Menthalia Magazine - Giugno 2012

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magazine numero 3 - Anno I/giugno 2012 Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012 in questo numero © Nunzio Figliolini Appunti sulla Poesia Vis à Vis con Cristiano Minellono Diciamolo con i gomitoli (Speciale Guerrilla Knitting) Andy Warhol. Alla corte dell’imperatore Dialetto che passione La fine del mondo: tenetevi liberi per il giorno... Un “Ulisse” tutto da ridere Green è trend Curiosità

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Periodico d'informazione sulla comunicazione e dintorni. In questo numero: Appunti sulla Poesia - Vis à Vis con Cristiano Minellono - Diciamolo con i gomitoli (Speciale Guerrilla Knitting) - Andy Warhol. Alla corte dell’imperatore - Dialetto che passione - La fine del mondo: tenetevi liberi per il giorno... - Un “Ulisse” tutto da ridere - Green è trend - Curiosità

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magazine numero 3 - Anno I/giugno 2012Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

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Editoriale

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Registrazione al Tribunale di Napoli N. 27 del 6/4/2012

Direttore Responsabile: Fabrizio PonsiglioneDirettore Editoriale: Stefania Buonavolontà

Art Director: Marco IazzettaGra� ca & Impaginazione: Menthalia Design

Hanno collaborato in questo numero:Stefania Buonavolontà, Martina Dragotti,

Roberto Gaudioso, Rosalba Iazzetta, Riccardo Michelucci, Stefania Stefanelli

Menthalia srl direzione/amministrazione 80125 Napoli – 49, Piazzale V. Tecchio

Ph. +39 081 621911 • Fax +39 081 622445Sede legale: 80121 Napoli – 30, Piazza dei Martiri

Sedi di rappresentanza: 20097 S. Donato M.se (MI) – 22, Via A. Moro

50132 Firenze – 17/A, Via degli Artisti

Tutti i marchi riportati appartengono ai legittimi proprietari

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Condivisione

È bu� o pensare a come possa essere cambiato oggi, con l’av-vento dei social network, il signi� cato della parola condivi-sione. Se dico condivido, tutti penseranno subito ad un nuo-vo link sulla mia bacheca...Ma per metterla in pratica la condivisione, quella vera, è ne-cessaria molta più forza di quella che ci vuole per spingere un tasto su una tastiera del computer.L’ignoto, il diverso, il nuovo sono concetti che si portano sulle spalle una storia fatta di di� denza, disapprovazione e pregiudizio.Tuttavia, accettare le di� erenze, è una prova di sicurezza in se stessi: cedere al compromesso, inteso come mediazione, tro-vare un accordo, avvicinarsi, mettersi in discussione non è da deboli. Bensì dimostra grande intelligenza. Penso che trovare i codici comunicativi giusti per arrivare ad aprire “lucchetti mentali” sia più coraggioso e onorevole che arrendersi alla chiusura e al non dialogo. È troppo semplice, e molto spesso conveniente, sentenziare e classi� care gli altri, e resta sicura-mente più ardua l’impresa di non gettare la spugna e acco-gliere una s� da, perché una mente che si apre al dialogo, una barriera che cade, un pensiero accettato e non per forza condiviso sono sempre una vittoria.Che cosa è, se non questo, il concetto di comuni-cazione? Certamente comunicare serve a trasfe-rire informazioni, a condividere signi� cati, ma la primordiale essenza del comunicare risiede nell’apertura agli altri. Troppo spesso ci foca-lizziamo sul mittente, su noi stessi, costruendo castelli di sabbia che ci ritroviamo ad ammirare da soli. L’ apertura è sempre un arricchimento, ma non per forza un cambiamento. Anche condividere le novità e le di� erenze a prescindere sarebbe un’imprudenza, in quanto implicherebbe una mancanza di nerbo e di carattere... perché sce-gliere tutto equivale a non scegliere. Non sono in vena di moniti in questo numero... Piuttosto ri� ettevo con la penna in mano, doman-dando a me stesso, e a voi, se la meta da raggiungere sia poi così importante, se per raggiungerla si rischia di perdere il tragitto.

Marco IazzettaGeneral Manager

MENTHALIA

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di Roberto Gaudioso, Poeta e scrittore – Africanista – Attivista in Human Rights

Appunti sulla Poesia

I poeti difendono il portale che conduce all’intuizione, sono coraggiosi “guerrieri della luce”, il loro compito è a� errare le parole dure e plasmarne il senso. La po-esia è l’arte di utilizzare in modo partico-larmente sintetico ed espressivo la lingua assecondando la Forma, la quale trova la sua costituzione per lo più in ritmi e suoni. La poesia fa della lingua quotidiana un lin-guaggio speciale, una costruzione ritmica e metaforica, cioè fa quello che le altre arti fanno con i loro “mezzi” rendendo il loro linguaggio universale. A di� erenza di que-ste, però, il mezzo che usa la poesia è lo strumento più in� azionato del mondo: la lingua.Roland Barthes descrive il dramma della scrittura con queste parole:«Davanti alla pagina bianca, nel momento di scegliere le parole che devono segnalare con chiarezza la sua posizione nella Sto-ria e attestare che egli ne accetta i dati, lo scrittore avverte una tragica disparità tra ciò che fa e ciò che vede; sotto i suoi occhi il mondo civile forma ora una vera Natura, e questa Natura parla, elabora linguaggi vivi da cui lo scrittore è escluso: al contrario, tra le sue mani, la Storia mette uno strumento decorativo e compromettente, una scrittura ereditata da una Storia passata e diversa, di cui egli non è responsabile, ma è la sola di cui possa far uso. Nasce così una tragicità della scrittura, poiché lo scrittore, ormai cosciente, si deve dibattere contro i segni ancestrali e onnipo-tenti che dal fondo di un passato estraneo gli impongono la Letteratura come un rituale e non come una riconciliazione».Secondo Barthes, il poeta moderno cerca parole che siano nuove, più dense o lumi-nose. Nella poesia moderna i concetti sono pa-role che riproducono la profondità e la singolarità dell’esperienza, si tratta dell’arte dell’invenzione. In questo senso sembrano puntualissimi e precisi, nonostante la loro enigmaticità, i versi del poeta italiano Giu-seppe Ungaretti, nella seconda strofa di “Commiato” in L’ Allegria:

[…] Quando trovoin questo mio silenzio

una parolascavata è nella mia vita

come un abisso

Questo scavo interiore testimonia e con-ferma le parole di Barthes a proposito della poesia moderna. Il poeta moderno è colui che a� onda nell’abisso dell’esistenza, del-la vita, e porta alla luce parole più nuove, più dense o luminose. La prima strofa del “Porto sepolto” della stessa raccolta recita:

“ Vi arriva il poetae poi torna alla luce con i suoi canti

e li disperde ”L’autentica poesia non è mai un modo più elevato della lingua quotidiana. Vero è piuttosto il contrario: che cioè il parla-re quotidiano è una poesia dimenticata e come logorata, nella quale a stento è dato ancora percepire il suono di un autentico chiamare.In questo senso la poesia moderna e con-temporanea appare come una chiamata che si dissolve verso un linguaggio naturale o sociale. Solo in questo modo, forse, la lin-gua poetica riesce ad essere se stessa, pro-fondamente sempre presente perché mai ino� ensiva, perché mai compiuta, attra-versa l’esistenza e tutte le sue componenti, senza trionfare su queste, ma creando uno spazio aperto, più ambiguo, inconcluso; in queste istanze risiede la forza “politica” della poesia. Ed è così che il poeta contem-poraneo tenta di calarsi nella realtà, respin-gendo ogni accusa di astrattezza.

“Naufrago nel mare del sognonell’intimo della foresta che s’in� ttiscenel quale il pensare senza agire è tradire.

Euphrase Kezilahabi ”

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Essere autore di testi. Ma cosa vuol dire? Scrivere parole, dare voce ai pensieri, stare dalla parte dei contenuti, parlare alla propria penna ieri, alla tastiera oggi.Chi scrive testi non è solo un cultore della parola, ma è anche un buon osservatore. Per scrivere del mondo, di ciò che accade, per descrivere vite, raccontarle e farle amare, occorre uno sguardo più lungo, che attraversi le apparenze per cogliere l’essenza. È questo che fa un autore, “confeziona pensieri”, ci racconta Cristiano Minellono, grande autore della musica italiana ed esperto di comunicazione.A voi l’intervista...

Scrittore di testi musicali, autore di alcune delle canzoni italiane più famose, scrittore di programmi televisivi, coautore di libri, attore teatrale, responsabile artistico in Fininvest, scrittore di testi pubblicitari e campione italiano di formula 3. Una per-sonalità eclettica e creativa. Che giudizio hai del panorama comunicativo di oggi?In questa confusione di comunicazione sta imperando il cattivo gusto.La qualità della musica, della televisione e del cinema in Italia è scaduta almeno dell’80%. Gli interessi economici hanno prevaricato il bisogno di avere prodotti di qualità, e il risultato si vede.

La tua, dunque, è un’astensione di protesta?Sì. Noi autori non abbiamo più la possibilità di creare nuovi talenti. Non essendoci più i grandi produttori cinematogra� ci e disco-gra� ci di una volta, non verranno più fuori le So� a Loren e i Mastroianni, né verranno fuori i grandi registi del passato come Fellini, Germi, Rossellini perché oggi nel cinema comandano i � nanziatori e la qualità ne paga le conseguenze.Nel panorama autorale televisivo accade pressappoco la stessa cosa: invece di avere due autori bravi come accadeva negli anni ’80, ci sono sette, otto autori neolaureati, senza esperienza, pronti ad assecondare le volontà del capo, senza cenni di esitazione.

Non esiste più la professione di autore, ci si arrangia come si può...L’autore sia musicale, cinematogra� co che televisivo è sempre stato il padrone della situazione, un programma televisivo o un � lm si facevano come voleva l’autore adesso, invece, si fa tutto come vuole chi mette i soldi.

E la qualità ne paga il prezzo...

Hai scritto testi per cantanti molto famosi, sapere per chi dovesse essere scritta una canzone ti ha mai condizionato?Non è il caso di parlare di condizionamento. Ero giustamente indirizzato, ovviamente se sai che stai scrivendo per Adriano Celentano è di� erente dal sapere che stai scrivendo per Orietta Berti; scrivi spesso un testo in base all’artista, rimanendo coerente con ciò che egli rappresenta.

In maniera totalmente libera?Se stai lavorando con un grande artista sì. Sono spesso Le “mezze tacche” ad imporsi maggiormente e ad avere più manie di protagonismo!

Come avviene il tuo processo creativo? Hai dei riti particolari, dei momenti che preferisci?Sì, per me quello della scrittura è un momen-to molto particolare. Se ho quindici giorni a disposizione per scrivere un testo... lo faccio generalmente negli ultimi due minuti che ho a disposizione, la pressione mi rende più creativo. Non mi è mai capitato di scrivere una canzone partendo dal titolo, eccezion fatta per “l’Italiano” ed un altro paio. Mi metto lì, ascolto la musica, e la mia creatività parte...

La canzone alla quale sei più legato?Le canzoni che ho scritto con Umberto Balsamo “Pace”, “Bugiardi noi”, o quelle con Dario Farina per i Ricchi e Poveri: “Sei la sola che amo”, “Dimmi quando”...Ma comunque è difficile scegliere; sono legato alle canzoni che ho scritto in base a quello che rappresentano: “Il primo giorno di primavera” è la mia prima vera canzone, “L’italiano” è quella che ha avuto più successo nel mondo e “Sei la sola che amo” è quella che forse mi piace di più, ma che forse ha venduto di meno...

Le canzoni che scrivi sono autobiogra� che?Mah, in certi casi lo sono... in altri no. Un autore non può e non deve parlare della propria vita come protagonista assoluto. Deve farsi carico del sentire comune, di ciò che accade intorno e riuscire a metterlo in parole. Spesso ho cercato di immaginare situazioni nelle quali non mi sono mai trovato, vivi

di Martina Dragotti, Copywriting & Communication

Vis à Vis con Cristiano Minellono

Cristiano Minellono

Autore di testi della

musica Italiana

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Lasciatemi cantare con la chitarra in mano

lasciatemi cantare una canzone piano piano

Lasciatemi cantare perche' ne sono � erolasciatemi cantare una canzone piano piano

Lasciatemi cantare perche' ne sono � erolasciatemi cantare una canzone piano piano

Lasciatemi cantare perche' ne sono � erosono un italianoun italiano veroLasciatemi cantare perche' ne sono � erosono un italianoun italiano veroun amore che magari è tranquillo, ma poi lo

proietti in altre situazioni, possibilità, sfac-cettature. La cosa principale per un autore è la fantasia.Ho scritto “Il tempo se ne va” per Celentano, che è la storia di un padre che si accorge che la � glia è cresciuta, che oramai è una donna, ed io non avuto una � glia femmina. Ci vuole anche una grande capacità di os-servazione.

Ti de� nisci un “confezionatore di pensieri”, non per forza i tuoi. Ma spesso le tue parole sono divenute universali, hanno creato atmosfere e sensazioni in cui moltissime persone si sono riconosciute.Questo significa fare l’autore di mestiere. Il segreto è non fare la canzone per te. La canzone non deve essere un monumento a te stesso o una creatura che comprendi solo tu. La canzone deve essere per tutti, deve riguardare tutti, per cui è necessario che l’autore conosca e comprenda il momento politico e sociale della nazione in cui lavora, che senta la gente e che viva... in modo tale da poter raccontare, non solo la sua vita, ma soprattutto quella degli altri.

Non puoi esimerti, vogliamo un’aneddoto! Ne avrai a centinaia da raccontare... ti va di sceglierne uno da raccontare ai nostri lettori?Era il 1984 e fui contattato da Freddy Naggiar per scrivere il testo della canzone che Albano e Romina avrebbero portato a Sanremo. Era l’anno in cui Toto Cutugno era dato da tutti per vincitore. L’ultimo giorno utile per l’invio della canzone mi telefonò Albano, dicendomi che ancora non aveva il testo. Io ero in sala d’incisione, non avevo ancora scritto nulla (di questo particolare, però, nessuno era a conoscenza) e avevo con me soltanto un foglio sul quale avevo annotato la metrica della canzone. Dettai il testo della canzone ad Albano per telefono, creandolo lì, su due piedi. La canzone s’intitolava Ci sarà.Come andò a � nire? Vincemmo Sanremo!

Ma è una cosa prettamente italiana. All’e-stero sono numerose e molto richieste le collaborazioni con autori importanti...Difatti, la gente non si rende conto che non essendoci più sul mercato autori come Bigazzi, Minellono, Mogol, Calabrese, Beretta, Palla-vicini, ovvero i grandi parolieri della musica italiana, la canzone italiana è morta. All’estero,

invece, gli editori musicali fanno a gara per accaparrarsi la � rma di autori importanti. In Italia, oggi, l’autore non viene preso in considerazione...

Una parola può signi� care tantissime cose, può avere diverse accezioni, è determinata da un contesto o da un’emozione. La parola utilizzata da uno scrittore è di� erente da quella di uso comune; un autore la colloca in quella posizione, le dà quella determinata sfumatura per uno scopo preciso. Un autore ha rispetto delle parole che usa. Com’è il rapporto tra autore e parola nella scrittura di un testo musicale?In una canzone, la cosa molto importante è che bisogna cercare di esprimere un concetto ampio con poche parole, non viceversa. Ad esempio con frasi del tipo: “accendere la luce, la carta e la matita ed aspettar che il mondo mi esca dalle dita” oppure “Quando il mondo parla con la mia mano è lì che ti amo” esprimi mille cose in un’unica frase... Bisogna riuscire a catturare un momento, una situazione ed esprimerla in un rigo.

Cristiano, ti vediamo molto attivo anche sulla questione SIAE. Cosa ne pensi?Penso che noi autori siamo stati vittime per decenni di una rapina continua da parte degli editori che hanno appro� ttato vergo-gnosamente della situazione, prendendosi il 100% dei diritti delle canzoni. Adesso è giunto il momento che la SIAE torni in mano agli autori, è nata come SIA, Società Italiana Autori, e tale deve ritornare ad essere.

Ma in un’epoca legata fortemente all’ap-parenza, alla forma, che ruolo hanno i contenuti? Quanto conta la parola?La parola oggi conta poco, è mercificata, svilita. Oggi le grandi case di produzione pagano pochissimo gli autori, soprattutto nel campo televisivo. L’arte nel nostro Paese viene incredibilmente trascurata. La cosa incredibile è che tutto ciò accade proprio in un Paese conosciuto nel mondo come il Paese dell’arte, della creatività. Calcola che la professione di autore non viene tutelata dalla legge, che non ci garantisce alcun diritto. Oggi non consiglierei ad un giovane di in-traprendere questa carriera, a meno che non abbia dei mezzi propri per potersi mantenere e tanta, tanta passione.

sono un italianoun italiano vero

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Avete presente la dolce nonnina che sferruzza seduta sulla sua cente-naria poltrona davanti al camino

con gli immancabili occhialetti sul naso? Dimenticatela.E dimenticate anche i cari vecchi murales. Dimenticate quei ragazzi che armati di bombolette e vestiti come modernissimi rapper, creano il viso di Bob Marley sulle squallide mura grigie delle periferie urba-ne, in poco tempo e sotto gli occhi di un pubblico metà estasiato, metà infastidito. Hanno fatto il loro tempo.Oggi la street art è nelle mani di quella nonnina che ha lasciato poltrona, cami-no e occhialetti e si è trasformata in una specie di vendicatrice solitaria che la not-te, mentre tutti dormono, va in missione segreta per le strade della città a colorarle con le sue creazioni fatte a maglia. Ed ecco che al risveglio gli anonimi pali della luce, le fontane arrugginite e le tristi statue nei parchi appaiono diverse, ricoperte di cre-azioni colorate e, in una sola parola, vive.

Lo chiamano yarn bombing, ovvero “bombardamento tessile”.

Le puriste di quest’idea sono le Guerrilla Knitting, un gruppo di audaci signore di mezz’età che vivono in Cornovaglia e che, in totale anonimato, portano avanti il pro-getto di un autonomo abbellimento delle città non per fama o guadagno, ma per il gusto di sorprendere e di sorprendersi. Non si sa mai quando colpiranno, ma scel-gono sempre eventi importanti durante i quali palesarsi e stupire tutti.È pura poesia. L’idea di usare un’arte vec-chia come il cucco per ritrasformare i monocromatici paesaggi urbani in pae-saggi naturali sui generis senza inquinarli e senza rovinarli è quanto di più moderno sia stato pensato negli ultimi decenni. (E di certo molto più futurista del vandalo che buttò inchiostro rosso nella fontana di Trevi pensando di essere originale e che invece rischiò di comprometterne funzio-namento e colore per sempre). La lana sembra quasi avvolgere ciò che co-pre e quegli strani accostamenti di colori comunicano più allegria di quanto potreb-be fare una � era di paese.

È un modo per riprendersi il territorio e non è un caso che dopo il terremoto che ha devastato L’ Aquila nel 2009 sia stato subito promosso un evento denominato “Mettiamoci una pezza – Una città ai ferri corti” per riempire con lo sferruz-zamento il vuoto lasciato dai crolli.

“Comunicazione, colore, lavoro artigianale,

iniziative sociali e un bel po’ di creatività”.

Ma anche un perfetto veicolo pub-blicitario, che nelle mani giuste può trasformarsi in un business serio. E infatti il fenomeno sta spopolando gra-zie al collettivo Knitta Please fondato da Magda Sayeg, un’intraprendente texana che ha fatto di questo passa-tempo un vero e proprio mestiere, pubblicizzando al massimo il lavoro suo e del suo team ed arrivando a lavorare su commissione in tutto il mondo. Vanta collaborazioni con i marchi Vodka, Smart Car, Mini Cooper, esposizioni in numerosi musei, un web store in cui acquistare t-shirt e cover per telefoni cellulari rigorosamente fatti a maglia, un sito internet (www.magdasayeg.com) dove è possibi-le seguire passo passo i viaggi del gruppo ed ammirare una galle-ria fotogra� ca in cui troneggiano immagini di interi bus ricoperti di lana.Bellissimi anche questi, senza dubbio.Ma volete mettere l’emozione di sve-gliarsi e scoprire una nuova installazione lì dove non ve la sareste mai aspettata? Volete mettere il romanticismo dell’ano-nimato delle artiste ed il sospetto che la cara vecchietta che compra la verdura con voi al mercato sia in realtà una guer-rilla girl?

Volete mettere il concetto di “arte per l’arte”?

Eterna lotta tra ragione e sentimen-to, insomma. In ogni caso, geniale.

di Stefania Stefanelli, Autrice e Sceneggiatrice Televisiva

Diciamolo con i gomitoli

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Location: Paris, FranceLocation: Bali, Indonesia

Location: Mexico City

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di Martina Dragotti, Copywriting & Communication

Andy Warhol.Alla corte dell’imperatore

timeline Un giorno, correva l’anno 1962, Andy Warhol si recò nell’appartamento di Billy Name, suo amico fotografo, e

restò a� ascinato dal modo in cui era decora-to: il color argento straripava dagli ambienti, specchi rotti e patine in carta stagnola rivesti-vano gli spazi rimasti, ovunque si assaporava uno stile proto-glam decadente. Subito fu tutto chiaro, era così che voleva fosse il suo lo� appena preso in a� tto al 231 East della quarantasettesima strada a Man-hattan, passato alla storia come � e Factory.

Ogni giorno, in quella Silver Factory (fab-brica d’argento) i cui rivestimenti di carta stagnola ricoprivano � nanche l’ascensore, il folle Andy portava manciate di palloncini argentei, che faceva galleggiare sul so� tto; era un ambiente decadente e underground, una sorta di laboratorio collettivo di idee e progetti, una corte nella quale contaminazio-ne, decontestualizzazione e sregolatezza die-dero vita ad opere celebri ed intramontabili. Nella Factory il buon proposito all’ordine del giorno era quello di dissacrare il concetto di opera d’arte: spettacolo, musica e arte erano costantemente intrecciati e, mentre qualcuno si dedicava ad un provino e qualcun altro era impegnato in una serigra� a, qualcun altro... si faceva di anfetamine.

“Geniale, stravagante, bizzarro, ironico... ”questo e molto altro sarà Andy Warhol nel

panorama comunicativo degli anni a venire.

Una sera del 1965, nel quartiere del Gre-enwich Village di New York, al Cafè Bizarre, una band musicale venne licenziata dagli or-ganizzatori dopo l’esibizione: troppo volgari e scandalosi quel Lou Reed e la sua banda che si faceva chiamare Velvet Underground. Andy, quella sera si trovava proprio lì, se-duto ad un tavolo... e rimase folgorato: quei

folli erano perfetti per la Factory, erano la sua arte trasposta in musica, erano in pieno stile Warhol.Messa a disposizione la Factory per le prove, diventò il loro consulente estetico e produsse il loro primo Lp. Fu così che le parole “Take a Walk on the Wild Side” – fatti un giro nel-la zona selvaggia – diventarono il richiamo persuasivo della Factory, il canto della sirena con cui Warhol e la sua corte ammalieranno la società americana da lì in avanti.

Un’arte senza confini che ha sugellato le icone-simbolo del XX secolo: senza ricerca estetica, pretese polemiche o biasimi, le ope-re di Warhol hanno contribuito in maniera essenziale a fotografare lo spirito alienato e psicotico della società di massa americana, spersonalizzata, seriale, riproducibile, a sca-denza...

Tuttavia incredibilmente democratica: il vol-to di Marylin Monroe come le Campbell’s Soup, Elvis Presley, Mao Tse-tung e le lattine di Coca-Cola divengono icone, nulla più che oggetti di una narrazione documentaristica di una storia che potrebbe intitolarsi “La so-cietà dell’immagine”.

“Io vivo la mia vita alla luce del sole. Sarò felice di dirvi quello che sto facendo ogni minuto di ogni singolo giorno”.

Questa frase mi appare più che mai attuale, mentre scorro la bacheca ricolma di aggior-namenti di stato del mio social.

Quasi come se la sua visionaria e dissacrante personalità avesse fatto un giro negli anni duemila e avesse voluto preannunciare alla società di massa americana di rifarsi il truc-co, di indossare la maschera... perché di lì a poco, ognuno avrebbe avuto i suoi quindici minuti di popolarità.

1928 - Pittsburgh: nasce Andrew Wahrola JR.

1949 - Carnegie Mellon University di Pittsburgh: si laurea e si trasferisce a New York.

1952 - Hugo Gallery di New York: tiene la prima mostra personale.

1956 - Bodley Gallery: espone alcuni disegni e presenta le sue Golden Shoes in Madison Avenue.

1960 - Comincia a realizzare i primi dipinti che si rifanno a fumetti e immagini pubblicitarie.

1962 - Fonda la prima Factory.

1967 - Si lega al gruppo rock dei Velvet Underground (di Lou Reed), di cui fi nanzia il primo disco.

1968 - Rischia la morte, all’interno della Factory, per l’attentato di Valerie Solanas.

1980 - Diventa produttore della Andy Warhol’s TV.

1983 - E spone al Cleveland Museum of Natural History e gli viene commissionato un poster commemorativo per il centenario del Ponte di Brooklyn.

1986 - Si dedica ai ritratti di Lenin e ad alcuni autoritratti.

1987 - Muore durante una semplice operazione chirurgica.

line - Pittsburgh: nasce Andrew

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Andy Warhol.Alla corte dell’imperatore

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di Rosalba Iazzetta, Accounting O� ce

Dialetto che passione

Così scriveva De Amicis ne L’Idioma gentile del 1905 chiamando la lin-gua “sorella del dialetto”, essendo

entrambi � gli di uno stesso albero. Beh, a centosette anni dalla pubblicazione di que-sto libro e a centocinquantuno dall’unione del Bel Paese, i mille dialetti del nostro sti-vale sobbollono più vivi che mai.In e� etti, tra lingua e dialetto non vi è una di� erenza di tipo linguistico ma di status; la lingua ha una connotazione u� ciale ne-gata al dialetto e dovuta a ragioni storiche e sociali, infatti, una stessa forma espressi-va può essere, secondo le epoche e le zone, classi� cata come lingua o come dialetto, tuttavia il loro rapporto insinua una subal-ternità ideologica impropria rispetto alla realtà linguistica.Nel terzo millennio tutti, o quasi, parlano l’italiano, ma il dialetto risulta essere an-cora un’importante risorsa, poiché alcune parole mantengono il loro puro signi� cato solo se pronunciate nel dialetto originario, e, provando a tradurle in italiano, perdono gran parte dell’e� cacia espressiva.In tempi recenti, abbiamo assistito ad una rivalutazione del vernacolo che assume qualche carattere di nazionalità grazie all’introduzione, in dizionari della lingua italiana, di lemmi che un tempo appartene-vano puramente al dialetto (il napoletano inciucio, il romanesco malloppo, il genove-

se mugugno, la piemontese ramazza, per citarne alcuni). Oggi questi termini fanno parte del lessico comune e non

sono più percepiti come parole dialettali. Anche nel mon-

do del web (pensia-mo a social network, blog e chat) assistia-mo a passaggi dall’i-

taliano al dialetto, colorati e divertenti, de� niti dagli esperti code mixing, quasi a

sottolineare un’u� cialità non uf-

� ciale, svincolata da ambiti non formali, e a dimostrazione del fatto che il dialetto non è appannaggio esclusivo della popolazione anziana. In ambito letterario, teatrale, cinemato-gra� co e musicale il dialetto risuona: note, nei romanzi di Camilleri, le espressioni tipicamente siciliane che sembrano colo-rare di profumi ed immagini le parole; le commedie di Eduardo De Filippo, le opere di Dario Fo e le bellissime canzoni del po-eta De André, come Crêuza de mä, scritta in genovese, o L’Ave Maria e Zirichitaggia, scritte in dialetto sardo. Pensiamo ancora alle espressioni prese in prestito dal dia-letto da Pasolini, Sciascia e D’Annunzio, o alle poesie dialettali di grande respiro na-zionale di Trilussa, Belli, Cecco Angiolieri, Di Giacomo e Porta. E come non citare i bellissimi � lm di Troisi, nei quali ha sdo-ganato il dialetto napoletano rendendolo accessibile a tutti, o personaggi come Sordi, Fabrizi, Benigni, Gassman, Totò che hanno reso familiari e nazionali espressioni tipica-mente dialettali, che ci ritroviamo ad usare in questa o quell’altra occasione e, talvolta, anche in situazioni un po’ più u� ciali quasi a voler rompere il ghiaccio per alleggerire un contesto troppo formale.Certo, la lingua italiana è meravigliosa an-che perché, oltre che delle lingue classiche, delle in� uenze straniere e delle varie domi-nazioni che ne sono state fonte rigogliosa, si è arricchita di qualcosa di tipicamente italiano: il dialetto, che con le proprie “pic-cole” radici che scorrono attraverso tutto lo stivale, passa dall’estremo nord all’estremo sud, e valorizza la nostra lingua con sen-sazioni, profumi, colori, immagini e senti-menti. In fondo, quasi a voler dire un’eresia, la Divina Commedia non è stata scritta in latino, lingua u� ciale del tempo, ma in volgare con una lingua che attingeva dal toscano, con inserimenti di lombardismi, francesismi, latinismi, meridionalismi e neologismi.

sono più percepiti come parole

sottolineare un’u� cialità non uf-

LA LINGUA – Buon giorno, fratello. Tu hai la cera rannuvolata.IL DIALETTO – Me la vedo come in uno specchio, Signora, e mi duole di presentarmi a

Voi in quest’aspetto.LA LINGUA – Perché mi chiami Signora? Altre volte ti dissi che mi piace essere chiamata

sorella. (…) Non siamo, tu ed io, rami dello stesso tronco? � gliuoli della stessa madre? l egati ancora e per sempre da mille somiglianze e proprietà comuni?

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Le scommesse sono aperte: a quando la � ne del mondo?! Maghi, profeti ed esperti in � nedelmondologia non fan-

no altro che sciorinare date e dati allarmanti su pseudo catastro� ed estinzione globale, a causa di allineamenti planetari sospetti, nubi tossiche, tettonica a zolle, placche e apocalisse.

“Ma la data più quotata, quella che tutti temono

o attendono (a seconda che il loro bicchiere sia mezzo vuoto o mezzo

pieno), è quella del 21-12-2012, ad esclusivo copyright dei Maya”.

Ad essere onesti i signori Maya erano tutt’al-tro che millantatori: a loro si devono i più spettacolari centri urbani dell’antichità (Ti-kal, Palenque, Yaxchilán, Copán, Piedras Negras, Uxmal, Tulum, Chichén Itzá, per citarne alcuni), noti per le loro tecniche aritmetiche e la scrittura, erano anche de-gli abili coltivatori rispettosi della terra e... forse sì, è il caso di ammetterlo, leggermente ossessionati dal tempo e dal suo scorrere.Più ricercato e conosciuto rispetto a quel-li di starlette desnude dal piglio artistico, il Calendario Maya è un calendario molto elaborato, basato su una concezione ciclica del tempo. Ecco, allora, ben presto spiegata la loro ossessione: un tempo ciclico com-portava la dinamica del ritorno delle stesse in� uenze e conseguenze, era necessario, dunque, riuscire a calcolarlo.Per questo, la civiltà Maya era attratta dall’at-tività degli astri, specialmente da quella del sole, che si presentava sotto angoli che cam-biavano a seconda dei diversi periodi dell’an-no. E fu così che, grazie all’osservazione e alla meticolosa registrazione di quanto accadeva, i Maya riuscirono a determinare le date esat-te dei solstizi, ovvero il giorno più corto e quello più lungo dell’anno.

e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando e scommesse sono aperte: a quando “Ecco, senza fare allarmismi, è proprio in quello più corto,

il 21 Dicembre 2012 – giorno del solstizio d’Inverno – che secondo

i Maya sarebbe prevista la visita della signora Fine,

che di cognome fa Del Mondo”.

È forse per questa grande precisione e me-ticolosità che li caratterizza, che questa data mette tanto timore? O, forse, per il bisogno di sentirci tutti accomunati ad uno stesso destino?Ad ogni modo la profezia dei Maya è un fenomeno che ha scatenato ri� essioni e fe-nomeni che vanno dal bizzarro all’esoterico, dal divertente allo stimolante, ad estensione senza dubbio globale. Se Google rappresenta l’unità di misura con la quale de� nire l’en-tità dei fenomeni sociali, ecco alcune cifre: digitando Maya 2012 all’interno del motore di ricerca appaiono circa 293 milioni di ri-sultati, appena 200 milioni in più rispetto alla voce Presidente USA.

Un’interessante iniziativa, senza dubbio divertente,

è quella de laprofeziadeimaya.it che ha avuto inizio il 21-06-2012,

a sei mesi esatti dalla presunta data X.

Lo spazio web permette agli utenti di lasciare un proprio messaggio al mondo, che verrà poi pubblicato in

un volume in cui ciascuno sarà indicato come autore.

Il volume, come fa sapere la redazione de laprofeziadeimaya.it,

sarà edito nel febbraio 2013, � ne del mondo permettendo!

Page 12: Menthalia Magazine - Giugno 2012

pagina 12 numero 3 - giugno 2012®

Erano ancora gli anni ‘50 quando il commediografo americano � orn-ton Wilder de� nì “un pazzo” e “un

imprudente” il grande anglista � orentino Giulio De Angelis per aver intrapreso un’o-pera quasi proibitiva come la traduzione in italiano di Ulysses, il capolavoro di James Joyce. Nel 1960, dopo anni di lavoro, e senza di-sporre di approfondite conoscenze della let-teratura e della storia irlandese, De Angelis fece uscire nella collana “Medusa” di Mon-dadori diretta da Elio Vittorini un’edizione destinata a rimanere per oltre mezzo secolo l’unica trasposizione in italiano. Le revisioni e gli aggiornamenti che negli anni successi-vi hanno arricchito quel lavoro pionieristico non sono bastate a evitare che uno dei testi fondamentali del letteratura contempora-nea giungesse � no ai giorni nostri legato a canoni linguistici e interpretativi di un’altra epoca. Col passare del tempo, l’opera è divenu-ta un testo sempre meno leggibile da un pubblico italiano di non specialisti. Ecco perché era auspicabile che la scadenza dei diritti d’autore sulle opere di Joyce – caduta nel gennaio scorso – coincidesse con un’occasione di rilettura critica del grande romanzo dello scrittore dublinese. A cogliere al volo tale opportunità, bru-ciando sul tempo anche la concorrenza di editori più specializzati, è stata Newton Compton, che ha dato alle stampe una nuova edizione italiana tradotta e curata da Enri-co Terrinoni, corredando-la con un apparato critico paragonabile a quello delle grandi edizioni annotate in lingua inglese. Docente di letteratura in-glese all’Università di Peru-gia, già autore di numerosi scritti su Joyce, Terrinoni ha impiegato quattro anni di lavoro per ultimare l’ope-ra, e adesso basta sfogliare le due edizioni per notare subi-to grandi di� erenze stilistiche e lessicali.

di Riccardo Michelucci, Giornalista

Un “Ulisse” tutto da ridere

“La mia versione mira a rispet-tare la colloquialità del testo

– ci spiega – Ulysses è un libro tutt’altro che inaccessibile,

è al contrario un libro comico, con un linguaggio raramente aulico,

è un’opera intesa da Joyce per il lettore comune”.

Già, il lettore comune. Proprio quello che di fronte alla consistenza del volume e alla scarsa punteggiatura tipica del � usso di coscienza joyciano era solito scappare a gambe levate, abbandonando il volume alle prime pagine o, peggio, condannarlo per sempre alla polvere delle librerie. A detta di molti critici De Angelis non era riuscito a cogliere � no in fondo lo humour di Joyce mentre questa nuova traduzione, oltre che essere resa in un italiano inevitabilmente più moderno, cerca di riprodurre per quan-to possibile tutta la comicità del libro, dan-do anche la giusta importanza alla compo-nente linguistica e culturale irlandese. A partire dall’ambiguità semantica del li-bro, nel quale l’autore gioca con una lingua che non è soltanto l’inglese, ma anche l’ir-landese del popolo, della Dublino operaia e lavoratrice. Terrinoni è riuscito a cogliere

Page 13: Menthalia Magazine - Giugno 2012

pagina 13numero 3 - giugno 2012®

appieno questi aspetti seguendo le orme di

illustri studiosi irlandesi come Declan Ki-

berd, Seamus Deane, John McCourt e altri,

che lavorano da anni per aff ermare il ca-

rattere popolare di Joyce, partendo dalla ri-

scoperta linguistica e dalle potenzialità se-

mantiche del suo capolavoro. Ma sostiene

che non avrebbe mai potuto tradurre Ulys-ses senza un apparato di solide conoscenze

critiche maturato in lunghi anni di lavoro

a Dublino, e gli studi condotti in Italia

nell’ambito della scuola joyciana di Giorgio

Melchiori, ora proseguita da Franca Rug-

gieri. “Melchiori fu uno dei consulenti di

De Angelis, entrambi grandi traduttori. Il

mio lavoro, grazie anche alla consulenza

di Carlo Bigazzi, tenta di emanciparsi da

quell’impresa pionieristica, ma non posso

non provare un debito di riconoscenza nei

loro confronti”.

Terrinoni aveva già curato la trasposizione

di opere di autori in lingua inglese come l’ir-

landese Brendan Behan e gli scozzesi Muriel

Spark e John Burnside, “ma con Joyce – so-

stiene – siamo su un altro pianeta.

Ulisse è un testo “plurale” che richiede una miriade

di strategie traduttive. Ogni episodio possiede la propria

tecnica, e gli stili con cui Joyce si cimenta sono innumerevoli.

La mia traduzione ha seguito il principio

dell’inclusività: quando un’espressione si

scompone in ramifi cazioni multiple, ci

vuole una resa molteplice, polisemica, per

creare un’ambiguità parallela a quella ori-

ginale. È il lettore ad avere sempre l’ultima

parola”.

from t he stairhead, bearing a bowl

of lather on which a mirror and a

razor lay crossed. A yellow dressing-

gown, ungirdled, was sustained gently

behind him on the mild morning air.

He held the bowl aloft and intoned:

-introibo ad altare dei.

Page 14: Menthalia Magazine - Giugno 2012

pagina 14 numero 3 - giugno 2012®

di Stefania Buonavolontà, Marketing & Communications

Green è trend

La coscienza ambientale si sta facen-do sempre più strada, anche in Italia, nel mondo dei consumatori ed una

maggiore domanda, per fortuna, stimola il mercato dell’o� erta, che inizia a rispondere a tale esigenza.

L’interesse verso tematiche ecologiche da parte dell’opinione pubblica cresce in maniera interessante e la ricerca di in-

formazioni – facilitata grazie ad in-ternet – su quali siano i cambiamen-ti che il pianeta sta attraversando, fornisce al cittadino gli strumenti necessari per aprirsi ad una riforma

etico-ambientalista, in chiave propo-sitiva e sensibile.

“Ma cosa signi� ca Green Economy? ”Sembra quasi un ossimoro ed invece è qual-

cosa di possibile, auspicabile e già pratica-to. Un’economia verde è un’economia il cui impatto ambientale è contenuto entro dei limiti accettabili. Tecnologia e conoscenza scienti� ca sono punti fondamentali che devono accompagnare la crescita e la dif-fusione di questo cambiamento. Oltre alle fonti di energia rinnovabile, infatti, gioca un ruolo fondamentale in questo contesto l’impiego di tecnologie e tecniche in grado di aumentare l’e� cienza energetica dei macchinari o delle abitazioni al � ne di ri-durre sprechi di energia e di risorse.

Un comportamento sostenibile è la strada che può portare ad un benes-sere collettivo.

“Anche pensando alle vacanze: esistono, infatti, strutture alberghiere eco-

sostenibili che rilassano il turista e stressano meno

l’ambiente!”

EcoWorldHotel è il primo Brand alber-ghiero ecosostenibile e il primo Marchio di Qualità Ambientale per strutture ricettive in Italia, che raggruppa oltre 120 tra hotel, b&b, agriturismi, residence, alberghi di� u-si, ecc..Nel 2007, EcoWorldHotel ha redatto la “Guida per le strutture ricettive ecososte-nibili”, contenente i requisiti, nel rispetto della normativa italiana ed europea, per ot-tenere il Marchio: 15 requisiti obbligatori e 75 facoltativi suddivisi in diversi ambiti; a seconda degli interventi realizzati e, quindi, del punteggio complessivamente raggiunto, il diverso impegno ambientale che caratte-rizza ogni struttura viene indicato con un numero crescente di Eco-foglie da 1 a 5, proprio come le stelle nella classi� cazione alberghiera.

“Tra i diversi riconoscimenti ricevuti in questi anni, il 25 marzo

2011 EcoWorldHotel è stato premia-to per l’innovativo sistema di classi-

� cazione in Eco-foglie con il “Premio Impresa Ambiente 2011”.”Questa magni� ca iniziativa parte dal pre-

supposto che si debba iniziare dal coin-volgimento responsabile e motivato degli operatori turistici e dei loro ospiti per con-quistare una risposta e� cace al problema della salvaguardia dell’ambiente.

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pagina 15numero 3 - giugno 2012®

Facecrooks: il libro delle facce, si ma dei ricercati!

Siamo in New Jersey e l’ispettore Mi-ckey Bradley, sceri� o della contea di Bergen, ha deciso di creare un sito in-

ternet. No, lo sceri� o non era stanco di ac-calappiare malviventi, anzi! Per acciu� arli meglio, ha preso l’idea in prestito al Signor Zuckerberg e ha creato il social network dei ricercati. Nel sito, infatti, al posto degli amici si ar-chiviano delinquenti di ogni genere. L’i-dea è nata per istituire sul web una pagina di allerta e di informazione al cittadino, in particolar modo per i crimini informatici. I visitatori del sito devono accettare speci� -che condizioni d’uso, in base alle quali s’im-pegnano a non usare il sito per “intimidire o molestare gli altri”. Facecrooks, inoltre, invita gli utenti ad uti-lizzare il sito solo per le segnalazioni... e a non improvvisarsi supereroi!

Non ci vedo più dalla fame. È falso!

È stato dimostrato che quando sen-tiamo quegli imbarazzanti brontolii allo stomaco e siamo presi dalla vo-

glia di assaltare il frigorifero, le nostre fa-coltà visive in realtà aumentano. Ma solo nei confronti delle parole che han-no a che fare con il cibo, che ci appaiono più nitide rispetto alle altre. Il processo avviene a livello inconsapevole, a� erma Rémi Radel dell’Università Sophia-An-tipolis di Nizza, in Francia, che per il suo esperimento ha reclutato 42 studenti, metà a� amati e metà sazi. I soggetti a� amati hanno dimostrato di vedere le parole ine-renti al cibo più chiaramente e hanno avuto migliori risultati nel riconoscimento dei termini culinari.«È incredibile che gli esseri umani riesca-no a percepire immediatamente ciò di cui hanno bisogno» ha commentato Radel «c’è qualcosa in noi che seleziona le informa-zioni esterne per renderci la vita più facile».

Curiosità

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