Menthalia Magazine - Luglio Agosto 2013

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num. 4 - Anno II luglio/agosto 2013 Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012 IN QUESTO NUMERO La bici “strettamente” personale Obama, il leader più seguito su Twitter “Get Lucky”, spopola la parodia Scosse elettriche per evitare Facebook Social network vs paparazzi Mini architetture per cani fortunati Le migliori App per i vostri bambini

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Periodico d'informazione sulla comunicazione e dintorni.

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num. 4 - Anno II luglio/agosto 2013Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

IN QUESTO NUMERO

La bici “strettamente” personale

Obama, il leader più seguito su Twitter

“Get Lucky”, spopola la parodia

Scosse elettriche per evitare Facebook

Social network vs paparazzi

Mini architetture per cani fortunati

Le migliori App per i vostri bambini

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Editoriale

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Registrazione al Tribunale di Napoli

N. 27 del 6/4/2012

Direttore Responsabile: Fabrizio Ponsiglione

Direttore Editoriale: Stefania Buonavolontà

Art Director: Marco Iazzetta

Grafi ca & Impaginazione: Menthalia Design

Hanno collaborato in questo numero:

Valeria Aiello, Stefania Buonavolontà,

Flaviana Cimmino, Andrea Ponsiglione,

Marco Quadretti, Elena Serra, Diego Vecchione

Menthalia srl direzione/amministrazione

80125 Napoli – 49, Piazzale V. Tecchio

Ph. +39 081 621911 • Fax +39 081 622445

Sedi di rappresentanza:

20097 S. Donato M.se (MI) – 22, Via A. Moro

50132 Firenze – 17/A, Via degli Artisti

Tutti i marchi riportati appartengono ai legittimi proprietari.

La pubblicazione delle immagini all’interno dei

“Servizi Speciali” è consentita ai fi ni dell’ esercizio

del diritto di cronaca.

®

numero 4 - luglio/agosto 2013

Marco Iazzetta

General Manager

Menthalia

Il futuro prossimo dei fi lm di fantascienza è arrivato, ed

anche con qualche anno anticipo, se si considera il 2019,

l’era dei “replicanti” di Ridley Scott. Sono infatti trascorsi

poco più di trent’anni dal primo fi lm capace di catapultarci su

un pianeta Terra popolato da personaggi surreali che, grazie

ad innesti meccanici, potenziavano le proprie capacità, con-

sentendo azioni altrimenti impossibili. Quasi ad esorcizzare

la paura che il mondo diventasse schiavo della tecnologia

stessa, Blade Runner e in seguito la trilogia di Matrix, hanno

messo a nudo le fragilità del corpo umano che cessa di essere

qualcosa di naturale, per diventare un elemento modifi cabile

e tecnologico.

Quell’aspetto tipico della fantascienza di mondi decadenti e

ipertecnologici dominati dagli interessi di grandi multinazio-

nali commerciali oggi si materializza, così come accade per

quei sogni mattutini. E sottilissimi circuiti elettronici capaci

di assumere la forma del corpo si integrano perfettamente

con il reale futuro prossimo. È decisamente interessante il

nuovo progetto di alcuni ricercatori dell’Università di Tokyo

che con quest’ultima innovazione sfi dano il mondo degli arti

artifi ciali.

Nulla a che vedere con Google Glass e dispositivi analoghi

che, pur essendo indossabili, restano ingombranti se parago-

nati alle pellicole elastiche di circa 2 micron su cui vengono

stampati circuiti destinati ad usi che richiedono la massima

fl essibilità. Più leggeri di una piuma e capaci di essere avvolti

attorno a un capello, i nuovissimi circuiti indossabili sono

una vera rivoluzione per i tanti che oggi ricorrono a protesi

funzionali.

In questa direzione i ricercatori giapponesi realizzano le in-

novative pellicole che possono essere collocate su qualsiasi

parte del corpo, permettendo di ripristinare diverse funzio-

nalità motorie, anche in ambienti bagnati. Un enorme passo

in avanti verso innovazioni che potrebbero portare alla crea-

zione di veri e propri tessuti intelligenti, ultrasensibili e capa-

ci non solo di stimolare il movimento ma anche di raccoglie-

re e trasferire informazioni dall’ambiente, come ad esempio

la percezione del tatto.

E se saremo defi niti androidi organici o esseri umani “po-

tenziati” poco importa. Nel frattempo attenderemo di poter

vedere quelle cose che noi umani… non potremmo mai imma-

ginare.

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FrontageGuardando non troppo indietro ecco rispuntare il nome di Juri Zaech e del carattere

tipografi co che lo ha reso celebre in tutto il mondo. Si tratta di Frontage, uno dei

font più belli e accattivanti degli ultimi anni. Basato su una semplice griglia che crea

un aspetto amichevole, il carattere permette infi niti design grazie alla caratteristica

dell’essere stratifi cato.

di Andrea Ponsiglione, Events Management

Dopo le lattine di Coca Cola perso-

nalizzate con nomi di persone e

parole varie, è giunto il momento

di fi rmare anche le bici con cui andiamo in

giro per le strade della città. È l’idea che è

venuta in mente a Juri Zaech, designer di

origine svizzera ma che viene a Parigi. Con

il progetto Write a Bike, Zaech solletica la

nostra immaginazione, frullando insieme

graphic design e passione per il mondo

delle biciclette fi no a creare delle originalis-

sime due ruote. La struttura della bici viene

totalmente modifi cata e il telaio modellato

per andare a comporre le lettere del proprio

nome.

Una sorta di tipografi a sperimentale, con

un disegno industriale che strizza l’occhio

ad una mobilità sostenibile. Su questa serie

non appare ancora nessun pedale a coprire

i caratteri dal sapore retrò. Uno stile di cui

lo stesso Zaech è uno degli esponenti più in

voga degli ultimi anni. Noto a livello mon-

diale per Frontage, un carattere tipografi co

dall’aspetto particolarmente artigianale, il

designer pedala oggi verso questa nuova

avventura. Sul sito del designer www.juri-

zaech.com è possibile ammirare i vari mo-

delli di bici da lui realizzati e numerosi altri

progetti che portano la sua fi rma. Per ora si

tratta solo di un idea ma non è escluso che

in futuro qualche brand specializzato non

lanci un modello… autografato.

La bici “strettamente” personale

Questo permette una grande personalizzazione e lo rende adatto a titoli e logotipi.

Formato da 224 caratteri in sei stili che possono essere editati manualmente, Fron-

tage si adatta bene ai colori lasciando quindi molto spazio alla creatività.

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di Diego Vecchione, Graphic Designer

Obama, il leader più seguito su Twitter

Negli ultimi cinque anni, Twitter ha

assunto un ruolo di rilievo nella

comunicazione. Oltre agli hashtag

più popolari, alle @mentions, ai follow, ai

followers e alle tweet star c’è un qualcosa in

più che va ben oltre la moda del momento.

Una rivoluzione nella comunicazione con i

leader del mondo che a loro volta hanno la

possibilità di rispondere al singolo cinguet-

tio. Una possibilità che, per quanto possa

apparire scontata nel meccanismo del so-

cial network stesso, permette oggi di rice-

vere e trasmettere a livello globale informa-

zioni dirette, cosa che storicamente non era

mai accaduta. E, a volte, di sentirsi davvero

emozionati dall’essere letti, e qualche volta,

menzionati in un tweet di risposta. E se da

un lato, per chi vive a livello globale come

i tanti leader mondiali che ormai popola-

no il noto network, è una grande possibi-

lità per trasmettere senza mediazione degli

organi di stampa il proprio pensiero ad un

pubblico sempre crescente, dall’altro, agli

utenti è fi nalmente permesso di mettersi in

contatto diretto con i leader stessi.

Secondo “Twiplomacy”, che si presen-

ta come il principale studio globale sulla

presenza dei leader mondiali su Twitter,

diff uso da Burson-Masteller, più dei tre

quarti (77,7%) dei leader mondiali hanno

una presenza su Twitter. Tutti i 45 governi

europei e tutti i paesi del Sud America ad

eccezione di Suriname hanno una presen-

za uffi ciale su Twitter. In Nord America,

Asia e Africa il 79%, 76% e il 71% di tutti

i governi utilizzano il servizio di micro-

blogging, mentre in Oceania solo 4 Paesi

su 14 non sono presenti sul social network.

Quasi la metà dei 505 account considerati

nello studio sono personali di capi di Stato,

capi di Governo e ministri degli Esteri; un

terzo di questi leader mondiali cinguetta

personalmente, anche se sono in pochi a

farlo regolarmente.

Il presidente degli Stati Uniti @BarackO-

bama è il leader mondiale più seguito su

Twitter. Con i suoi 35.710.651 follower al

26 agosto 2013 è il quarto più popolare

account, subito alle spalle di Lady Gaga.

Papa Francesco è il secondo dei leader

mondiali più seguiti con 7.200.332 follo-

wer complessivi dei nove account diverse

@Pontifex. La casa bianca è in terza posi-

zione con 4.018.510 follower. @WhiteHou-

se e gli account di @LaCasaBianca com-

binati. Il presidente turco Abdullah Gül

(@cbabdullahgul) e il primo ministro

Recep Tayyip Erdoğan (@RT_Erdogan)

completano la top fi ve. Seguono la regi-

na Rania di Giordania (@QueenRania),

presidente dell’Indonesia Susilo Bam-

bang Yudhoyono (@SBYudhoyono), pri-

mo ministro russo Dmitry Medvedev

(@MedvedevRussia & @MedvedevRus-

siae), il governo del Regno Unito (@Num-

ber10gov) e Cristina Kirchner dell’Ar-

gentina (@CFKArgentina) completano la

lista dei 10 account più seguiti con più di

2 milioni follower ciascuno. Il ministro

degli esteri svedese @CarlBildt è il leader

mondiale con più connessioni mentre il

premier ugandese @AmamaMbabazi è il

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leader mondiale più colloquiale con il 96%

dei suoi tweets che sono risposte ad altri

utenti. Molti governi utilizzano anche Twit-

ter come un feed automatizzato di notizie

dal proprio sito o pagina Facebook. La mag-

gior parte dei presidenti latinoamericani

hanno account personali e comunicano fre-

quentemente su Twitter, come la presidente

argentina Cristina Fernández de Kirchner,

@CFKArgentina, che è il leader più seguito

in America Latina, con oltre 2,1 milioni di

followers. Twitter è diventato uno strumen-

to di comunicazione scelto dai tre quarti dei

governi asiatici. Il presidente indonesiano

Susilo Bambang Yudhoyono @SBYudho-

yono ha goduto di una crescita di seguaci

fenomenale negli ultimi 2 mesi. In Australia

il primo ministro Kevin Rudd @KRuddMP

è tra i leader più colloquiali, condividendo

spesso momenti personali su Twitter. E l’I-

talia? Modesta la prestazione del Bel paese.

Secondo lo studio il premier @EnricoLet-

ta è il più attivo, ma si insiste sul fatto che

“dialoga principalmente con giornalisti”, ed

infatti il suo bagaglio di followers tra i col-

leghi europei e mondiali è scarsino: solo 9,

compresi l’account di Palazzo Chigi, della

Farnesina e del Servizio esterno dell’Unio-

ne europea. Il più noto dei restanti 6 è Her-

man van Rompuy @euHvr. Poi c’è @Enver_

Hoxhaj, il brillante ministro degli Esteri del

Kosovo, il Ministero degli Esteri canadese

(in inglese e in francese), il premier lettone

Valdis Dombrovskis @Vdombrovskis, e una

dei due Capitani reggenti di San Marino,

Antonella Mularoni @Amularoni. Meglio

dell’account @Palazzo_Chigi, che non è se-

guito da nessun altro governo.

T O P 5 0 M O S T F O L L O W E D W O R L D L E A D E R S

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di Valeria Aiello, Project Manager

“Get Lucky”, spopola la parodia

Per diventare il tormentone dell’e-

state non basta essere un brano

orecchiabile, serve qualcosa in più.

E spesso, a premiare non sono gli sforzi

in ricercatezza. Lo sanno bene Jovanotti,

David Guetta e Robin

Th icke che, in questa cal-

da stagione estiva, nulla

hanno potuto nei con-

fronti di Tony Cotina e

del suo “Spellacchi”. Una

vera e propria ossessione

da UVA che sulla hit dei

Daft Punk diventa un

ritornello dal retrogusto

di latte solare. Lo vedi

scorrere in time line tra

le immancabili foto di piedi al mare che ti

nauseano a tal punto da farti optare per il

link. Nemmeno il tempo di ascoltarla che

ti ritrovi a canticchiare la parodia di Get

Lucky, quasi non esistesse più il testo del

pezzo tre volte disco d’oro in Francia. E,

per evitare gli “spellacchi” ormai in aggua-

to, decidi di abbandonare lettino e pro-

tezione per fare un salto al lido. Ma solo

mentre ti avvicini a quell’oasi di ombra, ti

accorgi che a tirar su la melanina ci pen-

sano gli animatori, impegnati nel nuovo

ballo di gruppo dell’estate. Sono tutti lì, a

scongiurare la scottatura a suon di latte al

cocco e carotene. Una ricetta di successo

fi rmata Revenex Quote, il duo formato da

Luca Iavarone e Simone Petrella, che in

Tony Cotina trova la formulazione giusta

per scottare la concorrenza.

Sul loro canale uffi ciale di You Tube www.

youtube.com/user/revenexquote, l’irrive-

rente gruppo satirico napoletano mostra

tutta la sua creatività. Dalla parodia su

Sara Tommasi a “Spellacchi”, passando per

Massimo di Cataldo e la “Sigaretta elettro-

nica”. Proprio quest’ultima a far esplodere

il fenomeno Tony Cotina. Con il suo tim-

bro inconfondibile Cotina esalta la tradi-

zione neomelodica napoletana per reinter-

pretarla in chiave strettamente personale.

Il risultato della clip è sensazionale: un

mix di vecchio e nuovo, tutto da svapare.

Napoli sullo sfondo: lo stadio San Paolo, la

statua di Dante Alighieri, le giostrine del

Molosiglio, il lungomare di Santa Lucia.

E poi i bus e le immagini dal City Sight-

seeing ad accendere l’incalzante ritornello.

Su YouTube l’ennesimo trionfo.

Oggi con oltre 200.000 visualizzazioni il

volto e voce dell’attore

di Sala Consilina diven-

tano tanto virali fi no a

raggiunge anche Fiorel-

lo. È lo stesso showman

siciliano a rimanere con-

quistato da questo pezzo,

tanto da twittarlo se-

gnalando il videoclip ad

amici del calibro di Lo-

renzo Jovanotti e Clau-

dio Cecchetto. Dopo di

che Fiorello decide di condividere il pezzo

anche su Facebook, defi nendo geniale l’ir-

riverente protagonista.

Immediata l’entusiasta reazione di Tony

Cotina che via Facebook fa sapere:

“Che Fiorello mi ha twittato è stato un bel fatto, ma quando poi mi ha

risposto anche “grandissimo” veramente mi so’ svapato!

Andate e svapate!!!”.

Poi il rilancio ad agosto con un tweet sul-

la parodia dell’estate. “Torna Tony Coti-

na” scrive Fiorello che ha poi ha chiamato

Tony Cotina per complimentarsi, invitan-

dolo ad andare a trovarlo a Roma. “Voglio

assolutamente conoscerti, sei fortissimo”

ha detto Fiorello a Tony.

È divertente immaginare quali movenze

possa aver fatto l’attore di fronte alla con-

statazione della sempre più crescente ed

inarrestabile popolarità raggiunta. Lo stes-

so Tony che da un ragazzo sincero salese

inizia dalla compagnia di Mario Scarpetta

la sua scalata verso il successo. Vincenzo

Salemme, Nello Mascia, Vincenzo Cerami,

Antonio e Maurizio Casagrande, Marghe-

rita Buy, Renato Carpentieri, sono solo al-

cuni degli attori con cui Tony ha recitato.

Primo amore il teatro, poi fi lm e fi ction ad

arricchire la carriera di un attore che fa

della leggerezza una vera e propria fi loso-

fi a di vita.

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La (non) concorrenzaSull’onda del successo di Get Lucky, l’idea di

crearne una parodia all’italiana non è un’e-

sclusiva di Revenex Quote e Tony Cotina.

Chi prima, chi dopo ha pensato di raccon-

tare qualche esperienza sulle note dell’ulti-

mo singolo tratto dall’album Random Ac-

cess Memories. Il primo video apparso su

YouTube è scioccante: racconta dell’arte “dei

pacchi” e dei “polli” che alla stazione di Na-

poli “ci stanno sempre”. Il lavoro di Marco

Critelli, l’Alessandro Borghese di “Made in

Sud” e Pino Valito di Radio Punto Nuovo,

ricorda quel realismo tutto alla napoletana

del fi lm “Pacco, doppio pacco e contropac-

cotto” di Nanni Loy. E se da un lato, al posto

delle macchine fotografi che, ci sono i più

moderni iPod e iPhone, dall’altro guadando

nel pacco troviamo il solito mattone. Diver-

so il caso di “Ma come c**** ti vesti?” di Da-

niele Brogna. Liberamente ispirata alla serie

condotta da Enzo Miccio e Carla Gozzi, i

noti esperti di stile che dispensano preziosi

consigli su come cambiare la propria imma-

gine, la parodia proposta da Daniele Brogna

narra del gusto nel vestire di Maria Pia, la

sua ragazza, che nel video è interpretata dal-

lo stesso Brogna. Diversa l’idea che invece

spopola nel bresciano, fi rmata da Piergior-

gio Cinelli con Andrea David, che rendono

Get Lucky un incomprensibile “Ghet l’OKI”

che sta per “hai l’OKI?”.

Anche all’estero il brano dei due ragazzi in

tuta spaziale e caschi robotici non si sottrae

a cover di ogni genere e tipo. Proprio dalla

Francia incalza la rivisitazione storica del

pezzo che ripercorre le sonorità degli anni

‘20, degli anni ‘30, fi no ad arrivare al futu-

ro. In questa versione sperimentale, “Evo-

lution of ‘Get Lucky’” di PV Nova viaggia

nel tempo in un unico video che racchiude

lo stile musicale dei vari decenni.

Tra le versioni più curiose c’è quella realiz-

zata da cinque pianisti ribattezzati per l’oc-

casione “Daft Pianist”. Gli artisti francesi

raggiungono man mano il piano per dare

vita ad una cover a dieci mani da brivido.

Ma a Get Lucky non viene risparmiato nul-

la. Ed ecco spuntare un pezzo frutto del

mash up tra Daft Punk e il Michael Jackson:

una versione quasi più bella dell’originale in

cui la voce di Michael Jackson è remixata a

partire dai maggiori successi del re del pop.

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Sei dipendente da e-mail, social net-

work o altre distrazioni on-line?

Niente paura, la soluzione è già stata

inventata e si chiama “Pavlov Poke”!

Il sistema è stato creato da Robert R. Mor-

ris e Dan McDuff , due studenti del MIT

Media Lab, che non riuscivano a termi-

nare la tesi di laurea a causa delle troppe

ore spese su Facebook; esso consiste nell’e-

manazione di scosse elettriche quando si

accede a pagine web che generano fonti di

distrazione. Infatti, il congegno elettroni-

co scarica sul palmo della mano dell’uten-

te, vere e proprie scariche elettriche, non

rischiose, ma fastidiose al punto da non

avere più la voglia di tornare sul social net-

work di Zuckerberg.

Come funziona?

Il design è semplice ed ha quattro compo-

nenti importanti.

• UI Inspector: è un soft ware utilizzato

per monitorare l’utilizzo delle applica-

zioni su un PC.

• Processing Code: se si sta visitando

troppo spesso una pagina web che può

creare distrazioni, uno script produce

un messaggio di allerta sullo schermo.

• Arduino: un Arduino è connesso

tramite USB al computer. Quando lo

script lancia il messaggio di allerta,

l’Arduino crea un corto circuito e in-

via scariche elettriche agli elettrodi.

• Elettrodi: sono due strisce di metallo

conduttore posizionati sulla tastiera.

Al momento dell’“Alert” la corrente

viene scaricata direttamente sul pal-

mo della mano dell’utente.

Anche se il progetto è nato per gioco, bi-

sogna considerare quanto le tecnologie di

comunicazione possano creare dipenden-

za, ne è un esempio il social network Fa-

cebook. Gli utenti infatti utilizzano questo

social network per una media di 400 mi-

nuti al mese. Un recente studio dell’Uni-

versità di Chicago aff erma che Facebook

e Twitter creano più dipendenza di alcol

e sigarette. Nel tempo infatti l’uso di Fa-

cebook riduce notevolmente il benessere

soggettivo. Come se non bastasse, secondo

alcuni studi recenti, molti utenti spende-

rebbero troppo tempo sui social network

tra immagini, giochi e messaggi portando

via troppe ore di studio, di lavoro e di son-

no che non potranno mai più essere recu-

perate.

Questi siti sono realizzati sulla base di

qualcosa che si chiama “engagement me-

trics” oppure se si preferisce “metriche di

fi danzamento”. Il loro guadagno econo-

mico è direttamente proporzionale alla

quantità di accessi giornalieri, tempo di

permanenza, etc., entrando spesso in con-

fl itto con la salute del consumatore. Quasi

sempre infatti, i prodotti che hanno una

“high engagement metrics”, sono estrema-

mente dannosi per l’utente fi nale (come le

sigarette ad esempio). E se strumenti come

“Pavlov Poke” possono aiutare ad elimi-

nare abitudini sbagliate che già abbiamo,

l’unica vera soluzione a questo problema è

quello di cambiare le abitudini quotidiane.

Bisogna procedere con cautela e valutare

autonomamente quanto quel determinato

prodotto ci crei dipendenza. Purtroppo

però è sempre più diffi cile resistere al feno-

meno dei social network, soprattutto con

le nuove tecnologie che diventano sempre

più mobile: è già prevista infatti una ver-

sione di Google Glasses che verrà collegato

direttamente ai bulbi oculari. Ahi!

di Marco Quadretti, Web developer

Scosse elettriche per evitare Facebook

SCOPRI SE SEI SOCIAL NETWORK DIPENDENTE

1. Se i tuoi pensieri non superano i 140 caratteri.

2. Se nel tuo linguaggio abituale utilizzi termini come taggami, mi staggo, ti poko, ti addo, sendami, etc.

3. Se un'amicizia con qualcuno fi nisce solo se lo cancelli da Facebook.

4. Se prima di assaggiare un nuovo piatto, scatti una foto e la carichi su Instagram.

5. Se in un posto ci sei stato solo se effettui un check-in su Foursquare.

6. Se provi a scoprire le password dei Wi-Fi più vicini quando il tuo smartphone non riesce a collegarsi al 3G.

7. Se hai più di 500 amici!

8. Se condividi foto di cuccioli per avere tanti "mi piace". Si sa che i cuccioli piacciono a tutti!

GUARDA IL VIDEO!

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di Flavia Cimmino, Account Offi ce

Social network vs paparazzi

Non si era mai assistito a un’estate

così bollente. Tantissimi tweet e

foto piccanti pubblicate su Insta-

gram e su Facebook, tanto da fare concor-

renza ai paparazzi appostati.

I vip quest’anno fanno da sé e immortalano

i loro momenti privati. Nessuna foto ruba-

ta, il gossip lo si fa in casa. Dalla cliccatissi-

ma Belen, passando per Santiago e Stefano

De Martino, fi no alla Canalis. Il problema

copertina quest’anno non si pone. E con i

post fai da te vanno in crisi i fotografi , uf-

fi ci stampa e riviste scandalistiche costrette

a cedere il passo ai più comodi social net-

work. Il resto viene da sé. Migliaia di retwe-

et e condivisioni per le pose hot di star e

starlette che riempiono la nostra time line.

Un grosso problema per i giornalisti che

quest’anno, per la prima volta, hanno di-

sertato alcune delle più note località di

villeggiatura, tra cui Saint-Tropez. È il

quotidiano francese “Nice-Matin” ha no-

tare l’inaspettata assenza. Ma la colpa non

sarebbe solo dei social network ma anche

delle denunce per violazione della privacy

che ormai sono all’ordine del giorno.

Il tanto discusso topless di Kate Middleton

è solo uno degli ultimi esempi. A spiegare

il fenomeno dei paparazzi disertori Jean-

Michel Psaila, direttore dell’agenzia Abaca:

“Tra social network, crisi della stampa, che

dispone di meno mezzi per i reportage, e la

moda dei processi per violazioni della pri-

vacy, i giornali sono meno tentati a inviare

i loro giornalisti sul posto e tante star per

scelta non vengono più fotografate. Se i vip

americani stanno al gioco, i francesi invece

denunciano regolarmente i giornali”. Non

avrebbe quindi più senso inviare fl otte di

fotografi in ogni baia ad attendere lo yatch

di turno.

L’ epoca dei teleobiettivi nascosti nelle pal-

me e dei grandi scoop sembra ormai fi niti.

Il gioco a quanto pare non varrebbe dav-

vero più la pena. E in un mondo che cam-

bia, cambia anche il modo di “parapazzare”.

Non meravigliamoci quindi se il fotografo

sceglierà di stare su Instagram anzichè par-

tire per Saint Tropez, a inseguire vip che

da prede diventano cacciatori, di scoop, si

intende.

Quindi, armatevi di smartphone a caccia

dello scoop. È arrivato il momento del nuo-

vo modo di fare gossip, perché tutti posso-

no contribuire al giornalismo scandalistico,

anche chi fi no a poco tempo prima non ave-

va la benché minima idea di come funzio-

nasse il mondo dei pettegolezzi. Chiunque,

insomma, può diventare paparazzo, con i

mezzi giusti e, soprattutto, nel posto giusto.

Come è accaduto a Raquel Sabtz, l’autrice

di uno scatto che ritrae Beyoncé sorriden-

te mentre esce da un ristorante di Brook-

lyn con la fi glia Blue Ivy in braccio. Nulla

di scandaloso, solo un’immagine normale,

scattata da una persona normale, e postata

su proprio account Instagram.

In pochi minuti la foto prende il volo e ad

accorgersene è lo “Splash News”. Il sito di

gossip ha così contattato la ragazza, ha ac-

quistato la foto e la notizia, per poi riven-

derla a “People.com”, “NYDailyNews.com”,

“Th e Huffi ngton Post” e molti altri ancora.

Potrebbe trattarsi di una rivoluzione nel

mondo del gossip? Artisti, attori e vip in ge-

nere sarebbero così costantemente monito-

rati e la luce dei rifl ettori resterebbe sempre

accesa, almeno fi no a quando non si voglia

scegliere di spegnerla, ovviamente.

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numero 4 - luglio/agosto 2013

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pagina 10numero 4 - luglio/agosto 2013

®

di Stefania Buonavolontà, Marketing & Communication

Mini architetture per cani fortunati

Si tratta di una particolare iniziativa

che lega il modo dell’architettura a

quello dei nostri fedeli amici. Ideato

da Esteban Suárez di BNKR Bunker Ar-

quitectura in collaborazione con altri nove

studi emergenti, il progetto “Dogchitectu-

re” è la prima esposizione di architettura

canina che comprende dieci cucce molto

particolari che farebbero davvero felici i

nostri amici a quattro zampe. Le opere in

mostra fi no al Polyforum Siquerios di Cit-

tà del Messico fi no al 9 agosto 2013, sono

sostenute da una ca-

tena di negozi messi-

cani.

La Dogchitecture si

concentra sulle diver-

se razze canine con

un design pensato ad

hoc: comfort e prote-

zione sembrano esse-

re al centro di questa

speciale collezione, che vanta colori fl uo e

magnetici e forme accattivanti.

L’ispirazione deriva probabilmente da

Architecture for Dogs, un progetto dalla

designer giapponese Kenya Hara, diretto-

re creativo di Muji, che ha cercato di rein-

ventare la cuccia per fi do integrandola nel

mondo del design.

Ma lo scopo nobile oltre alla certa pub-

blicità per architetti e negozianti, risiede

nella forte sensibilizzazione contro l’ab-

bandono dei cani, proprio in questo pe-

riodo estivo.

Tra i progetti, un’idea che si ispira al cane

che insegue la sua coda. Si tratta di uno

spazio che permette al cane di avere una

cuccia unica e divertente. Una dimora ide-

ale per le piccole taglie che amano esplora-

re e scivolare in divertenti scivoli.

A realizzarla la stessa BNKR, che sceglie

un rosa fl uo per rendere ancora più unica

la creazione. Molto interessante anche il

progetto Nuugi, un idea oltre il razionale

e logico, ricca con il fascino. Caratterizzata

da forme curve, la cuccia si ispira al con-

cetto emotivo della

“prima casa” intesa

come grembo mater-

no. Basata principal-

mente sui sensi e ri-

cordi, Nuugi ci invita

ad ascoltare il nostro

istinto a sviluppare la

nostra creatività. Di-

vertentissima anche

la A-001, una cuccia che appare come un

groviglio capace di combinare in un luogo

unico una creazione sintetica e i processi

naturali che si trovano negli istinti di alcu-

ni animali.

La Taller 13 propone invece un’idea che ri-

sponde a una semplice domanda: è il cane

ciò che ami di più? La risposta è nell’amore

dei padroni per il proprio fi do amico.

La coesistenza tra specie prende il soprav-

vento e non passa inosservata, celebrando

il legame tra il cane e l’uomo in uno spazio

unico per le due specie. Una forma esago-

BNKR NUUGI A-001

Page 11: Menthalia Magazine - Luglio Agosto 2013

pagina 11numero 4 - luglio/agosto 2013

®

nale consente di avere un comodo sostegno

per gli umani e una perfetta cuccia per il

cane. I due amici sono uniti nello stesso

spazio da uno stesso elemento.

Ispirata ai disegni delle case più moderne,

è invece la proposta Broissin, una forma

capace di creare un approccio artistico ed

estetico che rompe defi nitivamente con i

paradigmi stabiliti e osa per mostrare che

la forma non è essenziale quando l’approc-

cio dello spettatore è un’esperienza unica.

Tra le più curiose, Esos che prende in con-

siderazione il comfort e la funzionalità: la

cuccia formata da stringhe che generano

tensione, assume una forma concava fi gu-

ra che permette ai nostri amici di riposa-

re all’interno. Quando si tratta di andare a

dormire, la cuccia è facilmente ribaltabile,

diventando una sorta di “igloo”, il tutto per

dare vita a uno spazio che è sia personale

che privato in grado di far sentire il cane

sicuro e felice.

TALLER 13 ESOSBROISSIN

Page 12: Menthalia Magazine - Luglio Agosto 2013

pagina 12numero 4 - luglio/agosto 2013

®

di Elena Serra, Events Management

Le migliori App per i vostri bambini

Le avete provate già tutte ma i vostri

fi gli non vi stanno davvero più a sen-

tire? Ecco che la tecnologia è subito

pronta a venirci in aiuto. I cuccioli d’uo-

mo, ormai diventati digitali, non aspettano

altro che una bella app da manipolare sui

nuovi device. E che ci si trovi al mare o in

montagna, basta solo ricordarsi di mettere

i dispositivi sotto carica durante la not-

te per godersi qualche ora del giorno se-

guente in assoluto relax. O almeno questo

è quello che ci assicura Wired , il portale

dedicato al mondo di internet e della tec-

nologia, che ha individuato le applicazioni

giuste per i più piccoli. Forse è il caso di

scaricarle prima che la meritata vacanza

si trasformi in una vera e propria ultima

spiaggia.

Chore Monster Questa app consente a genitori e bambini di divertirsi assegnando a tutta la famiglia una

serie di compiti. Idele per i giovanissimi in età scolare, e per quei coniugi più pigri, Chore

Monster è la versione digitale del tabellone che di solito si trova appeso in cucina. Permet-

te di assegnare a tutta la famiglia una serie di compiti, di verifi care in che modo siano stati

fatti e di dare un voto fi nale. Il tutto dìsi può gestire via web, cosa più facile per il genitore,

o via app, cosa più semplice e immediata per i bimbi. Disponibile su web e iTunes.

My ChoresAggiungi un bambino. Aggiungi alcune faccende domestiche. Aggiungi alcuni premi. Va-

luta il comportamento. Stabilisci delle ricompense.

My Chores è un applicazione gratuita che fornisce gli strumenti per insegnare ai fi gli il va-

lore del buon comportamento. Il meccanismo è quello di Chore Monster ma senza grafi ca

cartoon. Disponibile su iTunes.

iTouchiLearn Morning Routines Tuo fi glio è un pigrone? Fai fatica a buttarlo giù dal letto? La prima cosa che vuol fare al

mattino è sedersi sul divano e guardare la TV? Allora è il caso di buttarla sul gioco. Con

questa app il bambino viene proiettato nel mondo virtuale delle routine mattutine. Ogni

routine contiene un’attività che deve essere completata per passare alla routine successiva.

Dopo aver completato con successo ogni routine mattutina i giocatori ricevono delle stelle

come ricompensa e possono giocare nello spazio giochi fi nale. Adatto anche a bambini in

età prescolare. Disponibile su iTunes.

Page 13: Menthalia Magazine - Luglio Agosto 2013

pagina 13numero 4 - luglio/agosto 2013

®

Morning KidsSi tratta di un gioco educazionale adatto ai bambini dai 3 a 6 anni. Morning Kids rende

la routine della vita quotidiana un gioco e aiuta a creare una buona atmosfera mattutina.

L’app può essere impostata in base all’età del bambino e in base alle proprie abitudini.

Vestirsi, allacciarsi le scarpe, mettere l’orologio o riporre il pigiama nel casseto non è mai

stato così divertente. Disponibile per iTunes

Sogni d’oro! Questa app è adatta ai bambini da 1 e 4 anni. Sogni d’oro! è un libro che illustra il rituale

della buona notte grazie alle bellissime illustrazioni di Heidi Wittlinger e all’elegante nar-

razione. Si spengono tutte le luci della casa e gli animali della fattoria sono stanchi. Ma chi

li mette a letto? Chi spegne le luci nelle loro stalle? È questo il compito del bambino. Ve-

dendo come gli animali vanno a dormire il bambino si predispone dolcemente ad andare

a letto, o meglio questa è la speranza dei genitori.

Bo’s Bedtime StoryBo’s Bedtime Story permette ai più piccoli di mettere di giocare con la giraff a Bo, il sim-

patico cartoon che ha bisogno di aiuto prima di andare a dormire. Presenta una grafi ca

aff ascinante, una colonna sonora piacevole e alcune narrazioni che rendono questa app

perfetta per i bambini dai 2 ai 6 anni. Il gioco è disponibile sia su iTunes che su Google

Play.

iRewardChartiRewardChart ha lo scopo di aiutare i genitori a tenere traccia del buon comportamento

dei fi gli e premiarli in modo appropriato. Aggiungi il profi lo di ogni fi glio, assegna delle

attività o dei buoni comportamenti che vuoi mantengano e assegna delle ricompense a

obiettivo raggiunto (un gelato, un’uscita allo zoo, cucinare il piatto preferito). Disponibile

sia nella versione Pro che Lite, iRewardChart è fruibile sia su iTunes che su Google Play.

Beep & BoopBeep & Boop è una semplice e divertente app che trasforma l’apprendere le buone maniere

in un gioco. Quando il vostro bambino si è comportato bene (si è lavato le mani prima

di venire a tavola, è stato gentile con il fratello, ecc.) potete farlo notare utilizzando il

beep, pulsante verde. Quando invece si comporta male consapevolmente rilanciate con un

boop. Il gioco inizia con il fi ssare degli obiettivi e dei premi in base al numero di beep che

il bambino guadagna. I boop ovviamente fanno perdere punti. Disponibile per iTunes.

Page 14: Menthalia Magazine - Luglio Agosto 2013

DISPONIBILE IN LIBRERIAE ONLINE SU

www.essereinnocenti.itSeguici su:www.menthalia.it

Milano – Firenze – Napoli

La versione italiana di

Not Without My Sister

il best seller con oltre

500.000 copie

vendute in tutto il mondo

Page 15: Menthalia Magazine - Luglio Agosto 2013

pagina 15numero 4 - luglio/agosto 2013

®

Curiosità

A 96 anni Fred Stobaugh è la star più anziana del web

Il fenomeno virale più anziano del web

ha un nome: Fred Stobaugh, il 96 enne

dell’Illinois, che ha dovuto dire addio

alla sua compagna di vita Lorraine, scom-

parsa pochi mesi fa, dedicandole un brano

dal titolo “Oh Sweet Lorraine”. La musica,

si sa, va oltre le barriere del tempo e dello

spazio e sulle dolci note della canzone, Fred

fa viaggiare il proprio messaggio d’amore.

L’anziano statunitense decide di partecipare

a un concorso della Green Shoe Studio per

“giovani” cantautori presentando il pezzo

scritto di proprio pugno. L’unico spedito

via lettera e non via mail. “Non canto per

non spaventare la gente”, spiegava con au-

toironia il vedovo nella lettera d’accompa-

gnamento.

Il produttore Jacob Colgan, colpito dalla

storia commovente dell’uomo che ha rac-

contato di aver incontrato la sua donna nel

1938 e di esserle stato affi anco fi no all’ulti-

mo giorno, ha deciso di musicarla, dando

vita al brano che è diventato un singolo di

successo. Da lì un successo globale. In po-

chissimi giorni il video è stato visualizzato

da oltre 400mila persone e ora può esse-

re scaricato tramite iTunes e GooglePlay.

“Vorrei rivivere i bei tempi dall’inizio. Il

ricordo resterà per sempre, dolce Lorraine”

racconta il quasi centenario capace di com-

muove tutto il web e di superare il “fi nché

morte non vi separi” per ambire all’eterno.

Iphone punta all'oro

La leggenda la conosciamo bene, e

magari ci è capitato pure di tradurla

dal latino. Si narra di un Re caduto in

miseria, che prega Apollo affi nché gli dia il

potere di trasformare in oro tutto ciò che

tocca. Oggi il re Mida si chiama Apple e

la prima cosa che la casa di Cupertino ha

deciso di toccare è proprio l’iPhone. Ebbe-

ne sì, il tanto atteso iPhone 5S si veste di

una colorazione oro/champagne . Le prime

immagini del nuovo melafonino, apparse

sui siti Moumantai e Weekly.ascii, stanno

facendo il giro della rete: lo chassis del nuo-

vo iPhone 5S è confrontato con gli attuali

modelli iPhone 5 in versione bianca e nera.

Seppur non emergano evidenti diff erenze

tra l’iPhone 5 attuale e il nuovo iPhone 5S,

ad uno sguardo attento balza all’occhio un

particolare: mancano infatti i pannelli infe-

riore e superiore per antenne e fotocamera.

Proprio nel pannello posteriore infatti sono

attese le novità che secondo i primi rumors

potrebbero interessare la dimensione dell’o-

biettivo della fotocamera e la presenza del

doppio fl ash LED. Non dovrebbe cambiare

nulla invece per quanto riguarda la posizio-

ne e la forma dei pulsanti, dei fori per gli

speaker e microfono, della porta Lightning

infi ne nella posizione e nella forma dell’al-

loggiamento per la SIM card.

L’oro è la nuova scommessa targata Apple

con cui, con il prossimo iPhone 5S, intende

rompere il tradizionale bicromatismo stori-

camente legato ai suoi smartphone. Bianco

e nero, infatti, saranno presto accompagna-

ti quindi da una colorazione decisamen-

te più chic e allo stesso tempo di nicchia.

Una nicchia che poi tanto piccola non è se

consideriamo che sia in Cina che in India si

tratta di un colore molto in voga e che Ap-

ple è interessata all’ampiezza del mercato

mobile asiatico dove, ancora, il prezzo della

linea iPhone non è riuscita a penetrare.

Page 16: Menthalia Magazine - Luglio Agosto 2013

NON PERDERE IL NUMERO MENSILE SCARICABILE SU IPHONE E IPAD

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magazine.menthalia.comLA COMUNICAZIONE

DA OGGI HA IL PUNTO DI VISTA!

Be Social!

Il Menthalia Magazine è diventato un portale di informazione sulla

comunicazione e dintorniCon articoli sempre

attuali, interessanti e social addicted!

pagina 3

numero 2 - m

aggio 2012

®

di Martina D

ragotti, Copywriting & Com

munication

La marca che ho in m

ente

L’interessante mondo del Brand Im

age visto dall'occhio dei consumer

S ignore e signori ecco a voi il Brand.

Sì, la marca. Sì, intendo proprio quel-

la scritta più o meno grande che ci

condiziona durante gli acquisti e per la

quale saremm

o disposti a follie fi nanziarie,

pur di averla stampata su di una scarpa o

una borsa. Sì, esattamente, proprio quella

scritta o etichetta che individua uno status

o un modo di essere e di sentirsi, quella

che oltre prodotti e servizi ha etichettato

un’epoca; quella che Andy W

arhol, senza,

avrebbe dipinto i fi ori, quella che condizio-

na anche coloro che la snobbano. Quella

che non lascia superstiti e che non amm

et-

te eccezioni, quella che detta le regole, in-

somm

a, proprio lei, la marca.

“ Ma cosa signifi ca

esattamente m

arca?!”

Nel lontano 1960, l’A

merican M

arketing

Association (AM

A) defi niva il brand com

e

“un nome, un term

ine, un segno, un sim-

bolo, un disegno o una loro combinazione

che identifi ca un prodotto o servizio di un

venditore e che lo diff erenzia da quello del

concorrente”. La defi nizione è ancora ac-

cettata ed insegnata, anche se con qualche

variante che mira solo ad am

pliarne l’ac-

cezione.

È, dunque, il bisogno di diff erenziarsi la

principale prerogativa che connota il si-

gnifi cato della parola marca. Q

uesto, però,

è un signifi cato portatore di un punto di

vista perlopiù unilaterale, quello dei pro-

duttori, che vogliono a tutti i costi marcare

la linea di confi ne che li separa dai concor-

renti.

“ Ma cosa signifi ca

marca per i consum

atori?!”

Procediamo ancora con riferim

enti acca-

demici. L’assunto fondam

entale è che la

marca nasce nella m

ente del consumatore.

Tutto può costituire o divenire brand se

come tale viene percepito, se diviene og-

getto di un insieme di percezioni, com

e

nella defi nizione fornita poco prima.

Quindi possiam

o aff ermare che il brand ha

una vita propria: oltre a trasmettere quello

che le aziende intendono comunicare, esso

si amplia e vive delle per-

cezioni dei consumer, delle

loro esperienze e dei loro

ricordi, delle loro abitudini

di consumo, fi no a costruire

quell’immagine percepita

che caratterizza ogni singola

esperienza di marca.

A tal proposito, con uno studio

molto interessante l’illustratore

“MyHotJuly” ha reinterpreta-

to alcuni dei loghi più famosi,

svestendoli della loro imm

agine

tradizionale e mettendo in evi-

denza, invece, ciò che viene per-

cepito dai consumer. È diverten-

te, ed anche sorprendentemente

verosimile, scoprire com

e il logo

Facebook venga visto come una

scritta bianca che recita “droga on

line” sull’ormai fam

oso sfondo bleu,

o come Google sia istantaneam

ente

associato alla parola “Cerca”, e che

dire del simbolo Lacoste che nel-

la mente dei consum

atori identifi ca

l’intera categoria merceologica delle

polo.Questo avviene quando un brand è ra-

dicato così a fondo nelle abitudini e nei

consumi collettivi, da entrare a pieno

titolo nell’imm

aginario comune, esten-

dendo il signifi cato di marca fi no a m

o-

difi carne la percezione nella realtà. Ed è

così che per moltissim

i

è divenuto sinonimo di Facebook, una

bevanda dissetante corrisponde ad un bic-

chiere di CocaCola ed una corsa in libertà

equivale ad un total look fi rmato

E non pensate di scampare a questa logica

schiacciante, se non rientrate in qualcuna

di queste categorie. Badate bene che se non

fate parte della massa di Facebook, m

agari

è perché il vostro mood si confà m

aggior-

mente a quello snobistico di Twitter, o sta-

chanovistico di Linkedin. E se non siete

web addicted?! Niente paura, m

agari qual-

cosa di voi sarà scritto, che lo vogliate o no,

nella marca delle vostre scarpe o em

anerà

dall’odore del vostro profumo.

magazine

numero 2 - Anno I/m

aggio 2012

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

© Men

thalia

Vis à Vis con Ilaria Legato

Web e medicina

Navigare in tempesta

Guerra e pace in Irlanda sui muri di Belfast

Ascoltare, un duro lavoro

Curiosità

pagina 3

numero 1 aprile 2012

®

di Stefania Buonavolontà, Marketing & Communication

L’ algoritmo dell’inciucio

Scoperta la formula matematica che ci svela il web

E bbene sì, da oggi anche l’inciucio,

il pettegolezzo, la chiacchiera o la

ciancia, che dir si voglia, hanno un

algoritmo che ne studia la velocità di dif-

fusione.Il direttore del Dipartimento di Informa-

tica dell’Università la Sapienza di Roma,

Alessandro Panconesi, e due suoi dotto-

randi, che da anni studiano il meccanismo

di diff usione delle voci sulle reti sociali, fi -

nalmente sono approdati alla formulazio-

ne di un “algoritmo dell’inciucio” nel loro

studio

“ Rumour spreading

and graph conductance ”

Sette pagine di matematichese e informa-

tichese, naturalmente in inglese, per spie-

gare una piccola e potentissima formula:

log(N)/C.Necessari un po’ di chiarimenti: N consiste

nel numero delle persone da cui è formata

la rete sociale che prendiamo in considera-

zione e C è la “conduttanza”; quest’ultima

misurerebbe il livello di socialità del grup-

po, pari al rapporto tra le amicizie interne

ed esterne. Più la conduttanza sarebbe alta

e maggiore sarebbe la velocità di diff usione

della notizia. Si tratta di uno studio molto interessante

che ha catturato in men che non si dica

l’attenzione delle grandi aziende .com, en-

tusiasmate dall’idea che una formula sia in

grado di indicare loro la strada delle noti-

zie da veicolare, ma soprattutto di indica-

re a che velocità percorrerla! Controllare,

o quanto meno, prevedere, la velocità di

un fl usso di informazioni è fondamen-

tale: oggi il vantaggio competitivo è dato

dall’asimmetria informativa e dal possesso

delle informazioni giuste. Il fatto che sem-

pre più persone siano in grado di reperire

svariate informazioni su disparati argo-

menti ha diminuito il livello di asimmetria

informativa e dato più valore al vantaggio

competitivo, ovvero chi ha maggiori infor-

mazioni di valore ha più vantaggio e può

giocare d’anticipo. Pensiamo alle ripercus-

sioni che l’asimmetria informativa ha nel

campo della fi nanza e a quanto infl uiscono

i rumors sull’ascesa o sulla caduta dei titoli

in borsa.Le teorie scientifiche sono lo specchio

della società che le partorisce: erano gli

anni ’50 quando Lazarsfeld e Katz met-

tevano a punto la teoria del “two step

flow”, ovvero la cosiddetta teoria sugli

“opinion leaders”, secondo la quale le

comunicazioni di massa non raggiun-

gono una grossa parte del pubblico in

modo diretto, bensì il messaggio viene

prima raccolto da un gruppo di persone

influenti all’interno della comunità che

trasmettono il messaggio ad altre perso-

ne meno attive nell’uso dei mezzi di in-

formazione. Erano gli anni della grande

diffusione della radio, della carta stam-

pata, della tv e del cinema…

Ed oggi, quasi come a suggellare la socie-

tà contemporanea, eccovi lo studio sulla

velocità delle notizie all’interno dei social

network... e quel log(N)/C diventa simbo-

lo di un’epoca. La nostra.

log (N)/C

®

magazinenumero 1 - Anno I / aprile 2012

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

in questo numero

© m

enth

alia

Device che salvano la pubblicità

L’ algoritmo dell’inciucio

Vis à Vis con Roberto Barone

Dal latino a Google

Curiosità

SPECIALE AMERICA’S CUP

Crediamo che il mondo della co-municazione sia quello della carta stampata, della tv, del cinema, della

pubblicità, della rete, dei social network, del marketing aziendale, delle case editrici e delle radio.Ma non è mica tutto qui. Questi sono solo settori specifi ci. Nonché rami in cui gli studiosi hanno voluto sud-dividere la materia per farne un corso di laurea, l’ennesimo.

“ La comunicazione non è solo questo. È molto di più:

è tutto il resto. ”

Sono i segnali di fumo, quelli stradali, il modo in cui è disposta la merce al super-mercato, i colori scelti per le pareti di un uffi cio pubblico o di un negozio, il layout di un sito internet, l’arredamento di una casa, gli accordi di una chitarra, le parole, i si-lenzi, il design di un’auto, la formazione di una squadra di calcio, gli abiti delle nuove collezioni, i rifi uti nei sacchetti, il colore dei confetti, i fi ori sulle lapidi. Anche? Certamente.Perché una rosa rossa lasciata su una tomba al posto di un crisantemo rivela che qual-cuno ancora ricorda l’amore, la passione, che chi non c’è più gli ha donato in vita.Così come il colore blu di una parete o di un abito trasmette tranquillità e distende lo sguardo, mentre il rosso cattura l’attenzione e centrifuga il cervello, mettendolo in moto ogni volta che prova ad entrare in stand-by, senza dargli tregua.E le informazioni che leggiamo in primo piano in una pagina web o cartacea sono quelle su cui ci viene implicitamente chie-sto di concentrare l’attenzione, mentre ciò che è ai margini, lo dice proprio il termine, è un contorno del quale in primo momento si può fare a meno. Tutto è comunicazione.Nel senso che rende partecipi di informa-zioni, sottotesti; che signifi ca molto altro rispetto a quello che si legge in superfi cie. E anche noi lo siamo.

Lo è quello che diciamo, ovviamente.Ma anche il tono che usiamo nell’esprimer-ci, gli occhi che fi ssano l’interlocutore o che teniamo bassi per nasconderli e nasconder-ci, le mani che tormentiamo per l’ansia o che usiamo per gesticolare e dare forza al pensiero che stiamo esternando, le gambe liberamente accavallate o di contro in buon ordine una accanto all’altra, il volume della nostra voce, le gote che si colorano di rosso contro la nostra volontà. Sì, anche il nostro corpo comunica. A volte da solo, per istintive reazioni che tradisco-no le nostre emozioni, altre volte col nostro aiuto, quando lo usiamo per aff ermare la nostra personalità.Perché un nuovo taglio di capelli dice che abbiamo voglia di aria nuova. E se il taglio è drastico o stravagante, che quella vecchia proprio non la tolleriamo più.Provate a farci caso, a guardare le cose di-versamente, a chiedervi se c’è una scelta precisa o semplicemente dell’altro dietro ad ogni singola cosa su cui posate gli occhi nelle vostre giornate. Fosse anche un sasso che ha spaccato una vetrina.Chiedetevi cosa signifi ca veramente ciò che avete davanti.E vi scoprirete vostro malgrado novelli Sherlock Holmes, capaci di interpretare tutto, di cogliere i segnali di ogni cosa, di vedere oltre, semplicemente guardando a fondo il mondo.Salvo poi capire, probabilmente, che que-sta innata e profonda capacità non volete godervela né usarla, perché in grado di sopraff arvi, rubando magia all’apparente mistero dell’universo.Molto meglio lasciarsi sor-prendere, certe volte.E rinunciare a capire.Ma questo, che lo vo-gliate o no, sve-lerebbe di voi anche la pigri-zia che preferi-reste nascondere.

pagina 3numero 0 febbraio 2012

Tutto è comunicazionedi Stefania Stefanelli, Autrice e Sceneggiatrice Televisiva

®

y fo

tolia

®

numero - Anno / febbraio 20

Tutto è comunicazione

App, fenomeno o fenomenali?Social Business: che confusione!Passa il favore!

Comunicazione, troppi esperti

in questo numero

magazinenum

. 5 - Anno I/settembre 2012

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

© Marco

Iazze

tta

magazinenum

. 5 - Anno I/settembre 2012

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

© Marco

Iazze

tta

OSPITE D'ONORE AL FESTIVAL

TEATRO CANZONE GIORGIO GABER

SPECIALE

FESTIVAL TEATRO CANZONE

GIORGIO GABER

pagina 3

®

numero 4 - luglio 2012

T empi duri per i nostri archetipi, In-

ternet li sta mettendo a dura prova,

tutti! Archetipi e paure.

Fino a pochissimi anni fa non avrem

mo

mai lasciato che uno “sconosciuto” con il

quale chiacchieravamo in rete potesse co-

noscere il nostro vero nome. Tutti sotto

alias e/o nicknames.

Fino ad arrivare all’era “social” dove il con-

cetto si è completam

ente ribaltato, niente

più ombra e m

istero. Dati personali, inte-

ressi, lavoro e persino relazioni familiari

resi disponibili a tutti gli “amici”.

Diceva Aristotele nell’Etica Nicomachea che

l’amicizia è fondam

entale alla vita, giacché

senza amici nessuno sceglierebbe di vivere,

anche se possedesse tutti gli altri beni (7,

1, 1155 a, 1-10sgg.). Si riferiva a Facebook?

Non contenti siamo arrivati alla geolocaliz-

zazione: dove sono, con chi, manca solo il

perchè... ma questo sarà un altro post.

Non paghi di aver messo a fattor com

une

tutte le nostre “intimità” adesso stiam

o at-

traversando una nuova fase.“ Il Cloud...

Cos’e’ questo cloud? ”

Wikipedia scrive: “In inform

atica con il

termine inglese cloud com

puting (in italia-

no nuvola informatica) si indica un insie-

me di tecnologie che perm

ettono, tipica-

mente sotto form

a di un servizio off erto

da un provider al cliente, di mem

orizzare/

archiviare e/o elaborare dati (tramite CPU

o soft ware) grazie all’utilizzo di risorse har-

dware/soft ware distribuite e virtualizzate in

Rete”. La correttezza nell’uso del termine è

contestata da molti esperti: se queste tecno-

logie sono viste da alcuni analisti come una

maggiore evoluzione tecnologica off erta

dalla rete Internet, da altri, come Richard

Stallman, sono invece considerate una

trappola di marketing.

Con il “cloud” riusciamo a far fare ai no-

stri aggeggi elettronici molte più cose di

quante potrebbero... Potremm

o parago-

nare il cloud ad un enorme cervellone al

quale inviamo i nostri im

pulsi sensoriali e

dal quale riceviamo in risposta un pensiero

completo.

Fantastico, possiamo avere aggeggini sem

-

pre più potenti e sempre più piccoli e leg-

geri con i quali fare sempre più cose a

patto di avere il collegamento diretto

con la “nuvola”. Ecco la parola magi-

ca del cloud, “connessioni”.

Parlando di etere e connessioni

verrebbe da pensare a qualcosa di

esoterico... ed anche qui rimando

ad un futuro post.“ Nel tem

po presente

cosa sta succedendo? ”

Tutto bello, tutti connessi, un “super-

cervellone” che ci elabora le infor-

mazioni ricevute da program

mi

SaaS (soft ware as a service) e ci

restituisce la nostra bella foto

elaborata. E così mandiam

o

in cantina anche la “prudenza”

dopo la “riservatezza”.

Infatti l’uso estremo del cloud

prevede che i nostri dati personali,

i nostri

soft ware, etc.,

vengano

imm

agazzinati in un data center chissà

dove nel mondo fi sico, perché sulle

nuvole non c’è p osto.

Ed oltre a correre qualche rischio per

motivi geopolitici, oppure sem

plice-

mente di “opportunità com

merciali”

potrebbero iniziare anche i problemi

legati ai “thunder”, termine con il qua-

le si stanno apostrofando i blocchi delle

applicazioni “cloud” dovuti ad inter-

ruzioni delle reti di connessione.

Ultima in ordine di tem

po e nel-

lo stesso tempo m

olto importan-

te per quel che ha creato è stata

l’interruzione dei servizi di “Insta-

gram”, “Pinterest” e “Netfl ix” a causa

di una violenta tempesta m

agnetica che

ha colpito gli Stati Uniti.

Per fortuna i data center hanno “tenuto” e,

dopo qualche ora, tutto è tornato alla nor-

malità.

Il cielo di Internet è quindi pieno di nuvole

portatrici di novità e di nuova vita.

A noi il compito di im

maginarle nelle for-

me e nei colori che più ci piacciono.

Internet, un cielo con tante “nuvole”?

di Maurizio Im

parato, Training & Coaching

ouo

num. - Anno /luglio-agosto 20

in questo numero

© Mar

co Ia

zzett

a

Internet un cielo con tante nuvole

Vis à Vis con Azra Nuhefendic

Speciale Umbria Jazz 2012

Lou Reed. Una vita salvata dal Rock and Roll

Con le pinne, fucile ed occhiali...

Curiosità

SPECIALE

pagina 3

numero 3 - giugno 2012

®di Roberto Gaudioso, Poeta e scrittore – Africanista – Attivista in Human Rights

Appunti sulla Poesia

I poeti difendono il portale che conduce

all’intuizione, sono coraggiosi “guerrieri

della luce”, il loro compito è aff errare le

parole dure e plasmarne il senso. La po-

esia è l’arte di utilizzare in modo partico-

larmente sintetico ed espressivo la lingua

sua costituzione per lo più in ritmi e suoni.

La poesia fa della lingua quotidiana un lin-

guaggio speciale, una costruzione ritmica

e metaforica, cioè fa quello che le altre arti

fanno con i loro “mezzi” rendendo il loro

linguaggio universale. A diff erenza di que-

ste, però, il mezzo che usa la poesia è lo

strumento più infl azionato del mondo: la

lingua.Roland Barthes descrive il dramma della

scrittura con queste parole:

«Davanti alla pagina bianca, nel momento

di scegliere le parole che devono segnalare

con chiarezza la sua posizione nella Sto-

ria e attestare che egli ne accetta i dati, lo

scrittore avverte una tragica disparità tra

ciò che fa e ciò che vede; sotto i suoi occhi il

mondo civile forma ora una vera Natura, e

questa Natura parla, elabora linguaggi vivi

da cui lo scrittore è escluso: al contrario, tra

le sue mani, la Storia mette uno strumento

decorativo e compromettente, una scrittura

ereditata da una Storia passata e diversa, di

cui egli non è responsabile, ma è la sola di

cui possa far uso.

Nasce così una tragicità della scrittura,

poiché lo scrittore, ormai cosciente, si deve

dibattere contro i segni ancestrali e onnipo-

tenti che dal fondo di un passato estraneo gli

impongono la Letteratura come un rituale e

non come una riconciliazione».

Secondo Barthes, il poeta moderno cerca

parole che siano nuove, più dense o lumi-

nose. Nella poesia moderna i concetti sono pa-

role che riproducono la profondità e la

singolarità dell’esperienza, si tratta dell’arte

dell’invenzione. In questo senso sembrano

puntualissimi e precisi, nonostante la loro

enigmaticità, i versi del poeta italiano Giu-

seppe Ungaretti, nella seconda strofa di

“Commiato” in L’ Allegria:

[…] Quando trovo

in questo mio silenzio

una parola

scavata è nella mia vita

come un abisso

Questo scavo interiore testimonia e con-

ferma le parole di Barthes a proposito della

poesia moderna. Il poeta moderno è colui

che aff onda nell’abisso dell’esistenza, del-

la vita, e porta alla luce parole più nuove,

più dense o luminose. La prima strofa del

“Porto sepolto” della stessa raccolta recita:“ Vi arriva il poeta

e poi torna alla luce con i suoi canti

e li disperde ”L’autentica poesia non è mai un modo

più elevato della lingua quotidiana. Vero

è piuttosto il contrario: che cioè il parla-

re quotidiano è una poesia dimenticata e

come logorata, nella quale a stento è dato

ancora percepire il suono di un autentico

chiamare.In questo senso la poesia moderna e con-

temporanea appare come una chiamata che

si dissolve verso un linguaggio naturale o

sociale. Solo in questo modo, forse, la lin-

gua poetica riesce ad essere se stessa, pro-

fondamente sempre presente perché mai

inoff ensiva, perché mai compiuta, attra-

versa l’esistenza e tutte le sue componenti,

senza trionfare su queste, ma creando uno

spazio aperto, più ambiguo, inconcluso;

in queste istanze risiede la forza “politica”

della poesia. Ed è così che il poeta contem-

poraneo tenta di calarsi nella realtà, respin-

gendo ogni accusa di astrattezza. “ Naufrago nel mare del sogno

nell’intimo della foresta che s’infi ttisce

nel quale il pensare senza agire è tradire.

Euphrase Kezilahabi ”

magazinenumero 3 - Anno I/giugno 2012

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

in questo numero

iglio

lini

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