Spagine il castello carlo v di fabio grasso

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L’arte di costruire la città di Fabio A. Grasso Lecce, sabato 11 gennaio 2013 - anno 2 s p a g i n e Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri Il castello di Lecce

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La storia del castello di Lecce non può chiudersi in queste poche battute così come non può chiudersi nei confini di questo o quel personaggio storico. Non ci sarebbe stata questa Lecce senza questo castello, non ci sarebbe stato questo castello senza questa Lecce. L'obiettivo di tale analisi è quello di fornire una serie di indicazioni, strumenti e di indizi di ricerca. Alcuni argomenti sono stati accennati, altri un poco più approfonditi altri ancora volutamente anticipati. Le appendici documentarie seguono un ordine cronologico. Un particolare ringraziamento va rivolto all'Archivio di Stato di Lecce e all'Archivio della Curia Arcivescovile di Lecce e soprattutto a chi ha collaborato strettamente per sciogliere tutta una serie di nodi interpretativi delle trascrizioni e traduzioni dal latino: A. De Meo, M. Finocchito, A. Gustapane, D. Ragusa, C. Stefanelli.

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L’arte di costruire la città

di Fabio A. Grasso

Lecce, sabato 11 gennaio 2013 - anno2

spagine Periodico

culturaledell’AssociazioneFondo Verri

Un omaggioalla scritturainfinitadi F.S. Dòdaroe A.Verri

Il castellodi Lecce

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Spagine n°0 - L’arte di costruire la città

La storia del castello di Lecce

non può chiudersi in queste poche battute

così come non può chiudersi nei confini

di questo o quel personaggio storico.

Non ci sarebbe stata questa Lecce senza questo castello,

non ci sarebbe stato questo castello senza questa Lecce.

L'obiettivo di tale analisi è quello di fornire

una serie di indicazioni, strumenti e di indizi di ricerca.

Alcuni argomenti sono stati accennati,

altri un poco più approfonditi altri ancora volutamente anticipati.

Le appendici documentarie seguono un ordine cronologico.

Un particolare ringraziamento va rivolto all'Archivio di Stato

di Lecce e all'Archivio della Curia Arcivescovile di Lecce

e soprattutto a chi ha collaborato strettamente per sciogliere

tutta una serie di nodi interpretativi delle trascrizioni

e traduzioni dal latino: A. De Meo, M. Finocchito,

A. Gustapane, D. Ragusa, C. Stefanelli.

Fabio Antonio Grasso

Ad illustrare: Probabile stemma De Somma Monforte nell’atrio di ingresso del castello

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Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II

Nella storia urbana e archi-tettonica della città di Lec-ce le strutture difensivehanno rivestito e rivestonoancora una importanzasingolare. Il rapporto fra

queste parti ovvero città-mura-fortezza nonpuò semplicemente definirsi di tipo linearesia nel senso architettonico che in quello so-ciale ed economico. La storia del castello at-tuale di Lecce non è da meno. La sua nascitacoincide con quel periodo complesso - glianni Trenta del XVI° secolo – che viderofronteggiarsi l'Impero di Carlo V d'Asburgoe i Turchi. Lecce era la capitale di un territo-rio di frontiera a ridosso del cosiddetto “ne-mico” e rivestiva un ruolo fondamentalenella difesa dell'Impero e della Fede. Questifurono gli anni di un grande fervore costrut-tivo che vide: la realizzazione del cordonedelle torri di avvistamento attorno alla peni-sola salentina e non solo; la costruzione dimolti altri castelli dell'allora Regno di Na-poli, quello de L'Aquila, Capua, Cosenza,Crotone, etc. Questi sono gli anni inoltre incui gli studi di Niccolò Tartaglia portaronoalla pubblicazione nel 1537 della sua opera“La Nova Scientia” ovvero della balistica;questi sono gli anni in cui i “capitani d'Ar-me” erano e dovevano essere anche espertidel “fortificare alla moderna” ovvero secon-do i dettami della “Nova Scientia” rendendocosì molto sottile la distinzione fra “archi-tecto-ingegnero”e “uomo d'arme”. Se si do-vesse riassumere in poche battute la ricadu-ta che la scienza balistica, e più in generaledel metodo scientifico applicato alle armi,ebbe sul modo di progettare lo spazio urba-no si potrebbe parlare di un nuovo “primatodell'occhio” secondo cui gli edifici e parti diessi si guardano a vicenda secondo un unicoprincipio, quello della protezione. I bastionidelle città si guardano l'un l'altro, si fian-cheggiano, si modificano “conforme il luo-go”e si pongono a distanze fra di loro in fun-zione della capacità di tiro della armi da fuo-

co. Vale la pena sottolineare subito che ilvolere raccontare la storia cinquecentescadella fortezza leccese pone fin dalle sue pri-me battute due problemi: l'anno di inizio deilavori di costruzione e il ruolo svolto dall'ar-chitetto Gian Giacomo dell'Achaya. Perquanto riguarda il primo aspetto farebbe fe-de ciò che è nella “Apologia Paradossicadella città di Lecce”(d'ora in poi identificatasolo con un parte del titolo, ovvero “Apolo-gia”; qui si è presa in considerazione l'edi-zione a stampa del 1707), opera databile allafine del XVI° sec., dove l'autore Iacopo An-tonio Ferrari scrive:“[...] delle quali cose ioporterò qui quelche / la gloriosa memoria,dico dell'Imperado / re disse in un suo privi-legio della Castelania di / quel Castello(Lecce, ndr) per lo suo proprio moto al giàCa / pitano Alvaro Bravamonte, con questeparole, / Carolus V.......ac cupientes ipsarumProvinciarum securitati / consulere arcemmunitissimam in praedicta nostra / CivitateLicii, quae ipsarum caput existit afunda_mentis erigi fundarique fecerimus,revolventes in / nostrae mentis acie. Datumin Civitate nostra Toledi / die I Aprilis 1539.YO EL REI. ” (pp. 778 – 779).

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Il documento trascritto da I.A. Ferrari,così come presentato, è parte di un privile-gio la cui versione originale integrale non èal momento disponibile. Le parole con cuitermina il documento lasciano intravedereche al 1 aprile 1539 il castello di Lecce erastato già ricostruito.

La realtà unitamente ad altri documentipotrebbe aiutare a delineare meglio tale vi-cenda. Nelle note “Cronache leccesi”, al-l'anno 1532, si scrive: “In quest'anno vennein Lecce il Capitano Larione (d'Alarcon,ndr) ge_nerale spagnolo, e li piacque assaiquesta Città (Lecce, ndr) per / locchè duecittadini persuaderono a detto Larione // chetal cità si doveva far forte alla moderna, e

per_ciò comandò, che il Castello si facciafortissimo, e di nuo_vo perciò s'incominciòdi nuovo la detta fabrica con / molta solleci-tudine, coll'idea di farsi il più forte Ca_stellod'Italia con due torrioni, ed il doppio piùgran_de, ed il Signor Scipione de Sommaera Governatore pro_vinciale [...]”. Nellacronaca del 1537 si riporta:“In quest'annovenne ordinato dall'Imperador Carlo V, chesi de_molisse il Castello vecchio e si desseprincipio a / fabricarsi il nuovo. [...]”. Le no-tizie appena segnalate provengono da fontila cui natura è tutta da verificare motivo peril quale esse andrebbero prese in considera-zione con cautela. Più certi invece appari-rebbero i dati che emergono dall'indaginediretta e da alcune relazioni ufficiali. Con-trariamente a quanto segnalato nelle dettedue fonti il vecchio castello leccese non furaso al suolo ma del precedente furonoreimpiegate delle parti. A questo si aggiungeinoltre quanto contenuto in una altrettantonota relazione del Vicerè Don Pedro di Tole-do il quale non segnala, nella sua visita del1541, né un edificio in costruzione né unafortezza di tipo vecchio (l'obiettivo princi-pale di queste visite vicereali era proprioquello di valutare l'adeguatezza di ogni for-tezza alle armi moderne) e definisce il ca-stello come ben munito (facendo evidente-mente riferimento alle armi e alle forniturepiù in generale). D'altro canto nei documen-ti esaminati da Vittorio Zacchino (Lecce e ilsuo castello, Lecce, 1993) e relativi agli an-ni 1544 – 45 si delinea l'esistenza di un can-tiere ancora aperto. In questi stessi docu-menti è una nota in cui si fa riferimento alfatto che le spese per “munitione” del ca-stello fossero iniziate tre anni prima; da ciò,secondo le ricostruzioni di alcuni storici, èstato dedotto l'anno di inizio dei lavori di co-struzione della fortezza facendoli pertantoiniziare nel 1542. Appare probabile inveceche le spese cominciate tre anni prima sianoquelle relative alle forniture militari, il che,a ben vedere, potrebbe condurre ad una con-

clusione completamente diversa da quellaavanzata da V. Zacchino. La costruzione delcastello leccese, almeno nelle sue parti di-fensive principali, potrebbe essere stata ter-minata già nel 1542 e quindi, su base certa,si fosse da questo anno cominciato a fornirela fortezza di armi. Utile è ricordare quantosegnalato in due altre relazioni ovvero quel-la del 31 agosto 1531 redatta da Luis de Car-denas che scrive “[...] El castillo de lechenuevamente disinato y principiado [...]”; epoi ancora quella di Juan de Sarmientos del14 marzo 1536 dove si scrive che sarebberostati necessari alcuni anni perché le costru-zioni del castello leccese fossero portate atermine. A patto di non considerare fallacitutte le relazioni ufficiali redatte nel corsodegli anni e opportunamente considerandoil contesto entro cui è collocato il brano tra-scritto da I. A. Ferrari si potrebbe in più ipo-tizzare che alla data del 1 aprile 1539 il ca-stello di Lecce fosse plausibilmente costrui-to (di certo non finito) come detto nelle sueparti principali. Ciò che sembra, in ogni ca-so, evidente è che prima del 1539 lavori di“ammodernamento” fossero già cominciatied è altrettanto vero che, a dispetto di quan-to rilevabile nel documento imperiale del 1aprile 1539, la fortezza precedente non furasa al suolo ma della vecchia furono utiliz-zate parti non solo quelle più antiche comela torre mastra ma anche quelle più recentirealizzate a partire dal 1531. Indicativo diquesto potrebbe essere il fatto che nei docu-menti di cantiere del 1544-45 si faccia rife-rimento a lavori “ […] ad la cortina de laporta falsa verso lo spuntone vechio [...]”probabilmente uno dei due esterni, quello disan Giacomo (l'altro spuntone - torrione ènoto come quello di san Martino).Tale ipo-tesi di identificazione, a meno di ipotizzarein questo contesto di prosa da cantiere unavariante, scaturisce dal fatto che negli stessipagamenti, poche righe prima, si scrive dilavori compiuti “[...] alla cortina de la portafalsa verso la torre mastra [...]”.In sostanza

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la cortina a destra della porta falsa è indicatacome quella verso la torre mastra, la cortinaa sinistra, come quella verso il torrione vec-chio o di san Giacomo.

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Sulla base di questi elementi e semprecon le dovute cautele del caso non può sfug-gire come nella citata cronaca leccese del1532 si citassero due torrioni e di un castellodoppio del precedente forse facendo riferi-mento all'anello esterno con i bastioni cheraddoppia tutta la struttura difensiva inglo-bando il nucleo più antico della fortezza.Che la costruzione della nuova attuale for-tezza sia cominciata proprio dai due bastio-ni più esterni sembra plausibile anche per-ché dettato dalle ragioni di una difesa imme-diata della fortezza, non si dimentichi, a talproposito, che le incursioni nemiche in que-sti anni erano frequenti. Strettamente legatialla questione della datazione dell'inizio deilavori potrebbero essere due stemmi scolpitiraffiguranti la stessa “arma araldica”, il pri-mo è quello al centro della volta che copre ilvano su cui si apre la porta laterale dellachiesa detta di santa Barbara, il secondo èquello collocato sulla porta di accesso ai lo-cali del bastione di san Martino. La storio-grafia locale ha identificato in questo stem-ma le armi inquartate di Castiglia e Leon.Lo stato conservativo dei due stemmi (so-prattutto quello relativo al bastione) non neconsente una lettura sicura di alcune sueparti. Nonostante questo, però, esistono ele-menti sufficienti per escludere che le figurescolpite nel quarto superiore sinistro e infe-riore destro (per chi guarda) rappresentinolo stemma tradizionale di Castiglia. Non silegge infatti un castello con tre torri ma duetorri merlate a tutta altezza poggiate su unafascia non leggibile nella sua caratterizza-zione per via della corrosione della pietra.Nei rimanenti quarti si vede, invece, un leo-ne rampante che sostiene una parte rettan-

golare anche questa non più leggibile. Sullabase di tali elementi sembra plausibile avan-zare l'ipotesi che tale stemma sia quello re-lativo a Scipione de Somma (le due torri) ealla moglie di quest'ultimo, la nobildonnaIppolita Monforte, la quale aveva comestemma “un leone di azzurro in campo d'ar-gento sostenente uno scudetto di oro carica-to di cinque code d'ermellino”. L'identifica-zione di questi due stemmi, se ulteriormenteconfermata, potrebbe aiutare a leggere me-glio la storia del castello leccese. Scipionede Somma fu infatti Preside della Provinciadi Terra d'Otranto in particolare dal 1528 al1543 quando fu sostituito da Ferrrante Lof-fredo. Il bastione di san Martino e il vano diingresso con lo stemma inquartato De Sum-ma – Monforte andrebbero, pertanto, datatia non oltre il 1543.

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Due aspetti architettonici, più di tutti glialtri in particolare, aprono domande sull'iterprogettuale e realizzativo della fortezza. Ilprimo dei due è legato alla grande porta cen-tinata inquadrata da colonne quasi a tutto gi-ro addossate al muro restrostante che occu-pa la parete di fondo del vano di ingresso alcastello con lo stemma De Somma – Mon-forte di cui si è detto. Non è ben comprensi-bile il senso di costruire un vano di porta co-sì ampio che si apre di fatto su una paretecieca. Si potrebbe pensare ad una variazio-ne del progetto proprio in quel punto tale damodificare il senso e soprattutto l'uso diquesto spazio. L'apparato scultoreo decora-tivo dell'arco è riferibile alle stesse mae-stranze ovvero i Renzo che realizzarono l'al-tro stemma De Somma – Monforte. Il se-condo e ultimo dei due aspetti cui si accen-nava è invece più tecnico ma non per questopiù complesso. I due bastioni esterni, quellidi san Martino e san Giacomo a differenzadegli altri due, santa Croce e santa Trinità,non presentano i fianchi ritirati ossia quegli

arretramenti murari in corrispondenza deipunti di contatto fra bastione e lati della for-tezza. In questi arretramenti si nascondeva-no delle postazioni il cui compito era quelladi “guardare” e quindi difendere i lati lunghidel castello. Un esempio di fortezza senzafianchi ritirati è il castello di Copertino co-struito pressoché sempre negli stessi anni diquello leccese. Nel castello de L'Aquila e inquello di Capua le parti sporgenti, gli orec-chioni, con cui si da vita ad un fianco ritira-to, sono di tipo curvilineo. Quelli, invece,dei due bastioni citati del castello di Lecce,così come nelle mura perimetrali della città-fortezza di Achaya, progettata da G.G. del-l'Achaya sono rettilinei. La presenza nel ca-stello leccese di tale ultimo tipo di fianco ri-tirato non è però sufficiente ad assegnarne lapaternità del progetto a G.G. dell'Achaya equesto per la natura stessa della soluzionegeometrica e architettonica. Torniamo allaquestione più importante e cioè la compre-senza di bastioni con e senza fianchi ritirati.A giudicare dalla casistica non esistono ra-gioni particolari per cui i bastioni interni al-la città debbano avere fianchi ritirati e gli al-tri no; andrebbe inoltre sottolineato chequella dei fianchi ritirati è di fatto una solu-zione innovativa nel senso che essa da mag-giori garanzie di sicurezza nella difesa diuna fortezza rispetto ad una soluzione senzafianchi ritirati per il semplice fatto che to-glie alla vista dell'avversario, nascondendo-le, le cannoniere preposte alla difesa deifianchi del castello. Lo stesso G. G. del-l'Achaya adotterà il fianco ritirato nei ba-stioni della cinta muraria della sua città(completata nel 1535 come riportato nel-l'epigrafe) ma non nel bastione esterno (da-tato 1636, epigrafe) del castello a ridossodella porta urbica sempre ad Achaya. Am-messo che le date riportate dalle due epigra-fi di Achaya siano vere si può ipotizzare chequesta doppia soluzione (fianchi ritirati omeno) sia indicativa della fluidità teorica epratica che caratterizzava l'architettura mili-

tare di questo periodo. Per il caso del castel-lo di Lecce, meglio ancora, questa differen-za di soluzione potrebbe essere imputabileanche a un cambiamento del progettista e auna maggiore dimestichezza con la “NovaScentia” ovvero con i problemi della balisti-ca. Nella progettazione del castello lecceseun peso determinante ebbe anche il contestourbano rispetto al quale esso si colloca. Seda un lato, in sostanza, la preesistenza delvecchio castello segnò certi passi e anda-menti di quello nuovo è anche vero che i duebastioni quello esterno di san Giacomo equello della Trinità “guardato e protetto” inuno dei suoi lati dal primo, si pongono a ri-dosso e a controllo di uno dei punti di mag-gior rischio della città, il grande spazio pres-soché rettangolare (stretto e lungo) un tem-po noto come Piazza dei Commestibili.

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Non meno esplicita è la funzione dellacannoniera posta al di sopra della porta prin-cipale di accesso alla fortezza; essa control-la in tutta la sua profondità la strada che dal-la piazza principale della città portava e por-ta al castello. Da questa cannoniera si arrivacon l'occhio e la mira sino alla chiesa di sanMarco, il Sedile (sede dell'istituzione comu-nale del tempo) e a uno dei principali acces-si alla piazza per chi provenisse da PortaRudiae e Porta san Giusto oggi più nota co-me Porta Napoli. Il passare del tempo ed ilcambiare e decadere delle modalità difensi-ve e offensive della città hanno finito con ilporre sotto assedio, è il caso di dire, lo stessocastello da parte di chi ha visto i vuoti urba-ni e di rispetto attorno alla fortezza comeun'occasione speculativa. La parte menocompromessa della fortezza è quella versola Fontana dell'Armonia. Fra tutti i lati delcastello leccese esso è quello che, ancoraoggi, ha mantenuto quasi invariata la suaconformazione originaria (a meno delloscomparso fossato). Il fossato come detto

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Ad illustrare: Particolare dello stemma di don Pedro da Toledo

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non esiste più ma ancora è ben leggibile ilfianco ritirato del bastione della Trinità cosìcome il lungo tratto di cortina che congiun-ge i due bastioni di questa parte della fortez-za. A metà circa di questa cortina si vede inbasso un'apertura (cui superiormente fa ri-scontro un'altra postazione con relativaapertura strombata). Dietro questa finestrainferiore di fatto si “nascondono” due posta-zioni in modo tale da garantire una continui-tà di tiro ovvero mentre un pezzo di artiglie-ria si caricava l'altro sparava. La posizionedi queste due cannoniere, quella inferiore(doppia) e quella superiore non è casuale es-sa aveva il compito di difendere in modo ra-dente i fianchi delle mura urbiche che untempo giungevano sino al fossato del castel-lo proprio all'altezza di queste cannoniere.Una soluzione simile si ritrova, ad esempio,nel castello di Achaya dove due troniere delcastello guardano, proteggono e tengonosotto tiro il filo interno e quello esterno dellemura urbiche in corrispondenza della portadi accesso alla città fortezza. Solo su questolato (quello verso la fontana detta) è ancorapossibile leggere pure il reciproco guardarsie difendersi dei bastioni e allo stesso tempole tre principali linee di difesa della fortezzaovvero quella dei bastioni, quella al disopradella grande sala d'onore e infine quella del-la torre mastra. Per quanto riguarda gli ar-mamenti in appendice documentaria 3 e 4 sisono trascritte le parti principali degli inven-tari delle armi e munizioni presenti nellafortezza rispettivamente redatti nel 1610 e1618. In appendice documentaria 5 e 6 èpossibile leggere le parti salienti relative al-la ricostruzione dei ponti per gli anni 1627 e1646. In uno degli inventari, quello del1618, si fa riferimento ad una sala del Croci-fisso. Non si può escludere a priori che essasia quella nella torre mozza dove oggi si ve-de ciò che potrebbe essere stato uno dei vanidi finestra della torre con, al suo interno, unarappresentazione della Pietà e santi. Tale di-pinto murario così come il resto delle deco-

razioni parietali di questa piccola cappella,potrebbe essere un'opera del pittore coperti-nese Bernardino Greco il quale lasciò un au-tografo ciclo pittorico nel convento dei Pao-lotti a Grottaglie città in prossimità dellaquale decorò pure la volta della chiesa diSanta Maria della Mutata. A titolo di esem-pio, sempre di B. Greco, si ricordano anchequei dipinti che nel convento dei Celestini aCarmiano sono caratterizzati da un singola-re gioco di putti.

La paternità progettuale del castello:questioni di fonti e metodo

La ricostruzione storica della fase cin-quecentesca del castello di Lecce pone unaserie significativa di dubbi qui già in parteevidenziati. Uno dei problemi storico - criti-ci più importanti è il ruolo svolto dall'archi-tetto Gian Giacomo dell'Achaya. La storio-grafia, pur indicando G.G. Dell'Achaya co-me autore del castello di Lecce, non ha finoad oggi segnalato documenti storici specifi-ci in questo senso.

La fonte principale da cui si farebbe di-scendere tale paternità progettuale del ca-stello di Lecce sarebbe l'”Apologia” già ri-cordata precedentemente. Sebbene tale ope-ra abbia il vantaggio di essere stata redattain anni non molto distanti da quelli in cuiavvengono le vicende cinquecentesche delcastello leccese e del suo presunto architet-to, non si può escludere a priori che le infor-mazioni in essa contenute siano state esentida errori tipografici (il che diventa fonda-mentale per la datazione di eventi ed edifici)nonché da forzature legate alla natura stessadello scritto il quale, lo si ricordi, vuole di-mostrare il primato della città di Lecce ri-spetto ad altre città, Capua e Cosenza, del-l'allora Regno di Napoli. Ciò significa che idati storici contenuti nell'Apologia devonoessere presi con estrema cautela e soprattut-to sottoposti ad una verifica storiografica

prima di avanzare qualunque ipotesi fonda-ta su di essi. L'Apologia fu compilata nel1586 circa (lo si desume da quanto è a p.682 in cui si scrive di essere centocinque an-ni dopo la riconquista di Otranto avvenutanel 1481); l'autore, che fra il 1533 e il 1535fu Regio Auditore nelle allora province diCalabria (p.315), dichiara inoltre di essereandato “...appresso il Signor MarcheseAlarcone mio Padrone Capitan Generale diquesto Regno, suo Auditore del Campo delmese di Agosto 1532...” (p. 453). L'”Alar-cone” cui si riferisce I.A.Ferrari potrebbeessere quello stesso “Larione” ricordatonella “Cronaca leccese” del 1532, il medesi-mo ancora ricordato, sempre nell'Apologia,in modo più preciso (p. 779) a proposito diuna vicenda accaduta nel 1536 come il“Marchese Fernando Alarcone mio Padro-ne”. Il nome dello stesso marchese ritorna inpiù allorché (pp.781 - 783) si ricorda dellavisita fatta all'imperatore Carlo V, allora inNapoli, dal Duca d'Urbino Francesco Mariadella Rovere. A proposito dell'incontro fral'imperatore e il duca d'Urbino I. A. Ferrariscrive: “...e dopo molti di quei saggi ragio-namenti, volendo la Maestà sua aver ilsag-gio giudicio così del Castel nuovo, che stavain predicamento di essere tanto forte, quantoè bello, e del Castello di S. Eremo dal ReRoberto edificato, e chiamato latinamenteAra fortis belli, e che aveva pure allora forti-ficato,s'erano forti, come della Città di Na-poli, giacché aveva ad una tanta guerra cin-que anni addietro resistito, e che gli occor-resse di farcisi per fare questi, e quella ine-spugnabili, pregandolo che andasse a veder-li, e considerarli tutti, e poi gliene facesserelazione, e gliene desse il suo giudizio dan-doli per compagno, e per conduttore il Si-gnore Alarcone, e il Signor Barone del-l'Acaya Gio: Iacopo Acaya nostro Leccesecon misuratori fabri, che aveva a sua ubi-dienza, il quale avendo veduto, e ben consi-derato con somma diligenza così i già dettiCastelli, come quel dell'Ovo, e la Torre di

S.Vincenzo, e tutte le mura, e baloardi dellacittà, volle anco cavalcare per lo contornodella Città di Aversa, di Capua, di Nola, diPozzuolo, del Castello di Baia, poi dell'Isolad'Ischia, e di Capri, e fatto un accortissimonotamento di tutte le Sudette cose, ritornòall'Imperadore, che con gran desideriol'aspettava e fatto // e fatto alla Maestà suaun dottissimo ragguaglio di quelle, le dissequanto alle castella di aver bisogno di ripa-ro, che le dinotò, e quanto a quel di S. Era-mo, che si allegrasse sua Maestà di avere aquel bel poggio edificato un real palagio diandarci a stare a spasso al tempo estivo, enon di speranza al tempo di guerra. Per farpoi la Città di Napoli fortissima,tra le altrecose, che la discorse fu questa, che dovessela Maestà sua fortificar Capua, Nola, e Poz-zuolo; perché qualunque nimico venissecollo esercito ad assaltare Napoli, riscon-trando quelle forti, e presidiate, o non simetterebbe di coloro, non essendo uficio digiudizioso guerriere esporsi tra tre contrariatti ad offenderle, o che si metterebbe primaad espugnarle, e cio facendo egli si stanche-rebbe prima che potesse pur vedere le muradella Città, ed intanto come si dice chi hatempo di provedersi alle sue cose, ha vita;dal quale trascorso di faccende si coglie, chela fortificazione di Capua non fu da quelsaggio guerriere consigliata dfi farsi princi-palmente per conto suo, ma della Città diNapoli. ...”.Queste ultime righe e in partico-lare il ruolo “dissuasivo”che le città nei din-torni di Napoli dovrebbero svolgere per ladifesa della stessa capitale del Regno aiute-rebbe bene a comprendere il ruolo e forseanche uno dei motivi per i quali fu ricostrui-ta la città di Achaya.

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Per quanto riguarda la data di inizio deilavori di costruzione del castello di Lecce I.A. Ferrari riporta (p.619):“...avutosi poi nel-l'anno 1537 un ordine della Cesarea maestà

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dell'Imperadore Carlo V, di felice memoria,che si dovesse il Castello della città nostrafortificare,...”; e più in particolare (p.711):“...Gio: Iacopo dell'Acaya eccellentissimoArchitetto, il quale a' suoi tempi non solodesignò la fortificazione della sua terra del-l'Acaya, ma del nostro Castello di Lecce, edelle mura della medesima Città con tantibaloardi, e fortezze che oggi si veggono, co-me ancora ebbe il pensiero della fortifica-zione del Castello di Napoli detto S. Eremo,di quello di Capua, e di Cosenza, e di moltealtre fortezze del Regno, alla edificazionedelle quali fortezze fu proposto dall'invittis-simo Imperador Carlo V per essere statoscoverto per uomo d'alto ingegno, e valore,e per buonissimo architetto; ...”. E' evidenteche non è nota la fonte delle informazioniusate da I. A. Ferrari; vero è però, in quantosupportato da fonti storiche, che la presenzadi G. G. dell'Achaya, segnalata durante lacostruzione dei castelli di Capua e Crotone,farebbe di questo architetto una sorta di spe-cialista per l'“ammodernamento” delle mo-dalità difensive nelle principali fortezze nelRegno di Napoli e ciò in un momento di par-ticolare fervore costruttivo da collocarsi fragli anni '30 e '40 del Cinquecento. Più atten-dibili e meno problematiche invece le infor-mazioni che I. A. Ferrari fornisce a proposi-to di G.G. dell'Achaya quale progettista del-l'Ospedale dello Spirito Santo in Lecce(“...Il disegno della fabbrica, e nuova formadi questo Spedale non fu altri che il fe, che ilsoprannominato Gio: Iacopo dell'Acaya...”e poi ancora “...il quale fu poi per molti anniMastro del predetto Spedale, che con varielimosine per sua opera raccolte l'andò sem-pre magnificando...” p.711) e questo per unsemplice motivo, l'autore della Apologia fuparte in causa, testimone dei fatti poiché egliscrive (p. 307) “...il quale Spedale essendomercè di Dio dall'anno 1548 in qua rifatto inuna eccellentissima forma, ampliato, ed ar-ricchito per opera mia, del Signore Gio. An-tonio Musco, ...”. Le fonti archivistiche ta-

ciono però sia del ruolo svolto dall'architet-to leccese come Mastro dell'Ospedale chequanto al suo contributo di progettista delcastello. Non è noto per esempio se l'ipotiz-zabile progetto elaborato da G.G. dell'Acha-ya sia stato realizzato in toto e quanto essosia debitore di altri contributi (difficile di-menticare infatti il caso dei due anonimigentiluomini leccesi che suggerirono almarchese Fernando d'Alarcon di “ammo-dernare” il sistema difensivo urbano lecce-se).

Gian Giacomo dell'Achaya

Così come accaduto per il castello diLecce anche la ricostruzione della città- for-tezza di Achaya è resa difficile da una so-stanziale mancanza di documenti. In questocaso non si pongono i problemi della pater-nità del progetto architettonico e urbano. Leinformazioni storiche principali sono giuntefino ad ora da due epigrafi e ancora una vol-ta dall'Apologia. I. A. Ferrari scrive: “...ba-rone della baronia della Acaya soprannomi-nato, il quale possedendo una Baronia dicinque castella, ed avendo il capo della suaBaronia, detto Segine, che // che altro pro-pugnacolo non teneva che una piccola torretonda edificata dal già Signore Alfonzo del-l'Acaya suo Padre, donde aveva una tale in-scrizione scolpita in un marmo formato inmodo di Tavoletta...” (p. 556 – 557). L'epi-grafe, datata 1506, cui si fa riferimento è an-cora esistente ed è quella sulla torre circola-re a sinistra della attuale porta di ingresso alcastello (andrebbe ricordato che la porta diaccesso era collocata più a sinistra dell'at-tuale e a ridosso della detta torre; la presen-za di tale ingresso precedente l'attuale è atte-stata dalla posizione del pilone che sostene-va il ponte di accesso alla fortezza e dalletracce di una porta murata visibili nella cor-tina). Un 'altra epigrafe collocata sopraquella che un tempo fu l'unica porta di ac-

cesso alla città-fortezza dichiara che l'operafu terminata nel 1535. I. A. Ferrari ricordaun'altra epigrafe, di cui riporta il testo, di-cendola collocata sulla porta del castello;sulla base del testo (dissimile per poche pa-role e per l'assenza dell'ultimo rigo con l'an-no) essa dovrebbe essere quella, invece, aldi sotto dello stemma scolpito dei del-l'Achaya, oggi visibile sul bastione esternodatato 1536. Quello appena segnalato è unodi quei casi utili a dimostrare il livello di at-tendibilità dello scritto di I. A. Ferrari messoalla prova della verità, del resto, anche per ilcaso di un'altra notizia in esso contenuta chenon troverebbe il conforto dei fatti. Il siste-ma fortificatorio di Alfonso, padre di G. G.dell'Achaya, secondo quanto è nell'Apolo-gia sembra avesse una sola torre (quella del1506). Esiste ancora oggi, però, un'altra tor-re tonda collocata sul lato esterno del castel-lo che plausibilmente è pure riferibile ad Al-fonso. Non è da escludere, infine, che là do-ve oggi è il bastione del 1536 vi fosse unaterza torre angolare. In questo breve reso-conto di stemmi e date emergono due aspettisingolari. Sulla porta urbica, come detto, èinciso il 1535 quale anno di conclusione deilavori per la costruzione della città, è indu-bitabile altresì, però, che l'anno successivosi lavorava ancora alla costruzione del ba-stione del castello che farebbe corpo unicocon la città, da ciò quindi potrebbe venirequalche dubbio rispetto alla data effettiva diconclusione dei lavori. Il secondo aspetto èlegato alla ipoteticamente plausibile assen-za di uno stemma scolpito del più volte cele-brato imperatore Carlo V (escluso quello di-pinto all'interno del bastione del 1536). Sulpunto di maggiore visibilità dell'unica portadi accesso al borgo fortificato c'è infatti lostemma reale usato sia dal figlio di Carlo V,Filippo II (sovrano dal 1556 al 1598) chedal figlio di quest'ultimo, Filippo III (sovra-no dal 1598 al 1621). Al di sotto dello stem-ma reale è l'epigrafe, datata 1610, di Ales-sandro De' Monti. L'inserimento a forza di

questa epigrafe nella muratura è palese adifferenza di quanto rilevabile per lo stem-ma superiore reale. Sulla base di tali ele-menti non può escludersi che lo stemmareale attualmente sulla porta possa esserestato apposto per sancire la fine effetiva deilavori la quale andrebbe pertanto posticipa-ta e collocata sotto il regno di Filippo II.Quest'ultimo è evidentemente solo un indi-zio per un ulteriore ricerca.

***Le fonti che qui si sono citate e in parte

trascritte sarebbero di fatto quanto di piùstringente esiste a proposito della costruzio-ne di Achaya. Acquisterebbe, pertanto, unvalore tutto singolare una serie di carte fa-centi parte di un unico fascicolo (ACA Lec-ce, Legati Pii, busta VII, fasc. 165) costitui-to da 31 carte di cui l'ultima bianca (Appen-dice documentaria 1). Tale fascicolo è rela-tivo a G.G. dell'Achaya e alla costruzionedella sua città. Alle carte 4r e v. è la copia,datata 24 maggio 1564, di una Bolla pontifi-cia nella quale l'allora Vescovo di Albano,mons. Antonio Pucci a capo della Peniten-zieria Apostolica, si rivolge direttamente aG.G. dell'Achaya. Questa bolla è del 6 giu-gno 1542, sotto il pontificato di Papa PaoloIII Farnese. L'architetto aveva mandato alpapa, lo si deduce dalla risposta, una letteracon la quale egli chiedeva di poter “abbatte-re e profanare” una cappella sotto il titolo disanta Maria della Neve e tutto ciò perché in-tendeva costruire (e che forse, all'epoca diquesta bolla aveva costruito o cominciato acostruire) la sua nuova città per difendere icittadini di essa dalle frequenti incursioni dipirati e nemici della Fede (appare interes-sante mettere a confronto la motivazione al-la base della scelta di costruire Achaya conil testo segnalato da I. A. Ferrari, pp. 778-779, a proposito del castello di Lecce). L'au-torizzazione viene concessa dal pontefice inquanto è di beneficio ai fedeli a patto però,si legge nelle ultime righe, venga lasciato unsegno di croce lapideo sulla parete della for-

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tezza là dove sorgeva la chiesa. Tale bollafarebbe nascere delle domande rispetto aitempi di costruzione di Achaya e non solo.Se è vero, come rilevabile indirettamentenel testo della bolla, che l'architetto avevarichiesto di abbattere la vecchia chiesa ciòpotrebbe essere avvenuto evidentementeperché l'edificio religioso si trovava inprossimità delle nuove mura e perché non siera previsto di includerla nel nascente cir-cuito murario. Le ultime righe della bolla,quelle dove si fa riferimento alla necessitàdi apporre un segno di croce “in parietibusfortlitii”, lascerebbero supporre addiritturache la vecchia chiesa sorgeva sul tracciatodelle nuove mura. Se l'epigrafe collocata sulfianco destro della porta urbica, entrandonella città, è vera, sembrerebbe plausibileipotizzare che G.G. dell'Achaya sia andatoavanti nella realizzazione dell suo progettodi ricostruzione ma modificandolo per ri-spettare la vecchia chiesa.

***

Tale cappella, quella per cui il baronechiedeva l'abbattimento, fu infatti lasciata inpiedi come attesta una visita condotta dal-l'allora vescovo di Lecce Mons. AnnibaleSaraceno il 26 giugno 1564 (la cappella èsegnalata ancora nelle visite pastorali sei-centesche) su richiesta di G.G. dell'Achaya(ACA Lecce, Legati Pii, busta VII, fasc.165, c. 5r, v). L'aspetto interessante è la de-scrizione della chiesa: “...nos contulimus etaccessimus ad praedictam terram, et propriead quandam / ecclesiam sitam extra meniadictae terrae sub vocabulo sanctae mariaede la neve / quae prout apparebat et apparetiam ex antiquo tempore fundata, erecta, at-qae / constructa fuit, maxime quia vidimussuper parietibus eiusdem ecclesiae factum /fuisse quoddam tegumentum quod vulgari-ter nominatur lo lippo, ex quo denotatur /antiquitas constructionis et erectionis dictaeecclesiae: et cum ibidem essemus eam / dili-

genter vidimus et inspeximus, et invenimushabere quandam ianuam seu portam / ver-sus aquilonem, et super ea quodam scutumarmis de domo Achayae sculpitum / in quo-dam lapide videlicet in mezzo di detto scu-do una sbarra con tre coquigle / als cozze, etsopra di detta sbarra tre anelle, et tre altre disotto: et intus dictam / ecclesiam inter aliascatenas ligneas, corrigias seu trabes inventafuit que_dam catena cum eademmet in-scriptione videlicet: Hoc opus compleri fe-cit Pirrus / de l'Achaya sub anno DominiMCCCCXX Inditione xiii Regnante / Do-mina Regina Ioanna Secunda: nec non inve-nimus super tecto seu lo cermi_nale vulgari-ter dicto octo alios scutos depictos cum ar-mis de domo Achaya / ut supra, nec non in-venimus dictam ecclesiam pictatam variisdiversisquae / sactorumfiguris prout appare-bat antiquis...”. Altre utili informazioni sca-turiscono dalla lettura delle visite pastorali,quelle in particolare compiute dall'allora ve-scovo di Lecce Mons. Luigi Pappacoda nel1643 e 1654 (ACA Lecce, Visite Pastorali,1643; 1654). Nella prima (cc 344 - 345) vi-sitando la chiesa parrocchiale, l'attuale santaMaria della Neve, a proposito di una epigra-fe segnalata nella cappella di Sant'Angelodella famiglia Baglivo si scrive: “... hoc cap-pilla est presbiteri Angioli Baglivi casalisStrutà sub anno nativi // vitatis Domini 1535...” e poi ancora scrivendo della chiesa ingenerale “...Ecclesiae fabrica à centum, etnovem annis fuit coepta ut constat ex in-scriptione / posita prope altarem SanctaBarbarae tenoris sequentis / la prima pietrase mise ad questa ecclesia foi lo iorno disanta barbara di / quattro Decembre AnnoDomini 1534. Franciscus Antonius Pater-nellus pixit / 1560...”. Non è da escludereche il pittore indicato F. A. Paternello e l'an-no 1560 siano relativi ai dipinti murari se-gnalati nella vicina cappella di santa Barba-ra. Nella vista pastorale del 1653 (c. 657) siriporta a proposito della vecchia chiesa disanta Maria della Neve. “...Est sita extra

moenia hius loci, sed propinqua / eisdem, inloco, ubi antiquitus erat casale / nuncupa-tum (Cesine), et erat, ut traditur /parochialisecclesiae dicti loci. …// (c.658) Ante ia-nuam maiorem à parte exteriori / ecclesiae,adest coemeterium cum pluribus / sepultu-ris...”

La posizione della vecchia chiesa di santaMaria della Neve è meglio specificata in unapprezzo della terra di Acaya datato Napo-li,12 aprile 1674; esso è a firma di AntonioGalluccio (AS Lecce, Scritture delle Uni-versità e feudi - Atti diversi; Acaya, Busta I,fasc. I, 1674).

In questa relazione, stilata a Napoli il 9settembre 1730 e composta di 20 carte (l'ul-tima bianca), la città di Achaya ha una solaporta ed è rivolta a Mezzogiorno. “...Fuoridi detta Terra, e proprio all'incontro la / por-ta vi è un altra chiesa di Santa Maria / dellaNeve, al presente scoverta per esserecas_cato il tetto quale chiesa tiene alcunerendite / ...” (c. 3v).

“...s'entrano in detta Terra per una / portadalla parte di mezzo giorno dalla quale / siritrova un largo detto la piazza, con un poz-zo / sorgente nel mezzo, dove sono anco duepezze d'Ar_tegliaria di ferro posti in terra,senza casce, né // rote...”

***

Per quanto riguarda il castello di Achayaandrebbe rilevato che nel torrione (quellocon l'epigrafe datata 1506) realizzato da Al-fonso dell' Achaya il perimetro della sala en-nagonale è caratterizzato da una decorazio-ne che per fattura ricorda sia quella del por-tale principale della chiesa domenicana disan Sebastiano a Galatone (eccetto in questocaso alcune parti inserite in epoche succes-sive) sia una scultura raffigurante Cristomorto sorretto da due angeli che è nellachiesa di San Francesco d'Assisi a Gallipoli.L'autore di queste tre sculture, ancora anoni-mo, sembrerebbe vicino ai modi di Raimon-

do da Francavilla che scolpì l'autografo por-tale maggiore della chiesa matrice di Man-duria. Sembra importante segnalare, infine,un atto notarile (AS Lecce, Protocolli Nota-rili, PERRONE L., Not. in Lecce, 46 / 2, at-to del 21 marzo 1586, cc. 391 – 403v) nelquale si specifica che G.G. Dell'Achaya ac-quisì la cittadinanza napoletana in quanto ilpadre era nato a Napoli (Appendice docu-mentaria 2). Non si può escludere pertantoche l'architetto sia nato nell'allora Segineoppure a Lecce a differenza di quanto finoad ora sostenuto dalla storiografia. Un altroimportante dato sulla biografia dell'architet-to potrebbe emergere dallo stesso inventariopartendo dalla notizia relativa alla venditadel feudo di Pisanello (l'anno indicato del-l'affare è il 1593 ma sarebbe 1493) nonchédal fatto che l'assenso regio al matrimoniodi G.G. dell'Achaya, probabilmente il primoquello con Margaritella Montefuscolo, fuconcesso da Re Ferrante d' Aragona. Si po-trebbe ipotizzare sulla base di tali dati chenel 1494 (ultimo anno utile di regno di quelsovrano) G.G. dell'Achaya potrebbe avereavuto circa 15 anni. Nel fascicolo già citatorelativo alla chiesa di santa Maria della Ne-ve ad Achaya (ACA Lecce, Legati Pii, bustaVII, fasc. 165) compare (c.19r) anche unafede giurata del notaio leccese Donato An-tonio Sagitta il quale si recò a raccogliere leultime volontà di G.G. Dell'Achaya: “Fi-dem facio ego notarius Donatus AntoniusSagitta de Litio qualiter sub die / sexto men-sis decembris hora noctis duodecima eun-dem diem (precedentis) / anni 14e Inditione1571secundum cursum Litii.Stantes tribusluminaribus / accensis in publico testimonioconstitutus (…) eccellentissimus DominusIoannes Iacobus / de Achaya instituit suumheredem universalem magnificum domi-num Antonium Franciscum / de Achaya eisfilium primogenitim legittimum et natura-lem /..”

Spagine n°0 - L’arte di costruire la città

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Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II

Ad illustrare: Frammento dell’altare di Santa Barbara

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Appendice documentaria 1

(ACA Lecce, Legati Pii, busta VII, fasc. 165)

Antonius miseratione divina Episcopus Albanensis diletto in Christo Nobili viro /Joanni Jacobo de Acaya laico liciense domino temporali terre Acaie salutem /in domino ex parte tua nobis oblata petitio continebat quod cum terra /preditta a piratis et alijs catholice fidei inimicis sepe vexari et invadi /contigat et propterea tu in ea quoddam fortilitium pro Christi fidelium /in ea habitantium securitate construere intendis pro ut /hattenus forsan construxisti seu construere cepisti cupis propterea /quandam cappellam sub invocatione beatae mariae de nive /extra muros ditte terre existentem et per tuos antecessores /erectam et dotatam diruere et profanare ac alia loco /illius intra muros ipsius terre construere et erigere id /tamen tibi licere dubitas in consulta de super apostolicasede quare supplicari fecisti humiliter nobis super his per /sedem eamdem de opportuno remedio misericorditer provideri Nos /igitur attendimus quod in his que in Christi fidelium commodum /et defensionem tendunt favorabiles esse debemus /atque benigne Auctoritate dominj pape cuius poenitentiariae curam gerimus /et de eius specialiter mandato super hoc vive vocis oraculo /nobis tibi ut cappellam huiusmodi profanare et intra muros /terre preditte transferre ac aliam cappellam in eadem /terra sub illius invocatione construere et erigere libere /et licite possis et valens quodque Christi fideles ipsi cappellam /huiusmodi de novo in ditta terra erigendam post quam eretta /fuerit ut devote visitantes easdem indulgentias et /peccatorum remissiones quas cumsequerentur si dittam /cappellam extra muros ut praemittit existentem /visitarent cumsequantur tenore presentium veris /existentibus premissis cumcedimus et indulgemus non /obstantibus constitutionibus et ordinationibus apostolicis ac tam /provincialibus quam sinodalibus stantis //

[verso]

stantis et consuetudinibus etiam iuramento confirmatione apostolica vel /quavis firmitate alia roboratjs ceterisque contrarjs quibuscumquae/relicto tamen crucis lapidee signo in pariete fortilitij in memoriam /prime cappelle datus rome apud sanctum petrum sub /sigillo officij primarie viij: idus Junij pontificatus Domini Pauli Pp tertij /anno ottavo [...]Joanni carpi deces et octo dominus /Joanni Albirinus Phi: Ferrinus [...]Die xxiiij mensis maj MDLXIIIJ presens copia bullae colla_tionata cum originali presentata fuit coram Reverendissimo Domino Episcopo Liciense /per quem fuit dictum quod visis scripturis.

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Appendice documentaria 2

AS Lecce, Protocolli Notarili, PERRONE L., Not. in Lecce, 46 / 2, atto del 21 marzo 1586,cc. 391 – 403v.

Nell'inventario contenuto in questo atto notarile sono presenti fra gli altri anche diversi tran-sunti (dove con la brevità di un titolo si riassume in poche righe il contenuto di un docu-mento) relativi alle famiglie de Noha e Maremonte. Quelli qui segnalati in modo specifico siriferiscono alla famiglia dell'Achaya: Fra i testimoni alla stesura dell'atto si segnala Giulio Ce-sare Pugliese (Pulliese), probabilmente si tratta del mastro appartenente a una delle famigliedi costruttori più attive in questi anni di fine Cinquecento.Nell'atto si costituiscono il magnifico Fabio Camposano de “Marilliano” quale legittimo pro-curatore di Geronimo Montenegro marchese della terra di Marigliano e Dianora Santa Crocevedova di Giulio Cesare de Noha , barone di Noha. Il Camposano dichiara di ricevere dallaSanta Croce le scritture e gli strumenti contenuti e descritti in un inventario redatto “..in actiscuria...” nel 1583 su ordine della Magna Curiae Vicaria. Dianora è madre, legittima tutrice ebalia di Adriana e Francesco de Noha figli suoi e del defunto Giulio Cesare. Geronimo èpadre e legittimo amministratore di suo figlio primogenito Giovanni Battista Montenegro ma-rito della detta Adriana.

Receptio scripturas per domina / Dianora Santa Croce

[392, 25°rigo]“l'instrumento de capituli matrimoniali de carta de coiro del quondam Signor Giovanni Gia-como /dell'Achaya, con la quondam Magnifica Margaritella Montefuscola /“[397, 1°rigo]“un assenso de Re Ferrante de Ragona con sigillo magno / pendente sopra li capituli del ma-trimonio del Signor Giovanni Giacomo / dell'Achaya / “[idem, 21° rigo]“l'instrumento del Signor Giovanni Giacomo dell'Achaya de ducati mille / per resto de Pisa-nello, contra il Signor Antonello /”[398, 5° rigo]“lo privilegio della civiltà de Napoli; per lo quale si declara / che lo Signor Alfonso dell'Achaya nacque in Napoli / per lo che fu declarato Giovanni Gia-como dell'Achaya essere / cittadino napolitano / “[398v.]“Un fasciculo de scritture delli conti del Signor Giovanni Giacomo /dell'Achaya, con polise de creditori della baronia / de Nohe /[399, 7° rigo]“uno stizzo de introito, fatto per il Signor Giovanni Giacome dell'Achaya /et sopra l'heredità del quondam Signor Vincenzo Maria de Noha /”[idem, 12° rigo]“un conto de denari recevuti per Andriana dell'Achaya / tutrice de sui figli dell'heredità perbeni di quelli / fatto per il Signor Giovanni Giacomo dell'Achaya / “

[399v., 22° rigo ]“uno estratto di conti fatti per lo Signor Giovanni Giacomo della / Achaya dell'amministra-zione della Signora Andriana / dell'Achaya carte scritte 23 / “[400, 25°rigo]“lo contratto della vendita del casal de Galugnano / fatto per il quondam Signor GiovanniGiacomo dell'Achaya al quondam Signor // Vincenzo Maria de Noha in forma pubblica àmodu de libro / “[402, 20° rigo]“lo transunto dell'assenso dello feudo de Pisanello / conforme del stato fatto per Re Ferrante /primo, Re Alfonso secondo nell'anno 1593 // sopra la vendita de Pisanello, fatto per / lo quon-dam Signor Giovanni Giacomo dell'Achaya al Signor Antonello / de Noha /”;[402, 8° rigo] “...un privilegio de confirmatione de Re Federico / della baronia de Nohe impetrata dal Signor/ Antonello de Noha nell'anno 1507 cum magno / pendente sigillo...”. [402 , 16° rigo] “...lo privilegio del' integrazione et confirmatione / della baronia de Noha per Re di Francia /al quondam Signor Antonello de Noha, nell'anno 45 / cum magno pendenti sigillo...”.[401v., 9° rigo] “...una copia del privilegio del Re de Franza / et pace fatta con Re Ferrante...”; [401v., 11° rigo]“...una copia de capituli fatti tra Re Ferrante / con il Re cattolico...”.

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Appendice documentaria 3

AS Lecce, Protocolli Notarili, LECCISO P. A., Not. in Lecce,46 / 15, minuta dell'atto del 27gennaio 1610 carte non numerate (cc. 104 – 118).

L'inventario è relativo all'avvicendamento (cc. 1 -2) fra il Capitano Mario Pagano vice castel-lano di Lecce uscente e quello entrante il tenente Pietro Ortiz della Fuente eletto per volontàdi Enrico Loffredo marchese di sant'Agata e regio castellano. Alla carta 3 è la fede giurata diRaffaele di Rao ufficiale della Regia Scrivitoria di Lecce e del castello il quale è intervenutoal passaggio di consegne e alla consegna delle monitioni di guerra, di vitto e di rispetto. L'in-ventario compilato dal de Rao e da Damiano de Carcadillos, ufficiale della Veditoria nel ca-stello leccese, fu cominciato il 19 ottobre 1609 e finito il 28 dello stesso mese e anno.Le carte in totale sono 15 (bianche: 3v; 6r,v; 15v); le prime sono numerate da 1 a 4. Per sem-plicità qui si farà riferimento a tale seconda numerazione.Nel protocollo del 1610 questo atto non compare. Nella numerazione generale del protocollosi rileva un vuoto dalla carta104 alla 176; manca l'indice.

[…]

[c 4]

Iesus MariaInventario delle monitioni del regio Castello di questa citta di /Lecce fatto per noi Rafaele di Rao officiale dela regia Scrivania de /ratione, et di Damiano de Cercadillos officiale dela regia Vedeteria /con la presentia e richiesta fattaci da Capitan Mario Pagano /locotenente et vicecastellano, et procuratore generale dell'Illustre /Marchese Enrico Loffreda regio Castellano di detto regio /Castello per inviarsi nella regia Camera della Summaria incomin_ciato à 19 d'ottobre 1609 del modo sequente videlicet /

imprimis uno vestimento per celebrare le sante messe consistente in uno cameso tovaglia /d'altare con frangia di seta cremosina damaschina panno d'altare /et pianeta de damascho cremosino figurato guarnito con pizzielli d'oro /uno calice con patena, et coppa d'argento, et il piè d'ottone indo_rato, con crocifisso di legno con una tela torchina quattro /coscini di tela lavorati cioe dui di seta negra, et dui di seta /cremosina uno sgabello di legno nel pie del'altare, et un'altro /per ingenocchiare una campanella per fare li segni nella messa /et un'altro piccolo senza battaglio rotto /chiavi grandi e piccole quaranta dui octo grandi dele porte /principali, et l'altre dele porte, et camere di detto Regio Castello numero.....42 /stendardo uno rotto facto in pezzi di nessun servitio, et un pezzo del /albero che fù di detto stendardo fracito, et di nessun servitio /croce una di ferro che steva sopra detto stendardo con una balla grande /de rame ammaccata et guasta //

[al margine sinistro appaiono le seguenti note:consignati dui sgabelli /di altare et dui /per ingenocchiare. //

Consignate /porta reale 8 /

Spagine n°0 - L’arte di costruire la città

falsa 4 /(…) 2 /balle 2 /(polvera…) 4 /(polvera…) 2 /(carugola) 1 /(porte...) 5 /sala 1 /da la parte mia 2 /stipi 3 /torrioni 2 /camera di servitori 1 /(paglia) 1 /civile 2 /criminale 7 /grano 3 /sopra il (guido) 1 /(galline) 1 /(selvaggia) 1 /di mastro (paulo) 1 /giardinetto 1 .

[c 4v]

campana una con l'immagini di Nostra Signora Santo Iacobo con lettere che dicono /mastro Vincenzo Patitari de Gallipoli MDLXXXXIII di peso di rotuli cento /e tredici la quale sta sopra il corpo dela guardia …..1 /campane piccole tre le quali stanno nelli turioni d'esso /castello.....numero 3 /picche con loro ferri che stanno nel corpo dela guardia /numero trent'una …..numero 31 /alabarde cinque rotte vecchie di nullo servitio /dui con l'aste e tre senza l'aste …..numero 5 /alabarde dudeci guarnite di velluto di treppa incar_ /natiglio usate che sono di servitio …..numero 12 /aste d'artigliaria con sui refilaturi numero ottanta dui …..numero 82 /cascia una di tamburo in ordine …..1 /

Artigliaria di bronzo nel corpo di guardia videlicet /

mezo cannone petrero longo palmi sette de libre tridici de /bocca et 12 di balla con dui scudi uno con uno /leone et l'altro con una campana et 1546 con cascia /rote ferrate e asso in ordine …..1 /smerigli sei lunghi palmi quattro l'uno d'onze sei di bocca /et cinque di balla con l'arme imperiali fra quali nci n'è /uno d'otto facci stanno interra senza cascie ne rote /et però di poco servitio …..numero 6 /smeriglioni seù falconetti dui de libra una de bocca /l'uno lunghi uno palmi sei et l'altro palmi 5 ¾ al focone campana /et l'altro con l'arme imperiali senza cascia ne rote stanno in terra di /poco servitio …..numero 2 //

[note al margine in questa carta]

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corpo di guardia …..numero 15 /sopra nella camerata …..49 /(stanze) …..9 /(m. Alessandro) …..2 /(m. Fabio) …..6 /Gagliego …..4 /

Le carte 5r, v sono relative alla consegna di 1167 tomola di frumento rosso nuovo da parte diMario Pagano a favore di Pietro Ortiz della Fuente il primo vicecastellano uscente il secondoentrante. Il Il documento è datato 27 gennaio 1610

[c 6r, v; bianche]

[c 7]

lo sacro rotto nella bocca de libre sette et sei di balle con /l'arme di Sua Maestà et campana mastro Domenico campanaro steva /interra senza rote ne cascia di nessun servitio fù consignato /à Giovanni Maria Cupito per fondirne un pezzo per il Castello /di Gallipoli in virtù d'ordine del Illustrissimo Signor Duca dele /Noci locotenente generale di Sua Eccellenza con insertione d'ordine di detta /Sua Eccellenza spedito a 9 d'agosto 1609 …..1 /

Nel torrione della Trinita sotto una /suppinna discoperta /

sacro uno tondo longo palmi dece e mezo de bocca libre otto, et /di balla sette con fogliame in bocca, et scudi in bianco /A sotto, et nelli torrioni 1730 con cascia, e rote /ferrate in ordine …..1 /mezo sacro tondo longo palmi otto e mezo de libre tre e meza /de bocca, et tre di balla con l'arme di Sua Maesta e di Don /Pietro di Toledo mastro Cola Squarciapino mi fece /filato mezo palmo sopra lo focone con cascia rote /ferrate, e asso in ordine …..1 /mezo sacro tondo longo palmi otto e mezo di libre quattro e /meza de bocca e 4 de balla con leone dentro uno scudo /alle bande FLIAC alli torrioni 660 con cascia /con cascia rote ferrate, et asso in ordine mancano solo alle /cascie le dui cudette di ferro, et una vira di ferro /in una testa dela rota …..1/falconetto d'otto facci lungo palmi otto et mezo de libre /dui di bocca con l'arme di Sua Maesta nella culata //

[c 7v]

serena con corona, et campana con cascia rote ferrate, e asso /rotto, et nella cascia mancano le dui cudette di ferro, et /una vira nella testa de la rota, e le cascie sono vecchie /di poco servitio ….. 1 /mezo sacro tondo lungo palmi dece e mezo de libre sei di bocca /et cinque de balla con punto alla mira, et arme del Mar_chese dela Tripalda nella culata una testa di donna con /cascia rote ferrate, et asso, et una rota rotta, et guasta …..1 /aste vecchie senza lanare numero quattro …..numero 4 /cocchiaie de rame senza aste numero sette …..numero 7 /

manuele vecchie e marcie di nessun servitio numero tre …..numero 3 /

Nello torrione di Sancta Croce in una suppinna /scoverta /

tersa columbrina lungo palmi undici e mezo de libre tridici /di bocca et dudici di balle con girlanda vicino lo torione /et l'arme di Sua Maesta con fiamme mastro Domenico 1546 con campana /dentro uno scudo nella culata fiamma, et testa de moro /con cascia rote ferrate, e asso in ordine e manca una /cudetta di ferro alla cascia …..1 /sacro lungo palmi undici e mezo de libre nove de bocca, et /otto de balla con fogliame in bocca fino li torrioni lavorato /de vite con l'arme del Marchese di Trevico Ferdinandus /Loffredus MDXLVIII V fronde fino li torrioni e alli /torrioni 2080 con cascia rote ferrate, e asso rotto …..1 /falconetto longo palmi otto de libre tre di bocca, et dui di balla in /bocca fogliame nelli torrioni l'arme di Sua Maesta et l'arme //

[c 8]

di Don Pietro di Toledo al focone campana con cascia vecchia /rote ferrate et asso in ordine …..1 /cocchiare di rame numero tre vecchie …..numero 3 /aste senza lanare numero tre …..numero 3 /scaletta per accavallare l'artigliarie …..1 /banco di legname per mettere sotto li pezzi di dette artigliarie …..1 /

Nel torrione di Santo Martino dentro una /suppinna meza scoverta /

sacro longo palmi diece de libre nove de bocca et 8 di balla con /fogliame in bocca et scudo in bianco e A sotto lo scudo /alli torrioni 1682 con cascia rote ferrate e asso rotto …..1 /sacro d'otto facci lungo palmi diece di libre sette de bocca /e 6 de balla con fogliame in bocca et dalli torrioni à basso /ASMDV opus Battiste, et di poco servitio perche tiene poco più /di meza bocca nella colata, et è pericoloso nel sparare /con cascia rote ferrate, et asso in ordine, et in una testa /de le rote manca una vira di ferro …..1 /mezo sacro longo palmi nove, et tre quarti de libre cinque è meza /de bocca, et 5 di balla d'otto facci con dui cornici in bocca /et scudo con dui leoni, et gigli nelli torrioni 1010 con cascie /rote ferrate, et asso in ordine mancano dui vire nelle teste /delle dui rote …..1 /falconetto lungo palmi otto e mezo di libre dui e meza de bocca et /2 di balla con l'arme di Sua Maesta e di Don Pietro di Toledo mastro /Cola Scuarcia pino mi fece al focone coverchio di bronzo /mancano dui vire di ferro alle teste delle rote …..1 //

[c 8v]

falconetto uno longo palmi sei e dui terzi de libre dui de bocca /et una e meza di balla con aquila con dui teste al focone /gigli con cascia rote vecchie ferrate, et asso mancano /

Page 14: Spagine il castello carlo v di fabio grasso

Spagine n°0 - L’arte di costruire la città

sopra li dui torioni dui piastre di ferro …..1 /mezo sacro tondo longo palmi sette e tre quarti di libre /quattro e meza de bocca, et quattro de balla in bocca /girlanda et scudo in bianco A nelli torrioni girlanda in /culata 767 con cascia rote ferrate, et asso in ordine …..1 /cocchiare con loro aste vecchie numero quattro …..numero 4 /lanare con loro aste vecchie numero tre …..numero 3 /

Nello torrione di Santo Iacobo in una /suppina scoverta /

sacro uno longo palmi diece e mezo de libre sei e meza de bocca, et /sei de balla in bocca girlanda nelli torrioni l'arme del /Marchese della Tripalda con colata ritorta nelli torrioni /con cascia rote ferrato, e asso …..1 /mezo sacro lungo palmi diece di libre cinque e meza de bocca /et 5 di balla in bocca girlanda alli torrioni l'arme /di Sua Maesta et di Don Pietro di Toledo Cola Squarciapino mi fece /MDXXXX al focone giglio con cascia rote ferrate, e asso …..1 /sacro lungo palmi diece de libre 9 de bocca, e otto di balla in bocca /girlanda nelli torrioni 1632 lavorato di fogliame fino /li torrioni con cascia rote feriate, et asso …..1 /mezo sacro palmi otto e mezo de libre 4 ½ de bocca, et quattro de balla /in bocca fogliame, et scudo in bianco A nelli torrioni 791 /con cascia rote ferrate, et asso in ordine …..1 //

[c 9]

falconetto longo palmi otto e mezo di libre dui e meza de bocca, et /2 di balla con l'arme di Sua Maesta et di Don Pietro di Toledo /mastro Cola Squarcia pino me fece allo focone coverchio /di bronzo con cascia rote ferrate, e asso in ordine …..1 /falconetto longo palmi otto e mezo de libre 2 ½ de bocca, et 2 /de balla alli torrioni l'arme di Sua Maesta et di Don Pietro /di Toledo mastro Cola Squarciapino me fece allo focone /serena mancano dui piastre sopra li torrioni e cudette …..1 /cocchiare de rame con loro aste numero sei …..numero 6 /aste senza lanare numero sei …..numero 6 /manuele marcie fatte in pezzi de nullo servitio numero tre …..numero 3 /

Sopra la torre mastra /

mezza colombrina de palmi tridici de libre venti de bocca, et /dicidotto de balla con fiamme, et arme di Sua Maesta, et /campana dentro uno scudo mastro Giovanni Domenico campanaro /1544 al focone serena con corona, et testa di moro /con cascia rote ferrate, et asso rotto manca uno pierno /di ferro nella cascia …..1 /mezo sacro tondo disboccato pieno di fontane longo palmi dece /de libre 5 ½ di bocca et 5 di balla alli torrioni girlanda /con l'arme di Sua Maesta et di Don Pietro di Toledo mastro Cola Squar_cia pino me fece allo focone girlanda con cascia rote /ferrate, et asso mancano dui pierni di ferro alla /cascia, et una rota è rotta …..1 //

[c 9v]

mezo sacro longo palmi diece dela medesima bocca, et colibra alli tor_rioni girlanda con l'arme di Sua Maesta et di Don Pietro di Toledo /mastro Domenico campanaro de Tortorice me fece et campana /1540 con cascia rote ferrate, et asso mancano dui pierni di ferro …..1 /cocchiare de rame per dette artigliarie numero tre …..3 /

Nell'armeria /

archibugi con loro cascie vecchie numero sessanta sei …..numero 66 /fiasche con loro fiaschelli de corame con cordoni, et fiocchi /de capisciola, et altro de diversi colori numero cento …..numero 100 /picche con loro ferri numero ottanta nove …..numero 89 /incudena piccola una …..1 /incudena con le braccie lunghe per chiodare cuscialetti una …..1 /tanaglie paro uno …..1 /lima quatra una …..1 /lima tonda una …..1 /gubia una …..1/broccaglio uno …..1 /forfici paro uno …..1 /chiodi capuzzati vecchi numero mille e novecento …..1900 /taccie piccole vecchie numero mille e trecento …..1300 /cancaretti numero cento sessanta dui …..162 /rosette stagnate numero quattro cento …..400 /fibie stagnate numero dui cento novanta …..290 /balloctere per far balle numero sessanta sette …..67 /smeriglio per annettare l'arme dentro uno bocale rotuli /dui e mezo …..rotuli 2 ½ //

[c 10]

suacto rosso pezzo uno de rotuli tre, et un quarto …..rotuli 3 ¼ /banco uno vecchio per mettere l'incudena …..numero 1 /banco uno vecchio per annettare l'arme di nessun servitio …..numero 1 /bastone uno vecchio per annettare l'arme …..numero 1 /mascoli di bronzo de differenti colibre venti dui et li /altri dui rocti furo consignati a detto mastro Giovanni Maria Cupito /insieme con detto sacro rotto per fundire detto pezzo per il castello /di Gallipoli in virtù di detto ordine dello detto Illustrissimo Signor Duca /dele Noci de 9 agosto 1609 …..numero 22 /panare di cacciar terra vecchie, et fracite quali non /se ponno numerare per esserno fatti polvere disse /esserno state numero 126 …..numero 126 /diverse sorti di legnami in più partite quali forno de /cascie vecchie d'artigliarie assi rotti (et ponti) vecchi /et cascia fù del sacro rotto vecchia et marcia /rote d'artigliaria senza ferri vecchie di nessun servitio numero otto …..numero 8 /zappe late vecchie et parte rocte con l'aste vecchie /et rotte numero dicisette …..numero 17 /zappe strette con loro aste numero sedici …..numero 16 /pale di ferro vecchie et parte rotte con loro aste /vecchie numero venti una …..numero 21 /

Page 15: Spagine il castello carlo v di fabio grasso

mazze di ferro con loro aste numero cinque …..numero 5 /peconi con loro aste numero cinquanta quattro …..numero 54 /zocco uno con sua asta …..1 /cocchiare de rame d'artigliaria de differenti colibre /vecchie senza aste e di nessun servitio numero sedici …..16 //

[c 10v]

crapia con sui ferri una per accavallare l'artigliaria …..1 /tavole vecchie di nullo servitio numero otto …..numero 8 /trozze seu taglie di ferro due con sue rotelle di bronzo /per tirar l'artigliarie ad alto et altro …..(7) /

Balle di ferro colate videlicet /

balle di libre undeci numero duicento venti sette …..numero 227 /balle de libre sei numero cinquecento …..numero 500 /de libre quatto et cinque numero settecento sessanta quattro numero 764 /de libre sette settecento sessantaquattro …..numero 764 /de libre sette, et otto cinquecento settanta cinque …..numero 575 /de libre quindeci, et dicidotto trecento cinquanta quattro numero …..354 /de libre quattro quattrocento venti otto …..numero 428 /de libre dui mille quattrocento e quattro, et /quindeci altre fin al numero de mille quattrocento e /dicinnove son state consignate à Donato Antonio /Tangolo vicecastellano del castello di Santo Cataldo d'ordine /dell'Illustrissimo Signor Duca dele Noci de 18 di magio 1609 in /militie folio 87 …..numero 1404 /d'onze quattro numero novanta nove …..numero 99 /d'onze sei numero dui cento sessanta tre …..numero 263 /

Balle di piombo con dadi di ferro dentro /

balle de libre sette numero cento trenta …..numero 130 /de libre sei duicento trenta sei …..numero 236 /de libre quattro trecento sessanta …..numero 360 /

Balle di ferro colate in alia //

[c 11]

balle de libre sette numero cento quaranta settecento quaranta sette …..numero 147 /de libre cinque numero cento …..numero 100 /de libre tre numero trecento novanta sei …..numero 396 /piombo in pezzi netto di tara rotuli mille seicento sessantacinque rotuli 1665 /piombo in piastre cento, et otto netto di tara rotuli duicento /venti tre …..rotuli 223 /ferro in spiagie et bastoni netto di tara rotuli due millia /trecento sessanta dui …..rotuli 2362 /corda seù miccio netto rotuli trecento ottanta uno netto /di tara …..rotuli 381 /corda grossa e mezana rotuli cinquanta dui, et un quarto /netta di tara, et un rotulo e un quarto à complimento de rotuli cinquanta /tre e mezo servute per la campana del corpo della /guardia …..rotuli 52 ¼ /corda suttile netta di tara rotuli quaranta tre …..rotuli 43 /

miccio venne da Napoli l'anni passati rotuli mille /quattrocento settanta …..rotuli 1470 /bambace filata vecchia de poco servitio netta di tara rotuli otto …..rotuli 8 /capo piano vecchio rotto et di poco servitio rotuli centoventisei …..rotuli 126 /zolfo reposto in cascie vent'una pesate con tutta la tara /rotuli tre tre millia quattrocento ottanta …..rotuli 3480 /zolfo altro reposto in cascie venti tre con la tara rotuli 4311 ….. rotuli 4311 /zolfo reposto in otto cascie con la tara rotuli mille cento /quaranta nove e mezo …..rotuli 1149 ½ /rasa pina reposta dentro dui barili brutta di tara /rotuli cento tretacinque e mezo …..rotuli 135 ½ //

[c 11v]

vetriolo dentro una cascia brutto de tara rotuli cinquanta /quattro e mezo …..rotuli 54 ½ /pece negra dentro dui cascie con tre barili rotti et una /pignata dentro brutto di tara rotuli duicento cinquanta tre e mezo …..rotuli 253 ½ /pece de Spagna dentro tre barili brutto de tara rotuli trecento /trent'uno e mezo …..rotuli 331 ½/chiodi de mezo piede dentro una cascia brutti de /tara rotuli ottantasei stante che mezo rotulo servette /per accomodare la porta dello ristiglio …..rotuli 86 /azarone netto di tara rotuli cento setttantatre …..rotuli 173 /azari bresciani netti di tara rotuli cinquantasei …..rotuli 56 /stagno in pani dui rotuli quindeci …..rotuli 15 /lo bronzo in pezzi quattro che fù del sacro rotto fù /consignato a detto Giovanni Maria Cupito per fundire il detto pezzo /per lo castello di Gallipoli in virtù di detto ordine dell'Illustrissimo /Signor Duca dele Noci de 9 agosto 1609 fù di peso /rotuli settanta cinque …..rotuli 75 /pierni seù centroni grandi di ferro necti di tara /rotuli cinque …..rotuli 5 /chiavette d'artigliarie numero duicento ottanta dui …..numero 282 /rame filata grossa in matasse ottanta otto /nette di tara rotuli dui …..rotuli 2 /rame filata grossa in matasse venti netti di tara rotuli /sette …..rotuli 7 //

[c 12]

ferro filato in matasse netto di tara rotuli sette …..rotuli 7 /argento vivo dentro una scatola di legno netto /di tara rotuli cinque e mezo …..rotuli 5 ½ /oglio de noce dentro uno fiasco de foglie di latta /brutto di tara rotuli diece …..rotuli 10 /oglio de sasso dentro uno fiasco di rame brutto di tara /rotuli dudici e mezo …..rotuli 12 ½ /oglio de lino dentro dui mezi stari brutto di tara /rotuli sidici …..rotuli 16 /oglio de lauro dentro una pignata con una scutella /allo fondo brutto di tara rotuli otto …..rotuli 8 /oglio di trementina dentro uno vaso di creta /piccolo rotto nella bocca brutto di tara rotulo uno …..rotulo 1 /trementina dentro nove bocali di creta brutti di /

Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II

Page 16: Spagine il castello carlo v di fabio grasso

tara rotuli venti quattro e mezo …..rotuli 24 ½ /caldare dui grandi per refinare il salanitro …..numero 2 /martelli dui uno per conciare lo molino e l'altro /per far balle …..numero 2 /balle piccole d'archebugi numero quattro cento ottanta …..numero 480 /taccioni piccoli numero quattro cento …..numero 400 /forme otto de pietra per far balle …..numero 8 /sale negro dentro una pila misurato alla misura /del sale tomoli sessanta sette, et quarantali dui stante che /quarantali sei serverono per accomodare il furno nel mese d'aprile /passato …..tomoli 67 quaratali 2 //

[c 12v]

balle di pietra d'artigliaria de differenti colibre numero /novecento trenta …..numero 930 /

Robbe della ferraria

manteci grandi con sua croce di legno paro uno …..1 /incudena una grande di ferro …..1 /pietra mola grande una col suo banco di legno …..1 /mazze grandi di ferro numero quattro …..numero 4 /annettaturo per lo foco uno …..1 /martelli dui di ferro con loro aste …..numero 2 /tagliaturo uno per l'incudena …..numero 1 /cacciaturo per cacciare l'untroni dele rote …..1 /sofice uno per busciare le zappe …..1 /forcina una vecchia per incantare le rote di nessun /servitio …..1 /lime dui d'alaro …..numero 2 /pontillo uno tundo …..1 /martelli dui altri …..numero 2 /pontilli grandi e piccoli tre …..numero 3 /uncini per incantare le rote numero cinque …..numero 5 /morsella una …..1 /chiovare tre grandi e picciole …..numero 3 /pontilli vecchi numero quattro …..numero 4 /tagliaturo uno vecchio …..1 /compassi vecchi paro uno …..1 /tanaglie grandi et picciole para sette …..numero 7 /tanaglie turte per far feminelle paro uno …..1 //

[c 13]

martello uno grande …..1 /tagliaturi quattro …..numero 4 /scarpelli grandi e piccioli tre …..numero 3 /profese per li manteci paro uno …..1 /molino per far la polvere con sua pietra et rotelli con dui /mortari grandi et dui piccoli con metallo à basso in ordine …..1 /molino per pistare il carbone per far polvere solamente con la pietra /trave rotto, et marcio di nessun servitio …..1 /molino dove si macina lo grano in ordine …..1 /mattera una per asciuttare la polvere …..1 /

tavole di furno vecchie quattro di nessun servitio …..numero 4 /pietre dui che furo del molino vecchio di nessun servitio …..numero 2 /alcantie seù pignate di creta per far foco artifitiale /da cinquecento in circa per essercine molte rotte in pezzi …..numero 500 /carbone di ferraria vecchio estimato per mastro Giovanni Maria Tangolo /cantare ventisette in circa di poco servitio dello quale ne son /stati pigliati rotuli cinque per accomodare li ferri dela /porta di detto ristiglio …..rotuli 2675 /carbone di lauro estimato per lo sudetto cantare quarantacinque /in circa di nullo servitio …..rotuli 4500 /argana una di ligname con lo spito per tirare pietre marcia /et di nessun servitio …..1 /crocco di ferro per detto servitio …..1 /morali dui vecchi marci di nessun servitio …..numero 2 //

[c 13v]

cascie d'artigliaria senza nessuna guarnitione di ferro /numero sei …..numero 6 /cascie vecchie venti quattro dove steva lo salanitro …..numero 24 /cascio rotuli quattro cento fra quali ce ne sono rotuli cento venti /vecchio et il resto della nova racolta …..rotuli 400 /fave tomola cento cinquanta cioè cento dell'anno passato /et cinquanta della presente nova racolta …..tomoli 150 /orgio raso della presente nova racolta in una camera di detto /castello tomoli duicento …..tomoli 200 /grano vecchio russo dell'anno passato in uno salone /di detto castello tomola otto cento mesurato per Giovanni Donato /Conte e (comp...) bastasi …..tomoli 800 /grano vecchio dell'anno passato russo in uno /camerone di detto castello tomola trecento venti misurato /per li istessi …..tomoli 320 /grano vecchio russo dell'anno passato in dui altre /camere tomoli dui cento ottanta …..tomoli 280 /grano novo russo comprato per esso Capitan Mario da Donato /Bardaro d'Oria tomoli seicento come ci ha fatto costare /per copia autentica de la compra di quello stipulata appresso /l'atti dela Bagliva d'Oria à 6 d'ottobre 1609 quale disse /havere in Oria et non haverlo ancora intromeso per /mancanza di carrette …..tomoli 600 /grano novo russo tomoli trecento comprato per lo Capitan Mario da //

[c 14]

Giovanni Maria Scalfo d'Oria come ci ha fatto costare per copia /autentica della compra di quello stipulata appresso l'atti /della Bagliva d'Oria nel medesimo giorno quale disse /non havere intromeso per la sudetta causa …..tomola 300 /oglio reposto in una postura di detto castello dentro dui /pile stara duicento novanta quattro …..stara 294 /vino reposto dentro la cantina in cinque botti de /vino vecchio barili dui cento venticinque …..barili 225 /vino reposto nell'istessa cantina in botti venti una /de vino novo de la presente racolta barili otto cento /et quattordici …..barili 814 /

Spagine n°0 - L’arte di costruire la città

Page 17: Spagine il castello carlo v di fabio grasso

aceto reposto dentro la lamia in otto botti barili /cinquecento trentacinque scandagliati per mastro Alessandro /Mastrillo tanto delli aceti quanto delli vini …..6535 /botti vacui dicissette fra quali ce ne sono dui /cascate in doye, et otto altre di poco servitio …..numero 17 /tini dui vecchi uno impiedi e l'altro in pezzi …..numero 2 /legne grosse d'oliva reposte sotto la cavallerizza /grande estimate in carrette ottanta …..numero 80 /polvere d'archibugio reposta nella casella di sopra /alla torre mastra in barili quarant'una fra quali ci ne /sono barili vent'una di poco e nessun servitio rotuli mille /seicento quaranta otto, et dui terzi atteso che rotuli trenta /dui à complimento de rotuli mille seicento ottanta et dui terzi //

[c 14v]

furno consumati per le salve ordinarie di Santo Iacobo del Corpo di /Cristo, et dell'Ascentione nel passagio dele processioni /d'avanti detto regio Castello conforme al solito …..rotuli 1648 2/3 /archibugi con loro cascie in ordine duicento cinquanta …..numero 250 /fiasche di velluto con loro fiaschelli con cordoni et /fiocchi de capisciola de diversi colori numero duicento cinquanta …..numero 250 /ballottere per far balle numero duicento cinquanta …..numero 250 /ferri de picche vecchi tre di poco servitio atteso l'altri nove /se son posti nelle loro aste …..numero 3 /

Monitioni di rispetto

archibugi con loro cascie in ordine numero cinquanta cinque …..numero 55 /fiasche con loro fiaschelli de coyro con cordoni e fiocchi de /diversi colori numero cinquanta tre …..numero 53 /ballottere per per detti archibugi numero cinquanta cinque …..numero 55 /miccio cantare dicinnove e rotuli novanta dui …..rotuli 1992 /picche con loro ferri numero duicento trenta …..rotuli 230 /polvere d'archebugio dentro la lamia nova sopra la /torre mastra reposta in barili dui cento novanta /quattro e meza è rotuli undecimillia cinquecento /venti otto e un sesto netti di tara atteso vi ha fatto costare havere /consignato barili dui e meza rotuli cento netti di tara /quali con la tara di dui barili sono rotuli cento e undeci /a Capitan Giovanne de Morales et per esso à Giovanne de Spinola /suo capo di squadra e procuratore in virtù d'ordine //

[c 15]

dell'Illustrissimo Signor Duca dele Noci spedito à 7 di magio 1609 /registrato in militie folio 74 et di più barili dui altri à /Donat Antonio Tangolo vicecastellano nel Castello /di Santo Cataldo quali pesano rotuli novant' uno /brutti di tara et netti di tara furo rotuli ottanta /furo consignati per altro ordine di detto Illustrissimo Signor Duca /spedito à 18 di magio 1609 registrato in militie 87 …..rotuli 11528 1/6 /piombo in pane netto di tara cantare trenta quattro /e rotuli quindeci …..rotuli 3415 /statere para dui uno grande, et uno piccolo /

con la coppa di rame …..numero 2 /le quali sopradette monitioni si di vitto come di guerra et di /rispetto nel presente inventario descritte, et annotate /se sono ritrovate in detto regio Castello nelli sudetti lochi /ut supra descritti quali li si conservano, et stanno à carico di /detto Capitan Mario Pagano locotenente vicecastellano et Signore procuratore generale /del detto Illustre marchese Enrico Loffredo regio Castellano /d'esso regio Castello onde in fede del vero certezza dela /regia Corte cautela et indennita d'esso Capitan Mario nomine /quo supra l'havemo firmato da me per proprie mani, e sigillato col /nostro solito sigillo in Lecce à 25 d'ottobre 1609.

Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II

Page 18: Spagine il castello carlo v di fabio grasso

Appendice documentaria 4

AS Lecce, Protocolli Notarili, GARRAPA G., 46 / 23; Not. inLecce, 8 ottobre 1618, cc. 166 – 184v

Consignatio Regiarum monitionum /Regi Castri Civitatis Litij pro /Petro Hortis Della Fuente

[…][169v.]

Iesus Maria

Inventario delle monitioni dè Vitto de Guerra e de /rispetto del Regio Castello di questa città di Lecce /fatto per noi Rafaele di Rao officiale della Regia Scrivania /de ratione in detto castello, e Stefan de Pennalosa /officiale della Vediotaria Generale in detto castello con /la presentia, e richiesta de Pedro Ortiz della Fuente /logotenente Vicecastellano e Procuratore del Signor Marchese/Enrico Loffreda Regio Castellano in detto Castello per /inviarse nella Regia Camera della Summaria incominciato à /15 decembre 1617 del modo sequente videlicet: /Imprimis uno vestimento per celebrare le sante messe qual /consiste in uno cameso vechio, tovaglie d'altare /con frangie di seta carmina panno d'altare, e /pianeta di damascho carmino figurato guarnito /con pezzelli d'oro, un crocifisso di legno con pezzo /di tela turchina quatro coscini de tela lavorati /cioè dui di seta negra dui altri di seta cremosina /un scambello di legno nel pie dell'altare, et /un altro per inginochiare, una campanella /per far li segni alla messa, et un altro piccolo /senza battaglia rotto, un messale vechio de /poco servitio /videlicet un altra casubula, stola, manipolo, e panno /d'altare de damascho biancho guarnito con trenetta /de seta biancha, et il panno d'altare con frange /dell'istesso colore /videlicet casubula stola manipolo, e panno d'altare /de armosino verde guarnito con trena de seta /gialla rossa, e bronzina et il panno d'altare //

[170]

con frange del medesimo colore /videlicet casubula stola, manipolo, e panno de altare /de armosino pavonazzo guarnito con seta /gialla bianca, et pavonazza, et il panno de /altare con frange del medesimo colore /videlicet casubula, stola, manipolo, e panno de altare /de armosino negro guarnito de seta russa /gialla, e brunzina, e il panno de altare /con frange del medesimo colore /videlicet uno cameso, et ammitto de tela della Cava con /frange de filo bianco à torno di basso, cingolo /di filo bianco, e coverta de sangallo verde /per coprire il panno de altare /videlicet uno calice con patena, e coppa d'argento indorato /et il piede de rame indorato /videlicet uno messale novo con li segnali de seta /coperte due per il calice una de armosino /verde, e l'altra de armosino pavonazzo /tovaglie de altare due con frange e sfilati /chiavi grandi, e piccole numero quaranta due …..pezzi 42 /stendardo uno rotto fatto in pezzi de nessun /servitio et un pezzo dell'albore di detto stendardo /pure de nessun servitio …..pezzo 1 /una croce de ferro che steva sopra detto stendardo /con una balla grande di rame ammaccate, e /guasta …..1 /campana una con l'immagine di Nostra Signora Sancto Iia-cobo /con lettere che dicono mastro Vincenzo Patitari de /Gallipoli MDLXXXIII de peso de rotola cento, e /tredici la quale stà sopra il corpo della guardia …..pezzo 1 /campane piccole tre le quali stanno nelli //

[170v]

torrioni di esso castello …..3 /picche con loro ferri che stanno nel corpo della /guardia numero trenta una …..31 /alebarde cinque rotte vechie de nullo servitio /dui con l'aste, e tre senza aste …..5 /alebarde dudeci cioè otto guarnite de velluto /de treppa vechie tre senza velluto per esserne /cascato in pezzi marcio, e l'altra rotta senza /

asta …..12 /aste de arteglieria con suoi refilatorij ottanta /due …..82 /cascia una de tamborro vechia in ordine …..1 /.

Arteglieria di bronzo nel corpo /de guardiaMezzo cannone petrere longho palmi /sette de libre numero 13 de bocca, e dudeci de balla /con due scudi uno con uno leone e l'altro /con una campana, et 1546 con cassa ruote /ferrate, e asso in ordine …..1 /smerigli sei lunghi palmi quattro l'uno d'onze /sei di bocca e cinque di balla con Arme Imperiali /fra li quali nci n'è uno di otto facci stanno /in terra senza casse ne ruote di poco /servitio …..6 /smeriglioni sei falconetti dui de libra una /di bocca l'uno, uno longho palmi sei e l'altro /palmi 53/4 al focone campana, il quale è rotto in /cinque pezzi nella salva solita del Corpo /di Cristo di questo anno come ci han fatto //

[171]

costare l'artiglieri di detto castello, et l'altro con l' /Arme Imperiale stanno in terra senza casse /ne ruote di poco servitio …..2 /

Nel Torrione della Trinità

Il sacro tondo longho palmi 101/2 de libre otto /di bocca, e sette di balla con fogliame in /bocca, scudo in banco, a sotto nelli tor_rioni 1730 - manca, e fu consignato à due /agosto 1617 ad Andrea de Navas capo /de squadra del fuorte di Brindisi procuratore /del castellano (Gioacchino) de Ortiz de Mestanza /del fuorte predetto mediante procura stipulata per notaro Leo-nardo Aloysio de Brindisi à primo agosto 1617 detto /in virtù de ordine de Giovanni Thommaso Spina Capitano /à Guerra in questa Provincia à 27 di luglio 1617 /registrato in mastrodattie folio 142 à tergo con insertione d'or-dine /

Spagine n°0 - L’arte di costruire la città

Page 19: Spagine il castello carlo v di fabio grasso

de Sua Eccellenza de 24 giugno 1617 per Petro Ortiz /della Fuente Teniente in detto castello di Lecce /il quale pezzo se consignò sguarnito in nostra /presenza per servitio di detto forte de Brindisi /li ferramenti del retroscritto sacro stanno à carico /di detto Petro Ortiz ma il legname è rotto, et /guasto di nissun servitio /mezzo sacro tondo longho palmi otto, e mezzo /de libre tre, e mezza di bocca, e libre tre di /balla con l'Arme de Sua Maestà, e di /Don Pedro di Toledo mastro Cola Squarciapino /mi fece, filato mezzo palmo sopra lo focone /et sguarnito, et in terra à cause che per la /vechiaja, e due salve fatte per ordine di /Sua Eccellenza per la festività della Santissima //

[171v]

Concetione de Maria Vergine, s'è fracassata /e rotta, et tutto il ferramento di quella, è /in essere ma di poco servitio …..1 /mezzo sacro tondo longho palmi otto, e mezzo /de libre quatro, e mezza di bocca, et quatro de /libre quatro, e mezza di bocca, et quatro di balla /con leone dentro uno scudo alli torrioni FL(3)AC /nelli torrioni 660 - sta sguarnito, et in terra /per la causa predetta il ferramento di quello stà in potere /del detto Teniente eccetto due vidette, et /una vira di ferro della testa di ruota che /non nci sono state conforme nel'altri inventarij /per noi presentati …..1 /falconetto uno de otto facci longo palmi otto /e mezzo de libre due di bocca con le Arme /di Sua Maestà nella culata serena con corona /campana sguarnito di legname per la sudetta /causa li ferramenti del quale è di poco servitio /mancano due cudette, et una vira che /non ci sono state nell' inventarij per noi /presentati …..1/il mezzo sacro tondo che seguita longo palmi /diece, e mezzo de libre sei di bocca e cinque di /balla con punto alla mira Arme del marchese della Tripalda nella culata una testa di /donna manca e fu consignato al fuorte /di Brindesi conforme il primo di questo /torrione sguarnito /

li ferramenti del detto mezzo sacro sono impotere /del detto Teniente di poco servitio il legname /è guasto, e fatto in pezzi per la sudetta causa //

[172]

aste vechie senza lanare numero quatro …..4 /cochiare di rame, e senza aste numero sette …..7 /manuele marcie, e vechie di nessun /servitio numero tre …..3 /

Nel Torrione di Santa /Croce

Una terza columbrina longha palmi undeci /e mezzo de libre tredici de bocca, e dudeci /de balla con giorlanda vicino lo torrione /e l'Arme de Sua Maestà et fiamme mastro /Domenico 1546 con campana dentro uno /scudo nella culata fiamme, e testa de /moro sguarnito et in terra il legname /marcio è fatto in pezzi per la sudetta /causa il ferramento di quella è di poco servitio /manca una videtta di ferro nella cassa /che mai ci è stato inventariata per noi …..1 /il sacro tondo longho palmi undeci, e mezzo /de libre nove di bocca et otto di balla con /fogliame in bocca fino alli torrioni lavo _rato de vite con l'Arme del marchese della /di Trevico Ferdinandus Loffredus MDXLVIII /V fronde fino alli torrioni, et alli torrioni /2080 manca, e fu consignato sguarnito /per il fuorte di Brindisi ut supra il legname /di quello fracito, e fatto in pezzi /li ferramenti di quello sono impotere del /detto Teniente di poco servitio /falconetto uno longo palmi otto de libre tre /di bocca, e due di balla in bocca fogliame //

[172v]

nelli torrioni l'Arme di Sua Maestà, e di /Don Pietro de Toledo al focone campana, /il quale sta in terra, et il legname fracassato /è marcio de nissun servitio et il ferro /è in essere mà di poco servitio …..1 /

cocchiare di rame vecchie numero tre …..3 /aste senza lanare numero tre …..3 /scaletta una per accavallare l'artigliaria …..pezzo 1 /banco uno di ligname per mettere sotto /li pezzi di dette artigliarie …..1 /

Nel Torrione di Santo Martino /

Il sacro longho palmi diece de libre /nove di bocca, et otto di balla con fogliame /in bocca, e scudi in bianco et A sotto /lo scudo alli torrioni 1682 - fu consignato /sguarnito per il forte di Brindisi con_forme l'altri ut supra, et il ligname di /quello, è marcio, è fatto in pezzi de /nissun servitio /li ferramenti del quale sono in essere de /poco servitio, et un canto della ruota, è rotto /un sacro de otto facci longo palmi diece de /libre sette de bocca, e sei di balla con /fogliame in bocca, et dalli torrioni à //

[173]

basso ASMDV opus Battistae è di poco /servitio perche tiene poco più de mezza /bocca nella culata è pericoloso nel /sparare sta in terra sguarnito il /legname è fracido, et in pezzi, li /ferramenti sono di poco servitio /manca una vira nella testa di ruota /che mai, è stata per noi inventariata …..pezzo 1 / mezzo sacro longho palmi nove, e tre quarti /di libre cinque e mezza de bocca, e cinque di balla /d'otto faccie con dui cornici in bocca e scudo /con due leoni, e gigli nelli torrioni 1010 - /con il legname di quello rotto, e marcio in /pezzi, et il ferramento di quello di poco servitio /mancano due vire di ferro nelle teste /di ruote mai inventariate per noi …..1 /falconetto uno longo palmi otto e mezzo de /libre due, e mezza di bocca, e due di balla /con l'Arme de Sua Maestà, e di Don Petro /de Toledo, mastro Cola Squarcia Pino /me fece, al focone coverchio di /

Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II

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bronzo stà in terra, il legname /è fracido, e rotto, il ferro di quello, e in essere /di poco servitio mancano due vire di ferro /non inventariate nell'altri inventarij /per esserno mancate …..1 /falconetto uno longo palmi sei et due terzi /de libre due di bocca, et una et mezza de /bocca con aquila con due teste al focone /gigli stà in terra, et il legname è /fracido, e rotto, et il ferro, è di poco //

[173v]

servitio mancano due piastre di ferro /per non esserno state inventariate nell'_ /altri inventarij …..1 /mezzo sacro tondo longho palmi sette, e /tre quarti de libre quatro, e mezza di /bocca, e quatro di balla in bocca ghirlanda /con scudo in bianco A nelli torrioni /ghirlanda nella culata 767 sta in terra /il legname, è rotto, è fracido de /nessun servitio, et il ferramento è di poco /servitio ….. /cochiare con loro aste vechie numero …..4 /lanare con loro aste vechie numero tre …..3 /

Nel Torione di Santo /Iacobo

sacro longho palmi diece, e mezzo de libre sei e menza /di bocca, e sei di balla in bocca ghirlanda nelli / torioni l'Arme del marchese della Tripalda /con colata ritorta nelli torioni stà in terra /il legname, è rotto, è di nissun servitio, et il /ferramento di quello è di poco servitio …..1 /mezzo sacro longo palmi diece de libre cinque, e /mezza di bocca, e cinque di balla in bocca ghirlanda /alli torioni l'Arme di Sua Maestà e di Don Pietro /de Toledo, Cola Squarcia pino me fece MDXXXX /al focone giglio sta in terra il legname, è fracido /de nessun servitio, et li ferramenti di poco servitio1 …..1 //

[174]il sacro longho palmi diece de libre nove di /

bocca, et otto di balla in bocca ghirlanda nelli /torrioni 1632 lavorato di fogliame sino li /torrioni fù consignato per il forte di Brindisi /ut supra sguarnito, et il legname, è fracido di nissuno /servitio /li ferramenti del quale sono di poco servitio manca /solamente una videtta di ferro alla cassa conforme /nell'altri inventarij /mezzo sacro longo palmi otto, e mezzo de libre /quatro, e mezzo di bocca, e quatro di balla in /bocca fogliame, e scudo a nelli torrioni 791 - /stà in terra il legname, è rotto, è fracido de /nissun servitio, et il ferro di questo di poco /servitio …..11 /falconetto uno longo palmi otto, e mezzo de libre /due, e mezza di bocca, e due di balla con l'Arme /de Sua Maestà e di Don Pietro de Toledo mastro Cola /Squarcia pino mi fece al focone con coverchio /di bronzo sta in terra il legname del quale /è guasto, è fracido de nessun servizio, et il ferro /di quello è di poco servitio …..11 /falconetto uno longo palmi otto, e mezzo de libre due /e mezza di bocca, e due di balla alli torrioni /l'Arme di Sua Maestà e di Don Pietro de Toledo /mastro Cola Squarcia pino me fece al focone /serena stà in terra la legname, è guasta /di nissuno servitio, et il ferro di quello, è di /poco servitio mancano dui piastre sopra li /torrioni, e codette ut supra …..11 //

[174v]

cochiare di rame con loro aste numero 6 …..16 /aste senza lanare numero sei …..16 /manuele marcie fatte in pezzi di nullo servitio /numero tre …..3 /

Sopra la Torre Mastra /

la mezza columbrina lungha palmi tridici /di libre vinti di bocca, e dicidotto di balla /con fiamme, et Arme di Sua Maestà e campana dentro /uno scudo mastro Giovanni Domenico campanaro 1544 /al focone serena, e testa di moro manca /e fu consignata similmente per il forte di /

Brindisi conforme l'altre in tutto sono /pezzi sei consignati per detto servitio si consigno /sguarnita, et il legname, è di nissun servitio /il ferro del quale similmente, è di poco servitio, e /manca solo uno pierno di ferro alla /cassa, e non è stato mai inventariato /mezzo sacro tondo disboccato pieno di fontane /longo palmi diece di libre cinque e mezza di /bocca, e cinque di balla alli torrioni ghirlanda /con l'Arme di Sua Maestà, e di Don Pietro de /Tholedo mastro Cola Squarcia pino mi fece /allo focone ghirlanda sta in terra il /ligname, è guasto di nissun servitio et il /ferramento è di poco servitio manca uno /pierno di ferro dalla cassa …..1 /mezzo sacro tondo longo palmi diece della medesima /bocca, e con libre alli torioni chirlanda con l'arme /di Sua Maestà e di Don Pietro de Toledo mastro Domenico /Campanaro de Tortorice mi fece, e campana /1540 stà in terra il ligname rotto, è fracido /di nissun servitio et il ferro di poco servitio /mancano dui chochiare …..1 //

[175]

videlicet cochiare di rame per dette artigliarie numero tre …..3 /

Nell'Armeria /

archebuggi con loro cascie vechie numero sessanta /sei …..66 /fiasche con loro fiaschelli di corame cordoni e fiochi /di capisciola, et altri diversi colori numero cento /…..pezzi 100 /

piche con loro ferri numero ottantanove …..89 /incudena piccola una …..1 /incudena una con le braccie lunghe per chiodar /coscialetti …..1 /tanaglie uno paro …..1 /lima quatra una …..1 /lima tonda una …..1 /gubbia una …..1 /broccaglio uno …..1 /forbici paro uno …..1 /

Spagine n°0 - L’arte di costruire la città

Page 21: Spagine il castello carlo v di fabio grasso

chiodi capuzzati numero mille novecento …..pezzi 1900 /taccie piccole vechie numero mille e tre / cento …..1300 /(cancharetti) numero cento sessanta due …..162 /rosette stagnate putride e guaste /che à pena si han possuto numerare /de nessun servitio numero quattrocento …..400 /fibie stagnate numero due cento novanta …..290 /ballottere per far balle numero 67 …..67 /smeriglio per annettar l'Arme /dentro un boccale rotola due e mezzo …..2 1/2(suatto) rosso pezzo uno de rotoli tre, et un /quarto …..3 1/4banco uno vechio per metter l'incudena …..1 /banco uno vecchio, e fracido per annettar /l'Arme de nessun servitio …..1 //

[175v]bastone uno vechio per annettar l'Arme …..1 /mascoli di bronzo de differenti colibre /numero venti due fra li quali ci ni è uno /con una crepatura a basso al focone …..22 /diverse sorte de ligname vechie, e /marcie in più partite quali furno de /casse vechie de artegliarie assi /rotti ponti vecchi, e cassa fu del /sacro rotto vechia, è marcia, e /ruote di artegliarie vechie, e /marcie de nessuno servitio /ruote de artegliaria numero otto …..8 /zappe late, e vechie, e parte rotte /con loro aste numero dicisette …..17 /zappe strette con loro aste numero sedici …..16 /pale di ferro vechie e parte rotte /con loro aste vechie, e rotte numero venti /una …..21 /mazze di ferro con loro aste numero cinque …..5 /peconi con loro aste numero cenquanta quatro …..54 /zocco uno con sua asta …..1 /cochiare de rame de artegliarie /de differenti colibre vechie senza aste /de nessun servitio numero sedici …..16 /crapia una con suoi ferri per accavallare /l'artegliarie …..1 /tavole vechie, e marcie di nissun /servitio numero otto …..8 /

trozze seu taglie di ferro con sue rotole / di bronzo per tirar l'artegliarie /alto numero due …..2 /

Balle collate di ferro /

Balle di libre undici numero 200 venti sette …..227 //

[176]

balle de libre sei numero cinquecento …..500 /de libre quatro e cinque numero settecento /sessanta quatro …..764 /de libre sette numero settecento sessanta /quatro …..764 /de libre sette, et octo numero cinquecento settanta /cinque …..575 /de libre quindeci, e dicidotto numero trecento /cinquata quattro …..354 /de libre quatro numero quatro cento quatordici /atteso balle otto che mancano à compimento de /quatro cento venti due nci ha fatto /costare haverle consignate in due /volte a Giovanni Francesco Barba Teniente in /San Cataldo in virtù de dui ordini de Giovanni /Thommaso Spina Capitano à Guerra l'un sotto le 6 /di Giugno prossime passato 1617 e l'altro sotto /le 6 di Dicembre 1617 …..414 /de libre due numero mille tre cento ottanta /quattro …..1384 /de onze numero novanta nove …..99 /de onze sei numero dui cento sessanta tre …..263 /

Balle di piombo con dadi /di ferro dentro /

balle de libre sette numero cento trenta …..130 /de libre sei numero dui cento trenta sei …..236 /de libre quattro numero tre cento sessanta …..360 /

Balle di ferro collate in /alia /

de libre sette numero cento quaranta sette …..147 /

[176v]

de libre cinque numero cento …..100 /de libre tre numero tre cento settanta /nove atteso balle dicisette à complimento /de balle numero tre cento novanta sei /che havevano da essere l'ha consignato /al detto Francesco Barba mediante li detti /ordini di Giovanni Thommaso Spina chiamati /nelle partite de balle numero quatro cento /quatordici ut supra …..379 /piombo in pezzi netto di tara rotola mille /sei cento, e nove …..1609 /piombo in piastre cento, et otto netto de /tara rotola dui cento venti tre …..223 /ferro in spiaggie, e bastoni rotola tre /cento cinquanta sei atteso rotola due millia /à complimento de rotola due millia tre /cento cinquanta sei che voleva essere et ha /fatto costare haverli consignati in due /volte alla città di Otranto medianti due ordini /di Giovanni Thommaso Spina Capitano à Guerra quali /originalmente vanno con questo inventario uniti /disse servero per far ferramenti per accavallar /l'artigliarie di detta città (secondo) per loro /(appellare) e per lo detto ordine …..356 /corda seu miccio netto di tara rotola /tre cento, et ottanta uno …..381 /corda grossa, e mezzana rotola trenta /e tre quarti …..30 ¾ /corda sottile netta di tara rotola quaranta /tre …..43 /miccio venne da Napoli rotola mille /quattrocento settanta …..1470 //

[177]

bambace filata vechia di poco servitio netta di /tara rotola otto …..8 /capo piano vechio rotto di poco servitio rotola /cento venti sei …..126 /un sarto rotto de nessun servitio fu del /ponte della porta falsa …..1 /zolfo reposto in casse venti una pesate /con tutta la tara rotola tre millia quatro /cento ottanta …..3480 /zolfo reposto in casse venti tre con la /

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Page 22: Spagine il castello carlo v di fabio grasso

tara rotola quatto millia tre cento, et /undeci …..4311 /zolfo reposto in otto casse con la tara /rotola mille cento quaranta nove /e mezzo …..1149 ½ /rasa pina reposta dentro dui barili brutti /di tara rotola cento trenta cinque e mezzo …..135 ½ /vitriolo dentro una cassa brutto di tara /rotola cenquanta quatro, e mezzo …..54 ½ /pece di Spagna dentro tre barili brutti /di tara rotola trecento trenta uno, e /mezzo …..331 ½ /pece negra dentro due cascie con tre /barili rotti, et una pignata dentro /brutti di tara rotola dui cento cinquanta /tre, e mezzo …..253 ½ /chiodi di mezzo piede dentro una /cascia brutti di tara rotola ottanta /sei …..86 /azzaro netto di tara rotola cento settanta /tre …..173 /azzari bresciani netti di tara rotola cenquanta /sei …..56 /

[177v]

stagni in pani dui rotola quindici …..15 /pierni seu centroni grandi di ferro rotola …..5 /chiavette di artigliaria numero dui cento /ottanta due …..282 /rame filata in matassa ottanta otto /netti di tara rotola due …..2 /rame filata grossa in matasso 20 /netta di tara rotola …..7 /fierro filato in matasse netto di tara /rotola sette …..7 /argento vivo dentro una scatola /di legno netto di tara rotola cinque e /mezzo …..5 ½ /oglio di noce dentro uno fiascho de /foglia di lacca brutto di tara rotola /diece …..10 /oglio di sasso dentro un fiasco di /rame brutto de tara rotola dudeci, e /mezzo …..12 ½ /

oglio de lino dentro due mezzi stari /brutto de tara rotola sedici …..16 /oglio di lauro dentro una pignatta con /una scotella allo fondo brutti di tara /rotola otto …..8 /oglio di trementina dentro uno vaso /de creta rotto nella bocca brutto de tara /rotola uno …..1 /trementina dentro nove boccali de /creta brutti di tara rotola venti quatro /e mezzo …..24 ½ /caldare due grandi per raffinare il /salanitro …..2 //

[178]

martelli dui uno per conciare lo molino, et /l'altro per far balle …..2 /balle piccole de archebugio numero /quattro cento ottanta …..480 /balle de archebuggio numero tre millia /quattro cento ottanta otto …..3488 /taccioni piccoli numero quattro cento …..400 /forme otto di pietra per far balle …..8 /sale negro dentro una pila misurato /alla misura del sale rotola cenquanta /cinque e stuppelli tre …..55 stuppelli 3 /balle de pietra de arteglieria /de differenti colibre numero novecento /trenta …..930 /

Robbe della ferraria

mantici grandi con sua croce di legno /paro uno …..1 /incudena una grande di ferro …..1 /pietra mola una grande con il /suo bancho di legno …..1 /mazze grandi di ferro numero quatro …..4 /annettaturo uno per lo foco …..1 /martelli diece di ferro con loro aste …..2 /tagliaturo uno per l'incudena …..1 /cacciaturo uno per cacciar l'untro /delle ruote …..1 /

sofice uno per busciar le zappe …..1 /forcina una vechia per incantar le ruote /de nessun servitio …..1 /lime due de azzaro …..2 /pontillo uno tondo …..1 //

[178v]

martelli dui altri …..2 /pontilli grandi e piccoli numero tre …..3 /uncini per incantar le ruote numero cinque …..5 /morsella una …..1 /chiovare grandi e piccole numero tre …..3 /pontilli vechi numero quatro …..4 /tagliaturo uno vechio …..1 /compassi vechi paro uno …..1 /tanaglie grandi, e piccole para /sette …..7 /tanaglie torte per far feminelle /paro uno …..1 /martello uno grande …..1 /tagliaturi numero quatro …..4 /scarpelli grandi e piccoli numero tre …..3 /profese per li mantici paro uno …..1 /molino uno per far la polvere /con sua pietra, et rotelli e dui /mortari grandi e dui piccoli con /metallo a basso in ordine …..1 /molino uno pistare il carbone per far /polvere solamente con la pietra e trave /rotto, e marcio di nessun servitio …..1 /moline dove si macina lo grano /in ordine …..1 /mula una per detto molino de pelo /bayo castagno gambi negra …..1 /mattera una per asciuttar la polvere vechia …..1 /taule quatro de furno vechie de /nessun servitio …..4 //

[179]

pietre dui vechie furo del molino /de nessun servitio …..2 /alcantie seu pignate de creta per foco /artifitiale da rotola cinque cento in circa /

Spagine n°0 - L’arte di costruire la città

Page 23: Spagine il castello carlo v di fabio grasso

molte rotte fatte in pezzi de /nessun servitio …..500 /carbone di ferraria vechio quali si va /reducendo in polvere extimato per Gasparo /Zaroti mastro ferraro cantara venti /sette in circa rotola …..2675 /carbone di lauro vecchio extimato per il detto /de nessun servitio cantara quaranta /cinque in circa rotola …..4500 /argana una di legno con spito per /tirar pietre marcia de nessuno /servitio …..1 /crocco uno di ferro per detto servitio …..1 /morali dui vechi marci, e di nissun /servitio …..2 /cascie di artigliarie senza guarnitione /di ferro numero sei …..6 /cascie vechie ventiquatro dove sta /il salanitro …..24 /cascio rotola quattro cento …..400 /fave in uno salone del Crocifisso /riposti in quatro botti, et uno /cistone pagliarizzo misurato /per Oratio Cuculina bastasi et /(complimento) tomola cento cenquanta …..150 /orgio raso in una cameretta piccola /sotto una scala tomola dui cento //

[179v]

di questa nova racolta passata /misurata per li istessi …..200 /grano reposto nel salon grande tomola /nove cento misurato per l'istessi /della nova raccolta …..900 /grano nel salon del Crocifisso della /presente racolta tomola cinque cento venti …..520 /grano reposto in una camera sotto /la torre mastra della presente raccolta /tomola tre cento ottanta …..380 /grano vechio reposto in una camera /appresso la sudetta tomola dui cento misurato /per li istessi bastasi …..tomola 200 /oglio reposto in tre pile grandi nella /postura di detto Regio Castello stara /

dui cento novanta quatro …..294 /vino reposto in tredici botte dentro /la cantina di detto castello barili /sei cento settanta nove regolato /e misurato per mastro Alexandro /Mastrillo mastro de ascia …..679 /aceto reposto dentro la lamia in botte /numero nove regulato per li istesso barili /cinque cento trenta cinque …..535 /botte vacue vechie e parte cascate /in doye numero dicisette …..17 /

[180]

tini dui vechi, uno in piedi, e l'altro /in pezzi …..2 /legne di olive dentro detto castello /carrette ottanta exstimate per il detto …..80 /polvere de archebuscio reposta /nella casella sopra la torre mastra /in barili ventinove, e venti una /di quelle sono di poco, e de nessuno /servitio mal condittionati fracidi /e rotti i cerchi che à pena s'han /possuto pesare tutte pesano rotola /mille dui cento e cinque netti di /tara che li rotola dui cento venti /quatro, e due terzi che mancano /à complimento de rotola mille quatro /cento venti nove e due terzi /che volevano esserci ha fatto /costare haverli consumato cioè /nella salva ordinaria di Santo Iacobo /dell'anno 1616 rotola diece /e 2/3 che per discuito non si fece /di scarico di detta salva nell' /inventario dell'anno predetto 1616 che /fatto le 3 di Dicembre detto fu fatto /per me Stefan de Pennalosa officiale /della Vederia Generale in detto castello /et rotola trenta due per le tre salve solite, et ordinarie dell'Ascentione /Corpo di Cristo e San Giacomo /di questo presente anno 1617. //

[180v.]

et rotola cento ottanta due che si /consumaro nelle due salve fatte /mediante lettera de sua Eccellenza sotto le 29 /di Novembre 1616 nella Vespra e festi_vità della Concettione della Madon_na Santissima del detto anno /1616 milli dui cento e cinque dico …..1205 /archebuggi con loro casse in ordine numero /dui cento, e venti cinque …..225 /fiasche de velluto con loro fiaschelli /con cordoni e fiochi di capisciola /de diversi colori numero dui cento /cenquanta …..250 /ballottere per far balle numero dui cento /cenquanta …..250 /ferri di piche numero tre …..3 /

Monitioni di rispetto /

archebuggi con loro casse in ordine /numero cinquanta cinque …..55 /fiasche con loro fiaschelli di coyro /con cordoni e fiochi de diversi colori /numero cenquanta tre …..53 /ballottere per detti archebuggi numero cenquanta /cinque …..55 /miccio cantara 19 e rotola novanta due1 …..992 /piche con loro ferri numero cento trenta //

[181]

atteso piche cento che mancano à /complimento de piche dui cento trenta /che volevano essere ci ha fatto cost_are haverle consignate d'ordine /de Giovanni Thommaso Spina Capitano à Guerra /in questa Provincia sotto le 6 agosto /1617 registrato in mastrodattie folio 3° a tergo /al Università di Otranto e per essa ad /Alexandro Alexi procuratore di quella mediante /procura stipulata per Notaro Monforsio (Guarino) /de Otranto sotto le 8 di Agosto 1617 …..130 /polvere di rispetto dentro la lamia /

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nova sopra la torre mastra rep_osta in barili dui cento e quator_deci, le quali stanno mal condictionate /de cerchi per essernosi infracedati à /pena s' han possuto pesare in tutto /pesano rotola otto millia cento venti /due, e mezzo netti di tara inclu_ /sonci rotola dui cento che de ordine de /sua Eccellenza de sette luglio 1614 furno /consignati per detto Petro Ortiz della /Fuente Tenente di detto castello per servitio /delli soldati del battaglione /e dopo restituiti sotto le due di /Gennaro 1617 al medesimo Teniente, et rotola /cento ottanta nove e mezzo à complimento //

[181v.]

de rotola otto millia tre cento e dudici /che disse detto Tenente che volevano /esserci ha fatto costare haver li /consignati videlicet: /a Giovanni Francesco Barba vice castellano /del castello seu Torre de Santo /Cataldo in due partite rotola settanta /netti di tara mediante dui ordini de Gio_vanni Thommaso Spina Capitano à Guerra in questa /Provincia expediti l'uno sotto le sei /di Giugno 1617, et l'altro sotto le /sei Decembre sequente registrato in mastrodattie /folio 109 /et rotola cento, e dicinove e mezzo netti /di tara s'hanno consumati nella /prima Vespera e festività della Concettione /della Madonna Santissima /mediante lettera di Sua Eccellenza de 29 Novembre /1617 …..8122 ½ /piombo in pane netto de tara rotola /tre millia tre cento, e dicidotto …..3318 /statere para dui uno grande, et uno /piccolo con la coppa di rame …..2 /otto cappotti de panno de cerrito /foderati di friso verde per far la /guardia gli soldati …..8 /dodici mante, e dudeci sacconi //

[182]

servono per detti soldati …..24 /le quali sopradette monitioni si di vitto come di guerra de /servitio e rispetto nel presente inventario descritte /et annotate se sono ritrovate in detto /Regio Castello nelli sudetti luochi, le quali /si conservano, e stanno a carico di detto /Pietro Ortiz della Fuente logotenente vice castellano /e procuratore generale di detto Signor Marchese Enrico /Loffredo Regio Castellano di esso Regio Castello /onde in fede del vero certeza della Regia /Corte e cautela di chi aspetta havemo fatto /la presente firmata de nostre mani et sigillata /con li soliti sigilli in Lecce à primo di /Gennaro mille sei cento, et dicidotto 1618 /Pietro Ortiz della Fuente, Rafael /de Rao, Stefano de Pennalosa /locus sigilli. [...]

Spagine n°0 - L’arte di costruire la città

Page 25: Spagine il castello carlo v di fabio grasso

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Appendice documentaria 5

AS Lecce, Protocolli Notarili, PATERNELLO G. C., 46 / 21, Not. in Lecce, atto del 6 maggio1627, cc. 101v. - 106v.

Cautele Pontis Regij castri liciensis /Pro Regia Curia

[…]

[102]Ditte partes asseruerunt coram nobis come in conformità d'ordine /particolare di Sua Eccellenza a detto magnifico capitano Don Fernando diretto /sotto la data in Napoli de 10 Aprile 1627 a noi originaliter / exhibito, et ad esso restituito dovendosi fare il ponte novo di legname /del detto regio castello di questa città di Lecce della porta principale /et accomodare l'altro della porta falsa di detto castello /

[…]

[105v]Capitoli del ponte di legname del regio castello di Lecce per farsi nuovo /conforme qui sotto se dirà, et del ponte della porta falsa: /in primis si farà il ponte di legname della porta principale nuovo tutto cioè /di legname di ruovolo, li travi longhi come anco la lettera di sopra conforme /il modello del vecchio;/videlicet che la lettera del detto ponte, che sotto al corpo di guardia s'habbia da /fare nuova dell'istessa ligname di sopra;/videlicet che in detto ponte s'habbia da fare l'incosciada alle bande di legname nova /per levare li pericoli che ponno succedere alli soldati, e che siano di largio; /videlicet che li centroni, et loro piastre di ferro e tutto quanto sarà necessario l'habbiano /da mettere li mastri che pigliaranno detto partito nuove et le vecchie /restino in beneficio della Corte, il ferro che bisognarà se li farà dare /à grana 8 il rotolo; /videlicet che l'istessi mastri habbiano d'accomodare il ponte della porta falsa /che si possa levare , e mettere cioè aprirlo e serrarlo; /videlicet che della legname del ponte vecchio se n'habbia d'accomodare il/ponte della porta falsa /videlicet che il mastro che pigliarà il sudetto partito habbia subbito da mettere /mano à farlo dando prima pleggeria sicura per cautela della regia Corte /videlicet che subbito chi habiano fatto le cautele del detto ponte se li darà la metà //

[106]

la meta delli denari subbito, et il resto fatigando pagando e che lo /habbiano da dare finito per tutto Giugno 1627 /videlicet che le catene che si metteranno in detto ponte siano di lungho /palmi 35 di rovolo nuovo e ben curato in mare e che siano /di grossezza per la parte di fuora un palmo di quadro, e per la /parte di dentro un palmo e terzo di quadro con il suo rofiano/videlicet che li tavoloni che si metteranno in detto ponte sia dell'istesso rovolo /e di grossezza un quarto di palmo netto /videlicet che le catene di dentro saranno l'istesse d'abeto che stanno in detto ponte /videlicet che sia obligato detto partitario far le banne in detto ponte con li pala_ustri di largio, et il telare di rovolo, et il sopradetto ponte sia obligato /farlo ben finito per tutto il prossimo mese di Giugno con la perfettione /che si ricerca. Quem...

[...]

Si bandì la gara per aggiudicare i lavori ed essa fu vinta dal migliore offerente Pietro AntonioVernaleone di Brindisi per centotrenta ducati.

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Spagine n°0 - L’arte di costruire la città

Appendice documentaria 6

AS Lecce, Protocolli Notarili, GUSTAPANE G. F., 46 / 26, Not. in Lecce, atto del 15 ottobre

1646, cc. 620 – 623v.

Partitum cum Regia Curte /

[620]

Die decimo quinto mensis ottobris 15e inditione 1646 /

Litij nos Ioseph de Matteis de Litio Annalis /

Iudex ad contractus Ioannes Franciscus Gustapane /

de eodem publicus et testes infrascripti videlicet Ferdinandus /

Boccapianola de Neapoli Matteus Raucus Paulus /

Pedaci, et Ioannes Antonus Perulli de eodem Litio viri /

quidem litterati. /

/

Constituiti in nostri praesentia et coram Illustrissimo Domino Don /

Franciscus Boccapianola de Neapoli aequite Sancti Iacobi /

de spata Tribuno Militum in Provinciis Hydrunti /

et Bari ibidem presentem magister Ioseph Ingrossus /

et magister Ioseph Pranzo de Litio sponte asseruerunt /

coram nobis et dicto Illustrissimo Domino Don Francisco come /

havendino inteso che si bandisse il partito /

di fare il ponte nuovo del Regio Castello di /

Lecce di legname dalla parte della città /

con l'infrascritti capitoli e condizioni videlicet /

che detto ponte habbi da fare tutto nuovo /

cosi di legnami come di ferri eccetto le catene //

[620v]

et assi di legno per esserno quelli che ci sono /

nuovi e di bona qualità e che debbi essere /

la legname del detto ponte grossa e di bona /

conditione e qualità, e che ha detto ponte a tutte /

perfettioni a sodesfactione del detto Signor mastro di campo /

e con le sbarre de costati conforme è solito /

all'altre castelle. /

videlicet che lo dinaro del prezzo che sarà liberato dui /

terzi se ne consegni a detti mastri subito che /

sarà liberato detto partito per poter mettere in ordine /

li legnami e ferri e tutto quello che ci sarà /

di mestiero e l'altro terzo se li paghi in /

fine dell'opera che sarà finito et assettato /

detto ponte /

videlicet che detto ponte si faccia a tutte spese di legnami /

ferri fatica e lavoro d'essi mastri che /

haveranno detto partito /

videlicet che la legname vecchia e ferri vecchi siano a bene_

ficio del partitario e mastri che faranno detto ponte //

[621]

videlicet che debbino detti mastri incominciare a faticare /

e lavorare detto ponte subito che li sarà consi_

gnato il detto dinaro e continuare giornalmente /

con ogni esatta diligenza senza perdita di tempo /

ita etaliter che fra giorni quindici dopò /

detta consegna l'habbino da dare finito, et /

assettato, et atto a poterlo esercitare. /

E bannendosi dal trombetta avanti del detto Signor /

mastro di campo ad alta voce e suono di/

trombetta sulle case della residentia d'esso /

Signor mastro di campo dicendo chi vole fare /

lo partito di fare il ponte del Regio Castello /

di questa città nuovo dalla parte d'essa /

città conforme li capituli conparesha avanti /

dell'Illustrissimo Signor Mastro di campo Don Francisco Bocca_

pianola a dare l'offerta a chi meno lo fà /

che s'appicciarà la candela per liberarsi /

E cosi bannendo più e più volte lo detto trombetta /

comparve detto Gioseppe Ingrosso et offerse per/

fare detto ponte conforme li detti capituli ducati 50. /

Quale offerta accettata per detto Signor mastro di campo //

[621v]

comparse mastro Giovan Battista maragliulo di Lecce /

et offerse ducati quarantacinque. 45 /

[seguono le offerte dei partecipanti alla gara di appalto]

Page 27: Spagine il castello carlo v di fabio grasso

[622v., 11 rigo]

Ideo hodie praedicto die coram nobis dicti magistri Ioseph /

Ingrossus, et Ioseph Pranzo non vi dolo sua /

sponte et omni meliori via ratificando prius /

prout ratificant supradicta capitula et omnia et singula /

in eis contenta promiserunt et se insolidum obligaverunt /

di fare lo detto ponte del Regio Castello di Lecce /

dalla parte d'essa città tutto nuovo eccetto /

l'assi e catene di legname grossa tavule /

ferri novi con le sbarre da costati conforme /

conforme l'altri ponti delle castelle et incomin_

[623]

ciare a lavorare detto ponte dal giorno che /

se li consegnaranno detti dui terzi del detto dinaro /

e continuare con ogni diligenza ita et taliter /

che fra giorni quindeci dopò detta consegna del /

dinaro sia finito detto ponte et assettato e che /

sia a tutte perfettioni et a sodisfattione del detto /

Signor Illustrissimo mastro de campo servata la forma delli sopradetti /

capitoli, e questo per lo detto prezzo ducati venti /

sette per li quali fù liberato detto partita al detto /

mastro Gioseppe Ingrosso pagandi per la Regia Corte /

[…]

Lo stesso giorno furono rogati due altri atti notarili. Il primo (cc. 624 – 626), immediatamente

successivo a quello per la ricostruzione di uno dei ponti del castello leccese, è relativo alla co-

struzione di “sei cascie e nove cavalletti” per alcuni cannoni del castello di Gallipoli. L'ap-

palto fu vinto dagli stessi mastri falegnami che si erano aggiudicati l'appalto leccese ovvero

Giuseppe Ingrosso e Giuseppe Pranzo.

L'ultimo atto (cc. 626V – 627v) ha come oggetto la realizzazione della porta grande del cortile

del castello di san Cataldo. I lavori furono assegnati agli stessi artefici che avevano vinto gli

appalti per le opere descritte nei due atti precedentemente qui ricordati.

.

Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II

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Spagine n°0 - L’arte di costruire la città Lecce, sabato 11 gennaio 2014 - anno II

Ad illustrare: Uno dei peducci della volta del salone d'onore