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La Rassegna d'Ischia 2/97 49 Napoli Situato sulla cima della collina, il bel‑ vedere del parco di Posillipo, consente di abbracciare in un unico sguardo i simboli che hanno reso famoso il golfo di Napoli nel mondo: il Vesuvio, Capri, Procida e Ischia, gli scorci suggestivi della linea di costa. Da lì si domina l’isola di Nisida e il golfo di Pozzuoli e si può ammirare, sulla spiaggia che fu chiamata de’ Bagnoli, per la presenza di fumarole e acque termali, la carcassa senza vita di quello che fu uno dei due poli industriali della città ed in parti‑ colare del mastodontico insediamento ILVA, per la produzione dell’acciaio. Quando nel Settecento Napoli diven‑ ta il culmine emotivo del Gran Tour, il A Napoli, alle falde della collina di Posillipo, su Via Co- roglio, nell’area ex-industriale di Bagnoli, è sorta e si va sviluppando La Città della Scienza, una struttura per il trasferimento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche alla società; essa si estenderà, in fase conclusiva, su un’area di 70.000 metri quadri. Obiettivo primario è quello di creare un humus sociale favorevole alla ricezione della cultura della innovazione; ciò innanzitutto per superare la grave condizione di arretratezza economica, produttiva, e sul terreno della ricerca scientifica e tecnologica che caratterizza le regioni meridionali. La Città della Scienza è stata realizzata dalla Fondazione IDIS (Istituto per la Diffusione e la Valorizzazione della Cultura Scientifica), ente morale senza scopo di lucro, che opera a Napoli da circa dieci anni. L’attività di questo ente ha inizio con la manifestazione di divulgazione scientifica Futuro remoto - Un viaggio tra Scienza e Fantascienza, organizzata per la prima volta nel 1987. La Fondazione IDIS costituì il primo nucleo operativo nel 1989 e nel 1992 a Coroglio inaugurò lo spazio IDIS a cui si deve l’elabora- zione del progetto Città della Scienza. fascino esercitato da questi luoghi, con i Campi Flegrei e le loro acque sulfuree, con i resti della civiltà romana, con la presenza di uno dei mari più famosi e belli del Mediterraneo, viene consacrato da viaggiatori e pittori nei loro rapporti dall’Italia. Tuttavia l’area situata tra l’isola di Nisida, il versante nord della collina di Posillipo e l’abitato di Bagnoli, allora assai ridotto, si era conservata paludosa e inospitale. Prima del 1853, in tale area, sulla spiaggia prospiciente la strada litoranea era sorto, ad opera di Ernesto Lefèvre, un piccolo edificio industriale per la produzione di sostanze chimiche (aci‑ do solforico, allume e solfato di rame). Nel corso degli anni la fabbrica cambia di proprietà; nel 1888 viene rilevata da un imprenditore di origine tedesca o svizzera, A. Walter, il quale amplia la produzione di composti chimici, acido nitrico e solfato di allumina, ed esporta tali prodotti anche all’estero. Dal 1907 inizia la costruzione del complesso siderurgico ILVA, che, occu‑ pando progressivamente l’intera super‑ ficie esistente tra l’impianto chimico e l’abitato di Bagnoli, fa perdere a questa area i suoi caratteri prevalentemente naturali e rurali. Nel 1920 l’opificio viene acquisito dalla Montecatini che ai vecchi capannoni con le bellissime in‑ cavallature in legno arricchitisi, intanto, di Carmine Negro Futuro remoto

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Napoli

Situato sulla cima della collina, il bel‑vedere del parco di Posillipo, consente di abbracciare in un unico sguardo i simboli che hanno reso famoso il golfo di Napoli nel mondo: il Vesuvio, Capri, Procida e Ischia, gli scorci suggestivi della linea di costa. Da lì si domina l’isola di Nisida e il golfo di Pozzuoli e si può ammirare, sulla spiaggia che fu chiamata de’ Bagnoli, per la presenza di fumarole e acque termali, la carcassa senza vita di quello che fu uno dei due poli industriali della città ed in parti‑colare del mastodontico insediamento ILVA, per la produzione dell’acciaio. Quando nel Settecento Napoli diven‑ta il culmine emotivo del Gran Tour, il

A Napoli, alle falde della collina di Posillipo, su Via Co-roglio, nell’area ex-industriale di Bagnoli, è sorta e si va sviluppando La Città della Scienza, una struttura per il trasferimento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche alla società; essa si estenderà, in fase conclusiva, su un’area di 70.000 metri quadri. Obiettivo primario è quello di creare un humus sociale favorevole alla ricezione della cultura della innovazione; ciò innanzitutto per superare la grave condizione di arretratezza economica, produttiva, e sul terreno della ricerca scientifica e tecnologica che caratterizza le regioni meridionali. La Città della Scienza è stata realizzata dalla Fondazione IDIS (Istituto per la Diffusione e la Valorizzazione della Cultura Scientifica), ente morale senza scopo di lucro, che opera a Napoli da circa dieci anni. L’attività di questo ente ha inizio con la manifestazione di divulgazione scientifica Futuro remoto - Un viaggio tra Scienza e Fantascienza, organizzata per la prima volta nel 1987. La Fondazione IDIS costituì il primo nucleo operativo nel 1989 e nel 1992 a Coroglio inaugurò lo spazio IDIS a cui si deve l’elabora-zione del progetto Città della Scienza.

fascino esercitato da questi luoghi, con i Campi Flegrei e le loro acque sulfuree, con i resti della civiltà romana, con la presenza di uno dei mari più famosi e belli del Mediterraneo, viene consacrato da viaggiatori e pittori nei loro rapporti dall’Italia. Tuttavia l’area situata tra l’isola di Nisida, il versante nord della collina di Posillipo e l’abitato di Bagnoli, allora assai ridotto, si era conservata paludosa e inospitale. Prima del 1853, in tale area, sulla spiaggia prospiciente la strada litoranea era sorto, ad opera di Ernesto Lefèvre, un piccolo edificio industriale per la produzione di sostanze chimiche (aci‑do solforico, allume e solfato di rame).

Nel corso degli anni la fabbrica cambia di proprietà; nel 1888 viene rilevata da un imprenditore di origine tedesca o svizzera, A. Walter, il quale amplia la produzione di composti chimici, acido nitrico e solfato di allumina, ed esporta tali prodotti anche all’estero. Dal 1907 inizia la costruzione del complesso siderurgico ILVA, che, occu‑pando progressivamente l’intera super‑ficie esistente tra l’impianto chimico e l’abitato di Bagnoli, fa perdere a questa area i suoi caratteri prevalentemente naturali e rurali. Nel 1920 l’opificio viene acquisito dalla Montecatini che ai vecchi capannoni con le bellissime in‑cavallature in legno arricchitisi, intanto,

di Carmine Negro

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di un’alta ciminiera in mattoni e di un grande edificio in tufo, affianca, subito dopo il 1923, il pontile e una serie di edifici a monte della strada litoranea giusto di fronte al complesso più antico. Risparmiato dalle distruzioni belliche, il complesso viene assorbito nel 1966 dalla Montedison e nel 1975 acquistato dalla Federazione dei Consorzi Agrari. Nel 1988, cessata la produzione di ogni tipo di composto chimico, l’im‑pianto viene trasformato in deposito fino al 1990; messo in liquidazione, è acquistato dalla Fondazione IDIS per la sede della Città della Scienza. Gli edifici, per la loro storia e il loro stato di conser‑vazione, consentono una lettura delle tipologie architettoniche della grande manifattura dell’ottocento e di inizio secolo, documentano la storia dell’indu‑stria meridionale nel suo periodo d’oro in un luogo di suggestiva bellezza.

*** La Città della Scienza consente, come in un gioco, di scoprire strutture e fenomeni, di investigare su modi di pensare; visitarla vuol dire compiere

un fantastico viaggio intorno all’uomo e dentro l’uomo.

Nel padiglione “Corpo e Salute” si parla di salute, di benessere, di come funziona l’organismo ma anche delle complesse interazioni dell’uomo con il tempo (la “storia”) e con lo spazio (la “geografia”). L’interazione con questo argomento, e con gli altri che si incontrano lungo i percorsi questa città, consente a ciascun visitatore di essere attore ed autore del proprio processo di apprendimento. Nel “Laboratorio musicale”, oltre a co‑noscere le modalità di funzionamento dell’apparato uditivo umano e le prin‑cipali caratteristiche delle fonti sonore, si viene a contatto con la produzione sonora che ha subito una straordinaria evoluzione con il diffondersi dell’elet‑tronica e l’introduzione di tecnologie informatiche. La possibilità di produrre suoni, attraverso circuiti elettronici, è suggestiva e di grande fascino. Nel “Laboratorio” quando il computer, sup‑portato da software adatto, è collegato

a particolari dispositivi (sintetizzatore, expander, campionatore ), è possibile catturare un suono, un rumore o una voce e utilizzarli per eseguire un bra‑no; quando invece è collegato ad una interfaccia di tipo grafico, è il movi‑mento delle mani su una tavoletta a manipolare o costruire suoni. Attrae, stimola ed emoziona l’opera Very Nervous System di David Rokeby nella sezione Musica-Arte-Scienza. L’artista canadese utilizzando videocamere, processori di immagini, sintetizzatori crea uno spazio in cui sono i movimenti del corpo a creare suoni e/o musica. Il risultato che ne deriva è una differente relazione tra danza e corpo: non è il corpo a seguire la musica ma la musica ad essere diretta dal movimento del corpo. “L’io si espande (e si perde) per riempire l’ambiente dell’installazione. L’opera può essere descritta come una sorta di strumento da suonare con il corpo...” (Laboratorio musicale in Città della Scienza, CUEN, Napoli, 1996, pag. 105). Per Paolo Fergola “ ... questo Laboratorio va inteso come il primo passo nella direzione della costruzione di una vera

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e propria Città della Musica, in cui ‑ così come in altre realtà straniere ‑ trovino luogo un museo della musica, una sala da concerto, uno spazio di produzione e registrazione musicali, una mediateca musicale, un centro di informazione e ricerca;...” (Paolo Fergola, Laboratorio mu-sicale, Introduzione, op. cit., 1996, pag 103). Le strade di questa città non si ferma‑no di certo al laboratorio musicale, mille altri percorsi l’attraversano legando luoghi, storie, esperienze ed emozioni. I vulcani attivi, le dorsali oceaniche, i terremoti, le eruzioni di grosse quantità di magma ci consentono di conoscere l’irrequietezza del nostro pianeta, di avere una finestra aperta sull’interno della Terra. Una grossa gigantografia dell’area napoletana ripresa dal satelli‑te permette di riconoscere i crateri che gravitano su questa parte dell’Italia, di scoprire il territorio sotto l’aspetto vulcanologico. Così attraverso video, plastici, pannelli, si impara a riconosce‑re e classificare elementi come le rocce, a studiare fenomeni come il bradisismo e le deformazioni del suolo, ad allestire dati con i risultati delle osservazioni e delle ricerche su vulcani e fenomeni sismici della Campania. Nella sezione di Astronomia il primo elemento espositivo che si incontra è una multivisione sui principali miti che furono alla base della cosmologia antica e in particolare di quella della Grecia classica (la nascita degli dei, il diluvio universale, Prometeo e il Labirinto). Tra gli altri elementi espositivi di questa sezione, i più spettacolari sono senza dubbio il grande modello della galassia e il planetario.

La Palestra della Scienza, un insieme di mostre, laboratori, e giochi interattivi,

organizzati per apprendere la scienza divertendosi, è alloggiata in parte in antichi capannoni ed in parte all’aperto. La matematica in questa città è diver‑tente e nuova, consente di conoscere la quarta dimensione, attraverso la storia del quadrato di Flatlandia o l’ipercubo; di meravigliarsi nel vedere che le ruote quadrate possono rotolare se il tracciato è costituito da archi di curva catenaria (curva cicloide); di inoltrarsi in campi affascinanti e inesplorati come i frattali e il caos. Il famoso detto: “Una farfalla sbatte le ali a Tokio, a New York scop‑pia un tornado”, riportato tra l’altro in Jurassik Park, è indicativo della com‑plessità di alcuni sistemi; la loro analisi, come quella dei fenomeni meteorologi‑ci, ha dato origine allo studio di sistemi di equazioni complesse. La scoperta dell’insieme di Mandelbort, generato da una equazione estremamente semplice

che si ripete, ha poi dato il via ad un insieme di immagini e problemi che ha fatto ritornare di moda la geometria di dimensione non intera, appunto i frattali. Il fenomeno della percezione e quin‑di del rapporto tra apparenza e realtà è presente con numerosi esempi: dai colori complementari al triangolo che non c’è; l’effetto consiste nel “vedere” un triangolo laddove nella realtà vi sono alcuni segmenti circolari; o i cosiddetti specchi antigravità che, attraverso un particolare posizionamento, consentono di “volare “, senza muoversi da terra. E poi ancora la fisica con lo studio dei flu‑idi e della luce o i numerosi esperimenti di meccanica ed elettromagnetismo. Si rimane stupiti a vedere il drizzacapelli, una macchina elettro‑statica che con‑sente un notevole accumulo di carica elettrica sul corpo del visitatore con ef‑

La Palestra della scienza ‑ mostre, laboratori, decine di giochi interattivi per apprendere la scienza e divertirsi con : matematica, energia e ambiente, percezione, luce e colori, oscil-lazioni e onde, fisica e sensori, fluidi, biologia, v ita artificiale.

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fetti straordinari sulla sua capigliatura; o all’esterno, giocando con gli specchi sonori, parlarsi a distanza senza fili e senza amplificazione elettronica grazie alla possibilità di concentrare nel fuoco dei due specchi parabolici il suono che viaggia sotto forma di onde piane. Quanto presentato non esaurisce tutti gli spazi che si incontrano nella città che si sta costruendo sul litorale di Bagnoli. Tra gli altri settori ricordiamo per la gioia dei visitatori più giovani, l’officina dei piccoli: gioca, esplora, scopri, e il giar-dino rappresentato dalla botanica, dalla zoologia e dall’ecologia. E poi ancora un bar, un ristorante, una mediateca, una sala per mostre temporanee ed eventi, tanti spazi da ristrutturare per comple‑tare un progetto allo stesso tempo am‑bizioso e lungimirante, in una zona del paese tra le più ricche di risorse umane e più povere economicamente.

*** La presenza di opere d’arte nella Città della Scienza ci chiama ad un’ultima considerazione sul complesso rapporto Arte ‑ Scienza. Per Giuliano Gori (Arte e Scienza ‑ Città della Scienza ‑ op. cit., pag. 107) l’arte è tesa a conseguire “ ... verità e perfezioni soggettive...” e, “ sembra talvolta ribellarsi alle ferree leggi che costituiscono i principi della Scienza. Alle formule fisiche, algebriche, chimi‑che ecc., antepone il suo modo di essere offrendosi come alimento primario dello spirito umano”. Tuttavia bisogna anche dire che negli ultimi anni l’arte ha fatto sempre più uso di tecnologie

Fabrizio Plessi:Progetto dell'instal-lazione "Movimenti Catodici Barocchi"

avanzate. Tutto questo ha portato Tomás Maldonado ad affermare che: “ .. non c’è dubbio che tanto l’artista che lo scienziato inventano, scoprono e innovano, ... (ma mentre) i prodotti della ricerca artistica sono per l’artista essi stessi un fine, quelli della ricerca scientifica sono per lo scienziato soltanto un mezzo”(Tomás Maldonado, Reale e Virtuale, Feltrinelli, Milano 1992). L’opera “Movimenti Catodici Barocchi” di Fabrizio Plessi è una video ‑ installazio‑ne di grosse dimensioni: sette confessionali girano su se stessi, appesi, a diverse altezze, al soffitto. Sei sono capovolti, uno solo è situato nella direzione giusta; al posto delle grate, punto di comunicazione tra il penitente e il confessore, dei monitor televisivi che trasmettono immagini di fuoco (nei primi sei capovolti) ed immagini di acqua (nel settimo). Suggestiva e di grosso impatto emotivo questa opera evoca simboli, indica modelli che si trasformano mentre ruotano nel “tacito e infinito andar del tempo”. Una raffigurazione che racconta l’uomo, la sua geniale capacità, i suoi bisogni e i suoi desideri, ma anche le sue debolezze.

Carmine Negro

Il G

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