-vente e l’ossimoro apparente è che la Juve non è Signora manco a casa sua.Perché Torino è del cuore Toro, il nucleo della città è granata, come una spe-cie di asimmetria fatale. Alla Juve restano le briciole dell’hinterland e la pol-

vere di Gloria. Il vero zoccolo duro juventino non ha appartenenzatoponomastica, non ha un capoluogo né quartier generale. La Juve è di tuttie di nessuno. Perché lo juventino si annida e prolifera ovunque, in tutto ilContinente e anche in tutto il Mondo. Ma senza osmosi dimassa, come un arcipelago privo di soluzione di conti-nuità. Cosa c’è alla base di questa frammentazione del po-polo più blasonato e meno compatto della Storia delCalcio? La risposta è in una genesi articolata e alquantobizzarra che affonda radici sociologiche.

IL COMPROMESSO STORICO - Il tifoso medio della Juven-tus non nasce su una costruzione ma su un vuoto. Unvuoto quasi esistenziale per chi vive di pane e pallone: lamancanza di una vera squadra del cuore. In tutte quellecittà e paesini nostrani in cui non c’è una squadra princi-pale, né si sono mai assaporati fasti di rilievo calcistico,succede che chi vuole abbracciare la fede calcistica, adottauna squadra. In assoluto, quella più vincente in quel mo-mento. Ecco che la Juventus per un bel ventennio (che ri-chiama accenti di regime) è stata l’orfanotrofio d’Italia. Si sa che nella vita si può cambiare fidanzata, macchina,

ma non la squadra del cuore. Come fosse una indissolubile unione di sangue,un matrimonio da condividere nella gioia e nel dolore. Ma quello con la Ju-ventus, molto spesso, non nasce come matrimonio di amore, ma matrimoniodi convenienza. Perché se da un lato, abbracciando uno squadrone si hamaggiore certezza di vincere, dall’altro lato quella stessa vittoria non è maiveramente tua. La felicità è questione soggettiva. E talvolta vale più una solagioia vera, che tante vittorie distanti che non hanno senso di appartenenza.

UNA VITA DA INFILTRATO - Questo è un aspetto che si riverbera anche sulmodo di esultare degli juventini “apolidi”. Non c’è trionfo che venga vissutointensamente, non c’è soddisfazione che ti riempia totalmente. Perché sivive da clandestini, vessati dal marchio di un tradimento verso la propriaterra di origine. Il tifoso bianconero vive in un eterno regime di 41 bis, car-cere duro, convivenza forzata col nemico. E anche quando dovrebbe venirfuori per urlare e godere, deve suo malgrado contenersi, implodere e na-scondersi. Perché in fondo l’esistenza di uno juventino è terribile, piena diristrettezze, densa di costrizioni. Una vita da infiltrato, non sarà mai una vitada tifoso.E allora vale la pena, soprattutto per le nuove generazioni, porsi il dubbioamletico: essere o non essere juventino? A Napoli la domanda non nasceneppure spontanea. Per una questione di religione, razza, educazione, filo-sofia, letteratura. E soprattutto per la cultura di un Popolo figlio del Mondoche non si è mai sognato di guardare la vita in bianco e nero. Ma che ha sem-pre voluto volare in alto verso l’immenso orizzonte AZZURRO.

Bruno Marra

Il dubbio amletico del tifoso più occulto d’Italia

ESSERE O NON ESSERE… JUVENTINO?

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D omenica scorsa la serie A, per quest’anno, ha chiuso. L’Udinese ela Lazio dopo averci consentito grandi boccate d’ossigeno, si sonoriprese quello che, probabilmente, spettava loro più che a noi, va-

lutando il solo campionato. Quinto posto finale e stop alle lusinghe del cal-cio europeo che più conta. Ahinoi, per l’anno a venire la famosa musichettaci ricorderà solo qualche spot pubblicitario. Uscire dallo stadio è stato, pa-radossalmente, come attraversare una landa desolata con decine di migliaiadi persone da sole: ogni singolo individuo immerso nei suoi pensieri e nellesue recriminazioni. È stata una giornata calcisticamente triste nella qualehanno prevalso gli addii e le uscite di scena di uomini che hanno segnatouna lunga epoca e più di una generazione. Del Piero, Di Vaio, Nesta, Gattusoe Inzaghi su tutti, ma non solo. I tifosi di tutte le squadre hanno fatto i conticon qualche saluto poco gradito e con gli occhi inumiditi di la-crime, a sottolineare la chiusura di un ciclo e a ringraziare peri momenti vissuti insieme. Oltre al dispiacere di dover pren-dere atto del trascorrere degli anni è difficile provare a imme-desimarsi nei panni altrui e condividere scelte emotivamenteonerose, ma, purtroppo, i grandi sentimenti, se tali, devonopoter prevedere il momento della separazione, soprattutto sequesto coincide con una crescita dell’altro interlocutore.Anche il nostro amato Pocho verosimilmente andrà via da Na-poli e per questo lo stadio si è letteralmente spaccato sul suoconto e sulla sua eventuale decisione. Da una parte i fischi, i

“buuu”, dall’altra si è intonato il suo proverbiale coro. Il genio ribelle hagiocato male, come gli capita da qualche tempo, anche perché avrà rivistonella mente il film della sua permanenza in città. Si sarà ricordato di quandoè arrivato quasi spaurito, in sovrappeso e con la paura di fallire nuovamentein Italia, per passare, poi, da “chiattoncello ruspante” al fascio di muscoli edi potenza esplosiva che più di un sassolino è riuscito a cavare dalle nostrescarpe. Ezequiel è riuscito a ricordarci i fasti di un suo irripetibile predeces-sore, mai più riassaporati, e ha rappresentato in maniera perfetta l’imma-gine di una squadra ritrovata sul piano tecnico e morale. Grazie, scugnizzonapolargentino, per tutto quanto e per il sorriso che ci hai regalato, guar-dando l’amico Walter Gargano, alla presentazione delle squadre in Napoli– Bayern. Uno sguardo consapevole e felice, successivo al boato che è stato

il marchio di fabbrica dell’anno, come a dire:“…gli altri si sorprendono, ma io no, sono loro,i nostri fratelli napoletani…”.Un rapporto così profondo può provocare rea-zioni importanti, perché è evidente che l’ab-bandono è, in questo caso, molto assimilabilea un tradimento, ma è altresì opportuno, primadi schierarsi tra i delusi o i riconoscenti, provarea valutare con attenzione tutte le dinamicheche hanno sollecitato Lavezzi ad assumere la(presumibile) decisione di salutare la sua cittàdi adozione. A ognuno la sua condivisibilescelta, anche se la riconoscenza dovrebbe stareal di sopra di ogni altra valutazione.Il calcio però, non a caso, è sempre lo sport piùbello del mondo e il finale della Premier Leaguene è stata la riprova. All’Etihad Stadium, Il ter-rore di veder sfumare tutto si è contrappostoall’euforia incredula di un vero e proprio mira-colo. Ferguson che stava battendo le mani perincitare i suoi, dopo la notizia del vantaggio City

ha continuato a battere le mani con uno sguardo sempre più inebetito. Lostesso che auguro di avere, con tutto il cuore, a Conte domenica sera. In-sieme alla inseparabile, inguardabile e immutabile pantegana appiccicata intesta, che il sottoscritto può legittimamente denigrare dall’alto della sua di-gnitosissima calvizie…Un anno gradevolmente trascorso insieme non può, infine, che concludersiurlando a squarciagola il nostro più potente grido d’amore: FORZA NA-POLI!!!. Per sempre. Buone vacanze e a presto.

Carlo Longobardi (Consigliere AINC)

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V orrei, una volta tanto, essere profeta in Patria (nella capitale), io per-sonalmente non vedo stonature, sì è vero siamo stanchi, ma arrab-biati e questo significa energia supplementare, loro invece vengono

da una bella stagione, da una grande vittoria di campionato, da uno scudettoin più, sono felici, hanno festeggiato, sicuramente sono più stanchi di noi,hanno un attacco che ha fatto 65 gol, il nostro 64 più quelli in Champions,quindi siamo più forti nel reparto avanzato, allora di cosa ci dobbiamo pre-occupare? Ma dai, come si fa a non pensarlo subito, loro hanno incassato 19gol, noi 45 oltre a quelli in Champions, è tutto là il problema, non vi sono altriproblemi, potremmo mangiarceli come fossero 11 babà più una fetta di pa-stiera in panchina, qualcuno dirà: “chist’ è pazz’”, sì sono pazzo, sono pienodi rabbia, di collera, di amarezza, i pensieri si affollano nella mente, ti passatutta una stagione come fosse un film, sì un film, che a tratti era da Oscar epoi… chi lo può dire cosa è successo, lo sanno i tifosi, anche quelli che hannofischiato e urlato a un Lavezzi spento, soprattutto perché chi lo ha fischiato,molto probabilmente è chi lo ama di più, e tornando al titolo, io non credoche ci dirà addio, no, sarà un arrivederci, al prossimo ritiro, sono altri che do-vranno dire addio. Mazzarri, conosce bene i suoi “ragazzi”, sta aspettando lafinale di Coppa e poi parlerà? Io mi auguro che lo faccia, perché c’è bisogno

Luigi Alvino

di chiarezza, anche nei rapporti con la stampa, non si può fare il Don Chi-sciotte, sul suo Ronzinante quando i mulini a vento ti abbattono, se si hannoaspirazioni importanti bisogna creare rapporti importanti, nessuno imparaniente senza l’umiltà, le capacità ci sono, manca il coraggio di dire a chi nonserve che ormai è tempo di cambiare aria, ci abbiamo provato ma non è an-data come doveva, una squadra intera, compreso le riserve, che a dieci gior-nate dal termine del campionato non riesce a reggere più di 60 minuti, nonha nessuna speranza in nessuna competizione, ma direte: “hai pronosticatola vittoria della Coppa Italia”, sì l’ho fatto, perché son certo, la forza che puòdarti la rabbia, l’amarezza, sarà in grado di portarci fino alla fine della partita,dopo bisognerà alzare in alto la Coppa, fare i giri di campo, le foto, lanciare inalto Mazzarri, sarà festa, lo sento, come son sicuro che l’allenatore non si fer-merà qui, vincere è un piacere a cui, poi, è difficile rinunciare. E noi aspette-remo per applaudirlo. Ma tornando alla finale, in caso di vittoria, sarebbe laquarta. E vai! Nulla è perduto, a tutto c’è rimedio, i napoletani sanno soffrire,sanno amare e non dimenticano mai chi riesce a donare emozioni e dignità,grazie a tutti, ma un grazie particolare a Lei presidente, ci ha insegnato tantecose, ora ci insegni a essere i più forti, noi sappiamo che è quello che vuoleanche Lei, un arrivederci ricco di emozioni e soddisfazioni.

COPPA ITALIA… E VAI! CHE DITE, LA VINCIAMO?

Massimo Sparnelli

UN MARADONA C’È SOLO UN MARADONA...

R ompere l’imbattibilità della Juventus e vincere laCoppa Italia. Una ciliegina sulla torta su una sta-gione in ogni caso positiva. Al Napoli è chiesto l’ul-

timo sforzo di un estenuante cammino di 51 partite. C’è dariscattare la brutta sconfitta rimediata contro i bianconeriil primo aprile a Torino. C’è da rimettere un trofeo in ba-checa a ventidue anni dal secondo scudetto. Tocca ai tretenori: Hamsik, per confermare l’ottimo momento diforma, Cavani, per eguagliare le 33 reti messe a segno nellapassata stagione, il Pocho Lavezzi, forse per salutare nelmodo migliore la maglia napoletana dopo 5 anni d’indi-scusso amore. Riccardo Bigon ha ammesso in tv che esi-stono delle trattative sul Pocho, sebbene in faseembrionale. La clausola rescissoria c’è, concreta la possi-

bilità che l’argentino scelga Milano o Parigi per la secondaparte della sua carriera. Prima della sua scelta, Lavezzi vasostenuto nella finale di Roma, come ha fatto metà del pub-blico del San Paolo domenica scorsa. I tifosi devono accet-tarlo: le bandiere non esistono più. È finita l’era di Maldini,Del Piero, Totti. I calciatori devono capitalizzare i momentimigliori della loro carriera. Dopo la Coppa Italia, sarà il mo-mento di De Laurentiis e Mazzarri. Sedersi intorno a un ta-volo, chiarire in primis la reciproca volontà di continuare alavorare assieme per il progetto azzurro, prima di definireil programma di rafforzamento. Il tecnico dice di voler ri-spettare il contratto sino al 2013, cominciare un nuovo per-corso con l’accordo in scadenza potrebbe rappresentare unproblema durante la prossima stagione.

IL FOTOGRAFO DI EXTRA TIME - ZONA NAPOLIÈ il fotografo ufficiale della trasmissione Extra Time - Zona Napoli che ha accompagnatoanche questa stagione il venerdì sera dei tifosi napoletani legati all’Associazione ItalianaNapoli Club, e non solo. Sue le immagini più significative dei momenti clou, delle espressionidegli ospiti, degli angoli più segreti dell’appuntamento azzurro. Mario Passaretti, 33 anni,diplomato al liceo classico ed esperto di informatica, ha scoperto la passione per la macchinadigitale non da molto, aggiungendola a quella che ha da quando era bambino, ovvero quellaper il Napoli. Un amore, quello per la fotografia, iniziato come hobby da autodidatta, ma che si

sta evolvendo: prima una semplice macchinadigitale, ora la Reflex e domani chissà.Normale chiedergli se la voglia è diventarefotografo di sport, calcio in particolare. E larisposta lascia stupiti: “Non credo proprio, la mia grande passione è immortalare paesaggi,cerco di non perdermi una mostra di questo tipo. Poi noi siamo fortunati, possiamo ognigiorno, grazie al mare, Vesuvio e il cielo spesso terso, imbatterci di volta in volta in unpaesaggio diverso, pur riprendendo lo stesso soggetto. Cambiano i colori, le sfumature, gliangoli di luce. Tutto però è sempre bellissimo e ogni volta unico”. Mario porta con sé semprela macchina e quando ha un po’ di tempo cerca luoghi e paesaggi che lo ispirino. Allapassione per la fotografia abbina quella della pesca. Fresco di licenza, ora laghi e fiumisaranno il suo campo d’azione. E perché no, al momento giusto, un clic ci sta proprio bene.

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Page 16: Cuore Azzurro N. 69 - 20 maggio 2012

A V O LT E I S O G N ID I V E N TA N O R E A LTÀ .

W E W O R K H A R DW E P L AY T O G E T H E R .

f i n a l e d i C o p p a I t a l i a

D o m e n i c a 2 0 m a g g i o 2 0 1 2 s t a d i o O l i m p i c o d i R o m a

w w w. m a c r o n . c o m

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