VoiceOver Magazine N.7

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anno 1- numero 7 dicembre 2011 eco magazine VoiceOver Magazine: di Associazione Culturale VoiceOver, via Vilnius snc - Ladispoli (Rm) - COPIA OMAGGIO www.voiceovernetwork.it MEDIA PARTNER FabioVOLO Siamo diseducati ad amare TORNA AL CINEMA CON "IL GIORNO IN PIÙ" MEDIMEX RAPHAEL ROSSI Intervista al presidente dell'ASIA di Napoli VOCI NEL DESERTO GUIDA SPETTACOLI All'interno tu gli even di Dicembre CARTA RICICLATA 100% Revive Pure - White Offset In esclusiva « «

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VoiceOver Magazine Dicembre 2011

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anno 1- numero 7dicembre 2011

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MEDIA PARTNER

FabioVOLOSiamo diseducati ad amare

TORNA AL CINEMA CON "IL GIORNO IN PIÙ"

MEDIMEX

RAPHAEL ROSSIIntervista al presidentedell'ASIA di Napoli

VOCI NEL DESERTO

GUIDA SPETTACOLIAll'interno tutti gli eventi di Dicembre

CARTA RICICLATA 100%Revive Pure - White Offset

In esclusiva

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MATTEO FRABONI ORGAN DUO

GLI EVENTI DI DICEMBREInizio concerti ore 22.002 DICEMBRE EMILIO MARINELLI TRIOEmilio Marinelli - pianoforteAmin Zarrinchang - bassMatteo Fraboni - drumsPresentazione del disco “Clouds Digger”edito dall’etichetta Dodicilune

9 DICEMBREMatteo Fraboni - drumsSandro Mambella - Hammond

16 DICEMBRE SANNA/BORTONE/FRABONI TRIODomenico Sanna, PianoMatteo Bortone, BassMatteo Fraboni, Drums

23 DICEMBRE CHRISTMAS PARTYMara Tomaselli - vocalistQuintino Protopapa - pianoGuido Giacomini - contrabbassoPaolo Bax - batteria

RISTORANTE – VINERIA - BIRRERIAPiazza Risorgimento, 16

00052 – Cerveteriwww.rendezvousbistrot.it

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Gestione servizi di Raccoltae Trasporto Rifiuti Differenziati

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Direzione: Via Verdi, 2 Chiomonte (TO)Tel 0122.744299 Fax 0122.54498

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in collaborazione con

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EventiGUIDA DI DICEMBREStacca la guida e portala con te!

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EDITORIALE di Flavio [email protected]

CinemaFabioVOLO

PoliticamenteSCORRETTO

RubricaLA SUP/POSTAGraffiFISCHIperFIASCHI

La NEWYORKESELondon UNDERGROUND

RubricaPSYCOVERNAUTICO.eat

SolidarietàI BAMBINI DI YAKORubricaGIRA...MONDI

AFRICA blog

RubricaFRAME

RubricaANEDDOTI DEL ROCKAccaddeOGGI

MIPIACENonMiPiace OROSCOPO di Dicembre

ReportageMEDIMEX 2011VoiceOver ed EEFal Mediterranean Music Expo

RubricaDAGLI OCCHI DI UN 2.0ENNERubricaCONNESSIONI

Animoprogetto MisolaA NATALE INSIEME SIPUÒ FARE UN SACCO

Cosa si intendedavvero perSVILUPPO SOSTENIBILE?RubricaLA BACHECA DI ALLURE

SoMSoM aRioaRiomm

VOICEOVER ECOMAGAZINE Anno 1 - Numero 7

Direttore responsabile: Flavio AtzoriResponsabile editoriale: Emiliano GiacintiResponsabile commerciale: Lorenzo Croci

Hanno collaborato:Gianfranco Marcucci, Michela Andreini, Roberto Brini, Paolo Trucchi, Alessia Fiorani, Simone Giacinti, Igor Artibani, Carlo Cuppini,Rita Leorato, Simone Itri, Shaila Risolo, Giacomo Marciani,Marzia Maier, Elena Laurenti, Marco Filacchioni, Alessio Pascucci, Matteo Forte, Italo Gionangeli, Fabio Palumbo, Francesca Pompili, Stefania Vignaroli, Antonio Consalvi, Antonella Coluccia,Roberto Fantini Perullo, Nancy Gasbarra, Aldo Anchisi,Stefano Frischigneto, Stefano Fiaschi, Nadia Bellotti, S.G. il Nipote, Giuseppe Carella, Alessia Campodonico, Giuseppe Vitali, Gyani.

RedazioneVia La Spezia, 74 int. 2 ladispoli (Rm)Tel. 0699220146 Cel. 392.4269182 - [email protected] grafico: Radici CreativeVia La Spezia, 74 - 00055 - Ladispoli (Rm)[email protected]

Art director: Jessica Sergi

Editore: Associazione Culturale VoiceOverPresidente: Matteo ForteVia Vilnius snc - 00055 Ladispoli (Rm)

Stampa: Tipografia Agnesotti Viterbo (Vt)Chiuso in redazione giovedì 1 dicembre 2011

Registrazione del Tribunale civile di Civitavecchia n. 989/2011Autorizzazione n. 5 del 20/07/2011

www.voiceovernetwork.it

RubricaIL SAPORE DELLA MUSICA

Teatro IMPRESADI FAMIGLIAUN FORMAT VINCENTE

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A tu per tu con...Raphael ROSSI

CComputer in una camera d’albergo,passaporto nella mano sinistra, un libro"Il bambino con il pigiama a righe" nell’altra.

Un libro del 2006, scritto dall’irlandese John Boyne. Lo spunto ideale per un tema così profanato e abusato quale quello dei sentimenti, in un periodo come quel-lo di Natale! Sentimenti tra amici, sentimenti fraterni, sentimenti dettati dall’amore. Dicembre potrebbe rappresentare il mese ideale per scrivere qualcosa che possa vagamente assomigliare ad una frase de-gna dei Baci Perugina. In fondo, siamo tutti più buo-ni. È Natale, e le stesse pubblicità ci suggeriscono un messaggio del genere, tra uno spread ed un altro. Sentimenti che, però, si esprimono in maniera con-troversa, dura, perfino assurda. Come spiegate ad un bambino che il suo “sentimento d’amicizia” per il suo amico con il pigiama a righe, puro in un mondo nor-male dettato da quelli che sono i suoi ragionamenti, sarebbe “sbagliato”? Il punto nodale del mese di dicembre è proprio que-sto: nel mese della bontà, rappresentiamo l’assurdo. Nel mondo dell’assurdo, il Natale e la felicità all’inter-no di un campo di concentramento. Quel tipo di fe-licità di chi vorrebbe semplicemente lasciarsi andare e farla finita. La felicità, mista a colpa, di chi ricorda i tempi passati in quei campi, in cui ora può godersi un pranzo natalizio con i propri parenti. Nel mondo dell’assurdo è l’amore di chi, a trent'anni, ancora crede nella favola del lieto fine in una società dal consumismo dei sentimenti abusante e imperan-te. Supportandola, coltivando il sentimento, correndo mille rischi pur di raggiungere il proprio obiettivo.Nel mondo dell’assurdo, Natale non si accosta a Dicem-bre, ma significa ricevere, in un orfanotrofio caldo e polveroso, una pappa iperproteica per poter sopravvi-vere “un giorno in più”, grazie a chi ha deciso di donare un pezzetto della sua vita ad aiutare gli altri.Nel mondo dell’assurdo, il Natale è rappresentato da un Santa Claus dipinto di Rosso per volere di una multina-zionale, appeso alle finestre o tutto sorridente in televi-sione. Nel mondo dell’assurdo, Natale vedrà il continuo scambio di regali e compere, nonostante un telegiorna-le che ci esprime tutta la nostra preoccupazione su di una nerissima ed impellente crisi economica. Nel mondo dell’assurdo c’è ancora la forza, la voglia, la gioia di credere che un gruppo di ragazzi, attraverso la musica, possano veramente cambiare il destino del mondo, rendendolo più pulito. Nel mondo dell’assurdo, proprio perché assurdo, tut-to questo potrebbe essere, inconfutabilmente, brutal-mente, semplicemente reale. Che sia un bene, o un male, spetta a voi giudicare…

1616RubricaIL VECCHIOE IL BAMBINORubricaLA FINESTRADI FRONTERubricaRISVEGLI

Libri/Intervista Carlo CuppiniSARÀ LA POESIAA SALVARCILibri OGNI LUOGO È MUGLIONEe Muglione non è niente male

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2727Teatro

Voci nelDESERTO

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2525Rubrica READ'n'PLAYRubrica POLAROIDMANUALE DISOPRAVVIVENZARubricaPUNK PENSIERO

2828Wj del meseALESSANDRO ESPOSITO

RADIO VoiceOver PALINSESTO

Scouting JUST

La riproduzione totale e parziale d’immagini e articoli è vietata senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Il contenuto degli articoli rispecchia l’opinione dei singoli autori.

2121Memorie d'AmericaBREECED'J PANCAKE

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OESCLUSIVA per VoiceOver

Raphael RossiNato nel 1974, doppia nazionalità, italiana e francese. All’inizio degli anni 2000 lavora per sviluppare le raccolte differenziate colla-borando con Achabgroup e con Sintesi, due società venete che nel loro territorio gestiva-no le raccolte differenziate porta a porta. Nel 2004 le forze della sinistra e gli ambientalisti concordano con l’amministrazione della Città di Torino di inserire nel programma elettorale l’estensione a tutta la città del sistema di rac-colta porta a porta e nominano il signor Rossi nel CDA di Amiat (Azienda Multiservizi Igiene Ambientale Torino) della quale nel 2007 ne diventa vicepresidente. Dopo varie vicissitu-dini lascia l’incarico in Amiat e il 16 giugno 2011, riceve l’incarico dal nuovo sindaco di Napoli Luigi De Magistris per guidare l’azien-da della città che si occupa della raccolta dei rifiuti, l’Asia Napoli Spa (www.asianapoli.it). Ne diventa Presidente e amministratore.

La situazione al suo arrivo era tutt'altro che entusiasmante, ora invece? Possiamo parla-re di bilancio in positivo?«Possiamo parlare d'inizio positivo dell’espe-rienza, nel senso che la città è stata ripulita, mentre quando siamo arrivati c’erano circa tre tonnellate di rifiuti a terra e abbiamo av-viato un discorso virtuoso di gestione rifiuti con la raccolta differenziata porta a porta».Uno dei provvedimenti cardine è stato pro-prio quello di aumentare l'incisività della raccolta porta a porta, a che punto siamo? Quali sono le difficoltà riscontrate finora?«Le difficoltà sono molte, direi che la cosa importante è che la volontà di adesione degli abitanti serviti con questo metodo è signifi-cativa, stiamo attivando diversi quartieri e i risultati sono molto positivi, sia nella quanti-tà di raccolta differenziata (65%), ma anche nella qualità dei materiali che hanno delle purezze merceologiche molto buone, organi-co con impurità al di sotto del 5%, carta con impurità al di sotto dell’1%. Insomma, dati decisamente positivi».Scampia come primo quartiere, una scelta dettata da logiche puramente tecniche o si è voluto lanciare un segnale?«I due quartieri di attivazione sono Scampia e Posillipo e parlano proprio di quella che è la

nuova città. La nuova città di Napoli guarda appunto ai quartieri più difficili senza trala-sciare il resto della città. Quindi partire con Scampia per poi passare a Posillipo è un po’ come una sfida per vedere chi sarà il più vir-tuoso tra i due quartieri simbolo della Napoli degradata».Qual è stato il suo primo pensiero quando ha ricevuto la chiamata di De Magistris?«Il primo pensiero è stato proprio legato a tutte quelle difficoltà delle quali avevamo sempre parlato insieme. Di colpo diventava-no aggredibili direttamente, con la consape-volezza che quei problemi diventavano risol-vibili. Il primo pensiero è stato questo: come riuscire ad intervenire sui problemi della città di Napoli?».Lei è stato membro del CDA della AMIAT SPA di Torino, quali sono le principali diffe-renze fra i due ambienti?«È difficile rispondere a una domanda del genere, ogni città d’Italia è un mondo a sé, con proprie specifiche caratteristiche. Una delle cose più interessanti della città di Napo-li in questo momento è il fatto che la nuova amministrazione non è figlia di vecchie politi-che di piccolo cabotaggio quindi ha la possi-bilità di fare le proprie scelte strategiche con un respiro ampio, legato al fatto che vi è un sindaco giovane, dinamico, deciso e con una fortissima volontà. Questa è una peculiarità che non si riscontra facilmente in altre città, neanche in quella dalla quale provenivo (To-rino n.d.r.)».Inizialmente ricordiamo tutti grande ten-sione a Napoli fra l'azienda e i cittadini, ora com'è la situazione?«Diciamo che il gap è ancora molto signifi-cativo, quando sono arrivato l’azienda ave-va delle carenze nel servizio molto marcate, non imputabili in alcun modo ai lavoratori dell’ASIA, bensi a gestioni sbagliate, errori di progetto e di valutazione, è certo che co-munque il disservizio esiste e che l’azienda non eroga servizi all’altezza delle aspetta-tive dei cittadini. Quindi abbiamo azzerato il tutto e in questo momento c’è profondo sostegno alla nuova linea che sto e stiamo dando all’azienda. È comunque indubbio che alcuni dei problemi che c’erano in passato ci sono ancora, come la carenza di personale,

di mezzi, e di infrastrutture per la città o al servizio della raccolta. Come anche il nodo fondamentale, il problema dei problemi: lo smaltimento dei rifiuti che noi non controllia-mo e che invece è controllato dalla Provincia di Napoli».E il suo rapporto con i lavoratori? È impor-tante anche quello immagino.«Siamo arrivati in una situazione di emer-genza, di vera emergenza E l’emergenza macina entusiasmo, voglia di lavorare delle persone. Le aziende come le nostre sono essenzialmente aziende fatte di braccia e di mezzi, purtroppo i lavoratori dell’Asia in pas-sato sono stati messe in difficoltà anche dalla carenza di strumenti. Ho chiesto ai lavoratori di seguirmi, ho chiesto loro uno sforzo etico in quanto dipendenti di un’azienda pubblica finanziata con i soldi dei cittadini. Ho detto esplicitamente che sarei stato intransigente sulla correttezza e che, comprendendo i limiti dell’azienda, mi sarei impegnato al massimo per migliorare la situazione. Non era assolu-tamente possibile usare i limiti che l’azienda aveva avuto in passato come alibi per non agire e per non produrre risultati, quindi in sostanza bisognava essere rigorosi nell’utiliz-zare denaro pubblico, efficienti nel garantire il servizio alla popolazione e impegnarsi per mettere in condizione i lavoratori di lavorare in sicurezza e tranquillità. L’emergenza oltre a lasciare i rifiuti a terra, lascia gli uomini, lo stato di funzionamento dei nostri mezzi, l’in-dice d'incidenti sul lavoro a terra. Non avere rifiuti a terra è fondamentale perché si riesce a lavorare meglio».È balzato agli onori della cronaca per aver rifiutato quella ormai famosa tangente e per aver denunciato chi gliel'aveva propo-sta. Ora, senza in alcun modo voler sminuire l'importanza e l'integrità del suo gesto, non le sembra particolare che sia stato accolto dall'opinione pubblica con così tanto stu-pore? In un paese sano un comportamento del genere dovrebbe essere la norma, non l'eccezione...«Infatti attenzione, non fu il mio gesto a fare scalpore, bensi il fatto che non venissi ricon-fermato nel consiglio di amministrazione dell’AMIAT, la reazione che la Città di Torino ha avuto non riconfermandomi e non essen-

dosi costituita parte civile. I responsabili sono stati arrestati, alcuni hanno patteggiato la pena e altri vedranno l’inizio del processo vero e proprio nel gennaio 2012».Il suo rapporto con i social network?«I social network sono stati uno strumento straordinario. Hanno contribuito a trasfor-mare la sconfitta di un cittadino che denun-cia la corruzione e viene lasciato da solo dalle istituzioni in una vittoria di tutti i cittadini. Grazie al Fatto Quotidiano, ai social network e a internet è stato possibile per molte per-sone sostenermi ed aiutarmi nella battaglia contro la corruzione. Non è un caso che ab-biamo dato vita allo spazio “I SIGNORI ROSSI - CORRETTI E NON CORROTTI”, il quale oggi fornisce assistenza a chi si trova ad affronta-re casi di corruzione, mettendo a disposizione una trentina di avvocati, gli stessi che diedero a me la loro disponibilità ad aiutarmi e che potranno aiutare coloro che ne avranno biso-gno. Speriamo siano sempre meno».Che musica ascolta il presidente dell'ASIA di Napoli?«Sono quasi costretto ad ascoltare musica melodica napoletana che qui più che altrove va per la maggiore. Tenga conto che io sono stato chiamato in una città che non è la mia a svolgere un ruolo straordinario, una sorta di servizio civile. Non vengo in pianta stabile a fare questo lavoro, è un lavoro tempora-neo. Ma sono spesso a Napoli perché a mio parere il presidente dell’azienda dei rifiuti di Napoli deve essere napoletano.Comunque per il momento siamo ancora nella fase in cui le difficoltà spronano a fare sempre di più…».

Politicamente SCORRETTO

LLa speranza ha due bellissime figlie, diceva Neruda, lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle. In queste ore una bufera giudi-ziaria si è abbattuta sul Comune di Cerveteri. All’alba del 24 novembre sono pervenuti ben 11 Avvisi di Garanzia (accompagnati da perquisizioni nei luoghi di residenza e di lavoro) ad altrettante persone, tra le quali troviamo, accanto a 6 noti professionisti, il Sindaco di Cerveteri Gino Ciogli, il Presidente del Consiglio Lamberto Ramaz-zotti e i consiglieri comunali Guido Rossi, Vittoria Marini e Tonino Galosi. Non vogliamo in nessun modo arrivare a conclusioni affrettate e, come è sancito dalla nostra Costituzione, ritenendo sacra la presunzione di innocen-

za, ci asterremo da giudizi di qualunque tipo in merito alla colpevolezza. Eppure c’è qualcosa che ci colpisce da vicino in questa vicenda. Alcune voci, nelle ore succes-sive ai fatti, si sono (finalmente) sollevate. Qualcuno si è svegliato e ha iniziato a gridare indignato per questi avvenimenti. Qualcuno degli indagati, al contempo, ci dicono addirittura essersi autosospeso dal proprio par-tito. Tutte cose normali, in un Paese civile. In Italia, no. Abbiamo ascoltato un coro di voci polemiche e di accu-se di opportunismo rivolte verso gli indignati, come se fosse un delitto non volere amministratori pubblici sotto indagine. Riportiamo, se ce ne fosse bisogno, una de-finizione di Avviso di Garanzia: istituto […] attraverso il

quale una persona viene avvertita di essere sottoposta a indagini preliminari, ossia di quella fase processuale in cui si raccolgono elementi utili alla formulazione di una imputazione (fonte: Wikipedia). Ecco, ci piacerebbe che lo sdegno, quello sdegno di cui abbiamo veramente biso-gno nella nostra nazione, fosse fortemente presente nel-la nostra quotidianità. E lo vorremmo rivolto tutto verso quegli amministratori, locali e nazionali, che vengono sottoposti a indagini, anche preliminari. E sappiamo, in cuor nostro, che allo sdegno, per dirla con Neruda, segui-rà il coraggio. Ed è per questo che siamo solidali, con tutti noi stessi, verso quelle voci di rabbia che si sono levate. Soprattutto per questo.

Ho pianto e non conoscevo il sig. Magri. Ho pianto e basta. Inizial-mente non mi sono chiesto perché. Poi, sulle lacrime sono abituato a riflettere. Ti arrivano salate in bocca e pensi che un motivo c’è se fan-no tutto quel percorso, lento e tortuoso, sul tuo viso per arrivare fin lì, passando addirittura sulle rughe da smorfia. La prima riflessione mi ha portato a pensare di aver pianto per la perdita di un uomo di sinistra, di una sinistra che non c’è più e che sotto alcuni punti di vista incarna i miei ideali di vita. Ma mi sono detto che non era solo quello. C’era qual-cos’altro. Ho cominciato a leggere, mi sono informato (non abbastanza e per questo non scrivo un pezzo su di Lui, ma solamente una riflessione personale), ho cercato qualcosa in più sulla sua figura. Il suicidio mi ha sempre attratto. La sua ambivalenza è sublime: da una parte è la massi-ma espressione di egoismo, dall’altra è il coraggio elevato all’ennesima potenza. Come può non colpirti un gesto così carico di significato? Finita

la consultazione esce finalmente il mio pensiero. Ho capito perché ho pianto: mi sono immedesimato in quell’uomo, che ha offerto tutto se stesso per il raggiungimento di ideali che sembravano utopici ma che per lui erano realizzabili. Un uomo faticato, bello, con un volto Hollywo-odiano. Ho pianto perché ho sentito dentro di me la sua rassegnazio-ne, il suo lasciarsi andare. E non è stata una sconfitta, ma una semplice presa di coscienza. Sono un ragazzo di 23anni, che semplicemente ci teneva a scrivere una riflessione. Mi sono riservato di dare commenti sulla morte assistita e su quanto detto da cattolici ben pensanti e da ben pensanti di “sinistra” come Marco Travaglio. Mi tiro fuori da questo gio-co delle parti. Ci tenevo a rendere omaggio per quanto possibile ad un uomo che volendo o non volendo è stato fondamentale per l’editoria italiana. Un uomo che con il suo pensiero ha fatto sognare molti italiani, o comunque ha dato loro una ragione di vita, e credo non sia poco.

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di Pascuino - [email protected]

NAPOLI WORK IN PROGRESSIIn macchina, tornando dal lavoro, tra la comunicazione che va e viene con il nuovo Presidente dell'azienda che si occupa della raccol-ta dei rifiuti a Napoli. Discorsi sospesi tra Torino e Napoli e la sensazione che ancora in Italia c’è qualcuno a cui potersi affidare.

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di Matteo Forte e Emiliano Giacinti

Lucio Magri nato a Ferrara il 19 agosto 1932 è stato un gior-nalista e politico ita-liano. Fondatore della testata “Il Manifesto” ed in seguito segre-tario del Partito di Unità Proletaria per il Comunismo. Muore a Zurigo il 28 novembre 2011, con un suicidio assistito.

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In questi giorni si fa un gran parlare di giovani e vecchi. Su cosa sia giovane e su cosa sia vecchio. Non si fa altro che sentenziare se un'idea, una proposta o una lista di idee sia giovane o vecchia.Dunque, giovane e vecchio.

Ora, ammettendo un'estrema semplificazione in cui il mondo si divide in buoni e cattivi, non di-ciamo che giovane è uguale a buono e vecchio uguale a cattivo.Ma permettete, visto che i vecchi ci hanno por-tato dove siamo ora di asserire con discreta sicurezza che non sono affatto buoni? E quindi possiamo toglierci o no lo sfizio di vedere come ce la caviamo noi? Che forse cattivi non siamo? A questo punto, per quanto possibile, definiamo quel "noi".Non mettiamola sul piano meramente anagrafi-co (anche se la questione anagrafica è un proble-ma eccome). Diciamo che ci sono delle persone che sposano delle idee che sono giovani e delle perso-ne che invece sposa-no delle idee che sono vecchie. Ci siamo? Bene.Diventa fondamentale, ora, descrivere quali idee siano giovani e quali vecchie. Sempre per semplificare limitiamoci a descrivere quelle gio-vani (ovviamente a grandi linee, non vogliam mica scrivere un programma elettorale, no?). Senza voler cavalcare l'onda dell'antipolitica (che a volte è più politica della politica stessa, ma anche questo è un altro discorso), diciamo che sono idee giovani:- Tirare fuori le palle;- Elaborare un sistema che permetta in maniera chiara ed intuitiva ai cittadini di comprendere e verificare se e in che misura il governo eletto tie-ne fede ai propri impegni;- Diminuire il numero delle poltrone, e quindi dalla diminuzione del numero dei parlamentari giù a cascata con l'accorpamento dei comuni e delle province più piccole (non abolirle tutte in-discriminatamente, che è una cavolata);

- Cambiare la legge elettorale, che attualmente è una cavolata anch’essa;- Allineare i compensi dei politici nostrani a quelli dell'Unione Europea;- Rifiutare con determinazione il sistema ener-getico attuale e passato ed orientarsi verso le fottute energie rinnovabili prima che l'intero pianeta collassi;- Far sì che il popolo gay (maschile e femminile) possa veder legittimati dallo stato i propri rap-porti con il matrimonio civile e tutti gli strumen-ti del caso; - Riformare il sistema del copyright e render-lo più moderno (fra SIAE ed SCF la situazione è quantomeno particolare, è mai possibile che strutture e regolamenti concepiti nel mesozoico continuino a dettar legge?);- Combattere il digital divide in maniera seria e a livello infrastrutturale non cercando necessa-

riamente l’accordo a tutti i costi con i privati ma, eventual-mente, investendo;- Smetterla con an-che il solo pensare di

realizzare gigantesche opere inutili che costano triliardi di euro (ve ne viene in mente qualcuna?);- Elaborare degli strumenti seri che incentivino i ragazzi a fare impresa;- Tassare le rendite finanziarie in maniera cre-dibile;- Finanziare il più possibile università e ricerca;- Comprendere che la cultura è un bene fon-damentale del nostro paese. E che crea posti di lavoro.- Non censurare i contenuti pubblicati sul web ad minchiam;- Smettere di definirsi e di definire chicchéssia "fascista" e "comunista";Parlare di giovani e anziani, di nuovo e vecchio come lo si sta facendo in queste settimane è anch'esso antiquato. I giovani (quelli che lo sono davvero) voteranno chi porterà avanti questi concetti. E se il politico del caso ha meno di 40 anni ancora meglio. Ma tanto meglio.

Mi sono iscritto all'università perchè non voglio trovare un la-voro, ma voglio crearmelo. Odio pensare che il mio destino sia qualcosa di calato dall'alto: come se il mio libero arbitrio si limitas-se a scegliere fra opzioni pensate da altri. Oggi voglio provarvi che il web 2.0 non è fissarsi davanti ad uno schermo ad aggiornare la propria pagina Facebook. Oggi voglio spiegarvi perchè il web 2.0 genera nuove professionalità tra-sversali. Domandiamoci anzitutto cosa sia veramente un social net-work. Un social network è uno strumento che rende efficiente la comunicazione inter-relazionale. Sebbene efficienza comunicativa non sia sinonimo di efficacia co-municativa, voglio spezzare una lancia a favore della prima perchè le reti sociali hanno la capacità di rendere evidentemente ferti-le ciò che in luce già esiste. Non penso infatti che i social network corrompano le interazioni socia-li; piuttosto ritengo che estre-mizzino tendenze relazionali già presenti in potenza. Così come il fissato per il sesso si sente legit-timato ad avere comportamenti da maniaco solo perchè non deve rendere conto ad un account su facebook, così il geek riesce ad esprimere il proprio potenziale e diventare un guru, proprio per-chè non gli importa chi di preciso ha davanti, quanto del feedback che ne riceve. L'efficienza comu-

nicativa può dare due risultati: svuotare e superficializzare i con-tenuti della comunicazione ("non importa cosa condivido, l'impor-tante è produrre chiacchiericcio per far vedere a me stesso e agli altri che esisto"), oppure ferti-lizzare interazioni con una pro-duttività non necessariamente direttamente proporzionale alla propria presenza sul web, quanto piuttosto alla consistenza dei con-tenuti ("condivido per far sapere agli altri come la penso, navigo per sapere gli altri come la pen-sano. Magari riusciamo a trovare insieme una soluzione"). Il web 2.0 è predisposto alla creazione di nuovi profili professionali trasver-sali: dai più tecnici, come il web developer, l'UX specialist, il sem/seo specialist, il web marketing specialist o il cloud computing engineer, fino ai più esperienziali, come il content manager, il social media manager, il community manager ol'e-reputation mana-ger. La creazione di nuovi profili professionali sta accadendo e continuerà ad accadere con in-cisività esponenziale nel tempo perchè il web 2.0, con la sua pre-disposizione alla viralità multidi-rezionale, rende così importanti i contenuti condivisi da rendere necessario lo sviluppo di profes-sionalità capaci di monitorarne e gestirne le potenzialità e, perchè no? Anche di produrne di nuove!Sharing is caring.

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CCiclicamente, di solito vicino alle elezioni,torna di moda parlare di giovani, di rinnovamento.Ma in che modo si affronta la questione?Che significato assumono giovane e vecchio nel dibattito politico?

di Matteo Forte

di Giacomo MarcianiCollegamenti. Virtuali?Non troppo.

DAGLI OCCHI DI UN 2.0enneLe opinioni di un nativo digitale.

GIOVANE E VECCHIO?Categorie antiquate anch’esse Icontenuti2.0 CREANO

NUOVE PROFESSIONALITÀ. PERCHÉ?

« Possiamo toglierci o no lo sfizio di vedere come ce la caviamo noi? Che forse cattivi non siamo?

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LE NUOVE PROFESSIONIWeb developer: sviluppatore web.Il suo raggio d'azione va dal-la pagina web più semplice, alla sviluppo di codice web oriented general e special purpose.Ux specialist: si occupa di tutto ciò che riguarda l'espe-rienza dell'utente (UX: User Experience); quindi della pro-gettazione di wireframe e mo-ckup, fino alla realizzazione di interfacce utente.Seo/sem specialist: si occupa di aumentare la visibilità dei contenuti nei motori di ricerca ed è un esperto in strategie di

marketing basate su questo ambito. (SEO, Search Engine Op-timization; SEM, Search Engine Marketing).Web marketing: definisce le strategie di marketing online, che vanno dal sem al comune advertising.Cloud Engineer: si occupa di progettazione, gestione e di-stribuzione di servizi e risorse basate sul cloud computing.Content manager: dirige la re-dazione di contenuti destinati alla fruizione web e definisce le mi-gliori strategie di pubblicazione.

Social media manager: esperto di servizi e dinamiche web 2.0, ha un ampio raggio d'azione sulla definizione di strategie di marketing volte ad ottimizzare la penetrazione di un brand tramite l'utilizzo dei social media.Community manager: pro-getta e coordina l'attività di communities 2.0 e ne studia le dinamiche.E-reputation manager: mo-nitora, gestisce e definisce il sentiment di un brand su piat-taforme 2.0.

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Illustrazione diValentino Spadoni

matteoforte matteofortedagliocchidiunventenne.blogspot.comgiacomomarciani

giacomomarciani.tumblr.com

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Cosa si intende davvero per

LL'uomo del paleolitico viveva in equilibrio con la natura, poi il neolitico cambia tutto. Dobbiamo ripartire da queste considerazioni per capire come svilupparci oggiin modo "sostenibile".

sviluppo sostenibile? di Simone ItriAssociazione Culturale Libera Polis

Pare che oggi questo argomento vada molto di moda, ma poco si è capito di cosa significa questo termine e dove bi-sogna cercare di arrivare per metterlo in pratica. Un argomento multidiscipli-nare per eccellenza che ho potuto ap-profondire leggendo e viaggiando per comunità ed ecovillaggi nel mondo. Ora cerco di mettere in pratica, nella vita, qui nelle campagne di Cerveteri, quello in cui credo.Per chiarire cosa si intende per “svilup-po sostenibile” dobbiamo prendere l’ar-gomento molto alla larga e andare per un momento indietro nel tempo fino al paleolitico. In questa era (la più lunga in cui l’uomo ha vissuto sulla terra, durata 2.500.000 anni - contro i 20.000 tra me-solitico e neolitico sommati) possiamo affermare, con certezza, che l’uomo viveva in modo sostenibile. Cosa signi-fica? Significa che viveva un pò come tutti gli altri animali “in equilibrio” con il resto della natura. Potremmo dire, per anticipare una parte del concetto, che la natura e l’uomo allo stato “primitivo” si sviluppano da sole in modo sostenibi-le. Potremo dire che nel paleolitico l’uo-mo ed il suo stile di vita era ancora in-serito all’interno di un ecosistema in cui egli traeva sostentamento contribuen-do contemporaneamente al sostenta-mento del sistema. Tutti conoscono la storiella degli uccellini che mangiano le bacche e le defecano altrove semi-nandole e concimandole: è un piccolo

esempio per far capire che la natura si comporta come se fosse un unico orga-nismo e ogni singolo (batterio, pianta o animale) provvede al proprio sostenta-mento contribuendo contemporanea-mente alla vita dell’ecosistema tutto. Nella natura “selvatica” tutto funziona così! L’uomo del paleolitico viveva in gruppi di un centinaio di individui, ci-bandosi principalmente di erbe, radici, semi, bacche, frutta, e mangiando ogni tanto un po’ di carne, ed era ancora inserito all’interno di un sistema “na-turale”. Il gruppo era coeso e solidale poiché da questa unione derivava la capacità di sopravvivere. Non tagliava tutte le foreste per farne legna o mo-bili; non sterminava tutti gli animali per abbuffarsi o per divertirsi nel vederli morire. I suoi consumi, al contrario, erano “proporzionati” con quello che il territorio in cui viveva poteva offrirgli e la popolazione umana per milioni di anni ha vissuto in questo modo e non è mai cresciuta a dismisura come nel neolitico, dopo essersi trasformato in agricoltore. Tutt’ora le rarissime popo-lazioni primitive esistenti e studiate da-gli antropologi vivono in modo analogo a quello descritto, confermando queste tesi. Ma poi cosa è successo? Dagli stu-di condotti sappiamo che l’uomo del paleolitico conosceva da molto tempo il funzionamento della crescita delle piante ma nonostante ciò per millenni ha continuato a vivere da raccoglitore-

cacciatore sta di fatto che ad un certo punto alcuni gruppi diventarono stan-ziali ed iniziarono a coltivare la terra ed allevare animali. Quello che sappiamo, e che a scuola non ci spiegano affatto bene, è che in questa precisa fase (il passaggio al neolitico) nasce il lavoro (gli uomini preistorici come tutti gli al-tri animali non lavoravano per vivere, vivevano e basta come gli uccelli nel cielo e le gazzelle nei prati), nasce la co-ercizione (il lavoro forzato) e la povertà, conseguente alla nascita degli stati e degli imperi con una classe dominante che tassava i sudditi per vivere senza lavorare, nasce la proprietà privata (e di conseguenza le guerre per il possesso della stessa). L’alimentazione a base di cereali crea inoltre una disponibilità ca-lorica eccessiva che porta alla rapida ed eccessiva crescita delle popolazioni; poi nascono le monete e tutto il resto che porterà a guerre, distruzioni ed involu-zione nella sensibilità e nelle capacità cognitive dell’uomo moderno, che con l’avvento dell’era petrolifera (chi ha 30 anni o meno probabilmente ne vedrà la fine) tocca il suo apice di sviluppo insostenibile. Dal prossimo numero cercheremo di capire insieme cosa può significare in senso pratico costruire uno sviluppo sostenibile oggi.

Per i commenti:[email protected] verranno tutti pubblicati sul sito internet.

LaBACHECAdiALLURE

Piano ragazzi, piano miei cari. Ci inoltriamo in quel di dicembre, mese atteso quanto temuto per la frenesia che le feste ci inducono, per la smania dei tanto attesi regali, per il cenone che non può essere che impeccabile... Aiuto! Ma non vi spaventa tutto ciò? Allure è da un pò che ci sta meditando ed è qui per darvi delle dritte, per disintossicarvi da queste convinzioni così affannate, per riportarvi ad uno stato di totale abbandono cosciente, alla nostra dimensione più vera e pura. Un corso di yoga? Una seduta di psicoanalisi? Macché! Molto più facile.Dobbiamo solo comprendere che assecondare dei ritmi di vita così veloci, oltre che impossibi-le, ci fa sentire inferiori, in difetto, sempre an-siosi. Gente, ascoltatemi. Ormai si sa: il multita-sking non funziona, o almeno non è più epoca, c’è il rischio di overload! Ma stiamo scherzando? La soluzione è racchiusa in un’unica parola: Slow. Rallentate. Ci serve un “piano” per uscire dalla trappola della corsa, del veloce, del tutto e subito. Parliamo di vero e proprio stretching cerebrale. C’è un imperativo fondamentale che sta nel ridare l’importanza al tempo, ricaricarlo di valore per decidere di spenderlo nel miglior modo possibile, nella convivialità degli affetti primari e vitali; è infatti proprio insieme agli altri che nascono le idee migliori: rendendo il nostro ozio creativo, il tempo non ci sembrerà mai es-sere stato così “pulito”. Disconnessione avvenuta. Allacciate le cintu-re, si parte per questo volo pindarico in questa nuova dimensione, dove il tempo vanta una qualità, un valore aggiunto che rientra nella no-stra scelta più ampia. Vi sembro un po' contorta forse? Vi sento miei cari, vi vedo, vi “tasto” e

OGGETTO: rubrica di informazione moda, eventi, new artists, design.AA prova di slow!

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LaBACHECAdiALLURE

di Allure - [email protected]

Il PROGETTO MISOLA è la nuova iniziativa di solidarie-tà di ANIMO per il Natale 2011 a favore dell’Orfano-trofio Wend Mib Tiri di Yako (Burkina Faso).L’ associazione ANIMO è da più di un anno impegnata nell’aiuto verso questo orfa-notrofio. La struttura che si trova in uno degli Stati più poveri dell’Africa ospita 35 bambini bisognosi di aiuto. Una delegazione di volontari (di cui ha fatto parte anche VoiceOver) ha appena fatto ritorno da Yako descriven-do una situazione ancora preoccupante anche se mi-gliore rispetto allo scorso anno. Grazie agli interventi coordinati dalla nostra ami-ca e collaboratrice Rita Leorato, oggi l’orfanotro-fio dispone di un pozzo, di bagni, di elettricità e di dormitorio attrezzato con lettini; inoltre grazie alle adozioni a distan-za alcuni bambini più grandi riescono anche a studiare. Ma il punto cardine della relazione dei volontari in mis-sione umanitaria a Yako è sintetizzabile

in una vera e propria emer-genza sanitaria derivante dalla malnutrizione. I due medici presenti nell’ultima spedizione hanno accertato attraverso visite specialisti-che e adottando i protocolli dell’Organizzazione Mon-diale della Sanità, uno sta-to di cattiva e insufficiente alimentazione da combat-tere con somministrazioni controllate di cibi altamente proteici e nutritivi come la Misola, una farina com-posta con prodotti locali come il miglio e le arachi-di arricchite da vitamine e sali minerali. Due pasti al

giorno per 15 giorni costi-tuiscono una cura per com-battere la malnutrizione e di conseguenza le malattie da essa derivate, offrendo un valido aiuto alla lotta contro la fame. Perché sia efficace è bene ripetere il ci-clo più volte durante l'anno. Per tale motivo l’obiettivo di ANIMO è quello di far fronte a questa emergenza predi-sponendo un progetto di au-tosufficienza alimentare che possa rendere autonoma la struttura nel medio periodo attraverso un programma di coltivazione in loco di col-ture sotto la supervisione di un agronomo. Nell’imme-diato l’obiettivo è quello di aiutare questi bambini me-ravigliosi con aiuti alimentari che riescano a soddisfare le esigenze alimentari dell’or-fanotrofio per tutto il 2012. Per far fronte a tale fabbiso-gno nasce il PROGETTO MI-SOLA. Con la vendita di una cartolina a forma di sacco si permetterà l’acquisto di circa due chilogrammi di Misola che verrà poi recapitata all’orfanotro-fio. Il vostro gesto aiu-terà l’emancipazione

alimentare per almeno un anno di questa piccolo pez-zo di cuore in Africa. Potrà sembrare poco ma il vostro gesto significherà tanto, INSIEME SI PUÒ FARE UN SACCO!

Per seguire tutto il proget-to misola visita il sito web www.associazioneanimo.org.

OBIETTIVI: praticare la curiosità, generare il gossip, disinformarvi del fashion.

AAl via la nuova campagna di solidarietà di ANIMO in collaborazione con VoiceOver.Una cartolina regalo a forma di sacco che permetterà l’acquisto di pacchi di farinadi misola da destinare ai bambini dell’Orfanotrofio Wend Mib Tiri di Yako (Burkina Faso).

testo. C’è voglia di guardarsi negli occhi, di legge-re, di scegliere toccando con mano, di spendere il tutto con onestà, condividendo sorrisi.

ED ECCO QUINDI I CONSIGLI DI ALLURE:puntate su uscite di gruppo con un obiettivo ben prefissato, fosse solo pensare ai vari regali di Nata-le. Anche per un unico e solo presente, ma pensato e ragionato. Che ne dite di farvi un giro nei mol-teplici market natalizi che la nostra meravigliosa capitale ci offre? Varie sono le soluzioni all’uopo: mi riferisco al Vintage Market del Circolo degli Artisti - 18 dicembre - se puntate su pezzi usati e non, ma d’eccezione, magari di stilisti indipendenti; all’esclusivo Mercato Monti con banchi ultrase-lezionati e boutiques di ricerca; al Micca Club che per un’intera domenica - 11 dicembre - diventerà un vero e proprio showroom dedicato al design con la One Day Expo; al Roomgate, evento mul-tisensoriale presso Lo Studio Le Bain dove domina il contrasto tra diverse forme d’espressione e dove potete trovare un market di nicchia accanto a un susseguirsi di mostre culturali - 7/14/21/28 dicem-bre; all’Happy Sanday Market presso Ex Lanificio 159 - 8/18 dicembre - che vi attende per passare una giornata diversa tra abbigliamento, accessori, bigiotteria, arredamento, libri, musica e tanto altro; al Bollywood Christmas Market al Room 26 - il 18 dicembre - dove si rinnova l'appuntamento con Le Bazar Bizarre occasione per uno shopping natalizio alternativo.

Quanta magia in tutto ciò, non vi pare? C’è l’im-barazzo della scelta, fate voi: osservate, comprate, curiosate, ma il tutto gustatelo con molta calma, semplicemente... Slow!

PROGETTO MISOLAA NATALE INSIEMESI PUO' FARE UN SACCO!

PRESENTAZIONE “PROGETTO MISOLA”

Partecipa insieme aVoiceOver alla presentazione

di queste cartoline regalo. Ti aspettiamo: sabato 10 dicembre - ore 19 presso

Malibu Beach via Lungomare Marina di palo Ladispoli.

La serata ad ingresso libero prevede la presentazione del

progetto, un aperitivo con musica dal vivo e soprattutto

l’inizio delle vendite dellecartoline. Non mancate!

DOVE TROVARELA CARTOLINA:

Presso Civico74 sncvia la spezia 74 - Ladispoli

tel. 0699220146dal lunedi al venerdi

(10/13.30 e 16/19.30).E in altri punti

di distribuzione che puoi trovare sul sito web

www.associazioneanimo.org

TATTOO MUSIC

Viale Italia 97, Ladispoli - 06.9947833 - VISITA IL SITO - www.tattoomusicladispoli.it e seguici su FACEBOOK

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Siamo stati letteralmente presi d’assal-to. Nel senso migliore del termine! Al Medimex abbiamo vissuto la bellissima esperienza di “standisti”, il che significa che eravamo li per parlare di noi, per rac-contare i nostri progetti, per raccogliere proposte. Tredici persone che hanno trasformato lo stand n.28 in una sorta di festa continua. Una sorta di punto di aggregazione dove, se stavi al Medimex, prima o poi ci capitavi spinto dalla cu-riosità. E tra centinaia di persone sono passati a salutarci Nichi Vendola, Fran-co Battiato, Caparezza, Daniele Silvestri, Pierpaolo Capovilla (Teatro degli Orrori), Radiodervish, 99 Posse, Enrico Capuano, Piotta, Luca Valtorta (direttore del ma-gazine XL) che ci hanno regalato tanta energia oltre che interviste per la Web Radio. “Big” a parte, in questa grande

fiera di settore abbiamo potuto confrontarci con un mondo per alcuni versi sconosciuto, fatto di artisti internazionali, etichette discografiche, giornali di settore, radio, aziende e istituzioni. Ognuno era li per parlare di sé, e per avviare collaborazioni. Noi abbiamo cercato di raccogliere tutto il racco-glibile. Lo stand di VoiceOver ed Etruria Eco Festival, a detta di molti, è stato tra i più belli e i più gettonati di tutta la fiera (merito del bellissimo allestimento cura-to da Radici Creative) ed è stato preso di mira da quasi un centinaio di musicisti emergenti che si sono presentati con i propri dischi affinché fossero ascoltati

e scelti per partecipare alla prossima edizione di Etruria Eco Festival, pre-vista per la fine di agosto o per qualche passaggio in radio. Ma il Medimex è stata anche una grande opportunità per conosce-re altri progetti e iniziati-ve, fornendo un grande numero di spunti per la

nascita di collaborazioni, partner-ship e gemellaggi. D’altra parte, come recita lo slogan della fiera, “la musica è lavoro” e con questa convinzione tutti gli operatori del settore della musica indipendente si sono avvicinati fra loro in una grande rete che si dimostra ancor più forte e più viva di tutte le “ma-jor” discografiche e di tutti i festi-val “mainstream”, caratterizzati più dall’entità economica che dal-la passione per la musica. Un’esperienza, quindi, completamente positiva che sia-mo convinti contribuirà ad arricchire e migliorare l’esperienza del network Voi-ceOver e dell’Etruria Eco Festival, magari anche aprendo una finestra sul Mediter-raneo e su realtà provenienti da tutte le

sponde di un mare che da sempre rap-presenta la culla della cultura e dell’arte. Per il momento, non resta che farvi ascoltare le registrazioni e le interviste fatte al Medimex in podcast sul sito www.voiceovernetwork.it e mostrarvi le foto che abbiamo pubblicato anche su www.etruriaecofestival.it.

OOttomila metri quadri di spazio espositivo, centocinquanta stand, circa mille tra operatori, artisti e giornalisti provenienti daventuno paesi, cinquanta appuntamenti musicali live, venti convegni, presentazioni e incontri d’autore: questi sono stati in sintesii numeri del Medimex, la fiera delle Musiche del Mediterraneo, organizzata da Puglia Sounds, tenutasi a Bari dal 25 al 27 novembre.

Il grande successo diVoiceOver ed Etruria Eco Festivalal Medimex

Di VoiceOver Network e staff Etruria Eco Festival

www.etruriaecofestival.it.

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Cinema

IL GIORNO IN PIÙ NELLE SALE DAL 2 DICEMBREdi Simone Giacinti e Nancy Gasbarra

Il personaggio del film si stacca dal Giacomo del romanzo. È stato diffici-le immedesimarsi in un personaggio differente da quello che tu avevi im-maginato?Fabio Volo: «Quando uno legge il mio libro pensa sempre che sto raccontan-do la mia storia. L’ultimo è un diario segreto di una donna, ma anche su questo mi si accusa di autobiografia. Il Giacomo del libro mi assomigliava in tante cose ma non ero io quindi, non è stata una violenza dal libro a ripor-tarlo sul set un po’ diverso. E vi dico la verità, ero così euforico di girare a New York che non mi ricordo niente. Mi sono sentito Joe Pesci per quasi un mese».È un film molto romantico. Il desti-natario potrebbe essere un pubblico non per forza italiano?Massimo Venier: «Il film è stato im-postato come se il pubblico potesse anche non essere per forza italiano e ce lo auguriamo. Ma lo abbiamo fat-

to per un motivo solo: perché questo genere di film va fatto così. La comme-dia sentimentale leggera può essere anche molto tossica e noi speriamo di aver evitato questa cosa». Può definire meglio l’aggettivo "tos-sica"?Massimo Venier: «Indubbiamente l’elevata sdolcinatezza in una comme-dia romantica può sfociare in una ri-dondante stucchevolezza. Inoltre spes-so queste commedie sono maschiliste quindi le figure femminili sono sostitu-ibili e quasi figurine. Noi con Isabella e Camilla abbiamo puntato molto sullo spessore anche delle figure femminili che non sono solo di rimbalzo». Ci sono spunti ad altri film? Fabio Volo: «Ogni volta che presento un film c’è sempre qualcuno che dice che assomiglia ad un altro film. Se pio-ve è “Blade runner”, se c’è un nano è “Lynch”, se ci sono due che fanno del sesso e sono uomini è “Almodovar”. Secondo me è un film che parla di una

storia d’amore bella e leggera. Par-ticolarmente romantico e per niente sdolcinato. Lavori, vai a casa, fai la doccia e porti la compagna al cinema e passi due belle ore. E, fondamental-mente, cosa volete dal cinema?». Nel primo appuntamento c’è uno scambio di battute cine-televisive: si parla di cinema italiano anni 60 e serie televisive americane. Questa divisione è presente anche nel film?Veronesi «Si. Non è una cosa netta, ma la prima parte è molto italiana anni ’60 con molti primi piani, poi quando ci si sposta a New York si cambia. Con Pa-olo Carnera (direttore della fotografia) abbiamo deciso di distinguere molto nettamente i due momenti della storia per dargli appunto una divisione e riu-scire a raccontare il cambiamento del personaggio anche attraverso il cam-biamento di scena. Un cambiamento che avviene quando Giacomo esce da Milano. Il lavoro fatto sulla luce a mio avviso è stato fondamentale.».

A New York anche se non ci sei stato è come se ci sei già stato migliaia di volte. Scene di film, ambientazioni di romanzi, racconti di amici. È una città che non è di nessuno, ma è un po’ di tutti. Poi se sei italiano ed hai un momento di sconforto, di mancanza del focolare domestico a noi tanto caro, puoi rifugiarti in uno dei posti più “italiani” della grande mela: Il Doma Cafè. Questo posticino accogliente,

pieno di scrittori in erba, agenti in carriera, e donne manager sempre fornite di netbook per scrivere, è il luogo da dove è uscito “Il giorno in più” di Fabio Volo. Lui racconta che andava lì per scrivere e che trovava la giusta serenità. Perché come recita la copertina del menù (in cecoslovacco “Jsem tu jako doma”): “Qui mi sento a casa”.

CURIOSITÀ

LLunedì 28 novembre VoiceOver era presente alla pri-ma romana di IL GIORNO IN PIÙ la nuova commedia sentimentale di Massimo Venier tratta dall’omonimo best-seller di Fabio Volo. Al cinema Adriano tra le pol-trone rosso magenta molta gente divertita, pronta a far domande e sviscerare qualcosa in più all’ex panet-tiere bresciano. La conferenza dura circa un’ora con la massima disponibilità di tutti i presenti sul palco, pronti a scherzare alle domande facete, ma anche a rispondere seriamente sollevando alcuni temi impor-tanti. Tra gli altri, oltre i già citati Fabio Volo e Massi-mo Venier, erano presenti anche Isabella Ragonese, che interpreta Michela (la donna di cui Giacomo si innamora), Camilla Filippi (nei panni di Silvia l’amica sfigata), Pietro Ragusa (nelle vesti di Dante il collega depresso), Michele Pellegrini (lo sceneggiatore) e il produttore Beppe Caschetto. Tra le solite domande a volte anche un po’ stucchevoli sui richiami agli altri film, i complimenti e le sviolinate al cast e la domanda di rito a Fabio Volo che possiamo leggere su ogni sua intervista: “è autobiografico il tuo romanzo?”, è uscito fuori un bel botta e risposta su temi importanti a livello cinematografico, come l’im-pegno nel non farla diventare una commedia tossica e la difficoltà nel lavorare insieme (Massimo e Fabio) avendo due caratteri così forti; a livello sociale, come il problema sollevato da Volo sulla perdita dei ruoli.

PARTIAMO DAL FILM Direttamente da Radio DeeJay torna con un film da protagonista tratto da uno dei suoi romanzi più venduti. La commedia è diretta da Massimo Venier.

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Giacomo Pasetti (Fabio Volo) è bravo nel lavoro, con le donne e soprattutto nell’evitare accuratamente ogni sorta d’impegno affettivo e sentimentale. La sua vita cambia quando incontra una ragazza su un tram, un’apparizione improvvisa in mezzo ai passeg-geri, uno scambio di sguardi, una bellezza sfuggente che divengono presto una vera e propria ossessione.

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Sei riuscito a staccarti dal romanzo per scrivere la sceneggiatura?«Andavamo nello studio di Massimo a scrivere. Il primo momento è stato con il libro sul tavolo. Quindi all’inizio io mi avvicinavo a lui con le dovute misure. Poi con il passare del tempo ci siamo resi conto che c’era un’aria di rispetto reciproco che non avrebbe portato da nessuna parte, perché scontentava entrambi. A me non piacevano delle scene ma non dicevo niente per non intromettermi nel suo lavoro, lui face-va lo stesso. Da quel giorno abbiamo deciso cos’era importante che rima-nesse nel film: il sentimento fonda-mentalmente. Poi tutto il resto è stato scritto insieme».Hai mai pensato di essere tu il regista di un tuo libro?«Ci ho pensato, come ho pensato di fare l’astronauta perché ho una vita sola e voglio fare più cose possibili. Ma ogni volta che arrivo ad un passo dal prendere la decisione mi tiro indie-tro. Ho capito che voglio fare altri film prima di provare a mettermi dietro la macchina».In quasi tutti i tuoi libri esce prima o poi da un personaggio la voglia di non crescere, la così detta Sindrome di Peter Pan. Anche questo Giacomo un po’ ne soffre?«Io non sono mai stato d’accordo sul-la definizione della Sindrome di Peter Pan. È un’analisi che non ho mai spo-sato, soprattutto quando accostata a me. Non credo che i trentenni di oggi vivano questa sindrome e che

non riescano a crescere. Ci sarebbe da concentrarsi di più sul crollo e la successiva perdita dei ruoli. Non so se mio padre voleva sposarsi e fare dei figli. Non so se mio nonno ci abbia mai pensato. Ho sempre visto che si faceva così, non c’erano spiegazioni. Si diventava genitori, mariti e mogli. Si diventava dei ruoli. Quelli secondo voi erano cresciuti? Assolutamente no. Erano ragazzi che uscivano da casa di mamma per entrare nella casa di un’altra donna con cui avevano lo stesso rapporto. Ora le donne pos-sono andare dove vogliono. Se mio padre usciva da Brescia e per lavoro doveva andare a Pescara mia madre sarebbe andata con lui. Il ruolo è un vestito e dentro c’è quello che fai. In questo crollo è mancata un’eduzio-ne al sentimento. Chi doveva farla quest’educazione? Per esempio la parte intellettuale trovando dei mezzi per arrivare alla masse invece di ver-gognarsi di mettersi al loro pari. La televisione che però ormai è politiciz-zata e quindi non può farlo. I genitori che però non avevano una loro educa-zione: facevano così perché si doveva fare. Quando qualcuno trova scredi-tante farsi capire da chi ti ascolta, pro-duce uno specchio dove ci si masturba per vedere quanto si è belli, piuttosto di comunicare».

Finita la conferenza scappano tutti alla tappa successiva: Torino film Fest, per la presentazione di “Il gior-no in più” come film fuori concorso.

ALCUNE DOMANDEA FABIO VOLO

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Partiamo dalla copertina del tuo libro (disegnata da Giorgio Fratini), che è meravigliosa. Un fiore che spunta dalle macerie. Mi trasmette nello stesso tempo l'inquietudine per l'oggi e speranza per il futuro. Ma cosa volevi comunicare? Che sarà il fiore della poesia a salvarci?«Viviamo tra le macerie del tempo, per noi sembra non esserci futuro né presente, e neanche passato. Ci resta un non-mondo patinato dove siamo stati deportati con il nostro consenso, come Pinocchio nel Paese dei Balocchi. Sì, penso che la bel-lezza ci salverà, perché la bellezza ha lo sguardo rivolto alla gioia. La bellezza è intrecciata al desiderio e ha dentro di sé l’inizio della poli-tica. Queste poesie cercano il fiore: la bellezza intesa come pienezza, come aumento di libertà e di vita. È un atto di resistenza, un paradosso, un rischio. Come una rosa sotto le bombe».La poesia come arma contro l’omo-logazione e lucciola luminosa da-vanti alle tenebre. Ci vedo molto Pasolini dietro a questo tuo ragio-namento. Quindi sei anche tu un poeta “militante” che vuole riaffi-dare alla poesia una funzione poli-tica e non solo estetica?«La poesia è politica... purché non si limiti a “parlare” di politica! Non è con la denuncia che l'arte influi-sce. Lo fa invece quando con la sua

azione rivela la sfrenata libertà del linguaggio: così ci ricorda che spetta a noi esseri umani, a ognuno di noi individualmente e non alle strutture di potere, dare i nomi alle cose, in-ventare i nessi, le cesure, i significati che ci fanno vivere. Anche se uffi-cialmente questo è proibito». Non molto tempo fa hai affermato sul tuo blog (http://militanzadel-fiore.blogspot.com) che bisogna mettere la poesia nelle prime pa-gine dei quotidiani e non relegar-la nelle noiose e marginali pagine culturali. Una bella provocazione intellettuale o credi veramente che prima o poi si realizzerà?«I quotidiani esistono per informar-ci, ma ancor più per "sincronizzar-ci": è necessario che tutti convenia-mo sul genere di morto che deve stare in prima pagina e su quello che si merita solo la ventesima. Dai mezzi di informazione si propaga una schizofrenia che sorregge la nostra società, dove ogni giudizio è temporaneo, arbitrario, pilotato, funzionale a oscuri scopi. In "1984" Orwell definiva tutto questo "bi-spensiero": l’apice si raggiunge quando i cittadini sono portati a credere che "2+2=5". La pazzia po-etica potrebbe costituire un valido antidoto a questa malattia “di sta-to”. Se i giornali volessero davvero metterci in contatto con la realtà farebbero bene a ospitare tra gli

articoli qualche fiammata di poesia iconoclasta!». Il primo libro di poesie e subito la prefazione firmata da Adriano So-fri. Credo che avere come lettore affezionato uno dei più importanti intellettuali italiani sia una sod-disfazione non trascurabile. Ma quindi sei veramente uno bravo? «Queste poesie sono degli incontri di boxe – o degli scontri d'amore – con la realtà, più che dei prodotti letterari. Per questo non mi piaceva l'idea che fosse un critico a introdur-le. Ho subito pensato ad Adriano Sofri per la sua sensibilità, l'ironia, la cultura sempre legata al senso di civiltà che trapelano in ogni suo scritto. Mi sono detto: perché non provare? Gli ho portato la bozza del libro, lui ha detto che ci avrebbe pensato. Dopo un mese è arrivato il testo: arguto, divertente, generoso. Ancora oggi non so come esprimer-gli la mia gratitudine: le tre poesie a lui dedicate non sono abbastan-za...». Per chiudere. So che ami molto giocare con le parole. Quindi se ti dico "Mario Monti" tu cosa mi ri-spondi?«Rovesciando il detto latino, “me-lius deficere quam abundare”: me-glio un solo Monti che TreMonti! Però mi auguro di non trovarmi pre-sto ad anagrammare il suo nome in questo modo: TI AMMIRO? NO».

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Libri

SARÀ LA POESIA A SALVARCI. Parola di CARLO CUPPINI

Libri

OGNI LUOGO È MUGLIONE E MUGLIONE NON È NIENTE MALE

DDa pochi giorni è uscito “Militanza del Fiore” il primo libro di poesie del blogger fiorentino con prefazione di Adriano Sofri.

L’AUTORE Carlo Cuppini è redattore presso la casa editrice Maschietto Editore. Scrittore, poeta e giornalista freelance, ha pubblicato su “Il Manifesto”, “Alfabeta2”, “Culture teatrali”, “Latinoa-merica”, “Il Nuovo Corriere di Firenze”. Sue raccolte po-etiche sono state pubblicate nell'antologia Frecce verso l'altro (selezione Nodo Sot-tile, Marcos y Marcos 2010) e nei blog letterari "Nazione Indiana" e "AbsoluteVille". Il suo romanzo breve Giorda-no Bruno. Il mago (finalista Premio Campiello Giovani 1998), è stato pubblicato nell'antologia I ragazzi del Campiello/3 (Marsilio Edito-re). Militanza del fiore è la sua prima raccolta di poesie.

IL LIBRO La poesia di Carlo Cuppini procede per scarti e sobbalzi, cercando di sgre-tolare il linguaggio delle cose per aprire varchi nel codice interno della mente. Le sette sezioni del libro parlano del-la “Funzione del corpo”, dei “Passaggi dell’angelo”, della strage di Ustica; presentano un ciclo di “coreografie”, un viaggio nei territori palesti-nesi, un “Kit per i superstiti”; riscrivono l’Inno nazionale attraverso variazioni e tra-duzioni automatiche. La prefazione di Adriano Sofri contestualizza la poetica di Cuppini nel panorama cul-turale contemporaneo. Il volume è arricchito da sette tavole grafiche realizzate da artisti contemporanei.

MilitanzadelFIORE di Carlo Cuppini

MASCHIETTO EDITORE

di Gianfranco Marcucci

di Stefania Vignaroli

SSiete mai stati a Muglione? No? Vi consiglio di farci un salto. In realtà non c’è un gran che dal punto di visto architettonico, è un paesino della Toscana diste-so su una pianura, anche un po’ anonima. I suoi abitanti sono fissati con il ciclismo e con la pe-sca. È ricco di fossi e fiumiciattoli. Se decidete di andare a pescare tradizione vuole che le esche le compriate al negozio del si-gnor Marelli. Se non trovate lui dietro al bancone è perché sta allenando Mirko, un bambino delle medie che secondo voci di paese diventerà un campione del ciclismo e risolleverà le sorti di un Muglione a cui la natura

ha dato poco, e la storia ancora meno. In quel caso troverete Fiorenzo, il figlio di Marelli, non spaventatevi se prenderà i bigat-tini con una mano sola. Vi baste-rà poco tempo per vedere con i vostri occhi come solo cinque dita bastano per stringere la vita. Dovete proprio andare a Mu-glione, perché è come andare in Toscana e non visitare Firenze, o andare a scuola e non conoscere Dante. Poi magari non ti piace, ma devi sapere chi è. Mi sono dimenticata di dirvi una cosa: Muglione non esiste. Questo pa-ese prende vita solo in Esche Vive, libro di Fa-bio Genovesi. Scusate mi correggo ancora, Muglione, in realtà, è un po’ ovunque, solo che prima di leggere questo libro, tutte quelle paure, quel-le possibilità, quella parte di vita di cui a volte faresti a meno e che subito dopo torna a stupirti, tanto che senti di ringraziar-la nuovamente, non aveva un nome. Ora si: Muglione. Cosa c’è

di eccezionale in questo libro? Nulla a parte le verità di una re-altà a volte ingrata, a volte mera-vigliosa, a volte dura. È questa la sua eccezionalità, perché troppo spesso le verità sono un eccezio-ne. È concreto in ogni capitolo, è così onesto che a volte mentre leggi ti fanno male gli occhi. È così vero che, come nella vita, al capitolo successivo ridi, e ridi così tanto che questa volta a far-ti male è la pancia. Incontrerete personaggi che vi sembreranno persone perché non hanno veli. Il tratto di penna che li ha creati

non ha cercato di renderli ac-cattivanti e forse è proprio per questo che lo sono comunque. Le loro parole vi torneranno in mente anche una volta chiuso il libro. Come le parole di un amico. Senza rendervene conto anche voi pescherete, nei pen-sieri, nei ricordi, nelle riflessioni. Ci sono pesche che non hanno bisogno di esche. Sono quelle in cui non importa il pesce che abboccherà, ma il fatto che stai pescando. Ci sono pesci che in-vece ne hanno bisogno, ma solo quando abboccano ti domandi

se tu hai bisogno di loro. Ci vuole più coraggio a togliere l’amo e veder scivolare la tua preda che a tirarla su. Ogni occasione ha la sua esca, basta saper vedere oltre la superficie dell’acqua. Pescate nei fiumiciattoli di Mu-glione e fateci sapere se il vostro pesce ha abboccato, soprattutto fateci sapere se avete preferito girare il mulinello o lasciarlo an-dare via. L’adrenalina in fondo si ha quando la canna da pesca trema e quando sai che quel pe-sce, a cui hai dimostrato corag-gio, te la farà tremare ancora.

PUOI TROVARLO:- nelle migliori librerie

- a LadispoliLIBRERIA ODISSEA viale Italia, 35

- direttamente sul sito webwww.maschiettoeditore.com

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di Nadia Bellotti

C'è un albero di Natale in casa, fervono i preparativi, quest’anno la Vigilia va in atto qui: "che dici faccio due primi e poi chiudo con l’orata Sergio?". Sergio è la vittima sacrificale di questo Natale 2011, come l’orata che cadrà nel suo piatto la sera del 24 Sergio vorrebbe fuggire, ma non può perché Marcella è sua moglie: “Marcè, come fai fai bene, per me se fai un primo e due secondi però è meglio!” “Scusa Sergio che hai detto? Ti ricordo che tua sorella va sempre a risparmio. E io dovrei spendere tut-ta la tredicesima?” Marcella sarà perfetta: capelli cotonati, gonna nera, cardigan rosso, le perle al collo e ben in vista il brillante di quando è nato Manuel Sergio, metterà la cravatta. In casa l’albero acceso e sotto pac-chetti con bigliettini tutti uguali pure nel pensiero, il cesto con le noci, la tavola imbandita col servizio buono e Sergio sarà impeccabile, sa che se sbaglia Marcella gli servirà gli spaghetti sbattendoglieli nel piatto, come fosse calcestruzzo! In un angolo il tavolo dei bambini, il tavolino sfigato dove non un solo bicchiere è coordinato all’altro e non una sola sedia è gemella a un’altra. Questa addobbatissima casa si animerà sotto i miei occhi, le donne come ancelle porteranno in trionfo le portate su vassoi scoordinati barcollando su tacchi che non mettevano dall’ultimo ma-trimonio della figlia di un cugino. Ci sarà il vischio, la confezione della Bauli col pandoro e lo spumante da aprire a mezzanotte. Donne stipate in cucina intente a farsi confidenze mai troppo sincere, che poi, lo sanno pure loro, ci sarà da chiacchierarne coi mariti. Uomini pressappoco in-guaiati come l’orata, che non potranno far altro che assecondare perché il dissenso equivarrebbe ad una dichiarazione bellica! Le portate potresti citarle come una formazione: spaghetto con le vongole, orata, frittura di verdure, insalata di rinforzo, frutta, frutta secca, pandoro, panettone, torrone, datteri, fichi, noci e chili di mandarini che poi c’è la tombolata e c’è sempre lo zio che chiama con malizia quel famoso 23 o il 77, “le gambe delle donne”, e lo fa ammiccando la zia bona. Verso le 23:00 zio Luigi si vestirà da Babbo Natale, sarà un po’ alticcio e sbaglierà a leggere i bigliettini d’auguri così consegnerà a Mario il regalo di Carlo, a Carlo quello di Lucia, e capiterà che Lucia scarti le mutande di Carlo e Carlo la sottana di Lucia. Comunque se ne sopravvive gli uomini porteranno via buste cariche di regali e sacchetti con gli avanzi annodati col canavaccio, che c’è sempre una nonna a cui fa brutto buttare tutto quel ben di Dio, si tornerà a casa e potete scommetterci l’ultima frase prima dell’armistizio sarà: “Amore, l’anno prossimo a Natale ti porto in crociera che a me 'ste feste me mettono un’ansia!”. Sergio, se la caverà soprattutto perché a Marcella ha regalato un week-end alle terme e perché in fondo, è co-sciente sarà sempre e comunque lungo solo 24 ORE! Per l’orata invece non c’è scampo, lei è già spacciata!

Il vecchio e

IL BAMBINO S.G.: il nipote

Dachau - 24/12/1943

Cara Isa,come al solito scrivo con il dubbio che le mie lettere non ti arriveran-no mai. Le scrivo ma, ovviamente, le tengo per me.Se ti arriveranno vorrà dire che sono vivo, che ci riabbracceremo e

che potrò raccontarti tutto di persona.Mi sono reso conto che oggi è la vigilia di Natale. Qui non si festeggia, ma c’è un'aria di rilassamento nei volti di coloro che hanno capito che giorno è. Ieri An-tonio, il mio compagno di letto, mi ha detto “Se proprio devo morire, farlo il giorno di Natale sarebbe fan-tastico.” Anche tra i tedeschi il clima è più rilassato. Abbiamo passato un anno di “esperimenti”. Qui li chiamano così. La coppia Schutz e Shilling per tutto l’anno, da gennaio, ha iniettato nelle vene di circa 1000 di noi (la mia camerata esclusa) un vaccino che ci salverà dalle malattie tropicali e dalla malaria; o

almeno, così ci hanno detto. Poi, ad un certo punto dell’anno, circa quattro mesi dopo il vaccino, è scop-piata un’epidemia di tifo ed il campo è stato messo in quarantena. I tedeschi non entrarono per molti mesi e noi pensavamo alla liberazione, con corpi inermi che si accasciavano qua e là. Ironia della sorte: i miei compagni erano contenti di morire perché si sentivano liberi. Alcuni morirono apposta.Finito il resoconto annuale di ciò che succede da queste parti, mando un augurio grande a tutti voi, ricordando le belle tavolate e quel clima caldo che da noi un po' manca (sono tre mesi che nevica).I giorni di festa sono molto pesanti per noi, ma sono quelli che ci danno la forza per rialzarci e combat-tere, per riassaporare la bellezza e la pace di stare con i propri cari.P.S. Sono stato nominato l’organizzatore del Natale in camerata, quindi ti lascio. Ho da coordinare quelli che stanno facendo le palline per l’albero e gli arti-sti che con le pagine di giornale fanno i personag-gi del il presepe. Speriamo venga bene.

Roma - Borgo Pio 24/12/1943

Metto a posto tutto. Come ar solito sto a fa' tardi. Ripongo l’orologi drentro a li cassetti. Elsa a casa m’aspetta. Sento già l’odore de fritto da qua. Er menù è sempre lo stesso e, come tutti l’anni, è bono. Già sento l’odore de pasta cor tonno da qua. Entrà dren-tro casa co le luci dell’arbero che illuminano er presepio sotto, e vedè mi moje e le sorelle in cucina a dannasse l’anima pe fa magnà li ma-riti, è una delle poche cose che me fa staccà a

testa dar pensiero d’a guera. Le guardie che se so portati via l’amici mia e ancora nun ho capito ndo l’hanno porta-ti. L’artro ieri me so entrati ner negozio pe dimme “A Natale devi stà chiuso!”. J’ho detto de si ma drentro al testa mia me girava ‘n pensiero: “Mica me lo

devi di te che devo sta chiuso. Io a Natale sto a casa mia, guera o non guera!”.Tiro giù la seranda. Prima de annà a casa passo da Gianni a faje l’auguri e a pià na bottija, che stasera se stappa.

DDal 4° piano del condominio chetengo d’occhio dalla mia finestra l’immagine che arriva è a intermittenza: adesso sì, adesso no.

Occhio indiscreto sul mondo...

LA FINESTRA DI FRONTEilvecchioeilbambino.tumblr.com

NNonni a confronto.

Proverò attraverso gli occhi di mio nonno a descrivere quelli che sono i gesti più usuali, ma per luiinconsueti, della nostra società. Spero di riuscirci con il passo di un giovane e la saggezza di un anziano.

Ascoltate: These street di Paolo Nutini - Romeo and Juliet di Dire StraitsLeggete: Il gabbiano di Jonathan Livingston.

Illustrazione diValentino Spadoni

RISVEGLI di Gyani

ÈÈ già passato del tempo da quando si è istituito il nuovo governo: per molti è stato un sospiro di sollievo: "mai più" per molti altri una disgrazia: "poi ve ne accorgerete e ci rimpiangerete". In televisione ogni giorno, a qualun-que ora, specie la sera non è difficile trovare qualcuno/a con la pistola in mano che per far finta, si ammazza in mille modi creativi, almeno fino all'ora del telegiornale, quando ci si uccide davvero.

A ben vedere dovunque getti lo sguardo si trovano con-flitti tra popoli, razze, sportivi, economisti, modelli di pensiero giovani e tradizionalisti, uomini e donne, poli-tici. Perfino nelle religioni, dove dovrebbero essere tutti d'accordo (religo: tenere unito) c'è sempre stata acerri-ma tenzone. Programmi basati solo sugli insulti. Tutto per dimostrare che IO valgo più di te e tu vali meno. Per-ché si continua con questa massacrante conflittualità?

Da dove nasce? La notizia non buona è che siamo noi stessi ad alimentarla nella nostra testa, tanto da offusca-re l'intelligenza del cuore. La buona notizia è che abbia-mo un cuore. Un mondo migliore inizia da noi: con i no-stri pensieri creiamo il mondo. Ecco, allora a cosa serve la meditazione: una attitudine che non ci farà più aprire una discarica dentro noi stessi per seppellire la nostra paura, ma porterà consapevolezza e trasformerà in luce, coraggio e voglia di fare scelte nuove da condividere con gli altri esseri. Siamo un unico organismo sociale e pos-siamo mantenerlo sano. Proprio come il nostro corpo, se sta bene il fegato sta bene tutto il resto e sta bene anche il padrone del fegato: tu. Non importa quanto va veloce il mondo che ci circonda, non importa che venga usata la globalizzazione per sfruttare di più le risorse del pianeta, non importa che milioni di esseri umani vengano tenuti schiavi della miseria. Non importa fino a quando ci sen-tiamo isolati ma, se apro il mio cuore all’ascolto scopro di essere senza confini: sensibile a ciò che circonda il mondo mio e degli altri. Essere aperti significa: libertà, ricettività e sensibilità nello scoprire che i miei bisogni sono condivisibili, socializzabili e consapevolmente or-ganizzabili. Allora nella tua famiglia fai scorrere energie rinnovate e così pure nel tuo lavoro o nella ricerca di un lavoro con la tua ragazza e il tuo ragazzo, tra amici e tra nemici con la fiducia che non siamo soli.

LA MEDITAZIONE NELLA VITA QUOTIDIANA

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DICEMBREGli

EVENTIda non perdere

e portala con te!

GUIDA COMPLETA agli spettacoli ed eventi della Capitale e del Litorale

STACCA LAGUIDA a cura di

Gianfranco Marcucci

VUOI SEGNALARCI UN EVENTO? Scrivi a: [email protected]

MERCOLEDÌ 7

MUSICAA Toys OrchestraRoma - Lanificio 159 - Via di Pietralata, 159 - ore 22:00Indie rock emotional info: www.lanificio159.com

CULTURAPiù libri più liberi (fino a 11 dic)Roma - Palazzo dei Congressi - Piazzale J.F. Kennedy, 1 - ore 10:00/20:00Grandi autori, 411 piccoli e medi editori, 300 iniziative in programma - info: www.piulibripiuliberi.it

MUSICALuca CarboniRoma - Gran Teatro - Viale Tor di Quinto - ore 21:00 - info: www.ilgranteatro.it

MUSICASud Sound System + Papa Leu + Ghetto EdenRoma - Orion - Viale Kennedy, 52-ore 21:00 - Dancehall pre festività - info: www.radiorockroma.it

TEATROCapoTrave (fino al 9 dic)Roma - Angelo Mai Via delle Terme di Caracalla, 55/A-ore 21:00 - In scena lo spettacolo “Nel Bosco”info: www.angelomai.org

MUSICAEyeconoclastRoma - Traffic - Via Prenestina, 738 - ore 22:00 - Metal core - info: www.trafficlive.org

MUSICAIl Tuo Fottuto Freak&C.Roma - Circolo degli Illuminati - Via G. Libetta, 3 - ore 22:00 - Mini festival

di alternativo italiano con Quackers and Mormons, Piano for Airport, The Grannies e Beats Me - info: www.circolodegliilluminati.it

GIOVEDÌ 8

MUSICAZola Jesus + BacheloretteRoma - Circolo degli Artisti - Via Casilina Vecchia, 42 - ore 21:30 - Dream pop - info: www.circoloartisti.it

MUSICAThurston MooreRoma - Auditorium Parco della Musica - Viale P. De Coubertin, 30 - 21:00 - Indie rock - info: www.auditorium.com

EVENTII Soliti IdiotiRoma - Atlantico Live - Viale dell’Oceano Atlantico, 271 - ore 21:00 - con Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, i due protagonisti della sketch comedy televisiva più amata di Mtv. Ospiti d’onore delle serate saranno i personaggi più popolari della serie - info: www.atlanticoroma.it

MUSICAGross MagicRoma - Muzak - Via di Monte Testaccio, 38 - ore 22:00 - Dream pop - info: [email protected]

CULTURAI Borghese e l’antico (fino al 9 apr)Roma - Galleria Borghese - Piazzale del Museo Borghese, 5 - ore 9:00/19:00In mostra opere di arte antica appartenute alla Collezione Borghese e oggi al Louvre - info: www.galleriaborghese.itMUSICA

Lykaion + OblivionRoma - Sinister Noise - Via dei Magazzini Generali, 4/b - ore 22:00 - Metal - info: www.sinisternoise.com

VENERDÌ 9

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICAMatteo Fraboni Organ DuoCerveteri (Rm)-RENDEZ VOUS - Piazza Risorgimento, 16 - ore 22:00 - Con Matteo Fraboni, Drums e Sandro Mambella, Hammond - infoline e prenotazioni: 06 90209750 - www.rendezvousbistrot.it

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICAPaul di AnnoOsteria Nuova (Rm)-CROSSROADS Live Club - Via Braccianese 771 -ore 22:00 - L’Ex Iron Maiden in concerto - infoline e prenotazioni: 06 3046645 - www.crossroadsliveclub.com

MUSICAPeter Hook - Roma-Orion - Viale Kennedy, 52-ore 21:00 - Live hard rock - info: www.radiorockroma.it

MUSICAOrchestra e Coro del Teatro dell’Opera di RomaRoma - Teatro dell’Opera - Piazza B. Gigli, 7 - ore 20:30 - Dirige Riccardo Muti con “Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma” - info: www.operaroma.it

SABATO 10

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICARosalia De Souza - Osteria Nuova (Rm)-CROSSROADS Live Club - Via Braccianese 771 ore 22:00 - Percussioni cubane in chiave jazz

infoline e prenotazioni: 06 3046645 - www.crossroadsliveclub.com

MUSICAMaroon 5 - Roma - Atlantico Live - Viale dell’Oceano Atlantico, 271 - ore 21:00 - Soft rock - info: www.atlanticoroma.it

MUSICALe Strisce + FSHRoma - Blackout - Via Casilina, 713 - ore 21:30 - Indie - info: www.blackoutrockclub.com

MUSICAGogol Acoustic BordelloRoma - Orion - Viale Kennedy, 52 - ore 21:00 - Eugene Hütz unplugged experience - info: www.radiorockroma.it

MUSICAAtari + TheGiornalistiRoma - Circolo degli Artisti - Via Casilina Vecchia, 42 - ore 22:00 - Doppietta indie italiana. Saranno presentati i due album “Can Eating Hot Stars Make Me Sick?” e “Vol. 1”info: www.circoloartisti.it

MUSICAAlfio AnticoRoma -Teatro Studio - c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Elio rilegge l’opera di Rossini - info: www.auditorium.com

MUSICAPape Kanoute & Mande QuartetRoma - Angelo Mai - Via delle Terme di Caracalla, 55/A - ore 22:30 - Afro mande jazz. A seguire afro dancehall - info: www.angelomai.org

MUSICAKamikaze QueensRoma - Micca Club -

Via P. Micca, 7/a - ore 22:30 - Rockabilly e 20s Berlin. A seguire dj set con La Notte del Giaguaro - info: www.miccaclub.com

MUSICAAvant-Garde + SinezamiaRoma - Sinister Noise - Via dei Magazzini Generali, 4/b - ore 22:00 - Dark wave e post punk - info: www.sinisternoise.com

DOMENICA 11

EVENTIOne Day Expo & TemporaryRoma - Micca Club - Via P. Micca, 7/a - ore 19:00 - Expo e showroom di abbigliamento, design e dischi con dj set a cura di Club Kids e aperitivo - info: www.miccaclub.com

EVENTIWi-Fi Art meets Toys in TownRoma - Circolo degli Artisti - Via Casilina Vecchia, 42 -ore 19:00 - Aperitivo, dj set e un’esposizione di oltre 40 toys - info: www.circoloartisti.it

MUSICARaphael GualazziRoma - Sala Santa Cecilia c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Easy pop jazz - info: www.auditorium.com

CULTURALezioni di storiaRoma - Sala Sinopoli c/o Auditorium pParco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 11:00 - Andrea Giardina snocciola la travagliata liasion tra Cleopatra e Antonioinfo: www.auditorium.com

EVENTIMercato MontiRoma - Hotel Palatino - Via Leonina, 46/48-ore 10:00/20:00 - Creativi, collezionisti e store selezionati vendono i propri pezzi migliori. Riferimento per lo shopping alternativo romano.

LUNEDÌ 12

TEATROMedeaRoma - Teatro di Tor Bella Monaca - Via B. Cirino-ore 21:00 - Spettacolo per la regia di Luca Archibugi - info: www.teatrotorbellamonaca.it

MUSICAGeograph NightRoma - Fanfulla 101 - Via F. da Lodi, 5 - ore 21:00 - La rumorosa label romana presente i live di Trapcoustic, Calcutta e Grip Casinoinfo: www.fanfulla.org

MARTEDÌ 13

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICACrashdietOsteria Nuova (Rm) - CROSSROADS Live Club - Via Braccianese 771 - ore 22:00 - Rock svedese - infoline e prenotazioni: 06 3046645 - www.crossroadsliveclub.com

MUSICADenteRoma - Piper Club - Via Tagliamento, 9 - ore 21:30 - Cantautorato. Sarà presentato il nuovo “Io tra di noi”info: www.piperclub.it

MUSICAMemorie di AdrianoRoma - Sala Sinopoli c/o Auditorium pParco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - I brani del Celentano nazionale rivisti da Peppe Servillo,

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Gli

EVENTIda non perdere

DICEMBRE

Javier Girotto, Fabrizio Bosso, Rita Marcotulli info: www.auditorium.com

TEATROEmma Dante (fino al 23 dic)Roma - Teatro Palladium - Piazza B. Romano, 8 - ore 21:00Emma Dante torna al Palladium con “La trilogia degli occhiali”info: www.teatro-palladium.it

TEATROOh Happy Day (fino al 18 dic) - Roma - Cometa Off - Via L. della Robbia, 47 - ore 21:00 - Spettacolo di Emanuela Giovanniniinfo: www.teatrodellacometa.it

CULTURAThe Veterans Book Project - Roma - MACRO 138 - Via Nizza, 138-ore 18:00 - Tavola rotonda sul lavoro dell’artista Monica Haller con Andrea Cortellessa, Arturo Mazzarella e Tommaso Pincio - info: www.macro.roma.museum

MERCOLEDÌ 14

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICALe Maschere VuoteOsteria Nuova (Rm) CROSSROADS Live Club - Via Braccianese 771 -ore 22:00 - Le Maschere Vuote sono un gruppo della zona di Cerveteri - Cerenova-infoline e prenotazioni: 06 3046645 - www.crossroadsliveclub.com

MUSICAJay Jay JohansonRoma - Sala Petrassi c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30-ore 21:00 - Trip hop e nu jazz - info: www.auditorium.com

CULTURAOmbre di guerra (fino al 5 feb)Roma - Complesso museale dell’Ara Pacis - Lungotevere in Augusta - ore 9:00/19:00 - Come ogni fine anno, anche in questo dicembre si stileranno le classifiche

delle immagini più rappresentative dei 12 mesi appena trascorsi, che poi daranno vita a premi e contropremiinfo: www.arapacis.it

MUSICAUte LemperRoma - Sala Santa Cecilia c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30-ore 21:00 - Ute Lemper canta Piazzolla - info: www.auditorium.com

MUSICAGianmaria Testa QuartetRoma - Sala Petrassi c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30-ore 21:00 - Jazz - info: www.auditorium.com

MUSICAGiorgio Canali & RossofuocoRoma - Angelo Mai - Via delle Terme di Caracalla, 55/A-ore 21:00 - Dal vivo l’ex C.S.I. - info: www.angelomai.org

TEATROParole parole parole (fino al 18 dic) - Roma - Teatro Trastevere via Jacopa de' Settesoli 3 - ore 21:00 - Spettacolo Comico della Compagnia Panni Sporchiinfo: [email protected]

GIOVEDÌ 15

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICAMyrathOsteria Nuova (Rm)-CROSSROADS Live Club - Via Braccianese 771 -ore 22:00-Progressive metal band tunisina-infoline e prenotazioni: 06 3046645 - www.crossroadsliveclub.com

CULTURAMAXXIinWebRoma - MAXXI - Via G. Reni, 2/f-ore 21:00 - Incontro pubblico con Moreno Cedroni - info: www.fondazionemaxxi.it

MUSICAThe OscillationRoma - Animal Social Club - Via di

Portonaccio, 23e - ore 22:00 - Cosmic gaze dall’Inghilterra - info: www.animalsocialclub.comMUSICADiscoverlandRoma - Angelo Mai - Via delle Terme di Caracalla, 55/A - ore 21:00 - Dal vivo il nuovo progetto di Roberto Angelini e Pier Cortese - info: www.angelomai.org

MUSICALuminalRoma - Traffic - Via Prenestina, 738 - ore 22:00 - Rock e wave info: www.trafficlive.org

MUSICASonar Flut + Arsea + ThunderdomeRoma - Sinister Noise - Via dei Magazzini Generali, 4/b-ore 22:00 Metal goth - info: www.sinisternoise.com

VENERDÌ 16

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICASanna/Bortone/Fraboni TrioCerveteri (Rm)-RENDEZ VOUS - Piazza Risorgimento, 16-ore 22:00 - Con Domenico Sanna, Piano, Matteo Bortone, Bass e Matteo Fraboni, Drums - infoline e prenotazioni: 06 90209750 - www.rendezvousbistrot.it

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICAGENESIS Guitar ProjectOsteria Nuova (Rm) - CROSSROADS Live Club - Via Braccianese 771 -ore 22:00-Tribute band italiana dei Genesis-infoline e prenotazioni: 06 3046645 - www.crossroadsliveclub.com

CULTURAMonika Bulaj (fino al 15 gen)Roma - Officine Fotografiche - Via Libetta, 1/A - Reportage di 37 scatti dall’Afghanistan dal titolo “Nur (luce)”info: www.officinefotografiche.org

MUSICAKing Salami

Roma - Traffic - Via Prenestina, 738-ore 22:00 - Garage dalla Francia - info: www.trafficlive.org

MUSICAAlexi MurdochRoma - Teatro Studio - c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Cantautorato folk pop. Sarà presentato il nuovo “Towards the Sun”info: www.auditorium.com

SABATO 17

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICAJeff Lorber FusionOsteria Nuova (Rm)-CROSSROADS Live Club - Via Braccianese 771 -ore 22:00 - Jazz fusion infoline e prenotazioni: 06 3046645 - www.crossroadsliveclub.com

MUSICASick TamburoRoma - Rising Love - Via delle Conce, 14-ore 22:00 - Electro punk prozachiano - info: www.risinglove.it

MUSICAVerdena + BugoRoma - Atlantico Live - Viale dell’Oceano Atlantico, 271-ore 21:00 - Doppietta tricolore - info: www.atlanticoroma.it

MUSICACartoon HeroesRoma - Teatro Studio - c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30-ore 21:00 - Dal vivo un all star di compositori, musicisti e interpreti dell sigle anni 70 e 80 info: www.auditorium.com

EVENTIMercato MontiRoma - Hotel Palatino - Via Leonina, 46/48 - ore 10:00/20:00 Creativi, collezionisti e store selezionati vendono i propri pezzi migliori. Riferimento per lo shopping alternativo romano.

EVENTIBirre sotto l’albero (fino al 18 dic) - Roma - Ma che siete venuti a

fa’ - Via Benedetta, 25-ore 11:00/2:00 - Birre natalizie da ogni parte del mondo

CULTURACorviale Urban LABRoma - Corviale - via di Corviale - dalle ore 11:00 - Giornata di musica, esposizioni e workshop. Da segnarsi il “Walk show nel Serpentone” percorso di visita radioguidato nel complesso abitativoinfo: corvialeurbanlab.it

TEATROCompagnia Teatro dell’Applauso (fino al 18 dic) - Roma - Teatro Furio Camillo - Via Camilla, 44 - ore 21:00In scena lo spettacolo “Ghiunaicos” di Elisa Faggioni - info: www.exiteatro.com

DOMENICA 18

EVENTIOne Day Expo & TemporaryRoma - Micca Club - Via P. Micca, 7/a-ore 19:00 Expo e showroom di abbigliamento, design e dischi con dj set a cura di Club Kids e aperitivoinfo: www.miccaclub.com

TEATROPlayToy OrchestraRoma - Teatro Olimpico - Piazza Gentile da Fabriano, 17 - ore 21:00 - Musiche di Beethoven, Rossini, Brahms, Čajkovskij suonate con stumenti giocattoloinfo: www.teatroolimpico.it

MUSICAKarmamoiRoma - Sin - Via Libetta, 13 - ore 22:00 - Indie pop

EVENTIMercato di Campagna AmicaRoma - Parco Pensili - c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30-ore 10:00 - Prodotti bio e contadini tra le strutture di Renzo Piano info: www.auditorium.com

LUNEDÌ 19

MUSICAThony

Roma - Black Market - Via Panisperna, 101 - ore 21:00 - Cantautorato dalla Sicilia - info: [email protected]

MARTEDÌ 20

MUSICAJames Hall & Worship & PraiseRoma - Sala Sinopoli c/o Auditorium pParco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Gospel - info: www.auditorium.com

TEATROL’ingegner Gadda va alla guerra (fino al 21 dic)Roma - Teatro Biblioteca Quarticcioloore 21:00 - In scena lo spettacolo per la regia di Giuseppe Bertolucciinfo: www.robibliote-caquarticciolo.it

TEATROART (fino al 15 gen)-Roma - Teatro Eliseo - via Nazionale, 183ore 20:45 - In scena lo spettacolo di Yasmina Reza - info: www.teatroeliseo.it

MERCOLEDÌ 21

MUSICAF.O.C.U.S. Sound of VictoryRoma - Sala Sinopoli c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Gospelinfo: www.auditorium.com

CULTURAArte povera 2011 (fino al 4 mar)Roma - Galleria Nazionale d’Arte Moderna - Viale Delle Belle Arti, 131 - ore 8:30/19:30 - Omaggio alla corrente artistica italiana a cavallo tra gli anni 60 e 70info: www.gnam.beniculturali.it

CULTURAGianfranco Baruchello (fino al 4 mar)Roma - Galleria Nazionale d’Arte Moderna - Viale Delle Belle Arti, 131 - ore 8:30/19:30 - Mostra realizzata in

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Gli

EVENTIda non perdere

DICEMBRE

pub birreriaaperto tutti i giorni

PUB - BIRRERIA

CERVETERI (Rm)via Francesco Rosati, 23

Tel. 338.8581181

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collaborazione con l’Istituto Nazionale per la Grafica che indaga le relazioni tra pittura e fotografia - info: www.gnam.beniculturali.it

MUSICAEddie & The Hot RocksRoma - The Place - Via Alberico II, 27/29 - ore 21:00 - Serata di cover funk, rock e soulinfo: www.theplace.it

GIOVEDÌ 22

MUSICAConcerto di NataleRoma - Teatro Olimpico - Piazza Gentile da Fabriano, 17-ore 21:00 - Musiche tradizionali - info: www.teatroolimpico.it

MUSICAGnutRoma - Angelo Mai - Via delle Terme di Caracalla, 55/A - ore 22:30 - Folk rock - info: www.angelomai.org

MUSICAEarl Bynum & As we are feat. Cora ArmstrongRoma - Sala Sinopoli c/o Auditorium pParco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Gospel - info: www.auditorium.com

CULTURAB-side (fino al 1 gen)Roma - Teatro Vascello - Via G. Carini, 78 ore 21:00 - In scena lo spettacolo di di Alessandro Bardani e Armando Ortolani per la regia di Fulvio Calderoni - info: www.teatrovascello.it

VENERDÌ 23

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICAChristmas partyRoma - RENDEZ VOUS - Piazza Risorgimento, 16 - ore 22:00 - Con Mara Tomaselli: vocalist, Quintino Protopapa: piano, Guido Giacomini: contrabbasso e Paolo Bax: batteria - infoline e prenotazioni: 06 90209750 - www.rendezvousbistrot.it

MUSICARossana CasaleRoma - The Place - Via Alberico II, 27/29 - ore 21:00 - Concerto di Natale in chiave jazz info: www.theplace.it

MUSICAWalt Whitman & The Soul Children of ChicagoRoma - Sala Sinopoli c/o Auditorium pParco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Gospel - info: www.auditorium.com

MUSICAAkuna MatataRoma - Contestaccio - Via di Monte Testaccio, 65/b - ore 22:00 - 18 percussione per un concerto pre natalizio a tema brasileiro www.myspace.com/contestaccio

MUSICAEmoticonsRoma - La Casa del Jazz - Viale di Porta Ardeatina, 55 - ore 21:00 - Jazz dal vivo info: www.casajazz.it

DOMENICA 25

EVENTIOne Day Expo & TemporaryRoma - Micca Club - Via P. Micca, 7/a-ore 19:00-Expo e showroom di abbigliamento, design e dischi con dj set a cura di Club Kids e aperitivoinfo: www.miccaclub.com

MUSICAThe Christmas Ska FestivalRoma - Animal Social Club - Via di Portonaccio, 23e-ore 22:00 - Festeggiamenti natalizi inna original style. Sul palco Roy Ellis (Jamaica), Dr. Ding Ring (Germania), Shots In The Dark (Roma). Prima e dopo dj set - info: www.animalsocialclub.com

MUSICAClaudio Baglioni (fino al 4 gen)Roma - Sala Santa Cecilia c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30-ore 21:00 - DIECI DITA, il nuovo progetto

di Claudio Baglioni, un altro momento straordinario della sua fantastica carriera.info: www.animal-socialclub.com

MUSICAWalt Whitman & The Soul Children of ChicagoRoma - Sala Sinopoli c/o Auditorium pParco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Gospelinfo: www.auditorium.com

LUNEDÌ 26

MUSICAJovanottiRoma - Palalottomatica - Piazzale dello Sport-ore 21:00 - Prevendite abituali

MUSICAGino Paolie Danilo ReaRoma - Sala Petrassi c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Concerto per piano e voce - info: www.auditorium.com

MUSICAThe Anthony Morgan’s inspirational Choir Of HarlemSALA SINOPOLI C/O AUDITORIUM - Roma Sala Sinopoli c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30ore 21:00 - Gospel. In programma un live anche alle 11.00info: www.auditorium.com

MUSICAWorld Spirit OrchestraRoma - La Casa del Jazz - Viale di Porta Ardeatina, 55 - ore 21:00 - Lezione e concerto gospelinfo: www.casajazz.it

MARTEDÌ 27

MUSICAGino PaoliRoma - Sala Petrassi c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00info: www.auditorium.com

TEATROMimmo CuticchioRoma - Teatro Studio - c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Il cuntastorie ripercorre le vicende di Garibaldi e dei Mille info: www.auditorium.com

MUSICACrystal AikinRoma - Sala Sinopoli c/o Auditorium pParco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Gospelinfo: www.auditorium.com

TEATROIl padre della sposa (fino al 31 dic)Roma - Cometa Off - Via L. della Robbia, 47 - ore 21:00In scena lo spettacolo di Gianluca Tocciwww.teatrodellacometa.it

MERCOLEDÌ 28

MUSICAThe Harlem Jubilee SingersRoma - Sala Sinopoli c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Gospelinfo: www.auditorium.com

GIOVEDÌ 29

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICAJam BluntOsteria Nuova (Rm) CROSSROADS Live Club Via Braccianese 771 - ore 22:30Tribute band al grande cantautore inglese James Bluntinfoline e prenotazioni: 06.3046645www.crossroadsliveclub.com

MUSICAMarky RamoneCiampino (Rm) - Stazione Birra - Via Placanica 172 - ore 21:30 - Dal vivo la batteria dei Ramones info: www.stazionebirra.biz

VENERDÌ 30

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICAMonsters of MoscowOsteria Nuova (Rm)CROSSROADS Live Club - Via Braccianese 771

-ore 22:30 - Tributo al più grande Monsters of rock di tutti tempi infoline e prenotazioni: 06 3046645 - www.crossroadsliveclub.com

MUSICARobin Brown & Triumphant DelegationRoma - Sala Sinopoli c/o Auditorium pParco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 21:00 - Gospel - info: www.auditorium.com

SABATO 31

VOICEOVER CONSIGLIA:

MUSICACAPODANNO AL CROSSROADSOsteria Nuova (Rm)CROSSROADS Live Club Via Braccianese 771 ore 22:30 - SPECIALE CAPODANNO al CROSS ROADS Live Club - infoline e prenotazioni: 06 3046645 - www.crossroadsliveclub.com

EVENTIWe Run RomeRoma - Luoghi variore 12:00Dieci chilometri di corsa per festeggiare il Capodanno con in cuffia quattro tracce di Jamie Jones, Nina Kraviz, Marco Carola e Silvie Loto powered by Nikeinfo: www.werunrome.it

MUSICASouth Caroline Mass ChoirRoma - Sala Sinopoli c/o Auditorium Parco della Musica - Viale p. De Coubertin, 30 - ore 22:00 - Gospelinfo: www.auditorium.com

MUSICALaura Pausini (fino al 6 gen)Roma - Palalottomatica Piazzale dello Sportore 21:00 - Prevendite abituali

MUSICACristina D’AvenaRoma - Piper Club - Via Tagliamento, 9 - ore 22:00 - Capodanno con le musiche dei cartoni animati versione discoinfo: www.piperclub.it

MUSICANegramaroRoma - Area Fori Imperiali - ore 22:00

Un volume che raccoglie lo studio delle collaborazioni giornalistiche dei maggiori autori del Novecento, sarà presentato Lunedì 19 alle ore 18:00, presso la libreria Arion Esposizioni,Via Milano 15, angolo Via Nazionale ROMA. Il Palazzo delle Esposizioni, nel cuore di Roma, farà da cornice al libro edito da Bulzoni e curato da Carlo Serafini. A presentare il volume Pierluigi Battista, grande firma del Corriere della Sera. Interverranno Mirella Serri e Nicola Merola, moderatore Paolo di Paolo. Il libro è uno studio critico su quello che è stato nel XX secolo il rapporto tra scrittore e giornalismo realizzato direttamente sul campo: sugli articoli. La raccolta segue un disegno che mira ad evidenziare come il giornalismo culturale si sia trasformato nell’arco del secolo dal “bello scrivere” a luogo di comprensione della società. L’incontro è aperto a tutti, ne vale la pena, non mancate.. Parola di Scrittore!

PAROLADI SCRITTOREdiStefania Vignaroli

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Il

SAPORE DELLA MUSICA APERITIVO DI NATALEOgni mese una ricetta diversa,da preparare a suon di musica.

Press play and let’s start cooking

FDicembre chiama Natale; non volevo cadere però nel banale o proporvi la solita ricettona na-talizia pesante che avanza fino a Santo Stefano. Ho deciso quindi di proporvi un idea: l’aperitivo di Natale.Di tanto in tanto è bello cambia-re la routine con una ventata di novità, così quando inviterete gli amici per una tombolata in-vece del solito panettone, pan-doro e torrone, li stupirete con questo aperitivo. Ovviamente la musica è sempre il piatto princi-pale, quindi preparate la playlist e gli ingredienti: press play and let’s start cooking!Per iniziare la voce di Irene Grandi è perfetta e la sua versio-ne aiuta a preparare il riso. Fate cuocere nel latte il riso al dente, scolatelo e incorporatelo con il burro, i tuorli e il parmigiano in una terrina. Mariah Carey vi aiu-

terà a montate gli albumi a neve e aggiungeteli al riso.Stendete omogeneamente il composto in una teglia e in-fornatelo a 180° per 20 minuti rendendo la superficie dorata e croccante. Infine fatene dei cu-betti e serviteli con patè a piace-re, gamberi e salmone.Preparate la polenta e lasciatela freddare su una teglia rettango-lare. La prima canzone natalizia di Michael Bublè ci accompa-gnerà; tagliate la polenta a fette rettangolari, e metteteci sopra i peperoni a listarelle, fettine sot-tili di fontina e un pezzo di filetto di acciuga, facendoli gratinare in forno. Ascoltate Jovanotti men-tre pulite i gamberi e li saltate velocemente in padella con aglio sedano e carote, poi sfu-mateli col vino. Tagliate a fette per lungo 3 zucchine e saltatele con un filo d’olio (o, se preferi-

te, grigliatele). Stendete la pasta brisée, con in sottofondo Do They Know It’s Christmas 1986, ricavatene delle striscioline e fa-teci degli involtini avvolgendo i gamberi con le zucchine e la pa-sta. Adesso finite di cuocerli in forno spennellandoli prima con dell’olio, ascoltando la versione del 2005. Poi serviteli come un cocktail di gamberi e scegliete la versione che più vi piace per l’aperitivo.E adesso la chicca: il Cocktail aperitivo che accompagnerà il tutto. In un tumbler (o un bicchiere stretto e alto) con il ghiaccio mettete 2 parti di Cam-pari, 1 parte di Disaronno, 2 par-ti di succo di pompelmo rosa, gocce di Angostura e colmate con il Brachetto.Adesso non vi resta che mettere in loop la playlist e gustarla insie-me agli stuzzichini preparati.

“Fingendo gioia e sorpresa, davanti ai regali che disprezziamo assieme al vino brulé, con te……Come ci aggrappiamo ogni Natale a quei fiocchi di neve e nell'inferno speriamo che non finisca mai”.

di Marco Filacchioni

PLAY LISTBianco Natale - Irene GrandiAll I want for christmas is you - Mariah CareyCold december night - Michael BubléLast christmas - WhamNatale tutti i giorni o non è Natale mai - Jovanotti & CarboniDo they know it’s christmas? - Band Aid '86 - '05White christmas - Bing CrosbyLet it snow! Let it snow! Let it snow! - Dean MartinWonderful christmas time - Paul McCartneyStep into christmas - Elton JohnHappy christmas (War is over) - John Lennon & Yoko OnoRockin’ around the christmas tree - Brenda LeeChristmas time - The DarknesWinter wonderland - Ozzy Osbourne & Jessica SimpsonJingle bell rock - Bobby HelmsSanta Claus is coming to town - Michael Bublé

INGREDIENTIBrachetto D’Acqui - Campari - DisaronnoSucco di pompelmo rosa - Angostura - 140 grammi di riso½ litro latte - 50 g burro - 3 cucchiaio parmigiano 2 peperoni arrostiti - 12 fettine fontina - Filetti di aringaFarina di mai grossa/polenta istantanea - 200g pasta brisée100g gamberetti piccoli puliti - 100g di gamberi argentinaZucchine - Salmone affumicato.

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2323

Quando la scena si apre su una donna seduta che sfoglia un giornale a tempo di musica è inevitabile domandarsi "Ma dove sono?". Un attimo fa Cheyenne - Penn era seduto su una panchina del Central. Per ora l’unica cosa che sembra familiare è la musica dei Talking Heads, che rimanda direttamente al titolo del film. Lei così com-posta, il tappetino, la lampada, il cagnolino, cosa c'entra con la vita di Cheyenne? Il piano si allarga e la scena acquista spazio e respiro; la donna che legge ora è immersa in un'ambientazio-ne anni '70, ma qualcosa non torna. Poi spunta una testa. È quella di David Byrne, il fondatore dei Talking Heads, che con il suo gruppo gioioso e allegro esegue ‘This must be the place’. Allora, solo allora, si capisce che la donna è l’elemento umano di una cornice scenografica. Il gruppo si esibisce e la macchina da presa continua ad allontanarsi, forse c'è dell'altro. Ecco, in basso le teste di un pubblico divertito… balla, ondeggia a tempo di musica. Relax, è un concerto. Poi ecco un nuovo imprevi-sto. La donna è immersa in una struttura che inizia a muoversi, si piega, si alza, so-vrasta e supera Byrne e il suo gruppo. Una

trovata di Sorrentino, amante della mecca-nica e delle strane co-struzioni. Ma questa struttura ha anche un significato nella lettura del film: le dimensio-ni si sovrappongono, così come la realtà del mondo delle tournee e delle rockstar contra-sta e viene schiacciata dalla vitaquotidiana, intima e personale di Cheyenne. Byrne, ac-clamato dal suo pub-blico, è il musicista capace di rinnovarsi,

totalmente in antitesi con il protagonista. Inoltre, il suo look contrasta con l’immagi-ne burtiana di Sean Penn. C'è uno scontro fra due mondi, fra realtà che lottano per ritrovarsi e sopravvivere nella crudeltà del-la vita e dei cinici meccanismi. Non a caso di 'meccanismi' si tratta. Però lo sguardo si sposta, fa un mezzo giro e si immerge fra la folla, alla ricerca di qualcosa. Sembra di essere lì, fra il pubblico. Si balla e quasi vie-ne voglia di bere una birra. Fino a quando appare lui, Cheyenne, con un'espressione che racchiude in sé lo sgomento e la dispe-razione. Una faccia che, così come questa scena, potrebbe rappresentare tutto il film.This must be the scene, questa deve esse-re la scena!

MIDNIGHT IN PARIS (ve-nerdì 2). Raffinato viaggio nel tempo per un film colmo di speranza. Regia di Woody Allen. Con Owen Wilson, Ra-chel McAdams, Michael She-en, Nina Arianda, Kurt Fuller. Genere Commedia produ-zione USA, Spagna, 2011.

IL GIORNO IN PIÙ (venerdì 2). Trasposizione dell'omo-nimo romanzo di Fabio Volo. Un film di Massimo Venier. Con Fabio Volo, Isa-bella Ragonese, Camilla Fi-lippi, Roberto Citran, Pietro Ragusa. Genere Commedia, produzione Italia, 2011.

LE NEVI DEL KILIMAN-GIARO (venerdì 2). Dram-ma sociale leggero come un palloncino. Un film di Robert Guédiguian. Con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Maryline Canto. Genere

Drammatico, produzione Francia, 2011.

LIGABUE - Campovolo 2.0 3D (mercoledì 7). L'epocale concerto di Ligabue appro-da sul grande schermo in 3D. Un film di Marco Salom. Con Luciano Ligabue. Gene-re Documentario musicale, produzione Italia, 2011.

SHERLOCK HOLMES - Gioco di ombre (venerdì 16). Jared Harris prende il volto del professor Moriarty. Un film di Guy Ritchie. Con Robert Downey Jr., Jude Law, Noomi Rapace, Stephen Fry, Jared Harris. Genere Azione, pro-duzione USA, 2011.

LE IDI DI MARZO (venerdì 16). Un lucido romanzo di formazione lontano da im-plicazioni qualunquiste. Un film di George Clooney. Con Ryan Gosling, George Cloo-ney, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Marisa Tomei.

Genere Drammatico, produzione USA, 2011.

ARTHUR E LA GUERRA DEI DUE MONDI (venerdì 23). Il terzo capitolo della saga animata targata Luc Besson. Un film di Luc Besson. Con Freddie Highmore, Mia Far-row, Richard Davis, Penelope Ann Balfour, Robert Stanton. Genere Fantastico, Ratings:

Kids, produzione Francia, 2010.

di Shaila Risolo

VoiceOver consiglia NELLE SALE a dicembre

NCinemaFRAME This must be the scene

Il cinema visto da chi va al cinema.

Nell'ultimo applauditissimo film "This must be the place"di Paolo Sorrentino salta agli occhi una scena cult che noivi raccontiamo così...

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La SUP@POSTA del Dr. Suppinski

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hai visto cosa mi è capitato? Me l’hanno messo nel sacco, ecco cosa hanno fatto! E non mi è piaciuto per niente! E al mio posto c’hanno messo quel morto... quel Morti, Monti, Monto... com’è che si chiama? No! Sono io che monto, e basta! Lui non monta un bel niente, che di sicuro non gli tira più da vent’anni! Anche se è più giovane di me, sembra mio nonno! Che affron-to! Io che per il bene dell’Italia ho sempre spinto per le erezioni anticipate, altro che governo tecnico! Io a 3 anni già ce le avevo: una volta ho sputato il ciuccio e ho stuprato la mia balia. Per questo gli italiani mi hanno votato per vent’anni, cribbio! Ma adesso per tirarmi su sai che faccio? Prendo il jet e vengo da te... E poi ti lecco e ti succhio e ti stecco e ti ciuccio e ti faccio e ti stendo e ti prendo e ti incanto e ti schianto e ti arrendo e ti vendo e ti uso e ti arruffo e ti stantuffo e ti grandepuffo e ti mordo e ti guardo e ti vesto da infermiera e ti spoglio tutta nuda e ti rigiro e ti riprendo e ti spupazzo e ti strabuzzo e ti sbattezzo e ti sbatto e ti sbatacchio e ti straccio e ti scartafaccio e ti processo e ti assolvo e ti corrompo e ti compro e ti prescrivo e ti eleggo e ti mediasetto e ti fininvesto e ti mondadoro e ti forzamilan e ti emiliofedo e ti sgranocchio e ti perforo e ti traforo e ti altavelocìto e ti riduco le tasse e ti fotto e ti strafotto e ti arcifotto e ti rifotto e ti scorteccio e ti scoreggio e poi ti faccio la cacca addosso. Aspettami, mia Suponka! C’ho l’aereo di Stato che parte, tra due ore son lì!

Silvio*****Caro Silvio, pubblico la tua lettera perché così forse ti deciderai a fare atten-zione al completamento automatico degli indirizzi di gmail: è la quinta volta che sbagli indirizzo e mandi a me le email rivolte a questa signora Suponka. Come disse Alessandro Manzoni al mio bisnonno (che a romanzo finito lo aiutò a contare il numero di battute dei Promessi sposi, spazi inclusi): “Il troppo stroppia.” E tu hai stroppiato di brutto.

Cara Suponka Suposkaia,senta cosa mi è accaduto qualche settimana fa. Dopo gli allenamenti torno a casa, mi rilasso, mi faccio una tisana, e suona il telefono. Vado a rispondere: “Chi è?”. “Il Presidente”. “Buonasera Abete”. “Ma quale abete!”. “Non è Giancarlo Abete?”. “E chi è ’sto Giancarlo Abete?”. “Il Presi-dente della FIGC!”. “Ma che dice? Quello si chiamava Berlusconi!”. “Ho detto FIGC, non FIG...”. “Va be’, lasciamo perdere abeti e presepi, anche se si avvicina il Natale. E’ proprio a proposito di Berlusconi che ti chiamo”. “Ma insomma, mi vuole dire chi è LEI?”. “Ma il Presidente della Repubblica, no?, sono Giorgio, perdìo!”. “Cazzarola, che sorpresa! A cosa devo l’onore?”. “Tu sei un giovanotto sensibile e informato: sai certamente che il Berlusca ormai è fottuto... Di qui a poco mi toccherà mettere su un nuovo governo per salvare baracca, burattini e mozzarelle di bufala”. “E, se posso permettermi, perché sta dicendo tutto questo a me?”. “Tu, Cesarino mio, sarai il nuovo Presidente del Consiglio: hai talento, sai compattare una squadra e farla vincere, perché parli al cuore delle persone. E mi venga un colpo se l’Italia non ha bisogno proprio di questo!”. “L’idea non mi dispiace... Presidente, accetto!”. “Non correre: prima devi dirmi quali sono le tue idee per salvare il culo a tutti”. “È semplice: basta fare come con una squadra di cal-cio. Primo: tutti sono uguali, le stesse opportunità, la stessa paga. Sì, più o meno: puoi oscillare da 4 a 5 milioni... ma di certo uno non può prendere dieci, o cento, o mille volte di più di un altro, come succede nelle aziende! Se no quello si incazza, e poi non rende, e la squadra va in vacca. Secondo: tutti pagano quel che c’è da pagare. Quando si va tutti in pizzeria, per esempio, se metà dei giocatori se ne va senza pagare il conto e gli tocca pagarlo agli altri... siamo sempre lì: quelli si incazzano, e fanno bene! Quindi: stroncare l’evasione fiscale. Terzo: bisogna che tutti siano in forma, che stiano bene, che siano contenti, soddisfatti, se no col cappero che la palla va in rete! Allora ci vuole lo stato sociale, la sanità che funziona, l’istruzione gratuita, i sussidi di disoccupazione, la babysitter gratis, nessuna pensione d’oro...”. “Basta! Fermati disgraziato! Mi sono sbagliato! Dimentica questa telefonata: io non ti ho mai chiamato, capito?! Cristo! Gli propongo di fare il Premier e questo mi parla di stato sociale... Qua va a finire che mi tocca chia-mare Monti, altro che Prandelli!”. E detto questo ha buttato giù il telefono. Ora io mi chiedo, e le chiedo, dr. Suppinski: è questo il modo di concludere una telefonata?

Suo Aliprando (detto Cesare) Prandelli*****Un attimo prima di abbandonare il suo involucro corporeo, il mio maestro di meditazione mi disse: “La palla rotola perché è tonda. Ma la stupidità della gente è quadrata, e non si smuove. E i problemi crescono. E tutto andrà presto a rotoli. Così, come vedi, si torna di nuovo alla palla. E il mondo continua sempre uguale a se stesso: la solita mer-da”. Medita. E se fondi un partito, ti potrei votare.

Egregio dr. Suppinski,

FischiperFIASCHI

È veramente finito il Berlusconismo.E ora io cosa cazzo faccio?

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Lo spread si alza ancora, la soluzione sarebbe mettergli un po' di ansia da prestazione.

Stefano Fiaschi

IIl dr. Sarlo Suppinski, tuttologo di fama internazionale e professore emerito in sette università sparse nel globo, risponde ogni mese alle domande dei lettori.Scrivete, a vostro rischio, a [email protected].

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Noi fummo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popoli, perché siam divisi. Raccolgaci un'unicabandiera, una speme: di fonderci insieme già l'ora suonò.

Goffredo MameliGenova 1827 - Roma 1849

Scrittore, poeta, patriota. Non ancora ventenne compose “Canto degl’Italiani”, più noto in seguito come Inno di Mameli.Per una ferita riportata in battaglia gli venneamputata una gamba, per la sopravvenutainfezione morì il 6 luglio 1849, a soli 21 anni.

Ladi Paolo [email protected]

COME DEPREDAREIL SUD DEL MONDOBaranes Andrea - Terre di mezzo, 2009.

"La crisi che ha colpito l'intero pianeta ri-schia di mettere in discussione lo status quo faticosamente raggiunto. Ma (...) può rappresentare un'opportunità per rilan-ciare e inasprire ulteriormente gli squilibri internazionali, lo sfruttamento (...) dei più poveri, il depredamento delle risorse natu-rali (...)".

playLA BELLA VITA

Jovanotti

"On chante toutes les chançons que nous viennent par la tete, on danse, on saute,

on bouge dans tout les sens on parle, on rigole, chez nous c'est la fete,

l'Africa c'est chic!".

Consigli

read'n'playAntonella Coluccia da Genova ci suggerisce una letture e Giacioda casa ci accosta una canzone.Buona lettura, e buon ascolto!

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GUN FORMAT VINCENTE di Alessia Fiorani

Gli ingredienti ci sono tutti: un pubblico di tutte le età, dai bambini ai nonni, una storia con una soluzione da svelare, attori coinvolgenti, battute frizzanti, mistero e risate. Vista la numerosa affluenza, il Teatro Stabile del Giallo proro-gherà Cluedos - Giallo interattivo fino al 31 dicembre. Raffaele Castria, direttore artistico del teatro e regista e attore dello spettacolo, ha deciso di mettere in scena una pièce basata sul famoso gioco da tavaolo e coinvolgere così, con successo, il pubblico.Appena arrivata mi viene consegnato un questionario da riempire durante l’intervallo: si tratta di cercare di indo-vinare assassino e movente, e naturalmente il vincitore verrà ricompensato con un premio. Mi sorprende subito l’eccitazione del pubblico, composto da habitués e non; un brusio sommesso prima dell’inizio dello spettacolo

che si dirada poi durante la messa in scena, le risate su-scitate dalle battute degli attori e gli inevitabili momenti di tensione che sfociano negli ‘omicidi’. Guardandomi in giro vedo molta gente attenta, i bambini protesi in avanti, bisbigli che volano: "chi è, perché fa così, ma non aveva detto che, ma secondo te...".Nell’intervallo ci vengono lasciati dieci minuti per com-pilare i questionari che verranno poi ritirati e letti dalla compagnia dietro le quinte. Tutto si trasforma in un gioco, il pubblico tenta una risoluzione del giallo disponendosi in gruppi, famiglie e amici si scatenano per cercare la so-luzione, al punto che sembra di assistere a un compito in una classe senza professori, ma l’entusiasmo è tangibile e prosegue fino al ritiro dei questionari. Castria che ricom-pare in scena con un mazzo di foglietti suscita un applau-

so, e passando per un momento al cabaret legge le varie battute scritte da persone del pubblico: "oggi non lo so, la prossima volta verrò più preparato", "è stato il profes-sore perché guarda male e tocca il sedere". Alcuni ‘autori’ vengono chiamati sul palco per uno scambio con attori e regista che ricorda il teatro di strada e rende l’atmosfera ancora più ridanciana e familiare. La rivelazione della vincitrice dell’enigma e la consegna del premio rilanciano l’entusiasmo del pubblico, che a fine rappresentazione viene invitato a servirsi un piatto di pa-sta e lenticchie offerto dal teatro nel foyer, perché, come dice Castria - «Il teatro è condivisione col pubblico, e per esperienza, dopo spettacoli come questo, al pubblico pia-ce chiacchierare della rappresentazione e della soluzione, meglio se davanti a qualcosa da mangiare.».

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Pierpaolo, il tema trattato da te e tuo fratello Ivan in Impresa di famiglia è as-solutamente attuale sebbene l'opera sia stata scritta dodici anni fa. Ritieni impor-tante il testo ed i suoi contenuti in uno spettacolo essenziale e crudo come la vostra opera?«Lo ritengo fondamentale perché è il rife-

rimento primo e ultimo che motiva sia gli attori che la regia. L’attualità dopo tanti anni di un’Italia ancora in crisi è sconcer-tante perché rivela l’immobilità in cui sia-mo immersi da più di un decennio ormai. A me hanno insegnato che l’economia è movimento, dunque se si blocca, recede. Ma la realtà ha superato la mia analisi; io parlavo di crisi dell’economia reale, oggi la finanza ha surclassato tutti scollegan-do se stessa dalla produzione e circolazio-ne di beni reali. La gente è scesa in piazza per questo, non per sfasciare vetrine e poliziotti».Impresa di famiglia è stato messo in piedi per una sola rappresentazione. Ci racconti cosa ha spinto voi, il regista e gli attori tutti, ad affezionarsi a un progetto così in essere?«Per la coralità della vicenda, che ripro-pone antichi conflitti, come quello ge-nerazionale tra un padre e suo figlio che vuole superarlo perché non lo considera più adeguato ai tempi e al ruolo di leader e presume di valere di più, per l’alienazio-ne del lavoro su cui i perso-naggi fondano la loro stessa identità a prescindere dagli affetti più profondi, perché è l’immagine di un’Italia amareggiata, perché forse è la scommes-sa di un testo “teatrale” che vuole parlare di chi siamo noi oggi, com’è normale che avvenga a cinema, dove è normale che gli sceneggiatori propongano una finestra sull’attualità, in luogo della inveterata abitudine delle programmazioni teatrali, che si limitano a riproporre sempre rema-ke di testi classici. La domanda è: perché a teatro non si vogliono ascoltare nuove storie?». Il pubblico presente era scelto tra indu-striali del settore, quali sono state le loro sensazioni da "protagonisti" involon-tari della vostra opera?«Un’attenzione massima e un silenzio che tagliava l’aria. Un pubblico che forse, in una situazione di normale abbonamento è abituato a vedere storie rassicuranti e classici che riguardano altri mondi, non se stessi e la propria identità, bella e brutta, come allo specchio. Eravamo pieni di ad-detti ai lavori “dei nostri personaggi”, non

dei soliti colleghi teatranti. E aggiungo: che bello!».Parliamo del Valle, argomento a noi caro. So che fai parte di un collettivo di autori che condivide il principio della cultura come bene comune. Viviamo un periodo storico in cui invece la cultura viene spesso calpestata e messa da par-te, dove si fa fatica non tanto a creare, quanto piuttosto a riuscire a mettere in scena la propria opera. Pensi che si possa fare qualcosa affinché il lavoro di menti brillanti come le vostre possa es-sere "donato" a chi ha fame di cultura?«Il Valle Occupato ha presentato una boz-za di statuto aperta alle osservazioni di tutti i cittadini che vorranno dire la loro. Questo è un gesto di grossa apertura. Sarà utopica? Sarà mai attuata? Neanche la costituzione della repubblica romana fu mai attuata a causa dello “sgombe-ro” operato dai francesi, ma la si studia ancora oggi a scuola. Attenzione però: il concetto che la drammaturgia italia-na possa essere necessaria al teatro del

nostro paese, sia dunque un Bene Comune, è ancora condi-

viso da pochi, anche all’interno del mon-do teatrale. Noto delle contraddizioni pericolose, e soprattutto molta ignoranza in merito. Non ci conoscono, ma sarà solo colpa nostra?».Un mese scarso di prove, serrate, per arrivare ad uno spettacolo così inten-so. Il lavoro di Pietro Bontempo, regista dell'opera, deve essere stato indubbia-mente enorme non solo dal punto di vista artistico ma anche umano. Quali corde sono state toccate cosi bene da far si che tutti gli attori diventassero pro-tagonisti in un opera cosi meravigliosa-mente corale?«Pietro ha condiviso con me e Ivan la cen-tralità dei personaggi e dei loro singoli percorsi. La sua regia parte dal testo e si giustifica nell’allestimento di questo, a cui fa le pulci insieme agli attori. Io e Ivan ab-biamo cercato di approfondire e superare il testo iniziale, sviluppando le potenzialità che emergevano in corso di prove. Un la-voro di scavo e maturazione a cui hanno preso parte anche gli attori con proposte

di varianti che noi due poi elaboravamo a modo nostro. Questo metodo di lavoro condiviso non è sempre proponibile, di-pende dalla buona volontà e dalla dispo-nibilità a mettersi in gioco dei singoli, per creare il clima giusto. Siamo stati fortuna-ti perché la coralità del testo è diventata una scommessa collettiva e appassionan-te già nel gesto di dare il massimo, anche se per una sola replica. E se la politica è “partecipazione” il nostro è stato anche un gesto politico».Mia nipote di dieci anni al termine della recita di fine elementari, tra le lacrime di alunni e insegnanti per l'inevitabile pas-saggio alle medie disse: "Ma se dicono che siamo così bravi, perchè ci dobbia-mo separare"?Ti giro l'ingenua considerazione...è tal-mente bello quello che avete fatto che non possiamo non rivederlo in giro per i teatri...«Speriamo! Il problema della distribuzio-ne è centrale e potenzialmente tragico (laddove non si intravvede un lieto fine). Che speranze ci possono essere di una ripresa dello spettacolo? Io sinceramente non lo so, vorrei crederci e ci proverò, ma la situazione teatrale è di un’incertezza assoluta. Il timore è quello di non riusci-re neanche a capire quali siano gli inter-locutori ai quali rivolgersi e questo per mancanza di un distributore che abbia i contatti giusti. I distributori sono in crisi perché sono in crisi i circuiti, come i pro-duttori, gli stabili, il MiBAC, San Genesio protettore ha finito le sue lacrime e le ma-estre rischiano il licenziamento...anche il mio debutto sul palco è stato in quinta elementare. Non l’avessi mai fatto…!».

di Francesca Pompili

Teatro

IMPRESA DI FAMIGLIA

CContinua il viaggio all'interno dello spettacolo IMPRESA DI FAMIGLIA, intervista a Pierpaolo Palladino drammaturgoimpegnato artisticamente da anni nella nuova drammaturgia contemporanea sia come autore che come attore e organizzatore.

In ESCLUSIVA per VoiceOver

« Perché a teatro non si vogliono ascoltare nuove storie?

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Per informazioni sulle date degli spettacoli: www.raccontiteatrali.it

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di Francesca Pompili

Teatro

VOCI NEL DESERTO

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Immaginate più voci, diverse, provenire da più punti là dove ti aspetti e trovi solo silenzio. Nel silenzio dei nostri giorni fatti di una informazione guidata, controllata, omologata e globalizzata, ogni voce che esce fuori dal coro assume la forza e la po-tenza di un pugno...immaginate tante voci che urlano nel silenzio di un deserto. Poco conta che il deserto sia fatto di strade, macchine, traffico, palazzi giganteschi che sembrano voler scalare il cielo. Poco im-porta se manca la sabbia ad infilarsi nei vestiti, o il sole a seguirti in ogni tuo passo ed è solo lo smog ad appiccicarsi addosso come una seconda pelle. Irrilevante che gli occhi si fermino davanti ad un ingor-go… il deserto è quello delle menti, dei cuori, dei cervelli atrofizzati, addormenta-ti che di tanto in tanto devono essere sve-gliati scrollati e stimolati. Voci nel Deserto è il più grande urlo che si possa ascoltare in questo momento, basta andare ogni ultimo venerdì del mese al Brancaleone per far parte di questo “coro” come spet-tatori passivi solo nella mancanza di reci-tazione, ma attivi con la mente per segui-re il meraviglioso cammino che Marco Melloni e tutti i suoi attori ci regalano du-rante i loro appuntamenti. Appuntamenti rigorosamente gratuiti dove, gratuita-

mente, gli attori mettono a disposizione dell’attento pubblico presente, professio-nalità ed energie. Un pubblico eteroge-neo, di varie fasce d’età: signore di mezza età accanto a giovani studenti, coppie ed adolescenti riempiono la platea e scalda-no il “garden” che sembra apparire trop-po piccolo per contenere tutto il volume e il movimento dei cervelli, dei cuori, delle menti degli attori. Ben 25 professionisti, che regalano al pubblico uno spaccato in-credibile di Cultura. Tutti di primissimo li-vello, giovani e meno giovani, si tuffano il questa esperienza con entusiasmo e la speranza che questa voce non si perda nel silenzio, confidiamo nella potenza del pensiero. L’arte ha mille forme, il teatro è una di queste. Una delle più dirette, im-mediate, senza margine di errore... a tea-tro respiri con gli attori, ne segui i movi-menti, ne percepisci la tensione o la gioia di essere lì… un esercizio che andrebbe praticato fin dalle scuole elementari. Il te-atro dona emozioni, sensazioni… il già solo entrare nel magnifico contenitore che ospita gli spettacoli, è un’esperienza che va vissuta fin da piccoli. Quando poi il teatro ti porta a riflettere su quello che stai vivendo, sul momento storico che ci

accompagna, diventa lezione di vita. Quello a cui ho assisto è stata una lezione, su quanto sebbene i tempi passino, gli eventi si succedano uno dietro l’altro, quello che non cambia è l’uomo. L’essere umano che non impara dai propri errori ma sembra quasi nutrirsene giorno dopo giorno, e li ripete, amplificandoli. Sembra incredibile come pensieri, discorsi, inter-venti in congressi, di decenni fa, siano per-fettamente attuali, quasi da sembrare scritti ieri, dedicati ai nostri giorni confusi e indecisi. Sembra assurdo come non si sia imparato nulla dalle distruzioni, dalle sofferenze del passato. Un passato che è terribilmente presente, contemporaneo ma che troppo spesso ci sembra dedicato ad altri. Possiamo continuare a far finta di non vedere, a lasciare che la nostra me-moria si svuoti nel presente, con la paura che tutto sia gia successo senza possibilità di futuro. Oppure attingere dal passato, a piene mani, e raccogliere tutti quei fram-menti (di libertà di pensiero) dai quali ri-partire, costruire e tramite i quali vivere il nostro futuro. Marco Melloni è autore, padre di un lavoro gigantesco, semplice nella sua struttura del non essere inedito, complicatissimo nella ricerca del materia-le che riempia quell’ora e mezza di spetta-

colo. Chiamarlo spettacolo è ri-duttivo, non rende bene l’idea del lavoro dell’attenzione, dell’intelligenza che lo porta ad essere un’opera d’arte di spes-sore e profondità. Qualcosa che i licei dovrebbero inserire all’in-terno dei programmi scolastici al posto di inutili gite che di cul-turale hanno ben poco. Uno spettacolo di coscienza politica, ma non partitico, non ci sono bandiere sotto le quali muover-si o partiti per i quali schierarsi e dai quali prendere benefici. C’è un messaggio politico alla base,

ma universalmente politico che non parla politichese. Se si arriva ignari ad una sera-ta di voci nel deserto, ci vogliono pochi minuti per capire che esiste una forma di teatro che va fuori dagli schemi classici degli spettacoli a cui siamo abituati ad as-sistere. Quello del Brancaleone è un ap-puntamento fisso ma spesso possiamo incontrare Voci in eventi on the road, in manifestazioni, all’Università, nelle scuole (un’edizione speciale è stata fatta al Liceo Tasso di Roma), oltre che nei Teatri (Quar-ticciolo) sempre comunque in situazioni scelte, con criterio, pronte ad accogliere le voci dei suoi partecipanti, anche là dove siano le Voci stesse ad avere urgenza di essere presenti. Palco vuoto o con pochis-simi elementi di scena, dei fogli appallot-tolati e stampati, apparenti ostacoli sui quali risaltano parole. Pensiero che pren-de forma. La forma è quella delle parole. Delle parole ciò che arriva è la forza, la po-tenza: vere protagoniste di questo even-to. Quelle parole universalmente valide capaci di abbattere le distanze, le singole nazionalità e culture, di catapultarci da un’epoca all’altra come fossero una mac-china del tempo. Il contenitore è duro e crudo come quello che ci viene racconta-

to: luci essenziali e dedicate esclusivamente ai singoli ar-tisti, che siano sul palco o sparsi in altri corner ritaglia-ti; niente costumi di scena; musiche mixate da un dj dal vivo; fumo che spesso arri-va a nascondere,per poi scoprirlo, l’attore del mo-mento. Suggestioni là dove si parla di realtà! La diffe-renza, e l’essenza del tutto, la fanno gli artisti, che riem-piono lo spazio con la loro voce e l’interpretazione del brano assegnato: la recita-zione di ciascuno sottolinea il testo ponendo l’accento sulla data a cui appartiene. È in quel preciso istante che agli occhi dello spettatore si apre un mondo: la mente associa velocemente musi-ca, suoni, immagini e paro-le. Si rimane stupiti, sorpre-si, preoccupati da tanta apparente lungimiranza e dalla piu concreta consape-volezza che tutto è stato già detto, e scritto ma non ascoltato, ricordato, me-morizzato! Una storia rac-contata attraverso pezzi di archivio della memoria di tutti noi. Marco Melloni lan-cia dentro di noi qualcosa di nuovo, sco-nosciuto. E lo fa seduto in prima fila, du-rante le prove, quando lui stesso diventa primo ricettore, fruitore del lavoro degli artisti. Seguire il filo di questo racconto non è difficile, impossibile non restarne turbati. Ogni appuntamento ha un suo corpo ed una sua anima, gli argomenti trattati non sono mai gli stessi, la mesco-lanza è nei temi e negli interpreti che ra-ramente si trovano a recitare lo stesso pezzo. Reading o recitazione a memoria, monologo o dialogo, stralcio di un discor-so o di un libro, autore italiano o straniero, frase lanciata correndo sul palco o dosata e lasciata galleggiare nell’aria. Questo è Voci nel Deserto. Lo spettacolo viene montato il giorno stesso, movimenti di scena e scaletta decisi poche ore prima dell’ingresso del pubblico: incredibile come tutto si incastri perfettamente e prenda una forma, lineare e fluida, diven-tando una storia in cui niente è casuale: i testi, le immagini, la musica. Il finale è quello del dissenso che riporta a ciò da cui tutto nasce: tutti gli attori si riuniscono sul palco, le voci sparse fino ad allora, diven-tano un unico coro che con forza grida il proprio BASTA. Alla domanda “perché fai voci nel deserto” la risposta che va per la maggiore è: “sono un attore, vivo nei tem-pi in cui vivo non posso non fare voci nel deserto. Mi piace l’idea di essere megafo-no di grandi pensieri”. Direi che sta tutto dentro questa affermazione: Voci nel De-serto diventa il mezzo attraverso il quale continuare a far girare più voci, pensieri che non sono mai fuori moda o anacroni-stici. Basti pensare che i testi spaziano da Tucidide a Pasolini, da Kennedy a Calvino, da Orwell a Flaiano, tutti autori ricono-

sciuti, famosi ed accreditati, tutti testi ap-partenenti al passato, di qualsiasi genere letterario. Coinvolgente, emozionante, in-telligente immediato ed efficace. Nessun nome che troneggia nel cartellone, nessu-na prima donna o protagonista, il solo uni-co vero protagonista è Voci nel Deserto. L’archivio di oltre 300 testi, raccolti e reci-tati in tre anni, è un grande database dal quale attingere, senza vergogna e pudore, senza paura ma con curiosità ed attenzio-ne. A raccogliere testimonianze di attori e pubblico, il progetto di un documentario, anche questo autofinanziato, realizzato da Produzioni dal Basso: 70 ore di girato nelle varie location, flash mob, nelle scuo-le, riunioni. Con una minima quota di par-tecipazione tutti possono diventare co-produttori del prodotto (con tanto di nome nei titoli di coda), finanziandone il montaggio. Voci nel Deserto è un’espe-rienza da vivere tutte le volte che si può, uno spettacolo in movimento che cresce come un’onda e come un’onda si espan-de: da Roma a Catania, da Bergamo a Ri-mini, passando per Ravenna, Bologna, Cosenza, Parigi! Chi controlla il presente controlla il passato questa la frase di Ge-orge Orwell (datata 1948) che apre il capi-tolo sulla memoria del libro “Voci nel de-serto” (la raccolta differenziata della memoria) che si può acquistare durante gli spettacoli insieme ad un merchandi-sing dedicato e spesso a tiratura limitata che identificati i “megafoni” del pensiero. Forse se le menti si aprissero in questa di-rezione, avremmo un’informazione più sana e un pubblico più ampio, pronto ad ascoltare e fare tesoro. Nel frattempo go-diamoci Voci nel Deserto con la speranza che continui a moltiplicarsi, come un tam tam in giro per l’Italia, e non solo, fino a che le voci non diventino una sola.

IIl deserto, la più grande distesa di un apparente niente che la mente umana possa immaginare o ricordare…niente punti di riferimento, niente limiti alla vista... solo sabbia, sole, vento.Una voce nel deserto diventa qualcosa di assordante un urlo nella notte là dove la notte, quando arriva, porta il freddo.

Ogni ultimo venerdì del mese al Brancaleone, Roma.

Nel prossimo numero intervisteremo per Voci nel Deserto: Marco Melloni

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La boyband formata da Andrea Paoni, Giammaria Matteini, Giorgio Paoni e Stefano Ricci, prosegue il proprio cam-mino proponendosi al pubblico nel mese di dicembre con alcuni appunta-menti “live” che non mancheranno di appassionare e coinvolgere i loro “fans” che già numerosi li seguono, nonché tutti coloro che avranno l’occasione di conoscerli per la prima volta. Il

16 dicembre un doppio ap-puntamento li vedrà esibirsi in occasione della Marato-na Telethon, in due zone

di Roma in due diversi momenti della giornata: alla 13,30 in via di Don-na Olimpia e alle 17,30 a Piazza Irne-rio, su due palchi appositamente al-lestiti all’aperto per la loro esibizione, sotto il patrocinio della Banca Nazionale del Lavoro. Il 23 dicembre alle 21,30, sarà la volta del gran concerto all’interno del “Timeci-ty”, la grande sala divertimenti del “Par-co Leonardo” di Fiumicino. In entrambe le occasioni, i JUST presenteranno i loro brani inediti, compreso, dato il periodo,

un brano dedicato al natale, insieme a cover di brani internazionali, alcune delle quali è possibile ascoltarle sia sul-la loro pagina facebook http://www.fa-cebook.com/JUSTboyband che sul loro canale youtube http://www.youtube.com/user/JUSTmamaprod.

JUST musicaalla ricerca di Artisti Emergenti

VoiceOver SCOUTING

DDopo il successo ottenuto con i concerti della scorsa estate,tornano i JUST

Da dove viene la passione per la Roma?«Da sempre sono romano e romanista, orgoglioso e geloso della mia passione».Perché di PADRE IN FIGLIO?«Perché la passione per la Roma è una cosa che si tramanda e non è un fatto acquisito. Solo chi la vive come noi può capire. Non ci sentiamo eletti ma, privile-giati per essere tifosi di una squadra con questo nome. Io non mi vedo in nessun modo tifoso di un'altra squadra ed è così che vedo mio figlio allo stesso modo di come da bambino mi vedeva mio padre».Quant’è importante il feeling con il suo co-conduttore (Simone Cappelli al seco-lo Chapeaux)?«È fondamentale: senza di lui non po-tevamo realizzare nulla. È il più attento, colto e preparato. Io sono un cialtrone. L’unico difetto è che fa SEMPRE tardi e gli succede di tutto… l’ho soprannominato Paperino!».È difficile fare una trasmissione radiofo-nica sulla Roma in un panorama saturo di trasmissioni sportive?«Difficile soprattutto perché non possia-mo confrontarci in diretta con il pubblico. Però noi vogliamo trasmettere qualcosa di diverso, di vero e di passionale. Non ci interessa molto la tattica».Dove vede la Roma a fine campionato?«In tribuna Monte Mario… se ce fanno entrà! (ride ndr) A parte gli scherzi spero tra le prime tre».È veramente cambiata la mentalità del tifoso romanista?«No. Ci sono troppi “Cesaroni”. Troppa gente legata ancora al risultato, troppe vedove. Per il vero tifoso romanista conta solo la Roma, nient’altro. Le pay-tv hanno rovinato tutto, manca la passione di una volta».Tre canzoni che hanno segnato la tua vita.«Tracce di te (Francesco Renga), Sora Rosa, You’ll never walk alone».Tre film?«Febbre a 90°, Troppo Forte, Il marito».

WebRadio

radiovoiceover.itAL VIA LA NUOVA PROGRAMMAZIONE INVERNALE

9:00/11:00 IO, ME E GIACIO(Simone "Giacio" Giacinti)14:00/15:00 DI PADRE IN FIGLIO(Alessandro Esposito-Simone Cappelli)15:00/17:00 COFFEE BREAK(Luca Caroselli)20:00/21:00 BLACKSTYLE(Felice "Bandito" Sorrentiino-Riccardo "Rick" Paoluzzi)21:00/22:00 BOYSOVER(Granny-Caspermat-YoghiNoise)22:00/23:00 AMORE AL CUBO(Gabriele Abis-"Giogio" Cesarini)23:00/24:00 ATUTTADANCEALL NIGHT LONG(Alessandro"Stolav" Valotta)

/Lun 9:00/11:00 IO, ME E GIACIO(Simone "Giacio" Giacinti)14:00/15:00 DI PADRE IN FIGLIO(Alessandro Esposito-Simone Cappelli)19:00/20:00 MADEINSUD(Ciro Atteo-Mirko Fanelli)20:00/22:00 IntoNANDO(Simone Biferari-Franco Pierucci)22:00/23:00 NOI SIAMO FUORI(Federico Riccioni-Simone Romagnoli)23:00/24:00 VOICEOVER RHUMI I SOLITI IDIOTI 2.2(Daniele Scotti-Flavio Atzori-Marco Filacchioni-Wj-Fancy)

/Mar

18:00/20:00PERCORSOALTERNATIVO(Gianluca"Wj-Toxic"Onorati-Luca"Wj-Verne"Virno)20:00/21:00VIETATO L'ASCOLTO (Giorgia Fiorini)21:00/22:00ALLACCIATELE CINTURE (Matteo Forte-Simone Cappelli)

/Mer

21:00/22:00 A NOI PIACE COSÌ (Simone Fracasso-Marco Giorgi-Mattia Ubaldi)22:00/23:00 MAGA MAGÒ(Federica Rizzo)23:00/24:00 NORMALEAMMINISTRAZIONE (Roberta Agrestini-Federica Rizzo-Marco Filacchioni)

/Gio 9:00/11:00 WAKE UPVOICEOVER (Giuseppe Fresca)20:00/21:00 ATUTTADANCE(Alessandro"Stolav"Valotta-Francesco"Granny"Granata)21:00/23:00 LIFE4MUSIC(Giovanni"Joe Intenso"Izzo)23:00/24:00 THE ROCK SIDE(Roberto"Wj-Fancy")

/Ven

18:00/20:00 LAZIO GRANDE LAZIO (Felice Sorrentino-Francesco Granata)20:00/21:00 EMERGENTI IN AZIONE (Valerio Valentini-Giovanni Zamire)21:00/22:00 BLOODYINDIE (Lorenza Blasi-Marta Moser)22:00/23:00 MASCELLE STRETTE (Matteo Orlando)23:00/24:00 DELL'AMORE ED ALTRI DEMONI (Andrea Gherardi-Riccardo Rossi-Riccardo Bartolini)

/Dom

11:00/12:00 A COLAZIONEDA PEPPE & CO (Giuseppe Fresca)15:00/16:00 INTERVISTACON LA CITTÀ (Stefano Fierli)20:00/21:00 VOICEOVERCLUB CHART (Stolav e Granny)24:00/07:00 VOICEOVERINSOMNIA (Valerio Valentini-Giovanni Zamire)

/Sab

e negli orari non coperti dai programmi...VoiceOver ti fa compagnia con musica h24

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Alessandro EspositoUna delle nuove voci della radio. Serio e professionale conduttore insieme a Simone Cappelli dellatrasmissione sportiva di VoiceOver “Di padre in figlio”, in onda tutti i lunedì e martedì dalle 14 alle 15.

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/PALINSESTO Your VoiceYour Radio

Il wj del mese di radiovoiceover.it

Alessandro Esposito

Simone Cappelli e Alessandro Esposito

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4 dicembre 1980 - I Led Zeppelin si sciolgono, in seguito alla morte del batterista John Bonham, con il seguente comunicato stampa: «Desideriamo rendere noto che la perdita del nostro caro amico ed il profondo senso di rispetto che nutriamo verso la sua famiglia ci hanno portato a decidere - in piena armonia tra noi ed il nostro manager - che non possiamo più continuare come eravamo». Il gruppo musicale rock inglese degli anni settanta, è considerato fra gli innovatori del rock in generale e tra i principali pionieri dell'hard rock, insieme

a Deep Purple e Who. La loro musica, le cui radici affondano in generi diversi tra cui blues, rockabilly e folk, ha costituito una formula del tutto inedita per l'epoca risultando di enorme influenza per tutti i gruppi rock tanto contemporanei quanto a venire.

8 dicembre 1976 - Gli Eagles pubblicano uno degli album più venduti di tutti i tempi, Hotel California.Il disco ha venduto più di 16 milioni di copie nei soli Stati Uniti e contiene due tracce che arrivarono al primo posto nella classifica Billboard Hot 100, New Kid in Town il 26 febbraio 1977, e Hotel California, il 7 maggio 1977. Con più di 20 milioni di copie vendute è l'album di maggior successo degli Eagles.

8 dicembre 1980 - John Lennon viene ucciso mentre si accingeva a rincasare di fronte all'ingresso del Dakota Building sulla 72ª strada, nell'Upper West Side a New York. Musicista, cantante, poeta, attivista e attore britannico. Dal 1962 al 1970 è stato compositore e cantante (solista) del gruppo musicale dei Beatles, dei quali, in coppia con Paul McCartney, ha composto anche la maggior parte delle canzoni. Quando John incontrò l’artista giapponese Yoko Ono e instaurò una relazione con la donna, iniziarono i contrasti all'interno della band. Uno dei motivi del loro scioglimento consiste proprio nell'allontanamento di John dal gruppo, imputato all'influenza della compagna. Dopo il secondo matrimonio John cambiò il proprio nome all'anagrafe in John Ono Lennon. Lennon è stato posizionato al 5° posto nella lista dei 100 migliori cantanti secondo Rolling Stone.In alto foto: Strawberry Fields Memorial a Central Park, New York City

16 dicembre 2006 - Rissa furibonda con pugni e calci in NBA al Madison Square Garden di New York dove si affrontavano i New York Knicks ed i Denver Nuggets; nell'occasione vennero espulsi 10 giocatori, tra cui anche il campione dei Nuggets Carmelo Anthony.

17 dicembre 1989 - I Simpson debuttano negli Stati Uniti in episodi di mezz'ora in prima serata, sulla rete Fox. Il numero del magazine Time del 31 dicembre 1999 lo ha acclamato come "miglior serie televisiva del secolo". È, a tutt'oggi, la più lunga sitcom[3] e serie animata[4] statunitense mai trasmessa. Come prova dell'influenza che lo show ha avuto nella cultura popolare, l'esclamazione contrariata di Homer Simpson, "D'oh!", è stata introdotta nell'Oxford English Dictionary.

25 dicembre 1939 - Canto di Natale di Charles Dickens, viene letto alla radio per la prima volta (CBS radio).

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di Roberto "Wj Fancy" Fantini Perullo

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Aneddoti del ROCK

GUNSN'ROSESLa copertina "fantasma"

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I GunsN'Roses sono uno dei più celebri grup-pi hard rock californiani, noti soprattutto per i loro stravaganti costumi di scena, e per le so-norità della Gibson Les Paul di Slash, il celebre chitarrista del gruppo. La line-up così come la conosciamo, con il corso dei tempi, si è un pò sgretolata e la loro musica non ha più il mor-dente ed il fascino dei loro primi album.Pochi sanno che i GunsN'Roses nascono dalla fusione di due gruppi della zona di Los Angeles, "L. A. Guns" e "Hollywood Rose", antagonisti dal punto di vista musicale. I membri degli "L.A. Guns", co-fondatori del gruppo insieme ad Axl Rose e Izzy Stradlin ("Hollywood Rose"), deci-sero poi di tirarsi fuori e furono rimpiazzati da Saul "Slash" Hudson, Duff McKagan e Steve Adler, ponendo le basi della line-up che tutti conosciamo.Il primo vero successo dei GunsN'Roses non è l'album di esordio "Live Like a Suicide", una specie di demo "finto-live" che servì ad attira-re l'attenzione mediatica sul gruppo musicale, bensì "Appetite for Destruction", primo lavoro in studio che ebbe successo planetario, con brani come: Sweet child 'o mine, Paradise city, Welcome to the Jungle. Ma sopratutto, dalla copertina...fantasma!Ebbene sì, la copertina che tutti conosciamo, quella con la croce latina e le caricature "sche-letriche" dei membri della band, fu solo un ve-loce rimpiazzo per sostituire ciò che era la vera copertina del disco, e che per problemi di "pro-prietà intellettuale" (la motivazione ufficiale!) non poterono più adottare.Quando, in sede di produzione del disco, venne decisa la grafica da adottare, la scelta cadde su un quadro di un autore californiano estrema-mente "borderline", Robert Williams. Il quadro dell'artista riproduce un vendicatore alieno con i denti "a pugnale" che aggredisce un robot

intento in un tentativo di stupro. Immagine de-cisamente forte e che avrebbe potuto causare anche censure in sede di distribuzione dell'al-bum. Titolo del dipinto? "Appetite for Destruc-tion", così il quadro ed il suo titolo divennero la copertina e il titolo dell'album. La casa discografica Geffen Records (che già nel disco precedente usò un'etichetta "unof-ficial", UZI Suicide, per non esporsi troppo sul mercato con i "Guns"), mal digerì la "forte" copertina del disco per cui fece di tutto per contrastarne l'uscita. Nonostante ciò, l'album con la bellissima copertina uscì in distribuzione e creò non pochi problemi ai negozi di dischi che dovettero spesso rifiutare di commercia-lizzare l'album. I pochi fortunati che riuscirono ad acquistare l'album con questa copertina adesso hanno una fortuna per le mani! Il pro-dotto musicale era ottimo ma la sua copertina stava creando gravi problemi sia alla band che alla casa discografica per cui si decise di "inven-tare" un'ipotetica mancata autorizzazione da parte dell'artista Robert Williams: impossibile che Williams non ne sapesse nulla, visto che anche il titolo del disco è mutuato dal titolo del dipinto. Sulla base di questa "motivazione ufficiale", la Geffen Records decise di sostitui-re la controversa copertina con un tatuaggio! Dovendo velocemente effettuare l’operazione e non avendo niente di adatto sottomano, fu-rono gli stessi GunsN'Roses a dare la soluzione: il tatuaggio che Axl Rose si era fatto fare e che rappresenta una croce latina con il quintetto dai visi scheletrici. E questa è la copertina che tutti i fan dei GunsN'Roses conoscono, tranne quei pochi che hanno avuto la fortuna di avere per le mani l’opera di Williams come fodero di “Appetite for Destruction”.Arrivederci al prossimo giro e...Up the Rocksiders!

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Nell’era antica praticamente non esisteva e si passava da una condizione di dipendenza in-fantile direttamente all’età adulta attraverso i riti di iniziazione che con diversa enfasi sono stati presenti in tutte le civiltà ed in tutte le culture. Alcuni di questi erano particolarmente impegnativi e consistevano nel superare prove di autonomia e di solitudine ( dall’allontana-mento forzoso dal nucleo sociale per un pe-riodo piuttosto lungo alle prove di lotta contro gli adulti ) e costringevano i ragazzi a confron-tarsi subitaneamente con i temi della maturi-tà senza esserne preparati. Qualcuno di loro soccombeva, infatti. Le civiltà antiche avevano bisogno spesso di uomini che erano pronti al rischio ed alla guerra e non si potevano per-mettere una epoca di non efficienza e di evo-luzione lenta. Nell’era moderna invece l’ado-lescenza è un periodo che occupa un ampio spazio nella vita dell’individuo essendo oramai una età centrale e che dura circa un quinto dell’intera esistenza. Inoltre ha acquisito una importanza fondamentale: è in quest’epoca, infatti, che si devono prendono le decisioni più importanti della vita, in tutti i campi dell’esi-stenza ( dalla dimensione affettiva a quella lavorativa a quella sociale ). Tale rivoluzione è avvenuta in tempi relativamente brevi se pen-siamo che solo nel secolo scorso resistevano ampie zone in cui l’adolescente non esisteva o era costretto a crescere rapidamente.Nell’epoca postmoderna quella a cui noi ap-parteniamo,Tutto ciò comporta uno sforzo di compren-sione straordinario perché alla dilatazione dei

tempi di esistenza e alla enorme importanza attuale dell’adolescenza non ha corrisposto una pari evoluzione della comprensione da parte di chi dovrebbe funzionare da guida e da stimolo. E molto spesso, noi operatori che siamo nell’intervenire sul diffuso disagio che que-sta incomprensione crea, non riusciamo a far capire quanto importante sia il nostro lavoro nel costruire la possibilità di una personalità idonea a sopportare le traversie della vita e quanto sia difficile superare indenni le difficol-tà proprie dell’epoca.A questo proposito in nostro aiuto ci viene l’opera di uno studioso, Gustavo Pietropolli Charmet, che ha pubblicato numerose ope-re sull’argomento che sono rivolte sia diret-tamente agli adolescenti che ai genitori ed ai professionisti del settore, e che scritte in modo semplice e diretto sebbene in modo scientificamente rigoroso, sono una preziosa guida per approfondire i molti temi che riguar-dano l’adolescenza.In particolare segnalo tre titoli: “Adole-Scien-za: Manuale per genitori e figli sull’orlo di una crisi di nervi”, Ed. San Paolo. “I nuovi Adole-scenti”, ed. Cortina e “Adolescenza: istruzioni per l’uso”, ed. Fabbri. Scritti da un autore che è uno dei massimi esponenti italiani della psi-chiatria adolescenziale queste opere ci per-mettono di riflettere sulla difficile condizione degli adolescenti moderni tentando di dare una risposta semplice ma non banale ai nu-merosi quesiti di questa contraddittoria età della vita.

Dal 2 dicembre, il nautico.eat apre le porte a chi apprezza la cucina buona, sana e genuina, in una cornice calda ed accogliente. Offre portate di quali-tà, realizzate a partire da un'attenta e ragionata selezione dei prodotti, pro-venienti anche da agricoltura biologica o da presidi a marchio Slow Food, rigo-rosamente scelti e acquistati a pochi chilometri da dove vengono cucinati, per ridurre l'inquinamento atmosferi-co. Un'ampia scelta di piatti per vege-tariani e non, su richiesta per celiaci e intolleranti; in aggiunta alla pizza tra-dizionale da gustare nella sua ricetta classica o rivisitata con ingredienti in-soliti. Il locale - offre diverse possibilità, variabili in base all’offerta del mercato locale e delle stagioni - vuole dare un servizio accessibile, contenendo i prez-zi: per questo motivo affianca alla scel-ta alla carta Tre Menù “anticrisi”. nau-tico.eat è anche attenzione per i più piccoli a cui è dedicato uno spazio con giochi, colori e libri: chi non rinuncia al piacere di una cena fuori casa con i bambini, potrà contare su un servizio di babysitting qualificato e gratuito, ba-sta prenotare. Chi è alla ricerca di uno spazio per festeggiare una ricorrenza, o semplicemente per passare qualche ora con gli amici, potrà trovare una sala attrezzata indipendente, adiacen-te alla sala ristorante, disponibile per feste private. Ma nautico.eat è anche un punto d'incontro, inserito all'inter-no del circolo sportivo, il bar è aperto

tutto il giorno e promuove anche delle iniziative. La prima sarà English tea le-zioni d'inglese pomeridiane davanti ad una tazza di te discutendo del più e del meno rigorosamente in lingua inglese. Non mancherà poi la musica dal vivo con un calendario di eventi di qualità. Il locale offre anche, ai più notturni, un ottimo cocktail bar. Anche il risparmio energetico è garantito: se proprio non potete farne a meno, potrete ordinare acqua minerale in bottiglia, altrimenti l'acqua che si serve - a testimonianza di quanto sia importante mantenere pubblico questo bene - è quella del rubinetto, ulteriormente filtrata, de-purata e refrigerata, liscia o gasata che si preferisca. Tovaglie e tovaglioli sono in materiali riciclabili o monouso. «Il senso di questo esperimento - com-menta il dott. Italo Sebasti Gionangeli, uno dei soci del nautico.eat - è rac-chiuso nel nome: nautico rappresenta la tradizione del nostro paese, così si chiamava il ristorante dell'omonimo circolo sportivo; .Eat, dall’inglese cibo, si pronuncia .it e rappresenta la ricer-ca di nuovi saporie e di un diverso ap-proccio alla tavola. Ci auguriamo che questa esperienza venga apprezzata dai tanti amici che amano la buona cucina e che conoscono l’importanza di un’alimentazione sana ed equili-brata. Inoltre è il primo tentativo, nella nostra città, di un'attività i cui proventi andranno a finanziare iniziative sociali rivolte ai giovani, coinvolgendo asso-ciazioni e cooperative del territorio».

Per informazioni e prenotazioni: 3921955797

a cura del Dott. Italo Gionangeli - Neuropsichiatria Infantile - Analista C.I.P.A.

via Fratelli Bandiera, 2 - LadispoliRubrica PSYCOVERADOLESCENZA: NUOVE PROSPETTIVE

DDurante lo sviluppo della storia dell’uomo, l’adolescenza,il periodo che intercorre tra la pubertà e l’età adulta, ha vissutomomenti di diversa considerazione e di diversa estensione.

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CChe merav ig l ia !

Il governo burkinabé ha fatto un bel re-galo al nostro orfanotrofio di Yako.La dura vita dei bambini e delle donne che se ne occupano è alleviata da una piccola comodità che noi popoli del ric-co nord del mondo abbiamo acquisito come normale routine, ovvio diritto: l’elettricità.Tramonta il sole e noi illuminiamo la sera con un gesto; se fa freddo pos-siamo accendere un termosifone; se fa caldo possiamo prendere dal frigo una bibita fresca o un gelato dal freezer; possiamo lavare i panni in una lavatrice e stirarli con il ferro e via dicendo. Tutte queste cose sono talmente banali che a nessuno verrebbe in mente di pensare “ma quanto siamo fortunati!”.Eppure 1,4 miliardi di persone al mondo vivono assolutamente senza elettricità. Noi siamo fortunati. Ed ora anche i pic-coli di Yako sembrerebbero esserlo!Certo, loro non hanno una lavatrice. Due donne sono impiegate per lava-re panni tutto il giorno, dalla mattina alla sera attingendo con grande fatica acqua dal pozzo. L'acqua è usata con parsimonia, non bisogna sprecarne nemmeno una goccia. Inoltre in orfa-

notrofio non hanno un frigo-rifero e nessuna bibita fresca refrigera i loro caldi pomeriggi a 45 gradi. Ma vuoi mettere una luce che finalmente allunghi le loro giornate, e non li costringa a mangiare alle sei del pomeriggio per poi andare subito a dormire?Ma attenzione la favola dell'elettricità purtroppo non è a lieto fine. La bolletta mensile della luce sarà a carico com-pleto dell'orfanotrofio che naturalmente non riuscirà a pagare. Il governo ha re-galato l'allaccio ma non sosterrà i con-sumi. Non è stato un regalo da parte sua ma un gesto fintamente generoso perchè si rivelerà inutile.In un microcosmo dove malgrado i no-stri sforzi è ancora difficile arrivare alla fine del giorno, dove il cibo è pericolosa-mente spesso lo stesso, dove una bot-tiglia di disinfettante si tiene quasi come una reliquia, una bolletta della luce sen-za sconti o facilitazioni è inaccettabile.Quindi alla fine di questa storia nulla cambierà. Alle 6 del pomeriggio a Yako si continuerà a mangiare e poi si andrà a dormire, la ruota del pozzo continuerà a girare con la forza delle sole braccia e

i nostri piccoli andranno avanti come prima che si averrasse il

sogno dell'elettricità.Unica consolazione è la piccola

lampadina fissata a un palo davanti all'entrata del dormitorio che continue-rà a illuminare le notti dell'orfanotrofio.

Questa luce è generata da pannelli fo-tovoltaici che noi abbiamo installato du-rante l'ultimo viaggio umanitario.Quella luce nella notte rappresenta sim-bolicamente il nostro amore e il nostro sostegno verso questi piccoli diamanti che abbiamo in Africa.

Una fetta di mondo chiamata:

TERRA degli UOMINI INTEGRI

di Rita Leorato

Sorvolare la Norvegia è come ascoltare un mix tra la soundtrack del Signore degli Anelli ed una ballata impazzita tra Troll ubriachi.Dall’aereo la vista è surreale: arcipelaghi di isolotti formato famiglia in cui si riescono a intravedere case tutte su tonalità rossastre, stalle con cavalli al seguito e slittini a scollarsi della neve notturna, il porticciolo con rela-tiva barca per gli spostamenti e immense distese di verde incontaminato. Atterrato in Norvegia nella capitale Oslo di prima mattina (ci sono voli giornalieri da Roma sia con compagnie low cost come Ryanair che con compagnie di linea come Norwegian o KLM), la prima cosa che salta all’occhio è la mescolanza tra Norvegesi fer-mi all’epoca dei Vichingi di Braveheart e il

top manager occidentalizzato che si fa largo nell’Unione Europea. Ad Oslo regna sia la tranquillità che la frene-sia del Toyen (il centro città di Oslo) di mo-strarsi all’avanguardia e una canzone come It’s Oh so Quiet di Bjork non poteva essere più azzeccata. Mi fermo all’Aker Brygge il porto di Oslo a degustare una birra bionda che va forte in Norvegia, prezzo 50 NOK, co-rone norvegesi, perché l’euro non lo vedono neanche in foto con questi prezzi (l’equiva-lente di 7,00 euro per una 0,40 di Rignes). Mangio un piatto di gamberetti freschi, e penso che in vita mia gamberetti più buoni non ne ho mai mangiati e un ottimo sal-mone affumicato che fino al giorno prima vedevo solo confezionato in vendita nei

supermarket. Assuefatto e soddisfatto dal pranzo e dalla musica jazz del grande Miche-al Petrucciani in Looking Up ascoltata in un negozio/pub, mi dirigo verso la vera attra-zione di Oslo, il museo d’arte nazionale dove all’interno è custodito il famoso urlo di Ed-vard Munch. Ammetto che l’urlo è tra i miei quadri preferiti e quando l’ho visto davanti a me è stato come se Dave Grohl, ex batterista dei Nirvana e frontman dei Foo Fighters mi urlasse dentro i timpani il pezzo Learn to Fly. In serata giro alla ricerca della night life nor-vegese e scopro una piacevole combinazio-ne di stili musicali differenti che vanno da un Metal dalle tinte black come i Mayhen fino ad una musica soul d’appartamento di Tori Amos. A tarda notte si decide per una

discoteca con molta curiosità su quali generi di musica mettessero. Entriamo al Karma,locale piccolo ma acco-gliente vicino al centro, con musica elettro-nica tedesca e fumogeni viola; dopo un paio di ore decidiamo di cambiare e dopo 10 mi-nuti di taxi ( NB: praticamente Oslo è grande un quartiere di Roma) andiamo al Tors Ham-mer, discoteca tra le più famose in Norvegia, contraddistinta da un gigantesca statua di Thor, che con aria minacciosa lancia il suo fa-moso martello. Da lì fino alle 6.00 a.m, con il martello di Thor in testa, il salmone nello stomaco e tutt’intorno Jamiroquai con Can-ned Heat che accompagna un’alba bianca ed una città che, in pochi minuti, è ricoperta di soffice neve.

Racconti di un viaggiatore alla scoperta di luoghi meravigliosi tra Parole&Musica di Giuseppe VitaliGira...Mondi

SSorvolare la Norvegia...

Cronache, progetti e pensieri dall'Orfanotrofio Wend Mib Tiri (Burkina Faso)

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AFRICAÈ giunta ormai l’ora di andare, i giorni rimasti sono pochi, il caldo che sta precedendo l’im-minente stagione delle piogge li sta rendendo molto simili agli ultimi giorni di scuola, quan-do ormai i giochi sono fatti (anche se non per tutti era così…) e non hai più voglia di fare niente se non di uscire, andartene al mare, andartene e basta, l’indolenza ti cattura e la pressione bassa ti impedisce anche di muo-verti alla velocità che vorresti. Sono giorni fi-nali, giorni di resoconti, giorni in cui bisogna cominciare a tirare un po’ le somme e capire che cosa un’esperienza t’ha portato. Io sto ancora elaborando ma so comunque che si viene qua per imparare più che per insegnare, che si riceve più di quello che effettivamente si dà, perciò ho deciso di scrivere le dieci cose che ho imparato dal vivere in Africa…1. Non è vero che in Africa fa sempre caldo. Ora per esempio da noi fa caldo (nulla che chiunque abbia mai vissuto un Agosto italiano non abbia mai affrontato), ma qui ho sofferto anche il freddo vero... succede quando vivi a 1000 metri...2. Siamo tutti razzisti. Bianchi, neri, gialli o arancioni, qualsiasi sia il colore della tua pelle se sei umano hai dentro di te un piccolo ger-me di razzismo dovuto al fatto che quello che non conosci fa inizialmente sempre più paura che curiosità, che spesso 'diverso' vuol dire 'negativo'. Battere il razzismo significa lavora-re su se stessi, metterci la testa, non esistono i buoni, esistono quelli che agiscono da buoni e non si può sempre agire da buoni. Ma biso-gna provarci, quantomeno...3. Correre dietro ad una capra è qualcosa di estremamente liberatorio.4. Il calcio non è nato in Africa. Ma ancora una volta e forse qui più che altrove ho sperimen-tato la straordinaria forza che questo gioco ha nell'unire le persone, è un'alchimia strana, c'è qualcosa di razionalmente inspiegabile nel calcio che dà modo a due persone lontanissi-me per cultura, formazione, crescita, di stare insieme... anche se con il considerevole limi-te di riuscire a farlo per la maggior parte fra i maschi... il piacere di prendere un pallone volante di collo pieno è uguale in tutto il mon-do però...5. I bambini non sono fatti per stare davanti ai videogiochi.6. Io sono un fan della serie TV della FOX, due volte Golden Globe, Glee. So bene che uno che quantomeno crede di amare il rock non dovrebbe nemmeno pensarla una cosa del genere, ma la discussione su Glee e sul perché, secondo me, è un buon prodotto la rimanderei ad altre sedi. Quello che mi inte-ressa focalizzare è più che altro il tema princi-pale della serie riguardo al quale ho imparato qualcosa, ovvero il canto corale.Ci sono voci straordinarie nella storia della musica, Robert Plant, Demetrio Stratos, Janis Joplin e ovviamente il “tanzaniano” Freddie Mercury, solo per citarne qualcuno a buffo, ma la potenza di un coro è qualcosa che nes-suna voce singola può restituire. Ogni voce esprime una persona, un'anima, un modo di essere, cose che metterle insieme è parecchio dura, per questo quando delle voci riescono ad armonizzarsi, ad andare insieme e tocca-re contemporaneamente più tasti, darti più stimoli e restituirti una forza moltiplicata per ogni voce, quando riescono a farlo senti qual-cosa di particolare, come una speranza... qui in Africa sono straordinari in questo, la musi-ca popolare in questo momento in Tanzania, il cosiddetto bongo flavor ispirato all'hip hop statunitense, è poco più che mondezza, ma i loro canti tradizionali, quando creano il loro

coro, quando mettono su il loro glee club all'africana, allora pensi che c'è ancora una speranza: se delle voci riescono ad armoniz-zarsi così, perché non possono farlo le perso-ne?7. Una delle cose che un Tanzaniano vi dirà più facilmente dopo “msungu” (uomo bianco) è “Tupo Pamoja”, ovvero “Siamo Insieme”. Queste due parole esprimono il loro concetto di comunità. Nonostante il loro straordinario amore per i soldi (che è anche il nostro, solo che noi siamo più ipocriti), qui ancora puoi trovare una struttura di società dove l'indivi-dualismo è messo da parte, dove la comunità è più importante perché la comunità, parola con cui spesso ci riempiamo la bocca, è un va-lore. Saranno anche schemi che si ripetono e che nelle generazioni si svuotano di significa-to, ma tutto questo restituisce una comunità pacifica.8. Un italiano non può capire come un afri-cano, e un tanzaniano in particolare, vede il cibo. Il cibo non è qualcosa su cui lavorarci so-pra, non c'è niente da migliorare, non ci sono ingredienti da utilizzare in un modo piuttosto che in un altro, il cibo deve riempire la pancia e allora è buono. Da delle persone che cono-scono la fame puoi anche accettarlo, ma a noi non andrà mai giù, alcuni fra i nostri piatti più buoni sono piatti poveri, la nostra tradizione culinaria è talmente forte che la cucina sarà sempre un qualcosa su cui saremo distanti una vita.9. C'è qualcosa in noi che ci riporta sempre a madre Terra. Il contatto con la Natura, quel-la affascinante, mozzafiato, ma anche quella che abbiamo escluso dalle nostre vite, della polvere, degli insetti, ci tocca dentro, dei tasti nascosti, provoca dei sentimenti primordiali che abbiamo represso. Quello che sentivo io quando sono andato via dal Ruaha National Park e che molte persone che ci sono state m'hanno detto hanno sentito, era questa sensazione di non voler più andare via. È importante mantenere un contatto con la natura.10. Chiunque viene in Africa per lavorare deve capire che non vedrà i frutti del suo lavoro. Mai. I cambiamenti che una collaborazione con questo popolo possono portare sono len-ti, spesso si crede di aver raggiunto dei risul-tati e poi bastano piccole cose per smontare quell'illusione. Anche dopo anni. È per questo che bisogna mettersi l'anima in pace e cerca-re di capire che l'ossessione per i risultati, per gli obiettivi, è un qualcosa di prettamente oc-cidentale, il basare la riuscita o il fallimento di un progetto di qualsiasi genere soltanto sulla targhetta, sul pezzo di carta che attesta che ce l'hai fatta, sul risultato ottenuto, tutto questo è un modo distorto di intendere qualsiasi sfi-da, qualsiasi cammino si intraprenda, lo è da noi, ma qua ne hai la prova provata. Qui non si può arrivare e pensare di risolvere, di aiu-tare, di migliorare. Innanzitutto bisogna darsi i giusti tempi, innanzitutto bisogna ascoltare, bisogna confrontarsi e cercare di capire. E poi dopo anni capirai che non ci avevi capito nien-te, ma sarà comunque ora di andare. La cosa importante è che tu sia venuto qua, che sei entrato a far parte di un processo più grande in cui i nostri popoli inizino a conoscersi e ad iniziare una nuova storia insieme, un nuovo sviluppo. Se non si comprende questo si va incontro solo a delusioni e a frustrazione. Sia-mo parte attiva del cambiamento, anche se alla fine non diremo “ce l'ho fatta”, bensì “io ho fatto la mia parte”.Io non so se ho fatto la mia parte, è stato co-munque bello poterla raccontare...

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Fabio Palumbo - qualcunoerainafrica.blogspot.com

AFRICAblogParole, emozioni e racconti del nostro corrispondente in missione umanitaria in Africa

LLe 10 cose che ho imparato.

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AFRICA

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I CNew York con i suoi rumori, le sirene e le auto per strada è un'enorme sveglia vivente. Ma questa mattina mi sono alzata con una strana sensazione. Tutto è lento e sottotono, come se Manhattan si fosse trasformata nella notte in un acquario gigante e noi abitanti simili a dei minuscoli pesci a nuotarci dentro. Sembra che oggi sia concesso un ponte temporale fra le scadenze e gli obblighi lavorativi. Infatti è l’ultimo giovedì di novembre, nello specifico il giorno del ringraziamento, il primo che tra-scorro negli Stati Uniti. Finalmente vedrò con i miei occhi il famoso tacchino ripieno. Capirò cosa significa quel rito pagano nella vita di un americano medio. Mi hanno spiegato che corrisponde al nostro Natale, e centinaia di migliaia di americani si mettono in viaggio per raggiungere le famiglie, e trascorrere allegra-mente questi giorni di festa. Arrivo al lavoro, ancora incredula per le poche persone che ho incontrato per strada. La metropolitana vuo-ta e le strade deserte sono uno scenario del tutto surreale. In ufficio l’atmosfera è quella tipica dei giorni di festa, regna una rilassa-tezza che ricorda l’ultimo giorno di scuola. Verso le 12.30 in ufficio arrivano i ragazzi del ristorante all’angolo, quello a Tribeca, dove si mangia una pasta buonissima. Miquel e Juan sono, ovviamente, messicani e sfoderano un sorriso che sprigiona tutti i colori del Messi-co, mentre ci mostrano orgogliosi una gran-dissima scatola con dentro il necessario per un pranzo con i fiocchi. Qui a New York è del tutto normale chiamare il ristorante per farsi portare il pranzo o la cena a casa o al lavoro. Negli appartamenti le cucine sono piccolissi-me, il tempo è poco, ed è normalissimo chia-mare il ristorante per ricevere a casa qualsiasi cosa. Dentro al pacco che hanno portato c’è

non solo il famoso tacchino ma anche tutto il resto indispensabile per un pranzo di festa. Improvvisamente la cucina dell’ufficio è inva-sa dai dipendenti che per l’occasione hanno portato mogli, mariti e figli. Le risate e l’armo-nia attorno a quella tavola mi ricordano i no-stri pranzi natalizi. Vorrei che il tempo si fer-masse per un istante, qui, adesso. Al 25simo piano di un palazzone di Tribeca fra persone che fino a qualche mese neanche conoscevo. Mentre assaggio il tacchino mi sento parte di un tutto molto più grande di me. La nostra famiglia temporanea è in linea con lo spirito del giorno del ringraziamento: i nativi che mangiavano il 'turkey' insieme ai coloni, noi di passaggio, adottati sulla terra statunitense, che mangiamo insieme a chi su questa terra ci è nato. Accoglienza e gratitudine. Tornando a casa con la voce di Thom York a tutto vo-lume nell’ipod, mi fermo a bere un caffé cal-do da Starbucks tra la 23esima e Browdway. L'invasione della cannella e del profumo di mela nell'aria calda del locale è un abbraccio all’anima che mi rimette in pace con il mon-do. Diversamente dal solito non c’è la classica fila chilometrica. Ai tavoli vedo però le solite facce tristi con lo sguardo limitato da un no-tebook. Allora improvvisamente scendo dalla mia nuvoletta felice per vedere in faccia la re-altà. Succede spesso a New York: uno sguar-do improvviso, veloce e fugace, e scivoli nella trappola. Ti rendi conto, quasi fisicamente, che la solitudine è una condizione tangibile e largamente diffusa. Allora penso che magari queste persone il tacchino oggi l’hanno visto solo sotto forma di sandwich, e ‘grazie’ l’han-no detto solo al cassiere, fortunatamente meno isterico degli altri giorni. Anche questa è New York. Thanks God!

Ci sono posti che hanno cambiato nome e facciata, ma che sotto sotto nascondono il tuo nome e la tua faccia. Quando finisci di fare le scale di ferro e cemento e senti un leggero cedimento alle ginocchia prima di strisciare la oyster card ed andare diret-tamente in bocca al gelo, vuol dire che sei arrivato a Putney Station. Se ci passi, ne-anche ci fai caso, è uno dei soliti quartieri bene di Londra, qualche boutique con scar-pe da tacchi troppo alti, casinò, pubs, locali notturni, case a schiera bianche con portici bellissimi e il nome della famiglia inciso sul muro. Dalla stazione di Putney se allunghi lo sguardo arrivi fino a Fulham, dove c'è un negozio del 1890 che vende cappelli da uomo. Anzi da Gentleman. Se passi per Putney ti accorgerai che è fatta così. Se ti ci fermi a Putney, ti accorgerai che non finisce tutta lì. Un giorno rimani sola, perchè la tua amica del giorno e della notte ti ha lasciata e tu che piangi per un niente, fra una lacrima e l'altra cambi lavoro, cambi casa e cambi taglio di capelli, così arrivi senza prendere fiato dove non avrai più tempo di rimane-re sola, di piangere e di dormire. Entri nel Grande Circo di Upper Richmond Road, a sinistra subito dietro la stazione di Putney...corri corri corri corri non c'è tempo per spie-gare non c'è tempo neanche per chiamare casa, stai vivendo e lo stai facendo notare. In uno stabile di due piani più un seminterrato non conoscerai limiti. La musica è altissima, puoi vestirti come vuoi, lui è il tuo manager, quell'altro lavora con te, Giancarlo prepara i drinks, tu devi solo essere simpatica. Quel posto si chiama South Africa, si chiama Au-

stralia, New Zeland, Jamaica, Italia ed En-gland così i tuoi gusti cambieranno, mange-rai solo Junk food, dormirai con la tua amica e ti sveglierai desiderando Coca Cola. Co-noscerai surfisti, banchieri, grafic desiner, attori scalcinati e cantanti bravissimi sul ba-ratro del suicidio. Amerai tutta la vita quel ragazzo di Cape Town tutto nervi, capelli e percussioni che diventerà il tuo più grande adepto e il più attento simulatore dei tuoi gesti di tutti i tempi, il ragazzo con cui hai ballato sul tetto, con cui sei stata cosi "High" sull'"High Street", con cui hai urlato cantan-do "Numb", il ragazzo a cui hai preparato la pasta al pomodoro e basilico prima che prendesse quell'aereo e tornare per sem-pre in South Africa. Quando vai in giro per Putney e ci vai decisa come se attraversassi via Lazio sai benissimo che ad un certo pun-to sentirai affondare i tuoi piedi nel fango prima di arrivare sul muretto nel parco, sul river dove c'è quello stancil di Bansky, quel topolino che spazza via il mondo alzando il muro. Ti sei sentita veramente fica quando era lì che passavi per fumare una sigaret-ta e decidere che scherzo fare a Thomas. Se passi sotto il ponte di ferro prima della tube credi davvero di essere a Broadway, così artista povera e bella! Quando vai via da Putney torni seria verso la stazione, sai che non ci tornerai più perchè il topo l'ha spazzata via con tutte le tue lunghe notti, le file alle toilettes, il fumo caldo dalla bocca, lo Jagermeister, l'adrenalina, l'anfetamina e il ricordo di quell'uomo con un cappello a cilindro comprato a Fulham e portato via da una stupida Visa scaduta.

Ci sono posti che trasudano della tua presenza e della presenzadi tutte le altre persone che con te li hanno resi degni di essere descritti e raccontati, una volta ed un'altra ancora.

di Arianna Marianidi Shaila Risolo

Il giorno del ringraziamento.

London

UNDERGROUNDLa città cosmopolita per eccellenza vissuta e raccontata dagli occhie dal cuore della nostra blogger

LaNewyorkeseLa Grande Mela attraverso lo sguardo di una moderna Alice nel Paese delle Meraviglie

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OROSCOPO

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Dicembre

OROSCOPO

«Dopo le tensioni di inizio autunno, l’anno chiude in bellezza con un cielo sereno, promet-tente, incoraggiante su tutti i fronti. Potrete onorare l’anno che sta finendo con un bilancio positivo, e riuscirete ad alleggerirvi, a lasciare andare i brutti ricordi, i rancori, le nostalgie o il rammarico per ciò che non è andato come speravate… e trattenendo dal passato solo l’esperienza utile per il futuro».

Toro

«Senz’altro di segno positivo il mese in arrivo, che vi permetterà di sfruttare quest’ultimo scorcio di anno, sia per sistemare certe questio-ni rimaste in sospeso e affrontare con più deci-sione eventuali problemi sul lavoro o relaziona-li, sia per aprire la mente a nuove prospettive, nuovi obiettivi. É importante chiudere i conti con il 2011 in modo onesto ma propositivo, così da gettare basi solide per nuove costruzio-ni e impostare iniziative che daranno frutti nei mesi prossimi».

Leone

«Mese caratterizzato essenzialmente da forte ottimismo ed atteggiamento costruttivo anche nei confronti dei piccoli scogli che incontrerete soprattutto in campo amoroso. Mercurio sarà prezioso per favorire chiarezza di idee e di in-tenti, aiutandovi a comprendere ciò che va lasciato al passato e ciò che invece può offrire direzioni nuove al futuro della vostra vita. Il cie-lo del mese è particolarmente benevolo per le questioni lavorative».

Bilancia

«Il 2011 non è stato facile, soprattutto la prima-vera sembra aver portato un notevole carico di stress, ma le cose sono andate appianandosi almeno un po’ nella seconda parte dell’anno e da inizio novembre c’è stata appunto una svolta positiva di cui forse non vi siete ancora resi conto ma che potrete apprezzare in que-sto mese e nei prossimi. Ritrovate serenità e ottimismo! Non dimenticate che il 2012 vedrà ulteriori cambiamenti positivi nel cielo».

Capricorno

«È un mese abbastanza tranquillo, per cui l’anno sembra concludersi in modo piuttosto sereno, soprattutto paragonandolo alla fine del 2010 o alla primavera scorsa la quale è stata caratterizzata da molto stress. Adesso le configurazioni sono decisamente più equi-librate, e come già detto il mese non dovreb-be presentare grossi scogli. I giorni un po’ più delicati saranno, come sempre, quelli con Luna dissonante: cioè il 27-28 novembre, 4-5-6, 12-13, 18-19 dicembre».

Cancro

«Il mese presenta un cielo promettente. L’anno chiude dunque, se non proprio in bellezza, con un’atmosfera più serena e propositiva. Pote-te guardarvi indietro con meritato sollievo, e soprattutto guardare avanti con ottimismo e rinnovata fiducia: sarete incoraggiati a pensare al futuro con un’ottica progettuale, non più con quel senso di precarietà o allarme che ha carat-terizzato i tempi precedenti. Il vostro Fuoco si riaccende e l’orizzonte si fa più luminoso».

Ariete

«Già le ultime settimane non sono state gran-ché, ma sembra che dobbiate portare pazienza anche questo mese. Con meno ansia potrete gestire queste settimane di fine anno in attesa di recuperare tempo ed energie. Cercate di re-agire a quel senso di frustrazione e approfittate delle feste per riposarvi, stare con le persone care, e magari organizzare le idee in vista del fu-turo più roseo che vi aspetta, e che potete già iniziare a costruire con lo stato d’animo giusto».

Gemelli

«Qualcosa adesso sta cambiando, e tra questo mese e gennaio sarà possibile un migliora-mento della vostra situazione generale e an-che dell’umore. Per quanto riguarda il lavoro, Marte nel segno in trigono a Giove stimola le ambizioni, la grinta, la capacità decisionale e spinge a concretizzare risultati. Venere, inoltre, sarà in grado di sbloccare le situazioni arenate e riaccendere emozioni, sentimenti, desideri».

Vergine

«Gli ultimi mesi, dall’estate a inizio autunno, hanno riproposto incertezze e problemi, so-prattutto di natura economica o professionale, e un clima un po’ stressante. Le cose, però, miglioreranno nel 2012 e qualcosa di nuovo, di buono, potrebbe arrivare già in questo ul-timo scorcio di 2011, giusto per chiudere con maggiore sollievo e ottimismo. Sarà un mese di bilanci, ma anche di risultati e nuovi pro-getti. Prendete il meglio dall’anno che sta per finire, trovate l’esperienza utile foss’anche negli episodi più faticosi o dolorosi… e poi guardate avanti!».

Scorpione

«Questo non sarà un mese banale, ordinario, noioso, anzi vi porterà un’atmosfera un po’ nervosa o semplicemente frenetica, tra mille impegni e incombenze varie. Insomma, l’anno sembra voler chiudere in modo eclatante e non sono da escludere novità, scelte importan-ti, cambiamenti. Il consiglio è di non disperdere energie operative in troppe direzioni, ma con-centrarsi su pochi obiettivi più importanti. In-somma non improvvisare, ma usare metodo».

Sagittario

Mi spiego. Gianfranco mi riferisce, al suo rientro dalla parentesi africana, che il Bur-kina Faso vive una fase economica asso-lutamente primitiva e pre-capitalista; al di là del facile discorso sulla povertà e la fame (e anche se laggiù i bambini, più che denutriti, pare siano mal-nutriti, nulla di-minuisce l’urgenza di intervenire). Questa arretratezza si sposa con un analfabeti-smo ahimè diffusissimo, per cui ad esem-pio le insegne delle botteghe nei villaggi mostrano, accanto alla denominazione, il disegno (o il geroglifico, se preferite) simboleggiante il mestiere. Gommista, un pneumatico; coiffeur, una testa con le forbici. Così nessuno ha dubbi, nessuno entra da un gommista alla ricerca di una nuova pettinatura e viceversa. È chiaro che questa iconografia rudimentale vale per le botteghe e i mestieri più concreti: fare il pane, vendere cappelli, riparare le auto.E qui subentra la mia malizia, insieme alle notizie del giorno. E mi chiedo: e le banche? Come può rappresentarsi con primitiva efficacia il mestiere della banca, che di per sé non produce niente? Ci sono persone che costruiscono, nel vero senso della parola, e il prodotto del loro lavoro ha una tangibilità - pane, gomme, cappel-li, armi - che trova spazio anche nell’eco-nomia pre-capitalistica (e mi piace pensa-re anche in quella post-capitalistica). Altre entità, invece, operano nel mondo condi-zionandolo, plasmandolo, plasmando le nostre coscienze (salvo pochissimi), ma non possono fregiarsi di un collegamento diretto col mondo delle Cose. Non hanno spazio nella realtà del Fare, e il loro stesso ambito ha una valenza definitoria negati-va: si chiama Speculazione.Eccolo, il collegamento con gli indignados mondiali, che il mese scorso hanno pro-testato contro lo strapotere economico e politico delle lobby finanziarie, e hanno occupato Wall Street spargendo anacro-nistiche preghiere new age a due passi dal Toro della Borsa.Che insegna potrebbero indossare le ban-che, nello scenario economico primitivo del Burkina Faso? Sicuramente ce l’hanno

pure là, un’insegna; simbologia e reclami-stica sono scienze esatte e ben sviluppate, al giorno d’oggi. Però, nonostante il sem-plicismo apparente del problema, intuisco che la risposta potrebbe non essere così banale. E mi piace perciò pensare che ci possa essere stato, forse per un’ora o for-se solo per un minuto, un leggero imba-razzo tra Vertici Aziendali e gli art director, per decidere il look dell’insegna anche di una sola banca. Andando alle radici delle cose, e scoprendo che non tutte le atti-vità godono di concretezza, e che alcune costruiscono niente, e nelle loro stanze le mani si sporcano - perché si sporcano - ma non si affaticano.Molto infantile e molto marxista, la soddi-sfazione nel mettere nella scala gerarchica l’operaio e il panettiere prima del promo-tore finanziario e del broker assicurativo. Di coloro che vendono sogni e insieme un prodotto - il denaro - che doveva rappre-sentare il MetaProdotto (l’incarnazione del valore di ogni altra cosa al mondo), ma che in ultima analisi non ha, primitivistica-mente parlando, né valore né significato.Considerazione sicuramente accademica, provocazione forse lecita. Ma per fortuna condivisa, oggi, dagli occupiers di Wall Street, New York City, U.S.A, Mondo.Poi mi sveglio, però, e dalla stessa fonte (Gianfranco) vedo che i sogni rousseiani del “buon selvaggio” sfumano misera-mente in una realtà, anche nell’africa più nera, fatta del peggior demonio-globaliz-zatore: il telefonino. Tutti lo possiedono, tutti lo usano, tutti lo sfoggiano, anche laggiù. Le multinazionali delle telecomu-nicazioni sono arrivate anche là, hanno unito le famiglie a miglia e savane di di-stanza, hanno semplificato la vita di chi ogni giorno deve camminare ore ed ore per giungere al posto di lavoro o per com-prare le uova al mercato, ma rovinandone la vita (come a noi fu fatto) rendendoci omologati e raggiungibili, in colpa quan-do ci prende la sacrosanta voglia di non rispondere sempre a per forza a tutti. Pec-cato. Un’altra occasione persa.Vi abbraccio tutti, dalla mia posizione tra-vallante e incoerente. A presto.

[email protected] di Aldo Anchisi di Alessia Campodonico

RRiassunto della puntata precedente: per sopraggiuntamancanza di spazio mi ero interrotto lasciandoun argomento in sospeso. E anticipando che il NON MI PIACE di questo mese avrebbe avuto a che fare con l’Africa, con gli indignados e con il mio amico Gianfranco.

«Dopo le tensioni della prima parte dell’autun-no, potrete prepararvi al Natale con animo più leggero e propositivo. Sembra che già questo mese vi inviti a fare un bilancio del 2011, per trarre insegnamenti e conclusioni utili, supe-rando i brutti ricordi e serbando il più prezioso distillato di esperienza; bilancio utile anche nelle amicizie, per capire quali siano i rapporti che valgono e quelli che invece possono essere abbandonati… e sostituiti con altri stimoli».

Acquario«Il mese di novembre è stato un po’ incerto, e sembra che dobbiate portare pazienza an-che questo mese. Non vi preoccupate trop-po, però, in quanto le cose cambieranno e riprenderanno a funzionare meglio, già il 13 dicembre. Con un po’ più di pazienza (e un po’ meno ansia) potrete gestire queste settimane di fine anno in attesa di recuperare tempo ed energie. Non vale davvero la pena scalpitare di frustrazione se tanto molte cose non dipendo-no da voi».

Pesci

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OROSCOPO

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