Spagine della domenica 29

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spagi ne Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri della domenica n°29- 18 maggio 2014 - anno 2 n.0

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Ecco Spagine della domenica!

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spaginePeriodico culturale dell’Associazione Fondo VerriUn omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri

della domenica n°29- 18 maggio 2014 - anno 2 n.0

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Silvio Berlusconi

DiarioLecce, 18 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 29

Se Belusconi piange

Il caso è grave manon eclatante. Lagravità dei fatti inItalia si è scioltacome un Alka Sel-zer. Si digerisce

tutto e in pochissimo tempo. In un libro di memorie l’ex Mini-

stro del Tesoro statunitense ThimotyGeithner ha scritto che il governoBerlusconi cadde nel novembre2011 per un “complotto” ordito inEuropa. Gli americani, invitati aprendervi parte, non ne vollero sa-pere. Si può considerare questa te-stimonianza una sorta di excusationon petita, un mettere le mani avantia future rivelazioni. Tutto è possibi-le in politica.

Questa testimonianza, al di là delsuo valore in sé, vale soprattutto nelcontesto, già abbondantemente notodi quanto accadde in Italia e in Euro-pa nel fatidico 2011. Le recenti rive-lazioni di Alan Friedman col suo li-bro “Ammazziamo il gattopardo”non sono state smentite. E non sitratta di fesserie, ma di testimonian-ze, che pesano come macigni; nondi pettegolezzi di cameriere e auti-sti, ma dichiarazioni di personaggicome Carlo De Benedetti, MarioMonti, Romano Prodi.

Va da sé che qui non si sta parlan-do di una vittima innocente. Un re –disse Robespierre chiedendo la testadi Luigi XVI – non è mai innocente.Berlusconi non è un re, ma il capo diun governo che aveva le sue colpe ele sue pesanti responsabilità, cheaveva soprattutto una debolezza suastrutturale, dopo la defezione di Finie del suo seguito. In gioco c’era lasalute del Paese, che rischiava untracollo dalle conseguenze rovinose.Ma un complotto è sempre un com-plotto, indipendentemente se voltoal bene; cosa peraltro sempre discu-tibile in politica. Se poi è ordito dasoggetti stranieri, in concorso conelementi nazionali, è molto più gra-ve. Si è in presenza della violazionedella sovranità nazionale per un ver-so; del tradimento bell’e buono perun altro da parte di chi quella sovra-nità doveva difendere e tutelare, aprescindere.

Berlusconi può aver fatto – e li hafatti – numerosi e gravi errori; puòessersi macchiato di colpe assaibrutte per un capo di governo; puòaver dato coi suoi comportamentiesempi pessimi a italiani e stranieri;può aver irritato capi di stato e di go-verno con le sue chiassate e con ge-sti assolutamente inopportuni e ai li-

miti dell’offesa; ci sta pure che unpersonaggio come lui venga com-battuto sul piano politico senzaesclusione di colpi; ma non v’è dub-bio alcuno che è stato massacrato daforze non sempre legittimamenteostili, direi anzi a volte pregiudizial-mente ostili, nazionali e internazio-nali, in cui figurano protagonisti po-litici, intellettuali, magistrati, gior-nalisti, personaggi dell’alta finanza;a volte loschi figuri, beneficiati, for-se corrotti, poi rivoltatisi contro,perfino con autoaccuse. Cose maiviste in un paese come l’Italia in cuinel corso della sua storia millenariaè accaduto proprio di tutto.

La tesi del complotto perciò senon è vera è verosimile. In una re-cente intervista Tremonti, il Mini-stro dell’Economia di quel governo,è tornato sull’argomento: «Ci vennechiesto di partecipare al fondo sal-

di Gigi Montonato

Nel nostro Paese, la gravità dei fatti si scioglie come un Alka Selzer

va-banche con il 18 % del totale. Ecioè l’equivalente della nostra per-centuale di Pil europeo. Sarei statod’accordo se si fosse trattato delfondo salva-Stati, ma visto che lebanche italiane erano esposte almassimo per il 5 %, ci opponemmo.A parti invertite Germania e Franciaavrebbero fatto lo stesso. A quelpunto Jean-Claude Trichet, presi-dente della Bce, annunciò che laBanca europea non avrebbe più ac-quistato i titoli italiani, lo spread co-minciò a volare e il governo Berlu-sconi si dovette dimettere» (“Sette”del 1° maggio 2014).

Stando a queste dichiarazioni,l’Italia di Berlusconi era contro laFrancia di Sarkozy e la Germaniadella Merkel per una diversa valuta-zione su chi salvare: l’Italia volevasalvare gli Stati, la Francia e la Ger-mania avevano interesse a salvare le

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l’Italia non rideBanche perché le loro erano piùesposte. E sulle cause di dissidi tral’Italia e questi due paesi si potrebbecercare ancora in altri settori. In po-litica estera, per esempio. L’amici-zia di Berlusconi col russo Putin nonera ben vista dai partner europei es’incominciava a temerla; gli screzi,che pure ci furono per l’aggressionedisastrosa alla Libia, avevano fattoapparire Berlusconi una voce stona-ta nel coro europeo diretto dal duoSarkozy-Merkel.

Sarà la storia, in tempi più distan-ti e sereni, a valutare le vicende delbiennio 2010-2011, che portò allacrisi del governo Berlusconi e al-l’inizio di una stagione di anomaliedemocratiche. Ora prendiamo attoche se non ci fu proprio un complot-to ci fu qualcosa che si somiglia. Pa-rafrasando il reato di concorso ester-no in associazione mafiosa si puòdire che diversi soggetti italiani edeuropei sono colpevoli del reato diconcorso esterno in associazione an-tiberlusconiana. Qualcuno può cam-biare “colpevoli” in meritevoli? E’comprensibile, purché non si neghi-no i fatti in quanto tali; purché nelvalutare il famoso ventennio berlu-sconiano si tenga conto delle enormidifficoltà in cui Berlusconi ha dovu-to governare; difficoltà non solo po-litiche ed economiche.

Ma se Berlusconi piange, i giudi-ci di Milano non ridono. E non rideNapolitano, che rischia di diventaresempre più il Presidente-smentita:non sa mai nulla.

No, non ride neppure D’Alema,che, per quanti sforzi abbia fatto inquesti ultimi anni per darsi arie digrande politico planetario, è rimastoil comunistello che era. Sprezzante-mente gaudioso quando deve regi-strare la disgrazia di un avversario.Se pure complotto internazionalecontro Berlusconi c’è stato – dice –ringraziamo i complottisti che cel’hanno tolto di torno. Quanta storiaitaliana c’è nelle sue parole di ultrasribaldo!

Quasi quasi incomincia a diven-tarmi simpatico Renzi, che gli ha in-flitto tante di quelle scoppole da far-lo gareggiare con la torre di Pisa. Esoprattutto non ride l’Italia, che neisuoi tentativi di rimettersi in cammi-no somiglia sempre più a quel famo-so cormorano impantanato nel pe-trolio del Golfo ai tempi della primaguerra contro Saddam Hussei.o

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di Marcello Buttazzo

Contemporanea

logia. Dovremmo, forse, alfine dicamminare su un terreno di solidiprincipi, uscire fuori dalle nettecontrapposizioni, dalle impro-duttive logiche bipolari, che ciportano a ragionare per catego-rie.

La donna, dinanzi ad una scel-ta dolorosissima, non è né catto-lica, né laica: è una persona cheesige rispetto per la sua autode-terminazione e autonomia mora-le. C’è, ad esempio, chi sostieneche la pillola abortiva Ru 486 ba-nalizzi un dramma, perchél’aborto viene di fatto “ridotto aun atto medico”.

Secondo alcuni bioeticisti cat-tolici, “la Ru 486 serve a ma-scherare culturalmente l’aborto,nascondendolo dentro ad unascatola di pillole”. Però avvilireil senso di responsabilità femmi-nile, non vuol dire favorire unapiena crescita civile e sociale. Ladonna, che affronta un day hospi-tal o un ricovero ordinario, agi-sce sempre coscientemente.

Le condizioni per arginare leinterruzioni di gravidanza le de-ve laicamente incoraggiare lapolitica con la buona ammini-strazione: creando posti di lavo-ro, possibilità di sviluppo, effet-tive pari opportunità per le don-ne, asili e scuole per i bambini.Sui grandi temi della vita do-vremmo saper separare le asperi-tà del pensiero dalle questioniscientifiche e giuridiche.

È evidente che, in questi ultimianni, alcuni opinionisti cosiddet-ti “atei devoti”e numerosi politi-ci hanno condotto contro la legge194 e contro l’aborto chimicouna vera guerra santa. Ancoraoggi, rappresentanti del NuovoCentrodestra ( Roccella, Sacco-ni, Lupi) e il tenace popolo “pro-life” hanno una concezionedrammaticamente asfittica. Sicriminalizza la Ru 486. In questianni, il centrodestra ha condottouna battaglia inverosimile, con-troproducente e inconcepibile,contro una medicina, inseritadalla Organizzazione mondialedella Sanità fra i farmaci essen-ziali. Evidentemente, per certuni,è più produttivo sposare i valoricosiddetti “non negoziabili”, cheprestare attenzione e ascolto alleesigenze della donna e ai riscon-tri della farmacopea internazio-nale.

La legge 194 sul-l’interruzione vo-lontaria di gravi-danza ha più ditrentacinque anni.Sostanzialmente,

si tratta d’una ottima normativa,che per impianto strutturale èall’avanguardia in tutta Europa.

L’europarlamentare uscenteCarlo Casini, presidente del Mo-vimento per la Vita, ritiene che itemi relativi alla vita abbianouna pregnanza politica. Indubita-bilmente, viviamo in un’era bio-politica: i rappresentanti delleistituzioni dovrebbero accostarsialle questioni eticamente sensibi-li con pragmatismo e aperture li-berali.

Il cattolicissimo Carlo Casini èmolto severo nella sua analisi:“Abbiamo assistito, in questi an-ni, alla progressiva costruzionedella inviolabilità di una legge,la 194 appunto, divenuta monu-mento granitico intoccabile”.

Ma si può continuare disinvol-tamente a mettere in croce la194, che ha pressoché sconfittola piaga tremenda e perniciosadella clandestinità, e che costi-tuisce un modello virtuoso e unesempio di rigore per altri Paesi?

Certo, la curva demograficastaziona e s’appiattisce versopicchi bassi, la denatalità è un se-rio e allarmante problema: ma cisi deve appellare soprattutto al-l’inadeguatezza delle politichesociali, lavorative, economiche,e non ad altri immaginari e fittiziaspetti. Nonostante il suo ine-rente valore, nel nostro Paese, ri-sulta talvolta impossibile appli-care la legge 194, a causa del-l’obiezione di coscienza.

Secondo il Comitato europeoper i diritti sociali, l’obiezione dicoscienza, che da noi raggiungepiù del 70% di media con puntedel 90% nei singoli ospedali,mette a repentaglio la vita delladonna. E può succedere che violiil diritto alla salute previsto e ga-rantito dalla Costituzione italia-na. Gli intellettuali laici trovano“intollerabile” che il principiodell’obiezione di coscienza “sor-passi”, in alcuni casi, quello deidiritti.

Troppi ginecologi rifiutano dipraticare gli aborti, tanti farmaci-sti non distribuiscono la pilloladel giorno dopo. La bioeticistalaica Chiara Lalli scrive che

pagina n° 3 spagine

EccessoNonostante il suo inerente valore,

nel nostro Paese, risulta talvolta impossibileapplicare la legge 194, a causa del no dei medici

Una manifestazione a sostegno della 194

Lecce, 18 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 29

di obiezione

“l’obiezione di coscienza ha avu-to negli anni un profondo slitta-mento semantico: da scelta indi-viduale e libertaria che rifiutavala leva militare, è diventataun’imposizione della propria vi-sione morale prossima all’omis-sione di servizio pubblico, comenel caso di medici obiettori cherifiutano di praticare l’interru-zione di gravidanza”. È vero, inun Paese libero, è fondamentaleche ogni cittadino possa mante-nere le proprie convinzioni mo-rali.

Ad esempio, sulla contracce-zione d’emergenza c’è un sentitodibattito fra cattolici e laici, cheaffonda scaturigini nella diversalettura dello Statuto ontologicodell’embrione umano.

Possiamo dire che un farmaci-sta cattolico che sacralizzi l’em-brione da subito, cioè fin dall’at-to anfimititco, col cuore aderiscead una ben precisa antropologiadi riferimento.

L’obiezione di coscienza è, co-munque, una scelta che ha sem-pre un sapore tragico e umano.Un farmacista, però, non si devemai dimenticare di attenersi adun codice deontologico.

Una ragazza che, per motiva-zioni intime di varia natura, deci-

desse di ricorrere alla pillola delgiorno dopo, in qualsiasi mo-mento dovrebbe poter acquistarein una struttura aperta al pubbli-co il contraccettivo d’emergenza.Se un farmaco fa parte del pron-tuario farmaceutico deve esserecomunque prescritto e vendutoda qualcuno. Il diritto di obiezio-ne deve avere significato per ilsingolo professionista, ma nonpuò essere mai esteso a tutta lafarmacia, perché in tal caso ver-rebbero gravemente intaccate lalibertà e l’integrità del cittadino.

E lo stesso discorso vale pergli ospedali, per medici e infer-mieri. Alcune notizie recenti so-no davvero raccapriccianti:nell’ospedale di Jesi, in provin-cia di Ancona, ci sono 10 gineco-logi, tutti obiettori. La donna, so-vente, deve lottare contro l’in-sensibilità. Già l’aborto è undramma, un tormento vissutosulla sua pelle e sul suo corpo la-cerato. Ci chiediamo: sono auspi-cabili strategie politiche e cultu-rali per tentare di combatterlo o,quantomeno, di contenerlo?

Di certo, sono ben’accette lecampagne di sensibilizzazione,di aiuto concreto, a condizioneperò che essere non abbiano ilvolto aspro e tagliente dell’ideo-

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Lecce, 18 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 29 pagina n° 4

Sconcerto! E’ la pa-rola che più di al-tre si legge in que-sti giorni, dopo ladecisione del con-siglio comunale di

Nardò di non titolare la Sala delConsiglio a Renata Fonte. Il Sin-daco ha chiesto il ritiro della pro-posta. In sostanza il consiglio co-munale non ci ha messo la faccia,non hanno osato arrivare ad unvoto negativo, escamotage un po’tristanzuolo.

La polemica monta come pan-na, già il 31 marzo, anniversariodell’assassinio della Fonte, DonCiotti ebbe a dire dei neritini cheoccorreva una “pedata nel di die-tro” per smuoverli e ricordare. Inrealtà, tolte le scuole, i “comunicittadini” erano veramente pochi.Da lì mille prese di posizione an-che piccate nel voler sottolineareche Nardò non è città mafiosa.Ebbi modo di scrivere che, a parermio, non esistono città mafiose insé, e lo ribadisco, una città è fattadi individui, ognuno con la suaparticolarità e la sua storia, che al-l’interno di questi individui ce nesiano alcuni che fanno del malaf-fare la loro attività principale nonrende una città mafiosa tout court,ne fa una città con schegge di ma-lavita che agisce.

In particolare sull’affaire Re-nata Fonte molto, e bene, è statosintetizzato da Danilo Lupo in unarticolo su Porta di Mare(www.portadimare.it). La Fontefu giustiziata perché “colpevole”di voler fermare la speculazioneedilizia nella zona di Porto Sel-vaggio. Per ammazzarla furonoinviati dei sicari pagati, e nei pro-cessi sono usciti tre livelli di deci-sione, a parer mio manca un quar-to livello, anche se le sentenze di-cono che la cosa non abbia avutoriscontri, però forse riaprire il ca-so non sarebbe poi così male.

Questo tipo di organizzazione,anche se non ne esce come “ma-fioso” tecnicamente detto, ha tuttele caratteristiche della mafiosità:una cupola che, per portare a ter-mine illeciti guadagni, commis-siona l’esecuzione di chi vuoleostacolarla. Stiamo parlando di un

A Nardò il Consiglio Comunaledecide di non titolare la Sala del Consiglio

a Renata Fonte

Se non c’èdi Gianni Ferraris

Accade nel Salento

assessore, giovanissima donna,del comune di Nardò. Certo, aqualcuno dà molto fastidio sentirparlare di mafia e di mafie, Nardònon è città mafiosa, però quel-l’omicidio era mafiogeno. Sareb-be stata decisione meno pelosal’aver titolato la sala a “RenataFonte assessore neritino, assassi-nata perché combatteva la specu-lazione edilizia”, almeno dava ilsenso del ricordo e non si tentavamaldestramente, come qualcunopare voler fare, di scardinare sen-tenze. La decisione del ConsiglioComunale invece rimarca comedia ancora fastidio sentir parlaredel loro feudo con termini negati-vi, ricorda tanto una decaduta no-biltà.

Concludo citando la relazionedella Commissione Nazionale An-timafia che dice come in Salentoci sia recrudescenza della crimi-nalità organizzata, in particolaresi citano le zone di Nardò e Coper-tino. Con buona pace di chi vuolenascondere la polvere sotto il tap-peto. Come polvere si vuole na-scondere quando si tace di immi-grati e caporali come fossero pro-blemi d’altri. A quando i nomi ecognomi dei proprietari dei campiche utilizzano mano d’opera pro-curata da caporali? A quando uncartello all’ingresso della città chedice “Benvenuti a Nardò, città diRenata Fonte”? Questi sarebberosegnali che dicono con chiarezzada quale parte si sta.

Certamente qualcuno grideràall'intrusione negli affari dei citta-dini di Nardò, il problema è cheRenata Fonte non è più solo un as-sessore neritino, è una persona as-sassinata la cui memoria appartie-ne a tutti quanti. E, tutto sommato,non è facile spiegare a chi non èdel luogo la scelta dell'ammini-strazione comunale. Assomigliamaledettamente a qualcosa di sor-dido, da voler nascondere, celare.Proprio come i ragazzi che vaganonelle campagne in estate, scomo-dissima presenza.

Qualcuno griderà all'intrusione negli affari

dei cittadini di Nardò, il problema è

che Renata Fonte è una persona assassinatala cui memoria appartiene

a tutti quanti

memoria

Nelle immagini tratte da www.glocal.iti funerali di Renata Fonte a Nardò nel 1984

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pagina n° 5MMSarteE’ in atto dal 24 marzo Art-icoliamo senza barrierenuovo percorso di poesia visuale rivolto ai bambini

di quattro classi della Scuola Primaria Leonardo Da Vinci di Cavallino e Castromediano a cura di Monica Marzano

Lecce, 18 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 29

Il piccolo Andrea de-dica le prime duelettere della parolamano, a due fonda-mentali necessitàdella vita quotidiana

di ogni essere umano: mangiare ericevere carezze...e sì quel meravi-glioso contatto fisico di una mano

amorevole sulla nostra pelle che cifa percepire il calore dell'affetto,che incoraggia e fa sperare in unmondo fatto di dolcezza...

Le altre due lettere invece fannodiventare la mano simbolo di "belleamicizie" o "onde di felicità", comequando allo stadio durante incontridi match che, si spera, siano sempre

all'insegna della grande sportività,le mani ondeggiano in onde di esul-tanza che per brevi attimi ci unisco-no, un'onda che si vorrebbe andassesempre verso la comune direzionedi benessere e felicità.

Mariano col suo luminoso dise-gno, dai tratti chiari e decisi, ha vo-luto materializzare questo "nodo di

belle amicizie", con una stretta dimano forte e sincera, due mani chesi fondono in un unico e saldo con-tatto, un nodo che lega per grandialleanze, sotto un sole spendente te-stimone oculare di questo gesto pre-zioso e da sempre patto di onore esignorilità.

Per il piccolo Mattia laparola aiuto è il mas-simo esempio di soli-darietà e di disponibi-lità da parte di chi lodà. Aiutare non solo

chi ha bisogno perché versa in difficol-tà, ma aiutare anche a portare la calma

e la ragionevolezza nelle menti e neicuori troppo agitati o infuriati, aiutaread essere equilibrati per acquisire unanuova forza interiore capace a sua voltadi poter aiutare.

E già! chi aiuta in genere è una per-sona calma, positiva oltre che proposi-tiva, pronta a gesti di prezioso volonta-

riato. La piccola Carola è stata catturata

dalla frase "ostrica che racchiude la suaperla".

Effettivamente quel guscio madre-perlato e solido simboleggia l'aiuto e laprotezione verso qualcosa per noi digran valore...

Ecco allora che Carola anima di dol-cezza materna quell'ostrica che deveproteggere la sua perla che altro non èche il proprio figlio, che continuerà adaiutare a crescere con infinita amorevo-lezza!

L'aiuto è un dono spontaneo.

L’aiuto è nella mano

spagine

Il testo è di Mattia De Pascalis , il disegno di G. Carola

Il testo è di Andrea Corina , il disegno di Mariano Mangiullo

La galleria dei lavori della precedente edizione è su www.mmsarte.com

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Il concorso per la riqualificazione di Piazza Mazzini a Lecce

Si è concluso il 3maggio scorso ilconcorso dal titolo“Trecentomila idee”(bandito il 19 marzo2014, promosso da

Aps Green Power e Sofran in colla-borazione con l’Ordine degli Archi-tetti di Lecce nell’ambito della 5°Edizione di Externa) per la riqualifi-cazione di Piazza Mazzini a Leccenota anche come Piazza dei Trecento-mila in ricordo dell'affollatissimo, ap-punto, Congresso Eucaristico del1956 (all'epoca l'attuale piazza nonesisteva era solo ancora un pezzo dicampagna).

Il bando non imponeva vincoli par-ticolari se non quello di prevedereuna spesa di circa 2 milioni di euro.

Primo classificato il progetto fir-mato da Davide Negro e Sonia Lupa-relli, secondo quello di Antonio Lon-go, Loris Causo, Marco Causo e Mar-co Mazzotta, al terzo posto, infine, ilprogetto di Luciano Baldi, GiulianaBaldi e Francesco Danielli. Presiedu-ta da Fabio Novembre, la Giuria delConcorso era composta dagli archi-tetti Claudia Branca, Fulvio Tornese,Flavio De Carlo (segretario senza di-ritto di voto), dall’ingegnere GabrieleTecci, e da Marcello De Giorgi per laCamera di Commercio. Il bando delconcorso prevedeva anche una vota-zione on line i cui risultati non eranoperò vincolanti per la giuria. Il sitodove è possibile visionare tutti i 33progetti partecipanti in forma anoni-ma e contraddistinti da un codice al-fanumerico è http://www.trecento-milaidee.it/.

***A ben vedere esiste una linea spar-

tiacque fra i tre progetti vincitori ed èquella che giustifica anche il titolo diquesto articolo “La Malapianta” pre-so in prestito da un libro di Rina Du-rante. La Natura (quella presente inPiazza Mazzini attraverso gli alberi)sembra essere davvero “Mala” se èvero che i primi due progetti, entram-bi di studi leccesi, fanno strage deglialberi presenti attualmente nella piaz-za. Il terzo progetto vincitore, di unostudio di Terni, è molto più attento in-vece alla componente naturalisticadel sito. A questo punto andrebberoricordati due dati:

la necessità di un luogo in ombra iprogettisti “creano” una sorta di bo-schetto fatto di pali e pensiline a for-ma di fiore con tre petali: in sostanzasi abbattono gli alberi veri e se ne fan-no di finti.

Andrebbe detto infine che nessunodei due progetti vincitori (1° e 2°) di-mostra una vera comprensione deiluoghi né da un punto di vista storiconé da un punto di vista ambientale earchitettonico. Di fatto questi progettistanno a Lecce ma potrebbero starebenissimo altrove.

C'è da chiedere quindi dove vogliaandare questa architettura leccese: A-ddu-o-bai?

A Dubai forse? Esatto proprio aDubai, negli Emirati Arabi Uniti.

E che l'esotismo di questi progetti,in particolare il secondo classificato,sia qualcosa più che reale lo attesta ilfatto che, proprio il secondo classifi-cato, è simile, molto simile al proget-to dell'architetto Kuan Wang che haavuto una menzione nel concorso in-ternazionale per la progettazionedell” Exhibition Center” di Otog inCina (progetto pubblicato il 19 luglio2012 http://www.archilovers.com/kuan-wang/).

Lo stesso progetto è poi stato ri-pubblicato il 20 novembre 2013 inhttp://www.arch2o.com/exhibition-center-of-otog-kuan-wang/. Il fattoche il secondo progetto sia molto si-mile a quello del concorso cinese po-ne evidentemente il problema dellaqualità della commissione giudicatri-ce il cui compito principale non è solodi assegnare un premio ma valutare lapertinenza al luogo e la validità criticadi ogni progetto partecipante. Lacommissione avrebbe dovuto essere aconoscenza del progetto cinese ecomportarsi di conseguenza nei con-fronti di un progetto simile al cinesema presentato per la piazza leccese.Chiariamo con un esempio. Se uncanditato si presentasse a un concorsod'arte contemporanea con un baratto-lo con su scritto "merda d'artista"(giusto con qualche differenza sul co-lore dell'etichetta e della freschezzadel contenuto) cosa farebbe la com-missione? Darebbe un premio a que-sto candidato? La commissione po-trebbe non conoscere la famosa “mer-da di manzoniana memoria” e trovarequella del candidato un'dea geniale. Étutta e solo una questione di Cultura.

La malapiantaLecce, 18 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 29

L’arte di costruire la città

di Ghino del Tacco

1) Piazza Mazzini attualmente è,unitamente ai vicini Giardini Pubbli-ci, l'unico spazio verde ricco di alberia ridosso della città storica;

2) un disegno architettonico e unaplanimetria in particolare registra (odovrebbe farlo) con precisione notari-le ciò che è previsto da un progetto: sesi disegna un quadrato, un quadratodeve essere e così via. Quest'ultimoprincipio vale a maggior ragione peril verde. Nel progetto vincitore delprimo premio e in particolare nel di-segno (Tav. 2) dedicato al verde sicontano solo 29 alberi circa. Nel pro-getto classificatosi al secondo posto ilnumero degli alberi è pari a circa 45(Tav. 2).

Gli alberi presenti attualmente sul-la piazza sono 183: i progetti quindiprevedono quella che è una vera epropria strage di alberi. Tutto ciò, ri-petiamolo, è quantomeno indicativodel valore, pressoché nullo, che i pro-getti premiati al primo e secondo po-sto riconoscono al verde esistente inquella piazza. Quest'ultima inoltre,così come rilevabile dagli stessi dise-gni, diventa una immane spianatamattonata.

Per comprendere l'importanza che

hanno gli alberi attuali di Piazza Maz-zini non c'è bisogno di una spiccatacoscienza ambientalista basterebbeinfatti solo avere la sensibilità di rico-noscere che la maggior parte di queglialberi ha impiegato circa 40 anni senon di più per crescere così come livediamo oggi. E se la coscienza am-bientalista non ci fosse sarebbe basta-to ai progettisti vincitori solo appel-larsi a uno dei principi cardine,l'ABC, del fare architettura ovverol'essere umano il quale andando inuna piazza, ed in quella leccese inparticolare, potrebbe volere passarealcune ore all'ombra di un alberoguardandone magari un altro. E' daaggiungere poi che sempre i primidue progetti raggiungono il parossi-smo in due punti: il primo, quello vin-citore, prevede una enorme spianatapavimentata che a un tratto addiritturasi inclina scendendo fino a tre metrisotto il livello stradale attuale dove ècollocata dai progettisti un'area di ri-storo e svago(!). Il secondo progettovincitore è invece ancora più interes-sante: anche in questo caso una enor-me spianata in cemento caratterizzatada un andamento collinare (finte col-line) dove, a un tratto, riconoscendo

La Natura (quella presente in Piazza Mazziniattraverso gli alberi) sembra essere davvero “Mala” per alcuni dei progettisti che si sono cimentati nel reimmaginare la piazza moderna della città barocca

La fontana costruita negli Anni Settanta scomparirà.La foto è di Ronny Leva

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lo, i 33 progetti sarebbero stati neces-sari circa 66 minuti.

Per studiare più attentamente e ca-pire i progetti a fondo le circa 33000persone che hanno espresso un voto(solo dei progetti più votati) avrannoimpiegato molto più dei 66 minutidetti. Tutto ciò, da una parte, fa com-prendere che sarebbe stato necessarioevidentemente un rispetto maggioredel voto popolare da parte della stessa

commissione, dall'altro, infine, facomprendere chiarisce in modo pres-soché certo la vera qualità del concor-so.

Un esempio valga per tutto: un me-se circa (19 marzo - 24 aprile, questoil tempo fra presentazione del bando econsegna dei disegni) è un arco tem-porale non adeguato a compiere unaseria ricerca storica sul sito del pro-getto (e non solo) che radichi que-

st'ultimo al territorio. E in effetti, come detto, alcuni dei

progetti vincitori potrebbero stare aLecce come Dubai o meglio ancora inCina.

***N.B. Per leggere i commenti all’ar-

ticolo vi rimandiamo sul sito di Spa-gine dove pubblichiamo una replicadell’architetto Sonia Luparelli delgruppo vincitore: www.spagine.it

Si dice che i cinesi copino tutto danoi, questa volta sembra invece cheLecce abbia copiato la Cina. Se per-mettete la notizia è epocale.

***Altra cosa interessante di questo

concorso è stata quella della votazio-ne on -line. Quest'ultima è oramai di-ventata una moda nella misura in cuisi vorrebbe rendere un'operazione“pubblica”, in questo caso il concorsodi idee, qualcosa di trasparente e so-prattutto “partecipato”. Di fatto però,queste votazioni on-line, sembranoessere una sorta di salvagente per ilpolitico di turno che dietro l'insucces-so, anche qualitativo di un progetto,può sempre barricarsi dietro il: “L'hadeciso il popolo di internet”. La cro-naca recente (il sondaggio on-line perl'indipendenza del Veneto) ha dimo-strato tutti i limiti di queste votazionion-line. D'altro canto poi compito diuna amministrazione politica è quellodi assumersi la responsabilità delleproprie scelte e in questo caso di quel-le architettoniche. Sia ben chiara unacosa: nulla contro il coinvolgimentodei cittadini nelle scelte di natura ar-chitettonica-urbanistica ma il “pareredei cittadini” andrebbe collocato allagiusta altezza del processo progettua-le ovvero in quella fase fondamentalema preliminare di ascolto delle esi-genze. Questa che sembra una inutileprecisazione di fatto aiuta a capiremeglio quanto accaduto proprio nelconcorso di cui ci occupiamo. Nelbando di fatto non erano fissati para-metri scaturiti da una indagine speci-fica sulle esigenze dei cittadini lecce-si che facessero da sfondo all'attivitàprogettuale dei singoli concorrenti. Inogni caso l'esito della votazione on-li-ne non è stato rispettato.

Dal sito che abbiamo indicato sitraggono i seguenti dati: la votazioneon-line è cominciata il 30/04/2014 al-le 09:00:48 ed è terminata il02/05/2014 alle ore 23:59:59 è duratacioè circa 48 ore.

Il Progetto 61097F2I (non si cono-sce il nome del concorrente) ha otte-nuto il 22% delle preferenze (ovvero18894 voti) ed è stato il più votato dalpubblico senza ricevere però alcunpremio; al Progetto 6X6XPM24 -(con il 15% 13252 voti) è stato asse-gnato sempre dalla giuria il primopremio (3000 euro); il Progetto AJEI-CYJ5 (con lo 0% - 64 voti) ha avuto ilsecondo premio (2000 euro); il Pro-getto AP25LS74 (con l'1% - 1139 Vo-ti) ha avuto il terzo premio (1000 eu-ro).

Di questo voto on-line colpisconodue cose: 1) il progetto più votato nonha vinto nulla, il vincitore del secon-do premio ha avuto solo invece 64voti; 2) il tempo della valutazione perla votazione. Precisiamo meglio que-st'ultimo punto. Nel sito messo a di-sposizione degli “elettori” erano pre-senti 33 progetti, ognuno di essi eracomposto da tre tavole e una relazio-ne di circa una pagina A4. Abbiamocronometrato solo il tempo (circa 2minuti) necessario per apertura delle132 tavole (33x 3 tavole + 33 relazio-ni) e loro rapidissima analisi. Per vi-sionare, solo visionare sottolineiamo-

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Appuntazzi Una tavola “amorosa” di Gianluca CostantinispagineLecce, 18 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 29

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TournèeLecce, 18 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 29

Parlare di Rina Du-rante mi emozionasempre. E’un’emozione chenon so descrivere,un richiamo forte,

un tum tum nel petto che diventasempre più forte ogni volta che so-no a due passi da lei nelle parole dichi la racconta, nelle immagini dichi la ritrae, nelle letture dei suoiscritti che faccio con dedizione datempo, da quando, ragazzina, leg-gevo le sue opere conservate nellabiblioteca comunale di Melendu-gno, così difficili da trovare altrovee ora introvabili anche lì, con desi-derio di scoperta di luoghi che nonriuscivo ancora ad amare e conl’adorazione frammista a timore re-verenziale per una donna che riscat-tava ai miei occhi un paese che miha più tolto che dato.

Quel maledetto timore che mi hafatto restare lontana da lei la voltain cui, ventenne, l’ho ascoltata e sonrimasta lontana: allora mi è manca-to il coraggio di dirle grazie per lasua letteratura e la sua poesia. Houmilmente scritto di lei per le picco-le testate con cui ho collaborato inpassato, ho curato piccoli eventi alei dedicati e ho continuato a cerca-re nel territorio le sue tracce, adamare il suo vivere.

Tra le persone a lei care, sempredisposte a raccontarla, a ricordarnela testardaggine e la stramberia,l’impegno socio-politico e la deli-catezza delle lettere, l’innovazionee la passione che metteva nelle co-se, ho incontrato Caterina, qualcheanno fa, in non ricordo più qualemanifestazione o interesse comune,sicuramente intessuto di Rina. Ca-terina che la ritrae nei suoi docu-mentari, Caterina che capisce chesu me può contare se c’è da raccon-tare Rina, Caterina che viene a Me-lendugno per occasioni diverse inmemoria della Durante e che mi in-vita a Lecce e dintorni quando siparla di Malapianta o Tramontana.

Caterina che conosce il sogno diRina, il desiderio del ritorno all’iso-la dell’infanzia, l’albanese Saseno,mai esaudito forse perché i tempinon erano buoni o più semplice-

rato la sua vita sull’isola. Ciò chemi è entrato dentro è l’abbracciodello sguardo di Caterina quandosono entrata in sala, il sorriso chemi ha fatto sentire a casa, che mi haregalato un momento magico, fami-liare, di quelli che non so spiegare,che fanno fare tum tum al cuore ap-punto.

Da Feltre a Firenze per respirarel’aria che mi riempie i polmoni diuna passione sempre fresca quandosi parla di Rina, per non sentirmipiù straniera in una città non mia sedella mia illustre cittadina si parla-va come di un’amica, con ammira-zione e commosso ricordo.

Una serata che non scorderò, incui Rina era presente con forza tralo scorrere delle immagini e delleparole sussurrate a ricordarla, a tes-sere il filo rosso che, grazie a lei, trame e Caterina resta nel tempo, mal-grado l’alternarsi delle assenze allefrequentazioni dettato dagli impe-gni quotidiani, che diventa più forteogni volta che ci scriviamo una mailo ci regaliamo una telefonata, ognivolta che entriamo, in punta di pie-di, nell’isola sconosciuta ai più cheè stata la preziosa vita di Rina,un’esistenza che merita di essereraccontata anche oltre i confini sa-lentini.

di Dora Elia

Finalmente vicina

L'isola di Rina - Ritorno a Sasenodi Caterina Gerardi

presentato a Firenze lo scorso 27 marzo negli spazi della Galleria La corte

Ad illustrare, la prima paginadel libro d’arte dedicato a Rina Duranterealizzato da Ilaria Martina,Claudia Rizzo,Elisabetta Taurino, Jacopo Torre e Costanza Winspeare,allievi del Liceo Classico Palmieridi Lecce, per il Concorso Toponomasticaal Femminile, Sulle vie della paritàedizione 2013 – 2014.Il libro sarà premiato lunedì 26 maggioa Roma in una cerimoniache sarà ospitata nell’Aula Magnadell’Università Roma 3.

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mente perché, come spesso acca-de col trascorrere delle stagioni,si conosce davvero il luogo in cuici si vedeva bambini e non lo siassolutizza più come la terra feli-ce a cui siamo stati strappati, macome una parte di noi che non c’èpiù e che deve lasciare il posto ailuoghi del passato più recente edel presente ultimo.

Lo dico forse più per me, chesognavo di tornare a Milano doveho passato i primi anni della miavita, città che mi sembrava da so-gno e che ora che sono “grande”,e la conosco per ciò che è davve-ro, non potrebbe essere mai il mioluogo, non a discapito del miomare. Ma questa è la mia storia.

Il sogno di Rina è altro, la sfidadel ritorno in quell’isola militare

il cui ingresso era interdetto ai piùl’ha forse accompagnata fino allafine e Caterina, dopo anni di ri-chieste, ricerche, lavoro caparbioriesce a realizzarlo, è a Saseno, nevisita le strade, le case distrutte, ilverde che ricorda quello dellepasseggiate di Rina per arrivaredall’entroterra al mare. Ci riportal’immagine di una terra selvaggiache sembra abbandonata, poco re-sta di ciò che cullava l’infanziadella nostra amica. Ciò che più micolpisce è che la pellicola di Cate-rina, questa volta, la guardo a Fi-renze, in una galleria piena digente che non conosce Rina, mache sembra amarla quanto noi,che ascolta con attenzione la let-tura degli stralci dei suoi raccontie degli aneddoti che hanno colo-

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«Perché dobbiamoportare ad ogni co-sto sulla scena uo-mini stupidi o uo-mini che fanno gliintelligenti; perché

dobbiamo ad ogni costo offrirequadri che suscitano riso o pianto;perché non portare invece sullascena degli uomini semplicementeintelligenti che non suscitano né ri-so né lacrime, ma semplicementefacciano pensare?»

Esordiva così il grande AntonPavlovič Čechov (1860 – 1904),mostrando nei suoi drammi la noiae la monotonia della vita dellaclasse dei proprietari terrieri nellaprovincia rurale russa, sottolinean-do l’abisso che separa le aspirazio-ni e i sogni di ogni personaggiodalle loro effettive realizzazioni.

Salvo il primo fallimento di Caj-ka (Il gabbiano), l’opera trionfò aMosca prodotta dal Teatro d’Arte,che in seguito mise in scena altritesti di Čechov : Djadia Vanja (ZioVania, 1897) nel 1899, Tri Sestry(Le tre sorelle, 1901) e Visnevyi (Ilgiardino dei ciliegi, 1904); gli ulti-mi due scritti appositamente per lacompagnia di Stanislavskij.

Il legame di Čechov con il Tea-tro d’Arte si fece ancora più strettoquando lo scrittore sposò OlgaKnipper, una delle migliori attricidel gruppo. Oggi la fama diČechov è affidata soprattutto aquesti quattro drammi, ci lavoròcon cura fin nei dettagli; i drammi,esteriormente semplici, sono den-si, fitti ed intensi. I personaggi so-no responsabili e stimolati, e nellecontroversie delle loro emozioniappare la rivelazione dell’interodramma. E forse per lui il drammanon era nulla, lo concepiva tra tan-te altre preoccupazioni domesti-che.

***Il bacio dato ad una bella fan-

ciulla di giorno mi faceva presagi-re una vita densa di piaceri e coin-volgimenti amorosi. Ma poi, inve-ce…

«Qui il tempo c’è, ma non acca-de niente! Perché? C’è solo il tem-po che passa; non c’è gloria pernessuno». pensavo.

«Tanto… il tempo devi passare»dicevano gli altri.

Già! Bisogna ammazzare il tem-po, invece il tempo ammazza noi enoi non ammazziamo mai il tempo.Facevano passare il tempo tenen-

dosi occupati, non occupandolo.Qualsiasi cosa andava bene per te-nersi impegnati: così che tutte leidiozie lo riempivano, quel tempo.Credevano di ingannare il tempo,ma il tempo ingannava loro.

Un tempo per gli stupidi o perquelli che si credono intelligenti:un tempo vuoto, che abbisogna diessere riempito; non adatto per uo-mini semplicemente intelligentiche semplicemente pensano e fan-no pensare.

Ed io vacillavo.

Decisi di allontanarmi da questegenti. Quando andavano al marecambiavano solo aria, ma tali re-stavano. «Ma come si fa a non ave-re interessi?», pensavo. Non esse-re colti da una curiosità, da una vo-glia. Andavano in città solo per fa-re una passeggiata, sempre sullasolita via, quella principale che ta-glia in due il centro. Eppure ditempo c’è n’era.... Ma preferivanoche passasse… invano.

Da allora non ho sofferto più lasolitudine, ma la moltitudine.

Nella solitudine il solitario divora se stesso,nella moltitudine lo divorano i molti. Ora scegli

F. Nietzsche

Anton Pavlovič Čechov

Il tempo di Antonio Zoretti

Pensamenti

Volevo essere me stesso, poichétutti gli altri erano già occupati –dal nulla s’intende. «Nella solitu-dine il solitario divora se stesso,nella moltitudine lo divorano imolti. Ora scegli» diceva WilliamFriedrich Nietzsche. Ed io scelsi.Non potevo sopportare questa par-tecipazione. Le loro realizzazioniera elementari, la loro esistenza eraelementare. Lavorare, riposare, fa-migliare, oziare.

Ma questo lo praticano anche glianimali… mangiano, dormono, fe-condano, abbaiano. Elementare,troppo elementare. Ed io non vole-vo essere come loro, io non ero co-me loro, come i loro padri, i lorononni.

Io volevo mettere in scena undramma. Si, un dramma che risve-gliasse le menti, che colpisse le co-scienze, animasse i corpi degliastanti e annullasse l’apatia conge-nita imperante.

Già! Altrimenti, tutto il resto ènoia – diceva Giacomo Leopardi (enon Franco Califano, come moltistolti credono). Di questo si tratta,alzare il livello delle genti, farnealtre, evolverle dagli schemi ese-guiti a dovere per millenni. Invasa-ti da tabù, pregiudizi, afflizioni, lemoltitudini tardano, e non poco, adaffacciarsi all’incognito, al miste-ro, son mancanti; mancano da sem-pre, queste folle mariane, assenti.Arduo compito, sì; ma io farò que-sto.

Farò loro recitare un dramma,simile alla loro morte. Davanti ame. Ne seguiranno il contegno, litoccherò nel vivo, se appena unfremito li sorprenderà nella co-scienza. Così reagiranno, ed ioavrò reso loro servigio. Facile, fa-cile, troppo facile.

Basterà sculacciarli per sorpren-derli? Eccedendo il linguaggio?Vanificando tutta la loro rappre-sentazione del reale? Ridicolizzan-do ogni attività del loro e del no-stro tempo?

Della vita che vuol ancora inter-dire loro la possibilità di pensare,esasperandoli nella ripetizione os-sessiva delle loro manie quotidianepuntualmente rispettate ed esegui-te. Un oltraggio irrappresentabileper loro, un attentato alla loro uni-ca vita. Quest’oltraggio costituisceper loro una esistenza degenere,fuori da ogni visione e ordine sta-bilito.

Voglio perseguire quest’idea de-

Lecce, 18 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 29

e gli altri

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votamente, per coglierli di sorpre-sa, così che finalmente reagiranno.

E’ tardi? Troppo tardi? No! Mifarò loro innanzi, offrendo il dram-ma della loro vita, manovrerò il ti-mone come un marinaio nato. Liguarderò attentamente, farò un cal-colo matematico. E’ inutile? Trop-po inutile? Si sentiranno incapacidi tollerare altre passioni che fer-vono in loro? O, con loro sorpresa,finalmente penseranno invece diannegare. Rientra nell’ordine dellanatura – io pensavo; si scuoteran-no, in fin dei conti non sono di pie-tra. Risvegliandosi, in silenzio, inmemoria a Giacomo. Perché lorosapevano che Giacomo desideravaaltro; e sapevano che egli nella suasoddisfazione non avrebbe degna-to d’uno sguardo né loro, né i loropadri, né altri. Loro devono crede-re ch’egli non fu solo un caso.

Forse i loro occhi presbiti po-

tranno discernerne chiaramente icontorni della vita, diminuendo ledistanze.

Che vedranno?E che penseranno? E che cosa mediteranno con

quella fissità, con quell’attenzione,in quel silenzio?

Osserveranno i loro padri, i qua-li, a capo scoperto, con il voltoscuro sulle ginocchia, stavano as-sorti a contemplare la tenue formadi vita, simile ormai a fumo di cosabruciata. E non chiedevano nulla.Stavano a guardare avanti, e forsepensavano: «Noi periamo derelit-ti», oppure: «Siamo arrivati. Sia-mo scoperti». Però non dicevanonulla. Si misero solo il cappello.Poi s’alzarono e rimasero ritti conle loro alte e impettite persone(proprio come in atto di dichiarare:«La vita non esiste» pensai io; «co-me se volessero slanciarsi nello

spazio» pensò un altro.) E i loro fi-gli s’alzerebbero anch’essi per se-guirli quando loro, agili come deigiovanotti, balzeranno in cielo conil volto in mano.

Dormire, dormire e mai pensare.Devo coglierli in un momento didebolezza, di abbandono e portarlia teatro per recitare un dramma,così profondamente scossi dall’ar-tificio scenico possano rivelare laloro defezione. E si sentiranno aun tratto spossati, dissolti; e sisforzeranno di guardare oltre ed’immaginare di sbarcare altrove,stanchi nel corpo e nello spirito.Però alleviati d’un peso. Sentiran-no d’aver dato alla platea tuttoquanto loro avevano desiderato didare, l’alba di un altro giorno,quando loro erano partiti. Dovran-no raggiungere l’approdo. Non sisentiranno ingannati. Non avrannobisogno di spiegarsi. Avranno pen-

sato le stesse cose; e, senza che lo-ro formulino domande, i fattiavranno dato loro già risposta. Erimarranno l’un l’altro a fianco,stendendo le mani su tutte le debo-lezze e le miserie dell’umanità; epotranno finalmente considerare illoro finale destino.

«Ecco, ho coronato l’opera»,pensai. Eccolo là il mio ‘dramma’.Eccolo là con tutti quanti, e la loroambizione d’esser qualcosa. «Fini-rà in soffitta», penserà qualcuno,«sarà distrutto». E poi, ripresi io:«Che importa?». Guardai il teatro:era deserto. Guardai il testo: eraconfuso. Con intensità repente,quasi che mi fosse dato di vederchiaro per un attimo solo, tirai unalinea là, nel mezzo. Il dramma erafinito, compiuto. «Sì» pensai, po-sando la penna, «ho avuto anch’iouna visione».

pagine n° 10 e 11

Isaac Levitan, 1892 - Paesaggio russo

spagine

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pagina n° 12

Alla Biblioteca dell’Istituto Antonaccil’esperienza pittorica di Marcello Congedoda mercoledì 21 maggio, alle 18.30

Giovedì 22 mag-gio dalle 19.00,sarà ospite delFondo Verri, An-tonio LucioGiannone - pro-

fessore ordinario di Letteraturaitaliana contemporanea pressoil dipartimento di Studi Umani-stici dell’Università del Salento- per la presentazione del suosaggio “Fra Sud ed Europa. Stu-di sul Novecento Letterario Ita-liano”, edito nel 2013 da Milel-la.

***Il libro comprende una serie

di studi su alcuni tra i maggioriscrittori meridionali del Nove-cento inseriti in una dimensionenazionale ed europea. Tra que-sti figurano: Vittorio Bodini,Girolamo Comi, Salvatore Qua-simodo, Leonardo Sinisgalli,Rocco Scotellaro, Michele Sa-ponaro e Cesare Giulio Viola.

Tutti autori che con la loropratica letteraria e umana riu-scirono a stabilire, in misura di-versa l’uno dall’altro, tra la lo-ro terra, che in alcuni di essi di-venta motivo di canto e d’ispi-razione, e la più avanzata cultu-ra letteraria nazionale ed euro-

pea.“Il Sud ci fu padre/ e nostra

madre l’Europa”, scriveva Bo-dini in due memorabili versi diuna poesia intitolata “Tropporapidamente”, compresa nellaraccolta “Dopo la luna” del1956, mentre Quasimodo, inuna lettera inviata il 9 maggio1955 proprio al poeta leccese,che lo aveva definito “l’inizia-tore della poesia meridionale”,sosteneva di credere in un “Sudche diventa europeo”.

Con l’autore interverrannoMauro Marino e Simone Giorgi-no.

Nel mese di Maggiodedicato alla rifles-sione delle 8 uto-pie, il comitatoLecce 2019, con labiblioteca dell’Isti-

tuto Antonacci, riflettono sull’espe-rienza pittorica dell’artista MarcelloCongedo il quale alle sue opere as-socia la scrittura braille.

È, questa, una soluzione, una sol-lecitazione estetica, che rinvia allafilosofia di Polistopia.

Polistopia, è la città aperta a tutti,in tutte le occasioni, con la respon-sabilità culturale di trasformare lepersone con speciali bisogni in per-sone con abilità speciali, e nellaquale la cultura dell’avidità diventacultura della generosità e solidarie-tà.

La mostra personale di MarcelloCongedo sarà allestita nella biblio-teca braille dell’istituto per ciechi“Anna Antonacci” di Lecce. Lachiave della sensibilità al brailledell’artista è nel quadro “scribo ergosum”. Già nel lontano Platone lascrittura era legata all’Essere e ge-nerava le identità distinguendole.

Nei libri la scrittura racconta lavita e promuove il desiderio dellabellezza. Sulle sue tele MarcelloCongedo, dopo averle realizzate, so-vrappone dei fogli scritti in braille edopo averli tagliati segna con puntirossi il richiamo della presenza delcodice braille. La pittura materica

associata al braille rinvia verso lapercezione aptica cioè del tatto equindi favorisce una certa accessibi-lità alla lettura dell’opera vissutanella sua sollecitazione esteticaquindi come emozione di bellezza.

Gli occhi vedono, le mani cono-scono. Vedere e toccare vale comeapprofondire l’opera d’arte che è

narrazione di emozioni, rappresen-tazione di sogni, forza di sentire ildesiderio come bellezza che meravi-glia l’anima. L’arte è la meravigliache racconta il nostro tempo creati-vo ed è bello quando la bellezza èprofumo della vita. L’arte apre l’ar-madio prezioso della nostra memo-ria e l’anima, come in un lago, si

specchia, si fa corpo, diventa rap-presentazione di immagini di bellez-za. Il braille e la pittura ci racconta-no : danno voce al nostro intimo piùprofondo ed anche il buio si fa nar-razione di immagini personali. Labiblioteca braille dell’Antonacci èspeciale perché è un vero museo dellibro braille. I volumi negli scaffalidicono infatti che la cultura vince lacecità e promuove l’uomo: lo libera.

L’appuntamento, il 21 maggio al-le 18:30 all’Antonacci per discute-redi arte, di educazione alla letturadelle opere d’arte. Per confrontarsisui linguaggi, sui metodi e sulle me-todiche dell’accessibilità alle opered’arte e quindi ai musei.

Un contributo di stimolo e di ric-chezza sarà portato dal Professore distoria dell’ arte contemporaneadell’Università del Salento Massi-mo Guastella il quale oltre ad averecompetenze e sensibilità per le cul-ture dell’accessibilità dedica mo-menti di ricerca sul rapporto dei di-sabili verso le arti. Un contributo si-gnificativo poi verrà dal mondo del-le Associazioni interessate alla ac-cessibilità perché tutti siamo impe-gnati a costruire una città capitaledella cultura europea accessibile pertutti gli eventi culturali e soprattuttocon la grande scommessa di cancel-lare dal vocabolario sociale della vi-ta urbana le parole “emarginazione”ed “esclusione”.

Lecce 2019 - Mese delle utopie

Fondo Verri Giovedì 22 maggio incontro con Antonio Lucio Giannone

Dal Sud all’Europa

La pitturadel Braille

Lecce, 18 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 29

di Luigi Mangia

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Omaggio a Eugenio Barba e all’Odin Teatretnel Cinquantenario della fondazione del gruppo

Visioni oniricheinseguonoil nostro perdercinel’anfratto del nulla cosmicocon onde oceaniche percuotenti la battigiasullo sfondo di orizzonti senza sensocon noipoveri cristiche tuttaviapercorriamo difficili sentieri.

La danza della Madonna neraè come il tremolio del titimaglio:ti scuote la mentedivora l’animabrucia i sensi.

Il regista della zatteraè lì seduto per terraalla ricerca della radice diversalecon i suoi attoriche gli danzano attorno con i fiori in mano.

Cerca ancora il seme della vitadentro il pozzo del pinetodisperando della speranzadi un salvataggiosu un’isola di mutisotto un manto d’azzurroche vortica nelle dorate trombe.

Sìè certoche il Sìsta dentro il Nocome il no sta nel nullae la Fine è nel Principiodi una speranza cronicadi un dolore che sta in noiannegante l’Universalità.

La Vita Cronica

Lecce, 18 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 29

Teatro e Poesia

di Maurizio Nocera

spagine

Anteprima della prossima uscita de La Contrada del Poeta

Poiviene la luce del domaniomeglioviene il domani della lucenell’insperata comprensibilità.

Lecce, 9 novembre 2011, h. 24[dopo aver visto a Lecce,

ai Cantieri Teatrali Koreja,lo spettacolo La vita cronica,

dell’Odin Teatret, regista Eugenio Barba]

Eugenio Barba

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Lecce, 18 maggio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 29

Copertinapagina n° 14

INCONTRIspagine

Oggi, dome-nica 18maggio inpiazzasant'Oronzo a Leccedalle 15.00fino alle 24

si svolgerà il Rainbow Day, un'inizia-tiva volta a sensibilizzare ed infor-mare le persone riguardo le tematicheLGBTQ (Lesbiche, Gay, Bisex,Trans, Queer). L'evento, organizzatodall’associazione LeA- Liberamente eApertamente grazie a Lecce 2019 -Pagina Ufficiale e con il supporto diAgedo Lecce e Arcigay Salento LaTerra di Oz, è stato pensato come unagrande festa: giochi da fiera, estempo-ranea d'arte, biblioteca vivente, "mi-crofono aperto", esibizioni musicali,di ballerini e di artisti di strada e moltoaltro animeranno la piazza principaledella città, che in quella giornata sitrasformerà in un luogo inclusivo edaccessibile, così come previsto da una

delle otto Utopie cardine diLecce2019, POLIStopia.Il Rainbow Day sarà anche l'occa-sione per presentare una raccoltafirme per alcune petizioni, quali: regi-stro unioni civili, sportelli LGBTQ ,casa dei diritti.L'evento terminerà con un momentodi riflessione durante il quale le asso-ciazioni proponenti delineeranno ilmotivo e lo scopo della giornata.Le associazioni LeA- Liberamente eApertamente, Agedo Lecce e ArcigaySalento La Terra di Oz si occupano didifendere e promuovere i diritti dellepersone lgbtq e combattere ogniforma di discriminazione delle per-sone omosessuali e transessuali, me-diante iniziative di vario tipo, qualiinterventi nelle scuole con professori ealunni, dibattiti, cineforum, mostre,workshop e tanto altro.

***É sempre più importante creare dellecollaborazioni tra le associazioni delterritorio, in un'ottica di condivisione

di idee, di progetti e di iniziative, ed èda questo che nasce il Rainbow Day:costruire visioni comuni partendo dalproprio punto di vista per arricchirlocon quello degli altri, con la possibi-lità di avere una visione della comu-nità più articolata, con le sue risorse ei suoi problemi, ricordando che siamotutti cittadini della POLIS e che a tuttiva riconosciuta la stessa dignità e ri-spetto.Sono tante le realtà – locali e non –che hanno accolto con entusiasmol'iniziativa, sottoscrivendo e soste-nendo le petizioni.

***Hanno aderito fino ad ora:Amnesty Lecce, AnywayAccessalento, ASSAY, Big Sur lab,Casa Delle Donne Lecce,CulturAmbiente Onlus FedervitaPuglia, Differente Mente, DNAdonna,Eleonora Magnifico, ELSA Lecce,Emanuela Gabrieli, EMS EnteModelli Sostenibili, Fallin' Bomb!,Frame Bologna, Greenpeace - Gruppo

locale di Lecce, Halo Reverse,ImprovvisArt Cooperativa, ISTI-TUTO CORDELLA FASHIONSCHOOL , Laboratorio Di Danza, LaScimmia - artistic project, La Svolta-Shaker Lab, LaGirandolaAssociazioneVolontariato, Le cosecambiano, Le'nticchie - catering etico,Lei disse sì, Lila Lecce, ManifattureKnos, Mauro Marino-Fondo Verri,Metoxè, Micheal and the Theet, No atutti i razzismi, Officine CulturaliErgot, SALOMÈ- pe(n)sa differente ,SEYF - South Europe Youth Forum,Terra Del Fuoco Mediterranea, TobiaLamare, WWF - Lecce, Zei SpazioSociale

Media Partner del Rainbow Day: IMOVE PUGLIA.TV

La manifestazione rientra nel Mesedell’EUtopia di Lecce2019.

Oggi, dalle 15.00 alle 24.00,in Piazza Sant’Oronzo, a Lecce una raccolta firme il registrounioni civili, per gli sportelliLGBTQ e per la casa dei diritti