Menthalia Magazine - Gennaio 2015

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sulla comunicazione e dintorni d’informazione Periodico N. 1 - ANNO IV GENNAIO 2015 © Marco Iazzetta IN QUESTO NUMERO Un uomo blues Ebola: l’identikit del virus Il mito della mela colpisce ancora Selfi e e pallone: risultati imprevedibili BLSD: una pratica che può salvare la vita Le nuove tecno-mamme Facebook at work L’ altra faccia della medaglia Slash, il ritorno di una leggenda

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Periodico d'informazione sulla comunicazione e dintorni.

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sulla comunicazione e dintornid’informazione

Periodico

N. 1 - ANNO IV GENNAIO 2015

© M

arco

Iazz

etta

IN QUESTO NUMERO

Un uomo blues

Ebola: l’identikit del virus

Il mito della mela colpisce ancora

Selfi e e pallone: risultati imprevedibili

BLSD: una pratica che può salvare la vita

Le nuove tecno-mamme

Facebook at work

L’ altra faccia della medaglia

Slash, il ritorno di una leggenda

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Editoriale

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Registrazione al Tribunale di Napoli

N. 27 del 6/4/2012

Direttore Responsabile: Fabrizio Ponsiglione

Direttore Editoriale: Stefania Buonavolontà

Art Director: Marco Iazzetta

Grafi ca & Impaginazione: Diego Vecchione

Hanno collaborato in questo numero:

Stefania Buonavolontà, Flaviano Cimmino,

Sergio Lo Caputo, Federica Milano,

Andrea Ponsiglione, Marco Quadretti,

Loredana Romano, Antonella Salottolo.

Menthalia srl direzione/amministrazione

80125 Napoli – 49, Piazzale V. Tecchio

Ph. +39 081 621911 • Fax +39 081 622445

Sedi di rappresentanza:

20097 S. Donato M.se (MI) – 22, Via A. Moro

50126 Firenze – 20, Via Cardinal Latino

Tutti i marchi riportati appartengono ai legittimi proprietari.

La pubblicazione delle immagini all’interno dei

“Servizi Speciali” è consentita ai fi ni dell’ esercizio

del diritto di cronaca.

®

Marco Iazzetta

General Manager

Menthalia

Buoni propositi per il nuovo anno“Impossible is just an opinion”

Dicembre è il mese dei bilanci: si tirano le somme

sull’anno che si sta chiudendo; gennaio è il perio-

do in cui si pianifi ca e si decidono gli obbiettivi da

raggiungere nel prossimo futuro.

Zuckerberg, ad esempio, ha chiesto consigli al web su quan-

to fare in questo 2015 che è appena cominciato.

Più di 30mila persone hanno risposto al suo post.

Tra i suggerimenti simpatici c’erano: il bottone “non mi

piace” e piantare un albero per ogni nuovo utente del social

network.

Cosa ci siamo ripromessi fare noi di Menthalia?

Iniziare un nuovo anno facendo in modo che  i nostri

buoni propositi diventino desideri raggiungibili.

Una bella sfi da non trovate?

La ricetta per farlo?

Seguire il mantra di Kotler: “L’unica costante è il cambia-

mento”, cercare di anticipare i trend e le mode ed aggiun-

gere un bel pizzico di auto-motivazione, di positività e di

concretezza.

Augurando a tutti di ottenere quanto desiderato vi lascia-

mo alla lettura del primo numero dell’anno del Magazine

di Menthalia che: saluta il grande Pino Daniele appena

scomparso; smaschera la micidiale Ebola; svela i segreti del

logo della Apple ed aff ronta tematiche del mondo dell’at-

tualità.

Articoli leggeri, come quello sull’ormai celebre selfi e di

Totti, d’informazione, sui corsi BLSD, sulle nuove tecnolo-

gie, come le app dedicate alle future mamma e la sfi da lan-

ciata da Facebook a LinkedIn, sull’arte di Pawel Kuczynski

e sul ritorno sulla scena del chitarrista SLASH compongo-

no questo numero che, come tutti i numeri del Magazine

Menthalia, ha l’intent o di osservare e raccontare il mondo

della comunicazione con un’apertura a 360°.

Buona lettura e non dimenticate quanto aff erma Paolo Co-

elho: “Impossible is just an opinion”.

numero 1 - gennaio 2015

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Esattamente un anno fa Menthalia

Magazine aveva dedicato il cuore

del numero di gennaio 2014 a Pino

Daniele e agli eventi del “Napule è tutta

n’ata storia” che si sono tenuti al Teatro

Palapartenope di Napoli tra la fi ne di di-

cembre e l’inizio di gennaio.

Il caso ha voluto che proprio al grande

cantautore napoletano fosse dedicato an-

che il numero di apertura del Magazine di

Menthalia del 2015, ma per dargli l’ultimo

aff ettuoso saluto.

I fatti: la sera del 4 gennaio 2015, Pino Da-

niele, già soff erente di problemi cardiaci,

ha avuto un infarto ed ha lasciato un in-

commensurabile vuoto nel cuore dei suoi

fan e di tutti i napoletani.

La sua ultima apparizione pubblica è sta-

ta, appena qualche giorno prima, sul pal-

co dello show di Capodanno di Raiuno

“L’anno che verrà”.

La reazione: la notizia della scomparsa

del re del blues partenopeo ha avuto un

fortissimo impatto su tutto il mondo della

musica e non solo.

I social sono impazziti: post di cantanti,

personaggi famosi, autorità e fan si sono

riversati sulla rete, creando un passaparo-

la impetuoso che ha informato il mondo

della tragica scomparsa e, soprattutto, del

dolore provato da tutti.

La morte del cantautore ha generato for-

tissime risposte emotive a Napoli e non

solo, facendo comprendere, a quei pochi

che non erano a conoscenza, che Pino

Daniele era capace di arrivare al cuore

di chiunque lo ascoltasse: Pino toccava le

anime.

100.000 persone si sono riunite spontane-

amente in Piazza del Plebiscito la sera del

6 gennaio per commemorare Pino Danie-

le cantando le sue canzoni: un fl ash mob

partito da Facebook epocale.

Ma chi era Pino e come arrivava al cuore

della gente?

Pino Daniele è e resterà un simbolo di Na-

poli, ma non solo: Pino è il protagonista di

un’autentica rivoluzione musicale.

Il cantautore napoletano ha creato un nuo-

vo modo di fare musica che con una sem-

plicità disarmante e malinconica racconta

la realtà. Con la sua voce inconfondibile,

la sua chitarra e la sua ironia ha fuso la

canzone napoletana, i ritmi mediterranei

con il blues, il jazz, il soul e il funky incar-

nando, nello stesso tempo, il vero cosmo-

polita e il vero napoletano.

La sua ricerca continua di spunti e in-

fl uenze di culture diverse rappresenta,

infatti, un prezioso modello di apertura

mentale e tolleranza.

Pino Daniele è stato uno di quei personag-

gi che con la passione è riuscito a conqui-

stare persone di ogni età. Intere generazio-

ni sono cresciute ascoltando le sue parole,

spesso, manifesto del pensiero di tutti. Si

discute oggi sulla scelta della famosissima

canzone Napul’è come inno del Napo-

li, sul fatto che ci si sia lasciati prendere

dall’onda emotiva che ha generato la tra-

gica notizia. Aldilà di quel che si deciderà

ciò che resterà sedimentato nella memoria

collettiva sono i testi di molte delle can-

zoni di Pino Daniele che rappresentano e

rappresenteranno, per sempre, Napoli ed

il manifesto di emozioni vere e sincere.

Foto di Marco Iazzetta

numero 1 - gennaio 2015

di Marco Iazzetta, Art Director

Un uomo blues

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Eric Clapton e Pino Daniele: fusioni magiche

Pino Daniele era unico ed Eric Clap-

ton lo aveva capito.

Il cantautore napoletano, infatti, fu

l’unico italiano invitato dal grande musi-

cista inglese  al Crossroads Guitar Festi-

val nel 2010.

In quell’occasione i due artisti furono

accompagnati da una band internazio-

nale: dal batterista Steve Gadd, dal bassi-

sta Willie Weeks, dai pianisti Christopher

Stainton e Gianluca Podio, dal sassofo-

nista  Mel Collins; interpretarono brani

come Boogie Boogie Man e Napul’è, ma

non solo: fu qualcosa di irripetibile.

Solo un altro concerto fece toccare il cie-

lo con un dito tutti i fan che ebbero la

fortuna di vederlo: era il 24 giugno del

2011, data storica, in cui i due musicisti

salirono insieme sul palco nello Stadio

di Cava de’ Tirreni.Uno stadio gremito

(sedicimila persone), entusiasta: un live

indimenticabile con intento benefi co: la

serata, Concert For Open Onlus -  In Aid

Of Children, era fi nalizzata, infatti, alla

raccolta di fondi in favore del  centro di

Oncologia Pediatrica dell’Ospedale Pau-

silipon di Napoli.

In quelle due occasioni nacque qualcosa

di magico: una fusione di stili, un incon-

tro tra due anime d’artista che in entram-

bi lasciò il segno.

L’improvvisa morte di  Pino Daniele

che  ha sconvolto tutto il mondo della

musica, addetti ai lavori e semplici ap-

passionati, non poteva che colpire  Eric

Clapton, che appresa la notizia, ha scritto

una canzone per Pino. L’omaggio di Eric

Clapton a Pino Daniele passa da Facebo-

ok: il cantante ha postato sul suo profi lo

una foto che lo ritrae insieme al cantau-

tore napoletano con lo stato “For Pino” e

a un brano strumentale (Chitarra e voce

accennata) dal titolo “Pino 5”.

Foto di Marco Iazzetta

di Marco Iazzetta, Art Director

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PINO DANIELE1955 - 2015

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ALBUM IN STUDIO1977 – Terra mia 

1979 – Pino Daniele 

1980 – Nero a metà 

1981 – Vai mò 

1982 – Bella 'mbriana 

1984 – Musicante 

1985 – Ferryboat 

1987 – Bonne soirée 

1988 – Schizzechea with Love 

1989 – Mascalzone latino 

1991 – Un uomo in blues 

1991 – Sotto 'o sole 

1993 – Che Dio ti benedica 

1995 – Non calpestare i fi ori nel deserto 

1997 – Dimmi cosa succede sulla terra 

1999 – Come un gelato all'equatore 

2001 – Medina 

2004 – Passi d'autore 

2005 – Iguana cafè - Latin blues e melodie 

2007 – Il mio nome è Pino Daniele e vivo qui 

2009 – Electric Jam 

2010 – Boogie Boogie Man 

2012 – La grande madre 

ALBUM DAL VIVO1984 – Sció live 

1994 – E sona mo' 

2002 – Concerto Medina Tour 2001 

2003 – In tour (con Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia e Ron)

2006 – Pino Daniele Live @ RTSI

2013 – Tutta n'ata storia - Vai mo' - Live in Napoli

COLONNE SONORE

(1978) – La mazzetta, regia di Sergio Corbucci

(1981) – Ricomincio da tre, regia di Massimo Troisi

(1983) – Mi manda Picone, regia di Nanni Loy

(1985) – Blues metropolitano, regia di Salvatore Piscicelli

(1987) – Le vie del Signore sono fi nite, regia di Massimo Troisi

(1988) – Se lo scopre Gargiulo, regia di Elio Porta

(1991) – Pensavo fosse amore... invece era un calesse, regia di Massimo Troisi

(1999) – Amore a prima vista, regia di Vincenzo Salemme

(2003) – Opopomoz, regia di Enzo D'Alò

(2003) – Fame chimica, regia di Antonio Bocola e Paolo Vari

(2006) – Maradona - La mano de Dios, regia di Marco Risi

(2008) – La seconda volta non si scorda mai, regia di Alessandro Siani

(2009) – Negli occhi, regia di Daniele Anzellotti & Francesco Del Grosso,

co-prodotto da Giovanna Mezzogiorno

(2010) – Passione, regia di John Turturro

Una carriera ricca di successi

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di Sergio Lo Caputo, Infettivologo

Ebola: l’identikit del virus

Il virus Ebola è responsabile di una

malattia severa con un tasso di leta-

lità che può arrivare al 90% dei casi.

Le prime segnalazioni risalgono al 1976

con casi riscontrati in un piccolo villag-

gio presso il fi ume Ebola nella Repubblica

Democratica del Congo ed in una regio-

ne del Sudan. Nel corso degli anni si sono

osservate piccole epidemie in molti Paesi

dell’Africa Centrale caratterizzate da ele-

vata mortalità e coinvolgimento di piccoli

villaggi.

L’attuale epidemia, invece, ha visto il

coinvolgimento di 3 Paesi con

diff usione della malattia

dalle zone rurali verso le

città. Ritardi nella se-

gnalazione dei primi

casi, reticenza ed osta-

coli culturali da parte

di alcune etnie, assen-

za di una rete sanitaria

effi ciente e di un’orga-

nizzazione statale sono tra

i principali fattori che hanno

portato alla prima grande epide-

mia da virus Ebola con oltre 17.000 casi e

6.000 decessi.

Come si trasmette?

L’origine del virus è sconosciuta ma di-

verse evidenze indicano alcune specie di

pipistrelli della frutta come l’animale che

ospita il virus.

L’infezione è stata documentata attraver-

so il trattamento di carni di animali in-

fetti (pipistrelli, scimmie, antilopi, ecc.).

Nell’attuale epidemia dell’Africa Occi-

dentale il maggior numero dei casi è av-

venuto per trasmissione da uomo a uomo.

L’infezione avviene attraverso il contatto

diretto di cute lesa o mucose (congiuntive,

mucosa orale, ecc.) con sangue, fl uidi cor-

porei e secrezioni (urine, saliva e feci) di

soggetti infetti. Il soggetto con infezione

da virus Ebola è infettante da quando in-

sorgono i primi sintomi caratterizzati da

febbre, astenia e dolori muscolari.

Come si combatte?

Non vi è al momento una terapia effi cace

ed un vaccino preventivo. La terapia spes-

so consiste in una adeguata reidratazione.

Sono in corso sperimentazioni iniziali con

diversi farmaci antivirali. La misura più

effi cace per contenere l’epidemia è quella

di isolare il più presto possibile i soggetti

infetti, porre in quarantena i soggetti con-

viventi e sanifi care gli ambienti dove ha

soggiornato il soggetto infetto.

Che rischi ci sono in Italia

Il rischio di diff usione

del virus Ebola nel no-

stro Paese è estrema-

mente basso. Come già

accaduto in altri Paesi

Occidentali, operatori

sanitari infettatisi in

Africa sono stati tra-

sportati nei propri Paesi

di origine per ricevere cure

adeguate. In questo caso parti-

colare attenzione deve essere prestata dal

personale sanitario che assiste i soggetti

infetti al fi ne di evitare il contagio. Inol-

tre la popolazione immigrata che giunge

nel nostro Paese attraverso il nord Africa

non può essere considerata a rischio di

diff usione del virus sia per la provenien-

za geografi ca che per la durata degli spo-

stamenti superiore a quella del periodo di

incubazione della malattia che va da 2 a

21 giorni.

CURIOSITÀPer sdrammatizzare segnaliamo il sito in cui

sono in vendita i peluche

dei virus.

Giantmicrobes realizza sim-

patici pupazzi che possono

essere utili ai genitori per

spiegare ai loro fi gli le ma-

lattie e le best practices per

evitare di ammalarsi.

http://www.giantmicrobes.com/it/

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di Antonella Salottolo, Web & Social Developer

1977-1998

Il mito della mela colpisce ancora

1976-77S

in dall’antichità la mela è stata pro-

tagonista di tanti miti e leggende:

tra i più famosi primeggiano la mela

colta da Eva e quella regalata da Paride ad

Afrodite.

Ciò che colpisce è che anche al giorno

d’oggi questo semplice frutto rotondo

continua a far parlare di sé: cambia veste,

come d’altronde cambiano i tempi, e di-

venta un’immagine stilizzata, una tra le

immagini stilizzate più famose al mondo.

Come e perché il logo di Apple è diventa-

to così famoso?

Tante storie girano sul suo conto della or-

mai celebre mela imperfetta della Apple: il

mistero è parte integrante del suo fascino.

Semplice, essenziale, pulita, senza fron-

zoli e, allo stesso tempo, ricca di fascino

e mistero, simbolo della conoscenza e del

peccato, della perfezione dell’imperfezio-

ne, è l’esempio perfetto di quanto può e

deve rappresentare un logo con una “sem-

plice” immagine.

La sfi da degli addetti ai lavori, infatti, si

gioca sempre sul fi lo del rasoio, è la ricerca

tra la semplicità di un’immagine che deve

rievocare in chi la guarda emozioni forti

e la complessità dei concetti che deve rac-

chiudere. Solo l’equilibrio di complessità

e semplicità può far nascere un logo come

quello della Apple che resta impresso nella

mente di chiunque.

Si racconta che Jobs avesse pensato di

rendere omaggio all’etichetta musica-

le “Apple Records” dei Beatles o ad una

piantag ione di mele di una fattoria dove

aveva lavorato in gioventù o, addirittura,

ad Alan Turing, il pioniere dell’informa-

tica che si suicidò mordendo una mela av-

velenata con il cianuro.

Tutte le leggende legate alla creazione di

questo logo così semplice da far credere a

chiunque che debba nascondere qualcosa

di profondo hanno contribuito a conferi-

re un’aurea di fascino alla mela, icona dei

nostri tempi.

Qual è la verità?

Il primo logo dell’azienda, inizialmente,

fu uno schizzo che raffi gurava Isaac New-

ton seduto sotto a un albero di mele rea-

lizzato da Ronald Wayne con la china.

Constatata la diffi coltà di riprodurre l’il-

lustrazione e l’impossibilità di ridurre la

sua grandezza Jobs si rivolse ad un’agen-

zia.

Qual è il segreto nascosto che Rob Janoff ,

creatore del logo, ha voluto trasmettere?

Mordere una mela è un gesto familiare

compiuto da tutti, istintivo e naturale:

l’immagine giusta per rappresentare i va-

lori di un’azienda che punta al design mi-

nimalista, sull’intuitività e sull’essenziali-

tà pura e semplice, naturalmente al passo

con i tempi e con le ultime tecnologie.

Il segreto e la forza della Apple non sono

altro, si fa per dire, la semplicità e la ge-

nuinità.

C’è qualcosa di più diffi cile e stimolante

da imitare ed individuare?

1998

2011

CARTA D’IDENTITÀ DELLA APPLE

Stato: Stati Uniti Stati Uniti

Fondazione: 1º aprile 1976 a Cupertino

Fondata da: Steve Jobs, Steve Wozniak e

Ronald Wayne

Sede principale: 1 Infi nite Loop, Cupertino,

USA

Settore: Elettronica e informatica

Prodotti: Computer, Tablet, Smartphone,

Smartwatch, Lettori multimediali, etc.

Fatturato: 182,79 miliardi $ (2014)

Dipendenti: 80.300 (2013)

Slogan: «Think different»

Sito web: www.apple.com/it/

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Page 13: Menthalia Magazine - Gennaio 2015

Selfi e e pallone: risultati imprevedibili

Scandali, partite truccate, imbrogli,

comportamenti sopra le righe, eccessi

di ogni tipo, nulla fa calare l’interesse

per il pallone o forse esistono delle ecce-

zioni?

Il mondo cambia, le abitudini dei tifosi

mutano, ma il loro interesse per il calcio

no.

Oggi sui social network e nelle communi-

ty si commentano l’andamento e i risultati

delle partite, o meglio, si devono commen-

tare. È nato, infatti, una sorta di nuovo ob-

bligo morale per il tifoso: dire la propria

opinione non solo al bar agli amici, ma alla

rete intera.

Cosa può mai far calare l’attenzione e il si-

pario sulle performance dei campioni sul

prato verde di domenica pomeriggio du-

rante uno dei derby più delicati del cam-

pionato? Il selfi e di un campione che non

ama i social.

I Derby, per defi nizione non sono partite

come le altre ed alcuni sono molto caldi,

tra questi naturalmente vi sono quelli della

Capitale e, sempre al bar e in rete, in que-

ste occasioni i tifosi si scatenano: parlano,

commentano e criticano, ma stavolta qual-

cosa è cambiato.

Non si è parlato del risultato, ma dell’ulti-

ma trovata di Totti.

L’autoscatto, per dirla alla vecchia maniera,

è diventato immediatamente l’argomento

più discusso della domenica e non solo.

Il mondo dei social si è praticamente divi-

so in tre: critici, sostenitori e analisti della

comunicazione.

Cosa ha rappresentato di tanto speciale

questo scatto?

La prima domanda che tutti si sono posti è

stata: celebrazione speciale o mera pubbli-

cità pianifi cata?

Per molti si è trattato di un gesto mira-

to a pubblicizzare un nuovo modello di

smartphone appena messo in circolazione.

Non è facile prendere una posizione sul

comportamento tenuto da Totti, ma non

deve essere sottovalutato l’immenso valore

comunicativo di quanto accaduto.

Il selfi e di Totti rappresenta un tassello

fondamentale per comprendere i tifosi e la

società. Totti in passato aveva già regalato

ai tifosi gesti fuori dagli schemi: si è sosti-

tuito ad un cameraman, ha simulato il par-

to di suo fi glio con i compagni di squadra,

ma in altri tempi, non era ancora l’era dei

social e dei selfi e ed il successo non è stato

così dirompente.

Ciò che è rilevante, questa volta, aldilà dei

tecnicismi, delle correttezza o meno del

gesto o della sua spontaneità è la portata

“epocale” e l’impatto che ha avuto sugli

utenti.

Questo successo virale, infatti, non può

che far rifl ettere.

Si tratta di un fenomeno particolare: ad

essere oggetto dell’interesse degli utenti

non sono i goal, ma l’esultanza di uno dei

protagonisti del mondo del calcio che ha

permesso ai tifosi di vivere in diretta con

lui il momento di gioia, regalandogli un

vissuto esperenziale ad altissimo impatto:

un momento indimenticabile.

di Andrea Ponsiglione, Events Management

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Page 14: Menthalia Magazine - Gennaio 2015

di Loredana Romano, Copywriter

BLSD: una pratica che può salvare la vita

Anche nel nostro Paese sembra fi -

nalmente stiano diventando fre-

quenti le iniziative per sensibiliz-

zare la cittadinanza sull’importanza del

primo soccorso, diff ondere la cultura del

“saper soccorrere” e addestrare alla riani-

mazione e all’uso del defribillatore.

Secondo l’ultimo rapporto ISTAT (03-

12-2014), in Italia le principali cause

di morte nel 2012 sono stati gli eventi

cerebro-cardio-vascolari: su un totale di

613.520 decessi ben 184.737 (circa il 30%)

sono dovuti a ischemie ed altre patologie

del cuore o vascolari. Questi eventi, per

loro natura, spesso non sono prevedibili,

pertanto risulta particolarmente diffi cile

fornire un soccorso medico avanzato in

tempi rapidi. I tempi sono, invece, fon-

damentali per aumentare la possibilità

di sopravvivenza e ridurre i danni gravi

permanenti, soprattutto in soggetti che

non hanno mai avuto eventi che costitu-

iscono un fattore di rischio cerebro-car-

dio-vascolare.

Un importante aiuto può venire appunto

da persone adeguatamente formate che,

pur non essendo medici o infermieri, e

per questo denominate “laici”, possono

praticare alcune manovre che riducono

enormemente la possibilità di un epilogo

infausto. Diverse norme hanno introdot-

to da alcuni anni la possibilità di forma-

re i laici al BLSD (Basic Life Support and

Defi brillation), cioè a praticare la Riani-

mazione Cardio-Polmonare (RCP) con

l’uso, quando sia disponibile, del Defi bril-

latore semiAutomatico Esterno (DAE) e

con questa fi nalità sono stati individuati

gli enti e i soggetti autorizzati alla certi-

fi cazione, che attraverso corsi abilitanti,

posso rilasciare il cosiddetto “patentino”.

Tale certifi cazione, che va rinnovata ogni

due anni, tutela sia l’esecutore, che l’in-

fortunato. Queste manovre sono estre-

mamente effi caci: si pensi che, in caso di

arresto cardiaco, la sopravvivenza dimi-

nuisce del 10% ogni minuto che passa,

mentre le persone a cui viene praticato

rapidamente il BLSD hanno un tasso di

sopravvivenza fi no all’85-90% e un’inci-

denza ridottissima di danni gravi e per-

manenti. Visto che questi eventi possono

accadere in ogni momento, l’ideale sareb-

be che tutti fossimo in grado di interve-

nire e che i DAE fossero uniformemente

distribuiti sul territorio o almeno nei luo-

ghi di aggregazione o che, per vari motivi

sono molto frequentati (come aeroporti,

stadi, cinema, aziende, ecc.). Il Decreto

Balduzzi, ad esempio, obbliga le Società

Sportive a dotarsi di questi presidi.

In questo periodo dell’anno molti pratica-

no lo sci, e alcuni impianti sono già “car-

dioprotetti”. Queste iniziative sono sicu-

ramente estremamente valide in quanto

in condizioni di maggiore stress fi sico,

temperature ambientali basse e consumo

di cibi o bevande non adeguati allo sforzo

a cui è sottoposto il corpo, soggetti pre-

disposti possono andare incontro ad un

evento cerebro-cardio-vascolare. Consi-

derando le eff ettive diffi coltà logistiche

della montagna, che ritardano l’inter-

vento del soccorso avanzato, la presenza

di operatori in grado di praticare il BLSD

(maestri di sci, addetti agli impianti di

risalita, gestori di posti di ristoro, ecc.) e

di DAE direttamente in loco, permette di

intervenire immediatamente, nell’attesa

dei medici.

OBIETTIVI DEI CORSI BLSD:1) Sfruttare effi cacemente i tempi di attesa del soccorso

avanzato per ridurre i rischi di aggravamento dello stato

clinico;

2) Prevenire il rischio di decesso legato ad eventi sanitari

acuti gravi e improvvisi;

3) Favorire il miglioramento delle condizioni cliniche delle

vittime di eventi sanitari critici;

4) Far acquisire ai partecipanti la capacità di:

a. Valutare l'assenza dello stato di coscienza;

b. Ottenere la pervietà delle vie aeree con il sollevamento

del mento;

c. Esplorare il cavo orale e asportare corpi estranei visibili;

d. Eseguire la posizione laterale di sicurezza;

e. Valutare la presenza di attività respiratoria;

f. Eseguire le tecniche di respirazione bocca-bocca e

bocca-maschera;

g. Riconoscere i segni della presenza di circolo;

h. Ricercare il punto per eseguire il massaggio cardiaco

esterno;

i. Acquisire abilità e capacità necessarie per l'utilizzo

precoce del defi brillatore semiautomatico (DAE);

j. Eseguire la manovra di Heimlich e i colpi dorsali nel

soggetto cosciente con ostruzione delle vie aeree da

corpo estraneo.

pagina 14numero 1 - gennaio 2015

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Page 15: Menthalia Magazine - Gennaio 2015

di Flavia Cimmino, Account Offi ce

Le nuove tecno-mamme

La tecnologia, si sa, ci sta circond an-

do sempre più.

Ogni passo che facciamo attraver-

sa qualcosa che diventa sempre più tec-

nologico, basti pensare alle telecamere a

riconoscimento visivo attive, ad esempio,

ai confi ni tra il Messico e gli Stati Uniti

d’America.

Le potenzialità, quindi, della tecnologia

spesso sono impensabili e non ne abbiamo

la piena percezione.

Gli stessi smartphone interagiscono sem-

pre di più con la quotidianità e la realtà di-

venta ogni secondo che passa più virtuale,

spostandosi verso una realtà “aumentata”,

“potenziata” che permette e crea nuovi bi-

sogni e stili di vita.

Un team di scienziati, utilizzando proprio

gli smartphone di nuova generazione, ha

studiato come utilizzare questi device per

controllare i parametri vitali delle loro pa-

zienti in dolce attesa.

Quest’idea è stata “partorita”, è il caso

di dire, alla Temple University di Phila-

delphia in Pennsylvania da un gruppo di

informatici, ginecologi e ostetrici.

Questo nuovo sistema, utilizzando una

serie di sensori già in commercio, permet-

tono di comunicare in tempo reale con lo

smartphone.

La domanda che ci si può porre riguarda il

cosa fanno questi sensori e quali parame-

tri vitali monitorano.

Possono tener traccia, ad esempio, del bat-

tito del feto o misurare le contrazioni della

pancia della madre.

Un’altra domanda è in che modo lo fanno.

I sensori rilevano i dati e li inviano via

bluetooth ad uno smartphone Android

che è capace di rielaborare queste misu-

razioni che verranno, poi, inviate al da-

tabase dell’ospedale di riferimento della

paziente.

Il team leader del progetto Dimitrios Ma-

strogiannis aff erma che a breve sarà pos-

sibile anche utilizzare questa nuova appli-

cazione degli apparecchi smartphone per

la misurazione di altri parametri come il

livello di saturazione dell’ossigeno mater-

no o la presenza di glucosio nel sangue.

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Page 16: Menthalia Magazine - Gennaio 2015

di Marco Quadretti, Web Development

Facebook at work

L’uso dei social network è ormai

parte integrante della nostra vita

quotidiana in particolare con l’av-

vento degli smartphone. Usarli sul luo-

go di lavoro può costituire una perdita

di tempo soprattutto quando ci si perde

tra centinaia di notizie video e immagi-

ni che compaiono sulla propria bacheca.

È per questo che in molti uffi ci è vietato

attraverso fi ltri al fi rewall. Allo stesso

tempo evitare di usarli può rappresentare

un limite considerando il loro potenziale

produttivo.

La comunicazione in un uffi cio è essen-

ziale, molte aziende utilizzano caselle di

posta elettronica oppure piattaforme a

pagamento dedicate allo scopo. L’utilizzo

di un social network può semplifi care no-

tevolmente il processo di comunicazione

tra i dipendenti e, quindi, aumentare la

produttività di un’azienda.

Un team guidato da Lars Rasmussen sta

lavorando proprio su una nuova piatta-

forma che possa rispondere prontamente

a questo tipo di esigenze.

Si chiamerà Facebook at Work ed è, al

momento, disponibile su App Store e

Play Store per i soli partner che stanno

partecipando alla fase di test. Sarà com-

pletamente separato da Facebook e si po-

trà accedere attraverso un indirizzo web

dedicato e un App separata. Le aziende

dovranno iscriversi alla piattaforma e

i dipendenti successivamente avranno

la possibilità di creare il proprio profi lo

aziendale. Si potranno utilizzare una serie

di tools per interagire con i propri colle-

ghi ed il suo funzionamento sarà identico

alla piattaforma che già co nosciamo, con

un’unica diff erenza: al posto del classico

blu, l’interfaccia sarà di colore bianco in

modo da distinguere immediatamente se

i dipendenti sono su Facebook per scopi

lavorativi o personali.

Alcune voci dicono che potrebbe essere a

pagamento come tutte le suite enterpri-

se, un’ipotesi nata dal fatto che potrebbe

essere libero da pubblicità. In alternativa

potrebbe essere gratuito, ma con la pre-

senza di pubblicità. Facebook at work è

uno strumento che funziona e lo stesso

Rasmussen ha dichiarato che si tratta del-

la piattaforma utilizzata per comunicare

all’interno di Facebook stessa.

WORK

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Page 17: Menthalia Magazine - Gennaio 2015

di Stefania Buonavolontà, Marketing & Communications

L’ altra faccia della medagliaL’ ARTE DI PAWEL KUCZYNSKI

Obiettivo della comunicazione è

rendere noto, far sapere, rendere

partecipi altri di un sentimento,

di una passione, mettere in comune, con-

dividere con l’altro.

Incredibile è il suo valore.

La comunicazione è, infatti, un’espressio-

ne sociale che mette un valore al servizio

di qualcuno per far diventare quel mes-

saggio patrimonio comune per la costru-

zione di una discussione, di un sapere, di

una cultura.

Fatte queste premesse non è possibile non

parlare dell’arte di Pawel Kuczynski.

Pawel Kuczynski ci mostra l’altra faccia

della nostra società, ci fa conoscere, ci co-

munica tutte le contraddizioni del nostro

stile di vita e della nostra quotidianità, fa

comunicazione scuotendo l’opinione pub-

blica nel profondo.

Il suo modo di comunicare lascia il segno.

Nato nel 1976 in Polonia, laureato presso

l’Accademia di Belle Arti di Poznan, fi no-

ra ha vinto più di 102 premi in vari con-

corsi nazionali e internazionali per le sue

illustrazioni satiriche che evocano pensie-

ri e domande sulle questioni della vita di

tutti giorni.

Le sue opere girano il mondo e sono state

esposte in numerose mostre.

Guardando le sue illustrazioni si prova un

senso di disagio, talvolta persino di colpe-

volezza.

Pawel Kuczynski riesce a sintetizzare le

contraddizioni della nostra società e far

rifl ettere su temi delicati come la religio-

ne, la politica, la povertà, la guerra, fi no

ad arrivare alla comunicazione e ai social.

A prima vista, le sue illustrazioni, possono

sembrare divertenti, familiari, ma dopo

un’attenta analisi rivelano agli occhi dello

spettatore i grandi problemi della nostra

società.

Con uno stile semplice e disarmante mo-

stra l’altra faccia della medaglia del nostro

mondo.

Ogni sua creazione, infatti, nasconde un

signifi cato ben preciso, mirato a “denun-

ciare” aspetti sociali o politici dell’era

contemporanea.

Pawel Kuczynski sovverte, in ogni sua

opera i canoni tradizionali, mette in di-

scussione le abitudini quotidiane di tutti

e di ognuno e il comune modo di pensare,

creando così immagini tanto provocatorie

e surreali quanto paradossalmente reali.

Il suo obiettivo è far rifl ettere, rendere

noto, far sapere, rendere partecipi gli al-

tri, condividere cosa nascondono le azio-

ni che quotidianamente compiamo senza

comprendere fi no in fondo il loro valore.

L’artista polacco rifl ette sulla vita mo-

strando i limiti di tutta la specie umana,

riuscendo a colpire, però, una parte di

ognuno di noi.

Vedere le sue illustrazioni e rifl ettere sui

messaggi che vuole trasmettere signifi ca

comprendere tutti i meccanismi che rego-

lano la società contemporanea.

Pawel Kuczynski ci permette di mettere

in luce certi aspetti del mondo che ci cir-

conda di cui abbiamo “sentore”, ma che

aff rontiamo solo quando ci viene messo,

di fatto, davanti agli occhi.

La sua arte ci fa e ci deve far rifl ettere, per

comprendere a pieno il mondo e le regole

della comunicazione e della stessa società,

ma ciò che ci deve colpire ancor di più è

che questo talentuoso artista, anche lui, fa

parte del gioco.

Pawel Kuczynski, infatti, ha dedicato una

serie di illustrazioni allo spietato mondo

dei social, ma, anche lui, ha una fan page

su Facebook che riscuote un grande suc-

cesso.

Del resto ogni moneta ha due facce!

Per conoscere le opere di Pawel

Kuczynski visita il sito dell’artista

www.pawelkuczynski.com

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Page 18: Menthalia Magazine - Gennaio 2015

di Federica Milano, Marketing & Communications

Slash, il ritorno di una leggenda

Due anni di attesa e fi nalmente

il chitarrista più sfrenato della

scena hard rock degli anni ’80

è tornato, insieme a Myles Kennedy and

the Conspirators, con il tour europeo più

atteso di tutta la stagione e ben due date

italiane, subito dopo l’uscita del nuo-

vo album, World on fi re, già

anticipato dall’omonimo

singolo.

Partito il 10 novembre

da Dublino, per toc-

care le principali città

europee, tra cui Torino

e Firenze, lo strepitoso

tour invernale che si è

concluso il 4 dicembre a

Glasgow, UK.

Slash e Myles Kennedy, insie-

me con Brent Fitz alla batteria, Todd

Kerns al basso e Frank Sidoris alla chi-

tarra ritmica, hanno messo in piedi uno

spettacolo fuori dal comune e fuori dal

tempo, un vero concentrato di energia

rock e creatività che fonde personalità e

carisma con virtuosismi ed emozioni.

Al Pala Alpitour di Torino, il 16 novem-

bre scorso, energia e partecipazione vera-

mente contagiose: un inizio improvviso,

con il palco che si illumina dopo il buio

pieno di pathos lasciato dai Monster

Truck, la band di apertura. Ed è subito

rock.

Una setlist di 20 pezzi stratosferici, prima

in scaletta è “You’re a lie” , uno dei singo-

li tratti dal precedente album, seguita

dalla gloriosa “Nightrain” dei

Guns n’ Roses. Si alternano

senza un attimo di pausa

e in perfetto equilibrio

canzoni dei due album

con Kennedy, e pezzi dei

tempi con i Guns, men-

tre i fans si scatenano sui

riff del chitarrista con la

tuba più famosa del rock

e scoprono in Kennedy una

delle più potenti ed estese voci

che il rock degli ultimi anni possa van-

tare.

Entusiasmante la trovata di lasciare “Dr

Alibi” e “You’re crazy” alla voce di Todd

Kerns, che oltre ad essere un eccellente

bassista si dimostra un fenomenale voca-

list e non sbaglia una nota neanche quan-

do imita gli acuti estremi di Axl Rose. Si

prosegue poi con “Rocket queen” in cui

Slash si lancia con la sua solita natura-

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Page 19: Menthalia Magazine - Gennaio 2015

lezza in un assolo pieno di virtuosismi

impossibili durato più di un quarto d’ora,

un assolo quasi infi nito che lascia a boc-

ca aperta tutti i presenti, compreso Myles

Kennedy che, nonostante stia collaboran-

do da più di tre anni con Slash, ancora

rimane estasiato dalle sue prodezze

musicali.

La serata va avanti a colpi di

rock, in una combinazio-

ne magica tra il nuovo e

quello che si potrebbe

defi nire vecchio, ma

che vecchio non diven-

terà mai: ben 7 le cover

dei Guns e, apoteosi fi -

nale, i due brani-simbolo

della vecchia band: Sweet

Child O’ Mine, posta alla fi ne

della prima parte dello show, e in ulti-

mo Paradise City. E’ sorprendente vedere

come tra il pubblico in delirio si uniscano

due generazioni, una che non vede l’ora di

riascoltare le canzoni su cui si scatenava

da giovane e l’altra che ha già imparato a

memoria gli ultimi album ed è pronta a

scoprire i grandi classici degli anni ’80.

Un concerto indimenticabile, che per un

giorno ha fatto respirare ad una Torino

ormai sempre più dedita all’electromusic,

un po’ di sano rock ‘n roll, replicato la sera

successiva a Firenze con la stessa euforia e

lo stesso ritmo frenetico.

Il tour ha portato l’artista poi in giro per

tutta Europa, fi no alla chiusura del 6 di-

cembre al Laugardallsholl di Reykja-

vik, Islanda per un totale di

venticinque paesi. La presen-

tazione del suo ultimo la-

voro ha conosciuto, però,

solo una breve sosta tan-

to che già dal prossimo

9 febbraio sarà la volta

di Giappone, Malesia,

Nuova Zelanda e Austra-

lia per poi passare al Sud

America, ancora fi no a metà

maggio con altre date america-

ne e via di nuovo verso l’Europa del

nord fi no a giugno inoltrato, per un totale

di ottantasette show.

Finita la kermesse, potrà fi nalmente con-

cedersi di festeggiare i suoi cinquanta

anni…

Foto di @laurie

pagina 19numero 1 - gennaio 2015

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Page 20: Menthalia Magazine - Gennaio 2015

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Mario Rossi

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