Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

16
num. 6 - Anno I/ottobre-novembre 2012 Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012 © Maurizio Visconti THE BIG APPLE IN QUESTO NUMERO Grazie molle e le lettere importanti Grazie molle e le lettere importanti iJobs iJobs Light: prodotti o etichette? Light: prodotti o etichette? Siri sa tutto Siri sa tutto Stanley Kubrik. Dettagli d’autore Stanley Kubrik. Dettagli d’autore Quando a bruciare è il sapere Quando a bruciare è il sapere E tu odori col naso o con la mente? E tu odori col naso o con la mente?

description

Periodico d'informazione sulla comunicazione e dintorni. In questo numero: Grazie molle e le lettere importanti - iJobs - Light: prodotti o etichette? - Siri sa tutto - Stanley Kubrik. Dettagli d’autore - Quando a bruciare è il sapere - E tu odori col naso o con la mente?

Transcript of Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

Page 1: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

num. 6 - Anno I/ottobre-novembre 2012Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

© M

auri

zio

Vis

con

ti

THE BIG APPLE

IN QUESTO NUMERO QGrazie molle e le lettere importantiGrazie molle e le lettere importantiiJobsiJobsLight: prodotti o etichette?Light: prodotti o etichette?Siri sa tuttoSiri sa tuttoStanley Kubrik. Dettagli d’autoreStanley Kubrik. Dettagli d’autoreQuando a bruciare è il sapereQuando a bruciare è il sapereE tu odori col naso o con la mente?E tu odori col naso o con la mente?

Page 2: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

pagina 2

Scopri il nostro mondo su

Collabora con NOI

inviaci il tuo articolo

[email protected]

Vuoi diventare

un purple people?

Collegati attraverso il tuo

smartphone all’area dedicata

Editoriale

®

Registrazione al Tribunale di Napoli

N. 27 del 6/4/2012

Direttore Responsabile: Fabrizio Ponsiglione

Direttore Editoriale: Stefania Buonavolontà

Art Director: Marco Iazzetta

Grafi ca & Impaginazione: Menthalia Design

Hanno collaborato in questo numero:

Valeria Aiello, Patrizia Basile, Rossella D’Elia,

Martina Dragotti, Riccardo Michelucci,

Stefania Stefanelli

Menthalia srl direzione/amministrazione

80125 Napoli – 49, Piazzale V. Tecchio

Ph. +39 081 621911 • Fax +39 081 622445

Sedi di rappresentanza:

20097 S. Donato M.se (MI) – 22, Via A. Moro

50132 Firenze – 17/A, Via degli Artisti

Tutti i marchi riportati appartengono ai legittimi proprietari.

La pubblicazione delle immagini all’interno dei

“Servizi Speciali” è consentita ai fi ni dell'esercizio

del diritto di cronaca.

®

numero 6 - ottobre/novembre 2012

Dietro le quinte

Un modo di dire che deriva dal lessico teatrale per intendere

ciò che avviene dietro a l palco, ovvero dietro le “quinte” che

sono i telai che chiudono la scena sui due lati, rendendo in-

visibili le azioni di tutto l’entourage che non recita davanti al

pubblico.

Preso in prestito dal teatro, questo modo di dire ha invaso

il lessico comune identifi cando tutto il lavoro di team che si

nasconde dietro ad un progetto realizzato, l’ossatura di un’a-

zienda, la preparazione, lo studio... insomma, tutto ciò che

avviene prima di andare in scena.

E io ci sono stato, “dentro le quinte”.

Ho partecipato al programma televisivo Avanti un altro! di

Paolo Bonolis, il 23 ottobre e ho respirato l’atmosfera di uno

studio televisivo, di quando arriva la pubblicità e tu rimani

ancora lì a vedere l’assistente di studio, i truccatori, gli autori,

i cameraman... tutto un brulicare di persone che si dileguano

velocemente alla rimessa in onda del programma, per lascia-

re la scena all’indiscusso matador dello spettacolo, il Paolone

nazionale.

Sorpreso da una cordialità e un affi atamento che non ti aspet-

ti dal mondo “della televisione”, io ed il resto dei concorrenti

siamo stati accolti da un team pronto a seguirci per tutto il

giorno, sì... perché a quei cinquanta minuti di trasmissione

ci si lavora un’intera giornata e i personaggi che sei abituato

a riconoscere in tivù ti appaiono come persone normalissi-

me che sorseggiano un caff è. Allora svolti l’angolo e incroci

i tipi del minimondo come l’Alieno o se sei più fortunato il

Bonus e la Bonas, che fuori dalla grottesca cornice televisiva

ti ricambiano un sorriso e sono pronti a farsi fotografare per

i tuoi bimbi.

Lì, dove devi cercare di tenere alta la concentrazione e dove

non devi mai dimenticare che tra un frizzo e un lazzo si pos-

sono vincere centinaia di migliaia di euro e... che l’emozione

può giocarti dei brutti scherzi.

Ma in certi casi basta toccare ferro... però devi pensarci in

tempo!

“La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto.”Charles Bukowski

Marco Iazzetta

General Manager

Menthalia

Page 3: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

pagina 3numero 6 - ottobre/novembre 2012

®

Terremoto: "Possibili altre scosse di

assestamento in arrivo"

23 dic 16:45 | SCIENZE E TECNOLOGIA|

GENOVA – "L'epicentro avrebbe una potenza di 6 gradi centigradi ed è

dunque ipotizzabile che ci saranno dei danni. C'è stata una prima scossa

premonitrice e non si può sapere se ce ne saranno di nuove", così il professor

Claudio Eva, responsabile della rete sismica dell'Italia nord-occidentale. (Agr)

di Martina Dragotti, Copywriter & Communication

Grazie molle e le lettere importanti

Nell’era dell’informazione i conte-

nuti vengono sfornati in tempi

davvero ristretti e diventa sempre

più diffi cile controllare la presenza di errori

di testo che talvolta possono provocare dei

veri e propri orrori di bon-ton.

Come se non bastasse, i neonati programmi

di scrittura intuitiva trascrivono sul display

le parole ancor prima di averle digitate e,

non di rado, ci accorgiamo che il testo in-

viato non corrisponde esattamente a quello

che intendevamo dire. Da qui la consuetu-

dine di augurare “buon monocruico” nel

giorno dell’onomastico, a causa di un errore

di trascrizione della parola onomastico nel

sistema T9 per la scrittura veloce di SMS

utilizzato su alcuni telefoni cellulari.

Le fi guracce quindi... sono proprio dietro

l’angolo.

Se mi capita di rispondere ad un’amica un

po’ attempata con un “Grazie molle”, la

gaff e resterà circoscritta, sebbene una con-

suetudine di tale errore potrebbe rischiare

di minare seriamente la mia sfera di rap-

porti sociali. Ma altra faccenda è quando lo

strafalcione diventa di pubblico dominio.

Ecco allora che su una testata giornalistica

ci può capitare di leggere:

“Operata al Policinico: condizioni gravi.”

(Corriere.it 13/11/2010)

O di un terremoto misurato in gradi centi-

gradi... (stessa fonte).

Spesso gli errori-orrori accadono nelle par-

ti di testo più impensabili, per esempio nei

titoli: per la Fox, il giorno dell’uccisione di

Osama bin Laden, a morire fu il Presiden-

te degli Stati Uniti, titolando drammatica-

mente con un “Obama è morto”.

Quanto agli strafalcioni tricolore, come di-

menticare il clamoroso titolo de La Gazzet-

ta dello Sport del 1992, quando, per esaltare

la performance del giocatore del Livorno

Pompini, si scelse lo sconvolgente titolo:

“Pompini a raffi ca, Carrarese ko”. O il

titolo azzardato da Il Giornale nella pagina

di cronaca: “Si è spento l’uomo che si è dato fuoco”.

I refusi, le “distrazioni” redazionali, gli er-

rori di stampa sono talvolta degli arcani

misteriosi, che sfuggono all’occhio di più

persone... per poi essere svelati subito dopo

averli pubblicati.

Sul sito Design&Typo di Peter Gabor, mi

sono imbattuta in una scritta davvero sor-

prendente (quella riportata qui di fi anco).

Chi mastica discretamente il francese dopo

un po’ si sarà accorto del refuso (la ripeti-

zione dell’articolo “la”) aiutato dal tema che

stiamo trattando, che di per sé impone una

lettura delle parole più attenta, come in una

sorta di “caccia all’errore”.

Ad ogni modo, il grafi co di origini unghe-

resi ci fa rifl ettere sul fatto che quando si

legge un testo in lingua madre, la nostra

mente si soff erma automaticamente sulle

parole che conosce estrapolando il senso

della frase. Quando invece si è del tutto

estranei a quella lingua, le parole vengono

interpretate una per volta e la ripetizione,

in questo caso, sarebbe saltata all’occhio.

“Sceodno una rcircea dlel’Uvitri-senà di Cmbairgde non ipromta l’odirne dlele lrteete in una pro-ala, l’uicna csoa che cntoa è che la pimra e l’utlmia ltetrea saino al psoto gusito. Ttute le atlre lr-teete dlela poalra psonoso esrsee itinvtere snzea carere prleobmi alla letutra.Qstueo acdcae pcherè la mte-ne non lgege ongi lteetra seni-golnarmte ma la proala cmoe un ientro qudini il clrveelo è cnouqmue in gdrao di asblse-mare le lterete e iernttaprere la polara crottrea”.

Ecco spiegato il perché di alcuni refusi pro-

prio non ci accorgiamo, nemmeno rileg-

gendo il testo più e più volte.

Le regole per la revisione di un testo si spre-

cano, tuttavia i manabili e i consigli pronti

all’uso senza la giusta esperienza e una ze-

lante azione di verifi ca non ci proteggeran-

no dai consigli che diventano conigli o dagli

schemi che distrattamente divengono scemi.

Quindi, armatevi di tanta pazienza, legge-

te e rileggete il testo più volte, rileggetelo

ancora a voce alta, correggete l’ortografi a e

la punteggiatura in momenti diversi, fate in

modo di non essere gli unici a visionare il

testo e sperate che il refuso, stavolta, non

sia proprio nel vostro “pezzo”.

l’arbreest dans la

la forêt

Terremoto: "Possibili altre scosse di asasseseststamamento in arrivo"223 di3 di3 dic 16c 16c 16:45:45 :45 | SCIENZE E TECNOLOGIA|GENOVA – "L'epicentro avrebbrebbe une una poa potenztenza dia di centrigadi ed è g6 g6 gradiradi cecen igtrigadi

dunqdunquue ippotizzabile che ci saranno dei danni. C'è stata una primpri a sca scossaossa

premonitrice e non si pui può saò saperepere se se cece ne saranno di nuove", così il professor

Claudio Eva, responsabile della rete sismica dell'Italiaali nornord-ocd-occidecidentalntal . (e. ( g )Agr)

Page 4: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

pagina 4numero 6 - ottobre/novembre 2012

®

iJobs

Circa un anno fa moriva Steve Jobs,

CEO della Apple, guru della tecno-

logia moderna, inventore di dispo-

sitivi diventati di uso comune nonché di

tendenza quali l’iPod, l’iPhone e l’iPad.

Un anno fa l’opinione pubblica si è divisa.

In molti hanno pianto e si sono disperati

per la dipartita di un genio, capace di cam-

biare la nostra quotidianità e le nostre abi-

tudini in ambiti che spaziano dalla musica,

all’informatica, alla lettura. Altri hanno

tirato un sospiro di sollievo: fi n dove si sa-

rebbe potuto spingere quel genio del male

se avesse avuto altro tempo a disposizione

per lobotomizzare le nostre menti?

Steve Jobs si è fatto amare, ma anche temere.

Amare da quanti hanno goduto e conti-

nueranno a godere per anni e anni delle

sue creazioni; da quanti hanno imparato

ad esplorarci il mondo e gli hanno dimo-

strato gratitudine portando davanti alla

sede centrale della Apple (nonché davanti

agli Apple Store di mezzo mondo) fi ori e

lettere di addio, quasi lui fosse una novella

Lady D.

Temuto da quanti vedevano in lui il simbo-

lo dell’asservimento al capitalismo, un mer-

cenario che a dispetto del cognome aveva

cancellato molti posti di lavoro in Ameri-

ca trasferendo le sue fabbriche nell’estero

sottopagato, una specie di chirurgo in gra-

do di impiantare prolungamenti informa-

tici nelle mani dei suoi clienti (che ormai

senza smanettare sul touch screen non

sanno più vivere), quasi un visionario, un

santone che nel lontano 1983, quando i te-

lefoni cellulari e i computer erano ancora

terra di pochi, durante una conferenza ad

Aspen già parlava di tablet e di computer

da tenere nel palmo della mano.

Chi non l’aveva mai visto in volto, alla sua

morte forse si aspettava di veder girare in

rete e nei tg la fotografi a di un matusa. Del

resto, come te lo vuoi immaginare uno che

da ragazzino creava videogiochi, ha inizia-

to ad assemblare computer nel garage dei

genitori adottivi solo a vent’anni e poi ha

fondato la Apple trasformandola in quello

che è oggi, ovvero una delle più grandi po-

tenze industriali esistenti? Uno con la bar-

ba bianca e lunga, uno che ha avuto una

vita ancora più lunga in cui ha avuto modo

di raggiungere tutti questi obiettivi. E in-

vece no: scopri che è morto a cinquantasei

anni, di cui gli ultimi due piegati dalla ma-

lattia che lo ha stroncato. E allora sai che

lo è stato davvero, un genio: uno fuori dal

comune, uno che ha vissuto e lavorato sen-

za limiti, senza porseli e senza neanche ve-

derli davanti a sé, uno che ha fatto del suo

“stay hungry, stay foolish” uno stile di vita:

essere aff amati, essere folli, non lasciar

scivolare via la vita ma prenderla a morsi,

proprio come l’immagine della sua apple.

Ma se ad un anno di distanza dalla sua

morte, in tempi di crisi in cui molti non

riescono ad arrivare a fi ne mese, in troppi

passano la notte in fi la davanti agli Apple

Store per essere i primi ad avere il privi-

legio di spendere 950 euro e tenere tra le

mani il leggerissimo e bellissimo iPhone 5,

allora bisogna ammettere che un po’ genio

del male Jobs lo è stato davvero. Perché a

creare beni di gran lusso e trasformarli in

status symbol sono bravi tutti, ma lui è ri-

uscito con il suo ed il loro fascino a ren-

derli agli occhi della gente indispensabili.

Normali, ovvi, naturali. Davvero, prolun-

gamenti del corpo.

Jobs non si è limitato ad innovare la tec-

nologia e il modo di applicarla al lavoro,

come ha fatto il suo concorrente storico,

Bill Gates. Lui è intervenuto su qualcosa di

più profondo e più importante: il modo di

pensare delle persone. Il modo di cercare

la musica, il modo di integrare il web nella

quotidianità, il modo di leggere un libro,

sfogliandone le pagine attraverso lo scher-

mo di un iPad e rinunciando al fi nora irri-

nunciabile odore della carta.

Lontani da giudizi di sorta, lo ricorderemo

come la personifi cazione delle new techno-

logies.

Sull’orlo del precipizio apocalittico, lo in-

coroniamo come colui che ha cambiato (il

nostro modo di concepire) il mondo.

di Stefania Stefanelli, Autrice e Sceneggiatrice Televisiva

iPhoneiPad

iTunesiMac

iPod

Page 5: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

pagina 5numero 6 - ottobre/novembre 2012

®

1955 – Nasce a San Francisco il 24 Febbraio

1972 – Si diploma all’istituto Homestead in California

1974 – Crea il videogioco Breakout per la Atari

1976 – Fonda la Apple Computer con l’amico Steve Wozniak

1980 – La Apple viene quotata in borsa

1984 – Crea il primo Macintosh

1985 – Si dimette dalla Apple e fonda la NeXT Computer

1995 – Acquista la Pixar

1996 – Torna alla Apple incorporandoci la NeXT

2001 – Lancia sul mercato l’iPod e iTunes

2007 – Crea l’iPhone

2010 – Annuncia la creazione dell’iPad

2011 – Muore a Palo Alto, California, il 5 Ottobre

© P

atri

zia

Bas

ile

Page 6: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

pagina 6numero 6 - ottobre/novembre 2012

®

di Rossella D’Elia, Nutritional Counsellor

Light: prodotti o etichette?

Quando giriamo tra gli scaff ali del

supermercato, siamo sempre più

incuriositi da prodotti, magari su-

perfl ui e non contemplati nella lista della

spesa, che attirano la nostra attenzione per

l’immagine, i colori ed i claims riportati

sulla confezione o per il prezzo convenien-

te. Ma tutto ciò che leggiamo rispecchia in

realtà le caratteristiche del prodotto che

stiamo per acquistare? Siamo consapevoli

che anche l’imballaggio e la sua integrità

hanno la loro importanza e che quante più

indicazioni ritroviamo tanto migliore do-

vrebbe essere il nostro giudizio alimenta-

re sul quel determinato prodotto? La vita

frenetica che conduciamo ci porta ad avere

una dispensa sempre ben fornita, e spes-

so cerchiamo di riempirla di prodotti che

risultino benefi ci alla nostra salute. Bene,

proprio su questo tema, a mio avviso, bi-

sogna essere molto attenti! L’importanza

dell’imballaggio o “packaging” è facilmen-

te immaginabile: facilita la logistica legata

alla movimentazione dei beni di consumo

e garantisce l’inalterabilità del contenuto;

ma, i materiali destinati in campo alimen-

tare al “packaging” sono sicuri?

Non a caso a questo tema di estrema at-

tualità è stato dedicato il seminario, orga-

nizzato dall’Istituto Italiano dei Plastici il

4 giugno scorso a Milano, nel quale si è am-

piamente discusso sulla sicurezza alimen-

tare, come un’esigenza sempre più avverti-

ta (visti i ben noti scandali legati proprio

alla sicurezza dei cibi), e sulla qualità dei

prodotti, due obiettivi principali del Rego-

lamento Europeo n. 2023/2006. Ma la vera

protagonista nel panorama dei consumi

alimentari è la ben nota “etichetta alimen-

tare”, valido strumento per riconoscere

le caratteristiche di un prodotto e fornire

un’adeguata informazione per il consuma-

tore. Ma siamo sempre in grado di leggerla

con attenzione al momento dell’acquisto

e soprattutto sappiamo correttamente in-

terpretarla? Purtroppo molte volte la ri-

sposta è… no! Fortunatamente, dopo un

lungo braccio di ferro durato 4 anni, le

informazioni riportate di tipo facoltativo

o complementari, saranno obbligatorie

per legge, sulla base del Regolamento UE

n.1169/2011 in vigore da dicembre 2014.

Quest’ultimo prevedrà, tra l’altro, etichette

più leggibili, tabelle nutrizionali più com-

plete e chiare indicazioni d’origine e sede

di lavorazione del prodotto.

Ecco a voi un breve vademecum su alcuni

aspetti da non sottovalutare in questa fase

di transizione:

• se è riportato “da consumarsi entro…”

il prodotto va consumato tassativamen-

te entro quella data e non oltre (es. yo-

gurt, latte, prodotti freschi);

• se, invece, è indicato “da consumarsi preferibilmente entro il…” il prodot-

to garantisce le sue qualità fi no a quella

data e, il superamento non implica che

il prodotto sia scaduto (es. pasta e riso);

• porre attenzione ai claims “senza zuc-chero” se poi troviamo le diciture “sci-

roppo di glucosio, o fruttosio, o malto-

sio o amido di mais”, perché vuol dire

che l’alimento contiene indirettamente

dello zucchero con indice glicemico si-

mile al saccarosio; “senza grassi”, se poi

troviamo la dicitura “mono e digliceridi

degli acidi grassi” che vengono metabo-

lizzati dall’organismo come grassi; “sen-za calorie o dietetico”, se poi troviamo

come dolcifi cante l’aspartame (notoria-

mente ipocalorico, ma pur sempre ar-

tifi ciale!);

• controllare la presenza di additivi (con-

servanti, coloranti, emulsionanti, esal-

tatori di sapidità, correttori di acidità,

ecc.) che di solito compaiono alla fi ne

dell’elenco. Sebbene si tratti di sostanze

utilizzate dall’industria alimentare per

migliorare alcune caratteristiche del

prodotto, ma senza alcun valore nutri-

zionale, potrebbero essere causa di rea-

zioni allergiche nei soggetti predisposti.

In un’ ottica di tutela del consumatore dun-

que, possiamo dire che l’attuale etichetta

alimentare che oggi potremmo defi nire

“light”, sulla base del nuovo R egolamen-

to sarà di sicuro più corposa, più chiara

e trasparente riuscendo a guidare con più

attenzione anche la sfera di comunicazione

commerciale dei prodotti.

Page 7: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

pagina 7numero 6 - ottobre/novembre 2012

®

di Valeria Aiello, Project Manager

Siri sa tutto

La ormai famosissima assistente, quel-

la che è stata defi nita la “hottest girl

in the Silicon Valley”, messa a dispo-

sizione da casa Apple per i possessori di

iPhone e iPad di ultima generazione, sbarca

anche in Italia. Disponibile con l’aggiorna-

mento a iOS6, per la gioia di tutti coloro

che restano ancorati al vecchio iPhone 4S, la

versione italiana è subito diventata il nuovo

tormentone. Anche perché le risposte spes-

so sono davvero spiritose e spiazzanti. Siri è

in grado di stupire anche gli utenti più dif-

fi denti, riconosce le frasi più complesse e,

addirittura, i giochi di parole. E pensare che

a Steve Jobs il nome Siri proprio non pia-

ceva… Perché non chiederlo proprio a lei?

D: “Qual è il suo nome?”

R: “Il mio nome? È Siri.”

D: “Posso darle del tu?”

R: “Immagino che tu possa farlo.”

D: “Cosa signifi ca Siri?”

R: “Siri ha molti signifi cati, metaforici e francamente contraddittori dei quali non è consentito parlare… mi dispiace” e aggiunge “È un ritornello racchiuso in un enigma e avvolto in un po’ di offusca-mento.”

Un alone di mistero avvolge il nome della

nostra assistente preferita? In realtà oltre al

signifi cato della parola “siri”, che in norve-

gese, lingua madre del programmatore, è

letteralmente “bella vittoria”, pare ci sia del

nascosto, del taciuto come rivelano alcuni

rumors sull’esistenza di un’ex collega del

programmatore. Che si tratti di un colpo

di fulmine o passione taciuta, sta di fatto

che la nota assistente virtuale è decisamen-

te ironica, a tratti smaliziata, tanto che alle

avances risponde prontamente di non esse-

re quel tipo di assistente.

Preparatissima come una studentessa del

DAMS, conosce perfi no celebri battute di

fi lm e l’indimenticabile supercazzola, tanto

da poter essere annoverata tra le fan più

sfegatate di Tognazzi.

Così, all’impertinente domanda:

“Supercazzola come se fosse antani”,

Siri, per nulla disorientata, replica:

“… senza contare che ha perso i contatti con il Tarapia Tapioco”.Per non parlare di battute e barzellette, de-

gne del grande Bramieri.

D: “Siri, racconta una barzelletta”

R: “Quando comincerai a prendermi sul Siri-o? Ah ah!”

La genialità degli sviluppatori di Siri è

quella di aver inserito delle ester eggs, delle

geekerie vocali anche nella versione italia-

na, che permettono di andare oltre nella

scoperta di questa intelligenza artifi ciale.

Ed è così che la nostra assistente virtuale

diventa un divertente passatempo e una

brillante operazione di marketing.

Non poteva mancare la famosissima ri-

sposta al “What is the meaning of life?”.

Siri esce al di fuori del suo funzionamento

standard e sul senso della vita inizialmente

ironizza “Non lo so. Ma credo che esista un’app anche per questo”, per poi ag-

giungere “Credo che non esista una sola risposta a questa domanda. Non è nulla che Nietzsche non possa insegnarti. Mi sembra strano che tu lo chieda a un og-getto inanimato”.Di più non lascia trapelare: non si è capito

se è fi danzata, sposata o single. Risponde

con una punta di vanità a queste domande

personali. “Sembra – osserva – che tutto il mondo sia interessato alle mie relazio-ni. Fa piacere in un certo senso”.

È nel rifl ettere su questo aspetto che va a

toccare quelle delicate corde della privacy,

tra scambi di smancerie e qualche proble-

ma di comprensione, che Siri cita il Manzo-

ni “Meglio agitarsi nel dubbio che ripo-sare nell’errore”.Travolta dalla frenesia di quest’ultima pro-

vocazione, chiedo

D: “Siri, qual è il miglior smartphone?”

E Siri prontamente: “Le migliori assisten-ti virtuali preferiscono iPhone”. Avevate qualche dubbio?

L’ assistente californiana concede un’intervista al Menthalia Magazine

“ Cosa ci fa una pallina di gelato in mezzo al mare? ”

Il gelato affogato

Page 8: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

pagina 8numero 6 - ottobre/novembre 2012

®

di Martina Dragotti, Copywriter & Communication

Stanley Kubrik. Dettagli d’ autore

Quando l’attenzione al dettaglio

diventa pressoché maniacale, il

marchio di fabbrica cinematogra-

fi co si fa visibile ed un nome riecheggia

nella mente: il suo, Stanley Kubrik.

Il primo amore, la fotografi a, si esprime in

ogni tratto delle sue pellicole, gli studi fi lo-

sofi ci s’intonano ai quesiti esistenziali cela-

ti tra i suoi ciak, le atmosfere, i tagli delle

inquadrature, le prospettive, i dettagli del-

la scena, i tempi della narrazione lontani

dai canoni hollywoodiani, l’ecletticità con

cui sperimenta generi diversi senza farsi

dominare dalle convenzioni o dalle rego-

le creandone di nuove, ne fanno senz’altro

uno dei più grandi registi del XX secolo.

L’attenzione al dettaglio e l’espressa volontà

di vagliare qualsiasi aspetto delle sue opere

artistiche lo porteranno a curare perso-

nalmente la traduzione di diverse frasi nei

suoi fi lm, per assicurarsi che queste con-

servino immutato il senso da lui inteso,

anche se trasposte in un’altra lingua.

È questo il caso della celebre frase che

Wendy in Th e Shaining trova dattilografa-

ta infi nite volte sui fogli di carta “All work

and no play makes Jack a dull boy”, lette-

ralmente: lavorare senza divertirsi rende

Jack un ragazzo triste. La frase fu tradot-

ta, sotto supervisione dello stesso Stanley,

per ciascun P aese nel quale il fi lm venne

distribuito ed adattata alle diverse espres-

sioni culturali, in Italia è l’indimenticabile:

“Il mattino ha l’oro in bocca”.

Stessa sorte anche per il biglietto ricevuto

da Tom Cruise nei pressi del portone del-

la misteriosa villa dell’orgia in Eyes Wide

Shut.

Ore passate a defi nire i dettagli di un’in-

quadratura, fi no a portare allo sfi nimento

gli attori, rendono la visione di un fi lm fi r-

mato Kubrik capace di arricchire lo spetta-

tore ad ogni nuova osservazione, svelando

sempre nuovi particolari.

Nonostante la fotografi a rappresenti un

tratto fondamentale delle sue opere, esse si

esprimono a pieno solo se collegate ad un

altro tratto fondamentale: la musica.

Quest’ultima, decontestualizzante, spiaz-

zante o didascalica è l’elemento cardine per

trasmettere le emozioni e i tempi narrativi,

sottolineando momenti e passaggi fonda-

mentali all’interno del fi lm.

La soundtrack, mai scontata, è legata ad

aspetti talvolta non subito evidenti, ren-

dendo la ricerca delle corrispondenze par-

ticolarmente appassionante.

Pensiamo al «Ludovico Van» di Alex in

Arancia Meccanica, con l’Inno alla gioia

della Nona Sinfonia di Beethoven, esso

rappresenta la vera natura del protagoni-

sta, il suo ego, la sua coscienza nelle mura

domestiche.

La musica nei fi lm di Kubrik si mescola

con la sceneggiatura, divenendone par-

te integrante: ogni nota è un commento

taciuto, un pensiero svelato, un giudizio

cinicamente ironico verso le grandi con-

venzioni, le ideologie e le dottrine massi-

fi canti, che sviliscono l’uomo in quanto es-

sere non pensante e prossimo all’animalità.

Appena usciti nelle sale cinematografi che,

i suoi fi lm erano molto spesso liquidati su-

perfi cialmente dalla critica giornalistica,

per poi essere rivalutati qualche anno più

in là.

Forse spiazzanti e troppo forti per una pla-

tea non ancora pronta a svincolare un’ope-

ra d’arte da schemi e regole, le sue pellicole

vengono rivalutate durante gli anni ottan-

ta, all’uscita di Shining il fi lm horror dal

successo indiscusso.

Metafore in pellicola, realismo onirico e

fantasia della materia... sembrano men che

mai ossimori forzati nei suoi progetti cine-

matografi ci, bensì elementi atti a costruire

la sua “fantascienza del reale”, della cru-

deltà esasperata e della violenza gratuita

come atto di denuncia e disappunto verso

l’assurdità della realtà.

“Nessun sogno è mai soltanto sogno...”S.K.

timetimeline1928 - Il 26 luglio nasce a New York, Stanley Kubrik.

1941 - Riceve in regalo da parte del padre una macchina fotografi ca. Fin da bambino rimane affascinato dalla tecnica fotografi ca.

1945 - La sua carriera parte con una straordinaria foto di un edicolante rattristato della notizia della morte del presidente Roosevelt. Dopo essersi faticosamente diplomato con 67, comincia a lavorare per Look come fotografo.

1947 - Trascorre cinque sere a settimana nella sala di proiezione del Museum of Modern Art di New York, guarda vecchi fi lm e dopo quattro anni di studio all’accademia di arte cinematografi ca decide di dedicarsi attivamente al cinema.

1949 - Dirige il cortometraggio Day of the Fight.

1953 - Produce il primo lungometraggio Paura e desiderio, per anni quasi introvabile, si dice per volontà dello stesso Kubrick.

1956 - Kubrick fonda una piccola società con il produttore James B. Harris, da qui il fi lm Rapina a mano armata.

1961-1975 - Sono gli anni dei capolavori: 1962 Lolita, 1963 Il dottor Stranamore, 1968 2001: Odissea nello spazio, 1971 Arancia meccanica, 1975 Barry Lyndon.

1980 - Kubrick dirige il suo primo fi lm horror: Shining, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King con un magistrale Jack Nicholson.

1987 - Dirige il suo quarto fi lm di guerra, quella del Vietnam: Full Metal Jacket.

1999 - Gira il suo ultimo fi lm, Eyes Wide Shut.

1999 - Il 7 marzo muore durante il sonno, a causa di un infarto nella sua casa di campagna, all’età di settant’anni. I funerali avvengono in forma riservatissima e laica ed il corpo verrà sepolto nel giardino della casa stessa.

w York,

Il bacio dell’assa

Orizzonti di gloria

Rapi Full Metal Jacketg

Page 9: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

pagina 9numero 6 - ottobre/novembre 2012

®

a

n

© P

atri

zia

Bas

ile

Page 10: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

pagina 10numero 6 - ottobre/novembre 2012

®

Quando a bruciare è il saperedi Riccardo Michelucci, Giornalista

Il poeta bosniaco Goran Simić vide

bruciare l’antica biblioteca di Sarajevo

dalla fi nestra di casa sua. In preda alla

disperazione, pensò alle migliaia di libri

antichi che stavano per essere inghiottiti

dalle fi amme e immaginò che i personaggi

raccontati in quelle pagine indimenticabi-

li stessero trovando una nuova vita. Vide

Werther seduto accanto ai muri sbrecciati

del cimitero. Quasimodo che si dondolava

sul minareto della vicina moschea. Il gio-

vane Tom Sawyer che si tuff ava dal pon-

te di Princip. Raskolnikov e Mersault che

avevano fatto amicizia e chiacchieravano

in uno scantinato. Yossarian che era inten-

to a vendere provviste al nemico. Migliaia

di libri stavano volando via, carbonizzati

come neve nera, dal tetto sventrato della

biblioteca, insieme a chissà quanti altri te-

sti, codici, incunaboli e manoscritti rari e

preziosi. Furono ridotti in cenere in appe-

na tre giorni, alla fi ne di agosto del 1992,

dalle bombe incendiarie lanciate dai nazio-

nalisti serbi appostati sulle colline intorno

alla città. L’eroica catena umana formata

per cercare di salvare quei volumi non ser-

vì a niente di fronte al fuoco dei cecchini

e delle armi antiaeree che colpivano senza

pietà anche i bibliotecari, i volontari e i vi-

gili del fuoco. Quello che sarebbe diventa-

to il più lungo assedio di una città europea

dai tempi della seconda guerra mondiale

era iniziato da pochi mesi e aveva già rag-

giunto il primo obiettivo: distruggere la

Viječnica, la storica biblioteca nazionale e

universitaria di Sarajevo, l’unico archivio

nazionale del Paese, cancellando con esso

l’intero patrimonio culturale della Bosnia-

Erzegovina.

Quei libri, edizioni antiche e spesso uni-

che, non torneranno mai più. Ma fi nal-

mente l’edifi cio diventato il simbolo della

distruzione di Sarajevo durante la guerra di

Bosnia è tornato in questi giorni al suo an-

tico splendore architettonico. L’imponen-

te palazzo costruito dagli austro-ungarici

alla fi ne del XIX secolo era rimasto a lungo

uno scheletro di mattoni bruciati, pieno di

tonnellate di cenere. Oggi, dopo quattro

anni di lavori costati una valanga di soldi

pubblici, sono state fi nalmente rimosse

le impalcature liberando le sue splendide

facciate moresche che rifl ettono i loro in-

confondibili colori rosso e ocra nelle acque

del fi ume Milijacka. Secondo i dati forniti

dall’agenzia Sarajevo Construction, il piano

di recupero è costato in totale circa dieci

milioni di euro ed è stato fi nanziato dall’U-

nione Europea e da molti Stati membri, a

partire dall’Austria, erede di quell’Impero

che fece costruire l’edifi cio nel 1896.

Le carte originali del progetto risalenti a

Rinasce la biblioteca nazionale di Sarajevo

Page 11: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

pagina 11numero 6 - ottobre/novembre 2012

®

poco più un secolo fa sono state ritrovate

negli archivi di Vienna e hanno consenti-

to un restauro assai meno problematico

di quello eff ettuato anni fa per ricostruire

l’antico ponte di Mostar. Le principali diffi -

coltà sono sorte per reperire i diff erenti tipi

di marmi delle colonne interne, degli archi

e dei merletti, e anche per ricostruire le de-

corazioni in gesso e le bellissime fi nestre di

vetro intarsiato. Ma parlare solo di restauro

è riduttivo. È stata una rinascita dal forte

impatto evocativo, quasi un trionfo del-

la civiltà contro la barbarie. La Viječnica,

infatti, non era una semplice biblioteca,

ma un luogo che conservava la storia e la

memoria di una città, di un Paese e della

sua gente. Ha ricordato qualche anno fa la

giornalista di Sarajevo Azra Nuhefendic:

“L’aula principale era enorme, sembrava un

salotto reale, o una grande chiesa trasfor-

mata in sala di lettura. Dentro c’erano fi le di

panchine, sedie e scrivanie di legno massic-

cio. Emanavano un odore misto di polvere,

degli anni passati e del grasso che si usava

per conservare il legno. Ci si entrava con

cautela, in silenzio, con il fi ato sospeso, cer-

cando di attutire il rumore dei propri passi.

L’importanza del posto proveniva dalla bel-

lezza e grandiosità del palazzo e dal fatto

che, da noi, il libro era considerato un og-

getto sacro”.

Eppure la gioia per la rinascita della

Viječnica si è in molti già tramutata in de-

lusione, pensando a quale sarà il suo futu-

ro. Neanche le numerose donazioni di libri

che negli anni si sono susseguite – alcune

provenienti dall’Italia – le consentiranno di

tornare a essere quello che era prima della

guerra.

Il sindaco di Sarajevo, Alija Behmen, ha

annunciato che l’edificio riaprirà ufficial-

mente i battenti nel maggio 2014, un se-

colo esatto dopo l’assassinio dell’Arciduca

Francesco Ferdinando. L’erede al trono au-

stroungarico e sua moglie Sofia vennero

ritratti sulla scala esterna del pala zzo po-

chi minuti prima di essere uccisi dal gio-

vane nazionalista serbo Gavrilo Princip,

quel tragico 28 giugno 1914 che innescò

il primo conflitto mondiale. L’edificio,

che ospitava all’epoca il municipio di Sa-

rajevo, fu adibito a biblioteca nazionale

solo nel 1949.

In tempi recenti il Consiglio municipale ha

deciso di modifi carne di nuovo la destina-

zione d’uso, facendolo tornare a essere la

sede degli uffi ci del sindaco e dell’ammini-

strazione cittadina.

La nuova biblioteca nazionale e universita-

ria ha trovato spazio in un luogo anonimo

della città e a stento dispone dei fondi ne-

cessari per svolgere le attività essenziali.

Page 12: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

pagina 12numero 6 - ottobre/novembre 2012

®

E tu odori col naso o con la mente? di Patrizia Basile, scrittrice

In genere gli stimoli olfattivi si percepi-

scono con l’organo preposto a questo

compito: il naso. Ma è possibile ripor-

tare alla mente profumi, aromi, fragranze,

sentori odorosi, miasmi e odoracci, anche

con la mente. Spesso ci capita di ripercor-

rere ricordi indelebilmente legati ad un

profumo: pensiamo al Natale ed all’odore

inconfondibile dell’abete oppure all’estate

e all’odore del mare o alla nonna e al pro-

fumo di colonia che accompagna la sua

presenza. Come non ripensare all’episo-

dio della madeleine raccontato da Marcel

Proust ne La strada di Swan: “Ma, quando

niente sussiste d’un passato antico, dopo

la morte degli esseri, dopo la distruzione

delle cose, più tenui ma più vividi, più im-

materiali, più persistenti, più fedeli, l’odore

e il sapore, lungo tempo ancora perdura-

no, come anime, a ricordare, ad attendere,

a sperare…”.

L’olfatto dunque esercita una grande po-

tenza sul nostro inconscio. Gli odori sono

collegati alle nostre memorie: fungono da

ancore del nostro passato, sono legati a ri-

cordi e percorsi neuronali fi ssati nel tem-

po e raramente vengono dimenticati. Una

descrizione estremamente realistica di un

luogo o di una persona può permettere a

chi ascolta o legge di percepire chiaramen-

te i profumi dell’oggetto in questione: un

giardino fi orito in primavera, il mare in

tempesta, il pelo bagnato del cane, insom-

ma tutto ciò che è stato oggetto delle no-

stre esperienze olfattive. Ma diffi cilmente

possiamo descrivere in parole ciò che un

profumo è per noi: chi non ha provato il

medesimo aroma, raramente riesce a com-

prenderne il senso.

Ognuno di noi porta dentro di sé il ricordo

di un profumo legato ad un’esperienza vis-

suta. Probabilmente da ciò deriva il fatto

che alcuni odori, anche se piacevoli, desta-

no in noi un senso di disagio, addirittura

possono causare un disturbo notevole se

legati ad un’esperienza poco felice del no-

stro passato; mentre altri possono destare

la nostra allegria e magari metterci di buon

umore in una giornata “no”.

Ma come fa il cervello a riconoscere in un

“batter d’occhio” le informazioni prove-

nienti dal naso?

Una ricerca della Columbia Universi-

ty (USA) ha appurato che quello che noi

percepiamo come odore è il prodotto di

una combinazione di tanti diff erenti tipi

di molecole odorose. Ognuna di queste

viene raccolta da un neurone specializza-

to che invia un segnale al cervello, a una

particolare zona chiamata bulbo olfattivo,

costituita da tanti glomeruli. È in questo

momento che il nostro cervello è in grado

di “interpretare” ciò che il naso ha senti-

to, grazie al bulbo olfattivo che si sviluppa

nei mammiferi fi n dai primi anni di vita.

Secondo alcuni esperimenti l’esperienza

olfattiva durante i prima anni di vita è fon-

damentale, perché il cervello sia in grado

da adulto di codifi care correttamente gli

odori, così come avviene anche per i sa-

pori.

Ma, se la scienza ci spiega come avviene

la percezione degli odori, la storia ci narra

come il profumo sia stato nei secoli testi-

mone di una società e la sua stessa storia si

coniuga con quella dell’umanità.

Nelle civiltà antiche non esistevano i pro-

fumi in quanto tali, ma fi ori, piante aroma-

tiche e resine, che costituiscono le materie

prime grezze, che venivano destinati pre-

valentemente al culto degli dei. Si sa però

che le donne egiziane usavano cospargere

il corpo con unguenti e balsami odorosi.

La regina Cleopatra esaltava il proprio fa-

scino e la propria bellezza con unguenti e

oli profumati. Fu lei ad accogliere Marco

Antonio, al loro primo incontro d’amore, in

una stanza cosparsa di petali di rosa dove

bruciavano incensi ed erbe aromatiche.

Ma è in Oriente che il commercio di aromi

e spezie conobbe un grande sviluppo. Gli

Arabi non sono gli inventori di questa tec-

nica ma l’hanno raffi nata e diff usa.

Il primo profumo moderno in soluzione

alcolica fu preparato in Ungheria nel 1370

da un monaco esperto di chimica. Il pro-

fumo, noto come Eau de Hongrie “Acqua

Ungherese”, era un estratto di rosmarino,

timo e lavanda. Nel Rinascimento l’arte

della profumeria si sviluppa ulteriormente

e fra i grandi profumieri di questo perio-

do vengono annoverati spagnoli e italiani.

Nel 1600 nasce l’acqua di colonia ad ope-

ra di Gian Paolo Feminis, originario di

Santa Maria Maggiore, cittadina della Val

Vigezzo. Feminis, inventa e produce una

Page 13: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

pagina 13numero 6 - ottobre/novembre 2012

®

sostanza che, a suo dire, cura tutti i mali, e

che si chiama Aqua Mirabilis. Trasferitosi

in Germania, a Colonia, questo liquido di-

venta Acqua di Colonia.

Con la Rivoluzione Francese l’arte profu-

miera subisce un colpo d’arresto in quan-

to le essenze profumate sono sinonimo di

aristocrazia.

È nel XIX secolo che lo sviluppo del pro-

fumo ha un forte impulso, soprattutto in

Francia dove, nel 1828 a Parigi, Francois

Pascal Guerlain apre la sua prima mai-

son di profumeria. Sempre nell’Ottocento,

precisamente nel 1865, il profumiere lon-

dinese Eugene Rimmel divide gli aromi

in diciotto gruppi allo scopo di facilitare la

classifi cazione degli odori.

Con la rivoluzionaria scoperta degli ele-

menti sintetici aldeidi, la produzione dei

profumi subisce un’ulteriore evoluzione,

sia dal punto di vista del processo di fab-

bricazione che in termini di varietà delle

essenze: la chimica di sintesi e le sue note

inedite provocano una rivoluzione olfat-

tiva.

Da allora ai giorni nostri non si contano i

profumi messi in commercio. Ed accanto

all’industria profumiera dedicata al grande

mercato c’è la produzione di profumi di lus-

so, non accessibili a tutte le tasche.

Per concludere: “I profumi dominano il cuo-

re degli uomini”, diceva Sunskind e mi piace

riportare qui un passo signifi cativo del suo

romanzo Il profumo:

“La mano con cui stringeva il fl acone ema-

nava un profumo molto delicato, e quando

la portava al naso e la fi utava, diventava

malinconico, e per un attimo smetteva di

camminare e si fermava ad annusare. Nes-

suno sa com’è buono in realtà questo profu-

mo, pensava.

Nessuno sa com’è fatto bene. Gli altri si li-

mitano a subirne l’eff etto, anzi non sanno

neppure che è un profumo che agisce su di

loro e li aff ascina”.

E tu odori col naso o con la mente?

Page 14: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

pagina 14numero 6 - ottobre/novembre 2012

®

titolodi Beppe Draetta, Giornalista Medico Scientifi co

NON PERDERE IL NUMERO MENSILE SCARICABILE SU IPHONE E IPAD

O SFOGLIABILE ONLINE!OPPURE RICHIEDILO IN NEWSLETTER!

magazine.menthalia.comLA COMUNICAZIONE

DA OGGI HA IL PUNTO DI VISTA!

Be Social!

Il Menthalia Magazine è diventato un portale di informazione sulla

comunicazione e dintorniCon articoli sempre

attuali, interessanti e social addicted!

pagina 3

numero 2 - m

aggio 2012

®

di Martina D

ragotti, Copywriting & Com

munication

La marca che ho in m

ente

L’interessante mondo del Brand Im

age visto dall'occhio dei consumer

S ignore e signori ecco a voi il Brand.

Sì, la marca. Sì, intendo proprio quel-

la scritta più o meno grande che ci

condiziona durante gli acquisti e per la

quale saremm

o disposti a follie fi nanziarie,

pur di averla stampata su di una scarpa o

una borsa. Sì, esattamente, proprio quella

scritta o etichetta che individua uno status

o un modo di essere e di sentirsi, quella

che oltre prodotti e servizi ha etichettato

un’epoca; quella che Andy W

arhol, senza,

avrebbe dipinto i fi ori, quella che condizio-

na anche coloro che la snobbano. Quella

che non lascia superstiti e che non amm

et-

te eccezioni, quella che detta le regole, in-

somm

a, proprio lei, la marca.

“ Ma cosa signifi ca

esattamente m

arca?!”

Nel lontano 1960, l’A

merican M

arketing

Association (AM

A) defi niva il brand com

e

“un nome, un term

ine, un segno, un sim-

bolo, un disegno o una loro combinazione

che identifi ca un prodotto o servizio di un

venditore e che lo diff erenzia da quello del

concorrente”. La defi nizione è ancora ac-

cettata ed insegnata, anche se con qualche

variante che mira solo ad am

pliarne l’ac-

cezione.

È, dunque, il bisogno di diff erenziarsi la

principale prerogativa che connota il si-

gnifi cato della parola marca. Q

uesto, però,

è un signifi cato portatore di un punto di

vista perlopiù unilaterale, quello dei pro-

duttori, che vogliono a tutti i costi marcare

la linea di confi ne che li separa dai concor-

renti.

“ Ma cosa signifi ca

marca per i consum

atori?!”

Procediamo ancora con riferim

enti acca-

demici. L’assunto fondam

entale è che la

marca nasce nella m

ente del consumatore.

Tutto può costituire o divenire brand se

come tale viene percepito, se diviene og-

getto di un insieme di percezioni, com

e

nella defi nizione fornita poco prima.

Quindi possiam

o aff ermare che il brand ha

una vita propria: oltre a trasmettere quello

che le aziende intendono comunicare, esso

si amplia e vive delle per-

cezioni dei consumer, delle

loro esperienze e dei loro

ricordi, delle loro abitudini

di consumo, fi no a costruire

quell’imm

agine percepita

che caratterizza ogni singola

esperienza di marca.

A tal proposito, con uno studio

molto interessante l’illustratore

“MyH

otJuly” ha reinterpreta-

to alcuni dei loghi più famosi,

svestendoli della loro imm

agine

tradizionale e mettendo in evi-

denza, invece, ciò che viene per-

cepito dai consumer. È diverten-

te, ed anche sorprendentemente

verosimile, scoprire com

e il logo

Facebook venga visto come una

scritta bianca che recita “droga on

line” sull’ormai fam

oso sfondo bleu,

o come G

oogle sia istantaneamente

associato alla parola “Cerca”, e che

dire del simbolo Lacoste che nel-

la mente dei consum

atori identifi ca

l’intera categoria merceologica delle

polo.Questo avviene quando un brand è ra-

dicato così a fondo nelle abitudini e nei

consumi collettivi, da entrare a pieno

titolo nell’imm

aginario comune, esten-

dendo il signifi cato di marca fi no a m

o-

difi carne la percezione nella realtà. Ed è

così che per moltissim

i

è divenuto sinonimo di Facebook, una

bevanda dissetante corrisponde ad un bic-

chiere di CocaCola ed una corsa in libertà

equivale ad un total look fi rmato

E non pensate di scampare a questa logica

schiacciante, se non rientrate in qualcuna

di queste categorie. Badate bene che se non

fate parte della massa di Facebook, m

agari

è perché il vostro mood si confà m

aggior-

mente a quello snobistico di Twitter, o sta-

chanovistico di Linkedin. E se non siete

web addicted?! Niente paura, m

agari qual-

cosa di voi sarà scritto, che lo vogliate o no,

nella marca delle vostre scarpe o em

anerà

dall’odore del vostro profumo.

magazine

numero 2 - Anno I/m

aggio 2012

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

© Men

thalia

Vis à Vis con Ilaria Legato

Web e medicina

Navigare in tempesta

Guerra e pace in Irlanda sui muri di Belfast

Ascoltare, un duro lavoro

Curiosità

pagina 3

numero 1 aprile 2012

®

di Stefania Buonavolontà, Marketing & Communication

L’ algoritmo dell’inciucio

Scoperta la formula matematica che ci svela il web

E bbene sì, da oggi anche l’inciucio,

il pettegolezzo, la chiacchiera o la

ciancia, che dir si voglia, hanno un

algoritmo che ne studia la velocità di dif-

fusione.Il direttore del Dipartimento di Informa-

tica dell’Università la Sapienza di Roma,

Alessandro Panconesi, e due suoi dotto-

randi, che da anni studiano il meccanismo

di diff usione delle voci sulle reti sociali, fi -

nalmente sono approdati alla formulazio-

ne di un “algoritmo dell’inciucio” nel loro

studio

“ Rumour spreading

and graph conductance ”

Sette pagine di matematichese e informa-

tichese, naturalmente in inglese, per spie-

gare una piccola e potentissima formula:

log(N)/C.Necessari un po’ di chiarimenti: N consiste

nel numero delle persone da cui è formata

la rete sociale che prendiamo in considera-

zione e C è la “conduttanza”; quest’ultima

misurerebbe il livello di socialità del grup-

po, pari al rapporto tra le amicizie interne

ed esterne. Più la conduttanza sarebbe alta

e maggiore sarebbe la velocità di diff usione

della notizia. Si tratta di uno studio molto interessante

che ha catturato in men che non si dica

l’attenzione delle grandi aziende .com, en-

tusiasmate dall’idea che una formula sia in

grado di indicare loro la strada delle noti-

zie da veicolare, ma soprattutto di indica-

re a che velocità percorrerla! Controllare,

o quanto meno, prevedere, la velocità di

un fl usso di informazioni è fondamen-

tale: oggi il vantaggio competitivo è dato

dall’asimmetria informativa e dal possesso

delle informazioni giuste. Il fatto che sem-

pre più persone siano in grado di reperire

svariate informazioni su disparati argo-

menti ha diminuito il livello di asimmetria

informativa e dato più valore al vantaggio

competitivo, ovvero chi ha maggiori infor-

mazioni di valore ha più vantaggio e può

giocare d’anticipo. Pensiamo alle ripercus-

sioni che l’asimmetria informativa ha nel

campo della fi nanza e a quanto infl uiscono

i rumors sull’ascesa o sulla caduta dei titoli

in borsa.Le teorie scientifiche sono lo specchio

della società che le partorisce: erano gli

anni ’50 quando Lazarsfeld e Katz met-

tevano a punto la teoria del “two step

flow”, ovvero la cosiddetta teoria sugli

“opinion leaders”, secondo la quale le

comunicazioni di massa non raggiun-

gono una grossa parte del pubblico in

modo diretto, bensì il messaggio viene

prima raccolto da un gruppo di persone

influenti all’interno della comunità che

trasmettono il messaggio ad altre perso-

ne meno attive nell’uso dei mezzi di in-

formazione. Erano gli anni della grande

diffusione della radio, della carta stam-

pata, della tv e del cinema…

Ed oggi, quasi come a suggellare la socie-

tà contemporanea, eccovi lo studio sulla

velocità delle notizie all’interno dei social

network... e quel log(N)/C diventa simbo-

lo di un’epoca. La nostra.

log (N)/C

®

magazinenumero 1 - Anno I / aprile 2012

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

in questo numero

© m

enth

alia

Device che salvano la pubblicità

L’ algoritmo dell’inciucio

Vis à Vis con Roberto Barone

Dal latino a Google

Curiosità

SPECIALE AMERICA’S CUP

Crediamo che il mondo della co-municazione sia quello della carta stampata, della tv, del cinema, della

pubblicità, della rete, dei social network, del marketing aziendale, delle case editrici e delle radio.Ma non è mica tutto qui. Questi sono solo settori specifi ci. Nonché rami in cui gli studiosi hanno voluto sud-dividere la materia per farne un corso di laurea, l’ennesimo.

“ La comunicazione non è solo questo. È molto di più:

è tutto il resto. ”

Sono i segnali di fumo, quelli stradali, il modo in cui è disposta la merce al super-mercato, i colori scelti per le pareti di un uffi cio pubblico o di un negozio, il layout di un sito internet, l’arredamento di una casa, gli accordi di una chitarra, le parole, i si-lenzi, il design di un’auto, la formazione di una squadra di calcio, gli abiti delle nuove collezioni, i rifi uti nei sacchetti, il colore dei confetti, i fi ori sulle lapidi. Anche? Certamente.Perché una rosa rossa lasciata su una tomba al posto di un crisantemo rivela che qual-cuno ancora ricorda l’amore, la passione, che chi non c’è più gli ha donato in vita.Così come il colore blu di una parete o di un abito trasmette tranquillità e distende lo sguardo, mentre il rosso cattura l’attenzione e centrifuga il cervello, mettendolo in moto ogni volta che prova ad entrare in stand-by, senza dargli tregua.E le informazioni che leggiamo in primo piano in una pagina web o cartacea sono quelle su cui ci viene implicitamente chie-sto di concentrare l’attenzione, mentre ciò che è ai margini, lo dice proprio il termine, è un contorno del quale in primo momento si può fare a meno. Tutto è comunicazione.Nel senso che rende partecipi di informa-zioni, sottotesti; che signifi ca molto altro rispetto a quello che si legge in superfi cie. E anche noi lo siamo.

Lo è quello che diciamo, ovviamente.Ma anche il tono che usiamo nell’esprimer-ci, gli occhi che fi ssano l’interlocutore o che teniamo bassi per nasconderli e nasconder-ci, le mani che tormentiamo per l’ansia o che usiamo per gesticolare e dare forza al pensiero che stiamo esternando, le gambe liberamente accavallate o di contro in buon ordine una accanto all’altra, il volume della nostra voce, le gote che si colorano di rosso contro la nostra volontà. Sì, anche il nostro corpo comunica. A volte da solo, per istintive reazioni che tradisco-no le nostre emozioni, altre volte col nostro aiuto, quando lo usiamo per aff ermare la nostra personalità.Perché un nuovo taglio di capelli dice che abbiamo voglia di aria nuova. E se il taglio è drastico o stravagante, che quella vecchia proprio non la tolleriamo più.Provate a farci caso, a guardare le cose di-versamente, a chiedervi se c’è una scelta precisa o semplicemente dell’altro dietro ad ogni singola cosa su cui posate gli occhi nelle vostre giornate. Fosse anche un sasso che ha spaccato una vetrina.Chiedetevi cosa signifi ca veramente ciò che avete davanti.E vi scoprirete vostro malgrado novelli Sherlock Holmes, capaci di interpretare tutto, di cogliere i segnali di ogni cosa, di vedere oltre, semplicemente guardando a fondo il mondo.Salvo poi capire, probabilmente, che que-sta innata e profonda capacità non volete godervela né usarla, perché in grado di sopraff arvi, rubando magia all’apparente mistero dell’universo.Molto meglio lasciarsi sor-prendere, certe volte.E rinunciare a capire.Ma questo, che lo vo-gliate o no, sve-lerebbe di voi anche la pigri-zia che preferi-reste nascondere.

pagina 3numero 0 febbraio 2012

Tutto è comunicazionedi Stefania Stefanelli, Autrice e Sceneggiatrice Televisiva

®

y fo

tolia

®

numero - Anno / febbraio 20

Tutto è comunicazione

App, fenomeno o fenomenali?Social Business: che confusione!Passa il favore!

Comunicazione, troppi esperti

in questo numero

magazinenum

. 5 - Anno I/settembre 2012

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

© Marco

Iazze

tta

magazinenum

. 5 - Anno I/settembre 2012

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

© Marco

Iazze

tta

OSPITE D'ONORE AL FESTIVAL

TEATRO CANZONE GIORGIO GABER

SPECIALE

FESTIVAL TEATRO CANZONE

GIORGIO GABER

pagina 3

®

numero 4 - luglio 2012

T empi duri per i nostri archetipi, In-

ternet li sta mettendo a dura prova,

tutti! Archetipi e paure.

Fino a pochissimi anni fa non avrem

mo

mai lasciato che uno “sconosciuto” con il

quale chiacchieravamo in rete potesse co-

noscere il nostro vero nome. Tutti sotto

alias e/o nicknames.

Fino ad arrivare all’era “social” dove il con-

cetto si è completam

ente ribaltato, niente

più ombra e m

istero. Dati personali, inte-

ressi, lavoro e persino relazioni familiari

resi disponibili a tutti gli “amici”.

Diceva Aristotele nell’Etica Nicomachea che

l’amicizia è fondam

entale alla vita, giacché

senza amici nessuno sceglierebbe di vivere,

anche se possedesse tutti gli altri beni (7,

1, 1155 a, 1-10sgg.). Si riferiva a Facebook?

Non contenti siamo arrivati alla geolocaliz-

zazione: dove sono, con chi, manca solo il

perchè... ma questo sarà un altro post.

Non paghi di aver messo a fattor com

une

tutte le nostre “intimità” adesso stiam

o at-

traversando una nuova fase.“ Il Cloud...

Cos’e’ questo cloud? ”

Wikipedia scrive: “In inform

atica con il

termine inglese cloud com

puting (in italia-

no nuvola informatica) si indica un insie-

me di tecnologie che perm

ettono, tipica-

mente sotto form

a di un servizio off erto

da un provider al cliente, di mem

orizzare/

archiviare e/o elaborare dati (tramite CPU

o soft ware) grazie all’utilizzo di risorse har-

dware/soft ware distribuite e virtualizzate in

Rete”. La correttezza nell’uso del termine è

contestata da molti esperti: se queste tecno-

logie sono viste da alcuni analisti come una

maggiore evoluzione tecnologica off erta

dalla rete Internet, da altri, come Richard

Stallman, sono invece considerate una

trappola di marketing.

Con il “cloud” riusciamo a far fare ai no-

stri aggeggi elettronici molte più cose di

quante potrebbero... Potremm

o parago-

nare il cloud ad un enorme cervellone al

quale inviamo i nostri im

pulsi sensoriali e

dal quale riceviamo in risposta un pensiero

completo.

Fantastico, possiamo avere aggeggini sem

-

pre più potenti e sempre più piccoli e leg-

geri con i quali fare sempre più cose a

patto di avere il collegamento diretto

con la “nuvola”. Ecco la parola magi-

ca del cloud, “connessioni”.

Parlando di etere e connessioni

verrebbe da pensare a qualcosa di

esoterico... ed anche qui rimando

ad un futuro post.“ Nel tem

po presente

cosa sta succedendo? ”

Tutto bello, tutti connessi, un “super-

cervellone” che ci elabora le infor-

mazioni ricevute da program

mi

SaaS (soft ware as a service) e ci

restituisce la nostra bella foto

elaborata. E così mandiam

o

in cantina anche la “prudenza”

dopo la “riservatezza”.

Infatti l’uso estremo del cloud

prevede che i nostri dati personali,

i nostri

soft ware, etc.,

vengano

imm

agazzinati in un data center chissà

dove nel mondo fi sico, perché sulle

nuvole non c’è p osto.

Ed oltre a correre qualche rischio per

motivi geopolitici, oppure sem

plice-

mente di “opportunità com

merciali”

potrebbero iniziare anche i problemi

legati ai “thunder”, termine con il qua-

le si stanno apostrofando i blocchi delle

applicazioni “cloud” dovuti ad inter-

ruzioni delle reti di connessione.

Ultima in ordine di tem

po e nel-

lo stesso tempo m

olto importan-

te per quel che ha creato è stata

l’interruzione dei servizi di “Insta-

gram”, “Pinterest” e “Netfl ix” a causa

di una violenta tempesta m

agnetica che

ha colpito gli Stati Uniti.

Per fortuna i data center hanno “tenuto” e,

dopo qualche ora, tutto è tornato alla nor-

malità.

Il cielo di Internet è quindi pieno di nuvole

portatrici di novità e di nuova vita.

A noi il compito di im

maginarle nelle for-

me e nei colori che più ci piacciono.

Internet, un cielo con tante “nuvole”?

di Maurizio Im

parato, Training & Coaching

ouo

num. - Anno /luglio-agosto 20

in questo numero

© Mar

co Ia

zzett

a

Internet un cielo con tante nuvole

Vis à Vis con Azra Nuhefendic

Speciale Umbria Jazz 2012

Lou Reed. Una vita salvata dal Rock and Roll

Con le pinne, fucile ed occhiali...

Curiosità

SPECIALE

pagina 3

numero 3 - giugno 2012

®di Roberto Gaudioso, Poeta e scrittore – Africanista – Attivista in Human Rights

Appunti sulla Poesia

I poeti difendono il portale che conduce

all’intuizione, sono coraggiosi “guerrieri

della luce”, il loro compito è aff errare le

parole dure e plasmarne il senso. La po-

esia è l’arte di utilizzare in modo partico-

larmente sintetico ed espressivo la lingua

sua costituzione per lo più in ritmi e suoni.

La poesia fa della lingua quotidiana un lin-

guaggio speciale, una costruzione ritmica

e metaforica, cioè fa quello che le altre arti

fanno con i loro “mezzi” rendendo il loro

linguaggio universale. A diff erenza di que-

ste, però, il mezzo che usa la poesia è lo

strumento più infl azionato del mondo: la

lingua.Roland Barthes descrive il dramma della

scrittura con queste parole:

«Davanti alla pagina bianca, nel momento

di scegliere le parole che devono segnalare

con chiarezza la sua posizione nella Sto-

ria e attestare che egli ne accetta i dati, lo

scrittore avverte una tragica disparità tra

ciò che fa e ciò che vede; sotto i suoi occhi il

mondo civile forma ora una vera Natura, e

questa Natura parla, elabora linguaggi vivi

da cui lo scrittore è escluso: al contrario, tra

le sue mani, la Storia mette uno strumento

decorativo e compromettente, una scrittura

ereditata da una Storia passata e diversa, di

cui egli non è responsabile, ma è la sola di

cui possa far uso. Nasce così una tragicità della scrittura,

poiché lo scrittore, ormai cosciente, si deve

dibattere contro i segni ancestrali e onnipo-

tenti che dal fondo di un passato estraneo gli

impongono la Letteratura come un rituale e

non come una riconciliazione».

Secondo Barthes, il poeta moderno cerca

parole che siano nuove, più dense o lumi-

nose. Nella poesia moderna i concetti sono pa-

role che riproducono la profondità e la

singolarità dell’esperienza, si tratta dell’arte

dell’invenzione. In questo senso sembrano

puntualissimi e precisi, nonostante la loro

enigmaticità, i versi del poeta italiano Giu-

seppe Ungaretti, nella seconda strofa di

“Commiato” in L’ Allegria:

[…] Quando trovo

in questo mio silenziouna parola

scavata è nella mia vitacome un abisso

Questo scavo interiore testimonia e con-

ferma le parole di Barthes a proposito della

poesia moderna. Il poeta moderno è colui

che aff onda nell’abisso dell’esistenza, del-

la vita, e porta alla luce parole più nuove,

più dense o luminose. La prima strofa del

“Porto sepolto” della stessa raccolta recita:“ Vi arriva il poeta

e poi torna alla luce con i suoi canti

e li disperde ”L’autentica poesia non è mai un modo

più elevato della lingua quotidiana. Vero

è piuttosto il contrario: che cioè il parla-

re quotidiano è una poesia dimenticata e

come logorata, nella quale a stento è dato

ancora percepire il suono di un autentico

chiamare.In questo senso la poesia moderna e con-

temporanea appare come una chiamata che

si dissolve verso un linguaggio naturale o

sociale. Solo in questo modo, forse, la lin-

gua poetica riesce ad essere se stessa, pro-

fondamente sempre presente perché mai

inoff ensiva, perché mai compiuta, attra-

versa l’esistenza e tutte le sue componenti,

senza trionfare su queste, ma creando uno

spazio aperto, più ambiguo, inconcluso;

in queste istanze risiede la forza “politica”

della poesia. Ed è così che il poeta contem-

poraneo tenta di calarsi nella realtà, respin-

gendo ogni accusa di astrattezza. “ Naufrago nel mare del sogno

nell’intimo della foresta che s’infi ttisce

nel quale il pensare senza agire è tradire.

Euphrase Kezilahabi ”

magazinenumero 3 - Anno I/giugno 2012

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

in questo numero

iglio

lini

Appunti sulla Poesia

Vis à Vis con Cristiano Minellono

Diciamolo con i gomitoli (Speciale Guerrilla Knitting)

Andy Warhol. Alla corte dell’imperatore

Dialetto che passione

La fi ne del mondo: tenetevi liberi per il giorno...

Un “Ulisse” tutto da ridere

Green è trendCuriosità

Page 15: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

pagina 15numero 6 - ottobre/novembre 2012®

Curiosità

Felix Baumgartner: il giorno dei record

Salire a bordo di una capsula appesa ad un

pallone ad elio fi no alla stratosfera, due ore

di ascesa. Un’attesa interminabile. I prin-

cipali network mondiali con il naso all’in-

sù, 50 Paesi collegati con 40 televisioni,

7,4 milioni di utenti collegati su Youtu-

be, e su Twitter la #freefall impazza. La

telecamera che riprende la Terra 40 chilo-

metri più sotto, ore 20:18 in Italia. Atmo-

sfera spaziale, pressione ai minimi, il 2% di

quella al suolo.

Il portellone si apre, un passo, un saluto e via

giù, nel vuoto. Un salto di 9 minuti, di cui 4

in caduta libera. Felix Baumgartner supera il

muro del suono. Ma comincia a roteare come

risucchiato da un vortice. È panico.

Per le telecamere a infrarossi quell’uomo,

43 anni e fi sico da atleta, è già un corpo.

Ma non è così. Riprende il controllo e co-

mincia a planare, quell’uomo che di salti ne

ha fatti più di 2500 e che dal 2005 lavora

a quest’impresa, per battere, un record di

52 anni fa, un salto da 31 chilometri senza

superamento della barriera del suono.

Il paracadute si apre. Un atterraggio da

fermo, in piedi, incredibile. Si fa fatica a

crederci. E un umanissimo commento:

“Quando sei sul predellino e stai per salta-

re con il mondo sotto ai piedi non pensi al

record e neppure ai dati scientifi ci che vai a

collezionare, ma semplicemente a tornare

coi piedi per terra”.

FacebookLo voglio! Vi dichiaro Facebook addicted

“Lo voglio” è da sempre nell’immaginario

collettivo la frase che prelude al fatidico

“Vi dichiaro marito e moglie”. Bene, voci

di corridoio mormorano che probabilmen-

te tra non molto questa frase sarà il nuovo

tasto di Facebook che andrà ad affi ancare

l’I like.

La funzionalità aggiuntiva I want è già

comparsa in una riga del codice sorgente

del programma «<fb :wants>» ma, per ora,

circolano solo indiscrezioni a riguardo.

Certo, sapere non solo cosa piace agli utenti

ma anche cosa vogliono, sarebbe un’ottima

strategia di marketing per aumentare gli in-

troiti pubblicitari del noto social network.

Che in un prossimo futuro sarà possibile

acquistare direttamente online cliccando

sul tastino miracoloso?

Per ora godiamoci l’implementazione della

funzione per le persone che si dichiarano

sposate con lo stesso sesso segnalata da

un’apposita icona, novità sicuramente lega-

ta al matrimonio di Chris Hughes, uno dei

co-fondatori del social network, con il suo

compagno Sean Eldridge.

http

://l

ecart

oonis

t.word

pres

s.com

dal 12 novembre 2012 al 2 gennaio 2013

MOSTRA FOTOGRAFICA

NEW YORKNELLE IMMAGINI DI MAURIZIO VISCONTI

Casa di Ù Via Carelli, 19 Napoli – http://www.casadiu.com

Page 16: Menthalia Magazine - Ottobre / Novembre 2012

www.risobauducco.it

La qualità del riso non è un dettaglio Scopri la nostra selezione di risi

P.I. 08807860013P.I. 08807860013