B2Eyes Magazine 06-2011

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Leader nell’ottica di precisione dal 1846. See more. Live more. Lenti di precisione ZEISS. L‘esperienza diventa eccellenza. Da sempre ZEISS è pioniere e innovatore nell’ottica di precisione, una storia che nasce sulla Luna e arriva a Hollywood. WWW.B2EYES.COM N6 2011

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B2eyes magazine è il periodico indirizzato a tutti gli ottici-optometristi italiani e alle maggiori aziende produttrici e distributrici di articoli di ottica (montature, lenti oftalmiche, filtri solari, lenti a contatto, liquidi, accessori, macchinari e strumenti) presenti sul territorio nazionale. In ogni numero il magazine propone e approfondisce contenuti che vanno dall’attualità alla moda, dall’aggiornamento professionale alla consulenza legale. Inoltre sono presenti le ormai consolidate rubriche cerco&offro, corsi e le informazioni dalle aziende. Particolare attenzione è riservata allo sviluppo del mercato, quindi alle nuove opportunità di business, ma anche alle innovazioni in campo medicale e tecnologico, argomenti anch’essi importanti per la crescita professionale del punto vendita specializzato.

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Leader nell’ottica di precisione dal 1846.

See more. Live more.Lenti di precisione ZEISS.

L‘esperienzadiventa eccellenza.

Da sempre ZEISS è pioniere e innovatore nell’ottica di precisione,

una storia che nasce sulla Luna e arriva a Hollywood.

WWW.B2EYES.COM

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Sono un ottico. Porto avanti il mio centro da anni, ma penso al futuro, a come nella mia professione

stiano diventando sempre più importanti gli aspetti imprenditoriali: marketing, comunicazione, acquisti e offerte commerciali.Per questo sono entrato in un grande gruppo, dove poter accedere a servizi di alto livellosenza fare il passo più lungo e senza correre il rischio di essere assorbito da una catena, sapendo di restare fedele a me stesso e nello stesso tempodiventare più

GRANDE.Numero Verde 800 53 63 03 • www.visionottica.it • [email protected]

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N6 20111

N62011 SOMMARIO

Mensilededicato al mondo degli occhiali,

della vista, della visionee della percezione visiva

Giugno 2011 numero 6www.b2eyes.com

In copertina Carl Zeiss Vision

Direttore ResponsabileAngelo Magri

RedazioneB2Vision

Via Ripamonti 44 - 20141 MilanoTel. 02 36638601 - Fax 02 36638600

Valentina [email protected]

Francesca [email protected]

Responsabile commercialeLuciano Cristiano

cel. 334 [email protected]

PubblicitàDanae de Stefano

[email protected]

B2VisionVia Ripamonti 44 - 20141 Milano

Tel. 02 36638601 - Fax 02 36638600Art Direction

MeloriaStampa

Mediagraf S.p.a.Viale della Navigazione Interna, 89

35027 Noventa Padovana (PD)

Registrazione presso il Tribunale di MilanoN. 293/2009 in data 17 giugno 2009

Registrazione R. O. C.: 18653€ 1,80 - Copia omaggio

Leader nell’ottica di precisione dal 1846.

See more. Live more.Lenti di precisione ZEISS.

L‘esperienzadiventa eccellenza.

Da sempre ZEISS è pioniere e innovatore nell’ottica di precisione,

una storia che nasce sulla Luna e arriva a Hollywood.

www.b2eyes.com

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B2TRADEEditoriale Sono fashion, performanti, economici…ma li vendono in edicola! 3Futuro in vista Incontrare tutti, per fare massa critica 5Il punto Professione: condizione necessaria ma non sufficiente per il successo imprenditoriale 7Strategie e mercato L’ottica fa i conti con i suoi problemi strutturali 8 Speciale bambino Piccoli deficit visivi crescono…13Inottica, un occhio anche all’adulto 14Un po’ di colore e l’occhiale è glam! 16Vederci chiaro, sin dall’asilo 18Le lenti a contatto? Una roba (anche) da bambini! 24Attualità Silmo chiama gli ottici italiani 29Trussardi porta in alto Charmant 33Birmania, l’esperienza oltre il viaggio 39Distribuzione Due sorelle a regola d’arte 43

B2STYLEDesigner Italia Independent sconfina! 46

B2EXPERTConsulente Il Tfr: peculiarità e strategie di accantonamento 49 Meditazioni L’elemento umano 55Lab L’optometrista occupazionale 59

B2JOBVetrina offro/cerco 62

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www.visionottica.it

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EDITORIALE

SONO FASHION, PERFORMANTI, ECONOMICI… MA LI VENDONO IN EDICOLA!

ornata l’estate, tornano le rivi-ste per il grande pubblico con un paio di occhiali da sole in regalo. Al momento ne abbia-

mo rilevate due, il mensile For Men della Urbano Cairo Editore e il settimanale Gente di Hachette Ru-sconi, rispettivamente a 7,90 e a 8,90 euro al pubblico, giornale compreso. Saranno occhiali brutti, di scarsa qualità nei materiali che compongono la montatura e nei filtri solari… È stata questa la nostra reazione, appena trovata la notizia. Reazione progressivamen-te affievolitasi quando li abbiamo acquistati e presi in mano; reazione, purtroppo, praticamente dissoltasi nel momento in cui li abbiamo fatti visionare da un ottico molto esperto: si è trattato di una valutazione qualitativa, supportata tuttavia dal controllo tecnico delle aberrazioni visive e dell’assorbimento dei raggi Uv. Nel caso del modello in vendita con Gente la qualità della superficie della lente è risultata pessi-ma, ma la protezione dagli ultravioletti sufficiente; addirittura migliori, poi, le performance dell’occhiale allegato a For Men. Naturalmente l’ultima parola spetta a Certottica, l’istituto di certificazione di Bellu-no, che fa capo ad Anfao, il quale ha le prerogative per esprimere una valutazione ufficiale e condivisa da tutti i soggetti della filiera. In attesa del respon-so di Certottica, comunque, fa riflettere il fatto che due modelli venduti a un prezzo così basso e su un

canale così distante da quello ottico possano ridurre al minimo la forbice qualitativa rispetto agli occhiali da sole presenti nelle vetrine dei centri ottici, mentre quella del prezzo rimane molto ampia. Le principali associazioni di categoria del settore sostengono che si può intervenire per frenare questo business solo di fronte a gravi irregolarità nelle caratteristiche dei prodotti, tali da mettere in pericolo la salute dei consumatori finali. Ma se questo pericolo non c’è o è minimo, che si fa? La domanda tocca sia i negozi di ottica sia, anzi soprattutto, i produttori di montature, quelli di lenti, nonché le maggiori griffe presenti sul mercato dell’eyewear, che investono complessiva-mente milioni di euro in fatto di comunicazione e di pubblicità. Occorre che, oltre all’immagine percepita, quanto a glamour o performance, l’occhiale da sole in distribuzione presso i centri ottici distanzi sempre più, in fatto di peculiarità tecniche, quelli venduti nei canali paralleli, non soltanto in edicola. E che il consuma-tore venga informato adegua-tamente delle differenze tra le due tipologie di prodotti, con una comunicazione di alto livello professionale e non soltanto con quella che abi-tualmente si vede sui giornali o nei cartelloni stradali.

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Angelo Magri

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COS’È UN TRONO?UN TRONO È UNA PANCARIVESTITA DI VELLUTO.

Napoleone Bonaparte

ITALIA INDEPENDENT 090. VELVET FLUO

italiaindependent.com

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n’unica figura professionale, in ambito sanitario, laureata: è questo il profilo dell’ottico optometrista che Assogruppi Ottica so-stiene, in sintonia con Federgruppi Ottica e Federottica. La nostra

associazione, infatti, riunisce una serie di strutture della distribuzione ottica organizzata (Cecop, Coi-GreenVision e Vision Group), che raccolgono oltre 2.500 punti vendita indi-pendenti che da sempre, senza incertezze, condividono la stessa idea di profilo profes-sionale, espressa da chi gli ottici indipendenti li rappresenta per statuto (Federottica) e da chi svolge funzioni simili alle nostre nell’associazionismo economico (Federgruppi). Il 12 maggio a Milano abbiamo, perciò, ratificato questa posizione comune sul futuro del profilo professionale dell’ottico optometrista in una riunione, cui hanno partecipato espo-nenti di spicco di tutte e tre le organizzazioni. Ora, però, viene il bello. Nel senso che agli attestati di stima e, soprattutto, alle dichiarazioni d’intenti dobbiamo far seguire azioni concrete per portare avanti questa linea. Il primo passaggio sarà quello di incontrare tutte le altre associazioni di categoria, e solo quelle, senza esclusioni pregiudiziali, che comunque rappresentano gli interessi comuni e che a volte, negli ultimi tempi, non sono sempre state in sintonia con le nostre opinioni. Credo che le divisioni possano essere facilmente superate, se si tiene ferma la barra dell’obiettivo comune: garantire ai pro-fessionisti del nostro settore un futuro in linea con le loro aspettative professionali da un lato e, dall’altro, con le esigenze di benessere visivo da parte di un consumatore sempre più maturo, attento e sensibile a un’offerta di qualità. È importante ricordare che l’incon-tro del 12 maggio ha sancito la volontà di fare massa critica e compatta tra associazioni rappresentative del settore. Perché è importante aggregare il maggior numero possibile di punti vendita e imprenditori? Perché solo così potremo lavo-rare tutti in grande sintonia e, soprattutto, potremo presentarci compatti davanti agli interlocutori istituzionali che di volta in volta saranno fondamentali per sostenere l’iter della riforma professionale.

Con l’intervento di Andrea Garagnani b2eyes magazine inau-gura una nuova rubrica aperta alle valutazioni di coloro che, avendo rappresentatività professionale, condividono la me-desima scelta politica in merito al futuro del profilo dell’otti-co optometrista in Italia.

FUTURO IN VISTA

INCONTRARE TUTTI, PER FARE MASSA CRITICA

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Andrea GaragnaniPresidente di Assogruppi Ottica

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IL PUNTO

PROFESSIONE: CONDIZIONE NECESSARIA MA NON SUFFICIENTE PER IL SUCCESSO IMPRENDITORIALE

ono passati oltre tre mesi dall’accidente “millepropoghe” e le prese di posizione a catena ancora non accennano a calmar-si, anche se il tentativo di far approvare il provvedimento di

modifica del profilo professionale è fallito per le circostanze di fatto in cui è avve-nuto e per le resistenze storiche del mondo della sanità e non per responsabilità di qualcuno. Tant’è, ma la sensazione del complotto ha messo in moto molte reazioni, alcune non proprio esaltanti, ma quando ci si dibatte nelle difficoltà aumenta la spinta alla collaborazione e si va alla ricerca di un nemico (fondamentalmente chi ha opinioni diverse) che serve a dare un’identità comune e aiuta a rafforzare i le-gami all’interno dei collaboranti. È quanto è accaduto in questi giorni con l’annun-cio della condivisione da parte di Federgruppi e Assogruppi delle determinazioni di politica professionale di Federottica, finalizzate all’ottenimento della figura unica dell’ottico optometrista. Preso atto di questa unità d’intenti che viene a fare giusti-zia delle tante, troppe, cose dette, contraddette e fatte in questi anni, resta un forte dubbio sul sillogismo con il quale si conclude il comunicato, che mette in rapporto di causa ed effetto la qualifica dell’optometrista, la qualità professionale e gestio-nale e i risultati economici. Non esistono dimostrazioni, né in dottrina e tantomeno nella pratica, che ciò sia vero, anzi, l’associazionismo (cioè la cooperazione fra chi si riconosce negli stessi interessi) è nato proprio per mettere riparo alle carenze dell’imprenditore indipendente rispetto alle grandi aggregazioni di capitale e le due partite, quella della figura professionale e quella della competitività aziendale, si giocano su due piani diversi che, naturalmente, non prescindono dalla capacità e dalla qualifica professionale che, però, sono condizioni necessarie, ma non sufficienti, per ottenere buoni risultati economici. La distribuzione ottica ha problemi strutturali - in questo numero ne diamo una parziale descrizione - che sono rimasti in secondo piano in tempi di vacche grasse, ma quando il vento del mercato è cambiato sono emersi e stan-no mettendo in discussione posizioni e risultati raggiunti in passato dai commercianti indipendenti la cui tutela richiede provvedimenti normativi ed economici che con la professio-ne non hanno nulla a che vedere, e di cui qualcuno dovrà, prima o poi, farsi carico.

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Danilo Fatelli

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a distribuzione dei prodotti ottici tra il luglio dello scorso anno e oggi si è presa una lunga vacanza dai problemi reali che l’hanno investita in questi ultimi anni. Una serie di

eventi più o meno straordinari ha distolto l’attenzione dalla progressiva involuzione del mercato che si sta manifestando con la contrazione delle vendite e con il loro deprezzamento. Ci riferiamo all’emergenza provocata dalla fine dell’obbligo dell’Ecm per gli ottici, maturata in circostanze formalmente e sostanzial-mente discutibili che hanno nascosto la vera natura e portata del provvedimento e le successive reazioni e i tentativi di aggregare un ampio consenso su azio-

ni legali finalizzate a un improbabile annullamento del provvedimento. Mentre l’attenzione per l’Ecm si stemperava nelle pieghe del ricorso al Tar, è scoppia-ta, come l’avrebbe definita Biscardi, la bomba della presentazione di una proposta di modifica del profilo professionale dell’ottico. Tornando, quindi, a ragionare di mercato e di tendenze e prendendo atto dei poco confortanti dati consuntivi delle vendite dello scorso anno, può risultare esercizio stimolante, in questa fase in cui l’ottica, in quanto realtà imprenditoriale ed eco-nomica, si trova ad affrontare problemi di fatto prima sconosciuti, rileggerne in chiave di analisi strutturale alcune configurazioni caratteristiche.

Frammentarietà del sistema distributivoQuando si vogliono identificare i problemi della distri-buzione ottica si è soliti iniziare dalla frammentazione, e cioè dall’alto numero dei punti di vendita che la compongono. A nessuno, però, verrebbe in mente di definire frammentata e pletorica la distribuzione ottica francese che, con un numero leggermente superiore di negozi, serve, grosso modo, una popolazione dalla consistenza numerica simile. La differenza consiste nel diverso valore del giro di affari che, per fortuna degli ottici d’oltralpe, è doppio rispetto a quello italiano e nel mix delle merceologie in cui il peso dei prodotti oftal-mici e superiore a detrimento del sole. A questo dato di fatto (cioè il modesto valore del giro d’affari medio per punto di vendita) si adegua il mercato che aggiusta, in vari modi, la marginalità lorda ai livelli di quella necessaria a far sopravvivere le aziende più deboli, in applicazione di un concetto di sociologia imprendito-

STRATEGIE E MERCATO

L’OTTICA FA I CONTI CON I SUOI PROBLEMI STRUTTURALI

Risultati di vendita, problemi e prospettive della distribuzione ottica analizzati alla luce delle conseguenze dalla fase congiunturale

Ldi Danilo Fatelli

Il valore del giro d'affari degli ottici francesi è circa il doppio di quelli italiani

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STRATEGIE E MERCATO

riale caratteristica dei mercati maturi e a basso livello di innovazione. Ciò accade per il modesto livello di concentrazione del potere distributivo che se pone l’industria in una posizione di vantaggio, in quanto si trova a governare per l’80% della sua consistenza, non favorisce un mercato senza interlocutori dialetticamen-te forti, non favorisce l'innovazione distributiva (nuovi format, sistemi promozionali, iniziative di fidelizzazione della clientela, ecc) così necessaria quando i consumi sono in affanno e hanno bisogno di nuovi stimoli. Ne deriva un effetto apparentemente paradossale: da un lato il basso livello di competitività del sistema e l’ostilità verso tutte le forme di promozione che coin-volgono il prezzo al pubblico e dall’altro la continua erosione dei prezzi medi al pubblico in atto da alcuni anni. Si tratta di un fenomeno che trova riscontro in tutto il mercato dei beni di largo consumo e deriva dalla ricerca dei consumatori, sotto l’effetto della negativa congiuntura economica, del miglior rapporto qualità/prezzo e si traduce in concreto nello sposta-mento verso prodotti di fasce di prezzo inferiori (primi prezzi) o top di gamma di sicura immagine e/o qualità. La deflazione dei prezzi pragmaticamente attuata dai consumatori si è avvalsa, si fa per dire, anche di una diversa gestione dei listini delle marche leader e dalla necessità di alleggerire i magazzini, appesantiti dalla flessione delle vendite del sole. Solo negli ultimi dodici

mesi la deriva dei consumatori è costata un'ulteriore contrazione del giro d’affari! Fra gli effetti non positivi che la congiuntura ha provocato sulle vendite uno potrà avere, viceversa, ritorni positivi ed è quello che vede aumentare decisamente la quota dei prodotti oftalmici che è fonte di miglioramento automatico del-la marginalità lorda e potrà avere effetti benefici sul magazzino e sulla liquidità.

Destrutturazione del sistema distributivoUna diversa faccia della stessa medaglia è la carenza di quel sistema connettivo dei mercati composto dagli organismi di rappresentanza sindacale/lobbistica, organizzazione, disciplina e monitoraggio del mercato e di quelle infrastrutture logistiche che rappresenta-no le pipelines lungo le quali merci e le informazioni gestionali fluiscono in modo disciplinato ed economico lungo le filiere di prodotto. Entrambi sono alla base di tutti i processi di innovazione ed evoluzione dei merca-ti e la loro carenza, ancora una volta, è frutto del basso livello di concentrazione distributiva e di competitività, in un rapporto di reciproca causa ed effetto. Anche le realtà di maggior consistenza non sono dotate, salvo pochissime eccezioni, di quel complesso di infrastruttu-re che in un sistema efficiente collegano la produzione con il consumatore. I motivi per i quali la distribuzione ottica è probabil-

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mente l’unico canale distributivo che non ha subito un serio processo di concentrazione e ammodernamento - né dall’esterno con la presenza di grandi società, né dall’interno con la nascita dei sistemi di associazione e concentrazione di imprese - è la mancanza di capaci-tà di rappresentanza degli interessi degli impreditori da parte delle loro organizzazioni da cui è nata, negli altri settori della distribuzione, la spinta alla creazione di gruppi di acquisto e unioni volontarie. Le forme di concentrazione presenti, pur autodefinendosi gruppi – parte per il tutto della dizione “gruppi d’acquisto” – non costituiscono un insieme organico integrato con le organizzazioni di rappresentanza, con un ruolo ricono-scibile, viceversa le singole società hanno peso, ruoli e dimensioni assolutamente distinte. Le organizzazio-ni di rappresentanza, a cominciare da Federottica, istituzionalmente e concretamente si interessano quasi esclusivamente dei problemi connessi alla professione e quindi non si attivano per creare, né a livello norma-tivo, né organizzativo, le condizioni che favoriscono le aggregazioni di imprese. Problemi vitali dalla difesa dalle invasioni di campo delle farmacie alla protezione della specificità del canale specializzato, da esplicitare

con la richiesta, ad esempio di marche esclusive come avviene per le profumerie o le farmacie o per i bar ristoranti, resta-no sullo sfondo e non vengono affrontati istituzionalmente. Il sistema è, come detto, privo di punti di riferimenti organizzativi, commerciali e sindacali e questo non perché gli ottici non siano stati in grado di esprimere valori aggregativi e progetti di sviluppo innovativi, ma perché fino all’inizio del nuovo secolo le loro aziende hanno goduto, nel loro com-plesso, di buona salute economica e quindi è mancato lo stimolo, che solo le difficoltà conferiscono a fare gruppo e a lavorare in squadra. Il fatto che le strutture che dovrebbero dare organicità e difendere il canale svolgano compiti e abbiano ruoli e peso non coerenti con questa funzione non toglie che l’ottica, in quanto canale distributivo composto da imprese con legittimo fine di lucro, abbia una serie di problemi di sistema - l’accentuazione del peso dei prodotti oftalmici cui abbiamo accennato li renderà sempre più importanti - che la accomunano ad altri canali che, con l’innovazio-ne distributiva e tecniche di vendita moderne, li hanno risolti da tempo.

STRATEGIE E MERCATO

esclusive come avviene per le profumerie o le farmacie o per i bar ristoranti, resta-no sullo sfondo e non vengono affrontati

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speciale bambino

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InottIca, un occhIo

anche all'adulto

di angelo Magri

un po' dI colore

e l'occhIale è glaM!

di Valentina grassini

VedercI chIaro,

sIn dall'asIlo

di Valentina grassini

le lentI a contatto?

una roba (anche) da baMbInI!

di Marco tovaglia

piccoli deficit visivi crescono…Fin dall’età prescolare i bimbi devono essere tenuti sotto osservazione.

Nell’ottica rimedi e professionalità non mancano

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SPECIALE BAMBINO

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SPECIALE BAMBINO

INOTTICA, UN OCCHIO ANCHE ALL’ADULTO

di Angelo Magri

AGli obiettivi di Fabio Patrizi, il nuovo direttore generale dell’azienda bresciana,

vanno oltre il consolidamento del prodotto e della comunicazione per i più piccoli

lla Inottica è in rampa di lancio un nuovo mar-chio. Solo che stavolta

non riguarderà soltanto il segmento del bambino, ma anche l’adulto. «Si tratterà di un house brand con una forza vendita dedicata, che però potrebbe essere legato a una firma:

speriamo di essere pronti per Mido 2012, però l’aspetto più importante è che non vogliamo lanciare una nuova collezione sul mercato fine a se stessa, ma una linea di prodotti che dev’esse-re capace di offrire all’ottico e al con-sumatore finale dei contenuti concreti e nuovi». Fabio Patrizi, neodirettore generale dell’azienda bresciana, rias-sume così le anticipazioni al momento disponibili su quella che figura come la principale novità, a breve-medio termine, di Inottica. Da 36 anni nel settore dell’occhialeria, figlio d’arte, Patrizi è entrato nell’impresa guidata da Giuseppe Losapio agli inizi di aprile dopo una lunga esperienza nell’eyewear griffato: prima con Fidia, società licenziataria per tutto il mondo dei marchi Valentino e Oliver, avvia-ta nel 1981 e rilevata da Luxottica al termine di quel decennio; quindi nel ‘90 con Orama, licenziataria per l’oc-

chialeria dei marchi GMV, Fendissime, Henry Cot-

ton’s e Gerald Genta. Nel ‘96 Marcolin acquista la Orama: Patrizi comincia così il suo lungo rapporto con la socie-tà di Longarone, ricoprendo il ruolo di responsabile dei servizi di marketing. «Alla Inottica ho trovato un’azienda brillante e dinamica, che deve tuttavia affrontare una serie di problematiche legate soprattutto al prodotto, fattore molto delicato nel segmento del bam-bino, all’assistenza post vendita e alla comunicazione presso il centro ottico e, di riflesso, nei riguardi del consu-matore finale – spiega Patrizi – Sono nato professionalmente nel prodotto e in Inottica ho trovato un livello qua-litativo valido e in continuo miglio-ramento, che va tuttavia valorizzato in fatto di comunicazione e materiali per il punto vendita». Da qui il lancio della campagna per l’occhiale di scorta (vedi box) «e di una prossima iniziativa legata alle caratteristiche della cerniera nelle astine», sottolinea Patrizi.

Fabio Patrizi e, in alto, un modello sole Winx

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SPECIALE BAMBINO

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Rompere gli occhiali da vista non sarà più un problema grazie a Inottica, che ha lanciato un’alternativa operazione di vendita: la consegna di una montatura secondaria nel momento dell’acquisto di un modello vista. Il progetto, rivolto agli ottici e chiamato “Operazione Quattro Occhi”, prevede, al momento dell’acquisto di un occhiale da vista la consegna di una montatura di scorta, senza alcun costo aggiuntivo. Questo modello in “regalo” al cliente si presenta come un occhiale semplice, senza decorazioni e completamente trasparente, con la caratteristica fondamentale di avere la stessa forma di quello principale. In caso di rottura, infatti, il bambino potrà tranquillamente usufruire del modello di scorta, su cui saranno montate le lenti dell’occhiale rotto, non restando nemmeno un giorno senza occhiali da vista. I portatori in questa fascia di età normalmente hanno una sola montatura, di conseguenza durante i giorni necessari all’ottico per la riparazione o sostituzione si vedevano costretti a dover rinunciare ai propri occhiali da vista, con ripercussioni negative sia nella vita scolastica sia nel tempo libero. Grazie a questo progetto, che inizialmente coinvolge tre modelli di ciascuna delle collezioni vista di Barbie, Winx, Transformers e Action Man, marchi in licenza a Inottica, l’ottico potrà fornire al cliente finale un servizio di assistenza veloce ed efficiente. È stato appositamente realizzato un sito web, quattrocchi.inottica.com, in cui si trova uno spazio speciale dedicato ai punti vendita aderenti all’iniziativa.

UN OCCHIALE DI SCORTA IN REGALO A OGNI BAMBINO

SPECIALE BAMBINO

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SPECIALE BAMBINO

UN PO’ DI COLORE E L’OCCHIALE È GLAM!

di Valentina Grassini

Tinte accese e montature dal sapore vintage sono gli ingredienti principali dell’eyewear per i più piccoli, dai modelli sole a quelli vista

di Valentina Grassini

Action Man Modello in acetato brillante con effetto marmorizzato, dallo spirito super sportivo. Caratterizzato

da ampie aste monocromatiche a contrasto di colore con il frontale e lenti avvolgenti e coprenti

Tommy Hilfiger Mood contemporaneo nella silhouette rettangolare del modello vista in

acetato scandito da accostamenti cromatici hot giallo

canarino-blu elettrico

Hello Kitty Modello bicolor divertente con frontale in plastica trasparente rossa e ampie aste opache

di colore bianco, impreziosite dal logo e dalla “faccina” Hello Kitty con piccoli punti luce sul

frontale che donano lucentezza all’occhiale

Carrera Per le piccole lei originali e grintose, mascherina in metallo dalla linea morbida, caratterizzata dal logo Carrera sulle aste, sottolineato da linee grafiche a contrasto e proposto nella tonalità bicolor rosa-ciclamino

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SPECIALE BAMBINOSPECIALE BAMBINO

Ray-Ban Design di ispirazione vintage per un modello sole proposto in una versione glam grazie alla originale e accesa tinta acquamarina

United Colors of Benetton Occhiale da vista dalla forma tondeggiante realizzato in acetato e proposto nella tonalità del blu cobalto

Polaroid Eyewear Per i gentlemen under 10, mascherina avvolgente color cielo con lenti polarizzate e il simpatico logo di Mickey Mouse sule astine

Winx Per bambine dalla spiccata personalità un modello originale e dal tocco romantico

ispirato alle fatine Winx. Aste in metallo particolareggiate, con lavorazioni che evocano

la forma di ampie e preziose ali, nei toni del rosa e del celeste, e frontale ampio e avvolgente caratterizzato da un gioco di

trasparenze bi-color bianche e rosa

Gucci Kids Ispirazione retrò per i modelli in acetato three-layer, personalizzati dal Gucci web che decora gli spessori e la parte

iniziale delle aste, accanto al logo Gucci. Le lenti sfumate completano entrambe le proposte, quella maschile dalla forma aviator a goccia

e quella femminile rotonda. Elemento distintivo: un Teddy Bear che compare all’interno dei terminali delle aste, riprodotto, inoltre,

sull’astuccio bianco personalizzato con la doppia G in rilievo

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SPECIALE BAMBINO

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VEDERCI CHIARO, SIN DALL’ASILO

di Valentina Grassini

PÈ sempre più urgente la necessità di una cultura dell’informazione sulle regole

di visione per i bambini in età scolare e prescolare

rendersi cura della vista è un di-ritto di ogni persona che dovreb-

be partire sin dall’infanzia. E molto spesso, è proprio per la violazione di questo postulato fondamentale che si verificano problematiche visive, spesso del tutto evitabili, che con il passare del tempo diventano un vero

ostacolo, difficile da correggere. Oltre alla consapevolezza dell’importanza di sottoporsi a regolari visite oculi-stiche sin dai primissimi anni di vita, è necessario conoscere delle regole fondamentali di “buona visione” che potrebbero permetterci di riconoscere anomalie o scorretti comportamenti nei nostri figli, persino nei più piccoli, quelli che fanno parte della cosid-detta fascia d’età prescolare. «Ci si chiede sempre come si possa fare per

correggere un difetto visivo e quasi mai, in realtà, perché questo si mani-festi – afferma Paola Girardi, titolare del centro ottico Milanottica di Ca-stelfranco Veneto, nel Trevigiano, che da sempre mostra una particolare attenzione nei confronti dei bambini e delle loro problematiche – Quando si parla dei più piccoli, spesso si risolve la questione in fretta, accertandosi che il bimbo veda 10/10, ma non è così. Il fatto che non manchino diottrie

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è certamente positivo, però non è l’unico aspetto di cui un genitore dovrebbe preoccuparsi. Ci sono casi di particolari sintomatologie dovute a scorretti comportamenti di lettura e scrittura, che però passano comple-tamente inosservati per mancanza di una cultura specifica e che contri-buiscono a creare le basi per disagi futuri». Mal di testa, affaticamento degli occhi, rossore e bruciore sono importanti spie che rivelano come il bambino non “usi” correttamente il prezioso strumento della vista. «Ade-guate condizioni di illuminazione, corretta postura e giusta impugna-tura della penna sono, ad esempio, tre condizioni fondamentali, spesso sottovalutate – continua l’ottica tre-

vigiana – Accade non di rado che il bambino, nell’operazione di scrittu-ra, tenga il pollice molto in avanti, e questo comporta un eccessivo avvicinamento al foglio per vedere meglio, abitudine del tutto sbagliata perché, al contrario, si raccomanda di tenere una certa distanza unita a una corretta postura che prevede il petto in fuori e le spalle indietro». Un'equilibrata condizione visivo-posturale rappresenta, dunque, il primo passo per salvaguardare la vista dei nostri bambini ed evitare loro di comprometterla per il futuro. «Sono convinta che sia fondamentale sensibilizzare la coscienza colletti-va sull’aspetto preventivo e creare una cultura dell’informazione che

sia diffusa e spiegata a genitori e insegnanti – raccomanda Girardi – E bisogna iniziare a capire seriamen-te che è indispensabile osservare il bambino per accorgersi di eventuali comportamenti scorretti e deleteri in qualsiasi operazione di visione, dalla lettura alla scrittura fino alla visione di televisori e altri schermi».

I problemi della vista non diagnosticati sono molto comuni nei bambini in età prescolare, avendo una prevalenza stimata del 5-10 %. Il 2-5 % circa soffre, infatti, di ambliopia, comunemente detta “occhio pigro”, e di strabismo. Nei neonati, tra i fattori di rischio per lo sviluppo di queste due patologie, figurano una storia familiare positiva per malformazioni, l'anisometropia, difetti di refrazione, la cataratta congenita, i tumori oculari e la nascita prematura o da madre che ha sofferto di infezioni come rosolia o toxoplasmosi durante la gravidanza. Anche per i piccoli che si approcciano ai banchi di scuola le problematiche della visione non sono nuove. Ecco alcuni dati: in Italia il 40% degli alunni presenta un difetto visivo, ma non utilizza gli occhiali, il 51,4% dei genitori non è “attivo” nei confronti della prevenzione oculare e 7 genitori su 10 ritengono le visite oculiste “non necessarie”. È per questo che gli organi di competenza raccomandano di sottoporre i bambini, fin dall’infanzia, a controlli mirati, oltre a prestare particolare attenzione ai loro comportamenti nella vita di tutti i giorni. «Così si evitano eventuali difficoltà d'apprendimento e la loro interferenza con i risultati scolastici», conferma Francesco Loperfido, consulente della Commissione Difesa Vista di Anfao e responsabile del servizio di Oftalmologia generale presso l’unità operativa di Oftalmologia e Scienze della visione dell’ospedale San Raffaele di Milano. «L'apprendimento è facilitato se entrambi gli occhi funzionano al meglio – continua Loperfido - In particolare il complesso processo chiamato “lettura”, non può prescindere da una visione integra ed efficiente». E, spesso, una visita preventiva agli occhi, può scongiurare il pericolo di eventuali problemi di natura differente, come la dislessia, che si manifesta proprio con una difficoltà di lettura.

BAMBINI E DIFETTI VISIVI: UN PROBLEMA DA “PRIMA LETTURA”

Paola Girardi, ottico optometrista specializzata nel bambino

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E l’ottica, proprio per l’impegno mo-strato nell’attività di sensibilizzazione esercitata nei riguardi di insegnanti e genitori relativamente all’impor-tanza di prevenzione di problemi visivi e posturali, si è recentemente aggiudicata il Premio Francesco Ferrante, svolgendo anche meeting e conferenze in diversi istituti scolastici, all’interno del programma Bimbovi-sione, gestito dall’Albo degli Ottici Optometristi. Nato appositamente per rispondere alle esigenze dei bambini in età scolare, il programma “Vedere bene per apprendere meglio” muove

dalla convinzione che un sistema visivo ben sviluppato ed efficiente fa-cilita l’apprendimento e il rendimento scolastico e, per questo, mira alla realizzazione di un programma di prevenzione continuo e completo da diffondere nelle scuole, per “formare” genitori e insegnanti e istruirli circa il problema della cattiva visione. «Il progetto Bimbovisione – sostiene Bruno Maestrelli, coordinatore del progetto e presidente di Federottica Cuneo – prevede, infatti, un ciclo di conferenze nelle scuole per genitori e insegnanti di bambini che fre-

quentano l’ultimo anno della scuola dell’infanzia e il primo ciclo della scuola primaria. Si tratta di un ap-puntamento di un’ora e trenta circa, in cui un ottico optometrista esperto si impegna a illustrare con una presen-tazione multimediale le più importan-ti tematiche riguardanti la vista e la visione dei bambini e le giuste regole da rispettare per salvaguardarle, oltre a spiegare anche i principali problemi visivi, quali sono le loro ma-nifestazioni e quali difficoltà possono produrre specialmente durante il lavoro scolastico di letto-scrittura».

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LE LENTI A CONTATTO? UNA ROBA (ANCHE) DA BAMBINI!

A

Oggi per molti possono rappresentare un’alternativa agli occhiali, nonostante qualche perplessità. Studi recenti dimostrano, infatti, che il loro uso può apportare

grandi benefici ai più piccoli

che età posso fare indossare per la prima volta lenti a contatto a

mio figlio? È questa la classica doman-da che ci si sente rivolgere da un geni-tore intenzionato a sapere se si possano applicare lenti a contatto a un bambino già in tenera età. Anche se molti studi hanno ormai messo in risalto che a partire dai 7 anni i bambini possono tranquillamente indossare lenti a con-tatto senza il rischio di reazioni avverse, la maggior parte degli applicatori continua a considerare l'età come un elemento di primaria importanza, de-terminante per stabilire quando iniziare a usarle. Infatti, credono che i piccoli non possano trarre alcun beneficio dall’indossarle a causa dell’eccessivo tempo necessario ad apprenderne l'applicazione e la rimozione.

Piccolo portatore: istruzioni per l’usoIn uno studio americano, in particolar modo il Contact Lenses In Pediatrics (CLIP)*, si sono presi in considerazione 84 bambini di età compresa tra gli 8 e i 12 anni insieme a 85 teenager dai 13 ai

17 anni cui non sono state mai in pre-cedenza applicate lenti a contatto. Su di essi è stata condotta una valutazione dell'acuità visiva, refrazione manifesta, un’autorefrazione e una biomicroscopia e si è insegnato loro come inserire e rimuovere le lenti a contatto. Lo scopo dello studio, condotto dall'Ohio State University College of Optometry, è stato di esaminare i benefici ottenuti dall’uso delle lenti a contatto nei bambini e nei teenager, di trattare il loro vizio di refrazione e di comparare tra questi soggetti di età differente i tempi di follow-up e quelli necessari al training

di inserimento e rimozione. Dai dati emersi durante i tre mesi di studio, si è potuto concludere che non ci sono state differenze sostanziali in microscopia tra bambini e teenager e sono apparsi adeguatamente abili, attenti e respon-sabili verso le loro lenti a contatto. Nel caso di non- compliance nella gestione manutentiva delle lac, la ricerca preve-deva il coinvolgimento dei familiari per insegnare ai propri figli come conser-varle adeguatamente. Inoltre, dai dati è emerso che sia i bambini sia i teenager hanno riportato significativi incrementi nella qualità della vita già dopo una

di Marco Tovagliacontattologo

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settimana dall'applicazione delle lenti a contatto e, soprattutto, dopo averle portate per tre mesi. Il tempo dedicato alla visita di un bambino, piuttosto che un teenager, è stato simile con una dif-ferenza di 10 minuti in più per i bambini più piccoli, necessario a insegnare loro a inserire e rimuovere le lenti. Una cosa è certa però: le lenti a contatto non solo hanno incrementato notevolmente nei bambini e nei teenager la consape-volezza della propria condizione, ma anche una partecipazione attiva, con grande soddisfazione personale, no-nostante il deficit refrattivo. In sostanza i contattologi dovrebbero considerare di routine la proposta delle lenti a contatto come trattamento dell’errore refrattivo anche in bambini dagli 8 anni. L'età, quindi, non deve essere un elemento di primaria determinazione: pochi bambini tra gli 8 e gli 11 anni non riescono ad applicare e rimuovere le proprie lenti a contatto, ma la maggior parte può indossarle in sicurezza, senza addirittura nessun non coinvolgimento dei familiari. Osservando l'apertura

delle palpebre di un bimbo, il suo livello di igiene, la motivazione, la maturità e l'ansietà o il livello di paura sarà possibile determinarne il successo applicativo. Si possono usare questi elementi come indicatori per formulare raccomandazioni invece di utilizzarli, al contrario, come criterio per decidere se applicare le lenti a contatto. Un ap-proccio verso il minore come potenziale portatore di lac deve però partire dal bambino stesso. Bisogna chiedergli se sia davvero interessato alle lenti o sono, invece, i genitori a volerle per il proprio figlio. I bambini potrebbero, quindi, fornirci delle chiare ragioni dei motivi per i quali vorrebbero usare le lenti a contatto come, per esempio, per “poter vedere meglio il campo di calcio” oppure semplicemente perché odiano gli occhiali. Se il bambino è vago o non particolarmente deciso nelle sue rispo-ste, può voler dire che sono i genitori ad avere più desiderio che non il figlio, magari per scopi estetici. Un figlio non interessato alle lenti a contatto non le indosserà mai; se, viceversa, il

bambino è entusiasta e risponde bene durante la fase preliminare, possiamo cominciare a dare le istruzioni circa la gestione e manutenzione delle lenti a contatto con presenti i genitori. Solita-mente si chiede ai parenti di attendere fuori dallo studio per non condizionare il bambino mentre impara le tecniche di applicazione e di rimozione. L'impor-tante è che sia il bambino sia i genitori siano particolarmente convinti verso una prova di lenti a contatto; se uno dei due non lo è, vi sarà poca colla-borazione. Alcuni bambini piangono: l'esame agli occhi e l'applicazioni delle lac possono sembrare spaventosi per i più piccoli. In questo caso, non dobbia-mo considerare questa reazione come un elemento per definirlo un pessimo candidato. Semplicemente, il bimbo può necessitare di un maggior tempo conoscitivo verso la nuova condizione ed eventualmente indurci a fissare un nuovo appuntamento. Quando un bambino piange, solitamente, indica ansietà o paura; è importante, quindi, portarlo a una fase di rilassamento, rassicurandolo con risposte e domande che possano descrivere meglio ciò che si intende provare con lui. Potrebbe essere di aiuto cominciare a descrive-re la lente a contatto, mostrandone le fattezze e le caratteristiche, le modalità manutentive e provare a indossarla su sé stessi, dimostrando che non vi sia nessun rischio o pericolo in questo gesto. Bisogna essere assolutamente sinceri riguardo alle aspettative: la via più veloce e facile per ottenere la fiducia dai bambini è l'onestà, non bi-sogna assolutamente dire alcuna falsità poiché questa genererebbe sfiducia e non permetterebbe l'ottenimento di un successo applicativo. Nonostante ci possano essere bambini che prefe-riscano indossare occhiali, molti sono riluttanti all'ipotesi di farlo e, soprattut-to, coloro che tendono a lasciarli nella borsa della mamma, a casa, a scuola o comunque in posti diversi dal loro volto,

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sono i candidati ideali per poter essere instradati verso l'applicazione di lenti a contatto. In ogni caso, tutti i bambini che indossano lenti a contatto devo-no avere degli occhiali di scorta ed è essenziale chiedere ai genitori di tenerli aggiornati con l'ultima prescrizione, abbinando una protezione solare con lenti filtro neutre avvolgenti. Un altro elemento utile a capire se il bambino possa essere o meno un buon candida-to all'applicazione lenti a contatto, con-siste nella valutazione dell'igiene dello stesso e, quindi, è opportuno controllare il livello generale di pulizia personale osservando le unghie e chiedere anche cose banali come ogni quanto spesso si lavino i denti.

Gli optometristi consigliano le lenti a contatto?In un recente studio dell'American Op-tometric Association (AOA) sono state valutate le abitudini degli optometristi americani nel prescrivere lenti a con-tatto verso bambini; il sondaggio è stato inviato nel luglio 2010 a 4.004 optome-tristi ed è scaturito che il 97% le hanno applicate su pazienti più giovani dei 18 anni di età , in particolar modo il 41% su soggetti di 17 anni, l'1% di 8 anni, il 2% tra gli 8 e i 9 anni, il 7% tra i 10 e i 12 anni, il 13% fra il 13 e i 14 anni e il 19% tra i 15 e i 17. In generale, gli optome-tristi coinvolti in questo sondaggio non pensano che l'età abbia influenzato la loro decisione, ma il 26% ha preferito applicarle a bambini di età giovanile, due terzi dei bambini più giovani degli 8 anni è stato instradato soltanto verso occhiali. Molto spesso la prescrizio-ne dell'occhiale è stata la soluzione primaria al deficit visivo, mentre le lenti a contatto hanno rappresentato la correzione secondaria, ma mano a mano che l’età del bambino si innal-za, il sondaggio dimostra come inizia a cambiare anche l’approccio sulle modalità di correzione visiva. Infatti, a 1 su 5 sono state prescritte lenti a contatto

come principale forma di correzione, soprattutto dai 13 ai 14 anni dove la metà dei soggetti ne ha beneficiato. È stato comunque interessante consi-derare anche le motivazioni per cui l'optometrista ha deciso di applicarle e, in particolare, 3 su 10 si sono proiet-tati a favore di questo tipo di ausilio correttivo e dicono di averlo fatto con lenti giornaliere, il 23% stimolato dalla scoperta di nuovi materiali, il 19% dice di averlo fatto su richiesta di bambini o genitori e il 10% asserisce di essere stato attratto da recenti studi o ricerche sulla partecipazione più attiva dei bam-bini in attività e sport che avrebbero, invece, influenzato le loro performance con l’ausilio di occhiali. Soltanto una piccola percentuale dice di non ap-prezzare le lenti a contatto nei bambini e la spiegazione sta nell'aver valutato la scarsa igiene e i livelli di maturità degli stessi. Gli optometristi coinvolti nel sondaggio hanno citato quali siano state le proprietà della lente a contatto che li hanno convinti nell'applicazione a un bambino: la maggior parte di loro l’ha fatto per migliorarne la qualità della vita.

Le gas-permeabili anche per i più piccoliPossiamo, quindi, considerare che le lenti a contatto giochino una parte importante nelle vite dei bambini. Con l'avvento di nuovi materiali e di offerte applicative i contattologi possono consigliarle con maggior sicurezza ai giovani portatori. Il primo pensiero che viene al professionista nel suggerirle a un bambino è sicuramente rivolto a una lente morbida, poiché più facile e meno traumatica da accettare in prima istanza. In realtà, il livello di sopportazione di un bambino rispetto a un adulto, che è più consapevole di ciò che gli sta capitando, permette un primo approccio anche nei confronti di una lente rigida gas-permeabile con altrettanta facilità. Il grosso vantaggio

nell'adozione della lente rigida gas per-meabile sta nel poter garantire un pro-dotto estremamente performante sotto il profilo dell'acuità visiva permettendo, soprattutto, un maggior numero di ore di porto nell'arco della giornata. È di grande interesse l’utilizzo di lenti rigide gas-permeabili nei ragazzi proprio nel controllo della progressione miopica, mediante trattamento ortocherato-logico, lavorando su di essi sin dalla tenera età, potendo così contrastare un costante peggioramento refrattivo. A dimostrazione della sicurezza di tale procedura applicativa, in America, il si-stema Paragon CRT, il primo approvato dall’FDA per il porto notturno di lenti Rgp a scopo ortocheratologico, non prevede limiti di età per poter essere at-tuato, anzi viene particolarmente consi-gliato soprattutto nella fascia di età dei 12 anni. Il grande interesse in questa direzione sta portando le grandi indu-strie a progettare anche lenti morbide definite “Dual Focus” per poter correg-gere la miopia senza però provocarne la classica ipercorrezione periferica retinica, tipica di una compensazione monofocale negativa. Studi recenti stanno confermando quanto ortoche-ratologia o compensazione in Dual Focus possano, mediante l’effetto in cui si produce una minor compensazione ottica negativa periferica, rallentare enormemente la progressione miopica. Va da sé, quindi, che sulla base di tali stime sull’estrema sicurezza offerta oggi da tutti i polimeri in commercio e dalle svariate soluzioni applicative, anche con finalità di controllo della miopia non vi possano e debbano essere dubbi o intralci nel suggerire una lente a con-tatto a chiunque e in qualsiasi fascia di età, ovviamente sempre seguendo le indicazioni dello specialista oftalmolo-go di riferimento.

*Lo studio CLIP è stato sponsorizzato da Vistakon, Division of Johnson & Johnson Vision Care, Inc.

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ATTUALITÀ

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SILMO CHIAMA GLI OTTICI ITALIANI

di Angelo Magri

AFashion, design, ma anche formazione: gli organizzatori del salone parigino fanno leva

su questi fattori per incrementare il numero di visitatori d’oltralpe

poco più di tre mesi

dall’edizione di Silmo 2011, in pro-gramma dal 29 settembre al 2 ottobre e a quasi cinque dalla sua elezione alla guida di Silmo Paris Exhibition, il neopresidente Philippe Lafont spiega a b2eyes magazine i principali obietti-vi della mostra e della sua struttura organizzativa.

Quali sono le priorità del nuovo presidente di Silmo?Per il momento proseguo sulla scia delle azioni che sono state condotte fino a ora. Rafforzare e continuare tutte le iniziative, come Silmo Academy, Silmo d’Or, Link by Silmo e così via, che hanno permesso il consolidamento della notorietà del salone e di prolun-gare i servizi offerti sia agli espositori sia ai visitatori. La mia mission con il team operativo è assicurare la crescita del Silmo e aumentare la sua capacità d’attrazione dei visitatori.

Quali ragioni hanno portato alla creazione di due organismi al vertice di Silmo?Non abbiamo creato due organismi, ma modificato l’organigramma con

Philippe Lafont, neopresidente di Silmo Paris Exhibition

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ATTUALITÀ

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Guy Charlot, presidente dell’Associa-zione Silmo, e il sottoscritto alla guida del salone e responsabile della parte operativa. Il ruolo dell’Associazio-ne Silmo è animare la filiera ottica, apportare sostegno agli operatori e proporre loro strutture di promozione in saloni esteri. Essendo l’Associazione molto dinamica, conduce numerose altre azioni: sviluppo e diffusione del salone di cui è proprietaria, ma anche promozione della filiera ottica, la formazione, ecc. Tutto ciò nell’ambito della Maison de l’Optique, aperta a tutti gli operatori del settore.

Quale valore aggiunto potrà dare a Silmo il nuovo quartiere fieristico dopo il “battesimo” del 2010?Quando il salone ha deciso di spo-starsi a Paris-Nord Villepinte, non ero presidente ma espositore e non avevo visto altro che vantaggi, che sono poi stati confermati dall’accoglienza e dall’entusiasmo condiviso da espositori

e visitatori. Questo quartiere moderno e confortevole offre maggiori spazi per un posizionamento meno vincolante per gli espositori rispetto alla Porte de Versailles e più facile per i visitatori. Con una buona accessibilità, poiché si trova a dieci minuti da Roissy Charles de Gaulle, venti minuti da Porte Mail-lot da dove parte un servizio di navette Silmo e trenta minuti tra Chatelet e il centro di Parigi con la RER.

Come si colloca oggi Silmo nel panorama fieristico internazionale, alla luce delle novità e degli esiti delle ultime edizioni di Mido, Opti Munich e Vision Expo New York?La filiera ottica internazionale benefi-cia di un buon numero di fiere, ognu-na con le proprie specificità. In Europa il Silmo rappresenta uno dei grandi appuntamenti mondiali che riunisce tutti gli operatori della filiera e propo-ne un contenuto ricco d'informazioni ed eventi collaterali. Ben posizionato

nell’ambito del calendario mondiale, il Silmo è anche una piattaforma ideale per il lancio delle marche, delle novità, delle collezioni di occhiali da sole e via dicendo. È il luogo prediletto per la creazione e il Village ne rappre-senta la massima espressione. Infine, aggiungerei che gli organizzatori sono sempre stati scrupolosi nel cercare di conservare uno spirito di vicinanza e di convivialità che ne hanno fatto un segno distintivo.

Quali iniziative ha in programma Silmo per stimolare sempre più ottici italiani a visitarlo?È ancora un po’ presto per svelarle del tutto. Stiamo comunque calando nu-merosi assi: la ricchezza della creazio-ne con uno sviluppo del Village, nuovi espositori, una modifica del nostro dispositivo d’informazione tendenze, la continuazione dei meeting di Silmo Academy dedicati ai bambini, alla miopia, alla lettura, ecc.

L'ingresso di Silmo 2010, a Paris-Nord Villepinte

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ATTUALITÀ

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TRUSSARDI PORTA IN ALTO CHARMANT

di Angelo Magri

ILa collezione eyewear del brand del levriero ha consentito al gruppo giapponese

di entrare o consolidare il rapporto con gli ottici italiani di fascia top

l primo trimestre 2011 chiuso con un saldo po-sitivo, sia in quantità sia in valore, rispetto allo

stesso periodo dell’anno precedente;e interessanti prospettive di crescita anche nella seconda parte dell’anno, soprattutto presso gli ottici indipenden-ti e alcuni dei maggiori gruppi d’ac-quisto italiani, su quasi tutti i brand in portafoglio, in particolare Trussardi, il cui esordio «ha superato le nostre aspettative», come ricorda Alessandro Chitotti. Il responsabile della filiale italiana di Charmant tiene

a sottolineare che «è il terzo anno consecutivo in cui registriamo una crescita nel periodo gennaio-marzo, cosa che per noi è motivo di orgoglio e di soddisfazione. Anche per quanto riguarda il post Mido il bilancio risulta positivo: abbiamo riscontrato un deci-so aumento di visitatori presso lo stand Charmant e un crescente interesse per i nostri brand. Molti ottici, inoltre, sono tornati a effettuare ordini in fiera e questo è sicuramente un segnale positivo per il futuro».La collezione Trussardi by Charmant,

che ha debuttato a Silmo 2010, ha

fatto il suo esordio in passerella a Pitti Uomo del gennaio scorso e ha comple-tato l’offerta proprio al Mido di marzo, ha permesso alla filiale italiana del gruppo giapponese di entrare o di consolidare il rapporto con i centri ottici di fascia più alta. «Sia la collezio-ne sole sia quella vista hanno fatto se-gnare finora eccellenti performance, il che ci ha permesso di farci conoscere meglio sul mercato interno – spiega Chitotti – Trussardi rimane sinonimo di eleganza, qualità e ricerca di ma-teriali, oltre a una spiccata attenzio-ne alla produzione artigianale dei propri accessori. Credo, quindi, che anche con la nuova direzione crea-tiva, lo stile Trussardi rimanga ben

radicato all’interno della maison e che per il futuro non ci saranno cambiamenti sostanziali nella sua interpretazione».

Il country manager di Charmant Italia ricorda che anche le collezioni

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Charmant LineArt

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LineArt e Z Titanio, i due fiori all’oc-chiello in fatto di house brand, hanno avuto un impatto sul mercato molto promettente. «Questo ci lascia ben pensare per il prosieguo dell’anno, durante il quale le attuali collezioni saranno ampliate con l’inserimento di nuovi modelli dotati di diverse solu-zioni tecniche innovative», sottolinea Chitotti.Charmant è sinonimo della creatività e, soprattutto, della qualità tipiche dell’occhialeria nipponica. Nonostan-te il drammatico terremoto che ha investito il Giappone nel marzo scorso, il gruppo di eyewear non ha registrato fortunatamente danni nelle strutture e neppure nella capacità produttiva. «Inoltre i nostri siti produttivi sono di-slocati a diverse centinaia di chilometri dall’area maggiormente colpita dalla catastrofe naturale e dal conseguente pericolo nucleare, mentre altre unità produttive sono ubicate al di fuori del territorio giapponese – dice ancora Chitotti – Mi sento, perciò, tranquillo nel confermare ai nostri clienti che gli occhiali prodotti da Charmant sono assolutamente sicuri».

Alessandro Chitotti, country manager Italia di Charmant

Trussardi 1911

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Una Gerarchia Globale delle Esigenze dei Pazienti nel Vision CareAutori; Carla Mack, Cheryl Donnelly

Ogni paziente ha necessità individuali per quanto riguarda la correzione visiva. Un dato globale di riferimento sulle caratteristiche che i pazienti reputano più importanti per loro tra le proprietà dei prodotti per la cura degli occhi e della visione è rappresentato dallo Studio ‘Symptoms, Incidence, Global Eye Health Trends (NSIGHT)’ in cui sono stati intervistati 3.800 pazienti con correzione visiva e proveniente da diverse aree geografiche. La metodologia dello studio permette di presentare questi dati come una gerarchia di necessità, valutando le caratteristiche dei prodotti, e le categorie delle loro caratteristiche, da quelle che i pazienti hanno votato come le più importanti a tutte le altre. Lo studio fornisce uno sguardo dettagliato sugli aspetti visivi percepiti dai pazienti e sul loro livello di soddisfazione fornito dai prodotti utilizzati, sia a livello globale che suddiviso per aree geografiche o altri raggruppamenti per tipo di interesse. Questi risultati possono aiutare gli ECP (professionisti della visione) a comprendere più a fondo i loro pazienti, fornendo suggerimenti preziosi su come garantire la soddisfazione del paziente con prodotti per la cura della visione e sulla scelta del tipo di trattamento.Alcune risposte dei pazienti che emergono da questa analisi possono anche essere diverse da dalle assunzioni che si fanno comunemente nella nostra pratica quotidiana.

Dettagli dello StudioCondotto dalla società di ricerche di mercato indipendente Market Probe Europe, con un finanziamento di Bausch +Lomb, lo Studio NSIGHT ha intervistato 3.800 pazienti correzione visiva, con età tra

15 e 65 anni, provenienti da 7 diversi paesi (Cina, Francia, Italia, Giappone, Corea, Regno Unito e Stati Uniti)1. I partecipanti provenivano da un campione di 2.200 utilizzatori di occhiali e / o lenti a contatto, integrato con un campione extra di 1.600 portatori di lenti a contatto.NSIGHT ha raccolto dati generali di tutti gli intervistati, tra cui sesso, età, classe sociale, istruzione, tipo di comunità (città, paese ecc.), inquadramento professionale, ambiente di lavoro, e livello di attività fisica. I dati relativi alla visione ed alla sua cura comprendevano il tipo di disturbo visivo e il metodo di correzione. Per i portatori di lenti a contatto sono stati raccolti dati sul tipo di lenti, come e quando venivano utilizzate, la loro marca e frequenza di sostituzione, e i dettagli sul modo d’uso delle soluzioni di manutenzione. L’indagine ha anche studiato come i pazienti interagiscono con gli ECP (professionisti della visione) e loro esperienze e atteggiamenti riguardanti la chirurgia refrattiva

Questi dati base consentono di ampliare l’analisi della ricerca secondo due principali aree di esplorazione:

• Sintomi relativi all’occhio. Al campione intervistato durante il NSIGHT sono state chieste informazioni relative a 14 sintomi oculari (aloni, abbagliamento, fatica, sensibilità, prurito, secchezza, affaticamento degli occhi, arrossamento, gonfiore, dolore, mal di testa dopo il lavoro da vicino, visione sfuocata o confusa, lacrimazione, sensazione di bruciore). Gli intervistati hanno riportato quali tra questi sintomi avevano, la loro frequenza, l’entità del fastidio provocato, il tipo di trattamento attuale ed il livello di successo raggiunto.

• Necessità relative ai prodotti per la cura dell’occhio e della visione. Gli intervistati durante il NSIGHT hanno esaminato una lista di 40 possibili caratteristiche benefiche dei prodotti per l’occhio o la visione (ad esempio, “fornisce una visione che è la più vicina possibile a quella naturale”, “protegge gli occhi in ambienti secchi”, “garantisce agli occhi una sensazione di freschezza”). Hanno poi classificato in ordine di importanza singole caratteristiche di prodotto. I risultati hanno proprio consentito la creazione di una gerarchia delle necessità, in base all’importanza di queste 40 caratteristiche e delle 8 categorie in cui possono essere raggruppati. (Le 8 categorie sono Visione, Salute, Ambiente, Condizioni Oculari, Praticità, Comfort, Prestazione Personale e Aspetto Personale).

Lo scopo di questo articolo è quello di descrivere lo studio Needs, Symptoms, Incidence, Global Eye Health Trends (NSIGHT), concentrandosi sulle caratteristiche di prodotto che i consumatori considerano come più importanti e diffondere poi i risultati.Per l’analisi dei dati è stata utilizzata una procedura nota come ‘MaxDiff analysis’, in cui sono state analizzate le 40 caratteristiche di prodotto suddivise in multipli di 5. Per ogni raggruppamento visualizzato ai partecipanti è stato chiesto di scegliere una caratteristica come la più importante, e una come la meno importante. Ogni caratteristica è stata valutata 3 volte in raggruppamenti variamente combinati.Questa sequenza di ripetute valutazioni e compensazioni ha generato un ricco set di dati grazie al quale le 40 caratteristiche

Quali benefici sperano di ottenere i pazienti dai prodotti per gli occhi e la visione che vengono loro prescritti o raccomandati? Quali priorità danno alle loro svariate esigenze che vorrebbero soddisfare, ai problemi risolti, ai sintomi latenti? Inoltre, vista l’impossibilità di una comunicazione perfetta, quanto un professionista della visione (ECP) può essere sicuro nel fare ipotesi circa le priorità di questi pazienti?

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del prodotto, così come 8 categorie di proprietà, possono essere classificate in base ad un indice di utilità (UI). Secondo i criteri dello studio, un punteggio di 151 o superiore indica “grande importanza”, da 100 a 150 indica “media importanza”, e inferiore a 100 indica “scarsa importanza”. Un risultato di 200 UI indica una caratteristica doppiamente importante rispetto ad un’altra valutata 100.

RisultatiSeconda la popolazione di questo studio complessivamente, così come per le sub analisi per area geografica, tipo di correzione della visione ed altri raggruppamenti, le caratteristiche di prodotto legate alla visione sono quelle più votate dai pazienti.Nell’analisi globale di tutte le 40 caratteristiche di prodotto, 6 tra le 7 più votate sono proprio legate alla visione, tutte con punteggi di importanza significativamente alta. Nella gerarchia globale delle 8 categorie principali, la visione è quella più votata (UI 161) ed è l’unica categoria nella gamma

“altamente importante “. Le caratteristiche del prodotto relative a salute, ambiente e condizione dell’occhio seguono subito, come importanza, la visione. (Figura 1)Il comfort, alquanto sorprendentemente, è classificato al sesto posto tra le otto categorie (UI 81), con un importanza pari alla metà della visione, e ha avuto un punteggio di “bassa-importanza”. Performance personali (UI 33) e aspetto personale (UI 25) vengono valutate con un’importanza di circa 1/5 rispetto alla visione, con il voto più basso.La visione era la caratteristica di prodotto più alta a livello globale in classifica per ciascuna delle 3 regioni geografiche considerate (USA 181, UE 165, Asia 135), sia per le lenti a contatto (UI 145) che per gli occhiali (UI 162) (Figura 2).

Questo tipo di graduatoria delle 8 categorie in queste sub analisi era identica a quella della Gerarchia Globale, con l’eccezione del comfort che veniva valutato più importante della praticità e quindi al numero 5 in graduatoria in Asia tra i portatori di lenti a contatto.

ConclusioniLo Studio NSIGHT sta fornendo alla comunità globale dei professionisti della visione alcune riflessioni dei pazienti, in alcuni casi inaspettate, che possono essere prese in considerazione nella discussione con i pazienti sulle possibili opzioni per la gestione delle loro condizioni oculari e visive. I risultati forniscono un quadro basato sui fatti e che mette i professionisti della visione in grado di dare risposte alle esigenze visive dei loro pazienti.

Lo studio NSIGHT ha evidenziato che tra le caratteristiche dei prodotti vision care, quelle relative alla visione vengono costantemente votate come le più importanti dai pazienti di tutto il mondo. I professionisti del settore dovrebbero quindi aspettarsi che il raggiungimento della miglior visione possibile è di fondamentale importanza per i loro pazienti, un’informazione cruciale per valutare le opzioni di prodotto e trattamento da consigliare.

Bibliografia

1. Trends(NSIGHT)Study.MarketProbeEurope:dicembre2009.

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ATTUALITÀ

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BIRMANIA, L’ESPERIENZA OLTRE IL VIAGGIO

di Angelo Magri

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Dieci giorni con Vision Group alla scoperta di paesaggi di rara bellezza, di un popolo profondamente legato agli antichi valori

opo le positive esperienze a Bali e in

Kenya, per i l terzo anno conse-cutivo Vision Group propone ai propri affi l iati la possibili tà di vivere un’esperienza comune davvero unica. Quello in pro-gramma in Birmania, oggi chia-mata Myanmar, dal 28 ottobre al 6 novembre 2011, infatti , sarà un viaggio verso lo splendore

delle antiche pagode e i mona-steri testimoni di un popolo di una fede incrollabile. L’obiettivo è condividere esperienze uni-che, i t inerari entusiasmanti e suggestivi, per aprire la mente a nuovi orizzonti e vivere emo-zioni indimenticabili : un gruppo di ott ici che potrà raccontare e ricordare un viaggio unico nel suo genere. «Sarà un viaggio molto i t inerante, ma nel com-fort più assoluto – spiega Carlo

Redaelli , responsabile di Vision Viaggi Group – Queste iniziative vogliono creare indimenticabili e util i momenti di aggregazio-ne, nonché di divertimento, con l ’obiettivo di fare gruppo». Quest’anno, inoltre, in occasione del viaggio in Birmania è stato lanciato un concorso per rea-lizzare testi e musica dell ’ inno di Vision Viaggi Group, con un weekend benessere come premio per i l vincitore.

L’ESPERIENZA OLTRE

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ATTUALITÀ

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Come nelle ultime edizioni, al 9° Congresso internazionale della Società Oftalmologica Italiana era presente Vision Group con il programma “Amici per la Vista”. Sono state molte le novità presentate a Roma, dal 18 al 21 maggio, dallo staff composto da Sara Capelli e Isabella Barossi, sotto la guida del responsabile per le relazioni con l’Area Medica di Vision Group, Carlo Redaelli. Quella più significativa riguarda il nuovo documento di comunicazione tra l’ottico e l’oculista, per rendere ancora più rapido e costruttivo il flusso d’informazioni tra le due categorie di professionisti. A questo va aggiunto il nuovo database di oftalmologi, integrato con ulteriori nominativi, con la funzione “cerca” dell’oculista più vicino e ora disponibile sui siti web di Vision Group. Inoltre, presso lo stand del gruppo, sono state fornite agli oftalmologi tutte le informazioni sul Test dello Stress Visivo, la cui campagna tanto interesse aveva già suscitato al suo debutto in un Congresso Soi, nel novembre scorso a Milano, subito dopo il lancio televisivo.

“AMICI PER LA VISTA” ALLA SOI

Lo staff di “Amici per la Vista”: da sinistra Isabella Barossi, Sara Capelli e il responsabile per le relazioni con l’area medica, Carlo Redaelli

Maggio è stato il mese della comunicazione del premium brand di Vision Group sui quotidiani più diffusi a livello nazionale. Dopo le campagne televisive a Striscia la Notizia, prima, e a Il senso della Vita, poi, VisionOttica ha continuato, infatti, a comunicare e lo ha fatto ancora una volta con dei top media: Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera (foto in basso). Il piano di comunicazione ha previsto un’ampia campagna stampa e web per tutto il mese, a partire da domenica 8 maggio. Si è trattato di una pubblicità multisoggetto sui temi della visione ad alta definizione e delle lenti polarizzate con un richiamo al Test dello Stress Visivo. In particolare sui canali della Gazzetta dello Sport, quotidiano magazine settimanale del sabato (Sport Week) e sito (gazzetta.it) sono stati spiegati i vantaggi delle polarizzate durante le attività sportive: migliorano i contrasti, migliorano la visione di gioco e sono fondamentali per non farsi sconfiggere dai riflessi. Il tutto, fra l'altro, coinciso con alcuni dei maggiori eventi sportivi della stagione: il 18° scudetto del Milan, la Coppa Italia di calcio, il Giro d’Italia di ciclismo, gli Internazionali di tennis di Roma e molto altro ancora. In più, lunedì 23 maggio, la rivista Glasses&Fashion, allegata al Sole 24Ore e di proprietà della casa editrice che pubblica anche b2eyes magazine, ha avuto al proprio interno un servizio che ha parlato dell’insegna VisionOttica e due pagine pubblicitarie.

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tavolta sono due giovani sorelle fio-rentine le protagoniste della rubrica in “rosa” che ogni mese indaga su una personalità del mondo dell’occhialeria. Si chiamano Monica e Barbara Albane-

se e hanno unito la loro passione e il loro bagaglio professio-nale per dare vita a un progetto originale e interessante che unisce l'universo dell'ottica e dell'optometria con il mondo della moda e del design. Barbara e Monica sono due diverse

anime, l’una tecnica, l’altra creativa, che gestiscono due punti vendita a Firenze, coniugando l’aspetto tradizionale del mon-do ottico optometrista e quello più artistico, che, così, si intrec-ciano, si alimentano e si arricchiscono a vicenda. «Ognuna ha realizzato sogni e passioni che coltivava sin dall’infanzia. Riguardo spesso, infatti, due foto di noi bambine: io assorta a tessere filati tra le mani, mia sorella seduta sul prato con la macchina fotografica in mano». Così si esprime con una certa tenerezza Monica, l’anima creativa della coppia, che

DISTRIBUZIONE

L’amore per il design e la professionalità, due ingredienti che rendono specialeil centro ottico fiorentino di Monica e Barbara Albanese

DUE SORELLE A REGOLA D’ARTE

di Valentina Grassini

E se l’ottico è una lei?

Dodici donne,

una per ogni mese dell’anno.

Un viaggio attraverso il mondo

dell’occhialeria visto dall'altra metà del cielo

S Le due sorelle Barbara (a sinistra) e Monica (a destra) all’interno del loro negozio di viale Mazzini a Firenze

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con un semplice fotogramma ci ha reso l’idea delle personalità, dei gusti e delle aspirazioni sue e della sorella. Stilista affascinata e curiosa, Monica ha studia-to presso il Centro Polimoda di Firenze e ha viaggiato in tutto il mondo, vivendo per alcuni periodi anche a New York, Parigi, Palermo e Milano, dove ha potu-to arricchire il suo bagaglio culturale e sviluppare una forma mentis più aperta e dal respiro cosmopolita. Aspetti fon-damentali che ha messo a disposizione nella recente esperienza professionale iniziata con la sorella Barbara, diploma-tasi alla scuola di Ottica e Optometria di Vinci, che ha fortemente voluto questo sodalizio. «Abbiamo inaugurato da poco, dalla fine di gennaio per l’esattez-za, il nostro punto vendita "Iconaocchiali Visione/Design", sito in una zona resi-denziale di Firenze, viale Mazzini, una bellissima strada alberata che ricorda una rue parigina, con eleganti palaz-zi d’inizio Novecento. Oltre a questo, improntato più verso la direzione della ricerca e del design, abbiamo anche un altro negozio ubicato all’interno di un centro commerciale, la cui collocazione già di per sé rende chiara la differente politica di vendita – afferma Barbara Albanese – Sebbene, per quanto inter-prete di una concezione più commer-ciale, anche questo altro punto vendita

cerchi di sperimentare l'introduzione di alcune proposte che più si avvicina-no alle scelte fatte nel nostro concept store di viale Mazzini, più improntate, dunque, a un'ideologia fondata sulla ricerca, che privilegia un diverso modo di concepire e di esporre l'occhiale, ispirato al nuovo e alle avanguardie». E l’originalità è sicuramente uno dei principi alla base dello stesso negozio di viale Mazzini, come si può apprendere dalle parole di Monica. «La prima parte è dedicata all’accoglienza dei clienti, poi, dietro a una porta scorrevole, si trova il laboratorio per la misurazione

della vista, il “regno” di mia sorella – afferma, sorridendo, la stilista – Succes-sivamente, il negozio si allarga in una parte dedicata all'esposizione tramite bacheche o "icone" di ciò che per noi rappresenta la vera novità nell’eyewe-ar e, infine, ci si trova di fronte a una sorta di quinta teatrale, dalla quale si accede al mio ufficio stile, la parte più intima e riservata del negozio, da dove prendono forma le idee e i progetti». La vera novità è che, oltre agli occhiali, il negozio ospita molti altri accessori rea-lizzati dalla stessa Monica: dalle borse ai cappelli, fino ai gioielli e agli oggetti d’arte e di recupero, e, presto, la stilista, in collaborazione stretta con la sorella, lancerà una nuova linea di occhiali, sempre spinta da una ricerca del nuovo che attinge dalla vita personale e dal mondo esterno. «Sono una persona che vive con gli occhi sempre bene aperti sul mondo, ascoltando tutti i rumori, assaporando e cogliendo ciò che mi colpisce e che cattura la mia sensibilità artistica», afferma Monica, dalla cui voce traspare tutto l’entusiasmo per il lavoro che svolge e per quello che fino a ora ha costruito. E l’arte, è presente sotto un’altra forma nel negozio delle due sorelle Albanese. «Partiremo a breve con delle mostre, allestite proprio nel nostro punto vendita, a testimonian-za dell’importanza che rappresenta

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Due scorci del punto vendita fiorentino che mettono in mostra la creatività e il gusto per l’arte di cui si fanno interpreti le sorelle Albanese

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per noi la ricerca della novità e l’amore per l’arte, in tutte le sue sfaccettature. Il primo evento è previsto per il 14 giugno, in concomitanza con Pitti Uomo, dove ospiteremo la collezione in edizione limitata di Frency&Mercury, un pro-dotto di eyewear di ricerca realizzato dallo stilista giapponese Kobe M., e, al quale, abbiamo in progetto di dedicare le vetrine e gli spazi principali, al fine di valorizzarlo – continua entusiasta la stilista fiorentina – C’è anche un altro evento all’orizzonte, più legato all’arte vera e propria, in progetto per la fine di settembre con l’esposizione di un’opera creata ad hoc su commissione per il negozio e la presentazione dei lavori di un artista perugino con il quale ho collaborato anche per l'ideazione del negozio stesso». Amore per il proprio lavoro, interesse

per altri ambiti che possono portare un plus al proprio negozio, emozione e dedizione sono, dunque, i principi su cui si fonda l’attività delle due sorelle Albanese, supportate anche da preziose colla-boratrici, uno staff tutto al femminile. E questi principi trovano conferma nelle parole di Barbara: « Amo il mio lavoro, sono sempre stata affascinata dalla tecnica e dalla sensibilità che si impiega nell’attività della misurazione della vista e dell’applicazioni delle lenti a contatto; apprezzo anche la parte più legata alla vendita, accogliere il cliente,

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DISTRIBUZIONE

prendermi cura dei suoi piccoli progetti e sogni personali, saperlo aiutare nella selezione dell’occhiale giusto, creando o valorizzando uno stile in linea con la sua personalità, o, semplicemente, correg-gendo un difetto per fare dell’occhiale non un semplice supporto visivo ma un oggetto utile e bello da vivere».

Occhiali dal gusto vintage e borse realizzate a mano da Monica Albanese

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DESIGNER

ITALIA INDEPENDENT SCONFINA!L’azienda torinese intende oltrepassare i confini del proprio paese per esplorare

nuovi mercati. A supporto dell’obiettivo la partnership con il brand Marma

di Francesca Tirozzi

Chiusa la parentesi francese di Saint Tropez, la società torinese ha aperto ad Alassio, in via XX Settembre 104, il suo primo flagship tutto italiano, in partnership con Paolo e Giuseppe Ottobelli, già titolari di due centri ottici nella città ligure

Ha aperto lo scorso marzo il primo monarca italiano di I-I, inaugurato ufficialmente sabato 30 aprile. «Abbiamo già due centri ottici in Alassio, gestiti da me, da mio fratello Giuseppe e da mio nipote Luca - ha spiegato Paolo Ottobelli – Oltre agli occhiali, nel negozio sarà presente non solo la linea di abbigliamento di Lapo Elkann, ma anche pezzi di interior design tra cui il tavolo in fibra di carbonio, uno dei pezzi più conosciuti della giovane azienda torinese». La fibra di carbonio è protagonista anche di alcuni dettagli del negozio, di circa 50 mq, che si ispira al mondo marino: il pavimento è quello classico degli interni delle navi, le pareti, su cui sono appesi occhiali e giacche, sono traforate, mentre la tappezzeria, decorata con polipi e pesci, è blu, il colore simbolo di Italia Independent. «Si tratta di un nuovo modo di fare retail – ha detto Giovanni Accongiagioco – Abbiamo deciso di concretizzare un franchising con due ottici di riferimento della zona ligure, due player per noi molto importanti e già in questo primo mese di apertura abbiamo realizzato ottimi risultati, al di fuori di ogni aspettativa».

DUE OTTICI, UN MONOMARCA

I l primo semestre del 2011 ha portato ottimi risultati per il brand di Lapo Elkann. «È stato un Mido con ottime aspet-tative: anche il velluto

prettamente invernale, ha avuto un grande successo – spiega Gio-vanni Accongiagioco, responsabile divisione occhialeria della società torinese - In realtà il trattamento che noi usiamo riproduce solo l’effetto di questo materiale». E pare che gli ottici abbiano apprezzato, poiché I-I ha registrato un aumento sostanziale delle vendite. «In questi primi sei mesi possiamo dire che abbiamo raggiunto lo stesso livello di produ-zione di tutto lo scorso anno». Numeri interessanti destinati a crescere grazie soprattutto a una serie di ac-cordi strategici per quanto riguarda la distribuzione. «Dopo l’accordo con

I fondatori di Italia Independent: da sinistra Giovanni Accongiagioco, Lapo Elkann e Andrea Tessitore durante l'inaugurazione del monomarca di Alassio

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Muse, prodotto dall’italiana Eye Fac-tory che sfrutta il brevetto Internazio-nale Spine Technology che garanti-sce grandi performance all’occhiale e un comfort totale per chi lo indossa – racconta il manager – Abbiamo siglato una partnership di distribu-zione con l’americano Marma, per quanto riguarda il segmento sole: si tratta di un prodotto molto particola-re dotato di lenti fotocromatiche più rapide al mondo con un passaggio in brevissimo tempo dall’indaco al giallo e al trasparente che al sole diventa specchiato». Con questi due marchi in distribuzione l’obiettivo di I-I è di coprire tutti i segmenti disponibili, vista e sole, rivolgendosi a un vasto target che va dal giovane, che indossa occhiali Italia Indepen-dent al target più maturo, che può scegliere per le proprie progressive le montature Alfa Romeo. «Vogliamo quindi proporci all’ottico indipenden-te che acquista dalla base all’alta gamma come ottima alternativa – sottolinea Accongiagioco – pre-sentando loro una sorta di prodotto “chiavi in mano”». L’ultimo acquisto di casa I-I quindi non ha solo questo risvolto strategico, ma rappresenta un trampolino di lancio in mercati non ancora esplorati dall’azienda come UK, Olanda e Stati Uniti.

DESIGNER

L’inizio di un lungo viaggio ha portato lo staff I-I in Giappone, prima della tragedia, scelto dall’azienda perché ha sempre insito nella propria anima il binomio tradizione – innovazione, combinazione cara anche al brand la cui filosofia da sempre consiste nella rivisitazione di forme classiche

Il video è stato girato lo scorso gennaio, prima che l’11 marzo 2011, terremoto e tsunami colpissero il Giappone. Protagoniste sono state le persone comuni che hanno indossato capi e accessori Italia Independent per strada, compiendo azioni di vita quotidiana come bere un the, cantare al karaoke o giocare a bowling. Italia Independent in questo momento è vicina a paese che ama e per questo ha deciso di seguire il movimento “Pray for Japan” dedicando un occhiale al Giappone. L’occhiale da sole sarà messo in vendita presso i nostri ottici di fiducia e il ricavato sarà devoluto all’associazione Medici Senza Frontiere. Gli occhiali sono il modello 000, best seller di I-I dalla iconica forma aviator, reinterpretato secondo i colori della bandiera giapponese e riportano sull’asta “I-I- Pray for Japan” in ideogrammi giapponesi. Questa operazione, che prende il nome “Be Independent. Everywhere” continua e la prossima tappa saranno i paesi scandinavi

I-I PER IL GIAPPONE

scegliere per le proprie progressive le montature Alfa Romeo. «Vogliamo quindi proporci all’ottico indipenden-

sentando loro una sorta di prodotto “chiavi in mano”». L’ultimo acquisto di casa I-I quindi non ha solo questo

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A chi destinarlo? Il mercato impone una scelta oculata e consapevole, a fronte delle evoluzioni dei tassi di interesse e della continua nascita di agenzie per la gestione dei risparmi, che riducono le certezze in relazione a rendimenti e convenienza

ggigiorno, ogni lavoratore è posto di fronte a una scelta importante: a chi destinare il proprio Tfr? Dal 1° gennaio 2007 cia-

scun dipendente, infatti, può scegliere di conguagliare ciò che matura durante la vita lavorativa alle forme pensionistiche complementari, oppure di mantenere tale somma presso il proprio datore di lavoro.

Cos’è il TfrIl Trattamento di Fine Rapporto è un istituto previdenziale, a garanzia dei lavoratori, introdotto dalla Legge 297 del 1982. È la somma che viene corrisposta dal datore di lavoro al lavoratore dipendente al termine del rapporto di lavoro, qualunque sia la causa che ne determina la cessazio-ne. Si tratta sostanzialmente di una retribuzione differita nel tempo, che matura di anno in anno in relazione

al lavoro prestato e all’ammontare della retribuzione. Il Tfr si determina accantonando, per ciascun anno, una somma pari al 6,91% della retribuzio-ne lorda. La retribuzione presa in con-siderazione per il calcolo comprende tutte le somme corrisposte in dipen-denza del rapporto di lavoro, a titolo non occasionale e con esclusione di quanto è corrisposto a titolo di rim-borso spese. L’importo così calcolato sarà rivalutato, al 31 dicembre di ogni

IL TFR: PECULIARITÀ E STRATEGIE DI ACCANTONAMENTO

di Tobia Chiesurin consulente aziendale Zaccariotto & Furlan srl

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anno, con l’applicazione di un tasso che viene determinato sommando un coefficiente fisso, pari all’1,5%, e uno variabile, pari al 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo fissato dall’Istat. Con il passaggio dal regime retributivo al regime contri-butivo, l’importo delle pensioni che verranno erogate negli anni a venire sarà di molto inferiore al passato. Proprio questa consapevolezza ha comportato la necessità di introdurre delle forme di previdenza cosiddette “complementari” a quella obbliga-toria, incentivandola con consistenti sconti di natura fiscale, così da fare in modo che coloro che andranno in pensione in futuro godano di un’ade-guata tranquillità economica. Tra le forme pensionistiche complementari ritroviamo:- i contratti di assicurazione sulla vita con finalità previdenziali (forme pensionistiche complementari di tipo individuale);- i fondi pensione preesistenti al novembre 2002, la cui adesione è col-lettiva e con ambito di applicazione soggettivo individuato dagli accordi aziendali o interaziendali;- i fondi pensione chiusi e i fondi pen-sione aperti.

I fondi pensioneI fondi pensione sono gli organi-smi che hanno lo scopo di erogare ai lavoratori iscritti una pensione aggiuntiva rispetto a quella obbli-gatoria. Tali organismi sono auto-rizzati e sottoposti alla vigilanza di un’Autorità pubblica, la Commissio-

ne di vigilanza sui fondi pensione (COVIP). Si suddividono in chiusi o aperti: i fondi pensione chiusi (o negoziali) hanno origine da contratti o accordi collettivi, anche aziendali, che individuano l’area dei destina-tari cioè i soggetti ai quali il fondo si rivolge sulla base dell’appartenenza a un determinato comparto, impresa o gruppo di imprese o a un determi-nato territorio (es. regione o provin-cia autonoma). Sono dei veri e pro-pri soggetti giuridici autonomi dotati di organi propri: l’assemblea, gli organi di amministrazione e control-lo, il responsabile del fondo. I fondi pensione aperti, invece, sono rivolti direttamente al pubblico e vengono creati e gestiti da istituti bancari, compagnie di assicurazione, società di gestione del risparmio e società di intermediazione mobiliare. L'ade-sione ai fondi pensione aperti può avvenire sia in forma individuale che collettiva e la loro gestione fi-nanziaria viene in genere effettuata dalla società che l’ha istituito. Solo i fondi chiusi o aperti, i piani indi-viduali pensionistici (ovvero forme pensionistiche individuali attuate mediante contratti di assicurazione sulla vita) di matrice assicurativa e i fondi preesistenti possono utilizzare la denominazione di "fondi pensio-ne". Ciò serve a distinguerli dalle polizze vita o da altre forme assicu-rative che, non avendo una finalità tipicamente ed esclusivamente pre-videnziale, non rientrano nell’ambito di applicazione del decreto legislati-vo 252 del 2005.

Focus: il regime fiscale dei fondi pensioneI fondi pensione sono incoraggiati at-traverso incentivi fiscali. I vantaggi a essi correlati sono principalmente tre:per prima cosa i contributi versa-ti a tali forme pensionistiche sono deducibili dal reddito: l’aderente non pagherà l’Irpef sui contributi destinati alla previdenza complementare e, conseguentemente, potrà risparmiare maggiori importi rispetto a qualun-que altra forma di risparmio. Tale deduzione opera però fino al limite di 5.164,57 euro all’anno; ciò determina un risparmio in termini di minori im-poste pagate pari all’aliquota fiscale più elevata applicata al reddito com-plessivo del lavoratore; inoltre, i rendimenti che maturano anno per anno sono soggetti a un’im-posta sostitutiva con aliquota dell’11%, più bassa rispetto alle altre forme di risparmio;infine, nella fase di erogazione, le prestazioni pensionistiche elargite in forma di capitale e rendita costituisco-no reddito imponibile solo per la par-te che non è già stata assoggettata a tassazione durante la fase di accumu-lo (sono esclusi dunque i contribuiti non dedotti e i rendimenti già tassati). La parte imponibile delle prestazioni pensionistiche in qualsiasi forma ero-gata viene tassata nella misura del 15%, che si riduce di 0,30% per ogni anno di partecipazione successivo al quindicesimo. La misura massima della riduzione è pari al 6% per cui, in ogni caso, dopo 35 anni di partecipa-zione si applica l’aliquota del 9%.

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MERCATO DEL LAVORO E DISTRIBUZIONE OTTICA: LA CAMPAGNA DI RECRUITING DELLO ZACCAGNINI È LA RISPOSTA

D opo aver festeggiato (nelle foto in questa pagina),

nell’ambito della XV edizione del suo Congresso, gli

studenti che nell’anno formativo 2009 – 2010 hanno

conseguito l’abilitazione all’esercizio dell’arte ausiliaria delle

professioni sanitarie di Ottico, l’Istituto Benigno Zaccagnini

guarda con ancora più determinazione al futuro.

L’Istituto bolognese ha deciso di riproporre la campagna

nazionale di comunicazione dello scorso anno per fare

conoscere i percorsi scolastici e avviare i giovani che escono

dalla scuola media superiore al conseguimento della licenza

di ottico abilitato. La campagna è partita il 10 maggio

scorso con un’inserzione di una pagina su Repubblica

a livello nazionale, sulle testate dell’editore Quotidiano

Nazionale (il Resto del Carlino, la Nazione e il Giorno) e

sul portale del network M2O. Già effettuata con successo

nel 2010, ha poi avuto un momento di ulteriore verifica

nell’Open Day dell’Istituto Benigno Zaccagnini di sabato 14

e domenica 15 maggio. «In un paese dove la disoccupazione

giovanile ha raggiunto picchi del 23/25% e nel contempo

esiste una mancata risposta alle richieste di manodopera e

nell’artigianato e nei mestieri, non è comprensibile come

possa andare deserta l’offerta di posti di lavoro qualificati,

che si svolgono in ambienti gradevoli, a contatto con il

pubblico, non ripetitivi e chi più ne ha più ne metta, a

favore delle condizioni di lavoro che prospetta la professione

dell’ottico – afferma Giorgio Righetti, direttore dell’istituto

bolognese - La sola ragione che può giustificare questo

squilibrio fra domanda e offerta è la scarsa conoscenza della

favorevole congiuntura occupazionale dell’ottica».

Secondo Righetti il lancio di questa campagna appare,

«per l’ottica e più in generale per la professione, un segno

di vitalità non da poco, tenuto conto degli andamenti

dell’economia e del settore ed è destinata a suscitare

attenzione e rispetto per ciò che fa girare un sistema

distributivo e il suo indotto commerciale industriale e

logistico, con risultati superiori a quelli di molti altri settori».

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È quello che fa la differenza. Sempre, in tutto e per tutto. Siamo l’anima, la vibrazione, l’energia. Senza di esso significa che non è stata concessa

la partecipazione di un essere umano

ai ricordi dello studio della storia, al liceo, emerge quando si parlava del

lavoro dell’uomo alle prime catene di montaggio delle fabbriche: l’alienazione dal processo produttivo. Ovvero, a un certo momento si è sganciato l’uomo dalla possibilità di seguire la realizzazione del prodotto dall’inizio alla fine. Ogni addetto aveva una sola funzione da svolgere, sempre uguale, sempre quella, parteci-pava a una sola fase della costruzione del prodotto finale. Credo che sia ancora così, oggi, seppure con diverse modalità di ambiente e adattamento, ovviamente. Ricordo che mio padre, ingegnere pro-gettista, era molto apprezzato perché già negli anni ’50 e ’60 progettava impianti industriali con un’attenzione particolare all’ergonomia, un tema che studiava e applicava con grande cura, in tempi non sospetti, da pioniere della materia, quan-do ancora nessuno ne accennava. Per lui era importante che gli addetti fossero a conoscenza dell’intero processo e faceva in modo che periodicamente si spostasse-ro attraverso tutte le fasi, per conoscere e comprendere cosa si stava realizzando. Era anche molto attento a che gli addetti lavorassero in condizioni di comodità e comfort, studiava le posizioni, i movimenti da compiere, gli ambienti, con luci ade-

guate, colori confacenti, musiche diffuse, le mense, i luoghi per gli asili, per la ricreazione sportiva e culturale. È sempre stato all’avanguardia con le sue idee, non sempre compreso, curioso, ricercatore, avventuroso scopritore di nuovi argo-menti! Mi ha trasmesso questo: se l’uomo è felice e cosciente, può trasmettere a ciò che fa un’energia favorevole e positiva, intensamente percepibile, che resta registrata nell’opera compiuta. L’elemento umano. Il design è questo: una mente umana che studia e ricerca per realizza-re un oggetto comodo da utilizzare, da produrre facilmente, che suggerisca un mondo di sentimenti ed emozioni legati a quell’oggetto. Se l’elemento umano è presente anche nel controllo del proce-dimento meccanico, con osservazione e

controllo, ecco che ci sarà una dinamica più intensa. Quando in un negozio le persone sono coinvolte, maturano sorrisi e li trasmettono. Un’azienda che renda preziosa la partecipazione personale dei collaboratori, sarà un’azienda che corre lineare. Un oggetto occhiale deve essere realizzato con maestria artigianale, con cognizione di causa, per essere una protesi correttiva che va sul viso delle persone al fine di favorire il benessere visivo. L’occhiale, non dimentichiamo, non è solo l’accessorio da portare in faccia (lo dico brutalmente), con due lenti, con un marchio. L’occhiale è un oggetto impor-tante per la persona che lo porta. C’è una necessità: vedere bene; c’è un quotidiano: lo porto tutti i giorni, per tutta la giornata; c’è un’affezione: è sul mio viso, arriva a

L’ELEMENTO UMANO

Ddi Luisa Redaellidirezione comunicazione Vega

MEDITAZIONI

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chi mi guarda prima ancora dei miei oc-chi. Ma ci rendiamo conto? L’occhiale por-ta con sé valenze immense, che dobbiamo considerare, quando lo proponiamo. Ecco perché è importante che sia un oggetto studiato, realizzato con cura, valido da ogni punto di vista: ergonomia, comodità, rapporto con la lente oftalmica, bilancia-mento, estetica. Al portatore d’occhiale in primo luogo interessa il coinvolgimento emotivo, non dimentichiamolo: il viso, l’espressione, il rapporto diretto con il mondo è mediato dall’og-getto occhiale. Non rinunciamo a quest’importan-za limitandoci a proporre oggetti banali. Stiamo davvero attenti alle dinamiche emozionali che si risvegliano in chi dovrà indossare quest’occhiale: è importante. Nel portato di emozioni e sentimenti di ognuno di noi c’è una tale ricchezza e fragilità che non possiamo essere superficiali. Spesso vediamo in giro persone con un occhiale sbagliatissimo in viso, sbagliato perché toglie loro grazia, le abbruttisce, le affossa. Ma perché? Per un nome di riferimento? No, perché chi l’ha venduto non ha saputo lavorare bene, non è stato attento, non ha avuto sensibilità. È un peccato! «Me lo chiedono, vogliono la montatura del cartellone pubblicitario», ma dove sta scritto che con garbo e delicatezza non si possano far comprendere scelte diverse e più adeguate. Ci vuole impegno, concen-trazione, tatto. È vero che le persone han-

no spesso imbarazzo a guardarsi nello specchio e ancor più difficoltà a veder sé stesse. Proprio per questo, il professioni-sta di valore può intervenire e aiutare la persona a cogliere una nuova bellezza in sé stessa e a esprimerla. Ci sarà grata, questa persona, perché l’avremo accolta con passione, facendo tesoro della sua espressione di unicità, scegliendo dal cassetto proprio quell’occhiale, così adatto a quel viso. Certo ci sono brutti occhiali

in giro: perché acquistarli? Perché non impegnarsi a fare educazione alle persone, per far comprendere la immensa differen-za che esiste fra un occhiale fatto bene e un oggetto seriale senz’anima. Il tempo c’è nei negozi e anche il

carisma profes-sionale dell’ottico ha modo d’eser-citare questa po-sitiva influenza. Basta averne voglia. La capacità è data dalla sensibilità e dall’attenzione. Ecco l’elemen-to umano, in tutte le fasi, dalla passione che genera la nuova idea progettuale,

alla competenza artigianale che segue la produzione, alla sensibilità professionale di chi venderà la montatura, alla gioia di chi la indosserà ogni giorno. Gli oggetti, quindi anche gli occhiali, fanno vibrare corde sottili, toccano la sfera emotiva delle persone. La sola informazione tecnica, i

materiali, le so-luzioni tecnologi-che non bastano: l’informazione efficace passa dalla mente emotiva e un og-getto realizzato con la presenza dell’elemento umano possie-de intrinseca questa valenza. È una vibrazione sottile, intensa, reale e percepi-bile tanto quanto

la materia. Non dimentichiamolo.

LA POESIA

E tutto insieme, tutte le voci,tutte le mete,tutti i desideri,tutti i dolori, tutta la gioia,tutto il bene e il male,tutto insieme è il mondo.tutto insiemeè il fiume del divenire,è la musica della vita.

Hermann Hesse, da “Siddharta”, 1922, trad. di Massimo MilaHermann Hesse, (1877 - 1962), scrittore, poeta e pittore, premio nobel per la letteratura nel 1946, fu prolifico e profondo ricercatore dell’animo umano, nelle sfaccettature esistenziali e di conoscenza, anche attraverso il tormento e la metabolizzazione del dolore. Le sue opere letterarie più conosciute, oltre a Siddharta, sono “Il lupo della steppa”, “Narciso e Boccadoro” e l’affascinante “Il gioco delle perle di vetro”

Hermann Hesse

MEDITAZIONI

L'elemento umano. Un maestro ebanista è concentrato nel controllare la realizzazione delle aste

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Molto è stato fatto per tutelare i lavoratori, ma poco o nulla per salvaguardare il loro benessere visivo. Infatti, non è mai stato dimostrato che l’uso del computer comporti danni alla vista, per quanto uno dei luoghi comuni più abusati sui problemi visivi sia proprio che

“fa calar la vista"

iversi anni fa, dopo esser stato esaminato con la normale procedura optometrica, seduto sulla poltrona del mio studio, se ne stava un paziente alquanto assorto nei suoi

pensieri. «Avrò esagerato con le domande – pensai - o con i test». Ma presto mi domandò: «Perché non facciamo la stessa cosa con quelle persone che lavorano davanti al computer e che si lamentano per la fatica? Sono un medico del lavoro e penso che con questo sistema si possa capire di più». Fu così che ebbe inizio per me l’avventura dell’optometria occupazionale. Era il 1998, i primi anni di attuazione della “mitica” 626, la legge sulla Sicurezza sul lavoro. Una legge europea avanzata per il nostro paese, complessa e articolata, ma chiara negli intenti: tutelare qualsiasi lavoratore dai rischi dell’attività lavorativa. In precedenza molte persone si erano già sedute sulla mia poltrona lamentando disagi legati al lavoro prolungato di fronte a un computer e la cosa mi aveva incuriosito poiché spessissimo costoro non avevano difetti, anomalie o deficit rilevabili. Per aiutarli tentavo di spiegare loro i fondamenti dei meccanismi visivi, rammentavo di essere più attenti e rispettosi dei loro occhi come del resto delle loro funzioni. Dopo l’iniziale riconoscenza e ottimismo nella maggior parte dei casi in breve ritornava fuori l’affaticamento.«Una brutta bestia questo computer!», pensavamo io e il paziente senza dircelo. C’erano molte cose che mi sfuggivano. Nel frattempo, in giro per il mondo, alcune istituzioni sanitarie avevano da tempo cominciato ad affrontare il problema in modo scientifico. Sorprendentemente sono del 1976 i primi studi della Finlandia sui disturbi dei videoterminalisti, a ruota segue la lontana Nuova Zelanda e poi, come sempre, gli altri paesi anglosassoni. L’interessante

L’OPTOMETRISTA OCCUPAZIONALE

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D capitolo sui videoterminalisti del Decreto Legislativo 626/94, frutto probabilmente delle integrazioni europee in materia, stentava e stenterà sempre a trovare la giusta considerazione per gli addetti ai lavori italiani. L’oftalmologia, principale riferimento sanitario specialistico per la popolazione, non proverà alcun interesse per questi temi, probabilmente poiché non caratterizzati da alterazioni patologiche. Infatti, non è mai stato possibile, fino a ora, dimostrare un danno visivo da uso, anche scriteriato, del computer. Per quanto uno dei luoghi comuni più abusati sui problemi visivi sia proprio che “il computer fa calar la vista”. La medicina del lavoro, d’altra parte, vuoi per le responsabilità attribuitegli dalla legge, vuoi per l’impegno di alcuni ricercatori anche italiani, ha preso in carico il problema almeno formalmente. Nell’adottare un criterio sistematico di screening nella pratica delle problematiche visive dei videoterminalisti si è reso necessario organizzare un protocollo che consentisse nel tempo di confrontare i risultati delle procedure. La “vigilanza sanitaria periodica”, come procedura di controllo, prevede visite ogni due o cinque anni a seconda dei casi. È parso subito chiaro che non sarebbe stato possibile valutare i problemi solamente dalla poltrona dello studio: le problematiche ambientali e di organizzazione del lavoro sono tali e tante che spesso le condizioni visive ne risentono in modo prevalente. Non era quindi possibile ignorarle. Da qui la necessità di effettuare sopralluoghi e interviste. Nell’osservare gli ambienti di lavoro con occhi disincantati è frequente ed è facile rilevare notevoli discrepanze nell’illuminazione rispetto a un’ipotesi ottimale che prevede livelli di illuminamento a seconda della mansione da svolgere tendenti all’intensità elevata piuttosto che i moderati livelli dell’intimità della casa o di un ambiente destinato al riposo. La considerazione dell’utente medio per la

Paolo TraùOptometrista Istituto Benigno Zaccagninisede di [email protected]

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luce naturale non è quella di una strumento da utilizzare per rendere più efficace l’atto visivo, spesso la luce viene trattata come un evento accidentale, magari da evitare. Anche per la luce artificiale la considerazione non va oltre lo spegnere o accendere gli apparecchi illuminanti esistenti senza valutare la semplice possibilità di far variare l’intensità con il variare delle mansioni. Parlare di tonalità, resa colore e vita utile diventa quasi fantascienza. Non c’è voluto molto a capire che le informazioni alla base di questi comportamenti istintivi sono scarse o meglio primitive. Provvedere a una informazione di base è stato il passo successivo: sedute mirate di formazione hanno aiutato gli utenti lavoratori a essere più consapevoli del funzionamento del proprio corpo, dei propri limiti e della possibilità di sentire meno la fatica visiva e mentale. Oggi la chiamiamo “igiene visiva”, i soliti anglofoni la chiamano visual hygiene. Considerazioni analoghe possono esser fatte per le altri variabili microclimatiche, in special modo ventilazione dell’aria e umidità relativa oltre alla temperatura. Tutte vanno a sommarsi ai fattori di rischio di alterazione lacrimale nel videoterminalista, ma si riscontrano anche in altre condizioni lavorative. Una ulteriore complicazione per la pianificazione della sicurezza è rappresentata dai portatori di lenti a contatto che in prima battuta vengono etichettati come “lavoratori suscettibili” e come tali dissuasi dal farne uso invece di essere spinti a una maggiore responsabilità e a un monitoraggio da parte di operatori competenti. Questi ultimi dovranno considerare le situazioni applicative in funzione di una precisa anamnesi occupazionale. Va detto che le problematiche relative a qualsiasi rischio lavorativo dovrebbero essere evidenziate nel documento di valutazione del rischio o DVR, un documento fondamentale in cui il consulente della sicurezza, altra figura responsabile, analizza le caratteristiche del rischio e pianifica il suo abbattimento con tutti i mezzi disponibili. Ciò vale anche per il lavoro al videoterminale, con la discriminante delle venti ore cumulative settimanali o di un’attività visiva particolarmente intensa. Nel mondo delle aziende,

soprattutto per quel che riguarda i processi produttivi, sono entrato in contatto anche con altre problematiche tipiche dell’optometria occupazionale. La protezione del viso e degli occhi da insulti e traumi è sicuramente un’altra materia di ampio interesse e potenziale sviluppo. Gli argomenti spaziano dalla protezione dalle proiezioni meccaniche, particelle e polveri, alla protezione da radiazioni elettromagnetiche, gas e liquidi potenzialmente nocivi. In modo particolare cominciano a sollevare dibattito scientifico l’esposizione a radiazioni nocive come la luce blu. Risulta indispensabile la competenza dell’optometrista rispetto ad altre figure che si occupano di sicurezza, se si vogliono risultati efficaci, soprattutto quando gli utenti fanno uso di ausili correttivi, siano lenti a contatto o occhiali. Tornando ai videoterminalisti, una volta organizzato un metodo di lavoro, il che ha richiesto alcuni anni, è cominciata la fase di proposta alle aziende di questo nuovo servizio. Pur considerando che questo tipo di vigilanza sanitaria è obbligatoria ove si riscontri il rischio videoterminale cioè lavoro continuativo per più di venti ore, che le sanzioni sia amministrative che penali sono pesantissime in caso di omissione, che tutto il problema è stato ribadito e confermato dalle norme più recenti, vedi D.Lgs. 81/2008, è inutile negare che l’approccio al problema ha trovato e trova tuttora due enormi ostacoli: uno più generale, e mi riferisco a un mentalità lavorativa, ma non solo, scarsamente preventiva dei possibili incidenti e delle conseguenze delle proprie azioni e l’altro di una cultura visiva “medioevale”. Gli sforzi compiuti nella direzione dell’aumento della sicurezza sul lavoro hanno dato risultati tangibili: non solo nella diminuzione degli incidenti, ma anche nel miglioramento dell’efficienza lavorativa, e chiunque abbia avuto esperienza di un ambito produttivo di una ventina di anni fa oggi lo troverebbe enormemente cambiato, migliorato, reso più sicuro ed efficiente. Mentre, a mio parere, le informazioni a riguardo della funzione visiva di cui mediamente sono in possesso gli utenti oggi sono più o meno ancora quelle del Medioevo. Un modesto livello di cultura visiva non è

L’articolo di Paolo Traù è stato elaborato su dati 2008, gli ultimi forniti da Inail categoria per categoria

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oggettivamente e genericamente riferibile a tutti gli specialisti di settore, ma di sicuro ha grande influenza sulla sensibilità generale. I progettisti, per esempio, raramente si confrontano con le cautele da adottare nella progettazione di un ambiente di lavoro a seconda delle mansioni che verranno ivi svolte, in particolare per ciò che riguarda gli spazi operativi e l’illuminazione. Un classico esempio è quando nella definizione del progetto di un locale adibito ad ufficio prima si realizzi l’impianto elettrico e poi si decida dove mettere la postazione operativa videoterminale con gli immaginabili compromessi. Il processo logico vorrebbe esattamente il contrario: consideriamo la miglior posizione della postazione da computer e poi posizioniamo i punti luce e i servizi elettrici. I videoterminalisti sono più penalizzati di altri per l’alta diffusione dell’uso del computer nelle attività terziarie, meno tutelati dalle scarse conoscenze e quindi meno consapevoli, ma anche oggetto di un affaticamento lavorativo che è dato dall’effetto combinato di diversi fattori (variabili) che rendono complessa la gestione. È, quindi, normale pensare che proporsi come optometrista occupazionale trovi, fra le tante, anche queste resistenze. Ciò nonostante il progresso è inarrestabile, la sensibilità al tema dei videoterminalisti o se si vuole alla protezione visiva, va pian piano aumentando. Le certificazioni aziendali di qualità, gli allarmi sanitari provenienti da altri paesi, l’incidenza e la prevalenza delle sintomatologie astenopiche oltre a una più coerente applicazione delle norme sono fattori di spinta verso la richiesta di miglioramento delle condizioni lavorative. Non c’è al momento una professione che possa gestire le problematiche visive occupazionali insieme alle altre figure competenti se non un optometrista che però si specializzi, come avviene per altre branche optometriche, come l’ipovisione o l’ortocheratologia, in optometria occupazionale. Per il rapporto di consulenza e per coerenza è necessario uno stretto coordinamento con il medico del lavoro, che è responsabile del servizio, e con i consulenti della sicurezza. A oggi il servizio che si propone alle aziende è di diverso livello non solo a seconda delle richieste della committenza, l’approccio iniziale con i responsabili della vigilanza sanitaria (medico competente, responsabile del servizio di prevenzione e protezione e committente) può richiedere

di colmare quei vuoti culturali già evidenziati con un’analisi della situazione, meglio dopo un sopralluogo nel quale si valutano le problematiche ambientali (microclima) ed ergonomiche degli ambienti e delle singole postazioni, fino a compilare un vero e proprio rapporto con tanto di dati strumentali. In seguito a questo si stabilisce un piano di intervento che può prendere inizio dalla somministrazione di un questionario per valutare il grado di consapevolezza degli operatori e le conoscenze relative. Le norme, in questo senso, prevedono un primo livello di informazione, una sorta di seminario sul tipo di lavoro svolto e sugli eventuali rischi, e poi una formazione periodica rivolta soprattutto a quei lavoratori che manifestano livelli significativi di astenopia, selezionati, appunto, dallo screening visivo e dalla visita medica. Attualmente la formazione viene svolta, se viene svolta, in maniera spesso approssimativa da personale non specializzato o addirittura attraverso opuscoli informativi. Gli argomenti sono sostanzialmente due: l’astenopia visiva e l’atteggiamento posturale così come la prevalenza dei sintomi riguarda gli aspetti oculari e visivi da una parte e gli aspetti muscolo scheletrici dall’altra. Molto lavoro rimane da fare: stabilire un metro di confronto fra le realtà che si occupano di sicurezza e di screening visivo, aumentare la credibilità della figura professionale dell’optometrista occupazionale verso gli utenti e verso le aziende inserendo la materia nei corsi di studio come in altri paesi e divulgare agli operatori la tecnologia della protezione visiva. Al lavoro!

Bibliografia G. W. Good The Occupational Vision Manual, American Optometric AssociationDecreto Legislativo del 9 aprile 2008, n° 81, Titolo VII e Allegato XXXIVB. Piccoli, P, Troiano, A. Bergamaschi Rischi e danni per l’apparato visivo da esposizione a “luce blu” nel terziario e nell’industria Comunicazione personaleILO, Ginevra ,Working with display units, Occupational Health Series n° 6, 1989P.Palladino, Lezioni di Illuminotecnica , p.103, 2002AAVV, International Dry Eye Workshop (DEWS), The Ocular Surface, Vol. 5 Aprile 2007Sheedy, Shaw-McMinn, Diagnosing and treating computer related vision problems, Butterworth Heinemann, 2003S. Abati, G. Boccaccini, A. Farini, Protezione Oculare, Fabiano Editore, 1999Wolkoff P. “Healthy”eye in office-like environment, Environ Int 2008 Coordinamento Tecnico per la Sicurezza nei luoghi di lavoro delle Regioni e delle Province Autonome_ Microclima, aerazione e illuminazione dei luoghi di lavoro, Linee Guida 2006

P. Cantucci, Il videoterminalista e il D. Lgs.81/2008, Ass. Naz. Medici d’Azienda e Competenti

Fig.1 Ambulatorio ambulante; Fig.2 Abbagliamento diretto e torsione del tronco in una postazione apparentemente ottimizzata;Fig.3 Postazione con monitor binato e rialzato: doppia ed “elevata” fatica collo-occhi; Fig.4 Postazione receptionist problematica: scarso spazio vitale, scarsa distanza dal monitor, interferenza dei braccioli con la postura, abbagliamento costante e inquinamento da toner.

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