Magazine settembre 2010

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COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE “Servono concretezza e compostezza” PAGINA 2 PARLA EMMA MARCEGAGLIA MEETING Incontro all’esigenza di cambiamento e di ripresa dell'uomo Il XXXI Meeting per l’amicizia fra i popoli si chiude come segno tangibile e documentazione della sfida che il Santo Padre ha lanciato: “Testimoniate nel nostro tempo che le grandi cose a cui anela il cuore umano si trovano in Dio”. Il titolo “Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore” è diventata ipotesi reale per tutti di con- fronto su ogni questione: ipotesi per i 3193 volontari provenienti da tutta Ita- lia e da oltre 20 paesi stranieri, che anche quest’anno, come ormai si ripete da oltre 30 anni, hanno offerto il loro la- voro per la costruzione di un’opera in cui l’ideale si è incarnato; un’ipotesi di sguardo per le quasi 800.000 presenze, 29 le nazionalità presenti, che si sono confrontate con oltre 130 incontri, 8 mostre, 35 spettacoli. “Tantissimi ospiti, di ogni fede, cultura, provenienza; è stato sorprendente vedere come per tutti il tema del Meeting sia stato il contenuto prevalente dei loro interventi; non ab- biamo ascoltato voli pindarici o teorie astratte, ma una reale lettura della pro- pria esperienza alla luce del titolo”, di- chiara il presidente del Meeting Emilia Guarnieri. Il presidente d’Irlanda McAleese, una grande testimonianza personale, il mi- nistro Frattini a confronto con leader di paesi in cui la libertà religiosa viene re- golarmente limitata, il presidente Bar- roso, la figura più rappresentativa dell’Unione Europea, hanno sottoli- neato la vocazione internazionale del Meeting. Nella settimana riminese si è discusso dell’uomo e del suo desiderio infinito: il cristianesimo, come ha detto Stefano Al- berto nel suo intervento, è una risposta “tanto impossibile a immaginarsi prima che accadesse come avvenimento sto- rico, quanto supremamente conveniente nel suo libero e totalmente gratuito ma- Tracciare un bilancio del Meeting di Rimini è spesso l’occasione, per i cosiddetti “addetti ai la- vori”, di appiccicare un’etichetta alla settimana ri- minese. E così le 800mila persone che hanno attraversato i padiglioni della fiera diventano “de- luse”, “entusiaste”, “disincantate”, “berlusconiane”, “bersaniane” a seconda della tesi che si vuole di- mostrare. Il difetto è quello individuato dal premio Nobel per la Medicina nel 1912 Alexis Carrel: “Poca osservazione e molto ragionamento condu- cono all’errore. Molta osservazione e poco ragio- namento conducono alla verità”. Ecco perché, osservando il Meeting di Rimini, è impossibile non notare che qualsiasi etichetta è per sua natura riduttiva, incapace di comprendere fino in fondo la portata di questo avvenimento. Come è possibile infatti inserire in un contenitore l’incontro (foto in alto) tra il metropolita Filaret e il primate d’Ungheria Péter Erdö? O i volti di Rose Busingy e dei ragazzi del Meeting Point di Avsi a Kampala? O la storia e le parole del filosofo francese Fabrice Hadjaji, nato ebreo e convertito al cristianesimo nel 1998? E ancora le centinaia di incontri e testimo- nianze che hanno caratterizzato le giornate riminesi? Non si può far altro che ripetere quel che don Luigi Giussani disse oltre 30 anni fa, subito dopo la prima edizione del Meeting, quando descrisse i “fat- tori determinanti” del “volto adulto di questo feno- meno”. Anzitutto “gente appassionata alla vita del movimento” perché “la serietà nella vita è la pas- sione per il significato. L’adulto è una persona per cui il movimento è veicolo, o luogo di incontro, con il significato del proprio esistere, della propria per- sona”. In secondo luogo “una passione per la vita che renda capaci di amicizia. E l’amicizia è affrontare ‘insieme’ i bisogni”. Terzo aspetto: “l’ideale della vita che hanno dentro, reso organico dall’amicizia e perciò reso coraggioso dall’amicizia, si impegna, cambia. Non esiste vera percezione ideale se non di- venta energia di cambiamento, cioè affezione, ener- gia di mobilitazione, e dello spazio, della realtà, in funzione dell’ideale. Quindi, si sono mossi per rea- lizzare questa presenza”. Il Meeting di Rimini è questo: gente impegnata e appassionata al significato della propria vita che, in- sieme, crea un luogo capace di incidere sull’opi- nione pubblica e di diventare fattore di cambiamento. Non è un caso, e lo dico sentendomi addosso tutta la responsabilità che deriva dal mio ruolo, che mentre altrove la politica politicante la faceva da padrona, a Rimini rappresentanti del go- verno, delle istituzioni, dell’economia affrontavano i temi che maggiormente incidono sulla vita dei cit- tadini. E si confrontavano con la testimonianza di chi, quotidianamente, cerca di rispondere in maniera efficace ai bisogni della società. Resta un pizzico di rammarico nel dover consta- tare che qualche solerte osservatore delle vicende dei cattolici impegnati in politica, troppo concen- trato su altro, non si sia accorto di tutto questo. Ep- pure bastava solo un pizzico di osservazione in più. MAURIZIO LUPI MEETING DI RIMINI 2010 SETTEMBRE 2010 PERIODICO DELLA FONDAZIONE COSTRUIAMO IL FUTURO www.costruiamoilfuturo.it Costruiamo il futuro News - Supplemento a Mediastore Italia - Anno 12 - n. 7/8 - 31 maggio 2010 - Poste Italiane SpA - Spediz. in Abb. Postale D.L. 353/2003 (Conv. in Legge 27/02/2004 n°46) Art.1 Comma 1 D.C.B. Milano - Registrazione al Tribunale di Milano n. 536 del 12 agosto 1999. Direttore Responsabile: Angelo Frigerio - Editore: Frimedia S.r.l. - Stampa: Bellavite - (Missaglia) - Redazione: Palazzo di Vetro, C.so della Resistenza, 23,20036 Meda (MB) -Tel. 0362/600463-4-5 - Fax 0362/344535 Il numero uno di Confindustria spiega come il nostro Paese può uscire dalla crisi “Un impegno per ciascuno. Ognuno al suo lavoro” Dentro la crisi, oltre la crisi ALL’INTERNO SPECIALE MOSTRA “IL BENE DI TUTTI” In Brianza una perla del X secolo PAGINA 8 LA CANONICA DI BARZANO’ Terminati i lavori di restauro, la struttura è stata riconsegnata ai cittadini SEGUE A PAGINA2 Un evento appassionato e appassionante Il bilancio della manifestazione. Una festa di popolo che ha visto la partecipazione di oltre 800mila persone. Lunedì 18 ottobre 2010, ore 21 incontro pubblico con Monsignor Gianfranco RAVASI Carlo VERDONE Maurizio LUPI “IL FASCINO DELLA BELLEZZA. DIALOGO SULLA FEDE” presso Centro Paolo VI Barzanò (LC) Maurizio Lupi, Emma Marcegaglia e Cesare Geronzi. Il metropolita Filaret e il primate d’Ungheria Péter Erdö.

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Magazine settembre 2010

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COSTRUIAMOI L F U T U R O M

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INE

“Servono concretezzae compostezza”

PAGINA 2

PARLAEMMAMARCEGAGLIA

MEETINGIncontro all’esigenza

di cambiamentoe di ripresa dell'uomoIl XXXI Meeting per l’amicizia fra i

popoli si chiude come segno tangibile edocumentazione della sfida che il SantoPadre ha lanciato: “Testimoniate nelnostro tempo che le grandi cose a cuianela il cuore umano si trovano inDio”.Il titolo “Quella natura che ci spinge

a desiderare cose grandi è il cuore” èdiventata ipotesi reale per tutti di con-fronto su ogni questione: ipotesi per i3193 volontari provenienti da tutta Ita-lia e da oltre 20 paesi stranieri, cheanche quest’anno, come ormai si ripeteda oltre 30 anni, hanno offerto il loro la-voro per la costruzione di un’opera incui l’ideale si è incarnato; un’ipotesi disguardo per le quasi 800.000 presenze,29 le nazionalità presenti, che si sonoconfrontate con oltre 130 incontri, 8mostre, 35 spettacoli. “Tantissimi ospiti,di ogni fede, cultura, provenienza; èstato sorprendente vedere come per tuttiil tema delMeeting sia stato il contenutoprevalente dei loro interventi; non ab-biamo ascoltato voli pindarici o teorieastratte, ma una reale lettura della pro-pria esperienza alla luce del titolo”, di-chiara il presidente del Meeting EmiliaGuarnieri.Il presidente d’IrlandaMcAleese, una

grande testimonianza personale, il mi-nistro Frattini a confronto con leader dipaesi in cui la libertà religiosa viene re-golarmente limitata, il presidente Bar-roso, la figura più rappresentativadell’Unione Europea, hanno sottoli-neato la vocazione internazionale delMeeting.Nella settimana riminese si è discusso

dell’uomo e del suo desiderio infinito: ilcristianesimo, come ha detto StefanoAl-berto nel suo intervento, è una risposta“tanto impossibile a immaginarsi primache accadesse come avvenimento sto-rico, quanto supremamente convenientenel suo libero e totalmente gratuito ma-

Tracciare un bilancio del Meeting di Rimini èspesso l’occasione, per i cosiddetti “addetti ai la-vori”, di appiccicare un’etichetta alla settimana ri-minese. E così le 800mila persone che hannoattraversato i padiglioni della fiera diventano “de-luse”, “entusiaste”, “disincantate”, “berlusconiane”,“bersaniane” a seconda della tesi che si vuole di-mostrare. Il difetto è quello individuato dal premioNobel per la Medicina nel 1912 Alexis Carrel:“Poca osservazione e molto ragionamento condu-cono all’errore. Molta osservazione e poco ragio-namento conducono alla verità”.Ecco perché, osservando il Meeting di Rimini, è

impossibile non notare che qualsiasi etichetta è persua natura riduttiva, incapace di comprendere finoin fondo la portata di questo avvenimento. Come èpossibile infatti inserire in un contenitore l’incontro(foto in alto) tra il metropolita Filaret e il primated’Ungheria Péter Erdö? O i volti di Rose Busingy edei ragazzi del Meeting Point di Avsi a Kampala? Ola storia e le parole del filosofo francese Fabrice

Hadjaji, nato ebreo e convertito al cristianesimo nel1998? E ancora le centinaia di incontri e testimo-nianze che hanno caratterizzato le giornate riminesi?Non si può far altro che ripetere quel che don

Luigi Giussani disse oltre 30 anni fa, subito dopo laprima edizione del Meeting, quando descrisse i “fat-tori determinanti” del “volto adulto di questo feno-meno”. Anzitutto “gente appassionata alla vita delmovimento” perché “la serietà nella vita è la pas-sione per il significato. L’adulto è una persona percui il movimento è veicolo, o luogo di incontro, conil significato del proprio esistere, della propria per-sona”.In secondo luogo “una passione per la vita che

renda capaci di amicizia. E l’amicizia è affrontare‘insieme’ i bisogni”. Terzo aspetto: “l’ideale dellavita che hanno dentro, reso organico dall’amicizia eperciò reso coraggioso dall’amicizia, si impegna,cambia. Non esiste vera percezione ideale se non di-venta energia di cambiamento, cioè affezione, ener-gia di mobilitazione, e dello spazio, della realtà, in

funzione dell’ideale. Quindi, si sono mossi per rea-lizzare questa presenza”.Il Meeting di Rimini è questo: gente impegnata e

appassionata al significato della propria vita che, in-sieme, crea un luogo capace di incidere sull’opi-nione pubblica e di diventare fattore dicambiamento. Non è un caso, e lo dico sentendomiaddosso tutta la responsabilità che deriva dal mioruolo, che mentre altrove la politica politicante lafaceva da padrona, a Rimini rappresentanti del go-verno, delle istituzioni, dell’economia affrontavanoi temi che maggiormente incidono sulla vita dei cit-tadini. E si confrontavano con la testimonianza dichi, quotidianamente, cerca di rispondere in manieraefficace ai bisogni della società.Resta un pizzico di rammarico nel dover consta-

tare che qualche solerte osservatore delle vicendedei cattolici impegnati in politica, troppo concen-trato su altro, non si sia accorto di tutto questo. Ep-pure bastava solo un pizzico di osservazione in più.

MAURIZIO LUPI

MEETING DI RIMINI 2010

SETTEMBRE 2010 PERIODICO DELLA FONDAZIONE COSTRUIAMO IL FUTURO www.costruiamoilfuturo.it

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0362/344535

Il numero uno di Confindustria spiegacome il nostro Paese può uscire dalla crisi

“Un impegno per ciascuno.Ognuno al suo lavoro”

Dentro la crisi, oltre la crisiALL’INTERNO

SPECIALE MOSTRA “IL BENE DI TUTTI”In Brianza una perla

del X secoloPAGINA 8

LACANONICADI BARZANO’

Terminati i lavori di restauro,la struttura è stata riconsegnata ai cittadini

SEGUE A PAGINA2

Un evento appassionatoe appassionanteIl bilancio della manifestazione. Una festa di popolo che ha visto la partecipazione di oltre 800mila persone.

Lunedì 18 ottobre 2010, ore 21incontro pubblico con

Monsignor Gianfranco RAVASICarlo VERDONEMaurizio LUPI

“IL FASCINO DELLA BELLEZZA.DIALOGO SULLA FEDE”

pressoCentro Paolo VI Barzanò (LC)

Maurizio Lupi, Emma Marcegagliae Cesare Geronzi.

Il metropolita Filaret e il primated’Ungheria Péter Erdö.

Ci sono due istanze fondamentali perme in un momento così complesso: laconcretezza e la compostezza negli ar-gomenti.Probabilmente il peggio è alle spalle

ma non sappiamo cosa ci aspetta, siamoin una situazione di totale incertezza e didiscontinuità strategica. Per chi fa im-presa comeme adesso non si tratta solodi pensare a come uscire dalla crisi masi tratta di ripensare la propria azienda,come riuscire a conquistare mercatinuovi, in una fase come questa la primarichiesta che facciamo alla politica è laconcretezza, stare sui temi veri del la-voro della crescita, della disoccupa-zione. La seconda cosa che noichiediamo, e che chiediamo soprattuttoalla politica, è la compostezza negli ar-gomenti, nello stile e nel linguaggio.Queste sono le premesse fondamentaliper poter tracciare una strada in unmo-mento così difficile. Sono tempi in cuibisogna fare le riforme, fare cose con-crete, perché se non le facciamo adessorischiamo di non cogliere quei piccolisegnali di ripresa e opportunità. La fab-brica in Italia è ancora molto impor-tante, forse a volte ci dimentichiamomaci sono dei dati che dicono che in Italia

l’industria manifatturiera regge nono-stante la crisi, non abbiamo perso quotedi mercato a livello internazionale no-nostante la crisi, se guardiamo la pro-duzione procapite noi siamo il secondoPaese più importante dopo la Germa-nia, siamo leader nelle esportazioni enon solo nei settori made in Italy, tes-sile, dell’abbigliamento e dei mobili,ma siamo soprattutto leader nel settoredella tecnologia.Abbiamo quindi una forza nell’indu-

stria e dobbiamo tenerla da conto. Iltema vero è capire come fare per evitare

un’altra crisi, la prima cosa da fare è chele banche tornino a fare il proprio me-stiere, che è raccogliere risparmi e im-piegarlo a favore di chi crea stabilimentie posti di lavoro. In secondo luogovanno fatte alcune regole chiare chefacciano inmodo che le banche possanoutilizzare meno leva finanziaria, ci siapiù tutela dei risparmiatori non ci sianobuchi regolamentari.Non serve un eccesso di regolamen-

tazione ma una buona regolamenta-zione che non lasci buchi, che sia il piùpossibile coordinata a livello globale.

Bisogna tornare alle origini, all’etica,ognuno deve fare il suo mestiere, dob-biamo aver un’ottica di medio termine,mirata sì all’interesse personale maanche a quello generale. Per uscire dallacrisi il nostro Paese deve tornare a cre-scere di almeno due punti percentuali diPil all’anno,altrimenti non riusciremo arisolvere il problema della disoccupa-zione, continueremo ad avere un redditomedio delle famiglie che cala e poteredi acquisto in diminuzione.Il primo tema per uscire dalla crisi è

quello della produttività, da quando c’èl’euro abbiamo perso 32 punti percen-tuali di produttività rispetto allaGerma-nia, il nostro costo del lavoro è cresciutodel 20%, mentre il loro è calato, dob-biamo quindi recuperare questa produt-tività. Come si fa? Cambiando lerelazioni sindacali, ho voluto infatti va-rare una riforma che permetta unamag-giore produttiva e un innalzamento deisalari legato alla maggiore produttività.E questo è un primo passo, adesso dob-biamo andare avanti, dobbiamo lavo-rare di più,meglio, con più formazione,fare più straordinari e avere la possibi-lità di lavorare meglio.

EMMAMARCEGAGLIA

MEETING: L’INTERVENTO DI EMMAMARCEGAGLIA

“Servono concretezzae compostezza”

Il numero uno di Confindustria spiega come il nostro Paese può uscire dalla crisi.Puntando anche sulla fabbrica e le sue eccellenze. Già riconosciute a livello internazionale

2 COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE SETTEMBRE 2010

SEGUE DALLA PRIMA

Incontro all’esigenzadi cambiamento

e di ripresa dell'uomonifestarsi”, e che risponde alle sfidedella modernità perché, come recital’intervento del cardinale Scola “il de-siderio integrale dell’uomo, cioè il suocuore, incontra piena soddisfazione”.E ancora il grande avvenimento che èstato l’abbraccio tra il cardinale Erdöe il metropolita Filaret, forse il più im-portante incontro ecumenico degli ul-timi anni. Come accade tipicamente alMeeting uomini e culture diverse si in-contrano: la presentazione de “Il SensoReligioso” di don Giussani in cinese,l’incontro tra il monaco buddista Ha-bukawa, il cardinale Tauran e l’imamOubrou, il dialogo tra il giurista ebreoWeiler e Giuliano Amato, sono statimomenti in cui si è scoperto come ilcuore dell’uomo è il punto di inizio deldialogo e come la religione può esserefattore di pace e non di violenza.Le mostre (quattro di queste realiz-

zate all’estero), visitate da migliaia emigliaia di persone, hanno svolto comesempre un ruolo fondamentale nelladocumentazione del desiderio di cosegrandi; tra queste la mostra sulla crisi,un tema su cui si sono confrontati intanti: Bonanni, Passera, Geronzi, Mar-cegaglia, Gotti Tedeschi, De Bortoli,Marchionne. Molti dei protagonisti delmondo economico hanno dimostratouna sincera curiosità per quello cheaccade al Meeting e per l’esperienzada cui nasce e che la sostiene, docu-mentata nello spazio centrale dellafiera dedicato alla figura di don Gius-sani nel quinto anniversario dallascomparsa.Anche quest’anno particolarmente

seguiti gli incontri delle “testimo-nianze”: Rose e i suoi ragazzi africani,la vedova Coletta e Maria TeresaLandi, Mireille Yoga dal Camerun eFiammetta daHaiti, padreMonacelli el’indiano David Frank, hanno raccon-tato come nessun potere, nessuna cir-costanza, possano fermare il desideriodi ogni uomo, la cui natura infinita,propria dell’uomo di ogni tempo, hacalcato il palcoscenico delMeeting conil Caligola di Camus interpretato daStefano Pesce e con la lettura dei cantidi Leopardi di Giancarlo Giannini. Eancora altri personaggi come l’arcive-scovo Martin, i giornalisti McGurn ePansa, gli scienziati Moro, Nelson eFerrari, i giuristi Snead e Kretzmer.Infine la politica con Sacconi, Tre-

monti, Alfano, Matteoli, Carfagna,Calderoli, Maroni, Galan, LucianoViolante. Non una passerella estraneaalla realtà del Meeting: ministri e poli-tici hanno affrontato attese e domandedella gente, parlando dei temi e dellesfide del prossimo futuro, lasciando daparte i battibecchi da talk show. Sonostate tantissime le personalità delmondo ecclesiastico, politico, econo-mico e culturale che sono arrivate investe di ospiti, vivendo il Meeting, visi-tando le mostre, assistendo agli spetta-coli, partecipando agli incontri,osservando quello che è accaduto.“Il Meeting ha avuto successo –

continua il presidente del Meeting –perché ha incontrato l’esigenza di ri-trovare uno sguardo positivo verso larealtà ed è stato una proposta per il bi-sogno di cambiamento e di ripresadella vita sociale; è stata l’occasioneper verificare che, a partire da unpunto inossidabile che rilancial’umano, ci sono persone e realtà diuomini che mettono l’uomo nelle con-dizioni di attraversare sicuro la conti-nua tempesta della vita, senza essere inbalia delle circostanze”.Per questo il titolo del Meeting 2011

che si svolgerà dal 21 al 27 agostosarà: “E l’esistenza diventa una im-mensa certezza”.

MEETING: UNVIDEO PER ENZO PICCININI

Enzo Piccinini era un medico, un chirurgo rinomato. Padredi quattro figli, era tra i responsabili più stretti del movimentodi Comunione e Liberazione.Muore nel 1999 in un incidente stradale, rientrando a casa il

26 maggio.Nel 2009, in occasione del decennale, la fondazione Enzo

Piccinini ha realizzato un video su di lui. Lo straordinario in-teresse dimostrato sia da quanti lo hanno conosciuto sia da chinon ne ha mai avuto l’occasione (oltre 10.000 libri venduti nel2009 ed oltre 50 presentazioni) hanno spinto a realizzare unfilmato che potesse in poco tempo descrivere Enzo Piccinini.

E’ stato così realizzato un videoper l'occasione della 31a edizionedel meeting di Rimini ed è statopresentato nei giorni 23 e 24 (re-plica).Ciò che ha affascinato del

video è stata la scelta dei produt-tori di affidarsi alle parole stessedel professore di Bologna per in-dividuare i passaggi più impor-tanti della sua vita. Dal riccomateriale raccolto per la costru-zione dell'archivio sono stati rin-venuti numerosi documenti neiquali lo stesso Piccinini indivi-

duava alcuni momenti della sua vita come decisivi. Dagli annidell'adolescenza fino ai giorni della scomparsa.La nota di regia pubblicata sul sito del meeting (www.mee-

tingrimini.org) descrive con grande efficacia questa dinamica.Il video e' distribuito e venduto da Itaca e acquistabile ancheon line. Il titolo scelto per il documento, “Volevo essere fe-lice”, è tratto dalle parole dello stesso Piccinini che così sin-tetizzava quello che ha sempre cercato nella vita. Il videofugge ogni tentativo di sintetizzare o chiudere in uno schemauna figura così straordinaria. Suscita al contrario il desideriodi approfondire le ragioni di una straordinaria umanità, unavolta appreso che la grandezza non è da addebitare al tempe-ramento quanto a Ciò che Piccinini ha incontrato.

EMMANUELE FORLANI

“Volevo esserefelice”

MEETING: LAMOBILITAZIONE PER ILNOBEL

Un stand al Meeting di Rimini per sostenere lacandidatura al Nobel di Eugenio Corti.Il Comitato per l’assegnazione del premio Nobel

per la letteratura ad Eugenio Corti con l’associa-zione Culturale Internazionale «Eugenio Corti»sono stati presenti con un proprio stand alla XXXIedizione del Meeting.Tremila le firme raccolte in una settimana allo

stand per sostenere la candidatura al grande ricono-scimento artistico dello scrittore di Besana Brianza,che al Meeting di Rimini è sempre stato di casa, unaltro migliaio quelle finora raccolte on-line.“E’ stata una grande esperienza – è il commento di

Sergio Mandelli, presidente del Comitato per ilNobel - siamo tornati a casa carichi e pieni di vogliadi fare per sostenere l’iniziativa. Al meeting ab-biamo raccolto testimonianze significative di lettorie di personaggi del mondo della cultura e della po-litica come il presidente della provincia Dario Al-levi, il consigliere regionale Stefano Carugo, degliscrittori Paolo Gulisano e Luca Doninelli, del giornalista Renato Farina e moltialtri”. Anche per Francesco Righetti, presidente dell’associazione culturale inter-nazionale “Eugenio Corti” (Aciec) è stata una settimana entusiasmante: “Sapevamoche Corti è molto conosciuto ed apprezzato nell’ambiente del Meeting, ma non eracosì scontato il successo dell’iniziativa. Tantissimi si sono avvicinati per tutta la set-timana al nostro stand – continua Righetti – ci hanno raccontato le loro emozionidi lettori di Corti, qualcuno ci ha perfino confidato di aver ritrovato la fede leg-gendo “Il cavallo rosso”. E’ stato anche bello che la moglie di Corti, Wanda, fossepresente allo stand: ci ha dato una mano, era in contatto con il marito e tanti lettorisono stati contenti di incontrarla. Anche se Eugenio non era con noi, era come selo fosse”. “L’iniziativa si è diffusa rapidamente sul web – continua Righetti – tra ilettori e sostenitori di Corti il passaparola ha sempre funzionato. Chi non cono-sceva ancora l’iniziativa ha voluto firmare al meeting dove è stato possibile ancheacquistare i libri dello scrittore”.È possibile sostenere la candidatura di Eugenio Corti al Premio Nobel per la Let-

teratura inviando un messaggio di posta elettronica all’indirizzo [email protected] specificando nome, cognome, data e luogo di nascita, professione,città e nazione di residenza. Tutte le informazioni sull’iniziativa si trovano all’in-dirizzo www.aciec.org/nobel.htm.

MARA BAIGUINI

Uno stand per Eugenio Cortia sostegno della sua candidatura

I SPECIALE MOSTRA “IL BENE DI TUTTI” SETTEMBRE 2010

“Un impegno per ciascuno.Ognuno al suo lavoro”

Dentro la crisi, oltre la crisi

"In luoghi abbandonatiNoi costruiremo con mattoni nuoviVi sono mani e macchineE argilla per nuovi mattoniE calce per nuova calcinaDove i mattoni sono cadutiCostruiremo con pietra nuovaDove le travi sono marciteCostruiremo con nuovo legnameDove parole non sono pronunciateCostruiremo con nuovo linguaggioC'è un lavoro comuneUna Chiesa per tuttiE un impegno per ciascunoOgnuno al suo lavoro"

T.S. Eliot

IISPECIALE MOSTRA “IL BENE DI TUTTI”SETTEMBRE 2010

“Occorre tornare ai veri valori”

Crisi: cosa è successo? Cosa ci insegnaquesta crisi? Quali sono gli errori da nonripetere?

Si è verificata un’esplosione, è esplosauna bolla. Gli effetti di questa crisi globalee la successiva tempesta innescata dallaGrecia, non sono ancora superati. E’ statoun triennio di fuoco, in Europa la ripresapuò dirsi avviata anche se discontinua,dagli Stati Uniti però non vengono segnalirassicuranti sul profilo della crescita e del-l’occupazione. Si presenta sulla scena laCina, che può essere un problema maanche una grande opportunità, Le Gene-rali oggi rappresentano la seconda com-pagnia assicurativa straniera in Cina, èun’opportunità che vale per tante altre im-prese. Ciò che è avvenuto si avvicina ad unpassaggio d’epoca, troviamo un prece-dente solo negli anni 30’. La banca ha tra-sformato la sua natura, non piùintermediario che si assume il rischio delsuo impiego ma soggetto che trasferisce ilrischio dell’impiego del risparmio ad altrisoggetti. E’ nato così un sistema bancarioombra, reso possibile da carenze nella re-golamentazione bancaria e dalla carenza

di azioni di vigilanza.C’è un esigenza diritorno ai valori veri,alla riaffermazionedella coesione so-ciale, del ruolo delvolontariato e dellacapacità di agire conla logica della sussi-diarietà, questo è ilruolo dell’economia.In Italia la crisi è stata rappresentatada una anomalia positiva, il nostro si-stema ha tenuto a “bada” questa crisi.Cosa c’è di buono e cosa c’è da cambiarenel nostro Paese?

Il percorso per introdurre nuove regole eprincipi nella finanza globale è molto lungoe difficile, e sembra del tutto abbandonatal’ipotesi di una riforma del fondo moneta-rio europeo. A volte sembra che la crisi nonci abbia insegnato granché, se il passo èlento nel necessario processo riformatore.E’ necessaria l’adozione di nuove regole inmateria, come la supervisione degli organidi controllo, degli effetti di contagio e dei ri-schi sistemici, dei derivati e delle agenzie

di rating, insommal’adozione di normeinnovative per i pro-fili strutturali e pru-denziali dell’ordina-mento finanziarionon è più procrasti-nabile. E’ legittimoattendersi dellescelte efficaci e una

nuova regolamentazione dal vertice di Seuldel G20 del prossimo novembre. Vi sonopiù stadi di interventi perché si possanodiffondere comportamenti volti a valorinon effimeri. Il sistema finanziario deve es-sere un fattore di crescita dello sviluppo,dovrà avere più capitale, meno debiti, mi-nore esposizione di rischi, ed essere ca-pace di una nuova sintesi tra interessiaziendali e interessi generali. La crisi ci in-segna che altre forze devono scendere incampo, come quelle del così detto TerzoSettore. Oggi in Italia da un lato bisogne-rebbe liberare la finanza pubblica, dalla’al-tro è fondamentale attivare una crescitamaggiore di quella prevista. I dati relativi alprodotto del secondo semestre di que-

st’anno sono d’incoraggiamento, anche sela recente graduatoria Ocse non induce aparticolare ottimismo. Si muove in una cor-retta direzione la manovra approvata dalGoverno a fine luglio, l’attuazione del fe-deralismo fiscale, in una logica di coopera-zione e solidarietà nazionale, accentual’esigenza di un protagonismo delle forzesociali ed economiche del territorio. Oc-corre inoltre una maggiore capacità dellebanche di scrutinare e selezionare le ini-ziative valide. Dobbiamo guardare avanti,dobbiamo essere in grado di costruire unasocietà migliore per le generazioni che ver-ranno e a tal fine è necessario, oltre all’in-telletto, anche il cuore. Tutti devono fare lapropria parte, l’Europa, il Governo le istitu-zioni, le imprese, comprese ovviamentebanche e assicurazioni, i sindacati e le altreorganizzazioni sociali. Nel versante del-l’Unione Europea è fondamentale dareavvio alla costituzione di un governo eco-nomico, sono necessarie azioni importanticome l’emissione di titoli europei per fi-nanziare un piano nelle infrastrutture enella ricerca.

MARA BAIGUINI

Parla Cesare Geronzi, presidente di Assicurazioni Generali: “La banca ha trasformato la sua natura.Non più intermediario che si assume il rischio del suo impiego ma soggetto che lo trasferisce ad altri.E’ nato così un sistema ombra. Tutto questo è alla base della tempesta finanziaria ed economica”

I FIGLI, MOTORE DELL’ECONOMIA

È la tesi presentata ieri dal presidente dello Ior (Istituto per le Opere di religione)Ettore Gotti Tedeschi che è stato protagonista di uno degli incontri che il Meetingha voluto dedicare alla crisi economica.«La crisi economica – spiega Gotti Tedeschi – nasce a partire dal decennio 1975-

1985 quando la popolazione occidentale ha cominciato a decrescere. C’è una pro-fonda correlazione tra crescita della popolazione e sviluppo economico. Senzacrescita demografica aumentano i costi fissi e di conseguenza aumentano le tasse».La teoria del numero uno della banca del Vaticano è supportata da una serie di datireali. «Nel corso degli ultimi trent’anni in Italia, a causa della crescita demograficazero, è diminuita la popolazione giovane, mentre è aumentata quella anziana – af-ferma – Questo vuol dire che c’è meno gente che entra nel ciclo produttivo e più per-sone che ne sono uscite. Da qui l’aumento dei costi fissi e delle tasse che negli anniottanta pesavano circa il 30 per cento sul reddito, mentre oggi arrivano oltre il 50».Più tasse implicano una minore capacità di investimento e, soprattutto di risparmio.«Alcuni pensano che la teoria secondo la quale la crisi sia figlia della mancata

crescita demografica non sia valida perché basata su criteri morali, affermando chel’economia deve avere autonomia morale». Eppure è un dato di fatto che la famiglianon solo «produce crescita reale, ma avvia quattro anime economiche – evidenziail responsabile dello Ior -che sono tanto proprie quanto misconosciute: la famigliaquale produttore di reddito, di risparmio, di investimento, di distributore di redditoal suo interno». Ma non è tutto, perché fare figli non basta. «I figli – evidenzia l’eco-nomista padre di cinque figli – vanno concepiti all’interno di una famiglia vera, conpapà e mamma, e vanno educati . Vanno cresciuti in una cultura che li spinga a ca-pire il perché delle cose». E alle giovani coppie Gotti Tedeschi dice: «Credete nellaProvvidenza e siate generosi e coraggiosi. I figli sono una grazia».

Il presidente dello Ior:“Superare la crisi favorendola crescita demografica”

III SPECIALE MOSTRA “IL BENE DI TUTTI” SETTEMBRE 2010

Paolo Cevoli:“Dio mi ha fatto patacca”

Non gli si può chiedere di fareuna testimonianza, un raccontoordinato della propria vita, perchépoi lui ti risponde: «Sono un ‘pa-tacca’ romagnolo, quei ragiona-menti lì non li so mica fare».

E allora abbiamo provato piùvolte a tenere al guinzaglio PaoloCevoli, a condurlo in una conver-sazione e intervista più o menoseria e strutturata in merito ai trevideo che sono parte integrantedella mostra “Un impiego per cia-scuno. Ognuno al suo lavoro Den-tro la crisi, oltre la crisi” che lovedono come protagonista; im-presa impossibile.

Battute, frasi iniziate e mai fi-nite, esclamazioni in dialetto.La cosa straordinaria è cheproprio dentro quelle risate,dentro quelle battute, è emersal’avventura umana di Cevoli.

Ma tu che dici di essere un pa-tacca, che competenze hai sul-l’economia?

«Ho sempre lavorato in un la-voro "normale". Prima nell'albergodei miei a Riccione e poi comemanager e imprenditore della ri-storazione. Fare il patacca miviene naturale. A un certo puntoho incontrato quelli di Zelig chemi hanno convinto a fare il co-mico di mestiere. Che è un lavorocome tutti gli altri. Cosa volete chevi dica, il Signore ci aveva presogusto a fare nascere un ‘patacca’come me», e così è stato. Ma queltalento è maturato in un luogo, in-nanzitutto la famiglia, poi gli amicicon l’esperienza dei “frizzi”. «Ri-spetto a mio babbo sono un in-troverso, lui in 83 anni non è mairiuscito a finire un discorso». Laprima esperienza di lavoro è stataquella di cameriere «nella pen-sione a zero stelle dei miei geni-

tori a Riccione. Lì ho imparatocosa significa servire, perché il la-voro del cameriere è quello di ser-vire, di rendere felici i clienti. Cosìcome il comico che deve fare ri-dere il pubblico». E lui, Cevoli, s’èscoperto comico quasi per caso, a44 anni, quando il destino è tor-nato a bussare per la secondavolta, e non si poteva più dire dino. «All’inizio degli anni ’90 – rac-conta – mi proposero di fare unatrasmissione in tv con Paolo Rossie Antonio Albanese, rifiutai perchéavevo la famiglia e il mio lavoro diimprenditore nella ristorazione.».Poi nel 2002 l’incontro con gli au-tori di Zelig, impossibile dire an-cora di no. E da lì gli ultimi 8 annidi successi, scanditi perlopiù daglisketch dell’assessore Palmiro Can-gini da Roncofritto. «La mia mate-ria prima – dice – è la realtà,l’umorismo significa prendere ingiro qualcuno perché gli vuoibene. Poi penso che se Dio mi havoluto fare così ‘pataca’, è perchéaveva pensato giusto».C’è il rischio che la comicitàdiventi cinismo? Quando invecela comicità aiuta ad affrontare esuperare momenti di crisi comequesti?

Tutti rischiamo di diventare ci-nici. Anche quelli che non fanno icomici. Dipende se sei contentodella vita. Allora non puoi non ri-dere. E anche la crisi diventa uncoso che te ti può tirare fuori ilmeglio di te.Come hai avuto l’idea dei 3spot della mostra?

Boh, le idee vengono così. Sboc-ciano come le pataccate. Dellevolte le dico senza fare neanche intempo a pensarle.

CARLOTTA BORGHESI

Petto in fuori. Atteggiamento da “un tipo un po’ scemo”. Passeggiata sul palco perché “... queste sediesono come dei water”. Il famoso comico s’è messo a nudo. “Cosa volete che vi dica? Il Signore ci aveva preso gusto

a fare nascere un ‘pataca’ come me. E così è stato”. Ma quel talento è maturato in un luogo:innanzitutto la famiglia, poi gli amici con l’esperienza dei “frizzi”

IVSPECIALE MOSTRA “IL BENE DI TUTTI”SETTEMBRE 2010

Cosa ci insegnanogli affreschi del Lorenzetti

In occasione dell’ultima edizione del Meeting di Riminiè stata presentata la mostra dal titolo “Il bene di tutti. Gliaffreschi del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti nelPalazzo Pubblico di Siena”. Quali sono i motivi chel’hanno spinta a scegliere gli affreschi della Sala deiNove per la realizzazione di una mostra da esporre al-l’interno di una rassegna politico – culturale come quelladi Rimini?

La mostra è stata allestita all’interno dello spazio dellaCompagnia delle Opere che quest’anno ha messo atema del lavoro proposto ai propri associati il bene co-mune. Infatti l’ultima assemblea generale della CdO haavuto come titolo: La tua opera è un bene per tutti. Ab-biamo allora voluto cercare nella tradizione del nostroPaese un esempio suggestivo di concezione del bene co-mune e l’abbiamo trovato negli affreschi che tra il 1337e il 1339 Ambrogio Lorenzetti realizza nella sala dove siriuniva il Governo dei Nove (1287-1355), il governo dellastagione più bella della storia senese. Quello della do-manda è però il titolo del libro da cui la mostra è nata.La mostra aveva invece come titolo: COR MAGIS. Ilcuore, l’opera, il bene di tutti. Siena a.D. 1337. Sulla portadi Siena che guarda verso nord, quella da cui entrava incittà la via Francigena e con essa i milioni di uomini cheda tutta Europa si recavano a Roma, c’è scritto: Cor magistibi Sena pandit – Più (della porta) Siena ti apre il cuore.Ci è sembrato suggestivo aprire con questa frase unamostra collocata all’interno di un Meeting dedicato altema del cuore. E infatti la mostra è stata la possibilità diun viaggio al cuore di una città in cui, più che in altre, siè espressa un’interessante concezione della politica.Nel realizzare la mostra avete cercato di riprodurreil più fedelmente possibile la Sala dei Nove; ed effet-tivamente la prima impressione entrando è lo stuporeper la bellezza di questi grandi affreschi. Che signifi-cato aveva la bellezza per un uomo del Trecento comeLorenzetti?

Nel 1309 a Siena viene tradotta in volgare la costitu-zione della città: nasce così il Costituto senese, la primacostituzione del mondo in lingua corrente, di cui in qual-che modo gli affreschi di Lorenzetti rappresentano la tra-duzione in immagini. Chi governa, si legge nel Costituto,deve avere a cuore "massimamente la bellezza dellacittà, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, peronore, prosperità e accrescimento della città e dei citta-dini". A Siena c’è una forte consapevolezza della rile-vanza politica della bellezza della città, che con ilGoverno dei Nove si fa sistematica, fino ad esplicitarsi innorme: basti pensare alla nomina di “ufficiali sopra lebellezze”, che dovevano garantire il decoro urbano. E labellezza invade non solo le chiese, i palazzi, le strade ele vie: arriva, solo per fare un esempio, alle biccherne,

cioè alle copertine in legno dei registri contabili del Co-mune, che vengono dipinte nei secoli dai grandi artistidella città. Quando la bellezza arriva ai registri contabiliha invaso tutto! E questo è l’indice di un clima sociale incui non c’è soluzione di continuità tra politica e bellezza,perché lo splendore della città ha bisogno della concor-dia dei cittadini come dell’armonia delle cose.Gli affreschi sono affiancati da un abbondante ap-parato di iscrizioni in versi volgari, diretti quindi, cometu affermi, non solo ai Signori Nove ma a tutti i citta-dini. Per quale motivo Lorenzetti sceglie di dipingereper tutti? Qual è l’importanza del popolo per la rea-lizzazione del Bene di tutti?

Gli affreschi di Lorenzetti sono stati a volte letti, so-prattutto da certa cultura di sinistra, come documenta-zione di un modo di sentire ormai “laico”, di una socialitànon più riferita alla fede cristiana. Per far questo bisognadimenticare molte cose. Bisogna dimenticare che questiaffreschi si trovano in una sala attigua alla sala del Map-pamondo (la sala dove si riuniva il Consiglio Generale diSiena) dove campeggia la grande Maestà dipinta da Si-mone Martini nel 1315, di cui il capolavoro del Loren-zetti rappresenta uno sviluppo; bisogna dimenticaresoprattutto l’abbondante apparato di iscrizioni in volgare(62 versi, divisi in 6 strofe) che corredano gli affreschi ene aiutano la corretta lettura. Gli affreschi erano ben co-nosciuti dai cittadini senesi se San Bernardino, nelle sueprediche al popolo, può più volte citarli a sostegno delsuo dire. D’altronde un anonimo cronista senese del-l’epoca scrive: queste dipinture sono in el detto palazzodel Comune, salito le schale al primo uscio a mano sini-stra: e chi vi va el può vedere. D’altronde l’arte nel Me-dioevo era un potentissimo strumento di diffusione dicultura e i significati di certe opere erano più compresidal popolo di allora che da tanti intellettuali di oggi.

Da dove nasce un buon governo? Come si giudica ecome si realizza un governo effettivamente capace diportare il bene della società?

Credo che una corretta lettura degli affreschi di Loren-zetti suggerisca che un buon governo nasce da un po-polo che ama la giustizia, che vive la concordia ed è tesoal bene comune. È infatti il bene di tutti il vero bene pro-prio: un uomo non è felice quando ha tutto in un de-serto, ma quando ha il necessario in un mondo buono.Quando gli uomini non sono tesi al bene comune, pre-vale la tirannia. E la tirannia è la politica che ha comescopo la politica, invece che il bene comune. Questo di-pinge Lorenzetti nelle allegorie del Buono e Cattivo Go-verno, dandoci negli Effetti il test per verificare ilcontenuto teorico. Infatti nella città e nella campagna chenascono da un popolo e da un governo tesi al bene co-mune c’è una vita dolce e riposata: si lavora, ci si sposa,si mettono al mondo i figli e ovunque domina la bellezzae la sicurezza. Nel mondo dominato dal bene proprio, lacifra di tutti i rapporti è la violenza: così cresce la deva-stazione e la paura ed è inibita ogni capacità costruttiva.Oggi come allora l’uomo è alla ricerca di un governogiusto, che possa portare la pace e la serenità di tutti.Che cosa possono insegnare questi affreschi a noi uo-mini moderni ancora impegnati in questa ricerca?

Churchill sosteneva che in una società democratica ilparlamento, e perciò il governo, è fatto per il 10% daimigliori personaggi del Paese, per il 10% dai peggiori,ma per l’80% è lo specchio fedele della società. Io lapenso così: credo per questo che c’è bisogno di una ri-presa di tensione al bene comune dal basso. Per questoabbiamo voluto al Meeting mettere all’uscita della sala incui erano riprodotti gli affreschi del Buon Governo, unmanufatto originale senese del 1337, la stessa data delcapolavoro lorenzettiano: si tratta della bellissima testa diun crocifisso ligneo, andato perduto nel bombardamentoalleato che il 23 gennaio del 1944 devastò la Basilica del-l’Osservanza. I frati tra le macerie ritrovarono intatta latesta del Cristo: sorprendentemente in essa vi era unapergamena di Lando di Pietro, l’autore finalmente svelatodel Crocifisso. Lando aveva scritto nel cartiglio una com-movente preghiera a Cristo, a Maria e ai santi, racco-mandando loro il suo destino, quello della sua famigliae di tutti gli uomini. È da uomini come Lando, che na-scondevano il loro ideale, la loro preghiera in quel che fa-cevano che è nata la Siena che Lorenzetti ha dipinto eche attira ancora milioni di visitatori nelle sue mura enelle sue campagne. È da uomini che vivono così chepuò rinascere una convivenza tesa al bene comune. Ecredo che il compito primo di chi governa sia incorag-giare chi costruisce nella società per il bene di tutti.

CARLOTTA BORGHESI

Intervista a Mariella Carlotti, curatrice della mostra. “È da uomini che vivono cosìche può rinascere una convivenza tesa al bene comune. E credo che il compito primo

di chi governa sia incoraggiare chi costruisce nella società per il bene di tutti”

Un mercoledì d’agostoafoso come tutta questaestate, ore 15 in Sala A1 delMeeting di Rimini incontrodal titolo “Al cuore del-l’esperienza: perdonare èpossibile”, sala già gremitadi persone incuriosite dal ti-tolo e dalla partecipazione diquella donna straordinariache è Margherita Coletta.Nasiriyah, ore 8.45 italiane

del 12 novembre 2003: uncamion bomba con 300 chi-logrammi di tritolo sischianta contro la palazzinadel comando italiano. Muo-iono 12 carabinieri, 5 soldatie 2 civili. Tra loro c’è Giu-seppe Coletta, il marito di Marghe-rita, giovane brigadiere dell’Arma.La notizia sconvolge l’intero Paese, èla strage più grande di militari italianidalla seconda guerra mondiale. Maquella stessa sera lei, Margherita, ri-pete davanti alle telecamere le paroledel Vangelo: «Amate i vostri nemici»e parla di perdono. Quasi un pugnonello stomaco per i milioni di tele-spettatori e per la cronista di AvvenireLucia Bellaspiga che decide di andarea conoscere quella donna.Nasce da qui, da questo tragico av-

venimento, l’incontro organizzato dalMeeting.«Il nostro cuore desidera andare al

di là del male - dice Davide Perillo,direttore di Tracce -. E quando lo ve-diamo accadere diventa impossibilefermarsi».Quell’avvenimento si è reso mani-

festo nella testimonianza di Marghe-rita, iniziata col racconto di quelgiorno in cui è cambiato tutto, ma in

un certo senso già ‘preparato da Dio’con la morte del figlio Paolo, 7 anni,per leucemia. «Umanamente è im-possibile perdonare, se non scatta lafede in Cristo. Non so perché lui hadeciso di parlare tramite me per re-plicare all’odio con amore». Di si-curo, «quel giorno le parole delVangelo sono diventate vive, inizial-mente mi sono vergognata, poi ho ca-pito che Dio si serviva di me perarrivare ad altri». Ma non basta nem-meno tutto ciò, perché subentra sem-pre il dubbio, la tentazione di credereche sia tutto un sentimento. «Ho vis-suto un ultimo anno difficile, all’in-segna della fragilità - continuaMargherita -, solo l’amore di Cristomi ha permesso di superare la catti-veria dell’uomo. Oggi mi sento piùMargherita, non solo la vedova di…E’ cresciuta la mia fede, ora ho unrapporto personale con Cristo. La no-stra forza è che Cristo sa in anticipole cose, Cristo è stato in croce, Dio

poteva evitarlo, ma dopo lacroce c’è stata la resurre-zione». «Il perdono e la vit-toria sul male divengonopossibili solo grazie alla mi-sericordia di Cristo», ag-giunge Perillo, quasi a volerpuntualizzare quel miracoloavvenuto nella vita di Mar-gherita.Un miracolo che dal 2005

ha preso la forma dell’asso-ciazione Bussate e vi saràaperto, finanziata anche daiproventi del libro Il seme diNasiriyah scritto insieme allaBellaspiga. «Quando l’hosentita in tv dopo quella tra-gedia, mi sono chiesta come

potesse dire certe cose - racconta l’in-viata di Avvenire - , era fortissima lanecessità di conoscerla. Lei non haneanche chiesto chi era stato a ucci-dere suo marito, questo è alla radicedel suo perdono».Un progetto portato avanti dall’as-

sociazione è la costruzione di un or-fanotrofio in Burkina Faso, intitolatoai 19 italiani uccisi in Iraq, e unpozzo d’acqua potabile dedicato aEluana Englaro perché, spiega la Co-letta, «le è stata tolta la vita toglien-dole acqua e cibo».Sul maxi-schermo scorrono i video

di Nasiriyah, la documentazionedegli interventi dell’associazione inAfrica e i 19 volti di quei connazio-nali barbaramente uccisi. Il tutto ac-compagnato da un commossoapplauso che non lascia spazio al sen-timentalismo, ma solo alla consape-volezza di partecipare a un miracolopossibile ovunque e in ogni istante.

TIZIANA COLLA

MEETING: PARLAMARGHERITACOLETTA

La vedova che perdona

SETTEMBRE 2010 COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE 3

ILLIBRO DIANTONIO SOCCICaterina, diario di un padre

nella tempesta“La Repubblica” lo ha definito, il più atipico e inatteso best sel-

ler dell'estate. «Caterina, diario di un padre nella tempesta», è unlibro che racconta tutto il dramma di un padre davanti ad una figliacrocifissa. «La mattina di quel 12 settembre ero baldanzoso come unbambino e non sapevo che Caterina, la mia Caterina, doveva morirequella sera stessa. Era scritto che alle 21 e 30 sarebbe finito ilmondo. Per me. Per sempre. O sarebbe cominciato un nuovomondo».A 12 giorni dalla laurea il cuore di Caterina si ferma e dopo un’ora

e mezzo ricomincia a battere, misteriosamente. Le sue condizioni,però, si presentano tragiche. Daquel momento un intero popoloinizia a pregare. Un nuovomondo. “Uno spettacolo di fede eamore (…) fra di loro molti sonoatei e agnostici, eppure l’espe-rienza di Caterina spinge questepersone a riscoprire il significatoed il valore della preghiera, a ri-trovare il senso di una fede per-duta o lasciata in disparte”, scriveSocci nella presentazione dellibro. Un popolo in preghiera perCaterina.Al Meeting di Rimini, durante

la presentazione del libro, davantiad una sala gremita di gente,Alessandra la mamma di Caterinaha detto: “Sono qui per ringra-ziare tutti quelli che sostengonoCaterina e noi con la preghiera”.“Una vicinanza che ci ha per-messo di sostenere una situazioneche è di una durezza indicibile”. “La stessa Caterina che ora è per-fettamente cosciente, è di una serenità misteriosa”. Ha poi aggiunto:“Il suo recupero a detta dei medici, è straordinario e inimmagina-bile”.Una gratitudine espressa anche dal fatto che i proventi dei diritti

d’autore di questo libro, andranno a sostegno di opere di carità comeil Meeting International Point di Kampala, «ai ragazzi delle perife-rie di Lima» e ai bambini di un lebbrosario in Africa che da semprehanno pregato e pregano per Caterina.Insieme a lei, a presentare il libro, c’erano Mariella Carlotti, pro-

fessoressa e amica di famiglia, Elena Ugolini, preside del LiceoMalpighi di Bologna, Giulia un’amica di Caterina e Stefano il fi-danzato. Una presentazione atipica, diversa. Una vera testimo-nianza, di come anche un’esperienza così drammatica, dolorosa einspiegabile possa essere vissuta piena di speranza e di gratitudine.

MEETING: SENSO RELIGIOSO IN CINESE

Dentro al Cuoredella Cina

Il titolo in strani caratteri verdi: Il sensoreligioso. Durante l’incontro di mercoledì25 agosto è stato presentato il lungo lavorodurato ben nove anni per diffondere nellelibrerie dell’Estremo Oriente il primo vo-lume del PerCorso di don Giussani.Oltre duecento pagine in mandarino, pub-

blicate da Kuangchi, una casaeditrice cattolica di Taipei. Suproposta di alcuni amici, in-fatti, nel 2000, un taiwaneseiniziò a tradurre le pagine diGiussani supervisionato da donPaolo Costa, della FraternitàSan Carlo, in missione a Tai-wan insieme a don PaoloCumin e don Emmanuele Sila-nos. Raccontano che alcunifrutti stanno già arrivando: «Inmolti ci hanno detto la cosa piùbella: “Questo libro dice ciòche ho sempre pensato, ma chenon riuscivo ad esprimere”. Perché, al di làdella distanza abissale tra la cultura occi-dentale e quella cinese, il punto è quello, Ilcuore è sempre il cuore».Il lavoro non è solo sui libri dal momento

che anche a Taiwan l’emergenza educativaè grande: «I giovani non sono in grado di

affrontare la realtà per tre motivi: è fortel’impronta confuciana per la quale un gio-vane per migliorarsi deve passare da unaserie di esami, senza mai riflettere su séstesso. In più c’è un totale disinteresse perquanto avviene fuori dalla propria famiglia.E infine con lo sviluppo economico degli

anni ’60, non c’è stato un ade-guato sviluppo spirituale».Dunque hanno avviato

un’attività di volontariato congli universitari per assistere ibambini abbandonati e poveridelle zone interne del paese edella periferia di Taipei. Ed èil cuore a rispondere alla pro-vocazione di un famoso impe-ratore che disse ai missionarigesuiti: “Se il vostro Dio èvero, perché s’è dimenticatoper 1500 anni di noi cinesi?”»,racconta don Emmanuele.

«Non so cosa abbiano risposto. Ma sonocerto che non si è mai dimenticato di nes-suno: ad ogni uomo ha dato il cuore, pro-prio per riconoscerLo».

Frase di sant’Agostino «Il cuore di ogniuomo è inquieto finché non riposa in Dio».

“Ho vissuto un ultimo anno difficile, all’insegna della fragilità.Solo l’amore di Cristo mi ha permesso di superare la cattiveria dell’uomo”

MEETING: UN SINDACATO DIALTRI TEMPI

Lo sciopero diventala testimonianza di una fedeltà

La mostra è legata alle precedenti che ilMeeting ha dedicato alla rivolta ungheresedel 1956 e alla Primavera di Praga del 1968e racconta la genesi del primo sindacato li-bero che riuscì ad incrinare la Cortina diFerro dell’impero sovietico.Il 14 agosto 1980, infatti, nei cantieri di

Danzica sul litorale Baltico della Poloniainiziò un forte sciopero che si estese a tuttoil paese.Non si trattava di una semplice rivendi-

cazione salariale ma del superamento dellapaura per chiedere libertà sindacali, civili ereligiose negate dal regime.Lo sciopero unì la Polonia e la folla da-

vanti ai cancelli del cantiere fu come unoscudo di protezione: i cancelli non divide-vano la gente, la univano. Con la leggemarziale imposta attraverso i militari delgenerale Jaruzelski tutto questo mondoentrò in clandestinità ma in qualche occa-sione di ritrovo nelle piazze rimanevanodelle grandi croci di fiori e candele quasi avoler gridare “Solidarnosc c’era, c’è e cisarà!”.Inoltre non fu solo un movimento del po-

polo polacco, perché varcò i confini dellaPolonia coinvolgendo numerose personenella sua causa per l’Uomo e per la rina-

scita della sua dignità con il cuore chespinge a desiderare un bene non solo per séma anche per gli altri; la mostra raccontaanche de “il fattore W” che intervenne nel-l’agosto polacco. W come Walesa, fonda-tore di Solidarnosc. W come Wojtyla, ilPapa polacco. Ben presto fu chiaro che ilregime aveva fallito nell’opera di norma-lizzazione e la crisi economica si aggravòsvuotando i negozi da ogni genere alimen-tare e di prima necessità. Il lavoro dunquenon produceva più i suoi frutti e divenne laforma culminante dello sfruttamento del-l’uomo da parte dell’uomo; “Se il lavoroumano diventa un lavorare senza senso,l’unico comportamento sensato in una si-tuazione del genere diventa lo sciopero. Losciopero diventa la testimonianza di una fe-deltà.Si sciopera allora per restituire nuova-

mente un senso umano al lavoro e perché illavoro diventi a sua volta la forma della fe-deltà umana”.Attraverso questa convinzione e il recu-

pero del significato del lavoro e del proprioimpegno civile, fu possibile per i polacchiresuscitare la speranza e di ricostruire la so-cietà.Ripeto, altri tempi e altri sindacati…

La canonica di San Salvatore a Barzanò,dopo quasi 10 anni di lavori, è stata riconse-gnata ai cittadini dopo un importante inter-vento di recupero portato avantidall’Amministrazione comunale, proprieta-ria della chiesa medievale risalente al XI se-colo. All’inaugurazione, avvenuta domenica19 settembre, hanno partecipato le principaliautorità civili e religiose del territorio. “Dopoalcuni anni di lavoro, di grande impegno e dipassione, sono terminati i lavori di restaurodella nostra Canonica – ha spiegato il sindacodi Barzanò, Franca Colombo - La struttura èstata risanata con importanti opere di conso-lidamento, oggi invisibili agli occhi del visi-tatore, ma fondamentali per dare unasicurezza statica all’edificio. Le facciateesterne sono state ripulite e restaurate inmodo da mantenere il più possibile l’aspettoprodotto dalla storia; i colori, gli intonaci, lepietre”.L’illuminazione notturna esalta la semplice

struttura romanica del monumento scanden-done il ritmo con candele di luce.A tutto que-

sto si aggiunge il restauro dei preziosi affre-schi databili poco dopo l’anno mille. Questociclo di dipinti, che risente dell’influenzadella tradizione bizantina e della cultura ca-rolingia-ottoniana, racconta ai fedeli la vitaterrena di Cristo e la sua teofania nella Ge-rusalemme celeste. Di particolare pregio è ladecorazione della cupola con il Cristo Pan-tocratore circondato dagli apostoli.“Lo scavo archeologico condotto sotto il

pavimento ha fornito importanti reperti e no-tizie che permetteranno agli studiosi appro-fondimenti per meglio definire le epoche egli interventi – ha proseguito il sindaco -L’edificio è collocato nel centro storico diBarzanò, anch’esso recentemente recuperato.All’esterno della chiesa è stato pavimentato ilsagrato e il piazzale, ora utilizzato per mani-festazioni artistiche e culturali. La vecchiasala civica è stata trasformata in una elegantesala di rappresentanza che verrà utilizzata persvariate iniziative istituzionali e culturali.L’antico parco settecentesco già oggetto diun importante intervento di recupero è in at-

tesa di alcune opere che ne faciliteranno lafruibilità”. La Canonica è giustamente anno-verata all’interno del panorama dell’architet-tura e pittura romanica lombarda perl’importante ciclo pittorico dell’XI sec., raf-figurante scene della passione e dell’infanziadi Cristo, e soprattutto per l’unicità della suacupola, interamente affrescata con la teoriadegli apostoli contornanti il Salvatore bene-dicente inserito nel clipeo centrale. La So-printendenza Archeologica della Lombardiaha condotto nel corso del 2010 una impor-tante campagna di scavo archeologico che,pur non ancora esaustiva, ha portato ad im-portanti novità per la storia del monumento.Durante le prospezioni archeologiche è av-venuto il rinvenimento di emergenze archi-tettoniche antecedenti l’XI secolo, cheattestano le fasi antiche della chiesa, unita-mente a numerose testimonianze dell’uso ci-miteriale della stessa. L’intervento direcupero, iniziato nel 2000, è costato pocopiù di 900 mila euro.

MARABAIGUINI

LACANONICAÈ STATARICONSEGNATAUFFICIALMENTEAI CITTADINI DI BARZANÒ

In Brianza una perla del X secolo4 COSTRUIAMO IL FUTURO MAGAZINE SETTEMBRE 2010

Dopo alcuni anni di lavoro, sono terminati i lavori di restauro della Canonica.La struttura è stata risanata con importanti opere di consolidamento, oggi invisibili agli occhi del visitatore.

Ma fondamentali per dare una sicurezza statica all’edificio

LATBRI: IN DIFESADI UN’AZIENDA“SANA”

E’ il momento del coraggioPubblichiamo l’editoriale che Angelo Frigerio, di-

rettore della rivista specializzata Formaggi&Con-sumi, ha voluto scrivere in merito ai recentiavvenimenti che hanno coinvolto Lat Bri. La fabbricadi Usmate è stata coinvolta in una vicenda che hamesso a rischio la continuità della sua produzione dilatticini. Tutto a causa dell’errore di una massaia edell’ignavia di talune autorità competenti. Vale lapena aggiungere che le maestranze della Lat Bri sonoscese in piazza a difesa della loro azienda.

Una vicenda di ordinaria follia. In cui si mischianopressappochismo, distrazione, isteria collettiva, scarsaprofessionalità.Quello che è successo a Lat Bri ha dell’incredibile.

Un’azienda, che fattura oltre 150milioni di euro e cheimpiega oltre 400 dipendenti, è stata sull’orlo dellachiusura per un paio di forbici sporche. La nostraAlice Realini, che ha seguito in prima persona la vi-cenda, la racconta nell’articolo a fianco. A me invecepreme fare qualche osservazione in merito.La prima cosa da dire è che ci sono delle evidenti

responsabilità che vanno sottolineate.La prima è della signora che ha aperto la mozza-

rella con le forbici sporche di colorante. Una rim-bambita totale. Ma come si fa a denunciareun’azienda, con tutte le conseguenze del caso, sullabase dell’impressione di un attimo? O dell’isteria cau-sata dal terrore della “mozzarella blu”? Per poi ritrat-tare tutto, dando la colpa alle forbici sporche delbambino…La seconda riguarda chi ha raccolto la denuncia. Ma

com’è possibile che si apra un’indagine solo in fun-zione delle dichiarazioni di una madre forse un po’isterica ed apprensiva? Chi l’ha innescata non sa chese effettivamente la mozzarella fosse stata “infettata”dalla pseudomonas fluorescens tutta la partita, lavo-rata in quel giorno, avrebbe dovuto esserlo? Lo ab-biamo ribadito, unica rivista in Italia, lo scorso mesedi luglio nel commentare la vicenda mozzarelle bludi Granarolo: non è possibile, scientificamente, chesolo due mozzarelle siano state contaminate dal bat-terio. Unica possibilità: un sabotaggio industriale.La terza riguarda i mezzi di comunicazione. Ancora

una volta qualche giornalista si è lasciato prendere lamano. La vicenda Lat Bri è rimasta confinata, per for-tuna, nell’ambito delle cronache locali. Ma quante

stupidaggini abbiamo letto? Terriccio nelle mozza-relle, scarsa pulizia e altre amenità varie. “Minchiate,grandissime minchiate”: come dice il CommissarioMontalbano. Anche qui: quando si scrive occorre ve-rificare tutto con attenzione. E se lo dice uno che hasubito cinque processi per diffamazione a mezzostampa (tutti vinti) potete crederlo…C’è poi il capitolo Asl. Anche qui: quando si so-

spende l’attività di un’azienda occorre tenere ben pre-senti tutte le conseguenze. In questo caso, comespiega il comunicato stampa di Lat Bri: “… il prov-vedimento sospensivo era motivato da infrazioni pre-valentemente di carattere amministrativo eorganizzativo”. Ma si può per un bollo chiudereun’azienda che dà lavoro a 400 persone? Il paradossodella vicenda è che sono state le stesse organizzazionisindacali, sempre attentissime alle questioni che ri-guardano sia la sicurezza dei lavoratori che la salu-brità dell’ambiente in cui operano, a rivendicarel’assoluta correttezza di Lat Bri.Tutto è bene quel che finisce bene. Ora l’azienda è

stata riaperta e lavora a pieno ritmo. I danni sono statiingenti ma l’immagine non è stata danneggiata. Anzi,il pronto sostegno di tutte le maestranze, a difesa della“loro” fabbrica, dimostra lo spirito con cui si lavora inLat Bri. Ed è la più bella dimostrazione della profes-sionalità dell’azienda. A questo punto permettetemidue inviti. Uno ai buyer e alle società che hanno cre-duto in Lat Bri. Non lasciateli soli. Anzi, oggi più chemai, c’è bisogno del vostro sostegno e della vostra so-lidarietà. L’altro invito è alle banche. Anche in questocaso, queste istituzioni devono ritornare al loro anticocompito. Che non è quello di fare business con pro-dotti finanziari di dubbia affidabilità. Ma di sostenerele realtà industriali serie e professionali. Che produ-cono e danno lavoro.Da ultimo, alla famiglia Cogliati, proprietaria di Lat

Bri, la nostra solidarietà. Mi piace ricordare una frasepronunciata dal governatore Mario Draghi, al Mee-ting di Rimini lo scorso anno, che, ricordando gli in-segnamenti del padre, diceva: «Se ti va male un affarepuoi rifarti, se perdi l’onore puoi riscattarti, se inveceperdi il coraggio, allora sei davvero nei guai».Ecco, per Lat Bri è il momento del coraggio. Il co-

raggio di guardare avanti e continuare nell’ottimo la-voro svolto sinora. A testa alta.

ANGELO FRIGERIO

PREMIO COSTRUIAMO ILFUTUROSi è deciso di prolungare fino al 30 ottobre il periodo per segnalare una realtà

della provincia di Monza e Brianza legata al mondo del volontariato sociale. Inquesto periodo abbiamo incontrato già quasi 60 associazioni che operano nelmondo del non profit soprattutto a favore di anziani, disabili e giovani in situazionidi grave disagio e c’è tempo per conoscerne tante altre.La premiazione, che è dunque stata spostata a novembre in data da destinarsi,

premierà i vincitori scelti dal Comitato con oltre 35 mila euro, le medaglie d’oroper i volontari e altri riconoscimenti. Ricordo che per raccontarci la storia di que-ste associazioni basta contattarci al numero 039 5969259 o all’indirizzomail [email protected]. Maggiori informazioni anche sul sito dellaFondazione www.costruiamoilfuturo.it.

Ultimi preparativi per la prima lezione di “Politica in corso”, la scuola di forma-zione politica organizzata da alcuni giovani della Brianza in collaborazione con lafondazione “Costruiamo il futuro”.L’iniziativa ha riscosso un notevole successo, ad oggi le adesioni sono già 120,

numero destinato a salire se si tiene presente che sarà possibile iscriversi anche allaprima lezione, fissata per sabato 25 settembre presso Villa Greppia Monticello Brianza.Ma vediamo un po’il profilo degli iscritti all’iniziativa:- l’84% degli iscritti è di sesso maschile- la fascia d’età maggiormente interessata all’argomento

è quella tra i 26 e i 40 anni con il 38% delle adesioni, seguequella tra i 19 e i 25 anni con il 31%, 18% per gli adulti trai 41 e 50 anni e infine il 12% degli iscritti che ha tra i 51 ei 75 anni- il 52% degli iscritti risiede nella provincia di Monza e Brianza, il 38% in pro-

vincia di Lecco, il 6% il provincia di Milano, il 2% in provincia di Como e il 2%in provincia di Bergamo- Il 51% degli iscritti non ricopre un incarico politico o istituzionale“Sono molto soddisfatto della risposta del territorio a questa iniziativa proposta

dalla fondazione – ha commentato il vicepresidente della CameraMaurizio Lupi –Giovani e meno giovani si sono iscritti alla scuola di politica con entusiasmo e cu-riosità. Avranno l’occasione di incontrare professori universitari, ministri, gover-natori e esperti di politica, potranno ascoltare le loro esperienze e fare domande,confrontandosi con i vari ospiti. Credo sia un’ottima possibilità per avvicinarsi almondo della politica o anche solo per fare un’esperienza formativa valida. Formareuna nuova classe dirigente è un nostro dovere, dobbiamo investire in educazioneperché il capitale umano è frutto di educazione e formazione”.Come annunciato i relatori della prima lezione saranno il presidente della Re-

gione Lombardia Roberto Formigoni e LorenzaViolini docente ordinario diDirittoCostituzionale, l’appuntamento è per sabato 25 settembre alle 9.30 presso VillaGreppi. Chi fosse interessato ad iscriversi può scaricare l’apposito modulo dal sitowww.costruiamoilfuturo.it oppure deve presentarsi sabato 25 alla prima lezione. Ilcosto della scuola di politica è di 30 euro, il programma prevede 8 incontri, un almese, sempre il sabato mattina. Alla prima lezione verrà distribuito il programmadei prossimi appuntamenti.Per informazioni 039.5969259

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