Ucuntu n.29

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070209 www.ucuntu.org Agenzia Stefani: “Recenti disposizioni del Ministero dell'Interno” Vietato curare i negri”. “ Denunciare gli stranieri sospetti” “Vietato dormire su questa panchina”. “Solo per bianchi”. “ Per eventuali delazioni, rivolgersi all'Ufficio Spie”. E il governo che proclama: “Sì, siamo molto cattivi”. Non è che per caso sta cambiando qualcosa, in questo paese? || 7 febbraio 2009 || anno 2 n.29 || www.ucuntu.org || Italien

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il numero del 7-02-2009

Transcript of Ucuntu n.29

070209 www.ucuntu.org

Agenzia Stefani: “Recenti

disposizionidel Ministero dell'Interno”

“Vietato curare i negri”. “Denunciare gli stranieri sospetti”

“Vietato dormire su questa panchina”. “Solo per bianchi”.

“ Per eventuali delazioni, rivolgersi all'Ufficio Spie”.

E il governo che proclama: “Sì, siamo molto cattivi”.

Non è che per caso sta cambiando qualcosa, in questo paese?

|| 7 febbraio 2009 || anno 2 n.29 || www.ucuntu.org ||

Italien

Cemento e champagneCemento e champagne

La mafiaal NordIl casoBardonecchia

È morto Rocco Lo Presti, il “padrino” di Bardonecchia. Bardonecchia è una non troppo ridente località turistica del profondo Nordovest – al confine con Modane – che vanta un primato non invidiabile: primo e unico, finora, comune del Nord d’Italia ad essere commissariato per mafia, nel ’95. Chi comanda sono i calabresi. Tutto era cominciato con quella scellerata legge sul soggiorno obbligato d’inizio anni Sessanta: trasferiamo lontano dalla Sicilia e dalla Calabria i mafiosi, li isoliamo e li rendiamo inoffensivi. Non aveva immaginato, il legislatore, che l’iniziativa sarebbe servita soltanto ad “esportare” la criminalità. Nel ’63 Bardonecchia aveva dovuto ospitare Rocco Lo Presti, un giovane muratore di Marina di Gioiosa Jonica in odore di ‘ndrangheta. E così, per oltre quarant’anni, Lo Presti, dapprima vicino al clan dei Mazzaferro, poi degli Ursino (sua sorella ne ha sposato uno), fa di Bardonecchia il suo feudo, spadroneggiando nell’edilizia, nell’autotrasporto, nel commercio (suoi ristoranti, bar, negozi di materiale

edilizio, sale giochi). Centinaia di calabresi vengono in Val di Susa a lavorare per lui e il clan Lo Presti-Mazzaferro mette le mani sulla località sciistica dove un tempo trascorreva le vacanze Giovanni Giolitti.

L’impresa edile di Lo Presti lavora a ritmo incessante. Bardonecchia non è più una località di montagna, ma una propaggine metropolitana di Torino. Oltre che visibile, la cementificazione è terribile, ma – se c’è la criminalità organizzata – nasconde una faccia ancora peggiore: riciclaggio del denaro, racket delle braccia, strozzinaggio, voti di scambio, intimidazioni, aggressioni. Ne fa le spese Mario Ceretto, un imprenditore edile che nel ’75 si rifiuta di assumere gli uomini proposti dal boss calabrese: viene rapito e ucciso. Lo Presti è condannato in primo grado. Nell’82 l’appello conferma 26 anni di galera. Poi la Cassazione annulla tutto e sappiamo perché.

Lo Presti è morto il 23 gennaio scorso, il giorno dopo la conferma della sua condanna per associazione per delinquere di stampo mafioso

finalizzata all’usura (un giro di denaro di 3,5 milioni di euro, tassi del 10 per cento mensile). Forse il suo cuore di 70enne non ha retto. Ma le storie di mafia hanno sempre un inizio, mai una fine. A Bardonecchia, dove qualcuno sostiene che Lo Presti era un benefattore, ci si domanda chi prenderà il suo posto. Nei manifesti listati a lutto i primi nomi erano quelli non dei figli, ma dei nipoti, Luciano e Beppe Ursino, condannati anch’essi per strozzinaggio. Questo fa pensare a una pubblica investitura. Quando gli nacque il primo figlio Lo Presti organizzò una grande festa al Riky Hotel di Bardonecchia. Arrivò una fila interminabile di Bmw, Mercedes, anche delle limousine. Cantò Mino Reitano. Il Dom Perignon scorse a fiumi. Si racconta che “don Rocco” ne prese due bottiglie e le lanciò fuori dal locale, sull’asfalto, gridando: “Bevine anche tu, sindaco Corino, ma da sdraiato!”. Una scena da film hollywoodiano, ma senza Marlon Brando e Al Pacino, che trasformano la cruda realtà in una favola.

Riccardo De Gennaro

|| 7 febbraio 2009 || pagina 02 || www.ucuntu.org ||

Rocco Lo Presti, il boss morto pochi giorni fa, eraRocco Lo Presti, il boss morto pochi giorni fa, era arrivato a Bardonecchia nel lontano '63 il primoarrivato a Bardonecchia nel lontano '63 il primo mafioso inviato al confino al nord. Invece è stato luimafioso inviato al confino al nord. Invece è stato lui a impadronirsi della città: nel '95 il comune era già ina impadronirsi della città: nel '95 il comune era già in mano ai mafiosi. Violenza, affari, cementimano ai mafiosi. Violenza, affari, cementificazioneficazione selvaggia, usura. E champagne per festegselvaggia, usura. E champagne per festeggiaregiare

MemoriaMemoria

Un ragazzo siciliano

"Giuseppe Gatì Savio, nato ad Agrigento il 18 /10/1986, residente a Campobello di Licata (AG), cittadino libero. Ho voluto specificare il mio “status”, per combattere il servilismo che ogni giorno di più avvolge il nostro Paese. Ho scelto di rimanere in Sicilia, di non andare via anche se vivere qui è duro, durissimo...".

Così si presentava sul suo blog Giuseppe Gatì, morto mentre lavorava in campagna aiutando suo padre. Un siciliano d'altri tempi: fiero, lavoratore, affezionato alla famiglia, coraggioso e buono.

Sulla stampa perbene ha avuto quattro misere righe, da morto sul lavoro. Qualcuno, di sfuggita, ha

ricordato che aveva contestato Sgarbi in Sicilia: ma questo certamente non basta a farne un personaggio mediatico, ci mancherebbe. Ha lavorato, ha studiato, ha fatto la sua breve utile vita: lontano dai palazzi, completamente estraneo al mondo artificiale e spregevole dei Vip.

Un pezzo di questo mondo, con la consueta arroganza, a un certo punto è piombato in Sicilia, con le fattezze di Sgarbi, chissà perché. I "cappeddi", i notabili, i nobili culo-a-ponte di Agrigento e Salemi si sono affrettati a servirlo, a riverirlo abiettamente, a strisciargli ai piedi.

Giuseppe, ragazzo siciliano, invece no: gli si è piantato davanti e "Viva

l'antimafia! - gli ha urlato in faccia - Viva Caselli!".

I servi guardaspalle siciliani, fra le urla degli altri servi e gli applausi del pubblico servo, l'hanno afferrato e portato via. Ma là, per un istante, s'è udita la voce vera della Sicilia, ed era una voce giovane, senza paura.

Sbava, Sgarbi, strisciate, servi, ringhiate la vostra rabbia quanto volete: la voce vi azzera tutti, è più forte di voi. Viva Caselli, viva la nostra antimafia, viva sempre Giuseppe ragazzo siciliano.

|| 7 febbraio 2009 || pagina 03 || www.ucuntu.org ||

La nuova superbase per aerei-spia a SigonellaLa nuova superbase per aerei-spia a Sigonella

Chi ci perde?L'Italia

Chi ci guadagna?Ciancio

È una scelta che ha diviso i princi-pali partner Nato quella d’installare a Sigonella il centro di comando del pro-gramma AGS (Alliance Ground Sta-tion) per la sorveglianza della superfi-cie terrestre e l’elaborazione delle in-formazioni raccolte dalla decina di ve-livoli senza pilota che opereranno dalla stessa base siciliana. Alla candidatura dell’Italia, maturata durante il governo Prodi e rilanciata nel luglio 2008 dal ministro della difesa Ignazio La Russa, si sono contrapposte Germania, Polo-nia e Spagna, anch’esse interessate ad ospitare quello che è stato presentato per lungo tempo come il più grande programma di sviluppo di tecnologie di guerra nella storia dell’Alleanza Atlan-tica. Questi tre paesi però, si sono riti-rati uno dopo l’altro, e il 16 gennaio 2009, in un summit nel quartier genera-le Nato di Bruxelles, i vertici militari Usa hanno imposto agli alleati la base di Sigonella.

A mettere fuori gioco Varsavia, le elezioni politiche dell’ottobre 2007, quando furono pesantemente sconfitti i gemelli Kaczynski. Per la Germania, che aveva candidato la base di Geilen-

kirchen (quartier generale degli aerei radar Awacs della Nato), deve aver pe-sato la distanza geografica dalle aree da sorvegliare (Mediterraneo, Africa e Medio Oriente). Molto più complesse invece, le ragioni della “sconfitta” della base aerea di Zaragoza (Spagna), la candidata più accreditata ad ospitare il centro di controllo e gli aerei spia. Le polemiche esplose nel paese iberico dopo l’ufficializzazione della scelta di Sigonella, consentono tuttavia di farsi un’idea delle lacerazioni all’interno dell’Alleanza Atlantica e del peso spe-cifico delle rispettive industrie belliche nazionali. E si può perfino apprendere come le dichiarazioni del ministro La Russa sulle “positive ricadute economi-che e sociali dell’AGS” siano del tutto false.

La candidatura di Zaragoza fu pre-sentata nel 2005 dall’allora ministro della difesa José Antonio Alonso, con-vinto del “potenziamento straordinario dell’industria nazionale” che l’AGS avrebbe generato. Ma dopo la nomina al dicastero della difesa di Carme Cha-cón, gli entusiasmi spagnoli per la Sta-zione di Sorveglianza sembrarono so-

pirsi. Le manifestazioni di massa orga-nizzate a Zaragoza da un vasto fronte d’opposizione che comprendeva Iz-quierda Unida, pacifisti, anarchici e la “Piattaforma contro Base Nato”, furo-no certamente causa d’imbarazzo tra l’establishment socialista spagnolo. Il 12 giugno 2008 il segretario generale per le politiche della difesa, Luis Cue-sta, ammise l’esistenza di “alcune diffi-coltà ed incertezze” sul Sistema di vigi-lanza terrestre AGS.

“La candidatura di Zaragoza per il sistema di vigilanza terrestre fu voluta perché era uno dei programmi più am-biziosi della Nato, per 4.000 milioni di euro - ha spiegato il delegato del go-verno spagnolo in Aragona, Javier Fer-nández - Ma una volta che l’Alleanza atlantica ha deciso di prescindere dal-l’utilizzo degli Airbus 321 come aerei spia, per puntare esclusivamente sui velivoli senza pilota Global Hawk della statunitense Northrop Grumman, la Spagna ha perso ogni interesse econo-mico per l’AGS. Si trattava infatti di comprare aerei e radar negli Stati Uniti senza benefici per l’industria del nostro paese”.

|| 7 febbraio 2009 || pagina 04 || www.ucuntu.org ||

Sarà in Sicilia, e non in Spagna, la base per gli aerei-spia Nato destinatiSarà in Sicilia, e non in Spagna, la base per gli aerei-spia Nato destinati ad Africa e Medio Oriente. Perché non in Spagna? Perché gli spagnoli nonad Africa e Medio Oriente. Perché non in Spagna? Perché gli spagnoli non vogliono spendere soldi per un sistema in cui gli aerei sono tutti made invogliono spendere soldi per un sistema in cui gli aerei sono tutti made in Usa. Così ci toccherà pagare per finanziare un business dell'industria miliUsa. Così ci toccherà pagare per finanziare un business dell'industria mili--tare americana. Qualcuno ci guadagnerà anche in Italia, però: chi vendetare americana. Qualcuno ci guadagnerà anche in Italia, però: chi vende--rà i terreni per i nuovi alloggi (più di mille)? Chi li costruirà? Cianciorà i terreni per i nuovi alloggi (più di mille)? Chi li costruirà? Ciancio

La nuova superbase per aerei-spia a SigonellaLa nuova superbase per aerei-spia a Sigonella

Ma allora che cosa ci guadagnerà l’industria italiana con un sistema di spionaggio made in USA che è stato bocciato da Spagna, Francia, Gran Bretagna, Belgio ed Olanda? Per non parlare dei costi che verranno a pesare sui contribuenti del nostro paese.

Secondo il governo Zapatero, con l’AGS a Zaragoza la Spagna avrebbe dovuto contribuire con 90 milioni di euro, il 5,8% del budget previsto per il sistema. Ignazio La Russa fa invece fa riferimento ad un contributo italiano per Sigonella di 150 milioni di euro, il 10% cioè del costo del programma

Come fa l’Italia a giudicare attraente l’AGS quando spenderà quasi il doppio di quanto avrebbe speso Madrid, che però si è ritirata per la scarsa sostenibilità di quell’investi-mento?

Ma non è finita. Javier Fernández ha infatti spiegato ai giornalisti che l’AGS a Zaragoza “presentava molti inconvenienti perché, dovendo essere implementato nei pressi dell’aeroporto della città, poteva generare restrizioni al traffico aereo, saturazione nello spa-zio aereo e problemi durante gli atter-

raggi e i decolli. Proprio per questo l’u-so di aerei senza pilota non è stato an-cora regolato in Spagna”.

Prima il governo Prodi, poi quello Berlusconi, devono aver dimenticato che a Sigonella operano quotidiana-mente centinaia di cacciabombardieri, aerei cargo e cisterna di Stati Uniti, Ita-lia e alleati Nato, e che a meno di una ventina di chilometri sorge lo scalo di Catania-Fontanarossa, più di due milio-ni di passeggeri all’anno, il cui traffico è regolato da due impianti radar di Si-gonella, gestiti da personale dell’Aero-nautica militare italiana.

* * *

A credere alle promesse di ricaduta economica e occupazionale dell’AGS c’è comunque il quotidiano La Sicilia di Catania che ha ottenuto dal ministro La Russa una lunga intervista.

“Sigonella diventerà ancora di più un punto nevralgico della sicurezza dove si concentreranno le forze di intelligence dell’Italia e della Nato, e questo non solo aumenterà il ruolo italiano nella Nato, ma sul piano

sociale darà posti di lavoro con l’arrivo di alcune migliaia di americani, cioè le 800 famiglie dei militari, che diventeranno piccoli ambasciatori della Sicilia - ha spiegato La Russa -Sono lieto di aver portato questa iniziativa nella mia Sicilia, contribuen-do in questo modo anche allo sviluppo del territorio”.

Sarà opportuno non dimenticare che a capo dello storico quotidiano si-ciliano c’è l’editore-industriale-costrut-tore Mario Ciancio, proprietario di un immenso aranceto nel territorio di Len-tini di cui, provvidenzialmente, l’amministrazione comunale ha autorizzato a variare la destinazione d’uso. Vi potranno essere costruite più di mille villette unifamiliari per il personale USA di Sigonella.

Per il progetto esecutivo e i futuri lavori esiste già una società, la Scirumi Srl. I soci? La Maltauro di Vicenza e la famiglia Ciancio, naturalmente.

Antonio Mazzeo,www.terrelibere.it

|| 7 febbraio 2009 || pagina 05 || www.ucuntu.org ||

Classe dirigenteClasse dirigente

Al gran banchettodei formatori(a spese dimamma Europa)

Al gran banchetto dei formatori c'è un piatto che non può mai mancare ed è la cernia all'acqua di mare; purché – però - sia accompagnata da buon vino, meglio se il Maria Costanza da quaranta euro a bottiglia, che scorre a fiumi da una parte all'altra del tavolo ispirando i commensali a decisive intuizioni sul futuro di questa terra benedetta da Bruxelles. Sia il pesce che il vino sono offerti da mamma Europa.

Ad aprire le danze di una discussione che “deve essere risolutiva” è l'uomo seduto a capotavola. Lo chiamano l'Alchimista di Mascalucia ed è il miglior professionista in circolazione nella Sicilia orientale, il più ammanigliato di tutti, uno che riesce a trasformare un campo di letame in un munifico corso di formazione o a fare di un asino un superconsulente.

“Stanno tutti in riva al fiume ad aspettare il passaggio del nostro cadavere” spiega l'Alchimista “demonizzano la nostra attività, invocano verifiche, follow-up, trasparenza. L'obiettivo vero è quello di paralizzarci”. Ma chi? E perché? “Guardate qua” continua l'Alchimista tirando fuori dei ritagli di stampa “anche Lombardo, Ilarda e Sacconi sono diventati improvvisamente paladini delle best practices e della trasparenza”.

Ma grazie a Dio, per l'Alchimista la tra-sparenza è un dogma, non sfugge certo a lui l'importanza di agire sempre in un'ottica di

correttezza formale: “Occhi di bue, cara?” smorza rivolgendosi alla Professoressa che gli è seduta accanto. “Certo, geniaccio, ma solo se sono fatturabili”. Già, perché tutto è lecito, con i soldi del Continente, quando hai “una pezza di appoggio”, una fattura, un bando di selezione ben fatto, un progetto disegnato sugli assi degli obiettivi europei o regionali. O anche ministeriali, è vero Professoressa?.

“E' diventato tutto così difficile. A noi da un anno la menano con questa storia degli sprechi e dei bandi ad personam” commenta la Professoressa affondando la forchetta in un piatto di spaghetti alle vongole. “Fingono di non capire che l'orientamento è un servizio decisivo per incrementare i livelli di occupabilità e di integrazione”.

E in effetti, quasi un milione di euro de-stinato alle consulenze esterne nel corso del 2008, per un progetto di orientamento universitario cofinanziato dal Ministero, ha prodotto tanta occupazione per gli amici, consolidando l'intreccio tra la formazione e l'orientamento universitario e la slot machine della formazione regionale ed europea. E al centro lui, l'Alchimista, l'anello di congiunzione tra i comitati d'affare della formazione pubblica e di quella privata e convenzionata, delle società di consulenza e di servizi alle imprese. Soldi, posti di lavoro, clientele. In una

parola business o, come direbbe Verga, la Roba. E la Roba, da queste parti, che si chiami Ciapi o Cof, è dell'Alchimista.

Eserciti di tutor, docenti, formatori, orientatori passano dall'Alchimista prima di mettere piede in un ente o in una struttura pubblica che si occupi di formazione o di orientamento. Un lavoro duro e rischioso che l'Alchimista affronta con discrezione e prudenza, senza mai esporsi, sussurrando i nomi, alludendo ai benefici di uno scambio, seducendo i propri interlocutori ai tavoli dei migliori ristoranti della città e prospettando nuovi percorsi di “crescita comune”.

Ed è proprio lì, alla cena di auguri del-l'Antica Marina, che l'Alchimista illustra i progetti per il futuro: “La sicurezza sul posto di lavoro, fisica e psicologica, è il tema su cui dobbiamo continuare a concentrare i nostri sforzi nel 2009. Di risorse continuano ad essercene tante, ci vuole qualcuno che sappia impiegarle bene” e cioè lui.

Nonostante gli sforzi dell'Alchimista su questo versante nel corso del 2008, il numero degli incidenti sui luoghi di lavoro in provincia di Catania è il più alto d'Italia. Poco male. L'importante è che le risorse si impieghino bene, che gli amici vengano collocati e che, alla fine, si possa concludere con un bel brindisi di fine anno. Purché sia fatturabile.

Massimo Malerba

|| 7 febbraio 2009 || pagina 06 || www.ucuntu.org ||

La Sicilia sprofonda e loro - la lobby deiLa Sicilia sprofonda e loro - la lobby dei formatori - banchettano con i soldi dell'Europa.formatori - banchettano con i soldi dell'Europa. Milioni di euro, consulenze, clientele, intrecciMilioni di euro, consulenze, clientele, intrecci perversi tra il mondo universitario e quello dellaperversi tra il mondo universitario e quello della formazione. E nel mezzo c'è lui, l'uomo venutoformazione. E nel mezzo c'è lui, l'uomo venuto dal freddo, l'Alchimistadal freddo, l'Alchimista

Società civileSocietà civile

Una Casadelle Associazionia Librino:si può?

Mentre in città i politici parlano di ven-dere gli immobili comunali per fare cassa, le associazioni di quartiere propongono un’opportunità di utilizzo delle strutture e far vivere finalmente il quartiere ai suoi abitanti. Villa Fazio, opportunamente ri-strutturata, potrebbe essere una possibile “Casa delle Associazioni"

Uno spazio di aggregazione e di espres-sione, che sia da riferimento per gli abi-tanti del quartiere, dando loro possibilità di incontrarsi e discutere, un posto per esprimere liberamente la propria creatività e partecipare ad attività culturali. Tutto questo qualche organizzazione operante nel quartiere poteva averlo sognato, sicu-ramente non era tra i pensieri degli abitan-ti di Librino semplicemente perché, fin dai primi anni, le loro priorità erano altre e ben più importanti: una casa, l’acqua potabile, le strade asfaltate, l’allacciamen-to alla condotta fognaria, l’illuminazione. Adesso però le associazioni di quartiere chiedono a gran voce che sia data loro la possibilità di compiere, nel migliore dei modi, il loro servizio per il quartiere.Un servizio che viene svolto da anni senza mai andare sotto i riflettori della cronaca, sempre in secondo piano, con pochi mezzi

e senza sovvenzioni alcune da parte delle istituzioni.

Per questo motivo, nella riunione della Rete delle Associazioni, un organismo che raccoglie le realtà associative e di volon-tariato a Librino, si è espresso il desiderio di lavorare insieme in una struttura coge-stita. Una Casa delle Associazioni che sia luogo di ritrovo e condivisione, punto di riferimento in un quartiere privo di un qualsiasi centro di aggregazione. Da parte delle istituzioni comunali giungono cori unanimi che invitano i cittadini a farsi promotori nel proprio territorio così da di-ventare parte attiva di un cambiamento possibile. Noi non possiamo che essere della loro stessa opinione: il cambiamento per essere veramente tale deve partire dal basso, lo ripetiamo oramai da tempo, ri-schiando di diventare noiosi. Dalle istitu-zioni però devono arrivare anche delle di-mostrazioni concrete che ci facciano com-prendere se esiste davvero una volontà politica di sostenere queste iniziative, al-trimenti si corre il rischio, ancora una vol-ta, che restino soltanto parole vuote, le en-nesime per questo quartiere.

L’idea è semplice, non ha niente di rivo-luzionario: le Case delle Associazioni in

molte città del nord Italia sono già da tempo delle realtà consolidate che hanno portato enormi benefici alle comunità cittadine.

Non occorre altro che identificare degli spazi idonei a questo tipo di attività, dotati quindi di ambienti polifunzionali che pos-sano essere utilizzati a rotazione, sulla base di una gestione comune e partecipa-ta. In questo modo sarà possibile offrire alle associazioni e agli abitanti del quar-tiere un punto di riferimento, servizi ed occasioni di incontro e di confronto, dan-do anche alla città di Catania l’occasione ed un motivo per venire a conoscere un lato diverso della periferia.

Ci sono spazi importanti a Librino che potrebbero essere destinati a tale scopo come la Masseria Bonajuto, attualmente gestita dall’Università di Catania, o Villa Fazio, che opportunamente ristrutturata e messa in funzione, consentirebbe anche l’utilizzo dei campi per le associazioni sportive.

Chiediamo tempi brevi per affrontare un problema che affligge il territorio da trop-po e che non può più attendere oltre.

Giovanni Giuffrida,La Periferica

|| 7 febbraio 2009 || pagina 07 || www.ucuntu.org ||

Mentre i politici vendono i beni pubblici e pensano alleMentre i politici vendono i beni pubblici e pensano alle clientele, le associazioni di base del quartiere si riuniclientele, le associazioni di base del quartiere si riuni--scono, ragionano, esaminano i problemi. A Librino, adscono, ragionano, esaminano i problemi. A Librino, ad esempio, un luogo comune in cui riunirsi non c'è. Peresempio, un luogo comune in cui riunirsi non c'è. Per--ché non farlo a Villa Fazio, allora? Una casa comune perché non farlo a Villa Fazio, allora? Una casa comune per la società civile, un'agorà permanente del quartierela società civile, un'agorà permanente del quartiere

Ridi, ridi...Ridi, ridi...

|| 7 febbraio 2009 || pagina 8 || www.ucuntu.org ||

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