Spagine della domenica 05

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della domenica 05 - 24 novembre 2013 - annoI n. 0 Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri s p a g i n e Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri Enrico CP Carpinello per la locandina di Washing by Watch - a cycle of videoart and photo screening a cura di Valeria Raho e Francesca De Filippi alla Lavanderia Jefferson

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Una lavatrice Jefferson in una foto di Carpinello per la copertina delle Spagine della domenica 05

Transcript of Spagine della domenica 05

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Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verrispa gine

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òdaro e A.Verri

Enrico CP Carpinello per la locandina di Washing by Watch - a cycle of videoart and photo screening a cura di Valeria Raho e Francesca De Filippi alla Lavanderia Jefferson

Operazionetrasparenza

Lecce, 24 novembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 05

Ambiente Il senatore Maurizio Buccarella rende note le foto aereeche rilevano possibili zone di interramento di rifiuti tossici nell’area di Supersano

Operazione traspa-renza su rifiuti tos-sici e crimine orga-nizzato in Salento,Puglia. Il Movi-mento 5 Stelle

mette in Rete, a disposizione di tutti icittadini, le foto aeree relative alledeposizioni del collaboratore di Giu-stizia Silvano Galati.

L'operazione trasparenza è stataavviata dal vice presidente dellaCommissione Giustizia del SenatoMaurizio Buccarella, che una voltavenuto in possesso della documenta-zione ha deciso di renderla pubblica.

Il documento prodotto nel 2008dalla DDA di Lecce per la Com-missione Bicamerale per il ciclodei rifiuti, evidenzia con foto aeree,le zone dove secondo le indicazionidi Galati potrebbero essere pre-senti rifiuti tossici nel sottosuolo.

Col recupero di queste mappe,si rende pubblico un altro pezzettodi verità a tutela degli interessi deicittadini del Salento che per trop-po tempo sono stati abbandonati etenuti all'oscuro di veritàscomode.

Nelle immagini MIVIS (Multi-spectral Infrared and Visible Ima-ging) del Comando Carabinieri Tute-la Ambiente di Napoli, scattate nel-l'estate 2004 ed elaborate dal CNR,sono indicati i terreni che presen-tano una temperatura superiore aquella media delle aree circostanti.

I luogi ritratti riguardano il comu-ne di Supersano (Lecce), fra la Mas-seria denominata "Li Belli" e la vici-na pineta, luogo del presunto interra-mento illecito di rifiuti pericolosiprodotti da un'azienda del settoreproduzione e cromatura di fibbie perscarpe e borse, il cui titolare è statocondannato in via definitiva.

Figura n°3 del dossier: Infrarosso a falsi colori.Dettaglio dell’area di studio con evidenziatain rosso la vegetazioneed in ciano le anomalie termiche

Nell’immagine a lato:Figura n° 4 del dossier - Infrarosso termico(principal component) in scala di grigio.La gradazione della temperatura vadal nero, basse temperature,al bianco, alte temperature.

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Il verbale integrale dell'inter-rogatorio de-secretato aCarmine Schiavone si trovaaquesto link: http://leg13.camera.it/_bicamerali/rifiu-

ti/resoconti/Documento_unifica-to.pdf

Leggerlo è istruttivo, rimangonotuttavia inquietanti interrogativi, peresempio, il signor Giorgio Napolita-no all'epoca era ministro degli inter-ni, come mai secretò tutto quanto?

E i ministri degli interni che lo se-guirono (Iervolino, Bianco, Scajola,Pisanu, Amato, Maroni, Cancellieri,Alfano) e i loro presidenti del Con-siglio (Prodi, D'Alema, Berlusconi,Monti e Letta) perchè acconsentiro-no a nascondere tutto sotto una col-tre di silenzio?

Forse avevano il terrore che gliabitanti dei luoghi dove "fra vent'an-ni avranno tutti il cancro" si rendes-sero conto della situazione e si inal-berassero?

E i parlamentari progressisti han-no taciuto per disciplina di partito oche altro? Il vincolo di mandato nonesiste (per fortuna) in Italia.

Intanto la gente crepa di cancro.E ancora, come scritto da qualche

commentatore, quale differenza esi-ste fra il reato di tentato (o riuscitoparzialmente) genocidio e quello deitossico nocivi seppelliti ovunque?

Chi secreta e tace è vittima, com-plice o che altro? Domande inquie-tanti veramente.

Ci sono voluti i ragazzacci delCinque stelle a scoperchiare la pen-tolaccia. Succede con l'interrogato-rio Schiavone, succederà oggi, 22novembre 2013, per le documenta-zioni fotografiche relative alle cam-pagne di Supersano, nel Salento lec-cese, Maurizio Buccarella, senato-re cinquetellato, ha pubblicato su fa-cebook la notizia del ritrovamentodi tale materiale in Senato. Ma nonc'era una folta schiera di parlamen-tari salentini al lavoro in tutti questianni? Oltre a cinguettare fra loro

tossici, tenutosi presso l’Audito-rium Comunale di Casarano lo scor-so 10 novembre, che ha visto la par-tecipazione di tantissimi cittadini enumerose associazioni, il 18 no-vembre, in una affollata riunione, siè costituito formalmente il comitatoprovinciale “Liberi dai veleni e dairifiuti tossici” al quale aderiscono,oltre a centinaia di cittadini, anchele seguenti realtà associative:

LILT - Sez. Prov. di Lecce; Le-gambiente di Casarano; Comitatocivico “Io conto” di Ugento; Citta-dinanzattiva – Tribunale per i Di-ritti del Malato; Libera contro lemafie, presidio di Casarano; CSVSalento; Associazione SOS CostaSalento di Alessano; Associazione“Gaia” di Corsano; Comitato perl'ambiente e la salute di Taurisano;CSTSA Comitato Supersanese diTutela della Salute e dell'Ambien-te; Forum Amici del Territorio diCutrofiano; Forum Ambiente e Sa-lute; Associazione “Punto e a ca-po” di Vernole; Associazione “IdeeInsieme” di Casarano e tantissimiliberi cittadini.

In linea con quanto stabilito nellariunione di costituzione, il Comitatosi pone in un'ottica di collaborazio-ne con tutte le Istituzioni, da quellelocali (Comuni, Provincia, Regione,ASL), a quelle nazionali (Prefettura,Governo); al contempo il Comitatoribadisce con fermezza la volontàdi fare chiarezza su questa allar-mante vicenda, perché i cittadinihanno diritto di conoscere la veri-tà.

Per queste ragioni, si è provvedu-to a richiedere un incontro urgentecon il Presidente della Provincia edil Prefetto, per illustrare le preoccu-pazioni delle popolazioni dell'interaprovincia, e per chiedere estremachiarezza su quanto è emerso, affin-ché venga garantita la tutela dellasalute dei cittadini”.

di Gianni Ferraris

Lecce, 24 novembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 05

“Liberi dai velenie dai rifiuti tossici”

Ambiente Il 18 novembre in una affollato incontro si è costituito il comitatoprovinciale che riunisce centinaia di cittadini e un folto gruppo di associazioni

sulla linea del partito che altro face-vano?

Peccato che il senatore sia in unpartito guidato da personaggi stram-bi, altrimenti lo voterei!

Intanto, una notizia...

“I salentini dicono basta ai segretisui veleni e sui rifiuti e chiedono al-le Istituzioni un impegno deciso percontrastare l’incremento dei tumoricollegati con l’inquinamento

In seguito all'incontro pubblicosulla scottante questione dei rifiuti

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Figura n°2 del dossier: RGB a colori reali -Dettaglio dell’area con evidenziate in ciano

le anomalie termiche

“Quale differenza esiste fra il reatodi tentato (o riuscito parzialmente) genocidio e quello dei tossico nocivi

seppelliti ovunque?”

Chi secreta e tace è vittima, complice o che altro?

L’importante

Lecce è con Perugia-Assisi, Matera, Sie-na, Cagliari e Raven-na tra le città che ri-mangono in corsa perdivenire Capitale

Europea della Cultura nel 2019.Prima dell’appuntamento ro-

mano, c’è stato dibattito sullacandidatura della nostra città esul Bid Book, il libro con le pro-poste e i programmi.

Detrattori, sostenitori, indiffe-renti e via dicendo. In tutto que-sto parlare la città ha superato ilprimo step, nel 2014 ci sarà lasentenza definitiva.

Forse è prematuro parlarne,tuttavia non è tempo perso, po-tremmo sintetizzare la discussio-ne sul comprendere se la scelta èda rigettare tout court perchè ar-riva dalla maggioranza al gover-no della città, oppure se pensareal tutto come un’opportunità.

* * *Partiamo dalla considerazione

che Lecce, al di là e oltre il suovalore aggiunto che richiama tu-risti nonostante scelte urbanisti-che e politiche che sembrano vo-lerla penalizzare, (cito le colatedi plastica bianca in PiazzaSant’Oronzo, la mancanza di pi-ste ciclabili, la mancata pedona-lizzazione, una viabilità indeco-rosa per una città d’arte, parcheg-gi ovunque fin quasi sotto la co-lonna del Santo, marciapiedi incirconvallazione dove un passeg-gino non passa perchè sono trop-po stretti, allagamenti nelle stra-de ad ogni temporale, ad esempiovia Oberdan, provate a passarci apiedi durante un temporale, arri-verete a casa bagnati fradici), evia dicendo.

Troppe cose non funzionanonella città che è fra le più belled’Europa.

Questo detto rimangono i nu-meri citati nell’articolo di Quoti-diano di Puglia (http://www.quo-tidianodipuglia.it/lecce/capita-le_della_cultura_per_lecce_pro-getti_da_210_milioni_e_4700_posti_di_lavoro/notizie/360607.shtml).

Son di un’importanza immensaper una città ed una provincia che

soffrono una crisi epocale, casca-te di quattrini da investire e dipossibili posti di lavoro.

Non è poco veramente!Inutile dire che il ruolo della

politica è assolutamente essen-ziale ed inevitabile, e quellodell’amministrazione imprescin-dibile, allora come ci si pone cri-ticamente verso questa opportu-nità?

Se le cose funzionassero comedemocrazia prevede e come intel-ligenza chiederebbe, ci si siede-rebbe attorno ad un tavolo, mag-gioranza, opposizione, associa-

zioni culturali e del territorio,univesrsità ecc. e si farebbe ilpunto della situazione, si discute-rebbe sul come fare una commis-sione senza maggioranze preco-stituite, ma per competenze, unasorta di giunta esecutiva ed unconsiglio “di amministrazione”che controlli nella più ampia tra-sparenza gli appalti, le scelte, lenomine, le assunzioni. Il tutto fa-cendo sì che non si possa dire chetizio è stato assunto perchè cugi-no di caio e con un pacchettino divoti per sempronio.

Soprattutto, visto che si tratta

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Lecce Capitale Europea della Cultura 2019

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di Gianni Ferraris

spagine

di fare opere imponenti ed impor-tanti, la commissione deve con-trollare che ogni mattone, ognialbero piantato, ogni piccolissi-ma opera, dovrà avere una rica-duta futura per la città tutta.

Magari recuperare invece dicostruire, magari valorizzare an-zichè abbattere.

Mi torna in mente la svavillan-te Torino di Italia ’61, nel cente-nario dell’unità il capoluogo pie-montese fece opere faraoniche,da palazzo Vela alla monorotaia evia dicendo. Un intero quartieretrasformato per quell’anno di fe-steggiamenti, miliardi spesi. Do-po il ’61 e per vent’anni tutto ini-ziò a decadere, inutilizzato, salvopoi utilizzarlo in buona parte peraltri scopi. Questo non si deve ri-petere assolutamente. La pro-grammazione e la progettazionedebbono essere al servizio dellacittà e della provincia negli annia venire. Questo e altri saranno itermini della discussione, e daqui occorre partire per compren-dere se lasciar fare tutto quantoad una parte sola osservando dafuori e criticando, oppure ren-dendosi protagonisti del combia-mento (perchè di questo si tratta).

Una bella scommessa ed unmodo di lanciare non una sfida,piuttosto l’opportunità di cam-biare il modo di concepire la po-litica stessa, l’amministrazione.Vediamo chi dirà no. Penso chelasciar fare dicendo che sono co-se che non ci riguardano potrebbeessere un boomerang se quesiquattrini verranno spesi male, da-ti in mano ai soliti noti, senzacontrolli sulla legalità e sullespese, sono però pubblici, di tut-ti. In sostanza, Lecce è in ballo,se vincerà l’ultimo giro di danzasi può avere l’opportunità dichiedere e pretendere una giustacollaborazione paritaria, o lasciarfare, offrendo ad altri la possibi-lità di progettare il futuro di tutti.Chi rinuncia a questa opportunitào la respinge, si assumerà tutte leresponsabilità del caso.

Chissà forse sono sono pensie-ri in libertà, utopia, però ci si puòpensare.

Ad illustrare un’opera di Fulvio Tornese - Il resto non conta

è parlarne insieme

Se le cose funzionassero come democrazia prevede...

Nella così detta torremozza del castello“Carlo V” di Lecce,su una delle suequattro pareti peri-metrali, c’è un pic-

colo e profondo vano (forse un tem-po era una delle finestre della torre)di quella che si potrebbe definire unacappella. Essa è sollevata di quattrogradini rispetto al piano di calpestiodell'ambiente.

Nella parete di fondo, inquadratada un ordine architettonico dipintoche gira sulle pareti laterali (oggi par-zialmente esistente), è la rappresen-tazione di una Pietà (la Vergine con ilCristo sulle sue gambe) alle cui spal-le è un paesaggio collinare. Nei late-rali sono rappresentati: a sinistra sanFrancesco di Paola, a destra san Pa-squale Baylon; la presenza di questisanti, piuttosto che altri, specificameglio la devozione della commit-tenza.

L'esecutore probabile di tali dipin-ti potrebbe essere il copertinese Ber-nardino Greco, attivo fra la secondametà del Seicento e la prima del se-colo successivo, autore di un auto-grafo ciclo pittorico nel chiostro delconvento dei Paolotti a Grottaglie,utile riferimento per questa attribu-zione e non solo.

Allo stesso artefice copertinesepotrebbero, infatti, essere attribuitianche quei dipinti murari che, nel pa-lazzo dei Celestini a Carmiano, sono

caratterizzati da un singolare gioco diputti (motivo spesso ricorrente nellavasta produzione di questo artista). Sisegnala, infine che sulla stessa paretein cui si trova la cappella del Croci-fisso, a sinistra di quest'ultima e inprossimità di uno dei quattro pilastridi sostegno della volta, è una iscri-zione incisa su un blocco di tufo divi-so verticalmente in due parti di diver-sa larghezza.

Nella parte di sinistra, quella mag-giore, su quattro righe si è inciso: “LEONARDUS / CASTALDUS DE /MARI(G)LIA / NO”; in quella de-stra, la minore, su cinque righe si leg-ge:” M / CC / CC / LX / XX”. Primadella “M” e al centro delle quattro“C” sembra scorgersi un cerchio “o”di più piccole dimensioni rispetto aicaratteri principali con cui è scrittol'anno.

Leonardo Castaldo potrebbe esse-re il costruttore e forse anche il pro-gettista della volta ed è originario for-se di Marigliano (Napoli). L'annoscritto a caratteri romani nella partepiù stretta dell'epigrafe è il 1480, an-no fatale, per Terra d'Otranto e nonsolo, perché fu quello in cui avvennel'invasione turca di Otranto.

Un particolare ringraziamento al-l'architetto Ninì Elia, dirigente delSettore Cultura del Comune di Lec-ce; al prof. Paul Arthur e alla sueequipe.

[email protected]

di Fabio A. Grasso

pagina n° 5Lecce, 24 novembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 05

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L’arte di Costruire la città Lecce, Castello CarloV°Bernardino Greco e la cappella del Crocifisso nella torre mozza

A fianco la Cappella del Crocifissoe sopra l’epigrafe che reca la “firma”di Leonardo Castaldo

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Due anni fa, si era inchiusura del 2011,moriva Aldo Bello,una delle più signi-ficative figure dellacultura salentina,

una di quelle che non sfigurano tra legrandi firme del giornalismo italiano.Operatore culturale anche; e di pri-missimo piano. Con lui moriva “Apu-lia”, la rassegna trimestrale dellaBanca Popolare Pugliese, da lui fon-data nel 1974 su incarico di GiorgioPrimiceri, presidente della BancaAgricola di Matino, poi, diventata incostante cambiamento e crescita l’at-tuale Banca Popolare Pugliese. Nac-que come rassegna bancaria, ma nontardò a mostrarsi in ogni altra voca-zione culturale salentina, senza per-dere i caratteri primigeni. Per 37 anniil Salento conobbe i nomi più presti-giosi dell’economia mondiale attra-verso “Apulia” e attraverso “Apulia”il mondo conobbe il Salento, la suacultura, i suoi paesaggi, le sue storie,il suo contributo alla nazione.

Sul perché si volle seppellire conAldo Bello anche la sua “creatura”non vale punto soffermarsi. A me vie-ne di pensare che fu anche un atto diriconoscenza da parte della Banca neiconfronti di un grande uomo di cultu-ra, che aveva lavorato con lealtà e spi-rito di servizio per rendere più bello epiù importante l’azienda nella qualesi era identificato. Insieme con lui fudunque sepolto il suo “utensile” piùusato, al modo degli antichi, dagliegizi agli etruschi, ai messapi, ai ro-mani, con nella tomba gli oggetti piùfamiliari e più cari all’estinto. Piùprosaicamente la nuova direzionedell’importante istituto bancario hainteso cambiare strategia comunicati-va col territorio, puntando su una di-versa e più diretta visibilità, e ha crea-to la “Fondazione” che di GiorgioPrimiceri ha preso il nome, con obiet-tivi più sociali, di solidarietà e assi-stenza, in linea con le esigenze deitempi nuovi. Che purtroppo restrin-gono sempre più gli spazi del belloper l’avanzare del bisogno e della do-

che le informano di fresca sincerità.Ovvio che l’autore avesse la sua cul-tura, le sue reminiscenze e soprattuttole sue esperienze.

Don Giorgio Primiceri non restanella storia di questa nostra terra co-me poeta, questo è chiaro – troppa lu-ce proviene dalle sue grandi e impor-tanti realizzazioni nel campo dellapromozione economico-finanziariaper consentire ad una fiammella difarsi notare – ma offre un esempiodella straordinaria poliedricità del-l’uomo salentino. Quando si cerca didefinire la salentinità non si dovrebbetrascurare questi esempi, che contri-buiscono a delineare un profilo antro-pologico assai attendibile.

La banca, i soldi, gli investimenti,il lavoro, l’imprenditoria, la crescitasociale; ma anche la religiosità dellavita, la solidarietà, il mettersi a dispo-sizione degli altri, l’impegno per ren-dere competitiva la propria terra, ilfarsi faro di luce per aiutare gli altri a

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Cultura&Territorio

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di Gigi Montonato

Una fotografia di Sergio Stamerratratta da Apulia settembre 2009

Due anni fa moriva Aldo Bello

e con lui Apulia, la rassegna trimestrale

della Banca Popolare Pugliese,

da lui fondata nel 1974 su incarico

di Giorgio Primiceri, presidente della Banca

Agricola di Matino e poeta

manda dell’utile; settore, questo, nep-pure prima trascurato dalla Banca Po-polare Pugliese. Un aggiornamentonello spirito e nella memoria di DonGiorgio, che avrebbe approvato, nonsenza qualche dispiacere.

Pochi oggi – ovvio che ci riferiamoal pubblico più vasto – ricordano chel’illuminato uomo di Matino amavala poesia ed egli stesso si cimentava ascrivere versi, preferibilmente in dia-letto, di apprezzabile fattura formalee rivelatori di significativi contenutiumani. Nel 1985 pubblicò, per farneomaggio ai dipendenti della Banca,una plaquette intitolata “Divagazio-ni”, che in poco tempo raggiunse cin-que edizioni, passando dalle iniziali84 pagine alle 260, con un’intervistafinale del buon Osvaldo Giannì, caroe indimenticato amico e collega.

Il bello di queste poesie è che sonoscritte apparentemente alla buona,senza ricerche formali e stilistiche,così in maniera spontanea, coi versi

non naufragare: ecco i temi delle “di-vagazioni” di un banchiere.

Nelle poesie di Giorgio Primiceriemerge ciò che in un certo senso hapresieduto alle sue opere, ciò che hadato un senso ad esse, la linfa spiri-tuale che ha fatto crescere l’albero, loha mantenuto verde e carico di frutti.

Il bene, la ricerca del bene, fare ilbene: ecco la cifra di un’esistenza.“Che senso avrebbe se passasse inva-no / L’incontro misterioso col Signore/ Se non sentissimo di richiamare /L’umile nostra vita verso il bene, /Verso il mistero della redenzione?”(L’ora di Dio).

Il ricordo dei propri cari, dei morti,il dialogo col proprio corpo, la sereni-tà della sera, l’avvicendarsi delle sta-gioni, i bozzetti paesani, i personaggipopolari, gli insegnamenti di vita, leriflessioni sulla vecchiaia, sulla mor-te. C’è nei versi di Primiceri tuttol’uomo al suo livello di vita normale,senza particolari angosce esistenzialima anche senza superbe esaltazioni.C’è la sua Matino, coi casi di esisten-za e di cronaca, belli e brutti. Ci sono ivizi del potere politico e della società,ma senza anatemi e condanne, comedi chi la vita la conosce fin troppo be-ne con le sue apparenze e i suoi na-scondimenti.

Primiceri è l’uomo che si è fatto dasolo, ma vuole fare qualcosa per glialtri. E’ l’uomo del buon senso, deisentimenti comuni, alieno da atteg-giamenti e comportamenti altezzosi.“Ci cunta tantu lu sapire, / Menu nocunta lu sapire fare” dice in una poe-sia a proposito di un medico bravo mapoco affabile coi pazienti. Si ritieneun uomo fortunato. E già questo è unadichiarazione di umiltà. “Poveri na-tali in virtuoso ambiente” sembraun’epigrafe. Ama la libertà, ma nonquella abusata dei politici, bensì quel-la vera naturale. A degli uccellini checinguettano nel suo giardino chiededella loro libertà, ricevendo la rispo-sta: “L’amore e soprattutto la verità /Sono i portatori d’ogni libertà”.

Da imprenditore economico è otti-mista, di un ottimismo, però, coltiva-to, volitivo. La mente è un giardino:“Sìmmana bonu…te raccomannu, /Ca tantu de chiui e meju tie raccoji”.

Certo, è un uomo che non nascon-de le difficoltà, le contraddizioni dellasocietà, i vizi di chi può di più: “Pur-troppo, sì, c’è più miseria in basso /Che comprensione e fratellanza in al-to”.

Il senso del dovere è avvertito qua-si in maniera calvinista. Nella poesia“Lu duvere e la fede” stende la manopietosa del Signore su un povero sui-cida, un poliziotto, che per ricono-scenza di essere stato salvato, non ar-resta i suoi salvatori, benché ricercati,e si uccide per il rimorso di non avercompiuto il proprio dovere.

La poesia, intesa, come necessitàspirituale di dire, trova in Giorgio Pri-miceri un suo cultore; Giorgio Primi-ceri, uomo di vita, trova nella poesiail suo completamento.

Gentedell’AriacorteS

tamani, mentre andavocompiendo la consuetapasseggiata propedeu-tica al rito del caffè, ilpensiero è improvvisa-mente stato preso dal

paesello natio, per la precisione si sonoparati nella mente e dinanzi agli occhi icontorni del minuscolo, caratteristico,antico e popolare rione in cui sono ve-nuto al mondo e ho vissuto i miei primidiciannove anni: l'Ariacorte, una spe-cie di piccola isola, delimitata e rac-chiusa da tre o quattro brevi e strettevie, nell’ambito della già minuscola lo-calità di Marittima.

L’immagine, o immaginazione se sipreferisce, era riferita non allo statod’oggi del quartiere in questione, bensìalla conformazione, ai dettagli urbani-stici e, in speciale modo, all’universo ealle singole figure dei residenti, quali loanimavano intorno alla metà delloscorso secolo.

Nell'Ariacorte, un tempo, era con-centrata una quantità cospicua di nucleifamigliari, per di più, in linea con leabitudini e i costumi di allora, ciascunocomprendente, in genere, sette – ottocomponenti.

Sin dall’età giovanissima, tutti i sog-getti erano chiamati a svolgere un lavo-ro, un’attività, sicché, in pratica, resta-va poco tempo da dedicare a giochi, asvaghi e/o a conversazioni distensive.

Qualche riferimento agli abitantidell’Ariacorte, che conservo partico-larmente vivo.

***La famiglia Mariano, Trifone a ca-

po, la moglie Elisa e quattro figli, si di-stingueva per la bella abitudine dellapreparazione annuale, nella ricorrenzadel 19 marzo festa di S. Giuseppe, di unpentolone di “massa”, tagliolini fatti incasa, piatto tipico di quel giorno, a be-neficio delle famiglie meno abbientidel paese, allestiva, in altri termini, unatavolata, detta giustappunto, di SanGiuseppe.

Di fronte a loro, viveva, invece, unasignora anziana e vedova, Pippina ‘aRaula (per dire Peppina nata da Laura),con una figlia, non a caso di nomeLauretta, poi sposatasi nella vicina An-drano.

A pochissimi metri di distanza, leabitazioni, attaccate, di Vitale Coluc-cia, soprannominato “quendici”, vedo-vo di Donata, quattro figli e del fratelloCiseppe, detto pizza d'oro, ammogliatocon Nicolina, andranese, soprannomi-nata ‘a sciarpa, cinque figli, di cui laprimogenita Valeria, sarebbe mancata,purtroppo, giovanissima, qualche tem-

Ad illustrare da Ricordi di una civiltà contadina - Vito Mauro su www.partecipiamo.it

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gliato con ‘Ntogna (Antonia), nativa diAndrano, tre figli di cui il più piccolo,Vitale, mio compagno di scuola, nato amolta distanza dal fratello e dalla sorel-la più grandi, forse perciò eccessiva-mente mmammatu, cioè legato allamadre, addirittura pretendendo, sinoall'età di cinque - sei anni, di attaccarsial di lei seno.

Zia Amalia, vedova di Luigi ‘u Mi-nicone, fratello a sua volta della mianonna paterna Consiglia ‘u Minicone(quel soprannome, derivava da Dome-nico, loro genitore, un uomo molto al-to), aveva nel cortiletto di casa unostompu, grande parallelopipedo di pie-tra, scavato all’interno, dentro il quale,con una grossa mazza di legno, si fran-tumava il grano, per poi poterlo cuoce-re in minestre.

Per la festa del Corpus Domini, al-cune padrone di casa realizzavano, perdevozione, l'altarino dell’Ariacorte,una specie di grande tenda o capanna diforma cubica, fatta di coperte ricamatee colorate e lenzuola, al cui interno, du-rante la processione per le vie del pae-se, il parroco si fermava ed esponeva ilSantissimo Sacramento.

Rosaria ‘u fusu, era rimasta vedovacon la responsabilità di una folte prole.Ricordo il matrimonio del primogenitoAndrea, in un giorno d’inverno in cui aMarittima capitò una nevicata eccezio-nale e l’episodio in cui un altro giovanefiglio, Vitale, rimase vittima di un inci-dente sul lavoro, procurandosi un ta-glio, forse mal curato, che generòun’infezione di tetano: urla, strilla epianti, in accompagnamento alla corsaverso l'ospedale più vicino, da cui perfortuna l’interessato ritornò guarito.

Così, verso il 1950.

Adesso, di quella Ariacorte, residua-no pochissime tracce in senso demo-grafico, le famiglie e le persone si con-tano sulla punta delle dita, per fortunasono rimaste aperte tutte le case, in par-te ristrutturate, però gli occupanti sonoin larghissima maggioranza turisti fo-restieri che le aprono per brevi periodi,durante le vacanze estive o in occasio-ne di altre fugaci puntate.

Ciononostante l'anima dell’Ariacor-te non è cambiata, mantiene una sua in-tensità profonda e un po’ magica, fra lesue viuzze circola quasi sempre unventicello particolare: è questo miscu-glio di connotazioni che, stamani, mi siè riaffacciato dinanzi alla mente e agliocchi, raggiungendomi a mille chilo-metri di lontananza, in una cittadina ve-neta circondata e permeata da un’at-mosfera completamente diversa.

spagine

po dopo.Giovanni ‘u Pativitu, che divideva

il tetto con la consorte ‘Ndolurata, eracontadino e, a tempo perso, fabbricantedi panieri e cesti in giunchi e vimini.

Suo unico discendente maschio,compare Chiaro, marito di comare Do-nata, due figli, soleva, saltuariamente,allestire, in un giardino di proprietà,una rudimentale trappola, con cui riu-sciva a catturare esemplari di volpe, re-sisi artefici e responsabili di stragi digalline: legittima difesa, diceva.

Marta, moglie di Vitale, tre figli, pri-ma del matrimonio, era stata la zita dimio nonno Cosimo.

‘Ndolurata ‘a pisatura, abitava dasola in una casetta con cortiletto; il suonomignolo misterioso era forse colle-gato all’azione di pisatura (battitura)del grano e dei cereali in genere, suc-cessivamente alla mietitura, medianteun maglio in legno, oppure a un’attivitàdi pisatura ( pesa pubblica) con bilanceo bascule, espletata a beneficio deicompaesani.

Giorgio ‘u cacasiu, la moglie Peppi

giunta da Andrano e quattro figli, sedu-to fuori dall’uscio nelle serate estive,durante i giochi di noi ragazzi, aveval’abitudine di chiamarmi dicendomi“senti, vieni qui, colomba tutta pura”,copiando il passaggio di un canto reli-gioso, evidentemente imparato a me-moria, che, in una strofa, recitava: Tisalutiamo o vergine, colomba tutta pu-ra, nessuna creatura è bella come te.Prega per noi, Maria, prega per i figlituoi, madre che tutto puoi abbi di noipietà.

Peppe ‘u tappa o Peppe ‘u cardilluera un uomo di bassa statura, sposatocon Consiglia, tre figli. Buono e scher-zoso, ogni tanto preso di mira da noibambini, che gli cantavamo: Zzumpacardillu, mmemzu sti fiuri, zzumpa car-dillu, lalleru lallà.

Cosimo maccarrune, vedovo di El-vira e risposato con Nena originaria diCastiglione, tre figlie, al contrario, sioffendeva sentendosi appellare col no-mignolo di maccarrune e, quindi, biso-gnava contenersi.

Tore ‘u torci o ‘u casinu, era ammo-

di Rocco Boccadamo

Racconti salentini

Rimane poco del passatoma l’anima dei luoghi rimane, mantiene

una sua intensità profondacerte volte, viene con il vento...

L’appuntamento oggi, domenica 24 novembre, alle 19.00 con Giuseppe De Mattia per l’anteprima de I resti del viandante

Il tempodi un lavaggio

Pensata con una caden-za mensile, Washingby watch è una rasse-gna piccola, orgoglio-samente piccola rea-lizzata da Damage-

Good a cura di Valeria Raho e Fran-cesca De Filippi in collaborazionecon l’associazione CollaboratoriParticolari e Lavanderia Jeffer-son del documentarista Filippo“Pippo” Cariglia, che ospita l’even-to.

Vive di prestiti e baratti, una buo-na dose di improvvisazione, qual-che disagio, molta voglia di fare. Leproiezioni e le presentazioni deiprogetti durano giusto un ciclo, 60minuti, a freddo, per una questionegreen.

La rassegna si inaugura oggi, do-menica 24 novembre, alle 19.00,in via Reale, a Lecce, con l’antepri-ma del progetto di Giuseppe DeMattia, “I resti del viandante”,una fanzine in corso di stampa rea-lizzata da Milo Montelli per Skin-nerboox.

In linea con la poetica dell’arti-sta, al crocevia tra documentazionefotografica, fascinazioni ambientalie quasi “scenografiche”, intrise del-la poetica dei luoghi e della memo-ria ad essi accordata, il progetto sidipana lungo un percorso ad untempo visivo ed esperienziale, incui il dato rilevante che emerge è ilconcetto di “traccia” in senso stret-to.

Tutto il materiale raccolto, risul-tante da queste “tratte di viaggio”compiute dall’artista lungo alcunebrevi traiettorie (dalla campagna al-la costa sud-est della Puglia e una

Giuseppe De Mattia fotografato da Enrico Carpinelload illustrare due immagini tratte da”I resti del viandante”

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S’inaugura la rassegna Washing by watchdi DamageGood alla Lavanderia Jefferson

Lecce, 24 novembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 05

tografo, produttore e curatore. Do-po gli studi al D.A.M.S. di Bolognaha completato la sua formazionepresso il Politecnico di Milano,fondendo il linguaggio visivo delcinema con una conoscenza più tec-nica degli impianti urbanistici edarchitettonici.

Dal 2006 al 2009 è a Lisbona do-ve fa esperienza come produttoretelevisivo per film e documentari enel 2008 diventa assistente dell’ar-tista Marina Ballo Charmet, con laquale sviluppa un progetto sui par-chi urbani della cittadina portoghe-se.

Nel settembre del 2009 viene in-vitato alla residenza artistica“Anamnesis Belgium – encounterfor cinema, sound & oral tradition”.

Da diversi anni è collaboratorestabile dell’Archivio Fotograficodella Cineteca di Bologna.

Nel 2010 realizza per la raccolta“Cartoline dalle Puglie”, curata daFabrizio Bellomo, una serie di im-magini, simbolo di un ideale per-corso culturale nella terra di Puglia,per la casa editrice Guidone - Apu-lia Factory.

Nel 2012 De Mattia è stato finali-sta al Premio di Fotografia Contem-poranea Francesco Fabbri di Trevi-so ed ha pubblicato “Strada Mag-giore 49 (Casa Arcangeli)”.

http://giuseppedemattia.tumblr.com/

La manifestazione è supportatada Urka!.

Info e contatti: [email protected]

http://damagegood.tumblr.com

spagine

parte della costa lungo il litorale diMonopoli, in provincia di Bari) sidefinisce e materializza attraversouna serie di scatti fotografici em-blematici ma non solo.

Attrezzato con svariati “utensi-li”, come una piccozza, piccoli con-tenitori, registratori audio, De Mat-tia ha segnato e stigmatizzato il suo“cammino di viandante” prelevan-do immagini come piccoli campio-ni dei luoghi che attraversava, mo-dificandone quindi ad un tempo lasostanza come l’apparenza, e trasci-nandone con sè, appunto, alcuni“resti”.

Resti che potrebbero anche assu-mere quasi il significato simbolicodi reliquie se non fosse per il fattoche obiettivo primario dell’artista èproprio quello di dimostrate la natu-ra fondante della fotografia di “trac-cia” della realtà, che ben può essererappresentata dall’oggetto stessocome dalla sua immagine poichéentrambi conservano in sè un’este-tica e un “contenuto entropico delreale” che sono indipendenti daogni intervento esterno o autoriale.

* * *Giuseppe De Mattia è nato a

Bari nel 1980, vive a Bologna, è fo-

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