B2eyes magazine 03-2012

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WWW.B2EYES.COM N3 2012

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B2eyes magazine è il periodico indirizzato a tutti gli ottici-optometristi italiani e alle maggiori aziende produttrici e distributrici di articoli di ottica (montature, lenti oftalmiche, filtri solari, lenti a contatto, liquidi, accessori, macchinari e strumenti) presenti sul territorio nazionale. In ogni numero il magazine propone e approfondisce contenuti che vanno dall'attualità alla moda, dall'aggiornamento professionale alla consulenza legale. Inoltre sono presenti le ormai consolidate rubriche cerco & offro, corsi e le informazioni dalle aziende. Particolare attenzione è riservata allo sviluppo del mercato, quindi alle nuove opportunità di business, ma anche alle innovazioni in campo medicale e tecnologico, argomenti anch'essi importanti per la crescita professionale del punto vendita specializzato.

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N32012 sommario

Mensilededicato al mondo degli occhiali,

della vista, della visionee della percezione visiva

Marzo 2012 numero 3www.b2eyes.com

In copertina TruTrussardi Eyewear

Per lei il modello vista TR12503 BL,per lui TR12728 BK

Direttore ResponsabileAngelo Magri

RedazioneB2Vision

Via Ripamonti 44 - 20141 MilanoTel. 02 36638601 - Fax 02 36638600

Francesca [email protected]

Direzione generaleLuciano Cristiano

cel. 334 [email protected]

Pubblicità[email protected]

EditoreB2Vision

Via Ripamonti 44 - 20141 MilanoTel. 02 36638601 - Fax 02 36638600

Art DirectionMeloriaStampa

Mediagraf S.p.a.Viale della Navigazione Interna, 89

35027 Noventa Padovana (PD)

Registrazione presso il Tribunale di MilanoN. 293/2009 in data 17 giugno 2009

Registrazione R. O. C.: 18653€ 1,80 - Copia omaggio

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N32012

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b2tradeEditoriale Se nelle fiere in Champagne ci fosse stato il web... 3Il punto L’obbligo e la speranza di uscire dal freddo 5Strategie e mercato Il consumatore in bilico fra convenienza e qualità, è la fiducia l’ago della bilancia 6Marketing e gestione Il controllo di gestione: il navigatore satellitare delle imprese 10Attualità Italia Independent, il centro ottico diventa una boutique 14Germania, locomotiva anche nell’ottica 18Bollé, il vista-sole più “ampio” al mondo 23Vision Group partner del progetto Andasibè 27Twc-L’Amy, un'unione di lusso 31Amarcord Pino Mangano, l’amministratore delegante 34Distribuzione Boutique, megastore, outlet: quando “erodono” all’ottico? 42

b2styleModa Verso una nuova gioia di vivere 46Tissue 50 Carved 52 Light and soft 53 So Strong 54 Like the skin 56 Details 57 Evergreen 58 Wood 59Speciale Mido Il salone dei debuttanti 60

b2expert Lab Lenti oftalmiche e attività al videoterminale: sintomi e comfort visivo 67 Formazione Istruzione, formazione e professioni: uno scenario in movimento 72 Gli studenti: promotori di iniziative, non soggetti passivi 74Consulente Scontrino non emesso, accertamento in arrivo 76Meditazioni La luna non è fatta di formaggio 79

b2tech Lenti oftalmiche Zeiss Academy, la formazione su misura 83Rodenstock: lenti ad alta tecnologia 86Essilor, nuovo standard per la protezione degli occhi 91

b2jobVetrina offro/cerco 96

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EDITORIALE

SE nELLE fIERE In ChAmpAgnE CI fOSSE STATO IL wEb…

n tempo c’erano le fiere. «Le mercanzie provenienti dal Mediterraneo passavano le Alpi, seguivano la via di

Marsiglia e il corso del Rodano per scambiarsi con quelle provenienti dal Nord in alcuni luoghi strategici. Fu in quelle aree di collegamento che si svilupparono le grandi fiere». Così nel volume “Il Medioevo” Ga-briella Piccinni, docente universitaria, descrive la co-siddetta “rivoluzione commerciale”, avvenuta tra il XII e il XIII secolo. «Fiere importanti, con un’ampia offerta di merci e un considerevole movimento di operazioni finanziarie, si tenevano in Inghilterra, a Colonia, nelle Fiandre, vicino a Parigi e in Borgogna. Ma tutte erano superate dalla rete delle fiere della Champagne… Animate soprattutto da mercanti italiani e provenzali, furono le uniche ad avere una forza di attrazione su tutta l’Europa, il primo grande mercato internaziona-le… In Champagne si tenevano sei fiere, ognuna della durata di sei settimane», scrive ancora la studiosa senese.Dalle fiere alla nostra fiera. I sinonimi si sprecano: salone, rassegna, mostra, evento, kermesse. Ma il significato resta immutato: la fiera oggi è un momento per far incontrare domanda e offerta, locale e inter-nazionale, multisettoriale o specializzata, almeno una volta all’anno, nello stesso luogo e nelle stesse date. Non ne è immune Mido, che quest’anno si presenta orfana di alcuni espositori importanti, ma forse anche per tale motivo o semplicemente per via di una crisi che stimola l’ingegno, molto più ricca di appuntamen-

ti con il suo pubblico. Perché il ruolo di una fiera è anche questo: condividere esperienze, far crescere le competenze, sviluppare l’aggiornamento ed elevare la professionalità di chi vi partecipa.Oggi, come molti secoli fa, gli operatori investono tempo e denaro per raggiungere un luogo designato, nella speranza di incrementare gli affari. Oggi, però, a differenza di allora, la migrazione fisica può essere supportata e valorizzata dalla tecnica e dalla tecnolo-gia. Così il marketing contribuisce a sviluppare il mer-cato; e la formazione non è più soltanto stanziale, ma anche a distanza. Marketing e formazione sono due parole chiave per la società editrice di questa rivista, che attraverso la nuova sezione B2Learn, all’interno del rinnovato b2eyes.com, oggi propone agli ottici italiani un percorso di marketing e gestione d’impresa declinato in varie tappe, corrispondenti ad altrettanti corsi: si è partiti con la scelta e il valore della location, passando poi al controllo di gestione di un centro otti-co, che trova spazio anche nella rubrica di questo ma-gazine. Il tutto coordinato e realizzato dalla Zaccagnini Business School, che ha messo a disposizione le proprie com-petenze per offrire un servizio unico nel nostro settore. Per il debutto on line è stato scelto proprio Mido, ancora oggi la più completa fiera al mondo per l’ottica. Così da unire, fisicamente e virtualmente, chi vende e chi compra.

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Angelo Magri

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il punto

l’oBBliGo E lA SpERAnZA Di uSCiRE DAl FREDDo

15 giorni di maltempo che hanno imperversato sul nostro paese hanno creato notevoli disagi e non poche tragedie, il tutto enfa-tizzato da stampa e televisione che si sono gettati sull’argomento come la fame sul mondo, drammatizzando cose che fanno parte della natura dei diversi siti che compongono il nostro bello e

martoriato paese.Tema centrale di tutta la comunicazione è stato il livello di disservizi che il freddo ha causato in cui gli aspetti positivi sono stati sotto dimensionati (ad esempio il traffico aereo ha subìto pochissime conseguenze dalla neve) e i disservizi reali gonfiati, dando per l’ennesima volta l’immagine di un paese in grave difficoltà. Così lo scenario dei disagi di un paese bloccato dalla neve e dallo stupore per quello che è successo con il Concordia finisce col diventare il paradigma dell’attuale momento che stiamo attraversando e sembrerebbe volerci togliere l’illusione che le cose possano riprendere un normale flusso in direzione di una ripresa che altre realtà ci dimostrano possibile e a portata di mano. Una delle conseguenze più ovvie dell’attraversare momenti di difficoltà e disagio è quella di rinchiudersi in se stessi e di difendere il poco o il tanto che abbiamo senza tentare di riconquistare un futuro. L’ottica in questo senso non è da meno e appare attorcigliata sui suoi problemi veri e falsi di sempre, incapace di uno scatto e di cercare attraverso l’inno-vazione e l’impegno soluzioni positive. Così come è inevitabile il ritorno della primavera e il tentativo di uscire dall’impasse politica ed econo-mica in cui eravamo congelati, così l’ottica saprà trovare, lo spero, nuovi spunti e nuovi protagonisti per il rilancio delle sue imprese e delle aspirazioni di chi vi lavora.

I

Danilo Fatelli

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stato difficile e doloroso per tutti rendersi conto che la fase di espansione dell’economia, che sembrava non dovesse più

terminare, si fosse conclusa e una nuova fase involutiva si avviasse, quella che il titolo di un famoso studio del 2003 definiva “an age of uncertainty”, cioè l’era dell’incognita. Ci sono voluti quasi 10 anni perché questa realtà da sensazio-ne si trasformasse in consapevolezza e, forse, qualcuno si aspetta ancora che torni il sereno sulle cose dell’economia.Adeguare le strategie e i programmi alla realtà che si è andata configurando dall’inizio del secolo, aggredita da eventi di natura politica, naturale e finanziaria pesante-mente negativi, non è stato facile, soprattutto perché, se era chiara la necessità di cambiare – e questo è diventato lampante nel 2008 nel corso del quale per il nostro paese si sono accentuati tutti i problemi – più difficile è stato, e lo è ancora, capire in quale chiave dovesse essere letto il cambiamento. Il grande sviluppo dell’economia dei paesi occidentali, avvenuta tra la fine della seconda guerra mondiale e la fine del secolo scorso, era collegata alla crescita dei redditi privati e al parallelo crescere del clima di fiducia con la conseguente espansione dei consumi e dell’industria dei beni di largo consumo.Gli elementi caratterizzanti di questi ultimi anni, viceversa,

sono stati la fine del consumismo e della corsa agli acqui-sti e il crollo della fiducia nelle prospettive economiche. Elementi in chiaro rapporto di causa ed effetto e, quindi, uno dei temi sui quali si è maggiormente concentrata l’attenzione delle imprese, sia distributive sia industriali, è stato il recupero della fiducia attraverso quella del rapporto insegna-consumatore.

Strategie e mercato

iL coNSUmatore iN BiLico Fra coNVeNieNZa e QUaLitÀ,

È La FiDUcia L’ago DeLLa BiLaNcia

Comportamenti virtuosi e politiche commerciali ispirate alla convenienza sono alla base del rapporto di fedeltà fra punto

di vendita e cliente finale

èdi Danilo Fatelli

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La fiducia nel punto di vendita e nell’insegna è fondamen-tale per le attività, come quelle esercitate dalla distribuzione ottica, in cui il consumatore non conosce i prezzi e non è in grado di valutare il valore di ciò che acquista. Non a caso, in tutte le ricerche, la prima motivazione della scelta del centro ottico risultano la conoscenza e la fedeltà. Dal consenso alla fiduciaLa base concettuale delle strategie, che hanno sorretto tutte le imprese nella fase che ha preceduto questa grande inversione di tendenza, è stata quella dell’espansione dei mercati che, in termini concreti, è avvenuta attuando, anche in maniera esasperata, la proliferazione dei segmenti di prodotto e di posizionamento. A ogni singolo bisogno prima-rio ha corrisposto una gamma intera di prodotti e di fasce di posizionamento. È successo così anche nella distribuzione in cui la stessa tipologia di prodotto, con marche, formati, prezzi e packaging diversi, è stata proposta dalla boutique ad alto livello di specializzazione fino alle medie superfici monomarca, alle mega concentrazioni commerciali dei cen-tri commerciale, fashion outlet e parchi commerciali. L’obiet-tivo di tutti era ampliare sempre più la base di distribuzione dei prodotti e la quantità dei contatti (consumer target) e nel trend affluente dei consumi la fedeltà del consumatore non era un obiettivo strategico.Più prodotti, più contatti hanno equivalso a una crescita co-

Strategie e mercato

Il consumatore, quando ha fiducia nell’insegna, la trasferisce ai prodotti con il suo marchio e, convinto di acquistare prodotti di qualità paragonabile a quella della marca a fronte di un prezzo decisamente inferiore, concilia la propria aspirazione alla qualità con la convenienza cui è spinto dalla razionalità e dalla congiuntura sfavorevole. Nell’ottica questo meccanismo è alla base del successo di insegne come Specsavers (nella pagina precedente) in Inghilterra o Fielmann in Germania

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stante dei consumi e delle vendite. L’ottica in questa grande tendenza ha seguito due linee di comportamento diverse: quella dell’offerta dei prodotti industriali, esplosa in centi-naia di marche e griffe e in cataloghi delle lenti oftalmiche paragonabili all’elenco del telefono di New York; e un’altra linea di tendenza, conservativa, nella distribuzione, che fino a pochi anni fa era basata su un unico modello di negozio le cui varianti erano solo la dimensione e la location, di centro città o periferia.Se le politiche espansive della fase economica che ha preceduto l’attuale erano centrate sul prodotto e sul punto di vendita, il nuovo corso ha messo al centro dell’attenzione il consumatore e l’obiettivo si è spostato dall’ampliamento del target al consolidamento di quello primario, costituito dallo zoccolo duro dei clienti più fedeli. Supporto di questa nuova strategia sono soprattutto due aree di attività:• i prodotti a marchio proprio esplosi su tre posizionamenti

diversi e per consumer target specializzati (bambini, cultori del biologico, ecc);

• programmi di fedeltà attivati dalle fidelity card, mirati ai segmenti di consumatori più fedeli.

I prodotti a marchio, conquistando quote di mercato sempre

più importanti nell’area dei prodotti di marca e in quella dei primi prezzi, hanno fatto superare alle insegne che li hanno interpretati in maniera corretta il confronto dei prezzi con i discount e con quelli delle promozioni o dei saldi che dir si voglia. Il taglio dei prezzi attuato in tempi e canali diversi appiattisce le differenze tra i diversi tipi di posizionamento e mina la fedeltà del consumatore alle insegne. Il consu-matore, quando ha fiducia nell’insegna, la trasferisce ai prodotti con il suo marchio e, convinto di acquistare prodotti di qualità paragonabile a quella della marca a fronte di un prezzo decisamente inferiore, concilia la propria aspirazione alla qualità con la convenienza cui è spinto dalla razionalità e dalla congiuntura sfavorevole. Questo meccanismo è alla base del successo di insegne come Esselunga o Coop o di Zara, Ikea o Gap, ma anche di centri ottici come Specsavers in Inghilterra o Fielmann in Germania: in entrambi i casi si tratta di insegne che non possono essere definite discount. Il nocciolo del problema è rappresentato dall’adozione dei meccanismi che generano fiducia, che si fondono su comportamenti nei confronti del pubblico, leali, trasparenti e affidabili, ma poi tutto ritorna nell’ambito del rapporto prezzo/qualità del prodotto e del servizio.

Strategie e mercato

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“vedere oscuramente lo sa fare ognuno,ma chiaro pochissimi.”

Galileo Galilei

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MARKETING E GESTIONE

l controllo di gestione, quell’insieme di processi e regole contabili che consentono di verificare nel continuo la corrisponden-za dei risultati aziendali con le previsioni, è nato con l’impresa industriale moderna.

Una delle prime applicazioni dei sistemi operativi informatici è stata la contabilità industriale, da cui le aziende derivano i costi di produzione e monitorizza-no anche tutte le fasi del ciclo produttivo.Nella moderna distribuzione al dettaglio il controllo di gestione è arrivato in ritardo, rispetto allo sviluppo dimensionale delle imprese, anche a causa della difficoltà di collezionare in modo semplice e rapido i dati necessari alla sua elaborazione e a quello con il quale i leader dell'informatica del tempo hanno prodotto pacchetti applicativi ad hoc. Il grande salto è avvenuto con l’introduzione delle casse munite di scanner che hanno permesso di allineare nel conti-nuo le vendite “in pezzi“ e in valore con le giacenze. Da allora sono stati compiuti grandi progressi e,

oggi, ogni azienda di distribuzione, beninteso anche ottica, può installare un proprio sistema di controllo di gestione. I problemi, da questo punto di vista, non riguardano le tecnologie informatiche, ma l’adegua-mento delle procedure e dei processi di rilevazione dei dati alle esigenze sensibili delle piccole e medie aziende e ai mezzi di cui dispongono a tal fine.

Lo schema del conto economicoIl controllo di gestione non è attività che può es-sere svolta in autonomia rispetto alle altre attività e processi operativi dell’ impresa, ma ne è parte integrante, per cui parlare di controllo di gestione senza averne conoscenza e senza nozioni di lettura del bilancio annuale e di quello di previsione può essere complicato e anche inutile. Ci si deve chiedere però se è possibile, nelle condizioni di gestione attuali delle imprese, aspettare la chiusura dell’esercizio per sapere come sono andate le cose. Lo schema di riferimento di un sistema di controllo di gestione semplificato è quello del conto economico scalare, la cui redazione comporta la riclassificazione delle voci di costo e ricavo. In altri termini, una volta individuato il livello di dettaglio delle informazioni che si vogliono ottenere, questo va comunicato al proprio commercialista il quale procede alla riclas-sificazione – a partire naturalmente dall’esercizio successivo - del piano dei conti. Dopo di che, con un semplice lancio del bilancio di verifica (procedura prevista in tutti i programmi di contabilità comple-ti), si possono ottenere i dati da immettere nel conto economico. In pratica alcuni dati sono più semplici da ottenere, come gli affitti, il cui costo è sostanzial-mente fisso nel corso dell’anno, oppure si può ricorre all’imputazione di costi standard o di costi figurativi, come, ad esempio, nel caso di locali di vendita di pro-prietà o quando il titolare e suoi congiunti lavorano in

Idi Ario Terzi

Un banco cassa concepito per la consegna dei prodotti oftalmici, che riunisce tutte le funzioni contabili e professionali

IL CONTROLLO DI GESTIONE: IL NAVIGATORE SATELLITARE DELLE IMPRESE

In tempi di difficoltà per le aziende diventa indispensabile mettere sotto osservazione, nel continuo, le principali poste della gestione per correggere

il tiro prima che sia troppo tardi

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Il sistema casse automatiche di Leroy Merlin, dalle cui registrazioni partono le informazioni sul ciclo acquisto-vendita di tutti i prodotti

MARKETING E GESTIONE

negozio senza essere stati assunti.Lo schema del conto economico scalare è corrente-mente adottato da tutte le imprese di distribuzione ed è concettualmente simile a quello che si usa nel bilancio, ma è più sintetico e, soprattutto, mette in evidenza le voci che hanno un riflesso diretto sul risultato aziendale.Il livello di dettaglio e la frequenza con la quale viene realizzato il conto economico della gestione dipen-dono dalla dimensione aziendale, dal giro d’affari e dalla sensazione del responsabile di avere in pugno le redini della gestione e non temere sorprese, oppu- re no. Un centro ottico, in cui lavorano tre persone e

ha uno sviluppo regolare ancorché in flessione del giro d’affari, può limitarsi a fare un conto economico basato sulle sole voci principali e senza dettagli nella composizione delle categorie, con frequenza bime-strale o trimestrale, mentre imprese ottiche con più punti vendita e con molte persone che vi lavorano avrebbero l’obbligo di effettuarlo tutti i mesi e con un dettaglio il più possibile preciso.

Perché il controllo di gestione?Dall'elaborazione del conto economico possono es-sere estratte una serie di informazioni la cui funzione non è quella del semplice cruscotto aziendale che lampeggiando segnala i problemi, ma quella di una diagnosi che potenzialmente indica anche le soluzio-ni.Le condizioni per realizzare il conto economico con buona attendibilità e senza un impegno eccessivo sono essenzialmente due: la disponibilità di una cas-sa scannerizzata per ottenere i ricavi con il dettaglio minimo indispensabile e la possibilità di disporre del sistema di gestione del magazzino e degli acquisti per ricavare il costo del venduto.Qui ci limitiamo a indicare quali sono le informazioni più importanti che si possono ricavare, rinviando chi

IL CONTO ECONOMICO SCALAREvalori e indici di gestione

Ricavi

saldo degli inventari iniziali e finali

costo dei prodotti (acquisto di beni e servizi)

costo del venduto

margine lordo

costi del personale diretto e indirettoaffitti altri costi di gestionecosti commerciali

totale costi di gestione

margine operativo

ammortamenticosti finanziari

utile netto prima delle imposte

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MARKETING E GESTIONE

vuole approfondire questo argomento alla consulta-zione dell’anticipazione del corso che si può ottenere cliccando b2eyes.com, nella sezione B2Learn. In ge-nerale la realizzazione periodica di un conto econo-mico aiuta a prendere decisioni per quanto riguarda scelte da effettuarsi in presenza di più elementi di valutazione. Se un centro ottico con un giro di affari di 300.000 euro, che ha registrato un incremento del 10% sull’anno precedente, decide di assumere un altro collaboratore, il costo della nuova posizione, l’aumen-to del margine lordo, la flessione dei costi fissi ecc, danno un risultato positivo o alla fine l’utile netto non migliora o forse peggiora? È questo il tipo di interro-gativi ai quali il conto economico può dare risposte puntuali e continue.Molte altre indicazioni possono essere ricavate dalla lettura del conto economico e dagli indici sintetici che se ne possono facilmente ricavare nella loro consi-stenza e soprattutto nella loro dinamica: il numero di clienti (scontrini di cassa), il numero di pezzi venduti per ogni categoria, lo scontrino medio. Se la lettura di questi dati non è soddisfacente, è facile risalire alle cause che li hanno determinati. Altro dato fon-damentale per migliorare il risultato della gestione deriva dall’analisi del costo del venduto per categoria

merceologica che permette di conoscere il contributo delle singole categorie in termini di vendite e di utili e, se si approfondisce il dettaglio dei costi, anche il contributo economico al risultato della gestione.Il confronto tra quantità e valori passati alla cassa e le risultanze degli inventari ha permesso alla distri-buzione, ad esempio, di ridurre in modo drastico le perdite da “differenze inventariali” frutto di sottra-zione di prodotti da parte dei clienti, dei fornitori e, ahimè, anche dell’infedeltà dei dipendenti, indivi-duando in modo preciso cosa e quanto si è volatiliz-zato nel percorso dal negozio alla porta di uscita. Queste analisi spesso smontano credenze consolidate nel tempo e aprono prospettive di sviluppo altrimenti sconosciute.

È il titolo del nuovo corso presente sul portale di questa testata, in cui si può consultare la prima parte dei vari capitoli di cui è composto, ed è fruibile da tutti gli utenti registrati a b2eyes.com. Il corso illustra teoria e, con esempi ricavati da casi aziendali, la pratica per attuare un controllo costante dei risultati del centro ottico. L’articolo in queste pagine della rivista è il secondo del nuovo percorso di marketing e gestione del punto vendita (dopo “Come non sbagliare la prima mossa”) che accompagnerà i lettori lungo il 2012 su b2eyes magazine e su b2eyes.com, nella sezione B2Learn.L’utente registrato potrà fruire gratuitamente di un trailer dei percorsi di formazione collegati. Su B2Learn saranno quindi presenti i primi capitoli dei corsi, realizzati in collaborazione con la Zaccagnini Business School, sulle singole tematiche presentate nella rubrica “Marketing e Gestione d’impresa”.I corsi completi si potranno acquistare cliccando su b2eyes.com, nella sezione B2Learn.

“IL coNtRoLLo deI RIsULtatI deLLa gestIoNe NeLL’IMpResa ottIca” sU b2eyes.coM

Le INFoRMaZIoNI basIc cHe sI possoNo RIcaVaRe daLL’eLaboRaZIoNe deL coNto ecoNoMIco RIcLassIFIcato

N° di clienti (scontrini)

per periodo di calcolo e confronto con il pre-cedente, categoria di prodotto

Valore delle vendite

per periodo di calcolo e confronto con il pre-cedente, categoria di prodotto

scontrino medio (vendite/scontrini)

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N° di pezzi venduti

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giacenze inventariali

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ATTUALITà

ITALIA IndependenT, IL cenTro oTTIco dIvenTA UnA boUTIqUe

Un’idea innovativa e alternativa. Sono positivi i primi commenti degli ottici che hanno scelto di aderire al nuovo progetto dell’azienda torinese:

l’allestimento di un shop in shop con tutti i prodotti della linea I-I

di Francesca Tirozzi

partito quest’anno il pro-getto che porta il mondo di Italia Independent nei centri ottici. Dopo il suc-cesso dei monomarca di Alassio, Courmayeur e

Alessandria (ad aprile è prevista l’apertura a Bergamo, in settembre a Torino), l’azienda lancia un nuovo format che rivoluziona i centri ottici. Infatti, accanto alle collezioni eyewear, si potranno trovare anche i prodotti Italia Independent, tra cui

felpe e T-shirt e tutti gli accessori del brand. «L’ac-cordo, su base triennale, prevede la realizzazione all’interno del centro ottico del concept ideato da Italia Independent e l’allestimento di almeno una vetrina dedicata alla linea – ha spiegato Giovan-ni Accongiagioco, socio fondatore e responsabile della divisione occhialeria I-I - Il progetto può essere adottato da spazi che vanno dai 16-20 mq fino ai 40 mq». Ma quali sono i motivi per cui alcuni ottici hanno scelto di diventare partner di Italia Independent?

ÈLa LeNte “24 Ore”... Italia Independent ha stretto un accordo con Intec

vision, ex Marinelli Oftalmica, che ha realizzato la prima lente fotocromatica plana“24 ore”, che al contrario di quelle classiche è proposta in sei differenti colorazioni: oltre a marrone e grigio, è disponibile anche in blu, rosa, marrone e verde, colorata al 15-20%. Con questa lente, l’azienda torinese vuole rispondere all’esigenza di un occhiale da indossare 24 ore al giorno, con proprietà anti riflesso, in grado di rilassare gli occhi, anche se non legato ad alcuna correzione. È un prodotto da

utilizzare tutto il giorno, in ufficio o in discoteca, con proprietà di schiarimento velocissima. a consolidare il progetto, chiamato I-Chromic, è stato aperto un laboratorio

dedicato al vista sole, sempre presso la sede dell’ex Marinelli, a

Isernia.

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ATTUALITà

Optic HOuse, MilanOcosì diamo un aspetto multidisciplinare al negozioApre a metà marzo il primo shop in shop mi-lanese presso Optic House. Una location molto particolare, poiché il centro ottico si trova all’in-terno di un edificio in stile “vecchia Milano”, di fine Ottocento. «Anche l’arredamento è molto caratteristico, per cui insieme a Italia Inde-pendent abbiamo studiato nei minimi dettagli l’allestimento dello shop in shop in modo tale che si possa conciliare perfettamente con l’im-magine del nostro negozio – spiega il titolare, Amedeo Lissoni - Dal punto di vista professiona-le il negozio è gestito da me e da mia moglie: io rappresento la parte professionale, l’ottico per intenderci, mentre mia moglie svolge un ruolo più “modaiolo”, molto aperto al mondo dell’abbi-gliamento. È stata lei ad accogliere con grande entusiasmo questa opportunità: ci è subito pia-ciuta l’idea di poter dare al nostro centro ottico un aspetto “multidisciplinare”» Quindi accanto alla zona tecnica e alla parte più d’immagine, con l’esposizione dei modelli sole, si aggiunge lo shop in shop di Italia Independent. «Questa opportunità rappresenta per noi l’alternativa: continuiamo naturalmente a fare gli ottici, ma l’idea di vendere anche gli accessori, per uno scontrino medio di 100 euro, non potrà che esse-re un successo», sottolinea Lissoni.

...e L'OCCHIaLe SPeCCHIatOConfermate le linee in velluto, insieme agli I-thin, lanciati lo scorso Silmo, Italia Independent presenta una nuova linea sole, I-Mirror, con montatura completamente specchiata

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ATTUALITà

Ottica OttObelli, astitre vetrine per una città modaiolaDopo Alessandria, in cui Italia Independent ha uno spazio speciale, Ottica Ottobelli porta la formula dello shop in shop anche ad Asti. «Una città perfetta per que-sto tipo di operazioni: attenta, giovane, molto modaiola – ha spiegato Carlo Belvisi, titolare del centro ottico e socio di Paolo Ottobelli - Dedicheremo tre vetrine allo

shop in shop di Italia Independent. Crediamo molto in questo progetto: è davvero innovativo associare l’eyewear all’abbigliamento soprattutto per il nostro centro ottico, sempre alla ricerca di nuovi marchi e di occhiali particolari. Sono molto positivo e sono sicuro che avremo un ottimo riscontro: Asti risponde molto bene a nuovi stimoli».

Ottica principe, bral’unico brand con una proposta creativa contro la crisiLo shop in shop è un’evoluzione della partnership con Italia Independent, ormai di lunga data: Simona Borgogno, la titolare del centro ottico, ne ha seguito la crescita, dal 2007 fino a oggi. «Crediamo molto nel prodotto, che ha un ottimo appeal sulla nostra clientela,

a un prezzo accessibile; e crediamo nell’azienda, sem-pre attenta alle nostre esigenze e molto professionale. Allo stesso modo siamo certi che lo shop in shop avrà successo: cercavamo una soluzione innovativa che ci aiutasse a superare questo periodo di crisi in modo creativo e Italia Independent è stata l’unica azienda a fornircene una».

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ATTUALITà

Secondo i dati GfK è il paese europeo che ha fatto segnare le perfomance migliori nel 2011, con una crescita del 4,5%. In Italia si è registrato, invece,

un rallentamento delle lenti oftalmiche

l mercato dell’ottica, nonostante il com-plesso quadro macro-economico attuale, in controtendenza rispetto all’andamento

di settori industriali e beni semi-durevoli, gode di buona salute. Ne sono convinti alla GfK Retail and Technology, società specia-lizzata nella metodologia del Retail Panel. «Nei principali paesi europei (Italia, Spagna, Germa-nia, Francia) il suo valore nel 2011 ha superato i 15 miliardi di euro, in crescita rispetto all’anno precedente (+1.9%). La Germa-nia (+4,5%) è il motore di questo trend, seguono Francia e Spagna che chiudono l’anno in positivo rispettivamente pari a +1,0% e +1,5%. Il mercato Italiano è sostan-zialmente stabile (+0,2% ) rispetto all’anno precedente – spiega Gianni Cossar, Global Director Optics di GfK, alla guida del team internazionale dedicato all’ottica, basato in Italia - Il mercato delle lenti a contatto ha incrementato il trend positivo già registrato l’anno precedente, avendo chiuso il 2011 con un aumento in valore dell’1,6%. Motore della crescita sono le lenti a contatto giornaliere, che arrivano a generare più del

30% del fatturato complessivo. Il mercato europeo dei liquidi per lenti a contatto, nel 2011, è risul-tato in crescita dell’1,2% dopo un anno non proprio florido (-1,2% nel 2010): più del 40% è stato realizzato grazie alle soluzioni multiuso per lenti a contatto morbide».C’è stato un settore che si è distinto più degli altri, anche in negativo? «Il comparto delle lenti oftalmiche ha rallentato quella crescita che nel 2010 aveva spinto il mercato dell’ottica in Europa: dal +2,8% di quell’anno è passato

a un più timido +1,3% nel 2011. Questa dinamica è anche legata all’andamento dell’Italia, che dopo un anno particolarmente positivo (+4,9% nel 2010), ha chiuso il 2011 in flessione – dice Cossar - Eccel-lenti risultati, invece, dal comparto sole che dopo un 2010 negativo fanno segnare in Europa un +5,3%, anche grazie alle condizio-ni climatiche favorevoli registrate nel corso del 2011 e al boom di vendite riscontrato in Germania». Anche il comparto delle montatu-re, il secondo più importante per

Idi Angelo Magri

GermAnIA, LocomoTIvA Anche neLL’oTTIcA

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ATTUALITà

fatturato nell’ottica, è stato in cre-scita (+1,9% sull’anno precedente). «In particolare registriamo il suc-cesso di una particolare tipologia di occhiali: quelli maschili, con montatura spessa/bold, in plasti-ca – aggiunge Cossar - Questo fenomeno moda ha spinto il totale comparto montature da uomo a un incremento del +6,2% rispetto all’anno precedente, un risultato sicuramente notevole».E l’Italia, ha risentito della partico-lare congiuntura economica che si è creata nel 2011? «Il mercato dell’ottica in Italia, anche in questo momento di congiuntura econo-mica negativa, ha retto bene e ha chiuso il 2011 in linea con i risul-tati del precedente anno – spiega il manager di GfK - In crescita, come nel resto dell’Europa, i comparti del sole e delle montatu-re (rispettivamente +2,1% e +1,8% rispetto al 2010). Lenti a contatto e liquidi, sebbene rappresentino solo il 15% del giro d’affari totale, sono cresciuti con un buon passo (+3,1%). In contrazione, invece, le lenti oftalmiche, che hanno ridotto

la propria presenza sul mercato di oltre un punto rispetto all’anno precedente (-1,9% a volume)».Come vede GfK il momento attuale e le sfide del mercato? «In periodi di congiuntura economica, nei quali i nostri clienti subiscono spesso pressione sui budget, oltre all’alto valore aggiunto dei nostri servizi è importante trovare anche

soluzioni e servizi innovativi – sot-tolinea Cossar - Noi cerchiamo di rispondere alle necessità dei clien-ti con offerte modulari, secondo le caratteristiche dell’interlocutore. Una formula che sta cominciando a diventare molto diffusa e che personalmente apprezzo molto, è quella del management wor-kshop, che spesso utilizziamo con le aziende che per la prima volta si affacciano al mondo GfK. Si tratta di incontri molto operativi nei quali i Key Account di GfK si affiancano al marketing e alla for-za vendita del cliente per incontri dal taglio tattico. GfK fornisce gli spunti di discussione presentando le dinamiche del mercato e della distribuzione. Da qui nasce un positivo confronto commerciale interno, alimentato dall’Account GfK, che si traduce alla fine in decisioni commerciali per l’opera-tività sul territorio. Non parliamo quindi di data delivery. ma di partnership tattico-strategica con i nostri clienti. Questa è la realtà e anche il futuro di GfK».

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Quest’anno GfK è “Market Knowledge Partner” uffi-ciale di Mido con diverse iniziative e intende prose-guire la collaborazione anche in futuro sviluppando servizi e anteprime dedicate per gli associati Anfao. «Ad esempio Mido sarà l’occasione per vedere i primi dati eyewear in Russia, mercato assolutamente stra-tegico: dal 2012 GfK ha, infatti, esteso le rivelazioni del Panel in Russia anche ai Sunglasses e Frames», conclude Cossar.

ATTUALITà

«Sono entrato in GfK per occuparmi del settore dell’ottica, dopo avere già maturato un’esperienza nello stesso mercato all’interno del mondo retail. Ho quindi avuto l’opportunità di osservare l’industria dell’ottica da due prospettive inedite: da retailer, quindi provider di dati di vendita a GfK, a fornitore di analisi di mercato ad alto valore aggiunto all’industria. Ho consolidato e reso così più completa la mia esperienza di questo particolare settore di beni di consumo semidurevoli. Oggi mi trovo pertanto a collaborare a livello internazionale con il mondo del retail di cui prima facevo parte». Così Gianni Cossar descrive il proprio ruolo all’interno di GfK Retail and Technology Italia, «l'unica società al mondo in grado di coprire il mercato mondiale dei prodotti del settore dell’ottica attraverso Ia metodologia del Retail Panel». Sempre Cossar ricorda che «il Panel si compone di un campione di negozi rappresentativo della realtà della distribuzione. Le rilevazioni riguardano i dati di vendita e sono eseguite in modo continuativo. In questo modo possiamo analizzare l’andamento del mercato attraverso il monitoraggio delle vendite dei prodotti ottici (occhiali da sole, montature, lenti oftalmiche, lenti a contatto e liquidi). II canale rappresentato dal Panel GfK è quello degli ottici specialisti: parliamo di un universo che comprende circa 120.000 punti vendita in tutto il mondo, tra catene internazionali e locali, gruppi d'acquisto e ottici indipendenti. Oggi GfK è presente in più di 20 paesi nel mondo: dal Nord America, all’Europa all’Asia. Il gruppo sta crescendo in maniera organica, o anche grazie ad acquisizioni mirate, come negli Stati Uniti e in Giappone».GfK ha fondamentalmente tre tipologie di clienti: i produttori di occhiali da sole e montature da vista, quelli di lenti oftalmiche, ripartiti tra gruppi internazionali e produttori locali, e i grandi gruppi chimico-farmaceutici per la produzione di lenti a contatto e liquidi. «Tutte queste tipologie hanno esigenze specifiche, ma tutti hanno in comune il bisogno di dati di mercato e di analisi di intelligence puntuali e precise – afferma Cossar - Specie nei momenti di congiuntura economica sfavorevole, cresce la necessità di avere gli strumenti necessari per poter prendere decisioni che siano il più ponderate possibile e in grado di orientare correttamente gli investimenti. Registriamo, da parte del cliente, una sempre maggior tensione al dato, alla variazione rispetto al periodo precedente e alla richiesta di informazioni alla quale GfK risponde fornendo numeri, ma, soprattutto, la corretta lettura e interpretazione dei numeri prodotti: è questo il nostro contributo strategico».

Le azieNde vogLioNo strumeNti per orieNtare gLi iNvestimeNti

gianni Cossar, global director optics di gfK retail and technology italia

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attualità

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lla Bushnell, la multina-zionale che

controlla il marchio Bollé, non hanno timore nel parlare di sistema rivolu-zionario. «Per alcuni utenti lo sarà realmente. Oggi, infatti, siamo gli unici sul mercato a disporre di questa tecnologia, contraddistinta dalla pos-sibilità di offrire un occhiale sportivo graduato anche a coloro i quali, per via delle diottrie elevate, non pote-

vano realizzare il proprio occhiale in base 8». Luca Zangrandi mostra tutto il proprio entusiasmo nel descrivere il nuovo programma Bollé B-ThinActive Design RX. Country manager per l’Italia dal maggio 2011, Zangrandi punta forte su questa piattaforma per guadagnare ulteriori quote nel mer-cato del vista-sole.

Quali sono le principali carat-teristiche del programma Bollé

B-ThinActive Design RX?Il programma Bollé B-ThinActive Design RX è una tecnologia rivoluzio-naria per il mercato delle lenti sportive che offre ai portatori di occhiali possi-bilità fino a oggi impensabili. Si tratta del frutto della ricerca Bollé e della tecnologia Freeform per offrire una risposta agli utilizzatori di lenti sportive con elevate diottrie. Il programma di Bollé permette, infatti, di graduare in base 8 da +6,00 a -8,00, arrivando a realizzare lenti fino al 70% più sottili e fino al 45% più leggere di quelle attualmente esistenti sul mercato, pur garantendo la massima resistenza durante ogni utilizzo. La gamma di lenti solari Bollé B-ThinActive Design RX offre la prescrizione più ampia al mondo su base 8, arrivando a coprire il 99% delle potenziali richieste. Le lenti sono realizzabili in policarbonato b20.3 oppure in Trivex e vengono proposte in 19 diverse tipologie fra polarizzate, non polarizzate, fotocromatiche Mo-dulator e numerose colorazioni, senza dimenticare vari trattamenti quali anti-riflesso, antigraffio, idrofobo e oleofo-bico. La tecnologia B-Thin Active, oltre

Bollé, il vista-solepiù “ampio” al mondo

di Angelo Magri

ASecondo i vertici del gruppo Bushnell, cui fa capo il brand di montature, il nuovo programma RX permette di graduare in base 8 da +6,00 a -8,00.

Oltre a offrire lenti più sottili e più leggere

Luca Zangrandi, country manager di Bushnell Italia

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attualità

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a offrire una perfetta visione nella zona centrale, preserva la visione laterale, aspetto fondamentale durante l’attività sportiva, per avere una visione ottima-le in ogni situazione.

Quali altri elementi lo distin-guono dai competitor?Le lenti graduate con il sistema Bollé B-ThinActive Design RX sono anche più leggere e sottili di quelle rea-lizzate dai nostri concorrenti con la tecnologia classica. Un altro aspetto caratterizzante è il sito web dedica-to dal quale l’ottico può comporre e realizzare l’occhiale in pochi semplici passaggi, scegliendo insieme al pro-prio cliente tutti i dettagli dell’occhiale da realizzare.

Che tipo di comunicazione intende fare Bushnell Italia sui centri ottici per promuovere e spiegare il programma?Abbiamo inizialmente pensato di dedi-care la nostra attenzione ai retailer, dal momento che in prima persona saran-no coinvolti nel divulgare al consuma-tore finale l'innovativa opportunità di graduare facilmente le lenti da sole anche su base curva. Siamo convinti che gli ottici coglieranno la possibilità che la tecnologia B-ThinActive offre, per informare e fidelizzare il consuma-tore. Da parte nostra abbiamo previsto tutti gli strumenti necessari per comu-nicare le possibilità offerte da questa nuova tecnologia, anche nel nostro stand a Mido 2012.

Infine, sono previsti anche un piano di formazione e un programma di assistenza post vendita dedicati?Abbiamo predisposto un piano di formazione con tool anche multimedia-li ai quali il programma fa completo affidamento, oltre ovviamente alle formazioni mirate sui centri ottici che saranno fondamentali per supportare a pieno i nostri clienti. Il servizio post vendita è gestibile direttamente dallo stesso unico sito dal quale è possibi-le realizzare l’occhiale, seguirne la spedizione e richiedere le assistenze. Rimane comunque sempre attivo il nostro Customer Service aziendale, gestito direttamente dalla nostra sede di Torino.

Sotto il logo del programma Bollé B-ThinActive Design RX e due dei modelli su cui viene applicato

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attualità

Nella località del Madagascar dove è già attivo un dispensario, grazie a Vision+ Onlus, il maggiore gruppo italiano dell’ottica interverrà

con un sostegno professionale ed economico

ompletare e sostenere dal punto di vista operativo un laboratorio di ottica in un di-spensario già

attivo da alcuni anni. Acquistare un mezzo dedicato al trasporto dei pazienti e dei macchinari per le vi-site nei villaggi limitrofi. Svolgere un’attività di formazione ai medici locali per dare continuità al servi-zio. Sono gli obiettivi del progetto, presentato in anteprima assoluta alla convention di fine gennaio a Roma, di cui Vision Group è partner organizzativo. Promotore dell’iniziativa è Vision+ Onlus, che dal 2005 contribuisce a risolvere il problema della cecità evitabile nel mondo.Il Progetto Andasibè prende il nome dalla località del Madaga-scar dove è situato il villaggio che già beneficia degli interventi uma-nitari e sarà ora supportato anche da quelli del nuovo partner. L’in-

tervento di Vision Group prevede l’invio di ottici optometristi volontari, la raccolta dell’attrezzatura

non tecnologicamente avanzata, delle montature (modelli base per uomo, donna e bambino) e di fondi per l’acquisto del mezzo di trasporto.L’ambulatorio sarà allestito all’in-terno del dispensario, mentre il laboratorio di ottica verrà predi-sposto in un edificio adiacente. Il dispensario S. Paul di Andasibè, gestito da Change Onlus, as-sociazione partner dell’iniziati-va, attualmente offre servizi di medicina generale, ambulatorio dentistico e ostetricia. La struttura farà parte di un centro sanitario più ampio. Accanto al dispensa-rio Change Onlus sta, infatti, co-struendo un ospedale e allesten-do un centro nutrizionale. Questo farà sì che l’area diventi in alcuni anni un polo sanitario di primaria importanza dotato anche di sala operatoria.

Cdi Angelo Magri

Vision Group partner del proGetto andasibè

Il punto in cui si trova Andasibé, sede del progetto di Vision+ Onlus, di cui

Vision Group è partner organizzativo, nell’isola del Madagascar

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Per quanto riguarda la gestione operativa sia dell’ambulatorio di oculistica sia del laboratorio di ottica, Vision+ Onlus si avvarrà del servizio volontario di medici e ottici italiani che verranno affiancati da personale locale, cioè infermiere e suore che già lavorano all’interno del dispensario. L’autovettura acquistata da Vision+ Onlus sarà, invece, donata al dispen-sario e sarà utilizzata per il trasporto esclusivo di medici e attrezzature così da garantire il raggiun-gimento di un numero di beneficiari maggiore.

attualità

Al momento sono garantite almeno due missioni all’anno di personale volontario italiano, che han-no assicurato l’avvio dell’ambulatorio e del labo-ratorio e l’effettuazione delle prime visite. Dopo i primi screening, in caso di necessità, Vision+ On-lus potrà garantire viaggi più frequenti grazie alla rete di oculisti e ottici alla quale può accedere.

Saranno circa 45 mila persone che beneficeranno del progetto, tra gli alunni della scuola adiacente il dispensario, quelli dei villaggi limitrofi, gli abitanti di Andasibè e dintorni e il personale locale. Quali sono i benefici previsti? Il progetto punta, innanzitutto, a migliorare la situazione sanitaria precaria mediante l’accesso a un servizio sanitario di primaria im-portanza. Vuole, inoltre, diffondere una cultura della prevenzione tra

la popolazione grazie alla visite offerte ai bambini di oggi, che saranno gli adulti di domani che verosimilmente potranno essere più consapevoli dell’importanza di sottoporsi alle visite oculistiche, quando possibile. Infine mira a sviluppare nuove competenze e sbocchi professio-nali, grazie alla formazione di personale in loco per la realizzazione di occhiali.

Ragazzi di un villaggio a qualche chilometro di distanza dal dispensario: grazie all’acquisto del fuoristrada potranno essere visitati anche loro

I bambini della scuola accanto al dispensario: saranno i primi a essere visitati dagli oculisti e dagli ottici optometristi coinvolti nel progetto

Pazienti in attesa della visita

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attualità

Il 2010 è stato un anno importante per la società francese di occhiali di design: l’acquisizione da parte del gruppo svizzero di orologeria e accessori moda ha aperto la strada a nuove licenze

e a nuove strategie commerciali

n’iniezione di energia e di nuovi stimoli. Si può definire così l’acquisizione di L’Amy da parte di Twc,

con l’obiettivo di sviluppare e sostenere la crescita nei mercati internazionali della società bicentena-ria di occhialeria di design, creando una sinergia dal punto di vista logistico, distributivo e commer-ciale nei vari paesi del mondo. L'Amy è, infatti, presente in Francia, Italia, Usa e Australia con le sue filiali dirette, cui si sono aggiunte le strutture che Twc possedeva in Germania, Medio Oriente e Asia del Sud-Est, territorio, quest’ultimo, sul quale l’azienda ha sviluppato una presenza solida e diretta. Strategia definita poi con l’ingresso, sempre nel 2010, di L Capital, fondo di private equity control-lato dal colosso del lusso francese Lvmh, che ha acquisito una partecipazione del 35% nel capitale del gruppo.Le novità non sono mancate anche nel mercato italiano: la filiale è, infatti, gestita dal 2010 da Fabrizio Calarco, responsabile commerciale. «Pur mantenendo l’esperienza di 200 anni nel settore dell'occhialeria e la sua identità francese, con l'acquisizione di Twc il gruppo L'Amy è risultato

Udi Francesca Tirozzi

twc-l’amy, un’unione di lusso

Fabrizio Calarco, responsabile commerciale di Twc-L’Amy Italia

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attualità

più forte e più internazionale – spiega il manager – Si sono formano nuove opportunità per espan-dere il portafoglio dei brand e le offerte di prodot-to che rispecchiano la qualità made in France». Infatti, per Twc-L’Amy c’è stato molto movimento sul fronte licenze. Agli accordi già esistenti con Levi’s, Kenzo, Nina Ricci, Sonia Rykiel e Rochas,si sono aggiunte, in ordine cronologico, la partner-ship con Balmain, nota maison parigina, con Bally, marchio svizzero di pelletteria di lusso e, infine, con Cerruti 1881. Mentre di quest’ultimo i modelli, 35 vista e 25 sole sono presentati a Mido, le altre linee verranno lanciate in occasione del prossi-

In linea con lo spirito della nota stilista parigina, la nuova collezione di occhiali Sonia Rykiel mostra un design ricercato, un prezioso strass Swarovski accanto al logo e il tema rigato

mo Silmo. Il passo successivo riguarda la strate-gia aziendale della filiale italiana. «L’obiettivo è realizzare vere e proprie partnership con i retailer e gruppi di acquisto selezionati al fine di collabo-rare insieme ad attività di marketing, come eventi, sfilate e operazioni di direct marketing e adver-tising – dice Calarco – Oltre, naturalmente, ad attività di customer relationship management, al fine di fidelizzare i clienti acquisiti e quelli poten-ziali». E L’Amy sta già raccogliendo i propri frutti. «Nel 2011 Twc-L’Amy ha realizzato un aumento del fatturato a 138 milioni di euro, contro i 120 del 2010», conclude Calarco.

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n pomeriggio primaverile in Liguria, con le nubi a minacciare la luminosità dell’incontro tra cielo e mare. Una barca a vela

guidata da un giovane manager milanese, tra le onde che non vogliono sentire ragione di essere domate, fino al ritorno in porto, con la fatica a suggellare il successo dell’operazione riuscita. «Spero che tu sappia far planare la Salmoiraghi & Viganò come hai fatto planare questa barca oggi…Allora sarò un uomo felice». Si chiude così, dopo un lungo racconto fatto

di aneddoti, curiosità e tanta emozione, il ricordo di Giuseppe Mangano da parte del giovane manager di allora, Riccardo Perdomi. Simpatia, tenacia, determi-nazione, umanità: tutto questo era Giuseppe Manga-no, Pino per quelli che nel mondo dell’ottica l’hanno conosciuto o ci hanno lavorato.Nasce nel 1928 a Tarcento, in provincia di Udine, da mamma friulana e padre siciliano. E cresce a Trieste, nella città al confine tra l’Italia e l’allora Jugosla-via, crocevia di culture diverse e punto di raccolta di stimoli verso il futuro, dove si laurea in Scienze

AMARCORD

L’appellativo, con cui in molti ancora oggi lo ricordano, evidenzia una delle principali peculiarità dell’uomo che ha tenuto a battesimo quella che poi sarebbe diventata la prima catena di ottica in

Italia: saper valorizzare le risorse e farle crescere

PINO MANGANO, L’AMMINISTRATORE DELEGANTE

di Angelo Magri

U

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AMARCORD

Politiche. Già sul finire della Seconda guerra mondia-le si confronta con quello che sarà un leit motiv della sua vita: gli spostamenti e i viaggi verso paesi e terre per quel tempo molto lontane. E grazie al suo primo lavoro per l’esercito americano, che in quel momento occupa il territorio libero di Trieste, entra in contatto con culture diverse e lontane. «In questo modo imparò molto bene l’inglese, che gli sarebbe stato particolar-mente utile nel lavoro, soprattutto per entrare nell’ot-tica – ricorda la figlia Francesca - Ma amava anche suonare la chitarra e la fisarmonica, tanto da costitu-

Lo storico negozio Viganò in via Tommaso Grossi a Milano

L’Istituto Ottico Viganò aperto in piazza Cordusio, nel 1933, sempre nel cuore di Milano (le immagini di questa pagina sono tratte dal libro "C'era una volta una bottega", di Luciano Visintin, Cavallotti Editori)

Nella foto a sinistra: all’inizio degli anni ’90 la proprietà britannica della Dollond & Aitchison celebra Giuseppe Mangano (il primo da sinistra)

Gianni Viganò, a sinistra, con il poeta Giuseppe Barrella, inventore di uno dei primi slogan commerciali sugli occhiali

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ire una piccola orchestra, itineran-te naturalmente, e cominciare a guadagnarsi i primi soldi».Il balzo professionale avviene più tardi, quando, sul finire degli anni ’50, si trasferisce a Milano per lavo-rare nel settore chimico, prima alla Soc. Edison e successivamente alla Chatillon: l’attività professionale lo porta in numerosi paesi dell’est e del nord Europa, gli fa conosce-re persone e lingue. «Girando il mondo aggiunse alla conoscenza dell’inglese anche quella del tede-sco, del francese, del russo e dello spagnolo. Trascorse addirittura un anno a Losanna, dal ’61 al ’62, per frequentare l’Imede, uno dei primi

master in business administration della Harvard University – dice Francesca Mangano – Dentro di sé, comunque, continuava a sentirsi triestino, che per lui significava mitteleuropeo». Nel frattempo anche la sua vita personale segna una svolta: nel 1958 sposa Laura Alesani, colei che sarebbe stata la compagna di una vita e che gli avrebbe dato tre figli, Francesca appunto, Roberto e Federica.Agli inizi degli anni ’70 la Dollond & Aitchison, gruppo inglese leader nell’ottica in Europa, decide di investire oltremanica: acquista per un miliardo delle vecchie lire la Filotecnica Salmoiraghi, costola

della Finsider e famosa soprattut-to per le sue lenti oftalmiche, le Salmoiraghi appunto e le Galileo, e con una serie di negozi che non vendevano soltanto prodotti ottici ma molto altro e che avevano una peculiarità: ognuno di essi dispo-neva di un’ampia cantina che fungeva, di fatto, da deposito delle lenti. La nuova proprietà inglese sceglie un giovane manager per portare a termine l’operazione: nel 1974 Giuseppe Mangano diventa amministratore delegato della Filo-tecnica Salmoiraghi. Ma le ambi-zioni anglosassoni non si fermano qui. Appena un anno più tardi la Dollond rileva anche l’Istituto Otti-

AMARCORD

Anni '90: foto di gruppo scattata a Milano, davanti al monumento dedicato a Sandro Pertini, in via Manzoni: l’insegna della catena di ottica vedeva ancora il gufo “storico” della Dollond, anziché l’attuale “e” commerciale, collocato tra i due marchi

Giuseppe Mangano riceve da Clive Stone, numero uno della Dollond & Aitchison, un timone, simbolo del comando e della sua

passione per il mare

Giuseppe Mangano riceve da Clive Stone, numero uno della Dollond & Aitchison, un timone, simbolo del comando e della sua

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co Viganò, storica catena di centri ottici del capoluogo lombardo, in pratica la concorrente su piazza della Filotecnica Salmoiraghi, per una cifra simbolica: 100 lire. Morto, infatti, lo storico fondatore, Gianni Viganò, la società era entrata in crisi e, quindi, la si poteva acqui-stare a un prezzo irrisorio. «Da uomo intelligente e capace di as-sorbire la cultura e la mentalità dei suoi interlocutori, Mangano riuscì a dare una struttura solida e mag-giore sicurezza a due realtà assolu-tamente illustri, ma che versavano in condizioni difficili, a metterne in linea le attività e a portare profit-

ti, pur dovendo amalgamare due mentalità opposte: quella impie-gatizia della Salmoiraghi e quella più commerciale della Viganò, che deteneva punti vendita anche di 200 metri quadrati nel cuore della maggiori città italiane, da piazza Cordusio o San Babila a Milano, a via Nazionale a Roma, fino al cen-tro di Bari», afferma Perdomi.Dieci anni dopo, nel 1985, la pro-prietà inglese, soddisfatta dei risul-tati raggiunti fino a quel momento, lancia una nuova sfida: unificare i due marchi. «Prese così il via un imponente lavoro di cambiamento delle rispettive insegne per farne

una comune – spiega Riccardo Per-domi, che entra in azienda proprio in quell’anno, come direttore dello sviluppo prima e come vicediret-tore generale poi, per supportare Mangano nell’operazione, che durerà quasi un decennio – Si trattava di un impegno non da poco: partivamo con una settanti-na di negozi in tutto che avremmo dovuto trasformare in una catena unificata, con un nuovo marchio. Simbolo del cambiamento fu la “e” commerciale, ancora oggi presente nell’insegna di Salmoi-raghi & Viganò, che proprio in quegli anni vide la luce al posto

AMARCORD

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Mangano in un ritratto realizzato da Roberto Perdomi, padre di Riccardo, ed esposto nella galleria della Dollond & Aitchison a BirminghamMangano in un ritratto realizzato da Roberto Perdomi, padre di Riccardo, ed Pino Mangano giovanissimo in uniforme da soldatoPino Mangano giovanissimo in uniforme da soldato

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del gufo, simbolo della Dollond». Giuseppe Mangano, in veste di direttore generale e presidente, guida questo processo con for-za e lungimiranza, portandolo a termine nel ’92 e avviando alcune iniziative che ancora oggi rap-presentano un esempio di innova-zione e creatività: il primo spot in televisione, gli occhiali esposti a parete e posizionati dietro il banco della vendita, la vendita seduta con un numero limitato di model-li. «L’insegna unificata e il nuovo format dei centri ottici è stato il suo più grande successo professiona-le nell’ottica – sottolinea ancora

AMARCORD

«Aveva sempre i nervi saldi, anche nei momenti più difficili: una qualità che servirebbe ancora oggi, nell’ottica e non solo». Così Giuseppe Ruscitto riassume i quasi 30 anni di lavoro al fianco di Giuseppe Mangano, prima come controller della società, quindi alla guida delle operazioni finanziarie. «Era tenace, leale, ma anche molto concreto: in un decennio abbiamo portato nelle casse della proprietà inglese dividendi pari ad almeno 30 miliardi delle vecchie lire». Mangano era milanista, Ruscitto juventino: nell’85 aveva già in tasca il biglietto per la terribile finale di Coppa dei Campioni all’Heysel di Bruxelles. «Alla fine non riuscii ad andare per via di un improvviso impegno di lavoro: la mattina successiva alla tragedia mi disse, con quella sua carica di umanità, che mi aveva salvato la vita…», racconta Ruscitto.Pasquale Pusino oggi è il responsabile del negozio Salmoiraghi & Viganò in via Orefici, nel cuore di Milano. Per il gruppo milanese ha girato l’Italia in quasi 30 anni di collaborazione, la metà dei quali vissuti insieme a Pino Mangano. «Ero nella società da poco, lavoravo nel punto vendita di Foggia. Mangano aveva radunato i capi negozio per una riunione a Capri – racconta – Ero giovane e in uno scenario del genere, alla sera, decisi di uscire per conto mio, in compagnia di amici e di persone che nulla avevano a che fare con il lavoro. La mattina seguente mi avvicinò, temevo un rimprovero per il mio comportamento, invece arrivò un elogio: hai fatto bene, non sopporto chi pensa giorno e notte al lavoro, mi rivelò». Secondo Pusino, l’ex numero uno della catena di ottica sapeva valutare e scegliere le persone, faceva gruppo: in breve, era un vero leader. «E soprattutto – dice – sapeva trasmettere l’idea che le opinioni di tutti erano importanti, nel rispetto però dei ruoli: una volta condivise e dopo che il relativo capo aveva preso una decisione, la si doveva seguire, senza eccezioni. Il contrario della società di oggi, insomma, dove uno yesman ha la vita facile: allora, invece, con la filosofia portata avanti da Giuseppe Mangano, l’attività professionale rappresentava una vera e propria sfida.««Professionalmente ti faceva crescere, umanamente aveva un grande senso dello humour». Lo ricorda così Fabrizio Brogi, oggi presidente della catena di ottica Nau!, che con Mangano ha lavorato dal 1996 fino agli albori del nuovo millennio. «Era aperto all’innovazione, un triestino d’altri tempi, convinto che le persone dovessero e potessero crescere – afferma Brogi – Manager come lui? Ben pochi in circolazione, oggi come allora».Anche Roberto Mangano, il figlio, che pure insieme al padre non ha mai lavorato, ma ha comunque svolto ruoli manageriali, al di fuori dell’ottica, da Giuseppe Mangano ha cercato di trarre alcuni insegnamenti fondamentali. «L’umanità, la collaborazione sincera, la capacità di promuovere le potenzialità dei singoli – sottolinea Roberto – Aveva uno stile, fatto di rispetto reciproco, ma anche di supporto ai suoi collaboratori e di sostegno all’intera squadra, che nel mondo professionale di oggi purtroppo si preferisce trascurare».

GUAI PENSARE GIORNO E NOTTE AL LAVORO…

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Perdomi – Non era facile, oltretutto, riuscire a coniugare l’estro italiano con il pragmatismo inglese: solo le capacità manageriali e umane di Mangano gli permisero di fare da collante tra le due anime di allora del gruppo e non solo di coniuga-re, ma addirittura di sommare i due opposti».Nel 1993 nasce la Salmoiraghi & Viganò Spa e l’anno successivo si concretizza il primo management buyout, con il quale alcuni dirigen-

ti e fondi d’investimento rilevano l’azienda dagli inglesi. Da allora fino all’inizio del nuovo millennio, tre anni prima della sua scom-parsa, avvenuta nel 2003, Pino Mangano ne è il presidente. Ma ancora oggi che l’assetto societario è radicalmente mutato, insieme ai tempi, il suo ricordo rimane vivo negli uffici e nei negozi del grup-po. «Ha portato una forte ventata di managerialità all’interno di un settore che lui per primo amava e

stimava, ma che allora era carat-terizzato da un elevato grado di artigianalità – spiega Riccardo Perdomi – Un altro esempio di questo suo contributo è evidente nell’attenzione alla formazione: a Terni, località strategica dal punto di vista geografico per il territorio nazionale, creò la prima scuola di ottica interna a un’impresa italia-na di distribuzione, per formare i professionisti che lavoravano nei vari negozi».

AMARCORD

Dall'alto in senso orario: Pino Mangano, al centro della foto, con Leonardo Del Vecchio (il primo da sinistra): il manager triestino era legato al patron di Luxottica da rapporti professionali, ma anche personali, grazie soprattutto al comune amore per la barca a vela; Mangano con la moglie, Laura Alesani, alla Cruiser Cup, da lui organizzata a Varazze nei primi anni ‘90;Mangano in un simbolico passaggio di consegne a Riccardo Perdomi, nel 1991, sulla terrazza dell’Hotel Danieli a Venezia, in occasione di una convention Galileo

Dall'alto in senso orario:

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DISTRIBUZIONE

onsiderati accessori di tendenza, gli occhiali sono nelle boutique più accreditate, nei department store e negli outlet più modaioli, nei mono-marca più prestigiosi. Ports 1961, so-fisticato marchio maschile, fa sfilare i modelli sempre con gli occhiali. Da

Moschino e Dsquared2 sono un accessorio imprescindibile. Alberta Ferretti ha firmato un contratto di licenza quadrien-nale con Cutler and Gross e i primi sei modelli, con linee e motivi della collezione autunno-inverno 2012-13, hanno debuttato sulle passerelle milanesi, prima della presenta-zione al Mido. Il legame occhiali-moda è sempre più forte. Che ripercussione ha il fenomeno sui canali di vendita? Gli ottici hanno i presupposti per temerlo?

Multimarca, l’eyewear è una nicchiaDa Luisa Via Roma a Firenze, il multimarca di Andrea Panconesi faro del fashion, si vendono circa 150 occhiali l’anno, al prezzo medio di 250 euro. Si va da 87 a 1.200 euro, per i modelli in corno fatti a mano di Ralph Vaessen, uno dei pochi marchi solo di occhiali presenti. «Sono un acquisto d'impulso. Il cliente entra per una camicia o una borsa, poi li vede e li compra. I pezzi in vendita fanno parte del look intero di un brand. Spesso siamo noi a con-sigliarli per completare un insieme. Tra i più richiesti ora quelli di Rick Owen e Martin Margiela», spiega la direttri-ce Elena Cammilli. «Vendo circa 500 paia di occhiali all’anno e più per uomo. La donna ha altri accessori su cui puntare», commenta Beppe Angiolini, proprietario delle due famose boutique

C

Luisa Via Roma

I negozi di moda spesso anticipano l’uscita dei modelli, rispetto ai centri ottici. Ma le vendite rimangono confinate a percentuali molto marginali e la crisi ha fatto registrare

un calo anche in questi canali

BOUTIqUE, mEgaSTORE, OUTlET: qUaNTO “ERODONO” all’OTTIcO?

di Luisa Espanet

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(uomo e donna) Sugar di Arezzo e presidente dei buyer della Camera della moda. «Gli occhiali sono una chicca, un tocco che dà lustro, ma la vendita non raggiunge ne-anche il 5% del fatturato – aggiunge - Sono un accessorio che va curato, messo in evidenza, è importante far vedere il lavoro che c’è dietro. Li metto in vetrina, seguendo un tema, mischiando le firme, mai con i look completi di un marchio. Può capitare che qualcuno entri in negozio per acquistare un paio di occhiali, ma devono essere partico-lari. Come quelli vintage di Linda Farrow».

Da Ratti, a Pesaro, punto di riferimento per la moda e non solo per la città, ci sono griffe come Prada, Gucci, Alberta Ferretti, Tom Ford, Dior, Nina Ricci, Rochas, Balenciaga, Céline, Stella Mc Cartney. Solo di quest’ultima tengono gli occhiali. Ma è una vendita molto marginale, neanche 20 paia l’anno. «Un tempo avevamo un importante brand francese e vendevamo benissimo i loro occhiali. Ora, anche se sono un articolo fashion, non ci interessano. Ri-chiedono una competenza e dei servizi che non possiamo fornire».Di parere analogo anche una delle più quotate boutique multimarca milanesi, che preferisce mantenere l’anonima-to. Pur curando molto gli accessori, non hanno mai investi-to sugli occhiali. Tengono solo qualche limited edition di tendenza (ora hanno Italia Independent). Sostengono che non è un accessorio facile da indossare, va provato e loro non sono in grado di avere una buona selezione. Come ha invece l’ottico di tendenza, proprio di fronte a loro.

DISTRIBUZIONE

Department store, attenti al prezzo ma anche alla selezione «L’occhiale ha sempre di più una funzione decorativa privi-legiata, soprattutto per l’uomo - ribadisce Tiziana Cardini, fashion director della Rinascente - È un business rilevante con tanti look, tanti brand, proprio come la scarpa, la borsa, i gioielli». Alla Rinascente sono concentrati in un reparto, come esiste anche per borse e scarpe, con grande scelta e persona-le competente. Anche gli occhiali degli stilisti sono qui e non nei corner dedicati. «Nelle ultime stagioni l’offerta è stata ampliata e diversificata a fronte di una richiesta crescente del mercato e dei risultati positivi delle vendite. Sono stati inseriti i premontati e gli occhiali da sole sono diventati merce continuativa», dicono all’OVS, che con i suoi 300 negozi completamente rivoluzio-nati nell’arredamento e nel prodotto è diventato un indirizzo must, soprattutto per i giovani. Non propongono occhiali con firma OVS, ma, coerenti con la politica di mercato, neppure di brand famosi. I prezzi partono dai 14,99 euro per i premontati e 9,99 per quelli da sole e arrivano al massimo a 24,99 euro per entrambe le tipologie. Zara non poteva non inserire gli occhiali tra le sue proposte sempre all’ultima tendenza. Sono venduti solo nei loro store, hanno prezzi competitivi e non sono “logati”. Hanno, invece, un piccolo logo all’interno delle astine gli oc-chiali, soltanto da sole, di H&M. Compaiono tutte le stagioni a completamento delle collezioni e sono il 2% dell’intera offerta.

Negozio monomarca, traino per l’otticoCosa avviene, invece, nei monomarca di importanti brand? «Capita che qualcuno entri da noi attratto da modelli iconici o magari visti in sfilata. Ma per lo più è un acquisto non programmato di chi è entrato per un capo o per una borsa». Questo succede nei negozi Fendi, dove gli occhiali sono ven-duti in minima parte. Pochissimi anche quelli nei department store del mondo o nei multimarca “tempio” come Corso Como a Milano e Colette a Parigi. La maggior parte, infatti, si trova dagli ottici. Trussardi, ha fatto la scelta di vendere i suoi occhiali, oltre che dagli ottici, solo nei monomarca. E qui le vendite sono il 10% circa.Anche Furla ha optato per due canali: i negozi monomarca (319 nel mondo e 69 in Italia) e circa 500 ottici distribuiti capil-larmente in Italia, dove viene acquistato l’80% degli occhiali. «Eccezionalmente realizziamo modelli da vendere solo in boutique. Sono edizioni limitate con pochi pezzi», dicono alla Allison, che produce e distribuisce marchi come John Rich-mond, Gianfranco Ferré, Missoni, Byblos, Sisley, Bikkembergs, Moschino e Vivienne Westwood questi ultimi due acquistabili anche sul sito.

Outlet, tra boutique e cateneIn conclusione che l’occhiale sia un prodotto sempre più fashion, ma che il suo acquisto nei negozi moda sia più estem-poraneo e non programmato, e quindi limitato, ci è confer-

Sugar

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mato da una piccola indagine svolta all’interno degli outlet. A Fidenza Village, dove i negozi si orientano verso capi e pezzi iconici della collezione passata, circa il 50% hanno gli occhiali. Sono brand come D&G, Bikkembergs, Versace, Marni, Micha-el Kors. Tra l’altro la vendita di occhiali dal 2010 al 2011 è au-mentata del 12%. Ma è pur vero che, nel totale, ci sono anche due negozi di ottici con un’offerta molto selezionata (Watch & See e Avanzi). Nelle boutique compra chi entra attratto da una vetrina coinvolgente. Ma chi è alla ricerca di un occhiale che gli stia bene e vuole provarne un certo numero preferisce l’ottico, che è anche organizzato per inviargli al suo domicilio l’occhiale pronto con le lenti graduate. Nell’Outlet Serravalle, invece, non esistono ottici, c’è un unico punto vendita esclusivamente di occhiali da sole. Gli occhiali si trovano in una trentina di boutique di abbigliamento e accessori. Si calcola che in un anno se ne vendano circa 13 mila paia, che rappresentano però meno dell’1% del fatturato. «Senza ombra di dubbio, la categoria lusso (sempre nell’am-bito dell’1%) mostra risultati interessanti, che derivano dalla riconoscibilità della marca e dallo status symbol che essa potrebbe rappresentare. Altra performance deriva dai punti vendita di accessori in genere, in cui gli occhiali rappresenta-no un prodotto complementare e sono venduti a prezzi molto aggressivi (prezzo medio inferiore ai 15 euro)», dichiarano all’outlet piemontese

«Preferisco l’ottico, perché ha più scelta, e dato che a me stanno bene pochi modelli, devo provarne parecchi», è la risposta di Eva, giovane imprenditrice. «Però se vedo un modello di qualche griffe che mi piace, preferisco acquistarlo nella boutique monomarca – aggiunge - perché è più gratificante, mi sento più viziata e coccolata».«In genere compro gli occhiali dagli ottici, se per caso vedo un modello di stilista che mi interessa lo acquisto su internet», dice Greta, modaiola convinta .«I miei acquisti sono d’impulso. Compro molto nei duty free degli aeroporti - spiega Rosanna, spesso in giro per il suo lavoro - ma anche nelle boutique, nei monomarca, nei grandi magazzini o negli outlet, dove magari trovo un modello di qualche anno prima che mi stava bene e ho perso. E poi compro ai saldi, alle offerte speciali, ovunque siano. Diciamo che degli occhiali che ho avuto ne avrò comprato una metà dagli ottici e una metà in boutique generiche».

DiMMi cHi Sei e Ti DiRò iN cHe NegOZiO Vai

DISTRIBUZIONE

Sopra, immagini dell'outlet

Serravalle e, sotto, il Fidenza

Village

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La grave recessione economica ha portato a un periodo di austerità, ma non alla rinuncia di sperare in un futuro migliore.

Anche nell’eyewear le nuove tendenze sono espressione di questa esigenza

e attingono da due periodi post bellici, gli anni ’20 e ‘50

VERSO UNA NUOVA GIOIA DI VIVERE

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a grave crisi che anco-ra colpisce l'Europa e il

nostro paese sta influendo drastica-mente sui comportamenti e gli stili di vita di tutti noi. Anche se le nuvole all'orizzonte sembrano ora essere un po’ meno minacciose e preludere a

un lento miglioramento della situazio-ne generale, è certo che la politica, la finanza e l'economia continuano e continueranno a condizionare le nostre scelte. Comprendiamo le ragioni che impongono nuove regole di austerità e comportamenti all ’ inse-gna della sobrietà e della condivisio-ne generale, ma abbiamo bisogno di

uscire dall’incubo della recessione e dalla monotonia della globalizzazio-ne, di evadere dalla quotidianità per ritrovare valori familiari e sociali di-menticati, per ricominciare a sogna-re. Si delineano quindi nuovi scenari di riferimento, nei quali il consu-matore sceglie secondo paradigmi personali. E così anche la moda ha

L

Regina Rossi colour research manager Mazzucchelli 1849

MODA

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ripescato gli anni ‘20 e gli anni ‘50, i due periodi post bellici improntati a una ritrovata gioia di vivere e alla speranza di un mondo migliore. I ruggenti anni ‘20 si ripresentano in varie sfaccettature, con un appeal irresistibile nei tessuti lucidi, preziosi, ultrafemminili per un’eleganza raf-finata. Delicate nuance s’illuminano di riflessi iridescenti o di importanti dettagli metallici, mentre le tonalità più decise si articolano in pattern decorativi ispirati all ’Art Deco. Gli anni ’50 infondono ottimismo e sereni-tà con una gamma di colori pastello, dolci e sensuali. Già da qualche sta-gione vediamo sfilare le immagini-stilema di questo periodo, ma inattese contaminazioni con gli anni ’60, ’70 e ‘80 creano una nuova estetica del vintage. La sbornia postindustriale aveva favorito l ’avvento di una cul-tura effimera e ostentativa. Gli effetti di questa crisi favoriscono, invece, il ritorno alla sobrietà in termini di qualità, di buon gusto e di cultura del particolare. La “curiosità” torna a far capolino nella testa del consumatore

e genera il desiderio di approfondire la conoscenza di un prodotto: si ricer-cano le caratteristiche di naturalità ed ecosostenibilità, si valutano e ap-prezzano particolari lavorazioni arti-gianali che garantiscono la qualità e quei dettagli estetici o tecnologici che determinano l’unicità del prodotto.

Naturale, organico, ecologico, ecoso-stenibile, ecofriendly, biodegradabile e riciclabile. Il rispetto dell ’ambiente e l ’attenzione alle risorse naturali sono principi dai quali non si può più prescindere. Sempre più spinta in questa direzione è la ricerca di nuovi materiali che, come M49, la biopla-stica di Mazzucchelli, sono in grado di rispondere a queste esigenze. Che ora si è ispirata alle lavorazioni artigianali del legno e propone nuovi effetti animalier – sempre richiestis-simi – in un look selvaggio e astratto.

MODA

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MODA

In conclusione, nell ’occhiale l ’avana e il corno sono i grandi protagonisti della scena. Intramontabile classico, l ’avana diventa attualissima con pen-nellate di corallo, verde cactus, blu tuareg e tangerine. Il corno invece

si ripropone nei colori classici, ma gioca sulle trasparenze. I multistrati si prestano al gioco delle righe o a quello tridimensionale delle conchi-glie iridescenti, mentre effetti sfu-mati, sia pure in toni medio-scuri,

continuano a interessare per la loro leggerezza. Lo sti le si orienta verso forme prevalentemente tondeggian-ti, iconiche, con un tocco di glamour che crea l ’estetica del “vintage contemporaneo”.

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Tissue

moda

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di Francesca Tirozzi

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moda

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LighT and sofT

moda

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moda

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moda

Like The skin

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deTaiLs

moda

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moda

evergreen

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moda

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speciale mido

Il salone deI debuttantICosa c’è di nuovo in fiera? Un breve viaggio alla scoperta degli esordienti

nel mondo dell’eyewear, dalle nuove collezioni fino a modelli e iniziative per festeggiare traguardi speciali

di Francesca Tirozzi

L’azienda austriaca presenta per la prima volta una collezione dedicata ai più piccoli, Spx Art Kids, che gode di tutti i vantaggi degli occhiali Silhouette per adulti pur essendo specificatamente progettata per soddisfare le esigenze e i desideri dei bambini. I colori e il design sono stati studiati per accompagnarli in tutte le loro avventure e per essere un ottimo partner a scuola, nello sport e nel tempo libero. Occhiali robusti e leggeri, che i bimbi potranno divertirsi a indossare in qualsiasi occasione. Il materiale Spx con cui sono realizzate le aste, una resina poliammidica brevetto esclusivo di Silhouette, garantisce leggerezza e confort ottimali per chi li indossa, ma è anche estremamente flessibile. Il ponte è invece realizzato in titanio high-tech, solido e resistente, per garantire una perfetta stabilità a livello ottico delle lenti. Un’ulteriore caratteristica che piace è la possibilità dei modelli SpxArt Kids di seguire i bambini nella crescita, dato che le lenti degli occhiali con montatura a giorno possono essere sostituite in modo molto semplice da lenti più grandi quando necessario, mentre le aste si adattano alla forma del suo viso.

Silhouette ANChe iN formAto miNi

Debutta la collezione Ferragamo eyewear prodotta dall’azienda americana. Per la primavera estate 2012 incarna stili senza tempo, sinonimi del brand di lusso. L’utilizzo di materiali innovativi e un’artigianalità specializzata, si combina con una moderna creatività. I dettagli in evidenza sul frontale, sulle parti terminali e sulle aste creano un’aria di sofisticata femminilità e di sportiva mascolinità. Il Gancino e la Vara, dettagli simbolo del marchio Ferragamo che si trovano nelle collezioni degli accessori, spiccano elegantemente sulla montatura. Il Gancino, che ricorda il cancello in ferro di Palazzo Spini Feroni, la sede storica fiorentina dell’azienda, è modellato da metallo lucido e riempito con smalto colorato che

mette in risalto i dettagli senza tempo. Con il logo inciso, il decoro Vara è posizionato sulle aste mentre i doppi acetati, sovrapposizione

tra corno brillante e un colore puro, riempiono lo smalto. A dimostrazione dell’uso di materiali preziosi sulla collezione

occhiali da sole, il classico modello da aviatore è rinnovato da frontali e terminali avvolti in pelle con colori brillanti e

dall’elegante logo inciso sulle lenti.

ferrAgAmo by mArChoN, dettAgli iN primo piANo

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speciale mido

Dopo il recente debutto della linea sole 2012, la casa di moda francese presenta la prima collezione di occhiali da vista in collaborazione con De Rigo, sotto la guida creativa di Alber Elbaz. In sintonia con lo stile Lanvin, i nuovi occhiali per donna e uomo interpretano la tradizione della maison, rivisitata in chiave moderna con un mix di elementi retrò e contemporanei. I modelli una spiccata attenzione alla ricerca dei materiali e alla cura dei dettagli. Il corno è protagonista, unitamente ai metalli gun, bronzati e dorati caratterizzati da un particolare finishing anticato. Dettagli gioiello, ma anche viti, chiodi e piccole borchie sono i particolari di pregio. La palette di colori è ricca di sfumature nei toni naturali del beige e marrone, ma anche del blu oceano, che impreziosiscono con abbinamenti anche i classici e intramontabili nero e havana.

lANviN, ArrivA il viStA

Altro debutto per il portafoglio licenze di Marchon, in anteprima al salone milanese. Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, direttori creativi della griffe, contaminano la delicatezza con la forza, la storia con il presente, pensando a una donna di oggi. Cura artigianale e savoir faire couture sono i tratti salienti, estetica e tecnica si intrecciano. Forme vintage, profili decisi e contrasti ad alto voltaggio caratterizzano la collezione. Ricorrono gli elementi iconici del lessico Valentino secondo Chiuri e Piccioli: il pizzo, le linee precise ma femminili, le borchie. Il primo affiora appena dall’acetato trasparente; borchie e iniezioni metalliche sottolineano, invece, il profilo delle lenti. La V, iconica e incisiva, diventa elemento funzionale, o dettaglio caratterizzante. Le forme sono grandi, dai profili sinuosi o i tagli architettonici.

vAleNtiNo, CoN mArChoN pizzo e borChie iN evideNzA

Dopo il lancio della prima collezione sole by Marcolin nell’autunno 2011 la linea va a completarsi con la gamma di montature vista. La distribuzione sarà destinata ai migliori negozi di ottica e department store del mondo, oltre che ai Diesel store. Il modello, Diesel Shades, presenta decorazione con rivetti e finitura con colori asimmetrici che simulano l’effetto sovrapposto richiamando il motivo del celebre Doule Trouble, sono i segni distintivi dei modelli da vista uomo DL5002, dalla shape squadrata.

dieSel AmpliA lA liNeA eyeweAr CoN il viStA

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Dalla ricerca nel campo medico, informatico e dell’elettronica, è stata sviluppata una tecnologia innovativa basata sull’impiego di biomagneti al silicio in grado di convertire le frequenze disturbanti dell’elettrosmog in forze armoniche per l’organismo. Nascono così i.Care e Shield, ampi e ambiziosi progetti di benessere. i.Care prevede una gamma completa di numerosi prodotti tra i quali due dispositivi medici di classe, mentre Shield è una linea di occhiali che, per la prima volta, utilizzano il biomagnete al silicio attivato per favorire un benessere costante a chi li porta. Distribuiti da Acanto, questi accessori attivati al silicio vengono presentati in anteprima al salone milanese. La linea è composta da 23 modelli vista e sole, uomo e donna, 100% made in Italy. Discretamente inserito sul terminale dell’asta, il biomagnete al silicio agisce come convertitore d’onda dei campi elettromagnetici favorendo il benessere psico-fisico di chi lo indossa e riducendo la stanchezza visiva dovuta alla contrattura muscolare provocata dall’elettrosmog.

Shield, beNeSSere A portAtA d’oCChio

Approda nel mondo dell’occhialeria un'altra maison parigina. La partnership con Twc-L’Amy si posiziona, infatti, nella strategia di crescita e di sviluppo d’accessori di lusso e di allargamento del portfolio clienti. Dalla sua fondazione per mano di Pierre Balmain nel 1945, è una delle maison parigine più emblematiche. In questi ultimi anni, la casa di moda è riuscita a ridefinire l’immagine del suo prêt-à-porter diventando uno dei brand uno dei punti di riferimento in termine di stile. Balmain è presente sui mercati principali e nei punti vendita più prestigiosi a livello internazionale. Nel 2011, Olivier Rousteing è stato nominato direttore creativo delle collezioni uomo e donna. Le nuove linee di occhiali da vista e da sole declinano il dna caratteristico del marchio.

bAlmAiN, twC-l’Amy eSAltA il dNA del mArChio

La collezione è ispirata agli elementi iconici del brand argentino, quali cuoio e pelli pregiate, lavorati artigianalmente al fine di ottenere un prodotto autentico e raffinato. Gli otto modelli protagonisti, tutti da sole, presentano forme eleganti e retrò. Gli occhiali femminili spaziano dalle proposte squadrate a quelle più ampie e tondeggianti, tutte realizzate in acetato. Caratteristica comune alle aste di questi modelli è il dettaglio in cuoio che abbellisce il terminale destro, dettaglio ispirato alle origini del marchio e all’equipaggiamento tecnico, come le selle e le borse La Martina. Gli occhiali maschili presentano, invece, nella medesima posizione, un diverso particolare in gomma: l’ispirazione è qui data dagli stivali tecnici, appositamente sviluppati dal brand per il gioco del Polo. Aviator, classico rettangolare o con naso a chiave, queste sono, invece, le proposte dedicate al pubblico maschile. La nuova collezione Cuero si affianca al primogenito “Competición”, l’occhiale da sole tecnico per il polo, performante e protettivo.

AlliSoN e lA mArtiNA, uN pAtto di “Cuero”

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speciale mido

ChArmANt europe dediCA i 25 ANNi Alle vittime dello tSuNAmi

Seventy-Five è il fulcro della collezione del 75esimo anniversario di Polaroid. È il modello best seller fin dal 1970, rivisitato oggi con lenti a specchio, per un look senza tempo. Proposto nelle due versioni, oro e acciaio, con pregiati dettagli fatti a mano in acetato, Seventy-Five ha una finitura anallergica e una protezione Uva al 100%. La montatura è in Monel, lega utilizzata per la produzione di navi e aerei. Dal design ergonomico, è flessibile, resistente e leggero. Le lenti polarizzate premium Ultrasight assicurano una visione senza bagliori.

porSChe deSigN, 40 ANNi di teCNologiA del luSSo

polAroid per i 75 ANNi Si iSpirA A NAvi e Aerei

L’azienda giapponese dedica il 25esimo anniversario al tema “Japan meets Europe”. Il traguardo diventa, quindi, l’occasione per promuovere una raccolta fondi di 25.000 euro, 1.000 per ogni anno di attività di Charmant Europe, che saranno devoluti in beneficenza. Infatti, per reagire al terribile tsunami che nel 2011 ha sconvolto il Nordest del Giappone, l’azienda giapponese sostiene il progetto del fondo benefico “Kinderhilfswerk/Khw Global Care” che assiste i bambini rimasti orfani dopo la catastrofe, cucinando pasti, distribuendo forniture di soccorso oltre alle operazioni di pulizia e sgombero del territorio colpito. I fondi raccolti serviranno per ricostruire un asilo a Kamaishi, completo di arredi e servizi igienici. Come mascotte dell’iniziativa, l’azienda giapponese ha scelto un emblema nipponico, un origami a forma di gru per trasmettere un messaggio positivo di ricostruzione, felicità e guarigione a questi bambini. Nel corso dell’anno, gli origami, creati a mano dai dipendenti di Charmant Europe, dai loro amici e dalle loro famiglie, saranno venduti ai partner commerciali, ai clienti e ai familiari di questi ultimi per riuscire a raccogliere i 25.000 euro previsti.

Per celebrare il suo 40esimo compleanno, il brand, prodotto e distribuito da Rodenstock, reinterpreta il modello icona P'8478, il primo occhiale di Ferdinand Alexander Porsche nel 1978, il cui design rimane a tutt’oggi invariato. Questo modello pilot dal fascino senza tempo è dotato di un particolare meccanismo per sostituire le lenti, garantendo la possibilità di adattarsi a diverse esigenze di visione e condizioni di illuminazione. Il ponte mobile è stato, infatti, progettato unendo design, tecnologia e funzionalità: con un semplice gesto è possibile alzarlo, consentendo con estrema semplicità di cambiare le lenti all’occhiale. Per celebrare questo importante anniversario, l’occhiale è stato realizzato in edizione limitata in titanio sabbiato, in una combinazione opaca grigio-argento e marrone, con lenti a specchio argentate e a tinta graduata, come nel classico look anni Settanta. Altra caratterista è l’incisione a laser “40Y”, emblema di for 40 Years, impressa sul ponte. Il P’8478, inizialmente rivolto al consumatore maschile, è ora disponibile anche per la donna.

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a grande diffusione del personal computer e del videoterminale (VDT) durante l’attività lavorativa ha fatto sì che gran parte del tempo trascorso in ufficio è contraddistinto dall’utilizzo di

questi strumenti. Tra i molteplici aspetti che vengono considerati troviamo1 la cura dell’ergonomia della postazione di lavoro e, qualora fosse necessario, l’utilizzo di un dispositivo correttivo idoneo alle necessità della persona.Considerando questo tipo di attività lavorativa è necessario sottolineare che esiste una relazione tra il disagio visivo durante l’utilizzo del computer e la mancata correzione di difetti refrattivi di lieve entità che probabilmente, lontano dalle attività di tipo cognitivo, rappresentano un aspetto di minore importanza. Infatti viene osservato2 che la correzione di difetti refrattivi di bassa entità, in particolare l’astigmatismo e l’ipermetropia, può incrementare in modo significativo il comfort visivo durante l’attività occupazionale al VDT.

Tipologia e incidenza dei sintomiLa visione non è l’unico aspetto correlato a questo tipo di attività: esiste anche un coinvolgimento di altre parti del corpo, in particolare l’apparato muscoloscheletrico

Lenti oftaLmiche e attività aL videoterminaLe:

sintomi e comfort visivo

Lab

L superiore. Infatti3 durante l’attività svolta con il videoterminale, oltre all’indebolimento delle abilità visive, si può manifestare un appesantimento del trapezio con l’insorgenza di sofferenze localizzate nell’apparato muscoloscheletrico superiore: spesso, infatti, gli operatori VDT lamentano dolore al collo.Solitamente4 tra i sintomi associati alla sindrome visiva da computer (CVS, Computer Vision Syndrome) troviamo: il discomfort oculare, il mal di testa, la sensazione di secchezza oculare, la visione sfuocata durante l’attività prossimale e nelle forme più marcate la percezione della diplopia.I sintomi lamentati sono legati5 frequentemente a problemi ergonomici riscontrati durante l’organizzazione della postazione di lavoro, a difetti della rifrazione non corretti, a difficoltà nella convergenza, all’attività accomodativa rispetto allo schermo del computer e al tipo di geometria della lente oftalmica impiegata. Nel 2007 Hayes6 pubblica uno studio effettuato su 638 operatori al videoterminale. I criteri di selezione dei candidati sono: età media di 45 anni e un tempo di applicazione al computer di almeno 6 ore al giorno. Mediante un questionario vengono raccolti i sintomi lamentati durante l’attività lavorativa. Tra quelli più significativi troviamo: la cefalea, manifestata dal 45% dei candidati; il dolore al collo, individuato nel 72%

di Francesco Saladocente di Optometria e Contattologia Istituto B. Zaccagnini

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Lab

dei casi; e per quanto riguarda la visione, compare la stanchezza oculare per il 77%, la sensazione di secchezza per il 67% e lo sfuocamento nel 45% dei partecipanti. Nel questionario la gravità del sintomo viene divisa in sei stadi da lieve a insopportabile, dove le percentuali indicate e riassunte in figura 1 vengono riferite al quadro complessivo; comunque6 l’autore riscontra che i sintomi precedentemente indicati hanno un impatto significativo sulla diminuzione del comfort durante l’attività al videoterminale.

Presbiti, ottimizzare sistema correttivo ed ergonomiaIn particolare, se consideriamo i videoterminalisti presbiti5 che rientrano nel quadro della CVS vengono riscontrati in modo significativo i sintomi del dolore al collo e alla schiena. Se osserviamo la relazione tra le geometrie delle lenti oftalmiche nell’ambito della presbiopia e l’utilizzo del computer7 viene evidenziato che le lenti progressive generano una maggiore risposta muscolare del trapezio rispetto a lenti monofocali per la distanza prossima, provocando un impatto significativo sulla postura.

Figura 1. Quadro riassuntivo dei sintomi lamentati dagli operatori al videoterminale individuati da Hayes6.

I molti lavori7,8 effettuati sull’argomento sostengono che le “tradizionali” lenti progressive non rappresentano la soluzione più efficace quando l’attività lavorativa è svolta prevalentemente davanti al computer. I fattori principali che influenzano l’efficacia delle lenti progressive tradizionali durante il lavoro al VDT sono: la disposizione del potere all’interno della zona di progressione non conforme alle necessità occupazionali e la dimensione delle aree otticamente utili non sempre adeguate alle esigenze visive. La ricerca nell’ambito dell’ottica oftalmica ha individuato soluzioni in grado di rispondere adeguatamente alle necessità dei videoterminalisti che, raggiunta la condizione della presbiopia, necessitano di geometrie appositamente studiate. L’obiettivo9 è quello di garantire il rispetto della postura e contemporaneamente ottimizzare l’interazione tra il sistema correttivo e l’ergonomia durante l’attività lavorativa. Le soluzioni introdotte in questo contesto vengono realizzate mediante strade differenti, ad esempio con il raccordo dei poteri delle lenti multifocali oppure cambiando la geometria delle lenti progressive, in questo modo si coglie l’opportunità di raggiungere risultati finali molto diversi tra loro.

Figura 2. Esempio di evoluzione del potere nel meridiano verticale di una lente progressiva realizzata per l’uso del computer ed altre attività dinamiche all’interno dell’ufficio, in questo caso viene rap-presentata una modifica di 1.00D.

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Soluzioni diverse per risposte personalizzateSe consideriamo le geometrie studiate per quelle persone che dedicano la maggior parte del tempo lavorativo davanti al videoterminale è necessario tenere presente che non importa incrementare la profondità di campo a distanze pari o superiori a 2.5 – 3 metri, ma la soluzione più efficace sembra raggiunta quando la profondità di campo si avvicina alla distanza di circa 1 metro9. Questa preferenza9 nasce tra l’interazione del tempo trascorso davanti al VDT e la scelta della variazione di potere presente tra l’addizione prescritta per vicino e la zona dedicata all’intermedio. La conseguente modifica della profondità di campo ha una notevole influenza sulla postura e questo elemento sembra essenziale per determinare la soddisfazione del portatore.Quando l’attività lavorativa richiede un impegno diverso, ad esempio il tempo impiegato davanti al VDT è ridotto e l’attività di ufficio necessita di maggiore dinamismo, è possibile valutare delle soluzioni diverse che privilegino questi aspetti. A tal proposito sono disponibili lenti progressive con una lunghezza del canale che può raggiungere anche il valore di 28 mm, enfatizzando nelle zone otticamente utili la visione della distanza intermedia e del vicino; conseguentemente questa soluzione prevede un’area per lontano parziale non idonea, ad esempio per la guida, ma utile negli ambienti interni. Inoltre la buona disponibilità dei valori che permettono di modificare il potere lungo il meridiano verticale (figura 2) rende possibile l’applicazione di questo strumento alla maggior parte delle addizioni prescritte per vicino. È importante ricordare che la realizzazione di canali di progressione decisamente più lunghi, rispetto alle

soluzioni tradizionali, offre l’opportunità di costruire aree otticamente utili più grandi a vantaggio del confort visivo durante l’attività lavorativa.La possibilità di avvalersi di soluzioni diverse offre al professionista l’opportunità di proporre un dispositivo in grado di avvicinarsi il più possibile alle esigenze del portatore e il vantaggio di favorire l’ergonomia della postura: ciò permette un risultato confortevole per vicino e per le distanze intermedie.

Bibliografia 1. Aaras A, Horgen G, Bjorseth HH, Ro O, Walsoe H.

Musculoskeletal, visual and psychosocial stress in VDU operators before and after multidisciplinary ergonomic interventions. A 6 year prospective study-part II. Appl Ergon 2001;32:559-71.

2. Sheedy JE. Vision at Computer Displays. Walnut Creek, CA: Vision Analysis, 1995.

3. Jensen C, Nilsen K, Hansen K, Westgaard RH. Trapezius muscle load as a risk indicator for occupational shoulder-neck complaints. Int Arch Occup Environ Health 1993;64:415-23.

4. Scheiman M. Accommodative and binocular vision disorders associated with video display terminals: diagnosis and management issues. J Am Optom Assoc 1996;67:531-9.

5. Lie I, Watten RG. VDT work, oculomotor strain, and subjective complaints: an experimental and clinical study. Ergonomics 1994;37:1419-33.

6. Hayes J, Sheedy JE, Stelmack JA, Heaney CA. Computer Use, Symptoms, and Quality of Life. Optometry and Vision Science, 2007,84:738-744.

7. Horgen G, Aaras A, Fagerhun HE, Larsen SE. Is there a reduction in postural load when wearing progressive lenses over a 3-month period? Appl Ergon 1995;26:165-71.

8. Norwegian Labour Inspection Authority. Work with VDU-Guidelines. Olso, Norway: Norwegian Labour Inspection Authority, 1996.

9. Horgen G, Aaras A, Thorsen M. Will Visual Discomfort among Visual Display Unit (VDU) Users Change in Development When Moving from single Vision Lenses to specially Designed VDU Progressive Lenses?. Optometry and Vision Science, 2004,81:341-349.

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formazione

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ISTRUZIONE, FORMAZIONE E PROFESSIONI:UNO SCENARIO IN MOVIMENTO

L

La creazione del Registro dell’Optometrista Magistrale avviene in un passaggio epocale fra il sistema degli ordini professionali attualmente in vigore

e quello che crisi e Unione Europea vanno imponendo

a fine del ciclo affluente dell’eco-nomia e l’avvio di quello recessi-vo che stiamo vivendo prospetta-no un futuro di grandi incertezze e di rivolgimenti di cui oggi rie-

sce difficile cogliere il senso. Tutto ciò non poteva non coinvolgere il sistema delle professioni e degli ordini e quello dell’istruzione e dell‘Uni-versità, che peraltro è da tempo sotto tiro per i suoi costi elevati e i giudizi di valore internazionali che lo collocano agli ultimi posti delle graduatorie mondiali, e una riforma-rivoluzione messa in moto dalla legge Gelmini.Inoltre, mentre l’Unione Europea preme da oltre un decennio sul nostro paese perché uniformi le normative sulle professioni alle sue direttive e l’inderogabile necessità, di fronte alla crisi, di liberalizzare il mercato del lavo-ro, il tema dell’abolizione degli ordini professionali, ma più in generale l’approccio ai problemi dell’istruzione, della formazione e dell’esercizio della professione è destinato a cambiare radicalmente. Gli effetti negativi del nostro sistema hanno portato all’appiattimento del valore dei titoli e delle professioni.

Anche se l’ultimatum posto dall’Unione Europea all’I-talia di adeguare entro il 13 agosto 2012 le sue norme sull’inquadramento delle professioni ha carattere cogente, qualora dovesse essere aggirato con un ca-villo legislativo. sarebbe solo dilazionato nel tempo. Il cambiamento coinvolgerà il riconoscimento del diritto delle persone a svolgere professioni nei diversi paesi

dell’Unione sulla base dei criteri definiti dai loro paesi d’origine. Si tratta dell’affermazione di un principio liberale il cui effetto sarà quello di smantellare tutto il sistema degli ordini professio-nali (salvo quelli delle profes-sioni riconosciute) collegato al riconoscimento di un titolo. L’attuale sistema verrà progres-sivamente sostituito da un altro basato sul riconoscimento delle competenze che, in sostituzione del valore legale dei titoli, dovrà trovare nella certificazione di

enti specializzati e indipendenti il riscontro con le reali capacità professioni e le abilità.Il Registro dell’Optometrista Magistrale viene a porre riparo alla banalizzazione della professione ottico-optometrica: consente, infatti, agli ottici che, per il livello della preparazione professionale e l’esperienza

di Giorgio RighettiDirettore Istituto B. Zaccagnini

“Il Registro pone riparo alla banalizzazione della

professione ottico-optometrica: consente, infatti, agli ottici

che, per il livello della preparazione e l’esperienza acquisita sul campo, sono in

grado di superare gli esami di certificazione, di attribuirsi un riconoscimento e una qualifica

di qualità professionale”

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acquisita sul campo, sono in grado di superare gli esami di certificazione, di attribuirsi un riconoscimento e una qualifica di qualità professionale. Riconoscimen-to che rappresenta anche una garanzia di prestazioni qualificate per i consumatori ametropi. Componenti caratteristiche di questo percorso per giungere agli esami di ammissione al Registro sono:• la conoscenza dell’optometria derivante dalla parte-

cipazione a corsi qualificati o all’acquisizione della laurea in optometria;

• la verifica delle abilità professionali che la pratica della professione comporta;

•un curriculum che attesti le esperienze acquisite sul campo.

Tutto ciò viene convalidato dalla certificazione rila-sciata da un ente specializzato che, in quanto parte terza, attesta che l’Optometrista Magistrale possiede i requisiti che il disciplinare e il regolamento prevedo-no e, quindi, si procede all’iscrizione al Registro. La creazione di un Registro, certificato da un ente terzo, il cui disciplinare prevede, come detto, l’aggiornamento di tutte le materie che costituiscono il bagaglio profes-sionale dell’optometrista, viene a colmare le lacune aperte dalla vetustà dell’ordinamento dell’abilitazione, del mancato riconoscimento della figura dell’optome-trista e prende in conto di migliorare le conoscenze in campo gestionale e imprenditoriale.

Alcuni dei relatori all’incontro sul Registro dell’Optometrista Magistrale in programma a Mido.Da sinistra: Andrea Garagnani, Riccarco Perdomi, Paolo Pettazzoni e Pietro Gheller

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n qualità di operatori della formazione e adulti, quali strumenti dobbiamo fornire ai giovani per dare senso alle loro aspet-tative e, quindi, al loro progetto di vita? Se lo chiede Gabriella Tiberti, per quasi vent’anni preside all’Ipsia De Amicis di Roma e oggi presidente di ReNIOO, la

Rete Nazionale Istituti di Ottica e Odontotecnica. «La ricetta non ce l’ho e spesso ho cercato di affrontare il problema per sottrazione, cioè pensando a cosa non bisogna fare – dice Tiberti - Infatti i modelli di cam-biamento offerti negli ultimi anni dal mondo dell’i-struzione pongono obiettivi che quasi mai colgono i bisogni fondamentali dei giovani per l’affermazione di loro stessi nella vita e nel mondo del lavoro».Qual è il giusto rapporto tra eventi come Mido e il complesso mondo giovanile legato alle professioni nel settore? «L’approccio che viene fornito loro è essenzialmente scolastico: una “visita d’istruzio-ne”, vissuta come un’appendice, seppur esterna, al noioso mondo della scuola, ormai obsoleto e privo di fascino – afferma la docente romana - Perché un giovane sceglie l’ottica come professione? È consa-pevole di cosa andrà a fare? La formazione tradi-zionale riesce a toccare le leve fondamentali nella curiosità del conoscere per rendere ogni opportunità un momento di crescita e di gratificazione personale? Manca la percezione che la sua vita di studente ab-bia un significato importante per la realizzazione di scopi più elevati e di utilità collettiva: insomma, egli è un soggetto passivo di ogni azione che gli adulti, le imprese, le aziende, l’università e la scuola produ-cono per lui. Il problema, quindi, va rovesciato: non è più l’azienda, l’ente di formazione che predispone, ma dev’essere lo studente a percepire di risultare lui stesso promotore di iniziative delle quali, ovviamen-te, dovranno farsi carico altri».Qual è l’investimento che produzione e distribuzio-ne possono mettere in atto per rendere possibile un cambiamento radicale rispetto alla passività e al disimpegno giovanile? «Non si tratta di investire in

danaro, piuttosto in valori, in emozioni attraverso la condivisione di iniziative che creino aspettativa, per le quali è necessario il contributo di ogni sin-golo soggetto affinché l’iniziativa riesca – sostiene Gabriella Tiberti - Ecco che così lo studente si sente parte di un processo che lo coinvolge attraverso un’identità di ruolo, motivandone la partecipazione. Infine, a quanti studenti viene fornita una corretta informazione rispetto alla professione che andrà a svolgere? Chi è l’ottico e cosa fa di diverso l’opto-metrista? Spesso alcuni di loro e, purtroppo, anche gli adulti confondono queste professioni. Insomma l’interazione profonda tra il mondo dell’istruzione e del lavoro, che in alcune regioni d’Italia è significati-va, dovrebbe essere un modello esportabile: rappre-senta, infatti, un contributo prezioso di competenze anche operative nella ricerca della motivazione pro-fessionale. La mia esperienza professionale sugge-risce che la consapevolezza di ciò che si fa e si studia genera curiosità, voglia di conoscere, desiderio di crescere e di affermazio-ne. Ed è per questo che la diversità delle professioni in ambiente ottico, pur avendo un denominatore co-mune, rappresenta bene la com-plessità delle competenze e dei saperi nel contesto sto-rico attuale».

Gli studenti: Promotori di iniziative, non soGGetti Passivi

IQuali opportunità professionali offre un evento come Mido (e non solo)

a chi si sta formando per entrare nel mondo dell’ottica?

Gabriella Tiberti, presidente Rete Nazionale Istituti di Ottica

e Odontotecnica (ReNIOO)

di Angelo Magri

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L'attività della Guardia di Finanza potrà essere supportata dalle segnalazioni di esercenti inadempienti da parte dei privati cittadini: lo stabilisce il decreto legge

sulle semplificazioni fiscali, varato alcune settimane fa dal Consiglio dei ministri

l Fisco negli ultimi tempi ci ha abituati a inter-venti eclatanti e a elevata risonanza: Cortina, Courmayeur, Sanremo, ma anche Roma, Milano e Bergamo, sono alcuni degli esempi di azioni mirate alla lotta all’evasione fiscale e allo scon-trino non emesso, effettuate nei giorni più caldi

dell'anno e laddove il lusso più si concretizza in ville, suv, gioielli e pellicce.Un ulteriore tassello per scovare chi evade le imposte si ag-giunge con il “Decreto legge semplificazioni fiscali”, varato dal governo Monti il 24 febbraio. All’articolo 9 del decreto si legge, infatti, che “l’Agenzia delle Entrate elabora nell’ambi-to della propria attività di pianificazione degli accertamenti, liste selettive di contribuenti, i quali siano stati ripetutamente segnalati in forma non anonima all’Agenzia stessa o al Cor-po della Guardia di Finanza in ordine alla violazione dell’ob-bligo di emissione della ricevuta fiscale o dello scontrino fiscale, ovvero del documento certificativo dei corrispettivi”.I privati cittadini diventano, dunque, dei veri e propri “occhi del Fisco” e potranno indicare alla Guardia di Finanza gli esercenti che non emettono scontrino fiscale. Chi ripetuta-mente viene segnalato per non aver emesso ricevuta o scon-trino fiscale finirà in una sorta di “black list” su cui l'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza potranno concentrare i propri controlli. Oltre alla sanzione specifica, quindi, si andrà incontro quasi certamente a un supplemento di verifiche sull'intero spettro delle attività svolte, anche con l'accesso ai conti correnti bancari: in base agli articoli 11 e 11 bis del D.L. n. 201/2011, il cosiddetto decreto “Salva Italia”, il fisco potrà effettuare con-trolli su conti correnti e ogni altro tipo di rapporto finanziario intrattenuto con banche, poste e altri intermediari finanziari

anche in assenza di specifiche indagini tributarie.Il 117, servizio telefonico gratuito della GdF, operante 24 ore su 24, attraverso cui si possono segnalare quegli esercenti che non rilasciano scontrino, verrà potenziato: il servizio è a oggi già attivo, ma diventerà prettamente uno strumento a disposizione dei cittadini per combattere l’evasione. Basterà chiamare, comunicare le proprie generalità e il commercian-te che non ha emesso lo scontrino fiscale entrerà automa-ticamente nelle “liste selettive” alle quali attingere per gli accertamenti fiscali. L’accertamento diverrà, quindi, automa-tico e in tempi strettissimi.

SCONTRINO NON EMESSO, ACCERTAMENTO IN ARRIVO

di Tobia ChiesurinConsulente aziendale

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I Il provvedimento emanato dall’Agenzia delle Entrate il 30 gennaio scorso ha modificato le caratteristiche tecniche della carta da utilizzare per il rilascio degli scontrini e degli altri documenti fiscali da parte degli operatori commerciali. Il richiamato provvedimento ha sostituito l’allegato “E” del D.M. 23 marzo 1983 a seguito del superamento delle tecnologie attualmente utilizzate dalle carte reperibili sul mercato. Pertanto la tecnologia produttiva impiegata fino a ora non permette più l’omologazione e l’utilizzo da parte degli operatori del settore. L’Agenzia delle Entrate ha previsto il termine di 18 mesi entro il quale è ancora utilizzabile la carta recante le vecchie omologazioni.Allo scadere del suddetto termine, o alla fine delle scorte, in ogni caso, gli utenti saranno tenuti a utilizzare la carta con i nuovi requisiti richiesti.

Cambia aNCheil tipo di Carta

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CONSulENTE

Nel decreto sulle semplificazioni fiscali è previsto, inoltre, che i proventi che arriveranno dalla lotta all’evasione e, quindi, anche dalla lotta allo scontrino non emesso, servi-ranno a ridurre la pressione fiscale per i redditi bassi. Non vi sarà però nessuna riduzione delle aliquote Irpef, bensì un intervento di sostegno attraverso l'aumento delle detrazioni fiscali per i familiari a carico.

Trent'anni di scontrino fiscaleLo scontrino fiscale viene istituito la prima volta con la legge del 26 gennaio 1983, n. 18. La certificazione del corrispet-tivo mediante ricevuta fiscale o scontrino fiscale riguarda in generale le operazioni per le quali non è obbligatoria l’emissione della fattura. In particolare la norma stabilisce l’obbligo, per la cessione di beni, dell’emissione del docu-mento al momento del pagamento del corrispettivo, ovvero al momento della consegna del bene, se questa è anticipata rispetto al pagamento; tuttavia in tale caso, non sussiste l’obbligo di indicare sul documento che il corrispettivo non è stato pagato.

Nel caso contrario, in cui vi sia pagamento immediato e con-segna del bene differita, lo scontrino dovrà essere emesso all’atto del pagamento e dovrà essere consegnato unitamen-te ai beni ceduti.Lo scontrino deve contenere informazioni fisse quali i dati identificativi dell’esercente (ditta, denominazione, ubicazione dell’esercizio, numero di partita Iva), e altri dati che possono variare, come data e ora dell’emissione, numero identificati-vo, il logotipo fiscale, il numero di matricola del registratore.Può essere emesso solo mediante l’uso di particolari appa-recchi, detti misuratori fiscali; è dunque obbligatoria l’emis-sione in forma cartacea, mentre non è possibile la trasmis-sione in via elettronica tramite sistemi elettronici.I misuratori hanno delle specifiche prescrizioni tecniche e la loro installazione o disinstallazione deve essere comunicata all’Ufficio delle Entrate.Il decreto legislativo 471/1997 stabilisce le sanzioni relati-ve alla non emissione o al non rispetto degli altri obblighi relativi al documento fiscale. Tali sanzioni colpiscono solo l’emittente nelle seguenti misure:

VIolazIone SanzIone

Mancata emissione

Una volta l’imposta corrispondente all’importo non documentato

Da 1.032,00 euro a 4.131,00 euro

Emissione per importi inferioria quelli reali

Omesse annotazioni su apposito registro dei corrispettivi relativi, in caso di mancato o irregolare funzionamento degli apparecchi o misuratori fiscali

Omessa installazione degli apparecchi per l’emissione dello scontrino fiscale

DNA ZEISS: la perfezione delle lenti progressive oggi in una gamma rinnovata

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Siamo tutti sulla stessa barca. Saldo al timone chi riesce a vedere un po’ più in là, spaventati sotto coperta coloro che temono la pioggia. La nostra è un’economia basata sull’informazione, quindi occorre tenere gli occhi ben aperti e l’intelligenza ben sveglia.

Una sana e coerente etica può far da guida, per aiutarci a distinguere e a scegliere

on convinzio-ne, non credo possa più esistere una logica solo commerciale a guidare le

nostre attività. Siccome non possiamo più essere solo razionali, perché la ragione porta alla follia, facciamo riferimento anche all’istinto, perché un sano istinto può portarci più lontano. Non sono sufficienti considerazioni materiali, occorre considerare anche tutte le valenze immateriali che ogni oggetto, esperienza, scelta, portano con sé. Se oggi la realtà ci

dà i brividi, un sorriso scanzonato potrà aprire finestre di speranza. Quando analisi troppo spietatamente oggettive ci rinchiudono all’isolamento, un tuffo nell’immaginario creativo potrà aprire orizzonti d’ottimismo più salutare. La cultura può nutrire il cambiamento necessario. La cultura sola, la conoscen-za, l’informazione, la curiosità: la cultura entra nelle teste in profondità e genera connessioni nuove, nuove idee. Non si riparte con formule magiche ma piuttosto con idee condivise, con lungimiranza, con determinazione e voglia di libertà. Fuori dalle torri d’avorio di professioni un tempo privilegiate, torniamo a mettere le nostre

capacità professionali in piazza, a dichiarare ciò che sappiamo fare, ciò che vogliamo fare, ciò che possiamo offrire. Dipende solo da noi, non c’è crisi, debolezza, malattia che non possa essere accolta e gestita, ma certo la via non è quella del cupo piangersi addosso. Albert Camus diceva “mi ribello, dunque siamo”. A volte capita che creiamo delle gabbie mentali di pensieri pessimistici dalle quali facciamo poi fatica a ritrovar la chiave per uscire. sono trappole cognitive, alterano la percezione della realtà, che in ogni tempo dona difficoltà e anche stimoli, momenti pesanti ma anche spunti nuovi. La nostra conoscenza tende a far

La Luna non è fatta di formaggio

C

meditazioni

di Luisa RedaelliCommunication consultant

Lenti ZEISS: più resistenti che mai con DuraVision Platinum

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riferimento solo alle nostre percezioni, alla nostra memoria, all’introspezione, alla ragione, senza considerare l’importanza dell’ascolto, della testimonianza. E sì che oggi abbiamo a disposizione moltissimi strumenti di scambio d’informazioni, anzi forse persino troppi, talmente tanti che nella dispersione perdiamo il contatto. Senza l’opportunità d’ascoltare altre voci, altre esperienze, non avremmo storia, non conosceremmo altri racconti, diversi da quelli vissuti direttamente, non conosce-remmo il passato, la storia, le scoperte scientifiche e forse crederemmo ancora che la luna sia fatta di formaggio. La fiducia gioca un ruolo importante, quale componente essenziale, per delineare una forma alle conoscenze e alle credenze acquisite. Accuratezza, cooperazione, sincerità, verità sono i criteri che definisco-no oggi la valutazione della professionalità di cui possiamo fidarci. Una fiducia che possa esser valutata con gli stessi parametri con i quali misuriamo il rapporto con noi stessi. Fidarsi fa molto bene alla conoscenza, chiudersi e portare avanti barriere di diffidenza può seria-mente limitare lo sviluppo. Spesso è il desiderio a farci muovere, bisogna vedere su quale rotta, però. Desiderio d’affetto o

d’amore, verso le altre persone, una sola altra persona. Desiderio di coccole, di dolcezza? Desiderio di cambiamento, di libertà, di evasione. Anche i desideri debbono essere misurati, calibrati, gestiti. Si dice che la nostra società dei consumi si stia davvero rovinando per un eccesso di desideri e che sia quindi necessaria una “decrescita”. Sono in parte d’accordo e iscrivo questo ragionamento nell’ambito di una maggiore attenzione necessaria, un rifiuto dello spreco, una sensibilità alle effettive necessità. Innegabilmente dobbiamo accettare il fatto che sia in atto un cambiamento radicale di abitudini e cultura: dovremo considerare di ridurre le merci e di aumentare i beni. Disponiamo tutti del denaro a nostra disposizione in modo diverso, più oculato, più rigorosa-mente attento. Quindi cerchiamo di non disperdere, ovvero di acquistare beni, qualità, valore. Disprezziamo ciò che è merce, effimero, dispersivo. Cerchiamo tutti di consumare meglio e di rivolgere i nostri desideri laddove ne vale veramente la pena. Il possibile sviluppo sta nell’e-spressione, nell’offerta, nella proposta della qualità, del valore, del bene. Riconoscibile, distinguibile, innegabile. Facciamo crescere cultura e competenza,

facciamo decrescere dichiarazioni facili e promesse ingannevoli. Come spesso capita in queste pagine, non mi sento di proporre ricette e schemi per fronteggiare la situazione, che a mio avviso possono solo essere approfonditi in modo soggetti-vo, attraverso momenti d’incontri diretti, dove la formazione possa essere calzata “su misura”, nell’interpretazione di caratteri, identità, geografie e sentimenti. A volte assisto a riunioni, incontri, corsi formativi e resto delusa dall’uniformità e, sorry, dalla superficialità dei contenuti proposti. Per me la mente corre libera, intuisce, interpreta, coglie le differenze, le esalta, le rende risorsa: questo è il mio atteggiamento. Lo stesso atteggiamento che avevo quando facevo l’architetto ed ero convinta che ogni essere umano è unico e irripetibile e porta in sé sogni, speranze e storie che la casa deve interpretare, accogliere, avvolgere. Lo stesso atteggiamento che ho oggi quando presento le mie consulenze e porto idee e progetti, cercando di partire sempre da un’analisi, da un’interpretazione, da un ascolto. Troppo comodo dare sempre gli stessi contenuti ovunque, troppo comodo fare monumenti di autocitazione. Per me è molto più interessante il confronto, la profondità, il riconoscere, quindi il rispetto delle specificità, delle esigenze, dei bisogni, dei desideri. Un’attitudine utile anche nel rapporto con chi acquista l’occhiale, il quale viene seguito con scientifica professionalità per tutte le fasi di verifica dell’efficienza visiva, in sala refrazione. In questa fase, dove si esprime la competenza professionale specifica, il rapporto è sbilanciato, a favore del professionista, che trasmette nozioni e competenze, in merito alle quali, il cliente-paziente non ha strumenti per interloquire. La cosa che mi lascia allibita è vedere come spesso, dopo aver costruito una meravigliosa cattedrale di fiducia e di credibilità, dopo aver lavorato sulle corde dell’affidabilità e dell’abbandono alla capacità professionale dimostrata, si lasci il cliente desolatamente solo nella scelta della montatura. L’occhiale, strumento per il miglior benessere visivo, è fatto di lenti e di montatura e nessuno farà mai i

meditazioni

Vincent Van Gogh, Solitaria notte stellata un meraviglioso dipinto, esposto al Met di New York, che esprime la speranza dell'animo umano di fronte all'ignoto

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meditazioni

complimenti all’amico per le belle lenti, perché ciò che si vede è la montatura! Quindi perché non approfondire anche strumenti che amplifichino la capacità professionale di relazione, il counselling, la pnl, la prossemica, solo per dare alcuni spunti, ed esprimere fermezza e qualità professionale anche nel momento di questo approccio così intimo e personale che diviene la definizione dell’occhiale, l’aspetto dell’occhiale, l’evidenza di ciò che esce dal nostro negozio? Dal nostro negozio esce una persona che porta sul viso un occhiale. Nessuno si sognerà di commentare le lenti o il bellissimo “controllo della vista”, però tutti diranno qualcosa sulla montatura: ti sta bene (ottimo consiglio, caspita, che bravi, mi sento meglio con me stessa!), ti sta male (cavoli, che errore, ho speso un botto e non piaccio a nessuno, neanche più a me stessa!), quanto l’hai pagata (epperò in quel negozio dietro l’angolo l’avrei pagato meno, perché fanno gli sconti…). Invece, senza chiedere (vi prego, per favore!): “che montatura vuole?”, ma già indirizzando la persona verso ciò che noi, i consulenti, abbiamo selezionato apposta per lei, per il suo benessere, per il suo particolare viso. Poche montature proposte con molta determinazione e chiarezza: “queste sono quelle che io stessa le consiglio” e così proseguo con coerenza a consolidare tutto ciò che ho faticosamente costruito in came-ra caritatis. Ecco allora che potrò rivolger-

mi con serenità verso scelte più esclusive, selezionate, elette, fuori dalla banale massificazione. Perché sarò io a proporre. Questa è la dieta di disintossicazione dei cassetti obesi. Con una nuova educazione alimentare e un nuovo modo di dar vigore all’organismo, una nuova ginnastica, potrò riportare le analisi della mia chimica economica-gestionale a valori adeguati. I cassetti obesi di occhiali in esubero rappresentano una malattia, sono tossine, scorie, sclerosi. Ma chiudere la bocca e rifiutare qualsiasi altra introduzione alimentare non aiuterà la liberazione. Il digiuno non disintossica se non è control-lato attentamente con l’introduzione misurata, calibrata, attenta di alimenti giusti, che aumentano i benefici della dieta. Quindi, chiudere le porte e rifiutare ogni acquisto nuovo serve solo a spegnere l’attività metabolica del negozio. Lasciarsi coscientemente tentare dall’introduzione di poche cose nuove, sane, fornite da aziende serie e affidabili, è solo utile all’organismo e all’anima. Una caramella serve a dare una riserva di energia e di dolcezza che ci fa andare avanti, meglio di ogni mascella serrata.

GeorGe Gray

Molte volte ho studiatola lapide che mi hanno scolpito:una barca con vele ammainate, in un porto.In realtà non è questa la mia destinazionema la mia vita.Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;l’ambizione mi chiamò, e io temetti gli imprevisti.Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.E adesso so che bisogna alzare le velee prendere i venti del destino,dovunque spingano la barca.Dare un senso alla vita può condurre a folliama una vita senza senso è la torturadell’inquietudine e del vano desiderioè una barca che anela al mare eppure lo teme.

E.L. Masters, 1868-1950, poeta statunitense, la cui opera più famosa è “L’Antologia di Spoon River”. Fabrizio De Andrè trasse ispirazione dalle sue poesie per il suo album “Non al denaro, non all’amore, né al cielo” del 1971.

Monofocale superbl’avanzata tecnologia freeform per una visione migliore

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LENTI OFTALMICHE

Zeiss AcAdemy, lA formAZione su misurA

Il nuovo programma del brand tedesco vuole preparare gli ottici alle sfide che propone il mercato

el suo curriculum spiccano quasi 20 anni di attività all’interno del consumer care, un settore dove l’attenzione verso gli operatori, ma anche e soprattutto verso il

consumatore finale risulta di fondamentale importanza. La stessa attenzione che ora conta di portare nell’ottica con il suo nuovo incarico in Carl Zeiss Vision: direttore marketing. Così Elena Rubino, una laurea alla Bocconi, si è subito lanciata con entusiasmo nella prima grande sfida che le ha presentato la nuova attività, cioè guidare la neonata Zeiss Academy, avviata nel gennaio scorso. «L’obiettivo di questo progetto fortemente voluto da Carl Zeiss Vision è fare formazione agli ottici per prepararsi alle nuove sfide che il mercato e la difficile situazione congiunturale impongono – spiega Rubino – Noi vogliamo che i corsi della Zeiss Academy permettano loro non tanto di vendere solo dei prodotti, quanto soprattutto soluzioni a clienti che si rivelano sempre più esigenti».È così nato un pacchetto formativo su misura, studiato sulle specifiche esigenze dei singoli clienti, ripartito in quattro macro aree. «Con iTech offriamo una serie di corsi più tecnici, realizzati da formatori e product manager del-la nostra azienda – sottolinea il nuovo direttore marketing di Carl Zeiss Vision – Con iOptics, invece, approfondiamo l’approccio che deve avere l’ottico per risolvere i principa-li problemi di refrazione, per cui i corsi sono tenuti proprio da ottici optometristi. A sua volta la sezione iManagement,

realizzata in collaborazione con i docenti della Sda Bocco-ni, punta all’analisi della domanda e alla valorizzazione del punto vendita, dal momento in cui il cliente ancora non è entrato fino a quando ne è uscito e deve essere assistito nel post vendita. Infine iMarketing propone corsi gestiti da risorse interne alla nostra azienda per migliora-re le attività di marketing e di comunicazione al pubblico finale di ogni centro ottico». I corsi si tengono prevalente-mente il lunedì in varie sedi lungo il territorio nazionale, per un massimo di di 20-25 partecipanti a sessione per consentire interattività e confronto.Quali esperienze dal mondo del consumer care la nuova

di Angelo Magri

NElena Rubino, direttore marketing Carl Zeiss Vision

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LENTI OFTALMICHE

responsabile marketing del brand tedesco conta di por-tare all’interno dell’attività della Zeiss Academy? «Sono convinta che ci sia un ampio potenziale di crescita per il mercato delle lenti oftalmiche in Italia, se saremo in grado di aumentarne il valore percepito dai consumatori finali – afferma Elena Rubino – L'importante è partire dall'analisi dei loro bisogni e dei loro comportamenti, per poi dare le risposte giuste non solo in termini di prodotto, ma anche di esperienza d'acquisto: per questo la competenza e la professionalità degli ottici sono elementi fondamentali».

Uno dei primi corsi organizzati dalla Zeiss Academy. Il pacchetto formativo, studiato sulle specifiche esigenze dei singoli clienti, è ripartito in quattro macro aree: iTech, iOptics, iManagement e iMarketing

Il trattamento antiriflesso DuraVision Platinum, le lenti per ufficio a tecnologia M.I.D. e la famiglia Superb nel campo sia delle monofocali sia delle progressive: sono le principali novità di Carl Zeiss Vision per la prima parte del 2012, che hanno in Mido una vetrina privilegiata per gli ottici italiani e internazionali. DuraVision Platinum è un trattamento ultraresistente, grazie all’indurimento di ultima generazione. Con le nuove lenti office a tecnologia M.I.D. è sufficiente sapere il punto di partenza, cioè la distanza da vicino, che non viene assolutamente toccata, e poi stabilire la Maximum IntermediateDistance, quindi fino a che punto il cliente finale è interessato alla correzione visiva, in base alle sue abitudini. Nelle monofocali è stata introdotta una lente di fascia media, con la nuova Superb, che riprende l’esperienza dell’Individual nell’ottimizzazione dei poteri in posizione d’uso, adottando però i parametri standard garantiti da Zeiss. Infine nelle progressive la Superb andrà a sostituire l’apprezzatissima GT2 3D e è pronta a essere lanciata anche un’altra multifocale al posto della Gradal Plus: la Plus 2.

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lenti oftalmiche

Le novità e gli strumenti professionali di ultima generazione dell'azienda tedesca al servizio dell'ottico optometrista

ual è la filosofia delle lenti Rodenstock per il 2012? «È pienamente descritta dal no-stro claim: “See Better, Look Perfect”. La prima parte si

riferisce alle lenti oftalmiche, che pongono al centro della ricerca e sviluppo il “vedere bene”, mentre la seconda parte trova un diretto riferimento alle mon-tature. L’obiettivo Rodenstock non è soltanto quello di realizzare lenti otticamente perfette, bensì di co-struire lenti funzionalmente perfette per chi le indos-sa – spiega Mauro Nocera, product manager Roden-stock per il settore lenti - Questo significa orientare

la ricerca in modo da superare i limiti imposti dai tradizionali metodi di calcolo delle superfici, al fine di sviluppare soluzioni oftalmiche che producano un reale valore aggiunto, sia per i portatori sia per gli ottici optometristi».Alla filiale italiana del gruppo tedesco ricordano che la tecnologia ILT (Individual Lens Technology), sviluppata nel 2000, ha introdotto per la prima volta sul mercato dell’ottica una lente progressiva FreeForm a progressione interna che tiene conto dei parametri di adattamento della montatura e di quelli individuali del portatore. «In altre parole, una lente su misura – precisa Nocera - Successivamen-

Qdi Mario De Paola

Rodenstock: lenti ad alta tecnologia

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lenti oftalmiche

te Rodenstock ha lanciato a Mido 2011 una vera e propria rivoluzione nel settore delle lenti progressive individualizzate. Grazie a EyeModel, ILT è diventato EyeLT (Eye Lens Technology): EyeModel è, di fatto, la decodifica di una nuova formula di ricalcolo dei poteri per vicino allo scopo di produrre una migliore nitidezza delle immagini e un miglioramento dei campi visivi». E siamo arrivati a Mido 2012. «La tec-nologia EyeLT considera un’ulteriore ottimizzazione, definita Personal EyeModel, per offrire un ulteriore miglioramento nella qualità sia della visione sia dei campi di visione che le lenti progressive sono in gra-do di abbracciare – sottolinea ancora Nocera - Con Personal EyeModel è possibile ordinare, nella stessa lente progressiva, due poteri separati da lontano e da vicino, anche in presenza di poteri e assi diversi tra i due cilindri. Tutto questo al fine di ottenere un miglioramento sia dei campi visivi, nell’intermedio e da vicino, fino al 40% sia dell’acuità visiva, fino a due righe di lettere in più piccole». Ieri c’era EyeMo-del, oggi Personal EyeModel; e domani? «Al Mido di quest’anno il domani è più vicino di quanto si possa immaginare, con l’anteprima del terzo step di ottimizzazione, a breve disponibile per il mercato italiano – spiega il manager - Mi limito a dire che si tratta di una tecnologia high-end, volendo utilizzare

Il trend positivo di Rodenstock Italia negli ultimi tre anni ha fatto segnare una crescita a doppia cifra nei ricavi, ma anche un incremento costante della marginalità, sia in valore assoluto sia in percentuale. Le ragioni? Oltre alle buone

performance nell’oftalmico, anche i sorprendenti risultati delle montature. «Il nostro housebrand Rodenstock, le nostre recenti licenze Mercedes e Dunhill, nonché quella storica Porsche

Design hanno fatto registrare nel 2011 il massimo storico di fatturato, grazie al loro contenuto meno fashion e più value for money», afferma Alberto Tappainer, amministratore delegato della filiale nazionale del gruppo tedesco. Per ottimizzare i

benefici della penetrazione sul mercato delle montature e la loro integrazione con le lenti, Rodenstock Italia ha avviato una serie di interventi nella sua organizzazione commerciale. «Abbiamo raggruppato sotto i nostri tre area manager il coordinamento

della forza vendita di lenti e montature, per sfruttarne le potenzialità offerte dalla sinergia tra le due categorie merceologiche e per rendere più rapida la comunicazione tra le due

reti commerciali – spiega Tappainer – Inoltre abbiamo affidato a una risorsa interna, Nicoletta Quinziato, l’incarico di interfaccia con i gruppi, che nel panorama distributivo nazionale si stanno rivelando attori sempre più protagonisti. Infine abbiamo realizzato degli avvicendamenti locali per migliorare l’offerta dei consulenti nei confronti degli ottici nostri partner».

ANche lA siNergiA coN le moNtAture restA viNceNte

Alberto tappainer, amministratore delegato di rodenstock italia; nella pagina a fianco, la campagna di rodenstock impressionist 3

una terminologia “rubata” all’Alta Fedeltà, per ga-rantirci l’alta fedeltà, appunto, dei nostri clienti».Qual è il principale valore aggiunto delle lenti oftalmiche Rodenstock per i suoi partner? «Personal EyeModel è un prodotto altamente professionale per gli ottici optometristi che desiderano il meglio per i propri clienti e che, allo stesso tempo, vogliono dar risalto alla qualità della propria prestazione profes-sionale – sottolinea Nocera - Riguardo l’anteprima di Mido 2012, il vantaggio per l’ottico optometrista sarà ancora più grande: il cliente riceverà una lente che non è mai stata così individuale. Rodenstock intende sottolineare l’aspetto professionale dell’ottico opto-metrista offrendogli nuovi argomenti per differenzia-re, agli occhi del cliente, la qualità del prodotto e del servizio. Altre novità disponibili da marzo interes-sano l’estensione dei trattamenti Solitaire Protect e Solitaire Protect Plus agli altri indici di refrazione, l’estensione delle colorazioni organiche nelle richie-ste tipologie Pastello, Skyline e Sun Protect anche all’indice 1.67 e le nuove fotocromatiche ColorMa-tic IQ 1.54. Questi prodotti di fatto rappresentano nuovi argomenti di vendita per l’ottico optometrista per poter offrire il top della qualità delle lenti, dei trattamenti e delle colorazioni nei diversi materiali oftalmici».

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Ma Rodenstock significa anche strumenti, che naturalmente se-guono la stessa filosofia delle lenti. «Far vedere bene significa per l’ottico optometrista anche vendere più lenti e soprattutto lenti a più elevato contenuto tecnologico. Gli strumenti e i software consentono all’ottico optometrista una mag-giore precisione nelle diverse fasi di misurazione, dalla più perfetta definizione della prescrizione ottica binoculare, attraverso la determi-nazione dei parametri di centra-

mauro Nocera, product manager rodenstock per il settore lenti

emanuele Pedrina, sales manager rodenstock per il settore strumenti e software

lenti oftalmiche

tura e individuali, fino alla consultazione e consu-lenza per la scelta della migliore lente oftalmica e successiva ordinazione», dice Emanuele Pedrina, sales manager Rodenstock per il settore strumenti e software. La nuova unità di videocentratura e la nuova piattaforma online per un più coinvolgente e professionale approccio di vendita e l’aggiorna-mento dell’unità di refrazione con i nuovi test sono le punte di diamante di Rodenstock. «ImpressionIST 3 è la nuova unità di videocentratura 3D, disponibile nelle versioni a colonna, da tavolo o da parete, con un nuovo design vincitore del prestigioso “iF Pro-duct Design Award 2012” – spiega Pedrina - Cosa indica il 3? La terza generazione, il numero delle versioni e il 3D come principio di misurazione. A sua volta Rodenstock Consulting è la nuova piattaforma online per gli ottici optometristi e i loro clienti, per vivere al 100% all’interno del mondo Rodenstock: consulenza sulle lenti, software di ordinazione, accesso al nostro sito web, possibile collegamento con i principali social media e con il sito del punto vendita, nuovi filmati, testi, immagini, ecc. Inoltre l’unità di refrazione Polar Advanced Refraction Unit è da oggi disponibile con i nuovi test previsti dalle direttive comunitarie relative ai requisiti minimi di idoneità per la patente di guida».

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LENTI OFTALMICHE

Essilor, nuovo standard pEr la protEzionE dEgli occhi

Dai laboratori di Ricerca & Sviluppo della multinazionale è uscita Crizal UV, la lente chiara che garantisce un elevato livello di protezione

dalle radiazioni ultraviolette

i tratta dell’ultima novità in casa Essilor, il cui lancio sul mercato è previsto per aprile. «Crizal UV è una lente esclusiva che impedisce ai raggi ultravioletti di raggiunge-re gli occhi sia attraverso la parte

frontale della lente sia, per riflesso, sulla superficie interna, pur garantendo un’ineguagliabile chiarezza di visione», spiega Marco Caccini, direttore generale di Essilor Italia. La multinazionale, con casa ma-dre in Francia, ha presentato anche il nuovo fattore E-SPF (Eye-Sun Protection Factor) per le lenti, per promuovere la consapevolezza dell'importanza della protezione UV globale per gli occhi. «Essilor è fiera di ricoprire ancora una volta un ruolo di avanguardia nell'innovazione, dal momento che è la prima azienda a lanciare una soluzione che offra protezione completa contro i danni causati dai raggi UV agli occhi e alla zona circostante - afferma Massimo Barberis, direttore vendite e marketing di Es-silor Italia - Questo aspetto è molto importante, per cui abbiamo introdotto an-che il fattore E-SPF, per migliorare la presa di coscienza su questo problema e migliorar-ne la comprensione».I raggi UV hanno un impatto diretto e

irreversibile sulla salute degli occhi: è stato dimostrato che le radiazioni ultraviolette accelerano l'invecchia-mento degli occhi e possono essere causa dell’insorgere di tumori della pelle e cataratta. Si stima che ogni anno circa 15 milioni di persone in tutto il mondo diventano cieche a causa della cataratta e il 20% dei casi può es-sere causato o aggravato dall'esposizione ai raggi UV. Oltre il 5-10% dei tumori della pelle, anch'essi correlati

ai danni causati dai raggi UV, si manifestano nella zona intorno agli occhi. I raggi UV costituiscono

una minaccia 365 giorni all'anno, anche nelle giornate nuvolose, dal momento che il 40% dei raggi UV colpisce quando non ci si trova in pieno sole. «Molte lenti impediscono la trasmissione di buona parte dei raggi UV che colpiscono la superficie esterna della

lente. Tuttavia anche le migliori lenti chiare da vista, fino a oggi, non hanno garantito una protezione dal pericolo dei raggi UV prove-nienti dalla superficie interna della lente: gli

UV riflessi possono rappresentare fino al 50% dei raggi ultravioletti nocivi – sottolinea

Caccini - La novità di Essilor è costi-tuita da un nuovo rivestimento

antiriflesso sul lato posteriore della lente, denominato Broad Spectrum Technology, che eli-mina la riflessione della luce UV negli occhi pur garanten-do la massima trasparenza della lente. Il lancio della nuova lente da vista Crizal

di Mario De Paola

S

Marco Caccini, direttore generale di Essilor Italia

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LENTI OFTALMICHE

UV costituisce un importante progresso che migliora la vita di persone di tutte le età, con qualunque esigenza di visione, in ogni periodo dell'anno».Un recente sondaggio sui consumi in Europa ha di-mostrato che oltre due terzi delle persone non sono consapevoli che le lenti chiare da vista possono offrire protezione dai raggi UV e oltre il 90% ha riconosciuto l'utilità di un indice di protezione UV per le lenti. «Per promuovere la consapevolezza delle varie soluzioni disponibili per proteggere gli occhi dai raggi UV, Essilor ha sviluppato il sistema di classificazione E-SPF (Eye-Sun Protection Factor), che s’ispira ai sistemi utilizzati per classificare l'efficienza delle creme solari dedicate alla cura della pelle – ricorda ancora Caccini - Questo sistema di valutazione fornisce un indice di laboratorio obiettivo che certifica la protezione UV complessiva di una lente da vista e sarà molto utile alle persone per comprendere il livello di protezione UV fornito dalle loro lenti. I valori variano da 2 a 25 per le lenti chiare e

raggiungono 50+ per le lenti colorate e le lenti da sole polarizzanti. Con un E-SPF pari a 25 (valido per tutti i materiali tranne Orma, materiale organico indice 1,5), le lenti Crizal UV sono le uniche a raggiungere il miglior livello di protezione nella categoria delle lenti chiare superando abbondantemente le altre lenti disponibili sul mercato».I valori e il protocollo E-SPF sono stati sviluppati e stu-diati in collaborazione con enti terzi e sono stati appro-vati da Karl Citek, docente di Optometria presso Pacific University, nonché uno dei primi ricercatori ad aver definito il rischio collegati alla riflessione posteriore delle radiazioni ultraviolette. «Essilor ritiene che questo esclusivo sistema di valutazione, unitamente a Crizal UV, possa contribuire a sensibilizzare il consumatore sull’importanza di preservare il patrimonio visivo e sulla necessità di proteggere gli occhi dai dannosi raggi UV, invisibili ma in grado di produrre danni irreversibili», conclude Barberis.

L’immagine di campagna della nuova lente di Essilor: Crizal UV impedisce ai raggi ultravioletti di raggiungere gli occhi sia attraverso la parte frontale della lente sia, per riflesso, sulla superficie interna, pur garantendo un’elevata chiarezza di visione

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