Iboo magazine- Ottobre 2014

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n° 36 Ottobre 2014 periodico free press Photo Lucat PEOPLE Interviste a Margherita Vicario e Euridice Axen MUSIC Lena Katina e la sua carriera da solista TRAVEL Copenaghen e la bellezza italiana di Firenze CLEMENTE RUSSO

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n° 36 Ottobre 2014 periodico free press

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PEOPLEInterviste a Margherita Vicario e Euridice Axen

MUSICLena Katina e la suacarriera da solista

TRAVELCopenaghen ela bellezza italiana di Firenze

CLEMENTE RUSSO

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Il difficile momento dell’eco-nomia e della finanza ha por-tato molte attività commer-ciali in una situazione di forte sofferenza. Infatti il flusso dei potenziali clienti si è concen-trato sempre più in aree com-

merciali aggregate dedicate allo shopping e al tempo libero.In questa situazione, comune a molte zone d’Italia, è stato ne-cessario creare una nuova op-portunità che si affiancasse ai tradizionali centri commerciali e che potesse fornire un valore ag-giunto al cliente, ormai assuefat-to dalle offerte di sconti e sempre più in difficoltà nella selezione e nella valutazione della qualità del prodotto.Design, Turismo, Cultura, Artigia-nato, Enogastronomia, Intratte-nimento, Arte e naturalmente Shopping sono le parole chiave intorno alle quali è stato svilup-pato il progetto di rilancio del nuovo Val Vibrata Village.

DOVE SI TROVA IL VAL VIBRATA VILLAGE ?Il Val Vibrata Village si trova in posizione strategica, al centro di un’area commerciale molto im-portante, a soli 500 m dall’uscita A14 Val Vibrata e ad un croce-via di strade che portano verso gli importanti comuni del territo-rio sia montano che costiero. E’

L’UNIONE FA IMPRESAEcco il nuovo piano di rilancio del Val Vibrata Village

circondato da attraenti destina-zioni commerciali come il Centro Commerciale Val Vibrata (IPER), Brico, Pittarello e da innumerevoli outlet e spacci di piccole impre-se locali.I dati indicano oltre 1,5 Milioni di abitanti nell’arco di 60 minuti di auto con circa 700.000 famiglie.Questi numeri non tengono con-to del turismo stagionale che raddoppia le presenze sul terri-torio ed infatti la rotonda di ac-cesso al Val Vibrata Village vie-ne percorsa da circa 4 milioni di auto l’anno.

LA STRUTTURA Il Val Vibrata Village ha una su-perficie di vendita di 10.000 mq e 6.250,00 mq di para-commercia-le e magazzini.La struttura si presenta con un’a-rea totale parcheggi di 28.458 mq che consentono di proporre al cliente circa 1000 parcheggi al coperto.Strutturato in circa 50 esercizi commerciali offre tutte le facili-ties necessarie a farne un luogo ideale per questo tipo di attività.

LA PECULIARITÀLa peculiarità di un Centro Com-merciale nasce dalla proposta di prodotti e servizi. Nel caso di Val Vibrata Village le priorità sono legate al rapporto qualità/prez-

zo con una forte focalizzazione sul design, sull’artigianalità e sull’innovazione. Nel momento di massimo sviluppo dell’economia globale, il Centro rappresenta un modo per coniugare le tradizioni all’innovazione nel settore retail. Val Vibrata Village apre le sua attività in relazione a 5 diverse te-matiche di interesse:• DESIGN: arredi e complemen-ti d’arredo delle migliori marche per la casa• MODA/FASHION: Capi di ab-bigliamento ed accessori delle migliori marche del made in Italy ma non solo• ENOGASTRONOMIA: l’eccel-lenza del territorio• RISTORAZIONE: ristoranti mul-tietnici e intrattenimenti vari• TURISMO: accoglienza dedica-ta al cliente/turista a supporto della destagionalizzazione

I NEGOZI PRESENTIOggi sono già presenti alcune attività commerciali che hanno creduto nel progetto e si sono proposte per far tornare a vivere un luogo straordinario, capace di essere trasformato in una “de-stination” per tutta l’area adriati-ca per la qualità del prodotto e l’ unicità dei negozi.Val Vibrata Village propone una formula innovativa che raduna importanti eccellenze italiane.

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CREARE LE CONDIZIONI PER IL RILANCIO DI INIZIATIVE LOCALI E REGIONALI È ARGOMENTO DI DISCUSSIONE DEL QUOTIDIANO.

Con più di 70 marchi si può trova-re tutto il meglio del design italia-no con prezzi ridotti, con ulteriori riduzioni durante i saldi estivi e invernali.Val Vibrata Village si inserisce all’interno di format distributivi evoluti, che arricchisce il tempo dedicato all’acquisto con espe-rienze coinvolgenti e servizi ac-curati. Una struttura articolata con ne-gozi multisettoriali per offrire ai clienti un percorso emozionale di grande impatto.

LO SPAZIO AI PRODUTTORI LOCALILa sfida è anche quella di pro-muovere il territorio con l’offerta di prodotti innovativi, di tradi-zione e di qualità nel segmento dell’arredamento, della moda e dell’ enogastronomia.Saranno create iniziative com-merciali importanti che, inserite in percorsi turistici, potranno dare il giusto elemento di attrazione di un flusso potenziale assoluta-mente rilevante.Un particolare attenzione viene data al Km ZERO su più fronti, alla

disintermediazione (dal produt-tore al consumatore), alla comu-nicazione basata su strumenti in-novativi e alla valorizzazione del rapporto speciale e personale con il cliente.

Collaborazione con le istituzioni per la promozione del turismo Infine Val Vibrata Village offrirà un Info point che si porrà come ufficio turistico del territorio in pie-na collaborazione con le istituzio-ni, con le DMC e con le associa-zioni locali.

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INDICE

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38 L’ARTE DI GIACOMO GUIDI

LENA KATINA TORNA A FAR PARLARE DI SÈ

I NUOVI PROGETTI DI MARGHERITA GRANBASSI

ARTE

COPENAGHEN DA VIVERE

RICETTA

A TU PER TU CON MARGHERITA VICARIO

DISCHI E DVD

TUTTI PAZZI PER IL TIRATISÙ

EURIDICE AXENNON SOLO ATTRICE

CLEMENTE RUSSO IL RE DEL RING

QUELLA BUONA FORCHETTA DI EDOARDO RASPELLI

BEAUTY

DIALOGO

IL CORAGGIO DELLA REPORTERIMMA VITELLI

GLAMOUR MARMELADEIL BLOG CHE NON TI ASPETTI

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Quel fremere nell’aria, quel qualcosa che sta per ac-cadere, lo riconosci al volo. Il tempo sembra fermarsi e l’attesa diventa quasi infini-ta in maniera snervante se non altro per capire come

andrà a finire.Niente ti fa sentire più vivo dell’attesa, della vita che lentamente cambia. Gli occhi sono spalancati e le gambe tremano, non sai dove arriverai ne la strada che percorrerai. Un mo-mento di contemplazione personale, un raf-forzarsi della nostra fiducia nella vita e nel nostro istinto, una sfida ad andare oltre alle preoccupazioni. Un misto di emozioni che esplodono. Tutto ciò che verrà sarà un’im-mensa liberazione, una “chiacchierata” con la vita tra un silenzio e un vuoto.

E come scriveva Susanna Tamaro nel libro” Va dove ti porta il cuore” : “quando poi da-vanti a te si apriranno tante strade e non sa-prai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la pro-fondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai fer-ma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e va dove lui ti porta.“

VIRGINIA CIMINA’EDITORIALE

DIRETTORE RESPONSABILEVirginia Ciminà

HANNO COLLABORATOLorena Cacace

Martina Di DonatoChiara Gallo

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EDITOREDiamond Media Group s.r.l.

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IBOO MAGAZINEÈ una testata registrata presso

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L’attesa

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dai la giusta visibilità alla tuaazienda

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Dalla scherma all’arte il salto non è indifferente. Eppure Giaco-mo Guidi, classe 1982, di salti ne ha compiuti pa-

recchi. Dall’apertura della sua prima Galleria a Palazzo Bar-berini a Roma sembra non sba-gliarne una. Ora, oltre allo spazio espositivo di via Stoppani a Mila-no, ecco una nuova apertura, in quello che fu lo studio di un genio arte quale Sandro Chia. Grande entusiamo, grande pas-sione, istinto al posto giusto, fan-no di Giacomo Guidi una delle personalità più giovani ed emer-genti presenti nel mondo dell’ar-te degli ultimi anni. Cerchiamo di capire meglio qual è stato il suo percorso dunque.

Dalla prima galleria al nuovo spazio espositivo a Trastevere. Come hai cominciato?La prima galleria è nata nel cen-tro di Roma, in via del Cancello 13, un anno e mezzo dopo aver chiuso il mio rapporto con la scherma. Avevo 24 anni e ad inaugurarla è stata una collettiva con Vittorio Messina, Pietro For-tuna, Ciriaco Campus, Hidetoshi Nagasawa, Marco Bagnoli, Eu-genio Giliberti e Nakis Panaiotidis. Dopo due anni e mezzo trascorsi nella prima sede, mi sono sposta-to in uno spazio più grande, in vi-colo sant’Onofrio, dove sono sta-te ospitate mostre più importanti e dove ho iniziato ad attirare un pubblico ancora più speciale. Poi ho deciso di cambiare ulte-riormente spazio. Ho inaugurato la terza sede romana nel 2012, in corso Rinascimento, dove sono

passati artisti importanti: Alfredo Pirri, Paolini, Kounellis, Mochetti e Maurizio Nannucci. Infine, lo scor-so 16 settembre, abbiamo aper-to il nuovo spazio in Largo Cristina di Svezia.

Quali sono le difficoltà maggiori che hai dovuto affrontare?Iniziare senza avere alcun con-tatto con i collezionisti e poche informazioni del mercato dell’ar-te. Tuttavia più che di una diffi-coltà si è trattato di un salto nel vuoto, al quale ho saputo so-pravvivere.

La galleria che hai inaugurato di recente, in cosa si distingue dalle altre? I 1.200 metri quadri del nuovo spazio accoglieranno diverse for-me d’arte, di altissimo livello qua-litativo: arte, design, letteratura,

Giacomo Guidi e l’Arte del Nuovo Rinascimento

Dalla scherma all’esposizione nel nuovo spaziodi via Stoppani a Milano, Giacomo Guidi è una della figure più interessanti del nuovo panorama del design e dell’arte CHIARA GALLO

8 DESIGN

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cucina. Tutto ciò in cui il nostro paese si distingue molto bene.

Cosa si intende per “nuovo Rina-scimento romano”?La volontà di polarizzare interessi, ambiti e prodotti artistici diversi. La convergenza dell’arte, in sen-so più ampio, e la partecipazio-ne di un pubblico interessato e interessante.

Cosa si prova a lavorare nell’ex studio di Sandro Chia?Questo spazio è speciale, se ne può sentire l’influsso positivo, e sta dando vita a un progetto al-trettanto speciale.

Perché hai scelto Roma e Milano come sedi espositive?Roma per nascita, Milano per-ché ho trovato importante pro-lungare l’attività della Galleria

proprio in una città che si pone al centro di scambi culturali, sociali ed economici.

Di recente anche Torino è sta-ta nominata come “città d’arte contemporanea”, cosa ne pen-si? Una bellissima città, molto attiva culturalmente e soprattutto nel contemporaneo.

Parlando sempre del capoluogo sabaudo, nei tuoi progetti per il futuro c’è Artissima 2014. Quali sono le tue aspettative riguardo questa manifestazione?Per le manifestazioni future, in generale, mi auguro che lo spi-rito rinnovato della Galleria e la qualità delle proposte possano essere apprezzati anche “in tra-sferta”.

Quali secondo te sono i crite-ri che si devono adottare nel scegliere gli artisti che potranno esporre in una galleria come la tua?Non scelgo gli artisti secondo un criterio preciso, se non in base al mio gusto.

Una caratteristica del gallerista d’arte contemporanea?Posso dirne una, che ritengo im-portante: adeguarsi alle meta-morfosi, ai cambiamenti.

Un consiglio ad un giovane che voglia intraprendere la tua stessa carriera? Perseguire le proprie idee. Un consiglio certo che vale per qualsiasi carriera.

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Ap p a r s a quest’anno nel-la serie tv i Ce-saroni 6, dove veste i panni di Nina: figlia se-greta di Giulio

Cesaroni (Claudio Amendola), Margherita Vicario è entrata da subito nel cuore degli spetta-tori. Margherita era già nota al pubblico per aver partecipato a diverse fiction come “Sei passi nel giallo”, “R.I.S.”,”Benvenuti a tavola” ma anche per aver par-tecipato a film come “To Rome

Attrice ma anche musicista dal talento eclettico e versatile. Margherita riesce con estrema facilità a passare da una forma espressiva all’altra, districandosi perfettamente sia sul palcoscenico che davanti alle telecamere

MARGHERITA VICARIO un talento a 360 gradi

with Love” del grande Woody Al-len, “Arance e martello” di Diego Bianchi alias Zoro. Ma non finisce qui, infatti oltre al cinema, alla tv e al teatro, Margherita è anche una cantautrice e a breve uscirà il suo album prodotto dalla Fiori-Rari.Abbiamo avuto il piacere di par-lare con Margherita che ci ha raccontato, con molta simpatia, un po’ di sé e della sua vita.

Margherita sei una musicista e un’attrice. Quali sono i panni che vesti meglio? Quelli della can-

tautrice o quelli dell’attrice?Amo fare entrambe le cose per-ché sia il cinema che la musica mi regalano forti emozioni. Nel-la recitazione vesto i panni del personaggio, quindi mi esprimo attraverso di esso, sono al servizio della sua storia. Nella musica in-vece, essendo una cantautrice, esprimo me stessa, sono io a de-cidere cosa dire. Quindi non po-trei fare a meno né del cinema né della musica.

Coma è iniziata la tua carriera?Ho sempre voluto fare l’attrice, sin da quando ero piccola, inol-tre mia nonna era un’attrice, quindi l’amore per la recitazione è sempre stato molto forte all’in-terno della mia famiglia. Finito il liceo ho iniziato a studiare presso la “Link Academy” e da lì ho ini-ziato a fare i primi provini.

Hai studiato alla “Link Academy” e ti sei laureata in Performing Arts. Qual è l’insegnamento che

MARTINA DI DONATO

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ti è stato più utile nella tua car-riera?Ho avuto un ventaglio ampio di insegnanti e da ognuno di essi ho cercato di estrapolare qualcosa. In assoluto la cosa più importan-te che ho sviluppato nel corso dei tre anni è stata la capacità critica. Durante il periodo acca-demico frequentavo molto il te-

atro a scopo propedeutico, mi è servito essere spettatore.

Te lo chiederanno sempre, ma non posso esimermi. Hai recita-to film di Woody Allen “To Rome with Love”, cosa si prova ad es-sere diretta da uno dei più grandi registi di Hollywood? E’ davvero così buffo come sembra o in re-altà è un “bacchettone scrupo-loso”?Guarda, io ho avuto la fortuna di conoscerlo sia come regista che come attore, in quanto recitavo nell’episodio in cui lui era prota-gonista. Nella veste di regista mi è sembrato un po’ apatico, sotto al sole cocente di Roma dava indicazioni basilari agli attori su come recitare, sembrava un po’ spento, ma appena ha iniziato a recitare si è trasformato. Stando-gli accanto l’ho visto tirare fuori il suo genio nelle improvvisazioni. Per me è stata un’esperienza in-dimenticabile che rimarrà sicu-ramente nella mia memoria, poi è stato grandioso vedere il mio nome scorrere insieme al suo nel cartello dei titoli di coda.

Sei anche un’attrice di teatro, av-verti di più il peso di una prima sul palcoscenico o le recensioni subito dopo l’uscita di un film?Non temo molto le recensioni di un film, ma una cosa che mi terrorizza un po’ nel cinema è che il regista può scegliere una scena in cui tu credi di non aver dato molto, pensi: “Questa sce-na faceva schifo” e lui magari la prende per buona, quindi rimar-rà così per sempre. Nel teatro invece c’è l’ansia prima di sali-re sul palco, ma sai che se una scena non è andata come vo-levi puoi migliorarla nella replica della sera successiva e in questo il contatto diretto con il pubblico è fondamentale: se non ride ad una scena che doveva suscitare una risata , sai che qualcosa non è andato.

C’è un personaggio cinemato-grafico che avresti voluto inter-pretare?Certamente mi viene in mente Tula nel film “Romance and ci-garettes” di John Turturro, ma-gnificamente interpretato da Kate Winslet, oppure Clementine Kruczynski interpretato sempre da Kate Winslet nel film “Se mi la-sci ti cancello”. Questi sono due personaggi che sento molto vici-ni a me e che mi sarebbe piaciu-to molto interpretare, poi adoro Kate Winslet, mi piace sia come attrice che come persona.

Attualmente ti vediamo protago-nista della serie “I Cesaroni 6”, dove interpreti Nina, una ragazza testarda, intelligente, iperattiva e sincera. Questo personaggio ti somiglia un po’?Mentre giravo la serie sentivo di mettere veramente tanto di Margherita, ma rivedendola mi accorgo che in realtà Nina è un po’ diversa da me. Io sono molto più pacata, più calma, riflessiva quindi tendo ad essere più ac-corta rispetto a lei che invece è più impulsiva. Una cosa che ci accumuna è la logorrea, en-trambe amiamo parlare molto.

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Devo dire che interpretare que-sto ruolo mi è piaciuto molto, poi mi sono divertita tantissimo.

Come ti sei sentita a lavorare con un cast già consolidato? Bhe, davvero bene. E’ stato come se mi avessero affidato ad una famiglia piena di attenzioni. Il cast dei Cesaroni è fantastico, sono stati tutti davvero gentili e disponibili. Ricordo un episodio in cui dopo le riprese Antonello Fassari mi fermò dicendomi: “si, si, c’hai preso, tu sei proprio una Cesaroni” e a quel punto mi sono sentita sollevata perché comun-que è una responsabilità entra-re in a metà corsa in una serie molto amata e che oramai ha un’impostazione ben precisa.

Oltre ad essere una bravissima attrice sei anche una cantau-trice. Lo scorso maggio è uscito l’EP dal titolo “Esercizi Preparato-ri” e a breve uscirà l’album. Può dirci qualcosa di più in merito?Posso dirvi solo che si tratta di un concept album. L’EP contenen-te quattro canzoni non legate tra loro aveva un ruolo di prepa-razione all’album, come diceva il titolo appunto. A breve uscirà l’album, composto da 11 canzo-ni in connessione l’una con l’al-tra. Ho lavorato alla realizzazione di questo album con Roberto Angelini di cui ne è anche il pro-duttore.

Quali sono le tue influenze musi-

cali? Da bambina ascoltavo mol-to Lucio Battisti, di cui adoro la versatilità, poi ascoltavo molto rock anni ’70 sia americano che

inglese, molto musical: sono cre-sciuta con Jesus Christ Super Star, West Side Story. Questo perché abitando in campagna passavo molto tempo in macchina per ar-rivare in città e durante il viaggio ascoltavo molta musica, quindi le influenze musicali dei miei ge-nitori sono state fondamentali. Adesso mi piace molto ascol-tare miei contemporanei come Levante, Bianco, Luca Carocci, ZaZa che è una cantante fran-cese, ma anche Domenico Mo-dugno, che sto esplorando e sta diventando quasi una fissazione!

Ad un provino ti hanno mai det-to “Signorina Le faremo sapere”, equivalente garbato di un no?

In realtà la storia del ti faremo sapere è un po’ una leggenda, generalmente sai subito cosa pensano. Non ti dicono mai “si-gnorina non ci siamo” ma capi-sci come è andata da come ti salutano, poi dopo cinque anni di provini riesco a capire se può essere andata o meno.

Domanda di rito che spesso ri-ceve una risposta scaramantica, anch’essa di rito: progetti? Cosa bolle in pentola?Di progetti ne ho tanti, veramen-te tanti, però non li dico per sca-ramanzia. Intanto mi rivedo nei panni di Nina nella serie “I Cesa-roni”, poi chissà!

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“Queen Forever”Queen(Universal Music)

Il nuovo album dei Que-en con Freddie Mercury contiene tre brani inediti. Uno di questi è l’attesissi-mo duetto tra i Queen e Michael Jackson, ovvero “There Must Be More To Life Than This”. Poi c’è “Let Me In Your Heart Again”, che arriva dalla sessione di “The Works”. Infine, la nuova versione del primo lavoro solista di Freddie Mercury, “Love Kills”, collaborazio-ne con Giorgio Moroder. Il resto della tracklist è com-posto dalle hit della band britannica.

“The Endless River”Pink Floyd(Parlophone)

David Gilmour, Rick Wright e Nick Mason tornano con un album quadruplo pro-dotto dallo stesso Gilmour con Phil Manzanera, Youth e Andy Jackson, e che na-sce dalle sessioni musicali per “Division Bell” nel 1993. Ascoltate e analizzate le venti ore di musica suona-ta dal trio, ecco la sintesi nel nuovo lavoro, arricchi-to di parti nuove, ri-registra-te e rese attuali grazie alla tecnologia più avveniristi-ca. Essenzialmente, un al-bum strumentale.

“Prayer”Robin Schulz(Warner Music)

Ibrido tra una compilation e un album vero e pro-prio, il lavoro contiene, in-fatti, i remix esclusivi delle hit di Clean Bandit, Lykke Li, Coldplay e Faul & Wad vs Pnau, oltre ai suoi nuovi singoli inediti, inclusi “Willst Du” e “Sun Goes Down”. Un suono che risponde all’in-vasione globale dell’EDM con un battito house: anzi, deep house. E che parte dalla Germania alla con-quista del mondo.

LA BUONA USCITASEGNALAZIONI DISCOGRAFICHE E LIBRARIE

RICCARDO SADA

I DISCHI

14 MUSIC

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“Tomorrowland – Music Will Unite Us Forever”A.A. V.V.(JE - Just Entertainment)

Mixata da Afrojack, Armin van Buuren, Dimitri Vegas & Like Mike, Hardwell, Ste-ve Aoki e Yves V, la com-pilation del Tomorrowland contiene 3 cd. I primi due mixati da Afrojack, Armin van Buuren, Dimitri Vegas & Like Mike, Hardwell, Ste-ve Aoki ed Yves V e il ter-zo con classici del festival. Un package che contiene anche un mediabook con le migliori foto della storia del festival.

“STrani Ritmi: La storia del dj Marco Trani”Corrado Rizza(Time Records)

Da Fiorello a Jovanotti, da Boy George a Claudio Coccoluto, da Carlo Verdone ad Albertino, in ricordo del dj Marco Trani, un’idea del collega e amico fraterno Corrado Rizza. È la storia del dj italiano più rappresentativo degli anni ‘80 e ‘90, tra i pri-mi dj e remixer e produttori di musica dance italiana. A quattro anni di distanza dal libro “I Love The Nightlife”, edito da Wax Production, ecco un documentario che racconta la storia del clubbing italiano ed internazionale dalla prospettiva unica di un dj indimenticabile. Le interviste più importanti di tanti colleghi e amici sono tutte qui. In questo dvd.

“Defected presents House Masters”Masters At Work(Defected Records)

Vero punto di riferimento grazie ai suoi 40 brani ori-ginali e remix, quella dei Masters At Work è una raccolta completa che ogni amante della house music vecchio stile deve assolutamente avere nel suo scaffale. Definirla un greatest hits? È riduttivo. “Little” Louie Vega e Kenny Dope Gonzalez ripercorro-no quella che è una storia fatta di campionamenti, tecniche avanguardiste, ispirazioni hip-hop, swing ri-visitato, stile latineggiante, soul e tanta house.

“Because Music Is Our Drug Vol 1”A.A. V.V.(Drug Recordings)

Da Regno Unito e Spagna ecco un e.p. che chia-ma in causa diversi artisti. Si inizia con Sleeka feat. Scarlette Says e “Love You Again” che riporta in auge la scena underground UK di una quindicina di anni fa. Poi largo a Welcome To Jonnyland con “Sticks And Stones” che investe tut-to reminiscenze alla Chris Rea. Manel GC “Bipolar” vira verso la deep. Chiudo-no Stackz “Say Goodbye” e Carrera “Break Me”, ga-rage house per intenditori.

IL DVD

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MAGICA FIRENZE

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TurismoProvincia di Firenze

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Classe 1982, pu-gile ma non solo: attore, poliziotto, con-duttore tv. Cle-mente Russo è il pugile italiano

con più incontri disputati. Cono-sciuto da tutti con il suo sopran-nome “Tatanka”, ha partecipato come co-protagonista al film del 2011, Tatanka, appunto, tratto dal racconto di Roberto Savia-no. Conduttore del programma televisivo di Italia Uno “Mistero”, condotto insieme a Marco Ber-ry, Adam Kadmon e altri, ma non solo. A marzo di quest’anno ha aperto una palestra: “Tatanka club”. Oltre a tutto questo Cle-mente e anche un padre di fa-miglia, è infatti sposato dal 2008 con la judoka Laura Maddaloni e insieme hanno tre fantastiche figlie. Sembra inutile ribadirlo, ma tra i suoi tanti successi ricordiamo l’o-ro ai campionati mondiali di Chi-cago nel 2007 e a quelli di Alma-ty nel 2013, ma anche l’argento alle Olimpiadi di Pechino 2008 e a Londra 2012.

Ti conosciamo tutti sotto lo pseu-donimo “Tatanka”, come questo soprannome?“Tatanka” significa bisonte nella

TATANKA SOGNA L’ORO A RIO20 SPORT

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lingua sioux. Mi è stato dato da bambino perché ero solito com-battere a testa bassa e caricare proprio come un bisonte.

Nel 2011 sei stato il protagoni-sta del film “Tatanka”, ispirato al racconto di Roberto Saviano. La storia è quella di due amici nati e cresciuti a Marcianise che hanno due destini diversi: Rosario diven-ta un boss della camorra mentre Michele si avvicina alla boxe. Quanto c’è di Clemente nel tuo Michele? Hai avuto difficoltà con le riprese?Molti credono che la storia sia autobiografica ma non è così. Io sono nato e cresciuto a Mar-cianise ma non ho incontrato le difficoltà del protagonista o co-nosciuto le insidie della strada e della mafia. Ho avuto un’adole-scenza tranquilla grazie alla mia famiglia e alla passione per lo sport. L’unica cosa che mi acco-muna al protagonista è proprio l’amore per il pugilato.

Nel periodo delle riprese sei stato sospeso dal corpo della Polizia di Stato, come mai?E’ una storia di cui preferisco non parlare.

Come ti stai preparando per la qualificazione a Rio 2016?Dal 24 ottobre p.v. ho iniziato la mia avventura nel professionismo con l’APB e se riesco a vincere nella mia categoria dei 91kg, po-

Clemente Russo, alias “Tatanka” è un campione sul ring e nella

vita. Dolce e umano quando veste i panni di Clemente Russo,

freddo e potente quando diventa Tatanka.

trò staccare con anticipo il pass di qualificazione alle Olimpiadi di Rio2016. Mi sto preparando tantissimo per queste importan-tissime sfide, curando l’alimen-tazione supportato dall’equipe Enervit e il piano di preparazione fisica. Voglio assolutamente arri-vare a Rio e provare a prendermi la medaglia d’oro olimpica che manca al mio palmarés.

Qual è la sensazione che provi quando sale sul ring e senti la campanella di inizio match?Mi chiudo in una bolla di massi-ma concentrazione dove sento solo le mie sensazioni fisiche ed emotive e vedo solo il mio av-versario. Il mio unico pensiero è quello di vincere.

Il ring è da sempre una metafo-ra della vita: sul ring si combatte con tutte le forze a disposizio-ne per la vittoria, così nella vita. Qual è stata la battaglia più dif-ficile che hai combattuto o che combatti?Conciliare gli impegni familiari con i numerosissimi impegni ago-nistici. Il tempo che tolgo a mia moglie e alle nostre tre bambi-ne è la battaglia più difficile da combattere ogni giorno.

Se potessi ringraziare qualcuno, chi ringrazieresti?Mia moglie Laura Maddaloni, per l’amore e l’appoggio incon-dizionati.

MARTINA DI DONATO

Photo Lucat

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Ma r g h e r i t a Granbassi ex schermitrice e conduttri-ce televisi-va italiana. A l l ’ a t t i v o

due bronzi olimpici vinti ai giochi del 2008 sia nell’individuale che a squadre. Dal 2008 ha intrapre-so anche la carriera televisiva, esordendo come co-conduttrice nella trasmissione giornalistica di Michele Santoro AnnoZero.

La scherma è un indubbiamente uno sport di nicchia. Quando e come ti sei avvicinata a questa disciplina?Sono l’ultima di 4 fratelli e la loro scuola promuoveva dei corsi di scherma (altri tempi!).Loro han-no provato, si sono appassiona-ti. Ero una tifosa scatenata alle loro gare, non volevo essere da meno così ho deciso di provarci anch’io ed ho iniziato ad andare in palestra.

Hai vinto l’oro mondiale indivi-duale nel 2006 e l’argento nel 2007. E ancora il titolo iridato a squadre nel 2004-2009 e l’argen-to nel 2006. A livello europeo hai vinto l’argento nel 2008. In squa-dra hai collezionato due ori nel 2001 e nel 2005 e due bronzi nel 2004 e nel 2007. Nelle gare hai dimostrato sempre una forte grin-ta e determinazione. Da dove ti viene? Pensi di averla ereditata da qualcuno della tua famiglia?Alcuni aspetti del mio carattere e della mia mente hanno avu-to bisogno di molto allenamen-to, soprattutto per fare il salto di

MARGHERITA GRANBASSILA SCHERMA NEL CUORE

FRANCESCA LORI

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qualità. Mi mancavano autosti-ma, competizione ed “egoismo” per trasformarmi da ottima fioret-tista a campionessa. Per fortuna sono riuscita ad ottenerli per le occasioni importanti, senza do-ver modificare il mio carattere fuori dalla pedana. Avevo già di mio una buona dose di grinta e quella determinazione che mi permettevano di allenarmi con costanza e dedizione e di fare molti spostamenti e “sacrifici” per poterlo fare nel modo miglio-re. Tutto derivante dalla grande passione provata per questo sport.

Qual è la vittoria che ti è rimasta più impressa?Non potrebbe non essere quella del mondiale individuale di To-rino 2006: tutto il podio coperto d’azzurro, io sul gradino più alto dopo aver battuto le più grandi di sempre (Trillini e Vezzali) e un palazzetto gremito che cantava con noi l’inno di Mameli. E poi quella tripletta fu la prima di una lunga serie...anche queste sono soddisfazioni!

Hai un “rito” che fai prima di ogni gara? Non ho mai avuto dei veri e pro-pri riti, ma ho sempre portato con me, nella mia sacca, una serie di porta fortuna e volevo avere i miei tempi per prepararmi alla gara. Rispetto alla maggior par-te delle ragazze, avevo bisogno di stare al palazzetto molto pri-ma, fare 2 chiacchiere con le amiche/avversarie, bere il caffè, iniziare a muovere piano piano il corpo con musica soft e poi al momento di scaldarsi aumenta-re ritmo e volume, incerottarmi per bene, vestirmi e concentrar-mi, tutto con la massima calma. Strano per una ritardataria croni-ca.Nel 2008 hai intrapreso la carrie-ra giornalistica ad “Anno Zero”. Come è stato fare la giornalista e la conduttrice? Cosa ti ha lascia-to questa esperienza?Annozero è stata un’esperienza tanto inaspettata quanto posi-tiva. Mi ha introdotta nel “fan-

tastico mondo della realtà”, quella che magari, impegnata quotidianamente con allena-menti, viaggi infiniti, gare, inter-viste, servizi fotografici, non hai ben chiaro cosa sia.

A 34 anni hai deciso di ritirarti dall’attività agonistica a causa dei numerosi infortuni al ginoc-chio destro. Quanto ti è pesata questa scelta?7 interventi al ginocchio sinistro. Quella di ritirarmi non è stata una scelta, e proprio per questo mi è pesato tutto moltissimo. La scelta l’avevo fatta 3 anni pri-ma, decidendo di affrontare un intervento complesso, con an-cora poca casistica e con una riabilitazione che per tornare a camminare prevedeva un anno di lavoro, figuriamoci per fare sport. L’alternativa era smettere. Mi sono operata, mi sono trasfe-rita, mi sono isolata e dopo circa due anni di rehab quotidiana torno, cambiando allenatore e ripartendo dalle qualificazioni re-gionali, in pedana. La strada per tornare a livelli decenti è lunga, per arrivare a quelli a cui ero abi-tuata forse impercorribile, ma ci provo e a 3 anni dall’ultima volta mi trovo ad una gara di Coppa del Mondo. Di certo non pensa-vo che sarebbe finita accasciata sulla pedana con il tendine rotu-leo lacerato e tante lacrime...no, non è stata una scelta.

Progetti futuri?Dopo l’ennesimo intervento ho avuto un periodo difficile in cui non avevo la forza di riprogettare il mio futuro, ma solo bisogno di staccare completamente da tut-to. Ora sono passati più di 6 mesi, e la voglia di rimettermi in gioco è tornata. Devo ancora capire molte cose. Certo, la scherma mi manca ma c’è un’altra vita da vivere e tante esperienze fatte in ambiti diversi da mettere a frutto. Credo valga la pena provarci, senza mai dimenticare di diffon-dere la grande passione, l’amo-re e tutti i valori che lo sport mi ha insegnato e che saranno sempre parte di me!

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26 PEOPLE

EURIDICE AXENTra palcoscenicoe scrittura

L’arte drammatica ce l’ha nel sangue e non tarda a farsi notare

sulle scene del Bel Paese

CHIARA GALLO

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27PEOPLE

Euridice Axen, figlia di un’ attrice svedese e di un regista italiano. Comincia con piccoli ruoli per giungere poi nel cast di “Ris – Delit-ti imperfetti”. Il suo la-

voro la porta ad affrontare ruoli differenti e complessi. Appare in diverse serie televisive tra cui “Le tre Rose di Eva”, in cui è lei stes-sa ad ammettere di essere stata messa alla prova da un perso-naggio complesso e multisfacce-tato : Veronica Torre. Con qual-che domanda abbiamo cercato di svelare chi è in realtà Euridice.

Parlaci della tua esperienza come attrice. Prima in teatro e poi in televisione, come hai intra-preso queste due strade?Ho cominciato in teatro e ringra-zio ancora Gabriele Lavia per avermi dato la possibilità di in-traprendere questo percorso. Poi sono stata rapita dalla televisio-ne e ringrazio anche lei! In realtà oserei dire che non sono stata io ad intraprenderle ma mi hanno intrapreso.

Quali grandi differenze hai nota-to?La differenza più evidente è il tempo. In televisione e anche al cinema hai molto meno tempo a

Tra palcoscenicoe scrittura

disposizione per provare. Indub-biamente in teatro puoi fare un lavoro di ricerca maggiore che ti permette di valorizzare bene i personaggi anche quando ad esempio sei malato! In televisio-ne o al cinema è un lavoro più istintivo e basato sull’emozione fresca.

Nel corso delle tua carriera hai svolto diversi ruoli all’interno di fi-ction televisive. Quali sono i ruoli in cui ti sei calata meglio?Sicuramente “Ris – Delitti imper-fetti” rimarrà sempre nel mio cuo-re. Quello ruolo è un ruolo che ho amato moltissimo. Ma devo dire che non c’è un ruolo favorito.. Anche nelle ”Tre Rose di Eva” ad esempio mi è stata data la pos-sibilità di abbracciare un perso-naggio molto stimolante, ricco di sfaccettature, mi è sembrato di sviluppare dieci personaggi in uno.

Quali sono stati i personaggi più difficili da interpretare quelli “buoni” o quelli “cattivi?I buoni sono più difficili perché sono i più veri. Devi scoprirti di più, portando sullo schermi alcu-ni lati di te stesso. Nei cattivi inve-ce è solo un gioco di maschere.

Parlaci ora un po’ di te. Come

mai hai scelto di recitare in Italia e non all’estero date le tue origini svedesi?Anche qui non ho scelto! L’Italia mi ha scelta per prima e le sono rimasta fedele!

Oltre alla recitazione quali sono le tue più grandi passioni?Scrivere. Ultimamente mi sto fa-cendo coraggio e comincio anche a far leggere quello che scrivo. Sono molto timida in que-sto perché quando mi dedico a questa passione esce veramen-te fuori quello che sono, senza veli, senza telecamere.

Puoi anticiparci qualche proget-to per il futuro?Ora sono sul set delle Tre Rose di Eva 3 , poi sarò impegnata in te-atro in una commedia brillante insieme a Simone Montedoro e Stefano Fresi.

Infine puoi darci qualche consi-glio che un attore o attrice emer-gente deve sempre tenere a mente nell’affrontare questo tipo di carriera?E’ un lavoro difficile che poggia sul talento e sulla fortuna. La for-tuna non si può controllare, il ta-lento invece si può consolidare. Quindi studiate, studiate, studia-te!!

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C’è chi da bam-bina sogna di diventare me-dico, chi avvo-cato, chi mo-della ma poi ha scelto di fare

ben altro e chi, invece, ha realiz-zato il proprio sogno diventando ciò che voleva essere. Imma Vi-telli è una reporter e ha sempre saputo di volerlo essere. Da sem-pre appassionata per la scrittura, Imma decide di continuare i suoi studi alla scuola del giornalismo di New York, dove ha imparato il giornalismo, quello vero, quel-lo che ha come unico obiettivo la verità, l’onestà intellettuale. Autrice del libro “Tahrir. I giovani che hanno fatto la rivoluzione”, racconta le vicende che ruota-no attorno alla rivoluzione tenu-tasi in Egitto, a piazza Tahrir nel gennaio 2011. L’abbiamo intervistata mentre stava per affrontare un altro dei suoi viaggi.

Come mai hai scelto di fare la reporter?Sono sempre stata appassiona-ta di scrittura. A 8 anni scrissi la mia prima poesia. La scrittura è l’estensione del mio corpo. A vent’anni poi ho iniziato a col-laborare con un giornale, ma

LA PAURA MI HA SALVATO LA VITA

non avevo figure di riferimento. Mi fu consigliato di iscrivermi alla Columbia Univesity di New York, una scuola un po’ costosa ma sicuramente utile. Lì ho impara-to davvero tanto sul giornalismo, sulla base della corrente anglo-sassone a americana. Il giornali-smo italiano ha delle carenze e manca di figure di riferimento.

Qual è la prima regola da segui-re per un reporter?Innanzitutto un reporter deve es-sere onesto con sé stesso e con le persone con cui si relaziona, questo è fondamentale. Nel gior-nalismo italiano spesso manca l’onestà intellettuale che è fon-damentale in questo mestiere. Bisogna restituire la voce a chi non ce l’ha o a chi non ne è più padrone.

Cosa hai provato la prima volta che ti sei ritrovata a contatto con una guerra?Ho vissuto nove anni in Medio Oriente e ricordo che a prima volta che mi sono ritrovata in mezzo ad una guerra è stato nel 2006 a Beirut, quando Israele in-vase il Libano. Il mio quartiere e l’aeroporto erano assediati, è stato tremendo sentire come la città risuonava sotto il tuono del-le bombe.

Credo che la paura sia la tua compagna di viag-gio. E’ così?E’ la paura che spesso mi salva. Dalla mia pan-cia parte quella strana sensazione che mi mette in guardia, spesso il mio corpo agisce prima della mia mente.

Essendo una donna Oc-cidentale e per giunta cristiana, hai mai avuto

La reporter Imma Vitelli

racconta la sua esperienza nelle zone di guerra

2.1.

MARTINA DI DONATO

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problemi con i locali?No, anzi, il fatto di esse-re donna mi permette di avere a che fare anche le donne islamiche e di raggiungere posti in cui i miei colleghi uomini non riescono ad accedere. Poi c’è un vantaggio in più che è quello dell’istinto di protezione che tutti hanno nei riguardi di una donna.

Qual è la situazione delle donne islamiche?Parlare delle donne islami-che è un po’ generalista, le condizioni sono diverse da città a città, ma credo che il problema di fondo sia un problema di moder-nità. In Italia c’era il delitto d’onore che poi è scom-

parso negli anni Ottanta, in Giordania ad esempio è ancora presente.

C’è un personaggio che hai conosciuto e che ti è rimasto nel cuore?La storia che mi è rima-sta nel cuore più di tutte è quella di un ragazzo di trent’anni scappato dall’Eritrea quando aveva solo quindici anni per fug-gire dalla guerra e l’unico lavoro che si ritrovava a poter fare era quello del trafficante, aiutava i suoi concittadini a scappare. Agli occhi di tutti poteva risultare solo un criminale, in realtà lui si è ritrovato a fare l’unica cosa che po-teva fare.

1. Foto di Giulio Di Sturco 2. With Imma Vitelli for Vanity Fair @ Sala Kittisuk, April 12, 20103. Foto di Lorenzo Meloni. Siria4. Foto di Michael Zumstein. Mali 5. Foto di Andres Gonzalez

3. 4.

5.

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Non solo cantante ma anche doppiatrice ed attrice

LENA KATINAIl ritorno di

Un passato come ex componente del gruppo pop russo delle t.a.T.u, Lena ha deciso di ripartire da soli-sta con il suo nuovo album “This in Who I Am” che sarà presentato in anteprima mondiale a Roma il 14 novembre. Un successo assicurato

La prima volta che ti sei trovata a cantare di fronte al pubblico?La prima volta che ho cantato in pubblico ave-vo solo 3 anni.

Hai iniziato il tuo percorso musicale nel 1999, quando hai formato il gruppo t.a.T.u insieme a JulijaVolkova. Ti senti personalmente e profes-sionalmente cambiata da allora?Beh, è cambiato tutto. Prima di tutto siamo cre-sciute e ora mi sento una persona diversa da allora. Non più un adolescente ma una donna adulta, felicemente sposata. Ho iniziato a co- scrivere le mie canzoni e penso che sia un gran-de sviluppo per un’ artista!Io e Julia ci siamo staccate e adesso abbiamo intrapreso la carriera da soliste. Tutta un’altra vita e devo ammettere che mi piace!

Sta per uscire il tuo nuovo album da solista “This in Who I Am”. Parlaci un po’ di questo nuovo lavoro. Puoi anticiparci qualcosa? “This in Who I Am” è il mio primo album da soli-sta, ho iniziato a lavorarci dal 2009.Dopo la rottura delle Tatu, è stata dura, ci è vo-luto un po’ di tempo per iniziare a scrivere ma soprattutto per capire la direzione che volevo

30 MUSIC

FRANCESCA LORI

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perseguire. Le canzoni sono mol-to diverse l’una dall’altra. Questo perché non volevo essere eti-chettata con un unico stile mu-sicale. Infatti l’album ha influenze musicali che vanno dal pop al rock ballads fino ad arrivare alla dance.

Hai rivestito anche il ruolo dell’at-trice nel film Together Apart e come doppiatrice nel film Disney The Pirate Fairy. Come è stato la-vorare nella settima arte?Together Apart è un romanzo d’amore, dove io e Julia ab-biamo interpretato una piccola parte e registrato una colonna sonora.The Pirate Fairy era un cartone animato dove sono stata invitata a prestare la voce alla Fata Zari-na! E ‘stata un’esperienza nuova e meravigliosa e spero di farne di più in futuro! Mi è piaciuto mol-to essere una fata!

Hai aperto un’etichetta musicale “Katina Music”, come mai que-sta scelta?Non ho una etichetta discogra-fica quindi per ora si tratta di un auto produzione. Stiamo trat-tando con alcune etichette per pubblicazioni future.

Oltre all’album in uscita, hai altri progetti professionali e persona-li?Un bambino!

La tua canzone preferita?An Invitation che sarà il prossimo singolo

C’è un posto in particolare che ti ispira?Non importa dove mi trovo. Suc-cede tutto per caso!

Nei periodi di rivoluzione la musi-ca ha sempre avuto dei ruoli im-portanti. Qual è il suo ruolo oggi?Non vedo la musica come un ruolo. La musica è la mia vita e sono soddisfatta del mio lavo-ro da solista e spero solo che le persone amino la mia musica e siano in grado di ritrovare se stessi attraverso le mie canzoni!

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Patrizia Bertolini pro-viene da studi classi-ci di Arte, frequenta l’I.S.I.A. di Roma, e si avvicina al mondo del design che di-venterà il suo campo

preferenziale. In seguito decide di dedicarsi all’insegnamento, mantenendo comunque attivo lo studio Burtscher&Bertolini di Vienna. Una donna piena di energie e di iniziative. Noi di Iboo Magazi-

ne abbiamo cercato di scoprire qualcosa in più sul suo percorso e sul suo stile.

Parlaci un po’ di te . Com’è inizia-ta la tua passione per il design? Che studi hai intrapreso?Quando studiavo Arte non ave-vo idea di cosa fosse il Design. Dopo la maturità ho cominciato a lavorare nella progettazione di interni e dalle riviste che leggevo per approfondire l’argomento, ho scoperto che esisteva il Desi-

gn. Quello che mi interessava di questa disciplina era la possibili-tà di produrre “pezzi artistici”, a costi accessibili, in questo modo era possibile letteralmente far entrare l’Arte nelle case di tante persone. Mi sono appassiona-ta a quest’idea e ho cercato di capire come potevo dedicarmi a questo tipo di attività: mi sono iscritta e ho frequentato l’I.S.I.A. di Roma.

Com’è nata la tua collaborazio-

IL FASCINO DEL LEGNOCHIARA GALLO

SOTTILETTO prodotto da Horm e disegnato assieme a Christof Burscher.

AUTOREGGENTEprodotto da Horm

NUMERO 3prodotto da Horm

LINA NERO è prodotto da Adele C

Dal 1989 fino al 2001 Patrizia Bertolini collabora a stretto contatto con Christof Burtscher concentrandosi sulla lavorazione di materiali semplici e raffinati come il legno

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ne con Christof Burtscher?Entrambi avevamo vinto una borsa di studio per frequentare un corso di Interior Design allo IED di Milano. Io allora stavo elaborando la mia tesi di Diplo-ma all’I.S.I.A. di Roma, Christof, austriaco, aveva una formazio-ne come falegname e scultore. Abbiamo cominciato a lavora-re insieme su progetti scolastici e abbiamo capito di avere una grande affinità. Abbiamo quindi continuato a collaborare su pro-getti extrascolastici per diversi anni.

Come iniziano i tuoi progetti? Hai una tua filosofia creativa? I progetti emergono dal vissuto e dalle conoscenze dei loro autori. Un progetto può avere tanti inizi: un’intuizione, una richiesta diret-ta, un materiale, un’immagine … L’obiettivo che mi prefiggo di raggiungere quando progetto è quello di immaginare e di realiz-zare cose che possano resistere al tempo: è ambizioso, certo, spesso mi accontento di avvici-narmi all’idea.

Perché il legno come materiale principale del tuo stile? Quali altri materiali utilizzi? Christof mi ha introdotto alla fa-legnameria ed è stato eccezio-nale scoprire il rapporto diretto con il materiale e contempora-

neamente la possibilità di verifi-care un’idea o un principio strut-turale attraverso la costruzione di un prototipo funzionante. Una scelta dettata anche dalla di-sponibilità di un laboratorio che permetteva la sperimentazione diretta combinata a un materia-le flessibile e versatile. Dall’espe-rienza fatta con il legno e con le tecnologie artigianali rimane congeniale pensare e progetta-re anche con l’uso di altri mate-riali naturali.

La tua carriera in ambito didatti-co. Quali sono le cose che ap-prezzi di più dell’insegnamento? Quali gli aspetti negativi? Quello che apprezzo di più dell’insegnamento è il contatto con persone giovani con il loro entusiasmo, la loro energia, la loro purezza. Non amo la forma della lezione frontale e prediligo se possibile, impostare l’esperien-za didattica come un laborato-rio-bottega.

Come sta andando il mercato dell’interior design oggi? Quali sono le maggiori difficoltà? Stiamo vivendo un periodo eco-nomicamente critico. La classe media ha perso potere d’ac-quisto e questo influisce molto anche sul mercato del Design, un consumo chiaramente di tipo culturale e non di prima necessi-tà.

Arte e design, quanto spesso questi due concetti vanno di pari passo? Potrebbero andare più spesso di pari passo rispetto a quello che normalmente succede. Le com-mistioni tra discipline aiutano a rendere più comprensibili i pro-dotti, fornendo chiavi di lettura trasversali e dando contempora-neamente una cornice tempo-rale più completa.

Ci puoi fare qualche nome di de-signer sulla scena nazionale o in-ternazionale che personalmente apprezzi molto?Apprezzo da sempre il lavoro di ricerca di Paolo Ulian e le scelte del gruppo giapponese Nendo. La scena è unica, comunque in-

ternazionale.

Hai vinto numerosi premi nel cor-so della tua carriera, l’ultimo è il “Premio AAA designercercasi” Villaggio Expo 2015, vuoi dirci di cosa si tratta e con quale opera hai vinto? Questo Premio è stato bandito dal Dipartimento di Design del Politecnico di Milano e da Euro-Milano incaricato da EXPO 2015 di realizzare Expo Village.Il concorso internazionale inten-deva selezionare e premiare proposte innovative per comple-menti di arredo autoprodotti dai designer in grado di dare iden-tità agli spazi abitativi interni del villaggio. Ho proposto “Tiratisù” uno sga-bello in multistrato di legno for-mato da tre strisce che si appog-giano una sull’altra. Nonostante la gracilità visiva, la struttura risul-ta molto resistente. E’ pieghevo-le, impilabile, leggero, versatile. Per me, una sfida strutturale.

Progetti per il prossimo futuro?I progetti si susseguono quoti-dianamente, si sovrappongono quasi senza soste uno sull’altro, fanno perdere il senso del futuro poiché essi stessi vivranno o no nel futuro.

35DESIGN

TWIST prodottoda Horm e disegnato assieme a Christof Burscher.

LINA FRASSINO è prodotto da Adele C

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Dal 3 ottobre fino al 18 gennaio presso i Musei Capitolini di Roma si terrà una mostra dedicata al pittore settecentesco Giambattista Tiepolo dal titolo “Tiepolo, i colori del disegno”. La mostra organizzata in quattro sezioni: la prima è dedicata all’idea,al progetto e alla composizione; la seconda sezione è dedicata alla sua ironia, utilizzata per rompere gli schemi dell’e-poca. La terza alle Visioni d’Arcadia: paesaggio, natura e mito, dedicata alla parte paesaggistica di Tiepolo, quarta e ultima sezione è quella dedicata alla decorazione e al design. Saran-no esposti anche dipinti realizzati da Tiepolo e anche da Gian-domenico e Lorenzo, suoi figli.

Dal 3 ottobre fino al 15 febbraio 2015 presso la Fondazione Palaz-zo Blu di Pisa si terrà la mostra su Modigliani. Saranno presenti circa 100 opere, tra cui anche quelle provenienti dal Centro Pompidou di Parigi e altre appartenenti a collezioni di privati italiani e stra-nieri. La mostra aprirà i battenti con una sezione dedicata agli albori di Modì, raccontando la sua famiglia, l’infanzia, gli studi, il rapporto con la città di Livorno, la sua malattia, la comunità ebrai-ca. Tutta le vicende e gli elementi che hanno contribuito a rendere Modigliani l’artista bohemienne.

Alla GAM (Galleria d’Arte Moderna) di Torino dal 27 settembre fino al 25 gen-naio 2015 saranno esposte 235 opere

di Roy Lichtenstein, artista newyorkese padre della pop art e maggiore rap-presentante della corrente. Saranno esposte le opere di Lichtenstein pro-

dotte dagli anni quaranta fino al 1997, anno della sua morte. Questa mostra è

un ottimo spunto per chi voglia cono-scere di più dell’arte popolare.

“IL MONDO DI MODÌ”

“LE OPERE DI TIEPOLO A ROMA”

36 ARTE

“LA POP ART E’ DI SCENA A TORINO”

Giambattista Tiepolo Tentazione di Sant’Antonio, olio su tela, cm 40x47Milano, Pinacoteca di Brera, inv. REG. CRON 5969

Oh, Jeff...I Love You, Too...But... (Study) 1964 Graphite pencil and colored pencil on paper 12.1 x 12.1 cm, Private Collection © Estate of Roy Lichtenstein / SIAE 2014

Study for Pop! 1966 Felt-tip marker and cut-and-pasted printed paper on newsprint 28 1/2 x 22 inches 72.4 x 55.9 cm Collection of Marsha and Jeffrey Perelman © Estate of Roy Lichtenstein / SIAE 2014

1.

1.2.2.

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Dall’8 ottobre al 25 gennaio 2015 Parigi celebra il genio indiscusso di Jean Truffaut con una mostra che si terrà presso il Cinémathèque française di Parigi. Scomparso il 21 ottobre 1984, Troffout è da sempre considerato tra gli esponenti di spicco della Nouvelle Vo-gue. Saranno esposti estratti di film, fotografie, interviste e oggetti e costumi di scena.

Dal 20 ottobre fino al 14 dicembre presso il cinema Odeon (Piazza Strozzi) di Firenze, si terrà la rassegna dedica-ta al cinema internazionale. Il tema di questa VIII edizione è quello del “futu-ro”: i giovani raccontati e i giovani che raccontano attraverso le loro opere cinematografiche. Vari saranno i sotto-temi delle proiezioni, come ad esem-pio “Il Festiva dei popoli”, che aprirà la kermesse, oppure la sezione dedicata al cinema francese dal titolo “France Odeon”, o al film etnomusicale con “Immagini & sound del mondo”.

“JEAN TRUFFAUT, TRENT’ANNI SENZA IL GENIO”

“50 GIORNI DI CINEMA ALL’ODEON DI FIRENZE”

Fino al 9 novembre presso il Palazzo del Governatore di Parma si svolgerà la rassegna dedicata ad Alfred Hitchcock. La mo-stra è realizzata con la collaborazione della Universal Pictures e comprende circa 70 fotografie e contenuti speciali dei backsta-ge dei film del grande maestro del thriller. Una sala a parte sarà dedicata alla musica, elemento importante nella filmografia di Hitchcock.

“BACKSTAGE DI HITCHCOCK ”

ARTE

37ARTE

MARTINA DI DONATO

FRANCEODEONLaRitournelle Isabelle Huppert

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~

Terra, territorio e tradizione dalla fine del mese di settembre tornano in tivù su Melaverde.

Il programma su Canale 5 condotto da Edoardo Raspelli ed Ellen Hidding compie 17 anni di

permanenza in video. Il critico spiega il perché di tanto successo. E di questo spassionato amore per il cibo

Me l a v e r d e è tornato sul piccolo schermo ver-so la fine di se t tembre . D o m e n i c a

28 per la precisione. Il program-ma nelle edizioni precedenti ha potuto contare su una media

che ha superato i due milioni di telespettatori e una share del 18 per cento. Ma Edoardo Raspelli è ambizioso quanto sincero e si prefigge l’obiettivo di continua-re con questo trend per questa stagione. “Si tratta della 17esima edizione per una delle trasmissio-ni più longeve del settore televi-sivo italiano. L’intesa con la mia

collega Ellen Hidding è ottima. L’idea di Melaverde venne a Giacomo Tiraboschi. Di acqua in questi anni ne è passata sotto i ponti e da Retequattro siamo passati a Canale 5. Quest’anno poi ci sarà anche ‘Le Storie di Mela Verde’, dove metteremo insieme le esperienze più interes-santi legate all’estero”, spiega

EDOARDO RASPELLILE REGOLE DELLE TRE T

RICCARDO SADA

38 PEOPLE

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Raspelli. Con le telecamere di Mediaset e le vostre testi-monianze racconterete le eccellenze del territorio ita-liano. Siete sempre alla ricerca dei prodotti migliori dal punto di vista gastronomico. E non solo. Ma in tivù il mondo del food non è una bolla pronta a scoppiare?“Sono il giudice meno adat-to per rispondere a questa domanda. Con Melaverde però posso dire che abbia-mo sfondato le 400 puntate da tempo. Non mi piace in-vece molto il talent fine a se stesso, devo ammetterlo”.

Lei però ama le telecamere a iosa. Spesso recita anche.“È colpa dell’oratorio, dei miei figli, delle suore, dell’A-BIO, l’Associazione per il Bambino in Ospedale, che mi avevano coinvolto per delle recite. Da ragazzo, dopo i corsi della Federazio-ne Tennis, ho iniziato a rea-lizzare copioni teatrali. Con i testi di Goldoni mettevo in piedi teatri di marionet-te. Nel film ‘Ogni Lasciato è Perso’ di Chiambretti recita-vo una parte del camerie-re, con Piero impegnato in disavventure sentimentali. Ho fatto cose con Ettore Pa-sculli, mago del digitale. In ‘Asfalto Rosso’ insegnavo al buon bere coprendo il ruolo

di enologo. Poi in la ‘Mia Ter-ra, La Mia Gente’ sono stato l’amico degli animali. Infine arriviamo a ‘Superchef’, un lungometraggio interpretato da handicappati in cui reci-to il ruolo di... me stesso”.

Lei è sempre coinvolto in mil-le iniziative. Come fa?“Sto lavorando a un film sulla gastronomia. Mi piace lavo-rare. Ho delle persone valide che mi circondano e non mi annoio mai. È una vita abba-stanza stressante. Cerco di non stressarmi. Ma è più forte di me: è la passione”.

Ha mai pensato di aprire un ristorante?“Mai. A Milano dicono: ‘ogni ofelè al fa el so mestè, che tradotto è ‘a ciascun pastic-ciere la sua specializzazio-ne’. Quindi, a ognuno il suo. La mia passione è mangiare. Ma ho un bendaggio gastri-co e la cosa si è complica-ta”.

Come le è venuta l’idea di assicurare gusto e olfatto (e per mezzo milione di euro per giunta)?“Risale a una decina di anni fa, lo feci per far parlare di me. Francamente, poi, mi sono arrivate un sacco di te-lefonate. Mi costa un paio di migliaia di euro all’anno con Reale Mutua Assicurazione

Chi è Edoardo Raspelli

Nato a Milano il 19 giugno del ‘49, giornalista, scrittore e gastronomo italiano, Edoar-do Raspelli è il critico gastro-nomico più importante nel nostro Paese. Ha scritto per il Corriere della Sera e il Corrie-re d’Informazione. Dall’anno di fondazione (‘77) all’81 è stato responsabile del Gam-bero Rosso, supplemento del quotidiano il Manifesto, oltre-ché curatore della rubrica Il Goloso su L’Espresso. Oggi collabora con La Stampa. Dal ‘98 conduce Melaverde, prima con Gabriella Carlucci, poi con Elisa Bagordo e ora con Ellen Hidding. Da sette anni cura uno spazio sul sito OriginalITALY dove segnala i migliori locali visitati. Asses-sore comunale nei primi anni Novanta nel comune di Bres-so, alle porte di Milano, da un anno è testimonial dell’asso-ciazione di volontariato City Angels.

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39PEOPLE

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ma è giusto così”.Quando ha capito che il cibo sa-rebbe stato la sua passione?“Negli anni Sessanta. Mio padre lavorava a La Libertà di Piacen-za. Ricordo che non mi perdevo le partite del Milan, sfruttavo le tessere omaggio che davano a papà. Io e mia madre sfruttava-mo gli inviti ai cocktail a lui indi-rizzati ed erano appuntamenti pantagruelici. Ero curioso, pette-golo. Iniziai a 20 anni al Corriere della Sera. Nel ‘69 mi pagarono un articolo 30mila lire. Passai al Corriere di Informazione”.

Quegli anni stanno tornando in cucina, come nella moda in ge-nerale?“C’è un’involuzione della cuci-na. La rivalutazione del territorio mi va bene ma bisogna vedere se i sapori sono quelli di un tem-po. Bisogna focalizzare le atten-zioni e prendere bene in conside-razione i luoghi, i paesi, le regioni, i comuni. Prendiamo ad esempio la Sicilia, tutta ancora da scopri-re, e la Lombardia, che non è solo industria”.

Cosa pensa di questo “chilome-tro zero” forzato che spesso si scontra con le eccellenze che provengono da produttori inter-nazionali?“É uno slogan della Coldiretti. Io sono per le tre ‘t’: Terra, Territorio, Tradizione”.

Lei per chi cucina?“Per nessuno. Casa mia è un deposito di carta. Mia moglie è una bravissima cuoca, ma pigra. E quando vado all’Esselunga a fare la spesa, lo faccio per visio-nare i prodotti che l’Italia ha an-cora da offrire”.

Esselunga, va bene. Ma Eataly? Quello è un vero fenomeno da esportazione.“Alcune persone hanno fatto tanto: Carlo Petrini di Slow Food e Oscar Farinetti di Eataly. Possono essere più o meno simpatici, ma grazie a loro il peso della gastro-nomia all’estero è cambiato”.

Perché una delle voci più impor-tanti dell’export italiano è il food?“Esportiamo curiosità gastrono-mica. Non si tratta di cultura. Lo

straniero non vuole conoscere le origini, la storia, in realtà: vuole scoprire un gusto”.

Cosa mangeremo nel mondo del futuro?“Daremo spazio all’agricoltura. E saremo più coscienti di quello che avremo nel piatto. Un bran-zino pescato costa sei volte di più di quello allevato, ma ha pro-prietà differenti, e quindi per un discorso di prezzo faremo le no-stre scelte”.

Cosa pensa di cucine molecola-ri, destrutturate, azoto come pio-vesse, diciamo alla Ferran Adrià per intenderci?“Io la cucina di Adrià la provai dieci anni fa e il quotidiano La Stampa nel titolo fu molto criti-co”.

Dove nascono, oggi, nel mondo, le idee più interessanti?“Io sono incuriosito dalla grandi nuove potenze. All’Hong Kong Food Festival assaggiai la gran-de cucina cinese e l’impressione fu positiva. Ma farei attenzione anche al Centro e Sudamerica”.

40 PEOPLE

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Il linguaggio del corpo ap-partiene alla comunicazione non verbale o para-verba-le,in cui, movimenti, postura, posizione corporea, gestua-lità, ci dicono qulche cosa di più sulla persona ed il suo

modo di essere, rappresentan-do una cornice interpretativa e contestuale importante della interazione sociale. Osservando le persone nella loro interezza verbale e para-verbale, com-prendiamo maggiormente le loro intenzioni ed i pensieri che le accompagnano. Infatti la gesta-lità e l’espressione del viso han-no un’influenza importantissima nell’inizio di una relazione tra due persone e nel mantenere una certa complicità anche quando il rapporto attraversa momenti di stanchezza. Anche quando la persona cerca di mantenere il controllo delle proprie emozio-ni o intenzioni, è difficile che il corpo menta, poichè i gesti e il tono della voce non si possono manipolare. Per cui, poca sen-sibilità o profondità d’animo, si leggono palesemente sul viso di molte persone. Ovviamen-te non possiamo fare inferenze pregiudiziali, ma sicuramente il linguaggio non verbale ci aiuta molto a valutare meglio una re-lazione con una persona o un’in-tenzione poco chiara del nostro interlocutore, che sia un amico o un collega di lavoro. Questo aspetto spiegherebbe tante per-sone che hanno successo pur non essendo bellissime o persone che riescono ad avere un for-te impatto nella politica o che, partendo dalla stessa prepara-

zione o competenza, superano positivamente colloqui di lavoro o, ancora, genitori che riescono a farsi obbedire dai figli con un solo sguardo. In Psicologia clini-ca e forense, è molto importante il linguaggio del corpo, infatti, ad esempio, per comprendere se un potenziale criminale sta men-tendo o meno, in tutto il mondo si usa la famosa “macchina della verità”, basata sulla conduttività elettrica della pelle la quale si al-tera a seconda dell’emozione di quella circostanza. La prima for-ma di linguaggio studiata è stata quella della mimica facciale, la cui pubblicazione più importante risale al 1872 con”The expression of the emotions in Man and Ani-mals” di Charles Darwin. Dopo di lui, uno degli studiosi che ha si-stematizzato alcune particolarità del linguaggio non verbale è sta-to Paul Ekman, che ha dimostra-to che alcune emozioni come la felicità, la tristezza, la rabbia, sono condivise in modo universa-le, a prescindere dalla cultura di appartenenza. Secondo Ekman, ci sono alcuni indicatori per capi-re le emozioni del volto e captar-ne la sincerità espressiva:1. Asimmetria(nelle espressioni facciali sono coinvolte asimmetricamente le due metà del volto, poichè su una metà l’espressione è mag-giormente intensa che nell’altra);2. Tempo(le espressioni sincere durano pochi attimi, per cui, se vi è un’e-spressione “tirata”, che dura più di un secondo, si tratta proba-bilmente di una finta emozione, eseguita volontariamente);

I L L I N G U A G G I O D E L C O R P O F I N O A C H E P U N T O C I A I U TA ?

VIRGINIA MALONI *

3. Collocazione(nell’interazione linguistica, la mimica accompagna le parole, per cui se viene posticipata o anticipata, probabilmente non rispecchia la reale espressione verbale. Per esempio: se un sog-getto è arrabbiato e accompa-gna l’espressione di rabbia in concomitanza alle parole vuol dire che il soggetto è veramen-te inquietato; se i gesti di rabbia, invece, vengono dopo le parole si denota che probabilmente il soggetto in questione non è così adirato come vorrebbe far cre-dere). Dunque alcuni gesti sono universalmente riconosciti, ma alcuni cambiano invece il loro simbolismo e si evolvono: per esempio, il gesto dell’”OK”, sta a significare “tutto bene” in tutti i paesi di lingua inglese, in Euro-pa e in Asia, ma ci sono alcune zone come il Giappone dove tale segno vuol dire “soldi”. Ogni gesto assume un significato diffe-rente a seconda dell’uso che se ne fa, per cui, va tenuto presente soprattutto il contesto e la cultu-ra in cui si esplica. Lo sfregare le mani, ad esempio, può avere un doppio significato. Se avviene in una gelida giornata significa che quella persona ha freddo; fatto, invece, da una persona mentre esprime un desiderio piacevole, esprime gioia e benessere conte-stuale. Infine, è importante inter-pretare il linguaggio corporeo a seconda dell’età della persona che abbiamo di fronte: il gesto fatto da un bambino che dice una bugia, tendendo a coprire la bocca con le mani è differen-te dall’adulto che nel fare la stes-

42 DIALOGO

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Bibliografia:P. Ekman, I volti della Menzogna, Giunti-Barbera 1989D. Cohen, Capire il linguaggio del corpo, Roma 2002R. Canestrari, Psicologia generale e dello sviluppo volume primo, Clueb Bologna 1988

sa cosa si sfiora il naso. Ognuno di noi, inoltre, tende, in base alle proprie esperienze conscie ed in-consce, ad associare ai gesti in-tenzioni che vengono percepite positivamente o negativamente, o vengono giudicate per esem-pio come sinonimo di sensualità: nello specifico, per esempio, le

43DIALOGO

scarpe e i piedi di una donna sono spesso oggetto di attenzio-ni maschili. In particolare, alcuni associano il gesto di togliersi le scarpe al primo gesto che si fa per spogliarsi. Quindi, quando abbiamo di fronte una persona, ascoltiamola di più, guardia-mola di più e vederemo che la

nostra attenzione ci rivelerà non solo piccoli particolari, ma ci ren-derà più consapevoli delle inte-razioni a cui apparteniamo. Per gli uomini potrebbe risultare più dispendioso mi rendo conto, ma che ci volete fare le donne si sa, sono complicate.

*Psicoterapeuta

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LE CABINE VERDI DI LONDRA

Sono state installate qualche giorno fa le “Solarbox”, la forma è quella del-

le classiche cabine telefoniche che tan-to amano i turisti. Unica differenza è che all’interno di queste nuove cabine sarà possibile ricaricare il proprio smartphone grazie all’energia solare accumulata anche di notte e nei giorni di pioggia.

L’idea nasce da due studenti: Kir-sty Kenney e Harold Craston.

EURODISNEY RISCHIA IL CRACK

FINANZIARIO

Euro Disney Paris sembra essere scar-seggiare di liquidi. Il parco divertimen-ti più famoso al mondo rischia il crollo a causa dei debiti mai estinti e dalla dimi-nuzione dei visitatori. Co la ricapitaliz-zazione il debito dovrebbe scendere

da 1,7 miliardi di euro a 1 miliardo. Chissà cosa ne penserebbe il

Signor Walt Disney.

LA TECNICA ORIENTALE PER RIMA-

NERE SVEGLI A STUDIARE

L’esame si avvicina, il tempo stringe e per recuperare ai pomeriggi passati a bighello-

nare invece che sui libri devi passare nottate insonni? Il rimedio per rimanere svegli arriva dalla Cina: appendere al soffitto i propri ca-pelli. L’idea ha preso vita da due studentesse dell’università di Fujian che dopo aver speri-mentato i metodi più consueti hanno de-ciso di rifarsi ai metodi utilizzati anche da

studiosi antichi. Pare che il metodo funzioni dato che sta spopolan-

do tra gli studenti.

44 IL MONDO IN PILLOLE

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IL RITORNO DI TWIN PEAKS

E’ prevista per il 2016 la nuova e scon-volgente stagione di Twin Peaks. La se-

rie creata da David Lynch e Mark Frost fu una vera rivelazione negli anni ’90. La storia è ambienta nella cittadina di Twin Peaks (nel-lo stato Washington), dove la vita della bella studentessa Laura Palmer verrà stroncata e ad indagare verrà chiamato lo strano ma efficiente ispettore Dale Cooper. Non rima-ne che armarsi di pazienza ed attende-

re per sapere cosa accadrà questa volta.

UN NUOVO LOGO PER LUIS VUITTON

Cambio di logo per la casa di moda fran-

cese. Iconiche le due lettere sovrapposte del suo marchio, ma in tempo di cambiamen-ti anche i migliori si ritrovano a rivoluzionarsi. Il nuovo logo è stato presentato da Ghesquière sulle it-bag della stagione primaverile 2015. Inoltre il 27 ottobre apre le porte la Fondation Louis Vuitton che sorgerà nella parte nord del Bois de Boulogne. All’interno della

moderna struttura saranno ospitate collezioni permanenti, mostre e

altro ancora.

IL MONDO IN PILLOLE

45IL MONDO IN PILLOLE

MARTINA DI DONATO

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Courtesy ofTOP STUDIO

I Parrucchieri Nereto

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Courtesy ofTOP STUDIO

I Parrucchieri Nereto

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la creatività e la passione al potereGlamour Marmalade

Moda, beauty, cibo, cinema, sesso e molto altro: Martina Cancellotti, alias Glamour Marmalade, ha conquistato il web con il suo stile e la sua personalità. Creatività e personalità, perché tutto è moda, soprattutto se parla alle emozioni

Si definisce “un vero casino”, “acida, per-malosa, insicura, paz-za e irrazionale”, e il suo blog, Glamour Marmalade, rispec-chia il caos creativo

di una persona alla ricerca co-stante di stimoli, che sia la moda o un episodio della vita. Martina Cancellotti è come la vedi, sin-cera e complicata come tutte le donne, capace di coinvolgerti in un vortice di sensazioni ed emo-zioni grazie alle parole. Nel blog la moda trova molto spazio, ne è anzi il centro, ma non è il solo: consigli di stile e bellezza, si ac-compagnano a molti altri argo-menti, dal cinema alla cucina, passando per il sesso e riflessioni sul rapporto a due o sulla vita stessa.Perché tutto è moda, soprat-tutto quello che dà emozione: Martina non si limita a osservare e registrare quello che accade sulle passerelle e fuori. Lo inte-riorizza e lo fa suo, creando uno stile del tutto personale. Sfoglian-do le pagine del blog, si entra in un mondo caotico e soprattutto vero: outfit e consigli di bellezza si alternano a pagine intime e per-

sonali, come la sezione Diary in cui Martina racconta se stessa e la sua visione del mondo.Lo stesso nome Glamour Marma-lade è indicativo. “Non cono-scevo questo mondo e una mia amica mi ha consigliato di cre-arne uno”, confida. “Così è nato Glamour Marmalade che, come si capisce dal nome, vuole esse-re una marmellata di argomenti, di riflessioni, di temi che rientrano nel glamour. Non solo la moda così ma anche il beauty, l’amo-re, l’amicizia, il cibo e il sesso e via dicendo”.Martina è un fiume in piena, un vulcano di idee. Cura il suo blog, lo coccola e lo rende un luogo in cui le sue passioni possono trova-re forma sotto forma di immagini e parole. È una giornalista, colla-bora con diverse testate, sa che “è diverso scrivere per un blog e per una redazione giornalistica”. Sono due mondi diversi ma non per questo meno affascinanti. “In un blog è tutto soggettivo, conta la personalità e c’è spazio per i giudizi. Il giornalismo è un’al-tra cosa, o almeno dovrebbe esserlo”, ma, dice, è difficile sce-gliere. “Adoro entrambi”, confes-sa, anche perché sono due modi

diversi di parlare della vita: da una parte il filtro soggettivo delle sensazioni ed emozioni, dall’altra il racconto della verità in ogni suo aspetto.Glamour Marmalade diventa così il suo spazio personale sul web, dove trovare angoli di rifles-sione sulla vita in generale, sugli uomini e le donne e sul cinema, insomma, tutto “quello che mi passa in testa, quello che pen-so”.È anche un luogo virtuale dove crescere e aprirsi a nuovi stimoli, tanto da aprire una sezione dedi-cata al food in un blog dedicato alla moda e allo stile. Lo spazio al momento è ancora poco, ma è un inizio di una strada che non sa dove la condurrà. C’è spazio per i ristoranti e i locali in cui si man-gia e si sta bene e ci sono ricette facili e semplici, adatte “a tutte le imbranate come me”. Perché non ci sono sfide impos-sibili per Martina, per cui non ci sono certezze se non una: “Inca-sinarmi la vita sempre e comun-que”. È l’incertezza lo stimolo che più la pungola; il non sapere cosa riserva il futuro, andare in-contro alle occasioni che riserva la vita con apertura mentale e

48 VITA DA BLOGGER

LORENA CACACE

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spirito libero da costrizioni.Anche la moda, che è poi la sua vera passione, è libera circola-zione di idee in movimento: per Martina è “personalità e fanta-sia, paradossalmente spesso al di fuori delle ‘mode’ del momen-to”.Non le importa di essere una voce fuori dal coro: se una col-lezione non la convince, non c’è verso di farle dire il contra-rio perché con la moda va a “a pelle, a vista, a gusto”, che è poi quello che dovrebbero fare tutti.

Ecco perché non rinuncerebbe mai “al jeans strappato, model-lo boyfriend, comodo e con un tocco di stile”: la moda è ciò che ti fa star bene, che regala emo-zioni. “Seguo sempre l’istinto cercan-do di essere chiara e immediata il più possibile”, confessa. La visi-bilità sul web può attirare molte critiche, anche velenose, che “ci stanno. Se uno decide di crea-re un blog deve capire che non può piacere a tutti, come nella vita. Quello che non vorrei mai,

e che odio negli altri, è la volga-rità”.Per questo, a chi vuole iniziare a scrivere di moda con un blog, consiglia di essere se stesse: “Non imitate e cercate di curarlo al meglio. L’approssimazione non va mai bene”. Alla fine, quello che conta è essere felice, pro-prio come s’immagina Martina tra vent’anni: pazza, irrazionale e caotica ma felice, sincera e pronta ad accogliere ogni sfida che la vita le riserverà.

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Beauty

BALSAMO RIMPOLPANTE LABBRA E CONTORNO LABBRA

HUILE SUPRÊME

Un trattamento rimpolpante efficace, che agisce sulla pelle sottile delle labbra

(€ 31)

Trattamento Ricco Disciplinante. Que-sto olio doma le chiome ribelli e facilita la messa in piega. Disciplina, controlla il volume, ridisegna i ricci e protegge dal-

le aggressioni esterne (€26.50)

MASCARA SO INTENSE

Nuovo Mascara So Intense di Sisley

per ciglia XXL folte, allungate e

spettacolarmente magnificate. So Intense é il ma-

scara che infolti-sce e rinforza le

ciglia con una for-mula trattamento innovativa e ine-dita che agisce sulla lunghezza

e il volume delle ciglia in sole 4 set-

timane.

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NUIT D’ISSEYGUESS DARE

HALLOWEEN LOOK 2014

Incisivo, vivo e misterioso, Nuit d’Issey è un’ode ai legni. Un’ef-fervescenza di ingredienti ricchi, di opulenza e potenza: una eau de toilette fresca, seducente ed elegante. (€ 57)

Sfrontata e vivace, è una fra-granza floreale verde e frutta-ta destinata ad aumentare la tensione. La linea Guess Dare comprende anche la Body Lo-tion (€ 20).

Collezione Halloween Look firmata Dick Page

Labbra rosse, guance rosate e uno smoky eye sorprendente, nei toni più trendy della stagione. Lo sguardo; il pro-tagonista di questo look grazie all’inedi-to abbinamento tra lo smoky eye bruno e l’eyeliner blu notte. Il viso; Incarnato puro come porcellana, acceso da un vivace blush rosato.Le labbra: sanguigne!

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5 buoni motivi per visitare

COPENAGHENCopenaghen può essere un’ottima meta per chi sogna di immergersi nel cuore scandinavo della Danimarca. E’ una città vivace e movimentata, ricca di storia, di cultura e di paesaggi mozzafiato.Ecco alcuni buoni motivi per fare tappa a Copenaghen

CITTA’ VERDE D’EUROPAE’ stata eletta come la città più ecologica d’Europa: quest’an-no, infatti, la Commissione Eu-ropea per l’Ambiente gli ha assegnato la nomina come “Ca-pitale Verde d’Europa”, e come potrebbe essere altrimenti: Co-penaghen vanta ben 390 km di pista ciclabile che si diramano per tutta la città, inoltre sono pre-senti bus elettrici e bici-taxi. Le City Bikes sono presenti in molti angoli della città.

LA CUCINACittà del gusto grazie a Noma è il suo ristorante più pregiato, e alla cucina di strada sull’Isola Papiro-en, nel porto della capitale.

DESIGNUna delle tappe fondamenta-li per gli amanti del design è il Design Museum of Denmark, l’esempio dell’evoluzione del design danese che si basa princi-

52 VIAGGI

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palmente sulle idee di semplicità e di qualità dei materiali. Dagli anni 50 il design e l’architettura danese è sinonimo d’avanguar-dia. Una nota particolare va alle famose case colorate che in-cantano i turisti.

CULTURACopenaghen è anche la capi-tale della cultura. Ricca di arte, teatri, cinema e luoghi dedicati alla danza. Molte sono le gallerie d’arte dedicate all’arte contem-poranea e moderna e anche i musei, tra cui ricordiamo: la Gal-leria Nazionale Danese, Museo Nazionale Danese e il Museo Thorvaldsen. Un capitolo a parte merita la magnifica statua della Sirenetta, sita nel porto di Cope-naghen, raffigurante la sirenetta protagonista della fiaba di Hans Christian Andersen dal titolo “La sirenetta”.

MERCATINI NATALIZISe state pensando a Copena-ghen come meta per le vostre vacanze natalizie allora non po-tete perdere i fantastici mercati-ni natalizi. Per tutto dicembre la città regale magiche atmosfere in pieno spirito natalizio. Si parte con la prima domenica di av-vento, quando a Rådhuspladsen si illumina il grande albero di Na-tale. Anche Strøget, la via pedo-nale più lunga del mondo, dona quell’atmosfera speciale che solo il Natale sa regalare. Se siete appassionati di mercatini di Na-tale Tivoli (famoso parco diver-timenti) è quello che fa per voi. Qui, infatti, ha sede ogni anno il mercatino di Natale più gran-de e popolare della città. Nella Grey Hall a Christiana si svolge per due settimane il mercatino più alternativo con prodotti tipici dell’artigianato.

© DenmarkMediaCenter

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1 Lessare le cime di rapa e la patata per circa 20 minuti. Quando le cime saranno morbi-de, ma ancora ver-

di, scolarle e raffreddarle subito in un recipiente con acqua e ghiaccio. Scolarle nuovamente, strizzarle e “fredde e verdi”, sal-tarle in padella con aglio olio e peperoncino, salare e pepare.

2 Passare il tutto al frul-latore aggiungendo la patata bollita, un filo di olio e l’acqua di cottura delle cime

di rapa precedentemente con-servata, quanto basta per creare una crema fluida ed omogenea.

4 Tostare il pancarrè in forno e tagliarlo a cubetti.Tagliare i pomodori-ni datterini a metà,

condirli con olio, sale e pepe e metterli nel forno ad essiccare per circa 90 minuti a 90°.Tagliare il carapace della pa-nocchia con le forbici su tutti i lati e recuperare la polpa intera.

5 Disporre la crema di cime di rapa cal-da nel piatto (fondi-na), porre al centro la panocchia cru-

da, qualche vongola sgusciata (mantenuta morbida nella pro-pria acqua), qualche vongola con guscio, i crostini di pane e quattro mezzi pomodorini confit.

3

Far aprire le vongole in padella con solo un goccio d’acqua. Sgusciarne una parte e accantonare l’altra con il guscio che useremo per guarnizione.

Buon Appetito!

Procedimento:

Ingredienti per 4 persone:

Cime di rapa 500 g.

Patata 1 media grandezza

Panocchie (Cicale di mare) 4 pz

Vongole Nostrane (Lupini) 100 g.

Pomodorini Datterini 10 pz

Pancarrè

Olio EVO

Aglio

Peperoncino

con vongole e la

loro acqua, crudo

di panocchia e

datterini confit

CREMA DI CIME DI RAPA

Chef Simone Ventresca

Ristorante Antico Caffe Soriano

54 RICETTE

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“Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità;un ottimista vede l'opportunitàin ogni difficoltà.”Winston Churchill

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