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sp ag i n e Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri Spagine della domenica n°42 - 7 settembre 2014 - anno 2 n.0

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In questo numero una corrispondenza di Milena Galeoto da Montreal città dove a scelto di vivere. Ci racconta i giardini comunitari... e poi...

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spaginePeriodico culturale dell’Associazione Fondo Verri Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. VerriSpagine della domenica n°42 - 7 settembre 2014 - anno 2 n.0

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spagine

L’inganno delle riformeL a parola magica da un po’

di anni a questa parte inItalia e in Europa è “ri-forme”. Sembra che tuttodipenda dalle riforme.Tutto va bene dove sono

state fatte per tempo; tutto va male dovenon sono state fatte. In Italia stiamo fa-cendo riforme dagli anni Settanta del se-colo scorso. Basti pensare alletantissime riforme della scuola; alle tan-tissime del sistema elettorale. Altre sonostate impedite. Basti pensare a quelladella giustizia. Non parliamo della Costi-tuzione, per la quale si è minacciata peranni una vera e propria resistenza; sisono scomodati referendum. Abbiamo la Costituzione più bella delmondo! Era l’opinione, condivisa poi damilioni di italiani, dell’ex Presidente dellaRepubblica Scalfaro. “Resistere, resi-stere, resistere” fu il testamento dell’exProcuratore Generale della Repubblicadi Milano Borriello nel lasciare l’ufficioper raggiunti limiti d’età. Magistrati inprocessione con il testo della Costitu-zione in mano, come guardie rosse collibretto di Mao. Girotondi e spettacoli si-milari hanno deliziato gli italiani invaghitidella Costituzione. Intorno alle riforme – fatte, tentate, ne-gate – si è sviluppato lo scontro politicodi questi ultimi vent’anni. La parola riforma ha in sé l’idea di pro-gresso, di miglioramento, di perfeziona-mento, di adeguamento a situazionimutate, a cambiamenti di prospettiva.Culturalmente si sposa con l’illumini-smo, col razionalismo, col concetto bor-ghese di sviluppo. Per dire la verità lavera riforma è quella che si fa senza pia-nificarla in ragione del naturale e spon-taneo adeguamento alle necessitàinsorgenti. La riforma pianificata giungesempre in ritardo rispetto ai fatti e allenecessità, è la risposta tarda a cambia-menti già avvenuti. Nel migliore dei casi in Italia la “riforma”la usiamo come gli indiani d’Americausavano la danza propiziatrice intornoal totem; nel peggiore per nascondere ilregresso, il peggioramento, l’involu-zione.

Si tratta di frodi e inganni messi in attodai pubblici poteri, che intellettuali diogni taglia dovrebbero smascherare eche invece fanno passare addirittura percose buone. Il filosofo Giulio Cesare Va-nini, arso a Tolosa nel 1619, ritenevache compito del filosofo fosse “fraudesdetegere, figmenta patefacere” (svelarele frodi, smascherare gli inganni). Vanini dovrebbe diventare il patronolaico dei giornalisti. Se essi, che sonoper ruolo mediatori di verità, non stannonella formula vaniniana sono dei tradi-tori. L’inganno delle riforme si può capire esi capisce in una società basata sull’im-magine, sulla propaganda, sulla falsifi-cazione eretta a sistema. Menodemocrazia e partecipazione c’è e me-glio funziona l’inganno. Mussolini, dopole sanzioni economiche della Societàdelle Nazioni per la guerra d’Etiopia, vo-leva convincere gli italiani che i fagiolisono la carne dei poveri; che il te, ilcaffè, lo zucchero, i dolci sono alimentiper popoli debosciati e corrotti. Ancoraoggi, in qualche sacca sociale della re-altà meridionale, dove resiste il concettoarcaico di frugalità, c’è qualcuno cheesclama: quanto vale una pignata difave o di piselli o di ceci! Oggi, nel vuoto politico che si è creato,ci vogliono convincere che la politica èun inutile chiacchiericcio; che i partitisono comitati di affari; che due camereparlamentari sono troppe e che l’una èdannosa per l’altra e tutte e due per ilPaese; che stare ricoverati in ospedalefa male alla salute perché si possonocontrarre malattie; che a scuola i sup-plenti, che sostituiscono i titolari quandone ricorre l’esigenza, sono un danno;che i postini con la posta elettronica nonhanno più senso; che cinque corpi delleforze di polizia sono troppi e via ren-ziando o riformando, nell’indifferenza oaddirittura con la complicità dei giornali,che quasi tutti appoggiano gli ingannidel governo. Ma come comunica bene Renzi!Comunica così bene da far passare unacosa cattiva per buona, da inventarsiperfino un’opposizione che non c’è. E

tu, che invece di svelarla in tutta la suafraudolenza, tu giornalista, che fai? Ti li-miti ad elogiare il truffatore! E bravo ilfesso!Va da sé che l’opera truffaldina del go-verno non è frutto di cattiveria o di mal-vagità.Ci mancherebbe altro! Viviamo una situazione difficile, a cui sicerca di porre rimedio. Siamo diventatipoveri dopo il grande sperpero partito-cratico e, attraverso i partiti, socialmentegeneralizzato: dagli imprenditori, che sifacevano pagare dieci-venti volte di piùi lavori pubblici realizzati, realizzati maleper giunta, ai politici che si facevano pa-gare le tangenti, ai falsi contadini chepercepivano assegni di disoccupazionee pensioni non spettanti, ai falsi poverie ai falsi invalidi, è stato un fotti-fotti ge-nerale, un fotti tu che fotto anch’io. Quando si sente sparare a zero sullapolitica c’è da applaudire; ma quando asparare a zero e ad applaudire è chi habeneficiato dello scialo c’è da tagliarglila lingua e le mani.Gli italiani dovrebbero tacere.Tutti hanno lucrato e rubato per più disettant’anni. Nulla in Italia è stato piùgeneralizzato del furto ai danni delloStato, della Società, della Nazione. In-tendiamoci, gli italiani repubblicani e de-mocratici, non hanno inventato il furto ela frode, ma hanno reso il furto e la frodealla portata di tutti. Quel che prima eraun’eccezione, spesso punita; dopo, conla democrazia, è diventato regola. Ora al governo abbiamo il grande ven-ditore di fumo, che quando non è dolcia-stro è acre e irritante. Il modo comecomunica Renzi è politicamente primi-tivo, moralmente squallido, civilmenteoffensivo. Se un giorno di questi tirassefuori la ninfa Egeria, la stessa dallaquale il re di Roma Numa Pompiliotraeva ispirazione per le sue riforme, sa-rebbe perfino più moderno, più rispet-toso e più educato. A credergli davverosarebbero in pochi, ma a far passare lasua truffa per verità sbaverebbero i gior-nalisti di tre quarti dei media nazionali.

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L’inganno delle riformeDietro le parole solo frodi e inganni

di Gigi Montonato

Diario politico

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Noi umani non siamo isole stac-cate dalla terraferma: siamo sof-fio, radice, giro vorticoso di venti.Siamo sole che scalda, piatto digrano, alba che aspetta. Siamola stella sospesa nella prima luce

del mattino, il cigolio della brezza, l’orizzontestriato che s’arancia, la notte sciame e fruscio in-finito di stelle. Noi umani siamo parole. “Sononata il ventuno a primavera, ma non sapevo chenascere folle, aprire le zolle, potesse scatenaretempesta”, canta Alda Merini. Per amore, si vivesolo per amore. Che è pienezza, ma è anchevuoto, assenza. L’amore è gioia, aurora fre-mente, sguardi che s’incrociano, corpi che si toc-cano, sensi che s’estasiano. L’amore è anche perduto amore, astro lontanoche brilla nel suo sfuggente altrove, firmamentofuggevole, chimera persa per sempre. L’amorevissuto e quello unicamente vagheggiato, vez-zeggiato, sono due eventi aleatori dello stessodado, lanciato milioni di volte a mostrare semprel’identica faccia: amore. Si traversa l’esistenzaper amore, solo per amore. Per il desiderio di ve-leggiare sulle creste dell’indefinito, di correre apiedi nudi su incerti selciati, che fortunatamentenon possono essere ristretti e tratteggiati da teo-remi stringenti e irrefutabili. Il sentimento è l’unica ragione plausibile dellestelle, scuote le coscienze, naviga nel som-merso, emerge alla luce, rappresenta la gram-matica dei comportamenti, perché va a fondoscavando nelle fondamenta, nelle scaturigini piùrecondite dell’essere. Siamo uomini con storie ebiografie diverse, ma tutti accomunati da un Dnadi sangue, che scorre in passionali rigagnoli.Siamo uomini e figli di questa Terra. Rammemo-rare amore, è come mirare sirene marine e bal-lerine e il loro riverbero purissimo, è comepensare allo sguardo carezzevole d’una vecchiamadre premurosa, alla Natura che si desta, almandorlo e al susino che in primavera si vestonodi sposa. Quando si agogna amore, non si puònon ricordare con riconoscenza e affetto AldaMerini, la grande poetessa, meravigliosa pala-dina degli ultimi, degli esclusi, dei diseredati. Aldanon è morta. Un poeta in eterno fa barbagli di sé.Lei è stata una leggiadra presenza, una gentilepsicoterapeuta che ci ha mostrato la strada.Certo, un’anima indocile, ribelle, che purtuttaviaha saputo spalancare le braccia e ci ha accoltonel suo lirico nido. Nella sua Terra Santa, lastri-cata di dolore e di vigore, la poetessa rubava lerose e aspettava s’aprisse la luna nei giardini delmanicomio. Alda ci ha fatto gustare il sapore raf-finato e terragno della sua diversità, fatta anche

di sofferenze estreme, di innumerevoli elettro-shock patiti, di figlie partorite e sottratte con laviolenza, ma alfine una diversità strutturata sullaparola: che è sempre salvifica, e può schiudere irosei orizzonti. Nella sua opera “L’altra verità. Diario d’una di-versa”, nella prefazione, Giorgio Manganelli cosìs’esprime: “Grazie alla parola, chi ha scritto que-ste pagine non è stata sopraffatta, ed anzi non èmai stata esclusa dal colloquio con ciò che ap-parentemente è nudo e sordo e cieco”. Alda ciha fatto comprendere la dignità della follia, chenon è mai fine a stessa, non è uno spentoostello, ma dinamico accadimento. Ci ha inse-gnato che non bisogna mai stagnare nella follia,ma la si deve trasformare, oltrepassare, edifi-cando nuove aurore vitali. In una sua poesia, èchiaramente esplicativa: “Anche la malattia ha unsenso, una dismisura, un passo, anche la malat-tia è matrice di vita”. Leggere i versi della favo-losa poetessa dei Navigli vuol dire scuoterecarne e spirito, coccolare l’io più bisognoso d’af-fetto e di cure. Lei è una grande e generosamamma, che ci illumina giornonotte la via, con isuoi scritti pregni d’incanto. “Alda è una mac-china d’amore. L’amore in lei è forza scaturente

ininterrotta: qualsiasi cosa faccia, di qualsiasicosa parli, si tratta sempre di uno sfondo, di unoscenario: il traslato è sempre amore, una copertaavvolgente larga quanto il cielo”, scriveva anni faRoberto Vecchioni. Ecco, la Merini è stata unadonna straordinaria, davvero folle d’amore, cheha saputo dipingere con tratti soavi gli abissi piùfondi dell’anima. È entrata nel nostro immagina-rio, nel nostro connettivo delle ossa, con la suacapacità unica di introspezione. Ha saputo evo-care l’ardore carnale, di sangue e lussuria, maanche la dirompente forza spirituale, la devo-zione a Dio, alla Madonna, al Corpo di Cristo,all’anima stremata di S. Francesco. Ci ha de-scritto l’umanità sofferta e marginale che s’aggiraper i Navigli, dal gobbo, ai barboni, a Titano, aCharles che frequentava le osterie dormienti eparlava la lingua di Bacco. E anche quando nelsuo capolavoro “La Terra Santa” indugia sulla di-sperazione e l’avvilimento della vita in manico-mio, la Merini sa modulare sempre la tenerezzae la beltà come cimento di vibranti corde. Amore,solo amore. Ha vissuto per amore, solo peramore.

Poesia

di AldaNella Terra

di Marcello Buttazzo

Alda Merini

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Bodini’s listdi Antonio Zoretti

Accade in città

Adue passi dall'esito del vincitore di "Capitale Eu-ropea della Cultura 2019" un grave episodio miturba la mente. La sera di sabato 30 agostoscorso al Teatro Romano in Lecce, ivi giunto perassistere al "1° Premio Letterario InternazionaleVittorio Bodini" mi vietano l'accesso dalla stra-

dina laterale che porta al cancello d'ingresso, poiché sprovvistod'invito. Dall'altro lato mi va meglio, quantomeno mi affaccio sullacortina di ferro che separa il Teatro dalla strada, pur restandoprigioniero lo stesso, all'esterno. Qui due graziose damigelle ve-stite di nero mi chiedono di giustificare la mia presenza. Faccioaffidamento al Fondo Verri e dichiaro la mia appartenenza. Consolerzia e disciplina elle controllano sul prontuario il nostro in-tervento. Ma con grande amarezza dichiarano che l'Associa-zione Culturale Fondo Verri non appare nella lista. In caudavenenum.Non so perché, mi viene in mente "Schindler's list" (La lista diSchindler), film del 1993 diretto da Steven Spielberg. E' invero-simile che il Fondo Verri, vero e unico spazio culturale cittadinodi cui il fondatore è stato da poco eletto a rappresentare e coor-dinare tutte le Associazioni Culturali per sostenere la candidaturadi Lecce a Capitale della Cultura 2019 sia esente da quel-l'elenco. Mi chiedo chi vi sia in quella lista, e chi l'abbia redatta...Inaudito! Un bell'incipit per l'avvio alla tirata finale: W la culturadell'invito. La cultura selezionata. Che grande inganno. Roba daMedioevo. Chi ha visto il film di Spielberg si ricorda quanta fatica fece unebreo attraverso Schindler ad assicurarsi la scialuppa per il sal-vataggio. Io non ho ricorso a tali insistenze, poiché supportatodalle clementi fanciulle poste all'ingresso, le quali con parsimo-nia e rispetto hanno favorito la mia entrata, superando tutto ilresto. Le uniche, forse, a concepire l'entusiasmo d'esser diversi.Ho guadagnato così la libertà d'esser prigioniero dentro, dovetanti altri deportati subivano le pretese voglie della presentatricee le velleità dei politici di turno a declamare poesie di Vittorio Bo-dini, e incuriositi semmai dalla inusuale serata che si ponevaloro davanti, scevra dalla loro modesta esistenza.

Il teatro era pieno solo a metà, lo guardavo e lo riguardavo. L'horror vacui mi colse all'improvviso, la cenofobia mi era davanti.Così come nell'arte questo concetto definisce l'atto di riempirecompletamente l'intera superficie di un opera con dei particolarifinemente dettagliati e un analogo modo lo si conosce nella de-corazione, nell'ornamentazione, e nell'arredamento... io, me-more di questo riempio il mio vuoto immaginandorappresentazioni teatrali dell'antichità romana, svoltesi all'internodi quel teatro.Ecco, a distogliermi da ciò un amico si siede a me accanto, rac-contandomi la sua triste storia che mi precede nella inutile e ul-teriore mia spiegazione. Uniti insieme per amor dell'arte. Così, una volta a casa, ammiro i miei scrupoli sull'esistenza,anche se loro (i fautori della "Lecce's List" e relativa serata mon-dana) non mi imiteranno per niente e non se ne vergognerannoaffatto per non aver aperto le porte alla gente, anzi ne trarrannogioia e godimento, tra gli amici, tra amanti, in famiglia...Non siamo quello che vorremmo essere. Perché mai, dunque,unire a questo millantato credito dell'eredità culturale di massaun'altra falsificazione: quella della cultura ad invito, parodia deldoppio imbroglione... ma siamo già milioni di doppi. Restiamo,quindi, in questa saccenteria arrogante, dove il luogo del poe-tico, dell'artistico, del buio musicale è a noi sconosciuto, quasisempre dormiente. E un giorno, chissà, forse apprenderemo eci dimetteremo, senza più simulare. La cultura qui non esiste,esiste solo nel delirio del vostro linguaggio, voi nominate solo lacultura, senza conoscerla. Non ho mai sentito tanta voglia di fuggire come ora, benché ilresto del mondo appare per me ormai sepolto. Farò forse unavisita nella antica civiltà culturale e letteraria della Mittel Europa,approdando a Trieste. Lì non hanno bisogno di candidarsi anulla; lì arte e cultura vanno a braccetto da sempre, è il loro panequotidiano; lì Mozart, Horderlin, Strauss, Goethe ecc. son tuttiaperti e non solo a quelli che hanno i permessi. Lì vorrei restare per sempre, e tornare qui solo a morire, dovevivere non mi tocca.

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spagine della domenica n°42 - 7 settembre 2014 - anno 2 n.0Autori

Non ci stancheremo mai di leggere il grande libro di Levi.Forse l'unico libro necessario del secolo scorso, un libro«fatale» come lo definì persuasivamente al suo apparireUmberto Saba. Necessario perché è la più adeguatadelle reazioni all'enormità del sistema dei campi di ster-minio. Alla testimonianza di sopravvissuto Primo Levi af-

fianca una comprensione, o il tentativo di una comprensione, delfunzionamento dei campi, una comprensione che sa fare leva sulla linguaitaliana in un modo che non ha eguali nella nostra letteratura.Quello che distingue Se questo è un uomo (SQU) dalla letteratura di te-stimonianza è una strenua volontà di comprendere il male nazista e ilsuo meccanismo.

***Cesare Cases ha scritto che Levi «inserisce Dante ad Auschwitz», e ilrapporto di Levi con Dante è uno luoghi virtuosi della critica leviana. Potremmo utilizzare il libro di Levi per rileggere da un versante contem-poraneo un nostro classico, così per una virtuosa retroattività.Il lager è l'inferno che l'umanità ha sperimentato nel Novecento. Certo lacondizione dantesca è la condizione post-mortem, per Levi, invece, sitratta dell'inferno in vita. Se in Dante la pena segue alla colpa, in Levi lapena è senza più colpa. Nel lager non c'è spazio i sillogismi danteschi, ecome sappiamo da SQU «non c'è più perché», la consolatoria media-zione, su cui si regge l'intera tradizione giuridica occidentale, tra colpa epunizione è andata a fondo.

Abbozzo qualche osservazione.Il male nazista si costituisce come una particolare pressione che tendedeformare l'essere umano, fisicamente e moralmente, per farne venirfuori il disumano o, come scrive Levi, la bestia. E del resto cos'erano gliebrei per i tedeschi? Bestie, appunto. Si trattava di umiliare il popoloebraico perché si esaltasse l'equivoca humanitas spirituale dei tedeschi.Che cos'è il lager? Seguiamo Levi:«il lager è una macchina per ridere di noi e vilipenderci, e poi è chiaroche ci uccidono [...] quando si saranno stancati di vederci nudi, di ballaresu un piede solo».Oppure: «il lager è una gran macchina per ridurci a bestie».

Queste osservazioni ci ricordano una visione preliminare di Kafka.In un formidabile racconto – Nella colonia penale (1914) –, Kafka de-scrive una strana macchina che tortura lentamente incidendo sulla carnedei prigionieri, attraverso un sistema di aghi, i termini della loro colpa,nota Kafka che la macchina « non deve uccidere subito».

*Il lager descritto da Levi si mostra come un dispositivo che modula, ne-gandoli, ma mai del tutto, i bisogni primari degli esseri umani, bisogniche sembrano, fino a un certo punto, indefinitamente comprimibili; comela fame e la sete che, scrive Levi, così come saranno avvertite nel lagersono cosa sconosciuta agli uomini liberi. La macchina del lager è adattaallo scopo, le sue parti sono tutte solidali tra loro (amministrazione, treni,funzionari, camere a gas, forni, ordini e finalità). Una macchina totale.Dove stanno la tortura e il vilipendio? Stanno nell'umiliare la fisiologiaumana, nel renderla così urgente e selvaggia da modificare il corpo e icaratteri morali.

Era noto, per esempio, che i magazzini dei lager erano pieni di cucchiaima ai prigionieri veniva consegnata una scodella senza l'utensile per lazuppa.A un certo punto Levi scrive: «il lager è la fame».Totale identificazione dove il sostantivo fame senza nessuna specifica-zione si mostra nella sua infinita cruda vastità; in altri passi Levi detta-glierà con «fame vivente» o «fame cronica».Di notte in baracca il prigioniero Levi tende l'orecchio e scorge i segni vi-sibili di un gigantesco sogno collettivo:«Si sentono i dormienti respirare e russare, qualcuno geme e parla. Moltischioccano le labbra e dimenano le mascelle. Sognano di mangiare [...]è un sogno spietato, chi ha creato il mito di Tantalo doveva conoscerlo[...] non si vedono soltanto i cibi, ma si sentono in mano, distinti e con-creto se ne percepisce l'odore ricco e violento; qualcuno ce li avvicinafino a toccare le labbra, poi una qualche circostanza, ogni volta diversa,fa sì che l'atto non vada a compimento. Allora il sogno si disfa e si scindenei suoi elementi, ma si ricompone subito dopo, e si ricomincia simile emutato».

La fame piega i corpi, li modella li costringe a una perpetua ricerca diqualcosa da mangiare, gli uomini perdono il loro baricentro, e come figuredantesche si aggirano in continuo movimento, si curvano su se stessi ovengono stravolti moralmente.Nel capitolo IX – I sommersi e i salvati – Levi descrive i modi in cui ogniprigioniero cerca da mangiare e sopravvivere.C'è chi sopravvivrà esaltando le sue doti di cinismo e egoismo (p.e. la fi-gura di Henri), e c'è chi, come Levi, sperimenterà la cooperazione el’agire in comune, conservando, dunque, un residuo di umanità.

Il potere nazista prima di gasare le sue vittime procurava di umiliarle eprivarle con tutti i mezzi di ogni dignità. La degradazione della humanaconditio per fame e sete fu una di queste strategie.

«Si aggiravano a decine, i disperati della fame [...] che un istinto fallacespinge dove le mercanzie più esibite rendono più acre il rodimento dellostomaco e più assidua la salivazione».Siamo nei pressi di una cinematica dell'abiezione umana, Levi descriveuna delle forme infinite che può assumere il patire dei viventi, la fame dabestie, appunto, capace di confinare l'identità dell'animale umano al suoesclusivo dato biologico.Mangiare e non altro, una bulimia insaziabile dovuta a una mancanzacronica (il cibo era sistematicamente scarso e mai adeguato alle neces-sità fisiologiche), che costringe i prigionieri ebrei a una attività senzasosta alla ricerca di cibo, quasi una deformazione grottesca dei precettidella Bibbia ebraica che reclamavano per un giorno della settimana il ri-poso, la sospensione, la festa, l'inoperosità.

TestiPrimo Levi, Se questo è un uomo, edizione commentata a cura di Al-berto Cavaglion, Einaudi, Torino 2012.Franz Kafka, Nella colonia penale, in Il messaggio dell’imperatore, trad.it. A. Rho, Adelphi, Milano 1981.

Noterellasu Se questo è un uomodi Primo Levi

di Sebastiano LeottaLa macchina e la fame

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Quando una terra, in questo caso la Puglia,ed alcuni dei suoi monumenti più signifi-cativi come Castel del Monte si incon-trano con l'arte contemporanea, quelladello scultore Arnaldo Pomodoro, l'espe-rienza che ne scaturisce per gli amanti

dell'arte e dell'architettura diventa singolare e significativa.Questa occasione unica è proprio quello che troveranno ivisitatori fino al prossimo 30 novembre in tre castelli fede-riciani pugliesi partecipando a una interessante iniziativapromossa dal MIBACT, dalla Direzione Regionale per ibeni culturali e paesaggistici della Puglia e dalla Soprin-tendenza per i beni architettonici e paesaggistici per leprovince di Bari, Barletta, Andria, Trani e Foggia, in colla-borazione con Il Cigno GG Edizioni, Nova Apulia e lo Stu-dio Copernico di Milano. Le mostre si avvalgono deipatrocini delle città di Andria, Bari, Trani e Molfetta, in col-laborazione con la delegazione FAI di Bari.Le opere di Arnaldo Pomodoro saranno in mostra in Pu-glia, nella cornice medievale di tre dei Castelli di FedericoII di Svevia: quello Svevo di Bari, l’ottagonale Castel delMonte presso Andria, riconosciuto dall’UNESCO “Patri-monio Mondiale dell’Umanità”, e infine quello Svevo diTrani, in assoluto tra le più importanti testimonianze delleresidenze e fortezze imperiali del Meridione. Gli scettri, gliscudi, le lance di luce, le steli, le sfere di Pomodoro, origi-nali declinazioni contemporanee di emblemi antichi, arti-colano un dialogo ideale con questi luoghi carichi di storia,simbolo dello straordinario connubio di potere e culturaespresso dallo “Stupor Mundi”.

Chi è Arnaldo Pomodoro?Arnaldo Pomodoro è nato nel Montefeltro nel 1926 da unafamiglia di origini pugliesi, ha vissuto l’infanzia e la forma-zione a Pesaro. Dal 1954 vive e lavora a Milano.Le opere del Cinquanta sono altorilievi dove emerge unasingolarissima “scrittura” inedita nella scultura. E’ passatoal “tuttotondo” nei primi anni Sessanta e poi alla grandedimensione. Sue sculture di bronzo sono presenti in spaziurbani in Italia e all’estero e nelle raccolte pubbliche mag-giori del mondo. Memorabili mostre antologiche lo hannoconsacrato artista tra i più significativi del panorama con-temporaneo. Ha insegnato nelle università americane:Stanford University, University of California a Berkeley,Mills College. Si è dedicato anche alla scenografia con“macchine spettacolari” in numerosi lavori teatrali, dallatragedia greca al melodramma, dal teatro contemporaneoalla musica.

lo stupore

spagine in AgendaFino al 30 novembre,

il Castel del Monte, il Castello Svevo di Bari e il Castello Svevo di Trani

ospitano le sculture di Arnaldo Pomodoro

Informazioni utiliTitolo: “Arnaldo Pomodoro nei Castelli di Federico II”Curatore: Lea MattarellaDate: 9 luglio – 30 novembre 2014Catalogo:Il Cigno GG EdizioniInformazioni al Pubblico Castello di Bari Aperto tutti i giorni dalle 08,30 alle 19,30Tel NOVA APULIA: [email protected] al Pubblico Castel del MonteAperto tutti i giorni dalle 10,15 alle 19,45Tel: 0883.569997 Fax: [email protected] al Pubblico Castello di TraniAperto tutti i giorni dalle 08,30 alle 19,30Tel: 080.5286239Fax: [email protected]

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La pagina è a cura di Marisa Milella* e Fabio A. Grasso.*Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia

Pernutrire

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I giardini comunitari di Montrealraccontati e fotografati da Milena Galeoto

Corrispondenze

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Da qualche mese vivo a Montréal conla mia famiglia e mi è difficile noncomunicare le numerose iniziativeurbane e culturali che si presentanoquotidianamente. Impossibile poinon innamorarsi di una città che

promuove la “Champagne d’embellissement” (let-teralmente, la campagna di abbellimento urbano).

***La prima caratteristica che balza agli occhi, quandosi percorrono le strade di Montréal, sono gli spaziverdi. In questo periodo dell’anno la luce del sole èfiltrata dalla fitta vegetazione che ricopre ampiearee urbane, dove si alternano giardini all’inglese,cresciuti in maniera spontanea e alla francese concomposizioni più geometriche. Convivono entrambigli stili perché le maggiori comunità qui presenti,sono quella francofona e anglofona. E’ difficile non farsi una cultura di giardinaggio quiperché, Montréal, è una delle città canadesi dovele aree verdi, i parchi, gli orti comunitari, rappresen-tano il 25% del territorio e la tutela del verde rientranei piani di sviluppo del governo attraverso nume-rose iniziative.

Questa campagna di cura e abbellimento è un buonesempio di come la città risponde alle richieste deicittadini, di potersi prendere cura delle aiuole edegli spazi verdi adiacenti alla loro abitazione,strada o quartiere. Richieste così numerose nelcorso degli anni (si parla di mezzo milione solonegli ultimi sei anni) che hanno reso necessario l’al-lestimento di giardini comunitari, aree protette e or-ganizzate dove potersi recare per prenderegratuitamente bulbi e semi da trapiantare nellezone interessate.Nello stesso modo, è avvenuto lo sviluppo di orticomunitari, e data la portata del successo, altri co-muni del Canada e degli Stati Uniti, hanno chiestoinformazioni sul Programma di gestione comunita-ria di Montréal.

M’informo su questo programma da uno dei giardinidi fronte alla casa dove adesso viviamo, quello delparco Baldwin, così, di seguito riporterò le informa-zioni sulla gestione di queste aree comunitarie, glienti comunali coinvolti e la gerarchia dei membri as-sociati.

La Comunità del Garden Network di Montréal Montréal ha il più grande programma di giardinag-gio comunitario del Canada. Secondo i membridell’American Community Gardening Association(ACGA), si è classificato tra migliori programminell’America del Nord. La rete degli orti comunitaridi Montréal riunisce 76 aree ben distribuite in tuttala città. Ogni orto è suddiviso in tanti piccoli lotti,grandi circa 3 m x 3 m, delimitati da spesse cornicidi legno, dove ciascun cittadino può curare il pro-prio spazio (se ne contano circa 25 in ciascun ap-pezzamento). Sono circa 6.400 le assegnazionidisponibili di cui 440 sono rivolte ai ragazzi di etàcompresa tra 9 e 14 anni, tanto che quella del giar-dinaggio è considerata una delle attività ricreative

più significative per i Montrealesi.Le zone urbane non rappresentano gli unici orti co-munitari, ma è in crescente aumento l’adesione diorti collettivi privati: di condomini, case di riposo peranziani, centri ricreativi, ospedali e scuole. Questeiniziative private non sono, però, gestite dal Co-mune, ma supportate dagli stessi istituti e comunitàche li ospitano. Apprendo con grande meraviglia e quasi incredu-lità, che ci sono orti urbani sui tetti di ospedali comel'Hôpital General de Montréal, e l’Hôpital Sant-Maryà Montréal. Sul primo sono coltivati ben 775 mq egli ortaggi sono utilizzati per la mensa dell’ospe-dale. Si è notato anche che questo sistema rendegli ambienti interni freschi d’estate e caldi d’inverno.

Il programma comunale di giardinaggio di Montréal Esattamente, è da quasi 40 anni (dal 1975) che ilComune risponde alle richieste dei cittadini, nonsolo di essere coinvolti nella cura degli orti comuni-tari, ma anche di offrire supporto tecnico e una va-rietà di servizi. Un sostegno reciproco che neglianni ha coinvolto numerosi enti come il Diparti-mento di Cultura, Sport e Tempo libero e SviluppoSociale (DCSLDS), in collaborazione con altri di-partimenti comunali e associazioni di volontariato.André Pedneault, che presiede un comitato di con-sultazione, spiega che il programma di orto comu-nitario è stato istituito a Montréal per consentire aicittadini un maggiore contatto con la natura e per-mettere loro di coltivare i propri ortaggi. “L’orticol-tura”, spiega, “è un'attività divertente e istruttiva peril tempo libero e favorisce anche uno spirito comu-nitario. Oggi, il programma ha raggiunto una certamaturità perché è ben gestito e solidamente instau-rato nella comunità”.

Gli elementi che garantiscono il funzionamentodi questo programma, sono:- Il coinvolgimento dell’amministrazione comunale; - Una cooperazione consolidata tra le commissionidi volontariato e la città; - L’accessibilità imparziale per tutti i cittadini; - Il servizio di “esperti orticultori” che visitano i giar-dini a rotazione; - Un focus sui metodi di giardinaggio ecologico; - La creazione di "orti per ragazzi" adattato alle esi-genze specifiche di una clientela più giovane.

La città fornisce la terra, le attrezzature e i materialinecessari perché tutto funzioni in modo efficiente.Garantisce la riparazione delle attrezzature, forni-sce acqua, raccoglie i rifiuti e offre i servizi di con-sulenza di esperti. Inoltre, collabora con leassociazioni di volontariato e i comitati di giardinag-gio, supervisionando la gestione, la distribuzionedei terreni e l’assistenza.

Gli obbiettiviIl piano di gestione degli orti e giardini comunitaristabilisce le seguenti priorità:- Consentire ai cittadini di tutte le età di aderire aquesta iniziativa per migliorare la loro qualità di vitacosì come il loro ambiente; - Mantenere un sistema di accesso democratico pertutti i cittadini interessati di Montréal; - Offrire un efficace supporto ai comitati di giardi-naggio volontariato; - Migliorare la qualità dei servizi offerti dal comune; - Continuare a offrire consigli pratici di giardinaggio; - Rafforzare la rete esistente con la creazione dizone di parcheggio su più siti possibili; - Promuovere la creazione di nuovi orti comunitari

Coltivare la bellezza

di Milena Galeoto

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spagine della domenica n°42 - 7 settembre 2014 - anno 2 n.0

che riflettono le esigenze della comunità. La città fa ogni sforzo possibile per designare i ter-ritori occupati dalle comunità agricole, come alcunezone dei parchi, in modo da proteggerli dalla spe-culazione commerciale. Alcuni orti sono situati suterreni di proprietà della città che erano destinatiper la costruzione di edifici residenziali, altri occu-pano terreni di proprietà federale o dei governi pro-vinciali, o delle istituzioni religiose. I cittadini che vogliono creare un orto comunitariopresentano la loro richiesta al distretto del proprioquartiere che decide in base al numero di orti giàesistenti e sulla disponibilità dei fondi.

La collaborazione degli enti comunaliIl territorio di Montréal è suddiviso in distretti, cia-scuno dei quali gestisce il programma di orto co-munitario per i siti nella propria area di competenzae designa un supervisore responsabile. Ogni circo-scrizione comunale sostiene i comitati sia per la ge-stione dell’orto sia per la fornitura di attrezzature emateriali necessari. Il Dipartimento dei Parchi, giardini e spazi verdi for-nisce il suolo, il compost o letame, la sabbia, i con-tenitori per l'acqua o i rifiuti, la vernice, così cometavoli da picnic, tubi e fusti d'acqua. Inoltre si oc-cupa di tagliare l'erba fuori dal perimetro del giar-dino. Il Dipartimento Lavori Pubblici si preoccupa dellamanutenzione, di garantire il buon funzionamentoidrico, la pulizia e i servizi di riciclaggio e raccoltadei rifiuti. Sono, infatti, disposti accanto alle areeinteressate, i contenitori di compostaggio, doveviene raccolto l’umido e le foglie in autunno. Unmodo per garantire anche un ottimo servizio di rici-clo dei rifiuti urbani.

Corrispondenze

Il ruolo degli orticultori supervisoriDaniel Reid, uno degli esperti orticultori della città,spiega che uno dei suoi compiti è di assistere i co-mitati delle comunità di giardinaggio con la registra-zione: egli convalida l'appartenenza dellacommissione, le liste di attesa e l’assegnazione deilotti. Ogni esperto supervisore, visita periodica-mente i vari siti per fornire consigli di giardinaggioe per garantire che le norme e i regolamenti sianorispettati. “I nuovi iscritti, ovviamente, vogliono un sacco diconsigli”, spiega, “vogliono sapere se è meglio l'ac-qua al mattino o al pomeriggio, quali prodotti biolo-gici da utilizzare contro alcuni parassiti, etc.” Altriinvece sono più fiduciosi, racconta: "Ho visto alcuninuovi arrivati che fraintendono le istruzioni sugli im-ballaggi di sementi e si chiedono perché alcunepiante non germogliano. E non è raro vedere interescatole di piantine trapiantate, così come sono!Quando ci viene richiesto, diamo consigli. Questaè la nostra principale mansione.” I supervisori sonoimpiegati da Aprile a Ottobre, quando cioè il climapermette l’utilizzo di queste aree.

I comitati di giardinaggio Più della metà delle organizzazioni sono gestite daassociazioni senza scopo di lucro, al fine di proteg-gere gli amministratori delle commissioni e consen-tire la raccolta di fondi. La città richiede che ognicomitato sia composto da almeno tre membri elettiannualmente (di solito l’elezione è tenuta la primagiornata di apertura). Il membro eletto fa poi da tra-mite con l'Amministrazione comunale. Ogni comitato si assicura che le regole dello statutocomunale siano rispettate. Ogni giardino ha anchele proprie norme e regolamenti e l'inizio della sta-

gione è sempre il periodo più faticoso per il comi-tato.Uno dei compiti dei comitati è assicurarsi che i lottidel giardino siano ben tenuti. Il comune, inoltre, ri-chiede che forniscano una relazione finanziaria an-nuale. Ogni organizzazione richiede una quota d’iscrizioneper le attività comunitarie, come eventi e cene. Al-cuni comitati di quartiere sollecitano i commerciantia donare premi da sorteggiare.

Destinatari del programmaIl programma è destinato agli adulti, mentre i ra-gazzi hanno accesso ai Giardini della Gioventù. Il38% dei partecipanti ha 55 anni o più. Gli orti sono disponibili esclusivamente ai residenti,per questo è richiesto il certificato di residenza almomento della registrazione. Solo un lotto può es-sere assegnato a ciascun indirizzo civico. La registrazione avviene a Marzo. L'amministra-zione comunale invia un modulo per rinnovarel’iscrizione e da un recente sondaggio, circa il 75%e l'80% dei giardinieri dell'anno precedente, rinno-vano la loro adesione. E quasi il 25% degli intervi-stati aveva fatto parte da almeno cinque anni. Negliultimi anni, il livello di occupazione in tutti i 76 giar-dini si è avvicinato al 100%. Naturalmente, queste aree sono attrezzate in mododa consentire l’accesso alle persone con disabilitàfisica o problemi di salute particolari, incluso il di-sagio mentale.

Montréal è una città dove il multiculturalismo è unarealtà e questa caratteristica è visibile anche negliorti comunitari, poiché cittadini provenienti da di-verse aree del mondo, coltivano i loro prodotti tipici.Prerogativa considerata nell’organizzazione dieventi dove avvengono interessanti scambi culturaligastronomici.

L’agricoltura urbana è una vera e propria disciplinaprevista nei programmi scolastici, rivolta ai ragazzidai 9 ai 14 anni, ai quali vengono destinati alcunilotti, dove poter apprendere questa attività. Anchele scuole si attrezzano riservando alcuni spaziesterni per realizzare i loro orti.

Il comune di Montréal ha sperimentato da tempocome queste attività siano fondamentali per favo-rire una maggiore partecipazione dei cittadini allavita comunitaria di quartiere. Attività che permet-tono di fraternizzare, di migliorare la qualità di vitae soddisfare il proprio bisogno di contatto con la na-tura. Perché l’ambiente urbano è determinantenella vita dei singoli cittadini, che grazie a questeiniziative sono motivati a rispettare maggiormentela loro città, apprendendo l’efficacia di azioni eco-logiche e di solidarietà. Infatti, tutti gli ortaggi pro-dotti in eccesso, sono destinati a essere vendutiattraverso mercatini organizzati dai comitati, doveè possibile comprare a prezzi simbolici pane e dolcifatti in casa.

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L’agricoltura urbana è una vera e propria disciplina

Corrispondenze

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Dal 7 al 14 settembre, su iniziativadel Dipartimento di Storia, So-cietà e Studi sull'Uomo dell'Uni-versità del Salento, con lacollaborazione della Rete Italianadi Cultura Popolare e di altri sog-

getti pubblici e privati – tra gli altri l’AssociazioneOfficine Culturale di Carpignano Salentino -, gra-zie anche ad un contributo della FondazioneMonte dei Paschi di Siena, con il patrocinio delComitato Lecce 2019, si terrà la terza edizionedella Summer School di Arti Performative e Com-munity Care.

Ogni anno la scuola ha focalizzato la sua atten-zione su un tema sociale: l’anno scorso era statomesso a fuoco l'argomento delle migrazioni e lepratiche attorno alla terra, nella prima edizione erastato trattato il caso di alcuni lavoratori atipici,quello dei casellanti della Ferrovia Sud-Est;quest’anno, sotto il titolo I territori sono narra-zioni, si tenterà di raccontare in modo appropriatoil patrimonio materiale e immateriale di alcuni luo-ghi significativi del Salento, riprendendo e rilan-ciando un'esperienza che negli scorsii anni avevadato luogo all'iniziativa denominata LaboratorioMemoria che aveva visto la possibilità della colti-vazione nell'ambito del Gruppo di ricerca infor-male “Il Connettivo” di una interessante riflessionesulla memoria collettiva, sia in senso teorico chedi ricerca sul campo con l'esplorazione di alcunitopoi della memoria salentina.

I luoghi sono coagulo di narrazioni individuali e so-ciali: è un pensiero-guida che ci consente di inter-pretare, dalla nostra prospettiva, i suggerimenti ele indicazioni che ci provengono da alcuni docu-menti ufficiali istituzionali in ordine alla cultura im-materiale e all'eredità culturale. L'idea della Scuola è quella di offrire agli allievil'opportunità di acquisire metodiche per progettaree realizzare attività socio-educative, funzionaliz-zate all'attivazione di processi comunitari parteci-pativi, fondati sulle potenzialità di coinvolgimentoche hanno le arti performative. La natura laboratoriale della Scuola metterà allaprova un nuovo dispositivo di ricerca-interventoelaborato nell'ambito della cattedra di Pedagogiasperimentale dell'Università del Salento e non an-cora applicato sul campo. Tale dispositivo, deno-minato "ACL" (Action Community Lab), rivisita inmodo originale WebQuest (nella versione storicae in quella aggiornata denominata New-web-quest) e le metodologie che vanno sotto l'etichettadi Living Lab, rendendoli funzionalmente idonei adun intervento di esplorazione ed attivazione dellerisorse della comunità, quale prima fase di un suc-cessivo, più articolato processo di promozionedell'innovazione sociale per lo sviluppo locale. Direttore scientifico dell’iniziativa è il professoreSalvatore Colazzo, preside della facoltà discienze della formazione, scienze politiche e so-ciali, titolare della cattedra di Pedagogia Speri-mentale, che viene affiancato da Antonio

Damasco, regista di origini napoletane, che viveed opera a Torino, dove dirige il Teatro delle Formee coordina la Rete Italiana di Cultura Popolare, eda Ada Manfreda, dottore di ricerca in scienzedelle mente e delle relazioni umane. Ampio e diversificato è il quadro delle collabora-zioni che rendono possibile l’iniziativa: il Comunedi Carpignano Salentino, il Comune di Ortelle,l'Ente Parco Naturale Regionale Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase,il Comune di Martignano, l'Associazione culturaleSalento Griko di Martignano, lo IAT di Martano,Espéro, azienda spin-off dell’Università del Sa-lento, che svolge attività di ricerca e di interventonel campo della formazione avanzata. Quest’ultima documenterà l’iniziativa formativa emonitorerà i processi di apprendimento per con-sentire una definizione sempre più puntuale delmodello d’intervento.

La Scuola avrà base nel Comune di CarpignanoSalentino, ma, a differenza degli anni passati, nonsi svolgerà interamente in questo luogo, farà delleincursioni in altri comuni del Salento, scelti per rea-lizzare gli interventi laboratoriali. La nascita dellascuola aveva visto la sua localizzazione a Carpi-gnano Salentino poiché luogo significativo del tea-tro sociale, essendo lì nato, nel 1974, il costruttodi “baratto culturale”, ad opera di Eugenio Barbae dell’Odin Teatret, insediatisi a Carpignano perpreparare uno spettacolo. Sebbene sussista que-sto ideale richiamo all'esperienza di Barba, lascuola trae i suoi fondamenti epistemologici e me-todologici da una pluralità di esperienze chehanno nutrito i molti rivoli dell'attivazione socialemediante i dispositivi performativi: la tradizione ita-liana dell'animazione sociale e teatrale, la peda-gogia libertaria di Raffaele Laporta, fautoredell'autoeducazione della comunità, quella suda-mericana di Paulo Freire, di Augusto Boal, diJosé Antonio Abreu, la socioanalisi di GeorgesLapassade, talune suggestioni di Ivan Illich, l'ap-proccio alla capacitazione di Amartya Sene diMartha Nussbaum, le teorie e le pratiche del di-gital storytelling.

Oggi la scuola, giunta al suo terzo anno di funzio-namento, intende proporsi come patrimonio del-l'intero territorio salentino, continuando nel suolavoro di approfondimento dei presupposti episte-mologici e delle metodologie di intervento, allar-gando il quadro delle collaborazioni e delle intese,anche in vista di un ampliamento temporale dellasua operatività. L'edizione 2014 della Summer School si apre,come si è detto in Carpignano Salentino, con unasessione di briefing che consentirà di illustrare ildispositivo agli allievi, di formare i gruppi e di affi-dare loro le consegne. Continua con delle "incur-sioni" nei territori di Ortelle, Vignacastrisi,Martignano e Martano finalizzate ad un'esplora-zione del patrimonio materiale e immateriale deiluoghi prescelti, attraverso svariate fonti, compresii testimoni delle comunità incontrate. L'intento è

quello di raccontare il territorio, avendo a disposi-zione un tempo molto limitato, attraverso i sensi. Ipartecipanti lavoreranno in tre distinti gruppi, cia-scuno dei quali dovrà esplorare il territorio e nar-rarlo privilegiando rispettivamente: vista, udito etatto, odore e gusto. Alla fine ogni gruppo produrrà una performanceintermediale, che verrà restituita alla comunitàospitante. Il messaggio che si vuole lasciarle con questeazioni, è: una comunità che impari a narrarsi, èuna comunità che, negli scenari odierni, si dà dellepossibilità di sviluppo locale, fondato sulla messa in valore dei suoi beni materiali e immate-riali. L'odierno turismo si volge sempre più a fruiredei territori in quanto espressioni culturali. Perciò,se le attività connesse al turismo si radicano so-cialmente, acquistano in attrattività. Questo signi-fica che i soggetti locali devono diventareprotagonisti manifestando capacità progettuale. La Summer School, andando sui territori, in qual-che modo interferisce con l'autorappresentazione"data" della comunità e la sollecita a modificarla.Naturalmente si tratta di un innesco, che andrebbeproseguito attraverso un successivo, più articolatoe complesso Laboratorio di comunità. Nelle giornate dell'incursione in ciascun comune,la Scuola offrirà alla comunità ospitante deglieventi pubblici, “LE SERATE DELLA SUMMER”,capaci sia di creare maggiore contatto e scambiotra i cittadini e i partecipanti alla scuola, sia di por-tare sguardi, esperienze, proposte performativeesterne, per essere di stimolo, suggestione, atti-vazione. Una tavola rotonda tra esperti, con la partecipa-zione anche degli amministratori delle comunitàinteressate dalle "incursioni" della Scuola, che siterrà in Carpignano Salentino, l’ultimo giorno dellaSummer, consentirà di approfondire da un puntodi vista teorico il tema della terza edizione dellaSummer School: "I territori sono narrazioni". Ci in-teresserà comprendere il punto di vista di diverseprospettive di studio: quella geografica, quella so-ciologica, quella del servizio sociale, quella peda-gogica, quella del performer. Si farà anche unasintesi, da parte degli allievi, dei risultati ottenuti,con la presentazione di tutte le performance rea-lizzate nel corso delle giornate formative. A distanza di una settimana dalla fine dellaScuola, un momento di reflective learning con gliallievi consentirà di portare a consapevolezza econsolidare gli apprendimenti conseguiti. Presie-dono l’organizzazione logistica, che è in carico adEspérO, Paolo Petrachi e Maria Grazia Celen-tano. La Scuola si rivolge a tutti coloro che sono inte-ressati ad approfondire il nesso performing art, in-tervento sociale e pratiche socio educative. A titoloesemplificativo indichiamo: pedagogisti, operatorisociali, animatori, assistenti sociali, educatori pro-fessionali, docenti, formatori, artisti, attori, musici-sti.

Formazione

I territori sono narrazioniLa summer school del Dipartimento di Storia, Società e Studi sull’Uomo dell’Università del Salento

Terza di copertina

Il programma completo della Summer School

è nella pagina successiva

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spagine della domenica n°38 - 20 luglio 2014 - anno 2 n.0

CARPIGNANO SALENTINO Domenica 7 settembre

ore 9,30: Raduno allievi // ore 10,00: Saluto autorità ore 10,30: Briefing con gli allievi effettivi con Ada Manfreda, Claudia Venuleo

ore 12,30: Seminario (effettivi e uditori) con Stefano De Rubertis, S. Colazzo, A. Manfreda ore 13,40: Formazione dei gruppi // ore 14,00: Break

ore 15,30: Laboratorio CNV (effettivi e uditori), condotto da Donato Sarcinella ore 16,00: Palestra narrativa (effettivi) condotta da A. Manfreda, S. Colazzo, A.Damasco.

ore 19,30: Chiusura lavori, con aperitivo

ORTELLE E VIGNACASTRISI Lunedì, 8 settembre

ore 9,00: arrivo degli allievi e dei docenti della Summer School (allievi effettivi). Raduno al Parco di San Vito di Ortelle per definire il piano dell'"incursione".

ore 10,00: Invasione delle vie del paese da parte degli allievi,con piccola formazione strumentale al seguito (condotta da Luca De Giorgi)

ore 10,30 - 13,00: Esplorazione: gli allievi della Summer School incontrano cittadini e testimoni privilegiati.

ore 13,00-14,00: Break buffet presso Agriturismo 'Lu Campu' ore 14,30-16,00: Debriefing, a cura dello Staff formativo

ore 16,00-19,00: Continuano l'esplorazione e le interviste. ore 19,30-20,30: Cena presso Agriturismo 'Lu Campu'

ore 20,30: LE SERATE DELLA SUMMER (aperte al pubblico). Incontro in piazza con la comunità. Si illustra la Summer School, le sue finalità, i suoi propositi

a cura di S. Colazzo e A. Damasco. A seguire la performance di comunità dell'anno scorsoNARRAZIONI DALLA TERRA PER LA TERRA

(a cura di A. Manfreda e Mauro Marino) ore 22,00: Ballate d'amore dal Salento, concerto di Luigi Mengoli,

con guida all'ascolto di S. Colazzo ore 23,00: Chiusura

Martedì, 9 settembre 2014ore 9,00: arrivo a Vignacastrisi degli allievi e dei docenti della Summer School (effettivi). Ra-

duno nella piazza di Vignacastrisi per definire il piano dell'"incursione". ore 10,00: Invasione delle vie del paese da parte degli allievi,

con piccola formazione strumentale al seguito (a cura di Luca De Giorgi) ore 10,30 - 13,00: Esplorazione: gli allievi della Summer School

incontrano cittadini e testimoni privilegiati. ore 13,00-14,00: Break buffet presso Agriturismo 'Lu Campu'

ore 14,30-16,00: Debriefing, a cura dello Staff formativo ore 16,00-19,00: Continua l'esplorazione e le interviste. ore 19,30-20,30: Cena presso Agriturismo 'Lu Campu'

ore 20,30: LE SERATE DELLA SUMMER (aperte al pubblico). Centro Canali: Conversazione con Fabio Tolledi sull'Ascolto.

ore 21,00: Centro Canali: Installazione sonora di Antonio De Luca e reading sull'Ascolto a cura di Fabio Tolledi del Teatro Astragali,

con interventi sonori e musicali improvvisativi di Andrea Gargiulo e Luigi Mengoli ore 22,30: Chiusura

Mercoledì, 10 settembreore 9,00-13,00: Raduno (allievi effettivi) a Parco San Vito di Ortelle e lavoro in gruppi per l'ideazione e la scrittura della drammaturgia (con l'assistenza dello Staff formativo)

ore 13,00-14,00: Pranzo presso Agriturismo 'Lu Campu' ore 14,30-16,00: Debriefing, a cura dello Staff formativo

ore 16,00-19,00: Montaggio performance con l'ausilio dello Staff formativo e tecnico) ore 19,30-20,30: Cena presso Agriturismo 'Lu Campu'

ore 20,30: LE SERATE DELLA SUMMER (aperte al pubblico). “Comunità e legalità”, intervento di Guglielmo Minervini

ore 21,00: Maria Elena Bagarella e Liborio Grizzaffi della Associazione "Il Germoglio" di Corleone illustrano il progetto "Intus": Emanciparsi dallo stereotipo

ore 21,30: Proiezione del video Evò ce Esù con una prolusione di Pantaleo Rielli ore 22,30: Reading "Metapolis", a cura di Antonio Damasco e Valentina Padovan.

ore 23,00: Chiusura

Giovedì, 11 settembre 2014 ore 9,00-13,00: Raduno a Parco San Vito e lavoro in gruppi

per il montaggio della performance (allievi effettivi) ore 13,00-14,00: Pranzo presso Agriturismo 'Lu Campu' ore 14,30-16,00: Debriefing a cura dello Staff formativo ore 16,00-19,30: montaggio performance e prove in situ

(col supporto dello Staff formativo e tecnico) ore 19,30-20,30: Cena presso Agriturismo 'Lu Campu'

ore 21,00-22,30: LE SERATE DELLA SUMMER (aperte al pubblico). Gli allievi restituisconoalla comunità il lavoro di esplorazione del territorio compiuto nei giorni di permanenza

a Ortelle e Vignacastrisi, con tre brevi performance intermediali col supporto dello Staff formativo e tecnico

ore 22,30: Forum con la comunità

MARTIGNANOVenerdì, 12 settembre.

Giornata tematica: “Cibo, territorio e alterità” con Pantaleo Rielli alla scoperta della comunitàdi Martignano, dei luoghi d'interesse e delle buone pratiche

connesse con la sua esperienza di lavoro nell'ambito culturale (allievi effettivi). ore 13,30-15,00: Pausa-pranzo partecipativa (con l'ausilio di Pantaleo Rielli

e dei ragazzi dell'Associazione Salento Griko) ore 16,30-17,30: Seminario "Etnografia, socioanalisi e narrazione"

con Vito D'Armento e Salvatore Colazzo (effettivi e uditori) ore 17.30-18,30: Seminario su Rina Durante, autrice del Teatro a Malandrino e giornalista

enogastronomica, con Massimo Melillo (effettivi e uditori). ore 19,30: Conversazione a più voci su cibo e biodiversità con Carlo Licci, Mario Martina

e Antonio Bruno. Modera Ada Manfreda (effettivi e uditori) ore 20,30: LE SERATE DELLA SUMMER (aperte al pubblico). Proiezione Kandia

e breve intervento di Jean Baptiste Hamado Tiemtoré ore 21,00: Indovina chi viene a cena: presentazione a cura di Antonio Damasco ore 21,30: Degustazione prodotti tipici del territorio griko (a cura di Pantaleo Rielli) e del Basso Salento (tra cui 'cunserva mara' di Spongano a cura di Luigi Mengoli)

ore 22,00: Reading poetico e narrativo: Lettura di poesie grike sul cibo della tradizione e di Cesare de Santis

Lettura del racconto di Italo Calvino, da Sotto il sole giaguaro dedicato al cibo, "Sapere/Sapore" (Marco Marelli)

Lettura percorso poetico dal libro di Armando Marrocco, L'Arte dei sapori (Mauro Marino, Va-lentina Padovan, Marco Marelli, Antonio Damasco)

MARTANO Sabato, 13 settembre

Giornata tematica su Scienze sociali e narrazione ore 9,30-12,30: Conosciamo il territorio di Martano (a cura di Luigi Orlando) (allievi effettivi).

ore 13,00: Pranzo ore 15,30: Seminario Franca Pinto Minerva: "Pedagogia e narrazione" (effettivi e uditori)

ore 16,30: Seminario Mariano Longo: "Sociologia e narrazione" (effettivi e uditori) ore 17,30: Seminario Luigi Spedicato: "Welfare biografico" (effettivi e uditori)

ore 18,30: Seminanrio Sergio Tramma: “Narrare le comunità” (effettivi e uditori) ore 19,30: Aperitivo

ore 20,30: LE SERATE DELLA SUMMER (aperte al pubblico). Gli allievi della Summer School presentano le performance realizzate durante l'Incursione

nel territorio di Ortelle (con l'ausilio dello Staff formativo e tecnico) ore 21,30: Antonio Damasco illustra e legge, assieme a Valentina Padovan

alcuni passaggi dalla guida Metapolis ore 22,30: Progetto "Gnothi seauton" di Luigi Mengoli. Proiezione del video.

ore 23,30: Chiusura lavori.

CARPIGNANO SALENTINO Domenica, 14 settembre

ore 9,30: Raduno allievi (effettivi e uditori) ore 10,00: Tavola Rotonda : "I Territori sono Narrazioni. Il punto di vista del...”

“del Pedagogista”, intrervengono Luigino Binanti, Giuseppe Annacontini e Piergiuseppe Ellerani.

“del Geografo”, intevengono Stefano De Rubertis, Fabio Pollice. “dello Psicologo”, interviene Claudia Venuleo.

“del Sociologo”, intervengono Davide Borrelli, Mariano Longo. “del Politologo”, interviene Massimo Ciullo. “del... Filosofo”, interviene Giovanni Invitto.

“dell’Antropologo”, interviene Antonio Damasco (anche nella veste di Performer). “del Performer”, interviene Fabio Tolledi (anche nella veste di Sociologo)

ore 13,30: Break ore 16,00-18,00: Messa a punto della serata (allievi effettivi), con l'ausilio dello Staff

ore 18,30: Seminario pubblico (allievi effettivi e uditori): Realtà e prospettive della SummerSchool di Arti Performative e Community Care, con Salvatore Colazzo, Paolo Fiorillo,Francesco Rausa, Nicola Panico, Vitantonio Gioia, Luigi Orlando, Annatonia Margiotta ore 20,00-20,30: Modelli di intervento sul territorio: il modello EspérO per l'attivazione

della comunità e animazione degli ecomusei (allievi effettivi e uditori) ore 21,00: LE SERATE DELLA SUMMER (aperte al pubblico). Gli allievi della Summer

School presentano l'attività di storytelling realizzata durante le attività formative(con l'ausilio dello Staff formativo e tecnico)

ore 22,00: Consegna degli attestati e chiusura della Summer School edizione 2014.

*Il programma in corso d’opera potrebbe subire variazioni

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quarta di copertinaFormazione

I giorni della Summer school