Iboo Magazine- febbraio 2015

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foto di Igor Gentili n° 39 Febbraio 2015 periodico free press

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Il difficile momento dell’eco-nomia e della finanza ha por-tato molte attività commer-ciali in una situazione di forte sofferenza. Il flusso dei poten-ziali clienti si sta concentran-do in aree commerciali ag-

gregate dedicate allo shopping e al tempo libero. In questa situa-zione, comune a molte zone d’I-talia, è stato necessario creare una nuova opportunità che si affiancasse ai tradizionali centri commerciali e che potesse forni-re un valore aggiunto al cliente, ormai assuefatto dalle offerte di sconti e sempre più in difficoltà nella selezione e nella valutazio-ne della qualità del prodotto.Design, Turismo, Cultura, Artigia-nato, Enogastronomia, Intratte-nimento, Arte e naturalmente Shopping sono le parole chiave intorno alle quali è stato svilup-pato il rilancio del nuovo Val Vi-brata Village.

DOVE SI TROVA IL VAL VIBRATA VILLAGE?Il Val Vibrata Village si trova in posizione strategica, al centro di un’area commerciale molto im-portante, a soli 500 m dall’uscita A14 Val Vibrata e ad un croce-via di strade che portano verso gli importanti comuni del territo-rio sia montano che costiero. E’ circondato da attraenti destina-

L’UNIONE FA IMPRESAEcco il nuovo piano di rilancio del Val Vibrata Village

zioni commerciali come il Centro Commerciale Val Vibrata (IPER), Brico, Pittarello e da innumerevoli outlet e spacci di piccole impre-se locali.I dati indicano oltre 1,5 Milioni di abitanti nell’arco di 60 minuti di auto con circa 700.000 famiglie.Questi numeri non tengono con-to del turismo stagionale che raddoppia le presenze sul terri-torio ed infatti la rotonda di ac-cesso al Val Vibrata Village vie-ne percorsa da circa 4 milioni di auto l’anno.

LA STRUTTURAIl Val Vibrata Village ha una su-perficie di vendita di 10.000 mq e 6.250,00 mq di para-commercia-le e magazzini.La struttura propone un’area parcheggi di 28.458 mq con ol-tre 1000 parcheggi al coperto.Strutturato in 44 esercizi commer-ciali offre tutte le facilities neces-sarie a farne un luogo ideale per questo tipo di attività.

LA PECULIARITÀLa peculiarità di un Centro Com-merciale nasce dalla proposta di prodotti e servizi. Nel caso di Val Vibrata Village le priorità sono legate al rapporto qualità/prez-zo con una forte focalizzazione sul design, sull’artigianalità e sull’innovazione. Nel momento di

massimo sviluppo dell’economia globale, il Centro rappresenta un modo per coniugare le tradizioni all’innovazione nel settore retail.Val Vibrata Village apre le sua attività in relazione a 5 diverse te-matiche di interesse:• DESIGN: arredi e complemen-ti d’arredo delle migliori marche per la casa• MODA/FASHION: Capi di ab-bigliamento ed accessori delle migliori marche del made in Italy ma non solo• ENOGASTRONOMIA: l’eccel-lenza del territorio• RISTORAZIONE: ristoranti mul-tietnici e intrattenimenti vari• TURISMO: accoglienza dedica-ta al cliente/turista a supporto della destagionalizzazione

I NEGOZI PRESENTIOggi sono già presenti alcune attività commerciali che hanno creduto nel progetto e si sono proposte per far tornare a vivere un luogo straordinario, capace di essere trasformato in una “de-stination” per tutta l’area adriati-ca per la qualità del prodotto e l’ unicità dei negozi.Val Vibrata Village propone una formula innovativa che raduna oggi importanti eccellenze italia-ne nel settore dell’Arredamento e del Complemento di Arredo. Con più di 70 marchi si può tro-

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CREARE LE CONDIZIONI PER IL RILANCIO DI INIZIATIVE LOCALI E REGIONALI È ARGOMENTO DI DISCUSSIONE DEL QUOTIDIANO.

vare tutto il meglio del design ita-liano con prezzi ridotti, con ulte-riori riduzioni durante i saldi estivi e invernali.Val Vibrata Village si inserisce all’interno di format distributivi evoluti, che arricchisce il tempo dedicato all’acquisto con espe-rienze coinvolgenti e servizi accu-rati. Una struttura articolata con negozi multisettoriali per offrire ai clienti un percorso emozionale di grande impatto.Importantissime le nuove aper-ture dei punti Ristoro e Diverti-mento quali KING – struttura di eccellenza che propone il mo-dello sushi-wok e THEPLACE, la

innovativa area discoteca dedi-cata a balli latino-americani ma non solo.

LO SPAZIO AI PRODUTTORI LOCA-LILa sfida è anche quella di pro-muovere il territorio con l’offerta di prodotti innovativi, di tradi-zione e di qualità nel segmento dell’arredamento, della moda e dell’ enogastronomia.Saranno create iniziative com-merciali importanti che, inserite in percorsi turistici, potranno dare il giusto elemento di attrazione di un flusso potenziale assoluta-mente rilevante.

Un particolare attenzione viene data al Km ZERO su più fronti, alla disintermediazione (dal produt-tore al consumatore), alla comu-nicazione basata su strumenti in-novativi e alla valorizzazione del rapporto speciale e personale con il cliente.

Collaborazione con le istituzioni per la promozione del turismoVal Vibrata Village, nell’estate 2015, offrirà un Infopoint che si porrà come ufficio turistico del territorio in piena collaborazione con le istituzioni, con le DMC e con le associazioni locali.

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INDICE

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44VIP: PERCHÈ TANTA ATTENZIONEIN ITALIA

LA POLIEDRICA DANIELA VIRGILIO

VALERIO PINO DALL’ITALIA ALL’ESTERO

NOVITÀ BEAUTY

UN GIRO IN AUSTRIA

ARTE IN MOSTRA

GIACOMO URTIS, IL CHIRURGO ESTETICO DEI VIP

LA BUONA USCITA

L’ACCAREZZATRICE, L’ULTIMO LIBRO DI GIORGIA WURTH

LA COACH STYLE CARLA GOZZI

ENRICA FERRERO E IL SUO BLOG DELLA CULTURA

FASCINO E BELLEZZA DELLE FIANDRE

IL MONDO IN PILLOLE

THE ATELIER BY PATRICIA E GIOTTO

IL CAMPIONE DI MMA ALESSIO SAKARA

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Sono sempre più convinta che il rispetto debba essere un co-mandamento, un valore di vita.

Non possiamo pretendere rispetto da parte di chi non rispettiamo. Il ri-spetto è un riconoscimento, cioè la capacità di osservare e conoscere l’altro nei suoi pregi e nei suoi difetti. Il rispetto non ha religione. Sono cat-tolica e sono sostenitrice della teo-ria delle 3 “R” del Dalai Lama: Rispet-to per te stesso, Rispetto per gli altri, Responsabilità per le tue azioni. Pec-cato che questa teoria non venga applicata nel mondo. Basta guar-dare i tifosi ultrà che devastano un centro storico, i gruppi estremisti che ammazzano in nome di un Dio che non gli appartiene e infine i politici che tradiscono il popolo.

VIRGINIA CIMINA’EDITORIALE

DIRETTORE RESPONSABILEVirginia Ciminà

HANNO COLLABORATOLorena Cacace

Martina Di DonatoChiara Gallo

Francesca LoriRiccardo Sada

EDITOREDiamond Media Group s.r.l.

Via C. Levi, 1 Sant’Omero (TE)Tel. 0861 887405

[email protected]

IBOO MAGAZINEÈ una testata registrata presso

il Tribunale di Teramoal n.546 del 08/11/2005

GRAFICADiamond Media Group s.r.l.

STAMPAArti Grafiche Picene s.r.l.

PUBBLICITA’[email protected]

SITO WEBwww.iboomagazine.com

FACEBOOKIboo Magazine Italia

RESPONSABILE TRATTAMEN-TO DATI Dlgs 196/03

Virginia Ciminà

Riservato ogni diritto e uso.

Vietata la riproduzione anche parziale

A PROPOSITO DI RISPETTO

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Sta cambiando tutto, nel mondo dei very important person. Negli ultimi anni i social network hanno triturato i vip a una velocità incredibile che ormai è quasi impossibile metabolizzare gossip, chiac-chiericci e rumors che li riguardano e an-che immagini che li ritraggono. La gente dimentica in fretta. In media, non si va oltre un selfie. I dati dell’Osservatorio So-cial Vip (esiste e il link per raggiungerlo è semplice: www.pubblicodelirio.it/osser-vatorio-social-vip/) segnalano che i per-sonaggi più famosi d’Italia rientravano, circa un anno fa, in una media di 37mila nuovi follower al mese; tuttavia nei dati di fine 2014 si è registrato un pesante e brusco calo: i nuovi supporter dei vip erano solo 8000. Fiorello, al secondo po-sto della graduatoria, ha abbandonato Twitter regalando un vuoto infinito dietro a Jovanotti, dominatore incontrastato. Sono “briciole” quelle che raccolgono quindi i vari Gerry Scotti e Michelle Hun-ziker. Facebook ha un borsino in rialzo e

resta una seconda casa per i vip nostra-ni, soprattutto per Vasco Rossi che con i suoi oltre 100mila nuovi fan sulla sua pagina ufficiale impera con disinvoltura.Paradosso totale, i vip scappano pur cercando visibilità. Se i social network sono le nuove ma virtuali abitazioni dei vip, i luoghi reali vacillano. Courmayeur e Sankt Moritz soprattutto. I conti Mar-zotto e gente come Gigi Rizzi, ma an-che volti come Jerry Calà e Umberto Smaila, sono solo un ricordo e le papa-razzate in Via Veneto sono finite in sof-fitta impolverate come “La Dolce Vita”. Oggi si punta al vip straniero che sbar-ca in Italia perché il Tronista o la Velina, o reduci di reality e talent show, tirano poco e infatti le agenzie specializzate nella “vendita” di personaggi televisi-vi sono in affanno. Soprattutto dopo la scomparsa di agenti come Lele Mora o di fotografi accaniti come Fabrizio Corona. Se poi un marchio Billionaire, nato dalla mente di Flavio Briatore nel

‘98 a Porto Cervo, in Sardegna, dopo essere stato frequentato da molti super vip del mondo dell’industria e della fi-nanza italiana, il 13 giugno del 2012 è stato ceduto alla società Bay Capital (che fa capo alla Far East Leisure con sede in Singapore) un motivo ci sarà. Tuttavia, tiene (e anche molto bene) il Just Cavalli di Milano, che, al limite del-la capienza, ha ospitato Paris Hilton,

Sta cambiando tutto e alla velocità della luce. I locali si adeguano, la massa insegue a singhioz-zo ma il divario tra po-veri e ricchi inizia a non esser più digerito dalla maggioranza. E i vip che fanno? Vanno e vengono dai social network. Con la speranza di essere ancora idolatrati

Dove vannoI VIP

RICCARDO SADA

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modella, attrice e dj già esibita-si in serate all’Amnesia di Ibiza e in tantissimi altri party in giro per il mondo. Martina Citterio, socia con Massimo Bala e Jady Mora-es del ristorante brasiliano Lapa, spiega che le tante amicizie possono portare all’arrivo di un vip nel proprio locale. È succes-so con Cristiano Malgioglio. “Ha mangiato picanhas e pesce, ha cantato con il nostro chitarrista e ha reso la serata frizzante, con tanta gente che scattava foto e chiedeva autografi e selfie. I vip di norma sono tutti alla mano. Da noi è venuto anche Paolo Ber-lusconi e ha consumato molto champagne con gli amici”. Lello Carvelli, pierre e organizzatore di eventi, gongola ancora per il party organizzato a Roma in ono-re di Anastacia: “Con Anastacia ci sono state difficoltà con il ma-nager e il timing dell’evento ma alla fine siamo contenti del risul-tato e soprattutto dell’impegno e della professionalità dell’Exe-dra Boscolo Hotel di Roma”.Il vip stile “cafonal” non tira più. O meglio, vive di sussulti, di alti e bassi. La gente si stanca facil-mente di tutto ma spesso è mo-tivata da qualche notizia che va oltre l’ordinario diventato straor-dinaria. Lo sa bene il giornalista

Roberto D’Agostino che con il suo blog Dagospia da anni mo-nitora il trend italiano pubblican-do scandalose rassegne stampa e indicibili retroscena su politica, economia, società e costume. Con uno stile di comunicazione volutamente e scandalistico, D’Agostino snocciola post sul suo sito che è passato dalle 12mila visite quotidiane (del 2000) a una media di 600mila pagine consul-tate in un solo giorno (nel 2010). Lui è il responsabile del termine “Cafonal”, tra l’altro titolo di un proprio libro che ha riscosso un notevole successo.All’estero cosa succede? Il VIP Room è una famosa discoteca situata accanto al nuovo porto di Saint Tropez. Si tratta di uno dei club più importanti della Costa Azzurra. Entrare in questo scrigno significa valere, secondo il proprietario di muri e marchio Jean Roch. Spesso frequentato da star del calibro di Madonna, Beyonce, Rihanna, David Guetta (qui il dj conobbe la ex moglie Cathy), il locale nel 2002 è stato totalmente rivisto dal designer Ora-ïto: trendy, glamour e chic, permette ai vip, scesi dai loro yacht, di fare festa sino alle pri-me luci del mattino. Lo sa bene Deniz Selin, fashion victim di Los

Angeles, esperta anche di vip, quasi a ispirare l’ultimo film di Sofia Coppola, “The Bling Ring”, commedia che racconta i colpi nelle ville dei vip della banda più famosa di Hollywood. Quando i vip stranieri visitano il nostro pa-ese, rischiano di esserne coin-volti emotivamente. Se Carole Bouquet a Pantelleria si diletta a produrre un passito doc “Sangue d’oro”, se Mick Hucknall dei Sim-ple Red produce un fantastico Nero d’Avola e Sting provoca i fan facendoli pagare per una prestazione nei suoi trecento et-tari di Figline Valdarno, in Tosca-na, presso l’azienda agricola Il Palagio, altri sono pronti a sbar-care in Italia acquistando noti marchi. Il magnate russo Tariko Roustam, boss della vodka, si è comprato la Gancia, e James B. Sherwood, fondatore del gruppo Orient Express Hotel, ora imbot-tiglia del Chianti Igt. Senza con-tare gente come Meryl Streep, Francis Ford Coppola, Mickey Rourke, John Malkovich o Helen Mirren che ha messo le mani su parecchie masserie.

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L’ ALTRO VOLTO DELLA

CHIRURGIA ESTETICA

Se ne parla e se ne riparla, in qualche modo la chirurgia e la medicina estetica sono sempre al cen-tro dei rotocalchi rosa e, soprattutto, delle

critiche. In quanti possono tran-quillamente ammettere in tutta onestà di non averci mai nean-che fatto un pensierino? La verità è che spesso ci scopriamo un po’ più ipocriti di quanto crediamo. Cerchiamo, quindi, senza tanti pregiudizi, di capire meglio che cosa significa chirurgia estetica e quali ragioni spingono perso-naggi dello show biz, ma anche gente comune, a bussare allo studio di uno dei più importanti e conosciuti medici di questo set-tore clinico: Giacomo Urtis.

Parlaci un po’ di te: Come mai

questa scelta verso la chirurgia e la medicina estetica? Fin da piccolo ho sempre avuto la passione per l’estetica e per tutto ciò che è bello e piacevole alla vista. Crescendo poi, que-sta passione l’ho trasformata in un lavoro vero e proprio, così ho deciso di iscrivermi alla facoltà di medicina, ma con le idee già molto chiare su quale sarebbe stato il mio futuro e il mio percor-so.

Quali sono le cure che più ti ven-gono richieste? Una volta il cavallo di battaglia del chirurgo era la rinoplasti-ca, ma ora il primato è insidiato dalla mastoplastica additiva e dal lifting. Anche la liposuzione e la blefaroplastica sono sem-pre molto richieste. Per quanto riguarda la medicina estetica, in-

Giacomo Urtis è il noto chirurgo

estetico dei vip. Grazie alla sua bravura e alla preparazione

nel campo della medicina

è riuscito a raggiungere

importanti traguardi

CHIARA GALLO

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vece, il botulino è senza dubbio il trattamento che più soddisfa le mie pazienti.

La tua clinica presenta un certo tipo di filosofia, certo stare bene con sé stessi è importante, ma c’è un limite? Certo che sì! Deve sempre es-serci un limite in questo settore altrimenti invece di migliorarsi il rischio è quello di abusare. La

conseguenza è che invece di migliorarsi si rischia di rovinare il proprio aspetto. La professio-nalità di un chirurgo sta proprio nel sapere dire basta o dire no quando non c’è bisogno.

Quanto è importante oggi l’este-tica? Dipende più da come ci vediamo o da come ci vedono gli altri? Sicuramente è molto importante,

ma solo nel caso in cui il problema sia davve-ro reale o comunque crei delle problemati-che a livello sociale.

Mettendo il camice da parte un attimo, personalmente cosa ne pensi degli inter-venti sulle ragazze più giovani?Domanda un po’ sco-moda, ma cerco di essere il più sincero possibile. Ovviamen-te, facendo il mio lavoro sono tante le ragazze giovani che si rivolgono a me, anche se appena maggiorenni. A livello personale non sono d’accordo, ma certe volte mi rendo conto che sono qui proprio per fornire loro un ser-vizio e quindi non pos-so sempre rifiutarmi.

Il tuo rapporto con le celebrità: tra i tuoi clienti si contano nu-merosi volti dello spettacolo con alcuni di loro hai stretto anche rapporti di amicizia oltre che professionali? Sono un essere umano anche io, quindi la mia risposta è sì! Con alcuni di loro sono anche diven-tato molto amico e confidente.

Sfortunatamente, sebbene in maniera marginale, sei rimasto anche tu toccato dal processo “Olgettine”, a distanza di tempo cosa pensi di tutta la faccenda? Non voglio entrare in merito alla faccenda giudiziaria perché non mi compete, penso solo che come tutti i periodi storici quello

rappresenti la fine di un’epoca. Il mondo è cambiato e dobbia-mo prenderne atto. Certo, non rinnego nulla perché grazie a tutto quell’indotto anch’io ho avuto una grande popolarità per quanto concerne il mio lavo-ro. Sarei un ipocrita se affermassi il contrario.

In conclusione, un tuo semplice consiglio per sentirsi meglio con noi stessi?Accettarsi per come si è e non voler per forza raggiungere un ideale di bellezza perfetta e as-soluta. La chirurgia estetica aiu-ta, ma non trasforma, tenersi gio-vane e invecchiare bene sì, ma voler sembrare giovane a tutti a costi no!

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Carla GozziLa signora dello stile

Tutti la conoscono come

la “signora dello stile” e

Carla Gozzi lo è davve-

ro. Coach style di pro-

fessione e per passione,

volto noto e amato del

canale tv Real Time,

grazie soprattutto al format di

successo Ma come ti vesti, giun-

to all’ottava stagione, conduttri-

ce da sola o con il “compagno

di avventura” Enzo Miccio, di

altri programmi tv dedicati alla

moda, insegnante, scrittrice.

Tanti, tantissimi gli impegni che

riempiono la sua agenda e tutti

accomunati da una sola grande

passione: la moda.

Grazie al suo lavoro e ai consi-

gli di stile, ha salvato centinaia

di donne (e qualche uomo) da

look improponibili, dando una

nuova iniezione di fiducia solo

con un cambio d’abito. Sempre

in movimento, da una passerel-

la allo studio tv fino a solcare i

palcoscenici di teatri nazionali,

Carla Gozzi va avanti per la sua

strada, lastricandola di tessuti e

accessori perché la moda è vita,

stile ed eleganza.

Una vita trascorsa nel mondo

dello stile, dalle maison più note

a una folgorante carriera di per-

sonal stylist e molto altro, ma

come è nata la passione per la

moda?Ho iniziato lavorando per una

nota azienda emiliana di fama

mondiale: seguivo le linee e lavo-

ravo direttamente con gli stilisti e

all’ufficio stile. Dopo tanti anni di

formazione sul campo, ho deciso

di lasciare la realtà aziendale e

occuparmi di creatività seguen-

do direttamente gli stilisti.

Cos’è davvero l’eleganza? Solo

una questione di look o c’è

dell’altro?L’eleganza è innata, ma va an-

che preservata: un giusto look,

femminile ma non troppo appa-

riscente, beauty curato, ma an-

che essere educate e porsi con

contegno in ogni situazione.

Nel mondo della moda ogni

giorno nasce una nuova tenden-

za: ci sono delle regole universali

di stile che non passano mai?

Da una parte bisogna evitare di

indossare capi della misura sba-

gliata e non adatti alla propria

fisicità, dall’altra invece scegliere

capi valorizzanti e colorimetrie

adatte alla nostra carnagione.

Nel corso della carriera, tra pro-

grammi televisivi ed esperienze

lavorative, avrai visto molte per-

sone con look non adatti, come

se non avessero più tempo o vo-

glia di prendersi cura di se stes-

se. È davvero così? Secondo te a

cosa è dovuto?La vita frenetica di tutti i giorni

porta a preferire la comodità,

per questo spesso ci si infila la pri-

ma cosa che capita a mano. In

ogni caso si può essere comodi

ma stilosi allo stesso tempo, con

piccole accortezze: basta sce-

gliere un giusto accessorio, uscire

sempre con un filo di tacco e un

filo di trucco!

Viviamo in una società dell’im-

magine in cui l’aspetto esteriore

è importante e vige il mito dell’e-

terna giovinezza, tanto che an-

che le star ricorrono a plastiche

e ritocchi a volte eccessivi. Cosa

ne pensi della chirurgia plastica?

E come si dovrebbe vivere ogni

fase dell’età senza avere “cadu-

te di stile”?Ogni età va vissuta in armonia

con il proprio corpo, l’invecchia-

mento fa parte del corso natu-

rale delle cose. Ogni decennio

segna una fase importante per

la donna da ogni punto di vista.

Molte star di Hollywood stanno

facendo una campagna no bo-

tox, dimostrando che si può esse-

re belle a ogni età anche senza

ricorrere alla chirurgia.

C’è un capo di vestiario che po-

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tresti definire irrinunciabile per

ogni donna? E per l’uomo?

Per lei sicuramente il tubino nero,

una camicia bianca di cotone e

un cardigan dai colori neutri. Per

lui il blazer, un paio di jeans spor-

tivi e un papillon.

Se si pensa alle icone di stile ed

eleganza, vengono in mente i

“soliti” nomi, da Audrey Hepburn

a Grace Kelly, passando per

Sophia Loren e Marilyn Monroe:

chi sono secondo te le icone di

oggi?A oggi mi viene in mente un solo

nome: Olivia Palermo.

Hai portato la moda a teatro con

i tuoi spettacoli teatrali: cosa ti ha

colpito di più nel contatto diretto

con gli spettatori?

Di sicuro il calore umano che

arriva dalla platea, così come

l’energia, ma anche la voglia di

mettersi in gioco!

Lavoro, casa, famiglia, amici:

ogni giorno ci sono sempre mille

impegni. Quale consiglio vorresti

dare a tutte le donne?

Dedicate a voi stesse tutti i giorni

almeno 10 minuti di relax ovun-

que voi siate. Per ricaricare la

mente e sentirsi sempre “sul pez-

zo”!

LORENA CACACE

La coach style più famosa d’Italia si racconta e svela

qualche segreto per essere sempre eleganti e sentrsi bene

con se stessee. Prché l’eleganza è sì una dote innata, ma

va coccolata e curata ogni giorno seguendo i consigli di chi

ha il fashion nel sangue.

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Valerio Pino: danza, Agatha e vita all’estero

Chi come la sot-toscritta è cre-sciuta con in sottofondo la sigla di Amici qualcosa ricor-da del ballerino

Valerio Pino, sicuramente il fatto che sia ovviamente bellissimo. Ma il suo nome si è perso come altri nel continuo marasma di nuove stelle della danza lancia-te dal talent più famoso d’Italia. Da qualche anno a questa par-te il trentatreenne vive e lavora all’estero: prima in Spagna e ora in Inghilterra. Ad Iboo Magazine ha rivelato la sua nuova passione per gli animali e qualche piccolo sfogo sullo showbiz italiano.

Come hai iniziato ad avvicinarti al mondo della danza?Diciamo che possiamo “incol-pare” mia madre di questo: a lei è sempre piaciuto ballare ma da giovane non ha mai avuto la possibilità di studiare. A quei tempi, parliamo di più di 50 anni fa, a Cosenza non esistevano le scuole di danza. Iniziai ad 8 anni a frequentare dei corsi di balli da sala, chiamati ballo liscio e balli latino-americani, insieme a corsi di rock and roll, Boogie Woogie e Twist. Partecipavo alle competizioni in tutta Italia, gare organizzate da una federazione chiamata F.I.S.D.I. In tre anni ho vinto più di quaranta trofei. Ad 11 anni iniziai a studiare danza clas-

sica e moderna in Calabria, fino a quando, sempre con il consen-so e l’aiuto di mia madre, andai a fare le selezioni a Roma presso la Scuola del Teatro dell’Opera e dell’Accademia Nazionale di Danza. Fui ammesso in entram-be, ma scelsi comunque l’Acca-demia, dove studia per un anno.

La tua carriera possiamo dire che ha preso il volo dall’esperienza di Amici. A distanza di tempo qua-li credi che siano stati gli aspetti migliori?Prima di approdare ad Amici, lavoravo già da cinque anni, tutti i giorni, senza fermarmi mai: incredibile ripensare a tutte le audizioni che affrontavo e supe-ravo. Terminato un contratto, ne iniziavo subito uno nuovo, pas-sando da un canale all’altro. Ho un ricordo bellissimo di quei primi anni. Di Amici, in particolare, mi rimarranno sempre nel cuore il calore e l’affetto del pubblico, le lettere delle fan, le urla, i cartello-ni…Ricordi indelebili!

Ultimamente sei spesso impe-gnato all’estero. Come ti trovi ri-spetto all’Italia?Quest’anno sono dieci anni che vivo all’estero. Nel 2005 ho de-ciso di trasferirmi in Spagna per imparare lo spagnolo e cono-scere una nuova cultura. Mi sono adattato facilmente, sicuramen-te sarà stato il fatto che è un pa-ese mediterraneo, quindi l’acco-

glienza è stata ottima, mi sono sentito subito come a casa. Ma anche a Miami dove ho vissuto un anno mi sono trovato benis-simo; per non parlare del Mes-sico, dove ho vissuto otto mesi. Solo adesso ho deciso di trasfe-rirmi per un periodo a Londra: i paesi dell’Europa meridionale sono belli, ma le cose, in gene-rale, molto spesso non funziona-no, oppure sono di una lentezza mortale.

Quando non lavori ci sono altre passioni a cui ti dedichi?Oltre a viaggiare, amo gli animali a tal punto, da aver cambiato ra-dicalmente la mia vita. Da quan-do c’è la mia cagnolina Agatha è iniziata una trasformazione ed un’evoluzione straordinaria. Mi piace dedicare il mio tempo alle cause contro il maltrattamento e l’abbandono degli animali e contro ogni forma di violenza e di sfruttamento. Ho visitato molti canili e associazioni, cercando nel mio piccolo di sensibilizzare le persone che mi seguono ad adottare. Ho avuto la possibilità di conoscere dei volontari e de-gli attivisti con un grande cuore, persone meravigliose che am-miro e stimo. Ho scelto di diven-tare vegetariano. Il pensiero di uccidere assassinare un animale per poi mangiarlo per me è sem-plicemente diventato terribile. Senza contare che ho scoperto quali danni può portare il consu-

CHIARA GALLO

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mo di carne sulla salute di una persona. Spero in futuro di diven-tare vegano!

Parliamo di moda. In passato hai sfilato sulle passerelle di nume-rosi stilisti, quale stile apprezzi di più e qual è il look che meglio ti identifica?Direi che ho uno stile classi-co, sportivo qualche volta, ma sempre con un tocco classico elegante, un look semplice. Mi piace indossare la giacca con una camicia: lo trovo molto sexy! Anche per quanto riguarda il mondo della moda, comunque, è cambiata la visione che ave-vo in passato; purtroppo non ci rendiamo conto che tutti gli stilisti e le case di mode ci vendono e ci propongono degli accessori e dei vestiti, definiti di lusso, che hanno prezzi esorbitanti, spesso confezionati senza tenere con-to della sofferenza degli anima-li. Non riesco a capire come sia possibile che a nessuno di questi stilisti importi del dolore e dell’or-rore che genera questo triste meccanismo. Io non compro as-solutamente più nulla che sia di pelle. Qui a Londra ci sono dei negozi vegetariani/vegani bellis-simi, ma anche su internet trovia-mo una vasta scelta.

Hai anche aperto una scuola di danza il “Cosenza Dance Cen-ter”. Com’è nato questo progetto

e quali sono i corsi che tenete?Il progetto nasce grazie alla mia famiglia. Erano diversi anni che mi chiedevano di aprire una scuola, dicendomi che loro mi avrebbero aiutato nella gestio-ne, anche perché due miei ni-poti sono entrambi insegnanti in diverse discipline. Un giorno mio fratello mi ha detto: “Senti ades-so hai 30 anni, hai fatto il festival di Sanremo, io voglio che apria-mo una scuola”. Così finalmente mi sono convinto.I nostri corsi sono Danza Classica, Modern-Jazz, Hip-Hop, Break-dance, Reggaeton, balli caraibi-ci ed anche un corso fitness.

Da quando hai iniziato, credi che il mondo della danza sia cam-biato?Io sono stato un ballerino pret-tamente televisivo, sì posso fare riferimento alla danza in tv. Pur-troppo, si vuole studiare sempre di meno! Rispetto a venticinque anni fa, i ragazzi non capiscono che bisogna studiare moltissimo per ottenere dei buoni risultati. Il problema è che c’è sempre meno spazio per la danza in generale rispetto a prima, so-prattutto nei programmi di in-trattenimento, per non parlare del varietà oramai sparito. Forse in teatro il balletto classico riu-scirà a conservarsi per sempre, perché offre un repertorio ora-mai consolidato da anni. Ma gli

altri stili, dal moderno allo stesso contemporaneo, sono molto in-terpretativi, e per questo trovano sempre meno spazio.

Se non avessi intrapreso questa carriera quale altro lavoro avresti voluto scegliere?In passato, dieci anni fa, ti avrei detto il dentista! Mi appassiona vedere le trasformazioni esteti-che, tutto il lavoro complesso dell’odontoiatria, anche, forse, perché ho portato l’apparec-chio da piccolo. Oggi direi che mi piacerebbe fare il veterinario e dedicare tutto me stesso, tutto il mio tempo agli animali!

Ci sono progetti per il futuro in Italia? E all’estero?Dal punto di vista televisivo in Ita-lia no, non perché io non voglia , ma per incompatibilità con nu-merosi coreografi. Diversi agenti dello spettacolo fanno di tutto in ogni progetto per tagliare fuori il mio nome…Ci sono degli autori che hanno addirittura promes-so di non farmi lavorare. In Italia oramai torno solo prima dell’e-state per preparare lo spettacolo finale della mia scuola di danza e gli esami di tutti i corsi, così ne approfitto per trascorrere un po’ di tempo con la tutta la famiglia. Mentre all’estero diciamo che c’è speranza!

“Il ballerino rivela la sua nuova passione per gli animali e qualche piccolo sfogo sullo showbiz italiano”

Photo credit Eleonora Carluccio

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Giorgia Wurth

“Un libro può cambiare la vita”Attrice di teatro, televisione e cinema, ma soprattutto scrittrice. Con il suo ultimo romanzo, L’accarezzatrice, Giorgia Wurth affronta il tema del sesso nei disabili con grazia e delicatezza ma anche con forza e racconta storie vere che sarà dif-ficile dimenticare.

LORENA CACACE

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21PEOPLE

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Un romanzo per raccontare un tema delicato come quello del sesso per i disabili. È “L’accarezzatrice”, secondo libro di Giorgia Würth, at-trice, conduttrice tv ma anche e soprattutto scrittrice. Protagonista è Gioia, un’infermiera trentenne

che perde il lavoro a causa della crisi, vive una situazione personale intricata e pesante, ma tro-va una via d’uscita e la rinascita con una nuova professione, quella dell’assistente sessuale per di-sabili. Al centro, le storie di chi vive sulla propria pelle il dolore di un desiderio normale, come è il sesso, intrappolato in un corpo che non risponde più ai comandi, di chi non sa più come rompere il silenzio e di chi invece aiuta malati e famiglie a vivere tutto questo con una nuova dignità, quel-la del sentimento.Sesso e disabilità sono due temi che incontrano molte resistenze nella società italiana, ma Gior-gia ha voluto guardare in faccia la realtà, con tutte le sue ombre, senza nascondere nulla. Lei che il grande pubblico conosce come attrice - la vedremo presto ancora nei panni di Tessa Taviani nella terza serie delle Tre rose di Eva su Canale 5 - ha trovato nella scrittura un mezzo per esprimersi al meglio e affrontare un tema così delicato.

Dopo il successo di Tutta da rifare, pubblicato nel 2010, una nuova avventura editoriale con il se-condo romanzo. La prima cosa che colpisce è il titolo del libro, L’accarezzatrice: cosa significa?L’accarezzatrice è un modo poetico per definire l’assistente sessuale. Ho dovuto lottare per tener-lo, ma per me era importante perché dà molto l’idea di quello che succede in questi incontri, con le carezze e il calore umano al centro.

Come nasce il romanzo?L’idea nasce cinque anni fa. Io sono mezza sviz-zera (il padre è elvetico, la madre ligure ndr) e lì lessi un articolo sull’assistenza sessuale. In Svizzera è regolamentata, ma non ne avevo mai senti-to parlare prima. Mi è scattato qualcosa anche perché in Italia non esiste. Ho fatto una lunga ri-cerca in Svizzera: non essendo medico o saggi-sta, ho scelto la forma più consona del romanzo, inserendo la trama su storie vere, documentate, sull’assistenza sessuale.

L’idea della sessualità nei casi di handicap tocca due temi su cui ci sono ancora molti pregiudizi.Sì, da una parte c’è il sesso, dall’altra la disabili-tà, due tabù molto forti che, se associati, lo sono ancora di più. Penso ai disabili. In Italia non ce ne occupiamo, siamo un Paese pieno di barriere e non solo architettoniche ma anche psico-socio-logiche. Il sesso invece è vissuto in maniera am-bivalente: è un tabù, ma, per come viene usato dai media, viene ostentato. Se però riguarda i disabili è scandaloso: è una vera ipocrisia, come se loro non avessero normali pulsioni o i loro diritti.

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Nel libro si raccontano le storie di ragazzi, di donne, di omosessuali che la protagonista incontra nel-la nuova professione di assisten-te sessuale. Sono tematiche mol-to scottanti.Sì e non nascondo la mia idea: sono assolutamente favorevole alla regolamentazione degli as-sistenti sessuali e anzi la ritengo-no fondamentale per almeno due motivi. Facendo le ricerche per il libro ho saputo di genitori, di madri, che masturbano figli perché non hanno alternative e io trovo che sia una cosa contro natura. Questo genitori vedono i figli che impazziscono, che non sanno gestire gli impulsi e che arrivano anche a compiere epi-sodi di violenza, di masochismo. Il vero problema è padri e madri sono costretti a farlo per non fare impazzire i propri figli e non san-no a chi rivolgersi. Sono costret-ti perché non c’è nessuno che lo fa. Le prostitute non lo fanno, perché schifate o perché non sanno come toccarli. C’è anche questo aspetto: molti non san-no come rapportarsi con questi corpi fragili e delicati o come spiegare il sesso a persone con disturbi mentali. L’assistente ses-suale non è una prostituta. Servo-no competenze mediche e psi-cologiche: se ci fossero anche in Italia, cambierebbe la vita ai figli e ai genitori.Il sesso nei disabili è un tabù mol-to forte nel nostro Paese. Negli istituti spesso i disabili sono vitti-me di abusi sessuali, ma capita che gli stessi malati li accettino e li subiscano perché non hanno alternative per lo sfogo sessuale. Ecco perché l’assistente sessuale è una figura fondamentale per chi non si può toccare da solo, perché impedito sia fisicamente sia mentalmente. È una guida che ti aiuta a esplorare il corpo. In altri Paesi del Nord Europa è una professione accettata e re-golamentata. Quali differenze hai trovato in confronto all’Italia?In Svizzera è regolamentata da molti anni, come in molti Paesi del Nord Europa. Ho fatto un tour lunghissimo per presentare il libro in Italia e soprattutto al Sud, dove

magari te lo aspetti di meno, ho trovato una grandissima apertu-ra mentale. Tante persone non sanno di cosa si tratta, hanno dei pregiudizi, ma dopo aver ascoltato, capito il problema e chi sono gli assistenti, il 95% cam-bia idea. Chi non ha un caso di handicap in famiglia e non co-nosce la situazione non ci pensa. In molti mi hanno detto: “Ma sai che non ci avevo mai pensato”. Dopo però capisci la rilevanza della questione: ho conosciuto molti operatori del settore, me-dici, infermieri, assistenti sociali e tutti sono concordi nel sentire questa esigenza.

Cosa fa nello specifico un assi-stente sessuale?Spesso si confonde l’assistenza con la prostituzione, ma è una questione più complessa: è ses-suale ma soprattutto sensuale, l’atto è solo la ciliegina sulla tor-ta e spesso non c’è neanche. Quello che c’è sempre invece è il calore umano su corpi che ven-gono sempre toccati ma solo dal punto di vista medico. Quando senti che ripudiano il tuo corpo, sei portato a odiarlo e perdi au-tostima. Se c’è qualcuno, invece che ti abbraccia, di dà calore, ti accarezza tutto cambia. Gli incontri molto lunghi, possono durare anche due ore. Possono esserci anche solo lunghi ab-bracci e assicuro che sono molto emozionanti, talmente sono im-portanti per chi li riceve.

Con il romanzo hai sdoganato il tema e ora se ne parla di più: cosa si sta facendo ora in Italia?So che la proposta di legge è in stallo (si tratta del disegno di leg-ge n° 1442, Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità proposto al Senato dal deputato PD Sergio Lo Giu-dice, ndr). Purtroppo non è una priorità della politica ma è già un passo avanti. Ho lavorato a stret-to contatto con Lorenzo Fuma-galli, assistente sessuale svizzero, e Max Ulivieri, ideatore di lovea-bility.it e responsabile del “Comi-tato per la promozione dell’assi-stenza sessuale”. Il loro lavoro è grandioso, forse però

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è più semplice agire a livello re-

gionale che nazionale. In Italia

viviamo una situazione delicata,

con il Vaticano praticamente in

casa. Noi stessi siamo molto ipo-

criti: siamo governati di persone

che predicano bene e razzolano

male. Chi se ne frega dei disabili

e delle loro necessità, lasciamo

tutto il peso alle famiglie, non ne

parliamo e ci salviamo la faccia.

Speriamo nel cambio generazio-

nale, senza più ipocrisie.

Quanto ti ha cambiata scrivere

un libro su un tema così delicato?

Devo dire che mi ha salvato la

vita. L’anno scorso ho vissuto un

periodo molto delicato della mia

vita e senza i tanti impegni lega-

ti al romanzo sarei stata molto

peggio. Mi ha regalato incontri

meravigliosi, che ti fanno capi-

re quanta forza ci stia dietro. Ho

conosciuto donne disabili con

una femminilità e una voglia di

vivere incredibile; capisci quanto

queste persone sappiano reagi-

re e agire, sappiano rendere la

loro debolezza il punto di forza.

È come ricevere uno schiaffo in

faccia: quando ci sono problemi

veri ti rendi conto di quanto sia

importante la mente, il vedere

le cose nella giusta prospettiva.

Ho visto un’umanità e una digni-

tà inenarrabile, come quella di

alcuni genitori che lottano per

i propri figli. Quale madre ha il

coraggio di dire che masturba il

figlio?

Ci sono, se ci sono, dei punti di

contatto tra te e Gioia, la prota-

gonista del romanzo?Quando scrivo, cerco sempre

di differenziare la finzione dalla

realtà. In questo caso però la

fantasia mi ha preceduto: Gioia,

all’inizio viveva un momento mol-

to basso della sua vita, senza la-

voro e fidanzato. Poi è successo

anche a me, ma lei si è dimostra-

ta forte. Io mi lascio sopraffare

dalle cose: la mia protagonista è

stata molto più brava a reagire.

Dalla recitazione alla scrittura:

come è avvenuto questo pas-

saggio?

In realtà nasco come giornalista.

Ho cominciato durante l’univer-

sità e solo dopo sono diventata

attrice. Mi sono stufata di scrive-

re su commissione, adesso scrivo

per me: ho iniziato con un blog e

dei racconti, poi è arrivato il pri-

mo libro e ora questo. Uno giorno

smetterò di fare l’attrice, ma la

scrittura ci sarà sempre.

Quasi sono i tuoi progetti per il

futuro?Mi terrorizza pensarci e preferisco

non vedere come sarà. Fino a

pochi mesi fa mi vedevo mam-

ma, ora non più. Preferisco vi-

vere giorno per giorno. A breve

farò un viaggio con mio papà,

in primavera sarà di nuovo sugli

schermi nei panni di Tessa e ho

iniziato a pensare a un nuovo li-

bro, ma per ora c’è solo una pri-

ma idea. Mi godrò i miei genitori:

mi identifico ancora con il con-

cetto di figlia, spero che durino il

più possibile e voglio godermeli

finché posso.

24 PEOPLE

Page 25: Iboo Magazine-  febbraio 2015

“Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità;un ottimista vede l'opportunitàin ogni difficoltà.”Winston Churchill

Diamond Media Group s.r.l. comunicazione - concessione pubblicitaria - editoria

Via C.Levi, 1 64027 Sant’ Omero (TE) Tel 0861.887405 mail: [email protected]

Page 26: Iboo Magazine-  febbraio 2015

Ammettiamolo il mondo dei blogger appassiona tutti e, che ci piaccia o no, c’è chi ha le capacità per renderlo un vero e proprio business. A tal propo-sito abbiamo voluto intervistare Patricia Mansfield e Giotto Ca-

lendoli i quali, da qualche anno a questa parte, si occupano dello spazio online “The Atelier”. Tra uno shooting, una sfilata e qualche roadtrip, il blog gli ha permesso di farsi conoscere, lascian-do un segno con il loro stile sul web e non solo. Di che cosa si occupano? Come funziona il loro lavoro? Ecco le loro risposte! Di chi è stata l’idea iniziale di aprire The Atelier, di Patricia o di Giotto? L’idea iniziale è nata da entrambi, Patricia era un po’ titubante, ma credendo nel potenziale del progetto, un giorno le ho fatto una sorpresa acquistando il dominio del sito e da lì è comin-ciato tutto.

Come funziona il vostro blog? Vi alternate nella stesura dei pezzi o ve li dividete a seconda del tema che volete affrontare?Come in ogni team, ci dividiamo il lavoro e la maggior parte delle volte ci scambiamo i ruo-li. Se ho bisogno di foto per un post da pubbli-care Patricia scatta e viceversa. Per la stesura

Blog in L ve!

Insieme nella vita e nel lavoro…. e che lavoro!

CHIARA GALLO

26 VITA DA BLOGGER

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dei pezzi, invece, interpretiamo i progetti in maniera diversa, quin-di scriviamo entrambi a seconda delle tematiche da affrontare.

Quando siete invitati alle sfilate, qual è il vostro ruolo?Alle sfilate siamo invitati in qualità di Opinion-leader. Le sfilate rac-chiudono in quei 7 minuti il mes-saggio di una determinata col-lezione e noi lo comunichiamo a nostra volta al pubblico che ci segue, esprimendo opinioni a riguardo.

Avete raggiunto un certo livel-lo di notorietà grazie alla vostra presenza durante gli eventi di moda?Sicuramente lo street style duran-te la settimana della moda ci ha aiutati inizialmente nel farci co-noscere maggiormente nel set-tore. Ma la cosa più importante per la nostra riuscita secondo me e’ stata l’attenzione accurata dei contenuti che condivideva-mo e che continuiamo a condi-videre giorno per giorno.

Una domanda molto diretta: il vostro blog vi permette di gua-dagnare un’entrata consistente? Potete vivere solo di questo o dovete integrare con un altro la-

voro?Il nostro blog è la nostra occupa-zione full-time. Come ogni lavo-ro, richiede tanto impegno che per nostra fortuna ha permesso al progetto di crescere e di di-ventare anche primaria fonte di guadagno col tempo.

Cosa vuol dire esattamente es-sere un lifestyle blogger?In realtà è molto soggettivo, è una definizione generica perché ogni blogger ha un proprio modo di interpretarlo. Si raccontano le proprie passioni, opinioni ed esperienze con gli utenti online. È una sorta di casa virtuale in cui si racchiudono i sogni e vi parte-cipano altre migliaia di persone.

Quali collaborazioni state por-tando avanti con il mondo della moda e come funzionano?Ci sono tanti progetti e tante col-laborazioni in corso che usciran-no a breve. Non voglio svelarvi nulla! Credo che con l’avvento dei blog e dei social network, i brand siano sempre attenti nel cercare persone con un certo potenziale e riscontro sul web, che possano insomma risultare affini alla loro brand identity. Con le case di moda si studiano poi dei progetti speciali su cui sia uti-

le e produttivo lavorare insieme, creando una realtà d’incontro tra azienda e cliente finale.

Qual e’ la cosa che vi da più soddisfazione del gestire un blog di questo genere?La soddisfazione più grande è sicuramente vedere crescere un progetto nato dal nulla, ma sopratutto avere la fortuna di condividerlo con la persona che si ama.

In che modo coordinate l’utilizzo dei social con il blog?Quando facciamo uscire un post online usiamo i nostri canali social (IG e pagina ufficiale di facebo-ok e twitter) per promuoverlo al meglio. Per quanto riguarda in-vece le foto che lanciamo su IG, la maggior parte di queste sono ritratti di semplice vita quotidia-na.

Ci sono progetti per il 2015 che vorreste realizzare in particolar modo?I progetti del 2015 sono tanti for-tunatamente, quelli che vorrei realizzare al momento li lascio al destino per scaramanzia!

Chi non sognerebbe di gestire con il proprio partner un blog di lifestyle, moda, viaggi e chi più ne ha più ne metta?

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Courtesy ofTOP STUDIO

I Parrucchieri Nereto

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Courtesy ofTOP STUDIO

I Parrucchieri Nereto

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DANIELA VIRGILIO

UN PO’ COME HEATHCLIFF

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L’attrice romana Daniela Vir-gilio è conosciuta dal grande pubblico per aver interpre-tato diversi ruoli dalla femme fatale (Romanzo Criminale) alla lesbica (nella serie Intelli-gence) alla ragazza innamo-

rata nel video “Parole di Ghiaccio” del rapper Emis Killa. Sempre impegnata tra un set e l’altro, Daniela si è lascia-ta intervistare e ci ha svelato cose che nessuno sa. Da piccola sognavi di fare l’attrice?Si, sotto sotto anche se non lo ammet-tevo per timidezza ho sempre avuto questa idea. E infatti ho cominciato prestissimo a fare laboratori e corsi di recitazione.

Nel 2008 hai debuttato nella serie te-levisiva, diretta da Stefano Sollima, Romanzo criminale nel ruolo di Patri-zia, una prostituta legata al boss della banda della Magliana. Qual è stato il percorso per arrivare al debutto cine-matografico?Ho fatto tanti provini ed ho avuto tan-ta fortuna, per “ Workers-Pronti a tut-to” ad esempio fu il mio collega Dario Bandiera a volermi dopo avermi vista su Romanzo.

Il 19 marzo torni al cinema con il film di Mandelli “La Solita Commedia: In-ferno” in cui interpreti il ruolo della Madonna. Com’è stato girare questo ruolo? Come ti sei preparata?In realtà non faccio solo la Madonna ma intervengo in più momenti con piccoli personaggi ognuno dei quali caratterizzato da un look differente e diversi accenti....quindi gran parte del lavoro è stato fatto con i reparti di co-stume e di trucco e parrucco. È stato divertentissimo! E ho dovuto insistere un po’ per il ruolo della Madonna per-

ché all’ inizio sembrava non fosse pre-visto....poi quando ho visto Tea diven-tare Gesù ho deciso che non potevo non far parte anche io del quadretto familiare più famoso del mondo.

C’è un film che ti è piaciuto di più di tutti?Non ancora...sono legatissima a tutte le esperienze lavorative che ho fat-to ma ora vorrei di più… un bel ruolo drammatico o tragicomico con cui misurarmi!

Ci sono film o libri che ti hanno partico-larmente segnato?Ce ne sono molti...un libro o un film per ogni fase della mia vita. Ne parlavo con una mia amica qualche settima-na fa: questo periodo mi sento “Hea-thcliff” di Cime Tempestose, quindi una bella dose di rabbia e passione.

Una cosa a cui non rinunceresti maiPer fortuna e purtroppo potrei rinun-ciare a tutto. Ma non voglio. Quindi dico: la pizza, la musica, il mio senso di giustizia, il rispetto, l indipendenza!

Una cosa di te che nessuno sa Non so fischiare né sputare. Una volta mi sono imbucata ad una serata del tribeca film festival a New York e ho stretto la mano a De Niro, Tom Hanks, Danny Boyle e Rosario Dawson

Tre cose fondamentali che dovrebbe avere una brava attriceAutoironia, umiltà e fascino

La tua carriera è in ascesa: aspiri all’e-stero?Certo! Chi non vorrebbe? Però voglio anche avere le mie soddisfazioni qui nel mio paese, e contribuire nel fare prodotti cinematografici sempre mi-gliori.

Protagonista di molti film come” Romanzo Criminale” e “Workers-Pronti

a tutto “, la camaleontica attri

ce Daniela Virgilio torna al cinema il 19

marzo con il film di Mandelli “La Solita Commedia: Inferno”

DANIELA VIRGILIO

UN PO’ COME HEATHCLIFF

31PEOPLE

FRANCESCA LORI

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“The Wanderings Of The Avener”The Avener Universal

L’amore di questo produt-tore per la deep house e la musica elettronica con in-fluenze r’n’b e soul è infini-to. Così il suo viaggio melo-dico e sensuale tra i club e le radio diventa contagio-so ma anche di gran clas-se. Blues con del jazz, folk con influenze funk, deep e strumenti elettronici, è qua-si impossibile etichettare questo genere comunque da ballo e sicuramente da ascolto. L’album in uscita è un sofisticato manifesto che trova le sue radici tra lo spirito di St. Germain e i suoi boulevard e il nu-jazz riconciliandosi con lo stile di Moby e di Wankelmut, di King Britt e di Cassius.

“Toolroom Knights Radio” AA.VV.Just Entertainment

L’etichetta di Mark Knight è davvero una furia nel settore della house music e grazie all’accordo con l’italiana Just Entertain-ment sgancia sul mercato una bella pioggia di bom-be che partono da Mike Mago (“The Gift” Mark Kni-ght Remix, tanto per non smentirsi) e arrivano a Erik Hagleton (“Reaching Out”, dalla Yellow Productions di Bob Sinclar). E non finisce qui perchè il boss della To-olroom infila anche siluri come quelli di Hauswerks & Tapesh (“Shadow Boxing”) e DJ Fronter & Diry (“Mo-derfoker”). Senza contare tutte le altre hit esplosive.

“Fifty Shades Of Grey”AA.VV. Universal

La colonna sonora origina-le di “Cinquanta Sfumature di Grigio”, atteso film tratto dalla trilogia firmata da E. L. James, include 16 brani tra cui classici delle leg-gende e superstar come i Rolling Stones, Frank Si-natra, Beyoncé e Annie Lennox oltre a brani inediti della migliore musica in-ternazionale di oggi come The Weeknd, Ellie Goul-ding, Skylar Grey, Jessie Ware e molti altri. Dall’al-bum è stato tratto il primo singolo ufficiale “Earned It (Fifty Shades of Grey)” dei The Weeknd, nel video del quale è protagonista Da-kota Johnson, attrice del lungometraggio.

LA BUONA USCITASEGNALAZIONI DISCOGRAFICHE E LIBRARIE

RICCARDO SADA

I DISCHI

34 MUSIC

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“100 Grandi Canzoni Italiane”AA.VV. (Sony Music)

L’esclusivo cofanetto fir-mato Radio Capital e Sony Music si intitola “100 Gran-di Canzoni Italiane”. Al suo interno sei imperdibili cd con il meglio della musica italiana (Fabrizio De Andrè, Daniele Silvestri, Rino Gae-tano, Lucio Dalla, Premiata Forneria Marconi, Fiorella Mannoia, Edoardo Benna-to, Claudio Baglioni e tanti altri). Il cofanetto, disponi-bile esclusivamente negli Autogrill, fa parte del ca-talogo “Viva L’Italia” ed è in vendita a un prezzo spe-ciale proprio per andare incontro a un numero infi-nito di acquirenti.

“The Best Of”Cerrone (Warner)

La raccolta dei più grandi successi del mitico produt-tore francese finalmente in un doppio cd. Anticipata dalla vendita delle nuo-va versione di “Superna-ture” interpretata da Beth Ditto, l’uscita conta su 34 brani (dall’originale di “Su-pernature” passando per “Love in C Minor”, “Cerro-ne’s Paradise” e tantissimi altri; e con vinile a tiratura limitata) inclusi i lavori con Köngäs, Brigade Mondai-ne e i remix di dj come Di-mitri From Paris, A-Track e Alan Braxe. È il produttore da cui tutti i dj attingono e campionano. Come non avere questo forziere ricco di perle sonore?

“Supalova&Friends”Joe T Vannelli(Level 2 / Smilax)

La nuova compilation di Joe T Vannelli per la pri-ma volta interamente unmixed. Le singole trac-ce sono ascoltabili con una naturale successione come se componessero un unico mix ma essendo per-fettamente skippate pos-sono essere usate anche dai dj nei loro set. La saga di Joe T Vannelli prosegue con i groove dei Dynamic Duo, il nuovo alias dei figli Vannelli Bross, e poi i suoni di Nicolas Meyer, Ala Berth e Ania J ma anche di Da-niele Petronelli, Criss Korey, Andrea Marchesini e Alex Barattini. Un cd perfetto per tutti gli appassionati di house music.

“Abolire la SIAE. Verso la fine del monopolio sui diritti d’autore”Salvatore Primiceri - Primiceri EditoreFinalmente un libro utile per comprendere quanto sia ormai necessaria e inevitabile una vera rivoluzione nella gestione dei diritti d’autore in Italia. Salvatore Primiceri nel 2009 fu il primo a pubblicare un saggio in cui ma-nifestava apertamente come fosse giunto il momento di svestire la SIAE dal proprio monopolio. Il testo affronta il tema sotto i recenti profili giuri-dici sia interni che comunitari e si correda di un’aggiornata appendice normativa giurisprudenziale risultando di facile consultazione anche per gli operatori che ruotano attorno al mondo della creatività e delle opere dell’ingegno: dagli autori ai musicisti, dagli organizzatori di eventi agli uti-lizzatori in genere. La SIAE così finisce sotto osservazione dall’autore che ne analizza comportamenti, bilanci e funzioni, evidenziandone le varie inefficienze a cui bisogna porre fine al più presto.

IL LIBRO

35MUSIC

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I BLOG DELLACULTURA

enricaferrero.it è un blog diverso

dal solito. Si parla di lavoro culturale sul web

e sui social media e di strategie di comunicazione

per il patrimonio culturale

Il mondo dei blogger e della comunica-zione online sta ormai lentamente ma inesorabilmente mettendo un po’ da parte i media tradizionali. Il settore della moda e della tecnologia sono stati fra i primi pionieri di questo nuovo genere di divulgazione pubblicitaria e di conte-

nuti. Ora anche la cultura passa attraverso i social e il web marketing. A tal proposito abbiamo voluto intervistare Enrica Ferrero, blogger e consulente per la comunicazio-ne visiva, affinché ci dia qualche indicazio-ne in più riguardo al coinvolgimento anche istituzionale delle realtà culturali.

Parlaci del tuo blog, di che cosa tratta e come lo gestisci?Sul mio spazio racconto il lavoro culturale sul web e sui social media. Parlo di strate-gia di comuni-cazione e marketing per il patrimonio culturale, di servizi al pubblico e livelli di qualità nei musei, di eventi e oc-casioni di confronto per gli operatori della cultura. Cerco di alternare gli argomenti, pub-blicando un post alla settimana, salvo qualche eccezione.

La tua collaborazione con il Museo Regio-nale di Scienze Naturali di Torino come fun-ziona? Ho iniziato a collaborare con il Museo nel maggio 2013. Mi sono candidata sponta-neamente per rilanciare la loro presenza sui social, già esistente, ma congelata per esigenze amministrative in-terne. L’allo-ra direttore accettò la mia proposta con entusiasmo e ora faccio parte dello staff Co-municazione.

Parliamo di comunicazione sostenibile, se-conde te quale sarà il prossimo step delle istitu-zioni culturali in questa direzione? La soluzione più logica sarebbe quella di fare rete mantenendo alto il valore di pro-CHIARA GALLO

36 VITA DA BLOGGER

Page 37: Iboo Magazine-  febbraio 2015

fessionalità e strumenti. Riguardo alle grandi istituzioni culturali, direi che occorre pensare a tutto ciò che per-mette di sperimentare la realtà aumentata, l’utilizzo di tecnologie per la fruizione virtua-le degli alle-stimenti e dei deposi-ti. La gran parte dei musei italiani è di medie o piccole dimensioni, sprovvista dei fondi necessari per dotarsi di un sito web e del per-sonale formato per aggiornarlo, nonché di una presenza reale sui maggiori social network.

Qual è il modo migliore per sfrut-tare la comunicazione sui social? L’obiettivo finale della comuni-cazione sui social dovrebbe es-sere quello di convertire gli uten-ti vir-tuali in utenti reali, persone vere che interagiscono attiva-mente con le strutture. Gli stru-menti da utilizzare sono diversi. Credo sia necessario stimolare una socializzazione del patrimo-nio nell’ottica dell’impegno at-tivo e dell’abbassamento delle barriere socio-culturali.

Per quanto riguarda il settore cul-turale qual è quello più sfruttato? L’esperienza maturata come social media manager mi ha insegnato che l’utenza virtuale dei social network è composto da persone che non necessaria-mente si trasformano in pubblico effettivo e reale. Quando però lo fanno, parlano di noi e ci danno delle recensioni. Occorre quindi prestare molta attenzione. Per iniziare è bene puntare al baci-no più ricco e inevitabilmente affollato: la pre-senza social di un’istituzione culturale dovrebbe prevedere almeno una fan page Facebook e un account Twitter. Non trascurerei di monitorarne anche la descrizione su Wikipe-dia e su portali come Trip Advisor.

La figura del blogger sta cam-biando? Penso di sì, almeno in termini nu-merici e rispetto alla qualità dei contenuti condivisi. C’è un gran fiorire di personaggi pubblici e famosi che aprono un blog e

cominciano a scrivere della pro-pria vita quotidiana. Sembrano tutti presi dalla frenesia di dire la propria, comunque e qualunque cosa capiti pur di non restarne fuori. Credi che un giorno si potrà par-lare di sostituzione al giornali-smo? Un buon blogger descrive gli eventi principalmente dal pro-prio punto di vista. Tolti i corsi brevi, co-nosco un solo master in blogging e a distanza, mentre ne esistono ancora parecchi in giornalismo. Personalmente non penso ai giornalisti come anta-gonisti e in fondo hanno iniziato loro a fare del blog un mezzo di comunicazione. Al contrario, Twitter è già un news media.

I blogger come te che si occu-pano di cultura sono invitati a partecipare ad eventi come ad esempio fiere, mostre ed esposi-zioni? Non siamo in tanti ad occupar-ci di cultura, quindi spesso ci ritroviamo tutti agli stessi even-ti! Per-sonalmente partecipo a quelli che mi interessano davve-ro e che riesco a far combacia-

re con gli altri impegni di lavoro. La nostra è una nicchia, normal-mente si tratta di eventi riservati a pochi par-tecipanti: presenta-zione di nuove tecnologie appli-cate alla cultura, riallestimenti, appuntamenti per la stampa di settore.

Quali progetti sul piano della co-municazione sostenibile ti piace-rebbe affrontare nel pros-simo futuro? Sicuramente qualcosa sugli open data. Ho conosciuto lo staff del Google Cultural Institute che cura Art Project e un giorno spero di portarli al Museo Regio-nale di Scienze Naturali di Torino. Mi in-teressano i rapporti con il pubblico e gli aspetti legati alla catalogazione digitale. Se parlia-mo di promozione vi segnalo un progetto: Tuo Museo, una piatta-forma di smart tourism. Infine mi piace-rebbe fare un passo indie-tro riscoprendo la grafica di pub-blica utilità e alla progettazione visiva.

Page 38: Iboo Magazine-  febbraio 2015

Beauty

TRASPARENZE - MATITA PROFESSIONALE OCCHIDa utilizzare anche in ab-binamento all’Ombretto Effetto Seta. Disponibile in nuovi colori Sangai e Tha-laya che riprendono i co-lori dei mari e delle terre più lontane.

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TRASPARENZE OMBRETTO EFFETTO SETAPotere e colore. Che av-volge i quattro pack sferici degli ombretti e dona forte personalità alle polveri per uno straordinario effetto 3D. Polveri satinate da usare sole o mixate per vestire in modo ogni volta diverso lo sguardo. Disponibile nelle tonalità Fl/y, Jelly Charles Ghost, Frilly.

GARDEN ESCAPE - COLLEZIONE PRIMAVERA 2015Questa natura in piena fioritura ispira un maquillage fresco e luminoso con tonalità dégradé dal rosa pa-stello al corallo vitaminico, dal taupe al verde scuro. Labbra brillanti e gourmand risvegliano un colorito de-licato. Lo sguardo si veste di verde. Una fuga in mezzo alla natura. Garden Escape.

TRASPARENZE -MULTI FARD OMBRETTIPerfetto come fard, per ridisegnare e scolpire i contorni del viso e ravvi-vare il colorito, diventa insostituibile anche come ombretto, per illuminare lo sguardo. Il coperchio trasparente, con la sottile bordatura metallica che contrasta con il fucsia del packaging, esalta l’in-contro tra i tre spicchi di colore dal finish vellutato. In Edizione Limitata

Page 39: Iboo Magazine-  febbraio 2015

PHYTO 4 OMBRESPalette senza tempo e multi-sfaccettate. Due variazioni sul tema (Dre-am e Mistery): due nuo-ve scacchiere grafiche & grintose di Sisley rivelano due accordi di colori setosi e vibranti sviluppati in una texture di nuova genera-zione. Questi ombretti, dal design esclusivo e vellutati al tocco, accarezzano la palpebra per un risultato maquillage radioso e a lunga tenuta.

CONCENTRÉ CORRECTEUR TACHESSoin anti-macchia ad azio-ne schiarente, esfoliate e lenitiva. L’applicatore dota-to di un roll-on procura un massaggio molto delicato e libera una texture fresca e setosa che penetra imme-diatamente nel punto desi-derato.

VEILED ROUGEShiseido MakeUp - Linea trucco innovativa, nata dall’abbinamento della rivoluzionaria tecnologia Advanced Luminous Technolo-gy con una gamma di colori moda e le at-traenti proposte trucco stagionali. Rossetto dal finish delicato e duraturo al tempo stes-so, che veste le labbra di una luminosità soffusa e naturale. Disponibile in 8 tonalità.

PHYTO LIP TWISTMulti funzionali, i Phyto-Lip Twist assicurano colore, trattamento e brillantezza donando alle labbra un effetto irresistibile. Grazie alla mina colata e al gioco del corpo che rotea, non si temperano e permet-tono di sottolineare e colorare le labbra in un solo gesto. Disponibile in 9 colori luminosi, da indossare secondo l’umore.

Page 40: Iboo Magazine-  febbraio 2015

IL DESIGN CHE NON TI ASPETTI

Se vi dovesse capitare di vedere un mucchio di denti che cammina su

quattro ruote state tranquilli, non state sognando né siete vittime di uno scherzo, ma vi trovate davanti a Rex Rosenberg,un uomo con una vera passione per i denti, così appassionato da aver deciso di rico-prire la sua auto di calchi di denti, den-tiere e dentifrici. Sicuramente l’auto

sarà un repellente per le multe!

BARACK OBAMA VITTIMA DEL

“DUBS”

Dopo il grande successo di Dubsmash, l’ap-plicazione che vi ha fatto perdere ogni fiducia

nei vostri amici, pareti e miti sportivi, cinemato-grafici e musicali, arriva il canale Youtube che fa cantare Barack Obama. Il meccanismo consiste nello scomporre il discorso del presidente degli Stai Uniti,in modo da ricreare i testi delle canzoni più famose. Il canale, Baracksdubs, è nato da pochi giorni ma conta già milioni di visualiz-

zazioni, in fondo vedere il Presidente Oba-ma cantare una canzone di Ariana

Grande o Bruno Mars è un’espe-rienza unica.

GOMEZ-REYON TRIONFA AL SUNDANCE

FILM FESTIVAL

“Me and Earl and the dying girl” del re-gista Alfonso Gomez-Reyon trionfa al Sun-dance Film Festival, il festival del cinema indipendente creato da Robert Redford che si svolge ogni anno a Park City. La pellicola racconta una storia dell’ami-cizia, della morte, dell’elaborazio-

ne del lutto e si è aggiudicata il premio della giuria e anche

quello del pubblico.

40 IL MONDO IN PILLOLE

Page 41: Iboo Magazine-  febbraio 2015

SHORTS FOR MEN

Gli shorts diventano colorati, anzi, coloratissimi e soprattutto per uomi-

ni. L’ultima trovata della moda, infat-ti è stata ideata da Schuyler Ellers, ge-store di un negozio online e creatore di fantastici e shorts ricavati dalle coper-te di origine afgana realizzate all’un-cinetto. Un vero tocco di virilità!

IL VERO SENSO DEL RIUTILIZZO

Si parla spesso di dare una nuova vita e

una nuova forma ai rifiuti e nell’epoca del risparmio c’è chi lo fa realmente, magari tra-sformando vecchi oggetti in creativi comple-menti di arredo oppure in vestiti o in borsette, ma c’è chi riutilizza i rifiuti per realizzare delle vere opere d’arte a disposizione dei meno abbienti. Gregory Kloehn utilizza i materiali riciclati per creare case per i senza tetto,

ogni oggetto può diventare un pez-zo importante per queste abita-

zioni mobili.

IL MONDO IN PILLOLE

41IL MONDO IN PILLOLE

MARTINA DI DONATO

Page 42: Iboo Magazine-  febbraio 2015

Nella vita c’è chi combatte per amore, chi com-batte per fede e chi per passio-ne. Parlando con Alessio Sakara si

rimane piacevolmente colpiti nel sapere che il Legionario, cam-pione delle MMA(Mixed Martial Arts), ha nel cuore tanta gentilez-za, bontà e soprattutto la sua fa-miglia e la sua città, la magnifica capitale. Sakara tra le altre cose conta la cintura nera nel Jiu Jitsu Brasiliano, ma anche partecipa-zioni televisive nel programma “Pechino Express”, nel 2013, e in alcuni documentari dedicati alla sua vita e alle MMA. In questa intervista ci spiega come si può essere un campione mondiale senza però dimenticare le regole fondamentali dentro e fuori dal ring, anche se in questo caso è più corretto dire fuori e dentro dalla gabbia.

Ci racconti i tuoi esordi? Hai ini-ziato con la box, perché hai de-ciso di passare alle MMA?La Boxe è stata la mia prima passione e il mio primo istrutto-re Silvano è stato un padre per me, ho lasciato la boxe perchè le borse che al momento per-cepivo non mi permettevano di pagare nemmeno l’affitto del-la casa in cui avevo iniziato ad abitare da giovanissimo a Roma, poi appena vidi la prima casset-ta sulle MMA rimasi folgorato da questo sport e dentro di me pen-sai: “questo sport fa proprio per me”.

Le MMA ultimamente sta pren-dendo piede anche in Italia, ma non è ancora molto conosciu-ta. Per chi ne fosse a digiuno, ci spieghi in cosa consiste esatta-mente?Mixed Martial Arts (M.M.A.) o in italiano Arti Marziali Miste sono uno sport di combattimento a

Alessio Sakara è stato il primo lottatore di MMA italiano a competere nella promozione statunitense UFC ed è cintura nera di jiu jitsu brasiliano

MARTINA DI DONATO

Photo credit Duilio Gradanti’

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LEGIONARIUSSAKARA

contatto pieno nel quale i par-tecipanti possono utilizzare una varietà di forme di lotta che in-cludono jiu-jitsu, judo, karate, pugilato, kickboxing, wrestling e altre.In poco tempo negli Stati Uni-ti, e non solo, ha soppiantato sport radicati nel tempo come la boxe, è uno sport in fortissima ascesa.

E’uno sport prettamente maschi-le?Assolutamente no, la lega più importante del mondo ormai or-ganizza sempre più riunioni in cui le protagoniste sono le donne. Si sta diffondendo sempre di più nell’universo femminile e anche in Italia ho visto un forte presenza femminile.

Nel 2008 sei stato scelto per en-trare a far parte dell’American Top Team, che è uno dei team di MMA più importanti al mondo. Come ci si sente a rappresentare l’Italia in mezzo ad un gruppo di atleti provenienti da tutto il mon-

do?Aver portato il tricolore al UFC è stata un esperienza impagabile. Sono fiero di rappresentare il mio paese, è un grande onore come per qualsiasi altro sportivo profes-sionista.

Cosa non deve mai mancare a chi vuole praticare uno sport da combattimento?La dedizione al sacrificio, grinta e l’educazione in generale.

Come si impara a gestire la rab-bia sul ring?Non parlerei di rabbia siamo atle-ti professionisti non c’è una sfida e nessuno odia nessuno parliamo solo di sana rivalità agonistica. E comunque ovviamente con l’e-sperienza.

Quando ripensi ai primi match, come ti rivedi?Un ragazzo che aveva un sogno e alla fine è riuscito a coronarlo. Ora sono un atleta più completo rispetto agli inizi, ma nonostante tutto ancora oggi studio, non si

smette mai di imparare in questi sport. Ultimamente, per esempio, mi sono innamorato della lotta olimpica

Sei soprannominato il Legionario, come mai?In Brasile mi chiamavano Gladia-tore, io appassionato di storia, gli spiegai che i gladiatori erano schiavi invece i Legionari erano dei soldati liberi che combatte-vano per l’Impero Romano. Io mi sono sempre sentito Libero e da lì mi hanno iniziato a chiamare il Legionario.

Qual è la cosa che in assoluto fa arrabbiare Alessio Sakara?Fino a qualche tempo fa odiavo tutte le ingiustizie rivolte ai più de-boli, ma la psicologia e le buone letture mi hanno aiutato a matu-rare come uomo e come atleta. Mi sento un guerriero zen ed è molto difficile che mi arrabbi.

Ti è mai capitato di finire a terra e pensare di arrenderti?Il mio motto è “usque ad finem”, ovvero “fino alla fine”. Cerco di tirar fuori il massimo da me stes-so e dal mio corpo, infatti mi è capitato di andare avanti nel combattimento con una costola rotta o con un piede infortunato, ma ovviamente ci sono alcuni colpi da ko non ti puoi rialzare.

Chi chiami subito dopo una sconfitta o una vittoria?Mia madre, sono abituato cosi da i primi match e poi lei di se-guito chiama gli altri. Lei mi ha sempre appoggiato, è la figura cardine della mia carriera.

Quali sono i tuoi progetti per il fu-turo?Diversi, per ora voglio dedicarmi alla carriera agonistica; sono in un età perfetta per arrivare a to-gliermi diverse soddisfazioni, poi il resto verrà di conseguenza, ma ovviamente lo sport rimarrà al centro della mia vita

Di recente hai subito un brutto in-fortunio. Come procede la gua-rigione?Sto avendo un ottimo di recupe-ro, tra poco mi vedrete di nuovo a combattere. Non vedo l’ora.

43PEOPLE

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UNA PICCOLA REGIONE DI GRANDI STORIE

LE FIANDRE

C’è una regione nel Nord del Belgio che conserva i suoi tesori dentro lo scri-gno della modestia dei suoi abitanti, dove la definizione di bello sem-bra riduttiva agli occhi

degli scopritori. È la storia di città vicine, uguali ma diverse, dove lo splendore arri-va dall’acqua, dagli artisti, dalle passioni e dalle tradizioni, come quella del cioc-colato e della birra, ma anche delle due ruote. E non c’è mezzo migliore per cu-riosare dentro questo scrigno, pedalando tra centri storici e patrimoni Unesco, ad Anversa, Bruxelles, Bruges, Gent, Lovanio e Mechelen. Questa storia si chiama Fian-dre, dove anche tu puoi creare la tua. Benvenuto!

BRUXELLESCentro d’Europa e delle ArtiLe facciate dorate risplendono al sole, mettendo in risalto i decori dei palazzi che abbracciano uno dei più begli edi-fici in stile gotico, il Municipio: siamo nella Grand’ Place, centro della città, patri-monio Unesco per ricchezza e bellezza. È qui dove ogni due anni si stende il tap-peto di fiori, 1800m2 di begonie posate a mano. Imboccando una viuzza laterale,

si raggiungono le Galeries St Hubert per far shopping tra praline, borse e libri. Risa-lendo la scalinata di Mont Des Arts è bene voltarsi per ammirare il panorama, con la torre del municipio e l’Atomium che do-minano la città. Giunti in cima, il Palazzo Reale è dietro l’angolo, ma prima è d’ob-bligo una visita ai ricchi Musei Reali di Belle Arti, o al Musée Magritte Museum. Il Sur-realismo è di casa a Bruxelles, e ancora si respira l’atmosfera nei cafè. Riscendendo verso la città vecchia, i murales giganti ri-cordano che è anche la città del fumet-to, dei Puffi, di Tin Tin e Lucky Luke. Città cosmopolita, è la capitale d’Europa, e dai palazzi del parlamento e del quartiere Europeo è possibile imbattersi in edifici Art Nouveau, come la Maison Horta, padre di questo tipico stile dai motivi floreali.

ANVERSAUn diamante dalle mille sfaccettature È proprio la brillantezza delle vetrine col-me di diamanti (l’80% dei grezzi mondiali viene lavorato qui) che colpisce all’arrivo nella galleria della Stazione Centrale di Anversa, magnifica porta della città. Ma lo splendore di Anversa è anche quello dei quadri seicenteschi di Rubens: cammi-nando lungo il Meir, la via dello shopping, sulla sinistra fa capolino la sua casa con

le sue opere, ospitate anche nel-la Cattedrale di Nostra Signora, una delle più imponenti del Bel-gio. Due passi nel quartiere della moda, accanto all’Accademia dove nascono le avanguardie e si sono diplomati i più grandi stilisti, prima di godersi un caffè lungo la Schelda, il fiume senza ponti che rende Anversa uno dei principali porti europei. L’a-rea del vecchio porto è la nuova zona trendy della città, con due nuovissimi musei: il MAS, o Museo sull’Acqua, con una terrazza pa-noramica sulla città, e il Red Star Line, la storia dell’emigrazione nei vecchi magazzini della com-pagnia di navigazione, ultimo progetto di una città la cui archi-tettura è in continua evoluzione.

BRUGESIl fascino medioevale che si fa romanticoIl rumore dei passi sui ciottoli di un ponticello, due cigni si adagiano sul canale mentre un’antica fac-ciata racconta di quando quel ponte era varcato da mercanti o artisti come Van Eyck. Dal silenzio del beghinaggio perfettamente conservato, patrimonio Unesco come il centro città, ci si immer-ge nell’armonia del Minnewater, il lago dell’amore. Dopo una tappa al tradizionale birrificio, l’indecisione è tra le boutique di cioccolato e quelle di merletti, le due tradizioni della città: nei re-trobottega si scorgono le donne che lavorano i fili col tombolo, mentre le praline riempiono le vetrine verso il centro; i maître chocolatier qui sono i veri re della città. Dopo l’antico ospe-dale, oggi Museo Memling, e le brillanti opere dei Primitivi Fiam-minghi al Groeninge Museum, si passa il vecchio mercato del pesce, ed ecco il Burg e il Mar-kt, le due piazze centrali, dove ogni edificio racconta la storia di una gilda o di qualche evento cittadino. Tra barche e carrozze,

44 VIAGGI

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ci si tuffa nella Bruges del 1400 all’Hi-storium Museum, e nella storia delle praline al Choco-Story Museum. GENTLa città delle luciIl segreto meglio conservato d’Euro-pa, secondo Lonely Planet, protetto dai profili gotici del belfort, della Cat-tedrale di San Bavone, che conserva il polittico dei Van Eyck, capolavoro della pittura fiamminga, delle chiese di San Nicola e di San Michele fino al Castello dei Conti, che scruta i vicoli del Patershol, antico quartiere me-dievale ora ricco di ristoranti e gra-ziosi negozi. Una skyline medievale godibile dalle rive Graslei e Korenlei, il cuore della città alla confluenza del Leie e del Lieve, dove le secola-ri facciate delle gilde si susseguono, noncuranti dei numerosi giovani che popolano le rive giorno e notte, con un libro o con una birra in mano. Al buio poi, Gent mostra il suo splendo-re: l’accurato piano di illuminazio-ne crea un percorso mozzafiato tra i ponti, l’antica pietra e il riflesso dei caratteristici edifici nell’acqua. Ma la città è illuminata anche culturalmen-te: oltre al Museo del Design e l’Uni-versità, Gent è “Città Creativa della Musica” per l’Unesco: Classica, Jazz, Elettronica, Techno, World, i festival si susseguono tutto l’anno con artisti di fama mondiale, raggiungendo il massimo alle Feste di Gent, 10 giorni a luglio. Perché il divertimento qui è serio!

MECHELENLa città dei CarillonÈ passeggiando a pelo d’acqua lungo il Dijle, il fiume che attraversa la città, o sorseggiando un caffè al Vismarkt, antico mercato del pesce oggi ritrovo dei giovani, che si è av-volti dal melodioso suono delle cam-pane, a centinaia, in tutta la città. Raggiungendo la cattedrale di St. Rumbout si scopre l’origine di questo suono: in cima ai 514 gradini della torre, decine di campane sono mos-se da un carillon gigante. Vedere l’ingranaggio in funzione è emozio-nante, ma lo è ancor di più quando

il carillon viene suonato a mano. Abili suonatori e abili tessitori: le manifat-ture Reali De Wit, visitabili, nei secoli hanno prodotto arazzi per nobili e re. Abili anche nella produzione della birra, antica tradizione delle Fiandre che a Mechelen risale al 1369: la plu-ripremiata birra Carolus è prodotta nel birrificio (e anche hotel) Het An-ker, proprio dietro il beghinaggio. La melodia delle campane accom-pagna anche il ricordo di chi, du-rante la seconda guerra mondiale, partiva dalla caserma di Mechelen per i campi di concentramento: qui sorge il Kazerne Dossin, memoriale e museo sull’Olocausto e i Diritti Umani.

LOVANIOThe place to Be(er)Leuven, ovvero la casa della birra. Non solo perché qui c’è il pub più lun-go del mondo, come viene chiama-ta la piazza dell’Oude Markt, dove i tavolini si susseguono lungo tutto il perimetro creando un infinito tavolo per gustarsi la propria bertje, ma an-che perché qui hanno sede la Stella Artois e il Domus. Lo stabilimento del-la Stella, visitabile appena fuori dal centro, è del colosso InBev e riforni-sce i frigoriferi di tutto il mondo. Il Do-mus invece si trova in pieno centro, all’ombra dello splendido municipio gotico dagli infiniti dettagli: picco-lo birrificio della città, la produzione è visitabile proprio vicino ai tavolini dove si sorseggia in compagnia. E di compagnia ce n’è tanta, visto che a Leuven si trova la più antica Universi-tà Cattolica del Belgio, richiamo per molti studenti internazionali. La torre dell’antica biblioteca apre ai visita-tori, ma la poesia è spingersi verso il beghinaggio: un’oasi di pace dal fascino inalterato. A fare da contor-no a questa vivace città ci sono le splendide abbazie nel verde dei par-chi circostanti: niente di meglio che una gita in bicicletta tra una e l’altra.L’INSOLITO MARE…DEL NORDIn viaggio sul tram che costeggia il profilo del mare per scoprire le sor-prese dei polder, il tipico paesaggio dove infinte distese di fine sabbia sono costellate qua e là da picco

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le collinette e ciuffi di erba. Può capitare, infatti, di incontrare uomini a cavallo che escono dal mare lungo la costa nella tenue luce del nord. Non è un sogno, ma un’antica tradizione: è così infatti che a Oostduinker-ke si pescano i gamberetti grigi, prodotto tipico da gustare con le patate in qualche brasserie in città. Oppure può capitare di imbattersi in originali sculture e installazioni, che sorgono dalla sabbia tra un’onda e una duna: è dunque tempo di Beaufort, la triennale di arte moderna della costa fiamminga, che richiama artisti da tutto il mondo, o del Festival delle Sculture di Sabbia, che si tiene ogni anno a Blanken-berge. E ancora, proseguendo, ci si ritrova nella riserva naturale dello Zwin, per immergersi nella natura tra mare, cielo fauna lo-cale. È la costa del nord, tutta da assaporare come le deliziose ostriche di Ostenda.

SENSO DI LIBERTÁ…A DUE RUOTEDistese verdi interrotte solo dai

canali o dalle piste ciclabili, sce-nari pianeggianti dove le tipiche casette fanno da sfondo ai ca-valli che si godono lo spazio e il silenzio: questa è la campagna fiamminga. Ma c’è una parte di campagna, chiamata Flanders Fields, che narra la storia di bat-taglie e soldati, spesso stranieri, costretti a combattere contro il nemico e contro il fango e il freddo, nelle trincee al fronte: è la storia della Prima Guerra Mon-diale, combattuta a Ieper e nei territori circostanti, il cui simbolo è il papavero rosso. Il moderno Mu-seo della Guerra di Ieper, dentro l’imponente edificio gotico della città, racconta i fatti attraverso oggetti e filmati; a Passchendae-le si rivive l’esperienza in trincea; al Tyne Cot e al Lijssenthoek l’oc-chio si perde tra il verde del pra-to e le bianche lapidi. Una storia che è ancora viva, e i Flanders Fields la narrano anche attraver-so gli itinerari ciclabili. D’altron-de, a pochi kilometri, il ciclista più allenato si trova a pedalare sulle strade del mito, su muri e

pavè: è tra Bruges e Oudenaar-de infatti che il Giro delle Fiandre ogni anno anima gambe di atleti e animi dei fiamminghi, per cui il ciclismo è passione e tradizione, anzi, una religione.

MODASe anche voi pensate che gli “Antwerp Six” abbiano rivoluzio-nato il mondo della moda negli anni ’80 e vi chiedete come ab-biano fatto, non potete non fare tappa ad Anversa: al Modepa-leis respirerete l’ aria creativa dell’Accademia e del Museo della Moda. Se poi volete intra-vedere le tendenze del domani già per le strade e nelle vetrine dei creativi, percorrete Natio-nalestraat , esploratene i dintorni. Oppure fate tappa a Bruxelles: nella capitale a dettare ten-denza è rue Dansaert, dove si susseguono show room di stilisti d’avanguardia , negozi vintage e gallerie di design.

GASTRONOMIAUn viaggio nelle Fiandre è un tragitto che parte dalle origini e arriva fino alla new wave della migliore gastronomia europea. Quella dei Kitchen Rebels, la nuova generazione di giovani chef sull’orlo di una svolta inter-nazionale. È un percorso che af-fonda le radici nella tradizione, la mastica e la rielabora, la fonde con la sensibilità del momento e la offre, con determinata mode-stia, al pubblico foodie di tutto il mondo. Che apprezza, come fanno d’altronde i critici: le stelle Michelin pro capite sono tra le più numerose al mondo e si con-centrano attorno a città gour-mande come Bruges.

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Page 48: Iboo Magazine-  febbraio 2015

AUS

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Page 49: Iboo Magazine-  febbraio 2015

Vacanza in Austria significa immergersi in paesaggi d’in-credibile bellezza, vivere momenti di pace perfetta e fare il pieno di nuove ener-gie. Vacanza in Austria signi-fica anche seguire le tracce

di grandi artisti o percorrere itinerari gastro-nomici alla ricerca di nuovi sapori. Un giro turistico in Austria vi permette di scoprire montagne maestose, campagne a perdita d’occhio, fiumi e specchi d’acqua limpidis-simi. Oppure potete immergervi nella vita pulsante delle città e lasciarvi sedurre dalla loro arte e dalla loro cultura. Se poi volete concedervi una pausa e sfuggire per un attimo ai ritmi frenetici quotidiani, niente di meglio che soffermarsi a degustare le spe-cialità culinarie regionali.

PASSEGGIATE IN CITTÀ Ben tre dei nove capoluoghi di regione austriaci sono stati dichiarati dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Gironzolare per le strade pittoresche di queste antiche città è come fare un tuffo nella storia e nelle storie dei secoli passati. Sfarzosi edifici di epoca gotica, rinascimentale e barocca fiancheg-giano stradine lastricate e piazze medioe-vali. Imponenti castelli e parchi sconfinati ri-cordano lo sfarzo della monarchia passata. Ma fra le antiche mura, le città pulsano di vita, i monumenti dell’architettura moderna si inseriscono armoniosamente nell’imma-gine urbana, lussuose strade commerciali, caffè tipici e manifestazioni culturali di al-tissimo livello invitano ad immergersi nell’at-mosfera tipica cittadina.

UN GIROATTRAVERSOL’AUSTRIA

UDIENZA IMPERIALEL’Austria è disseminata di splendidi manieri e castel-li, imponenti testimonianze di epoche passate. Una figura alta e slanciata si aggira fra gli alberi. I lunghi capelli scuri intrecciati come una corona naturale, gli esili piedi calzati da stivaletti stringati si affretta-no lungo i sentieri di ciottoli nel parco del castello di Schönbrunn. Corre l’anno 1860 e già ci vediamo seguire le orme della giovane imperatrice Elisabetta I, la mitica Sissi, consorte dell’imperatore Francesco Giuseppe. E se invece ci spostassimo ancora più in-dietro con la nostra macchina del tempo? Magari affrontando un viaggio nel profondo medioevo, quando in tutto il paese si erigevano poderosi ma-nieri, baluardi di pietra come protezione contro i ne-mici. Qui basta un pizzico di fantasia...

RITORNO ALLA NATURA Sette parchi nazionali riconosciuti a livello internazio-nale e numerosi parchi naturali proteggono la splen-dida natura dell’Austria. Un’aquila fende l’aria con le sue possenti ali volteg-giando sopra le cime dei tremila. A perdita d’occhio non si vede altro che pendii montuosi coperti da fitti boschi e panorami rocciosi dai quali si ergono mae-stose le cime ammantate di ghiaccio. Tra gli uni e gli altri distese di pascoli verdeggianti, cascate impe-tuose che si gettano da dirupi rocciosi e torrenti che scorrono tra gole pittoresche. A memoria d’uomo, la natura nei parchi nazionali e nei parchi naturali austriaci si può dire sia rimasta intatta. Milioni di anni hanno creato un paesaggio multiforme, assoluta-mente inconfondibile. Un paesaggio che non è solo habitat naturale per numerose specie di animali e piante in parte divenute rare, ma che accoglie nel suo abbraccio anche tutti gli escursionisti che arriva-no qui in cerca di relax.

49VIAGGI

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Gli inglesi lo c h i a m a n o “terrible hea-dache”, quel dolore lan-cinante alla testa che ci

blocca ogni attività, che frena la nostra concentrazione, che è capace di farci innervosire e farci stare dentro il letto all’oscu-ro senza voler vedere nessuno. Quel mal di testa che ci toglie la forza di parlare, e che nonostan-te l’antidolorifico continua a sus-sistere! Perché? Le cause scate-nanti possono essere veramente diverse (tensione fisica, affatica-mento, essere affamati, irrego-larità del ciclo sonno-veglia, fa-stidi oculari, stress accumulato etc…), alcune organiche/biolo-giche, altre no. Il mal di testa è una vera e propria patologia, che riguarda milioni di persone in tutto il mondo, soprattutto di ses-so femminile e che risulta essere cosi invalidante da condizionare la propria quotidianità, il proprio ambito lavorativo e le relazioni sociali. Dobbiamo però fare una differenziazione tra cefalee pri-marie, scatenate da processi in parte sconosciuti e quindi che ci rimandano a motivazioni di tipo psicosomatico e psicologico, e secondarie, che invece sono provocate da cause ben iden-tificabili (lesioni, traumi, infezio-ni). I fattori psicologici e il nostro modo di gestire lo stress risultano importanti per capire le origini del mal di testa, anche perché tali fattori appartengono ad un soggetto con determinati tratti e caratteristiche di personalità. Alcuni soggetti, infatti, gestisco-no lo stress e la propria quoti-dianità in maniera disfunzionale: solitamente abbiamo a che fare con soggetti ambiziosi, perfezio-

*psicoterapeuta

nisti e competitivi, che tendono a caricarsi di mille impegni, non ascoltando regolarmente i biso-gni di riposo e ripresa psicofisica di ognuno di noi. Tali soggetti, tendenzialmente, sono sensibili al giudizio altrui, vivono le criti-che in maniera non costruttiva ma come fonte di fallimento e reprimono le proprie emozioni, in particolare il sentimento della rabbia. Oltre a queste caratteri-stiche, un’altra spiegazione alla base del mal di testa, riguarda la persona colpita da ansia cro-nica, soprattutto nelle emicra-nie dovute alla contrazione dei muscoli della nuca, del cranio e delle spalle. Certamente avere determinati tratti di personalità costituisce soltanto una predi-sposizione alla sofferenza da mal di testa, che tenderà a manife-starsi quindi in contemporanei-tà ad alcune cause stressanti di vario genere natura (preoccu-pazioni lavorative, disagi affetti-vi, difficoltà durante il sonno…). Ma perché se siamo stressati, soffriamo di mal di testa? Qual è il meccanismo che si innesca? Quando il corpo si protegge da emozioni inaccettabili, esplicita il proprio malessere su alcune parti del corpo, chiamati organi bersaglio. L’ansia, l’afflizione, le emozioni negative trovano una via tempestiva di scarico nel cor-po, canalizzandosi in uno o più sintomi. È il meccanismo di azio-ne dei disturbi psicosomatici.Vi-sta nell’ottica psicosomatica, la cefalea può indicare il bisogno di allentare l’eccessivo controllo razionale, e quindi il desiderio di lasciare più spazio all’intuizione. Di solito, infatti, chi soffre di mal di testa sente il bisogno di man-tenere tutto sotto controllo, rigi-damente concentrate su aspetti razionali che le portano a non

lasciarsi andare quasi mai ed ac-cumulare tensione. Il mal di testa, in sintesi, può essere un importan-te campanello d’allarme che il corpo ci invia, invitandoci a riflet-tere sul nostro stile o momento di vita per cercare di modificarlo: potrebbe essere utile imparare ad essere meno esigenti verso gli altri e soprattutto verso se stessi, ponendosi obiettivi più realistici. Ovviamente, bisogna prima di tutto escludere qualsiasi possibi-le causa organica, sottoponen-dosi agli opportuni esami clinici; ma, in assenza di altre patologie, risulta necessario riflettere sul-le possibili “cause” riconoscibili nella propria vita. Molte perso-ne hanno trovato sollievo al loro male dopo aver riconosciuto nel-la cefalea un ordine tassativo di trasformare il loro modo di vive-re. Questo significa che a volte dobbiamo limitare lo spreco di energie fisiche e mentali. Come? Ecco alcuni esempi:1. E’ importante essere esigenti e ambiziosi ma non troppo severi con se stessi, quindi riconoscere i propri limiti e concentrarsi sulle cose davvero importanti e reali-sticamente raggiungibili;2. Siamo persone umane, per cui ci saranno giorni in cui saremo stanche e nervose. In quei giorni, non siamo pieni di energia come al solito e quindi non possiamo sforzarci di fare quello che fac-ciamo normalmente nella nostra quotidianità. 3. E’ importante porsi degli obiet-tivi e raggiungerli uno per vol-ta, canalizzando bene le nostre energie. E’ importantissimo esse-re appagati di ciò che si può re-almente avere e di ciò che si può realmente fare con ciò che si ha.

Comunque, l’anamnesi o il rac-conto preciso da parte della persona che soffre di emicrania, può già portare all’eziologia del disturbo ed alla diagnosi più giu-sta, che implica il trattamento più adeguato. A livello psicologi-co è importante fare la cosa che c’è gradita, nel limite del possibi-le. Se ascoltiamo di più le nostre esigenze e le nostre emozioni il corpo, ne sentirà i benefici.

C H E C O S A N A S C O N D E Q U E L L A FA S T I D I O S A E M I C R A N I A ?

VIRGINIA MALONI *

50 DIALOGO

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Dal 6 marzo fino al 6 luglio, presso il Palazzo Du-cale di Venezia di terrà la mostra dedicata al genio ribelle e naif di Henri Rousseau, meglio noto come il doganiere. Nelle sue opere colo-ri e corpi imperfetti si mescolano donando un mondo esotico che fu tanto apprezzato dai simbolisti francesi. La mostra è realizzata con la speciale collaborazione del Museo d’Orsay di Parigi.

Fino al 22 marzo 2015, presso il Palazzo Braschi di Roma si terrà la straordina-ria mostra dedicata ai costumi del ci-nema. Un percorso composto da 103 abiti per ripercorrere un secolo di gran-de cinema, dai costumi dei film muti in bianco e nero a quelli utilizzati in ca-polavori come “Il Satyricon” di Fellini fino, alle sgargianti giacche indossate dallo scatenatissimo Jep Gambardel-la interpretato da Tony Servillo nel film di Sorrentino “La grande bellezza”. La mostra è organizzata dalla Fondazione Cineteca di Bologna.

“LO STILE NAIF DI HENRI ROUSSEAU”

“I COSTUMI DELLA SETTIMA ARTE”

Le opere di Tamara De Lempicka saran-no esposte a Palazzo Chiablese di Torino dal 19 marzo fino al 25 agosto 2015. Le cento opere esposte formeranno un per-corso formato da varie sezioni: I mondi di Tamara, Natura morta, Devozione, Ritratti, Nudo, Moda. Tamara De Lempicka, pittri-ce polacca, è stata una dei personaggi più discussi dell’arte del Novecento a cau-sa della sua vita sregolata e libertina.

“TAMARA DE LEMPICKA A TORINO”

ARTE

51ARTE

MARTINA DI DONATO

“La guerra”, Henri Rousseau. 1894, olio su tela 114 x 195 cm. Musée d’Orsay. Parigi

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La mostra curata da Maria Cristi-na Bandera si aprirà il 27 febbraio e rimarrà visitabile fino al 23 giu-gno 2015. Si compone di un insie-me di opere di alto valore tra cui acquerelli, oli e incisioni. Essa do-cumenta la vicenda artistica del pittore bolognese attraverso un percorso tematico e cronologico cercando di far emergere così il lato professionale e al contempo emotivo dell’artista. Alcune ope-re provengono da importanti isti-tuzioni pubbliche e da prestigiose collezioni private, inclusi alcuni ca-polavori meno noti al grande pub-blico concessi eccezionalmente in prestito e accostati in modo inedito secondo un progetto mi-rato. Un’occasione per scoprire e riscoprire un grande nome del No-vecento.

Complesso del VittorianoVia Di San Pietro in Carcere Info: 066780664

A partire dal 14 febbraio fino al 6 aprile 2015 si apre una mostra che già dal titolo prevede grandi numeri. Un’esposizione incentrata sul lavoro materico e tridi-mensionale dell’artista americano. All’interno delle sale del Peggy Guggenheim Collection si sviluppa per il fruitore un percorso molto interattivo che vuole portare alla scoperta di una delle opere più impor-tanti dell’espressionismo astratto: il murales Alchimia. Dopo un anno circa di lavori eseguiti presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, questo capolavoro torna per svelare tutte le sue sfaccettatura ed esplosioni di colori. Un’opera, che verrà eccezionalmente esposta senza teca protettiva in modo da garantire l’esatta lettura della sua complessa superficie. Viaggio all’in-terno della materia è il primo di tre appuntamenti in programma al Guggenheim di Venezia, che per la stagione 2015, in concomitanza di Expo, intende por-re al centro uno dei più grandi artisti che Peggy riuscì a scoprire.

Collezione Peggy GuggenheimPalazzo Venier dei Leoni - Dorsoduro 701

Info: 041.2405.411

“ROMA - Giorgio Morandi 1890-1964”

52 ARTE

“VENEZIA - Alchimia di Jackson Pollock. Viaggio all’interno della

materia”

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La Gam di Torino ricomincia la sua stagione di eventi aprendo le porte della Wunderkammer, dal 19 febbraio fino al 6 aprile 2015, al noto disegnatore satirico Sergio Staino. Questo spazio solitamente dedicato alla valorizzazione dei fondi grafici del museo, ospita la mostra incentrata sul personaggio più famoso di Staino: Bobo, alter ego del disegnatore, apparso per la pri-ma volta sulle pagine di Linus negli anni Settanta. Un personag-gio che ritrae in maniera ironica e scanzonata l’autore, por-tando con sé le caratteristiche dell’italiano medio borghese di sinistra, simbolo di una generazione passata, a volte nostalgico e utopista, che osserva le trasformazioni della società con leg-gero sarcasmo, ma senza risparmiare critiche importanti. Nella sale della GAM in particolare ci raccontano il viaggio di Bobo a Berlino, dove egli si trova a girovagare tra contraddizioni e fascino. Uno sguardo ad una Germania neanche poi troppo lontana immersa nel cambiamento e nell’evoluzione.

GAM - Galleria d’arte moderna Via Magenta 31 Info: 0114429518

Una mostra molto travagliata quella curata da Vittorio Sgarbi pres-so Palazzo Fava che ha inaugurato il 13 febbraio e che chiuderà il 7 maggio 2015. Essa si pone come obiettivo quello di far con-vergere in una unica sede espositiva quanto di più significativo, artisticamente parlando, la città di Bologna ha saputo realizzare grazie ai suoi artisti, in un’estensione temporale di sette secoli cir-ca. Da Cimabue a Morandi consentirà di rispondere alla questio-ne del perché la città diventò uno dei poli culturali più importanti della storia dell’arte italiana ed europea. Come emerge dal titolo la mostra è anche un omaggio alla pittrice Felsina, una delle fonti più importanti e autorevoli per la storia della conoscenza della pittura bolognese dal Medioevo all’età barocca.

Palazzo Fava Via Alessandro Manzoni 2 Info: 05119936305

PROSSIMAMENTE…MILANO - Cucina e Ultracorpi - dal 10 mar-zo al 21 febbraio 2016 presso Triennale Design Museum

ROMA - Chagall love and life - dal 16 marzo al 27 luglio 2015 presso Chiostro del Bramante

“TORINO - Wunderkammer. Sergio Stano”

“BOLOGNA - Da Cimabue a Morandi. Felina Pittrice”

53ARTE

ARTE

CHIARA GALLO

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Azienda Agricola F.lli Biagi - C.da Civita, 93 - Colonnella (TE) - Tel. 0861 714066 www.aziendaagricolabiagi.com

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vinibiagi.com

Azienda Agricola F.lli Biagi - C.da Civita, 93 - Colonnella (TE) - Tel. 0861 714066 www.aziendaagricolabiagi.com

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