Menthalia Magazine - Settembre 2012

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magazine num. 5 - Anno I/settembre 2012 Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012 © Marco Iazzetta PATTI PATTI SMITH SMITH OSPITE D'ONORE AL FESTIVAL OSPITE D'ONORE AL FESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABER TEATRO CANZONE GIORGIO GABER SPECIALE SPECIALE FESTIVAL TEATRO CANZONE FESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABER GIORGIO GABER SPECIALE SPECIALE FE FE FEST ST STIV IV IVAL AL AL T T TEA EA EATR TR TRO O O CA CA CANZ NZ NZON ON ONE E E FE FE FEST ST STIV IV IVAL AL AL T T TEA EA EATR TR TRO O O CA CA CANZ NZ NZON ON ONE E E GI GIOR ORGI GIO O GA GABE BER R GI GIOR ORGI GIO O GA GABE BER R IN QUESTO NUMERO Dimmi che Social usi e ti dirò chi sei Dimmi che Social usi e ti dirò chi sei Le infografiche: una tira l Le infografiche: una tira laltra altra Obama e il body language Obama e il body language Festival Teatro Canzone Festival Teatro Canzone Edgar Allan Poe. Pagine da paura Edgar Allan Poe. Pagine da paura Nessuno è perfetto! Nessuno è perfetto!

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Periodico d'informazione sulla comunicazione e dintorni. In questo numero: Dimmi che Social usi e ti dirò chi sei - Le infografiche: una tira l'altra - Obama e il body language - Festival Teatro Canzone - Edgar Allan Poe. Pagine da paura - Nessuno è perfetto!

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magazine num. 5 - Anno I/settembre 2012Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

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Edgar Allan Poe. Pagine da pauraEdgar Allan Poe. Pagine da paura

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Editoriale

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Registrazione al Tribunale di Napoli N. 27 del 6/4/2012

Direttore Responsabile: Fabrizio PonsiglioneDirettore Editoriale: Stefania Buonavolontà

Art Director: Marco IazzettaGrafi ca & Impaginazione: Menthalia Design

Hanno collaborato in questo numero:Stefania Buonavolontà, Rossella D’Elia,

Martina Dragotti, Marco Iazzetta, Marco Quadretti, Stefania Stefanelli

Menthalia srl direzione/amministrazione 80125 Napoli – 49, Piazzale V. Tecchio

Ph. +39 081 621911 • Fax +39 081 622445Sedi di rappresentanza:

20097 S. Donato M.se (MI) – 22, Via A. Moro 50132 Firenze – 17/A, Via degli Artisti

Tutti i marchi riportati appartengono ai legittimi proprietari.

La pubblicazione delle immagini all’interno dei “Servizi Speciali” è consentita ai fi ni dell'esercizio

del diritto di cronaca.

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numero 5 - settembre 2012

Packaging. Non solo pacchi

È lì che cade lo sguardo. Sulla confezione. Mai considerarla un imballaggio o un involucro... ma un abito che, come si sa, fa il monaco. Eccome!

Allo stesso modo di starlette in cerca di attenzione, i prodotti sono lì sugli scaff ali, in una battaglia all’ultimo sguardo.I colori, la forma, la dimensione, la posizione esatta all’in-terno degli store, sono elementi da pianifi care per vincere la guerra: quella che il mercato ci impone.È un canale pubblicitario, un medium, alla stregua di altri mezzi di comunicazione comunemente considerati conven-zionali.Il packaging è il prodotto, così come il medium è il messag-gio – per dirla alla McLuhan – , lo descrive, lo comunica, lo veicola, in una parola: lo vende. Da uno studio che ha coinvolto più di duemila persone per confrontare l’effi cacia comunicativa di 23 diversi mezzi di co-municazione, è emerso che “il packaging contribuisce enor-memente a comunicare i messaggi del brand”(Roland Rex, presidente di Pro Carton). Il 63% degli intervistati ha dichiarato, infatti, di leggere sem-pre quanto scritto sulla confezione prima di acquistare qual-cosa per la prima volta.E pensiamo a come il pack possa essere interpretato come ponte tra il reale e il virtuale, nel caso del QR Code, un codice quick response da applicare sulla confezione, che rimandi di-rettamente ad una web page dedicata e che fornisca un plus di informazioni sul prodotto o sulle occasioni d’uso.Quindi, non facciamo pacchi... progettiamoli strategicamente!

Marco IazzettaGeneral Manager

Menthalia

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di Stefania Stefanelli, Autrice e Sceneggiatrice Televisiva

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SOCIANETWOR

Dimmi che Social usi e ti dirò chi sei

Hai delle comunicazioni semplici ed importanti da fare, vuoi che le leg-gano in tanti nel più breve tempo

possibile? Le twitti.Pensi che il concetto non sia chiaro, che bisognerebbe spiegarlo con un disegnino? Puoi pubblicarne quanti ne vuoi su Pinterest, Flickr e dovunque le immagini la facciano da padrone.Uno, due, tre account sui social network. Da aprire a seconda che tu sia uno che va di fretta, uno che ama approfondire, uno che preferisce mostrare piuttosto che dire.Ognuno necessario per raggiungere uno scopo preciso, dunque.Ma troppi, per essere esaustivo.E allora per semplifi carti la vita magari prediligi Facebook, dove puoi velocemen-te aggiornare il tuo stato per comunicare qualcosa, scrivere una nota quando vuoi dilungarti, pubblicare foto e video se ti va.Ma che tipo sei, se scegli Facebook? Per capirlo bisogna sapere in che momento ti sei avvicinato a questo social network. Perché quando Facebook era agli esordi la mission sposata dai “pochi” iscritti era quella dello slogan uffi ciale “Facebook aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita”. Ti iscrivevi se volevi ritrovare vecchi amici o tenerti in contatto con i nuovi, lo facevi per socializzare, per essere nel mondo.Poi il fenomeno è esploso e chiunque si è creato un account: bambini che hanno fal-sato l’anno di nascita, casalinghe disperate, internet dipendenti, improbabili latin lover alla ricerca di prede. E così la piattaforma si è trasformata in una pubblica piazza dove si stendono i panni sporchi e ci va soprattut-to chi vuole sentirsi al centro, del mondo. Lanciando bollettini su tutto quello che fa minuto per minuto: DocciaTime, Sigaret-taTime, TvTime, DormitaTime. Un uso nuovo. Che ha costretto alcuni a fare una periodica pulizia di primavera per eliminare contatti molesti che inondano la bacheca di inutili e continui aggiornamenti e fatto scappare altri verso nuovi lidi.Su Twitter, specialmente. Dove in 140 carat-teri devi dire tutto. Dove la tua bacheca resta pulita e c’è solo quello che tu vuoi farci fi nire. Dove puoi essere chiaro e veloce nelle tue comunicazioni. Ma dove se non sei famoso, se non hai già dei followers per conto tuo, non

sarà così facile far leggere i tuoi cinguettii. Ecco che, dopo un periodo di adattamento, a restare su questo social network sono tre categorie di persone: coloro che vogliono sapere ogni secondo cosa fanno i personaggi famosi; quelli che sperano di farsi notare da loro; quelli che hanno il desiderio/bisogno di raggiungere la notorietà o il grande pub-blico, magari per sponsorizzare un’attività. Obiettivi, questi ultimi due, da raggiungere andando a caccia notte e giorno dei miglio-ri e più diff usi hashtag, fondamentali per emergere e farsi notare. Insomma se tu sai chi sei e cosa vuoi, sai anche quale social network va bene per te. In teoria. In pratica invece, non c’è confi ne. Non ti limiti mai ad un solo social network ma li pieghi tutti alle tue esigenze, senza ri-nunciare a niente, perché loro ti permettono di plasmarli pur di non perderti. Non c’è reale distinzione: se per esempio Facebook ti permette di arrivare solo a contatti selezio-nati (quelli a cui concedi l’amicizia) mentre Twitter dovrebbe consentirti di arrivare a chiunque ti cerchi, puoi in realtà rendere pubblico il tuo diario Facebook facendolo sfogliare a chiunque voglia e di contro limita-re l’accesso al tuo profi lo Twitter rendendolo consultabile solo sotto tua approvazione. Poi c’è LinkedIn, un social network dove ciò che conta è la tua professione, dove sei immerso nell’ambiente lavorativo e puoi crearti contatti nuovi. Lì ci trovi anche tutti coloro che hanno da sempre disdegnato tutte le altre piattafor-me con la scusa che non gli piacevano, che non gli servivano, che non avevano tempo da perdere e che invece qui inseriscono il proprio curriculum per non sentirsi fuori dal mondo e dal giro. Quasi come se tu non esistessi nel mondo reale, se non sei lì. Qui si iscrive chi ha bisogno di conferme, di mettere nero su bianco le cose. O, semplicemente, di trovare un nuovo impiego. Peccato che spesso però, non essendo allenate ai social network, que-ste persone si dimentichino completamente la piattaforma e non controllino mai messaggi, né aggiornamenti.Il punto cruciale quindi non è per quale so-cial sei fatto, ma se sei fatto per i social, se vuoi e sai condividere qualcosa con gli altri.

“Tutto il resto, è NoiaTime”

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SOCIAL

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Nell’era dell’informazione anche i grafi ci devono attrezzarsi per essere più affascinanti, o meglio, meno

barbosi da consultare.Affrontare un argomento significa ana-lizzarlo dati alla mano e, perlopiù fino a qualche tempo fa, che erano rappresentati sotto forma di schemi grafi ci più o meno colorati che mostravano l’andamento di un determinato trend o fenomeno. Ma, parliamoci chiaro, la parola chiave dei tempi che stiamo vivendo è condividere. Solo se creo attenzione, ma soprattutto par-tecipazione, allora potrò avere condivisione.Quindi ecco a voi le Infografiche, nate dall’incrocio tra informatica e arti grafi che.C’è da dire che le infografiche non sono nate oggi e neppure ieri. Sono decenni che vengono usate per varie pubblicazioni: isto-grammi, grafi ci a linee o a torta... Il fenomeno che stiamo trattando è diff erente: le infografi che che stanno spopolando sul web sono passate al make up e si presentano ai lettori più colorate, didascaliche e iconiche che mai, per rendere i dati presentati abbordabili e più interessanti ad un vasto pubblico. Queste sono le infografi che 2.0: più acces-sibili, condivisibili, allettanti e compren-sibili. Sono il Bignami dell’informazione, la monoporzione del grafico a torta, gli “istomilligrammi” , insomma.Nel web il testo diventa sempre più obsole-to presentato da solo, perché le immagini sono più immediate, saltano all’occhio e suscitano più interesse; basti pensare che il tempo medio che la popolazione dedica alla lettura, che ahimè era già basso sul foglio cartaceo, sul web supera di poco la soglia dei tre minuti. Ecco perché, nel mondo digitale, il tempo trascorso su un sito da ogni singolo utente è il parametro sempre più importante nello stabilire il successo editoriale. Dunque, raccontare sì... ma sintetizzando. Ma analizziamo nello specifi co i quattro punti fondamentali per sviluppare un’in-fografi ca di successo.

A) Innanzitutto è necessario avere un tema preciso: questo può coprire ogni va-rietà di argomenti, da quelli stretta-mente aziendali a quelli più divertenti, l’importante è che il tema della nostra analisi sia riportato chiaramente nel titolo.

B) Il tempo. È necessario esporre il no-stro tema in base ad una successione cronologica, come in una storia: il tema deve nascere, svilupparsi e giun-gere ad una conclusione.

C) Oltre alla successione temporale, l’in-fografi ca deve rispettare anche una successione logica: il metodo utilizza-to, infatti, è deduttivo, quindi diamo delle premesse per giungere a delle conclusioni.

D) L’ultimo elemento fondamentale per il successo di un’infografi ca è la grafi ca: questa non solo deve essere accatti-vante ma coerente con la narrazione, deve esprimere per immagini – sinte-tizzando – il contenuto del nostro rac-conto, corredandolo di un adeguato impianto grafi co.

Oggi è possibile trovare un’infografi ca su qualunque cosa: da “come imparare ad essere produttivi”, a “cosa dicono di te i colori con cui ti vesti”; da “perché adottare Google Plus”, a “come fare al meglio la spesa” o “come dire a tua moglie che vuoi il divorzio”. Le infografi che rappresentano il migliore format editoriale per il web: veloci, accatti-vanti, ironiche, ma soprattutto facilmente condivisibili, dunque virali.Vi state ancora chiedendo perché bisognerebbe avere un’infografi ca sul vostro sito web?

Beccatevi questa!

Le infografi che: una tira l’altradi Marco Quadretti, Web Development

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L’inconscio non conosce

né giudizi di valore, né il bene né il male, e nemmeno la moralità

Sigmund Freud

Nell’ultimo dibattito tra Romney e Obama, grande attenzione ha su-scitato il linguaggio... sì, ma quello

del corpo.Il Presidente in carica, secondo gli esperti che si sono interessati alla faccenda, sembrerebbe aver dato segnali di sottomissione nei con-fronti dell’avversario. Si fa un gran parlare di quanto siano importanti i movimenti del corpo, la postura e le espressioni facciali in situazioni di public speaking, soprattutto se si tratta di campagna elettorale, ed è proprio qui che il Presidente Obama ha dimostrato qualche incertezza. Occhi bassi, capo chino e schiena ricurva durante le accuse mosse dall’avversario Romney, che invece manife-stava maggiore padronanza della scena... e del suo corpo.C’è da dire che non v’è nulla di deterministic o nell’analisi del body language, perché i gesti cambiano signifi cato a seconda dei contesti e perché, soprattutto nell’ambito politico, s’impara presto a padroneggiarli con tecniche basilari. L’antropologo americano Ray Bir-dwhistell, negli anni cinquanta del XX secolo, fu il primo a coniare il termine “cinesica” (dal greco kinesis, movimento) descrivendo la scienza che studia il linguaggio del corpo.Tuttavia, le suggestioni che possono trasparire dai nostri atteggiamenti alcune volte hanno più appiglio delle parole.Oltre ai termini scelti, al tono di voce o alla nostra espressione facciale, anche quei com-

portamenti più o meno volontari del corpo ci svelano qualcosa in più nei confronti degli interlocutori.Avete presente quel vostro collega d’uffi cio che quando gli parlate si accarezza le labbra con le dita o con una parte della mano? Ebbene c’è chi dice che dovreste sentirvi lusingati, perché trova estremamente interessante l’argomento della vostra dissertazione.E cosa dire della ragazza del bar che ha l’abi-tudine di mordersi il labbro inferiore mentre prepara il vostro caff è? Più o meno contro la sua volontà , la poveretta, starebbe cercando di comunicarvi che ha una carenza di tipo aff ettivo... Qualcuno che vi parla non smette di grat-tarsi la testa? Bene, non si tratta (almeno si spera) di scarsa igiene personale, bensì di un fenomeno nervoso che farebbe stringere i capillari e che, quindi, gli provocherebbe prurito. Forse... ha un bel grattacapo da ri-solvere e, se vi ha appena comunicato che va tutto alla grande, magari non è del tutto sincero. Insomma il consiglio è quello di evi-tare i pruriti se si parla al proprio capo... o magari al proprio elettorato!Ricapitolando, per apparire sicuri di sé in situazioni di public speaking, sarebbe buona norma ricordarsi di scegliere gesti aperti al posto di quelli chiusi, di impostare le spalle ben dritte e di non abbassare mai lo sguardo nei confronti dell’avversario... perché i sa-pientoni sono dietro l’angolo!

Obama e il body language Lo sguardo che tradisce il Presidentedi Stefania Buonavolontà, Marketing & Communication

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FESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABERFESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABER

SPECIALESPECIALE

Si è tenuto alla Cittadella del Carne-vale di Viareggio il 21 e d il 22 luglio il Festival Teatro Canzone Giorgio

Gaber, giunto oramai alla sua ottava edi-zione.La prima importante novità da segnalare è il passaggio di testimone del padrone di casa Enzo Iacchetti, veterano della mani-festazione che, per impegni improroga-bili, non ha potuto presentare l’edizione di quest’anno. Il suo successore, Rocco Papaleo, è stato accolto con calore ed en-tusiasmo dal presentatore uscente, così come segnalano le sue parole:

Ad omaggiare l’edizione di quest’anno, che precede il decennale della morte dell’artista, un’ospite d’onore impegnativa come Patti Smith e artisti come Samuele Bersani, Dente, Nada, Noemi, Leonardo Pieraccioni, Mario Biondi, Gigi D’Ales-sio, Pacifi co, Max Pezzali e Syria che, con aff etto e sensibilità, hanno preparato un loro personale omaggio a Gaber.

Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber - 2012

“Rocco è il mio più degno successore. Gli ho dato il benvenuto nel 2004 e sono davvero felice che sia proprio lui oggi a sostituirmi. Certo, non tifa Inter, ma no-nostante questo, Gaber lo apprezzerebbe moltissimo! Rocco è una persona seria e colta, degna di quel palco, che onorerà Gaber come merita. Per questa edizione non potrò essere presente, ma avrò le mie spie! Lascio a Rocco una mia creatura, ma non certo il mio amore per Gaber”.

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FESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABERFESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABER

SPECIALESPECIALE

Istrionico e trasversale il presentatore Rocco Papaleo, che dagli studi matema-tici degli esordi è passato a sperimen-tarsi come comico, cabarettista, attore di cinema e teatro, autore, musicista e regista.Approda a Viareggio ricco di entusia-smo e voglia di fare: alla domanda “cosa rappresenta per te Giorgio Gaber?” lui risponde senza esitazione “...un oraco-lo, un modello, un faro...”, e di Viareggio parla come della “terra promessa”, lui, che all’ edizione del 2004 aveva insistito

per esibirsi come “militante” del Teatro Canzone e non come ospite.In ottima forma, l’uomo di “Basilicata coast to coast” appare totalmente a suo agio nelle vesti non solo di conduttore, ma anche di artista, accompagnato dal-la band con la quale sta girando l’Italia, riscuotendo grandi successi.Ad affi ancarlo sul palco, lo storico auto-re del Festival, il conduttore di Tv Talk, Massimo Bernardini, biografo e amico personale di Gaber.

Sandro LuporiniSandro Luporini, amico e compagno sto-rico di Giorgio Gaber, ha collaborato per oltre 30 anni alla scrittura delle canzoni e dei testi dei suoi spettacoli teatrali. Vicino di casa a Milano, frequentava lo stesso bar e così descrive il primo incontro con Ga-ber: “Me l’hanno presentato dicendo che lui faceva il cantante, io facevo il pittore”.

Due istrioni, Rocco Papaleo e Leonar-do Pieraccioni, si sono alternati in uno sketch su “Che cos’è la destra, che cos’è la sinistra?”. Il regista toscano ha stillato una sua “personalissima” lista, esiben-dosi in modo esilarante e brioso come al solito. Degna di menzione è la bat-tuta sull’amico Ceccherini, che doveva

intervenire all’evento, racconta, ma era stato trattenuto dalle lezioni di

catechismo. E conclude: “Ceccherini è di si-nistra, ma se vede un bar aperto a destra... ci va lo stesso!”

Dalia GaberscikDalia Gaberscik, fi glia di Giorgio Gaber ed Ombretta Colli, è un’importante rap-presentante di artisti ed organizzatrice di eventi musicali, gestisce un’agenzia di comunicazione, la Goigest. Dopo la morte del padre Giorgio, avvenuta nel gennaio 2003, la Gaberscik organizza annualmente il Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber a Viareggio.

Rocco Papaleo

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FESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABERFESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABER

SPECIALESPECIALE

Quando si dice ospite d’eccezione non solo per retorica, allora vuol dire che il palcoscenico sarà calcato da artisti che hanno fatto la storia della musica. E così è stato, quando a salire sul palco è stata la grande Patti Smith.Un’artista che Gaber non ha mai conosciuto direttamente ma alla quale è accomunato dall’ideale di artista dal pensiero libero. Così la Smith argomenta la scelta del brano Io come persona di Gaber per l’esibizione:“Ho sentito che si tratta di una canzone che avrei po-tuto scrivere io. Provo una sorta d’identifi cazione ver-so questo brano, è il più naturale per me da proporre perché parla per me...Vedendo alcune performance di Gaber ho notato alcune similitudini nel linguaggio del corpo e nei gesti... Mi viene da pensare: è di Philadelphia!”

Patti SmithSpecial Guest

Grande attesa per l’esibizione di Because the night unplugged, in cui ha trionfato una Patti Smith più matura, che conserva tuttavia im-mutate la grinta e l’energia di sempre. La “Sacerdotessa” del rock ha regalato al pub-blico anche le sua personale interpretazione del repertorio di Gaber: Io come persona.

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FESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABERFESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABER

SPECIALESPECIALE

Noemi si è esibita cantando, insieme ai suoi brani, anche Il grido e Lo shampoo, due canzoni di Giorgio Gaber, di cui la prima racconta uno spaccato della società (che non si diff erenzia poi tanto da quella attuale, racconta la giovane cantante in conferenza stampa) e l’altra, più ironica, con una parte recitata.

Samuele Bersani in due intense interpretazioni:

L’illogica allegria e Il conformista.

Giuseppe Peveri, in arte Dente, in Noi due stupidi.

Grande classe per l’esibizione di Nada, che confessa una debole familiarità con Gaber, ma che ha emozionato la

platea con una Ciao ti dirò grintosa ed elegante.

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E tu a chi parleresti prima della fine del mondo?Scrivilo su www.laprofeziadeimaya.it

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La Profezia dei Maya è uno spazio web

nato con l'intento di raccogliere

tutti i vostri messaggi su cosa vorreste

dire o fare prima della fine del mondo che,

stando ai Maya, arriverà il 21-12-2012.

© 2012 La Profezia dei Maya

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di Martina Dragotti, Copywriting & Communication

Edgar Allan Poe Pagine da paura

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Curiosità

Ecco a voi l’inventore del romanzo go-tico, della letteratura del terrore e del brivido. Siamo nel 1809 in quel di Bo-

ston quando viene alla luce Edgar Poe: luce, un termine che poco si lega all’intera vita dello scrittore, più segnata da ombre e oscurità. Orfano fi n dai primi anni di vita, verrà infatti adottato da John Allan, un ricco mercante di Richmond, presso il quale riceverà un’educa-zione strettamente inglese, debole dell’aff etto familiare. Tornato in America, comincerà a scrivere le sue prime poesie.Ciò che colpisce della vita di Poe è la costante presenza della tensione amorosa: dalla si-gnora Stannard a Sarah Elmira Royster fi no alla morte prematura della moglie Virginia Clemm, il suo cuore sarà molto spesso tra-vagliato e deluso, sconcertato e intorpidito da eventi di morte ricorrenti.Già, la morte... tema costante della sua pro-duzione letteraria e poetica. Quello spingersi oltre il limite del cuore per vedere fi no a dove si riesce a resistere alla paura, indagare le tenebre, interrogare l’oscurità, raccontare il turpe perché il bello conviene viverlo e non sciuparlo con le parole.Il fi ne catartico sembra ricorrente tra le pagi-ne di Poe, un fi ne lieto o prossimo al sereno, che ci riporta alla realtà soddisfatti, come un esploratore di terre selvagge ed insidiose che ritorna in patria illeso ed arricchito dal suo viaggio.Misteri risolti, tenebre svelate, la luce che viene restituita grazie all’intelligenza, attra-verso le deduzioni dell’investigatore di turno o grazie al cuore e alla coscienza: ne Il cuore rivelatore il battito assordante del cuore del

defunto è in realtà il rimorso del colpevole dell’omicidio che diventa sempre più ingom-brante nella sua mente, fi no ad esplodere in una confessione. Lui, lo Stanley Kubrick della letteratura. Mistero, quello esplorato da Poe, che av-volge fi nanche la sua morte: si narra che pochi giorni prima del suo decesso, fosse stato avvistato ubriaco ed in grande diffi -coltà, vestito di abiti che parevano non suoi, ciondolante e delirante per le vie di Baltimo-ra. Fu condotto allora all’ospedale Washing-ton College, dove morì quattro giorni dopo, all’età di quarant’anni. Poe non rimase mai suffi cientemente lucido per spiegare come si fosse trovato in tali gravi condizioni, né come mai indossasse vestiti che non erano i propri. Tutti i referti medici, compreso il suo certifi cato di morte, sono andati perduti e i giornali dell’epoca attribuirono la morte dello scrittore a una “congestione del cervello” o “infi ammazione cerebrale”.Un alone di mistero degno delle pagine di un suo romanzo. Ma stavolta, purtroppo, la storia continua anche dopo aver voltato l’ultima pagina e riposto il libro: è il pegno pagato alla vita reale, dalla sua triste e travagliata, fuor di dubbio geniale, storia.

“ Se guarderai a lungo nell’abisso, anche l’abisso vorrà guardare in te ”

18091809 – nasce Edgar Poe a Boston.

18151815 – si trasferisce con gli Allan, famiglia adottiva, in Inghilterra dove frequenta le scuole fi no al 1820.

18211821 – torna in America e comincia a scrivere le sue prime poesie.

18261826 – abbandona il padre che non vuole rispondere dei debiti in cui era precipitato durante la vita studentesca dissipata che aveva condotto all’Università della Virginia.

18351835 – pubblica i suoi primi racconti sul Courier ed entra a far parte della redazione del Southern Literary Messenger di Richmond.

18361836 – sposa la cugina Virginia Clemm, allora tredicenne.

1840/421840/42 – scrive gran parte dei suoi racconti.

18461846 – la moglie, Virginia Clemm,muore prematuramente di tubercolosie lui cade nella più cupa desolazione.

18491849 – 3 ottobre lo scrittore viene ritrovato delirante nelle strade di Baltimora.

18491849 – 7 ottobre muore per cause oscure al Washington College.

Forse non tutti sanno che a Baltimora da ben dieci decadi un uomo, col sopran-nome di “Poe Toaster”, nella gelida notte del 19 gennaio (anniversario della nas-cita di Poe) visita la sua tomba. L’anonimo visitatore è solito lasciare una bottiglia mezza vuota di cognac e tre rose rosse. Il rituale ebbe inizio nel 1930 e si è ar-restato curiosamente nel 2009, anno in cui il misterioso personaggio in panni ottocenteschi non si è più presentato ad omaggiare la sepoltura dello scrittore.

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EDGAR EDGAR ALLAN ALLAN POEPOE

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pagina 14 numero 5 - settembre 2012®

di Rossella D’Elia, Nutritional Counsellor

Nessuno è perfetto! Falsi miti e alcuni consigli per una sana alimentazione

Quanti luoghi comuni, quanti pregiudizi esi-stono sull’alimentazione ancora oggi! Sarà sicuramente capitato di sentir dire ai bambini: “Mangia gli spinaci, che diventi forte come braccio di ferro!”. Ma la fama di alimento ricco di ferro che accompagna gli spinaci sembra sia legata ad un errore di trascrizione commesso dalla segretaria di un nutrizionista americano, che copiò 29 mg invece di 2,9 per ogni 100 g di parte edibile, a proposito del contenuto di ferro. L’ organismo è in grado di assorbire solo il 5% di ferro contenuto nei vegetali, contro il 25% contenuto negli alimenti di origine animale. Gli spinaci, ad esempio, come altre verdure a foglia larga (bietole, cicoria, indivia, broccoli, crescione, acetosa, lattuga e scarole ecc.), sono sempre più diventati “compagni” di una dieta im-peccabile. In generale, comunque, le verdure danno un buon senso di sazietà, sono ricche di nutrienti quali vitamine, rame, fosforo, zin-co, calcio, potassio e acido folico, ma conten-gono anche numerosi minerali che possono potenzialmente rivelarsi dannosi per coloro che soffrono di calcoli ai reni. Inoltre, proprio

per la conformazione delle foglie, possono assorbire facilmente i fertilizzanti chimici

con cui vengono trattati i terreni che sono ricchi di nitrati. Questi ultimi di per sé sono innocui ma, prima in boc-ca per azione della saliva e poi nello stomaco, tendono a trasformarsi in composti capaci di ridurre il trasporto di ossigeno nei tessuti o, addirittura,

sono potenzialmente cancerogeni. Ecco perché, ad oggi, sono sconsigliati ai ne-onati fino all’ottavo mese di vita. Tra gli altri luoghi comu-ni si sentono:

“il latte per il calcio… la carne per il ferro”, ma non tutti sanno che queste due sostanze sono antagoniste in termini di assorbimento; ovvero, i cibi ricchi di calcio influiscono nega-tivamente sull’assorbimento del ferro, quindi meglio evitare i latticini insieme agli alimenti come carne o pesce se il nostro scopo è quello di assimilare tutto il ferro possibile attraverso l’alimentazione. Ma se si vuole favorire un adeguato assorbimento del ferro è buona norma utilizzare la ben nota vitamina C. Via libera, dunque, al limone sulla bistecca, oppure all’assunzione di una bella arancia come porzione di frutta dopo un pasto a base di carni rosse! L’assorbimento delle vitamine, invece, è legato soprattutto alle loro caratte-ristiche chimiche. Ad esempio le vitamine liposolubili come A, E, D e K vengono meglio assimilate in presenza di lipidi quali l’olio ex-travergine d’oliva, ricco tra l’altro di sostanze utili a contrastare il colesterolo. Basta quindi poco olio, per esempio, per assicurarsi che la propria insalata dia il meglio di sé anche in termini nutritivi! é interessante sapere che, da diversi anni, l’industria alimentare, in accordo con i ricercatori in campo nutri-zionale, ha messo a punto i cosiddetti “Fun-ctional Foods”. Si tratta di cibi arricchiti pensati per risolvere le carenze alimentari di nutrienti, come ad esempio il ferro che, se consumati nell’ambito di una dieta e di uno stile di vita equilibrato, offrono grandi potenzialità nel miglioramento della salute e/o nel contribuire alla preven-zione di determinate malattie. Cosa sarà del futuro di questi “nuovi” alimenti? Dipenderà dalla loro collocazione ponderata all’interno di una sana e corretta alimentazione.

Mangia gli spinaci, che diventi

forte come braccio di ferro!

il latte per il calcio… la carne per il ferro

Page 15: Menthalia Magazine - Settembre 2012

pagina 15numero 5 - settembre 2012®

Avete notato un’insolita propensione alla scelta del colore viola nell’abbigliamento del vostro partner? Vostra moglie vi ha costretto a lunghe

camminate nei campi alla ricerca di un fi ore viola?Vostro fi glio era insolitamente attratto dal davanzale di anemoni viola della vicina di casa? La minestra servita a cena aveva un colore tendente al violaceo? Niente pau-ra, nessuna infl uenza cosmica ha fatto irruzione nella vostra vita… era solo la febbricitante eccitazione dei partecipanti al concorso “Scatta il viola”!Vi avevamo chiesto, infatti, di restare sintonizzati con Menthalia durante le vostre vacanze e di fotografa-re il viola... per ricevere la nostra fantastica maglietta “Scratch my back!”.

Purple Winners:ecco a voi le fotografi e vincitrici del contest!

Raffaele Rega, Avellino

Riccardo Michelucci, Firenze

Domenico Ottaiano, Finale Ligure

Klaus Neuhauser, Brunico (Bolzano)

Alessandra De Sario, Milano

Page 16: Menthalia Magazine - Settembre 2012

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