iBoo Magazine - Giugno 2014

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Benedetta Bruzziches FASHION BLOGGER Interviste a Fabrizia Spinelli e Valentina Marzullo SPORT Matteo Manassero il principe del golf FASHION & PEOPLE Elio Fiorucci tra moda e love therapy TRAVEL Sidi Bou Said bianca e azzurra n° 33 Giugno 2014 periodico free press

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Benedetta Bruzziches

FASHION BLOGGERInterviste a Fabrizia Spinellie Valentina Marzullo

SPORTMatteo Manasseroil principe del golf

FASHION & PEOPLEElio Fiorucci tra moda e love therapy

TRAVELSidi Bou Saidbianca e azzurra

n° 33 Giugno 2014 periodico free press

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vinibiagi.com

Azienda Agricola F.lli Biagi - C.da Civita, 93 - Colonnella (TE) - Tel. 0861 714066 www.aziendaagricolabiagi.com

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vinibiagi.com

Azienda Agricola F.lli Biagi - C.da Civita, 93 - Colonnella (TE) - Tel. 0861 714066 www.aziendaagricolabiagi.com

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INDICE

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48 Il LIBEROSTILE DI DAVIDE VERCELLI

DOVE CADONO I FULMINI DI ERICA MOU

I CONSIGLI DI TESSA GELISIO

ELISA D’OSPINA E LA SUA VITA TUTTA CURVY

IL MONDO IN PILLOLE

“COSA MI METTO?” IL BLOG DI FABRIZIA SPINELLI

VALENTINA MARZULLO E “THE CHIC ATTITUDE”

LA STORIA DI ELIO FIORUCCI

ARTE & CULTURA

CAMBIO VITA, CAMBIO CAPELLI

DIECI MINUTI CON CHIARA GAMBERALE

MATTEO MANASSERO, IL PRINCIPE DEL GOLF

I TRUCCHI PER L’ESTATE

BENEDETTA BRUZZICHES E LE BORSE MAGICHE

L’ARTE DI STRADA DI FABIO PETANI

L’AFFASCINANTE SIDI BOU SAID

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Ormai la nostra vita è organizzata in tutto e per tutto, come un mecca-nismo che scandi-sce i nostri impegni, il lavoro, la fami-

glia, i più svariati hobby da incastrare come in un magico puzzle nei ritagli di tempo fino al ritorno a casa, per poi ripetere il solito tram tram quotidiano giorno dopo giorno. Sembra tutto perfettamente rodato e funzionante.Fin quando non arriva l’estate con le vacanze alternative, delle mete fuori porta, delle vacanze in mon-tagna, dei primi assaggi di mare e delle gite in campagna, il tutto condito da ghiaccioli alla frutta e stelle cadenti. È tempo di vacan-za, di staccare la spina e di goder-si un po’ di sano e meritato riposo!

VIRGINIA CIMINA’EDITORIALE

DIRETTORE RESPONSABILEVirginia Ciminà

HANNO COLLABORATOMartina Di Donato

Chiara GalloFrancesca LoriVirginia MaloniElio Morandin

Morenita RuggiRiccardo Sada

EDITOREDiamond Media Group s.r.l.

Via C. Levi, 1 Sant’Omero (TE)Tel. 0861 887405

[email protected]

IBOO MAGAZINEÈ una testata registrata presso

il Tribunale di Teramoal n.546 del 08/11/2005

GRAFICADiamond Media Group s.r.l.

STAMPAArti Grafiche Picene s.r.l.

PUBBLICITA’[email protected]

SITO WEBwww.iboomagazine.com

FACEBOOKIboo Magazine Italia

RESPONSABILE TRATTAMEN-TO DATI Dlgs 196/03

Virginia Ciminà

Riservato ogni diritto e uso.

Vietata la riproduzione anche parziale

Tempo di vacanze

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DAVIDE VERCELLI DESIGNERFonda nel 2010 il brand di arredamento Liberostile

L’Uomo Fluttuante: Installazione a Marmomacc 2013. Produttore: Marmo Elite

FRANCESCA LORI

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Grande appas-sionato della cultura del progetto, Da-vide studia nei minimi parti-colari come

mescolare la concezione tecno-logica e produttiva del prodotto. Questa particolare ricetta ha fat-to si che il designer potesse strin-gere importanti collaborazioni con aziende di illuminazione, di accessori per la casa, ma anche ditte di rivestimenti e di arreda-menti per bagni.

Quando hai capito che volevi fare il designer?Un po’ tardi forse…o meglio ho sempre avuto radicata in me la necessità di creare o modificare gli oggetti con cui avevo a che fare con la presunzione di pensa-re che fossero perfettibili, ma non sapevo che quello poteva esse-re uno degli aspetti del lavoro di designer.Poi mi iscrissi ad ingegneria.....non ho mai desiderato fare l’in-gegnere nel senso classico ma

Flower: serie di rubinetti in vetro. Produttore: Hego Waterdesign

mi attraeva l’idea di poter “pos-sedere” gli oggetti e le idee che li avevano animati e armonizzare la creatività che sentivo innata incanalandola nella tecnologia. Ho lottato molto per innestare e sovrapporre al lavoro che ave-vo iniziato a fare (che era più da ingegnere che da designer) quello attuale, e un po’ per volta sono arrivati i risultati, i riscontri, le aziende, le commesse e le sod-disfazioni.

Nella tua biografia dici che pre-ferisci far parlare direttamente le immagini dei progetti. Siamo in un’era in cui l’informa-zione transita per lo più attraver-so la visione di immagini, web e media ci hanno oramai disabi-tuato alla lettura e la fruizione dei prodotti è sempre più virtuale. Io mi sono semplicemente ade-guato.La maggior parte dei miei pro-getti tende a smuovere emozio-ni, a far scattare quella molla di empatia mnemonica che è una della chiavi di accesso al cuo-re del cliente. Per questo penso

che più di ogni spiegazione con-tino, in prima battuta, le immagi-ni di ciò che ho concepito.

Hai ricevuto premi e riconosci-menti internazionali: cinque se-lezioni per l’Adi Design Index, due al compasso D’oro, due premi a Young e Design, Design Plus un primo premio all’ Ida (In-ternational Design Awards) ed un Good Design Award. Come ci si sente?Sempre meravigliosamente. È la riprova che stai lavorando bene. Ci si affeziona sempre alle proprie idee e talvolta si rischia di non es-sere adeguatamente obiettivi. Dobbiamo essere antenne aper-te e sensibili ad ogni stimolo, per essere innovativi ed anticipare. E non sempre è semplice.I premi sono il riconoscimento che una commissione di esperti ti conferisce, senza conoscerti solo perché le tue idee hanno avuto il loro pieno consenso.

Nel 2010 hai fondato il brand di arredamento Liberostile. Parla-cene

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Liberostile è ed è stato la più li-bera espressione della mia per-sonale creatività.A dispetto di ciò che si pensa il nostro lavoro è spesso condizio-nato da un notevole quantità di fattori esterni. Le aziende e le loro dinamiche, i mercati, le normati-ve impongono limiti e binari.Liberostile a partire dal nome e dal logo (una stilizzazione alla Saul Bass di un braccio che spez-za una catena) è la reazione a tutto ciò.Un grande contenitore in cui in-filare tutto ciò che amo e che volta per volta mi appassiona, senza limitazioni di categoria e di stile.Una fucina in cui sperimentare e produrre lavorando a fianco di una ristretta scelta di artigiani i miei sogni, senza la necessità di dover necessariamente affronta-re i mercati con l’ansia dei nume-ri o le imposizioni del marketing. Un’autoproduzione trasversale che partita dai tavoli, approda poi alle vasche da bagno o a sofisticati sistemi di riproduzione sonora.

Sei stato docente alla facoltà di design al Politecnico di Milano, cosa ti colpisce dei giovani di oggi e cosa consiglieresti per il loro futuro?In un territorio ed un’epoca in cui la grande attività produttiva non è più in nostro possesso e quella

serie di relazioni azienda, impren-ditore, designer ed indotto, che ha fatto grande il design italiano, sembra scomparsa l’aspetto che più mi colpisce dei miei studenti è la loro determinazione.Complice forse l’entusiasmo gio-vanile affrontano il loro percorso con forza e passione, con la co-scienza che il loro percorso non sarà così semplice.Per loro è necessario fare espe-rienza, consiglierei loro di uscire dall’Europa, a rinnovare il loro pensiero.

Parlaci del tuo primo progetto? Fu un rubinetto, Dumbo, dise-gnato a sei mani con due amici architetti per Ritmonio.

Rappresentò una grande sfida fruitiva, tecnologica e materica.Finimmo sulla copertina del ma-gazine ufficiale di Dupont per l’u-tilizzo innovativo che facemmo di un loro materiale e l’anno suc-cessivo fu candidato per il Com-passo d’Oro. Fu strapubblicato e diede l’abbrivio alla creazione di un’azienda che negli anni seppe distinguersi per qualità proget-tuale ed innovazione. Insomma un inizio promettente.

Progetti futuri?Molti, il più significativo ora è un evento-mostra di cui stiamo ter-minando progettazione, nato e svi-luppato in collaborazione con Cersaie. Si chiamerà CER-SEA, si terrà a Bologna il prossimo settembre in occasione di Cersa-ie. È un’ indagine sulla possibile evoluzione delle spiagge e delle marine. Coinvolgerà una qua-rantina di aziende sponsor i cui prodotti saranno inseriti nell’alle-stimento.Sarà una grande kermesse di 1200 m2, in cui avverranno nell’arco della giornata conve-gni, riunioni, eventi commerciali, e party serali; una grande vetrina in cui le aziende presenteranno contestualizzati in un progetto unitario i loro prodotti. Rappre-senta credo l’evento più grande ed importante che abbia mai concepito e realizzato.

Un esploso di marmi ed onici: installazione a Marmomacc 2012. Produttore: Marmo Elite

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COSA MI METTO?La fatidica domanda che ogni donna si pone ogni mattina davanti allo specchio. “Cosa mi metto”, un blog che tratta di moda, tendenze e viaggi

Fabrizia Spinelli ha 27 anni, abita a Napoli ed è da poco diventata mamma di una splendi-da bambina di 8 mesi. Fashion blogger ama la musica, lo sport ma an-

che viaggiare.

Parlaci un po’ di te.. Sono una ragazza romantica e sognatrice, sono cresciuta a Roma ma adesso vivo a Napoli dove mi sono trasferita per amo-re. Ho una bimba di 8 mesi e in-sieme a lei e mio marito vivo la mia personalissima favola che mi regala un lieto fine diverso ogni giorno.

Quando hai capito che fare blogger era molto più che una semplice passione?Si dice “Fai ciò che ti piace, e non ti sembrerà di lavorare mai, nemmeno per un giorno”: pre-messo quindi che curare il mio blog per me non è mai un lavoro, ma sarà sempre una passione, un divertimento; ho iniziato a ca-pirlo quando i numeri di “Cosa Mi Metto???” crescevano sempre di più e le richieste di collabora-zioni diventavano sempre più nu-merose.

Le giuste regole per essere una fashion blogger di qualità?Proporre contenuti sempre fre-schi e nuovi: in un mondo in cui la massa tende ad omologarsi, l’o-riginalità viene sempre premiata.Non cedere a compromessi per guadagnare qualcosa in più, ma

FRANCESCA LORI

collaborare solo con brand che davvero apprezzate: se spon-sorizzerete qualcosa che non vi piace, il vostro pubblico, che vi segue perché ha dei gusti simili ai vostri, se ne accorgerà e non apprezzerà, e rischierete di per-dere i vostri lettori.Cercare il dialogo con i propri lettori e porsi sul loro stesso piano, mai ad uno superiore.

Perché curare il proprio stile è così importante?E’ triste ammetterlo, ma purtrop-po la verità è che in una società in cui l’aspetto esteriore conta più di ogni altra cosa, e si viene giudicati in base all’apparenza, è fondamentale apparire sem-pre al meglio.

Consigli di look per l’estateL’estate è sempre sinonimo di: shorts, miniabitini colorati e a stampa floreale, e pizzo. Oltre a questi trend che restano un must di anno in anno, si aggiungono la stampa a palme, i costumi da pin up con slip a vita alta, e la gonna a ruota fino a sotto al ginocchio.Come accessori quest’anno ac-canto alla corona di fiori che già spopolava l’anno scorso, trovia-mo la tiara; e le tanto discusse Birkentok, minibag da portare a tracolla

Quanto conta oggi e come è considerata la professione della blogger?Ci sono pareri abbastanza discor-di sulla figura della blogger oggi,

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c’è chi le osanna e punta tutto su di loro, convinto che possano condizionare il loro pubblico, e c’è chi non le apprezza, conside-randole un mucchio di ragazze che poco capiscono di moda. A mio parere dopo l’esplosione di questo fenomeno, cha ha fat-to crescere esponenzialmente il numero delle blogger, bisogna saper distinguere da chi davvero ha qualcosa da dire e pubblica i suoi pensieri e i suoi outfit con passione, e da chi si è lanciato in quest’avventura senza saper bene cosa dire agli internauti; ad ogni modo il web ci mette ben poco a far emergere chi merita e a dimenticare gli altri.

Il tuo primo articolo che hai pub-blicato su “Cosa mi metto?”Un look con pantaloni fucsia e maglietta di pizzo nera che ave-vo indossato per andare a cena a casa di un’amica in occasione del suo addio al nubilato; scattai le foto così per gioco sul mio ter-razzo..

Oltre alla moda, hai altre passio-ni?Amo tantissimo viaggiare, anche se ultimamente è abbastanza difficile organizzarmi con una bimba così piccola! Amo la mu-sica, lo sport e vado pazza per le serie tv americane!

Fare la blogger è una fase transi-

toria o è un punto di arrivo?Non mi piace pensare a soli 27 anni di essere già ad un punto di arrivo, preferisco credere che il lavoro di blogger si evolverà in qualcos’altro e che mi conti-nuerà ad aprire porte come ha fatto in questi anni.

Com’è cambiata la tua vita con la maternità?La mia bimba ha portato nuova gioia in una vita già piena d’a-more e felicità, il suo arrivo è sta-to uno degli eventi più belli della mia vita e l’ha rivoluzionata com-pletamente: adesso il mio primo pensiero va costantemente a lei, che dipende in tutto e per tutto da me. Fortunatamente quello di blogger e quello di giornalista sono due lavori che posso svol-gere tranquillamente da casa, e quindi ho l’enorme fortuna di po-termi prendere cura di Camilla, e allo stesso tempo di non dover lasciare tutto ciò che ho costru-ito. Certo a volte è dura riuscire a trovare tempo per tutto: pen-so a quelle mamme che pur non

volendo sono costrette a tornare a lavorare e magari si perdono attimi importanti e momenti spe-ciali della vita dei loro bambini, o nella situazione opposta a quelle che rimangono a casa e si sen-tono frustrate perchè non hanno un loro spazio, e hanno rinuncia-to alla loro carriera, e so che ho avuto una grande chance a non dover rinunciare a nulla.

Ti capita di essere riconosciuta per strada? Se si che effetto ti fa?Si mi capita, e la cosa mi fa sor-ridere, mi fa sempre piacere per-ché con ogni probabilità chi mi riconosce è qualcuno che mi se-gue, e che quindi apprezza ciò che faccio.

13VITA DA BLOGGER

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LE LUCI NEI CUORI DEGLI ALTRI

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14 CULTURA

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Honorè de Balzac diceva: “gli incom-presi si dividono in due categorie: le donne e gli scritto-ri” ma il caro Bal-zac, pur essendo

padre della commedia umana, viveva in una società pressoché maschilista e poco illuminata sot-to questo di vista. Oggi si ricre-derebbe se vedesse che si può essere donne e scrittrici e per giunta anche molto amate. Esat-tamente come la nostra Chiara Gamberale, che abbiamo inter-vistata, non con poca fatica!Figlia di padre ingegnere e ma-dre ragioniera, Chiara ha svilup-pato il suo amore per la scrittura sin da piccola. Ci confessa che la scrittura le ha reso infinitamen-te più sopportabile e accessibile la vita reale”, forse per questo ha fatto di questa passione una professione. Il primo romanzo dal titolo “Una vita sottile” lo ha scrit-to quando era una ventiduenne, ed era il 1999. Da allora tanti al-tri successi si sono susseguiti. Per Chiara scrivere un libro vuol dire “ parlare di se attraverso un pro-cesso di auto fiction, - confessa- riesco a parlare molto di me e delle cose che più sento vicine, anche quando questi fatti con la mia vita non c’entrano molto. Dichiara “quando scrivo parto da un’urgenza, non penso al li-bro finale o a chi leggerà: sen-to la necessità di scrivere ed è quella che seguo”. Eppure i suoi libri sembrano essere scritti dopo aver spiato nell’animo di chi sof-fre in silenzio la propria battaglia, di chi prova a risollevarsi dalla solitudine, di chi si ritrova costret-to ad abbandonare un pezzo di vita o di chi è stato lasciato dal-la persone che amava. Quando ti accorgi che le tue sensazioni hanno preso voce capisci come questa scrittrice possa arrivarti al

cuore e spesso anche alla men-te. Poggi il libro sul tavolo con la copertina rivolta sul retro e riflet-ti… poi riprendi la lettura con la voglia di sapere come si evol-verà la storia di quella ragazza o di quella donna che sbircia nel carrello di un’altra e ne immagi-na l’esistenza. Questi personaggi stupiscono noi come stupiscono anche lei, infatti ammette “Co-struisco i miei personaggi parten-do da un’idea e poi sono loro a stupirmi, sempre”. Chiara è brava a creare mondi che forse un po’ le appartengo-no, gioca con quelle parole che fanno male e che ci costringono ad accettare il loro significato, ma anche “quelle cose che non vogliono e non potranno mai dirci”. Come se una brutta veri-tà valga più di quanto si pensa. Esattamente come un cerotto da staccare con freddezza getta parole e sincerità. E forse risiede proprio in questo il suo talento: nell’essere vicina al lettore, por-tandolo alla prossimità della sua zona cieca, anche se crede “sia importante far pace con il fatto che non potremmo mai scoprir-la fino in fondo”. Allora le chie-do cosa voglia dire uscire fuori dagli schemi mentali radicati in ognuno di noi e che spesso ci portano a non vivere cose che un giorno avranno l’amaro sapo-re del ripianto,risponde dicendo che: “vuol dire aprirsi a nuove possibilità essendo anche pronti a mollare l’idea che abbiamo di noi stessi”, cogliendo così l’oc-casione anche per innamorarsi per la seconda volta della stes-sa persona comprendendo che infondo “può essere l’occasione per amarla la prima volta, ma se prendiamo la vita come un per-corso e non la confondiamo con la fatale ruota del criceto”, mi dice lasciandomi quel bisogno di flessione che sa scatenare mera-vigliosamente!.

LE LUCI NEI CUORI DEGLI ALTRI

Vincitrice di molti premi, tra

cui il “Campiello” e il “Premio Selezione

Bancarella”, Chiara

Gamberale è una giovane e

tenace sostenitrice del cambiamento

personale a fin di bene.

Scrittrice per esigenza

d’espressione, eterna

entusiasta e vicina al cuore di

tutti.

15CULTURA

MARTINA DI DONATO

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Tessa Gelisio è una del-le donne più seguite ed amate della tv. Ha molto talento e si ci-menta in vari campi. È presidente dell’Asso-ciazione Ambientalista

forPlant Onlus, e anche autrice di libri legati al mondo green e sostenitrice della cultura bio. Con simpatia e gentilezza si racconta ai nostri lettori.

Sei nata ad Alghero, ma sei cre-sciuta in Toscana, senti comun-que un legame particolare con la splendida terra di Sardegna?“Si, sono molto legata alla Sar-degna, non solo perché è la mia terra natale, ma anche perché parte della mia famiglia vive lì e ci vado spesso e poi anche perché il mio fidanzato è Sardo. Quindi è un legame che non si è mai spezzato”.

Hai debuttato in televisione con il programma Blu&Blu, sull’emitten-te televisiva che allora portava il nome di Telemontecarlo (oggi la 7), da allora hai proseguito con la conduzione di program-mi a tema ambientale, tutto’oggi conduci il programma Pianeta Mare, su rete 4. Sei presidentessa dell’Associazione ambientalista forPlanet Onlus, ma come è nato l’amore nei confronti della natu-ra?“Si può dire che l’amore nei con-fronti della natura è nato con me. Sin da piccola, come tutti i bambini, avevo una passione particolare nei confronti della natura, che grazie anche all’e-ducazione ambientale ricevuta

L’ “ECOCENTRICA” TESSA GELISIO

M.D.D.

16 PEOPLE

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dai miei genitori e al fatto che ho viaggiato molto, mi ha portato a questo grande amore”.

Con i programmi a tema am-bientale hai girato l’Italia in lungo e in largo e anche gran parte del pianeta, qual è il posto che ti è rimasto nel cuore? E ce n’è stato qualcuno che ha fatto trasparire una realtà sgradevole?“Amo in particolar modo le zone incontaminate come le foreste Tropicali, l’Amazzonia brasiliana. Tutte quelle zone che manten-gono il loro status naturale. Un posto che mi ha lasciato una grande delusione è il Vietnam. Nonostante io ami molto il sud est asiatico, devo dire che il Vie-tnam è un posto distrutto, dove l’acqua è inquinata, così come l’aria e di questo ne siamo un po’ tutti complici, avendo delocaliz-zato tantissime attività industriali molto inquinanti”.

Sei vicina ai movimenti ambien-talisti che sono nati negli ultimi anni?“Più che in quelli nati nel corso degli ultimi anni, sono vicina a quelli che sono presenti da mol-ti anni. In particolare a Legam-biente”.

Cosa vuol dire ridurre l’impatto ambientale? Secondo te c’è un modo per farlo nel migliore dei modi?“Per ridurre l’impatto ambien-tale il primo passo importante è quello dell’informazione, è molto importante informarsi ed essere consapevoli di come e quan-to il nostro comportamento può essere impattante per il nostro ambiente. Questo è quello che ho cercato di fare nel libro “Eco-centrica”.

Secondo te c’è qualcosa che ognuno di noi può fare nel quo-tidiano per ridurre l’impatto am-bientale? Magari in cucina?“Nell’ambito culinario, sicura-mente è molto importante segui-re un regime alimentare corret-to. Consumando cibi biologici, riducendo la quantità di carne assunta, scegliendo di consuma-re cibi di stagione e che arrivano

dal nostro territorio. Credo che se ognuno di noi seguisse picco-le regole come queste il pianeta e noi stesso ne guadagneremmo in salute e benessere”.

Dalla natura alla cucina natu-rale, cosa hai pensato quando ti hanno proposto di condurre “Cotto e mangiato”? Prima della prima edizione di Cotto e mangiato, avevo già in mente un programma che si oc-cupasse di sensibilizzazione degli italiani in fatto di alimentazione sana, infatti in ogni ricetta cerco di inserire consigli e suggerimen-ti”.

La tua ricetta del cuore?“Sicuramente le melanzane alla parmigiana nella ricetta di mia nonna. Mi piacciono anche mol-to le vellutate”.

Dal 26 febbraio di quest’anno hai iniziato il coordinamento didatti-co della scuola di Cotto & Man-giato. La scuola propone lezioni tenute da chef professionisti, come ti trova nel ruolo di capo chef? “Bene, lo trovo un ruolo molto divertente. Con questa esperien-za mi sto rendendo conto che ci sono molte persone che hanno voglia di imparare a cucinare nella giusta maniera”.

Lo scorso anno hai condotto per La5 un documentario intitolato “ Follow me- Viaggio tra le donne che fanno la differenza”, in cui raccontavi il viaggio nelle ter-re della Bosnia Erzegovina per Oxfam Italia. Che tipo di situa-zione hai trovato? Cosa ti hanno lasciato quelle donne che com-battono ogni giorno per ricostrui-re il loro paese? E’ stata un’espe-rienza che in qualche modo ti ha cambiata?“E’ stata un’esperienza che mi ha lasciato molto, in particola-re queste donne mi hanno fatto comprendere che non bisogna mai mollare, davanti a niente. Loro sono state toccate della guerra e nonostante ciò si sono rialzate e hanno lottato per le proprie famiglie, per loro e per la loro terra”.

L’ “ECOCENTRICA” TESSA GELISIO Conduttrice del programma “Cotto e Mangiato” su Italia1, si occupa anche di programmi che trattano problematiche ambientali.

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Courtesy ofTOP STUDIO

I Parrucchieri Nereto

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Courtesy ofTOP STUDIO

I Parrucchieri Nereto

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E L I O F I O R U C C IQUANDO UN CAPO HA UN CUORE

RICCARDO SADA

Moda. Ma anche e soprattutto politica, religione, industria e sostenibilità. L’Elio Fiorucci che (non) ti aspetti di leggere e incontrare. Per capire che a volte basta poco per rendere sereno il mondo

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Incontrare Elio Fiorucci è sem-pre una grande esperienza e una piacevole sensazione. Mette a proprio agio, risveglia la coscienza, illumina un per-corso. Ci si ritrova a parlare dell’argomento del giorno o

di quella campagna nata dalla collaborazione tra l‘Associazio-ne Amici dei Bambini e Chicco e dallo stesso Elio Fiorucci suppor-tata. “Le sensibilizzazioni sono im-portanti: quando sono positive, le cose devono essere divulgate. L’uomo cresce con conoscenza e condivisione di idee. Se ti dan-no una buona idea, è giusto dif-fonderla”.

Oggi tuttavia è arduo destreg-giarsi tra i furbetti della benefi-cenza facile, nascosti dietro l’an-golo.“Bisogna ragionare, maturare un convincimento, evitare di farsi coinvolgere dagli eventi. La vita è piena di episodi di questo tipo. Parlando di animali, conosco bene Animal Amnesty, una me-ravigliosa iniziativa che conta ol-tre due milioni di sostenitori che risiedono in più di 150 nazioni e che prima di tutto comunica le immagini della realtà che ci cir-conda. Tante cose devono es-sere fatte con senso civico. Ben vengano le associazioni”.

Invece, dove nasce il progetto Love Therapy?“L’idea c’è sempre stata. Ma quando devi fare una cosa, devi fare degli approfondimenti. Non siamo una azienda globale, dove c’è una produzione. Con laboratori esterni, io non me la sentirei di sottoscrivere un’etica e una sostenibilità. Con Animal Amnesty, che è una associazio-ne animalista, vado invece sul sicuro. Chi produce dei beni in questo mondo globalizzato è meglio che faccia un’attenta scelta. Love Therapy appartiene a una mia idea: la gente ha bi-sogno di gentilezza, amore. Il mio Love Therapy dice che la gen-tilezza e l’ottimismo sono mete raggiungibili. Se non si ha paura, si può avere fiducia negli altri. Il gesto deve essere doveroso nei confronti della gente”.

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Oscar Farinetti, fondatore di Ea-taly, parla di amore e mai di marketing.“Sta cambiando il bisogno del-la gente, che vuole partecipare al percorso e alla vita di un pro-dotto. L’azienda che avvelena, l’azienda che distrugge, è de-stinata a scomparire. E questo cambiamento è merito della Rete. Internet permette di fare un profondo lavoro. Quando c’è un prodotto artigianale o dove una persona ci mette la faccia, è un bene. Anche i mercatini: non sono una moda ma un modo. Non va dimenticato che il gran-de professore Veronesi, presiden-te del più grande Istituto per la Lotta ai Tumori, non si fa intimorire dalle aziende che vendono cibi pericolosi per la salute. La gen-te ha iniziato a pensare. Io sono vegetariano, purtroppo non vegano, e già mi sento bene, sono meno aggressivo: in questo modo ho un senso di pace con la natura. Gli animali hanno un’ani-ma perché hanno sentimenti e affettività come noi. Questa è la vera crudeltà della religione. Se questo Papa si è nominato (San) Francesco, allora dia un segnale forte. Strano che non dica nulla a riguardo: avrebbe milioni e milio-ni di persone che lo seguirebbe-ro. Non si deve perdere di vista l’argomento. Gesù non ha mai detto: il cane non ha un’anima”.

La religione è in defiance?“Allora diventi panteista (una realtà completa). Tutti gli esseri viventi sono da rispettare. Ucci-dere (e far nascere) sistemati-camente animali per l’alimenta-zione dell’uomo è una cosa che deve far riflettere. Non penso ri-entri nella religione”.

La politica?“Quando si parla di democrazia, mi va bene la destra e la sinistra. Quando la democrazia viene a mancare e i carri armati circola-no per la strade, allora non mi va bene nulla”.

È la società dei paradossi?“Oggi viviamo un equivoco. Il nostro modo di governare non è ancora totalmente democrati-

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co. È come paragonare una for-te influenza con la quale si può anche morire, con la peste che sicuramente ti fa morire”.

Parliamo di moda e qualcosa di più frivolo. Stanno tornando gli anni Ottanta, con tutto questo fluo?“Tra i giovani sì. Ma non siano no-stalgici di quel periodo perché è stato anche triste. Il momen-to attuale, invece, è davvero fondamentale. Oggi si possono fare cose incredibili, con viaggi low-cost, weekend a Londra, tu-rismo in Cina. Ormai un paio di jeans costa pochissimo. Anche il cibo. C’è una iper produzione che meriterebbe pagine e pagi-ne di giornali per essere trattata con le dovute maniere. Ci sono persone che stanno meglio ma anche che stanno peggio: mi chiedo se ci sia la possibilità di risolvere questi problemi o aspet-tare che le cose si riequilibrino. La globalizzazione è un progetto per la pace tra gli uomini, forse senza saperlo abbiamo imboc-cato la via giusta, attraverso le merci viaggia la cultura e a vol-te la speculazione. Ma noi siamo ottimisti, non abbiamo altra stra-da o la guerra o il commercio. Ci sono sempre state le guerre ma la gente ha capito che se ne av-vantaggia la pazzia. Il commer-cio è sempre esistito, fa cresce-re il lavoro e la pace. Abbiamo aspettato migliaia di anni con le guerre, dobbiamo avere pazien-za la pace, l’amore e il commer-cio vinceranno”.

L’innovazione ha i suoi alti e bas-si.“C’è una spalmatura di tutto, oggi. Per esempio, dire che ci sarà un prodotto rivoluzionario non me la sento”.

Abbiamo perso la guida?“Dire che stiamo soffrendo è troppo facile: bisogna semplice-mente capire in che direzione stiamo andando. Siamo degli animali intelligenti ma anche crudeli (e lo si vede come trattia-mo i nostri fratelli animali)”.

Divagando con i pensieri, par-

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lando ancora di costume: il club Plastic ha scritto la storia del clubbing mondiale e non solo italiano. Per i 40 anni del locale è stato realizzato un documentario con la sua testimonianza.“Tra tutte le discoteche che ho frequentato al mondo, dallo Studio 54 alle bettole parigine, posso dire che il Plastic è stato il migliore. Lucio Nisi ebbe la fortu-na d’incontrare Nicola Guiducci, un disc jockey senza preceden-ti a livello di conoscenza. Lucio e Nicola erano complementari: senza gelosie, è avvenuto il mira-colo. Lucio ha capito il valore di Nicola e viceversa. Così è nato un successo mondiale”.

Il marchio Fiorucci rivoluzionò il mondo.“Fiorucci è nato in un periodo in cui l’innovazione radicale pro-vocò un crollo a catena di tutte le sicurezze dell’uomo: è bastato dire che il corpo non è colpe-vole, che ci si può vestire con le gonne corte, con i pantaloni stretti, e andare al mare in to-pless, che hai cambiato il mon-do. L’abbigliamento è scrittura della nostra cultura. Nei momen-ti più oscurantisti, l’abito è stato una specie di obbligo: sottosta-va a regole dettate da una ipo-crisia terrificante. Tutto ciò che l’arte aveva proposto nei secoli, era venuto a meno. Se si pensa ai monumenti e alla pittura sa-cra rinascimentale, quando si dipingeva la bellezza del corpo, la società prima era vittima del medioevo. Oggi l’importante è

che a nessuno venga impedito di portare un abito lungo sino ai piedi. Tuttavia, se una ragazza vuole camminare con degli short nessuno si scandalizza. Nessuno pensa male”.

Qual è stato l’input che ha fatto partire tutto il mondo Fiorucci?“Abbiamo iniziato dopo la rivo-luzione culturale che arrivava dal Nord America e dalla Cali-fornia, dai movimenti peace & love, quelli dei ‘Mettete Dei Fiori Nei Vostri Cannoni’. Capimmo subito che non c’era motivo di fare delle guerre, di erigere muri, di censurare libri o altri mezzi di comunicazione. Chi lo faceva, dichiarava da solo la propria fra-gilità. Le rivoluzioni non le fanno quelli che stanno bene: caso mai questi fanno dell’oscurantismo. Chi sta male fa le rivoluzioni”.

La nuova linea: icone graficheElio Fiorucci vuole puntare sulla natura e sui suoi cuccioli. “Voglio sensibilizzare il rapporto dell’uo-mo con la natura”, dice. Di segui-to, le immagini della sua nuova collezione.

L’iniziativa con Chicco“La felicità è… stare vicini”. È questa la frase che compare sulle t-shirt e le borse pensate da Elio Fiorucci per l’edizione 2014 di “Chicco di Felicità”, iniziativa nata dalla collaborazione tra l‘Associazione Amici dei Bambini e Chicco per aiutare i bambini abbandonati con bisogni spe-ciali, i cosiddetti “special needs”.

Un colorato uccellino che agita le sue piccole ali in attesa che la sua mamma faccia ritorno al nido. E la mamma porta da man-giare al suo piccolo che la aspet-ta al nido. Una frase e un disegno che vogliono ricordare a tutti l’importanza di aiutare i bambini che aspettano ancora di esse-re accolti in una famiglia. T-shirt (12,90 euro per i grandi e 9,90 per i piccoli) e borsa (5 euro) saranno vendute nei negozi Chicco per sostenere l’Associazione Amici dei Bambini nel suo progetto a supporto delle adozioni bambi-ni “special needs” garantendo supporto psicologico, medico e legale prima e durante l’asse-gnazione familiare.

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BENEDETTA BRUZZICHES UNA FIABA A LIETO FINE

Un accessorio di lusso e un modello di produzione che punta alla rinascita e alla riqualificazione dell’artigianato con una visione alternativa della moda.

Questa è Be-nedetta Bruz-ziches, stilista 28enne di Caprarola (Vi-terbo), ormai affermata de-

signer di borse realizzate a mano in un laboratorio nella provincia di Viterbo. Partita da zero è riu-scita ben presto a farsi un nome e ad oggi le sue creazioni sono esportate in tutto il mondo.

Sei una designer di borse di suc-cesso. Hai viaggiato molto: da Roma a Milano, dalla Bolivia alla Cina al brasile. A 23 anni sei andata in india per imparare a disegnare borse. Come mai la scelta di tornare nella tua città di origine, Caprarola? Il Viaggio è una vocazione. Ho scelto di tornare a Caprarola ma riesco a viaggiare anche da qui. Viaggio alla scoperta di nuove storie, delle genti della tuscia, delle sue tradizioni e delle sue ricchezze e scopro sempre qual-cosa di speciale ed emozionan-te che racconto attraverso le mie borse. Non solo nell’estetica dei modelli ma anche nel come vengono fatte, nelle frasi che ci sono dentro e nelle atmosfere che gli faccio respirare prima di spedirle. Non a caso i ragazzi che lavorano con me si chiamano Ar-tigianauti. Ci siamo imbarcati in un’avventura mitica, pari a quel-

la degli Argonauti, alla riscoperta del patrimonio artigianale da sal-vaguardare. Perché l’artigianato è molto di più che un lavoro, ma è una vera e propria filosofia di vita.

Come mai questa passione per le borse?Se dicessi di essere un’ appassio-nata di borse sarei una bugiar-da. Mi piace raccontare storie e lo faccio attraverso le borse, mi affascinano perché sono esse stesse una storia, racchiudono l’intimità delle donne.

Non disegni i modelli delle tue creazioni, ma le descrivi, le rac-conti ... a cosa ti ispiri? E come mai questa singolare scelta di scrivere piuttosto che disegnare?Raccontando la loro storia, è come se scrivessi il loro dna. Il magic Mirror, l’imperscrutabile specchio della matrigna di bian-caneve, è una riflessione sulla bellezza, quella bellezza che cerchiamo solo nello specchio. Io penso che la bellezza sia una decisione, un atteggiamento, il riflesso di quello che siamo in profondità, per questo quando lo apri nella cornice interna dello Specchio Magico trovi scritti “ri-corda di far brillare i tuoi pensieri” un animo bello e brillante è affa-scinante più di una pelle perfetta o di un corpo mozzafiato.Prenditi cura di te, la collezione a/w 2012

VIRIGINIA CIMINÀ

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è nata, invece per raccontare come superare la fine di un amo-re e ogni borsa raccontava una fase della fine di un amore; Car-men è nata proprio li, volevo che fosse affettuosa e accogliente, un’ amica delle donne.

Raccontaci della tua nuova col-lezione primavera-estate 2014. Quali sono i temi e i colori domi-nanti?La Principessa che credeva nel-le favole è un concentrato di magia! Le borse, al servizio delle donne, si trasformano in talisma-ni del pensiero positivo capaci di far riflettere ed emozionare e riportarci da eroine in quelle fa-vole che ci hanno colorato l’ in-fanzia ed emozionato il cuore. Io dentro ci metto già tutto quello che ho, fantasia, rispetto, musica e poesia – quel tanto che serve per vivere al meglio la favola di ogni giorno.

Negli ultimi anni molti giovani hanno scelto di avvicinarsi all’ar-tigianato, data la tua esperien-za quale consiglio ti sentiresti di dare ai giovani come te?Cercate i Maestri e dedicate loro anima e cuore, scoprirete un mondo in cui le mani sono solo una delle tante abilità che svi-lupperete , portate il vostro con-tributo, mantenendo un occhio ben aperto sul mondo, appli-cando le nuove tecnologie alle vecchie tecniche, fate vivere le arti nel presente come qualcosa di vivo e in continuo divenire e creiamo delle reti per condivide-re tutto questo, dando vita ad un nuovo umanesimo artigianale in cui l’artigiano non sia più solo ma collabori con i designer con i co-municatori con i venditori e con tutti quelli che potranno portare un contributo. La mia missione è fare una sorta di rivoluzione cul-turale che contribuisca a cam-biare la sensibilità e a ricostruire attraverso la moda l’identità artigianale italiana. Voglio rac-contare il potere delle mani e voglio fare in modo che tante artigianalità non muoiano, anzi si rinnovino.

Quando dici “entrare nel mio stu-

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dio è come partecipare ad una favola”, cosa intendi? Intendo dire che sono un’ ac-cumulatrice seriale! La mia casa assomiglia più alla scenografia di un film surrealista, scrivo sui muri, gli elettrodomestici mi stanno an-tipatici e l’unica televisione che c’è la uso come sgabello, da vera “bisbetica domata”.

Nel libro “L’Impresa Impossibile” di Corrado Formigli si parla del-la tua storia e della tua azienda, inserita tra quelle che restano in piedi a dispetto della crisi eco-nomica. Che effetto ti ha fatto?Quando Corrado Formigli mi ha chiamato per dirmi che voleva dedicare un capitolo del suo li-bro a me, alla mia azienda e alle mie idee ho pensato che stessi sognando. A distanza di sei mesi dall’uscita del libro e dopo nu-merose presentazioni fatte in giro per l’Italia, non solo con Corrado ma anche con personaggi mitici come Veltroni o Oliviero Toscani, ancora non mi abituo all’idea che sia veramente vero, ho la sindrome della sognatrice!! Ché dire, la mia storia in un vero libro? Una figata!“Impresa Impossibile” si è rivela-to uno strumento importantissimo per far conoscere meglio quello che facciamo e la nostra filoso-fia. Corrado ha raccontato una realtà imprenditoriale (anzi ne ha raccontate otto per essere precisi) italiana che è riuscita ad emergere grazie alla creatività e allo spirito di comunità, dimo-strando a chiare lettere che so-gni e desideri sono uno strumen-to indispensabile per ottenere risultati (im)possibili!

Un tuo desiderio è che “tutte le donne abbiano le tue borse” ed in particolare Rita Levi Montalci-ni a cui per il suo 103esimo com-pleanno hai regalato una borsa libro. Come è stato accolto il tuo regalo?Le mie borse non sono per tutte le donne, solo per quelle che ne riconoscono il valore aggiunto e che condividono questa filosofia, quelle donne sanno che si tratta molto più di una borsa. La Borsa libro è proprio dedica-

ta a lei, è così emozionante sa-pere che una donna come Rita Levi Montalcini abbia posseduto una delle mie borse. Giuseppina Tripodi, che l’ha accompagnata in gran parte del suo percorso di ricerca, ha voluto ricambiare il mio pensiero con due libri che raccontano la sua opera e che custodisco gelosamente.

Se tu non fossi stata una designer di borse cosa avresti fatto?Cosa farò intendi? La cantante di strada e il ministro della pubbli-ca istruzione.

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ERICA MOUANDARE CONTRO LE ONDE

E PRENDERE IN MANO IL PROPRIO DESTINO

Erica Musci, alias Erica Mou,

cantautrice rivelazione del

Festival di Sanremo 2012 ci racconta della sua carriera e

dei suoi progetti futuri.

32 MUSIC

MARTINA DI DONATO

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Occhi grandi e sguardo dol-ce. Una voce delicata che sa arrivarti dentro, que-sta e non solo

è Erica Mou. Giovane ma deci-sa. Erica ha 24 anni, è già al suo terzo album e sembra le piaccia collezionare premi importanti. Dopo il premio della critica Mia Martini e il Premio Sala Stampa Radio Tv ricevuti a Sanremo 2012, la sua canzone “Dove cadono i fulmini” è stata scelta come co-lonna sonora del film di Rocco Papaleo e candidata ai David di

Donatello come “miglior colon-na sonora”. Nel suo cuore sono racchiusi la sua terra natale, la Puglia e il suo mare che con le sue onde rappresenta la batta-glia da combattere giorno dopo giorno per riuscire a navigare. Esattamente come dice il titolo del suo ultimo album “Contro le onde”, prodotto da Davide Di Leo.

Erica, sei una giovane cantautri-ce. Come hai iniziato il tuo per-corso?“Ho cominciato a studiare mu-sica da bambina e ho sempre amato scrivere. Le due passioni si

ANDARE CONTRO LE ONDE E PRENDERE IN MANO IL PROPRIO DESTINO

sono poi incontrate con natura-lezza e comporre canzoni è ciò che più amo. A diciassette anni ho iniziato a partecipare a vari concorsi, a suonare nei posti più diversi e a lavorare alla registra-zione dei brani che avevo scritto e quel momento direi che è stato l’inizio del mio percorso “profes-sionale”.

Cosa si prova quando ti dicono che la tua canzone è stata can-didata ai David di Donatello?“La prima reazione è stata urla-re al telefono! Sono stata trop-po felice. Aver potuto prestare la mia canzone “Dove cadono

foto di Flavio&Frank

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i fulmini” al film di Rocco Papa-leo “Una piccola impresa meri-dionale” è una delle esperienze più belle che io abbia mai fatto. E la candidatura al David è stato un grande riconoscimento, una soddisfazione incredibile per me e credo per tutta la squadra del film”.

E a proposito di film, i tuoi video sono un po’ come dei film. In molti ne sei protagonista. Ti piace questo aspetto? E cosa hai pro-vato la prima volta che hai reci-tato davanti ad una telecamera?“Amo il cinema e devo dire che amo girare i videoclip! Il lavoro di musicista è meraviglioso anche per tutte le varie sfaccettature che ha attorno, anche per tutte le “attività collaterali”.Inizialmente la telecamera fa paura ma ho avuto la fortuna di lavorare sempre con registi eccezionali che mi hanno fatta sentire a mio agio e che si sono messi al servizio della musica.L’ultimo videoclip girato è stato proprio quello di “Dove cadono i fulmini” di cui lo stesso Papaleo ha firmato la regia. Lavorare con una troupe del cinema è stato un sogno e si è creata una at-mosfera professionale e familiare che credo sia stata la chiave del successo di quel video”.

C’è un/a cantante che ha se-gnato la tua vita e che tutt’oggi ami ascoltare?“Ce ne sono tantissimi. Battia-to è sicuramente uno di questi, dall’infanzia ad oggi”.

C’è un aspetto di questo mestie-re che non ti aspettavi e che non ti piace molto?“Non amo particolarmente le attese, dover rispettare delle tempistiche che a volte sono più dilatate di quelle che hai dentro. Così credo che si perdano spes-so spontaneità ed entusiasmo”.

Come o dove trovi l’ispirazione per i tuoi testi?“Nella vita quotidiana, nella na-tura, nei pensieri in solitudine o nelle conversazioni con le perso-ne che mi circondano. Scrivere un testo per me vuol dire raccon-

tarsi e raccontare con sincerità. Ogni piccolo dettaglio può la-sciare segni importantissimi den-tro di noi”.

Nel testo “Infiltrazioni” canti: “No-nostante la mia giovane età mi sento come il tronco di un albe-ro per la sua immobilità..”. Cosa vuol dire sentirsi immobili?“Nel caso di questa canzone vuol dire soprattutto sentirsi impo-tenti, spettatori della propria vita. Tutto il disco “Contro le onde” è un invito a muoversi, a prendere in mano il proprio destino, a ri-schiare”.

Ricollegandomi alla frase prece-dente e decontestualizzandola ti chiedo se la tua giovane età ab-bia mai rappresentato un limite nel mondo del lavoro.“Sicuramente più si è piccoli più si fa fatica a farsi prendere sul serio. Ma questo può anche rap-presentare un vantaggio se ben sfruttato, si ha la capacità di stu-pire maggiormente.Per esempio la bonus track del mio ultimo disco si chiama “Fili” ed è un brano che ho scritto a di-ciassette anni. Ho dovuto aspet-tare tanto per pubblicarla per-ché ho sempre pensato avesse molto da dire e volevo fosse pre-sa sul serio, che io stessa avessi la capacità di comunicare e difen-dere quel messaggio al meglio”.

Credi che il tempo che passa è portatore di cambiamenti in noi? Tu ti senti cambiata rispetto agli esordi?“Certo, il tempo ci cambia non per lo scorrere delle ore ma per tutto ciò che in quelle ore acca-de.Questi anni sono stati intensi… se penso a tutto ciò che è successo nella mia vita musicale e perso-nale, mi sento cambiata. Però è anche vero che tante cose, soprattutto i miei sentimenti nei confronti di luoghi e persone, sono sempre gli stessi e mi fanno sentire a casa”.

Per te qual è il posto “dove ca-dono i fulmini”?“I fulmini cadono sulle cose che sporgono, che sono più alte ri-

spetto al resto. Il posto dove ca-dono i fulmini per me è il luogo in cui vogliamo arrivare, che ci eleva. Nella canzone quel luogo è il mare”.

Domanda di rito, quali sono i tuoi progetti?“Quest’estate sarò in tour alter-nando concerti acustici a elettri-ci con la mia fantastica band. Le date, in continuo aggiornamen-to, si possono trovare su www.ericamou.comIn autunno poi faremo un po’ di concerti all’estero e comincerò a lavorare al nuovo album, a cui sto già pensando intensamente”.

34 MUSIC

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Valentina Marzullo è bella, è giova-ne ed è un’e-sperta di moda. Laureata alla Sa-pienza di Roma con un curricu-

lum in Scienza della Moda e del Costume, è riuscita a fare della sua grande passione la sua pro-fessione. Iniziando quasi per gio-co, dall’amore di indossare abiti e condividerli attraverso il social. Il suo canone corrisponde ad una bellezza pure ed elegante, come quella di Angelina Jolie. La moda è per lei “sogno ad occhi aperti” e ci dispensa consigli su come essere chic!

Hai dichiarato di aver sempre avuto la passione per la moda, sin da quando era una bam-bina ed indossavi i vestiti di tua madre. Come ci si sente quando si realizza un sogno? E’ come ti aspettavi o ci sono aspetti nega-tivi?Entrambe le cose. Sicuramente non è tutto semplice come può

sembrare dall’esterno. E’ una continua lotta, un continuo resi-stere e mai mollare, un continuo portare avanti e sostenere le pro-prie idee, un continuo mettersi in gioco. Io mi sento sempre come se non fossi mai arrivata, è un po’ nel mio carattere e in un certo senso ne sono contenta. Nella vita è fondamentale avere quel continuo stimolo a “salire” per raggiungere i propri obiettivi. Perché hai deciso di aprire un blog di moda? Non è stato niente di studiato a tavolino. E’ nato per gioco 4 anni fa, dalla voglia di condividere sul web una passione che è gran parte della mia vita. Non avrei mai immaginato che aprendo uno spazio virtuale tutto mio mi avrebbe portato alla popolarità ed anche a del lavoro.. Eviden-temente costanza, passione e voglia di fare hanno portato i suoi frutti.

Cosa vuol dire per te la moda?E’ un sogno ad occhi aperti e

senza tempo. La moda era per pochi e adesso è per tutti. E’ l’a-bito oltre la firma.

Tutte da bambine sognano di essere come una diva del cine-ma, una cantante, una modella, c’è qualcuno che secondo te rappresenta l’icona di bellezza e stile, una che abbia la “Chic Attitude”? Senza pensarci troppo ti dico An-gelina Jolie. Una bellezza pura, elegante e raffinata.

Come definiresti il tuo stile? Prettamente casual-chic con un tocco rock.

Cosa pensi di chi sostiene che la moda sia solo per le donne? Non sono per niente d’accordo. La moda è di tutti quelli che vo-gliono appropriarsene, senza di-stinzioni di sesso.

THE CHIC ATTITUDELa blogger Valentina Marzullo ci spiega come è nata la sua passione per la moda che l’ha portata ad essere tra le blogger più seguite ed amate del web. MARTINA DI DONATO

37VITA DA BLOGGER

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A tre anni e mez-zo impugnavi già un basto-ne da golf, ma come ti sei av-vicinato a que-sto sport?

Tutto è iniziato quando per gio-co i miei genitori mi hanno com-prato una piccola sacca con le attrezzature da golf. Da quel momento non me ne sono più separato. Mia mamma raccon-ta sempre che un giorno da scuola è stata chiamata dalle maestre perché a tavola usavo la forchetta come una mazza e volevano sapere se fosse norma-le, lei ha risposto “Forse non lo è, ma lasciatelo fare!”. L’avvicina-mento al golf è stata una diretta conseguenza, la passione è nata ben presto!

Il successo è arrivato presto, in-fatti a 16 anni hai vinto il British Amateur Championship, stabi-lendo un record: il più giovane vincitore del torneo. Cosa si pro-va a trionfare da giovanissimi?È stata un’emozione indescrivi-bile e indimenticabile, che mi ha fortificato molto e mi ha dato una grande fiducia e importanti motivazioni per la carriera futura.

Ora hai 21 anni e sei già fra i professionisti più apprezzati al mondo. Sei soddisfatto del tuo percorso o c’è qualcosa che cambieresti?Sono molto soddisfatto di quello che sono riuscito ad esprimere finora, ma voglio migliorare an-cora, lavorando giorno dopo giorno con il mio allenatore Al-

berto Binaghi e il mio prepara-tore atletico Massimo Messina. Quest’anno mi piacerebbe vin-cere l’Open di Francia, è la gara del Tour Europeo che preferisco, mi piacciono molto il campo e l’atmosfera.

Cosa provi prima di una gara im-portante? E come ti prepari per essa?Il periodo prima di una gara è sempre molto duro e la tensione c’è sempre. Ogni gara richiede impegno e un elevato livello di concentrazione. Le aspettative è normale che ci siano, ma bi-sogna trovare la serenità giusta nel gioco. In particolare quando si gioca un Major (l’equivalente dei tornei del grande slam per il tennis, ndr) è naturale avere ad-dosso una pressione speciale!

Quanto sacrificio c’è dietro que-sto sport?I sacrifici e le rinunce sono tante. La mia vita è cambiata, essendo sempre in giro per il mondo, però non mi lamento, anzi sono molto felice e continuo a divertirmi tor-neo dopo torneo.

Hai un mito a cui ti ispiri?Il mio idolo rimane Seve Balleste-ros. E’ inimitabile. Gli americani cercano il suo erede ma io credo che lui sia stato davvero unico: un autentico genio nel suo modo di giocare.

Qual è il tuo sogno?L’obiettivo principale di quest’an-no resta quello di portare a casa almeno una vittoria. Ci sono riu-scito ogni anno da quando sono

IL “PICCOLO” PRINCIPE DEL GOLFPur essendo molto giovane, Manessero riesce ad incantare il grande pubblico di competizioni mondiali come il British Amateur Championship e con lo sguardo fisso punta al suo primo obiettivo: la vittoria

passato professionista e voglio continuare con questa bellissi-ma tradizione. La qualificazione alla Ryder Cup è il mio secondo obiettivo stagionale, anche se so che non sarà facile e che la con-correnza sarà agguerrita. Certo, ci sono anche l’Open di Spagna e l’Open d’Italia. Quest’ultimo si giocherà proprio a ridosso della Ryder Cup; mi piacerebbe met-tere in difficoltà il Capitano Paul McGinley, qualora non fossi an-cora qualificato.

MARTINA DI DONATO

40 SPORT

foto di Claudio Scaccini

MARTINA DI DONATO

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“LA VITA TUTTA CURVE” DI ELISA D’OSPINA

Elisa D’Opsina è una giovane top model attiva nel sociale, da sempre lotta accanto alle persone con disturbi alimentari, cercando di abbattere tutte le barriere delle concezioni mentali secondo cui troppo magri o troppi abbondanti non sia giusto.

M.D.D.

42 PEOPLE

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Marylin Mon-roe aveva una taglia 46 e con la sua bellezza e le sue forme è diventata la

diva di Hollywood per eccellen-za. Con il suo fascino da “svam-pita” divenne un vero sex symbol. Quelli erano gli anni cinquanta – sessanta, gli anni in cui le forme erano ancora simbolo di fertilità, di armonia, gli anni delle pin up in America e delle massaie procaci in Italia. Il sinuoso era bello. Successivamente l’idea di bel-lezza e perfezione si è via via spostato a favore di altri canoni, ed ecco allora che figure come Rita Hayworth, Sophia Loren, e la stessa Marilyn Monroe, rimango-no icone da poster di quegli anni e alla morbidezza si preferisce la silhouette snella e filiforme. Impo-sti dalla società e dall’alta moda i canoni che oggi vanno per la maggiore sono quelli delle don-ne a cui “sta bene tutto” e cosa fare allora se non si rispecchiano questi canoni? Non è un tabù pronunciare parole come buli-mia o anoressia, disturbi alimen-tari che colpiscono sempre più ragazze e ragazzi in giovane età che non hanno la forza o il co-raggio di accettare il loro modo di essere. Non come Elisa D’O-spina, la top model più richiesta sulle passerelle internazionali,

perché come dice lei è “tanta roba”!Elisa è bella nella sua taglia 48 che di certo non la vincola. Anzi è fiera della sua sinuosità, come racconta nel suo primo libro dal titolo una “Una vita tutte curve”. In questo libro narra la sua storia e il suo percorso. Elisa confessa: “da adolescente cercavo di ca-muffare il mio corpo con abiti larghi che nascondevano il mio corpo perché non accettavo che crescesse. Poi negli anni ho capito che chi abbiamo attorno non si ferma solo all’esteriorità per fortuna, ci sono tante com-ponenti che possono rendere una persona interessante”. Da quel periodo in cui Elisa nascon-deva il proprio corpo è cambia-to tutto, perché il caso ha voluto che proprio il suo corpo e il suo impegno contro le discrimina-zioni sociali e contro i disturbi ali-mentari, la portassero alla ribalta. Confessa potendo permetter-si un sorriso: “ho incontrato la moda a 15 anni quando mi è sta-to detto che dovevo perdere 30 chili altrimenti avrei potuto pulire solo cessi, in questo mondo. Poi l’ho rincontrata di nuovo quan-do avevo 25 anni e lì ho scoperto il mondo curvy. E’successo tut-to casualmente, oramai avevo preso la mia strada, sognavo di fare la giornalista, cosa che non ho mai smesso di fare. La scrittura è una passione che non abban-

donerò!”. E sui disturbi alimentari dice: ”sono vicina a chi ha di-sturbi alimentari, è una battaglia che porto avanti perché voglio far capire alle ragazze che chie-dere aiuto non è sinonimo di de-bolezza, ma sinonimo forza. La forza di lottare per la vita”. Tutti definiscono Elisa una model-la plus-size, termine che lei non ama, ma”nella cultura europea- dice- c’è bisogno di etichettare tutto, ci si conosce per titoli, pro-fessioni. E anche nella moda c’è bisogno di un’etichetta. Avrei voluto farvi vedere le espres-sioni delle persone quando ini-zialmente mi chiedevano che lavoro facessi e rispondevo che ero una modella”. Perché il falso moralismo è quello che spinge le persone a sentirsi diverse e a non accettarsi. Il consiglio che sente di dare Elisa a tutte le persone che non rie-scono, per un motivo o per un al-tro, ad accettare il proprio corpo è “vivere felici con se stessi. Tutto parte dall’amore- afferma- inizia-mo a circondarci di persone che ci amano per quello che siamo, perché quando riceviamo amo-re iniziamo darne a noi stessi!”.E forse con un po’ più d’amore verso l’essere e non l’apparire riusciremmo a togliere ogni eti-chetta superflua e a chiamare le cose con il giusto nome.

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Dal 24 giugno al 19 ottobre 2014 presso il Museo di Storia Naturale si terrà la mostra dedicata al fotogra-fo e ambientalista francese Yann Arthus-Bertrand. 103 scatti della Terra vista dall’alto, suggestionanti pae-saggi dei luoghi più emozionanti del pianeta: dalla savana africana ai ghiacciai dell’Antartico, dagli ocea-ni alle montagne più alte. La mostra si compone anche di og-getti di collezioni provenienti dal Mu-seo di Storia naturale, come crani, uccelli tassidermizzati, minerali, fossili, insetti rari e quant’altro.Inoltre sarà possibile il film “Home” la pellicola che segna l’esordio di Bertrand come regista. La pellicola è doppiata da Isabella Rossellini e realizzata in collaborazione con Luc Besson e François- Henri Pinault. La mostra è prodotta dal comune di Milano-Cultura, Museo di Storia Natu-rale di Milano in collaborazione con Silvana Editore, e in coproduzione con Yann Arthus- Bertrand e l’Asso-ciazione Forte di Bard. L’esposizone è curata da Gabriele Accornero e Catherine Arthus-Bertrand.

sorgente Calda del grand Prismatic, Parco Nazionale di Yellowstone 44° 31’ n - 110° 50’ o © YAnn ArthUs-BertrAnd

“YANN ARTHUS-BERTRAND: LA TERRA VISTA DAL CIELO”

Dal 2 maggio al 13 luglio, presso il Palaz-zo Magnani di Reggio Emilia si terrà la

mostra dedicata alla fotografia d’auto-re dalla seconda metà dell’Ottocento fino alla metà del Novecento, dal titolo “Un secolo di grande fotografia”. Cen-tro anni racchiusi in 150 scatti apparte-

nenti a grandi come Man Ray, espo-nente della corrente culturale dadaista;

lo statunitense Paul Strand; Edward Weston, convinto sostenitore del pensie-

ro “il fotografo deve visualizzare la foto dentro di sé ancora prima di scattarla”;

Nadar; Bresson e tanti altri ancora.La mostra è stata curata da Margit

Zuckriegl e Walter Guadagnini, orga-nizzata dalla UniCredit Art Collection,

Sammlung FOTOGRAFIS Bank Austra UnicreditGroup eMuseum der Moderne Salzburg e promossa dal Museo d’Arte Moderna di Salisburgo e dalla Fonda-

zione Palazzo Magnani con la parteci-pazione del Palazzo di Reggio Emilia, la Camera di Commercio di Reggio Emilia

e la Fondazione Cassa di Risparmio Reggio Emilia Pietro Manodori.

Maurice TabardUntitled,1929

Silver gelatin printCourtesy Museum der

Moderne Salzburg

VALIE EXPORTEinkreisung, 1976Silver gelatin print, overpaintedVALIE EXPORT© by SIAE 2014. Courtesy Museum der Moderne Salzburg

“UN SECOLO DI GRANDE FOTOGRAFIA”

44 ARTE

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Al MoMa di New York dal 19 aprile al 3 agosto si terrà la prima retrospettiva su Sigmar Ploke. Tutta l’opera del pittore, fotografo,

disegnatore, regista e scultore tedesco esposta in un percorso che evidenza lo scetticismo nei confronti della società. Polke utilizzava

elementi, stili, tematiche e materiali differenti, a testimonianza di un rifiuto della categorizzazione della sua arte. Presso il secondo piano del MoMa di New York sono esposte più di 250 opere che seguono

il percorso cronologico della storia dell’artista.Vincitore di vari premi, tra cui il Preamium Imperiale consegnatogli

in Giappone nel 2010, anno della sua scomparsa.

Al Musée d’Orsay di Paraigi dal 11 marzo al 6 luglio sarà possi-bile visitare un percorso su Van Gogh creato da Artaud, con-vinto sostenitore della lucidità spiazzante del pittore olandese. Secondo Artaud, infatti, Van Gogh non era affatto il folle che tutti credevano, sempli-cemente le sue verità erano scomode ai più e cercano di azzittirlo additandolo pazzo. Secondo Artaud fu la società a spingerlo al suicidio all’età di 37 anni, egli dichiarò infatti: ” Ed è così che Van Gogh è morto sui-cida, perché l’accordo dell’in-tera coscienza non ha potuto sopportarlo”.L’esposizione si compone di quaranta opere tra disegni e lettere del grande pittore olan-dese

Pasolini in mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma fino al 20 luglio. Roma, in contemporanea con Barcellona, Parigi e Berlino, celebra il mito di Pier Paolo Pasolini in una mostra composta in sei sezioni ordinate cronologicamente dal 1950 fino al 1975, anno della sua scomparsa.Sarà ripercorsa tutta la sua storia: dai luoghi in cui ha vissuto, in cui ha ambientato i suoi film e ancora poesie, lettere, dipinti, autoritratti e molto ancoraPier Paolo Pasolini sul set di Teorema

1968 ©Angelo Novi / Cineteca di Bologna

“ALIBIS: SIGMAR POLKE 1963-2010”

“VAN GOGH/ARTAUD. IL SUICIDATO DELLA SOCIETA’”

“PASOLINI ROMA”

ARTE

45ARTE

MARTINA DI DONATO

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Dal 19 giugno fino al 13 set-tembre, l’ONO di Bologna organizza una mostra su Jhon Anthony Gillis alias Jake White, cantante del duo The White Stripes. Nel 1997 Jake fonda la band insieme a sua moglie Meg White dando vita ad un duo fuori dal comune con influenze musicali varie ed ele-menti visivi impattanti.La mostra è composta da 45 scatti di fotografi come Cam-bridge Jones, Patrick Pantano, Ewen Spencer, Erik Ian Schaet-ze, Michael Yurick e altri anco-ra.

Fino al 3 novembre al FIT di New York si terrà una mostra che ripercorre tutte le tap-pe della storie degli indumenti intimi. Un viaggio che prende vita con i corpetti del diciottesimo secolo fino alla lingerie moderna. L’evoluzione dell’intimo rispecchia l’evoluzione dell’idea del corpo che si è avuta nel corso dei secoli nelle società: non più qualcosa da coprire ma qualcosa da mostrare.

Fino al 13 luglio a Pa-lazzo Reale di Milano saranno esposte le opere del pittore au-striaco. In occasione del 150° anniversario sarà possibile am-mirare i retroscena della vita dell’artista divenuto mito. Dalle vicende familiari, agli approcci con l’arte durante il periodo della Scuola di Arti Applicate di Vienna, fino alla sua gran-de passione per la musica.

©Andy Willsher, tHe White Stripes, Berkely,California at the Greek Theatre on August 12th 2005

le foto sono state gentilmente concesse dal “Museum at Fit”’

“JAKE WHITE AMERICAN ROOTS”

“A HISTORY OF LINGERIE”

“KLIMT: ALLE ORIGINI DI UN MITO”

46 ARTE

Page 47: iBoo Magazine - Giugno 2014

“Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità;un ottimista vede l'opportunitàin ogni difficoltà.”Winston Churchill

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TORINO SI FA STRADA

Page 49: iBoo Magazine - Giugno 2014

Negli ultimi anni il fenomeno della Street Art si è an-dato affermando in numerose cit-tà italiane quali Roma, Milano,

Firenze. Anche Torino fa la sua parte con l’apertura di gallerie dedicate, associazioni e nuovi progetti. L’ultima iniziativa pro-mossa da writer di livello nazio-nale ed internazionale risale al maggio scorso con l’apertura dello spazio SAMO in zona Van-chiglietta. Abbiamo quindi chie-sto a Fabio Petani, giovane ar-tista torinese, di farci un quadro più preciso del panorama Street Art, codividendo anche la sua esperienza personale.

Prima di tutto cosa ne pensi dello sviluppo dell’”arte di strada” nel-la tua città? Sicuramente Torino si trova ai pri-mi posti nella graduatoria della Street Art non solo italiana ma anche europea. I progetti cultu-rali e le associazioni che promuo-vono quest’arte sono molteplici. Il Cerchio e le Gocce guidato da artisti come Mr.Fijodor e Corn79, lo Street Alps Tour ideato da Ric-cardo Colombo e centri come

SAMO, SQUARE23 e la GALO ART GALLERY, i quali si dedica-no a valorizzare quest’arte nata dalla strada e che sta destando sempre più interesse da parte del pubblico. L’elenco di artisti torinesi di rilievo è lungo: dai già citati Galo, MrFijodor, Corn79 a nomi quali Reser, Vesod Brero, Pixel Pancho, i ragazzi di Truly Design, Pier Deep, Alessandro Caligaris, Orma il Viandante, Jair Martinez, Seacreative, il toscano Etnik e la laziale Alice Pasquini.

Il nuovo progetto SAMO. Puoi spiegarcelo più nello specifico? SAMO é il terzo step del percorso di rigenerazione urbana intrapre-so, nel maggio 2012, con il pro-getto SAM Torino e proseguito nel giugno 2013 con il progetto BAM Bergolo-Levice. Dal 2012, SAM ha coinvolto oltre 70 street artist e numerosi cittadini in un’a-zione collettiva autofinanziata di rigenerazione urbana dell’ex zoo comunale di Torino e di al-cune aree dei comuni di Bergo-lo e Levice. Si tratta di un circolo Arci dedicato prevalentemente al cibo e all’arte, vere punte di diamante della tradizione italia-na. Costruito all’interno di un ex magazzino il SAMO è uno spazio di 400 mq aperto alle menti aper-te, un contenitore all’interno del quale le idee di chi partecipa si incontrano e si scontrano, svi-luppando nuove idee artistiche legate alla tematica urbana. Personalmente trovo l’atmosfera straordinaria; un luogo dove l’ar-te è ovunque in un clima di ami-cizia e colloquialità.

Credi che in futuro ci sarà più collaborazione tra la street art e le figure professionali quali critici e gallerie del territorio? Nel mondo dell’arte la figura dei critici ha sempre avuto la me-glio sulle sorti degli artisti. Il bello dell’arte di strada è che i critici sono il pubblico, la gente comu-ne che si imbatte nei murales, gli artisti stessi. Non ci sono figu-re pagate per giudicare, fattore più che positivo poichè si impe-disce all’elemento economico di influenzare il giudizio. Ad essere onesto spero che la street art non

diventi un fenomeno di massa in grado di attirare troppo l’atten-zione dei mercati d’arte, almeno per quanto riguarda le piccole realtà.

Parlaci un po’ di te e della tua esperienza artistica.Dipingo e disegno fin da bam-bino, ma è solo una volta finito il liceo e messo da parte qualche soldo per comprare colori, tele e materiale che iniziano le prime mostre e esposizioni a Torino. A quel tempo lo stile e l’approccio erano ancora decisamente in-genui cosa che mi ha permesso di andare oltre al mero giudizio. Col tempo sono aumentate le mostre, cosi come le commissioni e le vendite di opere. Negli ultimi mesi ho mutato molto il mio stile, passando dal concettuale quasi minimal ad una pittura più ela-borata e ricercata la quale sta ri-scontrando un ottimo successo. Il passaggio alla street art è anco-ra lontano e non è detto che ar-rivi, sicuramente mi affascinano le potenzialità e l’impatto visivo che possono avere i grossi muri sul fruitore.

Se dovessi scegliere una tua opera che ti rappresenti quale sceglieresti? Probabilmente per ogni artista l’opera più rappresentativa è sempre l’ultima, poichè racchiu-de in sé tutte le conoscenze e le esperienze maturate nel tem-po. Gli ultimi lavori realizzati con l’inserimento della maschera antigas sono quelli in cui mi rico-nosco di più, in particolare “La morte di Marat”. Ho sempre ap-prezzato il lavoro di David e da tempo volevo riproporre uno dei suoi lavori in chiave alternativa e ironica.

Progetti imminenti? Più che progetti parlerei di pro-positi, primo fra tutti quello di co-noscere sempre meglio il mondo dell’arte urbana e dei suoi artisti. Grazie alle loro opinioni e i loro consigli potrò sviluppare e miglio-rare il mio lavoro.

Intervista a Fabio Petani sullo sviluppo dell’arte di strada nel capoluogo sabaudo.

CHIARA GALLO

49ARTE

Page 50: iBoo Magazine - Giugno 2014

BEAUTY1.

2.

3. 4.

SWEET PIN UP CAPSULES COLLECTION1. Sweet Pin Up - Ombretto 2in1 Lunga Tenuta con PrimerVanta una formula in grado di coniugare due performance in un unico prodotto. Disponibile in 2 tonalità.(€ 8,95)2. Glossissimo for Sweet Pin Up spf 15Gloss idratante, ultrabrillante, effetto 3D. Vanta anche di una formula protettiva per le labbra grazie ai filtri UV. Di-sponibile in due tonalità (€ 6,95)3. Sweet Pin Up - Balsamo LabbraBalsamo dalla texture morbida e leggera rilascia sulle labbra

un film ultra-lucido e non appiccicoso che regala un tocco di colore per un risultato naturalmente luminoso. Disponi-bile in due tonalità.(€ 4,90)4. Sweet Pin Up - Mascara CapelliMascara per capelli dalla texture cremosa e coprente per un total look ultra colorato. Disponibile in tre nuances (€ 6,95)

SECRETS OF THE SMOKEY EYE PALETTEDeborah Milano, specialista del colore e vera e propria esperta in tema di ma-ke-up, ha deciso di lanciare quattro palette

must-haves per soddisfare le esigenze di tutte le donne.Le palette Secrets of the Smokey Eye racchiudono ciascuna 6 tonalità, da mat a

illuminanti, da applicare in 6 semplici step. Custodiscono al proprio interno i segreti per creare uno sguardo intenso e magne-tico dal risultato semplicemente perfetto. Una texture soffice, setosa e brillante che dona una luminosità naturale. Pratico ed elegante il packaging delle nuove palette è ideale da portare sempre con sé (€ 10,90)

BEAUTY

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BEAUTYEXTRAORDINARY 5IN1 MASCARA

Deborah Milano ha deciso di lanciare un mascara all-in-one.Extraordinary 5in1 Mascara unisce alla promes-sa volumizzante, considerata irrinunciabile dalle consumatrici, altri benefits: allungante, incurvan-te, alta definizione e lunga tenuta grazie ad uno scovolo innovativo per un incredibile effetto ciglia finte (€ 12,99)

BLUSH EXPERIENCEChe si desideri un effetto sfumato, bonne-mine o scolpito, la risposta è sempre blushEXPERIENCE: il nuovo fard compatto in polvere modulabile, ultra pigmentato e dal finish mat firmato deBBY.blushEXPERIENCE deBBY ha una texture morbi-da e vellutata, è leggero e setoso per un effetto na-turale. Adatto a tutti i tipi di pelle, è disponibile in ben 6 vibranti tonalità, dal rosa al bronzo (€ 4,50)

BEAUTY

Page 52: iBoo Magazine - Giugno 2014

BEAUTYEYECOLORSTICK LONG LASTING EYESHADOW

Deborah Milano, specialista negli om-bretti, ha deciso di lanciare Eyecolorstick Long Lasting Eyeshadow.Un nuovo ombretto in edizione limitata

declinato in 15 colori, che dona in pochi secondi un colore intenso e luminoso per uno sguardo perfetto a lunga durata. Il tutto in un pratico packaging in stick dal sistema Twist Up che non necessita del temperamatite (€ 9,99)

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lunga tenuta associato alla leggerezza e alla luminosità di

un effetto seconda pelle. Garantisce un colorito perfetta-

mente omogeneo, un incarnato levigato e un viso perfet-

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Page 53: iBoo Magazine - Giugno 2014

BEAUTYHUILE PRÉCIEUSE À LA ROSE

NOIRE

Olio secco satinato al tempo stesso

preparatorio, nutriente e anti-età. Un

trattamento prezioso ed efficace per

restituire una nuova tonicità alla pelle

che manca di confort, morbidezza e

vitalità. La texture è ultrafine e setosa,

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mat (€ 165)

LES SENSORIELLES AUX 3 FLEURS D’AGRUMESUn itinerario sensorale e olfattivo con

estratti di tre fiori d’agrumi dalle pro-prietà rinfrescanti, tonificanti ed ener-gizzanti. Texture polisensoriali uniche e preziose per una sensazione estrema di piacere e benessere.Huile Sèche TonifianteOlio tonificante che rende la pelle lumi-

nosa e idratata per 24h. Si prende cura di viso, corpo e capelli, reidratandoli dopo la doccia, nel relax quotidiano (€ 28)

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54 IL MONDO IN PILLOLE IL MONDO IN PILLOLEL’ APP CHE SPOPOLA Si chiama Yo ed è tra le app più scaricate. Creata da un giovane israeliano, questa applicazione permette di inviare un messaggio istantaneo e lingui-sticamente economico a qualsiasi altro utente che la utilizzi. Si posso-no, infatti, inviare solo due lettere: YO, per indicare approvazione. Nonostante ci siano alcune discussioni sulla sicurezza, Yo ha ricevuto dei proficui finanziamenti.

GLI SCATTI DI MARILYN ALL’ASTA In Polonia, presso la casa d’aste Desa Unicum saranno battute degli scatti realizzati a Marilyn Monroe dal fotografo americano Milton H. Green, grande amico dell’attrice. Gli scatti saranno venduti al miglior offe-rente partendo da una base di 1,2 milioni di euro. Un vero tesoro composto da oltre 500 scatti che ritraggono la diva, peccato però che l’acquirente potrà averne solo 100, come da clausola.

TURTURRO ANCORA NEI PANNI DI JESUS?John Turturro, ospite al Taormina Film Festival, ha annunciato che vorrebbe realizzare un progetto basato sul personaggio di Jesus Quintana, il mitico personaggio presente nel film “Il grande Lebowsky” di Joel ed Ethan Coen. Non si tratterebbe di uno spin off ma di una vera e propria storia interamente incentrata sul personaggio spagnolo. “Sempre che i fratelli Coen mi diano il permesso” dice Turturro!

IL DRONE EXPRESSE sempre in campo tecnologico c’è un altro stano oggetto che sta facendo innamorare tutti, si tratta del drone. In Russia un ristorante ha persino iniziato a fare consegne a domicilio utiliz-zando il velivolo telecomandato: il proprietario del ristorante che telecomanda il drone una volta essersi accertato che l’abitazione indica-ta sia stata raggiunta fa scendere la pizza tramite l’utilizzo di un cavo.

ANCHE BANSKY DIVENTA LEGOLa trasformazione in Lego non ha risparmiato neanche le straordinarie opere di Bansky. Il fotografo canadese Jeff Friesen, infatti, si è divertito a mutare 10 opere dell’artista britannico. La ragazza con il palloncino, i protagonisti di Pulp Fiction con la banana al posto della pistola sono riprodotti utilizzando i pezzi appartenenti al mondo dei “piccoli omini gialli”. La serie si chiama Bricksy.

MARTINA DI DONATO

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55IL MONDO IN PILLOLEIL MONDO IN PILLOLETORNA SUL GRANDE SCHERMO LA CITTA’ INCANTATA

In uscita il 25 giugno torna sul grande schermo il capolavoro di Hayao Miyazaki. E’ la storia di Chihiro, una bambina capricciosa e testarda che insieme ai suoi genitori si ritrova catapultata nella dimensione di

una città particolare, una città fantasma. Il film uscito nel 2003 e già vincitore del Premio Oscar come miglior film di animazione

nel 2003, sarà riproposto con un nuovo adattamento.

IL SEXY GALEOTTOSu Facebook sta facendo il giro la foto di un galeotto di nome Jeremy Me-

eks. Segni particolari: bellissimo! Il giovane trentenne è stato arrestato a Stockton, in California ed appena la polizia ha pubblicato la foto

sulla propria pagina Facebook per segnalarne l’arresto i “like” sono saliti alle stelle e i suoi occhi ghiaccio hanno fatto il giro del

mondo. Sono arrivate anche richieste di scarcerazione.

PER CHI NE AVESSE BISOGNO Con l’utilizzo dei vari social siamo tutti abituati ad utilizzare le emoticon per esprime più velocemente quello che vogliamo comunicare. Una fac-

cina triste, una allegra, un bacio, un simpatico animaletto e da oggi anche il dito medio. L’Unicode Consortium è pronto ad inserire 250 nuovi caratteri che permetteranno la realizzazione di facci-

ne e simboli mai visti, tra cui anche il dito medio appunto!

MASTERS OF SEXE’ arrivata anche in Italia la serie tv che ha fatto scalpore: Ma-

sters of sex. La serie, trasmessa negli Stati Uniti lo scorso anno, è ambientata negli anni ’60 e racconta la storia del ginecologo Wil-

liam Masters , della psicologa Virginia Johnson e della loro attività di ricerca nel campo della sessualità e della psicologia sessuale . Strepitosa

interpretazione di Michael Sheen. Tratta da una storia vera.

MADRID ECOLOGIA Il Bike sharing, ovvero la condivisione delle biciclette, è il

modo più ecologico per spostarsi inventato per le grandi città ed ora anche comodo. A Madrid, infatti, sono state create 100 stazioni

con circa 1600 biciclette elettriche. La realizzazione è costata all’incir-ca 25 milioni di euro ma in compenso il tasso di inquinamento potrebbe

essere abbassato di molto se tutti iniziassero a pedalare!

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Page 57: iBoo Magazine - Giugno 2014

Ci sono dei mo-menti della nostra vita, un’occasione particolare, un appuntamen-to importante

in cui si sceglie di tagliarsi i ca-pelli o di farsi un colore diverso perché si ha l’esigenza di cam-biare qualcosa o rinnovare la propria immagine. Le occasioni possono essere piacevoli (come per esempio un primo appun-tamento, un convegno impor-tante, un matrimonio) ma non sempre il desiderio di una diversa pettinatura coincide con un bel momento, come per esempio tagliarsi i capelli o cambiare co-lore dopo una relazione finita o dopo un brutto periodo depres-sivo in cui la persona vuole por-re fine con i ricordi del passato iniziando dalla propria “testa”. Da sempre e anche oggi soprat-tutto nell’era post-moderna, in cui prevale la voglia di apparire e di essere ad ogni costo, con i capelli si lanciano dei messaggi del proprio IO ed il desiderio di stupire noi e gli altri diventa più incisivo. Le donne ma anche gli uomini negli ultimi tempi usano la propria capigliatura ed il proprio look come un raccoglitore delle proprie emozioni con il desiderio, per le donne, di apparire forti, se-ducenti e naturali come “Belen” oppure, per gli uomini, dannati, forti e famosi come “Balottelli”. Alcuni desideri di cambiamento spesso riflettono una fantasia di chiudere un capitolo che rap-presenta una fase della vita a cui non si sente più di appartene-re e di aprirne uno tutto nuovo, autonomo, indipendente. Que-ste aspirazioni vengono messe in atto proprio cominciando a tagliare capelli, modificandone l’acconciatura o il colore. Ognu-no di noi ha un umore partico-

lare quando decide di farsi una pettinatura e anche quando pensa di non saperlo (“non so come voglio farmeli ma voglio cambiare”) già ha nella mente un desiderio di trasformazione della propria immagine, che vie-ne messo in atto nel momento in cui ci si confronta con il par-rucchiere di fiducia, che spesso diventa uno Psicologo che age-vola la persona a capire e deci-dere qual è l’immagine in cui ci si ritrova di più. Infatti spesso l’in-sicurezza o la paura del giudizio degli altri può mettere in difficol-tà la scelta del proprio look: ciò che piace a me o ciò che piace agli altri? Un taglio particolare, un colore, oltre alla voglia di apparire “inso-liti”, esprimono anche l’apparte-nenza ad un clan, ad un gruppo sociale. Allora ecco che chi si sente felice e spensierato vuole i capelli ric-ci e tanti morbidi boccoli; ecco che i capelli diventano stirati per chi vuole ordine e sensua-lità; ecco che i capelli si sciol-gono per le persone fantasiose e romantiche, ed ecco che chi vuole sedurre e sottolineare la propria femminilità sceglie di farsi qualche “ciocca” bionda e chi invece preferisce rimanere mora, ama sottolineare l’immagine della donna amante, madre, casalinga, insomma “da sposa-re”……….E per gli uomini? Il simbolismo psi-cologico legato al taglio di ca-pelli ha un significato estetico e umorale anche per loro: maschi che tagliano i capelli ‘a zero’ o che si fanno crescere le basette in modo esagerato sono tutte di-mostrazioni che anche loro stan-no vivendo una fase di seduzio-ne o di transizione. E voi che fase state attraversan-do?

“CHE DICI MI TAGLIO I CAPELLI?”57DIALOGO

Come e quando cambiamo la nostra acconciatura o scegliamo di tagliarci i capelli?

VIRGINIA MALONI *

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Page 58: iBoo Magazine - Giugno 2014

SIDI BOU SAID …IL PAESE BIANCO E AZZURRO

Situata nel nord della Tunisia, a circa 20 km dalla capitale Tunisi, la città è meta di attrazione turistica, conosciuta per l’intenso utilizzo dei colori bianco e blu

MORENITA RUGGI ELIO MORANDIN

foto di Elio Morandin

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Siamo a Sidi Bou Said, antico borgo a stra-piombo sul mare nel nord della Tunisia pic-colo affascinante pa-radiso dal sapore me-diterraneo da sempre

una delle mete più amate dai turisti che arrivano ogni anno qui da tutto il mondo. Grazie al suo patrimonio e al fascino che ema-na, nel 1979 SIDI BOU SAID venne classificato patrimonio mondiale dall’U.N.E.S.C.O.Dall’alto del villaggio si ammira-no case bianche, portoni azzurri, giardini, buganville e un mare cri-stallino di colore blu intenso.Sidi Bou Said, deve la sua affasci-nante architettura, caratterizza-ta dal tema bianco-blu, al pitto-re francese Rodolphe d’Erlanger che nei primi anni del Novecento decise di applicarlo in tutta la cit-tà.Camminiamo tra stradine co-steggiate da negozietti di sou-venir; intorno un gran vociare di persone che parlano arabo, francese, qualcuno si rivolge a noi con frasi in italiano. Necessito di un po’ di relax; il po-sto migliore dove assaporare un po’ di atmosfera è sicuramente il Cafè des Nattes, il locale preferi-to da Jean-Paul Sartre e Simone

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Page 60: iBoo Magazine - Giugno 2014

de Beauvoir. Sidi Bou Said è stata ed è tuttora una città molto amata dagli ar-tisti soprattutto pittori che hanno immortalato i suoi bei paesaggi. Gli abitanti con orgoglio elenca-no i nomi di artisti famosi che qui hanno vissuto o soggiornato: Paul Klee, Gustave-Henri Jossot, Au-gust Macke e Louis Moilliet. Oggi, ancora soggiorna qui Saro Lo Tur-co, pittore italiano che ha scelto Sidi Bou Said come sua residenza e non è raro incontrarlo tra i vi-coletti o seduto in questo caffè. Anche noi sediamo ad uno dei graziosi tavoli e ordiniamo il ti-pico tè alla menta con pinoli. Il

luogo è affascinante, l’atmo-sfera è rilassante e amichevole. Prima di lasciare il bar, diamo un’ occhiata al retro del locale, per vedere il famoso marabutto (costruzione a forma di cono) eretto sulla tomba di Bou Said Khalaf el Beji che qui morì e fu sepolto nel 1231. Da lui prese il nome questo luogo da quando qui si ritirò in preghiera intorno al 1200 e vi costruì un santuario. Prima del suo arrivo la città era chiamata Jabal el-Menar che significa “montagna del faro”. Proseguiamo la passeggiata lun-go le stradine del centro dove il colore bianco delle case si al-

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terna ai colori blu dei portali da-mascati finemente dipinti e lavo-rati. Mi incanta la bellezza delle bouganville fiorite e mi stordisce il forte e penetrante profumo dei gelsomini che rendono elegan-te l’ambiente. Proseguiamo fino ad arrivare all’antico palazzo da “Mille e Una Notte” del Barone Rodolfe d’Erlanger oggi trasfor-mato nella sede del Museo della Musica Mediterranea che andia-mo a visitare. Dal-la balconata l’occhio spazia sulla selvaggia costa di Corallo a pochi chilometri di distanza e sulle sue rocce a strapiom-bo sul mare e il paesaggio è di una bellezza da mozzare il fiato. Da qui riprendiamo la passeg-giata salendo per le stradine tra le case bianche dove ai piani superiori sporgono graziose ve-rande in legno lavorato, che un tempo consentivano alle donne di osservare il mondo esterno senza essere viste. Continuiamo fino ad arrivare al nostro albergo posto in una posizione splendida che domina il golfo. Dalle grandi vetrate delle terrazze dell’hotel godiamo di un magnifico pano-rama su Tunisi e i suoi dintorni. Lo splendido spettacolo incanta lo sguardo al tramonto quando il sole ancora una volta scompa-re all’orizzonte e il cielo si tinge di fuoco. Quello è il momento di abbandonarsi ai sogni.

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