b Magazine n.1 (Giugno 2008)

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magazine b ABBANDONATI NEI RIFIUTI Viaggio nel dramma della mega discarica di Sant’Arcangelo Trimonte Maggio 2008 • N° 1 • Mensile di approfondimento culturale • 1,00 Rivista mensile di approfondimento per Benevento e provincia COPIA OMAGGIO Scorie tossiche a Benevento, la conferma ad Anno Zero Poste Italiane S.p.A. – Sped. in A. P. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, CNS – CBPA SUD/BENEVENTO/2008 Cantante tunisina, si trasferisce a Benevento per amore All’interno in regalo il POSTER dell’ACCADEMIA VOLLEY promossa in serie A

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Ecco il primo numero del mensile "b Magazine", dedicato al problema della gestione dei rifiuti.

Transcript of b Magazine n.1 (Giugno 2008)

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magazinebABBANDONATINEI RIFIUTIViaggio nel dramma dellamega discarica di Sant’ArcangeloTrimonte

Maggio 2008 • N° 1 • Mensile di approfondimento culturale • € 1,00

Rivista mensile di approfondimentoper Benevento e provincia

COPIA OMAGGIO

Scorie tossiche a Benevento,la conferma ad Anno Zero

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All’interno in regalo il

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dell’ACCADEMIA VOLLEY

promossa in

serie A

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La prima rivista con n ,-

Benevento dentro

Rivista mensile di approfondimento

per Benevento e provincia

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magazinebEditorialeb magazine nasce da un progetto editoriale messo

a punto da giovani professionisti della grafi ca e

della comunicazione che hanno unito competenze,

informazioni e passione con l’intento di realizzare

un prodotto in grado di soddisfare l’esigenza di ap-

profondire alcune tematiche che investono la città

di Benevento.

“b magazine” è, quindi, un mensile di approfondi-

mento e tratterà prevalentemente inchieste giorna-

listiche su questioni d’attualità nonché argomenti

inerenti: società, cultura, spettacoli e sport.

Per il nome della rivista abbiamo scelto la lettera

iniziale del territorio di cui vuole raccontare le vi-

cissitudini. Si chiama quindi “b” come Benevento.

Anche la scelta di utilizzare la minuscola ha una

sua motivazione, che è in parte grafi ca ed in parte

di approccio editoriale. Un approccio che vuole es-

sere informale, vicino alle persone, senza fronzoli.

b magazine nasce da un progetto editoriale messo

a punto da giovani professionisti della grafi ca e

della comunicazione che hanno unito competenze,

informazioni e passione con l’intento di realizzare

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L’inchiesta di copertinaUn milione di tonnellate di rifi uti a 20 chilometri dal viale Mellusi, sicuro che la questione non ci riguardi?

6 Sant’Arcangelo Trimonte,le tappe di un disastro

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CronacaRifi uti tossici a Beneven-to, la conferma ad Anno Zero

9 Due anni fa, l’operazione “Dry Cleaner” rivela il traffico di scorie inquinanti nel beneventano

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SocietàViaggio nella Benevento tecnologica.Hanno iniziato smontando computer, ora sono degli esperti

11 Commodore 64 venti-cinque anni fa nasceva il computer più venduto della storia

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IntervistaL’Effetto Butterfl y di TeclaCinque donne, tutte insie-me, per organizzare eventi

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CulturaTra arte, cactus e futuroIncontro col pittore Stefano Donatiello

b magazine

b magazine

Maggio 2008

Mensile (copie 5.000) n. 1

Autorizzazione alla pubblicazione: n.5 del

20/03/2008

Tribunale di Benevento

DIRETTORE RESPONSABILE

Emilio Fabozzi – [email protected]

REDAZIONE

Rosaria Penna – [email protected]

PROGETTO GRAFICO

Fabio Penna – Letizia Aquino

[email protected]

EDITO DA:

Associazione Officina di Comunicazione

[email protected]

STAMPA

Auxiliatrix Arti Grafiche Benevento

Iscrizione ROC: Proc. n. 249600

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InternetMentos e Coca Cola,una combinazioneesplosiva

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MusicaSabrina, una vita tra musica e phon

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SportQuattro chiacchiere con il Professore prima dell’addioL’allenatore del Benevento Calcio si racconta

29 Scusate il ritardo

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CinemaVenessa Incontrada da conduttrice comica a pornostar

31 Libri

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Prova del CuocoRistorante “La Rete”

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La vignetta dell’ultimaUn anno fa, il caso Medici

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Diciamo subito che le discariche da qualche parte bisognerà pur farle. E’ un atteggiamento irresponsabi-le quello di condannare, rifiutare, allontanare quanto più possibile e a prescindere da tutto, il rischio di vedersi costruire sul proprio terri-torio una discarica. E’ necessario però garantire che la scelta del sito avvenga prendendo esclusivamente in considerazione dei dati oggettivi in modo da assicurare la sicurezza delle genti che vivono in prossimità del luogo. Detto questo, bisogne-rà pur ammettere che la scelta di localizzare una discarica regionale di grandi dimensioni a Sant’Ar-cangelo Trimonte, nel più piccolo centro del territorio sannita alimenta molti dubbi e per più ragioni. In primo luogo perché analizzando le caratteristiche del territorio scelto, e quindi verificando le peculiarità geologiche del suolo, l’impatto ambientale e la evidente inidoneità delle infrastrutture viarie necessarie a sostenere la mole di traffico che

un impianto regionale di tali dimensioni genera, non si comprende come si sia

potuto autorizzare l’opera. Non si comprende se non si fa cenno a due fattori che prescindono da dati oggettivi e che invece fanno riferimento a situazioni contingenti: la deflagrazione dell’emergenza rifiuti con contestuale messa alla gogna della dirigenza regionale e la successiva, impellente necessità da parte della classe politica e del nuovo commissario De Gennaro di dare risposte immediate, autoriz-zate in deroga a qualsiasi norma, studio o ragionamento preceden-te. A chiusura del cerchio, c’è da considerare la debolezza politica di Sant’Arcangelo Trimonte, la più piccola cittadina della provincia di Benevento, cioè la più piccola cittadina della provincia politica-mente meno influente della regione Campania. L’ufficializzazione della sorprendente individuazione del territorio di Sant’Arcangelo Trimon-te (che non era inserito in alcuno studio di fattibilità, ne era stato indicato tra i siti inizialmente citati e valutati per la localizzazione della discarica provinciale), da parte del commissario per l’emergenza rifiuti, è però stata accolta in un silenzio surreale. Nessuna protesta, poco inchiostro versato e poche parole

spese in difesa del piccolo paese anche da parte delle comunità con-finanti. Perfino nell’orgia di accuse, invettive, proclami e proposte delle più varie che hanno caratterizzato la recente campagna elettorale provinciale, la questione relativa alla grande discarica regionale autoriz-zata sul territorio ha avuto pochissi-ma attenzione. Solo qualche breve cenno e nulla più. La sensazione è che si sia scelto di abbondare al proprio destino il piccolo paese sannita, non valutando che l’evento investe da vicino l’intero territorio e non solo Sant’Arcangelo Trimonte e la sua piccola comunità. Tralasciando, infatti, altre conside-razioni sull’eticità della scelta e sul dovere morale di manifestare soli-darietà a chi ha dovuto subire una decisione così gravosa, siamo certi che l’alto rischio di inquinamento di un territorio posto ad un pugno di chilometri dal capoluogo non possa comportare dirette conseguenze alla città ed alle sue genti? Subito a valle della zona dove sorgerà la grande discarica scorre un piccolo torrente che affluisce nell’Ufita, che a sua volta si riversa nel fiume Calore. Il rischio che una gestione poco attenta possa consentire il

qualche parte bisognerà pur farle. E’ un atteggiamento irresponsabi-

potuto autorizzare l’opera. Non si comprende se non si fa cenno a due fattori che prescindono da

spese in difesa del piccolo paese anche da parte delle comunità con-finanti. Perfino nell’orgia di accuse,

Diciamo subito che le discariche da potuto autorizzare l’opera. Non spese in difesa del piccolo paese

Un milione di tonnellatedi rifiuti a 20chilometri dal viale Mellusi, sicuro che la questione non ci riguardi?

L’inchiesta di copertina

di Emilio Fabozzi

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deposito anche di sostanze nocive, oltre ai classici rifiuti domestici, è molto più concreto di quanto si pensi. Gli abitanti della zona, che hanno già vissuto l’esperienza di una discarica regionale (di circa 40 volte più piccola di quella che a breve sorgerà), ricordano di camion che venivano a scaricare in piena notte, particolare questo che alimenta molti dubbi sulla liceità dei versamenti effettuati. Ed a conferma di tali dubbi, i succes-sivi rilievi fatti in zona dall’Arpac hanno evidenziato un’elevatissima concentrazione di elementi inqui-nanti nel terreno, con la presenza di metalli pesanti più propri di una zona industriale che di una agricola. Il sito della discarica regionale era allora gestito dalla Fibe e nessun abitante di Sant’Arcangelo, sindaco compreso, sapeva chi effettuava i conferimenti e cosa e quando si depositava. Nessun controllo vi era per l’accesso al sito. Il risultato è che oggi, nessuno sa cosa effetti-vamente ci sia finito li sotto. Quella prima discarica regionale è stata riempita in poco più di due mesi con rifiuti provenienti dall’hinter-land di Napoli. Se la nuova mega discarica dovesse accogliere i rifiuti dell’intera regione sarebbe riempita in circa sei mesi. Se invece, do-vesse accogliere i rifiuti della sola provincia di Benevento, operazione per la quale fu inizialmente “vendu-ta”, ci vorrebbero ben otto anni. Gli elementi di allarme ci sono eccome, eppure nulla si muove. Secondo il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità su “Salute e gestione dei rifiuti”, esisterebbe una forte analogia tra malattie tumo-rali e presenza di discariche. Una relazione che si fonda sui risultati dell’indagine svolta in 85 comuni delle province di Napoli, Salerno e Caserta con almeno una discarica. In questi siti si è registrato un signi-ficativo aumento di malformazioni congenite cardiovascolari, del sistema nervoso e dell’ap-parato urogenitale, casi di decessi per tumori al fegato e allo stomaco. Roberto Bertollini, per sedici anni

responsabile dell’ufficio Ambiente e salute del centro regionale per l’Europa dell’Oms, ha dichiarato che tra i cittadini che vivono in co-muni “vicini alle discariche” è stata rilevata una mortalità generale più elevata di circa il 9 per cento. Il 14 gennaio scorso per scongiurare il rischio dell’apertura di una discari-ca in un territorio sannita confinante con il Molise, vi fu una invasione di rappresentanti di comuni molisani. La Provincia di Avellino sta prote-stando in maniera molto decisa, atteggiamento che ha fruttato l’ac-cantonamento del progetto per la costruzione di una mega piattafor-ma di rifiuti nocivi in località Vallata e che probabilmente comporterà una riduzione della capacità della discarica di Savignano Irpino. Ma Avellino sta premendo soprattutto per il rispetto del patto che vedeva quelle discariche autorizzate per necessità provinciali. Cosa aspetta Benevento a difendere il proprio futuro, a capire cosa succede, a pretendere che siano rispettati gli accordi, a richiedere il controllo, la gestione del sito per vigilarlo 24 ore su 24, a combattere affinché possa cessare lo sfruttamento delle propria provincia per esigenze e mal gestione di altre? Oramai man-ca poco alla effettiva realizzazione dell’opera. La discarica regionale di Sant’Arcangelo riguarda anche la città di Benevento ed il suo abitato semplicemente perché i rischi di un’opera così grande a ridosso dei suoi confini, la chiamano in causa direttamente. Si è perso mol-to tempo, che si agisca ora. Che non si resti ancora una volta a guardare. Ora o mai più.

Cenni storici diSant’Arcangelo TrimonteSant’Arcangelo Trimonte è un piccolo centro agricolo, un tempo conosciuto con il toponimo di Montemalo. Con regio decreto del re Vittorio Emanuele II del 26 ottobre 1862, il paese prese il nome di Sant’Arcangelo al quale poi nel 1864 fu aggiunto Trimonte per di-stinguerlo da altri omonimi Comuni esistenti in Italia. Appartenuto alla pro-vincia di Avellino, fu aggregato solo nel 1978 alla provincia di Benevento.Le origini del primitivo borgo sarebbe-ro da ascrivere ad alcuni coloni dalmati che, nel 640, sbarcati a Siponto in cer-ca di terre, si stabilirono nel tenimento dell’odierno paese di Sant’Arcangelo Trimonte.Le prime notizie certe risalgono alla seconda metà del XII sec., quando signore fu un certo Guglielmo Fonta-narosa. Fu feudo dei Caracciolo, dei Guevara, divenendo poi possesso della famiglia Coscia che ne conserve-rà titoli e proprietà fino alla eversione della feudalità.

L’inchiesta di copertinamagazineb

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L’inchiesta di copertina

1995 – Il Comune di Sant’Arcangelo decide di rendersi autonomo nella gestione dei rifiuti attraverso la realiz-zazione di una piccola discarica comunale in contrada Nocecchia della dimensione di circa 10mila m3. Secon-do le stime del Comune, considerata la produzione set-timanale locale, basterà per i rifiuti del paese per circa 20 anni.

1998 – Il Comune di Sant’Arcangelo è chiamato a dare solidarietà ai comuni limitrofi alle prese con le difficoltà derivanti dal nuovo picco dell’emergenza rifiuti metten-do a disposizione la sua discarica comunale che viene così riempita in pochi mesi. Vi finiscono i rifiuti di vari comuni sanniti tra cui: Foiano, Paolisi, Morcone ed altri.

2001 – La Fibe, società del gruppo Impregilo che ge-stisce gran parte del ciclo dei rifiuti campani, contatta il Comune di Sant’Arcangelo per ottenere l’autorizzazio-ne alla realizzazione di una discarica regionale a poca distanza dalla ormai satura discarica comunale, assi-curando in cambio una somma pari a 250mila euro, la bonifica della vecchia discarica comunale, nonché la successiva bonifica della discarica regionale. Il Comune accetta ma è completamente tenuto fuori dalla gestione del sito. In pochi mesi, anche la seconda discarica di Sant’Arcangelo è colma. Vi sono stati depositati, ufficial-mente, i rifiuti solidi urbani dei centri dell’hinterland di Napoli. Molti abitanti della zona testimoniano di continui conferimenti notturni.

Aprile 2007 – La Provincia di Benevento, dopo aver realizzato uno studio per individuare il sito idoneo per realizzare la discarica provinciale, pressato dal Commis-sariato per l’emergenza rifiuti, consegna una lista che comprende sei località. Tra queste non c’è Sant’Arcan-gelo Trimonte;

8 maggio 2007 – Il sindaco di Sant’Arcangelo riferisce di una telefonata ricevuta dal presidente della Provin-cia, Carmine Nardone in cui quest’ultimo anticipa che

la scelta del commissario Guido Bertolaso per la localizzazione della discarica

provinciale sarebbe caduta sul piccolo comune sannita;

11 maggio 2007 – Il Consiglio dei Ministri approva il decre-to legge n.61 per far fronte all’emergenza rifiuti in cui è previsto, la realizzazione di

quattro nuove discariche in altrettante province. Questa decisione dovrebbe essere la premessa per la realizza-zione della “provincializzazione del ciclo dei rifiuti”. Ogni provincia deve cioè essere autonoma. Ogni provincia deve avere la propria discarica. Per Benevento è indica-to il comune di Sant’Arcangelo Trimonte.

14 maggio 2007 – Il Comune di Sant’Arcangelo Trimonte convoca un Consiglio comunale straordinario in seduta pubblica per discutere della discarica. Interviene anche il presidente della Provincia, Carmine Nardone, che pro-pone di avallare la sua iniziativa per la realizzazione di un dissociatore molecolare per il trattamento dei rifiuti. Si tratta di una nuova tecnologia che garantirebbe delle emissioni “trascurabili” e che non rilascerebbe residui inquinanti. In questo modo, dichiara il presidente, nel-la nuova discarica finiranno solo le ceneri inertizzate dell’impianto che tratterà esclusivamente rifiuti urbani della provincia di Benevento. Il Consiglio approva la pro-posta. “Meglio le ceneri – dichiarerà in seguito il sindaco di Sant’Arcangelo – che altro”.

23 maggio 2007 – Presso il Comune di Sant’Arcangelo si insedia il tavolo tecnico per mettere a punto un ac-cordo quadro tra Comune e Provincia finalizzato allo stoccaggio dei residui della lavorazione della dissocia-zione molecolare. Nella bozza dell’accordo il Comune di Sant’Arcangelo mette a disposizione il sito mentre la Provincia assume diversi impegni, tra cui il risanamento della vecchia discarica comunale;

11 settembre 2007 – “Il Commissario per l’emergenza rifiuti in Campania autorizza la sperimentazione della dissociazione molecolare dei rifiuti solidi urbani”(DISMO) nel Sannio. Lo comunica la Provincia di Benevento;

29 ottobre 2007 – Dietrofront, viene reso noto che il Commissariato ha autorizzato il trattamento sperimen-tale tramite dissociazione molecolare di sole 5 tonnellate di rifiuti. Il presidente Nardone dichiara che la piccola quantità autorizzata blocca difatti il progetto. La disso-ciazione molecolare non si fa, a Sant’Arcangelo giunge-ranno i rifiuti tradizionali;

8 gennaio 2008 – Gennaro De Gennaro è il nuovo com-missario per l’emergenza rifiuti in Campania.

1 febbraio 2008 – De Gennaro ammette che la discari-ca di Montesarchio non può riaprire. I sopralluoghi e le analisi evidenziano che il sito non è idoneo;

19 febbraio 2008 – De Gennaro conferma l’apertura del sito localizzato in Sant’Arcangelo per una capacità di almeno 450mila metri cubi, realizzata attraverso due mega vasche. Il commissario annuncia rapide indagini e un sopralluogo per verificare l’idoneità del sito;

Le tappe di un disastro

Sant’Arcangelo Trimonte6

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La mappa dei rifi uti in Campania

L’inchiesta di copertina

21 febbraio 2008 – In località Nocecchia, nell’agro di Sant’Arcangelo Trimonte giungono i tecnici del Commis-sariato all’emergenza rifiuti per effettuare le dovute inda-gini;

28 febbraio 2008 – Il parere dei tecnici è positivo, si può procedere. Il progetto per la realizzazione di una disca-rica a Sant’arcangelo Trimonte è più grande di quello precedentemente annunciato. Il sito avrà una capacità di 900mila metri cubi, anziché dei 450mila inizialmente di-chiarati. Lo scavo da realizzare coprirà un’area più grande del centro abitato del paese che sorge a circa un chilome-tro di distanza. Non sarà inoltre a servizio della provincia di Benevento ma ospiterà prevalentemente rifiuti del na-poletano;

8 aprile 2008 – De Gennaro affida alla società Daneco di Milano i lavori di realizzazione della nuova discarica e la bonifica della vecchia. Le clausole contrattuali prevedono l’apertura dei cantieri entro 15 giorni.

26 aprile 2008 – Alle 04 di mattina, in contrada Nocec-chia, scortate dalle forze dell’ordine, arrivano i mezzi della ditta Daneco di Milano, si inizia a scavare 24 ore su 24. I primi conferimenti di rifuti sono programmati per il mese di giugno 2008.

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Villa Literno

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Villaricca

Giugliano

Terzigno

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Acerra

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Serre

Montecorvino

Sessa Aurunca

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Lo Uttaro

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Savignano

Sant’Arcangelo

Ariano Irpino

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La conferma che la provincia di Benevento non sia immune dai viaggi dei corrieri di rifiuti tossi-ci, assoldati da imprese industriali, che finanziano piccoli delinquenti senza scrupolo o coscienza per liberarsi abusivamente degli scarti inquinanti della lavorazione, abban-donandoli o sotterrandoli in zone di campagna poco controllate, è giun-ta dalla trasmissione “Anno Zero”

in onda in prima serata su Rai Due e condotta dal giornalista Michele Santoro. Nel corso della puntata del 21 febbraio scorso, infatti, intitolata

“Tutta colpa dei Verdi” e dedica-ta alla catastrofe della

gestione rifiuti in Campa-

nia è stato mandato in onda un re-portage realizzato da Sandro Ruo-tolo che faceva un piccolo sunto di quattordici anni di commissaria-mento, parlando del fiume di soldi spesi, dell’inceneritore da terminare e di tonnellate di rifiuti ancora in strada. Nell’ultima parte del repor-tage, Sandro Ruotolo è riuscito ad intervistare uno dei tanti corrieri di rifiuti tossici che, soprattutto nell’hinterland industriale del napo-letano, si occupano di “eliminare” i rifiuti pericolosi della lavorazione nascondendoli un po’ ovunque, in territori poco controllati o in altre province. Per le aziende smaltire i rifiuti secondo legge è troppo one-roso e quindi preferiscono pagare sottobanco qualche persona che con pochi scrupoli riesce a liberarle del fardello. Sandro Ruotolo ed il corriere sono in auto. Mentre discu-tono, la telecamera inquadra fuori al finestrino dell’auto. Le immagini di spropositati cumuli di immondizia lasciati un po’ ovunque si alternano alle inquadrature fisse del cruscot-

to. Il corriere non è mai ripreso in volto. La sua voce è deformata per non renderla riconoscibile. Sa bene che quel che solitamente fa è illegale. Ma, spiega, le aziende “pa-gano bene …”. Ad un certo punto il giornalista chiede se i bidoni che sotterra contengono materiali tos-

sici. L’uomo annuisce senza un minimo d’esitazione. Sui

bidoni che abbandona è riportato il famigerato simbolo del teschio con le ossa incrociate. Improvvisamente il corriere di rifiuti tossici ammette di portare il suo carico inquinante anche nella nostra provincia, anzi testualmente dice: “… Quando vado a Benevento … ho il camoin più carico”. E’ la prova che anche la nostra provincia subisce l’onta di criminali disposti a qualsiasi nefan-dezza pur di mettersi in tasca dei soldi. Ecco perché bisogna tenere alta l’attenzione, affinché Bene-vento si protegga da tali furfanti e protegga quindi il proprio futuro.

Cronaca

Rifiuti tossici a Benevento, la conferma ad Anno ZeroNel reportage di Sandro Ruotolo l’ammissione di

un corriere di industrie del napoletano

La puntata “Tutta colpa dei Verdi” è disponibile sul sito della trasmissione “Anno Zero”

http://www.annozero.rai.it

La citazione su Benevento è registrataa 1h e 22min.

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Cronaca

(A.I.)L’operazione “Dry Cleaner” scatta giovedì 11 maggio 2006, quando il Nucleo Tutela Ambientale dei Carabinieri esegue 23 ordinanze di custodia cautelare, 13 di custodia in carcere e 10 per arresti domici-liari, più tre ordinanze di obbligo di dimora, tutte nei confronti di persone dedite al traffico illecito nel campo dei rifiuti. Le ordinanze sono emesse dal gip del tribunale di Benevento. L’indagine accerta la responsabilità di operatori e liberi professionisti del settore dello

smaltimento dei rifiuti, ritenuti dagli

inquirenti

respon-sabili di “asso-

ciazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi e disastro ambientale”. L’operazione porta anche al seque-stro di quattro siti utilizzati per l’il-lecito sversamento di rifiuti, ritenuti pericolosi per la salute pubblica. Dall’indagine emerge che, in circa otto anni, sono stati smaltite ille-citamente circa 50.000 tonnellate di rifiuti pericolosi provenienti dalla Campania ma anche dalla provin-cia di Foggia, confinante con quella di Benevento. L’organizzazione, formata da un cartello di aziende perfettamente legali, dotate di una “buona reputazione” sul territorio

e presso gli enti pubblici, nonché presso il Commissariato Straordi-nario per i Rifiuti della Campania, provviste di regolare certificazione antimafia ed operanti, anche con appalti pubblici presso gli enti locali, nel settore dei rifiuti urbani ed industriali, avrebbe dovuto smaltire gli ingenti quantitativi di rifiuti speciali, sia pericolosi sia non pericolosi che le venivano conferiti, ma in realtà sversava direttamente su siti non autorizzati ubicati nelle campagne del beneventano e in corsi d’acqua superficiali, senza ef-fettuare alcun trattamento sui rifiuti stessi. L’organizzazione evitava quindi completamente ogni spesa per il trattamento di messa in sicu-rezza e per lo stoccaggio definitivo dei materiali, ottenendo in questo modo un “guadagno extra” stimato in diverse decine di milioni di euro. In queste aree è stata individua-ta un’elevata quantità di rifiuti di tutti i tipi: scarti agroalimentari, oli minerali esausti, fanghi di fosse settiche, rifiuti di bonifica prove-nienti dallo smantellamento di aree di servizio, idrocarburi e, soprat-tutto, un’elevatissima quantità di fanghi di lavanderie a secco, da cui il nome dell’operazione.Secondo gli inquirenti, lo smalti-mento illecito andava avanti dal 1998. In tutto sono coinvolte a vario titolo una dozzina di imprese del ramo, ma la principale è una nota azienda di Bonito, che rila-sciava falsi attestati di smaltimen-to. Ufficialmente i rifiuti risultavano stoccati e la documentazione indicava anche i luoghi di smal-timento; luoghi che poi si sono rivelati essere uffici, garage, civili abitazioni, discariche inesistenti. Tra le persone coinvolte anche un chimico che presso il suo laborato-rio forniva certificati di analisi falsi

per il trasporto dei rifiuti, permet-tendo di declassificare a rifiuti urbani quelli che in realtà erano rifiuti industriali pericolosi. Dry cle-aner è stata un’operazione contro la cosiddetta ecomafia dei colletti bianchi, cioè quell’imprenditoria svincolata dai veri e propri clan di camorra ma che, semplicemente per abbattere i costi e massimizza-re i profitti, assume comportamenti criminali.

Due anni fa, l’operazione “Dry Cleaner”rivela il traffico di scorie inquinanti nel beneventano

Il livello di guardia da parte della magistratura è più elevato rispetto a 10 anni fa. Di conseguenza, si è anche modificata la strategia di sversamento da parte della criminalità campana. Oggi si preferisce evitare di mandare in campagna il grosso TIR con centinaia di fusti, facile da in-dividuare e da tenere d’occhio. Si decide invece di scaricare il TIR presso un magazzino, e traslocarne il contenuto tossico su piccoli furgoni, a volte su degli Ape, in grado di trasportare piccoli quantitativi e di fare più viaggi nell’arco di una notte. Il piccolo furgone va sul luogo dove sversare, scarica le scorie e, quando non sono metalli o inerti pro-dotti dall’edilizia, si aggiunge qualche copertone d’auto, si versa una tanica di benzina e si da fuoco al tutto.

Oggi, cambia la strategia di sversamentoillecito

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Società

Lorenzo De Marco, esperto di informatica e socio di un’azienda che si occupa di gestione di sistemi digitali, nei mesi in cui comparsero i primi Commodore64 sul mercato di Benevento aveva venti anni. Angelo Salierno, suo socio d’affari, qualcuno in più. Entrambi ricorda-no bene quella fase. “La preistoria dell’informatica” mi confida Lorenzo mentre non trattiene un sorriso bonario che gli fa inarcare le labbra in un’espressione a metà tra il rimpianto per il tempo trascorso e la bonaria derisione che sempre suscitano i periodi iniziali di qualun-que percorso. “Smontando il Commodore – conti-nua Lorenzo – abbiamo cominciato a prendere confidenza con i primi sistemi di assemblaggio. Ricordo che li aprivamo spinti dalla curiosità di capire com’era fatto. A quei tem-pi ciò che costava erano i compo-nenti hardware. I primi programmi software venivano distribuiti gratui-tamente. E’ esattamente il contrario di ciò che avviene oggi”. Lorenzo frequentava ancora le scuole superiori quando iniziò a collaborare per la prima azienda sannita d’informatica. “Correvo al laboratorio subito dopo la scuola – mi dice – e vi rimanevo fino a tarda serata. È lì che ho conosciuto i pio-nieri dell’informatica sannita. Ed è sempre lì che ho imparato a costru-ire da solo il mio piccolo compu-

ter”. La differenza rispetto ad oggi? Abis-sale, Lorenzo non ha dubbi. “Era la preistoria del computer. Tutti coloro che si avvicinavano a questo mondo con passione però, dopo un po’ erano in grado di comprendere ogni singolo pezzo a cosa serviva e come funzionava. Eravamo dei meccanici. Oggi non è più così, in molti avviano attività d’informati-ca senza sapere assolutamente i principi funzionali dei vari compo-nenti, si limitano a mettere insieme i pezzi senza sapere effettivamente come fanno a funzionare”. Da cosa nasceva tale passione? “Dalla curiosità – mi dice rapidamente Lorenzo – da quel sentimento che è alla base di ogni conqui-sta”. Spesso – gli domando – chi per la prima volta si avvicinava al Commodore 64 si sentiva un po’ in grado di poter fare cose incredibili, si sentiva un po’ protagonista di un film di fantascienza … “Questo capitava – mi spiega – solo a chi non conosceva le reali potenzia-lità dei computer di allora. Chi invece era immerso in quel mondo aveva ben presente le capacità dell’informatica e sapeva che certe cose potevano accadere solo nei film. Una sensazione che ricordo

bene, e che mi fa ancora sorridere, è la difficoltà dei genitori e della stragrande parte delle persone un po’ più adulte a comprendere il mio lavoro di programmatore. Mio padre, con fare circospetto ed un’espressione sul volto che tra-duceva la ferma intenzione di com-prendere meglio, in più occasioni e dopo che glielo avevo provato a dire più volte mi domandava ancora “..Ma tu effettivamente che fai?”. Prima di tornare al banco di lavoro a sezionare un computer moder-no, Lorenzo ha ancora il tempo di confidarmi di come, all’epoca, si sentiva un privilegiato, uno che guardava in anteprima il futuro dritto negli occhi, anzi, sorry! Nello schermo.

Hanno iniziato smontandocomputer, ora sono degli esperti

Viaggio nella Benevento tecnologica

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Società

Era il 1982 e la macchina inventata da Jack Tramiel iniziò la sua ascesa commerciale Erano ormai passati quasi sei mesi da quando tre netti fischi dell’ar-bitro brasiliano Coelho, emessi la sera dell’11 luglio 1982 all’interno dello stadio Bernabéu di Madrid, ci consacravano per la terza volta, campioni del mondo di calcio. L’Ita-lia intera stava ancora metaboliz-zando una vittoria esaltante quando in prossimità del Natale cominciò a campeggiare la pubblicità di un aggeggio chiamato “Commodore 64”, un marchingegno che diverrà in assoluto il computer più venduto nella storia. Pochissimi compresero da subito la rivoluzione informatica domestica che stava travolgendo usi e abitudini quotidiane. Il mondo da quel Natale iniziò a cambiare un po’ più velocemente. Il Commodore 64 proprio in questi mesi compie 25 anni. Un periodo in cui le incredibili e forsennate evoluzione tecniche dei pc hanno accompagnato ed in parte dettato il cambiamento della società. Il Commodore64 arrivò a vendere 17 milioni di pezzi. Una macchina che reclamizzava quella che all’epoca era una memoria eccezionale pari a 64 kilobyte con un linguaggio, il Basic, che permet-teva di crearsi i programmi da soli. Grandi numeri per quegli anni ma che oggi, al più, fanno sorridere. Non erano, invece, inferiori a quelli odierni i prezzi. Il Commodore 64 usciva in Italia con un costo che si aggirava sul milione lire. La mac-china dal tradizionale colore beige poteva contare su un ricchissimo

catalogo di giochi, di cui quelli più famosi, tipo “Pac-man” o “Mario

Bros”, hanno fatto la storia del

game on joystick. Ma quel Commodore 64, col tempo è divenuto il simbolo di un’epoca che non esiste più. Il suo fascino è ancora oggi forte e sono molti i siti e i fan club dedicati alla rivoluzionaria macchi-na (come www.commodore 64.it o www.ready64.org), quasi tutti i gio-chi, inoltre, sono ancora disponibili grazie a emulatori (come Vice e Po-wer64) che permettono di farli gira-re anche sulle macchine moderne. Non è difficile, infine, poter com-prare un esemplare della storica macchina su siti che commerciano modernariato on line. Il computer più venduto della storia è stato celebrato ufficialmente, nei giorni del suo venticinquesimo anniver-sario, lo scorso dicembre al museo di storia del Computer di Mountain View, in California. Alla cerimonia

era presente an-che Jack Tramiel, padre della macchina. Il Commodore, a pensarci oggi, era lento, rumoroso con una grafica elementare ma chi di fronte allo scherno nero con il cursore lampeggiante in attesa di un comando da far seguire al “Ready” non si è sentito un po’ protagonista di guerre stellari?

Commodore 64venticinque anni fa nasceva il computer più venduto della storia

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Tecla Iervoglieni è una donna coi capelli rossi. Di un rosso deciso. E mossi. Mentre si avvicina al tavolo dove ci siamo dati appuntamento penso che non potrebbe esserci un maggiore insieme di caratteristiche somatiche che riportino, nella concezione popolare, i segni di un “carattere forte”. Tecla si occupa della protezione di animali attraverso l’associazione Scodinzolandia, di tanto in tanto, però, presta la sua voce per narrare storie, leggere racconti o recitare. Insomma, una vita indaffarata. Io la incontro perchè ha da poco fondato un’altra associazione, questa volta culturale, che si occupa di organizzare eventi, composta da cinque donne, che ha chiamato “Effetto Butterfly”. E poi dicono che le caratteristiche somatiche non contino…

Effetto Butterfl y, Tecla come è nata l’associazione?“L’associazione è nata dall’incontro di quattro giovani donne che, venendo da formazioni universitarie diverse, si sono incontrate sul campo della organizzazione di eventi.Insieme abbiamo pensato d’unire

forze e competenze diverse per dedicarci appieno alla organizzazione di eventi culturali. Era un progetto a cui pensavo da tempo. Oggi grazie all’incontro giusto quel progetto ha preso forma e comincia a camminare sulle proprie gambe”.

Teatro, cani e organizzazione d’eventi, che fi lo lega queste tre cose?“Sicuramente la passione! Ormai ai cani mi dedico solo nel poco tempo libero, mentre l’organizzazione di eventi è diventata il mio lavoro principale e il mio obiettivo per il futuro. Se mi fossi laureata in veterinaria, probabilmente, sarebbe stato il contrario”.

Tutte donne, perché?“Perché ci piace l’idea di dare un taglio femminile all’associazione. In

realtà un po’ ci siamo ritrovate per caso, un po’ ci siamo scelte. Dal caso è nata la connotazione tutta al femminile. Oggi si può dire che lavoriamo completamente in rosa, senza problemi di quote azzurre”.

Diciamoci la verità, non è che aver scelto tutte donne è un atto di sfi ducia nei confronti degli uomini?“No, non è questo. Potrei definirlo piuttosto “un atto di estrema fiducia e certezza del lavoro e delle capacità femminili”.

Le donne di solito fanno meno gruppo degli uomini. Questa associazione, da questo punto di vista, è una novità. Va un po’ contro corrente.“E’ vero. Però stiamo scoprendo che quando ci sono le competenze giuste e le persone adatte, è possibile creare squadre ben affiatate. Le donne quando vogliono fanno dei gruppi molto più forti, con legami molto più profondi. Poi, in un periodo in cui si parla tanto di lasciare spazio alle donne, credo sia arrivato il momento di farlo”.

Intervista

Cinque donne,tutte insieme, per organizzare eventi

di Melania Russo

L’Effetto Butterflydi TeclaButterflyButterfly

per organizzare eventi

L’Effetto ButterflyButterfly

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Intervista

Operare in ambito culturale a Benevento è più o meno facile che operare in altre realtà?“Non è una questione di luogo. Ho lavorato in altre regioni e credo che le difficoltà siano proporzionali agli obiettivi. E’ fondamentale saper riconoscere le occasioni e le persone giuste insieme alla volontà di realizzare il tuo progetto”.

Non vi sentite un po’ donne sull’orlo di una crisi di nervi?“Effettivamente … in periodi in cui abbiamo molto lavoro, i nervi scattano, ma cerchiamo di sostenerci a vicenda”.

Restando in tema di citazioni mi sembra che lo spirito sia anche un po’ quello celebrato dal fi lm “Telma e Luise”, che ne dite?“Si, è vero. Il coraggio di rischiare e lo spirito di avventura fanno parte di noi. Ci sentiamo un po’ Telma e Luise al quadrato”.

Perché il nome “Effetto Butterfl y”?“Fondamentalmente ci è piaciuta l’idea che piccoli eventi imprevisti, possano causare dei grandi effetti. Lavorando con la giusta serietà, sono certa che riusciremo a raggiungere grandi obiettivi. Ovviamente il gruppo è solo agli inizi, speriamo di creare a Benevento degli effetti evidenti affinché le persone possano notare il lavoro svolto”.

Che manifestazioni avete curato fi nora?“Natale Arcobaleno, è stato il nostro primo evento, il battezzo della nostra associazione. E ne siamo fiere perché è andato molto

bene”.

L’associazione curerà esclusivamente l’organizzazione di eventi?“Ci piacerebbe in futuro offrire anche un servizio per organizzare corsi di formazione e accompagnamento metodologico. Abbiamo al nostro interno le professionalità per farlo, vedremo…”.

Se dovessi coniare uno slogan per promuovere la vostra associazione, quale sceglieresti?“Speriamo che dai nostri battiti d’ali possano derivare sempre grandi emozioni”.

Presentaci le componenti dell’associazione.“Allora, ovviamente inizio da me: sono laureata in Lettere moderne con due corsi in organizzazione e managament Teatrale, poi c’è Marina Di Nunzio, è laureata in lingue, con specializzazione in Management del turismo e un corso di organizzazione eventi; poi: Daniela Bolognetti, è il nostro responsabile dell’ufficio stampa, è giornalista pubblicista; infine c’è Micaela Quadraro che è laureata in Studi culturali di lingua inglese, ed

è la nostra responsabile dei contatti con eventuali artisti stranieri”.

Insomma, vi siete scelte bene! “Te lo avevo detto. Abbiamo tutte le competenze necessarie”.

Siete aperte a nuovi soci?“Si, assolutamente si. Chiunque voglia offrire nuove competenze e grande voglia di fare è bene accetto. Ovviamente … speriamo che sia femmina!”.

Caparezza, il 19 maggio, sarà in concerto a Vitulano, in piazza SS. Trinità.

Marco Masini, il 25 maggio, sarà invece ad Apice, in locali-tà Tingano

Donatella Rettore, il 13 luglio, sarà infine a Casalduni.

Musica

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Tra arte, cactus e futuroStefano Donatiello preferirebbe qualsiasi altra cosa invece che starsene seduto nel suo piccolo e grazioso studio in centro storico a rispondere ad un’intervista. Il registratore poggiato sul tavolo lo inquieta e quando tiro fuori il blocchetto per prendere appunti ho la sen-sazione che vorrebbe piantarmi lì e lanciarsi a rotta di collo fuori dalla stanza, fuori dal suo studio, fuori dalla città, lontano dal mio tentativo di catalogarlo. Resta seduto ed ha l’espressione di uno che è costretto a sedersi su un cactus, di uno che deve ingoiare il dolore, resistere. Una specie di Ugo Fantozzi che da un mo-mento all’altro ti aspetti che si catapulti ad urlare il suo dolore nella tazza del water. Cerco di tranquillizzarlo,

di togliergli il cactus metaforico dal sedere. Così metto via il registratore e Stefano sembra sgonfiarsi un po’. “Prenderò solo appunti” gli dico. “E’ solo una chiac-chierata!” cerco di porla così nel tentativo di migliorare il clima, di stemperare la tensione. Pian piano Stefano comincia a raccontarsi. Mi dice che ha sempre dise-gnato ma ha cominciato a farlo seriamente da quando, a 14 anni, iniziò a frequentare la scuola d’arte di Mario Ferrante. “Sono stato lì quasi dieci anni, imparando le prime tecniche” mi confida. Anch’io ho provato a dipingere qualche volta – gli dico – . Quello che più mi sorprende è la precisione che si riesce a raggiungere con la pittura ad olio. “Dipingere ad olio è certamente più complesso. E’ però la tecnica che garantisce la maggiore espressività e libertà. Dipingere è una malattia necessaria. Un atto che mi restituisce sensazioni positive”. Si può vivere d’arte? “Da punto di vista economico non è semplice ma ci sto provando, casomai ne riparliamo tra qualche anno! Vivere in senso spirituale, per sentirsi bene con se stesso, invece sì. Per venire incontro alle esigenze del mondo del lavoro sto cercando di diversificare i campi d’applicazione dell’arte, di essere più flessibile nell’offerta professionale pur restando sempre vicino

Cultura

Incontro col pittore Stefano Donatiello

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2007 – Fluidità concreta, Castello Cocozza Campanile, Pannarano (Bn);2006 – “Castelpoto, il borgo del vino”, II Concorso nazionale di Pittura, Castelpoto (Bn);2006 – II Premio d’arte contemporanea Pan “Pannarano Arte Natura”, Pannarano (Bn);2004 – Premio Nazionale di pittura “Gaetano Morgese”, Sala Terlizzi, Bari;2001 – “Premio Ciro”, arte Mondadori, Premio accademia, palazzo della Permanente, Milano;2000 – “spazio C’Arte”, Accademia di Belle Arti, Napoli;1998 – Biennale d’Arte Contemporanea, Baselice (Bn);1995 – Teatro De Simone – Benevento;

ad attività legate alla pittura. Se facessi altro, in realtà, starei peggio”. Ed i tuoi genitori? Sono contenti della tua scelta professionale? “Sono stato fortunato perché non mi hanno mai osta-colato, lasciandomi libero di scegliere. Certo, se avessi studiato ingegneria forse oggi avrebbero avuto meno perplessità sul mio futuro, ma non mi hanno mai spinto a fare scelte diverse da quello che sentivo, anche perché probabilmente non potrei fare altro. Prima di iscrivermi all’accademia di Belle Arti ho provato a stu-diare lettere moderne. Ho abbandonato dopo un anno accorgendomi che non era la mia strada. Anche nel corso delle superiori, nonostante riuscissi ad avere un buon rendimento scolastico, la pittura è stata sempre una presenza forte, ingombrante”.Hai anche realizzato sculture?“Si ho fatto qualcosa con la creta ma per il momento sono solo esperimenti”.Come defi niresti la tua arte? “Opere di realismo ironico, anche se in realtà mi piace-rebbe non definirle, non schematizzarle”.Nel corso del tempo la tua arte è cambiata?“Certamente si è evoluta. Tuttavia credo che la cosa più ardua sia crearsi uno stile, cercare di essere ricono-scibile e non ricercare sempre il cambiamento come strada maestra. L’obiettivo è un po’ cercare di restare sempre me stesso”.Tra Mimmo Paladino e la sua convinzio-

ne che Benevento non debba negare la sua storia ospitando manifestazioni che non hanno attinen-za col territorio e Vittorio Sgarbi che portando e sponso-rizzando la Street Art in città ha replicato che i graffi ti sono espressioni artisti-che tipiche di ogni periferia e quindi anche della periferia di Benevento, chi ha ragione?“Un po’ entrambi. In realtà i graffiti nascono e si impongono nelle periferie delle grandi metropoli non certo nelle periferie dei piccoli centri. Per quanto mi riguarda forse avrei incentrato la manifestazione sui murales e non sui graffiti”.Qual è la differenza tra graffi ti e murales?“I murales sono vere e proprie opere pittoriche realiz-zate su muro. I graffiti invece sono dei tratti realizzati

con bombolette spray secondo uno stile e delle scritte caratteristiche e ben riconoscibili. In realtà, però, tutte le polemiche aiutano a concentrare l’attenzione sull’evento. Anche in questo caso è stato così”.Come vedi il tuo futuro? Da pittore ricco ed affermato o povero e sgangherato?“Non lo so. Certo avere successo mi piacerebbe ma l’importante è perdermi nella pittura. Riusci-re a vivere del mio lavoro. Mi piacerebbe anche cambiare città, affacciarmi in un’altra realtà per vedere cosa si dice. Mi piacerebbe trasferirmi all’estero, qualsiasi capitale europea andrebbe bene. Vedremo…”.

Cultura

PRINCIPALI MOSTRE

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Pochi centimetri e si finisce giù… In viale dei Rettori, a pochi metri dall’Arco di Traiano, nei pressi del marciapiede che costeggia l’ingresso all’hotel Traiano c’è un piccolo muretto che segna la fine del marciapiede. Al di là di questo muretto, alto pochi centimetri, si apre uno strapiombo di qualche metro sui tetti di alcune abitazioni. Pochi centimetri e si finisce giù…

Segnalazione

In via Vittime di Nassirya “Carla ti amo”Ama Carla ma non insozza i muri della città per urlare il suo amore. Basta una bandiera nel posto giusto! Bravo Romeo!

Good news

Torna la beach volley in cittàVenerdì 13 nell’abituale scenario di piazza Risorgimento ritorna l’appun-tamento che, in parte, segna l’avvio del periodo delle tante manifesta-zioni estive organizzate in città. Fino a domenica 22 giugno, infatti, la centrale piazza cittadina ospiterà l’Accademia Beach Villane dove per dieci giorni si alterneranno tornei agonistici ed amatoriali in un ricco programma fatto di appuntamenti musicali, eventi collaterali, spettacoli vari ed animazione. Si tratta della tredicesima edizione dell’originale evento di sport e ricreazione. Un’edizione, quella di quest’anno, che si celebrerà in un clima particolare per la storica promozione in serie A della squadra di volley femminile. Proprio per dare giusto merito all’impresa, nell’ambito del programma della manifestazione, domenica 15 giugno, sarà organizzata una festa dedicata alla squadra ed alla dirigenza protagonisti dell’impresa. Per fine maggio sarà disponibile sul sito web (www.beachvolleycup.it) il programma completo dell’appunta-mento con la “Beach Volley Cup” di Benevento.Campi in sabbia ed in erba sintetica, piacevoli aree ristoro e aree gioco per bambini invaderanno la piazza ed accoglieranno una folla di perso-ne in cerca di svago, giochi ed estate.

Appuntamenti

L’intervento“Bossi ha il fucile caldo…. Il tempo passa per tutti, una volta ce l’aveva duro!”I Sassi di Marassi su Il Mattino del 30 aprile 2008

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b magazineregala il poster della squadra femminile di pallavolo promossa in serie

L’Accademia Volley Benevento approda in serie A. Non era mai successo prima. Nella storia della pallavolo sannita, infatti, nessuna squadra aveva raggiunto un risulta-to simile. Ci è riuscita, quest’anno, la compagine femminile allenata da Uccio Carratù, che ha chiuso la stagione mantenendo un rullino di

marcia incredibile. Venticinque gare vinte su ventisei disputate, 74 punti conquistati su 78 in palio, una sfilza di ben 24 vittorie consecutive, soli quattro punti lasciati per strada nel campionato di B1 appena concluso, di cui tre nelle prime quattro gior-nate con la squadra priva di alcune atlete. Insomma, numeri da record

conquistati in un girone considera-to tra i più equilibrati e competitivi degli ultimi anni. Una prova di forza tecnica e morale di cui ha merito in-discutibile uno staff serio e prepara-to diretto da Michele Ruscello con i tecnici Uccio Carratù e Vittorio Ru-scello, il preparatore atletico Ales-sandro Cilento, lo scout man Fabio Melillo, il medico Giuseppe Palma e il fisioterapista Ivano Romano. Me-rito inopinabile delle 13 atlete che compongono la migliore squadra di pallavolo sannita di tutti i tempi, che costituiranno sempre un esempio da seguire, in campo e fuori, per tutte le prossime generazioni di pallavoliste beneventane, e non solo: Simona Battistini, Arianna Amati, Roberta Basile, Chiara Marchetto, Marian-gela Di Cecca, Ildi Vojth, Daniela Stabile, Rosa Principe, Annamaria Ferrone, Monica Pierantoni, Silvia Tosti, Elena Gammarota e Marianna Iadarola.

Accademia Volley, la migliore squadra sannita di tutti i tempi

tecnici Uccio Carratù e Vittorio Ru-

conquistati in un girone considera-to tra i più equilibrati e competitivi degli ultimi anni. Una prova di forza tecnica e morale di cui ha merito in-discutibile uno staff serio e prepara-to diretto da Michele Ruscello con i tecnici Uccio Carratù e Vittorio Ru

POSTER da staccare

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Stagione 2007/2008un anno da AccademiaStagione 2007/2008

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Internet

Mentos e Coca Cola, una combinazione

Avete mai provato ad inserire delle caramelle Mentos in una bottiglia di Coca Cola light? Se vi dovesse venire in mente ricordate di farlo all’aperto, pena la devastazione igienica della vostra abitazione. Non è ben chiaro il fenomeno chimico o fisico che inneschi la reazione tra i due prodotti, fatto sta che l’effetto geyser che tale incontro produce è senza dubbio sconcertante. L’esperimento è stato effettuato anche da alcuni ragazzi di Benevento che hanno ripreso la loro sorprendente prova, pubblicandola successivamente sul sito YouTube. Nelle immagini si vede uno dei ragazzi che da una piccola rampa di scale, prima inserisce una caramella Mentos nella bottiglia, poi velocemente la richiude lasciandola cadere nel vuoto. La bottiglia appena tocca terra, perde il tappo e parte come un razzo verso il cielo raggiungendo un’altezza di diversi metri. Il fenomeno ha raggiunto una notevole celebrità grazie ad internet ed ai numerosi video amatoriali apparsi su YouTube. Proprio l’evidenza della reazione ha alimentato una leggenda m e t r o p o l i t a n a

secondo la quale, il fenomeno fu scoperto in seguito alla morte di un ragazzo sudamericano che aveva ingerito i prodotti insieme. Una tesi sconfessata però nel novembre 2006 dal sito internet Snopes.com che condusse una ricerca riuscendo, a quanto pare, a dimostrare che, sebbene l’ingestione contemporanea

di caramelle Mentos e Coca Cola provochi violenti attacchi di vomito, nessun caso di morte dovuto a tale combinazione è stato mai riscontrato. In realtà la singolare reazione fu scoperta già negli anni ‘90, dal popolare conduttore televisivo e divulgatore scientifico americano Steve Spangler che rese celebre l’effetto “eruzione” che le caramelle Mentos producevano quando venivano introdotte in una bottiglia di Coca-Cola light, con colonne di liquido che possono arrivare

anche a diversi metri di altezza.

Una sconcertante reazione mai chiarita del tutto. Su YouTube alcuni ragazzi di Benevento pubblicanol’esperimento

Il video, della durata di 1 minuto e 17 secondi, è stato girato il primo aprile 2007 alle ore 14 e pubblicato il giorno seguente da un utente registratosi come “YMALMSTEEN78”.

Ideato e realizzato da Peppe, Fabio, Donato, Andrea, Max e Checco.

http://www.youtube.com/watch?v=gnUaTVZ7r9A

esplosiva

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Musica

Sabrina, che in realtà si chiama M’Barka Ben Taleb, è una cantante tunisina con un trascorso famoso che da due anni si è trasferita a Benevento, dove ha “sbarcato il lu-nario”, come ci ha confidato, apren-do un salone di acconciature per capelli in vico Noce, in pieno centro storico. Le pareti del suo salone riportano le testimonianze fotogra-fiche degli incontri importanti che si sono succeduti nella sua carriera d’artista. La sua è certamente una storia da raccontare, prima model-la, poi cantante, oggi parrucchiera dalla capigliatura ribelle.

Iniziamo dal principio. Sabrina dove è nata e come è fi nita a Be-nevento?“Sono tunisina. La mia città natale è Tunisi, città dell’Africa settentriona-le, capitale e massimo porto della Tunisia, luogo di sbarco di molti turisti. Sono in Italia da circa venti anni. In un primo momento mi sono stabilita a Napoli, dove ancora oggi vive mia sorella. Poi ho incontrato Marcello Vitale, un chitarrista. Il no-stro incontro è avvenuto grazie ad Eugenio Bennato, con cui ho speso alcuni anni della mia vita artistica.

Dopo il matrimonio con Marcello, e in seguito alla nascita di nostro figlio, abbiamo deciso di trasferirci a Benevento, sua città natale, dove viviamo da due anni. In realtà, da Napoli ci siamo avvicinati gradual-mente a Benevento, prima tappa è stata Forchia, poi Airola, fino a giungere in questa città ricca di sto-ria ed arte”.

Cosa accomuna e cosa diffe-renzia Benevento dal tuo paese natale, in termini di qualità della vita e cultura?“Mi risulta difficile trovare delle dif-ferenze tra Tunisi e Benevento, per la loro struttura, l’una è una capitale l’altra è una realtà provinciale”.

Hai avuto diffi coltà ad ambientar-ti a Benevento, e cosa pensi della nostra città? E del nostromodo di vivere e pensare?“Spesso penso di essere stata for-tunata, non ho scelto di stabilirmi qui come “la straniera”, ma comemoglie di un beneventano. Marcello è stata la “mia chiave d’ingresso”, mi ha aiutata ad inserirmi, ad essere accolta diversamente e poi, chiun-que decide di stabilirsi in un luogo

M’Barka Ben Taleb, è una cantante tunisina con un trascorso famoso che da due anni si è trasferita a

e in seguito alla nascita di nostro figlio, abbiamo deciso di trasferirci a Benevento, sua città natale, dove

Sabrina, che in realtà si chiama M’Barka Ben Taleb, è una cantante

Dopo il matrimonio con Marcello, e in seguito alla nascita di nostro

SABRINA, una vita tra musica e phon

SUI MURI DEL SALONE, GLI INCONTRI FAMOSI

cantantetunisina, da due anni a Beneventoper amore”

Rosaria Penna

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Musica

diverso da quello in cui è nato, in-contra delle difficoltà. L’integrazione di per sé, è difficile. La cultura e il modo di vivere del mio paese sono completamente diversi. Benevento è una bella città, dicevo ricca di storia e cultura, pulita, curata, il luogo ideale dove crescere una fa-miglia. Credo, però, che abbia delle potenzialità non sfruttate. La gente la definirei caratterialmente chiusa, forse per la stessa posizione geo-grafica di questa città, entroterra della Campania. Abituata a Tunisi, il luogo di sbarco di una moltitudine di razze, per me è difficile fare pa-ragoni. Per esempio, conoscere le lingue per noi tunisini è stato fonda-mentale, un modo per crescere con l’altro, il turista. La Tunisia, come altri Paesi che vivono di turismo, ha una maggiore propensione alla co-noscenza e all’accoglienza dell’al-tro, per migliorarsi, per crescere, per evolversi. Benevento, invece, tende a chiudersi in se stessa”.

Acconciature e canto: quale tra queste due passioni è nata per prima?“Impossibile stabilirlo, sono due passioni, due manifestazione dell’arte, cresciute insieme, paral-lelamente. Entrambe mi danno una grande soddisfazione, l’una non è un ripiego dell’altra. Cantare ti per-mette di girare il mondo ma si tratta di un lavoro con bassa remunerati-vità, non mi avrebbe consentito di “sbarcare il lunario” se non a costo di sacrificare la mia vita privata e soprattutto la scelta di soddisfare, forse il più grande desiderio di una donna, diventare mamma.Considero ogni lavoro alla stregua dell’altro ecco perché con onore ho

deciso di intraprendere due attività per me importanti, non mi conside-ro inferiore agli altri, non mi umilia il mio lavoro, ognuno di noi ha delle potenzialità e studia per metterle in atto. Anche per fare la parrucchiera c’è bisogno di tanto studio, al con-trario di quello che si può pensare”.

Quale genere musicale tratti?“Musica etnica”.

Come si chiama il tuo gruppo?“Nel 2002 ho fondato insieme a Erasmo Petringa e Marcello Vitale, AltoCalore, un movimento teso a rivalutare una dimensione mul-tietnica per un superamento degli ostacoli frapposti dalle diversità culturali. AltoCalore è anche il nome del mio primo cd da solista, uscito nel 2005, realizzato con la collabo-razione di Gigi Finizio, Lino Canna-vacciuolo, Gigi De Rienzo, Abdullah Chhadeh.Sabrina, in AltoCalore, descrive la vita della sua terra, canzoni d’amo-re, donne tatuate con la sacra pian-ta della hennè, preghiere portate dal vento del deserto tunisino. Ma racconta anche di come bisogna preservare l’acqua, un bene prezio-so, di cui in oc-cidente si fa un uso incontrolla-to, mentre molti paesi, come la Tunisia, ma non solo, ne sono carenti. Pensa, l’erogazione di acqua nelle case private nel mio paese è ancora una speranza”.

A questo pun-to mi sorge spontaneochiederti se non credi che la tua attività di parruc-chiera, può in qualche modo portarti ad un uso sconside-

rato dell’acqua?“Sinceramente no, perché ogni qualvolta utilizzo l’acqua nella mia attività, faccio molta attenzione a non sprecarla, sono sempre molto attenta, evito di lasciarla correre, senza che mi sia necessaria.

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Come riesci a conciliare le due attività, poiché l’una ti richiede la stabilità mentre l’altra richiede una vita da “girovaga?”“Al di là del fatto che non ho con-certi tutte le sere (purtroppo sembra voler aggiungere ndr), quando mi devo assentare al massimo per non più di tre giorni, provvedo comun-que a lasciare il personale neces-sario per soddisfare le esigenze delle mie clienti e fornire in modo efficiente il servizio”.

Tra uno shampoo e una canzone cosa preferisci: magari fare lo shampoo cantando?“E’ vero. E’ un buon compromesso! E’ un modo per riuscire ad “eserci-tare” contemporaneamente entram-be le mie passioni”.

Un “strano” strumento presente

nel salone attira la mia attenzio-ne: come si chiama?“Questo “strano” strumento, come lo definisci tu, è il Qanun, una cedra araba, è di Abdullah Chhadeh, che è qui di passaggio alcuni giorni, pri-ma di tornare a Londra dove vive”.

Quale è la richiesta più bizzarra che è stata fatta a Sabrina coif-feur?Mi sorprende quando mi chiedono “Tu fai la parrucchiera o hai inventa-to questa attività per ripiego?”. Un dubbio che credo nasca dal fatto che la gente mi ha conosciuta pri-ma come cantante.Sicuramente, come dicevo, è un’at-tività che mi permette di “sbarcare il lunario”, ma lo considero alla pari col canto”.

E quella che ti viene fatta più fre-quentemente?“Tinte chiare come il sole e capelli... lisci, lisci”.

Il salone di bellezza è considera-to il luogo “dell’inciucio” per ec-cellenza, infatti è noto e risaputo che la parrucchiera è la persona che conosce tutto di tutti: con-fermi?

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“Io vorrei “demolire” questa falsa idea, smorzo sull’avvio qualsiasi tentativo di “inciucio”.La mia sete di conoscenza mi porta a chiedere alle clienti, ma anche a chiunque incontro nella mia vita, della loro vita, di cosa fanno e a mia volta racconto dei miei viaggi, della mia passione per il canto, della mia cultura...lo definirei uno scambio reciproco di conoscenze, di idee, di modi di pensare”.

Una curiosità: alle pareti del tuo salone vedo foto che ti ritraggo-no con grandi nomi della musica e della moda italiana, ci racconti quando e come li hai incontrati?“Sono incontri della mia vita da cantante. Eugenio Bennato, lo considero il mio padre artistico. Nel ‘97 ho preso parte alla realizzazione del suo CD “Musicanova mille e una notte fa”. In quell’occasione sono entrata a far parte del gruppo Musicanova. Nel ‘99 insieme abbia-mo inciso il secondo CD, “Taranta Power”. Ma ho lavorato anche con l’altro Bennato, Eduardo. Enzo Gra-gnaniello, invece, ha scritto per me due canzoni, una, “Meglio i raggi do’ sole” l’abbiamo dettata in ara-bo, per “Rosa napoletano”, un cd contro le violenze.

Infi ne quella foto con Armani…“Armani, si un’ incontro avvenuto in passerella. Per lui prima ho sfilato indossando uno dei suoi stupendi abiti, poi ho cantato”.

A questo punto credo di poter affermare di aver conosciuto Sa-brina, cantante e coiffeur.Un’ultima domanda prima di lasciarci: Sabrina si vede più parrucchiera o cantante, parruc-chiera che canta o cantante che pettina?“Nè l’una nè l’altra con esclusività, Sabrina è Sabrina per il suo essere doppio”.

E in fondo, un “doppio senso” alla vita di M’Barka Ben Taleb, lo ave-vano prescritto anche gli astri; è del segno zodiacale dei Gemelli, un se-gno tanto affascinante quanto non compiutamente definibile.

Mostre e appuntamentifolcloristici Al Filatoio di Caraglio, in provincia di Torino, dall’11 maggio al 14 settembre, una mostra racconta l’epopea del design italiano degli anni ‘60 e ‘70, ispirato dal fenomeno della Pop Art. Tra divani “Bocca” e poltrone guantone da baseball, va in scena il consumismo eccentrico.

A Saluzzo, in provincia di Cuneo, i mesi di maggio e giugno saranno dedicati a commissari, investigatori, poliziotti, detective e qualche criminale. Tutti rigorosamente di carta. Il Comune piemontese ospiterà il Festival dei Commissari di carta dal 9 maggio al 29 giugno, tra vignette, illustrazioni storiche, fiction televisive e radiofoniche, spettacoli teatrali e incontri con scrittori, musicisti e attori.

Appuntamento di impegno religioso e civile, invece, sabato 24 maggio quando è previsto il “Cammino di riconciliazione e pace” che partirà da Benevento per arrivare, come d’abitudine, nella cittadina di Pietrelcina.

Sempre sabato 24 e domenica 25 maggio, a Benevento approderà il XII raduno nazionale delle storiche Moto Guzzi mentre a Cusano Mutri nello stesso fine settimana è prevista la storica manifestazione della “Infi orata”.

Dal 30 maggio al 2 giugno, infine, a Faicchio si svolgerà la “Sagra della Lumaca”.

Gita fuori porta

Musica

labbra di Gufram

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Sport

Gianni Simonelli, il 55 enne allenato-re di Saviano (NA) che ha condotto il Benevento in C1 con 3 giornate di anticipo rispetto alla fine del cam-pionato, non sarà riconfermato a dispetto di logica, numeri e risulta-ti ottenuti. Lo abbiamo incontrato poco prima che fosse ufficializzato il suo addio. Gianni Simonelli è stato il condottiero scelto due volte dai fra-telli Vigorito per guidare il Beneven-to: nell’autunno 2006 in sostituzione di Pileggi per dare anima, fiducia e schemi ad una squadra intorpidita nelle gambe e nel cervello; nell’esta-te 2007, per proseguire e rilanciare l’assalto alla C1 mancata per un soffio nella finale play-off con il Po-tenza.

Personaggio mai banale, cultural-mente superiore alla media dei suoi colleghi, rappresenta uno degli alle-natori in attività con maggiore espe-rienza e permanenza nei campionati di serie C, con puntate prestigiose

anche su panchine importanti della serie cadetta.

Mister Simonelli, perché la chia-mano il Professore di Saviano? Credo che sia dovuto al fatto che sono laureato in Lettere Classiche. Non ricordo esattamente chi sia stato il primo a chiamarmi in questo modo, forse un giornalista.

In altre piazze, dopo la delusione dello scorso anno, vi sarebbe sta-ta una rivoluzione.A Benevento non è stato così; l’al-lenatore e gran parte dei giocatori sono stati confermati e il cosid-detto “gruppo” ha rappresentato anche quest’anno un punto di for-za del Benevento. E’ così ?Sì, è così. Dopo la partita col Poten-za, tuttavia, è servito tanto coraggio in primis da parte dei fratelli Vigorito, ma anche da parte di tutti quelli che sono rimasti, per continuare l’avven-tura.

I play-off hanno rappresentato per lungo tempo una ferita non ancora totalmente assorbita ed abbiamo corso il rischio che qualsiasi difficol-tà nel campionato in corso potesse andare a riaprirla.Per fortuna, le cose sono andate bene ed ora ci godiamo il traguardo appena raggiunto della serie C1.

Il terreno di gioco del S.Colomba è stato una delle poche note do-lenti di questa stagione trionfale: quanto ha inciso in negativo sulle prestazioni del Benevento ?Parecchio. La nostra è una squa-dra abile nel gioco in spazi stretti; avversari che si chiudono e ci pres-sano, come spesso è avvenuto al S.Colomba, sono sicuramente av-vantaggiati dal terreno di gioco che non consente un buon controllo del pallone.Capitolo tifosi. Ritengo che ci sia grossa stima nei confronti di mi-ster Simonelli da parte dei tifosi,

Quattro chiacchiere con il Professore prima dell’addioL’allenatore del Benevento Calcio si racconta

Modestino Roca

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anche alla luce dei risultati conse-guiti sulla panchina giallorosa.Ad ogni modo, quando le cose non vanno alla perfezione, c’è sempre qualcuno che rumoreggia. Com’è il suo rapporto con la tifoseria be-neventana ? Sono cose ahimè normali e, dopo tanti anni di carriera, ci sono abi-tuato. E’ovvio che dà un po’ fasti-dio sentire urlare sempre quelle 2-3 persone della tribuna, le cui voci mi sono ormai note, che dopo soli 10’ mi chiedono di cambiare tutti. Aldi-là dei punti di vista diversi, la verità è che le valutazioni di un allenatore sono il frutto dell’impegno costante e del lavoro quotidiano svolto con il gruppo dei giocatori e talvolta pos-sono sfuggire alla percezione di chi è all’esterno.Sono cose che fanno parte del gio-co…….

Lei ha allenato in numerose piaz-ze, alcune anche molto prestigio-se (es: Ascoli, Pisa, Catania, Pe-scara, Taranto…..). Quale tifoseria somiglia di più a quella gialloros-sa ?Direi che le tifoserie si assomigliano tutte…..

Una caratteristica positiva di un’altra tifoseria che vorrebbe portare a Benevento ?A me è sempre

piaciuto tanto il tipo di parteci-pazione, sempre

m o l t o

positivo ed equilibrato, anche nella critica, della tifoseria di

Ascoli. Per numerosità e spettacolo sugli spalti ricordo sempre con affet-to la Curva Sud del Taranto; quando scendevamo in campo con quella curva a sostenerci, io e i ragazzi eravamo realmente certi di vincere la partita…

Meglio il calcio romantico degli anni 70-80 senza miliardi e con “Tutto il Calcio Minuto X Minuto” o il calcio-business di oggi delle pay-tv e della Champions League preferita ai campionati nazionali ?

Da professionista, egoisticamen-te, direi che è meglio il calcio

moderno perché ci pa- gano di più………. premesso questo, sarebbe bello tor-nare ai vecchi tempi……..una via di mezzo, come sempre accade, sa-rebbe la soluzione ideale !

Per quale squadra tifa Mister Si-monelli ?Non ho mai tifato per una squadra in particolare, mi è sempre piaciuto vedere il calcio ben giocato.Mi sono avvicinato per un periodo all’Inter solo perché vi giocava il mio giocatore preferito, Mariolino Corso, famoso per le sue punizioni a “foglia morta”.

Qual è il giocatore più forte alle-nato da mister Simonelli ?Non riesco a fare un nome su tutti.

Mi vengono dei nomi, prevalente-mente di attaccanti, tutti molto forti ed approdati in categorie superiori, che avevano comunque caratteristi-che molto diverse tra di loro: Riga-nò, Zampagna, Varricchio, Calaiò….

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(M.R.)Ritorna con un anno di ritardo, forse due, ma quando arriva nessuno la rimprovera più di tanto per l’attesa e tutti sono pronti a festeggiarla e a vivere con lei un futuro promettente: è la C1, che si riaffaccia a Beneven-to dopo essere traumaticamente sfuggita ai supporter giallorossi in quella calda e drammatica (dal punto di vista sportivo, ovviamente) estate del 2005, in cui l’incubo del fallimento societario si materializzò, ponendo fine al ciclo di illusioni e delusioni generato dal presidente dell’allora Sporting Club Benevento, Pino Spatola.

Oggi possiamo dirlo: il Benevento la sua grande rivincita l’ha cercata, l’ha voluta e l’ha ottenuta.La doppia delusione patita nello scorso campionato, col mancato sorpasso al Sorrento prima e la bef-farda conclusione dei play-off con il Potenza poi, è stata ampiamente superata da una stagione con tanti alti e pochi bassi, iniziata sotto i migliori auspici già la scorsa estate con l’avvento del dg Maglione e un calciomercato probabilmente senza precedenti per la piazza beneventa-na, abituata solitamente ad acquisti in economia o dell’ultim’ora e non ad aste dal lieto fine con società di serie superiore (su tutti il caso del bomber Gigi Castaldo).

Poi un girone di andata a ritmi vertiginosi caratterizzato da una serie iniziale di 7 vittorie, poche pause (raggruppate nel tour de force di partite a cavallo tra ottobre e novembre), la svolta tattica con il passaggio dal modulo 4-4-2 al

3-5-2 e un finale in crescendo con 37 punti all’attivo, “rovinati” però dalla presenza di un’outsider terri-bile, il Pescina Valle del Giovenco, prima squadra a togliere punti agli stregoni ma, soprattutto, unica squadra a reggerne il ritmo facendo addirittura meglio.L’incubo della neopromossa d’assalto, pronta a guastare la festa agli stregoni, come il Sorrento 2006-2007, è riaffiorato nei sonni dei tifosi e dei giocatori giallorossi, scatenando in quella fase anche qualche tensione e nervosismo di troppo, con alcuni tifosi giunti anche al punto di mettere in di-scussione la panchina di Simonelli e il presidente Vigorito che, nel do-popartita della vittoria pre-natalizia con la Vigor Lamezia, si lasciò an-dare ad uno sfogo contro le poche presenze sugli spalti a fronte degli elevati investimenti societari.

Paradossalmente, il trampolino di lancio verso la C1 è stato costru-ito proprio nei mesi di gennaio e febbraio, nel momento psicologi-camente più difficile, quello in cui il Benevento ha perso per tutto il resto della stagione, a causa di un incidente stradale, Gigi Castaldo, il giocatore più dotato dal punto di vista tecnico, insieme al compagno di reparto Clemente.Così, mentre la società chiudeva il mercato invernale con 3 colpi “pru-denziali” (Corapi, De Liguori, Bue-no), di fatto poco utilizzati nel pro-sieguo del campionato, la squadra rispondeva sul campo dimostrando di non averne bisogno e inanellava quelle 4 vittorie consecutive (tra le quali le due molto convincenti in

trasferta contro Cisco Roma e Real Marcianise) che le hanno consentito di affrontare un Pescina non più im-mune alle sconfitte (avendo perso 3 volte ad inizio anno) nel big-match del 24 febbraio dall’alto di 6 punti di vantaggio.

E’ bastato non fallire quella partita, vincendola 2-0 con le reti di Carloto e Polani e portandosi a +8, per ipo-tecare il campionato e, soprattutto, alimentare le speranze di evitare i play-off, così tanto temuti, per ovvi motivi “storici”, in casa giallorossa.Da allora, il campionato ha avuto un solo padrone: il Benevento, che lo ha amministrato con saggezza e tranquillità fino al trionfale pome-riggio del pareggio interno con la Vibonese del 13 aprile, permetten-dosi, grazie all’ampia rosa messa a disposizione di Simonelli, anche il lusso di raggiungere lo storico tra-guardo della prima finale di Coppa Italia, purtroppo compromessa nel-lo sfortunato e distratto pomeriggio di Bassano del Grappa.

La rivincita è stata ottenuta ed è di tutti: dei fratelli Vigorito, che hanno tenuto fede alla voglia di rilanciare e non mollare, dichiarata già pochi minuti dopo il gol-beffa del poten-tino Delgado nello spogliatoio del S.Colomba; dei tifosi, dei giocatori, e del direttore sportivo Maglione e, infine, di Simonelli, la cui mancata conferma ha colto tutti di sorpresa, in considerazione dell’eccezionale media-punti ottenuta in quasi 2 anni di permanenza giallorossa.

Scusate il ritardoSport

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Cinema

Vanessa Incontrata da conduttricecomica a pornostarimpegnataIn uscita “Aspettando il sole”, film di Ago Panini con Claudio Santamaria, Claudia Gerini, Raul Bova e Bebo StortiVanessa Incontrata, la soubrette spagnola nota al grande pubblico per la conduzione, al fianco di Claudio Bisio del varietà Zeling, sarà una delle interpreti del film 'Aspettando il sole' di Ago Panini. L’attrice spagnola vestirà i panni di una pornostar. Un bel cambiamento, non c’è che dire, rispetto alle barzellette snocciolate ad un ritmo incessante il venerdì sera in prima serata televisiva. Il film in questione in uscita nelle sale cinematografiche italiane in questo periodo, vedrà nel cast anche Claudio Santamaria, Claudia Gerini, Raul Bova e Bebo Storti. La pellicola è prodotta da LaCasa e Mikado, la trama è interamente ambientata negli anni ’80, in un logoro albergo di periferia, uno di quelli fuori mano e si svolge completamente in una notte. Si tratta di un noir che racconta di un intreccio di storie che si incontrano e scontrano tra le mura stinte del Bellevue hotel. Un albergo che dentro stanze separate da sottili pareti, descrive esistenze mai così diverse e al tempo stesso mai così attigue, corali, unite da voci di amore, odio, rabbia e passione.

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Snack bar Budapestdi Marco Lodoli e Silvia Bre – Einaudi

Tutto si svolge in un piccolo paese di mare, in una notte d'inverno. Un ragazzino visiona-rio che guida una stramba gang di teppisti si allea con un ex avvocato, da tempo radiato dall'ordine. E tutto accade in una sola, violentissima notte, in cui si mescolano sogni, illusioni e voltafaccia. Una notte in cui non si dorme. Il piccolo paese si prepara a far festa a Faffo il maratoneta, che sta per tornare dopo la vittoria in Portogallo. Lo aspetta Molecola, sedicenne con "la faccia brufolosa di chi prende ancora la paghetta del sabato" e il modo di fare di un boss. Lo aspetta anche l'avvocato, che in realtà da anni non va più in tribunale, ma piazza macchinette nelle sale-gioco e poi va a ritirare i soldi a fine mese. Molecola sogna

di trasformare la sua anonima città in una nuova Las Vegas: un firmamento elettrico di insegne, tra sale-gioco, discoteche, hotel a dieci stelle, cinema, go-kart, teatri e soprattutto casinò. Per realizzare il suo progetto, vuole al suo fianco l'avvocato: "Non sa che storia possiamo inventarci insieme".

La moto di Scanderbegdi Carmine Abate – Mondadori

Giovanni Alessi è un uomo in perenne fuga. Fugge dalla sua famiglia, dal paese dove è nato e cresciuto, dai fantasmi del suo passato, dalla sua lingua, dal ricordo del padre che morì a trentacinque anni cadendo in un burrone per vincere una scommessa. Giovanni, che si è rifugiato in Germania per raggiungere Claudia, lavora dapprima come posapietre con uno zio, poi inizia a collaborare alla radio insieme alla sua ragazza. E in Germania torna con la memoria a ripensare la sua storia e la storia di suo padre, leader delle rivolte contadine nell'Italia del dopo-guerra, nel quale rivive la leggenda del grande condottiero Scanderbeg, mitico eroe dell'indipendenza albanese, ascoltata da bambino.

Turismo di Dhaliwal Nirpal S. – Guanda

Il romanzo di Nirpal Dhaliwal che ha scosso la Gran Bretagna: un ritratto politicamente scorretto di una so-cietà inglese alla ricerca di una realizzazione interiore, ancora lontana.Bhupinder Singh Johal usa dire di se: "Sono solo un

turista. Mi limito a guardare il paesaggio", o almeno questa è la definizione della sua vita londinese, del suo tentativo di uscire dagli squallidi sobborghi di Southall per entrare nell'alta società dell'era Blair. Immigrato di seconda generazione, Bhupinder detto "Puppy", non ancora trentenne, si lascia alle spalle il tradizionalismo sikh della famiglia di origine, con i suoi valori irrigi-diti e i suoi matrimoni combinati, per immergersi nel variegato mosaico di una Londra in fibrillazione, con una disinvoltura che sfiora spesso il cinismo e l'indifferenza. Terrorizzato dalla mediocrità, quasi indifeso nei sentimenti, Bhupinder non riesce a esprimersi se non tramite il filtro di un linguaggio crudo e di una sessualità esibita.

Libri

Snack bar Budapestdi Marco Lodoli e Silvia Bre – EinaudiSnack bar Budapestdi Marco Lodoli e Silvia Bre – EinaudiSnack bar BudapestTutto si svolge in un piccolo paese di mare, in una notte d'inverno. Un ragazzino visionario che guida una stramba gang di teppisti si allea con un ex avvocato, da tempo radiato dall'ordine. E tutto accade in una sola, violentissima notte, in cui si mescolano sogni, illusioni e voltafaccia. Una notte in cui non si dorme. Il piccolo paese si prFaffo il maratoneta, che sta per tornare dopo la vittoria in Portogallo. Lo aspetta Molecola, sedicenne con "la faccia brufolosa di chi prende ancora la paghetta del sabato" e il modo di fare di un boss. Lo aspetta anche l'avvocato, che in realtà da anni non va più in tribunale, ma piazza macchinette nelle sale-gioco e poi va a ritirare i soldi a fine mese. Molecola sogna

di trasformare la sua anonima città in una nuova Las Vegas: un firmamento elettrico di insegne, tra sale-gioco, discoteche, hotel a dieci stelle, cinema, go-kart, teatri e soprattutto casinò. Per rsuo fianco l'avvocato: "Non sa che storia possiamo inventarci insieme".

Snack bar Budapestdi Marco Lodoli e Silvia Bre – EinaudiSnack bar Budapestdi Marco Lodoli e Silvia Bre – EinaudiSnack bar BudapestTutto si svolge in un piccolo paese di mare, in una notte d'inverno. Un ragazzino visionario che guida una stramba gang di teppisti si allea con un ex avvocato, da tempo radiato dall'ordine. E tutto accade in una sola, violentissima notte, in cui si mescolano sogni, illusioni e voltafaccia. Una notte in cui non si dorme. Il piccolo paese si prFaffo il maratoneta, che sta per tornare dopo la vittoria in Portogallo. Lo aspetta Molecola, sedicenne con "la faccia brufolosa di chi prende ancora la paghetta del sabato" e il modo di fare di un boss. Lo aspetta anche l'avvocato, che in realtà da anni non va più in tribunale, ma piazza macchinette nelle sale-gioco e poi va a ritirare i soldi a fine mese. Molecola sogna

con la memoria a ripensare la sua storia e la storia di suo padre, leader delle rivolte contadine nell'Italia del dopo-

Turismo di Dhaliwal Nirpal S. – Guanda

Il romanzo di Nirpal Dhaliwal che ha scosso la Gran Bretagna: un ritratto politicamente scorretto di una società inglese alla ricerca di una realizzazione interiore, ancora lontana.Bhupinder Singh Johal usa dire di se: "Sono solo un

turista. Mi limito a guardare il paesaggio", o almeno questa è la definizione della sua vita londinese, del suo tentativo di uscire dagli squallidi sobborghi di Southall per entrare nell'alta società dell'era Blair. Immigrato di seconda generazione, Bhupinder detto "Puppy", non ancora trentenne, si lascia alle

Turismo di Dhaliwal Nirpal S. – Guanda

Il romanzo di Nirpal Dhaliwal che ha scosso la Gran Bretagna: un ritratto politicamente scorretto di una società inglese alla ricerca di una realizzazione interiore, ancora lontana.Bhupinder Singh Johal usa dire di se: "Sono solo un

turista. Mi limito a guardare il paesaggio", o almeno questa è la definizione

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Preparazione:Preparare il filetto di pomodoro: soffrigere nell’olio e nell’aglio trito i pomodorini schiacciati e poi aggiungere i pomodori pelati e salare; cuocere a fuoco, alquanto vivo, per pochi minuti.Preparare il pesto: pestare i pinoli, il basilico (prima lavato e asciugato con un canovaccio) e pochissimo aglio, aggiungere il sale, 1 cucchiaio di parmigiano grattugiato, l’olio e continuare a pestare fino ad ottenere un composto ben amalgamato. Scaldare la lasagna in acqua salata con un goccio d’olio; passarla in acqua fredda; stenderla su un canovaccio e lasciarla asciugare.

Preparazione finale:Sistemare in una pirofila da forno, dopo aver steso un po’ di filetto di pomodoro, la prima sfoglia; cospargere 1 cucchiaio del composto, 2 cucchiai di filetto, unire la ricotta a briciole e il parmigiano.Continuare alternando la sfoglia e composto e finendo col composto e parmigiano. Infornare a 180° per 20 minuti circa. Guarnire il piatto con foglioline di basilico e pomodorino ripieno di ricotta condito con olio.

LA RICETTA CONSIGLIATALasagna con basilico, ricotta e pomodorini

Ingredienti:

Sfoglia di lasagna 7 (cm 20 x 5)

Ricotta 300 g

Basilico fresco -

Olio extra vergine d’oliva 150 g

Parmigiano grattugiato 150 g

Pomodorini di Pachino 100 g

Pomodoro pelato 200 g

Aglio 1 spicchio

Sale q. b.

Ricetta per quattro persone

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Prova del cuoco

RistoranteLa Rete

Circondato dal verde delle piante subito a ridosso del cortiletto in pietra interno, è nascosto il ristorante La Rete, un piacevole ritrovo, posto a Ceppaloni, a pochi chilometri da Benevento, ideale per quanti sono in cer-ca di un luogo dove parlare, degustando un buon vino, scelto tra i tanti presenti nella affollata carta dei vini. A differenza di quanto possa suggerire il nome, alla Rete è possibile trovare sia specialità di pesce che piatti ispira-ti alla tradizione culinaria sannita perfezionati grazie ad una esperienza trentennale nel campo della ristorazione. La Rete nasce infatti nel 1978 da un idea di Vincenzo e Gerarda. Adesso è Adriana lo chef, giovane brasiliana

che, oltre a mostrare amore e dedizione per le tradizioni della sua nuova terra, ha dato un soffio di vanità alle ricette della suocera Gerarda. “Le nostre specialità – ammette Vincenzo, fondatore del ritrovo – sono sempli-cemente, le materie prime di assoluta qualità. Elencare i nomi dei nostri piatti ci sembra inopportuno in questo contesto. Preferiamo parlarne, casomai, davanti un buon bicchiere di vino, alla nostra tavo-la, avendo così anche modo di degustare ciò di cui si sta parlando. Può sembrare una provocazione o un invito…sono entrambe!”.

Beltiglio di Ceppaloni

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Per il programma completo della manifestazione visita il sito www.guzziclubbenevento.it

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La vignetta dell’ultima

Le radici della diatriba che scoppia tra il consigliere comu-nale di Forza Italia, Alessandro Consales e l’ex assessore di Rifondazione Comunista, Antonio Medici, vengono po-ste il 31 maggio 2007, quando a piazza Matteotti è prevista la cerimonia di apertura della manifestazione “Le Giornate dello Sport”. In questa occasione, alla presenza di molti ragazzi di vari istituti scolastici accorsi per aderire all’even-to, proprio mentre si dà avvio alle attività, don Nazzareno Tenga, parroco di Santa Sofia interrompe bruscamente la manifestazione, sospendendola, perché, a suo dire, distur-ba la celebrazione religiosa in atto. L’episodio innesca la protesta, di alcuni rappresentanti politici presenti in piaz-za Matteotti ed in particolare di Antonio Medici che bolla l’episodio come “l’ennesima interferenza di esponenti ec-clesiastici cittadini nelle espressioni della società e delle sue istituzioni”. Scopriti cielo! L’intervento l’ex assessore provoca, a sua volta, la netta presa di posizione del consi-gliere forzista, Alessandro Consales, che chiede al sindaco di estromettere dalla giunta il suo blasfemo assessore, reo di aver espresso “concetti inquietanti” sulla Chiesa bene-ventana. La polemica, lungi dall’inabissarsi sotto il peso delle tante problematiche che la comunità deve affrontare, è alimentata da continue richieste di approfondimenti sul-la supposta gravità delle dichiarazioni dell’ex assessore. Nasce così il “Caso Medici” che dopo oltre quattro mesi dai fatti che l’hanno innescato, approda effettivamente in Consiglio, una prima volta il 10 ottobre 2007 ma non viene discusso perché nel frattempo era venuto meno il nume-ro legale. L’argomento viene dibattuto effettivamente nel Consiglio seguente, celebrato il 22 ottobre, ma l’assenza dell’ex assessore Medici, che aveva lasciato una lettera letta in Consiglio dal presidente Giovanni Izzo, indispettisce il suo accusatore Consales che minaccia di abbandonare la seduta e che otto giorni dopo torna a chiedere pubblica-mente un nuovo e “apposito” Consiglio comunale perché le spiegazioni e le assicurazioni lasciate per iscritto dall’ex assessore non sono bastate, anzi aggraverebbero la sua posizione. Medici si dice sorpreso della nuova richiesta. Il 10 dicembre il “Caso Medici” torna, ancora, ad essere dibattuto in Consiglio, questa volta Medici è presente. Il consigliere Consales, insieme a tutta la minoranza consiliare propongono le sue dimissioni che vengono messe ai voti e respinte dall’assemblea civica. Caso chiuso?

Il “Caso Medici”

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