Magazine Giugno

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yc msv Giampaolo Talani MARINAIO cm.50x50 olio su tavola, 1996 Responsabile Magazine Dott.Giuliana Valisneri V.D.T Escogitando comunicazione & servizi

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Giampaolo Talani

MARINAIO cm.50x50 olio su tavola, 1996

Responsabile Magazine Dott.Giuliana Valisneri V.D.T

Escogitandocomunicazione & servizi

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Giorgio Socci, appetizer - incoming

Sara Gianfaldoni,

segretaria

Giuliana Valisneri Vicedomini Della Torre, responsabile culturale redazionale e magazine

Paolo Martini, responsabile multimediale

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PARLIAMO CON : Mario Zambernardi

Lo Yacht Club San Vincenzo è oggi il fiore all'occhiello del nuovo porto turistico?!

Sicuramente si, penso che sia importante per un porto turistico una sede dove accogliere i proprietari dei natanti che attraccano al porto, da sempre il porto è un punto di arrivo,un luogo sicuro dove sentirsi protetti e coccolati. Il porto turistico di San Vincen-zo gode di una posizione eccezionale, è molto vicino alle isole dell'arcipelago toscano che sono facilmente raggiungibili. L'Elba che dista soltanto dalle 13 alle 20 miglia, la Corsica 40 miglia,la Capraia 30, anche per questa ragione qui dovrebbero attraccare i natanti, poi ci sono resti archeologici, paesi medie-vali storia, cultura e ambiente. Lo Yacht è il completamento di un progetto una scommessa che ho portato a termine anche grazie all'aiuto del Presidente Marco D'Agliano con il quale mi lega un'amicizia e un rapporto di stima reciproca. Lo Yacht Club deve essere aggregante per tutti coloro che frequentano il porto turistico, sia per i soci che gli abitanti del paese, dovrà divenire luogo di ritrovo per tutti coloro che hanno la passione per il mare. Il Circolo Nautico di San Vincenzo esiste da oltre 40 anni e oggi spero che la collaborazione tra esso e lo Yacht Club sia intensa e produttiva. Vogliamo organizzare eventi e soprat-tutto regate e gare di pesca, la mia vera passione. A settembre avremo la 5 e ultima tappa del circuito Dinghi della famosa “Suisse Cup” alla quale parteciperà anche il sanvincenzino Uberto Capannoli Campione del mondo di questa disciplina.

Continuiamo a ripetere che questo territorio ha enormi potenzialità ma sembra che non riusciamo a decollare davvero, perchè secondo lei?Sicuramente c'è stata una grave crisi della nautica causata dal governo Monti che ha tassato e vessato questo settore in ogni modo. Questo non ha fatto altro che allontanare molti armatori verso mete straniere. La crisi del turismo oggi è a livello mondiale ma noi qui, tra Livorno e Piombino, abbiamo una costa che è tra le più belle d'Italia dove ogni sera vediamo tramontare il sole, la cosa più spettacolare che la natura poteva regalarci. Nonostante questo non siamo bravi a sfruttarla forse manca la volontà di farlo. Ho notato che le attività sono spesso gestite soltanto dai dipendenti e cambiano spesso gestione. Questo un po' impoverisce la zona rispetto all'Adriatico dove le attività sono spesso gestite da famiglie e hanno trascorsi storici. La stagione turistica si è molto ridotta rispetto al passato, dobbia-mo impegnarci tutti di più,me compreso,per fronteggiare la crisi e superarla.

La realizzazione del porto è stata osteggiata in tutti i modi e lei spesso viene attaccato per averlo realizzato.Io ho aderito a un bando di gara indetto dal Comune e ho realizzato quello che poteva essere realizzato. Il porto è e dovrà divenire un'eccellenza del paese, dovrà rivitalizzare San Vincenzo che dovrà investire in ospitalità . Se ognuno di noi farà bene il suo lavoro le cose andranno per il verso giusto potremo divenire un leader in ambito turistico se investiremo in professionalità,impegno e dedizione .

E' vero che lei ama molto pescare?E' un bel momento di libertà da condividere con gli amici, per me rappresenta la speranza, la convinzione, la ricer-ca, un ritorno allo stato di natura, rispetto molto l' imprevedibilità del mare e i suoi mutamenti. Mi stimola buttare l'esca e aspettare gli eventi, insistere, non perdersi d'animo, buttare l'ancora e godersi il silenzio del mare, la brezza, i suoni e i profumi. La pesca è una delle attività produttive importanti del nostro paese e spesso nell'antichità è stata fondamentale per la sopravvivenza dei villaggi costieri. Amo questo sport che mi permette di stare a contatto con la natura, quando esco a pesca mi diverto e penso che nella vita sia importante anche il sano divertimento. Giuliana Valisneri Vicedomini DT

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La cambusa, come si mangiava in barca

La parola “cambusa”deriva dall'olandese “ Kabuin” che significava cucina. Nacque nell'antichità l'uso della “cambusa”, già i fenici e i vikinghi caricavano sulle loro barche a remi dei bauli in legno con il cibo per l'equipaggio. Queste cambuse erano prive di refrigerazione così il cibo per i marinai doveva essere facilmente conservabile per molti giorni, forse anche mesi. Così la cucina era fornita di vino, olio, orzo cotto e tostato, farina di lino mista a miele e semi di papavero, formaggio e uova. Inoltre si portava nella cambusa molta acqua, cipolle e un impasto di farina, olio e vino. Questi impasti molto nutrienti venivano chiamati “panatica”come le cose impanate che facciamo oggi che contengono appunto farina, uovo e pane. Molto importanti furono “le gallette”un pane duro cotto per due volte nel forno. Sulle barche era facile trovare anche un forno vero e proprio che veniva costruito a poppa della barca su una base di sabbia e mattoni refrattari e che poteva essere usato durante il viaggio anche per fare dei riti propiziatori. Un altro importantissimo prodotto che non poteva mancare nelle cambuse del passato era l'aglio, pianta dalle molteplici qualità antisettiche considerato dagli antichi viaggiatori indispensabile e preziosissimo. I Romani, gli Olandesi e i Greci riempivano le loro cambuse con l'aglio per rinvigorire i rematori, per disinfettare e curare alcune malattie infettive. L'aglio era un prodotto secco che si conservava bene e si poteva usare anche per cucinare piatti prelibatissimi. Alcuni dei piatti più famosi a base di aglio nacquero proprio sulle barche, l'agliata,la caponata, il guazzetto, il caciucco, il brodetto e l'acqua pazza napoletana sono nate in barca ! Quando le imbarcazioni iniziarono ad andare a vela i tempi di viaggio diminuirono e quindi fu più facile approvvigionarsi di cibo. Nei primi del 1700 nacquero in Liguria le prime “osterie”del mare, i catrai, erano delle chiatte dove sopra si cucinavano in modo semplice verdure e frutta, minestre di verdura a base di basilico, aglio e olio. I galeoni venivano accostati da queste chiatte che vendevano prodotti freschi. Un marinaio del 1800 ci ha tramandato una ricetta veloce che poteva essere cucinata dagli stessi membri dell'equipaggio e che ancora oggi viene riprodotta sulle barche da pesca turismo.“...occorre una pentola di coccio con molto olio, molti spicchi di aglio, acciughe salate, capperi e pomo-doro. Fare cuocere per circa dieci minuti poi aggiungere sopra il pesce pescato fatto a pezzi grossi,vino bianco, sale, ancora olio, coprire con un coperchio e far cuocere per venti minuti...”Oggi i natanti sono muniti di cucine perfette in piccoli spazi, sono efficienti e ben organizzate con refri-geratori e surgelatori. Non si trova molto a bordo nelle barche di media dimensione ma sicuramente una cantina ben fornita di vini pregiati, champagne e cruditè. Per la colazione indispensabile, caffè, tè, biscotti secchi, marmellata e miele. Sia a vela che a motore oggi le barche fanno in fretta a raggiungere le coste dove è facile attraccare e trovare ogni genere di rifornimento.Chi è amante della pesca spesso cucina direttamente in barca con il pescato del giorno. Sole, mare, salmastro e asciugamano è il motto dei velisti, oggi come allora.

GVVDT

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Circuito Internazionale “Suisse and Global Cup”Settembre 2014 Porto Turistico San Vincenzo Tappa Finale del circuito

Parla Uberto Capannoli Campione del Mondo della suddetta disciplina

Lei ha iniziato giovanissimo ad andare in barca a vela, cosa si ricorda?Una grande emozione, ho iniziato a dieci anni, oggi si inizia molto prima, mio figlio ha iniziato a soli sei anni, he provo ancora ogni volta che esco in mare. Bisogna provare per credere quali possano essere le sensazioni che si provano quando sei a tu per tu con il mare.Tu e lui soltanto! Per questo amo le barche singole, non voglio essere distratto da niente e godermi i suoni e i profumi del mare. Posso dire di essere cresciuto sulla barca a vela, ho maneggiato corde, argani, ancore e ormeggi vari, ho visitato moltissimi porti e penso che il mare sia l'ambiente più bello e più ostile nello stesso tempo. Nonostante ciò non mi accontento e faccio sempre esperienze nuove, penso che la curiosità sia importante e io ho tanta voglia di imparare e conoscere. Oltre che velista sono anche Istruttore Federale di vela e ho trasmesso questa passione anche a mio figlio che oggi segue le mie orme.

Lei è stato anche sub, ha lavorato anche nell'archeologia subacquea?Si, c'è stato un periodo nel quale lasciai la vela per fare immersioni con le bombole, il mare è bellissimo anche sotto, forse i fondali sono la vera bellezza del mare che vediamo in superfice, un mondo silenzioso fatto di colori e di pace che l'uomo viola con la sua presenza! Ho avuto il piacere e la fortuna di collaborare con la Sovrintendenza delle Belle Arti di Sassari che stavano per portare alla luce il relitto di una nave commerciale siro palestinese affondata vicino a Baratti. Su questa nave c'erano oggetti di gran pregio come coppe di vetro, molto rare all'epoca, lucerne,lingotti di piombo, statuette votive anche se la cosa più interessante è stato rinvenire un'attrezzatura medica. Infatti ritrovammo molti contenitori di legno di bosso che ricordano il prontuario di un medico, arnesi chirurgici, una ventosa per salassi e brocchette di stagno. Questa nave era organizzata come una nave moderna e trovare questi oggetti bellissimi fu davvero un'emozione grandissima anche se mi sembrò di disturbare il suo sonno eterno! Grazie al ritrovamento gli archeologi hanno potuto ricostruire una nave di circa duemila cinquecento anni fa partita forse dalle isole del Mar Egeo per fare acquisti nel mar Tirreno e magari raggiungere la colonia di Marsi-glia dove i Fenici già vivevano! Oggi è stata ricostruita nel museo archeologico di Piombino.

“Il Bucaniere è un luogo unico, dove il tramonto diventa uno spettacolo impareggiabile

IL BUCANIERE

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Dopo questa parentesi è arrivato anche il Dinghy?Si,tra la caccia,la passione per la numismatica e le mie passeggiate per conoscere il territorio sono incappato nel Dinghy. Era il 2005, vidi questa barca e me ne innamorai. Il Dinghy è una barca piccola per una sola persona, praticamente è l'antica scialuppa di salvataggio delle grandi navi passeggeri dei primi del '900. Fu progettata da un inglese, l'avvocato George Cokshot nel lontano 1913 ed ebbe subito un grandissimo successo. Lo scorso anno si è festeggiato il centenario! Il mio Dinghy è d'epoca, risale al 1957, l'ho acquistato usato e l'ho restaurato da solo perchè c'è molta soddisfazione nel mettere a nuovo una barca! Si chiama “Gigi balla” (quando andavamo allo zoo di Livorno dicevamo all'unico orso che c'era “Gigi dai balla”)

Con questo Dinghy lei ha vinto il Campionato Del Mondo?Si, nel 2011 ho vinto il Campionato del Mondo del Circuito 12 piedi Classico Legno che si conquista a punteggio in 6 regate che fanno parte del trofeo”Suisse and Global Cup” che quest'anno arriverà anche a San Vincenzo, proprio l'ultima tappa si svolgerà nel nostro porto nel mese di settembre 2014! Nel 2010, avevo vinto anche la Coppa del “Trofeo Cokshot” che viene organizzato dal nipote dell'avvocato in Turchia. Le regate vengono fatte in tutta Europa ed è un circuito molto duro che ci porta in giro per il mondo.

Ma nonostante aver raggiunto le più alte vette non ferma Uberto oggi ha nuovi stimoli!In effetti il Dinghy ormai l'ho messo a riposo da due anni, sono stato ingaggiato dalla famiglia Riva, produttori di natanti sul Lago di Garda, mi hanno assegnato una nuova barca che ho subito denominato “Balla con Gigi”.Questa nuova esperienza mi stimola ogni barca va capita, ha un suo carattere proprio come noi uomini, dovrò scoprire pregi e difetti di “Balla con Gigi”. Parallelamente a questa nuova iniziativa ho anche il piacere di collaborare con il mio carissimo amico Marcello Corsi, Vicepresidente del Circolo Nautico San Vincenzo, in un circuito di barche di legno d'epoca di sedici metri. Lo scorso anno abbiamo vinto un'importate cup che si svolge a Trieste, la “Barcolana Classic”. Oggi ho anche la soddisfazione di collaborare con l'armatore Fabio Mangione, sono uno dei velisti della “Alnair 3”.

Giuliana Valisneri Vicedomini Della Torre

Circuito Internazionale “Suisse and Global Cup”Settembre 2014 Porto Turistico San Vincenzo Tappa Finale del circuito

Parla Uberto Capannoli Campione del Mondo della suddetta disciplina

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Giampaolo Talani

A Venezia “ROSA DEI VENTI” scultura del maestro TALANI

Il Maestro Talani si definisce un marinaio indipendente e la sua vita soltanto “un diario di bordo”che racco-glie le mappe della sua anima. Ripercorrere il suo cammino significa andare a ritroso nel tempo,un tempo ben impiegato che oggi potrebbe farci pensare che il Maestro abbia raggiunto le sue più alte vette,ma non è così!Il Marinaio indipendente ha ancora molti porti da visitare e conquistare, ci riserverà altre sorprese. Lo scorso 11 maggio il Vice Ministro alla Infrastrutture Senatore Riccardo Nencini ha inaugurato alla stazione di Venezia la scultura “Rosa dei Venti” di Talani ,un'importante opera che nel 2008 era stata esposta a Firenze nel loggiato del museo degli Uffizi. “Grandi Stazioni” è il titolo del progetto di Ferrovie Dello Stato che ha collocato le sue opere in celebri stazioni come quella di Santa Maria Novella a Firenze e oggi Santa Lucia a Venezia. Le stazioni sono luoghi per eccellenza di “partenza”dove popoli e cultura si incontrano. Venezia ,come Firenze, è un croce-via che accoglie un flusso continuo di viaggiatori che arrivano da tutto il mondo con le loro valige(rosse)per visitare una città unica al mondo. Il bronzo di Talani, 3 metri , rappresenta un'esile figura maschile che poggia sulla cupola di un ombrello dove sono tracciati i punti cardinali messi in disordine a rappresentare le incertezze dell'uomo moderno. Nella scultura ritroviamo anche i simboli più cari al Maestro,la rosa e la barchetta di carta .GPaoloTalani ha ricostruito un suo mondo artistico dove la linea di confine sono i ricordi, la memoria, i personaggi e i luoghi del passato simboli universali dell'uomo contemporaneo. Egli getta nel mondo le sue opere che,come le palline di pane della favola di Pollicino, vorrebbero riportare al luogo della sua partenza, San Vincenzo,il paese di antica origine etrusca che grazie al mare ha potuto ricevere visite da “marinai” provenienti da altre terre ricchi di esperienze,di novità di materia. Uomini che hanno lasciato tracce indele-bili in un mondo primordiale sguarnito di orpelli ma colmo di fantasia. Il ciclo affettivo e atavico che parte dall'infanzia e dai legami genitoriali non si esaurisce mai e l'uomo Talani lascia le tracce della sua presenza nel mondo,chi vuole conoscerlo dovrà soltanto seguirle in una caccia al tesoro che non avrà mai fine.

Giuliana Valisneri Vicedomini Della Torre.Il filo

Quanto vento di mare e quanto sale nelle vene di un marinaio, e profumo di pazzia, malinconia, gioco, stupore!La mia infanzia perduta la vado cercando ovunque. Anche nei suoi occhi o in quelli grandi di un bimbo.La cerco in un pomeriggio fermo e assolato, nel fumo di un treno, in una strada bianca di sassi, in un profumo, un colore.L’amore non è né fuoco né dolcezza: è solo un filo che può andare lontano.

Giampaolo Talani