B2eyes magazine 11-2012

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WWW.B2EYES.COM N11 2012

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B2eyes magazine è il periodico indirizzato a tutti gli ottici-optometristi italiani e alle maggiori aziende produttrici e distributrici di articoli di ottica (montature, lenti oftalmiche, filtri solari, lenti a contatto, liquidi, accessori, macchinari e strumenti) presenti sul territorio nazionale. In ogni numero il magazine propone e approfondisce contenuti che vanno dall'attualità alla moda, dall'aggiornamento professionale alla consulenza legale. Inoltre sono presenti le ormai consolidate rubriche cerco & offro, corsi e le informazioni dalle aziende. Particolare attenzione è riservata allo sviluppo del mercato, quindi alle nuove opportunità di business, ma anche alle innovazioni in campo medicale e tecnologico, argomenti anch'essi importanti per la crescita professionale del punto vendita specializzato.

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Mensile dedicato al mondo degli occhiali,della vista, della visione e della percezione visivaDicembre 2012 numero 11

www.b2eyes.comIn copertina: Bausch+Lomb

Direttore ResponsabileAngelo Magri

RedazioneB2Vision

Via Ripamonti 44 - 20141 MilanoTel. 02 36638601 - Fax 02 36638600

Francesca [email protected]

Direzione generaleLuciano Cristiano

cel. 334 [email protected]

Pubblicità[email protected]

EditoreB2Vision

Via Ripamonti 44 - 20141 MilanoTel. 02 36638601 - Fax 02 36638600

Art DirectionMeloriaStampa

Mediagraf S.p.a.Viale della Navigazione Interna, 89

35027 Noventa Padovana (PD)

N112012 SOMMARIO

B2TRADEEditoriale Un futuro da “costituire” 3Il punto Il made in Italy è in debito con la nostra occhialeria 5Strategie e mercato 2013: forse è il caso di lasciare la vecchia strada per la nuova 6Marketing e gestione Un anno di cultura aziendale a due livelli 10Attualità È Luxottica il nuovo partner finanziario di minoranza di Salmoiraghi & Viganò 14VisionOttica su Facebook con la fanpage ufficiale 16Amarcord La cittadella della certificazione nel distretto dell'occhiale 20

B2EXPERTConsulente Redditest: le 6 cose da sapere 30Meditazioni Soave sia il vento, tranquilla sia l’onda 34Lab La valutazione posturale correlata all’impegno visivo prossimale 38

B2TECHLenti a contatto Astigmatismo irregolare: come, quando e perché 48Schalcon: il made in Italy a misura di ottico 54Lenti oftalmiche D’Adamo: una doppia sfida in Zeiss 56Varilux S: addio effetto distorsione 58

B2JOB Vetrina Offro/cerco 62

Registrazione presso il Tribunale di Milano

N. 293/2009 in data 17 giugno 2009

Registrazione R. O. C.: 18653€ 1,80 - Copia omaggio

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EDITORIALE

UN FUTURO DA “COSTITUIRE”

romuovere, tutelare, attua-re, riconoscere, garantire… Nelle oltre due ore che Roberto Benigni ha dedicato al commento dei 12 principi

fondamentali della Costituzione italiana, andato in onda il 17 dicembre su Rai1, colpiva soprattutto quel suo insistere sulla valenza positiva e propositiva del-la maggior parte dei verbi e dei termini adottati dai padri costituenti. Il tutto in forte contrasto con i tempi attuali, caratterizzati soprattutto da proclami gover-nativi e decisioni politiche all’insegna del ridurre, del sacrificare, del negare. Eppure i 556 deputati dell’Assemblea Costituente vivevano una situazione ancora più allarmante di quella odierna, a pochi mesi dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e del regime fascista. Ma, spinti dalla volontà di costruire un paese e un popolo nuovi, sono stati in grado di creare una base così solida, che, nonostante diversi attacchi, nessuno finora è mai riuscito a minare.Cosa c’entra la grandezza dell’Assemblea Co-stituente, che nel 1948 diede vita alla Carta, con il settore dell’ottica e l’attuale congiuntura? Ap-parentemente nulla. Tuttavia quell’entusiasmo, quell’apertura mentale e quella forza costruttiva possono risultare propedeutici a un rinnovamen-to in qualsiasi ambito. Si chiude, infatti, un anno difficile sotto tanti punti di vista: per il paese intero, per il commercio, per i nostri punti vendita. L’ultimo

Natale ha confermato la scarsa propensione agli acquisti da parte delle famiglie italiane. Ma molti attori del comparto in cui operiamo, gruppi, catene e ottici indipendenti, proprio per il periodo natalizio hanno lanciato campagne innovative: chi attraverso i media tradizionali, chi invece utilizzando i social network, così da vivacizzare l’interesse dei consu-matori, in particolare i più giovani. Per spingerli all’acquisto, certo, ma anche per sensibilizzarli sul benessere visivo, sulla prevenzione della vista, sulle opportunità che offre l’intera filiera. E qualcosa di simile lo stanno studiando anche le associazioni di produttori e dettaglianti dell’ottica, su scala nazio-nale e persino europea. E lo propongono anche gli organizzatori di Mido, la più completa fiera interna-zionale del settore, con nuove attività destinate non soltanto all’ottico, ma, per la prima volta in assoluto, rivolte persino al consumatore finale.Una serie d’iniziative, in sostanza, che, se sommate alle operazioni economiche e finanziarie degli ultimi mesi, mostra-no come il settore non sia assolutamente fermo. Anzi. Come, forse, siamo di fronte a una nuova fase “costituente”, che getti basi più solide per il futuro di chi ci lavora.

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Angelo Magri

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IL PUNTO

IL MADE IN ITALY È IN DEBITO CON LA NOSTRA OCCHIALERIA

Il giro d’affari della distribuzione ottica, nel complesso delle merceologie che tratta, è stimato che valga intorno all’un per cento delle spese per i consumi commercializzati e meno, evidentemente, di quelli totali; le sue dinamiche non sono esaltanti (ma di quale settore oggi lo sono?) eppure è oggetto da molti mesi dell’attenzione della finanza internazionale. È

recente la notizia dell’acquisizione della quota di controllo di Marcolin da parte del fondo PAI, per valori molto importanti e, nel frangente, è significativo che chi ha cedu-to abbia voluto mantenere una presenza importante nella azienda di Longarone.Per molto tempo i rumor delle trattative per la cessione di parte o tutta la Salmoiraghi & Viganò hanno tenuto banco nel mondo dell’ottica e, nonostante la riservatezza che le hanno circondate, si è saputo che non sono mancati gli interlocutori interessati al business. La vicenda si è poi conclusa, come è noto, con l’“arrivano i nostri” dell’inter-vento di sostegno di Luxottica, che ha lasciato il controllo della azienda nelle mani dei suoi proprietari.Ma tutto il licensing in generale e quello del settore sono in movimento – ci pare, però, che in materia tutto il mondo moda abbia appreso qualcosa dai nostri big dell’occhia-leria - e alla ricerca di consolidamento delle posizioni. Perché tanto interesse, allora, da parte della grande finanza, se la dimensione del business è, comparata non tanto al largo consumo, ma a quelli della moda o del lusso, relativamente modesta?Nella ricerca di spazi nei mercati emergenti, il cui trend di sviluppo è di segno oppo-sto di quello in crisi involutiva dei paesi occidentali, il made in Italy continua a fun-zionare; ma, se lanciare collezioni di abiti o accessori comporta un impegno e tempi lunghi, la creazione di punti di vendita o di reti di vendita diretta e problemi logistici rilevanti, gli occhiali dal punto di vista dei volumi non hanno questi problemi, sono più facili da gestire e dispongono di più canali di vendita oltre a quello istituzionale dell’ottica. Soprattutto consentono ai consumatori dei paesi emergenti (che sono tre/quattro volte più numerosi di quelli dei paesi occidentali) di entrare nel mondo delle griffe e del lusso partendo da una bassa soglia di ingresso economico, hanno grande visibilità e portabilità, non hanno, sostan-zialmente, grandi problemi di taglie e conformazioni e, quindi, dove arrivano i nostri occhiali funzionano da pilone di ancoraggio del made in Italy. A pensarci bene, in questo passaggio dell’economia mondiale, forse, la nostra occhia-leria dovrebbe pretendere di incassare le royalty piuttosto che pagarle.

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Danilo Fatelli

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ella tran-sizione fra il vecchio e il nuovo

anno, più o meno inconsciamente, ci siamo posti la domanda: cosa ci riserverà il 2013 oltre alle incertezze derivanti dalle elezioni per il rinnova-mento del Parlamento? Quanto è accaduto fra il 2008 e oggi ha cambiato la vita a molti e a tutti le prospettive di quella futura, sia per quanto riguarda il nostro privato sia la sfera degli interessi economici. È difficile, quindi, non prendere atto del cambiamento e chiedersi come ade-guarsi alla richiesta di nuovi compor-tamenti economici e del conseguente mutamento di stile di vita.Allora proviamo a definire, nel modo più semplice possibile, in che cosa è consistito il cambiamento, almeno nei suoi aspetti capitali.Nel quinquennio al quale ci stiamo ri-ferendo, all’interno delle nostre tasche

STRATEGIE E MERCATO

2013: FORSE È IL CASO DI LASCIARE LA VECCHIA STRADA PER LA NUOVA

Il 2012 ci consegna una pessima eredità e ci obbliga a pensare in termini innovativi il nostro futuro

Ndi Danilo Fatelli

Nel Regno Unito il leader della distribuzione inglese Tesco, catena multiformat con corner di ottica e di farmacia, accetta i buoni sconto emessi dalla concorrenza

è stata compiuta una somma algebri-ca i cui addendi sono stati:• la ricchezza prodotta dai singoli cittadini e dal paese nel suo com-plesso (valore che viene espresso come Prodotto Interno Lordo): quella prodotta nell’anno in corso è stata inferiore a quella dell’anno preceden-te e quindi siamo entrati ufficialmente in recessione.• La disoccupazione è salita a livelli record per cui un numero crescente di persone ha sostituito temporane-amente lo stipendio con i contributi della Cassa Integrazione Guadagni, avendo scarsa possibilità di trovare un nuovo lavoro e di tornare ai livelli di reddito precedenti. Ciò è dipeso molto dall’effetto della cosiddetta legge Fornero che ha ridotto l’area della precarietà aumentando quella della disoccupazione. In definitiva il risultato è che la gente ha oggi meno soldi da spendere.• Il montante di ricchezza sopravvis-

suto a questa falcidia è stato intaccato dall’aumento della pressione fiscale (non solo l’Imu) e dall’inflazione, quel-

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la tassa occulta che ha fatto si che, a parità di disponibilità di denaro dell’anno precedente, abbiamo potuto acquistare il 3,5 per cento di prodotti o servizi in meno o abbiamo potuto risparmiare meno del passato. La somma, quindi, è stata di segno negativo e ha prodotto su tutti, indi-pendentemente da quanto siamo stati colpiti individualmente, effetti negativi ulteriori: il calo del clima di fiducia che è l’espressione quantificata della voglia di spendere, ma soprattutto di fare investimenti e creare quella nuova ricchezza di cui si ha tanto bisogno. A complicare le cose sta contribuendo l’informazione televisiva che, per scopi politici o per mancanza di fantasia e creatività, in qualsiasi argomento introduce il tema della crisi e le notizie di fantomatici e non accreditati “enti studi” che ci bom-bardano di dati negativi, evitando di inquadrarli nel contesto generale dell’economia in cui, grazie al cielo, non ci sono solo componenti negative. La cattiva informazione interviene su un altro dato che si riferisce alle sue conseguenze emotive: l’attitudine alla spesa che frena gli acquisti anche di chi i denari da spendere li avrebbe.

Le conseguenze per il commercioIl primo a pagare questa somma di negatività è il commercio e, a caduta, la produzione; ma è il commercio, a diretto contatto con il consumatore, che è chiamato a mettere in campo

tutti gli strumenti per recuperare il recuperabile, partendo da un’amara e semplice verità: quando le risorse a disposizione diminuiscono, o si divide la torta residua in porzioni più piccole o si “ruba” un pezzo di torta agli altri.È quanto sta accadendo nella distri-buzione dei beni di largo consumo, dove un quarto di tutte le vendite è fatto in promozione di prezzo e la com-petizione orizzontale ha toccato punte esasperate, come dimostrano due casi rilevati nel Regno Unito, paese fuori dall’euro e con qualche problema in meno del nostro.Nel primo il leader della distribuzione inglese Tesco – catena multiformat con corner di ottica e di farmacia - accetta i buoni sconto emessi dalla concorrenza e, come fanno anche i suoi concorrenti, pratica orari del tipo

dalle sei della mattina a mezzanotte (tuttavia in Italia Carrefour a Milano ha un supermercato aperto 24 ore su 24); ma non è da credere che l’ottica sia da meno. Scrivens, catena di una certa importanza, è pronta a prati-care, in certi giorni, il 50 per cento di sconto sulle montature a chi si presenta con una ricetta di occhiali di un suo concorrente. Senza ricorrere a questi estremi e per trovare soluzioni meno traumatiche e impegnative è necessario ascoltare il consumatore che manda segnali chiari, in parte positivi. Il principale messaggio che arriva da tutte le ricerche e da tutti i paesi dell’Europa Occidentale è il grande numero (58 per cento) di consumatori determinato a non rinun-ciare alla qualità e pronto a pagarla il prezzo che merita. Per farlo è pronto

STRATEGIE E MERCATO

Fonte: Nielsen

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STRATEGIE E MERCATO

a diminuire gli sprechi anche usan-do meno l’auto. Oltre che ascoltare il consumatore è necessario inseguirlo nei mercati e nei luoghi dove si è spo-stato, ad esempio quello online, il più promettente. Nei trascorsi dodici mesi il 40 per cento degli italiani ha naviga-to in rete e una valanga di loro lo ha fatto per controllare i prezzi prima di fare un acquisto. Non è difficile trarre conclusioni da questo dato.Inizia un nuovo anno e dovremo deci-dere cosa fare, come dice un proverbio cinese “se non cambi strada arrivi dove stai andando” ed è proprio ciò che dovremo evitare di fare.

«In Europa Occidentale il 58 per cento dei consumatori è determinato a non

rinunciare alla qualità e pronto a pagarla il prezzo che merita. E per farlo è pronto a diminuire gli sprechi, anche usando meno l’auto. Inoltre nell'ultimo anno il 40 per cento degli italiani ha

navigato in rete per controllare i prezzi prima di fare un acquisto»

Sempre sul suolo britannico un'altra importante catena di ottica, Scrivens, è disposta a praticare, in certi giorni, il 50 per cento di sconto sulle montature a chi si presenta con una ricetta di occhiali di un suo concorrente

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on il nume-ro di genna-io del 2012 abbiamo avviato una rubrica, a firma Ario

Terzi, in cui c’eravamo proposti di fornire ai nostri lettori informazioni e spunti di riflessione su alcuni dei temi più importanti della gestione del punto di vendita ottico.Per fornire un servizio che andas-se oltre la semplice informazio-ne giornalistica, a ogni articolo pubblicato ha corrisposto un corso strutturato in formato “Formazione A Distanza“ disponibile su b2eyes.com, in cui i temi affrontati su b2eyes magazine venivano amplia-ti e approfonditi in modo didattico.In questo frangente, nel quale tutte le certezze accumulate nel passato sembrano venir meno insieme agli esiti positivi delle gestioni azien-dali, fornire strumenti di cultura d’impresa su un duplice livello - informazione e didattica - ci è par-so essere estremamente utile agli imprenditori e a tutti coloro che nella filiera ottica hanno responsa-bilità gestionali .Per chiarire in modo esaustivo il

MARKETING E GESTIONE

UN ANNO DI CULTURA AZIENDALE A DUE LIVELLI

Con un approccio innovativo la rubrica “Marketing e gestione” ha proposto contemporaneamente su carta (b2eyes magazine)

e sul web (b2eyes TODAY e b2eyes.com) temi riguardanti l’arco completo della gestione aziendale

Cdi Ario Terzi

pacchetto d’informazioni propo-sto, ripercorriamo velocemente il percorso suggerito ai nostri lettori, ricordando che era stato idealmen-te suddiviso nelle aree:1. della realizzazione e ottimizza-zione del punto di vendita;2. della gestione commerciale dell ’offerta del punto di vendita ottico; 3. delle attività di vendita e delle

relazioni con i clienti;4. del controllo di gestione e del bilancio.

Realizzazione e ottimizzazione del punto di venditaLa prima area tematica è stato affrontata con due articoli /corsi con i quali si dava risposta alla domanda retorica su dove

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posizionare il proprio punto di vendita o valutarne l ’opportunità di trasferirlo: DIMMI DOVE STA IL TUO PUNTO DI VENDITA E TI DIRÒ COME VA: LA LOCATION - Sui risultati dei punti di vendita l’ubicazione gioca un ruolo fondamentale che viene spesso sottovalutato e che può rendere vani gli sforzi dell’ imprenditore nel tentativo di valorizzarlo.Complementare al tema precedente, che suggeriva dove posizionare un punto di vendita, è stato proposto il come realizzarlo con: LA SEGMENTAZIONE DEL PUNTO DI VENDITA È ARRIVATA ANCHE NELL’OTTICA - Dopo un lungo letargo anche la rete dei punti di vendita ottici abbandona il format unico tradizionale e i suoi punti di vendita assumono posizionamenti e tipologie diverse.Infine dopo aver fornito informazioni e tecniche di ricerca su dove impiantare un punto di vendita, su che tipo di punto di vendita realizzare, sono state

fornite le nozioni base del: VISUAL MERCHANDISING OVVERO LA COMUNICAZIONE DEL E NEL PUNTO VENDITA, con il quale il punto di vendita si relaziona e parla con la clientela e con i flussi di traffico di fronte alle sue vetrine.

Gestione commerciale delle categorie dell’ottica A seguire, una volta affrontato il tema della realizzazione del punto di vendita, si è passati a illustrare le tecniche di composizione e gestione dell ’assortimento con: LA LEVA DELL’ASSORTIMENTO - Le vendite delle montature e degli occhiali da sole dipendono dalla capacità di incontrare le richieste dei consumatori attraverso una costante revisione degli assortimenti e la pianificazione degli acquisti. Nella stessa area tematica si è affrontato, soprattutto in chiave strategica, come gestire lo spinoso - in specie per l ’ottica che non propone un bene di largo consumo ad alta rotazione - problema del prezzo al pubblico.L’articolo che trattava dei prezzi era titolato: IL FATTORE P - In tutti i contesti commerciali il prezzo non è fattore di successo, ma è il perno della immagine di convenienza.

MARKETING E GESTIONE

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MARKETING E GESTIONE

Attività di vendita e delle relazioni con i clientiIl primo dei due contributi di questa area era dedicato alla descrizione e all’analisi dei processi di vendita e dei loro riflessi sulla conclusione delle transazioni con i clienti e puntualizzava come queste fossero il prodotto del mix: LA VENDITA: ABILITÀ E ORGANIZZAZIONE - Dal momento in cui il cliente potenziale entra nel punto vendita la trasformazione della visita in vendita è affidata all’abilità dei venditori e alla qualità dell’organizzazione. Questa descrizione del processo operativo e funzionale più importante del punto di vendita è stata integrata con la presentazione delle due tecniche più evolute con le quali si tenta di acquisire il maggior valore aggiunto alle vendite e si è quindi parlato di: CROSS-SELLING: COME VENDERE DI PIÙ E SODDISFARE IL CLIENTE - La tecnica di vendita basata sui processi di cross-selling e up-selling consente di ottenere, nel punto di vendita specializzato, gli stessi risultati di vendita di più prodotti che si ottiene con il gigantismo e la segmentazione dell’offerta e delle superfici di vendita.

Controllo di gestione e del bilancioInfine, la sequenza dei corsi partita con l’individuazione dell’ubicazione

del punto vendita e giunta all’ideale uscita del prodotto e del cliente dal punto di vendita, si è naturalmente conclusa con due interventi sui capitoli base delle tecniche e della cultura con i quali si controllano i risultati della gestione commerciale e cioè: IL CONTROLLO DI GESTIONE: IL NAVIGATORE SATELLITARE DELLE IMPRESE - In tempi di difficoltà per le imprese diventa indispensabile mettere sotto controllo, nel continuo, le principali poste della gestione per correggere il tiro prima che sia troppo tardi e naturalmente; e, sia pure in chiave di supporto alla lettura dei dati e non con l’obiettivo di dare informazioni sulla sua redazione:

IL BILANCIO - Redigere il bilancio, al di là della sua funzione legale e fiscale, costituisce un momento di riflessione su quanto accaduto e quanto potrà accadere nelle imprese.Lo scopo che ci siamo prefissati, utilizzando il doppio pedale dell’in-formazione, per stimolare curiosità e cultura d’impresa, e quello della formazione,per suggerire tecniche, metodi e soluzioni per i problemi della gestione, è stato creare un le-game ideale tra b2eyes e i problemi di natura strategica e culturale che ha l’imprenditore, ma ai quali, im-merso nella routine e nei problemi giornalieri, raramente riesce a pen-sare in modo ordinato e razionale.

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ATTUALITÀ

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uxottica Group Spa, Salmoiraghi & Viganò Spa e Salmoiraghi & Viganò Holding, azionista unico di Salmoiraghi & Viganò, hanno annunciato un accordo in base al quale Luxottica sottoscriverà un

aumento di capitale che la porterà a detenere una partecipazione del 36% di Salmoiraghi & Viganò - ha spiegato un comunicato congiunto - L'operazione, per un controvalore complessivo di 45 milioni di euro, è finalizzata a dotare Salmoiraghi & Viganò di risorse

per ristabilire l'equilibrio finanziario e supportarne la crescita futura».«Negli ultimi anni il settore dell'occhialeria italiana ha subìto importanti cambiamenti - ha commentato Andrea Guerra, amministratore delegato di Luxottica - Con questa operazione vogliamo sostenere la princi-pale catena italiana del settore con nuove risorse da destinare a progetti di crescita. Luxottica diventerà un partner finanziario, mentre la gestione operativa re-sterà a Salmoiraghi & Viganò. Tale operazione mostra il nostro impegno nel trovare soluzioni e strumenti da

È LUXOTTICA IL NUOVO PARTNER FINANZIARIO DI MINORANZA DI SALMOIRAGHI & VIGANÒ

di Angelo Magri

Il gruppo di Leonardo Del Vecchio ha sottoscritto una quota del 36% nella catena, di cui la famiglia Tabacchi manterrà la gestione operativa. Tra 5 anni le due società

saranno libere di esercitare opzioni sulle rispettive quote

«Né l'operatività di Salmoiraghi & Viganò né il resto del mercato», ha dichiarato a b2eyes l'amministratore delegato di Luxottica, a operazione ultimata. «Luxottica ha voluto da sempre essere vicina ai clienti ottici e lo dimostra da 51 anni, ancora di più in Italia, dove ha realizzato sinora partnership molto forti, con un obiettivo unico: il consumatore finale - ha precisato al nostro magazine Andrea Guerra - Gli ultimi anni, per via soprattutto della crisi economica, hanno cambiato le cose nel nostro paese: ci voleva perciò una Luxottica ancora più vicina ai propri partner, come ha dimostrato il numero di eventi, appuntamenti, incontri e attività degli ultimi 12-18 mesi, che è quasi raddoppiato rispetto agli anni precedenti. Ora è arrivata un'opportunità importante, con il più grande cliente italiano, per cui non ci siamo tirati indietro: il nostro vuole essere un messaggio di italianità, di vicinanza, che non ha alcuna intenzione di disturbare l'operatività di Salmoiraghi & Viganò né il resto del mercato».Questa operazione sarà il trampolino di lancio per uno sviluppo del retail anche in Europa? «Non c'è alcun cambiamento di strategia in atto da parte di Luxottica - ha sottolineato Guerra - In questi mesi avremmo avuto l'opportunità di rilevare due importanti catene nel centro e nord Europa e non ci siamo mossi: ciò conferma che l'operazione con Salmoiraghi & Viganò ha tutto un altro significato».E nel 2017, cosa succederà? «Nel 2017 non ci sarà alcun obbligo per entrambi i partner, ma soltanto delle opportunità che, alla luce di come saranno andati i prossimi cinque anni, potranno essere colte», ha detto l'ad di Luxottica.

GUERRA: CON QUESTA PARTNERSHIP NON VOGLIAMO DISTURBARE NESSUNO

Andrea Guerra, amministratore delegato di Luxottica

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ATTUALITÀ

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«C’era un progetto comune su mercato, prodotto ed evoluzione dei punti vendita», ha spiegato a b2eyes Edoardo Tabacchi, consigliere delegato di Salmoiraghi & Viganò. «Luxottica, inoltre, sarà un partner di lungo periodo, che a differenza di un fondo, ad esempio, non vuole strappare utili subito e poi uscire: ha dei valori che noi condividiamo e, cosa non da poco oggi, è un'azienda italiana», ha aggiunto Tabacchi, che tuttavia vuole rassicurare gli altri fornitori. «È evidente che le relazioni commerciali non cambieranno con nessuno - ha precisato alla nostra rivista il consigliere delegato di Salmoiraghi & Viganò, che nell'operazione è stata assistita da Rothschild e da Bruno Gattai come consulente legale - Oggi il nuovo azionista di minoranza si chiama Luxottica, ma questo non sarà assolutamente sinonimo di fornitore unico».Quali saranno i primi passi della catena ottica dopo l'ingresso del nuovo partner? «Partiremo dalla riduzione del debito finanziario – ha detto Tabacchi - Poi metteremo a punto un business plan insieme a Luxottica e vedremo come utilizzare al meglio le nuove risorse in entrata. La politica dei negozi? Non cambierà, alla luce del concetto che ci si dovrà concentrare soltanto sui punti vendita remunerativi». Salmoiraghi & Viganò, comunque, pare pronta a rilanciare. «Non abbiamo alcuna intenzione di diminuire il perimetro dell'azienda, anzi vogliamo svilupparne la diffusione sull'intero territorio nazionale – ha sottolineato ancora Tabacchi - L'ho ribadito ai circa 700 collaboratori presenti il 25 novembre alla nostra convention, ricordando il premio Retailer of the Year 2012 per la categoria ottica, che abbiamo ricevuto per il terzo anno consecutivo: un premio che è soprattutto loro».

TABACCHI: PERCHÉ ABBIAMO SCELTO LUXOTTICA

proporre ai nostri partner, che consentano concreta-mente di sostenere il mercato e di guardare al futuro del nostro paese con fiducia e progettualità».«Questa partnership - ha aggiunto Dino Tabacchi, presidente e maggiore azionis ta di Salmoiraghi & Viganò - rappresenta una grande opportunità di rafforzamento sul mercato italiano per una società che ha una storia di oltre 150 anni e una rete di circa 500 punti vendita in Italia. Siamo molto soddisfatti dell'accordo raggiunto con Luxottica che ci permet-terà di dare corso agli importanti progetti di sviluppo della nostra azienda».Salmoiraghi & Viganò è oggi leader in Italia nel segmento retail dell'ottica al dettaglio con circa 500 negozi distribuiti su tutto il territorio nazionale. Nell'e-sercizio chiuso al 30 settembre 2012 ha realizzato un fatturato netto di circa 170 milioni di euro. «L'accordo prevede, a partire dal 2017, un meccanismo di call option reciproche di entrambi i partner a valere sulla quota dell'altro - si legge ancora nel comunicato - Il completamento dell'operazione è subordinato al verificarsi delle usuali condizioni sospensive, incluso l'ottenimento dell'autorizzazione della competente autorità antitrust italiana».

La sede di Salmoiraghi & Viganò, a Milano

Edoardo Tabacchi, consigliere delegato di Salmoiraghi & Viganò

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ATTUALITÀ

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ome ricor-da Angela Muto, Brand Specialist VisionOttica, «la presen-

za sui social media, Facebook in primis, completa la strategia di comunicazione VisionOttica per costruire un dialogo costante con i clienti attivi e potenziali, incremen-tando l’awareness dell’insegna e dei suoi centri ottici affiliati. Per la Pagina Ufficiale VisionOttica è stato studiato un piano editoriale ad hoc, che propone ogni giorno nuovi contenuti: dalle novità dal mondo dell'ottica alle news sui prodotti, dalle curiosità sul tema della vista alle campagne istitu-zionali e promozionali in corso. Un modo semplice e fresco per comu-nicare il nostro brand e allo stesso tempo fare cultura sul benessere visivo».Sviluppata in collaborazione con la divisione digital dell’agenzia di comunicazione Meloria e la direzione creativa di Jack Blanga, la fanpage VisionOttica riflette la strategia glocal che da sempre contraddistingue l’insegna. Tutti i

centri VisionOttica avranno, in-fatti, ogni settimana a disposi-zione uno spazio dedicato per raccontare la propria realtà, oltre alla possibilità di con-dividere sul proprio profilo i contenuti della Pagina Ufficiale VisionOttica.Il lancio della nuova pa-gina “VisionOttica Pagina Ufficiale” è stato supportato da una campagna adverti-sing su Facebook. Per Natale, inoltre, VisionOttica ha proposto un’iniziativa dedicata, utile anche a promuovere la fanpage.

VISIONOTTICA SU FACEBOOK CON LA FANPAGE UFFICIALE

di Angelo Magri

Si tratta di un importante debutto “social” per la rete italiana di centri ottici, leader per professionalità e qualità certificata del servizio, dopo le campagne

di comunicazione che l’hanno vista protagonista negli ultimi due anni su media tradizionali come tv, stampa e radio

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ATTUALITÀ

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A quanti non è mai capitato di ricevere il regalo sbagliato a Natale? Per questo VisionOttica, da sempre vicino al suo pubblico, ha ideato una Facebook App che ha permesso ai fan di indicare i regali realmente desiderati, mostrandoli a parenti e amici. «Accedendo a “Regali In Vista” si poteva, infatti, creare una lista di regali e condividerla con i propri contatti: per ottenere in pochi click un Natale senza brutte sorprese», spiegano alla

divisione marketing del premium brand di Vision Group. L’originale app ha riscontrato un grande successo incrementando in modo considerevole non solo i fan della pagina Facebook Ufficiale VisionOttica, ma anche come originale strumento di comunicazione condiviso dagli stessi centri ottici affiliati per arricchire e rendere ancora più visitate le loro singole pagine di Facebook. «Per assistere gli affiliati nell’approcciare nel modo

più corretto Facebook, un social network ormai di fondamentale importanza nella comunicazione, ma che va utilizzato in modo appropriato per avere successo, abbiamo stilato le "12 regole d'oro" da osservare – ricordano ancora al marketing di VisionOttica - Dodici consigli utili per dare un contributo sostanziale sia alla costruzione della Pagina Ufficiale VisionOttica sia alla gestione del profilo del centro ottico. I centri VisionOttica, sia quelli già presenti su Facebook sia i nuovi, possono così contare su una consulenza costante e a 360 gradi dalla sede per gestire al meglio i social network».L’app è stata ideata dall’agenzia Meloria, con un team creativo composto da Danilo Rolle (Interactive Creative Director), Francesco Quarneti (Digital Development Manager), Cesare Cocito (Web Designer & Front End Developer) e Manolo Trebaiocchi (Social Media & Content Manager).

“REGALI IN VISTA”: PER UN NATALE SENZA PACCHI

Dalla pagina Facebook, due punti vendita VisionOttica protagonisti della sezione "Il centro ottico della settimana"

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a vent’anni Certottica e una gran bella storia da raccon-tare. Eppure

Luigino Boito, direttore generale, in un primo momento sembra restio a parlar-ne. Vuole guardare al futuro, ai nuovi

progetti. È sempre stato un inquieto, lo ammette, e le mille iniziative che segue, con impegno ed entusiasmo, lo confermano. Ma poi si lascia convince-re a ricordare quell’avventura iniziata nel 1992, appunto vent’anni fa. E la cosa non gli dispiace.Era il tempo del grande boom. Il made in Italy era in un’ascesa strepitosa e il

settore occhiali ne rappresentava una parte consistente. L’Europa emanava direttive e normative sulla produzione. Ma non c’era nessuno che le applicas-se, che controllasse che fossero seguite, insomma che certificasse. «Tra i cultori di questa esigenza - racconta Boito - c’era Vittorio Tabacchi, che si poneva il problema delle nuove tecniche interna-

Dalla vecchia sede di Fortogna, vicino alla ferrovia, dove tutto tremava quando passava un treno, all'avveniristico palazzo di Longarone: vent'anni di lavoro per Certottica,

a difesa di un'industria e del suo indotto

LA CITTADELLA DELLA CERTIFICAZIONE NEL DISTRETTO DELL'OCCHIALE

di Luisa Espanet

La fondazione di Certottica nel 1992. Da sinistra, Gioachino Bratti, sindaco di Longarone, Berto Luciani, presidente della Camera di Commercio di Belluno, Gigi Olivier, della Comunità Montana Longaronese-Zoldo, Mario Procidano, vicepresidente di Anfao, Luigi Boito, Francesco Caporossi, presidente Anfao, il notaio Raimondo Molinari e Paolo Caldart, presidente di Assindustriali BellunoH

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zionali. Bisognava creare un laborato-rio, che garantisse l’applicazione delle norme. Una cittadella della certifica-zione nel distretto dell’occhialeria». Ed ecco che Leonardo Del Vecchio, allora presidente di Anfao, incarica Boito, che ne è vicedirettore, di “costruire” Certot-tica. Gli inizi sono decisamente pionie-ristici. Come sede viene scelta una vec-chia scuola abbandonata di Fortogna, una frazione di Longarone. «Eravamo vicino alla ferrovia e ogni volta che pas-sava un treno, tutto tremava come per una scossa di terremoto», ricorda Boito, sorridendo. La scelta del luogo comun-que non era stata semplice. Tabacchi, per esempio, la voleva a Padova vicino alla Safilo, altri in Cadore. «Alla media-zione si arriva con il rispetto del caso

Vajont. Era partita la legge per trasfor-mare una zona distrutta dall’alluvione del 1963 in una zona industriale. Lì erano nate le piccole imprese arrivate a costituire un settore con il più alto Pil del 1972». Tutto ha il sapore dell’avventura. Boito ricorda due episodi, due momenti in particolare. Il primo quando Del Vecchio gli chiese: «Ma lei ci crede?». E prima di avere una risposta disse: «Io no». Il secondo quando, essendo Papa Luciani nativo della zona, capitò a Boito di andare in udienza a Roma da Papa Wojtyla. Nel corso dell’incontro espresse al Pontefice i suoi dubbi sulla nuova occupazione. Dubbi che riguardavano non solo la sua persona che lasciava un posto sicuro, ma anche il futuro di quelli che dovevano seguirlo in

Ancora due immagini risalenti al 1992. Il direttore Luigi Boito ricevuto da Papa Giovanni Paolo II a Roma e, in basso, Antonio Frigo, primo presidente di Certottica

un’impresa piena di punti interrogativi. Il Papa, dopo averlo ascoltato, gli diede uno schiaffetto paterno sulla guancia e lo rassicurò che tutto sarebbe andato bene.Per chi crede, si può dire che fu una benedizione. Sicuramente fu una ras-sicurazione, uno stimolo forte a mettere in atto il progetto. Gli aderenti all’inizio sono 17 imprese e i dipendenti tre. Nel giro di pochi anni Certottica è arrivata ad avere 160 aderenti, di cui quattro o cinque grandi nomi, una ventina di medie imprese e il resto piccole aziende delle quali molte sono scomparse. Ora, infatti, si è attestata sui 100 aderenti. I dipendenti sono una trentina con un’età media di 35 anni. Il fatturato annuo è di 2 milioni e 300 mila euro e il bilancio è sempre positivo. È un’impresa no profit, quindi in pareggio. Vengono rilasciati 5.000 attestati all’anno per gli occhiali premontati e da sole e 300 certificazioni

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per i nuovi prodotti (maschere da lavo-ro, da sport, ecc).Un momento particolarmente signifi-cativo nella storia di Certottica è stata la creazione nel 1998 della nuova e attuale sede a Villanova di Longarone. Ed è proprio vedendo questo edificio dalle grandi vetrate aperte sulle mon-tagne, dove il legno chiaro domina gli interni, che si sente come Certottica sia

proiettata verso il futuro, ma con un aggancio ben preciso sul territorio. L’edificio, non a caso, è stato proget-tato dall’architetto Renato Migotti, che sedicenne fu miracolosamente estratto dal fango del Vajont. E può essere visto come la testimonianza della ricono-scenza alle 2.000 vittime di quella tragedia. «Da quel catastrofico evento i bellunesi hanno saputo ricostruire un consolidato benessere che si è diffuso

1998, all’esterno della nuova "casa" di Certottica: da sinistra si riconoscono Cirillo Marcolin, Leonardo Del Vecchio, Luigino Boito e Renzo Zampieri

1998, gli interni della struttura: da sinistra Boito, Del Vecchio, Renato Migotti, progettista della nuova sede di Certottica, Marcolin e Zampieri

Pietro Barberini, fondatore dell'omonima azienda abruzzese di filtri solari: fu colui che volle e contribuì alla costruzione della nuova sede dell'istituto di Longarone

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CHARMANT GMBH EUROPE, SEDE SECONDARIA ITALIA - NUMERO VERDE: 800 372233

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in tutta la provincia e oltre», disse l’allora presidente Renzo Zampieri, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede, il 18 settembre 1998.L’edificio, nonostante oggi abbia 14 anni, è assolutamente contemporaneo e soprattutto non risulta solo estetica-mente bello e con un valore di 4 mi-lioni di euro, più del doppio di quello che è stato agli inizi, ma è all’interno predisposto e organizzato in modo tale da rispondere alle diverse e diversifi-cate esigenze.Luigino Boito rammenta come la costruzione della nuova sede sia partita dall’iniziativa personale dello scomparso Pietro Barberini, fondato-re di una famosa industria ottica di Silvi Marina, nota in tutto il mondo per la qualità dei filtri e delle lenti solari. Pare, infatti, che Gianni Vetrini, allora direttore della Barberini Spa, gli avesse riferito di quella sede precaria

Certottica e Dolomiticert

Da sinistra: il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, il direttore Luigino Boito e il presidente dell'Aio, Mario Casini, il 28 ottobre scorso, in occasione del riconoscimento assegnato ai 20 anni di Certottica, all'interno di Maestro Ottico

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e che questi avesse deciso di dare un miliardo di lire per il nuovo edificio. E istituì anche due borse di studio per la promozione scientifica e tecnologica nel settore dell’occhialeria. A Barbe-rini, definito imprenditore geniale e benefattore riservato, è dedicata una scultura di fronte al palazzo, realizzata da Franco Fiabane, l’artista bellunese che ha scolpito, tra le altre opere, il famoso monumento alle vittime del Vajont. Si tratta di un blocco di pietra da cui esce una figura umana «…che s’eleva verso il cielo. È un uomo che esprime la conquista della vita, di una vita spesa bene, aspra, come sarà stata anche quella di Pietro Barberini. Nonostante Pietro abbia saputo, con la forza dell’animo e della sua fede, creare non solo una grande azienda, ma abbia voluto esprimere in modo elevato e silente la sua solidarietà verso i più deboli». Queste furono le parole proprio di Boito, in occasione della presentazione dell’opera, che si ritrovano in uno dei tanti artico-li dei giornali locali di quei giorni. Molto importante fu anche, in questa straordinaria “avventura”, l’apporto di Antonio Frigo «sensibile, intelligente e arguta figura di uomo e imprendi-tore», nonché presidente di Certottica nella sua importante fase progettuale; e anche lui, come Barberini, scompar-so prima di aver visto realizzata l’ope-ra. Come fondamentale fu la fattiva partecipazione dei due vicepresidenti di allora Callisto Fedon e il giovane Cirillo Marcolin, attuale presidente di Anfao. «Sono stato aiutato da persone ecce-zionali», commenta Boito, convinto che senza il loro sostegno non sarebbe ri-uscito a portare avanti quell’ambizioso progetto. E passa in rassegna i quattro presidenti che si sono avvicendati. Dal primo, Antonio Frigo appunto, con la

Tra le varie funzioni di Certottica sicuramente la formazione gioca un ruolo importante, soprattutto considerando l’attuale problema dell’occupazione dei giovani e anche quella di una zona dell’Italia in cui la popolazione sta diminuendo di quasi mille persone l’anno. «Circa l’80% dei corsisti trovano lavoro nelle aziende del nord est. Noi ci teniamo che restino nel territorio, perché le risorse umane vanno prese in grande considerazione. Il rischio della depressione intellettuale è forte, metà dei laureati se ne vanno. Bisogna formare quindi figure professionali, in un certo ambito di specializzazione, che servano all’industria». È il parere di Boito.«Progettiamo, eroghiamo, rendicontiamo», dice Piero Monestier responsabile della formazione. Per lui è importante ascoltare le aziende, sentire le loro esigenze e cercare di progettare in modo di soddisfarle. I corsi, due all’anno, sono di 400 o 600 ore, comprensive di stage in aziende, e si rivolgono agli inoccupati e a chi si vuole riqualificarsi. Per accedere si richiede il diploma di scuola media superiore, un’età inferiore ai trent’anni. Di un centinaio di persone che si presentano, ne entrano nei corsi solo una dozzina e tutti nel giro di poco tempo trovano un lavoro. «I nostri docenti - prosegue Monestier - sono docenti di saper fare. Con una preparazione nell’ottica e nel design, ma anche nel management e nel marketing». Insegnano a disegnare un occhiale che sia certo esteticamente valido, ma anche ergonomico, ecocompatibile, leggero. Come fare il prototipo, come presentare il progetto, come posizionarlo sul mercato, come pubblicizzarlo. «Si deve seguire l’ossessione per fare qualcosa di bello che abbia mercato», è il motto di Dante Caretti, designer, uomo prodotto e uno dei più stimati docenti.

FORMARE GIOVANI CHE DIVENTINO... PROFETI IN PATRIA

I designer di domani, formati da Certottica

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sua straordinaria competenza nel set-tore, che gli veniva dall’attività di ottico svolta per anni nel suo conosciutissimo negozio di Padova. A lui è dedicata la sala del Consiglio. Al secondo, Renzo Zampieri, segretario della Confarti-gianato, che è stato il presidente al momento dell’espansione di Certottica e della creazione della nuova sede. Fondamentale l’apporto del terzo pre-sidente, lo scomparso, Mario Bonsem-biante, pioniere della ricerca nel settore zootecnico, già rettore dell’Università di Padova e fondatore di Agripolis, meglio conosciuta come la città universitaria dell’Agricoltura. L’Istituto, infatti, ha continui contatti con quattro università del Veneto, le due di Venezia, quella

di Padova e quella di Vicenza. E infine Floriano Dal Pra, l’attuale presidente. Imprenditore e fondatore delle più importanti società di impianti di risalita della zona, già consigliere e assessore regionale, nonché vice presidente della Giunta Regionale del Veneto. A lui si deve l’aver portato avanti i settori della ricerca e della formazione. Persona di grande pragmatismo, ha sempre esortato a una certa modestia. La sua frase «Doi skei de mona in scarzela fa ben a tuti» (Due soldi bucati in bor-sa fanno comodo a tutti), è rimasta proverbiale. È con la sua presidenza che Certottica nel 2008 crea un nuovo laboratorio. Si chiama Dolomiticert e certifica l’abbigliamento sportivo e i

dispositivi di sicurezza per la montagna da capo a piedi (escluso naturalmente gli occhiali). Altro settore industriale molto diffuso in zona.Boito comunque non può dimenticare e non dimostrare gratitudine nei confronti dell’Anfao e dei suoi personaggi. Oltre che per gli investimenti nel campo della formazione è determinante il loro appoggio nel presidiare la dinamica evolutiva del corpo normativo. Per difendersi, in un certo senso, dai “bu-rocrati di Bruxelles”.«Gli ecologisti, per esempio – dice - propongono norme spesso non compatibili con gli standard medi. E Anfao sta investendo in risorse per il controllo dei requisiti tecnici, per non creare difficoltà alle aziende».

L'attuale presidente di Certottica, Floriano Dal Pra

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Luce rossa per chi spende più di quanto dichiara al fisco, luce verde per chi ha uno stile di vita in linea con gli importi indicati nel Modello Unico

cco i punti chiave da sapere sull ’“ultimo nato” dell ’Agenzia delle Entrate.

1. Il Redditest è un software, facilmente scaricabile dal sito dell ’Agenzia delle En-trate (http://redditest.agenziaentrate.it /), che consente ai contribuenti di verificare la coerenza, o l ’assenza di quest’ultima, tra il proprio reddito familiare e lo stile di vita condotto. Il software è molto semplice da utilizzare, pertanto tutti possono accedervi e testarne il funzionamento sui propri redditi.

2. Redditest non vuol dire redditometro. Il redditest è un mezzo di controllo preventivo basato su una funzione matematica, non si tratta di un accerta-mento: saranno i contribuenti che potranno utilizzarlo per controllare la propria dichiarazione prima della spedizione della stessa. Il redditometro, invece, verrà utilizzato dall ’Agenzia delle Entrate a posteriori (il lancio è previsto nel 2013), in una fase successiva alla spedizione della dichiarazione dei redditi e con fun-

zione di controllo sulla veridicità della stessa. L’even-tuale accertamento da redditometro (e non da red-ditest) potrà scattare nel caso in cui gli strumenti di misurazione evidenzino uno scostamento del reddito complessivo superiore al 20% rispetto a quanto dichia-rato. In questo caso sarà poi compito del contribuente fornire la prova contraria, per dimostrare la regolarità nel finanziamento delle spese effettuate.

3. Il Redditest è anonimo. Il contribuente può compilare i campi richiesti con un nome di fantasia, senza paura che il Fisco riesca a carpire le informa-zioni inserite e a utilizzarle per un eventuale accer-tamento. Il software utilizzato, infatti, viene scaricato direttamente sul pc dell ’utente senza che sia lasciata traccia sul web dei dati caricati e gli stessi dati in nessun modo vengono comunicati all ’Agenzia delle Entrate.

4. Le spese da indicare. Le voci di spesa sono aggregate in sette categorie: abitazione (sia in pro-prietà sia in affitto, con relative spese per manutenzio-

REDDITEST: LE 6 COSE DA SAPERE

di Tobia ChiesurinConsulente aziendale

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ni, canoni, mutui, utenze, arredi ed elettrodomestici) , mezzi di trasporto (auto, moto, camper, barche, aerei e per tutti le spese per Rca o per canoni di noleggio), assicurazioni (assicurazioni vita, malattia, infortuni, danni a terzi), contributi versati (obbligatori, volonta-ri, complementari), istruzione (corsi universitari e di tutoraggio, scuole di specializzazione, master, corsi di lingue straniere e soggiorni all ’estero), tempo libero e cura della persona (abbonamenti a eventi sportivi e /o culturali, attività sportive, adesione a circoli, abbona-menti a pay tv, equitazione, viaggi e soggiorni in al-bergo, centri benessere), altre spese significative (spe-se mediche, assegni corrisposti al coniuge, spese per animali domestici, per apparecchiature elettroniche e per gioielli), investimenti immobiliari e mobiliari.

5. Luce verde o luce rossa. Alla fine dell ’ inse-rimento di tutti i dati, si accenderà una luce: potrà

essere rossa, in tal caso indicherà l ’ incoerenza tra le spese sostenute nell ’anno e il reddito dichiarato; op-pure verde, nel qual caso indicherà la congruità delle due grandezze. Né nel primo né nel secondo caso lo strumento esprime il reddito che sarebbe coerente indicare in capo alla famiglia stessa.

6. Gli obiettivi. L'obiettivo del nuovo strumento informatico è stimolare il contribuente "incoerente" ad adeguare i propri redditi, agevolando così la propria adesione spontanea agli obblighi fiscali. Al riguardo, il direttore dell ’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, ha recentemente specificato che non ha nulla da teme-re il contribuente onesto che dichiara i redditi giusti, il quale potrà sempre giustificare l'eventuale incoerenza in sede di contraddittorio con l'ufficio. La mancata co-erenza, infatti, «può avere mille giustificazioni, come eredità o donazioni», ha dichiarato Befera.

CONSULENTE

L’home page del Redditest dell’Agenzia delle Entrate

«Si tratta di un mezzo di controllo preventivo basato su una funzione

matematica, non di un accertamento»

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Stiamo navigando in balia di molte tempeste: dobbiamo avere lucidità di manovra e trovare nel nostro quotidiano la tranquillità necessaria e l’energia della speranza,

che ci aiuti a disegnare le rotte per il futuro

d ogni elemento benigno risponda ai nostri desir». Si tratta di un bellissimo

terzettino da “Così fan tutte”1 di Mozart, durante il quale due fanciulle innamo-rate, assetate di vita e di piaceri, Dorabella e Fiordiligi, insieme al cinico Don Alfonso, salutano gli amanti che partono per mare, pensando che stiano andando alla guerra. In realtà è tutta una finzione, i due giovanotti2 hanno scommesso sulla “fede delle femmine”, che secondo Don Alfonso sarebbe “come l’araba fenice: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”. La storia è nota, i due torneranno sotto mentite spoglie per far innamorare le ragazze, Dorabella e Fiordiligi si lasceranno trasportare dalle emozioni e cederanno alle nuove lusinghe, ma poi tutto finirà con il perdono e un rinnovato amore. Come sempre in Mozart, mai nulla è drammatico, c’è sempre speranza. Quella speranza “che delude sempre”,

secondo la Turandot di Puccini, che però “per rinascere nel cuore, ogni notte nasce ed ogni giorno muore”3. Ma questa è un’altra storia e non possiamo andar avanti all’infinito con le citazioni dell’opera lirica, che amo tanto. Il tema è quali sono gli elementi che ci danno tranquillità? Dove troviamo la nostra speranza? Potrebbero sembrare doman-de banali, ma dedicare qualche riflessione a questo argomento mi sembra oltremodo utile per continuare a credere e agire, in questo mondo sempre più paradossale. Stiamo navigando, più o meno a vista, in balia di molte tempeste e dobbiamo avere molta forza di carattere per mantenere salda la lucidità di manovra. Pertanto una piccola meditazione intima su dove trovare la tranquillità necessaria a nutrire le idee e l’energia della speran-za, che ci aiuti a disegnare le rotte per il futuro, mi sembra davvero interessante. Anche perché, chi mai ci dà speranza, se non la troviamo dentro di noi? Chi mai ci offre tranquillità, se non la coltiviamo nel nostro quotidiano? I

medici dicono che il consumo di farmaci ansiolitici, tranquillanti, sonniferi et similia, sono in vertiginoso aumento. Medicina allopatica, terapie naturali o non convenzionali, psicologi e psicote-rapeuti, santoni e guru: necessità comuni e diffuse, per superare un disagio esistenziale che aumenta incontrollato e apparentemente senza consolazione. Allora, fermiamoci un istante a pensare, a cercare dentro di noi. Io son convinta che fondamental-mente ci sia una volontà di sottrarci la voglia di sperare, ci vien fatto credere che ben poco possiamo agire per migliorare il nostro mondo. Questo genera una tale frustrazione, una tale castrazione dei nostri primordiali istinti creativi, da farci rimanere paralizzati e demoralizzati, oppure arrabbiati e astiosi, ma sempre fermi, in ogni caso. Ma suvvia, carattere! Forza! Non lasciamoci scoraggiare, andiamo a riscoprire dove sta la nostra speranza e come possiamo, invece, esser tranquilli e positivi. Sto seguendo un’affascinante regata, la Vendée Globe, grazie ai

SOAVE SIA IL VENTO, TRANQUILLA SIA L’ONDA

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MEDITAZIONI

di Luisa RedaelliCommunication consultant

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collegamenti internet4. Barca a vela monoscafo e navigatori solitari: fanno il giro del globo, da ovest verso est. Partiti dalla costa francese, scendono nell’At-lantico, avvicinano il Brasile, passano lungo l’Africa, doppiano il Capo di Buona Speranza e navigano sfiorando gli iceberg dell’Antartide, passano da Cap Leeuwin, sotto l’Australia, attraver-sano il mitico Capo Horn e risalgono lungo il continente americano per tornare al porto di partenza, in Vandea. Questo percorso periglioso, complicato, difficile, compiuto in solitaria e senza assistenza, dovrebbe durare, per i più veloci, circa tre mesi. L’uomo è solo, con la sua barca, le sue vele, l’oceano glaciale, i venti, le onde. Gli strumenti di bordo forniscono indicazioni oggettive molto precise, ma l’uomo è solo a prendere le sue decisioni, di rotta, di vele, di meteo. Tre mesi a sentire incessantemente il rombo del vento, il grido dei mari agitati, ogni bisbiglio della barca e delle vele. Tre mesi da soli, con la radio e i video da trasmettere a noi che li seguiamo, soli nello scuoti-mento incessante delle onde, e sul quel ritmo imparare a equilibrare ogni movimento del corpo, a dormire in media non più di cinque ore spezzate, quando va bene, il vento è clemente e non vi sono perturbazioni in agguato o basse pressioni da evitare. Una prova di carattere superlativa. Eppure lo fanno e riescono a godere con gioia, con lo stupore della passione, i momenti di sollievo, quando vedono un’alba meravigliosa, quando incrociano un albatros, quando il vento li fa filare così veloci, quando le onde s’incrociano, quando intravvedono l’ombra di una

delle isole inospitali dei mari del sud. Ogni giorno si nutrono di momenti di speranza e di godimento, comunque, nella fatica immane, nelle difficoltà costanti, in condizioni estreme di disagio psico-fisico. Sono partiti in venti, dopo venti giorni già in sette avevano abbandonato: chi ha casualmente urtato un oggetto semi galleggiante, chi ha rotto le vele, chi, semplicemente, ha avuto un inevitabile contrattempo. Navigano perché sono bravi marinai, per la soddisfazione di compiere l’impresa fino in fondo, non è determi-nante la competizione. Quando li senti parlare, questi marinai appassionati e affascinati, dicono che “bon, voilà, è semplice”: trasmettono serenità, sono tranquilli. Come mai? Conoscono i loro mezzi, i loro strumenti, le loro forze. Conoscono il mare in cui stanno navigando, lo studiano bene, entrano in relazione con le forze della natura. Non le contrastano, non potrebbero mai, le interpretano e le assecondano, secondo i loro scopi: navigare fino a concludere la regata. La conoscenza delle nostre risorse, delle nostre prerogative, degli strumenti che abbiamo a disposizione ci rende tranquilli. La conoscenza approfondita dell’ambito in cui ci troviamo a operare, ci rende calmi. Da una parte perché sappiamo cosa potremo utilizzare, dall’altra perché

sapremo selezionare con consapevolez-za ciò che ci manca. Potremo dedicare le nostre risorse al meglio, con la soddisfa-zione di realizzare la piena espressione dei nostri talenti, sapendo stare vigili negli ambiti che espongono le nostre fragilità e debolezze, con le antenne tese verso gli elementi e le collaborazioni che potranno arricchire la nostra esperien-za. Questa tranquillità rigenera la speranza, ci fa sentire nuovamente attivi e protagonisti di un percorso che raggiungerà le mete sognate. Essere consapevoli e concentrati è utile sempre, anche quando lasciamo che sia l’istinto a guidare le scelte. Siamo animali istintuali e non sempre solo la ragione è importante, ma son convinta che occorra saper modulare ragione e sentimento, lucidità mentale e istinto naturale, geometria d’interpretazione e slancio emotivo. Importante è la consapevolezza di partire da noi stessi e di lanciarci, oltre i paralizzanti condizionamenti da cui siamo bombardati. In questo mondo di tanta informazione, spesso manca la bellezza della speranza e quindi le persone si demoralizzano e si spengono. Io dico no! Nutriamo, in noi stessi e per le persone che ci avvicinano, la tranquillità e la speranza di poter essere completamente vivi, attivi, sani. Le circostanze di lavoro sono validissime occasioni per infondere sensazioni

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MEDITAZIONI

Maria Luisa Spaziani

positive, chi viene a trovarci in negozio, i clienti che avviciniamo, tutte circostanze che possiamo gestire in vari modi, che possiamo giocare bene con attenzione e rispetto, con affetto e dedizione. Problemi e soddisfazioni, cliente simpatico e antipatico, giornate lineari e altre difficoltose: impariamo a dosare le forze e a essere positivamente presenti, sapendo che, normalmente, per tutto ci può essere una soluzione. A volte entriamo in vortici mentali negativi, ci lasciamo trasportare nei gorghi dei pensieri pessimisti: fermi un attimo, aria e respiro, cerchiamo di ritrovare il sole e la brezza leggera, con calma, aggrap-pandoci agli elementi che ci trasmettono tranquillità, sapendo bene riconoscere quali sono. Entrare in contatto con persone agitate, genera altra agitazione: entrare in un negozio dove c’è aria di preoccupazione, di nervosismo, di pessimismo, secondo voi cosa potrà generare? Accogliere i clienti con un abbraccio affettuoso di buona disposi-zione aiuta a sentirsi meglio e a far sentire meglio, per cui l’occasione di venire a trovarvi non sarà più solo la necessità del vostro servizio, ma sarà la ricerca di una situazione di benessere. Di prodotti non abbiamo più bisogno, anche perché possiamo trovarne ovunque, analoghi, a livelli di prezzo molto ampi. Andiamo dove stiamo bene, dove passa un’emozione, dove troviamo persone ben disposte, per noi, che ci aiu-tano a sperare, che ci tranquillizzano, che ci rassicurano. In questo strano e severo momento di congiuntura sociale ed economica, prima d’imparare il marketing e studiare le cifre, trend e

mica trend dei mercati (grafici e contro-grafici – dove si sa che è sempre tutto comunque un’interpretazione), retail e regole oggettive, io son del parere di fare formazione per imparare a dare benessere, per imparare ad ascoltare, a creare rapporti, a comuni-care nella semplicità dei rapporti che abbiamo ogni giorno e che determinano la nostra professione. Questo manca moltissimo, è una proposta nuova, laterale, ma oggi molto importante: un lavoro su noi stessi, per trovare le nostre risorse migliori e saperle esprimere. Perché possiamo essere i più preparati tecnici di ottica e lenti, i più scientifici campioni di optometria, i più riforniti di novità e marchi, ma se non sappiamo comunicare questi valori, tutto il castello crolla. Se siamo super colti e sapienti, ma non riusciamo a farlo sapere, cosa ne faremo di tutti gli investimenti fatti per prepararci così bene? Ce li raccon-tiamo allo specchio? Avere l’umiltà d’imparare pochi e semplice accorgi-menti da mettere in pratica ogni giorno, per esprimere al meglio la propria professione è qualcosa che manca in questo nostro settore. La mia lunga esperienza, a largo raggio, aziendale internazionale (produttiva e commercia-le) e di negozi in tutt’Italia, ha certamen-te reso evidente questa debolezza, questa superficialità, nella comunicazio-ne. Una lacuna facilmente colmabile, che richiede impegno e studio, che viene offerta con una formazione mirata e intensamente focalizzata e che potrà certamente offrire una migliore tranquil-lità, una visione di speranza più colorata.

1. Libretto di L. Da Ponte, prima rappre-sentazione a Vienna nel 1790. Si tratta dell’ultima opera amorosa-giocosa di W.A.Mozart, che morirà nel 1791.2. Una parola ormai desueta, in questo tempo di età indefinite, i giovanotti sem-brano non esistere più.3. Turandot, opera lirica di G.Puccini, libretto di G. Adami e R. Simoni, lasciata incompiuta dall’autore, nel 1924, prima rappresentazione alla Scala di Milano, nel 1926.4. Il sito ufficiale è www.vendeeglobe.org, si trova anche su FB, dove è possi-bile seguire ogni momento della regata, con filmati inviati dagli skipper, com-menti quotidiani, bollettini meteo tutte le informazioni utili.

UNA BARCHETTA PAZZA

Il primo verso è una barchetta pazzaChe potrebbe arenarsi fra gli scogli.È un ragazzino zingaro che ti prende Per mano verso un viaggio sconosciuto.E solo al quinto verso tu cominciA capire qualcosa, se lo segui.Confusamente dice: nel germoglioÈ già scritta la gloria del fiore.

Da I fasti dell’ortica, Mondadori, 1996Maria Luisa Spaziani, (Torino 1922), poetessa, scrittrice, aforista, protagonista di primo livello della scena culturale, tre volte candidata al premio Nobel per la letteratura, è stata a fianco di Eugenio Montale per lunghissimo tempo, ha uno stile del tutto personale, acuto, elegante, molto profondo.

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olte attività lavorative o perso-nali vengono svolte per lunghi periodi di tempo a distanza ravvicinata. La scrittura, la lettura, l’uso del video termi-nale sono per molti le attività prevalenti della giornata. Il

nostro sistema visivo non è strutturato specificatamente per eseguire questi compiti e, pur adattandosi alle abitudini di ciascuno, tende spesso a pagare il forzato adattamento cui lo sottoponiamo. In questo modo si manifestano spesso cali dell’efficienza lavorativa e di studio, manifestazione di uno stimolo visivo eccessivamente impegnativo e stressante. La condizione più comune e conosciuta è l’astenopia, termine con cui si indica un insieme di sintomi e segni, con il quale molte persone devono convivere, tra cui principalmente:• cefalea• difficoltà di concentrazione• lettura faticosa o lenta• capacità di memorizzazione ridotta• capacità di elaborazione ridotta• rigidità muscolare • stanchezza fisicaLa distanza abituale di lettura è una prova manifesta dello stato di comfort o affaticamento di un soggetto (vedi figura 1). Ogni volta che si rileva un’alterata posizione di lavoro prossimale ci si dovrebbe domandare se la distanza di lettura ravvicinata crea la difficoltà visiva oppure se siano le difficoltà presenti a indurre una posizione di lettura eccessivamente ravvicinata. Quale dei due problemi è la causa e quale l’effetto?

La risposta più accreditata per spiegare in modo adeguato questa abitudine di lettura è considerare che quando si è sottoposti a una situazione visiva affaticante o stressante, il nostro campo visivo percettivo tende a stringersi per effetto della maggiore attenzione richiesta. Quando questo mecca-nismo s’innesca nella visione per lontano si tende a perdere il controllo di ciò che accade nell’ambiente e nella periferia, mentre, parimenti, quando accade in condizioni di visione prossimale, trova il suo naturale sfogo contraendo la distan-za di lettura o scrittura. Per una valutazione dell’efficienza posturale di un soggetto a distanza prossimale si dovrebbero considerare gli equili-bri tra i diversi aspetti che consentono una visione singola e nitida o, meglio, del rapporto tra sistema d’identificazione e di centraggio. Jean Pierre Lagace, optometrista (1987), pro-pone una semplice sequenza di test, che definisce “analisi spaziale del processo di centraggio”.

Figura 1: la postura ideale per la lettura dovrebbe avere un piano di lettura e scrittura inclinato di 22°, in modo da essere perpendicolare con distanza di lettura. Anche il braccio dovrebbe formare un angolo retto, rispetto al piano di scrittura

LA VALUTAZIONE POSTURALE CORRELATA ALL’IMPEGNO VISIVO PROSSIMALE

di Francesco Vargellinidocente di Optometria e Contattologia Istituto B. ZaccagniniIscritto al Registro dell’Optometrista Magistrale

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Per migliorare la qualità della vita delle persone è importante che nel prescrivere lenti il professionista consideri gli aspetti che riguardano l’efficienza visiva non solo

dal punto di vista delle ametropie oculari

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Distanza di HarmonConsideriamo di valutare la condizione ideale del soggetto, conseguenza della propria struttura scheletrica e abitudi-ne visiva e d’incrociarla con i dati di performance ottenuti dalla misura della convergenza e accomodazione. La distanza di lettura e scrittura dovrebbe coincidere ideal-mente con la distanza di Harmon (HD, Harmon Distance), facilmente misurabile come la misura che passa dal centro del gomito alle nocche del dito medio. Per un soggetto di statura media dovrebbe essere attorno a 40 cm (vedi figura 2). Un modo empirico ma abbastanza preciso per ricono-scere la distanza di lettura di un soggetto rispetto a quella ideale di Harmon, è quello di osservare l’angolo formato tra il braccio e l’avambraccio mentre il soggetto tiene in mano un target di lettura: se questo viene tenuto in una posizione comoda sopra le gambe, dovrà formare un angolo di 90° circa. Harmon (1958) misurò che migliaia di soggetti con una visione “normale” avevano una distanza di lettura abituale che differiva di norma solo alcuni centimetri da questa misurazione scheletrica (+/- 3 cm), consolidando con tale sperimentazione una forte corrispondenza tra questa misurazione scheletrica e la probabilità che il soggetto sia in comfort visivo.

Figura 2: La classica misura della distanza di Harmon, si ottiene misurando con un normale metro la distanza che passa dalla punta del gomito alla nocca del dito medio

Distanza Riflessa di letturaLa distanza abituale di lettura è il risultato finale di un’a-nalisi dello spazio ambientale. La distanza abituale alla quale il soggetto si posiziona durante un’attività visiva prossimale prolungata è la conseguenza di capacità mo-torie e percettive. Con la definizione di distanza riflessa di lettura (RRD, Reflex Reading Distance) si può indica-re il risultato di questo equilibrio. A questa distanza il soggetto può ottimizzare le proprie risorse e la percezio-ne risulterà più efficace e performante. Si può, quindi, considerare come la migliore possibile, rapportando il rendimento al dispendio di energia.La RRD si può misurare mettendo in mano al nostro soggetto un ottotipo da lettura e chiedendogli di posizio-narlo alla distanza che abitualmente prenderebbe per la lettura comoda e prolungata. La prova viene condotta

facendo indossare la correzione abitualmente utilizzata per vicino o, nel caso non ve ne sia alcuna, in condizioni naturali. Al soggetto viene chiesto di leggere ad alta voce un testo narrativo di alcune righe. Dopodiché si mi-sura la distanza dal foglio agli occhi del soggetto avendo cura di annotare anche se questa viene mantenuta costante oppure se tende ad avvicinarsi o allontanarsi al target di lettura.

Distanza di lettura indotta Dopo aver misurato la RRD si può in seguito ripetere il test con lo stesso target, ma facendo indossare al soggetto le lenti che s’intende prescrivere. Questa misura viene detta distan-za di lettura indotta (IRD, Induced Reading Distance). Come regola generale la IRD dovrebbe essere simile alla distanza di Harmon e comunque non più vicina della RRD: in tal caso, infatti, avremmo prescritto delle lenti che inducono una condizione di potenziale aumento di stress visivo prossimale.

Punto prossimo di convergenza oggettiva È la misura del punto più vicino al quale il soggetto riesce a convergere mantenendo la visione binoculare fusa. Si può misurare con un test di spinta, ovvero avvicinando un target al soggetto fino a quando non riferisce di vedere doppio, o quando si evidenzia una palese deviazione di un occhio. Esistono target specifici per effettuare la misura-zione (Wolf Wand), ma si può utilizzare anche una comune penna con punta metallica. Questa distanza viene detta “punto di rottura” della fusione (PPC). Quando questo si ve-rifica, si procede allontanando nuovamente il target, fino al momento in cui il soggetto riferisce di vederlo nuovamente singolo. Questa posizione viene detta di “recupero” della fusione. Il punto di recupero risulta normalmente più lon-tano di quello di rottura, ma in alcuni soggetti possono in pratica coincidere. Entrambi i valori possono variare note-volmente da un soggetto a un altro, anche se normalmente il valore di rottura si attesta a pochi centimetri dagli occhi, mediamente 8 cm, mentre quello di recupero dovrebbe fissarsi a circa 12 cm. Questi valori possono differire molto in soggetti con un deterioramento del centraggio, andando a invadere il volume normalmente utilizzato per le attività prossimali comuni come la lettura e la scrittura.

Punto prossimo di accomodazione Il punto prossimo di convergenza si dovrebbe trovare molto più vicino del punto prossimo di accomodazione (PPA), vale a dire il punto in cui il soggetto comincia a sfuocare il target che viene avvicinato. Questo punto dipende ovviamente dalla capacità accomodativa del soggetto, la quale è sem-pre proporzionale a due principali fattori:• età del soggetto;• qualità dell’efficienza accomodativa.

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Per quest’ultima si dovrebbe parlare in modo approfondito, essendo un argomento vasto e complesso; in questo caso ci si limiterà a notare il fatto che, se il soggetto si trova a una distanza di lettura vicina o inferiore al proprio PPA, signifi-ca che sta lavorando con un enorme sforzo nel mantenere la nitidezza di ciò che gli interessa, andando così a compro-mettere la propria efficienza in modo considerevole, anche nel caso in cui non abbia ancora impegnato il proprio sistema di centraggio in modo critico. Tra i vari segni di deterioramento della postura prossimale ricordiamo quello in cui il PPC si trova coincidente o addirittura più lontano del suo PPA.

Postura ottimaleLa migliore distanza di lavoro prossimale coincide con la distanza di Harmon. In questa condizione il soggetto utilizza il proprio sistema visivo esprimendo la massima efficienza possibile. Se la distanza di lettura riflessa (RRD) coincide con questa posizione, con una tolleranza di circa 3 centime-tri il soggetto si trova nella postura ottimale. In figura 3, è rappresentata la posizione relativa della RRD più lontana della distanza di Harmon.

Figura 3: la posizione della distanza di lettura riflessa è ideale. Deve coincidere con la distanza di Harmon, o essere molto vicina a essa, con una minima tolleranza

Postura accettabileIn questa situazione la distanza di lettura riflessa si trova più vicino della distanza di Harmon. La condizione risulta comunque accettabile, ma per essere tale, la RRD dovreb-be essere il più lontano possibile dal punto di recupero del PPC (vedi figura 4). Il soggetto si trova al primo stadio del deterioramento della propria posizione di lavoro. In questa condizione risulta di aiuto l’utilizzo di lenti positive

addizionali, che frequentemente migliorano la posizione di lettura portandola verso la distanza di Harmon. Anche il comfort di lettura e, in generale, la performance visiva possono migliorare. Per poter valutare questo tipo di correzione prossimale, la miglior prova è iniziare intro-ducendo un moderato valore positivo (generalmente tra Sf+0,50 e Sf +1,00), in aggiunta al valore che si desidera prescrivere, o a quello portato abitualmente. Un soggetto che trova giovamento tenderà ad allontanare spontanea-mente lo scritto dopo pochi istanti, avvicinandosi così alla distanza ottimale. Se il valore di recupero risulta notevol-mente allontanato dal soggetto, la posizione può diven-tare scarsamente accettabile, anche quando il soggetto utilizza una distanza di lettura apparentemente quasi normale. È importante valutare il valore di recupero più volte, in modo da non avere dubbi sulla sua posizione, specie per quei soggetti nel quale è molto allontanato rispetto alla norma.

Figura 4: la posizione di lettura risulta leggermente alterata. Maggiore è la distanza tra il punto prossimo di recupero e la distanza di lettura riflessa e migliore sarà il livello di “accettabilità” del meccanismo. A questo livello il deterioramento si può interrompere, prescrivendo aggiunte di potere positivo prossimale che consentono di riportare il soggetto in una posizione migliore, ossia allontanata

Postura inaccettabileIn questo caso la distanza di lettura si trova più vicina della distanza di Harmon, tra il punto di rottura e quello di recupero. In questa situazione il soggetto non può sostenere una normale attività cognitiva prolungata. Il suo impegno nel mantenere la visione a un livello utile è troppo stres-sante (vedi figura 5). La visione binoculare risulta fragile e le energie del soggetto sono utilizzate per mantenere la fissazione nitida. Sono possibili eventi di diplopia e sfuoca-

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tura, oltre che di soppressione di un occhio.I soggetti che presentano questa condizione sono spesso sintomatici, abituati per lo più a non leggere o comunque a non eseguire compiti prossimali prolungati che richiedano attività di elaborazione cognitiva. Il loro deterioramento è presente da molto tempo. In questo caso le lenti positive possono essere meno efficaci che in un soggetto legger-mente alterato. In alternativa al soggetto potrebbe giovare l’uso di prismi gemellati o esercizi di rieducazione visiva.

Figura 5: Postura inaccettabile: le energie del soggetto sono utilizzate per mantenere la visione singola e nitida, perdendo così buona parte della capacità di elaborazione delle informazioni, tipica di molti compiti prossimali

Postura disastrosaLa posizione di lettura si trova molto più vicina della distanza di Harmon e prima del punto prossimo di rottura. In questa condizione il soggetto si trova in una situazione estremamente deteriorata. Sovente la condizione sussiste da molto tempo. A differenza della postura inaccettabile, potrebbe essere paradossalmente meno sintomatica. La visione binoculare è assente e il soggetto tende facilmente a instaurare una soppressione stabile. Nel momento in cui la soppressione diventa abituale, i sintomi a essa legati tendono a diminuire, rispetto a una più latente e sporadica. L’efficienza del soggetto è molto scarsa o comunque minima rispetto alle sue normali potenzialità. Un esame clinico della binocularità, ad esempio con il test del prisma di 6 Dpr (Diottrie prismatiche) a base verticale o un altro test disso-ciante, mostrerà una facile propensione alla soppressione monoculare invece che alla diplopia, come accadrebbe in un soggetto normalmente efficiente.Un altro segno di questa condizione è dato dalla differenza

tra il valore oggettivo e soggettivo del punto prossimo di rottura. Spesso il soggetto non avverte nessuna diplopia a causa dell’immediata soppressione oppure l’avverte in una posizione diversa da quella rilevata dall’operatore durante il test del PPC.

Figura 6: la posizione posturale peggiore. È il risultato di una prolungata difficoltà al compito prossimale: il soggetto presenta solitamente un scarsa efficacia nello svolgere anche compiti di breve durata, che spesso evita anche di cominciare.

ConclusioniLa postura, durante la lettura e la scrittura, è l’espressione dello stato di adattamento e di efficienza di un soggetto a quel tipo di compito visivo. Per soddisfare le esigenze dei soggetti con cui veniamo a contatto, è importante conside-rare gli aspetti che riguardano la loro efficienza visiva, non solo dal punto di vista delle ametropie oculari. Questo ap-proccio consente di migliorare anche aspetti della qualità della vita dei soggetti, che non sempre vengono riconosciu-ti, o legati soggettivamente a “difetti della vista”.

Bibliografia:1. Pratica della refrazione, Duke-elder David Abrams, ed. Piccin2. Easv library vol.11 Prisms , O.E.P. Optometric Extension Program3. Behavioural analysis of the clinical finding, J.P. Lagace, in Lagace J.P. Behavioural optometry in action, O.E.P. Foundation 19874. Visione e Stress, Elliott Forrest, ed. Albo degli Optometristi5. Ortottica, teoria e pratica, Bredemeyer-Bullock, Ed. Piccin6. Optometria dello Sport, Dr. B. Sanet, Pacific University College of Optometry

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References:

1. Nikolic M, Kilvington S, Brady N, Lam A, Cheung S, Lonnen J. Comparative Efficacy of New Contact Lens Care Solutions Against Bacteria, Fungi and Acanthamoeba. Poster presented at: British Contact Lens Association’s Clinical Conference and Exhibition 2011.

2. Nikolic M, Kilvington S, Brady N, Lam A, Cheung S, Lonnen J. Comparative Efficacy of New Contact Lens Care Solutions Against Bacteria, Fungi and Acanthamoeba. Poster presented at The Association for Research in Vision and Ophthalmology 2011.

3. MM3382. Global eye care professional assessment of COMPLETE RevitaLens MPDS commissioned by Abbott Medical Optics. Gold sponsors showcase presentation at the British Contact Lens Association’s Conference and Exhibition 2011.

4. Data on file – 118, 2011. Abbott Medical Optics Inc. Santa Ana, CA, COMPLETE RevitaLens MPDS lens wearing comfort assessment, among patients reporting 16+ hours wear time.

5. Tarantino N, Kao EY, Huang LC, Ziegler DA. A clinical safety and acceptability evaluation of a novel multi-purpose disinfecting solution. Poster presented at: British Contact Lens Association’s Clinical Conference and Exhibition; 2010.

6. Tilia D, Lazon de la Jara P, Weng R, Naduvilath T, Willcox M, Holden B. Clinical evaluation of a new contact lens solution when used in conjuction with two silicone hydrogel lenses during short term wear. Poster presented at: British Contact Lens Association’s 34th Clinical Conference and Exhibition; May 27-30, 2010; Birmingham, UK.

7. Data on file - 103 Abbott Medical Optics Inc.

8. Huang L.C., Agarwal A, Crawford L. In vitro biocompatibility assessment of contact lens multi-purpose solutions with silicone hydrogel lenses.

9. Data on file - 104. Abbott Medical Optics Inc.

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ompensare un difetto visivo come l’astig-matismo è oggi divenuto estremamente semplice e la

strada può passare attraverso una moltitudine di soluzioni, dagli occhiali alle lenti a contatto morbide toriche o (R)GP. Tutto ciò non rappresenta più una sfida impegnativa per il professionista della visione, purché la condizione di assenza di puntiformità dell’immagine prodotta da una o più superfici oculari toriche non dipenda da un’irregolarità di forma delle stesse: in questo caso le difficoltà nell’attuare una valida gestione del vizio di refrazione possono essere molteplici. L’aspetto “regolare” dell’astigmatismo è dato dall’ortogonalità dei meridiani delle superfici ottiche che generano il difetto, mentre è irregolare quando la condizione di scarto ad angolo retto dei due settori principali non si manifesta perpendico-larmente. La principale forma d’irregola-rità dell’astigmatismo è attribuibile alla superficie corneale e tale condizione può dipendere da deformazioni patologiche, traumi o conseguenze chirurgiche. In

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ASTIGMATISMO IRREGOLARE: COME, QUANDO E PERCHÉ

Come gestirlo, cioè con quali strumenti diagnostici e a contatto; quando intervenire con una soluzione contattologica, sapendo che potrà risultare

determinante nel fornire una soddisfazione visiva. Perché: la missione cui siamo chiamati è dare un contributo alla risoluzione di problematiche visive, specie se rese complesse da un

astigmatismo irregolare

C1. Astigmatismo regolare Vs Astigmatismo irregolare da cheratocono

questi casi la compromissione della quali-tà visiva può anche essere cospicua ma, in funzione della gravità dell’astigmati-smo irregolare, si possono prendere in considerazione varie soluzioni correttive. L’occhiale risulta funzionale quando l’irregolarità corneale non è seria e coinvolge una zona periferica rispetto all’area pupillare. In un contesto del genere anche comuni lenti a contatto morbide toriche possono brillantemente assolvere una funzione correttrice, mentre quando il gioco si fa “duro”, usando un’espressione alla John Belushi, le migliori soluzioni derivano dall’impiego di lenti a contatto (R)GP di vario genere. Determinare la tipologia e la forma di lente semirigida da adottare è fondamen-

tale per inquadrare la condizione che genera l’irregolarità dell’astigmatismo, partendo da una perfetta conoscenza delle principali superfici oculari, in particolar modo la cornea. Per fare ciò è essenziale l’adozione di un topografo corneale, ormai divenuto uno strumento di facile impiego e accessibile sul piano economico. L’acquisizione d’informazioni da parte del “tradizionale” oftalmometro, su cui tutti abbiamo costruito le nostre basi cognitive della materia contattologi-ca, risulta insufficiente in un contesto d’irregolarità, poiché la stima parametri-ca consente una misura limitata ai 3-4 mm della porzione centrale della cornea. Inoltre, proprio in casi come le disomoge-neità di forma della principale lente

di Marco TovagliaContattologo

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LENTI A CONTATTO

dell’occhio, la fase investigativa diviene complessa a causa di una riflessione deformata delle mire dello strumento. Il topografo, invece, è in grado d’interpreta-re matematicamente una forma geometri-ca, come può essere quella corneale, analizzando le informazioni derivanti dalla misura di 10.000 punti lungo l’intera superficie di riferimento: la precisione di tali letture può raggiungere, addirittura, la risoluzione di pochi micron. La classificazione della forma corneale, basata su una mappatura della stessa, diviene determinante nella scelta della geometria. Per esempio, se la “shape” di riferimento fosse oblata, la soluzione applicativa migliore sarebbe una geometria inversa, mentre un cheratoco-no suggerirebbe profili asferici con eccentricità proporzionate. Il contattologo ha oggi a disposizione una strumentazio-ne estremamente predittiva sulla condizione di forma della superficie su cui dovrà applicare lenti a contatto: in questo modo è in grado di affrontare un approccio contattologico mediante elaborazioni virtuali relative alla forma dell’ausilio da far produrre al laboratorio. In uno studio del 2010 Luigina Sorbara O.D., M. Sc. alla University of Waterloo, ha dimostrato il grande successo che deriva dall’impiego della topografia tangenziale nel determinare la zona ottica e, conse-guentemente, il diametro totale nelle lenti per cheratocono progettate con metodo virtuale. Va, comunque, ricordato che molte lenti di tipo Specialty (nella maggior parte dei casi lenti a contatto destinate,

per complessità realizzativa e applicativa, a gestire astigmatismi irregolari), calcolate sulla base della profondità sagit-tale di cornea e sclera, risultano più conformate e funzionali rispetto a quelle realizzate sulla descrizione della curva di riferimento oculare in base a valori diottrici topografici. Molti topografi, ormai, sono in grado di fornire mappe di elevazione corneale consentendo, di conseguenza, di poter conoscere i punti di sollevamento o contatto che la lac produrrà, una volta applicata in vivo, avente le caratteristiche di quella simulata virtualmente. Christine Sindt, OD, FAAO della University of Iowa, ha, inoltre, condotto uno studio specifico sulla gestione del cheratocono mediante ausilio di progettazione virtuale delle lenti a contatto (R)GP, cercando di dimostrare quanto questa modalità operativa possa essere determinante nella scelta e attribuzione della miglior forma. A fronte di un’analisi di 31 soggetti affetti da cheratocono, il 74% ha dato riscontro positivo a lenti a contatto bi-asferiche realizzate su base topografica. La gravità di un cheratocono, la presenza di cicatrici

corneali e una lacrimazione quasi assente possono contribuire a un’acquisi-zione d’informazioni topografiche corneali non esaustive o attendibili. È necessario porre grande attenzione alla fase di cattura delle immagini degli anelli di Placido proiettati sulla cornea e produrre un gran numero di topografie dello stesso occhio al fine di poter estrapolare un valore attendibile entro un errore infinitesimale. Prima di procedere alla progettazione virtuale di una lente a contatto (R)GP è fondamentale andare a “pulire” la topografia, partendo proprio dalla correzione delle imperfezioni rilevate negli anelli di Placido, al fine di non permettere allo strumento di elaborare matematicamente valori di curvatura della cornea non realistici. Ma non è soltanto la conoscenza perfetta della forma corneale a poter predire il risultato di una lente a contatto, bensì la quantificazione delle componenti aberrometriche della principale lente dell’occhio o dell’intero percorso ottico che comprende anche i mezzi refrattivi interni. L’analisi del polinomio di Zernike, scomposizione matematica per livelli delle principali componenti aberrometri-che, diviene un utilissimo strumento in mano al professionista per poter descrive-re la severità dell’handicap visivo genera-to da un astigmatismo irregolare e quale elemento del “rumore” ottico assuma particolare incidenza nella sua manife-stazione. Più concretamente, potremmo dire che non è solo necessario conoscere i valori aberrometrici dell’occhio prima di applicare, ma diviene importante stabilire se potrà o meno essere anche la lente a contatto stessa la causa di una formazio-

2. Disomogeneità del film lacrimale

3. Progettazione virtuale e confronto con reale

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LENTI A CONTATTO

ne distorta dell’immagine visiva: ad esempio una lente a contatto (R)GP decentrata, con una superficie asferica mirata alla compensazione dell’aberra-zione sferica, potrà introdurre coma e, conseguentemente, necessitare una residua correzione cilindrica suppletiva. Non tutte le aberrazioni sono negative, però: ad esempio alcune componenti di Zernike possono interagire con altre generando un annullamento delle condizioni penalizzanti a vantaggio di un visus qualitativamente migliore. Potrà sembrare strano ma il tentativo di ridurre una o tutte le aberrazioni potrebbe peggiorare la risposta visiva dell’ametro-pe. Inoltre i soggetti che per un lungo periodo di tempo hanno convissuto con aberrazioni di alto ordine non corrette potrebbero avere forti difficoltà ad apprezzare, nell’immediato, le perfor-mance che dovrebbe garantire la qualità ottica superiore. Tornando all’aspetto più prettamente contattologico della correzio-ne di un astigmatismo irregolare, bisogna ricordare che il professionista della materia ha il dovere di fornire lenti che producano una buona risposta visiva nel pieno rispetto del comfort e della salute e integrità oculare. Pertanto, se questa condizione è prodotta anche con una lente a contatto semplice, il “gioco” del contattologo è compiuto: non dobbiamo necessariamente sempre pensare che, visto che si tratta di un caso complesso, anche la lente dovrà esserlo di conse-guenza. Ad esempio, tutti noi sappiamo che correggere otticamente un cheratoco-no con lenti morbide può non essere produttivo ai fini dell’ottenimento di una

buona risposta visiva. Ma se una buona indagine refrattiva tende a fornire una prescrizione ottica che promette un discreto visus, ecco che allora una lente a contatto morbida torica può esprimere al meglio la possibilità di assolvere i tre principi elencati prima e che suonano come una sorta di unità aristoteliche. Ovviamente, in questi casi, potrebbe trattarsi di lenti morbide con scarsa toricità in curva base, per via della difficile integrazione di due curvature principali che non troverebbero confor-mazione e orientamento rispetto ai meridiani corneali, bensì con toricità frontale o addirittura una combinazione delle due. Da sempre ho amato non essere assolutista e dare per certo e unico un solo metodo applicativo in relazione a situazioni definibili ricorrenti: affronto il caso analizzandolo sotto più aspetti e non corro il rischio di essere condizionato dalle “tendenze” applicative del momen-to. Sclerali, Ibride gemellate, morbide toriche o bitoriche, (R)GP a geometria inversa assosimmetriche o asimmetriche, insert o countersunk: sono tutte soluzioni che offrono oggi all’applicatore una moltitudine di scelte in relazione ai diversi elementi che compongono il quadro valutativo di un’applicazione. Applicare solo una di queste soluzioni, ogni volta che si deve affrontare un astigmatismo irregolare, rischia di essere riduttivo nel raggiungimento di un buon risultato e, magari, concorre a trascurare altri tentativi in direzioni diverse che potrebbe-ro rivelarsi di grande successo. Helmut Schweizer, presidente dell’Euromcontact, sta avanzando un’obiezione assolutamen-te condivisibile, nel commentare le percentuali di scarsa penetrazione della contattologia in Europa, con le nuove applicazioni che sono solo il 4,5% sul totale degli ametropi: manca una formazione professionale e mentale che permetta all’applicatore di rilanciare il proprio ruolo di professionista. È necessa-rio intraprendere percorsi formativi e informativi che costruiscano solide basi e infondano coraggio e desiderio di sfida

nel contattologo affinché lo stesso non lasci nulla per intentato nella gestione delle situazioni difficili come la correzione ottica di un astigmatismo irregolare. Il nuovo panorama contattologico sta rilanciando le lenti (R)GP di grandi dimensioni (perilimbari intracorneali e mini-sclerali), come metodo estremamen-te valido per la gestione di complesse problematiche corneali. Non è giustificato, da parte del professionista contattologo, mettere da parte tali risorse, consideran-dole di difficile adozione o, peggio ancora, valutandole come un retaggio del passato. Oggi, più che mai, nuovi e performanti polimeri, tecnologie produtti-ve complesse e protocolli di fitting semplificati rendono questi percorsi appli-cativi una risorsa utilissima e di grande soddisfazione per il portatore e per l’applicatore. Banalmente, applicare una lente dura di 16,5 mm di diametro può risultare molto più semplice che non una classica rigida gas-permeabile corneale di 10,00 mm. Il “vault”, o sollevamento corneale, che creo nell’andare ad appoggiarmi sulla sclera, produce grande comfort e maggiore rispetto della cornea da potenziali insulti meccanici di una lente a contatto (R)GP. Anche i problemi di lacrimazione, in questi casi, non rappresenterebbero un vincolo applicativo, poiché la cornea rimarrebbe sempre tutelata dalla riserva idrica che si frapporrebbe in misura elevata nell’area di serbatoio tra la curva base della lente mini-sclerale e la superficie corneale di riferimento. Le precisazioni che sono state esposte riguardo la topografia nella definizione della forma corneale potrebbero non avere grande impatto nella determinazione della miglior lente ad appoggio aptico sclerale, poiché in questo caso ha importanza il sollevamen-to sagittale rispetto alla cornea e non una totale conformità con la stessa.L’elevazione professionale individuale, dunque, deve passare attraverso una valutazione autocritica che preveda il mettersi costantemente in gioco nelle sfide sempre più complesse.

4. Mini-sclerale in diametro 16,50 mm

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LENTI A CONTATTO

La scelta dell’azienda di Acilia è chiara: produrre lac e soluzioni esclusivamente nei propri stabilimenti italiani. E valorizzare la professionalità dell’ottico, grazie a un

innovativo test e alla formazione

n una fase economica nella quale le mag-giori aziende produt-trici di lenti a contatto e soluzioni tendono a

decentrare la produzione, Schal-con consolida, invece, le unità produttive situate ad Acilia, una ventina di chilometri a sud-ovest di Roma. «È sicuramente un aspetto di cui andiamo fieri e che vogliamo comunicare con sempre maggiore forza agli ottici», afferma Stefano Tottone, in Schalcon dall’88, una lunga e brillante carriera nel commerciale, che l’ha portato ad assumere, nel 2011, la carica di responsabile globale marketing e vendite, nonché della ricerca e

sviluppo, all’interno dell’azienda fondata nel 1977 da Rinaldo Sala, oggi affiancato dai figli Francesco, che si occupa soprattutto di comu-nicazione, e Alberto, che ricopri incarichi direzionali.La produzione di Schalcon passa dalle lenti a contatto conven-zionali alle soluzioni. Tra le prime figurano lac morbide, RGP e disposable giorna-liere, quindicinali e mensili. «Al prossimo Mido lance-remo anche una multifo-cale disposable e stiamo lavorando alla torica disposa-

ble: siamo stati la prima azienda a installare una produzione di disposable in Italia, nel 2010», sot-tolinea Tottone. C’è poi l’attività di private label, con una produzione sempre made in Italy anche per

grossi clienti, tra cui alcune catene. L’azienda romana

propone, inoltre, una linea di umettanti e tre

tipologie di soluzioni uniche, finalizzate ad aumentare il comfort visivo, «che viene

addirittura prima del visus,

Idi Angelo Magri

SCHALCON: IL MADE IN ITALY A MISURA DI OTTICO

Stefano Tottone: a lui fanno capo, in Italia, un responsabile vendite e 15 agenti sull’intero territorio nazionale

Uno scorcio del polo produttivo Schalcon ad Acilia, in provincia di Roma: 3 edifici per un totale di oltre 10 mila metri quadrati di superficie occupata

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LENTI A CONTATTO

La linea di produzione delle disposable

perché senza un comfort adeguato il portatore rinuncia a indossare la lente a contatto», ricorda il mana-ger romano. E proprio da questa ricerca spasmodica di comfort per il cliente finale nel 2011 Schalcon ha brevettato, insieme a un medi-co, Manola Stefanelli, un sistema di valutazione del liquido lacrima-le. «Si chiama Fels Test ed è una variante del più noto Ferning Test – spiega Tottone – Attraverso una micropipetta in silicone l’ottico può prelevare una minima porzione di liquido lacrimale del portatore, così da poter determinare, con l’au-silio di un microscopio biologico, il maggior numero di indicazioni sia sulla quantità sia sulla qualità del-le sostanze presenti nel liquido. La valutazione permette al professio-nista di individuare con maggior precisione l’eventuale alterazione dello strato mucoso, acquoso o li-pidico e intervenire a una loro ido-nea correzione evitando tutti quei fastidi dovuti alle dislacrime. Alla luce dei risultati del test possono essere utilizzati sei diversi tipi di so-stituti lacrimali studiati da Schalcon per garantire al portatore il comfort visivo ideale». Ecco perché il target di Schalcon ha contorni ben defi-niti. «Ci rivolgiamo a centri ottici che cercano un’ampia consulenza sia dal punto di vista tecnico sia da quello commerciale – dice ancora Tottone – A loro, infatti, siamo in grado di offrire linee di prodotti simili a quelli proposti dalle multi-nazionali, ma con accorgimenti e caratteristiche più specifiche».I risultati stanno premiando lo sforzo professionale della società di Acilia: nell’ultimo anno, ad esem-pio, il fatturato sulle disposable è raddoppiato, i clienti in Italia sono saliti a 3.400 punti vendita e all’estero è in crescita il lavo-ro soprattutto nelle private label di produzione made in Italy. La strada, dunque, è ben chiara e uno

dei passaggi fondamentali risulta la formazione. «Nel 2012 abbiamo avviato sul territorio nazionale una serie di corsi itineranti, focalizzati soprattutto sul Fels Test: si trattava di corsi frontali, dove tuttavia non c’era soltanto la parte teorica, ma anche alcune ore di pratica, che hanno coinvolto circa 800 ottici in

tutta Italia. Nel 2013 proseguiremo su questa linea: dopo aver valutato nella sessione precedente il livello di dislacrimia, insieme a un corso base di contattologia, ora analizze-remo qual è il prodotto più idoneo tra i sostituti lacrimali per aumenta-re il comfort del portatore», conclu-de Tottone.

La micropipetta utilizzata nel Fels Test e l’immagine che lo accompagna

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LENTI OFTALMICHE

Il nuovo numero uno della divisione oftalmica spiega gli obiettivi sul canale ottico e le opportunità che possono nascere dalla sinergia con il sole,

pur mantenendo le rispettive specificità

a no-vembre Michele D'Adamo ha preso le redi-

ni di Carl Zeiss Vision Italia nel ruolo di managing director per il mercato interno, succedendo a Paolo Azzini. Laureato in Inge-gneria al Politecnico di Milano e Alumnus della London Busi-ness School, D’Adamo è entrato in azienda nel 1996 con il ruolo di direttore di produzione Italia della Divisione Sunlens. In pochi anni ha assunto prima il ruolo di responsabile delle operazio-ni e successivamente, nel 2008, quello globale di managing

director. «È la prima volta che in Zeiss la responsabilità delle due aziende confluisce nella stessa persona – spiega D’Ada-mo – Ne deriveranno, natural-mente, interessanti sinergie per il brand, preservando tuttavia le specificità dei due business». La divisione Sunlens di Carl Zeiss Vision è «leader nel mondo per il segmento sole, con una crescita costante del fatturato negli ultimi quattro anni – ricorda il manager – Un segmento in cui la globa-lizzazione dei mercati ha reso lo scenario sempre più turbolento: ne consegue un impegno senza soluzione di continuità in termini di prodotto e di ricerca, puntan-do sempre più su quelle aziende

Ddi Angelo Magri

D’ADAMO: UNA DOPPIA SFIDA IN ZEISS

Michele D'Adamo, managing director di Carl Zeiss Vision Italia

Racer e, nella pagina successiva, Bowie: due modelli di maschere Zeiss che nascono dall’unione delle competenze della divisione Sunlens e di quella Vision

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LENTI OFTALMICHE

di montature, fashion o di design, che si differenziano nelle propo-ste e sono più attente alla quali-tà. In un altro comparto, inoltre, quello dello sport, siamo molto attenti e puntiamo soprattutto sull’innovazione tecnologica». Al di là delle potenziali sinergie e delle opportunità comuni di business, diverso è il discorso per la divisione oftalmica italiana del gruppo tedesco. «Rispetto alla gestione precedente ci saranno inevitabilmente alcuni elementi di discontinuità – dice D’Ada-mo – Tuttavia alcuni progetti già avviati verranno consolidati: il progetto di formazione per i nostri Clienti Partner Zeiss Academy, ad esempio, che dopo il succes-so dell’anno in chiusura, siamo intenzionati a sviluppare ulterior-mente. Allo stesso modo sottoli-neeremo sempre più il valore di Zeiss Experience, cioè il percorso di analisi e consulenza nel punto vendita, con l’obiettivo di offrire al consumatore finale un’esperienza d’acquisto sempre più gratificante e soprattutto consapevole. Prose-guiranno, inoltre, le nostre attività di marketing e visibilità a favore dei nostri Clienti Partner per sostenere la loro professionalità e differenziazione».Centri ottici indipendenti, catene o gruppi d’acquisto: qual è il target di riferimento di Carl Zeiss Vision Italia? Il suo nuovo numero uno, in realtà, ritiene che la vera cartina di tornasole per scegliere il partner ideale sia il posizionamento del punto vendita. «Dobbiamo esse-re in grado di far sentire l’ottico parte di questo processo, che dalla nostra azienda scende a valle, passa attraverso il fondamentale contributo del retail appunto e poi arriva con efficacia al consumato-re finale», afferma D’Adamo.

Nascono nei laboratori Carl Zeiss Vision Italia combinando performance visiva e protezione con l’eccellenza e la tradizione centenaria nell’ottica delle lenti Zeiss

Carl Zeiss Vision ha lanciato la prima maschera per lo sci e per lo snowboard a marchio Zeiss, completamente made in Italy. Si tratta di un’ampia collezione che comprende una gamma di 11 prodotti con una varietà di colori e trattamenti dedicati. Le maschere sono disponibili in 3 modelli principali declinati in 11 combinazioni colore: Racer per uomo, Ice Queen unisex e Bowie con lenti intercambiabili. «Per venire incontro alle esigenze degli appassionati di sci e di snowboard e consentire di avere protezione e performance visiva in ogni situazione, Carl Zeiss Vision ha creato due serie di prodotti che supportano lo sportivo nelle situazioni difficili: Performance con specchiatura Flash Electric, per le condizioni di scarsa visibilità, cioè lenti ad alto contrasto, rosa e arancione, che mettono in risalto la superficie e gli ostacoli del terreno e, grazie alla specchiatura, riducono i riflessi e preservano i colori; e Multilayer con specchiatura Multilayer, per le condizioni di elevata luminosità, dove la maschera è composta da una lente grigia che garantisce una protezione dai riflessi e una visione rilassata preservando i colori naturali, mentre la specchiatura conferisce un’eccellente barriera solare», spiegano alla Zeiss. All’azienda di Castiglione Olona ricordano che le lenti Zeiss delle maschere per lo sci e lo snowboard garantiscono «il 100% della protezione dai raggi UV, ridotta aberrazione prismatica e distorsione delle immagini grazie all’eccellenza ottica garantita dai rigorosi test effettuati nei laboratori Carl Zeiss Vision, una gamma di colori altamente performanti, la resistenza all’impatto, una straordinaria durabilità e resistenza ai graffi, la lente esterna sferica base 5.3 in classe ottica 1 e un sistema a doppia lente per prestazioni anti-appannamento in qualsiasi condizione atmosferica». Sia le lenti sia la montatura sono prodotti interamente in Italia. Le maschere sono distribuite esclusivamente attraverso il canale ottico. «Testate nel 2011, le maschere sono state ora lanciate definitivamente sul mercato italiano, avendole inserite nel listino lenti oftalmiche Zeiss – spiega D’Adamo – Siamo così di fronte a un’operazione di brand extension, destinata esclusivamente al canale ottico, con la possibilità di un aggiuntivo per l’Rx. Anche per il futuro, comunque, abbiamo in cantiere altre opportunità nella stessa direzione, finalizzata alla sinergia tra le due divisioni a beneficio del cliente ottico».

MASCHERE DA SCI E SNOWBOARD: ESEMPIO DI SINERGIA

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LENTI OFTALMICHE

Tre centri ottici di riferimento in Italia hanno testato la nuova progressiva di Essilor

uando Vari-lux S è stata presentata alla stampa e al mer-cato, nel

settembre scorso, venne definita dai vertici di Essilor Italia molto più che una semplice progressiva, perché in grado di offrire ai presbiti un ottimo equilibrio in movimento, una visione più ampia e più nitida, eliminando i tempi di adattamento. Il tutto grazie all’impiego contem-poraneo di tre tecnologie annun-ciate come rivoluzionarie: Nanop-tix, SynchronEyes e 4D Technology. A distanza di alcuni mesi dal suo

lancio, abbiamo chiesto a tre centri ottici di riferimento nel nostro paese i primi riscontri dopo averla testata sui loro clienti.

Andrea Cappellini, Ottica Lippi, Firenze e Sesto Fiorentino La risposta della nostra clientela che ha provato Varilux S è stata positiva al punto da aver colpito anche noi. Già maneggiandola, avevamo sentito che era diversa dalle altre progressive fino a quel momento utilizzate. Abbiamo quindi fatto prove mirate su alcuni clienti, cambiando l’equipaggia-mento visivo alla stessa grada-

zione su lenti top di gamma: con Varilux S tutti e cinque i portatori testati hanno riscontrato maggiore luminosità e migliore nitidezza. Successivamente abbiamo allar-gato la vendita a tutti, arrivando a coprire l’80% delle multifocali con questo prodotto di Essilor. I nuovi portatori hanno avuto meno pro-blemi che in passato, mostrando un adattamento quasi immediato, senza particolari effetti di distor-sione, come l’ondeggiamento, ad esempio. Le conseguenze più immediate sono il minor tempo investito nell’applicazione e una maggiore possibilità di penetra-zione delle progressive. I vecchi

Qdi Angelo Magri

VARILUX S:ADDIO EFFETTO DISTORSIONE

Lo staff di Ottica Lippi, due centri ottici a Firenze e a Sesto Fiorentino

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LENTI OFTALMICHE

Stefan Kaestner, titolare di Visus a Brescia

Ruggiero Lavermicocca, insieme ai suoi collaboratori, nell'omonimo centro ottico di Bari

portatori, invece, con Varilux S, oltre a nitidezza e luminosità mag-giori, hanno riscontrato dei miglio-ramenti nei campi visivi da vicino, ma in qualche caso anche da lontano. Grazie anche alla forma-zione attuata da Essilor sul punto vendita, con Varilux S l’ottico è così in grado di far percepire meglio l’aumento di valore della lente, pur su termini di paragone già di alto livello.

Ruggiero Lavermicocca, Centro Ottico Lavermicocca, BariLe impressioni sulla nuova Vari-lux S sono assolutamente posi-tive, anche da parte dell’utente diretto: lavoro da tempo con Essilor e posso affermare che si tratta di una lente davvero nuo-va, con alcuni vantaggi rispetto alle altre progressive. In primis, la riduzione delle distorsioni è evidente. Poi viene la maggiore ampiezza delle aree funzionali, soprattutto da vicino. Infine le interazioni lontano-vicino con un effetto nullo in termini di distor-sioni. Il mio intento è spingere la Varilux S più delle altre multifo-

cali, dal momento che il consu-matore finale appare più predi-sposto ad accettarla, alla luce dei risultati che ne confermano il comfort durante il porto. In sinte-si, si tratta di un prodotto che ci dà sicurezza, grazie anche alla possibilità di adattarsi a qualsi-asi tipo di montatura e, non da ultimo, all’assistenza fornita dal personale di Essilor.

Stefan Kaestner, Visus, Brescia Tutta la serie S di Varilux evidenzia una netta differenza per il portatore rispetto alle multifocali tradizionali. Si tratta, di fatto, di una nuova generazione di lenti, per cui dobbiamo comunicarle in maniera diversa al nostro cliente presbite: abbiamo, quindi, bisogno di maggiori strumenti in tal senso da parte di Essilor, tra cui la formazione, ma ora siamo ancora in una fase di lancio, ci sarà il tempo per svilupparli e utilizzarli nel punto vendita. Di un prodotto come questo se ne sentiva il bisogno: nell’ultimo quinquennio è stato proprio il boom delle progressive che ha permesso ai centri ottici di mantenere il lavoro su livelli soddisfacenti. In questo contesto Essilor ha proposto, prima di tutto, un nuovo modo di costruire la multifocale: l’accomodazione derivante dal movimento su e giù con la testa non risulta più necessario, con Varilux S il livello soddisfacente di nitidezza lo si trova direttamente, non soltanto in posizione verticale, ma anche in quella orizzontale. Ne consegue l’assenza dell’effetto distorsione.

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