NOI Magazine - Febbraio 2013

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Anno V N° 2 - Febbraio 2013 IL MENSILE DELLA PROVINCIA DI NOVARA Economia Arte Salute Storia Territorio Enogastronomia Letteratura Sport OUTLOOK MERCATI a cura di Giuseppe Tortomasi Daniele Bevacqua Giuliano Ladolfi Mina, Marziale e il programma elettorale Sport Mezzamaratona di San Gaudenzio Arte I Piccaia a Milano Libri Ti ho visto su Facebook Territorio Zu' Totò e Borgomanero Marco Zacchera Riflessioni pre-elettorali In viaggio Luxor L'Egitto che non ti aspetti

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Il mensile della provincia di Novara

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Anno VN° 2 - Febbraio 2013

IL MENSILE DELLA PROVINCIA DI NOVARA

Economia Arte Salute Storia TerritorioEnogastronomia Letteratura Sport

OUTLOOKMERCATI

a cura di Giuseppe Tortomasi

Daniele Bevacqua

Giuliano LadolfiMina, Marziale e

il programma elettorale

Sport Mezzamaratonadi San GaudenzioArteI Piccaia a MilanoLibri Ti ho visto su FacebookTerritorioZu' Totò e BorgomaneroMarco ZaccheraRiflessionipre-elettorali

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N° 2 - Febbraio 2013

Autorizzazione Tribunale di Novaran. 372 del 15.12.2008

Direttore EditorialeMarco Trivelli

Direttore ResponsabileGiuliano Ladolfi

Hanno collaborato a questo numero:Daniele BevacquaRiccardo Franchini

Giulio GrecoEmi GuidettiChiara Ratto

Francesco TeruggiGiuseppe Tortomasi

Matteo Trucco

Grafica e impaginazioneCENTROMEDIA

Editore e PubblicitàCENTROMEDIA

28024 Gozzano (NO) - ItalyViale Parona, 6

[email protected]

sommario 4 EDITORIALE

6 IL PUNTO

10 ECONOMIA

14 OUTLOOK MERCATI

18 TERRITORIO

22 L’INTERVISTA

24 SALUTE

32 PSICOLOGIA

34 MOTORI

40 IN VIAGGIO

50 SPORT

56 ARTE

68 LIBRI

78 ENOGASTRONOMIA

82 RICETTE

Tutti i diritti riservati. È vietata e perseguibile civilmente e penalmente ai sensi della legge sul diritto d’autore ogni forma di riproduzione dei contenuti di questa rivista, compresi gli spazi pubblicitari, senza autorizza-zione dell’Editore. Giudizi, opinioni, notizie riportate negli articoli firmati o siglati impegnano esclusivamente gli autori. L’editore declina inoltre ogni responsabilità per la pubblicazione di materiale fotografico fornito direttamente o tramite commissione a terzi da enti, società e privati che ne abbiano palesato il pieno e legittimo possesso senza porre vincoli alla sua diffusione.

www.noimagazine.it

Anno VN° 2 - Febbraio 2013

IL MENSILE DELLA PROVINCIA DI NOVARA

Economia Arte Salute Storia TerritorioEnogastronomia Letteratura Sport

OUTLOOKMERCATI

a cura di Giuseppe Tortomasi

Daniele Bevacqua

Giuliano LadolfiMina, Marziale e

il programma elettorale

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EDITORIALE

NOI - FEBBRAIO 2013

Mina, Marziale ... ... e il programma elettorale

In occasioni delle elezioni l’infotainment celebra la sua festa, la sua apoteosi, la sua glorificazione: tutti i candidati vogliono avere la loro nicchia di spettacolo.

Che cosa possono avere in comune una canzo-ne del Novecento e un epigramma del I se-colo dopo Cristo? La

campagna elettorale in vista delle votazioni del febbraio 2013.

I miei coetanei ricordano certa-mente uno dei testi di maggior successo della “tigre di Cremona”:

Mina: Parole, parole, paroleAlberto Lupo: AscoltamiMina: Parole, parole, paroleAlberto Lupo: Ti pregoMina: Parole, parole, paroleAlberto Lupo: Io ti giuroMina: Parole, parole, parole, parole, parole, soltanto parole, parole tra noi.

La maggior parte dei politici, in-fatti, ci inonda di parole nel teatri-no mediatico della politica. Sì, perché di teatro si tratta. I testi di sociologia parlano di In-fotainment che significa letteral-mente informazione - spettacolo

(oppure lo spettacolo dell'infor-mazione). Il vocabolo, che trae ori-gine dalla mescolanza delle due parole, definisce quel genere di spettacolo cui è esposta la politica per mantenere l'instabile livello d'attenzione del pubblico con il pretesto dell’informazione, e vie-ne realizzato per ridurre gli effetti del sovraccarico di notizie.In occasioni delle elezioni l’info-tainment celebra la sua festa, la sua apoteosi, la sua glorificazione: tutti i candidati vogliono avere la loro nicchia di spettacolo. Ma, se ci si racchiudesse in un li-mite ragionevole, si concludereb-be che questo è “sale della demo-crazia” attuato in un confronto di idee, di programmi e di prospet-tive.Non è così. La maggior parte dei politici si basano sulla spettacolarizzazione anche dei programmi elettorali: meno tasse, più lavoro soprat-tutto per i giovani, ampliamento dei consumi, miglioramento del-

la scuola, più efficiente organiz-zazione dell’apparato pubblico, lotta alla corruzione, ecc. «Parole, parole, parole, parole, parole, parole, parole, parole, soltanto parole, parole tra noi».Chi non sottoscriverebbe tali obiettivi? Il problema non sta qui, non sta nelle finalità, ma negli strumenti: come mantenere il pa-reggio di bilancio abbassando le tasse? Come fornire maggiori possibilità di lavoro senza cadere nell’assi-stenzialismo? Come ampliare i consumi senza in-debitamento? Come migliorare la scuola senza intervenire pesantemente sulle inefficienze? Come migliorare l’organizzazio-ne dell’apparato pubblico senza compiere una severa valutazione del lavoro? Come lottare contro la corruzione senza toccare caste e privilegi? E così via.La rissa, cui quotidianamente assi-

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EDITORIALE

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stiamo, fa audience, ma non aiuta a risolvere i problemi. Neppure la retorica ci riesce. Manca una capa-cità progettuale a lungo termine. Pensiamo al settore dell’approv-vigionamento energetico e alla sindrome del “Nimby” di cui ab-biamo parlato nel numero scorso. E allora? Allora ci si impantana in questioni di nessuna urgenza sociale (il caso Ruby).Alle parole si unisce il rito delle promesse. A questo punto inter-viene Marziale (ahimé, quanto ci costa aver smarrito la sapienza dei nostri padri!): «Omnia promittis, cum tota nocte bibisti. / Mane nihil praestas, Pollio, mane bibe» «Di notte dopo un’abbondante bevuta prometti tutto. / Il matti-no dopo, o Pollione, non sganci il becco di un quattrino; allora bevi di mattina!». Tutti sanno come risolvere tutti i problemi della nostra nazione e le soluzioni appaiono a portata di mano!

Tutti sono diventati operativi, sag-gi e attivi nel giro di poco tempo! Se questo bastasse per svegliare la nostra classe politica, mi auguro un turno mensile di elezioni!!!Parole e promesse: basterebbe molto meno e cioè limitarsi a “fare i conti della serva”: presentare un bilancio preventivo dell’abbassa-mento delle tasse con tanto di en-trate e di uscite; indicare un artico-lato sistema per favorire la ripresa produttiva con tanto di finalità, obiettivi, metodi, tempi e luoghi; chiarire gli interventi a sostegno della produzione con altrettanti progetti particolareggiati; formu-lare un piano di risorse e di inter-venti per la qualità dell’insegna-mento così come un uguale piano per l’efficienza dei servizi pubblici e per la lotta contro la corruzione e gli sprechi. Ma devono essere progetti verifi-cabili, quantificati e documentati, non un libro dei sogni o uno stru-mento “acchiappavoti”.Personalmente, al di là di ogni

“manuale per sognare”, mi sem-bra opportuno privilegiare la lista o le liste che dimostrano maggio-re concretezza, non quella più al-lettante o quella più dirompente. Non serve a nulla piangersi ad-dosso, non serve a nulla limitarsi alla pura critica, come non serve a nulla prefigurare soluzioni facili e immediate. I grandi risultati si raggiungono con chiarezza di idee, con lungi-miranza e tanto, tanto lavoro. Lasciamo al mondo dello spetta-colo le vincite ai quiz televisivi, alle lotterie o al Lotto. La quasi totalità delle persone per raggiungere una vita decorosa non ha scalato le vette della finan-za, ma ha dedicato tempo e impe-gno alla propria attività. Questo, e non le parole o le pro-messe, ha permesso alla nostra zona di conseguire il benessere di cui ancora godiamo.

Giuliano Ladolfi

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IL PUNTO

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Riflessioni pre-elettorali

Il Punto di Marco Zacchera, con molti spunti di riflessione sulle imminenti elezioni.

Cari lettori, sapete bene che le mie idee politi-che sono di centro-de-stra (anzi di destra-cen-tro) anche se rispetto

profondamente quelle degli altri. Nei miei commenti non pretendo quindi di avere ragione, ma piutto-sto di riflettere a mezza voce, in un dialogo con chi più o meno la pen-sa come me, anche se - particolar-mente in queste settimane - è giu-stamente scocciato da mille aspetti della politica italiana e tentato dal disimpegno e dall'astensionismo. Leggete allora queste note come ra-

gionamenti tra amici, cercando di dare almeno un contributo di reci-proca riflessione.Parto dal presupposto che, secondo me, la formula migliore per gover-nare questo paese sia una alleanza tra i partiti di centro e quelli di de-stra e per me il PDL era nato proprio per creare questa sintesi. Monti mi sembra una persona seria, ma è evi-dente che arriverà ad una alleanza con il PD di Bersani se quest'ultimo non avrà la maggioranza, e salvo che il centro-destra non vinca alme-no al Senato e imponga un governo di più larghe intese.

Nel panorama politico italiano non c'è oggi un leader di vero spessore (persone come la Meloni o Crosetto possono diventarlo, ma per ora non sono ancora stati “testati”) capace di cambiare di colpo le carte in ta-vola e non serve qui polemizzare su un PD che, pur di vincere, candi-da contemporaneamente esponenti di Confindustria e sindacalisti “cal-di”, atei con esponenti cattolici e così via. Né serve prendersela con Monti che avrebbe a mio avviso fatto mol-to meglio a stare fuori dalla partita per essere poi eventualmente re-

Marco Zacchera, parlamentare dal 1994, Sindaco di Verbania dal 2009

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IL PUNTO

cuperabile come Presidente della Repubblica “super partes” o per tornare a capo di un governo tec-nico ove il paese fosse uscito ingo-vernabile dallo scontro del 24 e 25 febbraio.Tornando al centro destra sono sta-to anch'io molto deluso dal PDL e dai suoi vertici. Chi mi legge sa che lo scrivo da anni, che ho criticato spesso Berlu-sconi e la sua corte per le occasioni perdute, la demagogia, le superfi-cialità, la mancanza di trasparenza e correttezza. Purtroppo abbiamo perso infinite occasioni, ultima quella delle pri-marie del PDL, evaporate perchè il Cavaliere ha voluto così ma nono-stante tutto non mi va che la sini-stra torni al potere e magari ci resti per molti anni.Vedevo con simpatia il crescere di Renzi come evoluzione della sinistra, ma è stato “segato” dalla nomenklatura del PD, noto il quo-tidiano connubio sinistra-affari (an-che se i media fanno notare molto di più quelli del Cavaliere), non mi piace una Magistratura che aper-tamente troppe volte fa politica (e tutta a sinistra), credo che non va-dano sprecati i sacrifici fatti in que-sti mesi ma che il futuro governo dovrà anche cercare di scrollarsi di dosso troppe ipoteche europee o af-fogheremo.Speravo che a destra crescesse qualche nome nuovo e credibile, che avesse il tempo di maturare e farsi conoscere bene e per tempo prima delle elezioni. Ho sperato in Alfano ma si è spen-to, vedo bene Maroni che cerca di risollevare una Lega Nord che si è persa non tanto negli affari (picco-li) di pochi, ma perché non è stata capace di tradurre nel concreto concetti come il federalismo ed una più equa ripartizione fiscale a livel-

lo territoriale pur avendone avuto tempo e possibilità. Apprezzo Oscar Giannino (assur-do non averlo ascoltato e inserito come testa pensante a contare sul serio nel centro-destra), ma temo che il perverso marchingegno elet-torale non gli farà prendere seggi e il rischio è quindi di sprecare voti.Mi costa molto dover prendere atto della progressiva scomparsa di quello che fu il mio partito – Al-leanza Nazionale – diviso in mil-le rivoli e distruggendo il mondo umano che le componeva, infinita-mente migliore di tanti suoi riveriti esponenti. Ancora in questi giorni, girando per Roma, vedevo amici veri schie-rati ora uno contro l'altro, ringhiosi a dividersi seggi e possibilità di ele-zione e penso ad anni non troppo lontani in cui – almeno per me – le campagne elettorali (anche quando non ero candidato) erano sempre una missione e un impegno totale credendo in quello che si faceva e aiutato da tanta gente di cuore. Per me questi “cittadini semplici” era-no e restano i più importanti ed è proprio questo il mondo che mi manca di più.Il “recinto” del centro-destra è af-follato di simboli e al momento in cui scrivo queste note non ho anco-ra chiaro il quadro dei candidati. E' un aspetto importante perchè non vorrei che questa parte del Piemon-te avesse solo rappresentanti eletti del PD e visto l'ignobile sistema elettorale contano solo le posizioni di lista per capire chi abbia speran-ze “vere”.Noto – almeno dalle mie parti – lo smottamento di eletti dal PDL a “Fratelli d'Italia” e mi chiedo quan-to ciò sia per convinzione e quanto – comprensibilmente – solo perché Valerio Cattaneo (presidente del consiglio regionale del Piemonte,

già esponente di spicco del PDL e riferimento politico a Verbania e provincia – lo dico per i lettori non della zona ) ha lasciato il PDL can-didandosi al senato.Me lo domando perchè quando leggo di alcuni che esultano sul-la possibilità finalmente di poter far politica mi chiedo perchè non hanno cercato di farlo prima, nel PDL, quando se dicevi anche solo una cosa fuori dal coro eri guardato storto. Meglio tardi che mai se si vuole crescere, ma se non ci fossero stati il coraggio di Crosetto e della Melo-ni forse l'esperimento non sarebbe nemmeno partito. La questione allora si pone non tan-to in termini di voto (abbiamo un mese di tempo per parlarne) quan-to su che cosa si voglia fare “dopo” il 25 febbraio perchè - sia che si vin-ca sia che si perda - c'è comunque una necessità assoluta di ricostrui-re, resettare, andare “oltre” Berlu-sconi che sarà un mago della TV ed è sicuramente capace di recuperare consensi, ma in questi anni ha per-so occasioni enormi per far ripartire l'Italia.Tutti mi chiedono “da che parte stai?” (tra PDL e Fratelli d'Italia) ed io rispondo senza ambiguità che a livello locale un sindaco deve pri-ma di tutto pensare ad essere ga-rante di tutti per cercare di portare avanti il proprio mandato con la maggiore serietà possibile perchè la situazione amministrativa è diffi-cile in ogni comune d'Italia e i biso-gni della gente sono cose reali, che un sindaco tocca con mano certo di più che in parlamento.Credo che “Fratelli d'Italia” abbia la funzione essenziale non tanto di “drenare” voti al PDL quanto di dare una speranza, una opportuni-tà alternativa e complementare a tanti elettori di centro-destra delu-

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IL PUNTO

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si e che non sarebbero più andati a votare. Io aiuterò lealmente i candi-dati locali – a cominciare da Valerio Cattaneo – ma questa nuova forza politica ha (avrà) un senso solo se veramente riuscirà a costruire una alternativa politica seria non tanto rispetto ai principi della politica (se si è di centro-destra i “fondamenta-li” sono sempre quelli) ma al modo in cui vengono proposti e soprat-tutto attuati.Crosetto e la Meloni hanno avuto il coraggio di (ri)mettersi in gioco ed apprezzo molto questo sforzo che spero che sia di stimolo anche allo stesso PDL per far capire che non è garantendo cento persone che si rilancia il paese. Un' Italia cui non possono bastare le apparizioni in TV (tra l'altro spudoratamente squilibrate rispetto alle proposte in campo) per risolvere i problemi. In altre parole “Fratelli d'Italia” do-veva nascere prima o – meglio – il PDL avrebbe dovuto per tempo ca-pire che non ci si poteva presentare alle elezioni chiedendo voti senza avere nuove proposte, persone cre-dibili ed atteggiamenti coerenti.Con “Fratelli d'Italia” oggi si con-cretizza una alternativa di voto a chi nel 2008 aveva votato Berlu-sconi e non lo avrebbe voluto, ma bisogna lavorare soprattutto pen-sando al dopo elezioni quando si dovrà - temo - muoversi tra molte macerie fumanti per trasformare in un rinnovato movimento politi-co unitario e credibile quello che è adesso il troppo frammentato mon-do di centro-destra. Per questo oggi serve non sfasciare tutto, cercare di tenere fermi i rapporti umani e intanto cominciare a pensare stra-tegicamente su come costruire il futuro.

Marco Zacchera

Entra nel salone (strapieno) con il cappotto al braccio, le scarpe a pun-ta come un folletto, la sciarpa e una vecchia borsa in mano: non ha scor-ta né apripista e cammina a scatti – questa volta senza bastoncino – somigliando vagamente a Charlot. Conquista la platea con risposte chiare e piene di humor ma senza invettive per nessuno: concretezza, concretezza, concretezza.Che strano tipo questo Oscar Gian-nino che ti racconta del suo tumore e fa riflettere, che in economia ne ha per tutti ma sa di quel che parla e lo spiega a costo di essere impopo-lare. Sorride quando gli chiedo che ne pensi il suo sarto di fiducia per una campagna elettorale volontari-stica e probabilmente perdente ma condotta senza sconti, alla moda dei vecchi tempi pur senza gran-casse, faccioni sui manifesti, hostess e Caroselli.Chi cercava un Grillo di destra ce l’ha, anche lui troppo fuori dagli schemi per non scontrarsi con le nomenclature dei partiti, ma infi-nitamente più colto del buffone di nome e di fatto targato cinquestelle. Lo ascolta una platea eterogenea e di qualità, molto attenta e piacevol-mente sorpresa. Un appuntamento

organizzato in tempi non sospetti che non voleva essere elettorale, ma che lo è diventato a tutto tondo e non per la questione “voto” quan-to per una riflessione profonda sull’Italia e i nostri malanni, sulla pigrizia di burocrati e governanti, sui coraggi e le decisioni mancate. Discorsi distanti anni luce dai salot-ti televisivi, dalle scontate e quoti-diane risse verbali sui soliti temi.Il tempo scivola via piacevolmente e quando si chiude lui esce tran-quillo in mezzo alla gente, mo-destamente, passando da un cor-ridoio laterale con la sua vecchia borsa in mano, senza neanche uno straccio di guardiaspalla o ispettore della Digos ad aprirgli la strada. In-tanto ha parlato due ore di spread e di volontariato, di occasioni sciu-pate e di troppi italiani che con le loro aziende si perdono per strada. Gli ho chiesto di gossip e federali-smo, racconta di silenzi e di troppe chiamate dei leader all’ultima ora ma solo per catturarne immagine e consensi, non per accogliere la so-stanza di un programma impietoso e rigido con tutti. Che bello se fos-se ascoltato sul serio, da chiunque vincerà.

Marco Zacchera

Oscar, il piccolo uomo

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ECONOMIA

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Inizio d’anno all’insegna dell’incertezza per l’indu-stria novarese. Lo rivelano le previsioni congiunturali elaborate dall’Associazione

Industriali di Novara per il primo trimestre 2013. Il saldo tra gli im-prenditori che si dichiarano otti-misti e quelli che sono pessimisti sull’incremento della produzione tra gennaio e marzo 2013 si atte-sta a -8,2 punti, sostanzialmente stabili rispetto ai -8,7 dello scorso ottobre. «L’incertezza – commenta il pre-sidente dell’Ain, Fabio Ravanelli – rimane il tratto dominante anche di questo inizio 2013, e nei pros-simi mesi dovremo verificare con-cretamente la portata di questa lie-ve inversione di tendenza. Come l’Italia, anche il territorio novare-se è ancora immerso in una forte contrazione della domanda e della produzione, senza aver mai recu-perato i danni della crisi. I bassi

livelli di attività e fatturato, le dif-ficoltà a ottenere pagamenti e cre-dito e le aspettative negative sono, per molte imprese, giustificabili ragioni di scoramento. Al contem-po, però, altre aziende registrano performances lusinghiere, grazie anche all’orientamento strategico rivolto a una marcata proiezione internazionale. L’export è, infatti, l’unica compo-nente della domanda a registrare una variazione positiva: i saldi tra ottimisti e pessimisti relativi agli ordini totali ed esteri si attestano, rispettivamente, a -7 e +13 punti, contro i -14,1 e +6,3 della nostra precedente rilevazione».

I dati relativi al mercato del lavo-ro rimangono negativi: il saldo ottimisti/pessimisti relativo alla volontà di fare nuove assunzio-ni risale lievemente, a -11,5 punti dai precedenti -12,9. Ma oltre un quarto delle imprese intervista-

te (26,4%, contro il precedente 19,6%) pensa di fare ricorso alla Cassa integrazione guadagni, fa-cendo registrare all’indicatore il peggior dato dal 2010. «Le condizioni del mercato del lavoro – aggiunge il direttore dell’Ain, Aureliano Curini – re-stano preoccupanti. Le industrie novaresi hanno cercato il più pos-sibile di evitare la riduzione degli organici, ma data l’entità, in alcuni casi, dei cali di attività e di fattu-rato, non è possibile valutare fino a quando potranno resistere. Le attese di nuova occupazione sono rinviate al 2014».

Rimane su livelli elevati (anche se scende dal 59,8% al 54,2%) la per-centuale di imprese che dichiara un ritardo negli incassi rispetto ai tempi di pagamento pattui-ti, mentre una netta inversione di tendenza è registrata dai pro-grammi di investimento, che rag-

Inizio d'anno ancora incerto per l'industria novarese

Attese di produzione negative ma stabili, sempre positive le esportazioni.Preoccupa l’occupazione, balzano in avanti gli investimenti.

Previsioni negative per tutti i settori tranne il chimico.

Previsioni congiunturali - 1° trimestre 2013

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ECONOMIA

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giungono i livelli più elevati degli ultimi cinque trimestri. La percen-tuale di aziende che dichiarano di voler procedere alla sostituzione o all'ammodernamento degli im-pianti, infatti, sale al 51,7% dal precedente 40,9%, mentre pre-vede di investire in ampliamenti della capacità produttiva il 21,8% degli imprenditori, contro il 19,4% di tre mesi fa. «Si tratta – osserva Ravanelli – di un elemento molto positivo. Nel-la fase più acuta della crisi molti progetti imprenditoriali erano sta-ti tenuti in sospeso, per prudenza, pronti a essere attivati al primo segnale di un potenziale miglio-ramento della situazione. Accan-to alle fragilità, internazionali e interne, ci sono quindi elementi che possono funzionare come “leva” per una ripartenza, pur di velocità moderata, nel prossimo

futuro. Per questo motivo voglio chiudere le mie osservazioni con uno spunto di speranza, che credo costituisca la migliore risposta che un imprenditore possa dare, a se stesso come a propri collaboratori, nei periodi di maggiore difficoltà,

riportando una frase di Thomas Fuller, storico inglese del 1600: It is always darkest just before the day dawneth. “È sempre più buio ap-pena prima dell’alba”».

L'ANDAMENTO DEI SETTORI PRINCIPALI

METALMECCANICOAncora negativi i principali indi-catori.Il saldo tra ottimisti e pessimisti relativo alle aspettative di produ-zione si attesta a -7,4 punti, rima-nendo sui livelli, sempre negati-vi, della scorsa rilevazione (-6,8). Lieve miglioramento, invece, per le attese di ordini totali: -11,9 è il saldo ottimisti/pessimisti (-13,6 il saldo precedente) e di ordini este-ri (+2,8 punti, rispetto allo zero di fine 2012). Il 47,6% delle imprese intervistate dichiara la volontà di

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ECONOMIA

NOI - FEBBRAIO 2013

effettuare investimenti per l’am-modernamento degli impianti, mentre il 23,8% intende proce-dere ad ampliamenti. In crescita, partendo da livelli già elevati, risulta però la percentuale di im-prese (33,3%) che dichiara la vo-lontà di ricorrere alla Cig, mentre peggiorano nettamente le aspet-tative di allargamento della base occupazionale, oggi a -16,6 punti di saldo ottimisti/pessimisti ri-spetto ai -9,1 di fine 2012. Il 53,7% delle imprese (contro il 47,7% del 4° trimestre 2012) dichiara ritardi negli incassi rispetto ai tempi di pagamento pattuiti, con conse-guenze molto negative sulla li-quidità disponibile.

CHIMICO Positiva inversione di tendenza.Dopo la pesante contrazione re-gistrata dalle aspettative di pro-duzione nella precedente rileva-zione (-35,7 punti), l’indicatore migliora, evidenziando un saldo ottimisti/pessimisti nullo. An-che il saldo ottimisti/pessimisti riferito agli ordini totali torna a zero dopo aver registrato un an-damento decisamente negativo (-28,6 punti) nella precedente indagine, mentre il saldo ottimi-sti/pessimisti relativo agli ordini esteri registra un segno positivo (+21,4 punti) raggiungendo il valore massimo dal 4° trimestre 2011. Ritorna positivo (+13,3 pun-ti, contro i precedenti -21,4) anche il saldo riferito alle aspettative di allargamento della base occupa-zionale, mentre le previsioni di ri-corso alla Cig continuano a essere pari a zero. Rimane invece molto elevata la percentuale di imprese che dichiara un ritardo negli in-

cassi: 58,3% rispetto al 50% del 4° trimestre 2012.

TESSILE E ABBIGLIAMENTOPositivi solo ordini e investimen-ti.Il saldo tra ottimisti e pessimisti riferito alle aspettative di pro-duzione torna negativo (-11,1 punti), ma risulta in controten-denza rispetto ai saldi ottimisti/pessimisti riferiti agli ordini to-tali (+22,2 punti) ed esteri (+37,5 punti). Ancora negative le pro-spettive occupazionali, con un saldo ottimisti/pessimisti a -11,1 punti, in linea con il precedente -14,3. Le imprese che intendo-no ricorrere alla Cig passano da zero al 22,2%, ma salgono anche le intenzioni di investimento per sostituzione/ammodernamento degli impianti (55,6%, contro il precedente 42,9%) e di amplia-mento della capacità produttiva (da zero a 11,1%). Dopo il picco registrato nell’ultima indagine previsionale (71,4%), si attesta a livelli sempre elevati ma meno preoccupanti la percentuale di imprese che denuncia ritardi ne-gli incassi: 55,6%.

ALIMENTARE Luci e ombre nelle previsioni del comparto.Il saldo ottimisti/pessimisti sul-le aspettative di produzione si orienta in controtendenza rispet-to all’andamento positivo regi-strato negli ultimi tre trimestri, scendendo a -11,1 punti, con i saldi ottimisti/pessimisti sulle aspettative di ordini totali che passano da +12,5 a -33,4 punti e quelli sulle attese di ordini este-ri che scendono da +37,5 a +25

punti. Balzano dal 12,5% al 22,2% le previsioni di investimenti per l’ampliamento della capacità produttiva mentre il 55,6% delle imprese intende investire in am-modernamento degli impianti. Dopo due trimestri senza alcuna segnalazione, invece, risultano negativi entrambi gli indicato-ri riferiti al mercato del lavoro: l’11,1% delle aziende dichiara la volontà di fare ricorso alla Cig e il saldo ottimisti/pessimisti rela-tivo agli allargamenti della base occupazionale cala da zero a -22,2 punti. Si riduce notevolmente, forse anche a causa dell’introdu-zione della nuova disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari, la percentuale di imprese che dichiara ritardi negli incassi, al 22,2% rispetto al prece-dente 57,1%.

C.S.

oiNonline magazine

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Outlooka cura di

Giuseppe Tortomasi Daniele Bevacquamercati

OUTLOOK MERCATI

Cos'è successo a Gennaio

14 NOI - FEBBRAIO 2013

Seguendo uno schema ormai consolidato il mercato ha chiuso l’anno 2012 in buon de-naro, anche se proprio nelle ultime sedute si era verificato un set back legato alle pau-

re del fiscal cliff. Poi, sistemata la questione fisca-le, il mercato ha ripreso a salire confermando, con la chiusura positiva del Christmas Bias e del New Year Rally, il fatto che il trend rialzista era solido. La correzione di fine anno in effetti ha riportato i prezzi in prossimità della media di trend, da lì in due sedute formidabili è ripartito il trend rialzista. Gennaio è mese campione: un gennaio che chiude forte promette un altro anno con chiusura positiva.

Le domande a cui rispondere per operare con suc-cesso in Febbraio sono:1) Mercato azionario ipercomprato: una pausa a febbraio è possibile?2) Elezioni italiane: buy opportunity, magari sul BTP?3) Il dollaro ha trovato un fondo contro euro?

Gennaio, barometro per l’annoMentre scriviamo manca davvero poco alla fine del mese di gennaio, il mese che chiude una fase ciclica importantissima. Ecco i punti di riferimento a cui si guarda tutti gli anni per segnare le importanti statistiche di fine e inizio anno: Santa Claus Rally (SCR), First Five Days (FFD) e January Barometer

(JB). Il fatto che questi tre dati siano positivi tutti (o in parte) genera la possibilità di andare a vedere come si sono mossi i mesi successivi a gennaio negli anni passati. Ecco cosa ci aiuta a vedere il bellissimo lavoro di StockTrader’s Almanac:

Quando i tre indicatori sono positivi, l’anno chiude bene (89% dei casi) anche se il febbraio è un po’ de-bole. Proviamo ad aggiungere un’altra considera-zione, ricordandoci che il 2013 è un cosiddetto anno post elettorale, almeno in USA.

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OUTLOOK MERCATI

NOI - FEBBRAIO 2013 15

Quindi possiamo costruire un grafico che tenga conto sia del fatto che i tre indicatori siano positivi, sia del fatto che siamo in un anno postelettorale.

Quindi uno scenario statistico molto incoraggiante che porta a pensare ad un 2013 in cui sarà confer-mata l’aspettativa di un nuovo massimo molto im-portante per i mercati azionari. Il problema che invece resta aperto è relativo alla dinamica del 2013. Il mese di gennaio dà indicazio-ni sulla positività dell’anno in chiusura, quello che succederà in mezzo è ovviamente un’incognita.

Nel grafico sopra abbiamo provato ad immaginare una road map per il 2013 che tenga conto dei vari fattori che il nostro modello ci indica come proba-bili nel 2013. Partiamo con la chiusura dell’anno, secondo noi statisticamente positiva (89% dei casi, non poco davvero) e probabilmente sopra ai livelli di chiu-sura di gennaio. Il modello indica come probabili un febbraio/marzo in correzione. A questo punto conviene valutare un livello di supporto valido per il 2013 e prendiamo come sempre la media mobile a 200 periodi che promette di sostenere i prezzi in un’area media intorno a 1400 punti.Maggio è il mese in cui il modello immagina pos-

sa collocarsi il massimo dell’anno. Ovviamente il livello di 1700 punti è solo un riferimento teorico. Impossibile dire dove il mercato potrebbe fermarsi. Calcolando diversi valori di SPX sulla base di possi-bili moltiplicatori di P/E, un livello tra 1600 e 1700 sembra raggiungibile. Questo di tutti i dati proposti dal modello è comunque il meno affidabile. Da lì si dovrebbe sviluppare una correzione che statistica-mente potrebbe durare fino a ottobre per poi segui-re il solito percorso di crescita verso fine anno.Riepiloghiamo: l’indice S&P500 ha aperto l’anno con un rialzo del 5.4% e ha chiuso venerdì 25 gen-naio sopra 1500 per la prima volta da 5 anni. Al mo-mento è tra i migliori performer a livello globale nel 2013, poiché gli altri mercati azionari hanno rallen-tato dopo la sovraperformance di quello americano nell’ultimo trimestre.Non crediamo che questo ritmo sia sostenibile: estrapolando un 5% di performance mensile e mol-tiplicandola per 12 mesi, si otterrebbe un guadagno dell’80%, che è molto improbabile viste le stime di crescita dell’1.6% del PIL statunitense attese per il 2013. Inoltre si comincia ad osservare un sentiment estremamente ottimistico e segni di overbuy (evi-denziati dagli indicatori di breve termine) che, per quanto non siano segnali negativi in un arco tempo-rale compreso tra 3 mesi e 1 anno, suggeriscono di mantenere una certa cautela nel breve termine. Abbiamo un approccio bullish sulle azioni e pensia-mo che l’S&P500 potrebbe raggiungere rendimenti fino al 10% in uno scenario base (15% in uno sce-nario maggiormente positivo). Se l’ipotesi - base si rivelasse corretta, potrebbe dirsi già raggiunta una quota pari a metà dei rendimenti attesi per l’anno 2013. Mentre una delle tre regole d’investimento per le azioni – fare attenzione quando la massa psicolo-gica si trova agli estremi – ha cominciato a dare se-gnali di allerta, le altre due regole – non combattere la FED e non andare contro il trend – rimangono bullish. Le Banche Centrali di tutto il mondo hanno tutte un atteggiamento accomodante. La FED continua il suo programma di QE per creare moneta acquistando 85 miliardi di $ di Treasuries e Mortgage backed securities al mese. In aggiunta, la Bank of Japan ha approvato la scorsa settimana un supporto per arrivare all’inflation target del 2% (an-che se attualmente ha dichiarato che non comincerà il suo QE fino al prossimo anno).

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16 NOI - FEBBRAIO 2013

OUTLOOK MERCATI

Storicamente quando l’offerta di moneta è cre-sciuta più velocemente dell’economia – l’offerta di moneta nell’aggregato M2 degli Stati Uniti è al 10.6% (su base trimestrale annualizzata) rispetto a una stima di crescita del PIL del 2% nel 2012 – gli eccessi si sono riversati negli asset finanziari.Utilizzando la media mobile a 200 giorni si vede come il trend stia crescendo a un tasso mensile an-nualizzato del 5.6% dopo essersi leggermente appiat-tito nell’ultimo trimestre. Osservando la crescita delle medie mobili a 50 e 200 giorni ed essendo la prima rimasta sopra alla seconda, si può vedere come gli indicatori di trend siano chiaramente positivi. Un se-gnale di cautela deriva dal fatto che l’S&P500 si trova attualmente di un 7% al di sopra del trend principale. Abbiamo inoltre osservato nel corso degli anni che certi valori “tondi” che sono considerati storici per i principali indici azionari – 1500 per l’S&P500 - sem-brano essere in grado di avere un impatto psicologi-co sugli investitori, agendo come resistenza quando vengono raggiunti dal basso o come supporto quan-do l’indice crolla. Quindi siamo in allerta per una correzione in gra-do di portare il mercato vicino al proprio trend, cosa che sarebbe vista come un segnale positivo.Facendo eco al livello dell’S&P500 al di sopra del suo trend, il dato sul sentiment per le azioni US ha rag-giunto livelli estremi di ottimismo secondo il sondag-gio Ned Davis Research Crowd Sentiment. Le analisi del sondaggio suggeriscono la possibilità che si verifichi un andamento lievemente negativo nel prossimo mese, ma che è possibile che la perfor-mance poi migliori in un’ottica compresa tra 6 mesi e un anno. Non vediamo l’entrata in una zona di ecces-sivo ottimismo come un segnale di vendita, ma come un’indicazione di surriscaldamento del mercato, an-che se in condizioni di tranquillità ritrovata, come l’andamento del TED spread sta a dimostrare.

DOLLAROIl ritrovato attivismo della BCE dell’era-Draghi ha prodotto la rimozione della variabile rischio sistemico dall’equazione dei mercati, producendo un poderoso repricing della divisa europea contro le valute con-siderate “rifugio”. Gli investitori globali hanno gra-dualmente ritrovato la fiducia negli asset del vecchio continente, riportando flussi di capitali importanti. Che fare ora? Noi proponiamo di ricominciare a inse-rire Dollari nei portafogli, almeno fino a marzo.

Il primo motivo è di natura tecnica, l’area di 1,35 di cambio Euro – Dollaro rappresenta storicamente un baluardo degno di nota, che può provocare acquisti di valuta statunitense. Ci sono però ulteriori driver a sostegno di questa view e sono legati al timing, alla politica e infine alla struttura del contesto macro in cui ci troviamo. In pri-mis, l’arco temporale che va dalla metà alla fine di gennaio rappresenta un possibile momento di pausa del forte trend di repricing degli asset legati al conte-sto europeo. Esistono poi variabili di natura politica sia interni all’Eurozona, sia legati al dibattito sul de-bito americano. La Germania e più in generale i cosiddetti “paesi cre-ditori” valuteranno quale quadro politico emergerà dalle elezioni di febbraio: l’Europa chiede continuità e stabilità per continuare a credere nell’Italia soste-nendone il debito e facendo così che il percorso ver-so una più reale ed effettiva unificazione prosegua senza scossoni. In America sembra che il dibattito sul tetto del debito possa essere rinviato all’estate, tutta-via eventuali segnali di incertezza su questo fronte potrebbero generare instabilità e di conseguenza pro-vocare flussi in uscita da tutto ciò che è “risk on” con un possibile approdo verso gli asset risk – off, Dollaro su tutti.Dal punto di vista macro il consensus è unanime nel prevedere che il cambio Euro – Dollaro sarà molto più basso da qui a dodici / diciotto mesi; le maggio-ri case di investimento vedono l’Euro almeno a 1,20 contro Dollaro, se non verso 1,10 nell’ottica tempora-le indicata, in virtù di un differenziale di crescita che comincia a essere importante, grazie ad un contesto macro in pieno risveglio dall’altra parte dell’Oceano mentre in Europa soltanto verso fine 2013 potremmo vedere i primi segnali di ripresa prodotti dal ritrovato attivismo della Bce. In sintesi l’assunto di base è che una volta archiviato il discorso – repricing, si tornerà a guardare ai fondamentali e alla crescita. BONDEsistono ancora spazi di repricing sul fronte obbliga-zionario, tuttavia ora più che mai dopo un movimen-to rialzista così forte bisogna essere selettivi e valu-tare ritorno e flusso cedolare garantiti dai vari tipi di strumento al netto del rischio che si deve correre per mantenerlo in portafoglio. Sul fronte - bond di quali-tà il rendimento dei corporate investment grade pre-senti nei portafogli istituzionali è ormai davvero poco

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Se ti piacciono le nostre analisi e pensi che ti piacerebbe approfondire il nostro modo di affrontare il mondo degli investimenti, manda una mail a

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attraente, specie se rapportato al rischio – duration da sopportare. Gli investitori stanno setacciando le varie asset class del mondo bond alla ricerca di quel rendimento che il debito di qualità alta e medio/alta non offre da tem-po, garantendo viceversa un grado di security che gli asset manager non stanno più valutando utile. Dove è possibile trovare rendimento senza pregiudi-care la qualità del portafoglio? Nel primo semestre ci sarà forse qualche spazio sui governativi italiani di lungo, sui senior financials e sul segmento subordinato. Il settore high yield può offrire un discreto rapporto qualità / rendimento atteso fino alla singola B, mentre se vogliamo esten-dere lo sguardo in chiave più globale meritano at-tenzione il debito emergente in particolare local currency per svincolarsi dal Treasury e il debito di frontiera. Tutte queste classi potrebbero fare bene, al netto di un possibile pull back di assestamento nel mese di febbraio (febbraio/marzo, come la Borsa?).Più in generale, il 2013 del mondo obbligazionario verrà influenzato da alcuni driver macro importan-ti, in primis il possibile ritorno dell’appetito al ri-schio sulle classi più volatili, con flussi di capitali in uscita dal mondo “secure” verso l’ambito growth e più rischioso, ma anche sui bond meno qualitativi. L’altro aspetto da monitorare sarà la crescita e quin-di la possibilità che i tassi comincino a muoversi prima del previsto, influenzando ulteriormente in senso negativo il mondo dei bond meno rischiosi. Parallelamente a ciò, il mondo finanziario potrebbe non essere ancora pronto per vedere una migrazio-ne stabile e decisa da parte degli investitori verso le classi più rischiose. Aspettiamoci pertanto un ritorno positivo dalla classe obbligazionaria di qualità media e medio / bassa, dimenticando i ritorni in conto capitale degli ultimi tempi. Sul debito di qualità la duration va te-nuta bassa, la view di medio termine sui tassi tede-schi è in crescita, di conseguenza tutto il segmento di qualità Bund – related potrà essere impattato in senso negativo.

Conclusioni: risk on sull’anno, prudenza sul mese

Il bellissimo scatto delle Borse a gennaio ha confer-mato le nostre previsioni. Tuttavia il rischio di un ec-cesso comincia a manifestarsi.La FED è ancora molto favorevole ad espandere il suo bilancio e inietta 85 miliardi di dollari al mese nel si-stema con il QE3, il trend delle Borse è ben rialzista, il Citisurprise invece almeno in USA ha dato un segna-le di vendita. Europa e Italia restano orientati ancora al rialzo, ma una pausa di assestamento è sempre più probabile. Nulla che ci faccia pensare ad altro che ad una pos-sibilità per rientrare a prezzi migliori, ma anche un invito alla cautela, perché sappiamo quanto sia dolo-roso restituire al mercato, in una fase di storno, parte della performance accumulata nei primi giorni del nuovo anno. Un febbraio in tono minore e magari anche un marzo debole, potrebbero bastare per ridare la carica al mer-cato, ridare al sentiment quel tono d’incertezza che è necessario perché il rialzo continui. Essere positivi, comunque, non vuol dire rinunciare ad un atteggiamento tattico. SPX sta a pochi punti dal suo massimo storico, il trend incerto che si è stabili-to sul mercato dal 2000 non è ancora finito e già due volte il mercato arrivato a questi livelli ha ritracciato pesantemente (massimi del 2000 e del 2007). Tutto questo va tenuto ben presente e, anche se uno slancio sopra i vecchi massimi ci pare tecnicamente probabi-le, non ci sembra che ci siano le condizioni fondamen-tali perché nasca qui un nuovo bull market strategico. Immaginare che il 2013 possa essere l’anno di un massimo importante, vuol dire essere tatticamente contenti di stare al rialzo, o di tornarci su uno storno a febbraio/marzo. Però vuol dire le che le Borse negli anni che seguiran-no non supereranno facilmente i massimi del 2013, proprio perché non è facile immaginare che l’econo-mia, ripartendo alla grande, sappia sostenere con la sua crescita reale una finanza che salga verso nuovi massimi.

OUTLOOK MERCATI

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TERRITORIO

15 Gennaio 1993: dopo oltre due decenni di latitanza, a Palermo, vie-ne arrestato Totò Riina, il capo dei capi della mafia, la primula rossa, il numero uno di Cosa Nostra. Si è detto, scritto e trasmesso tan-tissimo sull’argomento, soprattutto sulla mattanza che il clan dei Corle-onesi, giunto al vertice della cupola mafiosa, mise in atto durante la sua feroce e folle guerra allo Stato. Di tutto questo, oramai, sappiamo che Salvatore Riina ne fu l’artefice e il boss indiscusso. Ma ancora oggi, dietro il clamore che accompagnò la sua cattura ad opera del “Capita-no Ultimo”, si cela un grave alone di mistero: fu tradito? Si fece cat-turare? Perché il covo palermitano della Belva (così fu denominata l’operazione dei carabinieri) non venne perquisito dagli inquiren-ti, ma ripulito e sigillato dai suoi amici corleonesi, capeggiati da Ber-nardo Provenzano? Domande che attendono ancora una risposta, così come il grave ed inquietante inter-rogativo sulla trattativa che inter-corse tra lo Stato e la mafia, di cui (forse) proprio la cattura di Riina

Vent’anni fa la fine di Zu’Totò.A Borgomanero.

rappresentava una delle merci di scambio.Quel che è certo è che l’imput che portò all’arresto del boss dei boss, partì molto lontano dalla Sicilia, proprio dalla provincia di Novara, da Borgomanero. Era il 2 Gennaio 1993, quando uomini della Digos che controlla-vano una delle palazzine a ridos-so di Viale Marazza, fermarono un giovane siciliano, all’anagrafe Baldassarre Di Maggio, detto Bal-duccio, per detenzione abusiva di una pistola. Una tipologia di reato all’apparenza non particolarmente grave, nonostante la perquisizione dell’appartamento avesse portato al rinvenimento di numerose mu-nizioni e di un grande quantitativo di denaro. Ma nulla lasciava presa-gire ciò che si sarebbe scoperto da lì a poco: Balduccio non era un ladro o un furfantello qualunque, bensì l’efferato autore di una ventina di omicidi, appartenente alla famiglia di San Giuseppe Jato, un soldato di Totò Riina, il suo ex autista. Di Maggio, fuggito dalla Sicilia in Ca-nada, al rientro in Italia, riparò a

Borgomanero, in attesa di espatria-re di nuovo. Era spaventato Bal-duccio, sentiva puzza di bruciato intorno a lui, aveva capito che l’a-vrebbero fatto fuori, che si trovava nell’elenco di ex uomini d’onore da eliminare. Fu probabilmente que-sta paura, in seguito all’arresto, a spingerlo come si suol dire in gergo “a cantare”. Poiché nessuno, all’inizio, sospettò la sua vera identità, venne tratta-to come un delinquente comune e rinchiuso nel carcere di Novara in-sieme ad altri detenuti. Il suo nome però non sfuggì all’attenzione del comandante della Legione dei Ca-rabinieri del Piemonte, il generale Francesco Delfino, che aveva pre-cedentemente guidato un’opera-zione di ricerca di Riina in una villa in località della Ginestra, nei pressi di San Giuseppe Jato, vicino a Pa-lermo. Quella villa apparteneva proprio a Baldassare Di Maggio, e fu così che questo nome significò qualcosa alla mente del generale: che ci faceva Balduccio a Borgomanero? Perché si trovava così lontano dalla Sici-

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lia? Avvenne quindi l’incontro tra i due, durante il quale, Di Maggio iniziò parlare. Un racconto senza soste, da cui Delfino capì non solo l’importanza del pentimento di Balduccio, ma soprattutto la pos-sibilità di usarlo come una pedina fondamentale nella caccia senza quartiere al capo dei capi. Il racconto di Di Maggio, infarcito di molti particolari, chiarì il moti-vo della sua fuga e le origini delle sue paure: è fuggito per una don-na, per la quale aveva abbandonato moglie e figli. Un delitto infamante nella mentalità mafiosa, che non ammette scappatelle, lesive dell’o-nore e della dignità all’interno della famiglia. A dirimere la questione e a sancire il ricongiungimento con la legitti-ma moglie e i figli, intervenne ad-dirittura il capo mandamento di San Giuseppe Jato, quel Giovanni Brusca che ebbe un ruolo centra-le nella strage di Capaci. Al quale però Balduccio non diede retta, pur sapendo bene che un simile rifiuto gli sarebbe costato caro.Da lì la prima fuga in Canada nel

1991, il rientro in Italia, a Borgo-manero, e la cattura. Dopo essere finito in carcere, Balduccio capì di non poter più fuggire, dalla legge e dalla mafia. La sua “cantata” è di quelle che hanno fatto storia. Per parecchio tempo è stato auti-sta di Riina. Non sapeva di preci-so dove si potesse trovare il suo nascondiglio, ma conosceva alla perfezione tutti i particolari di de-cenni di attività mafiosa, le zone in cui bazzicava il boss a Palermo, e soprattutto gli uomini di fiducia di cui si circondava. «Controllate queste zone e seguite questi uomini - confidò al generale Delfino - ma soprattutto seguite Salvatore Bion-dino, lui vi porterà da Riina».Non sbagliò previsioni. La mattina del 15 Gennaio 1993, Totò Riina venne intercettato e ar-restato dal blitz guidato dal Capita-no Ultimo. Nel libro La verità di un generale scomodo, lo stesso Delfino raccon-ta gli eventi che seguirono a breve distanza l’arresto di Di Maggio: “All’indomani mattina provvedetti a diramare con estrema prudenza la

notizia dell’arresto di Balduccio alle agenzie di stampa, senza darle troppa importanza per non destare allarme sulla carcerazione del mafioso. Non si doveva sapere che stava collaborando”. E in effetti i giornali locali diedero uno spazio limitatissimo alla noti-zia, che non arrivò nemmeno alla ribalta nazionale. A distanza di vent’anni esatti, sappiamo però che fu proprio la testimonianza di Baldassarre Di Maggio a fornire ai carabinieri le indicazioni decisive per la cattura di Totò Riina. Balduccio andò avanti a collabora-re ancora per molto tempo, e tra le rivelazioni più clamorose rilasciate, resta di sicuro il racconto del pre-sunto “bacio in segno di rispetto” da parte del capo dei capi al sette volte presidente del Consiglio, Giu-lio Andreotti. Ma di certo, in questo caso, non sa-premo mai veramente come anda-rono le cose.

Matteo Trucco

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Non poteva esserci oc-casione migliore per festeggiare il santo patrono di Novara.

Le celebrazioni di San Gaudenzio hanno coinciso con l’apertura del nuovo museo della Cupola nella Sala del Compasso, all’interno della basilica. Senza alcun dubbio l’evento culturale più atteso, che arriva al termine di cinque anni dall’inizio dei lavori. L’inaugurazione ufficiale dello spazio dedicato all’architetto del-la cupola è avvenuta domenica 26 Gennaio, preceduta il 21 dall’a-pertura dello Scurolo. Grande soddisfazione trapela ancora dalle parole del presiden-te della Fabbrica Lapidea della basilica di San Gaudenzio, Raul Capra: «I novaresi potranno fi-nalmente vedere gli ambienti suggestivi che raccontano la ge-nialità di Alessandro Antonelli. Entrando nella sala del Compas-so e negli altri comparti del mu-seo, risulterà ancor più evidente il contrasto tra l‘antico e il mo-derno. La cupola neoclassica è in realtà una sorta di Torre Eiffel,

poiché nasconde delle strutture modernissime che contrastano con il sottotetto antico».Oltre alla visite alla Sala del Com-passo, gestite in collaborazione con l’Azienda Turistica Locale di Novara, per l’occasione sono stati organizzati due weekend di salite guidate alla Cupola della basilica gaudenziana, nonostante non si-ano ancora interamente stati col-locati nel museo i reperti che an-dranno ad illustrare l’epoca della costruzione del monumento sim-bolo della città.«I dettagli relativi alla destinazio-ne degli spazi e dell’allestimento sono ancora da definire - afferma Capra - ma ora che la sistemazio-ne degli ambienti è stata comple-tata, il museo, che fino allo scorso anno era un’opera sospesa senza un termine per la data di conse-gna, è divenuto realtà».Il 2013 passerà alla storia della città come l’anno che ha visto l’i-naugurazione del museo dedica-to ad uno dei figli più illustri della terra novarese, quell’Alessandro Antonelli che, con la costruzio-ne dell’ancor più nota Mole di

Torino, impresse un segno inde-lebile nell’arte dell’intero Paese, da poco riunificatosi sotto l’egi-da del regno sabaudo. Tuttavia i membri della Fabbrica Lapidea sono già all’opera per organizza-re nuove iniziative che riguarda-no il complesso basilicale, attra-verso la realizzazione di mostre, la pubblicazione di saggi e nuovi studi incentrati sulla promozione della conoscenza della storia del monumento. A tal proposito, è già stata approntata l’edizione, in collaborazione con Interlinea, di una raccolta di saggi dedicati alla Cupola di San Gaudenzio, con contributi di importanti sto-rici e ricercatori, presentata il 22 Gennaio. C’è grande attesa, infine, anche per l’uscita di un’ulteriore pub-blicazione, di grande interesse, per ricercatori e studiosi: la vita di San Gaudenzio nei codici ca-rolingi, ad opera della paleografa Simona Gavinelli. Il primo volu-me di una collana dedicata al san-to patrono novarese.

Matteo Trucco

Inaugurato il nuovo museo antonelliano a Novara

TERRITORIO

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È clima di grande festa a Maggiate Superiore, frazio-ne di Gattico. Festa per una persona che da oltre mezzo

secolo continua a vegliare con amo-revole attenzione su questa piccola comunità. Lo scorso 11 Gennaio si sono aper-te ufficialmente le celebrazioni per i sessant’anni di opera pastorale del parroco, don Ugo Bamberga, nati-vo di Invorio, e presente a Maggiate appunto dal Gennaio 1953.È impossibile quantificare in po-che parole quanto grande sia stata (e continua ad essere) l’importanza dell’opera di don Ugo per la comu-nità maggiatese: dalla scuola mater-na, ai campi scuola estivi, dall’inces-sante lavoro di formazione, rivolto soprattutto ai giovani, alla continua, discreta ed amorevole attenzione che da sempre rivolge al suo greg-ge. Chi scrive ha avuto la fortuna di conoscerlo sin dalla tenerissima età, e può confermare quanto bene que-sto parroco “d’altri tempi” abbia fatto. Un uomo che davvero ha reso con la propria vita preziosa testimo-

nianza di una vocazione totale al credo che abbracciò fin da giovanis-simo, soprattutto verso la Vergine Maria. Alla quale, parafrasando il Beato Papa Giovanni Paolo II, si è dedicato totalmente, totus tuus.Ecco il suo pensiero e le sue paro-le nell’intervista realizzata per i lettori di NOI nel bel mezzo delle celebrazioni per questi bellissimi sessant’anni, culminate nella mes-sa officiata dal Vescovo di Novara, Mons. Brambilla.

Auguri don Ugo! Sessant’anni a Maggiate Superiore, una vita in-tera dedicata a questa comunità. Quali sono le sue emozioni e sen-sazioni?

Sono emozioni e bellissime sen-sazioni legate a tutto l’impegno sacerdotale che ho profuso fin dal mio ingresso a Maggiate nel 1953 e prima ancora ad Invorio, dove offi-ciai dal 1945. Con l’aiuto di Dio che mi ha sempre sostenuto, ho cercato di trasmettere a tutti, ai giovani, alle famiglie, agli anziani, ai malati, ad ogni persona, un messaggio sempli-

ce ma di fondamentale importanza: Gesù è sempre presente, è accanto a tutti noi. Le mie emozioni più pro-fonde derivano proprio dalla gioio-sa reazione che, nel mio animo e nel mio cuore, hanno provocato Gesù e Maria Santissima. Ogniqualvolta io reciti il rosario, mi confido con lei, la nostra mamma celeste, colei che ci ha donato il Figlio di Dio. Sono da sempre profondamente innamo-rato di Dio, che si è fatto Uomo, ed è giunto in mezzo a noi. Questo è sempre stato lo scopo, il fine ultimo, della mia opera di testimonianza e di fede.

Si immaginava la vita come l’ha vissuta?

Sì, la prevedevo così. Non pen-savo potesse essere diversa, fin dai tempi del Seminario, proprio grazie all’incontro con Gesù, che ha illumi-nato la mia esistenza, in un crescen-do continuo nel mio rapporto con lui. Sono entrato in questa comuni-tà, piccola e bella, con sommo entu-siasmo, perché sapevo che altrove, magari in un centro più grande,

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L'INTERVISTA

I sessant’anni di don Ugo Bamberga a Maggiate Superiore

Le celebrazioni per i sessant’anni di opera pastorale del parroco, presente a Maggiate dal Gennaio 1953.

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non avrei potuto fare il “pastore” come avrei voluto. Solo a Maggiate ho potuto esternare pienamente il mio intimo più profondo, nella me-ravigliosa missione pastorale alla quale mi sono dedicato dall’inizio. Già da allora, ho sentito fortemente il desiderio e il bisogno di accogliere le persone, soprattutto i ragazzi, di fare scuola, aiutando e preparando agli studi in particolare coloro che volevano entrare in Seminario. A Maggiate ho potuto per-seguire questa missione di cura e di educazione delle persone. Un’edu-cazione umana e religio-sa, basata su un concetto semplicissimo: se io non aiuto l’uomo, non posso incontrare Cristo.

Lei ha sempre fatto mol-tissimo per Maggiate. A quale opera è rimasto maggiormente affezio-nato?

Senza dubbio al fat-to di essere riuscito ad aiutare tante persone e congregazioni nel loro cammino formativo, an-che quando fui incaricato di seguire ed eseguire gli esercizi spirituali nella diocesi di Novara. In-sieme a mia mamma e a mia cognata, il cui aiuto all’inizio è stato fondamentale, mi hanno affiancato nel mio cammino le suore minime che si sono stabi-lite qui a Maggiate. Sono devote a Santa Clelia, alla quale è dedicata la nostra scuola materna, fondata nel 1969. Nel corso degli anni, lo stato d’animo è sempre stato lo stesso, in qualsiasi situazione. Ho sempre gioito pienamente di ogni cosa bella mi sia capitata nella mia vita.

Crede che ci sia ancora spazio per una fede pura ed autentica come Lei ha sempre professato ed inse-gnato?

Assolutamente sì! E questo è stato il messaggio che ho voluto trasmet-tere a tutta la comunità maggiatese e anche a chi veniva da fuori. Sia per chi crede che per chi si professa ateo, lo stato d’animo è lo stesso: Gesù è sempre attualissimo. In certi casi occorre semplicemente togliere un

po’d’incrostazione dal cuore delle persone, per le quali, in ogni caso, la presenza di Dio è fondamentale. E a tal proposito, ricordo con gioia che tantissimi giovani, nonostante abbiano scelto di non abbracciare la fede cristiana, mi hanno manife-stato nel corso degli anni un grande affetto, esortandomi a compiere, al-lorché è stato necessario, un attento e scrupoloso esame di coscienza: il

mio dovere è di portare Gesù, non me stesso, al cuore della gente.

Quali sono le persone più impor-tanti che l’hanno accompagnata in questi sessant’anni?

Il mio ricordo risale fino ai tem-pi degli anni in Seminario, a Padre Franzi, eminente esperto di teolo-gia mariana, che esercitò su di me un’influenza fortissima nella mia devozione alla Madonna. Ebbi un

bellissimo rapporto con Mons. Ossola, mio ordi-natore sacerdotale e mis-sionario in Africa. Poi tutti i miei superiori che mi hanno sempre soste-nuto ed aiutato. E ovvia-mente ogni persona che ho incontrato in questi lunghi anni a Maggiate.Si aspettava una così grande manifestazione d’affetto?

Sapevo che tanti aspettavano questo mo-mento per fare festa. Ma questa gioia non deve essere attribuita a me, ma a Gesù. Serve corag-gio, al giorno d’oggi, per amarlo apertamente, ma se si dimora in Lui, vive-re diventa un’esperienza straordinaria e feconda.

Quale messaggio vuole lasciare ai nostri lettori?

Un messaggio di speranza e di pace: fidatevi del Signore! Non ab-biate paura di Lui o di credere in Lui. Ha vinto il mondo e l’ha salva-to.

Grazie di tutto don Ugo. Buone feste!

Matteo Trucco

L'INTERVISTA

NOI - FEBBRAIO 2013 23

Page 24: NOI Magazine - Febbraio 2013

Dallo scorso dicembre si è avviato ad Arona il Centro di Assisten-za Primaria (CAP), approvato dalla Re-

gione Piemonte con determinazio-ne n. 638 del 18/09/2012.Al nuovo servizio, collocato al pia-no terra del Presidio sanitario di Via S. Carlo 11 (ex Ospedale), pos-sono rivolgersi, negli orari in cui il proprio medico non è presente nel suo ambulatorio, tutti i cittadini dell’ambito territoriale dell'ASL di Novara, residenti e non.Il CAP è aperto all’utenza per 7 giorni settimanali su 7 nelle se-guenti fasce orarie: • dal lunedì al venerdì continuati-vamente durante l’arco della gior-nata dalle ore 8 alle ore 20, con la presenza del Medico di Medicina Generale;• il Sabato dalle ore 14 alle 20, con la presenza del Medico di Medici-na generale e del Pediatra di Libera scelta

• la Domenica e festivi dalle ore 14 alle 20, con la presenza del Me-dico di Medicina Generale.

Al CAP trova risposta la maggior parte dei problemi di salute che possono essere risolti a livello am-bulatoriale, sia attraverso la classi-ca “medicina d’attesa” (disegnata sulle malattie acute) sia attraverso un nuovo modello di “medicina di iniziativa” dedicata a gestire le patologie croniche (diabete, scom-penso cardiaco, broncopneumopa-tia cronica ostruttiva…), garanten-do al paziente interventi adeguati e differenziati in rapporto al livello di rischio.

L’attività del CAP è integrata con quella del Servizio di Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica), presente nel presidio sanitario nei giorni infrasettimanali: dalle ore 20.00 alle ore 8.00; il sabato: dalle ore 10.00 alle ore 8.00 di domeni-ca; domenica: dalle 8.00 alle 8.00 di

lunedì mattina, oltre che con i ser-vizi di diagnosi e cura (Radiologia; Centro prelievi) e gli ambulatori specialistici ospedalieri e territoria-li attivi sul Presidio e sulla vicina sede distrettuale.L’apertura del CAP si pone in linea con le recenti direttive del PSSR 2012-2015 che vedono, fra i propri obiettivi, la realizzazione di strut-ture e servizi sanitari che siano in grado di declinare nella pratica le linee di indirizzo sulle Cure Prima-rie, realizzando un’integrazione organizzativa finalizzata ad assi-curare la continuità assistenziale tra ospedale e territorio, nonché tra le strutture del territorio. Il presidente della Regione Rober-to Cota ha spiegato: «I CAP sono uno dei punti qualificanti della riforma sanitaria. Da un lato c’è la riorganizzazione ed il migliora-mento dell’efficienza dei numerosi presidi del Piemonte, secondo il principio di intensità e cura del-

CAP: ad ARONA il primo in Piemonte

Parte da Arona il nuovo Centro di Assistenza Primaria

NOI - FEBBRAIO 201324

SALUTE

Page 25: NOI Magazine - Febbraio 2013

la rete, dall’altra puntiamo ad un potenziamento della sanità sul ter-ritorio e cioè ad un rilancio della funzione e del lavoro dei medici pediatri e di famiglia. Per questo abbiamo pensato ai CAP a cui il cittadino potrà fare riferimento per più ore al giorno».

Il CAP di Arona è un presidio am-bulatoriale distrettuale integrato dove i professionisti (medico di medicina generale, pediatra di libe-ra scelta, medico di continuità assi-stenziale, vari specialisti) svolgono insieme le loro attività collegati in rete locale e aziendale. Si svolgono visite anche specialistiche, analisi

diagnostiche di primo livello, pre-stazioni infermieristiche.È situato in sede distrettuale, circa 10 Km. da ospedale Cardine (Bor-gomanero), in zona ad alta densità abitativa (turistica), vicino ad una postazione del 118. Per l’assessore Paolo Monferino: «Il CAP darà risposta ai bisogni della gente. I presidi ospedalieri di Arona e Borgomanero distano pochi chilometri l’uno dall’altro. Ad Arona sarà mantenuto l’am-bulatorio di oculistica, un reparto che è progressivamente cresciuto ed ha raggiunto l’eccellenza e che continuerà a garantire le attività che necessitano di ricovero ordina-

rio e day surgery presso il Presidio Ospedaliero di Borgomanero».

Contestualmente all’apertura del CAP il Punto di primo Intervento di Arona, attivo fino al 13 dicembre, è stato definitivamente chiuso: per l’attività di urgenza ed emergenza la popolazione deve rivolgersi al DEA/Pronto Soccorso dell’Ospe-dale di Borgomanero, Via Mons. Cavigioli 7, o attivare il Servizio Emergenza Territoriale 118.

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NOI - FEBBRAIO 2013 25

Page 26: NOI Magazine - Febbraio 2013

Anche per il 2013 l’ASL NO nell’ambito del progetto “Fuori…Gioco” organizza in collabora-zione con la Fondazione Kivanis Novara Monterosa iniziative a ca-rattere divulgativo, informativo e preventivo rivolte alla popolazio-ne sul fenomeno sempre in cresci-ta del gioco d’azzardo.Nella Primavera di quest’anno sarà previsto l’allestimento di un presidio in luoghi di maggior aggregazione, con funzione di centro di ascolto, per diffondere informazioni tramite operatori e materiali di comunicazione messi a punto per l’iniziativa.Saranno presenti nella postazione due operatori per contattare la po-polazione offrendo loro gadget e depliants. Tale iniziativa si inserisce in un progetto di carattere regionale con ricaduta su tutto il territorio piemontese e con lo scopo di con-trastare il fenomeno della dipen-denza da gioco d’azzardo patolo-gico.Il Kivanis Club Monterosa Novara si è distinto nell’offerta di un certo numero di gadget: portachiavi al cui interno si legge il messaggio: ”Giocati questi numeri” con la trascrizione dei numeri telefonici di riferimento dell’Ambulatorio Gioco d’azzardo del Dipartimen-to Patologia delle Dipendenze dell’ASL di Novara. Info 0321 786617 – 786635.

Si chiama Scelta Revoca Web e per-mette di scegliere o cambiare il proprio medico di medicina gene-rale direttamente on line, dal por-tale dei servizi sanitari piemontesi “Ioscelgolasalute” (www.ioscel-golasalute.it), evitando di fare code agli sportelli. Per accedere al servizio è suffi-ciente essere in possesso delle credenziali di Sistema Piemonte (www.sistemapiemonte.it) o di una Tessera Sanitaria – Carta Na-zionale dei Servizi già attiva.Il funzionamento è semplice: dopo avere effettuato l’accesso, si ottiene una lista dei medici di-sponibili nel proprio territorio di residenza o di domicilio. Per ogni medico è possibile visualizzare l’orario di ricevimento, l’indiriz-zo dell’ambulatorio, calcolare la distanza dalla propria abitazio-ne e scegliere l’opzione preferita con un semplice click. Non solo: il servizio offre tutte le informa-zioni sui medici che operano nelle zone immediatamente confinanti con il proprio ambito territoriale, in modo da avere sottomano tutti i dati per richiedere direttamen-te all’ASL, questa volta in modo tradizionale, di essere assegnati a uno di loro per motivi specifici.Realizzato dalla Regione Piemon-te, Assessorato alla Sanità, in col-laborazione con il CSI Piemonte, il nuovo servizio interessa i Medi-ci di Medicina Generale ed è ora disponibile in fase sperimentale

Il medico di famiglia? Si sceglie online

per tutti i cittadini che fanno ri-ferimento alle Aziende Sanitarie di Alessandria e di Novara. Il si-stema è stato realizzato dal CSI in modo da poter essere comunque applicato a tutte le ASL senza one-ri di investimento e sarà quindi presto esteso ad altre zone del Pie-monte. Il Servizio è stato progetta-to per essere accessibile anche con le nuove Tessere Sanitarie già in distribuzione.

«Il cittadino può visualizzare rapi-damente tutte le opzioni di medi-ci disponibili nella zona - afferma Mauro Tinella, Coordinatore Di-strettuale della ASL di Alessan-dria - e avere il quadro completo di ciò che può scegliere on line e di quello che richiede invece una procedura tradizionale».Aggiunge Arabella Fontana, dell’ASL di Novara «Nel nostro caso il servizio sarà subito mes-so alla prova: stanno andando in pensione alcuni medici di famiglia e quindi parecchi pazienti dovran-no fare una nuova scelta».Stefano De Capitani, Diretto-re generale del CSI Piemonte, conclude «Abbiamo realizzato il servizio in modo che fosse inte-grato con AURA (Archivio Unico Regionale degli Assistiti) e con il Portale dei Medici di Medicina Generale. Perché crediamo che un sistema integrato sia alla base di una sanità regionale sempre più a misura di cittadino».

È attivo il nuovo servizio della Regione Piemonte realizzato dal CSI, per una sanità sempre più vicina ai cittadini.

Al via l'iniziativa dell’ASL NO e del Kivanis Novara Monterosa”

NOI - FEBBRAIO 201326

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Page 27: NOI Magazine - Febbraio 2013

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Page 28: NOI Magazine - Febbraio 2013

NOI - FEBBRAIO 201328

SALUTE

Montanaro (TO) - Presente in Ita-lia con oltre 40 RSA (4.000 posti letto), distribuite tra Piemon-te, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Mar-che, Residenze Anni Azzurri ha inaugurato la nuova struttura "Montanaro" in provincia di To-rino con l’obiettivo di ampliare la propria offerta di esperienza e competenza assistenziale e sani-taria unite alla tradizionale alta qualità alberghiera.

Ospite della giornata d’inaugura-zione il 21 dicembre scorso, anche il Sindaco di Montanaro, Marco Frola, che proprio in quella sede ha siglato, insieme all’Ammini-stratore Delegato di Residenze Anni Azzurri, Paolo Tassinari, una speciale convenzione riserva-

ta a tutti i residenti di Montanaro: saranno riservati 30 posti letto a tariffa agevolata per i montanare-si che ne faranno richiesta.La Residenza Anni Azzurri Mon-tanaro - autorizzata e accreditata per 120 posti letto per anziani - può ospitare pazienti autosuffi-cienti e non, e si trova a Monta-naro (TO), in Strada Crosa 32.

Ha avviato la propria attività il 15 novembre scorso, e ad oggi acco-glie già 56 ospiti.Immersa nel verde e ubicata in posizione comoda e vicina al centro abitato, è raggiungibile da Montanaro anche a piedi.

La nuova struttura sociosanitaria è articolata in 6 nuclei da 20 posti letto ciascuna. Ogni nucleo dispo-

ne di 4 camere singole e 8 doppie, tutte dotate di climatizzazione, bagno interno, letti automatizzati a tre snodi, tv, gas medicali e ogni genere di comfort. Ogni nucleo è inoltre dotato di un salotto e una sala pranzo, oltre alla postazione del personale, un bagno assistito e vari depositi per carrelli e materiale igienico.

Si tratta di un moderno edificio disposto su due piani: al piano terreno sono ospitati due nuclei per pazienti autosufficienti, la cucina, la lavanderia/stireria, la mensa dei dipendenti, la palestra, il locale parrucchiere/podologo e gli ambulatori dei medici; al pri-mo piano sono ospitati quattro nuclei per pazienti non autosuf-ficienti, il locale culto, la sala at-

Residenze Anni Azzurriinaugura la struttura per anziani "Montanaro".

Nelle foto il taglio del nastro con il Sindaco di Montanaro e Paolo Tassinari (AD Anni Azzurri) e altre istituzioni.A destra la direttrice della struttura, Monica Galfré. Nella pagina accanto la nuova struttura di Montanaro.

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SALUTE

NOI - FEBBRAIO 2013 29

tività, l’ambulatorio del direttore sanitario.Una luminosa hall con reception all’ingresso ospita un locale bar a disposizione di ospiti e visitatori.La moderna tecnologia imple-mentata vede la presenza di un impianto solare termico per la produzione di acqua calda sani-taria centralizzata, un impianto di riscaldamento a pavimento ra-diante, funzionante anche a bassa temperatura, un impianto di raf-frescamento delle parti comuni, un impianto fotovoltaico.Completano l’offerta, la dotazio-ne di un ampio parcheggio atti-guo alla struttura e un bellissimo giardino arredato e attrezzato per ospitare i pazienti e i familiari in visita.

Il personale occupato in struttura è composto da: direttore di strut-tura, direttore sanitario, medici di base, caposala, personale infer-mieristico, personale di assisten-za oss e coordinatore, personale addetto ai servizi generali e di cucina, fisioterapisti, psicologo,

personale addetto al front office.

Come avviene in tutte le Residen-ze Anni Azzurri, anche la nuova Residenza ‘Montanaro’ garanti-rà un lavoro di assistenza e cura svolto da un’equipe multipro-fessionale, altamente qualificata e costantemente aggiornata, che opera sempre sulla base di un Piano di Assistenza Individua-lizzato, elaborato anche in colla-borazione con i familiari, sempre flessibile e adattabile a variazioni del contesto, differenti da caso a caso.

La retta, differenziata per tipo-logia di camera e per grado di autosufficienza dell'ospite, com-prende vitto, alloggio, assistenza tutelare, infermieristica e sanita-ria, servizio di animazione e ria-bilitazione.

Paolo Tassinari, Amministrato-re Delegato di Residenze Anni Azzurri, commenta: «Anche nel-la struttura Montanaro, come in tutte le Residenze Anni Azzurri,

l’ospite vive al centro di un’at-tenzione costante: nelle attività quotidiane e nelle esigenze me-diche e riabilitative, fino al be-nessere psicologico e relazionale. Lavoriamo per fare in modo che le giornate dei nostri ospiti siano piene, vivaci e ricche di appunta-menti interessanti che coinvolga-no direttamente anche i familiari. L’obiettivo - continua Tassina-ri - è quello di offrire agli ospiti della Residenza il servizio e l’ac-coglienza ottimali, con il suppor-to di personale qualificato, in un ambiente accogliente e familia-re, nonché quello di trasformare la struttura in un vero e proprio punto d’incontro e scambio aper-to all’intero territorio».

Per qualsiasi richiesta di infor-mazioni sulla Residenza Anni Azzurri ‘Montanaro’ e i servizi erogati, oltre che sulle iniziati-ve organizzate dalla struttura e aperte al territorio, è possibile chiamare il numero di telefono 011 91 93 656 o consultare il sito www.anniazzurri.it

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Nel caso di discromie sulle superfici dentarie, morfologie inadeguate e marcate perdite di sostanza dentale le faccette protesiche rappresentano la soluzione ottimale.Sono costituite da sottili gusci di ceramica estetica che vengono applicati sulla superficie dentaria, previa ove necessaria, una modestissima preparazione e riduzione della stessa.Le faccette vengono approntate nel laboratorio odontotecnico sulla base di un’impronta di precisione rilevatasugli elementi dentari preparati in bocca al paziente. Le faccette cementate adesivamente alla superficie dentaria oltre che assolvere pienamente alle evidenti necessità estetiche ne rinforzano la struttura.

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32 NOI - FEBBRAIO 2013

PSICOLOGIA

di Chiara RattoPsicologa e Psicoterapeuta

Il "self help strategico"

«Gli uomini credono volentieri ciò che desiderano sia vero».

Giulio Cesare

Come costruire autonomamente

autoinganni terapeutici

Fino ad oggi abbiamo affrontato temi riguar-danti il coaching e la so-luzione di problemi di varia natura in ambito

organizzativo e manageriale. Ciò che spero sia apparso chia-ro dai miei precedenti articoli, è come ognuno di noi possa concre-tamente contribuire a costruire i propri problemi e come, median-te l’intervento di un esperto, sia possibile risolverli in tempi molto rapidi.Ora vorrei farvi comprendere come, se gli esseri umani posso-no avere la capacità in un senso,

possano esercitarla anche in un senso opposto, ovvero non solo nel mantenimento di situazioni problematiche, ma anche nella creazione di circostanze terapeu-tiche, orientando la propria realtà in direzioni funzionali e positive.

Fino ad ora quindi, abbiamo fo-calizzato l’attenzione soprattut-to sul «come» aiutare dirigenti e manager a venire fuori da alcune trappole mentali. Da ora in avanti, tratterò del «come» evitare di co-struirsi tali trappole, oppure del «come» evitare di buttarcisi den-tro, una volta che non abbiamo

potuto evitare di costruirle. Infine, di come riuscire ad uscire da soli da alcune di queste, non troppo profonde.Questo è ciò che in Terapia Breve Strategica viene definito autoin-ganno terapeutico, ovvero l’abili-tà di un soggetto di costruirsi vi-sioni della realtà che lo conducano a cambiare le sue disposizioni e le reazioni disfunzionali. È bene chiarire fin da subito che ciò che verrà esposto può essere idoneo solo quando il problema costruito non sia giunto ad una tale compli-catezza e rigidità di persistenza da richiedere l’aiuto di uno speciali-

Page 33: NOI Magazine - Febbraio 2013

sta, che si tratti di un coach o di uno psicoterapeuta.

Esler, agli inizi degli anni ottanta, definiva l’autoinganno una sorta di irrazionalità immotivata, basa-ta sulla naturale inclinazione di ogni essere umano a modificare la realtà per farla calzare con le pro-prie aspirazioni. Questa prospetti-va apre effettivamente la porta ad un universo enorme di possibilità nell’utilizzo della logica dell’au-toinganno nella direzione del pro-durre cambiamenti strategici.Ad esempio, introducendo nel no-stro comportamento l’autoingan-no dell’agire «come se» una realtà fosse quella desiderata, applican-do l’antico stratagemma cinese del «creare dal nulla», si potrebbe mettere in moto un processo attra-verso il quale sarà possibile giun-gere a vedere letteralmente le cose come abbiamo scelto di vederle sulla base dei nostri desideri.

A questo proposito, Blaise Pascal (1962) utilizzava già argomenti psicologici allo scopo di riportare alla fede cristiana gli esseri umani

traviati dalle passioni e dai piace-ri del mondo e, nella sua famosa scommessa, metteva ogni singolo individuo, che si trovasse nel dub-bio tra il credere e il non credere in Dio, ad effettuare la scelta più vantaggiosa, proponendo una ristrutturazione paragonabile al lancio di una palla di neve che, iniziando a rotolare, diventa sem-pre più grande sino a divenire un’inarrestabile valanga.Come sosteneva l’autore infatti, nessuno si trattiene dal fare una scommessa quando sa che ciò che può perdere è infinitamente più piccolo di ciò che può vincere: se uno dunque crede e Dio non c’è, non perde nulla, ma se uno ha fede e Dio esiste, ottiene l’infini-to. A chi non converrebbe allora tentare di credere in vista dell’e-norme vantaggio che deriverebbe dalla vittoria?Pascal pertanto, proponeva a co-loro che sceglievano di credere di iniziare a comportarsi «come se» già ci credessero attraverso queste parole: «andate in chiesa, inginoc-chiatevi, pregate, onorate i sacra-menti, comportatevi come se voi

credeste. La fede non tarderà ad arrivare».

Gli esseri umani dunque, possie-dono la capacità di costruirsi real-tà virtuali effettive mediante i loro processi di pensiero e di immagi-nazione, che possono avere l’effet-to concreto di condurre a nuove disposizioni percettive e a conse-guenti nuove modalità reattive.Esistono comunque molti gradi di difficoltà ed è evidente che quan-do il livello di disagio è elevato, l’autoguarigione potrebbe esse-re decisamente improbabile. Ma quando il livello di problematicità non è diventato troppo invalidan-te, il ricorso a strategie di autoin-ganno terapeutico, se funziona, può permettere alla persona di guadagnare in autostima e senso di competenza personale. Nei prossimi articoli vedremo, quindi, alcuni suggerimenti ed alcune indicazioni che derivano dall’applicazione del modello di problem solving strategico a proce-dimenti di self-help.

Chiara Ratto

33NOI - FEBBRAIO 2013

PSICOLOGIA

Dr. Marco Metti D.O.Dottore in scienze motorie e dello sport - Osteopata - Chinesiologo

San Maurizio d’Opaglio (NO) - Via Bellosta, 11Tel. 335.215406 - [email protected]

Page 34: NOI Magazine - Febbraio 2013

Nuova Maserati Quattroporte: la berlina più veloce al mondo.

Page 35: NOI Magazine - Febbraio 2013

È più lunga di 16 centi-metri e mai nella quasi centenaria storia del marchio del Tridente le dimensioni della car-

rozzeria sono state così importan-ti. Con la nuova ammiraglia la casa modenese intraprende un’altro percorso di crescita, ampliando la gamma con modelli completa-mente nuovi. La Quattroporte apre dunque la strada a due prodotti che faranno parlare di sè: la Maserati Ghibli e la Maserati Levante, versione de-finitiva di un crossover ultra per-formante. Ma torniamo alla nuova Quattro-porte, con l’inedito motore 3.8 V8 biturbo a iniezione diretta da 530 CV che saprà regalare al pilota emozioni da sportiva, con più pre-stazioni, più spazio e più comfort della versone precedente. La linea è molto riuscita nel fron-tale grazie ai fari spigolosi, alla ca-landra decisamente bassa e al lun-go cofano, e molto massiccia nella vista laterale e posteriore. Lo spazio per i passeggeri poste-riori e nel bagagliaio (capacità massima di 530 litri) è in linea con le versioni a passo lungo di mo-delli come Audi A8, BMW Serie 7, Jaguar XJ, Mercedes Classe S ed è abbinato ad un mix di comfort e sportività che diventa il parame-tro di scelta tra le rivali d’elezione della Maserati: Aston Martin Ra-pide, Bentley Continental Flying Spur e Porsche Panamera. L’abitacolo della Quattroporte ha un design molto pulito, con pochi tasti secondari, con un’alta quali-tà dei materiali. Guidandola non si percepiscono gli ingombri, co-

MOTORI

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MOTORI

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munque importanti: lunghezza 5,26 mt., larghezza 1,95 mt., altez-za 1,48 mt., passo 3,17 mt. È il risultato di un grande lavo-ro di ricerca fatto dagli ingegneri modenesi: la scocca è per il 35% in alluminio e pesa circa 100 kg in meno rispetto al modello uscen-te (1.900 kg) e su strada questo si traduce nella limitata inerzia con cui avvengono gli inserimenti in curva o le correzioni dello sterzo. Il comando non adotta la servo-assistenza elettrica come altre su-percar e resta idraulico, riducendo inoltre il rapporto di asservimento per una guida più diretta. Il cambio automatico ZF a 8 rap-porti sa essere morbido e conforte-vole nella modalità I.C.E. (Increa-sed Control and Efficiency), fino a garantire passaggi marcia da 0,15 secondi in posizione Sport, quan-do l’elettronica velocizza anche la risposta dell’acceleratore e apre le valvole dell’impianto di scarico. A quel punto il sound del nuovo motore, sviluppato da Maserati e Ferrari e costruito negli stabili-menti del Cavallino a Maranello, diventa il protagonista, accompa-gnato da una spinta inesauribi-le che porta in un attimo a voler cambiare marcia con i paddle al volante, tutti in alluminio. Se il fondo è viscido o sconnesso si possono commutare le sospen-sioni elettroniche Skyhook nella taratura Soft, indipendentemente dalla mappatura scelta per la tra-smissione. E oltre al comfort ne guadagna il grip, che esalta la motricità del-la trazione posteriore. Con 307 km/h di velocità massima, la nuo-va Quattroporte è la berlina pro-dotta in serie più veloce del mon-

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NOI - FEBBRAIO 201340

Pelle a profusione, ergonomia ed eleganza nell'interno della nuova Maserati Quattroporte

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SCHEDA TECNICA

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do. Il motore V8, poi, è in grado di farla accelerare da 0 a 100 km/h in 4,7 secondi, con un consumo medio accettabile per chi se lo può permettere.La commercializzazione inizierà nei primi mesi del 2013 e indica-tivamente, per una V8 ben equi-

paggiata, ci vorranno 145.000 euro, senza contare le tantissime possibilità di personalizzazione, uno dei punti di forza di una casa automobilistica artigianale come Maserati. Sulla Quattroporte sarà disponi-bile per la prima volta la trazione

integrale, proprio sul modello V6 biturbo da 410 CV. In attesa che arrivi anche un tur-bodiesel, perché il 75% delle berli-ne extra-lusso in Europa si vende con motore a gasolio e pertanto una Maserati non si vergognereb-be a montarne uno sotto il cofano.

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Tre sono le cose che “fan-no rima” con Luxor: le navi da crociera ormeg-giate in quattro, cinque, dieci file lungo il Nilo; le

rovine dei grandi templi, con i loro colossali propilei; il deserto roccio-so dall'altra parte del fiume. A colpo d'occhio, sono proprio que-sti gli elementi che più facilmente si colgono, quando l'aereo atterra tra le sabbie, poco fuori dalla città mo-derna. Il primo impatto con la glo-riosa Tebe di millenni fa è proprio così: un misto di smog contempo-raneo e di antichità trasudata dalle sterminate vestigia faraoniche. Luxor é proprio come non ce la si immagina. Una lunga infinita stra-da che si allunga tra i due comples-si templari, Karnak e Luxor, borda-ta su un lato dai grandi alberghi e sull'altro dalle banchine di attracco dei natanti, ingombre di negozi e bancarelle. La quantità di navi or-meggiate, che vanno e che vengo-no, è tale che si fa fatica ad avvistare

L'Egitto che non ti aspetti

IN VIAGGIO

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il Nilo, che affiora tra le chiglie in strisce scure e dense di fango. I barconi da crociera sono tutti più o meno uguali, parallelepipedi sgra-ziati appoggiati sull'acqua, nei qua-li si aprono grandi finestre oscurate da tende. In cima, c'è l'immancabile terrazza-solarium con lettini pren-

disole e quasi sempre una piccola piscina, poco più di una vasca da bagno. Nonostante questo, non ri-escono ad intaccare l'emozione che si prova quando si staccano dalla banchina (o dalla nave di fianco!) e cominciano a scivolare lungo il grande dio-fiume verso sud.

Luxor

A sinistra: il tempio Karnak.Sopra: Kom Ombo, bassorilievi.

Nella pagina seguente: l’interno della tomba di Nefertari

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Mi è già capitato in precedenza e ancora me lo ricordo vividamente.Il ponte più alto era diventato un pezzo di paradiso a notte fonda, quando ero finalmente riuscito a rimanere solo, con il naso all'insù, a contemplare il cielo stellato, il ven-tre scintillante di Nut, lo stesso che in tempi leggendari ammiravano i faraoni. Nel buio più profondo intanto la nave aveva raggiunto la chiusa di Esna, un capolavoro idraulico che permette alle imbarcazioni di su-perare il dislivello della cateratta e che regola il flusso delle acque del Nilo. Qui ogni nave, a tutte le ore si mette in coda e attende. Nell'oscu-rità capita che qualche marinaio a bordo di una feluca si avvicini alle paratie per cercare di fare un po' di

commercio con i turisti affacciati a guardare la chiusa che si riempie di acqua e si svuota.Il mattino dopo eravamo approdati a Edfu, per visitare il maestoso tem-pio dedicato al dio falco Horus, con le sue grandi sale interne. Si erge in mezzo al mercato e nasconde al suo interno un tesoro di bassorilevi e geroglifici. Poi la navigazione era ripresa, tra secche sabbiose, canneti di loto e distese di palme. Prima del tramonto la nave era di nuovo ancorata ad un molo a Kom Ombo, all'ombra del mistico tem-pio dei coccodrilli, dove questi pe-ricolosi rettili erano venerati, accu-diti e sfamati come dei. Nell'ampio cortile del complesso esiste ancora il profondo pozzo a gradoni da cui gli anfibi emergevano e per mezzo

del quale tornavano a piacimento alle acque scure del fiume. L'aria finalmente tiepida, il sole che scendendo sembrava immergersi nel Nilo e l'atmosfera di naturale raccoglimento, mi avevano fatto perdere la cognizione del tempo e avevo finito per attardarmi trop-po nel colonnato, durante la visita. Senza che me ne accorgessi il sito si era svuotato ed ero rimasto il suo unico occupante. Finché il beduino di guardia, che neppure parlava una parola di Inglese, era venuto a rammentarmi che dovevo tornare sulla nave. Era stato un colpo di fortuna rima-nere indietro. Perché il guardiano, per motivi inspiegabili, aveva finito per trascinarmi fino alle “cappelle” dietro al tempio, di solito non vi-

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sitabili. E le aveva aperte per me, per me solo. Senza nulla chiede-re in cambio. L'avevo seguito con non poco timore, a dire il vero. Ma le paure erano presto scomparse. Così avevo potuto ammirare da vicino le pareti ricoperte di raffina-tissimi geroglifici a bassorilievo, un capolavoro senza eguali. La piccola mancia che gli avevo allungato an-dandomene, in segno di ringrazia-mento, aveva concluso nel migliore dei modi quel piccolo strappo alla regola.Il giorno dopo mi avrebbe atteso la placida Assuan con il suo granito fulvo.Mentre ancora sogno ad occhi aperti di quella esperienza di qual-che anno prima, in piedi davanti ad una grande nave, mi raggiunge

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un portantino che afferra la valigia e mi fa segno di seguirlo. La Daha-beyat che ho scelto questa volta per la crociera ha un suo molo dedica-to. Le foto non rendono merito del-la poesia di queste imbarcazioni. Non sono né moderni natanti, né i vecchi barconi a vapore di inizio secolo, su cui Agatha Christie ave-va ambientato uno delle più famo-se imprese dell'ispettore Poirot, ma fedeli ricostruzioni delle navi a vela che solcavano il Nilo nell'Ottocen-to, portando a spasso i primi gran-di egittologi della storia, da Petrie, a Mariette a Maspero solo per citarne alcuni: affusolate, con la prora alta come le antiche barche reali dei fa-raoni e la grande vela aperta sopra all'unico ponte. Ma prima di provare l'ebbrezza di

solcare il fiume navigando a vela, mi attende l'immancabile visita ai meravigliosi templi. Decido di cominciare proprio dal tempio di Luxor. All'esterno, si dipana la par-te iniziale dell'incredibile e chilo-metrico viale rituale fiancheggiato dalle sfingi. Pare che ormai l'intero percorso fino a Karnak sia stato in-dividuato. Poco a poco lo stanno dissotterrando, con l'obiettivo di riportarlo tutto alla luce e renderlo percorribile. La facciata, il primo “Pilone”, man-ca di uno dei due obelischi, quello che fu offerto in dono alla Francia nel 1830 dal Pascià Mehmet Alì e che ancora oggi si eleva in Place de la Concorde. All'interno, l'altezza a cui si trova la piccola moschea di Abū al-Hajjāj, al si sopra delle gran-

Navi da crociera sul Nilo.Nella pagina seguente: Luxor, il tempio e la moschea.

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di colonne che contornano il cortile fatto erigere da Ramsete II, restitu-isce un'idea precisa e inquietante degli infiniti metri cubi di sabbia sotto cui giaceva il tempio prima della sua riscoperta. Camminare tra i suoi colonnati e le sue aree sa-cre è come viaggiare nel tempo, tra le opere votive dei faraoni, gli adat-tamenti romano-cristiani, le dedi-cazioni tolemaiche ad Alessandro Magno e i bassorilievi celebrativi della vittoria sull'eresia di Akhe-naton, il faraone cancellato dalla storia, le cui prime tracce furono rinvenute proprio qui.All'altro capo del Viale delle Sfin-gi, il tempio di Karnak è ancor più grandioso e spettacolare, con i suoi ampi bacini sacri e la gran-de sala a colonne irregolari che, si

dice, simulava un canneto di loto. Se vagare al suo interno di giorno lascia stupiti per la maestosità della sua struttura, è di notte che la sua anima più nascosta si palesa. Lo spettacolo luci e suoni che ogni sera viene messo in scena non è sicura-mente pari a quello, più celebre, di Giza ma, ridando vita alle statue colossali, alle ombre dietro i pilastri e negli anfratti bui, celebra mirabil-mente i millenni di storia che le sue mura hanno vissuto.Per tornare a visitare la riva occi-dentale del Nilo, invece, attendo il mattino seguente. Sveglia prima dell'alba e partenza immediata per raggiungere l'altra sponda del grande fiume. Dopo le dieci del mattino il caldo è intollerabile per chiunque, non solo all'aperto, ma

anche nelle profondità delle tombe. Prima, immancabile tappa è Biban-El-Moluk, la mitica Valle Dei Re, la necropoli faraonica tebana più celebre, riservata ai regnanti del Medio e Nuovo Regno. L'ingresso è stretto, poi la valle si apre come una conca ai piedi del Meret-Seger, la montagna sacra a forma di pira-mide.Per la verità, le necropoli reali sono due, la celebre valle Orientale e la meno nota e visitata valle occiden-tale. L'itinerario moderno per turi-sti ci obbliga a passare un'inevitabi-le e chilometrica fila di bancarelle che vendono chincaglieria araba e riproduzioni in scala di sacrofagi e statue in pietra calcarea. Poi oltre-passiamo i cancelli e il grande cimi-tero è tutto lì. Gran parte delle tom-

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be che si insinuano nel sottosuolo sono ricavate sul fondo della conca o nella parte più bassa delle sue pa-reti. La nostra prima destinazione è una delle tombe più nascoste, quel-la di Thutmosi II, ricavata in un an-fratto in cima alla parete rocciosa. Scende nel calcare come una mezza spirale che si conclude con una ca-mera a forma di cartiglio. Le pareti sono un vero tesoro di spiritualità poiché su di esse è interamente rap-presentato il sacro Libro dell'Am-duat, parte del più celebre “libro dei morti”, che racconta il viaggio dell'anima del faraone nell'aldilà e il rito della pesatura del cuore. Mentre il caldo cresce, proseguia-mo per la tomba incompleta di Ramsete III e per quella con il sof-fitto stellato di Ramsete V, usurpa-

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ta al predecessore Ramsete IV. Non può mancare una breve sosta al cospetto del faraone per eccellenza della valle, Tutankamon, che anco-ra giace nel suo sepolcro. L'incon-tro è sempre un'emozione. Di lui ho letto nei libri, ho visto nei film. Ed ora sono a pochi passi dalle sue spoglie mortali. I veri tesori si trovano altrove, però. In una valle meno nota, detta “del-le Regine”. Qui fu sepolta, in una delle più incredibili tombe decora-te, la potente Nefertari, amata regi-na di Ramsete II. Poco distante, la tomba di uno dei figli, Amon Kop-shef, morto a qualche anno di vita, è una vera sorpresa. La qualità dei dipinti murali nel piccolo sepolcro è strabiliante e lo stato di conserva-zione quasi perfetto. Ma il caldo è

già diventato insopportabile. Una breve visita al grandioso tempio funerario di Hatshepsut, eretto sul fondo di una vallata pianeggian-te, una breve sosta ai colossi “par-lanti” di Memnone, unici resti del tempio funerario di Amenophi III. E poi siamo di nuovo a Luxor, con le sue carrozzine trainate da focosi cavalli, le navi da crociera e il chias-so cittadino. I faraoni, lontani dal rumore, continueranno a riposare lontano da qui, nel sonno eterno, avvolti dall'abbraccio immortale del deserto.

Francesco Teruggi

Valley of the Kings, panorama.

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Novara - 27 Gennaio 2013

Mezzamaratona di San Gaudenzio

SPORT

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Novara - 27 Gennaio 2013

Mezzamaratona di San Gaudenzio

Novara, 27 Gennaio 2013 - Il freddo intenso non ha scoraggiato gli oltre 1.200 podisti al via per la 17° Mezzamaratona di San Gaudenzio. Alessandro Negri, orga-nizzatore dell’evento in collaborazione con Adriano Montanari, presidente provincia-le Fidal, è riuscito a far intervenire al via anche Re Biscottino e Regina Cunetta, le due maschere del carnevale novarese. Partenza alle 9,30 per gli atleti che si sono cimentati sulla distanza di 21 km e 97 metri, mentre 5 minuti più tardi, sempre dal Pala Dal Lago di viale Kennedy, sono scattati altri 300 concorrenti impegnati nella non competitiva di 9,3 km., più tanti altri ragazzi che hanno percorso il minigi-ro di 1,5 km. La vittoria è andata a Laaouina Abdelhadi, atleta marocchino residente a Susa, porta-colori dell’Atletica Susa, che ha coperto la distanza in 01:06:20. Secondo Khelifi Meh-di della Amatori Atletica Acquavia, terzo Andrea Secchiero. Tra le donne la vittoria a Catherine Bertone dell’Atletica Sandro Calvesi, con l’ottimo tempo di 01:16:12; seconda Claudia Gelsomino, terza Ilaria Zaccagni. Dopo tanta fatica è stato distribuito a tutti i concorrenti un caldo e prelibato risotto al gorgonzola, offerto dalla IGOR Gorgonzo-la, sponsor della manifestazione. L’Azienda novarese ha ricevuto dagli organizzatori uno splendido trofeo, conse-gnato dall’Assessore allo Sport del Comu-ne di Novara Giovanni Agnesina, come riconoscimento per l’impegno della Igor e della famiglia Leonardi a favore dello sport novarese. Il ricavato delle due corse minori sarà interamente devoluto per progetti didat-tici delle scuole dell’Istituto Comprensivo «Pier Lombardo» di Novara».

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23 Dicembre 2012. Per tutti l’ante Vigilia di Natale, tempo d’incar-tare gli ultimi regali e di ultimare i preparativi per i succulenti pasti delle feste.Ma per la Novara calcistica è sta-ta il giorno del grande ritorno, quello dell’appuntamento più atteso, la classica partita che vale una stagione, il cui esito trascen-de classifica e categoria: è stata la sera di Novara - Pro Vercelli, il derby più sentito dai Novaresi, così come dai rivali d’oltre Sesia. È risaputo che, in ambito calcisti-co, non esistano amicizie tra i co-lori del Novara e quelli dei gran-di centri circostanti. In un’epoca oramai remota e spes-so rimpianta, gli azzurri novare-si, insieme alle bianche casacche vercellesi, i grigi alessandrini e i nero stellati di Casale Monferrato costituivano il Quadrilatero del Piemonte Orientale. Epiche sfide tra quattro squadre storiche che si contrapponevano

alla diarchia delle formazioni to-rinesi. Non meno sentiti sotto la cupola di San Gaudenzio sono gli incon-tri con le vicine squadre lombar-de: Varese, Legnano, Pavia e so-prattutto la Pro Patria di Busto Arsizio, un match che è passato alla storia come il “derby del Ti-cino”. Che si rimanga in Piemonte, o che si sconfini in Lombardia, da sempre si accendono sfide avvin-centi con avversari di tutto rispet-to, che suppliscono all’assenza di titoli di rilievo nazionale, con la passione dei tanti tifosi che ma-nifestano un fortissimo attacca-mento alle proprie città e ai colori sportivi che le rappresentano. Tuttavia, per gli appassionati del Novara Calcio, nessun incontro suscita emozioni e tensioni tali come quello con gli eterni nemi-ci (sportivi) vercellesi. Due città molto simili tra loro, accomunate da storia, cultura e territorio, ma

al tempo stesso così fieramente divise e avverse l’una all’altra. La storia dei contrasti tra Nova-ra e Vercelli affonda le radici in un passato assai remoto, fin da quando, in pieno Medioevo, i due comuni distanti tra loro poco più di una ventina di chilometri, se-parati solamente dal fiume Sesia, si davano battaglia in qualunque ambito della vita civile e religio-sa. Ancora oggi, non è facile assiste-re ad accordi o compromessi tra le due città. Ulteriore conferma è stata poco tempo fa, in piena ba-garre per la “riorganizzazione” delle province, la ferma decisione di Vercelli di non schierarsi con la proposta avanzata da Novara di costituire, insieme con Biella e Verbania, il macro territorio del Quadrante Orientale della regio-ne Piemonte, che avrebbe avuto proprio in Novara il suo capoluo-go. Altro che cane e gatto!Questo accesissimo campanili-

The derby is back!Novara - Pro Vercelli

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SPORT

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smo non ha tardato a trasferirsi nello sport, dove, per fortuna, esi-stono solo vittorie e sconfitte, sfot-tò e dileggio, senza che nient’al-tro trascenda questa dimensione.Il primo confronto tra le compagi-ni calcistiche di Novara e Vercel-li, che con supremo sforzo di fan-tasia è passato alla storia come “il derby delle risaie”, risale in serie B al 29 settembre 1935, quando il Novara colse un rotondo succes-so sulla Pro Vercelli (già detentri-ce di ben 7 scudetti tra il 1908 e il 1922), vincendo per 5-1. Peggio andò nella gara di ritorno quando la Pro si rifece con un secco 2-0. Alla fine della stagione, la Pro si classificò al quinto posto, mentre il Novara vinse il campionato e si guadagnò per la prima volta la partecipazione alla serie A a giro-ne unico. Gli azzurri non hanno scudetti da opporre alla Pro, ma possono vantare 13 presenze nel-la massima divisione, 30 in quella cadetta e 38 in serie C, senza mai

essere scesi sotto quest’ultima ca-tegoria. A partire proprio dal campionato 1934/35, il Novara non ha mai di-sputato campionati di rango infe-riore rispetto a quelli in cui erano contemporaneamente impegnati i rivali di Vercelli. In anni più recenti, il derby man-cava in campionato dalla stagio-ne 2002-2003, in serie C2, allorché il Novara impose un 2-0 a domi-cilio alla Pro, per poi impattare 1-1 nel match casalingo di ritor-no. Un bilancio più che positivo per la squadra novarese, che pro-prio in quell’anno superò, in un sudatissimo play off, l’Alto Adi-ge, guadagnando la promozione in C1. Per la cronaca, questo derby pre-natalizio, denominato per l’oc-casione Christmas Match, a costi contenuti per favorire il maggior afflusso possibile di sostenitori, non ha deluso le attese, facendo registrare il miglior incasso fino

The derby is back!ad ora della stagione, con numeri da serie A. La vittoria, meritata, è andata alla compagine azzurra che si è impo-sta sulle bianche casacche per 2-0 con le reti di Perticone nel primo tempo e di Gonzalez nel finale di partita. I tanti tifosi novaresi che si sono assiepati sulle tribune del-lo Stadio Piola, fronteggiando il freddo, la nebbia e l’umidità, per stare vicini alla squadra e vincere a loro volta il derby del tifo con i fans della Pro Vercelli, hanno così potuto festeggiare come meglio non si potrebbe il Natale, con un successo che dà respiro alla clas-sifica e che soprattutto permette-rà ai tifosi azzurri di ribadire la loro superiorità nei confronti de-gli acerrimi avversari vercellesi. Almeno fino al prossimo 11 Mag-gio, quando il match di ritorno ri-proporrà un nuovo capitolo della sfida infinita tra Nuara e Varsej.

Matteo Trucco

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I Piccaia a Milano

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I due artisti espongono da CovaI Piccaia a Milano

Matteo e Giorgio in via Monte Napoleone

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ARTE

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Il Cova continua la sua tradizione di caffè artistico, letterario e alla moda di Milano, ospitando I Piccaia nella sua prestigiosa sede

di via Monte Napoleone.La famiglia Faccioli, proprietaria dello storico locale, ha fortemen-te voluto questa mostra. Nei due mesi, gennaio e febbra-io, quando la metropoli accoglie la manifestazione Moda Uomo autunno inverno 2013 – 2014, i due artisti Matteo e Giorgio espongono in questo caffè pa-sticceria amato anche da Ernest Hemingway.Cova è la storia di Milano, nato nel 1817 a lato del teatro “La Scala”, è stato ritrovo di patrioti, artisti, scrittori e musicisti. Nel 1950 si trasferisce nel quadri-latero della moda.Nel celebre Caffè Cova i Piccaia si presentano ancora una volta insieme, dopo la mostra di Gal-larate.Giorgio espone venti quadri, mentre il padre Matteo uno solo, ma storico.All’ingresso c’è il famoso qua-dro “Vacche, mucche, kühe” di Giorgio, un ironico balletto sulla piantina svizzera esposto anche

a Villa Dutoit di Ginevra e “Zu-rich”, un importante olio su tela del 2008.Nella seconda sala ci sono le ulti-missime realizzazioni di Giorgio sul tema della vita, una grande tela e quattro piccoli acrilici su carta, dove è rappresentata la voglia di vivere. Nel terzo locale, su una parete troviamo il grande quadro sto-rico di Matteo Piccaia dal titolo “Spazio della memoria” del 1975 e altri quattro piccoli preziosi acrilici su carta sempre su tema della vita (Onda e vita, Viva la vita, Arriva la vita, Vita gialla) del figlio Giorgio. Nella grande parete frontale sono ospitati i quadri del 2011 legati al corpo umano in color oro e due piccole chicche con tema i pesci.I pesci, ricerca di libertà, sono anche rappresentati nelle tre grandi e pregevoli tele sull’altra parete.Una mostra molta apprezzata dai numerosissimi clienti italia-ni e stranieri che frequentano il Cova di via Monte Napoleone.

Marco Trivelli

I Piccaia a MilanoMatteo e Giorgio in via Monte Napoleone

ARTE

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Piccaia

Foto1: Giorgio e Matteo Piccaia. Foto 2: i quadri esposti nella terza salaFoto 3: Matteo Piccaia. Spazio della memoria, 1974/75Foto 4: Giorgio Piccaia davanti a una vetrina della Pasticceria CovaFoto 5: Giorgio Piccaia. Zurich, 2008, olio su telaFoto 6: i quattro quadri sulla VitaFoto 7: Giorgio Piccaia. Vacche, mucche, kühe, 2009, acrilico su tela

domande

Giorgio

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PiccaiaCom’è esporre al Caffè Cova?Esporre a Milano in questo periodo, dove gli occhi del mondo della moda sono puntati sulla metropoli è per me e per mio padre un grande stimolo e mostrare il nostro lavoro al Cova è incredibile per la sua frequen-tazione.

Lo storico locale è anche in un luogo strategico…La sua posizione nel cuore della Milano della moda e la sua sto-ria, conosciuta in tutto il mondo, ne fanno un posto unico.

Una bella esperienza quindi?In questi giorni al Cova ho avuto scambi di opinioni che solo un luogo internazionale può dare. Questo è un luogo frequentato da persone di tutto il mondo. E la mia arte è stata molto ap-prezzata, segno che sto andando nella direzione giusta. Il confron-to, per me, è molto importante.

Una mostra voluta dai proprie-tari del Cova, come mai?Mi conoscono da diversi anni e mi stimano. E approfitto di NOI per ringraziare, anche a nome di mio padre, Mario Faccioli, la sua famiglia e tutto il personale del caffè Cova che così gentilmente ci hanno accolto.

ARTE

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WILD FLOWERSa Torino

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L’associazione culturale NOPX insieme a Ate-lier Giorgi presenta WILD FLOWERS un innovativo concept ar-

tistico dove l’aspetto espositivo e quello formativo si intrecciano, portando a Torino quattro artisti attivi sulla scena internazionale tra i territori di arte, illustrazione, grafica e video.Il format proposto vede il coin-volgimento di Elyron prima in veste di artista poi come curatore del progetto espositivo che offre la possibilità agli artisti ospiti di esporre nei cinque spazi messi a disposizione dagli organizzatori.

Curano il progetto e aprono l’e-vento espositivo con una mostra dedicata i torinesi Elyron, studio di graphic design, costituito da Roberto Necco e Roberto Balocco. Dal 31 gennaio al 14 febbraio 2013 Elyron propone negli spazi della Galleria NOPX Best price containers un intervento site spe-cific che costituisce il pre-evento di apertura di WILD FLOWERS e introduce i temi trattati dagli arti-sti che esporranno nelle settima-ne successive: l’arte intesa come esigenza spontanea di espressio-ne, come organismo vivente che occupa lo spazio.Il tema dei fiori spontanei, in ita-liano trattato in modo romantico e con una connotazione meno for-te, acquisisce nei diversi Paesi un significato più connotativo: nel giardino all’italiana il fiore spon-taneo non è previsto, in quanto non controllabile, mentre in altri contesti come nei giardini all’in-glese i wild flowers occupano un loro spazio vitale ed sono presen-za fondamentale.

WILD FLOWERSa Torino

Nella pagina precedente:dettaglio installazione BPContainers.In questa pagina Elyron - Menage a trois

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ARTE

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31 gennaio 2013 - 14 febbraio 2013 - mostra pre-evento Best price containers28 febbraio 2013 - 15 marzo 2013 - mostra Wild flowers23 febbraio 2013 - 24 febbraio 2013 - Workshop

Galleria NOPX - via Saluzzo 30; Atelier Giorgi - via Belfiore 5HGalleria BIN11 - via Belfiore 22A; Tomato Catch-up - via Silvio Pellico 12A Spazio Bianco - via Saluzzo 23bis; Green Box - via Sant’Anselmo 25

Dal 28 febbraio al 15 marzo 2013 si terrà la mostra WILD FLO-WERS, evento espositivo itine-rante in San Salvario (Galleria NOPX, Atelier Giorgi, Galleria BIN11, Tomato Catch-up, Spazio Bianco) che coinvolgerà quattro artisti invitati da Elyron a inda-gare le declinazioni di una resi-stenza civile della natura come dell’arte, che s’inserisce e nasce spontaneamente dove gli altri non vanno: Fupete (Italia), Ga-briela Jolowicz (Germania), Shei-la Pepe (New York), e PetPunk (Lituania).

Il 23 e 24 febbraio 2013 durante un workshop condotto da PetPunk verranno coinvolti professionisti del design, dell’illustrazione, del-la grafica, dell’arte e della comu-nicazione che realizzeranno un lavoro che verrà esposto durante la mostra.Inoltre, nel mese di giugno, du-rante un evento spin-off di WILD FLOWERS verrà presentato il catalogo del progetto con il testo critico di Domenico Papa.

NOPX, associazione culturale, nasce a Torino nel 2010 con lo scopo di promuovere l'arte con-temporanea ed incentivare gli artisti emergenti attraverso even-ti culturali di risonanza interna-zionale. NOPX si distingue come luogo espositivo inserito nel con-testo di uno studio-laboratorio

che opera nel campo dell’arte e del self-publishing.Atelier Giorgi, fondato da Stefa-no Giorgi artista e Roberta Minici, architetto e danzatrice, lo spazio si propone come atelier e conte-nitore artistico. A giugno 2012 è stata una delle sedi del Torino Performance Art Festival.

Elyron, studio di graphic design costituito da Roberto Necco e Roberto Balocco, nel 2009 ha vin-to il primo premio al Fedrigoni Award, categoria Publishing soft cover, l'anno successivo il terzo premio nella categoria Catalo-

gues. Nel 2011 ha vinto la meda-glia d’oro all’European Design Award nella categoria “signs and displays” per il progetto “The Museum Of Everything”, men-tre nel 2012, due poster di Elyron sono stati selezionati per la Bien-nale Internazionale del Poster di Varsavia.

Informazioni: www.wildflowers.to.it [email protected] Ufficio stampa: Ilaria Gai 338.9230234 Carola Serminato 349.1299250

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Plastic FactoryPlastic Factory, la nuova mostra curata da Asilo Bianco, apre al pubblico con una doppia inaugurazione per due sedi espositive: il Forum di Omegna (VB) il 22 marzo e il Museo Tornielli di Ameno (NO) il 23 marzo.

ENOGASTRONOMIA

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ARTE

Plastic Factory - fino al 2 giugno 2013 - si propone di indagare le te-matiche legate alle materie plasti-che e ai profondi cambiamenti che questa novità ha portato sia nella produzione industriale sia nella ricerca di artisti e designer, partita dalle Avanguardie degli anni Ses-santa e culminata negli anni No-vanta. Il fascino di lavorare con un medium - come lo definisce Roland Barthes - “miracoloso” è stata la sfida che molti hanno accolto, ricer-candone le varie possibilità espres-sive.Il Museo Tornielli di Ameno (NO) ospiterà una mostra dove opere di artisti contemporanei - come quelle in silicone 3D di Alessandro Ciffo, le meduse di Enrica Borghi, le in-stallazioni della Cracking Art - sa-ranno affiancate a pezzi più storici provenienti dal Museo Arte Plasti-ca (MAP) di Castiglione Olona e dalla Fondazione Antonio e Car-mela Calderara di Vacciago - Ame-no.Una sezione approfondirà il tema del design industriale, grazie alla

collaborazione con il Forum di Omegna (che ospiterà parte dell'al-lestimento), il Museo Alessi, Museo Kartell, Pandora Design e la Nuo-va Faro, dando la possibilità a un pubblico più ampio di conoscere le ricchissime collezioni custodite nei musei aziendali che raccontano non solo l'evoluzione dei prodotti ma anche i cambiamenti sociali di quegli anni. Allo stesso tempo si potranno ammirare oggetti "cult" nati dalle ricerche di noti designer: i pezzi degli anni 90 realizzati per Alessi da Stefano Giovannoni e Guido Venturini; il celebre Moscar-dino di Pandora Design, vincitore

del Compasso d’Oro nel 2001; le sedie di Joe Colombo per Kartell; e ancora il passaggio dall'alluminio alla plastica nella creazione dei gio-cattoli de La Nuova Faro di Ome-gna. In occasione di Plastic Factory, ver-rà inoltre promosso a maggio 2013 un convegno sul restauro del con-temporaneo con importanti docen-ti e esperti del settore, anticipato da un workshop rivolto agli studenti delle Accademie di Belle Arti di Milano e Torino.

Plastic Factorya cura di Francesca Gattoni e Giorgio Caione22/23 marzo - 2 giugno 2013Ingresso libero

Forum di OmegnaParco Pasquale Maulini 1Omegna (VB)www.forumomegna.org

Museo TornielliPiazza Marconi 1 - Ameno (NO)www.museotornielli.it

Guido Venturini, Zuccheriera Gino Zucchino, foto di Stefan Kirchner

Enrica Borghi, Meduse. A fianco: Alessandro Ciffo, rosso.Nella pagina a sinistra: Stijl 21012, Ostenda – Belgio

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LIBRI

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Il manuale di social media marketingche insegna ad amministrarePagine aziendali su Facebook.Disponibile anche in versione eBook.

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Il manuale di social media marketingche insegna ad amministrarePagine aziendali su Facebook.Disponibile anche in versione eBook.

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Il manuale di social m

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isponibile anche in versione eBook.

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LIBRI

Molte aziende si stanno chiedendo se i social media siano utili al loro mondo.I social media, nel frattempo, il mondo l’hanno già cambiato.

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Titolo del libro

Autori

EditoreCodice ISBN

Formato

Distribuzione

Sinossi

Ulteriori info

TI HO VISTO SU FACEBOOKCome guadagnare visibilità e reputazione aziendale con il social network più grande del mondo

Fulvio Julita e Federico Di Leva

Youcanprint.it9788867517893Tascabile, 112 pagine. Disponibile anche in versione eBook

Nello store dell’editore e nei principali bookstore su internet

Sapevate che, grazie a Facebook, le aziende possono facilmente guadagnare popolarità e reputazione? E che esiste un modo per creare valore attorno al loro marchio coltivando una buona strategia, seminando buoni contenuti e racco-gliendo buone relazioni? È necessario avere le idee chiare su cosa bisogna fare.Di questo e altro si parla nel libro Ti ho visto su Facebook attraverso il quale cono-scerete il Metodo dei Cinque Vasi, per gestire la vostra Pagina aziendale. Impa-rerete ad organizzare il vostro piano d’azione, a comunicare cose interessantie facili da ricordare, a evitare le insidie che si celano nell’uso non consapevole dei social media. Il tutto attraverso il perfezionamento delle vostre abilità di scrittura per fare delle parole uno strumento capace di suscitare emozioni e coinvolgimento. Le tecniche che apprenderete sono quelle che i due autori, Ful-vio Julita e Federico Di Leva, applicano ogni giorno con le aziende con le quali collaborano. Le stesse tecniche che potrete utilizzare per raggiungere risultati di successo e allargare i vostri orizzonti verso i nuovi confi ni del marketing.

www.cinquevasi.com

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LIBRI

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Molte aziende si stanno chiedendo se i social media siano utili al loro mondo.I social media, nel frattempo, il mondo l’hanno già cambiato.

"1) Ambientarsi | Scoprire che cosa è cambiato Ecco cosa fare per sbarazzarsi delle vecchie abitudini e cogliere, prima di tutti, le opportunità offerte dai social media. Quando il mondo cambia, serve cambiare il modo di guardare il mondo.2) Riconoscersi | Scoprire di avere qualcosa in comuneNel quale si parla delle opportunità che si aprono nell’entrare in sintonia con il lettore, del posizionamento delbrand e, in generale, del buon comunicare nel social media mar-keting.3) Capirsi | L’antica arte del fare salottoQuali prospettive apre Facebook a chi fa marketing? Quanto peso ha il coinvolgimento del pubblico attornoal brand? Il terzo capitolo è quello dove troverete le risposte.4) Orientarsi | Saper toccare i tasti giustiCome sfruttare le funzioni della Pagina Facebook per fare co-municazione accattivante, intelligente e d’impatto. Con gli stru-menti giusti e con la loro corretta interpretazione.5) Organizzarsi | Il buono del fare con metodoCinque contenitori per farvi arrivare là dove vi spingonole vostre ambizioni: il nostro esclusivo Metodo dei Cinque Vasi per pensare e gestire le strategie di social media marketing su Facebook.6) Scriversi | Le parole e il loro magnetismoLe caratteristiche di un post che lascia il segno, le tecniche usate dai professionisti della comunicazione, le regole di chi esercita l’antica arte dello scrivere: tutto racchiuso inquesto capitolo.7) Distinguersi | Il fascino di una personalità unicaIl Galateo del social media writer: nel frastuono del web,l’atteggiamento, la disposizione mentale e le parole adatte a far emergere il suono della vostra voce.8) Specchiarsi | Controllare che sia tutto in ordineQuesto capitolo è una check-list per verifi care di aver fatto tut-to per bene; quell’ultimo sguardo, un attimo prima che un pen-siero solo vostro diventi patrimonio di tutti.9) Ispirarsi | Continuare ad imparareFonti per guardare più da vicino i tanti mondi che vi abbiamo descritto, affinché il nostro punto di arrivo diventiil vostro punto di partenza.

Fulvio JulitaClasse 1969. Vive tra Facebook e il mon-do reale. Creativo pubblicitario, graphic designer e consulente di comunicazione. Branding e social media marketing sono le sue specializzazioni e argomento dei suoi corsi aziendali. Amministra e insegna ad amministrare Pagine Facebook. Pensa, progetta, coordina e scrive per diverse aziende piemontesi da oltre vent’anni. Il suo studio si chiama Julita Atelier ed è un luogo della campagna novarese dove creatività, sapere e passione s’intrecciano. Il suo portfolio è su www.julita.itCollabora con l’emittente novarese Pun-toradio, dove gestisce il team di scrittori del progetto narrativo Le Storie di Siamo in Onda, il cui podcast è tra i più seguiti del-la categoria narrativa nell’iTunes Store di Apple. È stato tra i curatori dell’antologia di racconti Parole al vento e della mostra collettiva d’arte Come Quando Fuori Piove, entrambe le iniziative promosse a favore di AGBD Arona (Associazione Genitori Bambini Down).Scrive di visual design, social media e tec-nologia su www.facebook.com/julita.it

Federico Di LevaClasse 1982. Vive tra le sue Moleskine, ma anche su Facebook. Copywriter, scrittore e storyteller. Il suo brand si chiama Fede-rico Ruysch. Si occupa di scrittura com-merciale, creativa, narrativa. Realizza te-sti ottimizzati per i motori di ricerca (SEO) e, nell’ambito del social media marketing, amministra Pagine Facebook aziendali, per le quali si occupa della creazione dei contenuti.Dal sito www.federicoruysch.com è pos-sibile scaricare il suo portfolio, che racco-glie i lavori più interessanti. Divide la sua esistenza tra questi due mondi che confinano a Nord con la carta, a Sud con la tastiera, a Ovest con la stilo-grafica e ad Est con la fantasia. È fonda-tore dell’Associazione Culturale Menestrelli di Jorvik e proprietario ed editore della rivista letteraria Arabica Fenice (www.ara-bicafenice.com). Scrive di narrativa, mar-keting e Letteratura su www.facebook.com/ruysch.federico

Chi sono gli autori?

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72 NOI - FEBBRAIO 2013

Paola Lucarini: la poesia del Magnificat

Da diversi anni cono-sco Paola Lucarini, presidente dell’asso-ciazione “Sguardo e sogno” fondata da

Mario Luzi, organizzatrice infatica-bile di eventi culturali nel capoluo-go toscano.La conosco non solo perché poe-tessa di fama nazionale, ma perché ospite amabile di diverse perfor-mance realizzate dagli studenti del-la nostra zona. Nutre, infatti, un’in-condizionata fiducia nei giovani e crede che la poesia possa costituire un eccellente mezzo di educazione ai grandi valori.La presenza a Palazzo Medici Ric-cardi da parecchi anni è testimonia-ta sui periodici della nostra zona perché con Giuliano Ladolfi ha in-

trecciato un rapporto di profonda stima e amicizia fin dal 1996, quan-do egli pubblicò per la San Paolo gli

atti del Convegno di Borgomanero La poesia e il sacro alla fine del Se-condo Millennio. Insieme hanno organizzato numerosi incontri a li-vello nazionale e internazionale che hanno visto la presenza di autori di fama mondiale.Questa volta Paola Lucarini non si trova in veste di stupenda ospite, ma di poetessa. Dopo più di 10 anni per la casa editrice Giuliano Ladolfi di Borgomanero ha pubblicato una raccolta di poesie dal titolo Per vi-sione d’anima, nella quale ella ope-ra una vera e propria ricognizione della sua esistenza. Ci troviamo di fronte a una vera e propria svolta della sua produzio-ne in versi che rivela un mutamento profondo della sua persona, in cui l’umano e sovrumano, il presente

e il passato, il limite e la speranza si uniscono in una visione religiosa che solleva lo sguardo dall’esisten-

za per librarlo su ali d’aquila verso i cieli e i nuovi destini. E per descri-vere le sensazioni che hanno colto il mio giovane animo alla lettura di questi versi non posso che doman-dare aiuto alla straordinaria sensi-bilità di un famoso critico letterario, quale è Giuseppe Langella, docente di Letteratura Italiana Contempo-ranea all’Università Cattolica di Milano, che ha firmato un’affasci-nante presentazione: «Paola Lucarini ci fa assaporare la vita terrena come vigilia di una “fe-sta ignota”. La sua è la risposta cri-stiana al pessimismo di Leopardi, del Sabato del villaggio: «La brez-za arpeggia note d’aria / è l’anima delle cose a profumare / l’attesa. Verrai. E si svelerà / il tuo volto». E ancora, appoggiandosi a san Giovanni della Croce, uno dei più grandi mistici di tutti i tempi: «Not-te dell’anima, nel buio / si prepara festa di stelle». Per i figli di Dio, in-fatti, si profila, dantescamente, un destino sfolgorante di luce: «noi, raggi d’eterno sole».

Nulla di strano, con queste pre-messe, che la poesia della Lucarini assurga a continua, limpida e pie-na, confessio fidei, e che al culmine dell’elevazione trascenda in pre-ghiera, sciogliendosi in canto, anzi in un trepidante e celebrativo ma-gnificat».

Giulio Greco

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CHIUSO IL LUNEDI MATTINA

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74 NOI - FEBBRAIO 2013

LIBRI

Il volume è dedicato alla basi-lica di San Giulio d'Orta, oggi fulcro di uno dei più impor-tanti monasteri benedettini femminili del Piemonte.

L'edificio conserva testimonian-ze importanti di una storia che si snoda dall'età tardoantica ai giorni nostri. La sua collocazione sull'omonima isola nel cuore del lago d'Orta ne fa un sito di note-vole interesse dal punto di vista storico, artistico e paesaggistico.La prima parte del volume, attra-verso un percorso di visita, con-

La basilica diSAN GIULIO D’ORTA

duce il lettore alla scoperta della basilica, mentre la successiva ap-profondisce l'architettura, le arti figurative e gli interventi effettuati dal tardo medioevo al XX secolo.

Simone Caldano Laureato in Lettere con tesi in Storia dell’arte medievale presso l’Universi-tà degli Studi di Pavia, ha conseguito il diploma di perfezionamento in Sto-ria dell’Arte presso l’Università degli Studi di Milano ed è dottorando in Storia dell’architettura e dell’urba-nistica presso l’università IUAV di

Venezia. Si è occupato di architettura medievale tra Piemonte e Lombardia, con attenzione alla storia religiosa e insediativa e agli interventi di età mo-derna, concentrandosi in particolare su edificiromanici delle diocesi di Novara, Vercelli e Acqui Terme e sul cantiere gotico del duomo di Crema, sul quale sta svolgendo la tesi di dottorato, con attenzione allo sviluppo urbanistico della piazza del duomo fino al XVI secolo.

La basilica di SAN GIULIO D'ORTAdi Simone CaldanoL'Artistica Editrice

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Il libro/guida giunto alla sua terza edizione – opera di Riccardo Franchini, che segue il settore eno-gastro-nomico da oltre dieci anni

e del fotografo Francesco Ragni, esperto di immagini food (i quali hanno, comunque, pubblicato al-tri libri su argomenti del settore) - si propone di essere di chiara e facile consultazione per tutti co-loro che, per affari, per attività o per semplice piacere, desiderano trovare un posto gradevole e affi-dabile dove trascorrere una sera-ta all’insegna della buona cucina e del buon vino.

La Guida (270 pagine, 400 foto-grafie a colori), analizza scru-polosamente e nel dettaglio 110 locali (ristoranti ed agriturismo), delle Province di Novara, del V.C.O. e di Varese, con una pic-cola deviazione nel vercellese. Inoltre, troverete curiosità, ricette di piatti del novarese, schede dei vini delle colline novaresi, abbi-namenti vini-cibi, articoli di eno-gastronomia. DOVE ANDIAMO A CENA STASERA?

Dalle colline novaresi ai laghi Guida ai Ristoranti ed agli Agriturismo

tra Piemonte e Lombardia

Il libro/guida giunto alla sua terza edizione – opera di Riccardo Franchini, che segue il settore eno-gastronomico da oltre dieci anni e del fotografo Francesco Ragni, esperto di immagini food (i quali hanno, comunque, pubblicato altri libri su argomenti del settore) - si propone di essere chiara e di facile consultazione per tutti coloro che, per affari, per attività o per semplice piacere, desiderano trovare un posto gradevole e affidabile, dove trascorrere una serata all’insegna della buona cucina e del buon vino.

La Guida (270 pagine, 400 fotografie a colori), analizza scrupolosamente e nel dettaglio 110 locali (ristoranti ed agriturismo), delle Province di Novara, del V.C.O. e di Varese, con una piccola deviazione nel vercellese Inoltre, troverete curiosità, ricette di piatti del novarese, schede dei vini delle colline novaresi, abbinamenti vini-cibi, articoli di eno-gastronomia).

Dalle colline novaresi ai laghi.Guida ai Ristoranti ed agli Agriturismo

tra Piemonte e Lombardia.NOI - FEBBRAIO 201376

LIBRI

Dove andiamo a cena stasera?

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La Guida, unica nel suo genere, ha, quindi, la pretesa di essere un valido strumento di lavoro e di piacere, da consultare ogniqual-volta si desideri sperimentare un nuovo luogo dove andare a cena. Inoltre, rappresenta un vero e proprio percorso eno-gastrono-mico che, partendo dalle colline novaresi, raggiunge i laghi pie-montesi e varesini, per poi spo-starsi nelle valli ossolane e sulle prealpi varesine, alla ricerca delle aziende agricole, soprattutto di nicchia, dove è possibile trovare e gustare prodotti tipici e caratte-ristici.

Si può acquistare in libreria.

Per informazioni: [email protected]

doveandiamoacenastasera

Dove andiamo a cena stasera?

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Sovente si sente ripete-re un’affermazione che, personalmente, non con-divido affatto e cioè che il nostro territorio non

possiede una tradizione culinaria tipica, che offre pochi piatti tipici e i pochi offerti sono, tra l’altro, de-finiti, “poveri”.Credo che sia giunto, finalmente, il momento di valorizzare, nel-la giusta misura, quanto siamo in grado di offrire e, soprattutto, deve essere sottolineato con forza che i prodotti, che sono posti alla base della nostra cucina, riscuoto-no garanzia di assoluta genuinità e qualità.Per anni, effettivamente, la risto-razione locale ha cercato, più che altro, di “copiare” piatti delle cu-cine regionali italiane più blasona-te, proponendo gustose pietanze a base di pesce di mare o ricche

portate, con prodotti, certamente di qualità, ma importati e assolu-tamente estranei alla realtà in cui viviamo. Il prezzo pagato fu alto e queste scelte contribuirono a di-struggere e spesso a far dimenti-care la nostra cucina tradizionale. Da qualche tempo, però, fortuna-tamente, grazie ad un marketingintelligente, attuato da molti ri-storatori e da operatori turistici locali, si sono riscoperti numerosi piatti “contadini”, che, magari sa-pientemente elaborati ed adattati ai gusti più attuali, hanno conqui-stato anche i palati più esigenti. Essi hanno contribuito a proporre e a valorizzare una cucina che si credeva inesistente o, comunque, assai povera, anche sotto l’aspetto della varietà.Non abbiamo, certamente, la pre-tesa di esaurire in poche righe l’ar-gomento, vogliamo, però, lanciare

un messaggio, evidenziando tutte le possibilità e potenzialità del no-stro territorio. Pensiamoagli antipasti, con i succulenti sa-lumi (salame della duja, fidighina, lardo, cotechino), accompagna-ti dalle cipolle in agrodolce o da certe torte salate guarnite dall’an-tipasto “piemontese”: verdure in agrodolce mischiate con il tonno, piatto che affonda le sue origini in terra torinese, ma che, da almeno cento anni, arricchisceanche le nostre tavole imbandite a festa.Che dire poi dei primi piatti? La Paniscia novarese non ha nulla da invidiare ad altre preparazioni culinarie di fama nazionaleod internazionale: dal risotto allo zafferano, all’osso buco o alla pa-ella. Gustoso, ricco di calorie, sa-porito, nutriente è quasi un piatto “unico”, come in epoca contadina,

ENOGASTRONOMIA

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I piatti tipici novaresi: un tesoro da scoprire e da valorizzare.

La nostracucina

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quando gli ingredienti erano re-periti direttamente dall’orto, dalla campagna e dal cortile familiare. Pur essendo un piatto sostanzial-mente “povero”, resta l’emblema di un territorio ricco di prodotti di alta qualità e genuinità.Molte sono le scelte tra i secondi piatti: le carni di bovino, i bolliti misti, accompagnati dal “bagnet-to verde”, o gli animali da cortile, oche, galline, conigli, fagiani, le rane fritte: ecco alcuni degli esem-pi più significativi.Vi sono, poi, dei piatti “simbolo”, che si possono gustare nella no-stra zona.Pensiamo all’inimitabile ed inossi-dabile tapulone o alla casöla, pre-parata rigorosamente con la verza gelata, arricchita dalle parti meno pregiate, ma assai saporite, del maiale. E che dire dei contorni tipici, ma-gari dimenticati, come la masara-da, piatto caldo a base di verdure (patate, polpa di zucchine, cipol-le), cotte in un soffritto di pomo-doro ed insaporita con salame del-la duja sbriciolato?Sulla tavola della cucina tradizio-nale sono presenti, seppur in mi-sura minore, anche i pesci d’acqua dolce: dalle alborelle fritte o i vai-roni del Ticino, ai pescioliniin carpione o alla anguilla in umi-do.Continuando nel nostro menù ti-pico delle colline novaresi, non possiamo dimenticare il gorgon-zola: dolce e cremoso o compatto e dal sapore intenso e leggermen-te piccante, sempre accompagnato da una calda ed invitante polenta, macinata grossa, come era in uso nei mulini della zona (me ne ricor-do uno, in particolare, alla Badia di Dulzago, frazione a sud ovest di Bellinzago, sui dossi morenici, a ridosso del fiume Terdoppio, in

prossimità di alcuni fontanili).Probabilmente siamo tradizional-mente “deboli” nella proposta di dolci: il più tipico ed antico sem-bra essere il Busarö, confezionato con la pasta del pane e l’uva ame-ricana, molto raro ormai. Nel mio peregrinare alla ricerca di prodotti di nicchia e della tradizione, ne ho trovato uno cucinato come si fa-ceva “una volta” nella panetteria-pasticceria di Claudio Galfrascoli, a Marano Ticino, che lo produce ancora secondo l’antica ricetta. Sicuramente più conosciuti ed ap-prezzati sono i Brutti ma Buoni, deliziosi e fragranti dolcetti tipici borgomaneresi (la prima ricetta risale, verosimilmente, al lontano 1869), realizzati con mandorle, zucchero, albume, farina ed aromi naturali.Questi piatti, unitamente ad altri più comuni e frequenti, testimo-niano come la nostra zona riesca ad offrire una buona gamma di prodotti, di gusti, di sapori, che si-curamente sanno attirare, sempre più numerosi, golosi ed appassio-nati.Anche attraverso la buona tavola,infatti, si valorizza in modo con-creto un territorio che ancora non è giunto alla piena consapevolez-za della propria vocazione turisti-ca.

Riccardo FranchiniNOI 03.09

ENOGASTRONOMIA

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La paniscia è un tipo di risotto diffuso tra Piemonte e Lombar-dia, con alcune varianti locali. Si ipotizza che il nome derivi da panìgo, una varietà povera di mi-glio, con il quale veniva cucinato questo piatto prima della diffu-sione del riso. Tuttavia mancano fonti sicure in questo senso.Il miglior abbinamento è con un vino rosso fermo delle Colline Novaresi.

Ingredientigr 360 di risogr. 50 di burrogr. 50 di lardogr. 70 di cotenne di maiale1 salame2 etti di fagioli freschi borlotti1 cipolla1/2 cavolo verza1 carota1 gambo di sedano1 cucchiaino di salsa di pomodoro1 bicchiere di vino rossosale e pepe.

PreparazioneBollite in abbondante acqua salata per tre ore circa tutte le verdure tagliate a pezzi, tranne la cipolla e le cotenne.Soffriggete con il lardo tritato la cipolla affettata sottile, metà del burro, il salame tagliato a pezzet-tini. Aggiungete al soffritto il riso, mescolate e poi versate il vino. Fa-telo evaporare, quindi abbassate la fiamma e aggiungete a poco a poco tutto il brodo con le verdu-re. Quindi portate a cottura il riso. Terminata la cottura aggiungete al risotto il burro rimasto e spol-verizzatelo di pepe. Servite senza aggiungere formaggio.

La paniscia

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ENOGASTRONOMIA

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Torta Arlecchinodi Emi Guidettidi Emi

Le ricette Buongiorno a tutti! Arriva Carnevale ed ecco per voi una simpaticissima ricetta, molto d'effetto e molto golosa. Una ricetta abbastanza semplice,che potete preparare in casaper stupire i vostri ospiti.Provatela e .. buon appetito! Emi

È arrivato il tempo di festeggiare Carnevale, ed in questo periodo può essere simpatico organizzare cene o feste in allegria. Per creare un ambiente allegro ba-sterà usate molto colore in tavola, preparare ricette saporite e deco-rare l'ambiente con decorazioni ad effetto. Ora passiamo alla ricetta che ho scelto per voi, una torta colorata con un effetto strabiliante.

Ingredienti per 6 sei persone• 150 gr. di zucchero• 200 gr. di farina 00• 1 dl. di olio di semi• 3 uova• 1 cucchiaio di cacao amaro• 2 cucchiaini di lievito vanigliato • colorante alimentare rosso e verde • zucchero a velo colorato rosa, gial- lo e verde• 80 ml. di latte fresco • Sale

PreparazioneRompete le uova, separando i tuorli dall’albume. Montate a neve gli al-bumi con un pizzico di sale e zuc-chero, incorporateli gradualmente a cucchiaiate al composto, mescolando con un movimento dal basso verso l'alto. Dividete il composto in quattro parti. Stemperate il cacao con poche gocce d'acqua e aggiungetelo alla prima parte.Unite il colorante verde alla seconda e quello rosso alla terza, seguendo le istruzioni sulla confezio-ne del prodotto colorato. Lasciate la quarta parte al naturale.Versate un cucchiaio di impasto al centro dello stampo, foderato con carta da forno bagnata e strizzata, poi proseguite ag-giungendo al centro, man mano, un altro cucchiaio di impasto di colore diverso e procedete allo stesso modo, alternando i colori, fino ad esaurire i quattro composti. Mettete la torta in forno già caldo a temperatura di 180°C per 30 minuti, quindi la-sciatela riposare in forno per altri 10 minuti. Fatela raffreddare, spolveriz-zandola poi con gli zuccheri a velo colorati, alternando le strisce di colori. Infine servitela ai vostri amici!!! Tanti saluti da EMI.

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Oleggio Castello (NO) - Via Vittorio Veneto, 53Tel. 0322 53255 - 339 3776370

L'Alchimista

AL C

H I MI S T Ail ristorante

ristorante

E quando tutti i giorni diventano uguali è perché non ci si accorge più delle cose belleche accadono nella vita ogniqualvolta il sole attraversa il cielo.

dal libro "L'alchimista" di Paulo Coelho

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