Arte Fausto Melotti la poetica della...

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La Rassegna d’Ischia n. 3/2012 39 Oltre 200 opere tra terrecotte, maioliche, gessi, sculture in ferro e ottone, cera- miche, disegni e sculture in acciaio ordinate in una grande mostra al MADRE di Napoli dal 16 dicembre 2011 al 9 aprile del 2012 per una lettura approfon- dita e analitica della complessa figura di Melotti tra i più significativi protago- nisti del rinnovamento e dello sviluppo del linguaggio plastico e materico. La grande mostra antologica dedicata a Fausto Me- lotti, nato a Rovereto nel 1901 e morto a Milano nel 1986, curata da Germano Celant e organizzata in col- laborazione con l’Archivio Fausto Melotti, si sviluppa attraverso le sale chiare e suggestive del museo MA- DRE, ridisegnate da Alvaro Siza, in maniera cronologi- ca e pone in evidenza attraverso una selezione di oltre 200 opere tra terrecotte, maioliche e gessi, sculture a tecnica mista e in ferro, ceramiche e lavori in inox, di- segni e bozzetti, il percorso scultoreo di Melotti stretta- mente legato al mondo delle arti visive. Insieme ai suoi contemporanei Alexander Calder, Alberto Giacometti, Louise Bourgeois e Lucio Fontana, è riconosciuto, sia a livello nazionale che internazionale, nell’ambito della scultura moderna e contemporanea, tra i più significa- tivi protagonisti del rinnovamento e dello sviluppo del linguaggio plastico e materico. Melotti, sin dagli inizi degli anni trenta, si è affermato come uno dei talenti artistici più rilevanti del XXI secolo perché è riuscito a coniugare la tradizione classica con gli interessi per le avanguardie europee, la conoscenza scientifica con una speciale sensibilità musicale, il talento scultoreo con quello di ceramista, la raffinata abilità letteraria e creatività poetica con la ricercatezza del disegnatore. Nel 1901 Rovereto fa parte dell’Impero austro-ungari- co. Nella città natale Fausto Melotti frequenta la Scuola Reale Elisabettina, una sorta di istituto superiore ad in- dirizzo di arti applicate. Quando scoppia la prima guerra mondiale si trasferisce a Firenze, dove porta a termine gli studi liceali e può osservare da vicino le opere degli artisti del rinascimento fiorentino quali Giotto, Simone Martini, Botticelli, Donatello e Michelangelo ed entra in contatto con numerosi artisti e letterati d’avanguar- dia. Il cugino Carlo Belli, pittore italiano, aderente all’A- strattismo, ma anche teorico e critico d’arte, giornalista, scrittore e musicologo che lo raggiunse tempo dopo, Arte Fausto Melotti la poetica della forma di Carmine Negro Fausto Melotti - Ifigenia 1978 Fausto Melotti - Senza titolo 1955

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La Rassegna d’Ischia n. 3/2012 39

Oltre 200 opere tra terrecotte, maioliche, gessi, sculture in ferro e ottone, cera-miche, disegni e sculture in acciaio ordinate in una grande mostra al MADRE di Napoli dal 16 dicembre 2011 al 9 aprile del 2012 per una lettura approfon-dita e analitica della complessa figura di Melotti tra i più significativi protago-nisti del rinnovamento e dello sviluppo del linguaggio plastico e materico.

La grande mostra antologica dedicata a Fausto Me-lotti, nato a Rovereto nel 1901 e morto a Milano nel 1986, curata da Germano Celant e organizzata in col-laborazione con l’Archivio Fausto Melotti, si sviluppa attraverso le sale chiare e suggestive del museo MA-DRE, ridisegnate da Alvaro Siza, in maniera cronologi-ca e pone in evidenza attraverso una selezione di oltre 200 opere tra terrecotte, maioliche e gessi, sculture a tecnica mista e in ferro, ceramiche e lavori in inox, di-segni e bozzetti, il percorso scultoreo di Melotti stretta-mente legato al mondo delle arti visive. Insieme ai suoi contemporanei Alexander Calder, Alberto Giacometti, Louise Bourgeois e Lucio Fontana, è riconosciuto, sia a livello nazionale che internazionale, nell’ambito della scultura moderna e contemporanea, tra i più significa-tivi protagonisti del rinnovamento e dello sviluppo del linguaggio plastico e materico. Melotti, sin dagli inizi degli anni trenta, si è affermato come uno dei talenti artistici più rilevanti del XXI secolo perché è riuscito a coniugare la tradizione classica con gli interessi per le avanguardie europee, la conoscenza scientifica con una speciale sensibilità musicale, il talento scultoreo con quello di ceramista, la raffinata abilità letteraria e creatività poetica con la ricercatezza del disegnatore. Nel 1901 Rovereto fa parte dell’Impero austro-ungari-co. Nella città natale Fausto Melotti frequenta la Scuola Reale Elisabettina, una sorta di istituto superiore ad in-dirizzo di arti applicate. Quando scoppia la prima guerra mondiale si trasferisce a Firenze, dove porta a termine gli studi liceali e può osservare da vicino le opere degli artisti del rinascimento fiorentino quali Giotto, Simone Martini, Botticelli, Donatello e Michelangelo ed entra in contatto con numerosi artisti e letterati d’avanguar-dia. Il cugino Carlo Belli, pittore italiano, aderente all’A-strattismo, ma anche teorico e critico d’arte, giornalista, scrittore e musicologo che lo raggiunse tempo dopo,

Arte

Fausto Melottila poetica della forma

di Carmine Negro

Fausto Melotti - Ifigenia 1978

Fausto Melotti - Senza titolo 1955

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ricorda che lo trovò molto maturato dall’esperienza fiorentina trasmettendogli lo spirito di quella città. Un giorno al Museo del Bargello egli riuscì a fargli com-prendere il San Giorgio di Donatello: «Vedi che silenzio circola intorno ad essa’. Rimasi folgorato. Accepivo il concetto di silenzio come potenza nella scultura». E successivamente quando ricorda quel periodo, Carlo ri-tiene che per loro adolescenti quello fu «un soggiorno formativo ... asse fondamentale attorno al quale si met-teranno in rotazione le nostre prime acquisizioni umani-stiche». Il biennio trascorso a Pisa, un’altra città toscana, per-mette al giovane Melotti di assimilare lo spirito delle notevoli opere architettoniche, delle sculture romaniche e gotiche di Nicola e Giovanni Pisano e i corredi pre-ziosi del Medioevo (capitelli e rilievi, mosaici e smalti, tessuti e avori). Il mondo iconografico e stilistico acqui-

Fausto Melotti - Senza titolo 1958

Fausto Melotti - Castello 1947

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sito in questo periodo affiorerà qua e là nelle sue ceramiche smaltate e nei suoi teatrini. Importanti per la sua formazione erano stati senza dubbio i contatti con la vivace vita culturale della sua città natale Rovereto “ricca di luci vive”. Belli racconta orgogliosamente che i giovani roveretani spinti da una vo-glia di rinnovamento, volevano “rifa-re il mondo” a modo loro, evitando la solita protesta e sfruttando la “fanta-sia” andavano alla ricerca di trovate geniali che potessero generare scal-pore nell’opinione pubblica. Melotti stesso in qualche intervista ricorda con entusiasmo le numero-se personalità che vivevano nella sua città e ne facevano un centro all’avanguardia nelle arti figurative, nell’archeologia, nella musica e nella letteratura; primo fra tutti il futurista Fortunato Depero (1892-1960). La prima esperienza significativa del giovane Melotti è comunque la fre-quentazione di Fortunato Depero, che a quel tempo era entrato nella storia della pittura moderna, aven-do come padrini Balla e Boccioni. Il manifesto Ricostruzione futuri-sta dell’universo (1915) rivela con quanto entusiasmo i firmatari, Balla e Depero, si proponessero di creare una nuova realtà, introducendo nel quotidiano degli oggetti in grado di “ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente”, tro-vando “degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell’universo stesso, poi li combi-neremo insieme, secondo i capricci della nostra aspirazione, per formare dei complessi plastici che mettere-mo in moto”. Per fare questo dichia-rarono di servirsi di tutti i generi di materie e materiali (fili metallici e di cotone, stoffe, cartoni e vetri colora-ti, reti metalliche, specchi ecc.) per costruire i complessi plastici, purché essi mantengano un carattere appari-scente. Con la manualità e per mezzo di materiali umili considerati allora ‘antiartistici’ - come è spiegato nel manifesto del 1915 - egli riusciva a esprimere tutto il suo linguaggio: uno

stile sintetico e lineare fatto di colori forti campiti a zone, di forme geome-trizzate a incastro, cariche di senso della dinamicità. Questo in sintesi l’ambiente artisti-co roveretano in cui si incoraggiava-no i giovani a intraprendere la stra-da delle arti applicate affinché esse potessero divenire degne compagne delle arti figurative. Partire da un periodo così remoto è estremamente importante, in quanto ci permette di inquadrare l’ambiente culturale ro-veretano, e di capire quali pensieri il giovane Melotti avesse potuto matu-rare sull’arte. Successivamente si laureò al Po-litecnico di Milano in ingegneria elettrotecnica. Dopo vari studi musi-cali decise di dedicarsi alla scultura: studiò prima a Torino nello studio di Pietro Canonica, poi dal 1928 all’Ac-cademia di Brera di Milano, sotto la guida del grande scultore milanese Adolfo Wildt. Lavorò alla Richard - Ginori con l’amico Giò Ponti. Il suo stile muta negli anni se-guendo però sempre una sua perso-nalissima ricerca, tesa ad articolare lo spazio secondo ritmi dal sapore musicale; così anche le sue sculture più tradizionali sono piene di quel suo particolare amore per la poesia dei materiali. Evidenti quindi i suoi legami con l’arte metafisica, ma so-prattutto con il razionalismo e con artisti come Lucio Fontana fondatore del movimento spazialista. Il caratte-re mentale della sua scultura subirà una sintesi, nei modi e nei materiali: ceramica o gesso, teatrini polimateri-ci, ma soprattutto le sue leggerissime sculture in acciaio, saranno intrisi di una vena surreale e ironica. Fausto Melotti che le sintetizza nel suo bre-viario segreto “Linee”: “L’arte non rappresenta, ma trasfigura in simbo-li la realtà … si rivolge all’intelletto, non ai sensi ” rappresenta un mondo in cui armonia e leggerezza, sintesi ed eleganza, rivelano un animo vota-to alla poesia e all’aforisma. Come evidenzia il curatore Germa-no Celant, lo scultore trentino privi-legia l’accadimento alla rigidità, la

relazione all’assolutezza costruttiva, il rituale naturale e organico alla rap-presentazione bloccata e calcolata: «La scultura per Melotti è magica e rituale, un’incarnazione nel rito della fisicità sorprendente, non è astratta ma corporea. Più che alla condizione scientifico-matematica, essa va asso-ciata al movimento e alla danza, là dove la musica è indiretta». Ecco allora nelle opere presenti al Madre le costruzioni di piccoli spazi abitabili con sagome di minuti ogget-ti, con veli e tessuti, piccole figurine in terracotta. Ci sono teatrini surre-ali, assottigliate figure femminili e piccoli personaggi filiformi. Le esili architetture di ferro, ottone, sfere e lamine metalliche, raccontano di cit-tà invisibili e spazi metafisici. Mezze lune sospese, catene dondolanti, reti intrecciate, esili scale, garze sospe-se, definiscono stanze immateriali e silenziose dove può abitare solo la poesia o la musica. Tutti i lavori sono incentrati sulla manualità, sulla manipolazione dei materiali semplici e soprattutto sulla trasfigurazione in base ad un emer-gente bisogno espressivo e comu-nicativo. Per tale motivo i materiali non vengono mai presentati per quel-lo che sono ma trasformati in fun-zione di una sintesi, per la carica di suggestione che possono trasferire. Scrive ancora Fausto Melotti: «La rinuncia alla rappresentazione del mondo naturalistico è meno difficile della rinuncia all’amore della mate-ria in cui si lavora. (…) l’arte è un viaggio. La solitudine e l’inquietudi-ne delle memorie. (…) Anche chiusa in un programma, spinta in un rigido contrappunto, composta in una ca-micia di forza, l’arte esce in un’inef-fabile danza. L’artista non conosce ancora la seconda parola della sua poesia, non sa se al do segue il re fra le righe o il fa sopracuto, né se l’azzurro muore o si esalta. L’arte sorride a chi ride delle cose ingiusti-ficate.” E ancora “Solo nel silenzio è la purezza».

Carmine Negro