Menthalia Magazine - Dicembre 2012

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num. 7 - Anno I/dicembre 2012 Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012 WORLD CYCLING RECORD Juliana Buhring completa il giro del mondo in bicicletta in 140 giorni IN QUESTO NUMERO Io c’ero! Io c’ero! Un arcobaleno… di emozioni Un arcobaleno… di emozioni Il Papa nel nuovo mondo Il Papa nel nuovo mondo Il cielo non è il limite Il cielo non è il limite Social media/salute/alimentazione Social media/salute/alimentazione Le parole più cliccate del 2012 Le parole più cliccate del 2012

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Periodico d'informazione sulla comunicazione e dintorni. In questo numero: Juliana Buhring - Cycling World Record

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num. 7 - Anno I/dicembre 2012Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

WORLDCYCLINGRECORDJuliana Buhring completa il giro

del mondo in bicicletta in 140 giorni

IN QUESTO NUMERO QIo c’ero!Io c’ero!Un arcobaleno… di emozioniUn arcobaleno… di emozioniIl Papa nel nuovo mondoIl Papa nel nuovo mondoIl cielo non è il limiteIl cielo non è il limiteSocial media/salute/alimentazione Social media/salute/alimentazione Le parole più cliccate del 2012Le parole più cliccate del 2012

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Editoriale

®

Registrazione al Tribunale di Napoli

N. 27 del 6/4/2012

Direttore Responsabile: Fabrizio Ponsiglione

Direttore Editoriale: Stefania Buonavolontà

Art Director: Marco Iazzetta

Grafi ca & Impaginazione: Menthalia Design

Hanno collaborato in questo numero:

Valeria Aiello, Rossella D’Elia,

Andrea Ponsiglione, Erica Prisco, Ada Sciculla

Menthalia srl direzione/amministrazione 80125 Napoli – 49, Piazzale V. Tecchio

Ph. +39 081 621911 • Fax +39 081 622445

Sedi di rappresentanza: 20097 S. Donato M.se (MI) – 22, Via A. Moro

50132 Firenze – 17/A, Via degli Artisti

Tutti i marchi riportati appartengono ai legittimi proprietari.

La pubblicazione delle immagini all’interno dei

“Servizi Speciali” è consentita ai fi ni dell'esercizio

del diritto di cronaca.

®

numero 7 - dicembre 2012

Marco Iazzetta

General Manager

Menthalia

lacomunicazioneinmoviment

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di Andrea Ponsiglione, Admnistration & Events Management

Io c’ero!

Anche quest’anno, come ormai mi

capita da tempo, ho partecipato

al “Forum ECM” organizzato dal

Ministero della Salute, in collaborazione

con l’Age.Na.S, tenutosi come di consue-

to nella splendida cornice di Villa Erba in

Cernobbio.

Ricordo quando è partita la prima fase di

sperimentazione del programma ECM nel

2002; tutto era diverso e tutto era da svilup-

pare. A distanza di 10 anni, dopo aver se-

guito tutte le fasi del processo di sviluppo

del programma ECM, ho constatato come

esso sia sempre in evoluzione e come sia im-

portante essere sempre aggiornati.

Le tematiche sono state le più svariate e

tra le più interessanti ci sono sicuramente

quelle che riguardano l’Albo dei Provider, il

ruolo di questi ultimi nella qualità della for-

mazione e la certifi cazione dei crediti.

Ho trovato interessante e rinnovato lo spa-

zio interattivo nel quale i Provider hanno

potuto ricevere consulenza dai responsa-

bili dell’Age.Na.S. sulle più svariate proble-

matiche; è stato inoltre allestito un settore

apposito nel quale gli operatori dell’intero

sistema ECM hanno potuto interagire tra

di loro creando una sorta di problem solving

divenendo, allo stesso tempo, forieri di idee

da applicare al lavoro quotidiano.

L’ occasione diventa quindi ghiotta per tut-

to l’indotto del sistema ECM, partendo dal

Ministero della Salute che raccoglie opi-

nioni e nuove idee per erogare un servizio

sempre più adatto alle esigenze di “noi”

operatori del settore, passando per i Pro-

vider, le aziende del farmaco e coloro che

off rono soluzioni tecnologiche a supporto

dell’ECM.

La vera star del Forum ECM 2012 è stata la

FAD (formazione a distanza). La cosa che

più mi rende orgoglioso e allo stesso tempo

rende Menthalia pronta a soddisfare le esi-

genze del mercato farmaceutico per quanto

riguarda la formazione, è che siamo stati tra

i primi a proporre la FAD. Quest’ultima, in-

fatti, è stata al centro di un importante inter-

vento della dott.ssa Linetti, Segretario della

Commissione Nazionale per la Formazione

Continua, nel quale si evidenziava la neces-

sità di affi ancare la formazione a distanza

alla formazione sul campo. Si tratta della

nuova frontiera dell’educazione continua in

medicina e off re la possibilità di formarsi da

casa; basta avere la tecnologia a supporto (e

noi ce l’abbiamo!), un piano formativo e il

gioco è fatto! Il discente non deve fare altro

che seguire le lezioni interattive, scaricare

eventuale materiale durevole e rispondere

al quiz fi nale; avrà, quindi, la possibilità di

formarsi come e quando vuole. Il risultato è:

grande fruibilità, copertura dell’intero terri-

torio nazionale e costi ridotti.

Purtroppo non ci sono state novità in tema

di sanzioni da applicare a coloro che non

acquisiranno il numero di crediti stabili-

ti entro i tempi comunicati, che, con tutta

probabilità, arriveranno entro la fi ne del

2012.

Altra novità importante è stata la costituzio-

ne dell’Albo Nazionale dei Provider, consul-

tabile on line, che prevede un’area feedback

per valutare la qualità dei programmi off er-

ti, dei servizi, delle eventuali sanzioni infl it-

te ai Provider ed anche valutazioni del pub-

blico di discenti che hanno partecipato agli

eventi. Chi come me svolge questa profes-

sione riconosce l’importanza della presen-

za a queste manifestazioni, che forniscono

sempre nuovi spunti per migliorarsi e per

rendere un servizio sempre di alta qualità.

Io c’ero!

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di Ada Sciculla

Un arcobaleno… di emozioni

Un luce già intensa di primo mat-

tino ci dice che il giorno sta per

iniziare. Ci alziamo tranquilli per

osservare dalla fi nestra quello che fi no ad

allora avevamo solo intuito dalla moltepli-

cità dei sordi rumori che ci avevano fatto

da sveglia.

Giunti in piena notte, avevamo trascurato

tanti dei dettagli che adesso ci appaiono

nitidi. Il bianco e nero che ci aveva dato

la buonanotte sembra ora tingersi di mille

colori diversi. Il sole giallo all’orizzonte fa

capolino tra le cime delle montagne, sem-

bra voler esprimere con forza tutta la sua

carica di colore, ma una leggera foschia,

fatta di polvere piuttosto grossolana, ci

riempie le palpebre di un sottile strato che

sembra voglia fungere da censura, voglia

velare un qualcosa che non abbiamo il

diritto di vedere per intero. Tuttavia non

serve stropicciarsi gli occhi più di tanto per

ammirare la meraviglia della moltitudine

di cose che ci circonda.

Scendiamo in strada ed iniziamo il no-

stro tour alla scoperta di un mondo mai

visto prima, un mondo a tratti fi n troppo

anacronistico, ma talmente aff ascinante e

crudamente realistico, che ben presto ci

rendiamo conto di non essere sulla mac-

china del tempo, ma a bordo di una comu-

ne auto, al parasole della quale è appeso un

piccolo calendario che riporta a caratteri

cubitali le cifre dell’anno in corso, 2012.

Uomini con lunghe e folte barbe bianche e

marroni, in sella alle loro moto, procedo-

no su strade dall’incerto contorno, dove la

direzione giusta sembra essere segnata dal

mezzo che precede, si fermano ad un in-

crocio, sembrano indecisi su quale percor-

so intraprendere, ma poi girano, chi a de-

stra chi a sinistra, per andare chissà dove.

Hanno lasciato a casa una moglie, o anche

più di una, ed un discreto numero di fi gli,

i quali, per ammazzare la noia di una gior-

nata senza scuola, corsi di danza, di nuoto,

o altre mille attività senza le quali i nostri

fi gli non sarebbero considerati “alla moda”,

non hanno di meglio da fare che raccoglie-

re sassi e lanciarli alla mucca o al mulo di

passaggio.

Questi ultimi, soff erenti e forse a loro

modo stizziti, si voltano indietro, cercando

il colpevole, ma ricevono in risposta uno

sguardo divertito, di scherno, da parte di

questi piccoli ometti, vestiti con abiti smi-

surati per i loro esili seppur forti corpicini.

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I loro occhioni scuri esprimono felicità,

seppur intervallata da quella patina di ma-

linconia che sembra essere la loro caratteri-

stica peculiare, ma sono contenti. Soprag-

giungono due coetanei che si rincorrono

tenendo per mano un aquilone bianco,

gli altri sembrano meravigliati, estasiati,

non staccano gli occhi dal cielo, se non per

sfuggire ai raggi accecanti del sole che man

mano si leva all’orizzonte.

E l’aquilone si libra silente, o quasi, l’uni-

co suono al suo passaggio sembra essere

un qualcosa di simile ad un leggero battere

d’ali, di un tessuto che urta le canne poste

a croce, quelle stesse canne che all’occor-

renza diventano spade per sfi darsi a duello,

ma che messe in quel modo danno vita ad

un qualcosa che è molto più di un moder-

no videogame, è un sogno il solo fatto di

possederlo. Si corre verso il fi umiciattolo,

torbido, alto poco più di una decina di cen-

timetri, ci si rinfresca e si riempiono pesan-

ti secchi d’acqua da trasportare presso le

proprie abitazioni di pietre e fango, a volte

distanti anche più di un chilometro.

Sono le donne a compiere lo sforzo mag-

giore, si fermano di frequente, sono vicine

le une alle altre ma non sembrano avere

tanto da dirsi, nemmeno si girano a vedere

chi ci sia al loro fi anco, vanno dritte per la

loro strada, coperte dai loro veli dai quali

si intravede soltanto un indizio della loro

fi sionomia, quel tanto che basta per farci

capire che la loro femminilità ha ormai as-

sunto un ruolo di secondo piano, ma ancor

di più che non sembra assolutamente essere

quella la loro principale preoccupazione.

All’angolo c’è un vecchio signore con una

carretta costruita in modo piuttosto rudi-

mentale, con due ruote diff erenti tra loro

per dimensione, sulla quale sembra essere

presente un numero di vivande sproporzio-

nato per le dimensioni della stessa, procede

lento, anzi lentissimo, e sembra comunque

già un miracolo il fatto che proceda.

Trasporta un capretto sgozzato, lasciando

sul terreno una scia di gocce di sangue che

ben presto verranno assorbite dal suolo

poroso ed insabbiato, dei grossi ortaggi co-

lorati di giallo, verde e di un viola sfocato

che sembra essere quello tipico delle me-

lanzane.

“Un breve viaggio per il corpo, un lungo viaggio per l’ anima… per le strade di Kabul”

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Un uomo di circa trent’anni, che ne di-

mostra almeno 50, in un paese in cui l’età

media è di poco inferiore ai 40, aff erra un

comune annaffi atoio, sciacqua un paio di

bicchierini, e ci off re del tea, impossibile

rifi utare, seppur il tutto avviene nel man-

cato rispetto dei nostri più comuni canoni

di pulizia, troppo insistente, e poi prosegue

con un pezzo di uno strano pane sottile,

lontanamente somigliante alla nostra fo-

caccia, che solo dopo scopriremo essere

stato cotto sui mattoni del pavimento resi

roventi dal caldo sole di luglio.

Poi, d’improvviso un bagliore, sentiamo

un rumore assordante, tutti sembrano un

po’ scossi, un po’ più tesi, alcuni scappano

verso casa, ma per fortuna è soltanto un

temporale. La pioggia cade veloce e fi tta,

la polvere che celava parte del mondo che

ci circonda si posa sul terreno, trasfor-

mandosi in fango, evidenziando tutte le

brutture che fi no ad allora ci erano sem-

brate invisibili. Crateri di bombe ormai

utilizzati come pozza per la raccolta delle

acque, bambini che sull’uscio delle proprie

abitazioni sprovviste di porte ci allungano,

per salutarci, una mano priva di un dito,

donne alle quali una folata di vento scopre

quella parte di viso sfi gurata che invano

avevano cercato di tener nascosta, tutto

sembra più cupo.

Una bambina ci corre incontro con un car-

tone tra le mani, come per off rirci riparo,

ci guarda con i suoi intensi occhioni neri,

poi si rigira, come distratta da qualcosa di

molto più interessante, sta per spiovere, il

cartone le cade di mano, e resta lì incanta-

ta, il suo sguardo è attratto da un grosso

arcobaleno, sorride estasiata, e noi a stento

riusciamo a nascondere le nostre lacrime

mescolate con la pioggia.

È ormai sera e, vivendo a ritroso gli even-

ti che si erano succeduti nel corso della

giornata, ci avviamo stanchi verso il no-

stro alloggio, senza poter fare a meno di

voltarci indietro, nella vana speranza che

quell’arcobaleno resti al suo posto, adesso

e per sempre.

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di Valeria Aiello, Project Manager

Il Papa nel nuovo mondo

Chi l’averebbe mai detto. Il Papa è su

Twitter. Con il suo account, @Pontifex,

raggiunge in poche ore 660mila fol-

lowers in tutto il mondo. È la modernità

che varca le mura della Santa Sede, che su-

pera tutte le guardie svizzere e porta ad un

passo epocale: l’apertura della Chiesa alle

nuove tecnologie.

La comunicazione “social” del Papa ha però

ancora un po’ di strada da fare.

Ma partiamo dal principio. Sulla piattafor-

ma di microblogging spunta l’account del

Santo Padre che, per venire incontro alle

diverse realtà linguistiche, viene affi ancato

da 7 profi li paralleli in altrettante lingue

(italiano, francese, tedesco, spagnolo, por-

toghese, polacco e arabo).

I più “fedeli”? L’account principale, in in-

glese, conta al 18 dicembre più di 1 milione

di followers seguito dall’account in spagno-

lo con circa 448mila followers. Poi vengono

gli italiani, 190mila, i portoghesi, 48mila e

i francesi, 45mila. Solo circa 37mila i “se-

guaci” dell’account del Papa in tedesco e

19mila di quello in polacco; ultimo il mon-

do arabo, con i suoi 14mila followers. Qua-

si 2 milioni di persone pronte a ricevere il

tweet del Santo Padre, in uno scambio di

domande e risposte inviate con l’hashtag

#askpontifex.

Ma la rete chiede poco di fede: tanta, tan-

tissima, troppa l’ironia in poche ore… fra

tutti i tweet spunta un “Is the Pope an iPho-

ne or BlackBerry man?” Ad emergere il

lato peggiore della community, quello con

la battuta in 140 caratteri, quello poco per-

tinente e in alcuni casi off ensivo.

E poi le molte sollecitazioni relative al tema

dell’omosessualità e i concetti di Papa, Gesù

e Dio; del fare, potere, dire, sapere, dovere

e pagare, quest’ultimo abbinato in partico-

lare all’IMU; a seguire bambino e Natale,

verità e domenica; Vaticano e Africa, prima

ancora di Roma e Italia.

La rete chiede di tutto. Ma per il momento

il Papa non risponde. La Santa Sede inten-

de utilizzare Twitter solo a scopo divulga-

tivo e solo in chiave religiosa. Il Pontefi ce,

infatti, non utilizzerà Twitter ogni giorno

per comunicare con i fedeli né, con ogni

probabilità, inizierà a seguire altre persone.

Inizialmente, i suoi tweet compariranno il

mercoledì, in occasione delle udienze gene-

rali: i suoi tweet saranno “perle di saggezza”,

come ha spiegato il presidente del Pontifi -

cio Consiglio delle Comunicazioni Sociali,

monsignor Carlo Maria Celli, “che ripren-

deranno il cuore delle sue catechesi”. “Tutti

i tweet saranno parole del Papa. Nessuno

gli metterà delle parole in bocca” spiega il

consulente per la comunicazione della Se-

greteria di Stato, Greg Burke.

E se non vi basta leggere le parole del Santo

Padre… ecco in arrivo l’app!

L’ app “Th e Pope” per iPhone e iPad verrà

sottoposta alla Apple per approvazione in

questi giorni e dovrebbe essere disponibile,

gratuitamente, sull’Apple Store entro fi ne

anno mentre, per la versione per Android,

bisognerà aspettare ancora un po’.

Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore.

Welcome to the offi cial

Twitter page of His Holiness

Pope Benedict XVI

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di Erica Prisco, Giornalista e Blogger

Il cielo non è il limite

Juliana Buhring è nel Guiness dei prima-

ti! Scrittrice, attivista per la promozio-

ne ed il rispetto dei diritti dell’infanzia,

cofondatrice della Safe Passage Founda-

tion, diventata ciclista per caso appena nel

2011, quest’inarrestabile globetrotter è riu-

scita a compiere il primo giro del mondo

in bicicletta, tutto al femminile. Sono stati

mesi di costante impegno fi sico e morale,

dalla sua partenza il 23 luglio scorso fi no

al ritorno il 22 dicembre, sempre a Napoli.

29000 km percorsi, 18 Paesi, 4 continenti,

lungo il suo percorso Juliana ha supera-

to innumerevoli diffi coltà, mentre era in

Nuova Zelanda, ha seriamente rischiato

di ritirarsi, ma grazie alla sua inattaccabile

volontà ed alla sua determinazione, oltre

al sostegno dei numerosi benefattori, ha

infi ne dimostrato che chiunque può rea-

lizzare qualcosa di grandioso nella propria

vita. Del resto la storia di Juliana Buhring

è un vero e proprio inno al coraggio. Cre-

sciuta nella setta apocalittica Children of

God (altrimenti nota come Th e Family of

Love), dopo averne purtroppo sperimen-

tato ogni orrore, ne esce appena ventenne,

alla ricerca della propria identità ed im-

pegnandosi, da subito, per il recupero dei

bambini soldato in Uganda, con la United

Youth Action for Progress.

Successivamente, con la pubblicazione del

libro Not without my sister nel 2007, di cui

è coautrice con Celeste e Kristina (fi glie

dello stesso padre N.d.R.), Juliana è riu-

scita a portare all’attenzione dei media gli

scandalosi retroscena della setta, fondata

da David Berg negli anni ‘60. Raccontare

la propria storia è stata una sorta di auto-

terapia, ma soprattutto un gesto d’amore,

verso gli altri fratelli e sorelle ancora im-

brigliati nelle maglie della setta, ma non

solo. Da fervente attivista per la difesa dei

Non hai bisogno di essere

ricco, famoso o di talento per

fare qualcosa di straordinario.

Il cielo NON è il limite.

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Diritti dell’Infanzia, la sua missione è vei-

colare la discussione dei media e delle per-

sone, focalizzandosi sulle problematiche

di plagio ed abuso sui minori, ma soprat-

tutto, off rire a questi ultimi la prospettiva

concreta di avere una seconda opportuni-

tà. Fondamentale è quindi l’ideazione di

eventi che siano una cassa di risonanza per

tali tematiche e di campagne di fund rai-

sing a sostegno dell’attività della Safe Pas-

sage Foundation, un’organizzazione no-

profi t che fornisce protezione, supporto

ed assistenza ai minori cresciuti all’interno

di organizzazioni estremiste o in contesti

isolati.

Come per ogni organizzazione no-profi t,

il reperimento dei fondi a sostegno del-

le attività svolte dalla fondazione è molto

diffi cile, ma assolutamente necessario; la

Buhring, in linea col suo essere speciale,

decide quindi di organizzare una campa-

gna di fund raising da record: essere la pri-

ma donna a compiere il giro del mondo in

bicicletta. Forse Juliana, non sarà proprio

un’esperta di marketing, non è un’atleta,

non è una ciclista, di fatto però, pur senza

sponsor, senza fondi, equipe o troupe di

sostegno e con una preparazione atletica

full immersion di soli 8 mesi, è riuscita a

scalare 6 grandi montagne, ad attraversare

il deserto di Nullarbor in Australia, a so-

pravvivere alla dissenteria in India, a pe-

dalare per 4 giorni in un ciclone, a sfuggire

agli attacchi delle gazze in Australia e dei

branchi di cani randagi in Turchia, com-

pletando il giro in 152 giorni, nonostante

la neve ed il rigore delle temperature tro-

vate al suo rientro in Italia.

Ciò che rende Juliana maggiormente or-

gogliosa, adesso, è il fatto che l’impresa sia

stata totalmente autofi nanziata dai sosteni-

tori a lei più vicini, come il suo logistic ma-

WORLD CYCLING RECORDWORLD CYCLING RECORD

La Safe Passage Foundation è un’organizzazione no-profi t che fornisce protezione, sup-porto ed assistenza ai minori cresciuti all’interno di contesti estremisti o isolati. La principale mission di questa ONLUS che ha adottato la Con-venzione delle Nazioni Unite sui diritti dei bambini è:• sostenere, proteggere e tutela-

re i bambini, cercando di favo-rire condizioni che consentano loro una crescita ottimale, con-tribuendo ad un’istruzione ade-guata, cura della salute fi sica e mentale, protezione da abusi e sfruttamento;

• assistere i giovani adulti vittime di culti, fornendo loro l’istruzio-ne adeguata, formazione pro-fessionale, lavoro nonché una rete di sostegno per consentire una buona integrazione nelle comunità locali, permettendo loro di avvalersi dei diritti di cit-tadini dei rispettivi Paesi.

Questa ONLUS combina la sen-sibilità culturale e la competenza professionale al fi ne di comuni-care effi cacemente e sostenere coloro che sono a rischio. Juliana Buhring è la principa-le attivista della Safe Passage Foundation impegnata per il re-perimento dei fondi a sostegno delle attività svolte dalla Fonda-zione.

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WORLD CYCWORLD CYC

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nager Antonio Zullo, i tanti amici in giro

per il mondo che hanno organizzato eventi

di raccolta fondi a sostegno del progetto e

le tante persone conosciute in giro per il

mondo appassionatesi alla sua storia!

“Sicuramente non mi aspettavo una partecipazione economica uffi cia-le così scarsa. Credo di aver fatto qualcosa di unico nel genere fem-minile. Se fossi stata un imprendi-tore, non ci avrei pensato due volte. Il riscontro on the road è stata for-se la mia più grande soddisfazione: ogni giorno, vedendo la reazione delle persone al mio passaggio, mi sono resa conto di quanto unica ed importante fosse quest’impresa”.

Juliana sarà presto l’autrice di un libro

dove racconterà questa sua straordinaria

esperienza in giro per il mondo mentre,

in Italia, è prossima l’uscita del suo pri-

mo libro, edito da Menthalia, Not without

my sister, una storia toccante per un libro

denuncia dai contenuti forti, già best sel-

ler in più di 10 Paesi e fi nalmente tradotto

in italiano. Diritti dei minori, solidarietà,

ecosostenibilità, discriminazione di gene-

re, turismo alternativo, ciclabilità e rete di

percorsi ciclabili, comunicazione mediati-

ca, impegno individuale e responsabilità

civile, a ben guardare il viaggio di Juliana,

ha toccato diversi punti chiave di quella

che potremmo defi nire una scommessa

per l’umanità: ovvero realizzare quella fa-

mosa concomitanza tra progresso tecnolo-

gico ed evoluzione etica e morale che è alla

base del successivo ed imprescindibile step

evolutivo.

Solo attraverso la promozione di uno stile

di vita individuale più critico e responsabi-

le, perlopiù teso all’eliminazione dei disagi

più diff usi a livello globale, come la vio-

lenza sui minori, la discriminazione della

donna, la povertà estrema, l’inaccessibilità

della cultura, solo allora l’umanità potrà

esprimere completamente tutto il suo po-

tenziale. Intanto, Juliana Buhring ha vinto

la sua sfi da.

Spezzando le catene del suo passato è ri-

uscita a volare in alto, col suo “bicicletto”

Pegasus, dimostrando che volendo nem-

meno il cielo è un limite!

CLING RECORDCLING RECORDL'EUROPA È IN BICIÈ di questi ultimi giorni il sì della Commissione Europea Trasporti e Turi-smo alla realizzazione della rete di percorsi ciclabili di lunga percorrenza EuroVelo. La decisione che giunge dopo quasi un anno di intensa cam-pagna promossa dall’European Cyclists’ Federation che in Italia è stata sostenuta dalla Federazione italiana amici della bicicletta, l’Onlus che ha sensibilizzato i cittadini a inviare email a favore del provvedimento ai componenti della Commissione Trasporti del Parlamento europeo affi n-ché prestassero la necessaria attenzione al tema. L’inserimento di EuroVelo all’interno della rete transnazionale dei tra-sporti TEN-T, oltre a garantire il fi nanziamento necessario per portare a compimento i 70 mila km di ciclovie, signifi ca riconoscere alla bicicletta il pieno status di mezzo di trasporto all’interno delle strategie future dell’U-nione Europea. Essendo un progetto volto a promuovere il turismo, risulta evidente che l'Italia, proprio per la marcata vocazione turistica, sarà tra i Paesi che otterrà i vantaggi più evidenti: il completamento della rete EuroVelo inte-resserà infatti il nostro Paese per ben 6.600 km. Le ciclovie previste che attraverseranno l’Italia sono la via Romea Fran-cigena che da Londra conduce a Roma fi no a Brindisi e la Sun Route, una direttrice che dal Polo Nord porta fi no a Malta attraversando Svezia, Danimarca, Germania, Austria.Questo grande progetto strategico, di alta qualità per la sua valenza tra-sportistica apre nuovi scenari comunitari a favore della mobilità ciclistica e delle apposite misure specifi che per la programmazione a livello nazionale.

Per rendersi conto dell’im-portanza del progetto, ba-sti pensare che solamen-te nella regione Trentino, ogni anno, il cicloturismo genera ricadute economi-che per 85 milioni di euro, mentre a livello europeo si stimano circa 44 miliardi di euro solo nell’ultimo anno. Finalmente per il nostro Paese la bicicletta non sarà solo un articolo sportivo o un piacevole strumento per trascorre-re i fi ne settimana sotto il sole, ma un vero mezzo di trasporto a tutti gli effetti!

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pagina 12numero 7 - dicembre 2012

®

Social media/salute/alimentazionedi Rossella D’Elia, Nutritional Counsellor

Lo sviluppo che hanno avuto negli ul-

timi tempi i social media, compre-

si i social network (Facebook con

17 milioni di utenti e Twitter che cresce

rapidamente), ha avuto uno straordinario

impatto sociale su una fetta molto ampia

della popolazione; questo grazie anche

alla loro prerogativa di strumenti relativa-

mente a basso costo che, rispetto ai media

tradizionali legati ai cospicui investimen-

ti fi nanziari per pubblicare informazioni,

non sono tenuti a rendere conto alla socie-

tà della qualità dei contenuti e dei risultati

delle loro attività in termini di interesse

pubblico, responsabilità sociale ed indi-

pendenza editoriale.

Nonostante oggi si creda che il fruitore

medio dei servizi web sia un adolescente

o un giovane adulto, in realtà sono sempre

di più coloro che ne fanno uso per i mo-

tivi più disparati: organizzare eventi, con-

dividere opinioni, idee, interessi. Inoltre il

numero di pagine visitate, di “followers”,

di “mi piace”, di “amici” nei profi li social,

sono diventati misure di output importan-

ti. Ad oggi risulta che un adulto su tre usa

soprattutto i social media per scambiare

e reperire notizie in ambito sanitario, ma

nulla è chiaro riguardo l’infl uenza e gli ef-

fetti che questi mezzi moderni hanno sul

nostro comportamento. Questo è ciò che

emerge da un recentissimo studio pubbli-

cato su Health Promotion in Practice in cui

si prova a posizionare il ruolo del web 2.0

(cioè l’insieme di tutte quelle applicazioni

online che permettono uno spiccato livel-

lo di interazione tra il sito web e l’utente

come i blog, i forum, le chat, ecc.) nelle

strategie di diff usione di stili di vita sa-

lutari. Non si tratta, dunque, di un mero

esercizio accademico, ma di una proposta

concreta per identifi care e valutare le reali

potenzialità di questi mezzi, discussa an-

che recentemente nell’evento “Web 2.0 e

salute” svoltosi a Venezia.

Emerge è che al momento non ci sono an-

cora evidenze concrete a supporto che dei

nuovi media tradizionali per la promo-

zione della salute e per il miglioramento

e lo sviluppo di settori come, ad esempio,

quello alimentare. Ciò che invece rende

la rete un canale informativo allettante

è soprattutto l’opportunità di disporre di

un contesto di condivisione, di commenti

e consigli utili fruibili anche a chi non è

particolarmente esperto di tecnologia.

Il problema è che le informazioni diff use

con il web sono spesso di carattere gene-

rale e necessitano sempre di una verifi ca

delle fonti o di una presenza “fi data” e

istituzionale a fare da garante, prima di

prenderle tutto per oro colato! Il rischio,

secondo gli esperti in materia di salute, è

anche quello di incappare nella mercifi ca-

zione della malattia, meglio nota come de-

sease mongering o creazione fi ttizia di un

bisogno di salute, argomento già discusso

dal British Medical Journal nel 2005; tale

termine nato e diff uso per favorire l’in-

troduzione in commercio e/o l’aumento

delle vendite di un farmaco attraverso la

sensibilizzazione delle persone al consu-

mo sembra, ad oggi, aver ampliato i suoi

confi ni investendo tutti i settori con enor-

mi interessi di mercato come il campo

sanitario secondo solo al grande mercato

alimentare.

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pagina 13numero 7 - dicembre 2012

®

Pertanto, quando ad esempio cerchiamo di

reperire informazioni sulle proprietà di un

alimento, sulle sue caratteristiche nutrizio-

nali o sul suo apporto di calorie per soddi-

sfare al meglio il nostro fabbisogno, dove

è meglio acquisire queste informazioni per

garantirci un’attendibilità reale e priva di

rischi?

Sicuramente sui portali web di esperti

dell’argomento come ad esempio la società

italiana di nutrizione umana (SINU) che,

svolgendo le proprie attività attraverso l’in-

terazione con istituzioni, società scientifi -

che e mass media, riunisce gli studiosi e gli

esperti della nutrizione nei suoi diff erenti

aspetti con lo scopo di diff ondere nel pub-

blico una corretta informazione su alimen-

tazione e nutrizione.

Sono da considerarsi però come valide li-

nee guida anche i piani di prevenzione

messi a disposizione sul web dalle regioni

o dal Ministero della Salute e delle Politi-

che Sociali; questi mezzi, costantemente

aggiornati ogni anno, sono capaci di ap-

portare quel valore aggiunto essenziale al

benessere collettivo al fi ne di facilitare l’as-

sunzione, da parte della popolazione, di sti-

li di vita e abitudini alimentari corretti utili

a mettere in atto un’adeguata prevenzione

(vedi ad esempio le patologie croniche in-

dotte da una scorretta alimentazione).

Comunque, in un Paese come il nostro che

si aff accia da poco a questo nuovo modo di

“comunicare la salute”, diventa sicuramen-

te importante riconoscere le potenzialità

che i social media hanno da off rirci, (visto

il coinvolgimento effi cace ed immediato

dell’ampio target che sono in grado di ab-

bracciare rispetto ai media tradizionali) a

patto però che questi mettano sempre al

centro della propria attenzione l’uomo con

i suoi bisogni, le sue necessità, le sue do-

mande.

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Page 14: Menthalia Magazine - Dicembre 2012

pagina 14numero 7 - dicembre 2012

®

titolodi Beppe Draetta, Giornalista Medico Scientifi co

NON PERDERE IL NUMERO MENSILE SCARICABILE SU IPHONE E IPAD

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magazine.menthalia.comLA COMUNICAZIONE

DA OGGI HA IL PUNTO DI VISTA!

Be Social!

Il Menthalia Magazine è diventato un portale di informazione sulla

comunicazione e dintorniCon articoli sempre

attuali, interessanti e social addicted!

pagina 3

numero 2 - m

aggio 2012

®

di Martina D

ragotti, Copywriting & Com

munication

La marca che ho in m

ente

L’interessante mondo del Brand Im

age visto dall'occhio dei consumer

S ignore e signori ecco a voi il Brand.

Sì, la marca. Sì, intendo proprio quel-

la scritta più o meno grande che ci

condiziona durante gli acquisti e per la

quale saremm

o disposti a follie fi nanziarie,

pur di averla stampata su di una scarpa o

una borsa. Sì, esattamente, proprio quella

scritta o etichetta che individua uno status

o un modo di essere e di sentirsi, quella

che oltre prodotti e servizi ha etichettato

un’epoca; quella che Andy W

arhol, senza,

avrebbe dipinto i fi ori, quella che condizio-

na anche coloro che la snobbano. Quella

che non lascia superstiti e che non amm

et-

te eccezioni, quella che detta le regole, in-

somm

a, proprio lei, la marca.

“ Ma cosa signifi ca

esattamente m

arca?!”

Nel lontano 1960, l’A

merican M

arketing

Association (AM

A) defi niva il brand com

e

“un nome, un term

ine, un segno, un sim-

bolo, un disegno o una loro combinazione

che identifi ca un prodotto o servizio di un

venditore e che lo diff erenzia da quello del

concorrente”. La defi nizione è ancora ac-

cettata ed insegnata, anche se con qualche

variante che mira solo ad am

pliarne l’ac-

cezione.

È, dunque, il bisogno di diff erenziarsi la

principale prerogativa che connota il si-

gnifi cato della parola marca. Q

uesto, però,

è un signifi cato portatore di un punto di

vista perlopiù unilaterale, quello dei pro-

duttori, che vogliono a tutti i costi marcare

la linea di confi ne che li separa dai concor-

renti.

“ Ma cosa signifi ca

marca per i consum

atori?!”

Procediamo ancora con riferim

enti acca-

demici. L’assunto fondam

entale è che la

marca nasce nella m

ente del consumatore.

Tutto può costituire o divenire brand se

come tale viene percepito, se diviene og-

getto di un insieme di percezioni, com

e

nella defi nizione fornita poco prima.

Quindi possiam

o aff ermare che il brand ha

una vita propria: oltre a trasmettere quello

che le aziende intendono comunicare, esso

si amplia e vive delle per-

cezioni dei consumer, delle

loro esperienze e dei loro

ricordi, delle loro abitudini

di consumo, fi no a costruire

quell’immagine percepita

che caratterizza ogni singola

esperienza di marca.

A tal proposito, con uno studio

molto interessante l’illustratore

“MyHotJuly” ha reinterpreta-

to alcuni dei loghi più famosi,

svestendoli della loro imm

agine

tradizionale e mettendo in evi-

denza, invece, ciò che viene per-

cepito dai consumer. È diverten-

te, ed anche sorprendentemente

verosimile, scoprire com

e il logo

Facebook venga visto come una

scritta bianca che recita “droga on

line” sull’ormai fam

oso sfondo bleu,

o come Google sia istantaneam

ente

associato alla parola “Cerca”, e che

dire del simbolo Lacoste che nel-

la mente dei consum

atori identifi ca

l’intera categoria merceologica delle

polo.Questo avviene quando un brand è ra-

dicato così a fondo nelle abitudini e nei

consumi collettivi, da entrare a pieno

titolo nell’imm

aginario comune, esten-

dendo il signifi cato di marca fi no a m

o-

difi carne la percezione nella realtà. Ed è

così che per moltissim

i

è divenuto sinonimo di Facebook, una

bevanda dissetante corrisponde ad un bic-

chiere di CocaCola ed una corsa in libertà

equivale ad un total look fi rmato

E non pensate di scampare a questa logica

schiacciante, se non rientrate in qualcuna

di queste categorie. Badate bene che se non

fate parte della massa di Facebook, m

agari

è perché il vostro mood si confà m

aggior-

mente a quello snobistico di Twitter, o sta-

chanovistico di Linkedin. E se non siete

web addicted?! Niente paura, m

agari qual-

cosa di voi sarà scritto, che lo vogliate o no,

nella marca delle vostre scarpe o em

anerà

dall’odore del vostro profumo.

magazine

numero 2 - Anno I/m

aggio 2012

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

© Men

thalia

Vis à Vis con Ilaria Legato

Web e medicina

Navigare in tempesta

Guerra e pace in Irlanda sui muri di Belfast

Ascoltare, un duro lavoro

Curiosità

pagina 3

numero 1 aprile 2012

®

di Stefania Buonavolontà, Marketing & Communication

L’ algoritmo dell’inciucio

Scoperta la formula matematica che ci svela il web

E bbene sì, da oggi anche l’inciucio,

il pettegolezzo, la chiacchiera o la

ciancia, che dir si voglia, hanno un

algoritmo che ne studia la velocità di dif-

fusione.Il direttore del Dipartimento di Informa-

tica dell’Università la Sapienza di Roma,

Alessandro Panconesi, e due suoi dotto-

randi, che da anni studiano il meccanismo

di diff usione delle voci sulle reti sociali, fi -

nalmente sono approdati alla formulazio-

ne di un “algoritmo dell’inciucio” nel loro

studio

“ Rumour spreading

and graph conductance ”

Sette pagine di matematichese e informa-

tichese, naturalmente in inglese, per spie-

gare una piccola e potentissima formula:

log(N)/C.Necessari un po’ di chiarimenti: N consiste

nel numero delle persone da cui è formata

la rete sociale che prendiamo in considera-

zione e C è la “conduttanza”; quest’ultima

misurerebbe il livello di socialità del grup-

po, pari al rapporto tra le amicizie interne

ed esterne. Più la conduttanza sarebbe alta

e maggiore sarebbe la velocità di diff usione

della notizia. Si tratta di uno studio molto interessante

che ha catturato in men che non si dica

l’attenzione delle grandi aziende .com, en-

tusiasmate dall’idea che una formula sia in

grado di indicare loro la strada delle noti-

zie da veicolare, ma soprattutto di indica-

re a che velocità percorrerla! Controllare,

o quanto meno, prevedere, la velocità di

un fl usso di informazioni è fondamen-

tale: oggi il vantaggio competitivo è dato

dall’asimmetria informativa e dal possesso

delle informazioni giuste. Il fatto che sem-

pre più persone siano in grado di reperire

svariate informazioni su disparati argo-

menti ha diminuito il livello di asimmetria

informativa e dato più valore al vantaggio

competitivo, ovvero chi ha maggiori infor-

mazioni di valore ha più vantaggio e può

giocare d’anticipo. Pensiamo alle ripercus-

sioni che l’asimmetria informativa ha nel

campo della fi nanza e a quanto infl uiscono

i rumors sull’ascesa o sulla caduta dei titoli

in borsa.Le teorie scientifiche sono lo specchio

della società che le partorisce: erano gli

anni ’50 quando Lazarsfeld e Katz met-

tevano a punto la teoria del “two step

flow”, ovvero la cosiddetta teoria sugli

“opinion leaders”, secondo la quale le

comunicazioni di massa non raggiun-

gono una grossa parte del pubblico in

modo diretto, bensì il messaggio viene

prima raccolto da un gruppo di persone

influenti all’interno della comunità che

trasmettono il messaggio ad altre perso-

ne meno attive nell’uso dei mezzi di in-

formazione. Erano gli anni della grande

diffusione della radio, della carta stam-

pata, della tv e del cinema…

Ed oggi, quasi come a suggellare la socie-

tà contemporanea, eccovi lo studio sulla

velocità delle notizie all’interno dei social

network... e quel log(N)/C diventa simbo-

lo di un’epoca. La nostra.

log (N)/C

®

magazinenumero 1 - Anno I / aprile 2012

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

in questo numero

© m

enth

alia

Device che salvano la pubblicità

L’ algoritmo dell’inciucio

Vis à Vis con Roberto Barone

Dal latino a Google

Curiosità

SPECIALE AMERICA’S CUP

Crediamo che il mondo della co-municazione sia quello della carta stampata, della tv, del cinema, della

pubblicità, della rete, dei social network, del marketing aziendale, delle case editrici e delle radio.Ma non è mica tutto qui. Questi sono solo settori specifi ci. Nonché rami in cui gli studiosi hanno voluto sud-dividere la materia per farne un corso di laurea, l’ennesimo.

“ La comunicazione non è solo questo. È molto di più:

è tutto il resto. ”

Sono i segnali di fumo, quelli stradali, il modo in cui è disposta la merce al super-mercato, i colori scelti per le pareti di un uffi cio pubblico o di un negozio, il layout di un sito internet, l’arredamento di una casa, gli accordi di una chitarra, le parole, i si-lenzi, il design di un’auto, la formazione di una squadra di calcio, gli abiti delle nuove collezioni, i rifi uti nei sacchetti, il colore dei confetti, i fi ori sulle lapidi. Anche? Certamente.Perché una rosa rossa lasciata su una tomba al posto di un crisantemo rivela che qual-cuno ancora ricorda l’amore, la passione, che chi non c’è più gli ha donato in vita.Così come il colore blu di una parete o di un abito trasmette tranquillità e distende lo sguardo, mentre il rosso cattura l’attenzione e centrifuga il cervello, mettendolo in moto ogni volta che prova ad entrare in stand-by, senza dargli tregua.E le informazioni che leggiamo in primo piano in una pagina web o cartacea sono quelle su cui ci viene implicitamente chie-sto di concentrare l’attenzione, mentre ciò che è ai margini, lo dice proprio il termine, è un contorno del quale in primo momento si può fare a meno. Tutto è comunicazione.Nel senso che rende partecipi di informa-zioni, sottotesti; che signifi ca molto altro rispetto a quello che si legge in superfi cie. E anche noi lo siamo.

Lo è quello che diciamo, ovviamente.Ma anche il tono che usiamo nell’esprimer-ci, gli occhi che fi ssano l’interlocutore o che teniamo bassi per nasconderli e nasconder-ci, le mani che tormentiamo per l’ansia o che usiamo per gesticolare e dare forza al pensiero che stiamo esternando, le gambe liberamente accavallate o di contro in buon ordine una accanto all’altra, il volume della nostra voce, le gote che si colorano di rosso contro la nostra volontà. Sì, anche il nostro corpo comunica. A volte da solo, per istintive reazioni che tradisco-no le nostre emozioni, altre volte col nostro aiuto, quando lo usiamo per aff ermare la nostra personalità.Perché un nuovo taglio di capelli dice che abbiamo voglia di aria nuova. E se il taglio è drastico o stravagante, che quella vecchia proprio non la tolleriamo più.Provate a farci caso, a guardare le cose di-versamente, a chiedervi se c’è una scelta precisa o semplicemente dell’altro dietro ad ogni singola cosa su cui posate gli occhi nelle vostre giornate. Fosse anche un sasso che ha spaccato una vetrina.Chiedetevi cosa signifi ca veramente ciò che avete davanti.E vi scoprirete vostro malgrado novelli Sherlock Holmes, capaci di interpretare tutto, di cogliere i segnali di ogni cosa, di vedere oltre, semplicemente guardando a fondo il mondo.Salvo poi capire, probabilmente, che que-sta innata e profonda capacità non volete godervela né usarla, perché in grado di sopraff arvi, rubando magia all’apparente mistero dell’universo.Molto meglio lasciarsi sor-prendere, certe volte.E rinunciare a capire.Ma questo, che lo vo-gliate o no, sve-lerebbe di voi anche la pigri-zia che preferi-reste nascondere.

pagina 3numero 0 febbraio 2012

Tutto è comunicazionedi Stefania Stefanelli, Autrice e Sceneggiatrice Televisiva

®

y fo

tolia

®

numero - Anno / febbraio 20

Tutto è comunicazione

App, fenomeno o fenomenali?Social Business: che confusione!Passa il favore!

Comunicazione, troppi esperti

in questo numero

magazinenum

. 5 - Anno I/settembre 2012

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

© Marco

Iazze

tta

magazinenum

. 5 - Anno I/settembre 2012

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

© Marco

Iazze

tta

OSPITE D'ONORE AL FESTIVAL

TEATRO CANZONE GIORGIO GABER

SPECIALE

FESTIVAL TEATRO CANZONE

GIORGIO GABER

pagina 3

®

numero 4 - luglio 2012

T empi duri per i nostri archetipi, In-

ternet li sta mettendo a dura prova,

tutti! Archetipi e paure.

Fino a pochissimi anni fa non avrem

mo

mai lasciato che uno “sconosciuto” con il

quale chiacchieravamo in rete potesse co-

noscere il nostro vero nome. Tutti sotto

alias e/o nicknames.

Fino ad arrivare all’era “social” dove il con-

cetto si è completam

ente ribaltato, niente

più ombra e m

istero. Dati personali, inte-

ressi, lavoro e persino relazioni familiari

resi disponibili a tutti gli “amici”.

Diceva Aristotele nell’Etica Nicomachea che

l’amicizia è fondam

entale alla vita, giacché

senza amici nessuno sceglierebbe di vivere,

anche se possedesse tutti gli altri beni (7,

1, 1155 a, 1-10sgg.). Si riferiva a Facebook?

Non contenti siamo arrivati alla geolocaliz-

zazione: dove sono, con chi, manca solo il

perchè... ma questo sarà un altro post.

Non paghi di aver messo a fattor com

une

tutte le nostre “intimità” adesso stiam

o at-

traversando una nuova fase.“ Il Cloud...

Cos’e’ questo cloud? ”

Wikipedia scrive: “In inform

atica con il

termine inglese cloud com

puting (in italia-

no nuvola informatica) si indica un insie-

me di tecnologie che perm

ettono, tipica-

mente sotto form

a di un servizio off erto

da un provider al cliente, di mem

orizzare/

archiviare e/o elaborare dati (tramite CPU

o soft ware) grazie all’utilizzo di risorse har-

dware/soft ware distribuite e virtualizzate in

Rete”. La correttezza nell’uso del termine è

contestata da molti esperti: se queste tecno-

logie sono viste da alcuni analisti come una

maggiore evoluzione tecnologica off erta

dalla rete Internet, da altri, come Richard

Stallman, sono invece considerate una

trappola di marketing.

Con il “cloud” riusciamo a far fare ai no-

stri aggeggi elettronici molte più cose di

quante potrebbero... Potremm

o parago-

nare il cloud ad un enorme cervellone al

quale inviamo i nostri im

pulsi sensoriali e

dal quale riceviamo in risposta un pensiero

completo.

Fantastico, possiamo avere aggeggini sem

-

pre più potenti e sempre più piccoli e leg-

geri con i quali fare sempre più cose a

patto di avere il collegamento diretto

con la “nuvola”. Ecco la parola magi-

ca del cloud, “connessioni”.

Parlando di etere e connessioni

verrebbe da pensare a qualcosa di

esoterico... ed anche qui rimando

ad un futuro post.“ Nel tem

po presente

cosa sta succedendo? ”

Tutto bello, tutti connessi, un “super-

cervellone” che ci elabora le infor-

mazioni ricevute da program

mi

SaaS (soft ware as a service) e ci

restituisce la nostra bella foto

elaborata. E così mandiam

o

in cantina anche la “prudenza”

dopo la “riservatezza”.

Infatti l’uso estremo del cloud

prevede che i nostri dati personali,

i nostri

soft ware, etc.,

vengano

imm

agazzinati in un data center chissà

dove nel mondo fi sico, perché sulle

nuvole non c’è p osto.

Ed oltre a correre qualche rischio per

motivi geopolitici, oppure sem

plice-

mente di “opportunità com

merciali”

potrebbero iniziare anche i problemi

legati ai “thunder”, termine con il qua-

le si stanno apostrofando i blocchi delle

applicazioni “cloud” dovuti ad inter-

ruzioni delle reti di connessione.

Ultima in ordine di tem

po e nel-

lo stesso tempo m

olto importan-

te per quel che ha creato è stata

l’interruzione dei servizi di “Insta-

gram”, “Pinterest” e “Netfl ix” a causa

di una violenta tempesta m

agnetica che

ha colpito gli Stati Uniti.

Per fortuna i data center hanno “tenuto” e,

dopo qualche ora, tutto è tornato alla nor-

malità.

Il cielo di Internet è quindi pieno di nuvole

portatrici di novità e di nuova vita.

A noi il compito di im

maginarle nelle for-

me e nei colori che più ci piacciono.

Internet, un cielo con tante “nuvole”?

di Maurizio Im

parato, Training & Coaching

ouo

num. - Anno /luglio-agosto 20

in questo numero

© Mar

co Ia

zzett

a

Internet un cielo con tante nuvole

Vis à Vis con Azra Nuhefendic

Speciale Umbria Jazz 2012

Lou Reed. Una vita salvata dal Rock and Roll

Con le pinne, fucile ed occhiali...

Curiosità

SPECIALE

pagina 3

numero 3 - giugno 2012

®di Roberto Gaudioso, Poeta e scrittore – Africanista – Attivista in Human Rights

Appunti sulla Poesia

I poeti difendono il portale che conduce

all’intuizione, sono coraggiosi “guerrieri

della luce”, il loro compito è aff errare le

parole dure e plasmarne il senso. La po-

esia è l’arte di utilizzare in modo partico-

larmente sintetico ed espressivo la lingua

sua costituzione per lo più in ritmi e suoni.

La poesia fa della lingua quotidiana un lin-

guaggio speciale, una costruzione ritmica

e metaforica, cioè fa quello che le altre arti

fanno con i loro “mezzi” rendendo il loro

linguaggio universale. A diff erenza di que-

ste, però, il mezzo che usa la poesia è lo

strumento più infl azionato del mondo: la

lingua.Roland Barthes descrive il dramma della

scrittura con queste parole:

«Davanti alla pagina bianca, nel momento

di scegliere le parole che devono segnalare

con chiarezza la sua posizione nella Sto-

ria e attestare che egli ne accetta i dati, lo

scrittore avverte una tragica disparità tra

ciò che fa e ciò che vede; sotto i suoi occhi il

mondo civile forma ora una vera Natura, e

questa Natura parla, elabora linguaggi vivi

da cui lo scrittore è escluso: al contrario, tra

le sue mani, la Storia mette uno strumento

decorativo e compromettente, una scrittura

ereditata da una Storia passata e diversa, di

cui egli non è responsabile, ma è la sola di

cui possa far uso.

Nasce così una tragicità della scrittura,

poiché lo scrittore, ormai cosciente, si deve

dibattere contro i segni ancestrali e onnipo-

tenti che dal fondo di un passato estraneo gli

impongono la Letteratura come un rituale e

non come una riconciliazione».

Secondo Barthes, il poeta moderno cerca

parole che siano nuove, più dense o lumi-

nose. Nella poesia moderna i concetti sono pa-

role che riproducono la profondità e la

singolarità dell’esperienza, si tratta dell’arte

dell’invenzione. In questo senso sembrano

puntualissimi e precisi, nonostante la loro

enigmaticità, i versi del poeta italiano Giu-

seppe Ungaretti, nella seconda strofa di

“Commiato” in L’ Allegria:

[…] Quando trovo

in questo mio silenzio

una parola

scavata è nella mia vita

come un abisso

Questo scavo interiore testimonia e con-

ferma le parole di Barthes a proposito della

poesia moderna. Il poeta moderno è colui

che aff onda nell’abisso dell’esistenza, del-

la vita, e porta alla luce parole più nuove,

più dense o luminose. La prima strofa del

“Porto sepolto” della stessa raccolta recita:“ Vi arriva il poeta

e poi torna alla luce con i suoi canti

e li disperde ”L’autentica poesia non è mai un modo

più elevato della lingua quotidiana. Vero

è piuttosto il contrario: che cioè il parla-

re quotidiano è una poesia dimenticata e

come logorata, nella quale a stento è dato

ancora percepire il suono di un autentico

chiamare.In questo senso la poesia moderna e con-

temporanea appare come una chiamata che

si dissolve verso un linguaggio naturale o

sociale. Solo in questo modo, forse, la lin-

gua poetica riesce ad essere se stessa, pro-

fondamente sempre presente perché mai

inoff ensiva, perché mai compiuta, attra-

versa l’esistenza e tutte le sue componenti,

senza trionfare su queste, ma creando uno

spazio aperto, più ambiguo, inconcluso;

in queste istanze risiede la forza “politica”

della poesia. Ed è così che il poeta contem-

poraneo tenta di calarsi nella realtà, respin-

gendo ogni accusa di astrattezza. “ Naufrago nel mare del sogno

nell’intimo della foresta che s’infi ttisce

nel quale il pensare senza agire è tradire.

Euphrase Kezilahabi ”

magazinenumero 3 - Anno I/giugno 2012

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

in questo numero

© N

unzio

Fig

liolin

i

Appunti sulla Poesia

Vis à Vis con Cristiano Minellono

Diciamolo con i gomitoli (Speciale Guerrilla Knitting)

Andy Warhol. Alla corte dell’imperatore

Dialetto che passione

La fi ne del mondo: tenetevi liberi per il giorno...

Un “Ulisse” tutto da ridere

Green è trendCuriosità

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Page 15: Menthalia Magazine - Dicembre 2012

pagina 15numero 7 - dicembre 2012

®

Le parole più cliccate del 2012

BigU

n altro anno di web volge al termi-

ne e Big G pubblica la classifi ca, la

Google Zeitgeist 2012, per sezioni,

delle parole e dei personaggi più cliccati in

oltre un trilione di ricerche eff ettuate dagli

internauti nel 2012.

A dominare le ricerche a livello mondiale è

Whitney Houston, la cantante statuniten-

se deceduta lo scorso 11 febbraio a Beverly

Hills e che, a detta di molti artisti e critici,

è stata la più grande voce femminile della

storia della musica. Segue Gangnam Style,

la hit del momento. Il singolo K-pop del

rapper sudcoreano Psy è anche il video più

cliccato della storia di YouTube. Con ben

970 milioni di visite spodesta dalla vetta

la clip “Baby” dell’idolo delle adolescenti

Justin Bieber, ferma a 812 milioni di click.

Ma di cosa parlerà mai questa canzone per

essere la più cercata di sempre?! Il titolo fa

riferimento al quartiere di Gangnam, il più

ricco è prestigioso di Seoul; un po’ come se

in Italia uscisse un pezzo intitolato “Pario-

li Style”, o “Posillipo Style”. E proprio all’e-

sclusivissimo stile di vita del quartiere chic

della metropoli coreana fa riferimento la

clip nella quale la star se la spassa in spiag-

gia, alle corse, in sauna, in un autobus, alle

giostre... mimando il gesto del cavallerizzo

mentre attorno a lui è tutto un fi orire di

ancheggianti celebrità locali. Un brano sa-

tirico sulla ricchezza e il materialismo nella

società sudcoreana.

In terza posizione, nella classifi ca globale

delle ricerche, spunta l’Hurricane Sandy:

il decimo uragano del 2012 che ha colpito

poche settimane fa l’Est Coast e che ha rag-

giunto una velocità di 175 km/h.

A seguire il nuovo iPad3, l’ultimo nato di

casa Apple, “la fi nestra magica, spalancata

su tutto quello che ti piace fare”.

Il tablet di terza generazione, quarto nel-

le ricerche globali, è il primo della sezio-

ne Elettronica di consumo, seguito dal

Samsung Galaxy S3. Uno scontro tra titani

che entusiasma appassionati e non.

Per quanto riguarda gli utenti italiani, le

query si discostano dal trend globale.

Si scopre che sono gli eventi sismici a “pre-

occupare” maggiormente gli italiani: terre-

moto e INGV (Istituto Nazionale di Geo-

fi sica e Vulcanologia) le parole più cercate

del 2012. A chiudere il podio, uno dei can-

tanti più apprezzati del panorama italiano,

Lucio Dalla, il cantautore bolognese scom-

parso il 1° marzo scorso.

Le principali ricerche degli internauti ita-

liani riguardano anche lo stesso web, come

dimostra la presenza, al quarto posto, del

sito Zalando, forte probabilmente della

grande campagna pubblicitaria che ha reso

famoso nel nostro Paese l’e-commerce ber-

linese.

Immancabili trend di ricerca sono la Costa

Concordia e il Calcolo IMU al quinto po-

sto e sesto posto rispettivamente. La “top

ten” italiana si chiude tra gossip e giochi,

con Sara Tommasi, in settima posizione,

Akinator, il “genio del web” capace di in-

dovinare il nome di personaggi famosi at-

traverso le risposte ad alcune domande, in

ottava, il tormentone Pulcino Pio e Italo, il

nuovo treno ad alta velocità.

A quanto pare, le classifi che pubblicate da

Google, che fi no ad ora dichiara di aver

realizzato 1,4 trilioni di ricerche nell’anno

solare in 146 lingue, rispecchiano al meglio

lo spirito del 2012.

E per saperne di più o per curiosare, non

c’è che da cercare… Google Zeitgeist 2012.

di Stefania Buonavolontà, Marketing & Communication

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