Agosto/Settembre 2003 -...

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Periodico di ricerche e di temi turistici, culturali, politici e sportivi Dir. responsabile Raffaele Castagna Anno XXIV N. 3/4 Agosto/Settembre 2003 Euro 2,00 Pagine di Autore Testimonianze epigrafiche Rassegna Mostre - Rassegna Libri

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Periodico di ricerche e di temi turistici, culturali, politici e sportiviDir. responsabile Raffaele Castagna

Anno XXIVN. 3/4

Agosto/Settembre 2003

Euro 2,00

Pagine di Autore Testimonianze epigrafiche

Rassegna Mostre - Rassegna Libri

Le opinioni espresse dagli autori non impe-gnano la rivista - La collaborazione ospitata sintende offerta gratuitamente - Manoscritti, fotografie e disegni (anche se non pubblica-ti), libri e giornali non si restituiscono - La Direzione ha facolt di condensare, secondo le esigenze di impaginazione e di spazio e senza alterarne la sostanza, gli scritti a di-sposizione. Per eventuali recensioni inviare i volumi.

Periodico di ricerche e di temi turistici, culturali, politici e sportivi

Editore e direttore responsabile Raffaele Castagna

La Rassegna dIschia Via IV novembre 25 - 80076 Lacco Ameno (NA) Registrazione Tribunale di Napoli al n. 2907 del 16.2.1980Iscritto al Registro degli Operatori di Comunicazionecon n. 8661.Stampa Tipolito Epomeo - Forio

www.larassegnadischia.itE-mail: [email protected]

Anno XXIV- N. 3/4 - Agosto/Settembre 2003 - Euro 2,00

5 Unestate a Ischia tanti anni fa....

7 La perla del Tirreno

9 Ischia die Barocke

10 Ischia barocca 15 Ischia e Lipari Due isole accomunate dalla storia 19 Alfonso dAvalos

21 Rassegna Premi 23 Testimonianze epigrafiche I rilievi votivi con dedica ad Apollo e alle Ninfe Nitrodi

38 Personaggi ischitani

39 Capeiatt e il francese

41 Arnaldo Pomodoro alla Torre Guevara di Ischia

44 Salvatore Basile alla Galleria Eloart di Forio

46 Liselotte Wahl al Parco Termale Castiglione

50 Aniellantonio Mascolo / centenario della nascita

54 Alvim: atmosfere ubertose

55 Rassegna Libri

La Rassegna dIschia

La Rassegna dIschia 3-4/03 3

M O T I V I Raffaele CastagnaOggi non si fa altro che parla-

re di immagine da lanciare nel mondo attraverso i vari canali di comunicazione, ed allora fa tanto chic sentire un nome, una cita-zione pronunciati in televisione o riportati sui giornali; di con-seguenza si attribuiscono lodi e riconoscenza a coloro che o vo-lutamente o per circostanze for-tuite sono stati autori di quei ri-ferimenti. Se poi ci passa davanti agli occhi anche qualche scorcio panoramico, il compiacimento aumenta in proporzione. Il fatto in s veramente ed effettivamen-te risulta positivo in tutti i sensi, ma si presenta riduttivo quando si considerano altre situazioni complementari e forse essenzia-li che concorrono a determinare la qualit di una stazione turisti-ca, ma prima ancora la vivibilit generale di un paese. Ci riferia-mo alla evidente constatazione che spesso ci si cura troppo ed esclusivamente per un aspetto di facciata e poco per cercare di mi-gliorare i servizi con i quali dob-biamo convivere giorno per gior-no. Le perplessit sorgono allora, quando si affaccia prepotente linterrogativo se per valorizza-re sempre pi il nostro turismo, invertendo le preferenze di inter-vento, non valga maggiormente avere la percezione e sentir dire che i frequentatori dellisola si distaccano da questa terra felici di avervi trascorso giorni sereni e tranquilli in un soggiorno ac-cogliente e logisticamente soddi-sfacente. Pi che di propaganda pura e semplice, a volte ricono-sciuta non rispondente al vero, qui si tratta di realt vissuta e quindi con grandi riflessi positivi per il futuro.

Or non cosa difficile rendersi conto che lisola dIschia, soprat-tutto nei mesi di piena estate,

deve far fronte a numerosi pro-blemi legati anche alla enorme crescita che ha subito negli anni, senza un adeguato riscontro nei servizi generali, cos come al fatto che la loro soluzione viene sempre rimandata nel tempo. Tale crescita in effetti non ha mai avuto un indirizzo preciso e volu-to, sicch si vuole tutto circoscri-vere in questo piccolo territorio. Eppure molte volte certe carat-teristiche si trovano in contrasto tra loro.

***Lesigenza che maggiormente

si avverte sembra che sia quella di assicurare un controllo co-stante sul territorio, di giorno e di notte, al centro come in periferia, per assicurare che tutti rispettino certe norme, per evitare atti di vandalismo e far s che le strade non diventino un deposito di ri-fiuti, per il mancato rispetto de-gli orari, piste da corsa nelle ore notturne. I Comuni potrebbero cominciare ad utilizzare in tal senso quei fondi che spesso sono rivolti a favorire manifestazioni varie nelle piazze o comunque al-tre iniziative che coinvolgono un ristretto numero di persone. Sol-tanto cos pu essere garantita la continuit di una funzione turi-stica che costituisce sempre pi la principale risorsa economica dellisola. Daltra parte lavorare ed impegnarsi per una adeguata vivibilit sul territorio un do-vere che spetta anche ai cittadini tutti ed agli stessi frequentatori dellisola, in quanto ad esempio siamo convinti che, di fronte ad uno scarso senso civico, neppure il miglior servizio di raccolta dei rifiuti possa assicurare strade e centri urbani puliti.

***

Non bisogna dimenticare che, al di l del sole, del mare e delle spiagge, alla base della frequen-tazione dellisola dIschia c il fattore termale, il quale permette di prolungare enormemente, ben oltre i mesi di luglio e di agosto, il turismo locale con conseguenti possibilit di maggiore occupa-zione. Il che comporterebbe cre-are appunto le premesse per un sempre maggiore sviluppo con una immagine che si qualifichi soprattutto attraverso servizi ef-ficienti, garanzia di serenit e di tranquillit.

***

Mentre si portano avanti, con maggior convinzione rispetto al passato, il discorso e il proget-to per la creazione del comune unico sullisola dIschia, biso-gna constatare sempre pi che in effetti manca in tutti i sensi una vera mentalit unitaria. E ne sono conferma gli ultimi atti assunti da certe amministrazio-ni comunali nelladozione del-le combattute strisce blu, che distingue tra cittadini delluno e degli altri Comuni, senza con-siderare che in alcuni settori la dislocazione dei rispettivi servi-zi regolata su base territoriale unica, con prevalente inclinazio-ne verso Ischia, il maggior centro isolano. E non dovreebbe essere possibile ora stabilire differenti comportamenti tra gli isolani dei vari Comuni. Daltra parte que-sti atteggiamenti contribuisco-no insenso negativo sulla strada dellunificazione, anche perch si dovrebbe procedere per elimi-nare e non per riproporre quei tratti caratteriali che ci portano ad essere, prima cche isolano, fforiani, lcchesi...

4 La Rassegna dIschia 3-4/03

Il Centro di Ricerche Storiche dAmbraha festeggiato il 26 anno della sua fondazione.

Allinsegna della fratellanza e della tolleranza, beni fondamentali dellUmanit, il Centro di Ricerche Storiche dAmbra ha festeggiato il 26 anniversario della sua fon-dazione con un incontro culturale articolato in prevalenza su ricordi storici legati alle note attivit del Centro stesso, sempre orientate nello sforzo di rendere la cultura una com-ponente ordinaria e non straordinaria dellesistenza. Presso la Sede del Centro in Forio dIschia, le Poste Italiane hanno allestito per loccasione un ufficio postale mobile per un servizio di annullo filatelico figurato, recante la dicitura 80075 Forio (NA) 23.5.2003 - Centro di Ricerche Storiche dAmbra - 26 anniversario dalla fondazione. La presenza stata molto numerosa. Un ringraziamento particolare e grato stato rivolto dallavv. Nino dAmbra, coordinatore dellincontro, a tutti coloro che sono stati abituali frequentatori e/o protagonisti, in questi ultimi anni, delle serate e attivit culturali varie organizzate dal Centro, dando con la loro presenza, con il loro entusiasmo, con i loro interventi e con la loro competenza, una completezza culturale originale e mai di routine. Oltre allavv. dAmbra, che ha riassunto i risultati pi significativi di tanti anni di ricerche storiche, sono intervenuti con un proprio qualificato contributo il preside Nunzio Albarelli, i professori Pasquale Balestriere, Maria Masella, Tonia dAmbra e il dr. Nicolino Barbieri. intervenuto il gruppo musicale del prof. Carmine Pacera. Al pianoforte gli avvocati Alfredo Baggio e Gaetano Regine. Poich stata una serata dedicata principalmente agli anniversari, Nino dAmbra ha ricordato alcuni dei tragici fatti del 1943 e le bombe su Forio, laffondamento della nave Santa Lucia al largo di Ventotene il 27 luglio 1943 (76

morti, di cui cinque ischitani con Ettore Albanelli, padre del Preside), gli eroi del passato e di oggi a cominciare da San Vito che, giovanetto, affront la morte per non rinunziare ai suoi ideali, ai repubblicani del 1799 giustiziati con processo sommario, Giuseppe Pezzillo e Aniello dAmbra martiri del 1848, il 25 anniversario dellassassinio di Aldo Moro, la rivolta del ghetto di Varsavia soffocata nel sangue il 16 maggio 1943, ai giudici Giovanni Falcone e Borsellino con le rispettive scorte, al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa assassinato dalla mafia. Ai gentili ospiti stata offerta in dono una cartolina ripro-ducente il logo marmoreo del Centro con le date storiche pi significative del cammino della Libert meridionale. Come noto, il Centro stato fondato nel 1977 e da allora non esclude alcuna iniziativa culturale, purch non abbia scopo di lucro o mero interesse di parte. Uno dei fini principali quello di stimolare il gusto per la ricerca storica, per il reperimento e la interpretazione dei documenti e delle testimonianze del passato, nellorientamento prevalente del metodo storiografico dello studioso francese Fernand Braudel. Ricostruire momenti storici (e biografie) attraverso il ritrovamento in Italia e allestero, di documenti e testi-monianze contemporanei ad avvenimenti o a personaggi individuati. Le ricerche solitamente vengono pubblicate. Fino ad oggi il Centro ha infatti edito 12 volumi. Ha una biblioteca (Biblioteca 1799) di oltre diecimila volumi ed una collezione di documenti mirati di circa 8.000 unit (in fotoriproduzione per la quasi totalit), oltre ad una sezione periodici ed una videoteca.

Caterina Mazzella

Musica Ischia 2003Direttore artistico: Paolo Ponziano Ciardi

Museo Archeologico di Pithecusae

Gioved 4 settembre ore 21.00Marco Fornaciari violinoAdriano Sebastiani chitarraMusiche di Paganni

Gioved 11 settembre ore 21.00Duo pianistico Tufano-CiulloMusiche di Brahms, Dvorak, Poulenc

Gioved 18 settembre ore 21.00Selezione da La Vedova allegra di F. LeharPaola Francesca NataleBarbara Salles

Francesco GiannelliGianni Timpani vociSergio Gragnani narratoreSynthorchestra

Gioved 25 settembre ore 21.00The Bass Gang quartetto di contrabbassi

Gioved 2 ottobre ore 21.000Quintetto di fiati L. JanacekMusiche di Faur, Debussy, Bozza, Ibert

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La Rassegna dIschia 3-4/03 5

Pagine di autore

di Mario Stefanile

Unestate a Ischia tanti anni fa...

(Lettera da Ischia - anno I, n. 1/1957)

Tanti anni fa tanti che ormai le date pi non conta-no, il tempo una pianura che sallontana verso lul-timo orizzonte e laggi stanno i miei ricordi migliori, non so pi se sulla terra o gi in cielo tanti anni fa, dunque, mio padre marinaio mi bisbigli in un orec-chio, baciandomi fra nuca e collo, che ci saremmo im-barcati, che avremmo traversato il mare, per andare a Ischia.

Allora Ischia per me non fu che un nome, strano nome sibilante, come una frusta improvvisa snodata in aria dalla promessa di mio padre, un luogo certo mira-bolante e prodigioso come quelli di cui egli talvolta mi narrava, quando tornava in terraferma dalle sue Indie, (falle sue Americhe. Pensai certo ora non so pi bene, ma chi pu sapere che cosa nasce e che cosa muore nel-la mente di un bambino? che Ischia fosse un posto lontanissimo, al di l dellorizzonte, al di l del Vesuvio, oltre quella striscia di nebbia pi a7zurra che talvolta mia madre mi mostrava coi dito, sussurrando Sor-rento oppure Capri, un posto di l del Golfo, di l da Gibilterra, di l dalle Canarie...

Di quanto disse mio padre intorno a Ischia non ricor-do pi nulla, se la disegnasse in aria con le sue parole colorate o se la insinuasse dentro la mia fantasia con arcani riferimenti: so soltanto che a poco a poco Ischia fu uno scoglio sempre pi grande, quadrato e a picco nel mare, alto fino a toccare il grembo delle nuvole con la punta di una sua montagna, unIsola beata, dun-que, nata un giorno nelle acque pi azzurre cos come nascono le meduse e i coralli, i coralli che mio padre portava a rametti rossi e bianchi a mia madre da ogni viaggio in Oriente.

Era destate, lo ricordo dai miei vestitini di tela az-zurra, dalla larga paglia sul capo, dai merletti bianchi di mia madre sorridente sotto un suo ombrellino, dalla giacca di alpagas nera di mio padre che sventolava tal-

volta un fazzoletto di lino sul suo volto bruno. 1 colori erano i colori dellestate di tanti anni fa, unestate felice certamente se io potevo stare fra mio padre e mia ma-dre e con loro due ridere di sgomento percorrendo la breve asse che portava dal molo di Pozzuoli alla poppa di un bianco vaporetto.

Ormai la traversata sparita, resta soltanto a galla dellanima una sciarpa di fumo nero, il fischio lungo della sirena di bordo, il gioco del vento di mare nei ca-pelli di mia madre: e mia madre si lisciava i suoi fini capelli, guardava verso prua, l dove le gomene tese tremavano allaria come corde di uno strumento mu-sicale. Mio padre and a parlare nella cabina di co-mando col pilota del vaporetto, cominci a narrare a lui avventure di viaggi tropicali, del Golfo del Leone o del Golfo di Biscaglia quando sincattivano e fanno tre-mare i poveri marinai e il comandante del vaporetto gli rimbalzava altri racconti di perigliose traversate: io in mezzo a loro dite, il mento appoggiato sul bastin-gaggio, a sentire la brezza sulle labbra e i loro racconti pieni di onde e di scogli, di risacche e di burrasche,

Mettemmo piede a Ischia, accolti dal grido festoso dei venditori di limoni che venivano fin sotto lo scalan-drone di poppa a salutarci con la loro merce odorosa e acre, ma io noti avevo occhi che per la barchetta di un piccolo saraceno quasi nudo che se la stringeva al pet-to, correndo scalzo sulla pietra rovente, inseguito da una torma di suoi piccoli amici. Mia madre colse nei niei occhi la smania e a una botteguccia infestonata di reti e di cestini di vimini compr per me una barchetta bianca, con le due vele, la bandierina, la chiglia piom-bata e perfino il timone e io, come il piccolo saraceno, la strinsi al mio petto, felice.

Ischia era dunque questo: un desiderio subito appa-gato, una felicit di bambini, innocente e azzurra come era il cielo, come il fiocco del cavallo, come la tenda della carrozzella nella quale montammo per andare non so pi dove, se a Casamicciola o a Barano, se a Lac-co o al Castello o a Forio. S, era Forio mi pare, dove stava un amico di mio padre, marinaio anche lui, che ci attendeva nella sua casa bianca, con larco, la loggia con i gerani e i grappoli di sorbe, sul vocio quieto di una piazzetta minuscola.

Entrammo nellonibra dal sole che ci abbacinava, lombra era azzurra, di un azzurro violaceo come nei grappoli delle glicinie. Lamico di mio padre cominci a gridare, a ridere, ad allargare le braccia, a chianiarsi intorno la moglie e i figli e una vecchissima zia, vestita di nero e grassa e forse anche i vicini che sbucavano (la azzurre porte nel cortile, venivano a guardarci, tocca-vano i merletti di mia madre e il bavero del mio vesti-tino alla marinara.

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Pagine di autore

SantAngelo dallEpomeo

Ricordo ancora la grandissima stanza imbiancata di calcina, il pavimento di pietra viva, una stanza piena di finestre ad archi e un balcone che dava su una vasta terrazza in braccio al mare; ricordo una tavola lunga e piena di gente, io in fondo fra gli altri ragazzi che mi domandavano i segreti delle scuole napoletane, ai qua-li domandavo i segreti del mare di Ischia.

Dopo pranzo ci mandarono a giocare, cera an-che una bambina dalle trecce lunghe fermate da due fiocchetti rosa, gli occhi cos azzurri che non potevo guardarli: e mi teneva la mano, me la stringeva, sen-za parlare, subito compagna. Il pomeriggio era al suo culmine, con un frinire disperato di cicale nel fogliame dellorto, liti riverbero accecante dai muri. Il mare si sentiva vicino, pur senza scorgerlo, di l dagli alberi dagrumi. Qualcuno propose di entrare nel fresco della cantina, a giocare non so pi a che cosa e penetrammo nel buio (Itiasi gelato di quella cavit che sapriva sotto la casa, fra enormi botti e damigiane e mastelli e tavole. Cera un odore acuto, di vino in fermentazione: vino della passata stagione che fra poco avrebbe fatto luogo al mosto novello e qualcuno propose dassaggiare da una enorme bottiglia il vino bianco passito che a tavola

noti avevano voluto (fare a noi ragazzi. La bambina la-sci per un momento la mia mano, scapp fuori, torn di l a poco tenendo il grembiule alzato per le cocche e rigonfio (11 mille fichi secchi, fichi bianchi impolverati del loro stesso zucchero che depose sii] piano di una grossa botte.

Cominciammo a divorare i fichi secchi, a bere il vino bianco e dolce che aveva il sapore delluva passa, nar-randoci storie inverosimili, accoccolati in quel buio fresco mentre fuori il cortile era una grande macchia abbacinante di sole. Questa era dunque Ischia, dopo la felicit della barchetta, la scoperta di una liber-t, mangiare fichi secchi, bere vino Passito, ascoltare il rumore del inondo lontanissimo, le risate eli quelli che stavano sopra e noi bambini sciolti a unebbrezza che ormai cresceva, ci stordiva, ci buttava allaperto, a inseguirci, a correre lungo la spiaggia: e uno propose di farnavigare la mia barchetta, sal a prenderla senza che lo scorgessero, la varammo nel mare limpido e az-zurro, ubriachi di fichi secchi e di vino, ubriachi di sole e di libert la seguimmo mentre lentamente muoveva verso gli scogli.

La bambina dalle treccine aveva ripreso la mia mano, con lei entrai anche io nellacqua, dopo dessermi scal-zato, il mare imnse le mie gambe, le mie ginocchia, ormai nulla pi ci tratteneva, quel dolce vino passito muoveva farfalle nel nostro capo, seguivamo le farfalle che si mutavano in scroscianti risate e cos, tornati a riva, infagottati in costumi da bagno che uno and a prendere in una vicina capanna, cominciammo a fare il bagno, dimentichi della barchetta che veleggiava per suo conto lontano.

Fu forse mia madre, alla finestra, a scorgerla: perch ebbe un grido al quale altri seguirono e scoppi di voce severa e sulla spiaggia giunsero tutti corre per assistere a un naufragio, mio padre e il suo amico in testa, (la bravi marinai, seguiti dagli altri a braccia alzate. Ma non cera stato naufragio eravamo sani e vispi nellac-qua, bambini felici e indocili, anche se ubriachi di fichi e di vino passito e allora mio padre scroll le spalle, accese una sigaretta, lamico sedette su una pietra, noi uscimmo dallacqua mogi e bagnati come cani e furono le donne ad asciugarci con coperte e lenzuola.

Mia madre mi asciugava sempre pi teneramente, quasi mi carezzava, senza tuttavia mostrare davermi perdonato, ma io lo sapevo dallindugio delle sue dita fra i miei capelli e allora cominciai furiosamente a desi-derare dessere nato a Ischia o almeno di poterci vivere se Ischia era questo, anche un perdono discreto, senza umiliazione.

Lho saputo dopo, tanto tempo dopo, lo so adesso che Ischia appunto questo, una smania di desiderio che si appaga, una libert e un perdono.

Mario Stefanile

La Rassegna dIschia 3-4/03 7

(Lettera da Ischia - anno I, n. 1/1957)

La perla del Tirreno di Elena Canino

Pagine di autore

La casa tra la pineta e il mare offriva una pronta consolazione al mio corredo estivo. Era un corredo da forzato, scelto dalle autorit familiari secondo criteri di durata. Le ruvide tele di Procida mi si gonfiavano in-torno, i solidi sandali del calzaturificio di Varese, trafo-rati da un disegno a grattugia, mi adornavano il piede. Dimenticavo la delusione, la mattina stessa che mi sve-gliavo nel nuovo letto. In accappatoio correvo sulla ter-razza, camminando scalza sullasfalto bollente, mi pa-reva di camminare sui bei nomi sonori dei mesi estivi: agosto gonfio come unonda, settembre spiaggia lunga, dorata su cui distendersi. Laccappatoio, oltre ingoffar-mi, mi pesava addosso, munito da tanto di cappuccio, lungo alle caviglie e i maniconi fino al polso, ma io ne ero orgogliosa, odorava di biancheria nuova, di cloro.

Ischia in quegli anni era unisola ancora poco fre-quentata dalla folla estiva, le famiglie villeggianti si potevano contare sulle dita, nessun giornale ne faceva lelenco, eppure erano nomi da figurare in capo ad ogni lista. Cerano i ragazzi a sbandierarli, non era venuta la moda di ignorare i parenti e ognuno di essi alla provo-cazione presentava fieramente le proprie credenziali: Mio padre ammiraglio, il mio deputato, il mio Ec-cellenza.

LEccellenza era Nitti e sua era lunica cabina appog-giata agli scogli della Punta del Mulino, punto davvio ai grandi archi di spiaggia scintillante che accompa-gnavano il mare aperto fino al riparo del Porto. Nitti usava la cabina come studio oltre che come spogliato-io; si sedeva sul limitare e, tiratasi avanti la panca di legno, l sopra sbrigava la corrispondenza che verso le undici gli portava il postino Liberato. Luomo arrivava annunziandosi con un fischietto, camminando sugli ultimi ricami dellonda fino a che era possibile e poi affondando le grosse scarpe nella sabbia per arrivare da Sua Eccellenza. Quel suo fischietto ci dava allegria, eravamo in una et felice che dalla posta non si aspet-tava nulla, n ci peritavamo di spruzzare dacqua quel modesto Mercurio.

A mezzogiorno preciso, Nitti scendeva in mare come la palla di SantIgnazio a Roma nella stessa ora; il co-stume di maglia nera gli metteva in rilievo tutte le pro-

minenze. Grosso comera riusciva a sbaragliarci tutti, o forse noi ci prestavamo alla sconfitta per deferenza; donna Antonia si teneva lontana dalle battaglie acqua-tiche, aveva la specialit di nuotare come se cammi-nasse, mantenendosi a galla con piccole bracciate pla-cide, un gran pagliettone come una cuffia legato sotto il mento.

Il mare si stendeva davanti a noi offrendoci approdi facili, illusori, ma noi non lo capivamo e... ci aumen-tava la confidenza in esso, come se il Castello fosse uno scoglio da scalare e Vivara un comodo cuscino sullon-da.

Quando oggi vedo tutte le parafernalia che servo-no ai ragazzi per divertirsi a mare, ricordo come ci an-davamo noi, gi in costume, i sandali dentro un asciu-gamano ch laccappatoio non serviva pi quando la pelle si era abbastanza indurita al sole.

Maestosamente, a mezzogiorno passato, arrivava la... Marina. Precedeva la moglie dellammiraglio B. un marinaio in divisa candida, sul nastro del berretto in lettere doro cera scritto: Dante Alighieri. Quel riverito ma temuto nome vederlo militarizzato era una soddi-sfazione, la scuola appariva anche pi lontana, oltre le coste chiuse intorno come un anello di protezione. Il marinaio portava una sedia a sdraio, diceva ai ragazzi: La mamma venuta a sorvegliarvi. Ma anche se essi, e noi con loro, fossimo tutti annegati, lei certo avrebbe dovuto assistere impotente alla catastrofe: era vestita di tutto punto, uno spolverino di seta cruda con tante mantelline sovrapposte, alla postiglione, un largo cap-pello avvolto in veli, scarpe e calze grigie. Intorno a lei subito si faceva circolo, bella ed intelligente comera. Nitti in suo onore si paludava in un accappatoio, sem-brava un grosso frate, rapato e il viso rubicondo.

Stranieri ad Ischia ce ne arrivavano di rado, ma quei pochi eccentrici anche allora. Per una settimana la familiare Punta del Mulino vide arrivare sempre alla stessa ora, una donna bionda. Non aveva addosso che un costumino di lana celeste, ma portava sempre i guanti. Si sdraiava su uno scoglio, si scioglieva i lun-ghi capelli; in quel punto dove arrivava lombra della pineta lacqua era verde, con riflessi cangianti come le squame dei pesci. Non dava confidenza a nessuno, ma accettava i ricci del vecchio pescatore che passava tutta la mattina a snidarli di sotto gli scogli; egli apriva con un coltello i gusci spinosi, le porgeva il frutto carnoso e giallo in una specie di naturale scodellina e lei, sol-levandosi un poco sui gomiti, apriva la bocca, li sorbi-va con delizia. Con voce aspra di altro paese e suono ripeteva una parola, sempre la stessa, i capelli biondi nellatto scendevano a lambire lacqua, pareva una si-rena. Tutti la guardavano affascinati, Sua Eccellenza compreso, quella figura era come una spiegazione del paesaggio, lo riportava ad unorigine mitica. Nella pau-

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Pagine di autore

Cartaromana dal Castello

sa che interveniva nei discorsi dei grandi e nei nostri stessi giochi, si sentiva il frinire frenetico delle cicale, come la voce piena dellestate, dellozio, di un invito al sonno dopo il bagno.

I ragazzi cominciano a farsi grandi dicevano le mamme. Certo fu opera loro e non del ministro, se un giorno asciugandosi il viso sudato, con un fazzoletto bianco tra berretto e collo come uno della legione stra-niera, arriv sulla spiaggia il Commissario.

Quei capelli non sono mica naturali disse mia madre chera la pi puritana. Donna pi di mondo, la moglie dellammiraglio spieg che per farli cos biondi bisognava lavarli con il rosso duovo. Approfittai subito di quel suggerimento, ormai avevo quasi quindici anni, la vanit cominciava a spuntare timidamente ed ine-sperta. Mimpiastricciai le chiome e un gran dubbio mi venne al momento di risciacquarle: Se ora ci metto lacqua perdo tutto leffetto...

Era di pomeriggio, mia madre riposava ed io stavo sdraiata al sole sperando prima di sera di essere tut-ta dorata. Sulla terrazza circondata tutto intorno dal

giardino veniva lodore di certi gigli rosa che ad Ischia nascono anche sulla sabbia. Per le poche letture dan-nunziane che avevo, sapevo che si chiamavano Ama-rillis e dentro glinsetti vi morivano di dolcezza . Ma nemmeno il loro mortale profumo riusciva a vincere quello di frittata che si sprigionava dai miei capelli. Mentre con tanta pervicacia stavo covando la mia bel-lezza, di tra gli alberi mi appariva quella cos spontanea e riposata del tratto di mare che incorniciavano, dentro vi stava Vivara, con quellassalto continuo dellonda sui suoi fianchi, con il cielo di cristallo che vi si curvava sopra, solitaria misteriosa come la sirena che un po a tutti, a chi per una ragione a chi per unaltra, aveva mu-tato impercettibilmente la vita mattutina.

Solo il pomeriggio del sabato eravamo condotti in massa a prendere una ghiacciata di amarene da An-garella al Porto. Era un gran bicchiere di ghiaccio, triturato con gratta chepca debolmente colorato di roseo. La pagoda sullaltro lato del porto, con i suoi spioventi di legno sotto la cupola sfrangiata di un pino marittimo, metteva una nota esotica contro lorizzonte pallido come la seta; respiravamo avventura ed orien-te, sognavamo dimbarcarci per la Cina sul vaporetto della Cumana che approdava alla banchina.

Eccellenza dicevano le signore perch non fa ri-pristinare luso della banda su quellisolotto? Ma Sua Eccellenza reputava chesso era troppo stretto e il trombone , in uno sforzo, sarebbe caduto nellacqua.

Solo alla fine della stagione qualche famiglia isolana riusciva a penetrare nella nostra cerchia, cinvitavano a mangiar luva in quei loro vigneti che crescevano con le case, serrati tra alte mura, dove il sole non riesce a penetrare. Conoscevamo ragazze della nostra et, ma gi mature con i seni sviluppati su cui sempre appun-tavano, quando aspettavano visite, tralci di edera arti-sticamente intrecciati a gelsomini. Avevano carnagioni bianche e delicate, capelli tutti arricciolati.

In uno di quegli autunni scoppi un grande tempo-rale, acqua venendo gi a lava dal Montagnone fece sprofondare un tratto di strada verso la spiaggia dei pescatori e scorreva in quellimprovvisato letto come un fiume. Vi galleggiavano talponi morti, pietre e ce-spugli, non vi furono altri guai. Ma la notte fummo svegliati, noi primi di tutti nelle nostre villette sulla spiaggia, dagli urli eccitati duna sirena, ma questa vol-ta la sirena seria di una nave da guerra. Laveva messa a disposizione dellammiraglio B., Sua Eccellenza, per portare i primi soccorsi alla sua famiglia, alle nostre, alla popolazione intera. Sul giornale infatti quella mat-tina a grandi caratteri era comparsa la notizia: La Perla del Tirreno, sommersa...

Elena Canino

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Der runde Mond ging damals nicht anders auf als heute: ohne Glanz, vielmehr im stumpfen Rot einer geschlten Tomate, samten weich und unergrndlich, den Menschen und das Meer leidenschaftlich bewegend. Unter diesem Mond, der langsam in die Hhe steigt, er-bleicht und das Meer in einen silbertropfenden Schuppenleib verzaubert, hier auf diesem Kastell schrieb Vittoria Colonna ihre unvergeblichen und unvergnglichen Sonette. Der Held ihrer Strophen, die ihren Ruhm durch ganz Italien trugen, war Ferrante Francesco dAvalos, der Marchese von Pe-scara, aus dem Geschlechte spanischer Granden, die mehr als zweihundert Jahre Vizeknige von Neapel und der Insel waren. Hier auf diesem Kastell wur den sie beide in einer Hochzeit von unvorstellbarer Festlichkeit getraut, und der Marchese von Pescara wurde der ruhmreichste Held seines Jahrhunderts. Der Marchese von Pescara starb jung an den Wunden, die er in der Schlacht von Pavia gegen Franz I, von Frankreich empfangen hatte. Zehn Jahre trauerte Vittoria auf diesem Kastell, ehe sie, frstlich in Rom empfangen, die Freun-dschaft Michelangelos erwarb. Seine Sonette und Gedichte fr sie machten Vittoria Colonna unsterblich, und auf immer schwebt dieser Glanz ber dem Kastell und ber Ischia, das vorher schon Bernardo Tasso, Torquatos Vater, in einem Gedicht fr Vittoria verherrlicht hatte. Der Mond ist der gleiche geblieben. Der Blick auf den Vesuv und seine Wolkenkrone, der Epomeo, in den dieses ganze Eiland hinaufzustrmen, scheint, und dieser Trachyt-Felsen der eigens dafr geschaffen schien, das Kastell zu tragen, dies alles ist unverndert, nur nicht das Kastell, das ein Mittelpunkt war von Schnheit, Geist und Macht. Das Kastell ist heute nur noch Herberge fr Regen und Sturm, erbarmungslose Sonne, Unkraut und Melancholie, ein Grabmal der Vergnglichkeit. Auch die Kathedrale ist der Zerstrung preisgegeben; wenige Stuckreste, Blumenorna-mente, ein Engelskopf mit Flgeln trumen noch den Traum von einstiger barocker Schnheit. Das Barock kleid war ihr letztes. In dieser Kirche hatte man zweihundert Jahre zuvor, als sie fast noch Kinder waren, Italiens grsste Dichterin mit dem grssten Helden ihrer Zeit vermhlt. Erinne-rungssttten, die man hten sollte! Jetzt hortet man Trauben in den Ruinen, und Kinder stampfen sie aus und singen. Goldbraune Ziegen grasen hier und sehen dich sprachlos an mit grnem Blick. Frher, ehe die Agonie langsam begann, wohnten zweitausend Familien in dieser Stadt am Berg. Doch noch immer schaut man hinauf zu dem vieltrmigen Aragonesen-Schloss, zu dieser Fortifikation von Macht und Herrlichkeit mit Grten und Feigenbumen, wie auf eine mit

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di Lore Enderle-Mollier

Ischia barocca (In Ldecke Barbara: Glckliche Inseln, Stuttgart, 1958. Riportato in Ischia Oggi, Rassegna turistica, 1964)

Traduzione di Nicola Luongo

La luna rotonda non si muoveva allora diversamen-te da oggi: quasi adulatoria, senza splendore, anzi nel rosso opaco di un pomodoro sbucciato, morbido e mi-sterioso velluto, rendendo felici luomo e il mare.

Sotto questa luna, che lentamente si porta in alto, impallidisce e muta il mare in un corpo squamoso stil-lante argento, qui su questo Castello Vittoria Colonna scrisse i suoi Sonetti indimenticabili ed immortali. Le-roe dei suoi versi, che hanno diffuso la sua gloria attra-verso lItalia tutta, era Ferrante Francesco dAvalos, il Marchese di Pescara, della stirpe dei Grandi di Spagna, che furono per pi di 200 anni vicer di Napoli e delli-sola. Qui su questo Castello si unirono in matrimonio con grande festosit e il Marchese di Pescara divenne leroe pi famoso del suo secolo.

Il Marchese di Pescara mor in giovane et per le fe-rite riportate nella battaglia di Pavia contro Francesco I di Francia. Per dieci anni Vittoria rimasta chiusa nel suo dolore in questo Castello, prima di ottenere princi-pesca accoglienza a Roma e lamicizia di Michelangelo. I suoi sonetti e le sue poesie per loro hanno reso Vit-toria Colonna immortale e per sempre aleggia questo splendore sul Castello che Bernardo Tasso, padre di Torquato, aveva gi prima celebrato in una poesia per Vittoria.

La luna restata uguale. La vista sul Vesuvio e la sua corona di nuvole, lEpomeo, in cui tutta questa isola sembra venir su, e questa roccia trachitica che splen-de fatta proprio allo scopo di reggere il Castello, tutto rimasto immutato, ma non il Castello che fu centro di bellezza, di ingegno e di potere. Il Castello accoglie oggi soltanto pioggia e tempesta, sole rovente, erbac-cia, malinconia, un monumento delleffimero. Anche la Cattedrale lasciata allabbandono e alla rovina: pochi avanzi di stucchi, ornamenti floreali, una te-sta angelica con ali sognano ancora il sogno dellan-tica bellezza barocca. Quello barocco lultimo suo aspetto. In questa chiesa pi di 200 anni addietro si sposarono, quando erano ancora quasi ragazzi, la pi grande poetessa dItalia e il pi grande eroe del tempo. Luoghi di rimembranze che avrebbero dovuto essere protetti! Ora tra le rovine crescono le uve e i ragazzi le calpestano e cantano. Qui pascolano le bionde capre e ti guardano senza parole con i loro occhi verdi. Pri-ma che cominciasse la lenta agonia, duemila famiglie abitavano in questa Citt e su questo scoglio. Ancora e sempre si guarda in alto al turrito Maschio Aragone-

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Pagine di autoreEdelsteinen gezierte Krone zwischen Himmel und Meer. Mit einem ber zweihundert Meter langem Steindamm ist diese glanzvolle, wehmtigste aller Inseln, Kastell genannt, auf der die spanisch-aragonesischen Knige ihre Banner wehen liessen mit Ischia verbunden. Auf dieser Brcke flicken jetzt die Fischer ihre Netze, die sie zum Trocknen, ausgebreitet haben. Diese Zeilen, lieber Freund, seien allem vorausgestellt. Du wirst letzten Endes das Meer und den Strand ohne Begleitung finden und den Wein, das Essen und die Her-berge, doch nicht die Vergangenheit: du siehst nur, was du weisst. Und du sollst wissen, dass diese in der Erdgeschichte junge Insel, von deren vulkanischer Geburt, Untergang und Wiedergeburt die Menschen Zeugen waren, Liebling der Gtter und Genien geworden ist. Zeus kam hier des Weges, hatte rger mit einem Sohne Gas, dem Gigantem, erschlug iln und begrub den noch Zappelnden, noch Warmen unter Ischia. Circe war die Knigin dieser Insel, und als Odysseus schiffbrchig und der Hilfe bedrftig landete, pflegte sie ihn. Aeneas, der Sohn der Aphrodite und Ahnherr Roms, setzte seinen Fuss auf diese Insel, spter gefolgt von griechischen Siedlern, die seinerzeit noch nicht den Mut oder die Lust verfhrten, das italische Festland zu betreten. Die Gedanken Homers und Vergils trafen sich auf dieser Insel, die damals vielleicht Citarea hiess oder Enaria oder Pythekusa. So zahlreich wie die Liebhaber waren die Namen, mit denen man sie schmckte, ehe man sie Ischia nannte, was, aus dem Griechischen abgeleitet, soviel wie Insel der Fischer heissen mag. Nur hier lebt man wirklich, sagte Knig Ludwig I. von Bayern und etwas hnliches die berhmte Portrt-malerin der europischen Hfe, Madame Vige-Le Brun. Heute zieht Ischia die bekannten Maler Gilles, Purmann und Bargheer immer wieder und unwiderstehlich an. Auf diesem in der Entstellung und seiner Geschiclite bewegten Eiland scheint sich die menschliche Anima heftiger der Weltscheele zu vermhlen als anderwrts. In zwei Stunden fhrt man von Neapel aus - an ihrer Vor-botin, der zierlichen Insel Procida vruber - nach Ischia. So wirst da sie erleben: von Himmel und Meer dazu lichtblau umrahmt, vom Berge Epomeo gekrnt, von Weinbergen und Kastanienwldern lieblich berzogen, von Pinien berragt, von dunkelgrnen Hainen reich gezhert, in denen golden und rot die kleinen Monde der Orangen lngen, die Huser von weitem heiter und leicht, als seien sie Biskuit, hellblau, rosa, weiB und gelb, mit ihren vicien Bgen, Loggien und gerundeten Fernstern mehr ein zaubrisch-ssses Bild als Wirklichkeit; in der Nhe wie immer brckelude Mauer, verblichene Farbe, doch das erhht wahrscheinlich nur den Reiz. Dann der kleine, kreisrunde Hafen, ein Kratersee. Die Mole tastet sich einer Schnecke gleich mit leicht ge-strecktem Bagen vor ins Ungewisse. Du kannst gleich hier an Ort und Stelle bleiben, wenn du willst, manche sagen, Porto dIschia sei der schnste Platz. Grosse und kleine Alberghi zum Aussuchen, sauber und modern, du kannst dich in den terme comunali der Heilkrfte der beiden Quellen, der Fontana und Fornello, erfreuen. Zu beiden Seiten des Hafens erheben sich zwei Hgel, die alten Kraterrnder.

se, a questa fortificazione di potere e di grandezza con giardini e alberi di fico, come ad una corona ornata con pietre preziose tra cielo e mare. Il cosiddetto Castel-lo, splendido e il pi malinconico di tutte le isole, dal quale gli Staufer e i re ispano-aragonesi vollero issare i loro vessilli, legato ad Ischia con un ponte di pietra lungo quasi 200 metri. Su questo ponte i pescatori ora rattoppano le loro reti che hanno steso ad asciugare.

Queste righe, caro amico, ho voluto premettere.Tu troverai peraltro il mare e la spiaggia senza alcu-

na guida, come il vino, il ristorante, lalloggio, ma non il passato: tu vedi solo quello che conosci. E dovresti sapere che questa isola, geologicamente giovane, della cui nascita vulcanica, della cui fine e della cui rinascita gli uomini sono stati testimoni, divenne la prediletta dagli Dei e dai Geni: qui venne Zeus, era adirato con un figlio di Gea, il Gigante, lo uccise e lo seppell sotto Ischia, dove ancora si agita ed emana vapori. Circe era la regina di questisola e accolse Ulisse, quando vi fece naufragio e vi approd bisognoso di aiuto. Enea, figlio di Afrodite e antenato di Roma, si ferm in questisola e successivamente vennero coloni greci, i quali a quel tempo non avevano il coraggio o la voglia di penetrare allinterno del continente italico. Concordano i riferi-menti di Omero e di Virgilio sullisola, che forse una volta si chiam Citarea, Enaria o Pitecusa. Molteplici furono i nomi con cui la denominarono i suoi amanti, prima di chiamarsi Ischia, con origine dal greco, per quanto volle chiamarsi come lisola dei pesci. Solo qui si vive realmente, disse il re Ludwig I di Bavie-ra e qualcosa di simile scrisse la ritrattista dei cortili europei, Madame Vige-Le Brun. Oggi Ischia ospita frequentemente e piacevolmente i noti pittori Gilles, Purmann e Bargheer.

Su questa isola travagliata tra la sua trasformazione e la sua storia sembra che lanima delluomo si unisca allanima delluniverso in maniera pi intensa che al-trove.

In due ore si giunge da Napoli a Ischia, preannun-ciata gi quando si passa davanti alla graziosa isola di Procida. Cos puoi riconoscerla: il cielo e il mare la incorniciano dazzurro, il monte Epomeo la incorona, le vigne e i castagneti la rivestono, i pini la sovrasta-no, i boschi verde-scuri la adornano riccamente, in cui crescono i dorati e rossi globi delle arance, le case di lontano allegre e piccole, come se fossero un biscotto, azzurro-chiare, rosa, bianche e gialle, con i loro nume-rosi archi, le logge e le finestre arrotondate, unimma-gine pi di dolce magia che di realt; nelle vicinanze come sempre muri che si sfaldano, colori sbiaditi, ma forse ci ne aumenta il fascino. Poi il piccolo, circolare porto, di origine vulcanica.

Il molo come una lumaca dalle antenne tese sembra spingersi verso lincerto. Puoi ben restare in questo luogo, se vuoi, alcuni dicono che Porto dIschia il po-sto pi bello. Una scelta tra grandi e piccoli alberghi, confortevoli e moderni, tu puoi godere nelle terme co-

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Auf dem San Alessandro steht weiss und leuchtend ber hohen Felsen ein maurisches Schloss, mit Kuppel und Zin-nen weithin zu erkennen. An das steile Riff zu seinen Fssen schlgt das Meer. Maisfelder bewegen sich in der leichten Brise, und Tamarisken verstrmen ihren kaum wahrnehmba-ren Duft. Hier oben beginnt die Pineta, ein Wald edelgewa-chsener Pinien. Gegen Abend schweben ihre Kronen dunklen Traumbooten gleich vor dem verdmmernden Himmel. Die schwingende Zartheit und Schwerelosigkeit der frhen Lyrik Lamartines fand hier ihr Ebenbild. Von San Pietro aus, dem Hgel San Alessandro gegenber, sieht man das Kastell Vittoria Colonnas schner als von jedem anderen Platz, als wre es allein fr diesen Ausblick hingesetzt. Dunkelblau sind die grossen Blten der Winden, die die rosa Kirche von San Pietro berwuchern. Angesichts des Kastells denke ich mit heftiger Sehnsucht an das glhende SantAngelo im Sden, das mit seiner Torre, seinem wie ein Wehrturm ins Meer gesetzten Berg so sehr and das Kastell erinnert. Mit einer der zierlichen Carrozzelle, die, von federgeschmckten Pferden gezogen, leichtfssig durch die Strassen rollen, kann man es auf einer Fahrt um die halbe Insel erreichen. Rechter Hand die jh abfallende Kste, linker Hand die aufsteigenden Weinberge, und dazwischen liegen immer wieder Orte, die zum Verweilen locken: Casamicciola mit seinen Thermal - und Schlammbdern, den heissen Grot-ten und dem hbschen Strand, Lacco Ameno mit den stark radioaktiven Quellen und dem grossen Tuffelsen nahe der Badebucht, der wie ein Riesenpilz aus dem Wasser ragt und Fungo heisst. Den mit Reben berzogenen Monte di Vico lassen wir rechts zurck, ebenso das Tal San Montano; auf einer in den Fels geschlagenen Strasse erreichen wir Forio. Uberall ist der Duft des Meeres nahe, und immer wieder, wie mit weiten Armen ausgestreut, leuchtet Bougainvillea, die sich in dunklem Violett ppig ber die weissen Huser zieht. Serrara - Fontana am Sdabhang des Epomeo und Ba-rano, beide von der Kste etwas zurckgenommen, hher gelegen, htten wir noch vor uns, dann wren wir mit un-serer Carrozzella nach vier Stunden Fahrt wieder in Porto dIschia. Das letzte Stck in das kleine Fischerdorf SantAngelo geht man zu Fuss. Wie aus dem Boden gestampft, quirlen Knaben herbei in jeder Grsse, um einem alles Traghare abzunehmen und es nach alter Sitte auf dem Kopfe balan-cierend in den Ort zu bringen. Die Winzigkeit der Knaben und die Grsse der Gepckstcke stehen hufig in einem er-staunlichen Verhltnis. Der Wein der Insel schmeckt kstlich, doch der Weinbau auf schmalen Terrassen die Hgel hinauf ist mhsam; auch das reichste Meer hat noch keinen Fischer reicht gemacht - so sind alle froh, wenn sie an den Fremden etwas verdienen knnen, selbst die kleinstein Knaben. Hier im Sden, wo im hohen Sommer die Sonne er-barmungslos herunterbrennt, wo die steile Kste ber das freie Meer hinaus den Blick nach Afrika gewendet hlt, erscheint die Natur am strksten und am reinsten.

munali della cura di due sorgenti, Fontana e Fornello. Ad entrambi i lati del porto si innalzano due colline, gli antichi margini del cratere. A SantAlessandro si vede bianco e splendente su alte rocce un palazzo moresco, riconoscibile di lontano dalla cupola e dalla merlatura. Ai suoi piedi il mare batte contro gli scogli. Qui inizia la Pineta, un bosco di pini nobilmente cresciuti. Verso sera le loro corone pendono sopra le scure barche pro-prio sotto il cielo che imbruna.

La tenerezza vibrante e la leggerezza della prima li-rica di Lamartine trovarono qui la loro immagine. Da San Pietro, di fronte alla collina di SantAlessandro, si vede il Castello di Vittoria Colonna, luogo pi bello di qualsiasi altro, come se fosse stato posto l soltanto per questa visione.

Blu scuri sono i grossi fiori del convolvolo che rico-prono la chiesa rosa di San Pietro.

A fronte del Castello penso con nostalgia appassio-nata allincandescente S. Angelo del Sud, che con la sua Torre, la sua collina posta come una vedetta nel mare, tanto ricorda il Castello. Con una delle graziose Carroz-zelle, che, tirate da cavalli ornati di piuma, a passo leg-gero si muovono attraverso le strade, vi si pu arrivare in un viaggio intorno a mezza isola.

A destra le coste si elevano ripide, a sinistra sin-nalzano le vigne e in mezzo si trovano sempre ancora luoghi che ti allettano a sostare: Casamicciola con le sue acque termali e i bagni di fango, le calde grotte e la meravigliosa spiaggia; Lacco Ameno con le fonti molto radioattive e il grosso masso tufaceo presso la baia, che si erge come un gigantesco fungo dallacqua e perci viene chiamato il Fungo.

Lasciamo sulla destra Monte di Vico rivestito di viti, come la valle di San Montano; per una strada aperta nella roccia raggiungiamo Forio. Dappertutto si sente lodore del mare vicino, e ancora, come estesa con lar-ghe braccia, brilla la buganvillea, che si trova rigogliosa in violetto scuro sulle bianche case.

Avremmo ancora davanti a noi Serrara Fontana sul pendio meridionale dellEpomeo e Barano, entram-be situate lontano dalla costa, in alto, e poi saremmo con la nostra carrozzella dopo quattro ore di viaggio di nuovo a Porto dIschia.

Si percorre a piedi lultimo tratto di SantAngelo, piccolo paese di pescatori. Come sbucati dal nulla, ragazzi di ogni statura ci girano attorno per afferrare tutto quanto sia possibile e trasportarlo a destinazio-ne, tenendolo sulla testa in equilibrio secondo lantico costume. La piccolezza dei ragazzi e la grandezza dei bagagli sono spesso in un sorprendente rapporto. Il vino dellisola ottimo, ma la viticultura sugli stretti terrazzamenti collinari faticosa; anche il mare pi ricco non ha reso ricco finora alcun pescatore, cos tut-ti sono contenti quando possono guadagnare qualcosa con i forestieri, anche i ragazzini.

Qui a Sud dove in piena estate il sole brucia sen-

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Cavascura

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Die flachen Huser steigen kreuz und quer die felsige Anhhe empor. Wie der Trachytfels, das Kastell, vor Ponte dIschia, steht hier die Torre vor SantAngelo. Ein schmaler Sanddamm bindet sie an an die Insel, rechts und links das Meer mit seinen wechselnden Farben; oft ist es grn wie ein Katzenauge. Links der neu entstandene Damm schtzt bei Wellen und Sturm die Boote am Strand, das kleine Schiff im Hafen. In einer halben Stunde ist man um die felsige und grot-tenreiche Sdkste herum in Ponte dIschia. Von SantAngelo durch Klippen getrennt, dehnt sich gegen Osten unter der Steilkste bis schier ins Unermessli-che der breite Strand, die spiaggia dei Maronti. Am frhen Morgen ist er verlassen und unberhrt, und das Licht rie-selt herab, gleissend und in berwltigender Flle. Trotz der frhen Stunde ist der Strand warm, er ist warm von innen heraus, vor allem hier in dieser ersten Bucht, wo die schwefligen Rauchfhnchen aus dem Boden steigen. Es gibt immer wieder Menschen, die sich an dieser Stelle ein Ei im Sande kochen. Die Temperatur des heilkrftigen Sandes, die Fumarolen, die warmen oder heissen Quellen unter Wasser, auf die man tritt, wenn man am Meerstrand spazierengeht, dies alles sind Zeichen, dass das feuerspe-iende Herz dieser Erde noch nicht erkltet ist. Langsam beginnt der Strand sich zu bevlkern. Immer fter begegnet man Mnnern und Frauen, die sich von bagnini im Sand begraben lassen. Nur der Kopf blickt,

za piet, dove la ripida costa sul libero mare tiene lo sguardo rivolto verso lAfrica, la natura si manifesta in tutta la sua forza e la sua purezza. Le case piatte si arrampicano in lungo e in largo sulle alture pietrose. Come lo scoglio trachitico, il Castello, davanti a Ischia Ponte, qui la Torre si erge davanti a SantAngelo. Una striscia di sabbia la lega allisola, a destra e a sinistra il mare coi suoi colori cangianti; spesso esso verde come locchio di un gatto. A sinistra largine da poco innalzato protegge dalle onde e dalle tempeste le bar-che sulla spiaggia, la piccola nave nel porto. In mezzora girando attorno alla costa meridionale piena di scogli e di grotte si a Ischia Ponte.

Separata da SantAngelo da scogli lampia spiaggia dei Maronti, si estende a dismisura a Est sotto la costa scoscesa. Di prima mattina essa abbandonata e de-serta e la luce cade gi abbagliante e con unintensit senza pari. Nonostante la buonora, la spiaggia calda, emana calore, soprattutto qui in questa prima insena-tura, dove esalano dal suolo i vapori solforosi.

C sempre gente che in questo posto cuoce nella sab-bia un uovo. La temperatura della sabbia terapeutica, le fumarole, le sorgenti calde o bollenti sotto lacqua, dovunque si vada durante una passeggiata in riva al mare, tutto ci segno che il cuore infuocato di questa terra non si ancora raffreddato.

Lentamente la spiaggia ricomincia a popolarsi. Sem-

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auf einem Kissen von Sand gebettet, aus dem Hgelgrab heraus. Man sei hinterher wie neugeboren, sagte eine der Eingegrabenen, matt lchend, denn sie schwitzte sehr unter dem Gewicht des warmen Sandes. Man muss allerdings mit seinem Arzt sprechen, ehe man sich diesen belebenden und bei arthritischen und rheumaschen Leiden heilsamen Kuren unterzieht. Vor allem aber soll man das, wenn man weiter stlich in die wilde Schlucht der Cava scura hinaufsteigt und dort in einer der Felswannen ein Thermalbad nimmt. De Felskabinen werden von der Bademeisterin, der dicken Angelina, mrrisch und genial mit einem Leintuch vor neugierigen Blicken geschtzt. Mit fnfundsechzig, achtun-dsechzig Grad entstrmen die Thermalquellen dem Boden, ehe sie in den Leitungen aufgefangen werden. Sie sind seit langer Zeit sehr beliebt, ihre Heilkraft erkannten schon die Rmer; sie machen sogar fruchtbar, sagt man ihnen nach. Manche Strandgnger verschreiben sich ganz und gar der Sonne und dem Meer, und sie kehren diesem fast afrikani-schen Lichtgetmmel erst den Rcken, wenn es Abend wird. In zwei drei kleinen Ristoranti kann man en plein air, luftig und schattig, einen kleinen Imbiss und Getrnke aller Art zu sich nehmen. Frisch gefangene Fische in der Grsse von Heringen werden von einem Knaben geschuppt und ausge-nommen. Hin und wieder schreiten Frauen und Mdchen mit der stolzen Haltung von Rmerinnen am Strand entlang, einen grossen Korb auf dem Kopfe balancierend. Uva? rufen sie und sehen dich aus abgrundtiefen Augen fragend an. Die Trauben sind billig und von grosser Ssse. Auch der Wein, den man auf Ischia trinkt, der einfache Landwein. Epomeo genNant, trocken und sss, ist billig. Es gehrt zu den unvergesslichen Stunden, bei einem Glas Moscato unter dem Gipfel der Torre zu sitzen, auf eben jenem ganz in Grn gehlten Felsen, mit dem SantAngelo krftig und khn mitten ins Meer hineinstsst. Man sieht die Sonne wie einen roten Luftballon am azurnen Himmel schweben und dann schnell und entschieden im Ozean Versinken. Hinter sich lsst sie den flammenden Horizont. Das ist die Stunde, in der die Farben dieser Insel wie eine Rose blhen. Die Steilkste leuchtet. Alles ist noch gelber, noch blauer, noch roter, noch wilder und angefllt von Leben. Die Fledermu-se beginnen ihre abendlichen Kapriolen, und die Zikaden singen schrill. Man versteht in einer solchen Stunde nichts besser als die Gengsamkeit all dieser Menschen hier, die hilfsbereit und freundlich sind. Schliesslich trennt man sich von der Torre, um auf der Terrasse des Albergo eine bestellte frische Languste, von Schafs-oder Bffelkse gefolgt, zu einfachem Landwein zu verspeisen. Das Meer schlgt an die Klippen unter uns, die Lichter von Capri glnzen weit in der Ferne wie eine Per-lenkette. ber dem nachtschwarzen Meer steht der Himmel berwltigend und weit. Am Ende der Bucht schaukeln, vom Bauch der Finsternis noch nicht verschluckt, die Lampen der Fischerboote auf und ab. Irgendwo am Ende der Welt blinkt ein Leuchtturm, vielleicht der von Sorrento. Der Scirocco legt sich mit zrtlicher Gebrde um Hals und Arme und auf das Gemt, das dieser hohen Sommernacht weit geffnet ist.

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pre pi sincontrano uomini e donne vengono sepol-ti nella sabbia dai bagnini. Solo la testa appoggiata su un cuscino di rena, esce fuori dal tumulo sepolcrale. Dopo ci si sente come rinati, disse una delle sotterrate, sorridendo stancamente poich sudava molto sotto il peso della sabbia caldissima. Si deve comunque con-sultare il proprio medico prima di sottoporsi a queste cure energiche ed efficaci contro dolori artritici e reu-matici. Bisogna fare ci soprattutto se si sale a est nella selvaggia forra di Cavascura e si prende un bagno ter-male in una delle vasche di pietra. Le cabine vengono protette da sguardi indiscreti dalla bagnina, la grassa Angelina, in maniera scorbutica e geniale con un len-zuolo. Le sorgenti termali sgorgano dal suolo a 65/68 gradi, prima di essere convogliate nelle condutture. Dai tempi antichi esse sono molto amate; gi i Roma-ni riconoscevano la loro efficacia terapeutica; rendono persino fertili, si dice. Alcuni bagnanti si affidano com-pletamente al sole e al mare e voltano la schiena a que-sta esplosione di luce africana solo al tramonto.

In due/tre piccoli ristoranti si possono consumare en plein air, al fresco e allombra, un piccolo spuntino o bevande di ogni genere. Pesci grossi come aringhe da poco pescati vengono squamati e ripuliti da un ragaz-zo. Donne e ragazze vanno avanti e indietro con an-datura altera di romane lungo la spiaggia, tenendo in equilibrio sulla testa un grande canestro. Uva! grida-no e ti guardano con aria interrogativa con i loro occhi profondi. Luva molto dolce a basso costo. Anche il vino che si beve a Ischia, schietto vino locale, chiama-to Epomeo, secco e dolce, economico. Si trascorre unora indimenticabile quando ci si siede bevendo un moscato sotto la cima della Torre, su quello scoglio co-perto di verde con cui SantAngelo si staglia poderoso e ardito in mezzo al mare. Si vede il sole librarsi come un palloncino nel cielo azzurro ed affondare veloce e deciso nellOceano, scomparendo allorizzonte infuo-cato. Questa lora in cui i colori di questisola brillano come una rosa. La costa ripida splende. Tutto ancora pi giallo, ancora pi blu, ancora pi rosso, ancora pi selvaggio e pieno di vita. I pipistrelli iniziano le loro gi-ravolte serali e le cicale friniscono stridule. In una tale ora niente si capisce meglio della frugalit di questa gente disponibile e cortese.

Infine ci si allontana dalla Torre per degustare sulla terrazza dellalbergo unaragosta gi ordinata prima, seguita da mozzarella di pecora o di bufala, con un vino locale. Il mare picchia sugli scogli sotto di noi, le luci di Capri brillano in lontananza come una collana di perle. Sul mare nero come la notte si apre il cielo immenso e maestoso. Allestremit dellinsenatura ondeggiano, non ancora inghiottite dal ventre di tenebre, le lampa-re delle barche dei pescatori. Da qualche parte alla fine del mondo brilla un faro, forse quello di Sorrento. Lo scirocco sfiora con tenero tocco il collo, le braccia e lo spirito, schiuso del tutto a questa notte di piena estate.

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Mat hat, sagen manche, die Insel Ischia nicht gesehen, wem man den Epomeo nicht bestiegen hat. Man muss dazu kein Bergsteiger sein. Whrend bei Barano im Innern der Insel die Erde terra rossa heisst wegen ihres feuerroten Felsens, ist sie bei Serrara-Fontana malachitgrn. Hier von Fontana aus ist der Aufstieg am leichtesten, vor allem, wenn man die gleichen Schuhe wie die Eingeborenen trgt. Man begegnet Mnnern, die im Weingarten arbeiten, Mauleseln, beladen mit den Frchten des Landes - den sonnenroten, lnglichen Tomaten, frischen Feigen, blauen und grnen, den Melanzane, Zucchine und Peperoni. Der Weg verndert sich ununterbrochen, und immer wieder geben die tiefeingerissenen Schluchten die Sicht auf das Meer berraschend und beglckend frei. Viele der Bergbezwinger reiten das letzte Stck zum Gipfel auf dem Maulesel, das gehrt fast schon zur Tradition. Die Mhe wird belohnt. Man sieht die Weite des Meeres und die Unendlichkeit des Himmels in einem berwltingenden Zusammenklang. Man sieht im Nordwestern die beiden Hal-binseln als einen grossen und gerahmten Vulkan, der bis hier herauf wie aus einem Guss erscheint. Man sieht im Western Forio, das so lieblich ist mit seinen malerischen Gassen, versponnen Hfen und seiner kachelgeschmckten Chiesa del Soccorso. Man sieht im Nordwesten die beiden Halbin-seln als einen grossen und kleinen Katzenkopf mit spitzen Ohren ins Meer hineinragen, der kleine mit dem Monte di Vico, der das denkwrdige Ereignis erster griechischer Besiedlung erleben durfte. Man sieht zwischen beiden weit ins Land stossend die Bucht von San Montano. Man sieht im

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Osten das Kastell der Vittoria Colonna als kleinen Fingerhut. Man sieht im Nordosten Proci-da heiter und zierlich wie ein Blumenbeet, man sieht das Festland mit seinem verwegen geschtungenen Cap Miseno, den grosszgigen Buchten, man sieht Neapel, wie in Perl-muttduft gebettet, endlich als letztes den Vesuv, das Haupt verhllt, streng, abweisend und grossartig. Himmel und Meer tragen die rote Bahn der Son-ne. Bald wird sie untergehen. In der Ferne zieht langsam wie im Traum ein schnes Schiff.

Spiaggia dei Maronti

Non si vista lisola dIschia, dicono alcuni, se non si sale sullEpomeo. A tale scopo non occorre essere un alpinista. Mentre a Barano, allinterno dellisola, la terra si chiama Terrarossa, a causa delle sue rocce rosso-fuoco, essa a Fontana verde malachite. Qui da Fontana la salita la pi facile, soprattutto se sindos-sano le stesse scarpe degli abitanti del luogo.

Sincontrano uomini che lavorano nelle vigne, muli carichi dei frutti del posto, i pomodori rossi, lunghi, fichi freschi, blu e verdi, le melanzane, le zucchine, i peperoni.

La strada cambia aspetto di continuo e i burroni pro-fondi offrono la vista sul mare sorprendentemente e fortunatamente libero. Molti degli scalatori sinerpica-no sui muli per lultimo tratto verso la vetta, cosa che fa parte gi della tradizione. La fatica viene ripagata. Si vede lampiezza del mare e limmensit del cielo in una maestosa consonanza. Si vedono a NordOvest le due penisole di un vulcano grande e incorniciato che appare fin quass come di getto. Si vede a Ovest Forio, cos ridente con le sue caratteristiche viuzze e i cortili bizzarri e la sua Chiesa del Soccorso rivestita di matto-nelle. Si vedono a Nordovest le due penisole come una testa di gatto grande e piccola sporgere nel mare con le orecchie appuntite, la piccola col Monte Vico, che visse per prima il memorabile evento del primo insediamen-to greco. A Est si vede il Castello di Vittoria Colonna come un piccolo ditale. A Nordest si vede Procida, se-rena e graziosa come unaiuola di fiori; si vede il con-

tinente con Capo Miseno arditamente arcuato, le insenature generose; si vede Napoli adagiata come in una madreperla; infine per ultimo il Vesu-vio, il capo coperto, seve-ro, scontroso e magnifico. Cielo e mare regalano la rossa orbita del sole. Tra poco tramonta. In lonta-nanza passa lenta come in sogno una bella nave.

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Ischia e Liparidue isole accomunate nella storia (*)

di Gina Algranati

(*) Comunicazione presentata al Centro Studi su lisola dIschia nelladunanza del 7 maggio 1954 e riportata in Ricerche Contributi e Memorie, atti relativi al periodo 1944-1979, a cura dellEnte Valorizzazione Isola dIschia, maggio 1971.

Il 14 gennaio del 1571 Filippo Il chiedeva da Ma-drid con sua lettera, diretta al duca dAlcal, notizie intorno alle ragioni per le quali lisola di Ischia era stata esentata dal pagamento di contributi e donati-vi e intorno alla vexata quaestio della proibizione di esportar vini dallisola per Roma.

La lettera riportata in un documento della Came-ra della Sommaria (1), un fascicolo di viva e partico-lare importanza per la storia dellisola nel secolo XVI.

Il sovrano, che poneva la sua firma, con la consueta formola Yo il rey voleva ora esser bene informato di este negocio. Chiedeva che si esaminassero i libri dei mastri portolani, quelli delle gabelle, i documenti delle Percettorie ed ogni altro atto amministrativo, nonch le numerazioni, da cui risultava diminuzio-ne di popolazione a causa di ratti, rapine, incendi ad opera dei corsari, voleva inoltre notizie intorno alle torri marittime di guardia, la cui spesa gravava sul dissestato bilancio dellisola.

Cinque anni buoni trascorsero prima che fosse spedita la relazione, firmata il 25 giugno del 1576 dal Presidente della Camera della Sommaria.

Essa contenuta nel fascicolo, che abbiamo citato, e che ci pone sottocchio le condizioni di vita delliso-la e dei suoi abitanti, nel XVI secolo, ci d elementi statistici sicuri ed importanti, tratti da libri e registri intorno alle propriet immobiliari, ai prodotti del la-voro agricolo, alle condizioni economiche degli inde-bitati casali isolani, alla grave sventura delle incur-sioni piratesche.

Dai libri dei ministri del tempo risultava come gi la Camera della Sommaria avesse il 26 marzo del 1544 dichiarato attraverso la consulta che per rispet-to ai privilegi di cui Ischia godeva, dovesse lisola essere considerata libera e franca da tutte le impo-sizioni ordinarie e straordinarie, ed altre consulte si erano dichiarate nello stesso senso, anche quella del 13 gennaio 1561.

Si possono a queste aggiungere, traendole dalla re-lazione, lesenzione del 1563, che le computava im-

munit dai donativi per cinque anni, cio dal 25 gen-naio 1563 al gennaio 1568, e, ultima, lesenzione dal donativo imposto nel 1568 e fino al 1574.

Si decise dunque di inviare in loco un ispettore e precisamente uno dei presidenti della regia Camera, il magnifico Antonio Stinca.

E prima ancora si fece il conto di quello che avrebbe lisola dovuto pagare al governo della Cattolica Ma-est in tasse e in donativi dallanno 1552 al 1574, se non fosse stata esentata. Da conti fatti sui registri dei Percettori della Provincia di Terra di Lavoro appare come lisola avrebbe dovuto versare a partire dal 1552 un totale di ducati 13803, tar 4, grana 1113.

Il governo viceregnale applicando probabilmente il nemine exempto deve esser riuscito a strappare allisola, sotto uno od altro nome, un contributo, che sottratto dal totale ridurrebbe il debito dIschia a du-cati 12672, tar 4 e grana 91/3 (3).

Perch lisola fosse stata esonerata non risulta chia-ramente documentato dai libri delle consulte, n si trova sotto la data del 26 marzo 1544 traccia di voto o discussione; e non resta testimonianza alcuna, sal-vo quella del Magnifico Francesco Alvarez de Ribera, che un tempo era Presidente della Camera della Som-maria, e che non sa che altro motivo potesse avere indotto la Camera a consultare in favore di detta citt de Ischia se non vedere che il privilegio dice ad istar liparensium, li quali liparoti non pagano donativi, et coss questi de Ischia che sono adeguati a quelli per privilegio doveriano ancor esser franchi.

Istar liparensium, dice il documento; o instar li-parensium. Ed ecco apparire sulla scena della storia questa isola, accomunata ad Ischia nei mali e nei pri-vilegi, nella nobilt e nella miseria. La nobilt fu esal-tata dalla leggenda e cantata dalla antica poesia; la miseria attestata dalle documentazioni ufficiali.

Ischia e Lipari (4); la natura le aveva gi fatte simili, facendole erompere ed emergere attraverso successi-ve eruzioni, disseminandole di crateri (possono en-trambe considerarsi dei crateri), coprendole di lave, di ceneri, di pomici, costruendole con basalti, tufi, ossidiane, irrorandole, fra le rocce tormentate con sorgive minerali e termominerali, note e cantate ad Ischia fin dallantichit, vantate, con le terme, a Lipa-ri da Diodoro Siculo.

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Ischia e Lipari due isole accomunate nella storia

Il mito vide sotto le cime dIschia la prigione del ti-tano Tifeo, spiegando coi fremiti di lui, col suo alito infocato i fenomeni vulcanici e in Lipari pose la fuci-na dEfesto e la sede di Eolo.

Il tratto di mare fra il golfo campano e la Trinacria salut molte vele di navigatori esperti e di migratori, che cercavano terre assolate, su cui piantare le loro sedi, o di mercanti attenti agli scambi o di avventu-rieri randagi.

E nelle due isole la natura fece simili in parte la-spetto e il clima dolce, fu avara di piogge e prodiga di venti, e di rugiade. Orn le rocce dagavi, di fichi dIndia, di capperi e permise allolivo e alla vite dal-lignare.

La posizione delle due isole , se non identica, si-mile; son esse come due sentinelle se non a difesa, a guardia della costa, esposte agli attacchi spesso im-provvisi, sempre disastrosi dei corsari. E le due isole vantano una lunga e costante fedelt alle dinastie, che con lItalia meridionale, se le son passate di mano in mano.

Ma non seguiremo le due terre attraverso la storia antica e medioevale, le guarderemo quali erano nel secolo XVI, ciascuna col suo castello, prevalentemen-te aragonese in Ischia, normanno a Lipari, coi loro cittadini intenti a lottare contro la miseria e un po rassegnati ad essa.

In fatto di disavventure i Liparoti facevano testo; tanto vero che gli isolani dIschia volendo conservare privilegi ed esenzioni sappigliavano a quelli concessi ai Liparoti.

La citt et insula dIschia non si stava dallaccresce-re con esposti e documenti le pratiche nellarchivio della Regia Camera della Sommaria.

Aveva gi dichiarato nel 1544 che, godendo di pri-vilegi, si considerava libera e franca da contributi e donativi. E la Regia Camera della Sommaria aveva ri-scontrato i privilegi concessi da Alfonso 1 dAragona, che aveva prediletto lisola, fortificato e reso dimora degna dun re il Castello e la costa isolana Aveva ri-conosciuto quelli dettati in civitate Yscle 27 aprelis 1433 confermati poi da Re Ferrante in Capua il 10 luglio del 1458.

Allo stesso Consalvo Ferrante di Cordova Gran Ca-pitano e Luogotenente Generale del Regno, gli isolani ricordarono nel 1503 i benefici goduti e a cui credeva-no di aver diritto chiedendo privilegi, gratie, fran-chitie, immunitate et liberate, quale haveno liparoti... (5).

Ne avevano o no goduto i Liparoti, nonostante la clausola nemine exempto?

Erano stati trattati franchi anche dai donativi? E perch non doveva Ischia godere dello stesso trat-tamento?

Sono tanto simili! Aggiungiamo noi fuorch nel temperamento; ch, nonostante le intrusioni di san-gue orientale, comuni ad entrambe, gli Ischitani si son dimostrati assai pi contemplativi degli attivi e tenaci Liparoti.

Non che non vi siano differenze fra le due isole; Li-pari meglio adatta alla coltivazione; oltre gli alberi fruttiferi vi alligna il cotone e bene si sfruttano i giaci-menti di zolfo, di pietre pomici, dallume, di nitro, di bitume, di cinabro; Ischia forse pi povera, per sua natura; non meno ridente e sognante.

In fatto di documentazioni, a parte le distruzioni belliche, prodotte negli archivi, Ischia non vanta una raccolta importante come il Libro dei privilegi della citt di Lipari; ove tra gli altri si legge quello del 2 settembre 1400, che esentava i Liparoti dal pagare qualunque dazio o diritto per tutto il regno di Napoli, quello di Giovanna Il che lo confermava il 15 genna-io del 1420 e che Alfonso dAragona rinnov da Na-poli un anno dopo, il 18 luglio del 1421 ammettendo anche, tre mesi dopo, i Liparoti a tutte le franchigie godute dai Messinesi, i quali erano i privilegiati per eccellenza nel Regno di Napoli.

Si continuano i privilegi, confermati, arricchiti, a distanza di pochi anni un dallaltro, anche quando, tolta alle dipendenze della Sicilia, lisola eolia pas-s nuovamente sotto la giurisdizione del Regno di Napoli; essi riguardano esenzioni da gabelle, tributi vari; riguardano diritti relativi a cause civili e pena-li ed alla stessa navigazione e nemmeno laccennata clausola nemini exempto stata applicata ai Liparoti, che non hanno pagato.

Ma il periodo nel quale i privilegi furono unaspra e inderogabile necessit, fu il secolo dodicesimo, in cui le due isole si trovarono a patire i danni delle scorre-rie piratesche.

Quando con la morte di Ferdinando il Cattolico, Carlo V nel 1516 ne eredit il trono e sinizi la guer-ra franco ispana, durata un ventennio, sulle due isole sorelle sabbatt il flagello terribile della pirateria, o meglio sintensific in modo veramente spaventoso, giacch esso sinser nel quadro della lotta tra Carlo V e Francesco 1, quando il re cristianissimo si alle con Solimano Il detto il magnifico, guerriero, legislatore e mecenate e di Kair ed din, il pirata dalla barba rossa, cristiano rinnegato e terrore del Mediterraneo, fon-datore dello stato dAlgeria, fece il suo ammiraglio, dopo avergli dato il titolo di pasci e averlo nominato emiro degli emiri.

Nel 1544 alla fine di giugno la flotta del Barbarossa attacc Lipari; Lipari era stata avvertita e si era pre-parata; non cedette, fu assediata. La lotta si conchiu-se con la quasi totale distruzione dellisola.

Dopo aver saccheggiata ed incendiata tutta la cit-

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t ed averla ridotta nella pi squallida desolazione, il corsaro si part da Lipari con un ingente bottino, e pi di ottomila prigionieri di ogni sesso ed et e lasciando la citt completamente spopolata. Il 14 luglio i corsari saccheggiarono Milazzo e si avvicinarono a Reggio, e precisamente a Catona, ove molti dei Cristiani che erano stati fatti prigionieri nelle varie incursioni di Barbarossa furono, specie ad opera dei Messinesi, ri-scattati, e fra questi molti Liparesi. Grave era la con-dizione dei prigionieri, i quali non convenientemente nutriti, venivano lasciati morire di fame, di stenti e poi gettati come funesto ingombro nel mare.

Limpresa di Barbarossa contro i Liparoti descrit-ta molto dettagliatamente in una cronaca del secolo XVI, che fu popolarissima negli antichi tempi, ma che oggi dimenticata.

Di essa ci parla Salomone Marino, nelle Spigolatu-re storiche siciliane, che egli and pubblicando e ne mette in evidenza il grande valore storico (7).

stata data alla stampa col titolo: La destruttione de Lipari. Per Barbarossa. La verit di parli sic) in cbe modo lo prisi, con lo ritorno di faro. Composta per Giovanni Andria Di Simon (detto lo Poeta). Con gra-tia, e privilegio. Stampata in Venezia et ristampata in Messina per Piero Brea 1594.

Il poeta, angosciato per la grande sventura provo-cata dal Barbarossa, chiude la sua cronaca imprecan-do al pirata.

PARTIU, CHI DIU LU POZZA PROFUNDARI!

Ogni sforzo fu compiuto per fare ritornare Lipari allantica importanza, e il Vicer di Napoli, don Pietro di Toledo, sotto la cui giurisdizione lisola trovavasi, a nome del re Carlo V, il 21 gennaio 1564 conferm a tutti coloro che fossero andati ad abitare in Lipari le grazie, i privilegi, le franchigie e le immunit con-cesse dai vari regnanti agli abitanti di Lipari. Queste agevolazioni spinsero molte genti della Sicilia e della Calabria a trasferirsi nellisola, di modo che essa pre-sto torn ad essere notevolmente popolata.

Per quel che riguarda Ischia diremo che quando il Presidente, il Magnifico Antonio Stinca, in obbedien-za agli ordini di Filippo Il e relative decisioni della Ca-mera della Sommaria si rec nellisola, prese visione dogni cosa minutamente et diligentemente , non solo, ma esamin particolarmente i libri degli esatto-ri delle gabelle ed altri; e pot constatare come gran parte delle case di detta citt fossero dishabitate et dirute, n si potevano riedificare per lestrema pover-t dei cittadini (8).

Daltra parte nellisola trov esservi aree coperte da pietre arse e boschi darboscelli inutilizzabili; in un casale detto Lacco trov scarsa popolazione, a cau-sa degli assalti dellarmata turchesca, che laveva di-strutto e bruciato.

Trov invece abitato il casale di Forio (de grande babitatione) chera loco aperto (e per molto espo-sto) e ivi pure vide case e magazzini bruciati e distrut-ti et modernamente fabricatone altre di nuovo.

Questo casale in parte ricco dalberi e frutti e viti che rendono vino e in parte petroso e si fa fatica a ri-durlo a coltura specie nella localit detta Pansa, dove sono ancora case distrutte e disfatte.

Ivi, alle falde dei monti, in terreni aridi, bianchi, a furia di zappe si seminano alcune poche victuaglie. Di fronte a Forio, sopra il borgo detto Celso c un promontorio lungo un miglio e largo mezzo miglio, coltivato a vigneti, dove se fa la magior parte de li vini de detta insula e tutti i territori di detto luogo son redditizi (al vescovo, ad altri beneficiati et mona-steri)... Et in lo sopradicto Casale de Forio se vedeno edificate sette torre de particolari citatini, ben munite darme, ne le quale se ponno salvare la gente de detto Casale, quando correria de Turchi.

Ora anche su questo capitolo il re Filippo vuole es-sere informato. E infatti nel secolo XVI mai la Regia Corte ha costruito torri nellisola (9).

Ci devessere accaduto circa un secolo pi tardi, se duna ci d notizia il Pasanisi, ma senza darcene n il luogo, n il nome, citando bens la fonte: Consultatio-num, S. vol. TV, pag. 11 e seg. (10).

Ho per sottocchio altro documento dellArchivio di Stato (11), che pone fra le torri da riparare in Terra di Lavoro quella della Cornacchia in Ischia, che deve essere stata costruita, se gi abbisogna di ripa-razioni, almeno un secolo prima. E che sia regia torre risulta infine da un elenco di torri in Terra di Lavoro.

Il nome della torre risponde al Capo Cornacchia, sulla costa foriana presso il Capo Caruso.

Ma possiamo aggiungere alla torre della Cornac-chia, unaltra regia torre: quella di S. Angiolo in Ischia (12).

Ritornando ora alle richieste di Filippo Il, la regia Camera, provveduta di tutta la documentazione, di cui abbiamo dato notizia, non pu che ripetere il voto del 1561; e cio ad instar liparentium a conferma dei privilegi goduti siano gli isolani esenti da impo-ste, non compresi per i donativi, dei quali non si fatta espressa menzione, etiam che li liparoti goda-no tal franchitia de donativi, poich prestatione che sponte se fa....

Lesenzione ben giustificata e documentata dalla impotentia e povert di detta universit.... la steri-lit del loco, li pochi frutti che percepeno con li quali non bastano substentarsi, il caro prezzio che delle cose del vitto (13).

Che se poi si ratizzasse parte del debito che lisola ha verso il governo, le somme raccolte in anni succes-sivi si potrebbero spendere in benefizio dei cittadini per la defensione della citt.

Infatti lingegner Benvenuto Tortelli, reputato tra i migliori fra quelli addetti alla progettazione, co-

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Ischia e Lipari due isole accomunate nella storia

struzione e riparazione di torri, mandato nellisola, ha fatto anche egli la sua relazione, assicurando che occorre restaurare parte delle mura e provvedere al Torrione; e per diroccare alcune case, per costrui-re terrapieni, con una spesa preventivata in ducati duecento vinti nove et tar uno.

Duna questione interessante fatta nei nostri do-cumenti cenno fugace; lisola sottostava alla proibi-zione di estrarre (esportare) vini per Roma; e ci do-veva nuocere evidentemente alleconomia locale. Ci spiace non poter seguire le vicende della proibizione e stabilire con sicurezza se fu tolta in seguito dal go-verno del vicer.

NOTE

I. Archivio di Stato di Napoli Sommaria. Consultationum, vol. 4 cc. 121 136. 2. Come chiede la lettera regia: se vea particolarmente lo que lo dicha Isla dove por razon delo cor-rido delos dechos donate vos hasta al dia de oy. E dettaglia-tamente si espone ... havemo calculato quello che importa et haveria possuto competere a detta Universit de Ycha per li donativi fatti a Sua Maest Cattolica per questo Regno dal anno 1552 per tutto lo presente anno 20 indicationis 1573 et 1574...

... per tutto lanno VIII indictionis 1550 et 1551, la rata de detta Universit andata ripartita a carrico del Regno a ri-spetto de Sua Maest, veri vero che detta Universit quando non sia francha rester debetrice ale Universitate del Regno, o a un peso ser de giustitia. Et ritrovamo che ascende ala summa de ducati tridicimilia ottocento et tretanquattro et grana Il 1/13 non compresi per li cinque anni per li quali fo concessa immunit de donativi per Sua Cattolica Maest e detta Universit per oportuno privilegio sub datum die 13 januarij 1563 et lictere de Sua Excellentia deli 18 de febraro 1564, computati dali 23 de Gennaro 1563 per tutto li 22 de Gennaro 1568, videlicct: del donativo deli docati 800 mila dal 3 de Augusto X indictionis 1552 insino al donativo del milione imposto neli anni VI et VlI indictionis per tutto li 22 de Gennaro 1563 docati 8640.2.0 1/4, et dal donativo del mi-lione et 200 mila docati imposti neli anni X et XI indictionis, calculando dali 23 de Gennari XI 1568 per tutto lo presen-te donativo imposto neli anni prime et s ecunde indictionis per tutto Augusto futuro 1574; altri docati 5163.2.11 1112 che gionti insieme fanno la summa de docati 13803.4.11 1/3, de quali per li conti deli Perceptori dela Provintia de Terra de Lavoro in quale situata detta Citt et Insula de Yscha ap-pare essernoli stati exacti ducati mille cento trenta uno et grana XI, videlicet, nel donativo deli docati 150 mila fatto in anno 14,15555 et 1556; ducati 131.10 nel donativo del milione exacto in doi anni, videlicct dal 30 de Augusto 14 indictionis 1556 per tutto lo 3 de Pasca prime 1558; altri docati novecen-tonovantanove, tar quattro e grana XII, che deducendo detti docati 1131. 2 dali sopradetti docati 13803 tar 4 e grana Il 1/3 resta che importera detto debito per D. 12672.4.9 1/3. Dela quale summa ne stato significato per questa Regia Camera le precettore de detta Provintia in ducati tremilia cinquecen-to ottantanove e grana VIIII 1/4, videlicet per lo donativo deli docati 800 mila in lo 30 de Augusto 14 D. 151.4 ; per lo dona-tivo deli docati 300 mila in anno XI 1552 et 1553 D. 425.3.13 per lo mancamento dele monete nel monte; del donativo de docati 300 mila in lanno XIII indictionis 1554 et 1555 do-cati 41.4.11 3/4; per lo supradetto donativo deli D. 150 mila ad complimento de D. 197.1.14 fra magior summa D, 66.1.4; per lo donativo predetto del milione exatto per tutto lo 30 de

Pasca prime ad complimento de D. 1484.0.19 per detti dui anni D. 484.1.7.; per lo donativo deli dui milioni in li anni XV et prime indictionis dela summa de docati 3916.2.4 che competeva a detta Universit D. 1958.1.2; et per lo donativo del milione et 200 mila ducati in li anni 4 et 5 indictionis dela summa de D. 1377.1.4. che competeva ut supra D. 460.4.12 .

3. Et sogionse che poi che si visto che neli parlamenti se dice nemini exempto par che la Camera babia ritornato a volere exigere da detta citt.

4. Dobbiamo al Senatore Leopoldo Zagami unopera di no-tevole importanza: Le isole Eolie nella storia e nella leggen-da, Messina, 1941, 2 edizione, 1950. Egli cita le note fonti: PIRRO, Sicilia Sacra; DORIA DANTONIO, Compendio delle cose occorse al mondo nel tempo dello imperatore Carlo V, Genova, 1571; LEVA (DE) GIUSEPPE Storta, documentata di Carlo V in correlazione allItalia, Venezia, 1863, ma soprat-tutto si vale di CAMPIS: Disegno storico ossiano le abbozza-te historie della nobile e fidelissima citt di Lipari, ms. 1694 Bib. Naz. di Palermo; e del Libro dei privilegi della citt di Lipari, che si conserva manoscritto nellArchivio municipale della citt stessa, e che stato pubblicato in opere varie.

5. Docum. citato.6. Dal Libro dei privilegi della citt di Lipari.7. Cfr. Archivio Storico Siciliano, N.S., anno XXI, fasc.

III IV, Palermo, 1897, pagg. 364 371.8. Doc. citato.9. Dopo linvio delling. Tortelli in Terra di Lavoro fu rico-

nosciuta la necessit di costruire quattro torri, ma di nessuna in Ischia si parla.

10. PASANISI 0., La costruzione delle torri marittime, ecc, in Studi in onore di Michelangelo Schipa, 1926, pag. 444 in nota.

11. Camera Sommaria, Consultationum, vol. 189, c. 120 125 lettera del 13 febbraio 1741 (torri da riparare in Terra di Lavoro).

12. Arch. Stato di Napoli. Sommaria, Diversi, 1^ numera-zione, vol. 104 che

d notizie relative alle torri marittime per gli anni 1776 1794 c. 150 151 (Terra di Lavoro, Pozzuoli ed Ischia).

Segnala: Torre di s. Angelo in Ischia, Torre della Cornacchia in Forio dIschia, aggiunge che altra del Casale del Lacco in Ischia , come una del Monte Miseno di Pozzuo-li, custodita da individui paesani.

18 Doc. cit.

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Il Castello dIschia, la sua storia, i suoi personaggi

Alfonso dAvalosdi Domenico Di Spigna

Nel bruno Castello dIschia nacque Alfonso dAva-los, marchese di Pescara e del Vasto, lanno 1502 da Innaco e Laura Sanseverino. Dopo pochi dalla sua venuta al mondo, rimase orfano del padre e nella pri-ma giovinezza, al pari di suo cugino Ferrante dAvalos (marito della poetessa Vittoria Colonna), evidenzi note dinclinazione per le armi e le azioni dinamiche. Era di virile bellezza e daspetto da uomo di potere, non evidenziando tendenze al gusto dellarte, ma gra-zie alla disponibilit della poetessa, oramai residente sulla rocca isolana dopo il matrimonio con Francesco Ferrante, avvenuto a fine dicembre 1509, fu tratto sul-la via della cultura e dellarte tanto da divenirne un mecenate ed allo stesso tempo autore di un poemetto, con reminiscenze autobiografiche (1), nonch di so-netti, in uno dei quali cos poetizza:

In mezzo a londe salse in fragil legnoun pescator vidio det novella,a cui il fior novo per la guancia bellatratto ancor non avea pur picciol segno.

Egli adoprava ogni sua forza e ingegnoPer gire in porto, e fuggir la procellaChe dietro lo seguia con questa e quellaOnda, mostrando ognor pi fiero sdegno.

Ecco i pesi chio tolsi, ti ritorno:la rete mia ti don, e non m grave:cos con umil voce al mar dicea.

Allor allor si f sereno il giorno,londe tranquille, e il vento aura soavee in braccio nel raccolse Galatea.

Ebbe in amicizia Ludovico Ariosto, poeta e autore dellimmortale Orlando Furioso, opera in cui a lui fa spesso riferimento:

Un cavaliero, a cui sar secondoOgnaltro, che sin qui sia stato al mondo

Veggio Prosper Colonna e di PescaraVeggio un Marchese e veggio dopo loroUn giovine del Vasto, che fan caraParer la bella Italia ai gigli doro:Veggio che entrar innanzi si preparaQuel terzo agli altri a guadagnar lalloro.

.Veggio tanto il valor, veggio la fedeTanta dAlfonso (ch il suo nome questo),Che il vigesimo anno ancora il sesto,LImperator lesercito gli crede,Il qual salvando, salvar non che il resto,Ma farsi tutto il mondo ubbidienteCon questo Capitan sar possente (2)

Protesse il noto dipintore Giovanni Francesco Pen-ni che seco trasse a Ischia e, secondo quanto scrive il Buonocore, gli commise parecchi dipinti per chiese di Napoli e la dimora sua dIschia. Per vario tempo si attribuita appunto al Penni una tavola presente nella Cattedrale isclana e ritraente S. Tommaso dAquino in adorazione dinanzi al Crocifisso. Poi gli studiosi hanno rivisto tale attribuzione. Giuseppe Alparone avanz il nome del pittore Silvestro Falanga (3).

Alfonso segu giovanissimo il gi famoso cugino, che lo precedeva in anni, durante le battaglie nel nord dellItalia, incoraggiato da Vittoria, ricca in ideali, che per loccasione gli apprest il corredo, vincendo le in-certezze e i giustificati timori che sorgevano nellam-bito della famiglia. Cresciuto negli anni e nellarte bel-lica, divenne sui campi di guerra il continuatore delle gesta del suo consanguineo. Tra gli eventi storici e mi-litari lo troviamo presente al sacco di Roma del 1527, ma anche prigioniero lanno appresso a Capo dOrso; si consacra poi vincitore storico della nota battaglia

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1) Esso fu stampato a Verona il 1542. O. Buonocore. Storia di uno Scoglio.2) LAriosto allude qui al comando degli eserciti italo-ispani con-ferito ad Alfonso dAvalos dallimperatore Carlo V nel 1532, per la spedizione contro Solimano.3) Cfr. Giuseppe Alparone - Maestro del S. Tommaso nel duomo dIschia: Pedro de Aponte, Simone da Firenze o Silvestro Falanga? In La Rassegna dIschia, anno VII n. 5/agosto 1986.4) Era costui un barbaro italiano che aveva abbracciato la fede musulmana e fu ammiraglio di Solimano.5) Magnifica espressione dellarte rinascimentale a Napoli, realiz-zata nel 1490 da Giuliano da Maiano, scultore e architetto.6) Come dal suo decreto De Annata Erigendi (M. D. X. L. I.) e Costituzioni del Dominio di Milano ( M. D. X. L. I.)7) Pronostico satirico, pag. 53.8) Fu battuto e fatto prigioniero nel 1528, sconfitto lanno dopo a Monopoli, fall la presa di Volterra e lassalto di Cortona.9) Gian Battista Castaldo servo fedele di F. F. dAvalos, fu da questi mandato ambasciatore a Carlo V per svelargli la congiura del Morone.10) L. Contile, Lettere, Pavia, Batoli, 1564. vol. I., pp. 69.11) Lettere allAretino vol. II, pag. 88-89.12) Giuseppina Sassi Figure e figuri del 500. Estratto dalla rivista storica. Anno XII Fasc. V- VI. Societ Editrice Dante Alighieri 1928.

di Tunisi, contro il pirata Ariadeno Barbarossa (4), il d 23 luglio 1535 in modo che pu trionfare, accanto allimperatore Carlo V, entrando a Napoli per la Porta Capuana (4) e riceverne il tripudio.

Lanno seguente, a nome della Spagna, fu gover-natore di Milano (5) sino alla sua dipartita da questo mondo avvenuta il trentuno marzo 1546, nel castello di Vigevano.

Il nostro degno rappresentante della casa dAvalos, venuta al seguito di Alfonso dAragona, alla conquista del regno di Napoli, si era unito in matrimonio con Maria dAragona, figlia naturale di re Ferdinando I, la quale, dopo la morte del marito, stabil la sua dimora sul Castello dIschia, tutta intenta alleducazione dei suoi cinque figli: Don Francesco Ferrante (marito di Isabella Gonzaga) che succedette al padre quale go-vernatore di Milano e dellisola dIschia; Don Cesare, che prese parte alla battaglia di Lepanto (1571) e fu cancelliere del regno; Donna Beatrice che spos il conte di Potenza; Donna Antonia che and in sposa a Francesco Trivulzio; Don Inaco secondogenito, che fu cardinale.

Viveva in quel periodo il letterato Pietro Aretino, cui tutto il Cinquecento sinchin iptonizzato dalla paura o dal fascino della sua penna satirica alla quale non pot sfuggire nemmeno Vittoria Colonna; causa di tanto la materna benevolenza di questultima per il giovane cugino di suo marito. Come altri personaggi dellepoca, Alfonso fu vittima di numerosi libelli da parte del toscano col quale stava in una simulata ami-cizia per reciproco interesse, perch lAretino poteva spargere del ridicolo sul Del Vasto effeminato e am-bizioso.

Usciva dalle stampe nel 1534 Pronostico satirico, feroce contro il dAvalos: Il Marchese del Vasto.. non mi vuol rendere 100 scudi che ho dato in Vine-gia per i suoi bisogni a quel venerabile et truffatore et ladro di Giorgio, olim suo favorito (6). E poi se Venere sforza a imbellettarsi il marchese del Vasto, che ne posso far io? Ed infine mette in cattiva luce i dissidi fra lui e Don Pedro di Toledo vicer a Napoli. Il Marchese chera uomo saggio, valoroso e ben educa-to, pi incline a procacciarsi fama che alla propria ge-nerosit, aveva pur paura di lui, specialmente quando per qualche insuccesso militare (7) poteva maggior-mente temere i libelli dellAretino, nella contingenza ancor pi pungenti.

Ma ecco che si viene ad un accordo, che ricuce la-micizia tra lo sfrontato libellista ed il pauroso mar-chese; perch alluno rendeva denaro per procurarsi lusso e amore, allaltro la lode della gente; il tutto per mezzo di Vittoria Colonna, intermediaria dallalto del-la sua gentile e affettuosa autorit. Non improbabile un incontro tra la poetessa, suo marito Ferrante e lA-retino, con pensione a questultimo, come si evince da una lettera datata 15 maggio 1534, del Castaldo (8) al poeta toscano che forse sollecitava a distanza di anni linvio della somma; non voglio lassar di dirvi che la

signora marchesa di Pescara attender quanto vha promesso. Tra le tante accuse, in pubblico e in priva-to, dovevano nelle intenzioni del delatore, screditare il marchese presso limperatore Carlo V, ma cos non fu perch questultimo pietoso verso il suo generale e timoroso dello stesso Aretino, cos scrisse al lettera-to: io voglio essere mezzano a rendervi amici. Ci fu daltra parte ancora una mediazione tramite il fedele segretario di Alfonso, Luca Contile (9) nel settembre 1545 per riappacificarli, esprimendosi in tali termini nella sua epistola: non vofferisco quel poco che pos-so appresso di S. Eccellenza, perch quei principi che non si muovono al bellissimo grido de la fama vostra, meno potr muovergli la qualit dun servidore loro (10).